BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Luglio 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 7   LUGLIO 1919

SOMMARIO

Cinquantesima dimostrazione filiale al Venerabile Don Bosco: - La sera del 28 giugno - Il Convegno del 29.

I trionfi di Maria Ausiliatrice: - In pubbliche chiese; nei nostri istituti; al Santuario dei "Becchi"; negli Oratori festivi; a cura dei Cooperatori; all'Estero.

Chiese salesiane in costruzione: La nuova Chiesa della Sacra Famiglia a Firenze.

Fatti e detti di Don Bosco - XV) Il "Grigio" di Don Bosco.

Tra gli Emigrati: - Azione religioso-sociale a favore degli Italiani nel Cile.

Carità industriosa.

Un'assemblea indigena a Zapala nel Territorio del Neuquén (Argentina): Lettera del Sac. Carlo Pesce all'Em.mo Card. Cagliero.

Una nuova Colonia Indigena nel Matto Grosso.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Don Clemente Bretto.

Esercizi spirituali per Cooperatori ed Ex-allievi Salesiani.

Note e Corrispondenze: Cooperazione preziosa - Nozze d'oro sacerdotali - Tra i figli del popolo: A Trieste, Fiume, Torino -- Tra gli Orfani di guerra - Notizie varie: in Italia: dalla Spagna - Necrologio.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

CINQUANTESIMA DIMOSTRAZIONE FILIALE AL VENERABILE DON BOSCO

Le forti e serene energie dei nostri Ex-allievi, che nell'ultimo quadriennio furono assorbite dai bisogni eccezionali della Patria, tornano, con nobile slancio, a orientarsi verso la mèta, cui la fiamma dell'apostolato cristiano, accesa dall'educazione ricevuta, li invita e sprona generosamente. Ciò apparve nella 50a Dimostrazione filiale al Ven. Don Bosco, tenutasi a Valdocco in occasione della festa onomastica del rev.mo sig. Don Albera, presenti centinaia d'ex-allievi degli istituti ed Oratori Salesiani di Torino e di fuori, invitati dal Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale. L'adunanza riuscì un imponente e pratico convegno: imponente per la cordialità e il numero degli intervenuti e le adesioni di molti altri impediti di prendervi parte: pratico per i temi trattati da coloro che ebbero la parola.

La nota dominante fu quella della riconoscenza più, profonda alla cara memoria del Ven. Don Bosco e dell'indimenticabile Don Rua, e al loro successore Don Albera.

E non poteva essere altrimenti, perchè la 50a Dimostrazione Filiale si è fedelmente ispirata alle 49 dimostrazioni antecedenti, com'attestavano, profondamente commossi, i pochi superstiti della za dimostrazione data a Don Bosco nel 1870

E « la nostra riconoscenza - hanno detto tutti gli oratori a una voce - non dev'essere solo di parole : dobbiamo e vogliam dimostrarla con i fatti: con la nostra vita cristiana: con l'apostolato cristiano: con l'aiuto reciproco: con rifondere nella gioventù quel bene che fu dato a noi negli anni della nostra giovinezza: e sopratutto, perchè noi, meglio di altri possiamo comprenderne lo spirito e lo scopo, col far nostro il programma della Cooperazione Salesiana »,

I temi e gli oratori furono i seguenti:

La 50a Dimostrazione filiale: Can. Cav. Don Antonio Berrone, della Metropolitana di Torino

La Federazione Internazionale: Cav. Prof. Piero Gribaudi, Consigliere Comunale di Torino.

L'anima delle Associazioni degli Ex-Allievi: la riconoscenza: Comm. Prof. Costanzo Rinaudo, Consigliere Comunale di Torino.

L'Ex-Allievo e gli Oratori Festivi: rev. Don Sabato Corvino, di Siano (Sorrento).

L'assistenza dei giovani Ex-Allievi nel loro ingresso alla vita sociale: sig. Paolo Avataneo.

L'Ex-Allievo e il mutuo aiuto: sig. L. Chiesa.

L'Ex-Allievo e la Cooperazione Salesiana: Cav. Arturo Poesio, presidente della Giunta Diocesna di Roma.

Ultimo, a ringraziare, benedire e incoraggiar tutti a un'attività sempre più compatta secondo gli ideali di Don Bosco, sorse Don Albera.

L'importanza e la praticità dei temi e la calda eloquenza con la quale furono svolti, resero interessantissima la serata.

Noi torneremo a parlarne in un prossimo numero. Intanto riferiamo la Circolare che la Commissione Direttiva degli Ex-Allievi dell'Oratorio Salesiano diramava per la fausta circostanza a tutti gli antichi compagni, perchè è un documento e un prezioso

Omaggio a Don Bosco e al suo sistema educativo.

A quanti per bontà del Signore e predilezione dell'Ausiliatrice trascorsero l'adolescenza tra le mura dell'Oratorio di Valdocco - dai più anziani, cui è vanto invidiabile l'aver conosciuto il VEN. DON Bosco - ai più giovani, che, passati dalle aule scolastiche e dalle officine alle file dell'esercito, dall'educazione ricevuta attinsero lena e conforto a compiere cori nobile esempio il più arduo dei doveri - diamo oggi la più cara delle notizie. Quel « GRAZIE », che nel giugno 1870 noi dicemmo a Don Bosco timidamente ma con grande affetto per la prima volta, e che ripetemmo con maggior slancio prima a Lui - cui era tanto gradito! - poi con fede immutata ai suoi grandi Successori, eromperà - tra poco - per la cinquantesima volta, più forte e più armonioso, dal nostro cuore di figli.

Più forte e armonioso per l'eco di molti diletti fratelli: non più devoto o più cordiale! Nei dieci lustri l'Opera di Don Bosco, auspice l'Ausiliatrice, si trapiantò in cento terre diverse, aprendo nuovi istituti e donando la stessa educazione religiosa, scolastica e professionale, a innumerevoli adolescenti. Tra essi lo spirito forte e soave del Padre e il sistema suo educativo, religiosamente seguito dai figli, non potevano non destare quello stesso riconoscente entusiasmo, onde avvampò il nostro. cuore giovanile accanto a Don Bosco; ma è vanto nostro - ci si permetta il dirlo - è vanto nostro, è nostra gloria purissima, se il nobile esempio dell'Omaggio nostro filiale ha suscitato in ogni parte quelle concordi e stupende dimostrazioni di riconoscente affetto a D. Bosco e al suo sistema educativo, che ricinsero la fronte del Venerabile di così fulgida aureola di saggezza e di bontà e di amore, da mettere in piena luce la grandezza della sua mente d'Apostolo e la tenerezza del suo cuore di Padre.

Or abbracciando, con un solo sguardo, il fiorire di codeste nuove manifestazioni d'affettuosa riconoscenza e in esse il sorgere perenne di nuove associazioni, quali ispirate al perfezionamento del moral carattere o al mutuo aiuto dei singoli aderenti, quali intente con alacre attività a rifondere nei giovani alunni delle Istituzioni Salesiane il bene attinto a. larghi sorsi alla stessa inesauribile sorgente, quali rivolte alla piena formazione e a un'edificante manifestazione di vita cristiana individuale, quali in fine ognor vigilanti, in conformità dei più urgenti bisogni locali e sulle orme di Don Bosco, a suscitare nuove opere di propaganda religiosa, Conferenze di S. Vincenzo di Paoli, Segretariati « pro Emigranti » o per la diffusione della Buona Stampa, ecc. ecc. - abbracciando, con un solo sguardo, codesta fioritura di opere molteplici strette in Federazione Internazionale, come neri vedere in essa la dimostrazione più eloquente dell'intrinseco valore dell'educazione che s'imparte negli Istituti e Oratorii Salesiani, e come non sentirci, noi, santamente orgogliosi d'essere stati e di vederci sempre a capo di codesto movimento che dona al più grande Educatore dei tempi moderni il modo più semplice ed efficace di prolungare perennemente sugli antichi allievi l'azione salutare iniziata negli anni giovanili?

All'approssimarsi pertanto della faustissima ricorrenza in cui si ripeterà per la cinquantesima volta la nostra Dimostrazione Filiale -- la quale nel fascino del semplice suo programma «Riconoscenza al Padre e al Maestro, e omaggio al sito sistema educativo » fu ispiratrice di tante altre dimostrazioni di pari affetto e di pari valore, noi - dopo d'aver rivolto un plauso e un saluto agli Antichi Allievi di tutti gl'Istituti e Oratorii Salesiani che ci han seguiti nella nobile via - ad alta voce chiamiamo a raccolta voi, Antichi Allievi dell'Oratorio di Valdocco, perchè quest'anno più forte e armonioso innalziate l'inno della riconoscenza nel prossimo Omaggio Cinquantenario....

L'omaggio a Don Albera.

La sera del 28 giugno i rappresentanti degli alunni degli Istituti ed Oratori Salesiani di Torino e dintorni, dicevano con caldo al etto al venerando sig. Don Albera i loro voti e auguri cordiali. La lunga fila dei piccoli poeti ed oratori, che parevan tutti gareggiare per essere i primi a scogliere al buon Padre il tributo del cuore, fece ricordare agli anziani le antiche dimostrazioni date a Don Bosco quando, alla vigilia del suo onomastico, serravansi attorno a lui tutti i suoi figliuoli dell'Oratorio e tanti se ne allineavano in lunga fila desiderosi di leggergli un complimento, che non bastavano per accontentarli nè le due ore della vigilia nè le due ore della sera della festa, cui il buon Padre poneva termine invitando, con, dolce sorriso, i molti che non avevano avuta la soddisfazione di far sentire agli altri i propri sentimenti a consegnargli le carte vergate con tanto affetto, assicurandoli che le avrebbe lette egli stesso con soddisfazione paterna.

Prima dei giovani si avanzò il venerando Don Francesia a ricordare a Don Albera, con nobile carme, i tempi lontani e quelli della sua fiorente virilità trascorsa in Francia, quando, cantava il poeta:

La voce del volgo, divina ed arguta,

Te il piccol Don Bosco, cortese saluta, Vedendo le imprese pietose compir; e soggiungeva, a giusto conforto:

Ed or che raggiungi fetale matura,

Dora Bosco sei grande che lotta, che dura, Che incarna del genio più vasto desir.

Don Trione fu l'interprete dei sentimenti del nobile Comitato delle Dame Patronesse e presentò gli omaggi di molti Cooperatori e Cooperatrici e di vari istituti, tra i quali primeggiò, com'è naturale, quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Scelta musica vocale e istrumentale, diretta dal M.° Cav. Dogliani, rallegrò il filiale trattenimento.

In fine il signor Don Albera ringraziò tutti con tenerezza paterna, rievocando con profonda commozione la santa memoria del comun Padre Don Bosco.

Il 29 trascorse nella più pura esultanza, ispiratrice sempre di più generosi propositi - e ad essa parteciparono largamente i giovanetti del nuovo Oratorio S. Paolo, onorati di una visita del sig. Don Albera.

I trionfi di Maria Ausiliatrice

Trionfi di religiosa pietà furono le Feste celebratesi in onore di Maria Ausiliatrice e le Conferenze tenutesi nella stessa circostanza. Noi diremo di quelle, di cui ci venne inviata relazione. Sappiano però i lettori, che dappertutto si andò a gara per rendere omaggio alla Celeste Regina.

IN PUBBLICHE CHIESE.

Riti solenni in onore di Maria Ausiliatrice in chiese parrocchiali, collegiate e metropolitane.

Il 24 maggio la bella Chiesa di S. Agostino a MILANO fu mèta di innumerevoli visitatori. Numerosissime furono anche le S. Comunioni distribuite. La Conferenza ai Cooperatori fu tenuta dal direttore Don Antonio Dones, il quale con fatti e cifre dimostrò la speciale protezione della Vergine Ausiliatrice su Don Bosco e sull'Opera sua, narrando varii tratti di amorosa e materna assistenza che la Celeste Regina ebbe in questi ultimi tempi per l'Opera Salesiana di Milano. Mores. Balconi, Arciprete del Duomo e Direttore dei Cooperatori, impartì la benedizione col SS. Sacramento.

Il discorso di Maria Ausiliatrice alla Messa solenne del giorno 25 fu tenuto dal Prevosto Don Albino Carmagnola, sempre eloquente ed efficace nella stia parola. La Schola Cantorum dell'Istituto eseguì un scelto programma di musica sacra, e la banda musicale rallegrò i giovanetti dl L'Istituto e i parrocchiani. Scopo della festa fu pur di ringraziare Maria SS. Ausiliatrice della particolare assistenza prestata ai confratelli soldati, Sacerdoti, Chierici e Capi d'arte, de' quali neppur uno rimase vittima del piombo nemico, mentre un bel numero di loro ebbe a trovarsi a contatto con esso.

Nella parrocchia di S. Gaetano a SAN PIER D'ARENA rese più solenni le sacre funzioni la presenza di S. E. R. More. Giovanni Braga, Vescovo di Paranà, nel Brasile. La nota più caratteristica fu la frequenza alla S. Comunione, che durò straordinariamente compatta, per tutta la mattinata. Alla sera ebbe luogo anche un trattenimento musico-letterario, in fine del quale il rev.mo D. Bartolomeo Fascie, Ispettore Salesiano, tenne la prescritta conferenza ai Cooperatori «dicendo di Maria Santissima, ispiratrice ed ausiliatrice di Don Bosco, evocando scene grandiosamente semplici e tenere degli inizi di quell'uomo di Dio. Non riassumo, - scrive il corrispondente del Cittadino di Genova - ricordo solo la conclusione: Abbiamo onorato Maria: era conveniente, specialmente qui: siamo figli di quella Genova che si chiamò sempre «.la Città di Maria Santissima ».

A BIELLA il mese di Maria Ausiliatrice, che i parocchiani di Riva, unitamente ai fedeli della città santificarono con sentita pietà accorrendo sempre numerosi alle devote funzioni, fu coronato il 25 maggio con una giornata commovente di fede, di ancore, di venerazione verso la cara Madonna. Già il mattino del 24 festa di Maria Ausiliatrice, straordinario fu il numero delle Comunioni, e altrettanto avvenne il dì seguente.

Nel pomeriggio, dopo il canto dei Vespri solenni, S. E. Mons. Giovanni Garigliano, assistito da alcuni Canonici e sacerdoti, presiedeva la solenne processione. Il ricordo della prima, svoltasi il 24 maggio 1914, interrotta poscia da quattro anni di guerra, chiamava a questa seconda un'onda numerosa di popolo che precedeva e seguiva il simulacro della Vergine. C'erano le Compagnie della Parrocchia, la società di S. Stefano e il Circolo Ven. Bosco in divise e bandiera. Uno stuolo di paggette d'onore, bianco-vestite, spargevano fiori, innanzi alla Vergine, la quale sul suo trono magnifico attraversò in trionfo, quale Regina, fra canti e preghiere, le vie della città pavesate a festa.

Ad ANCONA, - ci scrivono - « nella chiesa della S. Famiglia, non ostante che il 24 maggio fosse giorno feriale, straordinario fu il numero dei fedeli che si accostarono ai SS. Sacramenti, mostrando colla pratica della pietà di voler rendere tiri vero omaggio di amore e di riconoscenza a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, a Colei che il Ven. D. Bosco volle Patrona Principale dei Salesiani, e che oggi possiamo chiamare con ragione la Protettrice della nostra Città, la quale nel 24 maggio 7915 fu salvata per la sua valida protezione dall'eccidio del cannone nemico. Commoventissima la cerimonia della Prima Comunione, distribuita ad una quarantina di fanciulli e di fanciulle. L'indimenticabile giornata fu chiusa la sera con una processione solenne col SS. Sacramento.

» La vasta chiesa della, S. Famiglia era letteralmente zeppa di popolo, accorso dalla città e contrade limitrofe. Ciò è di augurio che la divozione a Maria SS. sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani diverrà la divozione principale per i cittadini di Ancona. In vero, se per manifesta protezione della Vergine SS.ma essi furono salvati nel 24 maggio 1915 da sicura rovina, non devono mancare di accorrere ai suoi piedi nelle sue festività, di ascriversi all'Associazione dei Divoti di Maria SS. Ausiliatrice, e di accostarsi devotamente ai SS. Sacramenti il 24 di ogni mese ».

A PERUGIA, mercè lo zelo del Direttore dei Cooperatori Salesiani Mons. Mignini, si ebbe nella Chiesa Metropolitana un triduo solenne in onore di Maria SS. Ausiliatrice, seguito dalla festa che ebbe luogo domenica 1° giugno. Dire con quanta unzione e facilità di parola il sullodato Monsignore tessè le lodi della Vergine durante il triduo e la festa, sarebbe superfluo, ma il pubblico che accorse numeroso all'appello dei Cooperatori, può dire del successo avutosi, culminato nella Comu nione Generale impartita da S. E. R. Mons. Beda Cardinale, Arcivescovo diocesano. Alle ore 11 ci fu la messa cantata assistista pontificalmente da Mons. Arcivescovo, circondato dai canonici e dagli alunni del Seminario. Alla sera poi, dopo uno smagliante discorso dello stesso Mons. Mignini, nel quale tratteggiò egregiamente la figura del Ven. D. Bosco e dell'opera mirabile ch'egli seppe concepire e maturare con l'assistenza dell'Ausiliatrice dei Cristiani, ebbe termine la festa con la trina benedizione impartita da Mons. Arcivescovo. Scelta musica eseguì la Cappella Laurenziana sotto la valente direzione del maestro Pascucci. Mandiamo un plauso al solerte Direttore dei Cooperatori, che con la sua opera altamente benefica ed autorevole, si adopera alacremente affinche presto anche in Perugia abbia a sorgere un Istituto Salesiano.

A GENZANO DI ROMA, nella Chiesa Collegiata, il Mese Mariano, predicato dal salesiano Don Brancati, rivestì una solennità maggiore degli altri anni, sia per il grande concorso di popolo che si ebbe tutte le sere, sia per le bellissime funzioni che per iniziativa del predicatore si celebrarono.

Tutte le domeniche del mese, le Congregazioni cattoliche femminili si accostarono per turno alla S. Comunione. Domenica, 25, fu giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, e all'uopo nelle ore pomeridiane, nel Cimitero, all'aperto, si tenne una solenne funzione, seguita dalla benedizione delle tombe. Il giorno dell'Ascensione fu giorno di festa per i bambini: la mattina si rinnovò la cerimonia della Comunione e nelle ore pomeridiane vi fu la solenne benedizione dei bambini stessi, ai quali per la circostanza fu distribuita una medaglia di Maria Ausiliatrice. Cerimonie sì belle non potevano avere un epilogo migliore di quello che ebbero la domenica 1° giugno per la chiusura del mese. La comunione generale fu numerosissima. Nelle ore pomeridiane s'espose all'adorazione dei fedeli il SS. Sacramento, e per turno si succedettero di ora in ora, in adorazione solenne, tutte le Associazioni Cattoliche e gli Istituti della città. Dalle 7 alle 8 vi fu l'ora di adorazione solenne per il popolo. Il vastissimo tempio era letteralmente gremito. In fine si cantò il « Te Deum» e prima di impartire la solenne Benedizione, Gesù Sacramentato fu recato in processione per la chiesa, tra il popolo commosso e riverente.

