BS 1910s|1911|Bollettino Salesiano Agosto 1911

ANNO XXXV - N. 8.   Torino, Via Cottolengo 32.   AGOSTO 1911.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il 1° Congresso Internazionale degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani : L'appello del Comitato promotore; L'approvazione del signor D. Albera - Il Comitato d'onore - Programma e regolamento - Norme per i Congressisti . . 225

Solennità religiose e feste di Famiglia: La posa della prima pietra di tre nuove chiese -- Il sig. D. Albera a Barcellona, ecc   231

Tesoro spirituale .   .   235

Lo Stemma Salesiano: Da mihi animas, caetera tolle 236

Il V° Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione: II) I lavori delle sezioni   . 238

DALLE MISSIONI: Mozambico: Il Battesimo di un moretto - Terre magellaniche: Folklore Fueghino: Famiglia e Società presso gli Onas . . 240

IL CULTO Di MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Echi della Festa Titolare - Grazie e graziati    245

NOTE F. CORRISPONDENZE: Per la « Causa » di Domenico Savio - Tra i figli del popolo - Notizie varie In Italia, all'Estero    249

Necrologio    254

Il 1° Congresso Internazionale DEGLI EX-ALLIEVI DEGLI ISTITUTI SALESIANI

ABBIAM detto e ci gode l'animo di ripeterlo: noi affrettìamo con giubilo l'8, il 9 e il 10 del prossimo settembre, in cui si terrà a Torino il I° Congresso Internazionale degli Ex-allievi degli Istituti Salesiani. Di quanti risponderanno all'invito, nessuno sarà nuovo agli altri, nessuno estraneo; ma tutti amici e fratelli. L'affetto per D. Bosco li unirà pieni di riconoscenza nella culla dell'Opera Salesiana; e l'amore perenne di D. Bosco per i figli suoi aprirà a tutti le braccia e li accoglierà con paterna esultanza.

Oh! se vivesse ancora il buon Padre, che giubilo! quale entusiasmo!... Se vivesse?! Il suo spirito aleggia di continuo in mezzo a noi, ed in quei giorni tutti lo sentiranno presente, e ne avranno scossa l'anima ed acceso il cuore a più santi entusiasmi.

Tornare a Valdocco dopo anni ed anni, rivedere quei luoghi che furono il campo delle grandi imprese e degli eroici sacrifici di D. Bosco, nostro Padre, e non sentirne in fondo all'anima uno sprone al bene, non è possibile.

Recarsi a Torino e scendere a Valdocco per la prima volta, presso il ceppo dell'albero provvidenziale che ci accolse all'ombra delle sue propagini negli anni più belli della vita! contemplare quei cortili, quelle mura, quelle camerette, quel tempio, che imparammo ad amare dal labbro dei nostri educatori, e non sentirci confermati o fortemente spinti a generosi propositi, è parimenti impossibile.

Questo sarà il miglior frutto del Congresso. Un cumolo di dolci ricordi inonderà l'anima dei presenti, e tutti, dopo aver provato la realtà della vita, spesso piena di amarezze e talvolta di disinganni, comprenderanno meglio le mille prevenienti sollecitudini e le tenerezze del sistema educativo di Don Bosco.

Anche per questo sistema il convegno segnerà un trionfo !

Questo Congresso - rilevò egregiamente un giornale liberale di Torino (1) - rappresenta un fatto nuovo nella storia della pedagogia: esso vuole costituire una solenne dimostrazione di gratitudine degli educati ai loro educatori. Si ebbero altra volta dimostrazioni parziali verso qualche singolo collegio: mai una manifestazione, come questa, internazionale, che raccoglierà nella città ove Don Bosco iniziò con umiltà di cuore, ma con immenso fervore di fede, con infinita ansietà di speranze, l'opera sua meravigliosamente civile, un'immensa falange di coloro che, in tutto il inondo, nelle contrade civili e nelle contrade barbare, da quest'opera trassero i benefizi inestimabili d'una coscienza morale, d'una cultura pratica, d'una operosità fattiva ».

Il 24 giugno 1882, assai umilmente ma non meno affettuosamente, Don Bosco diceva aduno stuolo di Ex-allievi accorsi a lui pel suo onomastico:

« Se D. Bosco ha qualche nome nel mondo, non lo deve già nè alle sue virtù, nè ai suoi talenti, ma lo deve alla buona riuscita, alla buona condotta dei suoi figli. Si avverò per me quello che si legge nei libri santi: Gloria patris filius sapiens (2) ».

Ma chi li crebbe, chi li educò, chi li plasmò questi figli sapienti? Da qual labbro, da qual cuore, uscirono le prime parole di vita, le prime scintille di carità, che in poco tempo hanno operato in Italia e all'Estero così larga redenzione?

Ai frutti accennatì il Congresso ne unirà un terzo preziosissimo: lo zelo per il bene secondo lo spirito di Don Bosco.

I Cooperatori Salesiani sono o dovrebbero essere i fedeli imitatori di Don Bosco. Per ben imitare, bisogna conoscere bene il modello, e chi può - meglio degli Ex-allievi degli Istituti Salesiani - conoscere lo spirito di D. Bosco? Or quanti interverranno al Congresso -- nell'onda di tante care rimembranze e nel fuoco santo che si sprigionerà dall'unione di tanti cuori ben fatti - no, non potranno fare a meno di ripetere in fondo all'anima il proposito di « proceder sull'orma, che il Padre stampò » ; cosicchè tornati in patria cercheranno alacremente di diffondere nelle loro famiglie e nelle varie loro mansioni, nelle scuole, negli istituti, nelle parrocchie, nei paesi, nelle città, quello spirito di instancabile lavoro per fare del bene a tutti - e specialmente alla gioventù - che fu la caratteristica di D. Bosco ed è tutto il programma dei continuatorì dell'Opera sua.

« Una cosa - oh ! ne siam certi, ripeterà al cuore di tutti D. Bosco; - una cosa della quale dobbiamo ringraziare grandemente il Signore... si è il sapere che tutti lodano questa nostra radunanza, poichè è il vero mezzo per ricordare gli avvisi ed i consigli che io vi dava quando eravate fanciulli... Vedo che molti di voi hanno già la testa calva, vedo che molti hanno già i capelli incanutiti e la fronte solcata di rughe: vedo che non siete pìù quei ragazzi che io amava tanto; ma io sento che ora vi amo ancor più d'una volta, perchè voi colla vostra presenza mi assicurate che stan saldi nel vostro cuore quei principii di nostra santa religione che vi ho insegnati e che questi sono la guida della vostra vita. Sento che io v'amo ancora di più, perchè mi fate vedere come il vostro cuore sia sempre per D. Bosco! Voi dite a me: - Ecco, o D. Bosco, noi siamo qui per protestarle che siamo sempre tutti suoi nella via della salute: e i suoi pensieri sono tuttora i nostri. - Ed io dico a voi, che sono tutto vostro... Voi eravate un piccolo gregge, questo è cresciuto, cresciuto molto, ma si moltiplicherà sempre. Voi sarete luce che risplende in mezzo al mondo, e col vostro esempio insegnerete agli altri come si debba fare il bene (1) ».

Accorrano dunque numerosi gli Exallievi nostri carissimi all'ombra del Tempio augusto di Maria SS. Ausiliatrice; poichè quanto maggiore sarà il loro numero, tanto più grande sarà il trionfo di D. Bosco e più copiosi i frutti delle loro adunanze. Non gloria vana, noti ambizione è la nostra ; ma desiderio di consacrare in altrettanti apostoli del bene quanti, rispondendo all'invito, se ne torneranno scossi fortemente e soavemente dal fascina dell'esempio reciproco e delle memorie paterne.

(1) La Stampa, nel numero del 16 luglio u. s. (2) Boll. Sales., luglio 1882.

APPELLO a tutti gli Ex-Allievi delle Istituzioni dei Salesiani DI DON BOSCO

* * FEDERAZIONE FRA LE SOCIETÀ UNIONI E CIRCOLI DEGLI EX-ALLIEVI DEI SALESIANI DI D. BOSCO * *

1° Congresso Internazionale Torino, 8, 9, 10 Settembre

EGREGIO SIGNORE ED AMICO,

Dalla culla benefica dell'Opera di Don Bosco, alla quale sono legati i più cari ricordi della sua giovinezza, Le giunga il nostro fraterno saluto, messaggero di una gradita notizia.

Promosso dalla Federazione fra le Società, Unioni, Circoli degli Ex-Allievi, avremo il nostro primo Congresso Internazionale; l'avremo a Torino ove sempre aleggia lo spirito del Ven. D. Bosco e sarà una manifestazione di fratellanza feconda di bene.

Raccolti in Congresso sotto la paterna assistenza del Rev.mo D. Albera e degli altri Superiori delle Opere di D. Bosco, ci sentiremo vieppiù fratelli, rivivremo insieme nei dolci ricordi dei nostri verdi anni, e mentre faremo omaggio ad un'Opera di cui noi sentimmo direttamente l'influenza salutare, studieremo i mezzi di meglio sviluppare - con unità di intenti e di programma - quegli alti ideali di fede, di patria e di fratellanza che emanano dallo spirito di D. Bosco.

Ad assicurare al Congresso l'esito più brillante e più fruttuoso, dopo aver interessate le Società, rivolgiamo il nostro premuroso invito agli ExAllievi tutti dei Salesiani di D. Bosco della nostra Italia e di ogni Nazione, ove D. Bosco conta figli ed allievi, a voler partecipare al Congresso, personalmente o almeno inviare la propria adesione.

Nel presentarle il Programma generale nutriamo fiducia che la S. V. vorrà in quella lieta circostanza unirsi a noi, perchè il visitare la prima Casa, l'Oratorio, il benedetto Santuario di Maria Ausiliatrice e le venerate Tombe di Don. Bosco e del compianto Don Rua è forte attrattiva al cuore di ogni Ex-Allievo; rievocazione di bontà e di amore disinteressato sincero.

Torino, 24 giugno 1911.

Via Consolata, 2.

(1) Dalle parole dette da O. Bosco agli Ex-allievi dell'Oratorio Salesiano di Torino il 13 luglio 1884. - Cfr. Boll. Salesiano.

IL COMITATO ESECUTIVO:

Gribaudi Prof. Piero, Consigliere Comunale di Torino, Presidente - Molli Ing. Comm. Stefano, Vice-presidente - Muriana Mons. Cav. Domenico, Curato di S.ta Teresa, Vice-Presidente Rinaldi Sac. Filippo, Rappresentante del Superiore dei Salesiani - Battù Avv. Prospero, Segretario Generale - Cane Sac. Felice Giulio - Bairati Ing. Prof. Gio. Battista - Pretto Alessio Figarolo di Groppello Conte Ottone Minguzzi Sac. Giovanni Montalbetti Livio - Donalisio Dott. Francesco - Milano Teol. Avv. Carlo - Lana Giovanni - Alpino Lorenzo, Pubblicista - Anfossi Can. Prof. Mores. Giovanni Airaldi Avv. Cav. Celidonio - Arborio Mella Conte Alessandro - Balbo di Vinadio Cav. Enrico - Battù Avv. Vincenzo - Berrone Teol. Can. Cav. Antonio - Bobba Prof. Felice Bonino Cav. Natale - Canale Giacomo - Carmagnola Edoardo - Daniele Tenente Giovanni - De Rege di Donato Conte Paolo - Fino Avv. Saverio --- Ferrari d'Orsara Nob. Teodoro Gorgellino, Antonio - Marchetti Giovanni - Marino Dott. Oreste - Michelotti Gigi - Mondini Luigi, Pubblicista - Montiglio Avv. Cav. Erminio - Pisani Luigi --- Rossi Cesare - Sandrone

Giuseppe - Vacchina Giuseppe - Viano Paolo - Zanetta Antonio.

L'APPROVAZIONE del rev.mo Superiore dei Salesiani.

Torino, li 30 giugno 1911.

Amici carissimi,

È dunque vero che nel prossimo venturo Settembre si terrà in Torino il I° Congresso dei nostri ex-allievi? Mi è dolce constatare che non vi è più dubbio, poichè voi, costituiti in Comitato promotore, avete superate con energia degna d'ogni elogio le molle e gravi difficoltà che si opponevano all'esecuzione dell'ardito vostro disegno. Quindi fra due mesi avremo il piacere di trovarci riuniti numerosi, in questo Oratorio, che fu la culla delle Opere Salesiane. Noi affrettiamo col più vivo desiderio la data fissata pel nostro Convegno che porgerà occasione di mostrarci a vicenda che nè il tempo, nè la distanza valsero a diminuire l'affetto che sempre ci portammo fin da quando ci incontrammo in Collegio.

Son sicuro che questo Congresso gioverà molto a rendere sempre più stretti i vincoli di dolce amicizia che da tanti anni ci legano, ci renderà sempre più fermi nei sani principii imparati alla scuola di D. Bosco, ci animerà tutti a continuare nel proposito d'una vita santamente operosa e ci darà forza per riuscire vittoriosi nelle lotte che dobbiamo sostenere. Non troverete più, venendo a Torino, il Venerabile D. Bosco, nè l'indimenticabile Don Rua, ma troverete negli attuali Superiori della Pia Società Salesiana dei fedeli compagni, degli amici, i quali non altro bramano che di camminare sulle loro orme e di conservare le care nostre tradizioni. Parlando insieme di quei nostri amatissimi Padri, ci parrà di ringiovanire e di ritornare a quegli anni felici che noi abbiamo passati fra le mura degli Istituti salesiani. Venite adunque ira gran numero, noi vi attendiamo a braccia aperte, e intanto auguriamo di cuore a voi ed a tutti i vostri cari le più abbondanti benedizioni del cielo, e mi professo con tutta stima e gratitudine

A nome dei Sup. Salesiani Vostro aff.mo amico Sac. PAOLO ALBERA.

Ai Membri del Comitato Esecutivo del Congresso Internazionale Ex-Allievi Circolo G. Bosco - Torino.

Il Comitato d'onore.

Rev.mo Prof. Sac. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, Presidente Onorario.

Benassi Dott. Pio, del Consiglio Superiore del Lavoro, Bergamo.

Bonfirraro di Ciappino C.te Pietro, Palermo. Borachia Avv. Paolo, Spezia. Brazioli Avv. Cav. Francesco, Bologna. Bulteau Arthur, Presidente Ex-Allievi, Tournai (Belgio).

Calza. Mons. Luigi, Prefetto Apostolico dell'Honan Occ., Cina.

Chauvin Gaston, Pres. Ex-Allievi, Marsiglia. Clainpanain Thom., Lilla.