NEI NOSTRI ISTITUTI.

Feste intime e solennità popolari. - Un monumento a Maria Ausiliatrice.

Nell'intimità dei nostri istituti la dolcissima festa fu accompagnata da particolari commoventi.

A CAVAGLIA', dove si svolse il giovedì 5 giugno, quei cari alunni, figli di richiamati, orfani di guerra e profughi, vi si prepararono con un triduo di esercizi spirituali, il triduo che si tiene durante l'anno scolastico in tutti gli Istituti Salesiani. Si recò a celebrar per loro la messa della Comunione generale S. E. R. Mons. Garigliano, Vescovo di Biella, che amministrò anche la S. Cresima a una sessantina dei 115 collegiali.

Circa le 17,3o ebbe luogo un'accademia musicoletteraria in onore della Madonna di Don Bosco. Per una buon'ora i convittori si succedettero ininterrottamente in canti, prose e poesie, riempiendo di gioia l'affollato uditorio. Non mancarono i più cordiali ringraziamenti al Vescovo, al rev.mo Don Barberis, Direttore Spirituale della nostra Pia Società, che cantò la messa solenne, al Conte Olivieri, padrino dei cresimati. Coronò il lieto trattenimento la parola di Sua Eccellenza, che aveva parlato con molta eloquenza dopo la cresima ed i vespri.

Nel Collegio Manfredini di ESTE:

« Tutto il mese di maggio fu una santa gara nell'onorare la celeste Regina. Nel sermoncino della sera si parlò sovente di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, raccontando di questi ora le celesti illustrazioni, ora i prodigi operati con la benedizione di Maria Ausiliatrice. I teneri cuori de' nostri alunni erano adunque preparati al gran giorno. La S. Comunione generale nel 1° giugno fu delle più fervorose. Alla Messa solenne si eseguì buona musica ed assai correttamente. Durante il giorno fu bello vedere gli alunni pieni di gioia e di fervore deporre ciascuno la propria letterina alla Madonna, in un vassoio che stava dinnanzi l'altare di Maria SS. La sera, dopo i vespri solenni, disse acconcie parole il Direttore terminando con la Benedizione di Maria Ausiliatrice a tutti i presenti. Indi si organizzava una bella e divota processione con la statua dell'Ausiliatrice, portata a spalle dagli alunni più distinti per condotta. Rientrati in Chiesa, al canto del Magnificat, si chiudeva la funzione con la Benedizione del SS.mo. Più tardi in ampio salone si svolgeva un bel programma accademico in onore di Maria Ausiliatrice, la cui bella statua campeggiava sotto ricco padiglione tra piante e fiori. Declamazioni e musica si alternarono per oltre un'ora, e furono un inno tenero e melodioso d'amore e riconoscenza all'Augusta nostra Regina. Rimaneva un'ultima cerimonia, e questa si compì nell'ampio cortile quando, tra evviva a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, dinnanzi alla venerata effigie della Madonna e a quella del suo prediletto Ven. Servo si abbruciarono le letterine individuali, riboccanti d'affetto e di santi propositi ».

Anche nel tallone d'Italia, nella nostra colonia degli Orfanelli di guerra in CORIGLIANO D'OTRANTO, si cercò di onorare nel miglior modo la celeste Ausiliatrice durante il mese a Lei consacrato. Tutti i giorni molti fedeli assisterono numerosi insieme con gli orfani alla S. Messa, e frequentarono la S. Comunione con sentimenti della più viva fede e della più profonda pietà. Molte pie signore spontaneamente si prestarono ad addobbare la chiesa a festa ed a portare fiori ed omaggi alla Vergine benedetta; ed un comitato di giovanotti pensò a cercare offerte e preparare la musica.

Il 24 del mese vi fu una comunione quasi generale, tanto che per due volte si dovette consecrare.

Un centinaio di bambine si accostarono per la prima volta alla S. Mensa. Tanto entusiasmo raggiunse il culmine la prima domenica di giugno, in cui si celebrarono tre funzioni speciali. Una alle otto per le bambine, bianco-vestite, che entrarono in Chiesa in processione, cantando lodi sacre e portando fiori e doni alla loro Madre. Una seconda funzione si ebbe alle 9 1/2 coll'intervento dei giovani dell'Oratorio festivo, che in quel giorno sorpassarono i 25o. Alle 11 poi vi fu Messa solenne, ove il rev.mo Don Giuseppe Gadaleta disse il panegirico. Ma il gran trionfo di Maria Ausiliatrice ebbe luogo la sera, quando, con a capo il rev.mo sig. Arciprete e tutto il Clero del paese, preceduta dai giovani dell'Oratorio festivo, dalle madri cristiane, dalle figlie di Maria, dalle cento fanciulle bianco-vestite e dagli orfani di guerra, l'Augusta Regina fu recata in divota processione, che si chiuse con una funzione religiosa all'aperto, fra gli spari di centinaia di mortaretti.

La festa di Maria Ausiliatrice a PALERMO scrive il Corriere del Mattino - fu affermazione di fede e trionfo d'amore, specialmente nei giorni 24 e 25 maggio, in cui si pose la corona di compimento ai sontuosi festeggiamenti. Spigoliamo dalla lunga relazione che ne dà il citato quotidiano.

La mattina del 24, accolto a festa dagli alunni interni dell'Istituto, schierati in bell'ordine lungo il magnifico viale delle rose, S. Em. il Card. Arcivescovo, circondato da vari Salesiani e dal piccolo clero, si recò in cappella a celebrarvi la Messa della Comunione Generale.

Seguì la ininterrotta celebrazione di S. Messe all'altare della Vergine sino alle ore 12, in cui il rev.mo Mons. A. Virzì, solerte direttore diocesano dei Cooperatori Salesiani, cantò la Messa solenne accompagnata da scelta musica.

il rev.mo P. G. Lo Cascio, nel pomeriggio del 24, disse, coli felice intuizione dei tempi presenti, l'annunziata conferenza sulle Opere Salesiane.

Lo stesso carattere di solennità, accentuato da una maggiore affluenza di fedeli, si ebbe il mattino della domenica, giorno 25. Celebrò la Messa della Comunione Generale S. E. Rev.ma Mons. G. Bova, Vescovo Ausiliare dell'Era. Cardinale Arcivescovo. Seguì la Messa delle prime comunioni ai giovanetti interni ed esterni dell'Istituto e ai fanciulli dell'Oratorio Festivo D. Michele Rua.

Nel pomeriggio ebbe luogo un'imponentissima processione, cui presero parte i giovani dell'Oratorio Festivo D. Michele Rua, gli alunni esterni delle Scuole D. Bosco, l'Oratorio Festivo dell'Acquasanta, l'Istituto dell'Infanzia abbandonata, i Luigini dell'Arenella, i Convittori del D. Bosco, la Compagnia San Filippo Neri, la Congregazione dell'Immacolata di Resuttana, le Figlie di Maria dell'Arenella, una larga rappresentanza del Seminario Arcivescovile, del Collegio San Rocco e della Casa dei Giovani, i Minori Osservanti, ,la Deputazione della Festa, il Clero.

Dietro il venerato Simulacro veniva una fitta calca di popolo che si attardò, sino a notte, ad ammirare l'imponente colpo d'occhio offerto dalle vie trasformate, come per magico incanto, in una luminosa coreografia di lampade a e palloncini multicolori, e i fuochi pirotecnici improvvisati, per una gradita sorpresa, da comitati autonomi, sorti nel Rione Sampolo ad iniziativa del signor Trapani, e in piazza beoni per iniziativa del signor Pandolfo, Rettore della Congregazione, dell'Immacolata a Resuttana.

Piacque sopratutto l'omaggio reso dai bimbi e dalle bimbe dell'Infanzia Abbandonata, affidati alle cure delle buone Figlie di S. Anna, che, scaglionati sulle gradinate della chiesa di Sampolo, eseguirono con grazia e disinvoltura perfetta l'Ave Maria del Gounod.

Erano le dieci di sera quando il Simulacro di Maria sostò troneggiando nel cortile dell'Istituto D. Bosco, accanto a un altare improvvisato all'aperto, da cui si elevò poco dopo Gesù Sacramentato in benedizione.

A CASALMONFERRATO solennissime riuscirono le sacre funzioni nella chiesa provvisoria del S. Cuore di Gesù al Valentino. La prima messa uscì alle 4 del mattino, e tutti i presenti si accostarono alla santa Comunione. Alle 7.30 celebrò Mons. Vescovo. A tutte le messe del mattino, alle funzioni della sera, anzi durante tutto il giorno, stragrande fu il numero dei fedeli, che si recarono ai piedi di Maria Ausiliatrice. Un gran banco di beneficenza, a favore dell'erigenda Criptamonumento per i caduti in guerra, fu assai frequentato dai divoti.

La vigilia s'inaugurò un grazioso monumento a Maria Ausiliatrice, nel giardinetto di fronte all'ingresso dell'Oratorio Femminile, che dà sulla pubblica via. Il monumento, semplice ed elegante, è alto 6 metri: su d'una svelta base, protetta da un'agilissima nicchia sostenuta da quattro colonnine, sta la dolce immagine dell'Ausiliatrice, in fattezze quasi naturali, come in protezione e saluto ai passanti. Venne eretto a cura del Cav. D. Cristoforo Sala, nostro amico e zelante cooperatore, a ricordo del suo XXV° di sacerdozio e a scioglimento di voto fatto per la guarigione di cara persona, da fiero morbo ridotta agli estremi. Compì il rito della benedizione del monumento Sua Ecc. Rev. Mons. Albino Pella, Vescovo diocesano, che si degnò, insieme col Sindaco della città Coram. Avv. Tavallini e il Sotto Prefetto Cav. Avv. Muratori, assistere, in seguito, a un breve trattenimento musico-letterario. Congratulazioni vivissime al caro D. Sala, fregiato di recente anche della Croce pro Ecclesia et Ponti face, con l'augurio che possa, mercè la benedizione di Maria Ausiliatrice, veder raddoppiato e moltiplicato, quanto desidera, il numero dei meriti e delle opere buone per la sua « Messa d'Oro ».

A SONDRIO, nella chiesa annessa all'Istituto Salesiano, durante tutto il mese di Maggio numeroso fu il concorso dei fedeli, devoto e raccolto il loro contegno, ascoltatissimo il discorsetto morale in onore della Vergine. Per il giorno della festa la bella chiesetta di S. Rocco venne elegantemente addobbata come nelle grandi solennità; sopra tutto attirava l'attenzione dei devoti l'altare della Vergine. Tanto il giorno 24, sacro a Maria Ausiliatrice, quanto il giorno 25, in cui si ce lebrò la festa, l'affluenza e il concorso dei cooperatori e delle cooperatrici, come dei devoti della città, con intervento degli Istituti femminili, fu veramente grande, e molti coloro che si accostarono ai SS. Sacramenti.

La Messa della comunità fu celebrata dal R.mo Mons. Arciprete, che al vangelo fece un commovente fervorino. Alla Messa solenne il predicatore del mese tenne il discorso di Maria Ausiliatrice, ricordando specialmente l'Associazione dei suoi devoti fondata dal Ven. Don Bosco, or fanno appunto 5o anni. La Schola Cantorum dell'Istituto eseguì con buon affiatamento e colorito la messe del M.° Pagella. A sera, dopo il Rosario e una lode a Maria, il Direttore dell'Istituto tenne ai Cooperatori la conferenza prescritta dal Regolamento, quindi il rev.mo Mons. Arciprete impartì la benedizione solenne.

Particolarmente memoranda la religiosa manifestazione che si svolse a LIVORNO (Toscana) ai nuovi quartieri popolari, nel vasto locale, che, in attesa dell'erezione del Tempio Votivo al S. Cuore di Gesù, è stato provvisoriamente destinato al divin culto. Il largo e lungo porticato, pur misurando 45 metri in lunghezza, fu incapace a contenere la folla dei fedeli, esemplare per pietà in tutto il giorno. Il Vescovo Diocesano Mons. Giani ammise alla prima Comunione 77 bambini d'ambo i sessi, e dispensò il Pane Eucaristico a centinaia di persone. « L'Eccellentissimo Presule - ci scrivono - rimase profondamente commosso a tanto spettacolo di fede, ed amministrò anche lui centinaio di Cresime. La messa solenne fu celebrata dal Can. Marcucci, Direttore dei Cooperatori Salesiani, con assistenza di varii membri del nostro Clero, fervidi amici dell'Opera di Don Bosco. Il programma musicale fu svolto egregiamente dalla scuola di canto delle Figlie di Maria Ausiliatrice dell'Asilo Santo Spirito. Nel pomeriggio tenne la conferenza il rev.mo Don Stefano Trione, il quale, dopo aver brevemente rievocata la storia del titolo di Maria Ausiliatrice, si fermò a dimostrare, con numerosi episodi, la parte che ebbe ed ha Maria Ausiliatrice nello stabilimento, nello sviluppo e nei consolanti risultati dell'Opera Salesiana. Presiedè S. E. Mons. Vescovo che, primo fra tutti, corrispondeva generosamente alla questua durante la conferenza.

» Ci auguriamo di cuore che le Opere Salesiane, iniziate a Livorno, abbiano presto, e bene, il loro compimento. Fin da quando, è appena qualche mese, i Salesiani passarono in quella parte del fabbricato, che si è compiuta felicemente, grazie a Dio, gli abitanti del vasto rione che lo circonda, cominciarono a frequentare con edificante pietà l'improvvisato Oratorio; e l'abbondante messe spirituale, raccolta a questo spettacolo di fede nella festa di Maria Ausiliatrice, deve essere uno stimolo e la voce stessa di Dio, che a ciascuno di noi parla il linguaggio della cooperazione la più fervida e la più efficace, per mandare a termine il tempio votivo al Sacro Cuore di Gesù e le Opere annesse di educazione e istruzione della gioventù in questo importantissimo centro Toscano! Dio lo vuole! L'Ausiliatrice di Don Bosco lo vuole!.. ».

AL SANTUARIO DEI « BECCHI ».

Straordinaria affluenza di pellegrini.

Un cenno speciale della prima festa di Maria Ausiliatrice, celebrata presso la casetta ove nacque Don Bosco, è doveroso.

La domenica, 25, maggio, le popolazioni dei vicini paesi accorsero numerosissime al nuovo Santuario, il quale stipato durante tutti i giorni della Novena, predicata dallo zelante Rettore Don Francesco Cottrino, dopo aver visto, il giorno 24, salire da Capriglio in devoto pellegrinaggio le alunne delle Scuole Comunali con le ottime maestre, durante tutta la giornata di domenica fu ininterottamente affollato dai numerosi intervenuti che riempivano il piazzale e i prati circostanti, aspettando il loro turno per potersi prostrare all'altare della Madonna di Don Bosco.

Vedevansi, fra la moltitudine di pellegrini venuti da Castelnuovo, da Buttigliera, da Moriondo, da Mombello, da Ranello, da Mondonio, da Capriglio, da Montafia, le Suore di Maria SS. Ausiliatrice colle Oratoriane di Arignano, il Teol. Griffa viceparroco di Moriondo coi giovani dell'Oratorio Festivo, il Teol. Cucchi colla popolazione di Murialdo e col priore sig. Cavallo; ma i re e, in certo modo, i beniamini della festa furono i giovani dell'Istituto Paterno Don Bosco di Castelnuovo d'Asti. Accompagnati da tutti i loro Superiori giunsero al Santuario di buon mattino per sciogliere il voto e l'inno del ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice, che neppur uno (e superano il centinaio) ne aveva lasciato ammalare durante la terribile epidemia che nell'autunno scorso anche in Castelnuovo d'Asti faceva strage.

Durante la Messa celebrata dal loro Direttore D. Giuseppe Guala si accostarono tutti alla S. Comunione insieme con tanti fedeli, che un altro sacerdote per lunga ora continuò sempre a comunicare.

Alle 1o vi fu Messa solenne. I giovani cantori dell'Istituto Paterno eseguirono la Messa di San Luigi del Ravanello ed il Sac. D. Paolo Barale intrecciava bellamente insieme i due temi: Gesù unico Mediatore, suggeritogli dal Vangelo Domenicale, e Maria, prima mediatrice presso l'unico mediatore.

A mezzodì i giovani dell'Istituto fecero desinare all'aperta campagna, all'ombra del Santuario, ridestando per la vallata l'eco delle celebri passeggiate del Ven. Don Bosco.

Alle 16 il rombo d'una grossa automobile annunziava una visita cittadina. Era una larga rappresentanza delle studentesse universitarie cattoliche di Torino, che si recavano in pio pellegrinaggio alla culla di Don Bosco e al Santuario della sua Madonna, alla quale davano l'omaggio della loro fede, confondendosi tra la folla che gremiva il tempio e le adiacenze.

Alle 17, tra i Vespri e la. Benedizione solenne, il sullodato Don Barale parlò di Maria Ausiliatrice, precisando quali idee e quali affetti e quali voleri debbano essere più proprii di questa devozione, la quale, per raggiungere il suo scopo, non deve mai perdere di vista le necessità spirituali del momento storico in cui sorse.

Dopo le funzioni, su d'un palco improvvisato sotto la tettoia d'un fienile i giovani dell'Istituto Paterno cantano inni e declamano poesie a Maria Ausiliatrice, al Ven. Don Bosco, e al Casolare dei Becchi. La suggestività del luogo, che fu il teatro delle prime opere di Don Bosco, la visione dell'umile casetta natale là dinanzi, e dell'artistico Santuario che ne canta le glorie, rendono quei canti, quegli accenti, quelle scene, così piene di verità e di sentimento elle strappano agli astanti lacrime di commozione.

A tarda sera, dopo cena e dopo un'ultima visita a Maria SS. Ausiliatrice, i giovani dell'Istituto, insieme cogli ultimi pellegrini lasciavano il Santuario che li salutava, ancor una volta, colle note festose delle sue campane.

NEGLI ORATORI FESTIVI.

Comunioni generali, processioni e passeggiate.

A NAPOLI, al Vomero, i giovani dell'Oratorio onorarono Maria Ausiliatrice tutti i giorni del mese con rosario, discorso, canto delle Litanie e lodi varie, e ne celebrarono con gran solennità la festa la domenica 25 maggio. Monsignor Popolo celebrava messa bassa pontificale, con parola ardente preparava i giovanetti alla Comunione, e dopo il canto delle Litanie impartiva la benedizione col SS. Sacramento ai 220 giovanetti presenti ed al numeroso stuolo dei fedeli che alla funzione dell'Oratorio partecipavano. Finita la funzione, i giovanetti ebbero un'abbondante colazione, e da Monsignore un'immagine e dolci. Con un gruppo fotografico, a cui partecipò Monsignore, si chiuse la prima parte della festa. Alla sera, alle ore 18 1/2 precise, la squadra « Partenope » dell'Oratorio diede, alla presenza di Mons. Popolo, del Colonello Vollaro, del Cav. Attanasio, del Prof. Ferrigno, del Direttore dell'Istituto del S. Cuore e di numerosissimo pubblico, un bel saggio ginnico, egregianiente condotto in ogni parte, alternato con canti, che ebbe fine con un gruppo, su scala volante, portante la scritta: «Amate, invocate, benedite Maria Ausiliatrice! » e col canto di un inno all'Oratorio, vibrante amore per la religione e per la patria, si chiudeva la giornata del 25 maggio, ma non la festa alla Vergine Augusta. La domenica io giugno, i giovanetti dell'Oratorio, raccolti nella cappella dedicata alla Vergine Ausiliatrice, assistevano alla S. Messa celebrata dal loro Direttore e, pieni di entusiasmo, si accostavano di nuovo alla S. Comunione, benedetti prima da quell'immagine elle ogni giorno del mese avevano onorato, e in seguito da Gesù in Sacramento. Quindi ebbero colazione come nelle feste e, alla sera, alle ore 16 1/2 iniziavano una passeggiata per le vie principali di Napoli e alla Villa Municipale davano un saggio ginnico. La passeggiata, che durò tre ore, fu una vera poesia per l'ordine, pel canto e per l'entusiasmo suscitato in ogni luogo. Maria SS. Ausiliatrice, D. Bosco e l'Oratorio erano i nomi applauditi ad ogni tratto del cammino.

A SAVONA, preceduta da un doppio triduo di preparazione, ai cooperatori ed ai giovanetti, la festa riusciva divota. Sabato, 24 maggio, un buon numero di Cooperatori stipava la chiesina dell'Oratorio e si raccoglieva a tributare a Maria l'omaggio sincero di devozione innanzi al suo simulacro. Celebrava la S. messa lo zelante Direttore Diocesano dei Cooperatori, il rev.mo can.co Agostino Becchi, che rivolgeva belle e indovinatissime parole di incitamento all'amore di sì tenera Madre. Teneva alla sera discorso di occasione il rev.mo D. Bartolomeo Fascie, Ispettore Salesiano, sul tema « Maria Ausiliatrice e D. Bosco ». Una fantastica artistica illuminazione alla facciata dell'Oratorio coronava quel giorno.

Il dì seguente fu la volta dei giovinetti dell'Oratorio. Numerosi s'accostarono alla S. Mensa durante la messa cantata dal M. R.do Sig. D. Luigi Casanova. Alcuni ricevettero per la prima volta il Pane degli angeli. Edificante la loro pietà e il loro contegno. Servita un'abbondante colazione, seguirono varie gare di giuochi, cui parteciparono tutti i giovani con valore ed entusiasmo, e un brillante trattenimento drammatico-musicale.

A GENZANO DI ROMA l'8 giugno i giovani che frequentano l'Oratorio si accostarono la mattina alla Comunione generale, alle 10 accompagnarono con classica musica la messa solenne e fecero, nell'ampio cortile, la tradizionale « infiorata », sopra la quale, allietata dal concertino dell'Oratorio, passò la processione con la statua di Maria Ausiliatrice, recata a spalle dai giovani del Circolo Domenico Savio. Chiuse la festa un trattenimento cinematografico.

A TAORMINA (Sicilia) i solenni festeggiamenti si aprirono il trentun maggio con programma lanciato al pubblico con manifestini patriottici e religiosi, con salve di bombe, suono di campane e musica. La sera vi fu processione col simulacro di Maria SS. Ausiliatrice, fino al Duomo, e là vespri solenni e benedizione, presente una folla di popolo.

All'indomani, 1° giugno, al mattino si cantò Messa solenne, eseguita dalla «Schola Cantorum » delle R. Suore Francescane missionarie con squisito gusto artistico. Vi intervennero le autorità municipali, le altre Autorità civili e militari, diverse associazioni cittadine e le Congregazioni Mariane. Il sac. prof. Luigi Burgio, con parola forbita, tenne il discorso ben materiato di alti sensi di fede e di amor patrio. La sera, solenne processione del sacro simulacro per le vie della città: tutto, imponente, ordinato, religioso, con poesia d'occasione e bei canti eseguiti dalle ragazze delle Suore Francescane nella Piazza S. Agostino. Prestò brillante servizio musicale la Banda Municipale.

A CURA DEI COOPERATORI.

Città e paesi interi che rendono omaggio alla "Madonna di Don Bosco".

Bella la festa celebratasi a BOLOGNA nella Chiesa dei SS. Vitale ed Agricola a cura dei Cooperatori. La devota immagine della Madonna di Don Bosco troneggiava sull'altare maggiore tra ricchi e scintillanti panneggiamenti, circondata da un elegante serto di fiori, dovuto alla generosa pietà di distinte signore.

Le sacre funzioni si svolsero con solennità. Molte le S. Comunioni alla messa delle 8 celebrata dal M. R. Dott. Stefano Cavina novello Arciprete di Brisighella, che fece il fervorino d'occasione. Alle 10,30 la messa in canto fu celebrata dal Can. Giovanni Pranzini, Parroco di S. Isaia. Dopo il Vangelo, il prelodato Don Cavina tessè le lodi della Vergine invocata sotto il titolo prediletto al Ven. D. Bosco. La Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano eseguì la messa a due voci miste del Pagella. Alla festa solenne fece seguito l'Ottavario, con funzioni speciali, specie alle io del mattino, con concorso di molti Cooperatori e devoti di Maria Ausiliatrice.

Il giorno 30 si celebrarono solenni funerali in suffragio dei Cooperatori defunti bolognesi e devoti di Maria Ausiliatrice, eseguendosi la messa del Pagella.

L'ultimo giorno di maggio, coincidendo la funzione di chiusura del mese mariano con quella dell'Ottavario, dopo il discorso si fece la processione colla devota immagine di Maria Ausiliatrice e con essa venne benedetto l'affollato popolo che gremiva la chiesa.

Nell'Istituto Salesiano la festa di Maria Ausiliatrice si celebrò solennemente il 25 maggio con processione. Il 24 tutti gli alunni col loro gonfalone e con la banda andarono ad incontrare la Vergine di S. Luca nel suo trionfale ingresso in città. I cantori cantarono nella funzione della sera alla Metropolitana e tutto l'Istituto, colla banda in testa, accompagnò la Beata Vergine al ritorno al suo Santuario.

ACQUI che da vari anni celebra solennemente la festa di Maria Ausiliatrice - specialmente da quando le Suore di D. Bosco, coli esporne al pubblico una bellissima statua, ne hanno fomentata la divozione - quest'anno ebbe un nostro confratello a predicarvi la novena, e ne accolse la semplice parola con affettuosa pietà e simpatia. La folla andò sempre aumentando di sera in sera, fino a gremire la bella Chiesa di S. Spirito. La festa fu coronata da numerosissime Comunioni. Monsignor Vescovo stette più d'un'ora - nella robustezza della sua fibra quasi ottantenne - a distribuire la santa Eucaristia con gioia di cuore e di volto. A tutte le quindici messe che si succedettero furonvi sempre molte anime pie a dare omaggio all'Aiuto dei Cristiani, omaggio che si rinnovò alla sera nell'udirne con devoto entusiasmo le lodi e ricevere la trina benedizione eucaristica impartita dal venerando Presule. Nel pomeriggio del 22 fu tenuta la conferenza salesiana, onorata dalla presenza di Mons. Vescovo, dal Vicario Generale Mons. Negrotti, Direttore Diocesano dei Cooperatori, dai RR.mi Can. Parodi, Ferraris, Malfatti, Tea e altri sacerdoti, nonchè dal fior fiore della cittadinanza, colà riunita per la sapiente attività delle Zelatrici, che di gran favore circondano l'Opera di Don Bosco.

Il 14 giugno a CAGLIARI dinanzi ad un folto ed eletto uditorio, nella sala adibita a teatrino dell'Istituto Salesiano, la contessina Maria Teresa Camerana Boyl, tenne una applauditissima conferenza sulle Opere Salesiane e sulla necessità del loro incremento per il bene della gioventù. « La gentile conferenziera - scrive l'Unione Sarda - con eleganza di dizione e con acute e profonde osservazioni tratteggiò tutto il fervore di attività di cui nella sua Torino sono circondate le istituzioni fondate da Don Bosco, istituzioni sparse per tutto il mondo e trapiantate in Sardegna, la terra legata al Piemonte da vincoli sacri di gloria e di patriottismo. La contessina Camerana, illustrando l'importanza dei Ricreatori, ha caldeggiato il proposito di dare nuovo impulso e saldo vigore nella nostra Cagliari a quest'opera egregia, di cui ovunque si sono raccolti frutti consolanti per l'educazione e la formazione del carattere dei fanciulli del nostro popolo, i quali devono crescere adorni delle più belle virtù, atte a preservarli dalla corruzione e dal vizio e a formarne uomini che siano ornamento vero della società e della patria. La bella conferenza si è conclusa coi più caldi applausi e con la costituzione di un Comitato di Patronesse, sotto la cui guida si inizia il rifiorimento dell'Istituzione Salesiana e di cui è stata acclamata presidente onoraria la nobil donna Marianna Cocco Ortu. Hanno pure parlato, fatti segno a vivi applausi, Mons. Piu, l'apostolo delle opere salesiane a Cagliari, il direttore dell'Istituto prof. Gallenga, nonchè S. E. l'Arcivescovo Mons. Rossi che ha voluto onorare di sua presenza l'eletta riunione ».

Solennissima la festa celebratasi a DIANO DI ALBA, in quella parrocchia, che vorremmo dir Salesiana, per il gran numero di Cooperatori. Grande la frequenza ai SS. Sacramenti: devote le sacre funzioni: imponentissima la processione. La bella statua di Maria Ausiliatrice, dal 10 luglio 1900 in cui fu benedetta dal successore del Ven. D. Bosco, il rev.mo D. Michele Rua di s. m., e, lui presente, collocata sul trono che si erge a ridosso dell'altare maggiore, non ne era stata mai rimossa. In occasione della festa annuale si portava in processione un'altra statua di più facile maneggio, che si venera nel locale Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Quest'anno invece « per assecondare il desiderio di molti soldati che dalla protezione della Ausiliatrice riconoscono piamente la loro incolumità nei pericoli della guerra e - scrive quel venerato Arciprete - per darle un pubblico attestato di riconoscenza per i veri miracoli che si compiacque di operare in mezzo a noi, si volle che la statua taumaturga fosse portata in trionfo per le vie del nostro paese.

» Discesa su apposito trono, ebbe pii visitatori,, accorsi anche in buon numero dai paesi vicini, in tutta la giornata, a rendere omaggio, ad impetrare grazie. E nel pomeriggio si recò in processione. Più numerosa, più ordinata e raccolta non fu vista mai nel nostro paese. La statua era appena giunta alla Rocca, ed i primi scaglioni della processione avevano già infilata la rampa che dall'Agricola mette alla Parrocchia: e dire che, dietro di essa, sfilavano due ali interminabili di uomini e di giovani. Il venerato Simulacro era portato da un alpino, da un bersagliere, da un artigliere e da un fuciliere, tutti nelle rispettive divise.... »

A VERONA il 15 giugno « la conferenza annuale prescritta ai cooperatori e cooperatrici dell'opera salesiana - così il Corriere del mattino - assunse un'importanza davvero straordinaria. La vasta sala teatro rigurgitava del fior fiore della cittadinanza. L'oratore sac. prof. Antonio Fasulo della Casa Madre di Torino ci diede una conferenza suggestiva di pensiero e di forma, quale di rado avviene sentire. La figura di D. Bosco fu tratteggiata con linee sicure   ». L o stesso conferenziere salesiano tenne due altre conferenze nelle sere seguenti (16,18 giugno) su «Il Matto Grosso e la Missione Salesiana » e «Nella Missione del Matto Grosso » dinanzi a numerosissimi cooperatori.

Anche i Cooperatori di PADOVA nei giorni 19, 20 e 21 giugno, accorsero a tre conferenze con proiezioni luminose tenute nell'ex Teatro Concordi dallo stesso D. Fasulo sui temi «Il soprannaturale in D. Bosco », «Il Matto Grosso e la Tribù dei Bororos », e « Le Missioni Salesiane del Matto Grosso ».

Il vasto salone era gremito. Furono tre ore di propaganda, che speriamo largamente fruttuosa.

A BERBENNO (Valtellina) per voto fatto durante la guerra, giovani reduci vollero in un colla popolazione riconoscente festeggiare in modo straordinario Maria Ausiliatrice a chiusura del mese di maggio. Fu un trionfo di fede e di amore. I giovani reduci, cui si aggiunsero numerosi altri riunitisi in novella unione sotto il titolo del B. Gabriele dell'Addolorata, al mattino della domenica 1° giugno, presero parte in corpo alla Comunione generale, e alla sera alla processione solenne con la statua di Maria SS. Ausiliatrice portata dai giovani stessi, fregiati del loro nuovo distintivo, con promessa di fregiare la statua di Maria SS. d'una bella corona d'argento che ricordi la nostra grande vittoria. Il rev. Cappellano Militare D. Giovanni Folci, parroco di Valle di Colorina, tenne il discorso d'occasione, suscitando con opportuni ricordi la più grande commozione. A rendere più devota e cara la solennità alla Vergine Ausiliatrice intervennero alla processione i giovani delle parrocchie delle Pievi di Berbenno e Sirta coi rispettivi parroci di Rodolo, Fusine, Valle. Fu una dolce fusione di animi e di cuori giovanili nell'onorare la Vergine Ausiliatrice e tutti fecero il proposito di unirsi altre volte a cantare con cuore riconoscente: Viva Maria Ausiliatrice!

In un'altra parrocchia della Valtellina, a TEGLIO, si festeggiò con grande entusiasmo Maria Ausiliatrice. Al mattino per tempissimo incominciarono quei devoti parrocchiani ad accostarsi ai SS. Sacramenti e fino ad ora tarda si continuò a distribuire la S. Comunione. Al Vangelo della Messa in canto, all'altare dove era esposto il quadro di Maria Ausiliatrice, il Direttore del Collegio Salesiano di Sondrio rievocò all'affollatissimo e attento uditorio le vie mirabili per le quali l'Ausiliatrice iniziò D. Bosco ad essere il suo grande Apostolo nel mondo iutiero, come n'è prova la divozione che Essa oggi largamente riscuote dai buoni cristiani. Nel pomeriggio, dopo il canto dei Vespri, lo stesso tenne l'annuale conferenza sulle Opere di D. Bosco, dimostrando come queste rispondano ai gravi e urgenti bisogni del dopo guerra.

« Anche quassù - scrive un'egregia cooperatrice di TASSARA DI PIACENZA - anche quassù, in questo paesetto, Maria Ausiliatrice ha un trono modesto e un altare e dei devoti. Se l'è procurato essa stessa con una grazia insigne. Alla metà di gennaio u. s. il giovane soldato Passerini Vincenzo tornava in famiglia e quando era per far ritorno al reggimento lo sorprendeva improvvisamente, nella forma più acuta, l'epidemia influenzale. Una diagnosi allarmante: polmonite doppia, tifo polmonare, pleurite. Le cose precipitavano ed in pochissimi giorni era ridotto a serio pericolo, tanto che gli si amministrarono i SS. Sacramenti approffittando di brevissimi istanti di lucido intervallo. La mamma vegliava accanto a lui, prometteva a Maria Ausiliatrice quanto fece di poi e apponeva al petto del caro figliuolo una reliquia di Don Bosco. Il giorno dopo le cose stavano ben diversamente e il medico ne fu grandemente rallegrato e con lui tutta la famiglia. Maria Ausiliatrice aveva ottenuto tutto!

» Il primo maggio giunse da Torino il bel quadro di Maria Ausiliatrice che, benedetto da Monsignor Pelizzari, Vescovo di Piacenza, raccoglie ogni giorno intorno a sè molti fedeli, per la pratica del mese consacrato alla Vergine ».

DALL'ESTERO.

Una processione a Londra - Uno scettro d'oro.

A LONDRA la domenica di Pentecoste si ripetè la pubblica processione in onore di Maria Ausiliatrice e questa volta con la statua della nostra dolcissima Madre, scolpita da un italiano residente a Londra, il sig. Edoardo Sandra. Il concorso dei fedeli fu straordinario. Come negli anni precedenti, le case dei cattolici erano distinte da divoti e ben preparati altarini. Per tutto il lungo tragitto non una parola, non un gesto men che ossequente al religioso corteo, composto di tutte le associazioni religiose e di tutto il Clero della Parrocchia. Un nuovo trionfo della Madonna dì Don Bosco. « A pace definitivamente conchiusa - ci scrivevano quei confratelli - si vuol rinnovare questo solenne omaggio alla celeste Ausiliatrice del popolo Cristiano ».

A SUCRE (Bolivia) il 18 maggio venne - con straordinaria solennità - benedetto e apposto uno scettro d'oro alla S. Immagine di Maria Ausiliatrice nella chiesa di S. Agostino. Compì il sacro rito l'Arcivescovo di La Plata, Mons. Vittore Arrieu, che pronunziò un appropriato discorso, spiegando l'alto significato dell'imponente cerimonia. Il tempio era gremito. Rappresentanze del Clero e del Laicato Cattolico assistevano in posti distinti. In fine si cantò il Te Deum e l'Arcivescovo impartì la Benedizione Eucaristica.

Chiese salesiane in costruzione.

Per la nuova Chiesa Salesiana della Sacra Famiglia a Firenze.

Togliamo dall'Unità Cattolica dell'8 giugno:

Facemmo, nei giorni passati, una visita all'Istituto dei cari Salesiani, e sentimmo con gioia, che presto intendono riprendere i lavori per portare a compimento il nuovo tempio monumentale, che già innalza la sua mole, nella plaga della nuova Firenze, alla barriera Aretina.

I lavori restarono interrotti qualche anno prima della guerra. Si erano esauriti i fondi, pur abbondanti, nell'erigere il corpo centrale della chiesa, le otto cappelle, il portico, e poi la crociera e l'abside fino al grande cornicione. Il lavoro avea assorbito oltre 550,000 lire. La guerra, le difficoltà e il costo dei materiali e della mano d'opera resero i Salesiani dubbiosi nel riprendere i lavori, che richiedono' almeno altre 6oo mila lire per coprire il tetto e coronare l'edificio della cupola.

Ma le costruzioni deteriorarono assai, perchè indifese, dalle intemperie: e il corpo absidale, la cripta mostrano i segni della sofferenza. Bisogna provvedere, con sollecitudine e con coraggio, fidando nella Provvidenza e nel generoso concorso dei buoni.

Don Albera, nella visita fatta testè all'istituto, fu commosso di vedere l'erezione del tempio, tanto necessario, abbandonata e procrastinata. E da figlio e successore del Venerabile Don Bosco, esortò il parroco Don Tassi e i suoi figli a riprendere i lavori, a lanciare ai fiorentini e a tutti i cattolici un supremo invito a fare la carità per la nuova casa di Dio, alla cui ombra si educano alla pietà e alla vita onesta centinaia di figli del popolo.

Noi pure raccogliamo la parola del venerando Rettor Maggiore dei Salesiani benemeriti, e preghiamo gli amici, vicini e lontani, di dar l'obolo pronto e largo per questa santa impresa.