De Rege di Donato Prof. P. Emanuele, Rettore dell'Istituto Sociale, Torino.

Fabre Cav. Prof. Alessandro, Pinerolo. Ferreccio José Z., Buenos Aires.

Eliche N. Presidente Ex-Allievi, Parigi. Gamba Mons. Giuseppe, Vescovo di Novara. Gamberoni Mons. Giov., Vescovo di Chiavari. Garcia Carlos, Presidente Ex-Allievi, Bogotà. Giordani Prof. D. Annibale, Portogruaro. Hauet Georges, Presidente Ex-Allievi, Lilla. Longinotti Dott. Giovanni M., Deputato al

Parlamento, Brescia.

Maestri Avv. Tullio, Consigliere Provinciale, Borgotaro.

Margotti Avv. Francesco, Torino.

Micheli Dott. Giuseppe, Deputato al Parlamento, Parma.

Miglioli Avv. Guido, Consigliere Provinciale, Cremona.

Mora Avv. Andrea, Utrera (Spagna).

Morganti Mons. Pasquale, Arcivescovo di Ravenna.

Negroni Mons. Francesco, Vicario Generale di Acqui.

Nuila Guzmàn, S.ta Tecla (Rep. del Salvador).

Olivieri Sac. Giuseppe, Prevosto dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, Genova.

Pinto C. Ottavio, Presidente Ex-Allievi, La Paz (Bolivia).

Poesio Cav. Arturo, Ministero del Tesoro, Roma.

Pulvirenti Avv. Prof. Gaetano, R. Università, Roma.

Righini di S. Giorgio, Ing. Barone Ferdinando, Genova.

Rigoli Don Angelo, Prevosto di Somma Lombardo, Milano.

Salguero Francesco, Siviglia.

Sciato Ratti Ing. Salvatore, Catania. Smargiassi Avv. Nicola, Roma. Spandre Mons. Luigi, Vescovo di Asti. Tacci Avv. Pacifico, Tolentino.

Tasso Mons. Giovanni Vincenzo, Vescovo di Aosta.

Toffolo Uff. Giovanni, Capo-musica, Venezia. Trebbi Comm. Vittorio, Macerata.

Vassallo di Castiglione Cav. Ignazio, Torino. Villa Fausto, Presidente Ex-Allievi, Bologna.

PROGRAMMA e Orario Generale del Congresso

Torino - 8-9-10 Settembre. Venerdì, 8 Settembre.

Ore 16 - Adunanza preparatoria per la lettura delle Conclusioni del Relatore sul I° tema:

- Della convenienza morale ed economica delle Unioni di ex-Allievi e dei mezzi di stringere fra esse vincoli di fratellanza allo scopo di agevolare la reciproca conoscenza dei Soci nelle varie città, regioni e nazioni per meglio conservare i frutti della ricevuta educazione e facilitare il mutuo soccorso.

Ore 17 - Adunanza generale d'apertura del Congresso - Relazione del Presidente del Comitato Esecutivo - Costituzione dell'Ufficio di presidenza del Congresso - Lettura delle adesioni - Relazione sul I° tema. Relatore: Dott. Giovanni Mondada da Milano

Sabato, 9 Settembre.

Ore 9 - Adunanza preparatoria per la lettura delle Conclusioni del relatore sul II° tema:

- Come diffondere nella famiglia e nella società lo spirito di D. Bosco, specialmente per la religiosa e civile educazione della gioventù.

Ore 10 - Adunanza generale - Discussione sul I° tema - Comunicazioni varie - Relazione sul II° tema. Relatore: Prof. D. Annibale Giordani da Portogruaro.

Ore 15 - Adunanza preparatoria per la lettura delle Conclusioni del Relatore sul III° tema:

- Della necessità e del modo di promuovere e attuare iniziative private e pubbliche che mirino al sostegno e - occorrendo - alla difesa delle molteplici Opere di assistenza e previdenza religiosa e sociale suscitate nel nome di D. Bosco.

Ore 16 - Adunanza generale - Discussione sul II° tema - Relazione sul III° tema. Relatore: Avv. Saverio Fino da Torino.

Domenica, 10 Settembre

Ore 7,30 - Messa nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice per i Congressisti

Ore 9 - Adunanza dei Presidenti o Delegati per l'elezioni della Presidenza della Federazione (1).

Ore 10 - Adunanza generale - Discussione sul III° tema - Proposte varie (1) - Saluto dei Rappresentanti e Chiusura del Congresso.

Ore 12,30 - Pranzo sociale.

Ore 16 - Convegno presso la tomba di Don Bosco a Valsalice. - Rinfresco ai Congressisti offerto dal Circolo « Giovanni Bosco » di Torino.

Ore 21 - Serata ad onore dei Congressisti nel Teatro dell'Oratorio Salesiano in Via Cottolengo, 32 (2).

Regolamento interno del Congresso. Membri del Congresso - Tessere di ammissione - Norme pei congressisti.

I.

Membri del Congresso.

Art. 1°. Sono membri del Congresso:

a) Tutti gli ex-Allievi degli Istituti ed Oratori dei Salesiani di D. Bosco.

b) I Direttori salesiani o loro Delegati e Soci onorari della Società ed Unioni, ecc.

Art. 2°. I membri del Congresso si divideranno in tre categorie:

a) Congressisti patroni;

b) Congressisti delegati delle associazioni,

e) Congressisti.

Art. 3°. Sono a) Congressisti patroni quelli che faranno offerta di almeno L. 15 per le spese del Congresso.

b) Congressisti delegati quelli che, muniti delle debite delegazioni, rappresentano una Società o Unione di ex-Allievi aderente alla Federazione.

e) Congressisti tutti gli ex-Allievi degli Istituti od Oratori dei Salesiani.

II. Tessere.

Art. 4°. Le tessere, assolutamente personali, emesse dal Comitato esecutivo sono: Tessere con offerta di L. 15 per i Congressisti patroni.

Tessera con offerta di L. 5 per i Congressisti delegati.

Tessera con offerta di L. 2 per i Congressisti.

Il Comitato esecutivo si riserva l'emissione di tessere di Uditore.

Art. 5'. I,e tessere si possono acquistare direttamente dalla Segreteria del Circolo Giovanni Bosco, via Consolata, 2, Torino   o alla sede del Congresso, via Cottolengo, 32 - o per mezzo della Presidenza di ciascuna Società che ne fa richiesta al Comitato esecutivo.

Art. 6°. La segreteria non darà la tessera, se non alle persone conosciute o presentanti documenti provanti di avere le qualità necessarie indicate dal I' art. del regolamento per essere Congressisti.

Art. 7°. Vi sarà una tribuna riservata alle Signore Cooperatrici che desiderassero assistere alle adunanze generali.

III. Ufficio di presidenza e ordine delle assemblee.

8. L'Ufficio di presidenza delle adunanze generali sarà formato - sotto la Presidenza onoraria del Rettor maggiore dei Salesiani    da un Presidente, due Vice-presidenti e da quattro Segretari.

9. L'Ufficio eli presidenza, oltre la rappresentanza del Congresso, ha le attribuzioni di ordinare il programma delle adunanze, mantenere l'ordine delle sedute, di dare o togliere la parola secondo l'opportunità ed in genere di curare l'osservanza del regolamento.

10. La lingua ufficiale del congresso è l'italiana; è fatta, facoltà anche di parlare in lingua francese e spagnuola.

11. Nei discorsi e nelle discussioni è esclusa assolutamente ogni trattazione od accenno d'indole politica.

12. Con l'acquisto della tessera di Congressista si ha:

a) il diritto di assistere alle adunanze, di prender parte alla discussione, secondo l'ordine della inscrizione, declinando il proprio nome alla presidenza.

b) il dovere di accettare quanto viene prescritto dal Regolamento interno.

13. Ogni oratore non può parlare più di cinque minuti e non più di due volte sullo stesso argomento.

14. Ogni proposta, prima di essere presentata al Congresso, deve essere inviata per scritto alla Presidenza.

(1) Ved le Norme dello Statuto Federale.

(1) Proposte varie pervenute fino ad ora al Comitato Esecutivo: « Come celebrare il Centenario della nascita di D. Bosco e della Istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice (1915) » ; « Il II Congresso degli Ex-Allievi: Convenienza e località ».

(2) Il Comitato Esecutivo si riserva quelle modificazioni o aggiunte al Programma che venissero dalle circostanze giudicate utili alla buona riuscita del Congresso.

NORME PER I CONGRESSISTI

Facilitazioni Viaggi.

Le Riduzioni Ferroviarie pel 1911.

Le Ferrovie dello Stato accordano grandi riduzioni per il periodo dell'Esposizione.

Dal 1° Marzo al 31 Ottobre 1911 si possonno acquistare in tutte le stazioni e presso le agenzie autorizzate delle Tessere che costano L. 10,50 le quali dànno diritto ad un libretto con otto scontrini di viaggio a prezzo ridotto del 4o al 6o secondo le distanze.

Vi sono inoltre delle tessere regionali per il Piemonte, al prezzo di L. 1,25, che dànno diritto ad un viaggio di andata e ritorno da una stazione della regione a Torino con validità di quattro giorni e con la riduzione del 60 %.

Alloggi.

1. La Commissione degli Alloggi e Ricevimenti, costituitesi in seno al Concitato Esecutivo, data la circostanza speciale dell'Esposizione di Torino e le difficoltà che si presentano per l'alloggio, si pone a disposizione dei Congressisti per facilitare loro qualunque pratica all'uopo.

2. Coloro che intervenendo al Congresso volessero procurarsi un alloggio per il tramite della Commissione sono pregati di scrivere alla Segreteria del Congresso, Circolo G. Bosco, Via Consolata, 2, Torino - almeno 15 giorni prima, esponendo le esigenze e i desideri intorno alla qualità dell'alloggio e al vitto.

3. La Commissione potrà disporre di letti in cameroni uso Collegio o proporre Alberghi di varie categorie con camere personali da L. 2 in su, indicare Restaurants peri pasti ecc. Ma è necessario che i Congressisti nel dare la partecipazione si rivolgano per tempo alla Commissione stessa, diversamente essa non assume responsabilità.

4. La Commissione porrà a disposizione dei Congressisti le Sale del Circolo G. Bosco, Guide di Torino e della Esposizione e darà tutti gli schiarimenti che saranno richiesti.

Tessere e Distintivi = Locale.

1. Per i Delegati delle Associazioni è necessario presentino la delega nell'atto di domandare la tessera di congressista.

2. Tutti gli Ex-Allievi devono indicare il Collegio a cui appartennero.

3. L'aula del Congresso è nei locali dell'Oratorio Salesiano, in Via Cottolengo, 32.

4. Le concessioni di favore che potrà ottenere il Comitato Esecutivo per i Congressisti saranno indicate sulla Tessera.

Torniamo a raccomandare a tutti i Cooperatori e a tutte le Cooperatrici che conoscono alcuni dei nostri ex-allievi, a renderli avvisati di questo Congresso e a pregarli - - se non hanno ricevuto l'appello che noi abbiamo pubblicato - ad inviar il loro Nome, Cognome e Indirizzo al „Segretario del Congresso Ex-Allievi Salesiani, Via Consolata, 2, Torino" anche con semplice biglietto da visita e le iniziali e. a. (cioè ex-allievo), per adesione.

SOLENNITA' RELIGIOSE E FESTE DI FAMIGLIA

LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DI TRE NUOVE CHIESE.

IL SIG. DON ALBERA A BARCELLONA

Inaugurazione bella cripta del Tempio sul Tibi dabo e della nuova chiesa di Napoli

Due nuove chiese a Puntarenas.

Il continuo aumento della popolazione di Puntarenas reclamava imperiosamente l'erezione di altri luoghi destinati al culto divino, e il zelantissimo Prefetto Apostolico Mons. Fagnano, fiducioso nell'aiuto della Provvidenza e nella carità dei Cooperatori, ha deciso la costruzione di due nuove chiese, una minore al sud, ed un'altra maggiore al nord di Puntarenas.

La prima, che sarà dedicata al glorioso Arcangelo S. Michele, sarà anche un monumento imperituro alla memoria del nostre compianto Rettore D. Rua. La seconda, mentre sorgerà a testimoniare la nostra divozione a Maria SS.ma, sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, avrà pure il carattere di filiale omaggio alla memoria del Ven. D. Bosco.

La Chiesa di S. Michele, sorgente in Via Boliviana, fra Via Chilena e Via Peruana, sarà adibita ad Oratorio festivo. In elegantissimo stile gotico, essa misurerà metri 25 di lunghezza per 9 di larghezza; avrà nove artistici finestroni d'Innsbruck, e due splendide campane di Udine.

Il giorno in cui si compì la benedizione della prima pietra di questa chiesa, fu la domenica 12 marzo. Alle 4 pom., il rev.mo Mons. Fagnano ,circondato da numeroso clero e da gran quantità di popolo, procedette alla cerimonia secondo la formola del Rituale, assistito, in qualità di padrini, dall'Ecc.mo sig. Governatore del Territorio, dott. Ferdinando Chaigneau e dagli alcaldi della città, sig. Rodolfo Studemanch e sig. Ernesto Manns, accompagnati dalle loro signore.

Il 19 dello stesso mese, sacro al glorioso Patriarca S. Giuseppe, il popolo di Puntarenas radunavasi per una funzione consimile in un ampio terreno sito sul Corso La Pampa, per la posa cioè della pietra fondamentale della Chiesa dell'Immacolata Concezione. Questa misurerà 5o metri di lunghezza, 21 di larghezza, 2o di altezza, e sorgerà in stile gotico, con eleganti ornamentazioni. La cerimonia della benedizione venne compiuta dallo stesso Mons. Fagnano, cui assistevano come padrini il sig. Guiseppe Menéndez con i tre figli Giuseppe e signora, Alfonso e Giulio, e i signori Francesco Campos, Maurizio Brann, G. Granade e Giuseppe Mantes colle rispettive signore.

Accanto il Tempio dell'Immacolata s'innalzerà un grande Istituto destinato a Scuola d'Arti e Mestieri, che prenderà il nome dal Ven. D. Bosco.

I lavori della Chiesa di S. Michele sono ormai compiuti, anzi attendiamo da un giorno all'altro la notizia dell' inaugurazione. Subito dopo s'inizieranno alacremente quelli del gran Tempio dell'Immacolata.

L un trionfo come vedono i nostri Cooperatori - dell'Opera di D. Bosco e dei sudori apostolici di Mons. Fagnano in quelle terre australi, un tempo solitarie e quasi deserte, cui oggi sorride il più lieto avvenire ! Fortunati quelli che vorranno concorrere all'erezione di queste nuove case di Dio !