Ai fiorentini, amanti della religione e dell'arte, diciamo che concorreranno ad arricchire la nuova città di un gioiello d'arte vera e tutta toscana, dedicata alla gloria di Dio. Alle persone pie e facoltose ripetiamo che una chiesa in un rione popoloso è un apostolato, una missione, un centro di virtù cristiane e civili. Al popolo ricordiamo, perche anch'esso dia il suo contributo, che la Chiesa è suo patrimonio, perche è di tutti, essendo di Dio. Eppoi è scuola del popolo la Chiesa Salesiana, come l'istituto, come la missione dei Salesiani.

Il nuovo tempio è veramente degno di Firenze: sarà l'opera moderna più insigne che sia sorta fra noi. Ne è autore il nostro Architetto chiarissimo Prof. Pietro Tincolini, che illustrò l'Accademia di Bologna, ove fu insegnante. Egli ha posto un lungo studio e un grande amore a quest'opera. Ne ha ideato il disegno, le linee, i particolari, costruzione, come i nostri grandi artefici e maetri solevano fare. Ogni cosa è stata da lui preparata e curata con diligenza somma, con gusto squisito.

La chiesa col portico è lunga 7o metri: ha una grande nave: otto cappelle, illuminate da alti finestroni. La crociera si apre in un'armonia di linee architettoniche armoniosissime, che diventeranno magnifiche, raggruppate nella cupola ottagona. L'abside si eleva sopra un'ampia cripta; ai lati dell'abside esterno sorgeranno due campanili ottagoni, arieggianti a quello bellissimo della Badia. Lesene, stipiti, cornici, sagome, tutto è in pietra serena all'interno. L'esterno è di bella pietra lavorata delle cave di Montici. Lo stile è il gotico del secolo XIV, ma interpretato sapientemente, colla padronanza e larghezza che sa imprimergli il Prof. Tincolini. Si sente l'ispirazione dei migliori modelli fiorentini: S. Trinità, S. Ambrogio, la vecchia chiesa di Badia di Arnolfo. Insomma il Tincolini ha creato un'unità perfetta archittettonica, in una sintesi d'arte gotica tutta nostra, per gusto, per severa eleganza, per solidità, poichè questi sono pregi veri della nuova chiesa del prof. Tincolini.

Ed ora, cattolici fiorentini, all'opera. I buoni Salesiani chiedono solo di poter coprire la chiesa per sottrarla ai danni dell'abbandono e aprirla al culto divino. Poi il Signore aiuterà anche pel decoro e gli abbellimenti. Ma urge giungere al tetto sospirato, per far risonare il cantico dell'allegrezza. Sappiamo che molti hanno già dato e promesso offerte, ma quanto cammino è da fare, per toccare la mèta delle 6oo mila lire occorrenti! La contribuzione della cittadinanza fu, per la prima somma spesa, di 72 mila lire, su 55o mila. Bisogna per questa seconda che Firenze si faccia onore in un'opera che è poi di bellezza e di santa utilità nostra. E noi confidiamo di non aver invano fatto appello e ricorso alla generosità dei cattolici fiorentini.

La Squilla di Firenze insiste:

Ci si metta tutti di buona volontà portando il nostro, sia pur piccolo contributo, affrettando così la erezione completa del S. Tempio che per i cattolici deve rappresentare la soddisfazione di assolvere ad un sentito bisogno dell'animo, quello cioè di avere cooperato alla gloria della S. Famiglia e dell'arte cristiana contemporanea.

La Squilla nota anche che i Salesiani hanno fatto «un gran bene nel rióne di Porta alla Croce, non foss'altro di erigere la loro Chiesa di faccia a quella dei Protestanti - che con lavoro di lenta penetrazione durato vent'anni raccoglievano larga messe in quel Rione - fino a farli completamente sparire, di modo che ora non v'è più traccia della loro propaganda ».

Il rev.mo nostro Rettor Maggiore sig. Don Albera si recò a Firenze sul principio dello scorso mangio per vedere lo stato dei lavori e disponeva che fossero ripresi alacremente. La Divina Provvidenza ci assista perchè l'opera sia condotta a sollecito compimento.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

XV. Il «grigio » di Don Bosco (1).

Era il 2 novembre del 1893: da circa un mese mi trovava a Cannara, paese umbro posto in ridente e fertile pianura, quando la signora direttrice Suor Brigida Prandi, nuova come me della casa e dei luoghi, mi chiamò e mi disse: - Ti sentiresti di fare una gita sino ad Assisi? - Io la guardai meravigliata, ed ella, intuendo la mia difficoltà, soggiunse: - Non sola, ma con Suor Dallara. Ho bisogno di mandare in curia da S. E. Mons. Vescovo per una commissione importante, di far acquistare alcuni oggetti che qui in paese non si trovano, e di ritirare a quella stazione una cassetta.

Entrambe, contente di andare nella città di San Francesco, in quella bella città che ogni giorno ci sorrideva nello scintillio del sole infrangentesì sui vetri delle case, felici di prostrarci nella Cappella della Santa Porziuncola che Suor Giuseppina, una veneranda vecchia del luogo, ci aveva magnificato col suo roseto perennemente in fiore, col santo Velo della Madonna e mille altre reliquie e meraviglie della fede, partimelo svelte e sorridenti.

Fra l'una dopo mezzogiorno. Cammina cammina, e non si raggiungeva mai il bel colle, che da casa ci sembrava sì vicino. Oh se avessimo conosciuto la distanza, certo non saremmo partite a quell'ora! Affrettammo il passo, e, sempre parlando del Venerabile Padre Don Bosco, di cui s'era letta la vita in refettorio, non sentimmo per nulla la stanchezza, nè ci accorgemmo del tempo che passava.

Dopo più di due ore, toccammo finalmente la mistica città, in cui vibra perenne lo spirito del Serafico Poverello. Suonava l'Ave Maria e noi eravamo ancora lassù. Dalla vallata intanto s'innalzava un tenue velo di candida nebbia che confondeva insieme le strade lunghe ed ampie, i fiumi gorgoglianti, i ridenti paeselli, e la cupola bella del Vignola. A passo svelto, per scorciatoie ardite, scendemmo giù alla stazione, ove

Il misterioso animale, veduto più volte dagli stessi alunni dell'Oratorio, accorse in aiuto del Venerabile anche molti anni dopo, in Italia e in Francia, in circostanze analoghe a quelle di cui .è parola nella presente relazione. potemmo ritirare la cassetta, e via verso Cannara.

Calavano le tenebre ; la nebbia s'infittiva per modo da non lasciarci ormai distinguere più nulla.

Noi, col passo celere e il cuore ristretto, anelavamo alla casa che capivamo essere, purtroppo, ancor lontana. La strada provinciale, ampia e diritta, sembrava non finisse mai. A un tratto ci balena un dubbio:

- E se fossimo fuori via?

Ci fermiamo ad una casetta rustica e alla donna che era alla porta, col lumicino in mano, domandiamo:

- È questa la strada per Cannara?

- Ma no, ma no, monachelle mie, questo è lo stradone che mena a Foligno. Tornino indietro e voltino a sinistra, ove vedranno una strada, larga quasi come questa; e poi vadano sempre diritto, sempre avanti che non sbaglieranno... Però, continuò con bontà premurosa, sarebbe meglio che si fermassero a dormire a casa mia; siamo poveretti, ma un letto per loro e una modesta cena non mancheranno certo. Dove vogliono andare così sole e al buio?

Noi ringraziamo e, sempre più impensierite, torniamo indietro.

Regna alto il silenzio; solo ci gìunge di tratto in tratto il latrar lontano di qualche cane da guardia. Nuove del luogo, degli usi e dei costumi d'un paese, tanto diverso dal nostro, cominciamo ad avere seria paura. Io, rivolta alla cara sorella, dico:

- Oh! se Don Bosco, del quale oggi abbiamo tanto parlato, e al quale vogliamo tanto bene, ci mandasse in difesa il suo « grigio! »

- Davvero! risponde supplichevole la cara suor Annetta.

Nella voce di lei leggo tutta l'appressione e l'affanno del momento. E torniamo in silenzio. Ciascuna, in segreto, pregava. Non sono due minuti e, dalla folta siepe, sbuca fuori un animale indistinto, Salta il fossatello che separa il campo dalla strada e, ansimando forte, viene a porsi fra me e Suor Annetta. Guardiamo sussultando di spavento: è un cagnone alto, dal pelame bigio, con due orecchie lunghe e abbassate e due occhi vivi che scintillano nell'oscurità della notte. L'animale alza il muso e lo rivolge ad entrambe e cammina tranquillo in mezzo a noi, come se ci avesse sempre conosciute. Noi ci spaventiamo da prima, ma poi... oh! bontà del Ven. Padre! piangiamo di consolazione! Il cagnone, come mansueto agnellino, continua a camminare al nostro fianco e a lambir pietosamente la mano, ora all'una, ora all'altra, quasi dir volesse:

- Non temete, son qui! Vi difendo d'amico; procedete sicure.

Ad un certo punto, fra le tenebre, ci giunge il rumore di passi marcati e pesanti, e sentiamo una voce nota esclamare: - Ah, ci sono finalmente! - Era Bartoccio, un buon uomo addetto ai servizi dell'Istituto, venuto ad incontrarci per ordine della signora Direttrice che, affannosamente, temeva una disgrazia, non vedendoci arrivare. Scorto il grosso cane, egli esclamò indietreggiando: - Mamma mia, che bestiaccia! Passa via! - e alzò il bastone in atto minaccioso.

- Oh non toccatelo, per carità, che ci ha difese in tutta la strada.

Senz'altri incidenti giungemmo all'Istituto nostro.

In fondo alla scala, proprio sul portone che guarda la piazza, attendeva ansiosa la signora Direttrice. Visteci spuntare, mandò un sospiro di sollievo; ma anche lei fece atto di sorpresa vedendo l'animale misterioso.

Il «grigio », mi si permetta di chiamarlo così, entrò con noi in casa, poggiò le gambe anteriori sul secondo gradino della casa, guardò in su, guardò noi, e stette un istante immobile.

Io, rivolta alla signora Direttrice, dissi:

- Non sarebbe bene dare qualche cosa, un pezzo di pane almeno, a questo bravo animale che ci ha così felicemente accompagnate a casa?

Non avevo terminato di parlare, che il cane si volge rapido ed esce dal portone. Noi, tutte d'un pensiero, corriamo per rattenerlo, ma... per quanto guardiamo nella vasta piazza, lungo la via adiacente, non ci fu possibile di rivederlo più. Era sparito!

Lode, e ringraziamenti vivissimi al Ven. Don Bosco, che, in simile cimento, volle mandarci, a difesa, il suo fedele e misterioso « grigio. »

Suor AMALIA CALAON Figlia di Maria Ausiliatrice.

(1) Il « grigio » fu il cane misterioso che difese più volte il Ven. Don Bosco nei mortali agguati che gli vennero tesi dai protestanti, com'ebbe iniziata la pubblicazione delle « Letture Cattoliche », e in altri pericolosi incontri.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare indulgenza plenaria:

1) il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine. 2) il 6 agosto, festa della Trasfigurazione di N. S. G. C.

TRA GLI EMIGRATI

Azione religioso-sociale a favore degli Italiani.

A SANTIAGO DI CILE.

Spigoliamo dal resoconto del Salesiano Don Ambrogio M. Turriccia, parroco di S. Maria Ausiliatrice a Santiago Cile, sull'assistenza prestata agli Italiani nell'anno 1918.

I) L'assistenza religiosa si è svolta con la maggior diligenza possibile, e si ebbero frutti consolanti.

Ne sono una prova le funzioni religiose che si celebrarono con qualche solennità. In queste circostanze predicarono in italiano anche dei cileni educati in. Roma nel Collegio Pio Latino Americano, il che piace assai ai nostri connazionali, perchè sono occasioni nelle quali odono da stranieri lodare l'Italia e si persuadono che anche la lingua italiana ha in queste terre i suoi ammiratori.

Di queste solennità merita menzione speciale la Festa Patronale alla quale intervenne la XI° Compagnia dei Pompieri in divisa, formata da volontari italiani: celebrò S. E. il Nunzio Apostolico. Egualmente merita un ricordo particolare il funerale celebrato in suffragio dei nostri soldati, periti sui campi di battaglia e il solenne Te Deum per la Vittoria. Intervenne all'una e all'altra funzione religiosa l'Eccellentissimo signor Ministro d'Italia e diresse la parola ai connazionali il signor D. Luigi Nai, Ispettore dei Salesiani nel Cile, che tacito si interessa pel bene morale della Colonia Italiana.

II) Nell'anno passato veniva formalmente costituito il « Comitato di Signore Italiane », diretto e presieduto da una Figlia della Carità, il quale è di molto aiuto, giacchè, sa interpretare i desiderii del sacerdote e non tralascia di fare nella Colonia una propaganda efficace, seguendo i consigli e le nonne date dal Parroco. Ad es., si deve a questo Comitato l'aver ottenuto che i dirigenti il Collegio Italiano di Santiago stabilissero la separazione dei due sessi in tutte le scuole, di modo che ciò che non avevano conseguito i Regolamenti del Consiglio d'Istruzione, l'ottenne l'esigenza di queste buone madri di famiglia, alle quali si deve pure il desiderio espresso dagli stessi dirigenti, che in detto collegio abbia il suo posto la scuola di Religione e quindi la promessa di non ostacolare l'opera dell'insegnante di Religione, che sarà un sacerdote. Così questo Comitato, nato per aiutare la Croce Rossa Italiana, prosegue l'opera sua avendo di mira la beneficenza bene intesa della Colonia.

III) Durante l'anno, oltre tre spedizioni fatte al Governo Italiano di oggetti di vestiario pei soldati e di molte bende pei feriti, si potè soccorrere in modo efficace i poveri della Colonia e aiutare altre famiglie bisognose.

Inoltre, col pensiero predominante rivolto alla gioventù, non si lasciò occasione opportuna per favorire l'educazione dei figli in collegi religiosi, cosicchè nel 1918 i Salesiani nei tre collegi di Santiago educarono ben 65 giovani italiani o figli d'i taliani, dei quali 15 gratuitamente e 32 con pensione ridotta.

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice alla loro volta educarono 45 bambine, delle quali 12 gratis e 19 con pensione ridotta. Bisogna riconoscere che è in aumento fra i nostri connazionali il desiderio di dar ai figli un'educazione cristiana e che anche fra i più restii si nota più rispetto pel sacerdote.

IV) Il Segretariato dell'Italica Gens, gestito dai Salesiani, ha continuato a funzionare con regolarità grazie allo zelo dei Confratelli, che non indietreggiano di fronte ad alcun sacrificio. I soccorsi e gl'impegni per cercare lavoro a braccianti ed a diversi giovanotti, sommarono a più di sessanta; mentre le pratiche fatte presso il Consolato, a favore di connazionali che ricorsero a noi, furono 32, e più volte si dovette intervenire per procure in impegni di denaro, e, grazie a Dio, con vera soddisfazione degli interessati.

Voglia Iddio fecondare, colla sua grazia, l'opera dei Salesiani, che desiderano vivamente il bene dei loro connazionali, per i quali sono disposti a qualunque sacrificio, pur di ottenere che essi siano, anche in queste terre, specchio di onoratezza e di religiosità.

A VALPARAISO.

Dal resoconto del Salesiano D. Giulio Dati, Parroco della Colonia Italiana a Valparaiso:

I) La prima domenica di gennaio la Parrocchia Italiana ebbe l'onore di essere visitata da S. E. Rev.ma Mons. Sebastiano Nicotra, Arcivescovo di Eraclea e Nunzio Apostolico, accompagnato da Mons. Vincenzo Misuraca, Uditore della Nunziata. Per felice coincidenza Monsignor Nunzio celebrava il primo anniversario della sua Consecrazione Episcopale ricevuta dalle auguste mani del Romano Pontefice Benedetto XV. Si ricordò la data solenne, e Monsignor Nunzio ricevette le più sincere felicitazioni delle centinaia e centinaia d'italiani, accorsi da tutti i più lontani sobborghi della città, per udire la voce paterna ed eloquente del rappresentante del Papa. Fu una festa di famiglia, in cui tutti vollero avvicinarsi a S. E. e ricevere la sua benedizione.

Altre funzioni mensili, in cui si predica in Italiano e si dà la benedizione col SS. Sacramento, furono celebrate da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Abramo Aguilera, Vescovo titolare di Isso e Vicario Apostolico di Magellano, dal rev.mo nostro Ispettore Don Luigi Nai, e da altri distinti Ecclesiastici.

Il giorno 3 novembre la nostra Parrocchia, ornata a festa, dava, non senza mestizia, un ultimo saluto al suo benefattore e consigliere, S. Ecc. Mons. Nunzio, che alla metà dello stesso mese abbandonava la Repubblica per dirigersi a Roma e quindi al Belgio, essendo stato promosso a quella Nunziatura. Tenerissime le parole di commiato che egli diresse ai presenti.

Nè possiamo tacere l'imponente funzione eucaristica per la Vittoria, celebratasi il 17 novembre. V'intervennero migliaia di connazionali, i Presidenti di tutta la società italiane, e l'ill.mo Sig.

Cav. Uff. Riccardo Monzani, Console Generale d'Italia, accompagnato dai Consoli di Francia, Belgio, Inghilterra, Stati Uniti, Brasile, Portogallo e Serbia. Celebrò l'Ispettore dei Salesiani Don Nai. « Ai lati dell'altare -scrive Don Dati - si ammiravano il gonfalone della 6° Compagnia e la bandiera dei Canottieri, circondata dai Pompieri e dai Canottieri che colle loro brillanti uniformi decoravano la severità della patriottica funzione religiosa, mentre una diecina di leggiadre bambine, avvolte nelle bandiere alleate, formavano corona sui gradini esterni del presbiterio ».

II) Merita pure d'essere rilevata l'azione svolta dalle varie associazioni sorte nelle Parrocchia, tra la quali la prima e la più importante è il

Comitato Parrocchiale delle Signore Patronesse dell'Italica Gens.

Il Comitato ha per scopo ogni opera di beneficenza a favore dei nostri Connazionali, particolarmente dei bambini poveri. A pur fine del Comitato l'assistenza dei nostri Connazionali, diffondere la nostra lingua, mantener vivo l'amore della patria.

Il Consiglio Direttivo è composto di una Presidente, una Vice Presidente, una Segretaria, una Tesoriera, una pro-Segretaria, e dieci Direttrici.

Il Consiglio si raduna ogni mese. L'assemblea generale per le elezioni ha luogo nel mese di luglio.

L'attuale Consiglio direttivo è composto della Presidente, l'infaticabile signora Eugenia Viterbo in Schiavetti - Vice Presidente la signora Teresa G. in Mori - Tesoriera signora Francesca L. in Favero - Segretaria signora Emilia Presciutti, che con attivo lavoro, insieme con le indefesse Direttrici, raccoglie le quote mensili per soccorrere tanti bisognosi che vivono nella miseria.

Il Comitato delle Signore Patronesse soccorse durante l'anno quindici famiglie povere e provvide all'educazione e manutenzione di sette bambini e sei bambine della Colonia.

Anche il Segretario dell'Italica Gens per gli emigrati ha funzionato con tutta regolarità ed oltre a prestar aiuto di denaro ha cercato lavoro per alcuni operai.

Così pure il Circolo Giovanile della Parrocchia Italiana, che sotto la direzione dell'attuale Presidente signor Mario Goio va compiendo un gran bene tra i figli dei nostri connazionali, tenne le sue riunioni mensili nell'intento di sviluppare ognor più l'azione sociale del Circolo.

Carità industriosa.

Senatori nord-americani che visitarono l'Istmo di Panamà nel mese di marzo, davano la caccia a un enorme coccodrillo nella proprietà del sig. Riccardo Arrias, nostro insigne Cooperatore. L'animale fu trasportato a Panamà ; e il sig. Riccardo Arrias ebbe la felice idea di esporlo nel molo inglese a beneficio dell'Ospizio degli Orfani, cioè dell'Istituto Salesiano locale.

In vero le proporzioni dell'enorme coccodrillo erano degne di essere ammirate; e le piccole tasse d'ingresso fruttarono la somma di 15o pesos in oro, che fu devoluta a vantaggio degli orfani.

LETTERE DEI MISSIONARI

REP. ARGENTINA

Un'assemblea indigena a Zapala nel Territorio del Neuquén.

(Lettera del Sac. Carlo Pesce, Argentino, a Sua Eminenza il Card. Giovanni Cagliero).

Bahia Bianca, marzo 1919.

Eminenza Reverendissima,

Zapala è il punto estremo della ferrovia che fra poco attraverserà le imponenti vette andine, stringendo con nuovo vincolo i legami, più che cordiali, fraterni, che uniscono le Repubbliche del Chili e dell'Argentina, e intensificherà il progresso d'una vasta zona andina che disponendo d'un rapido mezzo di trasporto per i suoi ricchissimi prodotti, vedrà sorgere un nuovo centro commerciale di prim'ordine.

Zapala. - li perché dell'assemblea.

Situata nel centro della parte ovest del Territorio del Neuquén la fiorente borgata di Zapala (di oltre 1000 abitanti) costituisce una stazione necessaria per i viaggiatori d'ambedue i versanti di una vasta zona andina, mentre è il centro ove affluiscono i prodotti della regione: bestiame, cuoio, lana ecc. ecc.

Ciò spiega il numero considerevole delle varie case commerciali ove, fino ad oggi, l'indigeno andò depositando l'annuo frutto delle sue fatiche, per fornirsi di articoli di prima necessità, aggravati del 5o% e ben anco del 75% oltre il valore reale, già elevato al doppio, con cui commercianti senza coscienza fanno la loro fortuna, compiendo pingui ma inumani negozi.

Il villaggio gode di uno splendido panorama, contornato dalle candide catene del Chachil, sorpassate ultimamente dall'ardito velivolo del tenente argentino Candelaria.

Nella pianura che si estende oltre tre chilometri al sud di Zapala, si erge sola ed unica la collina Quichachen, così chiamata perchè rinserra la tomba del cacico omonimo. Nessun indigeno passa innanzi a quel solenne e severo camposanto, senza far palese d'esser compreso di trovarsi in luogo sacro per tradizione.

Questo fu il luogo scelto per un'assemblea di indigeni, tenuta allo scopo d'invocare rispetto ai loro diritti, e di essere essi pure, una volta per sempre, riconosciuti liberi cittadini con reale diritto a tutte le guarentigie che accorda la legge come essi pure sodisfano agli obblighi che la legge impone, mettendo fine così a un lucro turpe ed iniquo.

La Commissione ufficiale incaricata di assistere all'assemblea partì da Neuquén, la capitale del Territorio omonimo, il primo dicembre. Era composta del Governatore provvisorio sig. Giovanni Molinero, dal Comandante supremo della Polizia, sig. Tommaso Bello, e dal sottoscritto, rappresentante l'Ispettore delle Missioni Salesiane della Patagonia e Terra del Fuoco - espressamente invitato - in compagnia del Sac. Pietro T. Ortíz, in qualità di segretario e fotografo.

Le gentilezze a noi usate dalle autorità e da altri signori durante il tragitto furono tali che oltre al legare ad essi la nostra vivissima gratitudine, ci diedero splendida conferma della stima che godono ovunque il nostro amatissimo Ispettore e gli altri nostri intrepidi missionarii, stima che più oltre avemmo occasione di vedere ancor più profonda per la memoria perenne e il ricordo affettuoso dell'Eminenza Vostra.

L'arrivo della Commissione ufficiale, invitata all'Assemblea.

Alle 12 meridiane giungemmo a Zapala: e non piccola sorpresa fu il contemplare oltre trecento cavalieri indigeni, facenti bella mostra di sè per l'eleganza e disinvoltura equestre, acclamanti il nostro arrivo e facendoci scorta d'onore fino all'hótel « Los Andes », ove scese la Commissione ufficiale.

La sfilata era pittoresca e genuinamente tipica. Gli evviva in araucano, la rumorosa allegrezza, le piroette dei corrieri, le bandiere argentine come professione di patriottismo, las macanas (1), gli archi e le lancie, simboli della passata grandezza, brandite e agitate in, aria, formavano un insieme assai bello a vedersi, un quadro plastico rimembrante storici ricordi, e per noi in particolare ripieno di speciali attrattive e di voci eloquenti che ci scuotevano le più recondite fibre del cuore.

Accettai con intimo piacere di ringraziare, in nome delle Autorità, della sincera manifestazione e del commovente omaggio offertoci dagli indigeni. Parlai loro, commosso, dall'automobile; dissi che le sorti felici e il benessere pel quale lottano, erano intimamente legati alla nostra vita e missione di salesiani, e spontaneo mi venne il ricordo del Ven. Padre Don Bosco, dell'Eminenza Vostra, e degli intrepidi suoi aiutanti, deplorando vivamente che niuno dei primi Missionari Salesiani in Patagonia godesse di quei momenti di gioia e potesse raccogliere, quasi in sugoso grappolo, i frutti della civiltà cristiana, della quale eravamo testimoni e ammiratori in quel momento, e di cui gittò solide basi il Missionario nel conquistare, per Cristo e per la Chiesa, la razza indomita di Arauco.

L'indigeno Luigi Quillàn, figlio del cacico dello stesso nome, e che di primo acchito si terrebbe per un perfetto gentiluomo, rispose ringraziandoci di aver partecipato alla loro assemblea; e nel suo discorso perorò che si moltiplicassero le scuole per i suoi fratelli, ove oltre il leggere, lo scrivere e il far di conti, imparassero il maneggio dei vari mezzi di trasporto e comunicazione, gli areoplani compresi. Avemmo una stretta al cuore quando, volgendosi agli altri indigeni, disse loro: « Se tutti sapessimo leggere, canteremmo in questo solenne momento l'inno argentino, e ci tornerebbe più facile l'illuminare la nostra mente con la parola infuocata del banditore del verbo sacro! »

Il giuoco della "chueca".

Il pomeriggio trascorse nel giuoco della « chueca ». Il giuoco si svolge in un'area di trenta o quaranta metri di larghezza per settanta o cento di lunghezza, a seconda dei numero dei giuocatori. Nel centro del campo si colloca la palla o boccia (1); i giuocatori si dispongono in linea parallela, avendo ognuno di fronte il proprio avversario. I bastoni per percuotere sono di una canna resistente, come il bambù, che vien chiamata coligue, ma più grossa e leggermente piegata in una delle estremità. Guadagna un punto quel giuocatore che d'un colpo lancia la boccia fuori della linea di confine dell'area, occupata dall'avversario. Il giuoco diverte assai e vi si assiste con viva soddisfazione, svolgendosi condito di frequenti arguzie, così proprie dell'indigeno, esprimenti ora precetti igienici, ora massime morali, come ad esempio: « Avestruz que bebe, no corre» (struzzo che beve, non corre) per indicare che il giuocatore desideroso di ber acqua, quand'è madido di sudore, non vincerà la partita.

Veramente il giuoco è un po' pericoloso : e assai spesso se ne risentono le gambe, e non di rado un rude colpo alla fronte o al volto apre una ferita da cui sprizza a rivoli il sangue; ma ciò non timorisce il giuocatore, che il più delle volte resta impassibile al suo posto.

La buona volontà degli indigeni.

Un particolare degno di nota richiamò la nostra attenzione. Nel terreno del fisco, ove si celebrava l'assemblea indigena, avevano piantato le loro tende e preso domicilio alcuni spacciatori di vino e di liquori, allettati dal facile e pingue guadagno. Non ostante il proposito fermo di astenersi dalle bevande, era evidente che la presenza degli spacciatori e il forte calore di quei giorni costituivano un'occasione assai prossima per gl'indigeni.

Ed ecco presentarsi alcuni delegati degli indii e chiedere al sig. Governatore e al Comandante della Polizia che facessero sloggiare quei rivenditori, russi e turchi. Si diedero subito gli ordini opportuni; e ogni pericolo di disordine fu scongiurato.

Messa campale.

Il programma annunziava per il giorno dopo la messa campale.

Gl'indigeni si disposero a un dei fianchi della Quichacheu, ritti a lato del cavallo, le briglie in mano. Così attesero le autorità e le truppe della gendarmeria, che dovevano rendere gli onori militari. Il momento era solenne e risvegliava assopiti ricordi. Quarant'anni addietro, quegli stessi che ora assistevano con fede al santo sacrifizio, brandivano le armi contro l'esercito nazionale, in legittima difesa della loro esistenza, dei loro terreni, del loro bestiame.

Alle 10 antim. cominciò l'Augusto Sacrifizio in quel tempio grandioso, la cui cupola formata dal cielo nell'eterna purrezza del suo azzurro pareva sorretta dalle maestose colonne delle candide e gigantesche vette andine, e il cui pavimento era coperto da un maraviglioso tappeto dai mille colori.

Lo sbuffare e il nitrire dei puledri, lo squillo sfinito e gemebondo di un veterano trombettiere indigeno di oltre 7o anni, formarono il repertorio religioso delle melodie che accompagnarono l'atto sublime.

Oltremodo commovente fu il momento solenne dell'Elevazione. All'ordine breve e reciso, gl'indigeni piegarono le ginocchia, suonò il tamburo, s'udì il presentat'arm... e la bandiera azzurra e bianca si chinò riverente a' piè del Solo Altissimo. In quel momento un gelido soffio andino parve turbare la pace solennissima dell'ora, ma un istante dopo tornò a regnare l'altissima quiete.

Non altrimenti più d'una volta si commossero gli elementi, gettandosi furiosi sul passaggio dell'Eminenza Vostra e degl'intrepidi mis sionari; e nel fervido fuoco dell' istesso amore a Gesù Sacramentato l'E. V. ed essi ritemprarono l'animo ardente, appianando tutti gli ostacoli e assicurando in tal guisa il merito della sublime crociata intrapresa.

I discorsi.

Senza deporre i sacri paramenti, rivolsi di bel nuovo la parola ai figli del deserto. Stavano ancora a capo chino, come se gl'infortuni pesassero tuttora sulle loro teste di reietti della società.

Li chiamai fratelli, ricordai loro l'azione paterna del Missionario; - dissi che, lungi lungi, essi pure hanno Padri amanti che pensano ad essi continuamente, il Padre Santo in modo particolare; - che l'orrido passato distava le mille miglia (l'indio ricorda sempre l'ingiusta spogliazione patita per opera del bianco civilizzato); - che l'aurora di una nuova éra appariva per tutti; - che le loro fronti chine eran fatte per cingere un diadema immortale; - che la loro redenzione morale, operata mediante lo spargimento di sangue dai portatori della Croce li aveva resi idonei a partecipare in senso assoluto e definitivo del consorzio civile; - che la presenza delle Autorità all'adunanza era caparra sicura di un interessamento deciso a, favorire il loro futuro progresso e a riparare il passato.

Ogni frase che impressionava o gradiva, era salutata dall'uditorio con segni di viva compiacenza e mormorio di alta soddisfazione.

Mentre mi spogliava dei sacri paramenti, riprese la parola il loquace Quillan anatematizzando il bere disordinato; tornò con insistenza a chiedere protezione e difesa in nome della legge e della giustizia; e in fine espresse il desiderio vivissimo che il Governo invii a tutti di sua schiatta molti banditori della parola di Dio.

Quindi parlarono all'assembléa due cacichi, l'uno di 93 anni, l'altro di 95, arzilli ancora e ben tarchiati, sebbene i crudi inverni andini avessero lasciate profonde tracce nei loro volti abbronzati. Con il prolungamento dell'ultima sillaba e la ritmica cantilena, distintivo particolare e caratteristico della loro eloquenza, imitavano in certi momenti il flebile belato della pecorella nell'ovile

L'eloquenza degli oratori minacciava un'ampiezza troppo pesante; ma grazie all'intervento del loquace Quillan essi non oltrepassarono le due ore.

Un vecchietto, il cacico Quinchao, volle farci udire, con accompagnamento di chitarra, il canto guerriero di Janquetruz, gran capitano indigeno di 92 anni che di quei giorni rendeva l'anima sua a Dio in Buenos Ayres e la cui morte sottrasse molti indigeni all'assemblea.

In essi è degno di nota un udito assai fine che rivelano nel suono della chitarra: si può affermare senza esagerare, che la fanno parlare o cantare a piacere. E si spiega: questa razza ha estro di musicisti e poeti a un tempo.

Visita agli indigeni.

Il pomeriggio fu destinato a visitare i vari gruppi di indigeni. Fu un abboccamento cordiale e saturo di familiarità che suscitò in noi impressioni così buone che dovemmo di frequente asciugare lagrime di consolazione e soddisfazione legittima.

Tutti erano cristiani, tutti sapevano pregare, tutti ricordavano i misteri principali della Fede; - nelle loro case conservano con divozione il catechismo, che il Missionario, al passare, lascia al capo della famiglia; - gli indii giovani insegnano ai più piccoli le verità apprese dal Missionario; - tutti sanno amministrare il Santo Battesimo; - tutti professano il più grande rispetto e la più profonda venerazione verso il Sacerdote.

I più vecchi conservano ancora cara memoria e affettuoso ricordo dell'Eminenza Vostra e del Sac. Domenico Milanesio, nella tenera semplicità del loro cuore. Demmo loro notizie dell'Em. V.; ascoltammo le loro pene, rivolgendo a tutti parole di conforto; promettemmo loro il nostro appoggio e di impegnare tutta la nostra influenza presso le autorità, affinchè le loro istanze siano prese in benigna considerazione e accolte con maggior prontezza.

Sono fanciulli sinceri ed aperti. Le loro pene si riducono all'intruso, per lo più uno straniero che dispoticamente un bel giorno (cioè un brutto giorno) entra a spadroneggiare nel campicello ove pascolano le loro pecorelle e le loro mucche - o un gran proprietario di latifondi, che dalla sera al mattino vieta alle famiglie indigene di raccogliere le pigne, fonte del loro vivere e base del loro vitto economico.

Ancora si tiene in poco conto l'indigeno, perchè è paziente, e ancor meno gli si concede di godere integralmente dei diritti cittadini; l'ora della giustizia però s'appressa e il Missionario l'affretta.

Lavori manuali. - Il ballo „locomeo «.

La temperatura si fece un po' più fresca; e le famiglie un po' per volta si riunirono per assistere al tipico ballo « locomeo ».

Mentre si organizzava la danza, noi cogliemmo l'occasione di esaminare i lavori manuali delle indigene, nella cui confezione impiegano i diuturni riposi, e cui esse dànno l'ultima mano anche dopo quattro e più mesi, con una pazienza e assiduità che ha del certosino.

Avemmo agio di esaminare coperte e scialli dai colori appariscenti e vivi e linee ornamentali, geniali se non perfette. Esse stesse tosano le pecore e lavano, filano, e tingono la lana. Dànno in ciò una bella lezione pratica e costante al civilizzato che non sa trar profitto dalla materia prima ne' lavatoi di lana, industria questa che favorirebbe il progresso economico del paese in modo sorprendente.

Ma ecco che principia la danza. S'odono i primi tocchi del « tan tan », una scatola di latta, ricoperta con pelle di cane. Le indigene escono nell'usuale monotono lamento, un « ñe ñe » (si pron. gnè gnè) languidamente triste, seguito da un « ay ay » poco variabile e stranamente cadenzato, ma che ammette tutte le risorse della dinamica musicale, fino a darvi l'illusione di un concerto di noiose e stridenti cicale, grilli, ecc.

I ballerini compaiono da lungi e si presentano nella cerchia dei curiosi spettatori, vestiti di camicia e mutande, con sopra il tradizionale « taparrabo » (1).

Le loro teste fanno mostra delle piume più variopinte: i movimenti sono accompagnati dal tintinnio dei numerosi sonagli.

La coreografia indigena è semplice assai: è un giocar di piedi e delle loro parti, imitando ora il calpestio e le piroette del puledro, ora il movimento pesante del toro, ora la vigile attenzione e il goffo camminare del guanaco, ora il correre serpeggiante dello struzzo quando è perseguitato, e perfino la stizza sprezzante dello stesso animale quando colpisce a zampate il proprio nido scoperto e le uova toccate dall'indigeno.

Un indio abbronzato, di classiche forme, di profilo aquilino, agile e fermo come uno struzzolo, compie danzando, i più strani contorcimenti, le giravolte più curiose, e i moti più vezzosamente leggiadri. La resistenza, di cui dàn prova, è veramente prodigiosa. Si consideri la tensione muscolare richiesta da codesta danza, in cui tutto quanto il peso del corpo cade a piombo e gravita or sull'uno or sull'altro tallone, e tutte le membra si agitano nella violenza degli scuotimenti, e il capo è lanciato in ogni senso abbandonato al proprio peso come morto; e si dica se non è ragionevole l'ammirazione destata negli spettatori.

Il trionfo è del danzante più resistente, più vario, più elegante, più arguto.

L'addio alla Commissione ufficiale.

Al domani, di buon'ora assai, gli indigeni, a gruppi, vennero a Zapala per dirci addio. Le carrette e i loro tipici mezzi di trasporto, detti « catangos », passarono in fila, fin dall'albeggiare, conducenti le famiglie e i viveri per il viaggio.

Verso le 10 ant., fermi come il primo giorno, espressero il loro giubilo con sonore grida di evviva alla Comissione ufficiale che partiva.

Rivolse loro la parola il sig. Governatore che espresse chiaramente i sentimenti sinceri di stima che egli nutriva per l'indigeno e il voto di un lieto avvenire per quella schiatta.

Riboccanti d'affetto furono le parole del Comandante Bello, che corroborò i pensieri espressi dal sig. Governatore.

Dietro l'insistenza degli indii parlai anch'io. Vedendo ai miei lati gli ufficiali di cavalleria e di radiotelegrafia che manovrarono in quella regione, ricordai le supreme autorità militari che brillarono per la loro azione patriottica e tennero ad onore assai grande l'essere amici dell'E. V.; - soggiunsi che la Religione aveva trionfato sulla conquista della spada, e che la Croce, sola ed una, dominava serena le immense « pampas », le folte selve, le erte vette; - che come un dì all'ombra della Croce benedetta il Missionario scuoteva dai calzari la polvere della laboriosa giornata, così all'amplesso delle sue larghe braccia redentrici spuntava l'aurora foriera di progresso e civiltà, che seguendo la via luminosa del banditore del verbo sacro, irradiava di celeste riverbero le tempia del già indomito signore del deserto.