LA POSA DELLA PRIMA PIETRA di un nuovo Santuario al S. Cuore.

Si collocò solennemente nel sobborgo del Valentino a Casale Monferrato la domenica 16 luglio. Compì il sacro rito S. F. Rev.ma Mons. Lodovico dei Marchesi Gavotti, Vescovo diocesano, presente il rev.mo nostro Superiore D. Albera. La cerimonia fu allietata dalle note festose del corpo musicale dell'Oratorio di Valdocco e riuscì imponentissima. I particolari al prossimo numero.

IL SIG. D, ALBERA A BARCELLONA. (1)

PARTITO da Torino la sera del 6 giugno - in compagnia del rev.mo Don Pietro Ricaldone, nuovo Direttore generale delle Scuole Professionali Salesiane - dopo aver ricevuto al sud di Francia numerose prove di memore affetto da parte di egregi ex-allievi ed illustri cooperatori, il giorno io giungeva nella capitale della Catalogna.

Il Diario di Barcellona così parla del suo arrivo:

« Lo attendevano nella stazione una commissione di signore, un'altra di signori, gli antichi alunni ed una rappresentanza dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

Fra le signore si notavano la signora Consolata Pascual de Martì y Codolar con le figlie signorine Consolata e Angeles, la sig. marchesa de Alós, la sig. Dolores de Fontcuberta, la sig. Jesúsa Serra, la sig. Rosa Palomar de Pascual ed altre.

» Fra i signori trovavansi il sig. Marchese de Alós, il sig. Carlo Fontcuberta, il sig. Policarpo e il sig. Sebastiano Pascual, il Deputato sig. Gioacchino Sagnier e suo fratello, il sig. Enrico Dionisio Cabot, i signori Sebastiano, Luigi e Saverio Martí y Codolar ; Giuseppe Maria e Raffaele Pascual y Serra, il sig. Modesto Villaescusa, il sig. Picó Corretjer ed altri che non ricordiamo, benefattori ed ammiratori dell'Opera del Ven. D. Bosco.

Ali entrata delle Scuole Salesiane di Sarrià stavano schierati in due file le varie centinaia di alunni interni con la loro banda musicale alla testa, i quali applaudirono entusiasticamente il secondo Successore di D. Bosco, che col sorriso sul labbro dimostrava la sua riconoscenza pel cordiale ricevimento. Dopo breve riposo, si affrettò a visitare l'Ecc.mo Mons. Vescovo, e ne tornò assai commosso per l'accoglienza avuta.

La domenica 11 giugno a Sarrià, fu un giorno di entusiasmo indescrivibile, nel quale tutti andarono a gara per dimostrare all'amato Superiore la propria esultanza. Le visite illustri che egli ricevette si protrassero tutto il giorno; e per l'accademia della sera, alla quale convennero le rappresentanze di tutte le case salesiane di Spagna e in corpo le pìù vicine, fu tale l'affluenza, che la Compagnia Generale dei Tram dovette mettere un servizio straordinario da Piazza Catalogna fino alle Scuole Salesiane di Sarrià.

A pranzo fecero corona al venerato Superiore l'Alcade di Sarrià sig. Gioachino Margenat, il giudice sig Alberto Serra, il segretario del Tribunale sig. Ramón Bonsoms, l'ing. sig. Enrico Sagnier, il sia. Gustavo Gispert, il sig. Giacomo Boloix, il sig. Flario Negre, il sig. Bernardo Bergés, l'economo di Sarrià sig. Ignacio Mercader, il sig. Ramón Batlle, il sig. Luigi Marti Codolar, il sig. Policarpo Pascual, il sig. Carlo de Fontcuberta, il sig. marchese de Alós, il sig. Gabriel Colóm, i signori Francesco e Dionisio Cabot, i signori Giuseppe Maria, Raffaele e Sebastiano Pascual, l'ex-ministro di Pubblica Istruzione di Colombia sig. Giuseppe Ribas Groot, il sig. Modesto Villaescusa, il sig. Valentino Díaz de la Lastra, il sig. Giuseppe Vivé, l'ispettore D. Manfredini con altri salesiani, e vari rappresentanti della stampa locale.

Ai brindisi, il sig. Carlo de Fontcuberta gli diede il benvenuto inneggiando all'Opera di Don Bosco ed alla sua missione sociale. Don Ricaldone rese delicato omaggio alla simpatia ed alla generosità spagnuola verso l'Opera Salesiana ed ebbe preziose parole pel Marchese de Pascual morto recentemente. In fine D. Albera, con correttissima frase, ringraziò tutti i presenti per le liete accoglienze ricevute.

I cortili intanto si erano affollati di una moltitudine immensa accorsa per l'accademia.

Nel cortile centrale era stato eretto un verde arco di trionfo, ad onore di D. Albera. Il cortile degli artigiani, artisticamente messo a festa, presentava un aspetto vaghissimo. Qui ebbe luogo il solenne trattenimento musico-letterario rallegrato dalle note festive di 3 bande musicali (quella dell'Istituto, quella dell'Oratorio Festivo, e quella degli antichi allievi di Barcellona).

Esordì l'ispettore D. Manfredini umiliando al Superiore il trattenimento e comunicando numerose e cordiali adesioni. Canti, discorsi e poesie si alternarono quindi con gradevole varietà e sempre vivo entusiasmo, finchè a nome del sig. D. Albera sorse a ringraziare D. Ricaldone, le cui parole furono coronate da frenetici applausi.

Nei giorni seguenti fù una gara mai più vista delle più illustri famiglie dei nostri benefattori per dare al Successore di D. Bosco le prove più affettuose di profonda riverenza. A stento - oseremmo dire - egli potè visitare la casa salesiana di Barcellona, il collegio della vicina Matarò, e la colonia agricola di Gerona, rendendo paghi gli ardentissimi voti di quei confratelli.

L'INAUGURAZIONE DELLA CRIPTA del TIBI DABO.

La benedizione rituale della cripta si compì con vero splendore la sera del sabato 17. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Laguarda, Vescovo di Barcellona, giunse in automobile ai piedi della Funicolare, dove fu accolto dal delegato de Hacienda, sig. Eulate, dall'Alcalde di Barcellona, sig. Margenat, dal sig. Manuel Girono, dal sig. Pio de Valls, deputato provinciale, dal dott. sig. Salvatore Andreu, presidente del Comitato del Tibi Dabo e da altri membri del medesimo, e dal Comitato organizzatore delle Feste religiose. Tutti accompagnarono Sua Ecc. Rev.ma nella sua salita con la funicolare alla vetta del monte, dove l'attendevano il rev.mo D. Albera circondato da molti salesiani, da varie rappresentanze di ordini religiosi, da illustri famiglie, e copioso pubblico che accolse l'illustre Prelato con fragorosissimi applausi. Il corpo musicale delle nostre scuole di Sarrià suonava la marcia de Infantes.

Indossati gli abiti pontificali nella cappella provvisoria, Mons. Laguarda si recò processionalmente alla cripta che benedisse secondo il rituale. Compiuta la cerimonia, benedisse anche una splendida immagine del Sacro Cuore, avendo a padrino e a madrina il sig. Luigi Martí y Codolar e la signora Vittoria Baster; quindi si recò alla vecchia cappella e con devotissima pompa compì il trasporto del SS.mo Sacramento alla nuova chiesa, ove seguì, in rito solenne, la prima Benedizione Eucaristica.

La domenica 18, primo giorno dell'ottavario, una moltitudine stragrande di devoti servendosi di ogni mezzo di trasporto, della Funicolare, di vetture e di automobili, fin dalle prime ore del mattino aveva guadagnato la vetta del Tibi Dabo, ed alle 8 saliva all'altare Sua Ecc. Rev.ma il Vescovo di Barcellona per la messa della Comunione Generale usando un prezioso calice, inviato in dono dal S. Padre Pio X al nuovo Santuario.

Alla messa solenne, cantata dal sig. D. Albera con assistenza di S. E. Rev.ma Mons. Terrero, Vescovo di La Plata, la folla dei fedeli fu tanta che non fu possibile a molti di penetrare nella nuova chiesa. Al Vangelo salì il pulpito lo stesso Vescovo di Barcellona. - « Il tempio che oggi inauguriamo -- egli disse - è la realizzazione del sogno di un santo, ed insieme è la realizzazione del sogno di una città credente ». - Ci spiace di non poter dare un ampio sunto della magnifica allocuzione.

La solenne Liturgia, accompagnata da scelta musica sacra di due scuole salesiane, ebbe termine sul mezzodì.

Nel pomeriggio un'altra volta si popolò di fedeli la sacra vetta, e disse uno splendido discorso di circostanza il rev.mo Dott. Estebanell, Parroco di Bonanova.

Per tutto l'ottavario si ripeterono con eguale splendore le divote funzioni, abbellite ogni giorno dall'intervento collettivo di qualche comunità religiosa di Barcellona. In breve le feste inaugurali della Cripta del nuovo tempio sul Tibi Dabo non potevano riuscire più solenni.

Il sig. D. Albera il giorno 19 partiva da Barcellona. Alla stazione erano ad ossequiarlo i più affezionati cooperatori, e fu una scena commoventissima il vederli, al momento della partenza, cader tutti in ginocchio implorando ancora una volta la sua benedizione!

Il venerato Superiore rientrava nell'Oratorio di Valdocco la mattina del 23 giugno. Accolto con vivo trasporto di giubilo, ci accennò commosso alle feste che gli erano state fatte in tutti i luoghi ove si era recato. Valga anche questa dichiarazione a ripetere a tante anime buone l'assicurazione della sua profonda riconoscenza.

Il tempio del S. Cuore di Gesù A NAPOLI.

È un nuovo monumento di arte e di fede, sorto sul Vomero, « una chiesa - così il Corriere del Vomero e di Posilippo - che ricorda gli stili purissimi delle migliori del nostro quattrocento, e che, oltre ad essere amata d'intenso amore dai fedeli della nostra luminosa sezione, sarà anche lungamente ammirata da tutti coloro i quali, visitando Napoli, dedicheranno, come al solito, una giornata del loro programma alle bellezze suggestive delle nostre colline.

La chiesa, dalle elegantissime linee gotiche, che richiamano senz'altro alla mente le perfette espressioni del quattrocento gotico fiorentino, è surta su disegno dell'ingegnere Gaetano Montella e per opera dell'attivissimo costruttore Francesco Mercadante. Non si può immaginare nulla di più semplice e di più grandioso: solo nella silenziosa Lucca ed in Abruzzo (ad Atri, per esempio), ricordiamo d'aver visto linee architettoniche simili ».

Il prospetto principale verso Via Scarlatti è preceduto da un ampio scalone di pietrarsa cinto da artistica barriera di ferro, ed ha un importante basamento e un portale di piperno scolpiti nel pianterreno, un ampio finestrone triforo in marino con bassorilievo sul primo piano, e termina con frontone merlato, nel cui centro in una sagoma dell'epoca sarà collocato il busto in marino del SS. Cuore.

La prima impressione che colpisce chi entra nel tempio, è quell'insieme di maestà e di semplicità che raccoglie e invita alla preghiera.

All'ingresso v'è un ampio pronao nel quale insiste una spaziosa cantoria. Segue l'ampia navata fiancheggiata per ora da quattro cappelle e quindi chiusa dall'abside spazioso di pianta semipentagonale, il quale si sviluppa oltre l'arco maggiore imponente e slanciato. Nel fondo di esso in un artistico tempietto finemente intagliato e fiammante di dorature, accortamente illuminato da luci nascoste, si è collocata la statua del Sacro Cuore, opera dello scultore Cepparulo, che è di un effetto sorprendente.

La larghezza interna della navata fra i pieni dei pilastri è di in. 8,3o e la lunghezza del tempio dal muro d'ingresso a quello di fronte all'abside complessivamente è di m. 35,65. L'arco maggiore ha una corda di m. 6,30 e un'altezza al centro dell'introdosso di m. 13,65.

Il lavoro che maggiormente richiama l'attenzione di tutti i visitatori, massime degli intelligenti dell'arte, è il soffitto, felice concezione d'arte del quattrocento. Impostato a m. 15,65 dal suolo, ripartito a grandi lacunari dai grossi travi della contignazione e sobriamente ornato con finimenti in legno, tela ad olio e poche dorature, è d'un effetto nobile e venusto.

Anche gli stucchi interni sono improntati a grande semplicità ed eleganza lasciando molto campo alla pittura, di cui tra non molto il tempio dovrà essere ornato.

Il pavimento di scelti marmi (bianco statuario e bardiglio) accoppiati in modo sempre consono allo stile, completa la decorazione interna, mentre sei finestroni bifori, con vetri cattedrali dalle tinte tenui, distribuiscono una luce gaia con moderazione.

Gli altari di puro marmo statuario di Carrara sono cinque, e di fattura assai pregevole. Il maggiore, di stile basilicale, in marmo statuario ornato di artistiche colonnine e di finissime dorature, è dono munifico di Sua Santità Papa Pio X; dei quattro minori, due sono stati donati dal compianto Vescovo di Amalfi, Monsignor De Dominicis, uno dal Barone Giuseppe Carelli, e l'ultimo dall'illustre comm. Bellucci Sessa.

L'altare donato dal' Barone Carelli si adorna di una stupenda opera d'arte pittorica: un gran quadro del pittore napoletano Aprea, rappresentante la Madonna del Suffragio.

La cerimonia della consacrazione si svolse grandiosa il 1° giugno. Alle otto del mattino Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa-Carrara, accompagnato da numeroso clero, partiva processionalmente dalla vecchia cappella e si recava dinanzi al nuovo Tempio per dar cominciamento al sacro rito. Non è facile il dire le dolci emozioni di quei momenti. Molti signori e signore e moltissime signorine, alcune delle quali appartenenti alla più distinta nobiltà napoletana, assistevano alla solenne cerimonia e con divoto contegno accompagnavano le preghiere e i canti della sacra liturgia.

Mons. Marenco tenne agli astanti una commoventissima allocuzione sintetizzando il significato delle cerimonie e inculcando nobilissimi sentimenti di pietà, di fede, di ringraziamento a Dio.

Alle 11 1/2 la consecrazione era terminata e il Dott. Don Francesco Cerruti, rappresentante del nostro Rettor Maggiore D. Albera, celebrava per il primo l'augusto sacrificio nel novello tempio.