Stringemmo la mano ad ognuno degli indii; e quella stretta trasfuse in noi tutto il. cuore, riboccante tenero affetto, di quella schiatta che si vede finalmente giungere alla vita della civiltà.

Ancora un giorno d'ispezione.

Noi rimanemmo ancora un giorno. La nostra missione era pur quella di osservare ed esaminarlo scopo della Cooperativa di Consumo e Mutuo Soccorso, che come ente morale si pensava di stabilire tra gl'indigeni per proteggerli.

Di più: desideravamo constatare de visu la sobrietà dell'indigeno. È noto che queste assemblee si chiudevano sempre con una trincata solennissima. Orbene, con intima soddisfazione possiamo riferire all'Eminenza vostra che è notevole e il livello morale raggiunto dagli indii e l'evoluzione dei loro costumi mediante il benefico influsso della nostra S. Religione.

Nel giro d'ispezione contammo appena una diecina di individui in stato di ubbriacchezza. Non se ne deve fare le meraviglie: l'Eminenza Vostra sa quanto poco vino sia necessario per produrre simile effetto nell'indigeno, che bene spesso si ubbriaca, non bevendo, ma girando più volte sopra di sè.

È un fatto che depone in favore dell'indio, poichè il sordido commerciante desidera questo suo stato deplorevole, e sa trarne partito.

L'Autorità Governativa del Neuquén dovrebbe imitare in ciò l'esempio dato da quelle del Territorio del Rio Negro, emanando disposizioni severe circa l'ubbriacchezza ed applicando forti multe agli spacciatori di vino (vulgo « bolicheros ») che somministrano bevande spiritose quando il bevitore è prossimo a perdere il bene dell'intelletto.

Vari battesimi.

Benchè la missione nostra fosse solamente quella d'informare, tuttavia avemmo la felicità di esercitare anche il sacro ministero, battezzando varii bambini e un giovane indigeno di 25 anni, ben istruiti nella verità della fede.

Visitammo pure le famiglie provenienti dal Libano, che formano la maggior parte della popolazione di Zapala. Conservano grata memoria della visita del nostro missionario Don Fabrizio Soldano, Vicario Foraneo di Neuquén: e noi parlammo loro del Sommo Pontefice, e della sua dignità di Padre e Capo Spirituale di tutta la Chiesa: ed esse, devote e riconoscenti, ci espressero tutta la gratitudine che sentivano verso il Santo Padre per l'efficace protezione usata verso i loro fratelli di Asia, soggetti a un regime di vessazioni e soprusi sistematici.

Ci vogliono nuovi Missionari l

Eminenza, il campo delle nostre fatiche va aprendo nuovi e spaziosi orizzonti. L'evoluzione dell'indigeno esige maggior sacrifizio da parte dell'operaio evangelico; le Scuole Agricole e d'Arti e Mestieri che essi invocano, non daranno frutti fecondi, se non sono accompagnate dal Missionario, che riscattò questa razza reietta, oggi necessaria in molti lavori; vera avanguardia della patria, ed osservante fedele delle sue leggi. Donde verranno i messaggeri di pace? I nostri sguardi si fissano ansiosi a quell'oasi benedetta del deserto patagonico, al piccolo Seminario della Missione, che l'Eminenza Vostra fondò con immensi sacrifizi e che tante cure assorbì e tanti disinganni produsse.

Di ritorno appunto dalla nostra ispezione, assistemmo commossi alla vestizione religiosa di un giovane, che sino a ieri fu perseverante e attivo catechista dell'Oratorio Festivo annesso a questo Collegio, rinnovandosi in tal guisa la sempre commovente funzione che l'Eminenza Vostra celebrò qui stesso la prima volta, quattordici anni or sono.

Oh! dobbiamo proprio ripetere che pieni di fede nelle promesse del Ven. nostro Padre, nei sacrifizi anche cruenti dell'Eminenza Vostra e degli altri zelanti missionarii, nelle preghiere di tanti bambini innocenti che elevano le loro manine al cielo, noi attendiamo la benedizione prodigiosa di quel Gesù che con cinque pani e due pesci satollò la fame materiale di turba immensa, dopo di averne alimentato l'animo con le parole di vita eterna che amorose sgorgavano dal suo Cuore divino.

Degnisi anche l'Eminenza Vostra benedire, ancora una volta, le imprese dei Missionari, che, benchè viste in piccol campo, destò la nostra ammirazione e gratitudine.

L'E. V. presenti eziandio l'omaggio nostro filiale al rev.mo sig. D. Albera, il cui ricordo ci accompagnò mentre toccammo con mano l'azione di Fede e di Civiltà che i Missionarii, venuti da cotesta terra gentile e generosa, svolsero e svolgono nella patria nostra, con intrepido valore e con fede inconcussa.

In fine sia permesso a me baciar con santo trasporto di caldo affetto la Vostra Porpora, a me, vostro figlio, che tra i ricordi e le soavi impressioni d'infanzia, conservo quella soavissima del sorriso affabile e della paterna benevolenza dell'Eminenza Vostra.

Dell'Eminenza Vostra Reverendissima,

Devotissimo in Gesù Cristo Sac. CARLO PESCE, Salesiano.

(1) Una specie di mazza che usavano nei combattimenti.

(1) Un pezzo di cuoio arrotondato.

(1) Una specie di fascia che pende davanti e, fatta passare tra le gambe, vien fermata ai fianchi con una sonagliera.

MATTO GROSSO (Brasile). Una nuova colonia indigena.

L'8 dicembre, sulle sponde del Rio das Mortes venne fondata una nuova Colonia indigena, intitolata all'Immacolata Concezione. Ne apprendiamo la notizia dalla Gazzetta Ufficiale dello Stato di Matto Grosso, mediante il seguente telegramma inviato da S. E. R. Mons. Antonio Malan, Prelato di Registro di Araguaya, a S. E. R. Mons. Francesco de Aquino Corréa, Presidente dello Stato:

General Carneiro, 14 dicembre 1918.

Conforme all'ultima mia Partecipazione e animato dalla toccante risposta di V. E. iniziammo il giorno 8 dicembre, sulle sponde del Rio das Mortes, la nuova Missione destinata alla pacificazione degli indii Caiamos. Affettuosi saluti - Vescovo MALAN.

All'Apostolo dei Bororos sinceri rallegramenti e promessa di preghiere per la grand'opera intrapresa per la civilizzazione dei terribili Caiamos. La Vergine Ausiliatrice guidi i suoi passi e gli conceda di veder presto compiuto il suo grande e faticoso disegno di civiltà e di fede.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Rammentiamo la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino di quest'anno, di continuare pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi, gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

GRAZIE E FAVORI (*)

Una guarigione prodigiosa.

Avevo un cognato ammalato grave di febbre con bronco-polmonite ed altre complicazioni pericolose nel polmone sinistro; e il medico di cura già l'aveva dichiarato perduto, invocando l'aiuto di professori per tentare, in un consulto, tutto il possibile per salvarlo.

L'ammalato, però, vietò l'ingresso in camera a chiunque non fosse il medico o della famiglia, e allora noi ponemmo tutte le nostre speranze nel Signore. Ma a Dio si giunge più facilmente per mezzo della Madre sua SS. e dei Santi ; e io ricorsi con tutto lo slancio del cuore desolato alla Madonna e a Don Bosco, cominciando subito una novena a Maria Ausiliatrice, mettendo nello stesso tempo una cara reliquia di Don Bosco presso l'ammalato. L'aiuto divino fu potente ed immediato; l'infermo fu prestissimo fuori pericolo e, appena finita la novena, cominciava già a levarsi di letto.

Ora è completamente guarito, ed io, con infinita gratitudine, mando un'offerta di ringraziamento.

VITTORINA SPICCIO.

ESTE (Padova). - 18 - vi - 1919. - Mia figlia Maria, d'anni 22, colpita da broncopolmonite era omai ridotta in fin di vita, e, ricevuti i SS. Sacramenti, rassegnata aspettava la morte. Consigliato a raccomandarla a Maria SS. Ausiliatrice, accettai con riconoscenza e con fede il pio suggerimento. E Maria Ausiliatrice, tanto buona, volle consolare l'afflitta famiglia, restituendo in breve tempo la salute all'inferma. Invio l'offerta promessa, con preghiera di far noto il favore nel Bollettino Salesiano.

BEDORE PIETRO.

TORINO. - 24 - v - 1919. - La famiglia Garlanda, riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice per insigne grazia ottenuta, depone a' suoi piedi l'obolo della sua filiale devozione, e rivolge alla Celeste Madre la supplica più fervente perchè la allieti di nuove bramate grazie e di nuove belledizioni.

Sac. A. L.

ALI MARINA. - I - V - 1919. - Era la festa dei SS. Innocenti, e parecchie fra le nostre educande, tutte fino allora fiorenti di salute, dovettero darsi per vinte accusando i vari sintomi dell'influenza, o grippe. Fu un attimo: il male si moltiplicò tanto rapidamente, che, dopo pochi giorni, più di sessanta erano le colpite, fra cui alcune Suore, così che la casa era convertita in un vero Ospedale. E le ansie si accrebbero quando la forma benigna, in generale, si mutò per molte in forme gravi: serie complicazioni di bronchite, nefrite, polmonite dettero a temere forte assai, mentre centuplicavano le energie per le più sollecite, provvide cure, e spingevano l'animo alla più fervente, fiduciosa preghiera a Maria Ausiliatrice, da cui l'Istituto e la Scuola Normale s'intitolano. Prodigiosamente la Vergine vinse ogni pericolo, e allontanò, come per incanto, dalle candide corsie il gelido spettro della morte.

Il cuore, sollevato dall'incubo opprimente, effondeva sereno l'inno della gratitudine, quand'ecco un nuovo indicibile sgomento : improvvisamente una fra le convalescenti presentò segni non dubbi di un terribile morbo: la meningite cerebro-spinale.

Si dovettero subito allontanare tutte le educande, e intanto si ricorse ai mezzi estremi della scienza per salvar la gravissima inferma, affidando la grazia suprema, ancora e sempre, a Maria Ausilia trice. E ancora e sempre, Ella ci si mostrò Madre tenerissima: dopo otto giorni, la cara figliuola, martoriata da ben cinque iniezioni di siero antimeningo-cocico, era i nconvalescenza, perfettamente immune da ogni conseguenza della spaventosa malattia. I medici riconobbero il caso veramente prodigioso, e il dottore curante volle assistere, pervaso da commozione intensa, alla funzione di ringraziamento a Maria Ausiliatrice.

Anche qui, fra queste pagine che tanti insigni favori della Madonna di Don Bosco additano al mondo, vogliamo risuoni il nostro grazie vivissimo: vogliamo si diffonda la voce dell'anima, incitante a riporre ogni fiducia in Lei che è Madre, che ogni dolore lenisce, che ogni male risana!

La Direttrice.

Borgo S. MARTINO. - 12 - V - 1919. - Nel maggio del 1915 moriva il mio caro babbo lasciandomi, in più degli altri eredi, la casa che abitavamo, in compenso d'aver rinunciato d'accasarmi per poter meglio prestare assistenza a lui e alla mamma. Da quel giorno gli altri eredi non mi diedero più tregua. Pregai a lungo per ottenere la pace in famiglia, ma sembrava che il Signore non mi stimasse degna di essere esaudita.

Circa tre anni dopo anche la mamma, addoloratissima per questo stato di cose, venne a mancarmi, lasciandomi in uno sconforto anche maggiore.

Un giorno leggendo sul «Bollettino Salesiano», le molte grazie ottenute dalla Madonna e dal Ven. D. Bosco, fui ispirata a fare una novena a Don Bosco promettendo d'inviare un'offerta per le Missioni Salesiane qualora avessi ottenuta la tanto sospirata grazia. Al termine della prima novena le cose pigliarono buona piega. Ne cominciai una seconda e al termine di questa tutto era appianato.

Mando l'offerta promessa per le Missioni Salesiane; cui ne aggiungo a nome di mia sorella un'altra per la celebrazione di una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento di aver avuto scampato da ogni pericolo un figlio marinaio.

Raccomando alle preghiere degli orfanelli di Don Bosco l'anima dei miei cari genitori defunti.

S. P.

NERvI. - I - 1919. - Ammalatami d'influenza e polmonite mi raccomandai a Maria Aus. e a Don Bosco, tenendo sempre sul petto la sua immagine e reliquia. Il quinto giorno, sentendomi aggravata, chiesi ed ebbi i SS. Sacramenti e subito dopo sono migliorata fino a completa guarigione.

O. B.

LOZZO DI CADORE.-2I - III - 1919. - Il giorno 5 novembre 1918, dopo un lunghissimo anno di sofferenze sotto il dominio straniero, vedevamo finalmente con somma gioia rientrare nel nostro paese i nostri eroici soldati liberatori. Però in mezzo a tanti soldati non giungeva il nostro caro unico fratello Edoardo, di cui da un anno nessuna notizia ci era pervenuta. A inutile il dire che noi l'avevamo raccomandato ogni giorno alla protezione della Madonna e le nostre ansie aumentavano a mille doppi, perchè pensavamo di aver subito sue notizie. Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice promettendole che se entro la giornata mi faceva sapere qualche buona notizia dell'amato fratello, avrei fatto pubblicare la grazia sul «Bollettino Salesiano ». La Madonna fu pronta a soccorrerci: quel giorno stesso il nostro dolore si cambiò in gioia, poichè ci furono date le più consolanti notizie del nostro caro Edoardo. Riconoscente a Maria che ha salvato il mio fratello, adempio la mia promessa.

DORA ZANETTI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - A. D. di Milano; A. D. E. di Amendolara: A. S. di Padova; A. R. di Frascati; Abbadini A.; Adano G. ; Agazzone R.; Agostini A.; Agosto A. ; Albina S.; Alberti V.; Albertini M.; Albesano F. in Bruno; Alessandra M.; Alfaro di Ganido A.; Algeri T . ; Aliverti C.; Allais L.; Alois C.; Amoretti 0.; Ancilisi L.; Andreis A.; Andreone A.; Andreotto A. ; Andrighetti A.; Angeletti B. ; Angeli P.; Angelini R.; Angiolini P. ; Angrisoni M.; Annichini A.; Ansaldi E. ; Antoniazzi M.; Aragno G.; Arditi 0.; Ariano G.; Aristo P.; Arseni M.; Avanzato A.; Avanzato F.; Avesani N.; Avon M.

B) - B. B. di Borgo Ticino; B. M. di Borgornasino, B. I. di Mezzenile; B. M. di Torino; B. N. di ***; B. R. di Rivalta Torinese; Bagattini L. ; Bagnara V.; Balbo Solaro Del Borgo Contessa M. C. ; Balestra M.; Baldo A.; Balestro A. in Culpo; Balla D.; Balladelli N.; Balocco B.; Balossino O. ; Barale A.; Baratta T.; Barberis G. ; Barberis M.; Barbero A. ; Barbetta L. ; Bardi G. Barizzi C.; Baroli E.; Baronchelli C.; Baronchelli L. Bassi R.; Battaglino A.; Battistini D. ; Baltzella E.; Bazzica A.; Bazzichi T. ; Bazzoni P.; Becchis L. ; Bedeschi F. ; Bellingeri E. Coop. ; Bellotti C.; Belluzzo M ; Beltramo A.; Bendinelli F.; Benedetto M ; Ben zoni A. ; Beraudi S.; Beraud M.; Berard E.; Bergamaschino G.; Bergamini T. ; Berlusconi G.; Bernubei A.;, Bernardi M. ; Berra A.; Bersano A. ; Bertagna A.; Bertarione C.; Bertello Suor L.; Bertinetti G. ; BertojaG.; Bertoletti L. ; Bertola F. ; Bertone A. ; Berutti S. ; Bessolo M.; Bestonso E.; Betoia B.; Bettinechi C.; Beuni AI.; Bianchi E.; Bianco G. in Dedominici; Bianco M.; Biancu Teol. G.; Bigatti C.; Binola R.; Birti A.; Bo A. in Cassinis; Bocca A. ; Bocchini G. Bolgiani R. ; Bolla M.; Bombace T.; Bona C. ; Bonelli C.; Bonetto D.; Bongiovanni coniugi; Boni 0.; Bonicelli C. in Pautassi; Bordiga P.; Bocello E.; Borgialli A.; Borgialli S.; Borgis V.; Borgua D.; Borra V. ed L.; Bosisio M.; Bovolone G.; Brea F. ; Bressan G.; Bresso M.; Bricarelli E.; Briguglio P.; Brocchi L.; Bronda P. S.; Brughitta R. in Tronci ; Brunelli G.; Brunetti V.; Bruno L.; Buchis T.; Bucci D. v. Castelletti; Buglione F.; Bugnone E.; Bullo C.; Buratti P.

C) - C. D. G. Cooperatrice Salesiana di ***; C. F. di Pontremoli; C. I. di Torino; C. S. R. di ***; C. S. di Albiate; Cabiddu A.; Caftaro T. in Martini; Caidi M.; Calandra B.; Calderoni V.; Callegari P.; Calvi S.; Cambruzzi A.; Camisassa B.; Camisassa D. ; Camisassa G ; Canunarata F.; Campana C.; Campanini L.; Canale M.; Candusso R.; Canepa G.; Cantarelli C. v. Fi liberti; Cantele A.; Capelli B.; Capra L.; Capra C.; Caprioglio C.; Capurro G.; Caratti G. in Bruno; Cara. vaggi A.; Carbone T . in Piolti ; Carcereri A. D.; Carmicelli A.; Carrera C.; Carta E.; Caruso P.; Cassaghi R.; Cassinelli G.; Cassola R.; Castagnaro G.; Castella G.; Castellazzi A.; Castellino F. Castello M.; Castellotti M.; Castiglìonì V., Castagnola F.; Castagnotti A.; Castiglioni L.; Cattaneo avv. C.; Cauda D ; Caudino B.; Cavaliere S.; Cavallero M.; Cavalli G.; Cavanna E ; Cavedon G.; Caviggia G.; Caviglia C.; Ceccato A.; Ceragna D. Maestra e Cooperatrice Salesiana; Cerra M..

T.; Cerrato B.; Cerrone M.; Cerruti A. in Negri; Cerruti G.; Cerruti M. in Sandra; Cerruti V.; Ceschi G.; Charroux A.; Chattel G.; Chaugner P.; Chelli V.; Chiabotto F.; Chiappone A.; Chiarle C.; Chiarle A.; Chiattone AL; Chiesa C.; Chiosso AL; Chiroli S.; Cimpanelli A.; Clusello E.; Cocco B.; Coggiola G.; Cojazzi M.; Cola A.; Colassanti V.; Colla L.; Colomban G.; Colombani D.; Colombi 0.; Colombini L. e B.; Colombo P.; Concina G.; Coniugi Arietti, Colombino, Cona-Monastra, Pavan, Traverso; Concina A.; Consiglio 1).; Cooperatore Salesiano di Rifreddo; Cooperatrici Salesiane di Torino; Corino A.; Coriolato C.; Corrado G.; Corrado AL; Correnti P.; Corselli E.; Corticelli A.; Corvaja 13.; Costa A.; Cravero A.; Cravero G.; Cravero S.; Cravino C. ; . Cretier S.; Crisoglio L.; Cristofori B.; Croalto AL; Crottoni A.; Crozza V.; Cruciani S.; Cullino T. in Morra; Curcio C.; Corti C.; Curto S.

D) - D. B. di Bellinzago Novarese; D. B. di Poirino; D. M. di ***; D. M. di Mezzenille; Dacquino R.; Dadalto S.; Dagna R.; Dall'Oglia di Rorino; Dall'e Rive C.; Darbesio C.; Dattilo R.; De Ambrosi T.; De Candido L.; De Cao M.; Dedè coniugi; De Guido B.; Del Corno P.; Delfina A.; Dell'Antonio M.; Della Chiesa contesa: Dellamula AL; Delleani R.; De Lorenzi B.; De Marchi A.; Depaoli F.; De Pantz G.; Depaoli R.; De Pascalis M.; De Ronchi I.; Desideri A.; Destefani M. A.; Di Lavare A.; Di Clemente AL; Dinali M.; Domenica B.; Dominici S.; Donato A.; Donato M.; Donnini T.; Dosio A.; Dosio T.; Dossano M.; Drappello AL; Dutoncini A.

E) - E. P. di Gambellara; E. P. di Biella; Elia L.; Ercolini B.

F) - F. F. di Osnago; F. G. di Lumezzane; F. T. di Pasturo; F. Z. di ***; Famiglie Boglione, Corta; Garbisa, Malabarba, Mercalli, Morra, Petiti, Staccotto; Fangasso I. ; Fano S.; Fantella L. in Ficarelli Fari' noni O ; Fassone N.; Federzoni A.; Feliciltni MI.; Fenati S.; Ferrari G.; Ferraris F.; Ferrazzi 0.; Ferrero ved. F.; Ferrero V.; Ferrini G.; Ferina P.; Fignoni AL; Fini C.; Fiori S.; Fiorino AL; ' Fogliotti R.; Fogliotto G.; Follis G.; Fortina D.; Franzoni M.; Frattini F. in Porrati ; Frigeri A.; Frisa AL; Frissolo R.; Fubini A.; Fugassa E.; Fumagalli B.; Fumero C.

G) - G. A. di Casabianca; G. F. aspirante salesiano in Rio Janeiro; G. M. di Cavour; G. M. di Isoverde; G. S. di Torino; G. V. di Torino; Gabrieli F. ; Gaffuri N.; Galatone M.; Galbiani S.; Galletto O.; Gallizia M.; Gallo G.; Gallo T.; Gallone S. in Cantalupi ; Gamberoni N.; Garagonti M.; Garavelli L.; Ganglio G.; Gariglio G.; Garrione M.; Gasco A.; Gasco C.; Gasperini V.; Gatti I. ; Gatti 0.; Gatti M.; Gaviglio E.; Gazza 0.; Genestrone M.; Gèrard C.; Gerbino R.; Germignani M.; Ghezzo C.; Giara T.; Ghione B.; Ghirardelli G ; Ghiretti N.; Giacolini M.; Gianelli T.; Gianoglio G.; Gianoncelli B.; Giardino I.; Gilli M.; Giolitto P.; Giordano L.; Giorgetti P.; Giovine R.; Giraudi M.; Girelli P.; Giuntici M. C. in Mocenigo Soranzo; Gnech A.; Gobetti G.; Gorta G.; Grassi M. in Borgna, Cooperatrice Salesiana; Grasso L.; Gravier E.; Graziano G.; Grazianotto B.; Grisaldi C.; Grosso A.; Guaddarone B.; Gualdrini E.; Guerra S.; Guglielmi M. in Gazzelli ; Gugoli A.; Guido L.; Guiglia M.

I) - I. P. T. Cooperatrice Salesiana di ***; Innocenti A.; Introini F. in Lualdi ; Isola G.; Ivaldi D. J) - Jacchero G.; Jacchero V.; Janotti L.

L) - L. M. di Torino; Lafleur B.; Laguzzi T.; Lana F. in Abbona; Lanfranchini N.; Lanfranco L.; Lanzaretti P.; Lazzarini N.; Limonta P. v. Cornaglia; Litta Marchesa; Luchino T. ed L.; Lucci Laodice; Lucisano R.; Lurgo S. Lusardi L. in Zaninoni ; Lusso E.; Lusso T.

M) - M. C. di Varengo Monferrato; M. C. L. di Bologna; M. F. di Rosignano Monferrato; M. R. di Ventimiglia; M. U. di Torino; Madeddu A.; Una madre desolata di Torino; Maffei C.; Magario C.; Maggioni L. M.; Magnetti M.; Mammarella G.; Manera T.; Manfredini C.; Moninetti E. in Alberti ; Mansi P. in Olivaris; Marchesi A.; Marchesi M.; Marchettini A.; Marchino E.; Martano AL; Martinetto P.; Martini E.; Martino V.; Masala A.; Massironi A.; Massa G.; Massaruti E.; Massidda C.; Massimis D.; Mattera d. A.; Mautino M.; Mazza A. in Gaston ; Mazzetti M.; Mazzino F.; Mazzitelli A.; Mazzonis L; Meda A. v. Cartier; Melle F.; Mellotti Q.; Merlo G.; Michelis S.; Michelotti T.;

Michielini 0.; Migasso C.; Miglietti M.; Mignano C.; Mignano P.; Mignone A-; Millauro C.; Millio E.; Minono A.; Miroletti M.; Mocenigo E.; Mocci V.; Mogna G.; Molinetti M,; Molino C.; Mondino AL; Mongiardini A.; Montrocchio C.; Mora B.; Morando F,; Morellini A. ; Morero D,; - Moretta G.; Morino ci. M. C.; Mosca A. Moschini M.; Moscone G.; Mosso F. ; Mussy C. Maggiore d'Artiglieria.

N) - N. V. di Rocca de' Baldi; Natale E.; Natalino P.; Navarelli B.; Nè E.; Nigro B.; Nini D.

O - Odano G.; Odetti G.; Oglino G.; Oldano A.; Omodei C. e M.; Oriani G.; Orlandini N.; Orrù T.; Ottino T.

P) - P. A. di Bassano Veneto; P. D. di Ornavasso; P. G. di Terranova Sicula; P. L. di Caltanisetta; P. N. di Taranto; P. O. O. di ***; Pagani T. v. Cazzanigi; Palazzoni B.; Pancheri G.; Paoletti AL; Pa,,arelli Suor AL; Papasale G.; Paraponti A.; Paratore M.; Passuello A.; Pasta sorelle ; Pautassi E.; Pedemonti P.; Pelinga L.; Peluffo A.; Penazio G.; Penna M.; Pensa A.; Perellini 0.; Perlo 13.; Pernigotti S.; Peronino Avv. C. ; Perotti S.; Perugini I. ; Philippoti G. ; Piccin A.; Piccinelli A. in Lamoratta; Picco M.; Pie persone di Abbiate, Alessandria, Ariascoli, Ascoli Piceno, Bardonecchia, Bosconero, Bruzolo, Calamandrana, Castagnole, Crespin, Diano Marina, Entraque, Finalmarina, Forlimpopoli, Fusignano, Ghirfa, Gorzegno, Isolabella, Lanusei, Livorno Vercellese, Mango, Nizza Sicula, Nunziata Mascali, Orbassano, Pietraligure, Rivalta Torinese, Roma, Saluzzo, Santulussurgiu, Somano, Torino, Tuscolano, Tronzano Vercellese, Verona, Verzuolo; Piffari A.; Pigazzi G.; Pignatelli M.; Piscitello A.; Pisano R.; Piva C. in Ramondetti ; Podio M.; Poletti C.; Poletti M.; Pollara 1). G.; Pompignoli S.; Pontremoli Ersilia in Cozzani; Porazzini O.; Pozzo F. in Carraro; Preziotti A.; Principato M.; Pucciarelli S.

Q) - Quaglia M.; Quaglia B.; Quagliotti S.; Querciotti R.

R) - R. G. di Torino; R. M. di S. Antonino; R. R. di Castelnuovo Calcea; Radolfi C.; Ragni 0.; Rainelli T. v. Lana; Randi G.; Rastelli A.; Rastello AL; Ratisbona E.; Rebonlaz Q.; Recagni T., Regnasco C. in Rosa; Rembado B.; Remoudini G.; Reposo G.; Revelli 0.; Riccardi L. ; Riccardini D. ; Ricciardi F. v. Gentili; Rigotti A.; Riolo A.; Riva G.; Rizzo C.; Rizzo d. A.; Rizzo G. C.; Rizzoletti G. ; Roatti M. ; Roba T. ; Rocatti A.; Rocca A. ; Rollone A.; Romagnosi D.; Roncaglione G.; Roner T.; Rosa I). ; Rosabrusin O. ; Rosenga L.; Rossi d. G.; Rossetti A.; Rossini G. ; Rossini R. ; Roverbianco P.; Ruella L. ; Ruggeri B.; Ruggeri S.; Ruggi C.

S) - S. G. di Casale Monferrato ; S. S. Tenente di Pavia ; Sacchetto B. ; Sacchi G. ; Sacco A.; Salandrelli A.; Salussolia D.; Salvetti A.; Sandrucci P. ; Sanna N.; Sanna V. ; Sappa A: ; Sartorio B.; Savani d. P. ; Sbroiavacca L. ; Scarfà R.; Scarponi G.; Scaravelli P. ; Scartabella B. ; Scattini B. ; Scbieroni L. in Lino; Scholl A.; Scolaro B. ; Segalerba G. in Pareto ; Seghenò G.; Serino M. ; Serra M. in Viora Cooperatrice Salesiana; Serra V.; Severini AL; Sicuro G.; Signini 'M.; Silva C.`. Solani AL; Solaroli B. in Melandri ; Sommano A.; Sorelle Carruggi; Sorta M. ; Spandri M.; Speziale T.; Speziari M. in Puritani, Cooperatrice Salesiana; Spingardini O. ; Spinoglio C. ; Stefani G.; Sticca M.; Strada A.; Stradella V.; Straneo V.; Strazzacardi B. ; Strizzato I.

T) - T. G. di Torino; Tagliabue B.; Tallone G.; Targhetta S.; Tartrino L.; Tedesco S.; Ten anova P. ; Tibaldi 0.; Ticozzi coniugi; Tota M. A.; Torella 0.; Torino G.; Tosco A.; Tramoutini A. in Rizzardo; Trisoglio L.; Tuninettl A.; Turchetti G.; Turco M. insegnante ; Turinetti A. ; Travagliai G.

U) - Ugetti AL; Ulla C.; Urbano N.; Uva T.

V) - Vacchino G.; Vandoni R.; Varetto A.; Varino M, in Romero; Vaschetto G.; Vasconcelli P.; Vecchio R.; Venturini B.; Vialardi A. ; Villa E., d rettrice Istituto S. Giuseppe; Villata C.; Villata L. ; Vindrolesi N.; Vinzi V.; Viora B.; Viora M.; Visenda C.; Vismara G.; Vollara T.

Z) - Zambelii M. ; Zanetti G.; Zanetti E. ; Zanettini e famiglia; Zanotti D: in Canzoletto; Zenoni A.; Zorgnotti A.

Don Clemente Bretto (1).

Quarantadue anni di messa, quarantacinque di vita salesiana, spesi tutti nell'insegnamento, nella educazione della gioventù, nella formazione spirituale dei germogli della seconda istituzione del cuore del Venerabile Don Bosco, nella vita di Direttore, d'Ispettore, di Economo Generale, formano certo a questa figura di santo sacerdote e religioso un capitale di opere buone meritevole d'ammirazione, e come un solido piedestallo su cui si ergerà la sua persona nella mente di quanti lo hanno conosciuto...

Il suo arrivo in una qualunque nostra casa era salutato sempre con gioia; e nell'assolvere la faccenda e briga materiale per la quale era andato, egli portava tanta concomitanza di bontà, di saggezza, di puntualità, che lasciava nei cuori una scia luminosa; e i non competenti dimenticavano persino il suo ufficio, principale, per rallegrarsi e approfittare di quel di più che dava soprammercato.

La mente di Don Bretto.,

Sotto quella fronte ampia, quella faccia impassibile, quella persona esile, si nascondeva un grande fervore di scienza, che avrebbe bastato ad occupare tutta la sua vita. Bisognava sentirlo - ed era per me un godimento ed una meraviglia - come avvicinava i grandi problemi delle scienze matematiche e fisiche, e così pure quelle parti dell'apologetica e della teologia che vengono in contatto colle scienze naturali. La sua era una conoscenza più che da dilettanti. Però si era, come dissi, dovuto arrestare per il crescere delle occupazioni, e lo confessava candidamente; da circa dieci anni egli aveva, se non perduto il contatto col mondo della scienza, almeno cessato di allargarne in sè i confini. Ma certo in altri tempi e in altri bisogni la Chiesa Cattolica avrebbe avuto in lui uno di quegli studiosi a cui scolaresche ammiratrici davano i nomi espressivi di Dottor sottile, di Dottor mirabile. Forse l'avrebbero chiamato Dottor preciso, Dottore Ordinato, Dottor Limpido, perchè appunto l'amor della precizione, dell'ordine, della limpidezza era sovrano nel suo pensiero. Anzichè contentarsi di idee confuse, preferiva ignorare, e nella sua umiltà grande lo confessava. Forse in ciò era troppo severo verso di sè; ma aveva così alto concetto del sapere, che quel che ne aveva gustato non aveva guari servito che a fargli vedere quel tanto di più che non possedeva. In ciò era socratico, e ricordava l'hoc unum scio me nihil scire. Era anche socratico, come sanno quanti lo hanno avvicinato, nella sua logica implacabile, nella osservazione ironica delle debolezze umane, che in lui era però temperata e corretta dalla carità evangelica. La sua intelligenza era una fiamma chiara e diritta che aveva, come il fuoco naturale nella filosofia degli antichi, il bisogno di salire. Egli ignorò i fumi della rettorica e del romanticismo, ebbe la nitidezza del pensiero classico, fu probabilmente fiamma più grande di quel che molti non abbiano creduto, certo quel che fu, fu bene, fu chiaro, fu intellettualmente bello.

Non è a stupire che queste qualìtà così eminenti del suo spirito egli portasse anche nell'insegnamento; nel ginnasio e poi nel liceo di Alassio lasciò fama di espositore lucido, paziente, insuperabile. Così in seguito, in tutte le nuove mansioni che ebbe a disimpegnare, e specialmente dal pergamo, dove meritò sempre una parte della lode che fu la principale dell'insegnamento di San Tommaso d'Aquino: lo studio, l'abilità di render facile e perspicue anche le cose più difficili.

Il Direttore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Iddio, mirabile nei suoi Santi, lo è stato anche nei superiori della nostra Pia Società; si compiacque di seminarvi la varietà, affinchè noi ci allargassimo in una comprensiva meno imperfetta delle sue perfezioni. Senza voler per nulla mancare al rispetto e alla venerazione che sento vivissima per il caro defunto, a me pare che, come in Don Rua vedemmo la sollecitudine, in Don Rocca l'indulgente bontà, in Don Cerruti l'oculatezza e la prevveggenza, e altre doti in tanti altri che tralascio, ma che tutti abbiamo presenti alla memoria, così in Don Bretto, quale molti lo conobbero, si mostrasse un vivente richiamo al santo timore di Dio, l'abborrimento del peccato, la purezza, lo zelo austero.

Nella circolare scritta dal venerando nostro Rettor Maggiore si legge un rilievo eloquente e speciale intorno ai meriti nascosti, ma straordinari, incalcolabili, che Don Bretto seppe accumulare negli anni che fu Direttore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e intorno alle qualità e doti non meno incalcolabili e straordinarie che seppe svolgere in tale delicatissimo ed importantissimo ufficio. Se è vero quello che abbiamo spesso sentito dire, che tra i vari uffizi che a ciascuno di noi tocca d'esercitare nella vita, uno si palesa veramente nostro, io non credo d'errare asserendo che l'ufficio ove Don Bretto fu più interamente lui, fu quello di Direttore Generale delle Suore. Vi aveva le attitudini più spiccate e schiette: prima di tutto una purezza di bambino e un riserbo e una austerità da consumato cenobita

L'amico di Dio.

Oh sì, Don Clemente Bretto fu amico di Dio, tutta la sua vita ce lo dice; quella sua calma serena, quella sua contenuta e paga modestia, quel suo viver nascosto senza far conto delle lodi e delle approvazioni altrui, ci dicono che Dio gli concedeva tanta visione e fruizione di sè da non lasciargli cercar altro. Senza dare a queste parole un significato di alta mistica, che del resto forse potrebbero avere, io credo di poter dire che Don Bretto visse del pensiero e nel pensiero di Dio, che avvezzò per tempo la sua anima alla respirazione di Dio... Quale insegnamento per noi tutti!...

Non finirò queste mie parole senz'accennare a quella che a me pare la chiave di volta per spiegarci tutta la molteplice operosità intellettuale, morale e religiosa di colui che piangiamo estinto. Don Clemente Bretto fu un casto; la sua parola, la sua presenza, il suo sguardo lo dicevano ben chiaramente; la castità era quasi visibile e tangibile in lui. Perciò Iddio gli diede questa grande fecondità di bene. Noi tutti ,sentiamo che questa è una verità centrale della sua vita religiosa ed ecclesiastica.

Don Bretto fu un angelo di purità: per questo tutti, senza quasi rendercene ragione, lo ammirammo e lo venerammo, per questo imploreremo la sua protezione per poterne imitare l'esempio, e alla purezza ci sarà di sprone la sua memoria.

Qui diligit cordis munditiam, habebit amicum Regem. Se un giorno noi, pur senza aver la pretesa di farli tutti santi, diffonderemo, a custodia e rinsaldamento delle nostre buone tradizioni, le immagini dei nostri antichi Superiori maggiori e minori, sotto quella del nostro compianto e desideratissimo Dori Clemente, scriveremo queste parole dei Proverbi. « Don Bretto ha amata la purezza e fu perciò amato da Dio. »

Sarà bello anche perchè egli amò sempre le espressioni a proverbio, brevi ed argute. E la sua immagine, viva nella tradizione di entrambe le famiglie del Venerabile Don Bosco, dirà e ripeterà sempre, col tono suasivo della esperienza vissuta e dell'esempio, una delle parole che il nostro Venerabile Fondatore volle più profondamente impresse nei nostri cuori, più luminosamente specchiate nelle nostre opere: Purezza/

(1) È stato pubblicato l'elogio, letto dal prof. D. Paolo Lingueglia, Direttore del Collegio S. Benedetto di Parma, ai funerali di trigesima celebratisi nel Santuario di Maria Ausiliatrice il 15 marzo u. s. in suffragio del compianto Don Clemente Bretto, Economo Generale della Pia Società Salesiana e già Direttore Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Per dovere di riconoscenza verso il buon superiore e perchè i nostri Cooperatori conoscano sempre meglio l'ambiente e la vita della nostra Pia Società, spigoliamo dal citato discorso alcuni passi.