Un triduo solennissimo di festeggiamenti religiosi coronò il fausto avvenimento, il quale ha richiamato nel tempio una folla enorme di fadeli; ed il Vomero ha, con vivo entusiasmo, voluto contribuire a rendere l'avvenimento medesimo più notevole e solenne, illuminando pittorescamente i balconi nella prima e nell'ultima sera delle feste. In tali sere la musicale banda dell'Istituto Salesiano, annesso al nuovo tempio, ha per la prima volta fatto sentire in pubblico le sue liete marce.

Il nostro plauso ed i nostri rallegramenti al venerando D. Giuseppe Scappini, che ha saputo condurre a termine il sacro edificio in pochi amni.

Ci dispiace di non poter offrire ai lettori nessuna fotografia del nuovo Tempio. Speriamo di poterlo fare nel prossimo numero, nel quale daremo anche una breve descrizione della Cripta del Tibi Dabo.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

dal 10 agosto al 10 settembre:

1) il 15 agosto, Assunzione di Maria SS.; 2) il 16 agosto, S. Rocco, confessore;

3) il 27 agosto, festa del S. Cuor di Ilaria; 4) l'8 settembre, Natività di Maria SS. ;

5) il 10 settembre, festa del Nome SS. di Maria.

LO STEMMA SALESIANO:

Da mihi animas, caetera tolle

(Da un antico episodio avvenuto nei pressi di Gerusalemme)

POICHÈ molti ai nostri tempi si fanno un pregio e un onore a rintracciare l'origine delle loro bandiere e dei loro motti favoriti, non sembri discaro ai nostri lettori il conoscere l'origine, il senso e le circostanze in cui fu pronunziato quel motto, che sventola oggidì sulla bandiera del ven. D. Giovanni Bosco.

Esso, per chi nol sapesse, è tratto dal capit. XV del Genesi, e fu proferito nelle vicinanze di Gerusalemme, in questa terra della Palestina, che palpita ancora di antiche memorie storiche, care a tutti quanti i cristiani.

Al tempo di Abramo la Palestina era sotto la dominazione dei Re babilonesi. Or avvenne che i cinque re della Pentapoli si rifiutarono all'improvviso di pagare al re di Babilonia il tributo, che per 12 anni non avevan giammai mancato di sborsare, e allor si mosse Amraphel con Aroch, Chodorlaomor e Thadal (forse vassalli o alleati del Babilonese) per sedare quell'insurrezione e ridurre all'obbedienza la Pentapoli ribelle.

Di questi quattro re è noto odiernamente soltanto il primo, Amraphel, re di Babilonia, vissuto al 2250 av. Cr., e identificato dalla maggior parte degli assiriologi con Amraphi o Ammurabi, di cui si è scoperto il 1901 un famosissimo codice, il quale getta tanta luce sopra una civiltà già avvolta in dense tenebre, quale era appunto la civiltà assiro-babilonese. Della benefica operosità spiegata da questo re nei suoi 55 anni di regno, si ha un'autentica testimonianza nell'iscrizione così detta del Canale; e questa sua grandezza rivela il motivo per cui lo scrittore del Genesi gli dà il primo posto nell'enumerazione dei quattro re.

Mossero adunque questi principi contro i ribelli e posero il campo nella valle di Siddim, quella stessa che dopo la distruzione della Pentapoli venne coperta dal Mar Morto.

Si trovavano di fronte i quattro re babilonesi contro i cinque della Pentapoli; ma questi ultimi non poterono sostenere l'assalto dei primi di gran lunga superiori di numero, e videro fuggirsi gli eserciti ed esserne fatta grandissima strage, da cui si sottrassero solo coloro, che giunsero a rifugiarsi sui monti. Depredato il campo nemico, tornavansi i vincitori alle loro contrade, menando seco molti prigionieri tra i quali Lot, il nipote di Abramo, che, nel separarsi dallo zio, avendo scelto appunto per sua dimora l'ameno paese della Pentapoli, non potè fuggire alla comune sciagura.

E qui appare grande in tutto lo splendore della sua magnanimità il Patriarca Abramo, il quale, sebbene avesse avuto motivo di lagnarsi delle maniere poco cortesi con cui Lot avea scelta per sè la parte migliore delle terre, pure represse ogni sentimento contrario e si volse in suo aiuto.

Un fuggiasco di Sodoma, giunto a caso nella valle di Mambre, riferì ad Abramo la disfatta della Pentapoli e la prigionia di Lot. Abramo, assai dolente della cattura del nipote, allestì subitamente un esercito dei suoi servi e pastori in numero di 318, ed essendosi uniti a lui altri 3 capitani col loro seguito, corse dietro ai vincitori che, dietro le relazioni del Sodomita, dovevano essere poco distanti.

Ma come ritogliere la preda ad un nemico così poderoso e formidabile, egli, che appena può disporre di un pugno di uomini?

Per ispiegare un tal fatto, è da supporre anzitutto che Amraphel e gli altri, ottenuta la vittoria della Pentapoli, si fossero occupati a soggiogare altri ribelli, come racconta la Bibbia che essi avevano fatto al primo loro entrare in Palestina. In secondo luogo è credibile che il bottino, il quale consisteva in greggi ed armenti dovesse essere condotto, come sempre, dalla retroguardia, la quale aveva tutto l'interesse di andare adagio per conservarlo in buono stato; e quindi essa doveva trovarsi molto lontana dal grosso dell'esercito. Essendo poi costume degli orientali di andare a carovane, era molto facile assalirle alla spicciolata, e, con frequenti irruzioni o razzie, come ancora usano fare i beduini, ritogliere a poco a poco prigionieri e bottino.

Abramo adunque, dopo pochi giorni di corsa, - non si può ben determinare se in uno o più assalti - riuscì a ricuperare la preda, e quel che più gl'interessava, il suo carissimo Lot con la sua famiglia, e gli uomini e le donne e i vecchi ed i fanciulli di tutta quanta la Pentapoli, che avevano avuta la sventura di cadere nelle mani dei nemici.

Trionfante per l'esito felice, egli ritornava per la via più breve della Pentapoli, quand'ecco nella valle di Save - la quale dovea trovarsi in quella catena di monti che forma come lo spartiacque del M. Morto e del Mediteraneo - gli si offre alla vista il resto dell'esercito scampato alla strage colla fuga sui monti, e gli vien incontro Melchisedech, re e sacerdote di Salem o Gerusalemme. Questi, entusiasmato per la prodigiosa vittoria riportata, si congratula vivaniente con Abramo e ringrazia fervidamente il Signore, con quelle enfatiche parole:

- Sii benedetto, o Abramo, dall'eccelso Iddio che creò il cielo e la terra, e sia benedetto Iddio Altissimo, per la cui protezione tu hai avuto in mano i nostri nemici. - E preso del pane e del vino offrì al Signore un sacrifizio incruento, che fu figura e simbolo del sacrifizio della Nuova Legge.

Tutto questo successe nella valle di Save, la quale trovavasi vicino a Gerusalemme, a quella città che in progresso di tempo doveva essere scelta da Davide come centro del suo regno, perchè dall'alto del Monte Sion lo poteva dominar tutto com'aquila dal suo etereo nido; a quella città che dovea salire a così alta rinomanza, da divenir mèta di tanti pellegrinaggi ed esser considerata come la prima città del mondo per il cumulo di memorie religiose che rinserra.

Il nome di Jeru-Salem, per chi non l'avesse mai letto, significa « città di Salem » o come spiega S. Paolo al c. VII degli Ebrei « città della pace »; e ciò risulta dal nome Uru-Salimu, con cui è resa a caratteri cuneiformi nella corrispondenza dei re cananei (1) coi re d'Egitto, consegnata nelle tavolette che vanno sotto il nome di Teel-amarna, e risalenti al 15oo av. Cr.

Finito adunque il sacrifizio Abramo pagò le decime, e già si trattava di dover dividere tra lui e gli altri capitani il ricuperato bottino, consistente in greggi ed armenti, in parenti e servi e sudditi dei re della Pentapoli.

Il re di Sodoma era ivi presente; egli sapeva che per diritto di guerra la preda apparteneva ad Abramo e agli altri vincitori; ma egli non era solo guerriero, era anche padre affettuoso, sovrano benevolo, amante del suo popolo. Quindi al vedere la moglie e i figli e i sudditi che acclamavano a lui, non sapendo resistere ai sentimenti di sposo, di padre e di re, si avvicina ad Abramo e: « Tienti pure - gli dice - i miei greggi, i miei armenti, le mie ricchezze tutte; ma deh! restituiscimi le persone, restituiscimi la moglie, i figli, i miei sudditi: Da mihi animas, cetera tolle tibi. »

Ed Abramo, nella sua incomparabile generosità, alza la mano al Cielo e: « Giuro dice - per l'Altissimo Iddio, creatore del cielo e della terra, che da parte mia io non toccherò un filo di quanto ti appartiene: piglialo pure e vattene in pace ».

Pertanto il nostro motto favorito: Da mihi animas, caetera tolle... nel suo senso genuino significa: Dammi le persone (come traducono in greco i Settanta) e tienti pure il resto del bottino (come risulta dal testo ebraico) (1).

Ora alla considerazione del carattere affettuoso del re di Sodoma, non fa meraviglia che il nostro S. Francesco di Sales, il quale aveva un cuore di padre tenerissimo per tutti quanti i suoi figli, non avesse trovato altro motto che meglio esprimesse l'ardente amore che nutriva in petto, fuorché la frase: Da mihi animas, caetera tolle. Questa asserzione, che potrebbe sembrare un trovato della nostra ammirazione per il vescovo Ginevrino, può essere comprovata storicamente da una lettera che egli scrisse a Suor Francesca Frémiot de Chantal, correndo il tempo del Carnevale: « Eccomi al tempo per me più cattivo egli dice. - Queste due ultime domeniche le nostre comunioni scemarono della metà, e ciò per amore della vanità del mondo. Quanto dolorosa mi sa questa diserzione. Ah! datemi le anime, datemi le anime, e tenetevi pure tutto il resto : -- Da mihi animas, caetera tolle tibi! »

Ed il Venerabile nostro padre Don Bosco, il quale non domandava mai ai giovani che si presentavano alle porte del suo Oratorio, nè se fossero ricchi, nè se fossero intelligenti, nè se fossero buoni, ma una cosa raccomandava a ciascun di loro: « Aiutami, o figlio, a salvare l'anima tua »; il Ven. D. Bosco, dietro l'esempio di San Francesco di Sales, lo volle come frase epigrammatica del suo stemma e per il primo fece sventolare sur una bandiera il motto:

- Da mihi animas, caetera tolle!

Oh! voglia il Cielo che i figli del Ven. D. Bosco, seguendo le orme del Padre, abbiano a salvare molte anime e, coll'educazione della gioventù, preparare i veri elementi d'una futura restaurazione sociale anche in questo angolo della Palestina, sempre armati dell'Egida Salesiana e di quella parola d'ordine che dal Padre si trasmette ai figli:

- Da mihi animas, caetera tolle!

(Dal Betlemme, il caro periodico dei nostri Confratelli di Palestina, maggio 1911).

(1) Nella lingua antica cananea Uru equivale all'ebraico air (città)

(1) I 70 hanno tous andras, gli uomini; e i Masoreti, nel 2° emistichio, aggiungono recùsc, preda.

Il V° Congresso degli Oratori festivi E DELLE SCUOLE DI RELIGIONE

II (1).

I lavori delle sezioni.

SEZIONE I. Organizzazione interna - Formazione del personale insegnante e assistente.

Relatore di questa prima sezione è Mons. Merisi, rappresentante dell'Em.mo Card. Ferrari.

I voti proposti alla sezione erano i seguenti:

« Il Congresso fa voli che si dia maggior pubblicità ai regolamenti introdotti in vari tempi e regioni dai più autorevoli fondatori di Oratori festivi. Colla conoscenza di tali regolamenti, ogni Oratorio potrà modificare il proprio organismo interno, introdurvi quanto di meglio può giovargli per renderlo sempre più rispondente alle attuali esigenze.

« Si cerchi di formare il personale insegnante e assistente dell'Oratorio stesso fra gli allievi più grandicelli che lo frequentano con zelo e frutto da vari anni. Si cerchi di avere cooperatori e aiutanti anche dai seminarii, associazioni cattoliche e simili.

« Per formarli tutti al disimpegno delle diverse loro mansioni, si tengano frequenti e possibilmente settimanali conferenze a tutto il personale addetto all'Oratorio. Si promuovano visite a qualche Oratorio-modello, presso il quale anzi gioverebbe ottenere che alcuni principianti facessero un po' di tirocinio ».

Del lavoro e delle discusioni avvenute nella Sezione, riferì alla prima adunanza generale lo stesso Mons. Merisi, dopo di aver dato lettura di una lettera d'adesione al Congresso di Sua Em. il Card. Ferrari. Lo zelantissimo Monsignore mostrò la convenienza della pubblicazione degli Statuti di vari Oratori d'Italia affinchè servano di direttiva ai nuovi Oratori che si vogliono fondare.

La proposta venne integrata da un'altra, che cioè, cogli Statuti dei vari Oratori, si pubblichi pure uno schema di statuto generale che segni quasi una guida, un indirizzo che, nelle vie larghe e generali, uniformi, per quanto è possibile - giacché i più impellenti bisogni locali sono svariatissimi - l'indirizzo di tutti gli Oratori in Italia.

Circa la formazione del personale insegnante e assistente, la discussione fu di curar diligentemente la formazione dell'organismo sostanziale dell'Oratorio, onde la sua vita sia assicurata. L'Oratorio, per prosperare, nella sua vita sostanziale deve bastare a se stesso. La cooperazione di quelli che non fanno parte dell'Oratorio, de' giovani delle altre associazioni, è preziosa: ma la vita dell'Oratorio non si deve imperniare su questa cooperazione. Quindi pur coltivandola e desiderandola, deve tendere a formarsi i proprii elementi vitali, affinchè, quando venisse meno per qualunque ragione la cooperazione esterna, l'Oratorio abbia nel suo organismo modo di vivere.

Dopo di avere illustrato brevemente, ma efficacemente, il voto della visita ad Oratori modello, perchè aiuta a far tesoro dell'esperienza altrui, il Relatore dice come venne proposto e approvato che si abbiano a promuovere frequentemente Congressi Diocesani e Convegni tra i Direttori, illustrando in proposito la differenza e la finalità diversa fra i Congressi cui viene ammesso il pubblico e i Congressi cui vengono ammessi solamente coloro che fanno parte del personale dirigente degli Oratori.

In fine annunzia che venne pure approvata l'idea di formare federazioni, almeno diocesane, (meglio se federazione nazionale) degli Oratori e ne dimostra i vantaggi, tra cui principalissimo questo: che i giovani i quali cambiano domicilio non interrompono la loro educazione religiosa, ma la continuano identica, senza scosse, nel nuovo Oratorio di cui vanno a far parte, nuovo per la diversità dei Superiori e dei compagni, ma identico per la vita, per le opere, per l'indirizzo.

Ecco in fine l'ordine del giorno che venne votato nella Sezione, intorno lo Statuto modello, di cui fece parola Mons. Merisi nella relazione che abbiamo riassunto:

« Considerando che manca ancora agli Oratori italiani uno schema di statuto generale per gli Oratori, fa voti che, pur lasciando libero alla direzione di ogni singolo Oratorio di compilare per conto proprio regolamenti interni col variare delle necessità, una commissione competente faccia compilare quanto prima uno schema di statuto di indole generale, che posso servire di fondamento al regolamento di ogni Oratorio ».

SEZIONE II.

Spirito e pratiche di pietà - Funzioni religiose.

Relatore della sezione è il Rev. P. Martinengo, Curato della Madonna di Campagna di Torino, il quale - dopo aver brevemente parlato della necessità della pietà ne' giovani perché si preparino alla vita cristiana in mezzo ai pericoli del mondo, e ricordato che i giovani sinceramente pii trionferanno di tutto, come David, quasi ancor fanciullo, trionfò del gigante Golia - legge le seguenti conclusioni, che furono unanimemente approvate:

« Lo spirito di pietà religiosa deve essere sempre l'anima dell'Oratorio. S'introducano quelle pratiche religiose che più efficacemente mantengono in fiore questo spirito. Si coltivi la frequenza della confessione e comunione. Si dia somma e regolare facilità ai giovani di potersi confessare e comunicare ogni settimana e si organizzino a quando a quando solenni comunioni generali. Le funzioni religiose siano brevi, ma organizzate con varietà e decoro, e accompagnate, quando il rito lo comporta, dalle preghiere e dal canto degli allievi. Si rendano più solenni col servizio del piccolo Clero e con buona musica, eseguita dagli allievi stessi ».

SEZIONE III. Insegnamento dei Catechismo - Gare catechistiche - Prediche e sermoncini.

L'adunanza di questa terza sezione si tenne il mattino del 18 maggio, e vi parteciparono molti congressisti. Il relatore, il rev. P. Lorenzini S. J., dopo analogo discorso, presentò i seguenti voti:

« L'insegnamento del catechismo sia impartito con ordine, distinzione di classi e con ben determinato programma. Vi si faccia uso di imagini o quadri catechistici e proiezioni luminose. Vi si faccia pure uso di tavole sinottiche e altri consimili sussidi didattici.

« Non vi manchi l'aiuto e incoraggiamento che viene da esami e premiazioni annuali; e specialmente da ben organizzate Gare catechistiche.

« Le prediche domenicali svolgano un corso regolare d'istruzione. Si raccomanda la predicazione a modo di dialogo. Si raccomandano frequenti sermoncini e fervorini, specialmente del direttore dell'Oratorio, non solo per dar avvisi di ordine, ma anche per coltivare l'istruzione religiosa e la pietà negli allievi. Si raccomandano tridui di predicazione avanti alle maggiori solennità e, una volta l'anno, gli esercizi spirituali ».

La discussione si fe' subito viva e animata sul primo punto per stabilire se è il caso, come taluni desiderano, di entrare nella determinazione del modo più proficuo di fare il catechismo, oppure di limitare i voti all'affermazione che anche negli Oratori il Catechismo sia insegnato in conformità alla direttive pontificie quali risultano dall'Enciclica Acerbo nimis e ai voti del Congresso di Milano, cui giova richiamarsi e far conoscere.

In proposito vengono presentati alla Presidenza vari ordini del giorno : e in fine è approvato il seguente:

« Il Congresso fa voti che l'insegnamento religioso (catechismo e storia sacra) venga organizzato con criteri rigorosi di scuola, con locali adatti, distinzione di classi, programmi ed orari ben definiti, sanzione di esami e premi, e con tutti gli amminicoli dettati dalla scienza pedagogico-didattica, e che i deliberati del Congresso catechistico nazionale di Milano siano fatti conoscere, e per quanto è possibile, attuati anche negli Oratori ».

Un'altra lunga, animata e feconda discussione s'impegnò sul genere di predicazione che deve svolgersi negli Oratori festivi. A molti non piace che sia stabilita fissa la predicazione domenicale nell'istruzione religiosa alla quale deve procedere già l'insegnamento del Catechismo. Altri desidera che si dia più importanza alla spiegazione del Vangelo, allo spirito della Chiesa nelle varie feste dell'anno e ai discorsi morali in rapporto ai bisogni particolari e all'educazione e formazione dei giovani. A gran maggioranza viene votato il deliberato seguente

« La predicazione negli Oratori abbia per norma i determinati bisogni della classe giovanile a cui viene diretta. La predicazione domenicale alla S. Messa sia la spiegazione omiletica del testo del Vangelo ; quella pomeridiana si inspiri possibilmente alle circostanze dell'anno liturgico e, ove è necessario, completi la scuola di catechismo ».

(Continua).

DALLE MISSIONI

MOZAMBICO

Il battesimo di un moretto.

Le molte difficoltà della Missione. (Lettera del Sac. Martino Recalcati).

Mochelia, 25 aprile 1911.

REv.Mo SIG. D. ALBERA,

ERA la mattina della Domenica in Albis, una di quelle mattine, che raramente si vedono in queste regioni. Il sole, più mite del solito, già occhieggiava tra i giganteschi baobab e le svelte palme; una brezza, del tutto europea, agitava lievemente le canne dei dei bambù; il grido degli animali notturni era cessato, dando luogo al cinguettare allegro della multiforme famiglia dei pennuti. Era il giorno della pace, lo proclamava solennemente l'odierno Evangelo: Pax vobis! E questo saluto si pronunziava per la prima volta nella nostra povera capanna, dalle pareti di bambù e coperta di palme, rifulgente dei più abbaglianti raggi del sole, baciata dalla brezza mattutina, in mezzo alla musica più varia degli uccelli: La ,pace sia con voi! Sì la pace sia con te, o povera creatura, l'acqua battesimale scenda sul tuo capo e scacci per sempre da te il nemico dell'anima tua... In quell'istante non vedevo più la povera, angusta capanna della missione, vedevo una Chiesa vasta, decente;... non più un povero negro, ma una popolazione numerosa aggruppantesi intorno ad essa, anelante a quella pace, che solo Gesù può dare co' suoi sacramenti. Va', o povero negro, va', o novello cristiano! il tuo nuovo nome è Pietro, sii tu pure il fondamento della vera Chiesa in questa tua terra! cadano infrante le formidabili catene, con che la tiene avvinta il nemico delle genti, sicchè fra breve noi possiamo ripetere a molti tuoi fratelli la fatidica e dolce parola: Pax vobis!

La diremo, ottimo Padre? Certo le difficoltà sono immense, le une d'indole morale, le altre d'indole materiale. D'indole morale, l'infiltrazione della lue maomettana, che colla sua bava viscida tutto coinquina, tutto corrompe ; e la poligamia e l'ozio il più spaventoso. Il terreno col poco lavoro delle donne produce esuberantemente il necessario, perciò l'uomo se ne sta tutto il giorno sdraiato masticando tabacco e bevendo sura (linfa delle palme) o cagiù (sugo spremuto dal frutto dell'albero omonimo). Che pensare di tal gente? L'altro giorno uno d'essi, passando per la nostra missione disse ai nostri ragazzi, che allegramente lavoravano:

- Perchè lavorare? abbiamo una sola vita!...

Ecco la morale di questi infelici!...

Le difficoltà d'indole materiale sono molte: il clima, le distanze enormi e i mezzi pecuniari. Basta mostrare a questi neri un pezzo di tela, un fazzoletto, una camicia, un gingillo qualunque, perchè vi ascoltino o mandino i loro figli alla scuola... Da ciò alla conversione c'è molta distanza ancora; ma gutta cavat lapidem, qualche cosa rimarrà.

Altra difficoltà agli occhi di questi negri, che son sempre interessati, è la povera capanna. I protestanti fanno sfoggio di splendide chiesine, di sontuose abitazioni, di lussureggianti giardinetti e ciò che più importa di molteplici doni. Perfino i maomettani offrono, oltre una morale che appaga pienamente i loro costumi bestiali, delle moschee di pietra... E noi? Noi cattolici presentiamo capanne come quella di Betlemme, e questi selvaggi « sono poveri, dicono, sono poveri come noi, non abbiamo nulla da prendere da costoro! », e se ne vanno.

A proposito di abitazioni, permetta, sig. Don Albera, che le narri alcune peripezie, che ci toccarono in questi giorni, e ciò, non per far pompa di strane avventure, ma per incitar sempre più i buoni ad aiutare le missioni.

La capanna, come abitazione, sotto certi aspetti è ottima, specialmente dal lato economico, ma offre pericoli e non indifferenti, almeno quà, al nord della vasta provincia di Mozambico. Non parlo di topi e di serpi, che sono un vero flagello, ma di formiche, di vere formiche grosse e nere, che afferrano coi loro pungiglioni e lasciano sulle carni dolorose impronte per giorni e settimane. Venissero di giorno, sa rebbe facile metterle in fuga col fuoco; ma di notte, nel silenzio, sbucano come torrenti in piena, dalle loro tane, dalle pareti, e s'inseguono, si biforcano, entrano da per tutto, coprono il suolo, salgono sui letti... e ahi! disgraziato chi si lascia prendere!... A liberarsene, basterebbe gettarsi nel fiume vicino, ma là stanno accovacciati i coccodrilli!

In questi giorni venne a farci visita Mons. Vicario Generale, zelantissimo missionario. Era stanco del viaggio, aveva bisogno di un po' di riposo, e gli offersi il mio letto. Aveva appena chiuso occhio, quando una lunga striscia, un immane serpente di formiche entra nella cella, avvolge nelle sue spire il povero giaciglio, e Monsignore, calmo, paziente, mi chiama e dice

- M'aiuti a mettere in fuga queste bestie noiose!

Dopo tre ore potè rimettersi a letto, dicendomi:

- Padre, quando le pareti saranno di pietra le formiche non verranno più a disturbarci.

- Ha ragione, Monsignore, risposi, se ogni formica che era qui m'avesse portato cinque centesimi, potrei subito innalzare le pareti di pietra, e fabbricare una bella chiesa ed una scuola e vestire tutti i negri di questo Territorio, e allora....

Si mise a ridere... e s'addormentò.

Ben altro pericolo presentano le capanne: la visita poco gradita del tigre e del leone. In questi giorni se ne uccisero parecchi presso il Forte, dove c'è molto bestiame. Noi in persona non abbiamo ancora avuto la loro visita, ma sentiamo che passano spesso e due volte ci lasciarono tracce cruenti nel pollaio. Uscimmo coi nostri bravi fucili, ma o per la oscurità, o per la poca perizia, non colpimmo nel segno, e solo rispose ai nostri colpi l'urlo rabbioso del leone come brontolio di tuono che s'allontanava... Cadde però nell'agguato tesogli a Mochelia, ma, dopo d'aver sbranato un bue, saltando la cinta del muro sormontato d'una rete metallica, il tutto dell'altezza di cinque metri.

Queste sono le peripezie notturne e... le diurne? Quali sono di giorno i nostri nemici? Due: l'uomo e la scimmia..., ladri ambedue. Il macùa abborre il lavoro e quando non ha cibo ne procura altrove e, per riuscire nel suo intento, nari tralascia alcun mezzo. Non è molto che due donne, scese a prendere acqua nel Monapo, poco lungi dalla Missione, furono assalite dai macùas e trucidate per gola di quel misero pezzo di tela con cui si coprono. È vero, è difficile farla ai bianchi, perchè li temono, ma se possono... e in una capanna è tanto facile... poi fuggono nell'interno, e chi può raggiungerli? E le scimmie? Se non si sta all'erta, in poche ore rubano tutto il raccolto, specialmente il granoturco, che qui cresce magnificamente. Ora è il tempo propizio, le pannocchie son belle ed ecco allo spuntar del sole, appare uno scimmione sulla cima d'un albero, spia e... se il campo è libero, dà un segnale, balza al suolo, e a capo d'un vero esercito di scimmie e scimmiotti, che stavano nascosti nella folta erba, entra nel campo; ciascuna afferra la sua pannocchia che divorano rapidamente e subito ne prendono un'altra, e continuano così finchè ne trovano...

Queste, ottimo Padre, sono le nostre piccole peripezie, gl'incerti del mestiere. Ma siamo missionari, perciò niente paura.

Però, se è bello il morir per la fede, non è certo così bello il morir fra le zanne d'un leone o sotto il pugnale d'un assassino... E tutto sarebbe scongiurato, come diceva giustamente il sullodato Monsignore, se la capanna avesse le pareti di pietra... Ebbene, sig. D. Albera, a lei il mandarci compagni, ai buoni cooperatori il fornirci le pietre..., a noi, coll'aiuto di Dio, il dar tutta la nostra vita per civilizzare questi poveri infelici.

Ci benedica, amato Padre, e preghi per noi.

Suo dev.mo in G. C.

Sac. MARTINO RECALCATI.

TERRE MAGELLANICHE

„Folk-lore" fueghino.

Fra pochi giorni vedrà la luce lo studio diligentissimo, compiuto dal salesiano Dott. Antonio Cojazzi, Prof. nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, su gli Indi dell'Arcipelago Fueghino, di cui pubblicammo un lungo estratto sulla « Religione in generale » e sui « Miti e Superstizioni » degli Indi Onas (1). Questa volta siam lieti di offrire ai lettori altre Pagine sulla « Famiglia e società » dei medesimi Indi, riservandoci a dare in un Prossimo numero un ragguaglio completo dell'opera, che è un bel documento dei contributi al Folk-lore e all'Etnografia, dovuti alle Missioni Salesiane della Terra dal Fuoco.

Famiglia e società presso gli Onas.

LA PRIMA ETÀ. - Fino a due anni le madri cingono con una benda il capo dei bambini perchè sono persuase con ciò di rendere più forte ed acuta la loro vìsta e fino ad una certa età sottopongono i neonati a massaggi con terra bianca in questo ordine: prima sulle braccia dall'omero fino alle dita, poi il petto, il ventre, le gambe fino ai piedi: e tutto ciò è fatto con certa rudezza senza curarsi delle strida del paziente. Invitate dai missionari a lasciar quell'uso crudele risposero che così voleva il loro costume e che non potevano omettere di fare ciò senza esporre a sicura morte il neonato.