Esercii spirituali per Cooperatori ed Ex-allievi Salesiani.

Dopo le vicende di questi, ultimi tempi torna particolarmente caro allo spirito il raccogliersi in devota meditazione e pregare. La vita che il Signore ci ha conservata è un gran dono di cui dobbiam fare diligentissimo uso.

Per questo motivo e nel desiderio di mantenere in fiore una delle più sante sollecitudini di Don Bosco, il venerato nostro Superiore Don Albera ha deciso di tener anche quest'anno, nonostante le gravi difficoltà, un Corso d'Esercizi Spirituali per quei pii secolari che bramano passare alcuni giorni in quiete e in pio raccoglimento. L'invito è ripetuto in modo speciale ai nostri zelanti Cooperatori e agli amati ex-allievi.

Il Corso avrà luogo - dalla sera del 13 al mattino del 17 agosto - nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, presso le venerate tombe di Don Bosco e di Don Rua.

La retta è fissata in L. 25.

Le domande siano inviate - Possibilmente non più tardi del 1° agosto - allo stesso rev.mo sig. Don Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.

NOTE E CORRISPONDENZE

Cooperazione preziosa.

Tra le prove di simpatia date recentemente all'Opera Salesiana, ci piace segnalare un tratto generoso della DITTA G. ANSALDO a favore dell'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli in San Pier d'Arena.

Tutti sanno quale sviluppo ha preso e prenderà l'arte del ferro, massime nel dopo guerra; e tutti vedono pure la necessità che anche le relative scuole professionali fiorenti nei nostri istituti a vantaggio dei carissimi figli del popolo abbiano quel miglior sviluppo che esigono le condizioni in cui saranno i giovani alunni, quando, compiuto il tirocinio, si presenteranno a chieder lavoro presso i pubblici stabilimenti. Con questo proposito si fece domanda alla sullodata Ditta di avere a prezzo di favore alcune macchine per la Scuola professionale fabbri-meccanici dell'Istituto Salesiano di San Pier d'Arena, e la Direzione - conscia dello scopo altamente caritatevole della richiesta, inviava in dono a quell'Istituto nove macchine e cioè: = Tre torni paralleli da mm. 1200 - 1 torno parallelo da mm. 2500 - 1 torno Revolver da mm. 0,5o di foro - 1 limatrice da mm. 8oo x 350

- 1 fresa verticale - 1 affilatrice americana - 1 mola a smeriglio.

Nel ripetere pubblicamente al Comm. Pio Perrone, Rappresentante della Ditta Ansaldo, il grazie più sentito degli alunni e dei superiori dell'Istituto Salesiano di San Pier d'Arena, facciamo voti che il nobile esempio sia imitato da altre Ditte a favore delle varie nostre Scuole Professionali. Quando queste possano moltiplicarsi e siano in grado di dare ai figli del popolo, insieme con una buona educazione secondo il sistema di Don Bosco, anche una piena istruzione meccanica, non è chi non vegga i preziosi vantaggi che ne verranno alla società. Sarà tanto sangue buono assicurato nelle vene più robuste della società moderna.

Nozze d'Oro sacerdotali.

Da Envie veniva a Torino nell'Oratorio, che lo ebbe tra i suoi primi alunni, per celebrarvi le Nozze d'Oro Sacerdotali il rev.mo Mons. Michele Antonini, Protonotario Apostolico, già segretario per 25 anni del compianto Card. Rampolla.

Mons. Michele Antonini, che 5o anni or sono celebrò in Maria Ausiliatrice la sua prima messa, volle celebrare nel medesimo Santuario le sue Nozze d'Oro ed ebbe uniti alla sua letizia tutti i nostri giovinetti festeggianti il loro patrono S. Luigi Gonzaga.

Le funzioni solenni della domenica 22 giugno furono pontificate dal venerando Monsignore, che volle presiedere anche la processione con la statua di S. Luigi, e a sera gradiva un breve ma grazioso trattenimento che i nostri giovinetti, insieme con la Compagnia Drammatica del Circolo Giovanni Bosco, prepararono in suo onore.

Si degni il Signore conservare ancor in plurimos annos il buon Mons. Antonini, cui rinnoviamo i più fervidi auguri e riverenti omaggi.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TRIESTE. - ALL'ORATORIO SALESIANO. - L'unione di Trieste all'Italia segnò una vera risurrezione per l'Oratorio Salesiano. La guerra ne aveva strappata tutta la balda gioventù che da ben 15 anni frequentava quel luogo, diventato a molti giovani una seconda famiglia; e la miseria ognor più crescente ne aveva sbandato i ragazzi per le strade e per le campagne in cerca di che sfamarsi. Cessata la guerra, la gioventù scampata dal flagello ritornò alla sua casa, il caro Oratorio, che ripigliò nuova vita, rigurgitò di ragazzi. Infatti il numero degli inscritti già oltrepassa i settecento, quello degli assidui i quattrocento.

E si è pure risvegliata la pubblica simpatia e beneficenza per l'Oratorio, quella beneficenza che durante la guerra era stata assorbita da altre più gravi necessità.

L'Albero di Natale del 1918 fu il più ricco e il più generoso dacchè esiste l'Oratorio. A renderlo sì abbondante vi concorsero S. M. la Regina, Sua A. R. la Duchessa d'Aosta, che visitò pure l'Oratorio, il Governatore di Trieste generale Petitti di Roreto, il Comitato « Pro terre redente » dell'Avvenire d'Italia, e molti benefattori della città.

La festa fu onorata dalla presenza di S. A. R. il Duca d'Aosta, del Governatore, di S. E. Mons. Bartolomasi, che con elevate parole dipinse la paterna figura del Ven. D. Bosco, apostolo della gioventù.

E ben più di 5oo giovani furono fatti partecipi della copiosa beneficenza: a chi un vestito, a chi biancheria, a chi calzature.

Passati i primi momenti d'entusiasmo, l'Oratorio cominciò a riorganizzarsi: e le varie sezioni, che la guerra aveva quasi completamente distrutte, furono ricostituite, cosicchè l'Oratorio enumera già:

1) Il Circolo « Michele Rua » per i giovani da 16 anni in su.

2) Una sezione filodrammatica per adulti, intitolata: « Silvio Pellico ».

3) Una sezione filodrammatica per i piccoli.

4) La banda composta di 4o effettivi e 2o allievi.

5) Una Schola Cantorum, composta di 36 ragazzi.

6) Una sezione ginnastica tra. i piccoli.

Sono in via di formazione: l'Associazione degli antichi allievi, la Compagnia di S. Luigi, il Circolo « Domenico Savio » per i giovani dai 12 ai 16 anni.

La banda, sotto l'esperta e solerte guida del Maestro Eugenio Toffolo; ha già prestato servizio in città nelle processioni del Sabato Santo.

La Sezione « Silvio Pellico » fu invitata a Muggia ed a Fiume per feste di beneficenza e propaganda; la Schola Cantorum fu pure a Muggia e a Sorvola per serate di beneficenza.

Così, sotto l'invocata protezione del Ven. Don Bosco, il cui spirito vivificatore sempre paternamente vi aleggia, l'opera santa progredisca ognora a beneficio della gioventù.

FIUME. - ALL'ORATORIO SALESIANO. - Leggiamo nel « Popolo » di Fiume, in data 26 aprile 1919.

« Il 21 corrente, la nobil Donna Contessa Anna Grazioli onorò di sua visita l'Oratorio Salesiano. Nel teatrino, ornato del tricolore, di fiori e di verde, l'attendevano ansiosi ed impazienti i 250 giovanetti. La Contessa era accompagnata dalla sua graziosa e gentile figliuola, da diversi signori, signore ed ufficiali. Alla sua entrata i giovani intonarono l'inno dell'Oratorio, dopo il quale tre di essi le espressero i loro omaggi a nome anche dei compagni.

» Il Direttore dell'Istituto porse all'Ospite eletta le più sentite grazie per la graziosa visita e per i doni che la precedettero. Salutò in Lei la nobile rappresentante della madre Patria, il cui caldo affetto già provano da tempo i piccoli oratoriani di via Trieste per il pane bianco in cui essi affondano i vogliosi denti, mentre le loro patite fisonomie si vanno vieppiù tingendo dei caldi e rosei colori della primavera giovanile.

» I vestiti donati da S. E. saranno distribuiti ai più poveri fra gli assidui al Ricreatorio.

» Dopo una visita all'Istituto S. E. si accomiatò soddisfatta fra i ringraziamenti degli istitutori e dei giovanetti, che acclamavano in coro alla Patria, al Re e a S. E. ».

TORINO. - NEL RICREATORIo EDUCATIVO che il Comm. Luigi Grassi, consigliere Comunale, ha eretto pel bene dei giovanetti delle Borgate Monterosa e Maddalene, si è inaugurato uno splendido Salone-teatro. Fra il giubilo di ben 300 giovanetti del Ricreatorio Margherita Bosco e presenti, forse anche più, altrettante giovanette del vicino Oratorio retto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, e una nobile schiera di invitati e parenti dei giovani, il Comm. Grassi, con parole improntate ai più schietti sentimenti cristiani, spiegava il significato della festicciuola familiare con cui egli apriva le porte del teatrino a tanta gioventù, ai parenti dei giovanetti, ai desiderosi di un sano e proficuo divertimento.

Subito dopo i bravi giovanetti interpretavano con scioltezza e naturalezza lodevolissima una commediola morale in tre atti.

Tra gli ORFANI DI GUERRA

GRUGLIASCO. - Ci scrivono: LA PRIMA DOMENICA D'APRILE i piccoli Orfani di guerra della casa di Grugliasco hanno avuto per mezz'ora nuove compagne di gioco... un gruppo di universitarie del Circolo Cattolico, la quali, dopo di aver organizzata una laboriosa recita in loro favore, si soli volute recare colà a conoscere personalmente i piccini già noti per fama.

Accolte all'arrivo nella cappella allietata dal canto dei bimbi inneggianti al Signore, passarono poi traverso la sala di studio, il refettorio, i dormitorii dai bianchi lettini e finirono nel cortile, dove i bimbi alternavano le sbocconcellate alla merenda con le corse e le grida festose. Nulla che richiamasse alla niente la tristezza grigia e monotona degli orfanotrofi; ma luce, vita, gaiezza; bimbi garbati ed educati, senza perdere nulla della vivacità e spontaneità naturale. Qualche viso prendeva un'espressione di gravità nel dire alle visitatrici del babbo e qualche volta anche della mamma morti; ma non era che un momento: - « Qui sto bene » - « Io so lavorare nell'orto » - «Io ho avuta la medaglia a scuola » - « Io aiutavo sempre il capitano quando veniva qui » - Il « capitano » era un prete soldato che prestò l'opera sua nel preparare la casa di Grugliasco.

Modeste e serene le suore, vere figlie di D. Bosco, promuovono le conservazioni, distribuiscono la merenda, cooperano ai giochi. - «Come si capisce che questi bambini sono curati e amati » - dicono una dopo l'altra le visitatrici alle suore che sorridono e guardano con amore i loro piccini. E mentre si informano dei piani avvenire che lui bimbo fa, o gareggiano con un altro a disegnare figure sul terreno, pensano a quell'amore di Cristo che fa sì che le buone suore dedichino con gioia la loro vita a quelle povere creature colpite dalla sventura prima ancora di aver conoscenza piena della sua gravità: pensano al valore infinito che ogni anima ha alla luce di quest'amore, e al bene che compie chi le sottrae all'abbandono, le riscalda, le sorregge e le indirizza a Dio.

- Gli Orfani di guerra di Grugliasco la domenica 15 giugno assistendo alla messa consueta nella cappella dell'Istituto poterono contemplare come simboleggiata in una paternità nuova, più vasta e più astratta, in una paternità di acquisizione, quella opera di bene che essi - piccole anime trapassate da un grande dolore - vanno compiendo a volte inconsciamente, in quel campo donde, dai vuoti che perdurano e che non si colmeranno più, scaturisce più viva la loro coscienza d'orfani.

Un soldato Masselli Giuseppe, degli Aviatori distaccati a Grugliasco, verso i quali i piccoli guardano come un giorno avevano guardato il padre partente per la guerra, inginocchiato in mezzo a loro, riceveva per la prima volta con loro che già altre volte ne avevano gustato la dolcezza, il

Pane Eucaristico. Erano i figliuoli questa volta, che comunicavano al padre la vita spirituale.

La funzione, accompagnata da scelti cantici, fu quanto mai delicata e commovente. Il celebrante disse care parole ai bimbi che si accostavano al Signore, e al soldato che per la prima volta si univa con Gesù Cristo.

Dopo la funzione la Direttrice regalò il bravo giovane di una medaglia di Maria Ausiliatrice e di sigarette, e gli presentò altri doni gentilmente offerti.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

ROMA. - LA REGINA MADRE VISITA LA SCUOLA PRATICA D'AGRICOLTURA AL MANDRIONE. - Togliamo dal Corriere d'Italia del 14 giugno:

Come è noto, poco lungi dalle porte di Roma, in località Mandrione, i bravi ed infaticabili Salesiani hanno testè fondato una scuola d'agricoltura per i figli dei contadini morti in guerra. Il nuovo istituto è ormai dotato di un ampio fabbricato costruito dall'ing. Cav. Lenti e già racchiude un primo nucleo di orfanelli. Ieri S. M. la Regina Madre volle fare la sorpresa d'una sua augusta visita ed alle 17 giungeva in automobile, accompagnata dalla Dama di Corte Principessa di S. Elia e dal gentiluomo Conte di Collegno. I superióri e gli alunni dell'Ospizio del S. Cuore, di cui la nuova scuola non è che una filiale, col direttore D. Rotolo, si trovarono sul luogo, insieme con la banda.

Un bambino ricoverato, presentando un mazzo di fiori alla Regina, le indirizzava un gentile e commovente saluto. Quindi S. M. iniziava, guidata dal rev.mo D. Tomasetti e dai principali superiori, la visita minuziosa ai diversi reparti della Colonia, spingendosi fino agli estremi punti della tenuta, salendo e scendendo le scale del nuovo fabbricato, di tutto interessandosi con particolare competenza ed amorevolezza. Prima di partire entrava nella Cappella, dove veniva solennemente impartita la Benedizione col SS. Sacramento. La visita durò due ore e lasciò l'espressione dell'augusto compiacimento di Sua Maestà per la provvida istituzione....

PARMA. - NELLA SCUOLA VESCOVILE DI RELIGIONE. - Domenica 15 s'ebbe la chiusura dell'anno scolastico con relativa premiazione tenuta alla presenza d'un pubblico assai numeroso nel salone maggiore dell'Episcopio. Base di detta premiazione fu, come in altri tempi, un concorso su tema assegnato, relativo all'argomento svolto nelle lezioni di quest'anno. I premi assegnati ad allievi del Corso Superiore furono 11, e tutti in denaro, dovuto a larghe offerte della Cassa Cattolica, di S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, del Credito Emiliano, ecc.

Per le sezioni di ginnasio e scuole tecniche furono assegnati numerosissimi premi in denaro e in libri della collezione « Pro Aris et Focis ». L'animazione e la soddisfazione dell'affollato pubblico giovanile furono assai grandi e mostrarono una volta di più come queste Scuole di Religione, ove siano tenute con larghezza di concetti e regolare costanza, rispondono, oltre al resto, anche a un vero bisogno psicologico della gioventù delle pubbliche scuole. L'Eccellentissimo Mons. Guido M. Conforti, rispondendo a due discorsetti d'omaggio, rivoltigli da un rappresentante del corso superiore e da uno degli inferiori, esprimeva ai salesiani che tengono la Scuola, la sua riconoscenza per l'opera salutare che raccoglie tutta la sua compiacenza e il suo affetto, e invitava i giovani presenti a perseverare anche per l'avvenire nella frequenza alla Scuola.

«Il sac. prof. P. Lingueglia - scrive La Giovane Montagna - lesse un discorso assai elevato e coraggioso sul diritto che hanno i cattolici di chiedere e volere il ripristino delle Facoltà teologiche nelle Università dello Stato. Deplorò l'improvvida eliminazione di esse voluta 6o anni or sono per ragioni estranee alle serene questioni di pensiero, cioè dall'allora imperversante materialismo molescottiano e dall'anticlericalismo settario a cui stava a cuore l'ignoranza obbligatoria della religione tra le classi colte, per aver così la mano libera alla scristianizzazione del paese. La tattica è riuscita anche troppo, e ciò deve aprire gli occhi a tutti e attivare e allargare la questione dell'insegnamento religioso nelle Pubbliche Scuole, che noi abbiamo deplorevolmente ridotto alle classi elementari. Gli assenti han sempre torto, disse il chiaro conferenziere, e la mancanza dell'insegnamento religioso là nella sede più eletta del sapere, non è che nefasta alle intelligenze che all'università domandano la formazione. L'insegnamento religioso deve riprender il suo posto, e non con palliativi o sotterfugi, ma solennemente...

» L'eloquente discorso, che fu tutto una fanfara di battaglia, fu seguito con interesse crescente dall'uditorio, a cui un'ora di trattazione del vitalissimo problema parve poco. S. E. Rev.ma mostrò ripetutamente la sua approvazione e il suo plauso augurando elle il tempo, il quale non per nulla è galantuomo, riporti nelle Università quel Cattolicismo fattore di luce, che Paolo di Tarso portava degnamente nell'Areopago ».

All'Estero.

DALLA SPAGNA. - LA VISITA DEL SIG. DON FiLIPPo RINALDI. -- Spigoliamo da una lettera dell'Ispettore Don Giuseppe Binelli queste notizie.

Dopo quattro lunghi anni abbiamo potuto finalmente rivedere uno dei nostri Superiori Maggiori. Il sig. Don Rinaldi, Prefetto generale della Società Salesiana, arrivò tra noi il 22 gennaio e visitò tutte le Case Salesiane di Spagna, tranne Huesca e Ciudadela per difficoltà di viaggio e mancanza di tempo. Sarebbe lungo il dire particolarmente di ogni luogo ove passò, eppure quante belle notizie ne avrebbero i lettori del «Bollettino ».

I primi giorni furono dedicati ai Cooperatori di Barcellona e alla Casa Salesiana di Sarrià, suburbio della grande metropoli che ha la maggior casa salesiana di Spagna, casa madre, si può dire, delle altre della nazione. È un grande istituto con oltre 320 alunni, di cui 18o artigiani; e il sig. Don Rinaldi dedicò le sue attenzioni specialmente ai laboratori, il cui sviluppo va progressivamente adattandosi alle moderne esigenze, in tutte le arti che vi si coltivano.

In seguito visitò le nostre scuole di Barcellona con circa 1ooo alunni esterni, il collegio di Mataró con oltre 20o alunni interni, delle scuole medie e primarie.