Le culle dei bambini sono quanto di più semplice e poco delicato si può pensare. Si riducono ad una scala formata da due bastoni lunghi un metro circa e tenuti paralleli alla distanza di 30 o 40 centimetri da sette od otto bastoncini trasversali fissati con correggie fatte con pelli di guanaco, oppure con nervi dello stesso animale. Questa specie di scala porta ad una estremità una fascia di pelle di guanaco larga circa dieci centimetri, arrossata con terra preparata col fuoco. Questa fascia lunga circa due metri va restringendosi verso l'estremità e serve per avvolgere due o tre volte il corpicciuolo del bambino, il quale così rimane imprigionato sopra quel letto duro, nonostante la pelle di guanaco in cui è avvolto.

La parte della scala opposta a quella in cui è fissata la fascia presenta i due bastoni longitudinali assottigliati in forma di punta, di modo che possono essere impiantati nel suolo. Le madri infatti, per rendere forti e mantenere diritti i bambini sogliono lasciarli legati a questa culla impiantata in posizione alquanto obliqua, di modo che si possono allontanare dalla capanna e lasciarvi il bambino vicino anche al fuoco e sicure che non si potrà muovere e correre qualche pericolo. Altre volte la culla non viene piantata, ma appoggiata a qualche rialzo da un'estremità.

Le madri curano e nutrono il neonato con tutto l'affetto e gli dànno il latte fino a che non ne hanno un altro: dimodochè si dà ìl caso di bambini che prendono il latte per cinque anni di seguito.

Le bambine si mostrano più delicate che i bambini riguardo il pudore, perchè fin dai 4 anni portano ai fianchi una striscia di cuoio triangolare; mostrano però ben presto, cioè fin dai sei anni circa ed anche prima, sentimenti di vanità. Godono nell'adornarsi specialmente con colori rossi ed ora nel mirarsi allo specchio. Generalmente raggiungono la pubertà verso i 12 anni e persino a 10; e a 14 anni alle volte sono già spose e madri. La bellezza fisica per loro si riduce quasi tutta agli occhi, alla bocca, e alle forme del corpo, mentre stimano poco il colore della pelle e la piccolezza del piede. Ogni ragazza porta sempre dei cerchietti a guisa di braccialetto al collo del piede : questo ornamento è come un distintivo del sesso.

NOMI DEI BAMBINI. - I nomi non sono dati alla nascita ma più tardi quando una qualche qualità o difetto corporale o avvenimento notevole presenta il modo di caratterizzare un individuo: ogni nome presso gli Ona è quello che noi diciamo in gergo collegiale un nomignolo o soprannome. Qualche volta però ricevono il nome del luogo in cui nascono.

Ecco alcuni esempi che rivelano negli indi un non comune spirito di osservazione e qualche volta una inconscia poesia.

ot-sos - occhio uno, (per un guercio). kosch-tuv - faccia grossa.

con-helesch - uomo estate (perchè nato in tale stagione).

coter - topolino (perchè nano di statura)._ terr-kotten - dito storpio. amen-koiner - collo lungo. kschel-am - fronte sporgente. or-cater - naso schiacciato. ko-tis - osso corto - braccia corte. hokken - buono a nulla. kan-mar - ferito in faccia. k'aarko - molto osso - ossuto. keu-kat - pancia grossa.

t'aà - fango (perchè abitualmente poco pulito).

ke-tón -- petto grosso.

terr-koínar -- dito lungo.

gmesten - dormiglione.

ceu-nam - mano bruciata.

cón-telé - uomo piccolo, magro.

kosch-ip - faccia brutta.

Il più caratteristico di tutti questi nomi, racchiudente un soave senso di poesia, misto a una dolorosa ed inconscia constatazione dei mali della vita, è il nome dato ad un bambino, che piangeva più degli altri: olka - lagrima!

E non solo usano imporre un soprannome ai figli, ma anche agli adulti che vedano per la prima volta o con cui trattino qualche tempo. Lo osservano minutamente, e poi, trovata la qualità più spiccata, subito vi fabbricano il nomignolo, che passa di bocca in bocca. Sono strani alcuni soprannomi dati ai missionari, per es.: Don Zenone, che è pelato nella nuca, è chiamato ko-kosck (abbreviazione di kosch-kosch), che alla lettera suona faccia-faccia, cioè doppia faccia! Un altro missionario dai capelli bianchi è chiamato ale-schol - testa bianca, oppure ale-arm - testa di arm, che è un uccello selvatico con tutto il corpo nero, eccettuata la testa, che è bianca.

Questa tendenza a designare una persona coll'indicarne la qualità caratteristica si rivela pure nei nomi dati ad oggetti nuovi per gli Ona.

Per es. chiamano cauta lo zibibbo, perchè ha una perfetta somiglianza con la cyttaria Hookeri, un piccolo fungo parassita dei faggi, che ha in Ona quel nome. Collo stesso nome e per la medesima ragione chiamano pure il fico secco. Al cavallo dànno un nome che indica la proprietà di portare un uomo sulla schiena. La chiesa è detta kocen-kau, che significa: pregare-casa. Il vetro delle finestre, per la sua trasparenza, è detto schión - cielo; il telefono, alambre-ier - filo-parlare (alambre è spagnuolo); bue e vacca - kosch-ko oppure kosch-kot - faccia-osso, cioè con le corna; il vino nero è detto uàr - sangue; i muschi - arvén-sa - terra-sterco, cioè sterco della terra; e koh-sa, cioè sterco del mare, le alghe marine mezzo putride gettate alla spiaggia; e similmente schion-sa - sterco del cielo, le nuvole, e specialmente quelle oscure, che dànno al cielo aspetto di sporcizia; quelle invece bianche a larghi strati o cirri sono dette schion-scheter - piume del cielo, oppure schion-uli -- veste del cielo, quando il cielo è quasi tutto coperto e mostra qua e là squarci di azzurro.

Ogni pittura, fotografia, immagine è chiamata men, che significa ombra, e ciò conferma la nota teoria che vuole indicare come primi tentativi di, pittura le incisioni operate sul terreno seguendo il margine delle ombre proiettate da capanne, alberi, corpi d'uomini o d'animali, ecc.

Piatto da loro è detto teuk, il che serve puree per indicare la scapola di guanaco o di foca perchè vi ha certa somiglianza, e di più perchè, prima della conoscenza dei nostri piatti, la scapola di guanaco era usata per porvi sopra tutte le vivande cotte e specialmente il pesce (1)..

MATEMATICA DEGLI INDI ONAS. - Sanno contare fino a cinque e non più: sós - I; sóki - 2;

sauki -- 3; ko'mi-sóki - 4; kísmarei - 5. Questi sono i numeri che usano regolarmente e che ripetono sopra le dita dell'una e dell'altra mano, e quando vi sono più oggetti che le dita di tutte e due le mani, le uniscono insieme e dicono pooker, posando marcatamente la voce sopra la sillaba poo; oppure dicono: conte le mani di un uomo, per indicare dieci; come le mani di due uomini, per indicare venti. Per es., un indio andando per il bosco vede una ventina di guanachi e riferisce la cosa ai compagni dicendo: « Ho visto molti guanachi ». « Quanti?» domandano gli altri, come le mani di un uomo? » « No, di più! come le mani di due uomini! »

Le operazioni aritmetiche sono assai rudimentali: sanno fare una sola moltiplicazione, cioè il doppio di due -koni-soki; ed anche allora non hanno un numero speciale per indicare il prodotto. Della divisione sanno solo questo: dividere, per esempio, quattro pesci fra due persone. Di addizione e sottrazione non fu trovata traccia. Sono pochissimi quelli che conoscono il valore relativo dei numeri. Per es. Juancito Kaben, della missione del Rio Grande, sa contare fino oltre a cento, ma se gli è domandato: « Sono di più 95 cavalli o 37 cavalli? » risponde: « io non so; qualche volta sono più 37 cavalli! »

Connesso coll'aritmetica è l'uso di ricordare l'età dei figli. Non usano cifre, naturalmente, solamente sanno dire in quale stagione sono nati; quando gli alberi mettono i fiori (-primavera); quando verdeggia il prato (- estate); quando arrossano le foglie del roble (- autunno); quando cade la neve (- inverno). Con questo mezzo sanno dire più o meno quante volte dopo la nascita del bambino sbocciarono i fiori, rinverdì il prato, arrossarono le foglie, cadde la neve.

INIZIAZIONE DEI GIOVANI AI MISTERI TRADIZIONALI - Kloketen. -Tutto il regime sociale è basato sull'iniziazione dei giovani ai misteri tradizionali. E questa una caratteristica degli Ona, che non sembra comune a nessun altro popolo. Ciò che sto per raccontare sembra incredibile e frutto di invenzione, se non fosse incontestabile ciò che raccolsero i prof. Tonelli e Carbajal dalla bocca dei fratelli Bridges ed anche dagli indi direttamente.

Ecco di che si tratta. E tradizione degli Ona che antichissimamente le donne esercitavano una superiorità di dominio sopra tutti gli uomini: esse andavano alla caccia, alla pesca, lasciando i lavori famigliari e assai pesanti agli uomini. Le donne riuscivano a mantenere siffatto predominio mediante un sistema di terrificanti apparizioni di supposti spiriti, i quali mostravano di proteggere in ogni occasione esse, e punire gli uomini, anche colla morte, qualora questi dimostrassero velleità di insubordinazione e perfino di renitenza ai loro capricci. Insomma: un vero regime di terrore che sfruttava la superstiziosa credenza degli uomini nelle apparizioni di spiriti, i quali invece non erano che donne mascherate. Tutto questo sistema di soperchierie delle donne a danno degli uomini, che in tal modo erano ridotti alla condizione di veri schiavi, veniva custodito col più geloso e rigoroso segreto, il quale doveva rimanere celato non solo agli uomini, ma anche alle fanciulle non ancora giudicate fedeli depositarie di esso. Tale secreto veniva rivelato alle fanciulle mediante una cerimonia speciale, nella quale esse venivano a conoscere la impostura di quelle apparizioni, già prima tante volte viste e temute come dagli uomini. Ma, continua la tradizione, un bel giorno sia per indiscrezione di qualche donna o per sorpresa di qualche uomo il segreto trapelò ed allora gli uomini attesero l'epoca di un'iniziazione, piombarono su tutte le donne e ne fecero macello (Mnà-maten - uccisione delle donne), risparmiando solo le bambine a cui sapevano non essere ancora stato rivelato il segreto.

Delle donne cinque sole sfuggirono alla strage e cioè: la luna, che allora era una grande medichessa (stregona), faceva molto male agli uomini e aveva la preminenza su tutte le donne. Costei, afferrata da un nerboruto uomo (che poi si trasformò in uccello dalle piume gialle) fu violentemente immersa colla faccia nel fuoco; ma, divincolatasi, potè fuggire e correre al mare per trovare nell'acqua un sollievo alle scottature, delle quali però rimasero traccie che costituiscono, secondo gli Ona, le attuali macchie lunari. Un'altra, gettatasi in una cascata, si cambiò in anitra selvatica, dal piumaggio bianco come la spuma delle acque Una terza prese le forme di un'anitra marina dalle lunghe ali (- pato à vapor) . Una quarta si cambiò in cigno e una quinta in beccaccina. E ancora tradizione che gli uomini d'allora, compiuta la strage, imitassero a proprio vantaggio il sistema usato fino allora dalle donne per rendersi schiave le bambine ignare di tutto.

A parte la maggiore o minore attendibilità di questa tradizione, il certo si è che attualmente gli uomini Ona si servono precisamente della credenza superstiziosa delle donne in spiriti (rappresentati, s'intende, con truccatura) per tenersele totalmente soggette.

Gli spiriti, rappresentati da uomini mascherati, sono otto.

(Continua).

Dott. D. ANTONIO COIAZZI.

(1) Ecco le impressioni di Daniel, indio ona, dopo una gita in Italia in occasione dell'Esposizione Colombiana di Genova nel 1892: « Là, molte casette, camminare da sole, fumo e niente altro » (il treno) ; « Là, un uomo con capelli bianchi e (moveva le mani sul petto) tutto bianco, come il pinguino » e alludeva al Sommo Pontefice Leone XIII, a cui era stato presentato e che sempre ricordò; e volendo indicare l'agglomeramento delle persone per le strade delle nostre città, disse : « Là, molta gente, gente come il fieno » ; ed infine così dipinse i visitatori dell'Esposizione: « Là, l'uomo non lavorare, sempre passeggiare, fumare e niente altro », e quest'ultima impressione fu forse la più profonda e suggestiva, perchè al ritorno con queste parole voleva giustificare la propria pigrizia.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale

Raccomandare a Maria SS. Ausiliatrice le intenzioni del S. Padre PIO X, che inizia felicemente in questo mese il IX° anno di Pontificato.

Preghiamo, o Cooperatori carissimi, che si compiano i suoi santi desideri, e che tutti i fedeli corrispondano docilmente e generosamente alle sue sollecite cure di Maestro, Pastore e Padre Universale.

Sia questo l' Omaggio nostro a ricordo della data solenne!

Echi della festa Titolare.

BOGOTA' (Colombia). - Ci scrivono : - « Maria SS.ma sotto il titolo di Ausiliatrice, riscuote il più tenero culto anche in questa repubblica di Colombia. Grazie lo zelo dei primi salesiani che lavorarono in queste terre, la divozione a Maria Ausiliatrice è qui divenuta la più popolare, perchè la più conosciuta, e nello stesso tempo la più aristocratica e diremmo quasi nazionale. Alla Vergine sotto questo titolo rendono tenerissimo culto tutte le notabilità ed autorità della Repubblica in santa gara col popolo.

Lo dimostrano l'entusiasmo e l'interesse che prende tutta la Repubblica al ritorno della data annuale del 24 maggio. Lo mostrarono in questi giorni il numeroso concorso di tutta la cittadinanza di Bogotà alla solenne novena che precedette la festa, e l'affetto e la gara dei più distinti oratori della capitale nel contendersi l'onore di cantar le glorie dell'Ausiliatrice dei Cristiani.

Il 24 maggio, sebbene giorno di lavoro, parve una gran festa cittadina per il concorso di tutte le classi della società. Già da vari anni per soddisfare alla pietà, al concorso e al desiderio della cittadinanza, la solennità di Maria Ausiliatrice si celebra nella splendida Basilica Cattedrale. La messa, della Comunione Generale celebrata dall'Arcivescovo Mons. Higuera riuscì un grandioso spettacolo di fede. Erano centinaia e centinaia di Signori e Signore che si accostavano alla sacra mensa, sotto lo sguardo di Maria. Ma dove più di tutto si vide il carattere nazionale e grandioso della festa fu alla messa solenne. Pontificò l'Ecc. Delegato Apostolico Mons. Francesco Ragonesi, assistito dei RR. Canonici della Cattedrale, dal Seminario e da numerose rappresentanze degli istituti religiosi della Capitale. Assistevano alla fini-. zione il Presidente della Repubblica, Dott. Carlo E. Restrepo, i Ministri degli Interni, della Guerra, della Pubblica istruzione e del Tesoro, numerosissime altre notabilità pubbliche, e il Ministro d'Italia Cav. Massa.

» Maria Ausiliatrice dall'alto del suo artistico trono mirava con materno affetto tutte le autorità e le rappresentanze del popolo colombiano imploranti grazie e benedizioni sopra tutta la republica. Il dotto oratore Can. Dottor Raffaele Carrasquilla nel panegirico presentò la Vergine come Ausiliatrice del Cristiano e della Chiesa Cattolica con quel gusto artistico ed affetto che gli sono pro prii. Riuscitissima e di ottima interpretazione la messa « Mater Amabilis » del Capocci, eseguita dai giovani del nostro Istituto Leone XIII. La festa ebbe solenne epilogo nella splendida conferenza ai numerosi Cooperatori Salesiani tenuta dallo zelantissimo Can. Dott. Francesco Zaldua, seguita dalla benedizione col SS. Sacramento, impartita da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Higuera ».

BAHIA (Brasile). - Onorata dall'intervento di S. E. R. :Mons. Girolamo Thomè da Silva, Arcivescovo Primate, e di tutto il fior fiore della nobiltà di Bahia, la festa celebratasi il 25 maggio nel Licey Salesiano do Salvador fu un trionfo. All'Arcivescovo facevano corona alte autorità civili e militari, monsignori, canonici, senatori, deputati, distintissimi cavalieri e le più illustri famiglie. Al Vangelo tenne un magnifico discorso il Can. Manuel Da Silva Gomes.

LA PLATA (Rep. Argentina). - S. E. R. Mons. Francesco Alberti, Vescovo Ausiliare ed ex-allievo del Collegio Pio IX di Buenos Aires, nella tenera divozione che egli ha per Maria Ausiliatrice volle riservato al 28 maggio, in cui si celebrò solennemente la festa della nostra Patrona, il conferimento del Diaconato a quattro suddiaconi, e degnavasi ammettere nello stesso giorno alla prima Comunione una sessantina di nostri alunni. Le commoventi cerimonie, alle quali assistettero, insieme con i 112 alunni interni, i più di 300 che frequentano l'Oratorio festivo e gran numero di benefattori e Cooperatori, furono un'apoteosi del Culto alla nostra Regina.

GRAZIE E FAVORI

La medaglia di Maria Ausiliatrice (*).

Il 12 maggio u. s. mia moglie cadde gravemente ammalata di bronco polmonite. Chiamato un medico, dopo un'accurata e minuziosa diagnosi, mi fece comprendere che il male era piuttosto grave e che assolutamente, se anche si fosse superata la crisi, occorreva una cura molto lunga, poichè la malattia minacciava risolversi in cronica con le sue dolorose conseguenze. Passarono infatti diversi e lunghi giorni di sofferenze per l'inferma, senza che si fosse verificato un benchè più leggero sintomo di buona risoluzione. Ricorsi allora ad un altro dottore che gode fama di molta valentia, affinchè mi accertasse dell'entità del male e se la cura prefissa dal medico precedente fosse la giusta per guarire. Ma anche questi mi pronosticò la medesima sentenza dell'altro in tutte le sue parti. Il male intanto rodeva sempre più l'inferma, e con una temperatura altissima divenuta costante.

Afflitto ed impressionato dell'esito fallace delle cure scrupolose e molteplici che le venivano imposte dalla scienza medica, altro non mi rimase che ricorrere all'intercessione clementissima della Vergine Santa, che fin dalla mia giovinezza e per diretto consiglio del Ven. D. Bosco, quando io era allievo nell'Oratorio di Torino, imparai a venerare sotto il titolo dì Auxilium Christianorum. Eravamo alla vigilia della festa di sì misericordiosissima Madre! Con massima fiducia feci appendere al collo dell'inferma la miracolosa medaglia di Maria SS. Ausiliatrice e poi avanti la sua Immagine nel Tempio del Sacro Cuore pregai con intenso fervore.

Ed oh! come la Vergine benedetta si degnò ascoltare con misericordia le misere ed umili preghiere. Alla sera di detto giorno, la febbre ardentissima, che non aveva mai lasciato l'inferma, sparì totalmente come per incanto e la tosse insistente e cagionante dolori acuti al polmone ed ai bronchi si attenuò assai. Giunto come il solito a tarda sera il medico, riscontrò subito nell'ammalata il felice ed insperato subitaneo miglioramento e, dopo i suoi più vivi rallegramenti, mi disse non esservi più necessaria l'opera sua. Infatti dopo due giorni l'inferma lasciò il letto e con un progressivo accelerato miglioramento ora è perfettamente guarita.

A Te sola, o Vergine Aiuto dei Cristiani, sia resa la più umile e divota riconoscenza, che non verrà mai meno.

Roma, 26 giugno 1911.

CRUCIANI PIETRO.

Este. - Avevo ancora il cuore straziato per la perdita a breve distanza di due ottime figliuole, quando mio marito fu colpito da ileo-tifo. Indicibile fu la mia costernazione e per la gravità del male e per le circostanze veramente allarmanti. Fu in quei frangenti che ricorsi con grande fiducia a Maria SS., aiuto dei Cristiani. Incominciai una novena in suo onore e feci celebrare una Messa al suo altare in Torino, promettendo di mandare un'offerta e di farne pubblicare la grazia sul Bollettino. Maria volle mettere alla prova la mia fede. Al quarto giorno della novena il male era tanto aggravato che anche i medici non davano più all'infermo che poche ore di vita e giudicarono inutile ogni rimedio. Allora posi tutta la mia fiducia solo in Maria SS. ed oli, prodigio ! Il giorno seguente il grande pericolo era cessato e all'ultimo giorno della novena cominciò anche a cessar la febbre.

Ora mio marito è in perfetta salute, ha ripreso i suoi lavori e si unisce a me con tutti i figli per ringraziare pubblicamente la Madonna di tanta sua bontà. - Grazie, o Maria, potente aiuto dei Cristiani, fa' che ci rendiamo ora e per sempre degni di tua materna benedizione.

12 luglio 1911.

IDA ARGENTON-Bovo.

Dolcedo (Porto Maurizio). - Colta nel 19o8 (la grave malattia, fui ridotta agli estremi; tanto era acuto il mio male. Ero sfiduciata perchè per quante cure mi suggerissero i dottori, nessun giovamento ottennevo. Finalmente mi decisi ad una visita da valenti professori, i quali giudicarono necessaria un'operazione assai pericolosa e di esito incerto.

Impossibile esprimere lo sconforto e lo strazio del mio cuore ; ma il pensiero dei miei teneri figli, che ancora abbisognavano tanto di madre, mi incoraggiò e mi decisi sottopormi alla difficile operazione il 3o settembre 1909 all'Ospedale di S. Paolo di Savona, sotto la mano esperta di un ottimo chirurgo. L'operazione fu lunga e dolorosa ; sicchè temevo della completa guarigione. Fu allora che mi rivolsi di gran cuore alla cara Madonna di Valdocco implorando una pronta e radicale guarigione.

Ora che la grande bontà di Maria Ausiliatrice mi ha esaudita, adempio la promessa inviando relazione della grazia e il mio modesto obolo al Santuario accompagnato dei miei orecchini d'oro, unico ricordo della mia fanciullezza.

3 luglio 1911.

BORELLI BIANCA in BELLONE.

Bra. - Sardo Pietro ammalatosi in principio di aprile 1910 per un'infezione ad una gamba, malgrado l'intelligente cura del medico di casa e di un professore chiamato da Torino, fu ridotto a tal punto, che chiese e gli si amministrarono gli ultimi sacramenti. Atrocissimi i dolori che soffriva nei giorni e nelle notti insonni. Venuto il 15 maggio, in cui comincia la novena in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice, per suggerimento del parroco pensò di ricorrere al potente patrocinio di Maria SS. Ausiliatrice, facendone la novena e interponendo l'intercessione del Ven. D. Bosco. Cosa che ha dell'incredibile ! Fin dalla notte seguente si senti così sollevato da poter riposare quasi tutta la notte ; ed entrato in via di guarigione, si rimise in perfetta salute. Riconoscente, insieme colla consorte Caterina Morino, invia un'offerta al Santuario.

26 maggio 1911.

Teol. D. LUIGI PAUTASSO, Vicario.

Molino del Conte (Vigevano). - Una terribile emorragia, accompagnata da violentissime febbri, ridussero mia moglie in otto giorni agli estremi. Già le erano stati amministrati gli ultimi conforti di nostra S. Religione, ed io costernato attendevo, da un'ora all'altra, il terribile momento della catastrofe. Consigliato a ricorrere a Maria Ausiliatrice, si cominciò una novena e subito constatai un rapido miglioramento che, progressivamente aumentando, portò mia moglie a completa guarigione.

11 maggio 1911.

EDOARDO MASTRI.

Lombriasco. - Il mio figlio Pierino, divenuto preda di una febbre maligna, ci ispirava i più gravi timori. Abbandonati dall'arte medica che già aveva esauriti tutti i rimedi, ci volgemmo con tutta fiducia a Maria Ausiliatrice ; e in poco tempo il mio figliuoletto ricuperò la primiera salute. Adempiamo la promessa di pubblicare la grazia per indurre altri a provare la bontà e la potenza di Maria Ausiliatrice.

27 giugno 1911.

MARIA REBURDO.

Erba (Como). - Non conoscevo la misericordia e liberalità della Madonna sotto il titolo a lei caro di Maria Ausiliatrice... Dopo aver letto la raccolta di grazie, pubblicata dalle Letture Cattoliche, in un bisogno di grazia temporale con fede ricorsi io pure all'Aiuto dei Cristiani e fui subito esaudita in modo quasi portentoso. Riconoscente, e per adempire alla mia promessa, desidererei venisse pubblicata anche questa grazia, mentre prometto di ricorrere a Daria Ausiliatrice in tutti i miei bisogni spirituali e temporali, certa di essere ascoltata.

20 giugno 1911.

MARIA DOLFINI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Sàlesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) -. Acireale : Angelina Nicolosi, 10 - Acqui E. G. R., 2 - id.: Can. Giuseppe Lovisolo, 5o -Alba: Toppino Ernesta, 3 - Alice Castgllo : Francesca Massara, 2 -Aosta: Q. R., 5 -Aranno (Svizzera): T. P., 5 - Arosio Brianza : Giuseppina Pozzoli, 4 - Arvier : Charles Lage, 12 - Avigliana L. C., 5. - id.: Maestra. Ferrero, 3.

B) - Bagnacavallo : D. Giuseppe Massaroli, 5 - Bagnatica : N. N., 5 - Bologna : Dott. D. Francesco Comaschi, 5 - Borgo Adorno : D. Antonio Majocchi, 10 -- Borgomanero : Fornara Maria, 5o - Breguzzo (Trentino): Maria Manfredini, 3 - Breno : Alberzani Giovanni fu Agostino, 7 - Brescia : Adele Giugni, 2 -- Bricherasio : Francesca Merlo, 3 - Brugnato : C. R., 12.

C) - Cagliari : Elisa Coiani, 5 - Caluso : Ferdinando Michetti, 2 - id.: Massimo Boux, io - Callagirone : N. N., 5 - Casabianca (Verolengo): Arigela Albano, 6 - Casalborgone : Giuseppa Chiapina, 2 - id.: Domenico Roggero, 5 - Castagnole Lanze : Maria Piano - Castagnole Piemonte : Margherita Filippa, 2 - Castellazzo : Falnìglia Barberis, 5 - Casteldelfino: N. N., 5 - Castiglione Torinese : Elena Lualmi, 2 - Cavallermaggiore Giuseppina Ostano, 2 - Cento : Dr. L. G., 3 - Chdmporcher : Donna Dorotea, 5 - Chiavari : Sac. Domenico Bozzano, 10 - Ciriè : Giuseppe Defifilippi, 5 - Civate : Angiolina Invernizzi in. Delloro, 2 - Cocquo: Amalia Vegezzi, i - id.: Erminia Paronelli, 7 -- Collegno : Domenico Cagliale, 5 - Corno : Camilla Gario, 3 - Conegliano Ven. D. Firminio Coiremi, 5 - Conzano : Angela Valpreda, 2 - Cumiana : Teodolinda Corte, 3 - id. Caterina Burdino.

D) - Demonte : Caterina Debas, 3 - Dercolo (Tirolo): Giovanni Calvari, 20 - Desenzano sul Lago : Nella Bagatta, 5 - Dogliani : Delfino Mora 2 -- id. Coniugi De Ricci - Druogno : N. N. 5.

E) - Enego : Antonio Caregnato, io.

F) - Ferrada : Luida Deferrari, io - Front Domenica Tresso, io.

G) - Genova : E. M., 2 - id.: Maria Rocca, 7 - Giaveno: Caterina Paris, io - Girifalco: Bonaventura Antelitano, i - Gombola di Polmago Brigida Chioldi, 5 - Gorizia : Lucia Papis, 15 - Grignasco : Suor E. P. - Grono : Luigi Maestro Terzi, 5.

J) - Jersey City (Stati Uniti): Matteo Vinci, 5'

L) - Lusigliè : Margherita Defilippi, 3.

M) - Maderno : Aispergher Giulia coop., 5 Marsala : N. N. coop. - Milano : Maria Regina Ghetta, io - id.: Luigia Isola, 5 - id.: Luigia Demicheli, 6 - id.: Noemi Calzavara, io - id.: Anselmo Martinoli - Mirabello Mon f.: Luigia Castellaro -- Modica Alta : Can. G. Buscema, 3 - Mom bello Tor. : Mariettina Cerutti, 5 - id.: Francesca Cerutti, - Mosso S. Maria : E. U., 5 - Montalciata : D. A., 5 - Monte (Valenza): Francesco Terzago, 10 - Morsasco : Prosperina Stoppino, 2 - Motta Baluffi : Palmira Barlai, 3 - Mussomeli : Mario Ch. Adinolfi.

N) - Napoli : Sebastiano Piccione, 2 - New York : Nicola Pellicci, 10 - Novara : N. N., 5.

O) - Occimiano : Virginia Guaschino, 2 - Oggiono : Caterina Invernizzi Malugani, 5 - Omegna Marietta Gasparoli, 2 - Orani : N. N., 2 - Orbassano : Teresa Cagnassi, 5 - Ottati : Pasquale Rocco, 5.

P)- Pancalieri : Michela Sola - Parma : Alberto Bona, 2 - Pieve Albignola : Siro Porotti, 5 - Pieve del Cairo : Ester Rozze, 10 - Pinerolo P. B. G. - Polonghera: Giuseppe Tuninetti, 1,5o - Pralormo : G. G. A., 25 - id. : Anna Del Mastro, 5 - id.: Maria Mazzarino, 2.

R) - Regalbutto : Dott. Carmelo Campione - Roma: Pierina Tarducci, io - id.: Antonietta Rinaldini, io - id. : N. N., io - Romentino : Gina Martelli Fornaroli - Rovescala : N. N., 5 - id.: Rubbiana Luigia, 2.

S) - Sambonifacio: Fuzaretto Maddalena, 2 - S. Gregorio di Catania : Concetto Pennisi, 5 - Sanico : Maddalena Manacorda, 2 -- S. Salvatore Mon f.: Giacomo Tizzani, 50 - Savigliano : Caterina Borello, 5 - Sommariva del Bosco; Bernardo Casalis, 1o.

T) - Thiene : Lucia Basso, 5 - Torino : Luigia Penna - id. : Eleonora Burghi, 5 - id. : Rita Masoero - id.: A. C., 2 --id.: Angiolina Perotti, 2 - id.: Adelina Barbero - id.: Maddalena Rocci, 5 - id.: N. F., 3 -- id.: Antonio Megnetto, 5 - id.: Rosa Ferro, - id. : Teresa Rossi V. Staffen - Torre S. Giorgio : Maria Candelo - Tortona Malvista Vestarini, 2 - Tricerro : Teresa Bazzano n. Bodo - Trino Vercellese : Battista Dattinio, 5 - Troina : Gustavo D. Giunta Pintauro, 5 - Tronzano Vercell. - Pietro Morello, 20.

V) - Varal-Pornbia: Maria Ingegnoli, 20 - Varazze : Nicolò Parodi, 25 - Varese : Suor M. Villa, 5 - Verres : J. B. V. 5 - Vicenza : Maria Veronese, 2 - Vigevano : Angela Guberti, 5 - Vigliano d'Asti: Leonilde Graziano, 5 - Vignale Monf.: Carolina Granziotti, 5 - id.: Luigia Porta, 5 - Villa Chiavenna : Antonio Del Molino fu Pietro, io - Villareggia : M. G. 5 - Villanova d'Asti Teresa Grella V. Bosio, 10 - Vinovo : G. A. -id.: Lucia Garis, 2.

X) -- Rosa Colli - Valentina Gamberana, 1 - Rosa Castagnola, io.

*) L'ordine alfabetico è queilo delle città e dei paesi cui appartengono i graziati.

NOTE e CORRISPONDENZE

Per la „Causa" di Domenìco Savìo.

In data 24 maggio u. s. fu eletto Ponente della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Domenico Savio, l'Em.mo sig. Card. Giuseppe Casalanzio Vives y Tutó. Questo zelante ed autorevole Porporato, pieno di ammirazione per l'angelico giovanetto, volle che al recente Congresso Eucaristico di Madrid si rilevasse come questo piissimo alunno di Don Bosco, per aver fatto la sua prima Comunione all'età di 7 anni e per la sua serafica divozione a Gesù Sacramentato, ben meriti di essere additato qual modello ai fanciulli che si accostano per la prima volta alla S. Comunione e il titolo per eccellenza di Giovanetto Eucaristico. Il Congresso applaudì entusiasticamente la relazione ed inviò un telegramma al S. Padre sollecitando l'introduzione della Causa di Beatificazione del piissimo giovane.

Faccia il Signore che egual ammirazione sorga nell'animo di tutti i direttori dei nostri Istituti ed Oratori a spirituale vantaggio della gioventù.

Tra i figli del popolo.

FOGLIZZO CANAVESE. - Il 25° Anniversario della fondazione dell'Oratorio S. Michele. -- Venne celebrato colla massima solennità la seconda domenica di giugno. I giovani dell'Oratorio, preparati da un triduo di predicazione, s'accostarono alla S. Comunione in numero di 25o; ed un bell'eserrrpio diedero anche molti antichi allievi, due dei quali vollero riservarsi l'onore di servire la S. Messa, nella quale si accostarono tutti alla S. Comunione. Alle io vi fu messa solenne nella parrocchiale, cantata dal rev.mo prevosto Don Malvisi. Venne eseguita a più di 200 voci la Missa de Angelis. Imponente il corteo che sfilò dall'Oratorio alla Parrocchia. Oltre la bandiera della Sezione Giovani di Foglizzo spiccavano in esso le bandiere degli Oratori festivi di S. Benigno e di Caluso. Buono il saggio ginnastico dato dal Circolo sportivo « Re Arduino », accorso da S. Benigno colla sua brillante fanfara.

Il cortile rigurgitante di giovani, di antichi allievi, di signori e signore e di numerosissimo pubblico, presentava un aspetto stupendo.

A sera gli antichi allievi, in numero di 7o, si riunirono a cena fraterna coi ginnasti di S. Benigno, coi giovani della Sezione e coi Superiori del locale Istituto Salesiano. Fra tutti regnò la più grande allegria e sul levar delle mense parlarono molti inneggiando a D. Bosco, a D. Rua ed ai Salesiani, protestando di voler mantenere saldi in cuore i buoni principii ricevuti in seno all'Oratorio. Vivamente applauditi furono il giovane segretario della Sezione Giovani di Foglizzo, il Presidente del locale circolo Giovani Lavoratori, l'avv. Bianco di Caluso, il maestro D. Aimerito, il sig. Prevosto, e il direttore D. Grosso che espresse il desiderio di veder ripetere quella cara unione fraterna almeno una volta l'anno.

Un breve trattenimento cinematografico all'aria libera pose termine alla riuscitissima festa, che rimarrà lungamente scolpita nella mente e nel cuore dei giovani foglizzesi.

GENZANO DI ROMA. - Festa ginnastica. -La terza domenica di giugno nell'Istituto S. Giovanni Ev. di Genzano, si tenne un riuscitissimo trattenimento ginnastico in occasione della consegna dei premi riportati dalla « Cynthianum » al VI° Concorso laziale di Frascati. Il cortile maggiore dell'oratorio, ridotto ad elegante salone-anfiteatro, nel tripudio dei suoi vivaci colori e colle centinaia di bandiere svolazzanti al vento, presentava un magnifico colpo d'occhio. Nel palco d'onore, sul quale troneggiava la cara immagine paterna del ven. Don Bosco, presero posto il rev.mo mons. Cisterna, vicario generale della diocesi, mons. Cima arciprete, mons. Santoni, i canonici, il clero della città e dintorni, la signora Pagliaroli, il conte Soderini, l'ing. Barbaliscia, il sindaco della vicina Nervi ed altre notabilità cittadine. I posti riservati, in numero di oltre cento, erano occupati dalle più distinte e benemerite famiglie della città: i genitori dei giovanetti ed una turba immensa di popolo gremivano tutto lo spazio libero, intorno il campo delle gare. All'apparire dei bravi e numerosi ninnasti, nell'elegante divisa, preceduti dalla fiammante bandiera e dal nuovo magnifico medagliere, già grave di premi, scoppiò una clamorosa ovazione, e la banda musicale di Nemi intonò una briosa marcia d'introduzione.

Il Direttore dell'Istituto diede lettura di due lettere, una dell'Em.mo card. Agliardi che, dovendo partire per Padova, si dichiarava spiacente di non potersi trovare in mezzo ai cari ginnasti, e mandava la sua benedizione; l'altra dell'on. Valenzani che, trattenuto in Roma da urgenti, indeclinabili impegni, si diceva presente collo spirito e faceva ai baldi e valorosi giovani i più caldi auguri e le più sincere congratulazioni. Superfluo aggiungere che le adesioni degli illustri personaggi vennero accolte con formidabili applausi ed interminabili evviva. Aggiunse ancora brevi ed elevate parole sulle alte finalità dello sport, facendo opportunamente rilevare come esso per i giovani dell'oratorio non è, nè deve essere fine a sè stesso; ma un mezzo efficacissimo per nobilitare la mente e lo spirito e per creare dei cittadini onesti e forti, dei cristiani franchi e coraggiosi.

Ed ecco i ginnasti allo svolgimento del bellissimo e svariato programma - esercizi militari allo stadio, evoluzioni a corpo libero, agli appoggi Bauman, ai bastoni Jàger, al saltometro, alle parallele, ecc. -- La precisione con la quale lavorano, la fine eleganza, il completo affiatamento sono tali, che a tutti strappano esclamazioni di alta maraviglia insieme ai continui e vigorosi applausi. Al comando energico e sicuro dell'egregio e valente prof. Montiroli di Roma, gli irrequieti scolaretti ed i callosi lavoratori della vigna sono diventati brillanti soldati e sembrano da gran tempo abituati alle più difficili manovre ed ai più scabrosi sercizi. « La Cynthianum dei Salesiani - scrive il corrispondente del Corriere d'Italia - è l'unica squadra dei Castelli romani e l'unica rappresentante ai concorsi regionali e nazionali in cui sempre tenne alto il nome di Genzano.»

Commovente la cerimonia della consegna dei tre splendidi premii, due grandi targhe vermeil ed una corona d'alloro attaccate alla bandiera da Mons. Vicario, da Mons. Arciprete e dalla signora Pagliaroli fondatrice dell'istituto. La festa si chiuse coli un caldo ringraziamento ai benefattori della Cynthianum, letto da un ginnasta, e lasciò in tutti la più soave impressione ed un vivo desiderio di assistere ovente a simili spettacoli.

ROMA. - Presso la nuova Parrocchia di Santa Maria Liberatrice, affidata dal S. Padre ai Salesiani, continua ad aver vita prospera e rigogliosa l'Oratorio festivo, frequentato abitualmente da 250 giovanetti, tutti figli di operai, cl:e trovano in esso con le attrattive della loro età la vera arca di salvezza contro l'empietà invadente.

Benchè in locali angusti e scarso di mezzi, esso ha già nel suo sello varie sezioni, che mentre dànno varietà all'ambiente stesso, giovano assai ad affezionarvi sempre più i giovanetti.

La sezione di musica è duplice: vocale ed istrumentale. La prima porta la nota gaia e festevole nelle piccole funzioni dell'Oratorio, e provvede al decoro delle funzioni parrocchiali, sostenend.> con vera proprietà tutta la parte musicale della feste solenni ed ordinarie. L'istrumentale, limitandosi per ora ad una fanfara, rallegra le serate di recita e dei varii trattenimenti familiari.

La sezione di ginnastica, nota sotto il nome di Squadra Excelsior ha raccolto palme ed allori a parecchi Concorsi Ginnastici, coane a quello internazionale di Roma nel 19o8, e quello di Padova dello scorso anno ed a tutti i concorsi regionali del Lazio.

La sezione di recitazione, che ha maggior vita nell'epoca del carnevale, provvede regolarmente ai divertimenti dei giovanetti e delle loro famiglie con produzioni arasene ed educative.

La vita intima dell'Oratorio è esplicata dall'insegnamento domenicale del Catechismo, che viene impartito nelle singole classi e con brevi narrazioni evangeliche o morali tenute dal Direttore. Come sussidio all'istruzione religiosa si tengono ogni giovedì, spesso anche la domenica, conferenze d'indole religiosa, illustrate da proiezioni fisse.

Ma per scendere al particolare ed accennare a qualche fatto di cronaca di quest'anno corrente, prendiamo a ricordare il Grand'Albero di Natale, coi suoi tarli d'abito, camice, calze, ecc., che un Comitato di volenterose e benefiche Signore preparò come premio a 325 giovanetti, il gennaio ultimo passato. Presiedeva alla festa Mons. Bourne, Arcivescovo di Werminster, attorniato da Miss Clemson e dalla marchesina Maria Spinola, presidente delle Dame della Conferenza di S. Vincenzo e buona mamma dell'Oratorio, da molte signore e signorine, e da una folla grande di popolani del quartiere.

Durante il Carnevale, per dare un attestato della loro riconoscenza verso tante persone che si occupano del loro bene, quei bravi giovani organizzarono una ben riuscita festa di beneficenza con l'eseguire un'applaudita operetta del M. Liviabella.

Dove però si ebbero maggiormente a constatare i frutti di questo Oratorio fu nella festa della Prima Comunione, svoltasi con gran pompa il 23 aprile. Ben 15o furono i fanciulli e le fanciulle della parrocchia che si accostarono per la prima volta al celeste banchetto.

Per tutto il tempo di quaresima le buone fanciulle ed i cari giovanetti avevano atteso con ammirabile assiduità allo studio del Catechismo ed alcuni giorni prima del giorno avventurato, le giovinette presso le Suore della Divina Provvidenza ed i fanciulli nelle scuole di Via Marmorata, ebbero anche un breve corso di SS. Spirituali Esercizi. La memoranda cerimonia fu compiuta da un augusto Principe di Santa Chiesa, l'Em.mo Card. Cassetta.

Il sabato precedente, nella Chiesina di S. Maria della Provvidenza affollata di fanciulli e fanciulle e di parenti, mons. Carlohens, dei PP. Benedettini di S. Anselmo, aveva imposto le mani ed unto di di Sacro Crisma una settantina di Comunicandi, invocando su di essi tutta la pienezza dei doni dello Spirito Santo nel Sacramento della Cresima.

Per causa imprevvista l'udienza pontificia, alla quale i Comunicandi di solito sono ammessi il giorno della loro prima Comunione, venne rimandata alla domenica 18 dello scorso giugno, e fu anche quello un giorno di sante emozioni e di cari ricordi. A ciascun di essi il Sommo Pontefice diede in regalo una graziosa medaglia d'argento, raccomandando a tutti di frequentare sempre e volentieri l'Oratorio.

ANCONA. -- « Scienza e Religione. - Si tranquillizzi subito il lettore: non vogliamo filosofare. Abbiamo posto questi due termini non per amore di contrasto, ma per segnalare invece una specie di fusione che ha saputo farne il direttore dell'Ospizio San Luigi, don Luigi Perino, chiamando gentilmente a raccolta nel vasto parterre interno dell'istituto un pubblico numerosissimo, d'ogni ordine sociale e politico, per assistere alla duplice funzione del battesimo e benedizione dell'aereoplano « Gabbiano » e dei festeggiamenti in onore del Patrono dell'Ospizio.

Non faremo un elenco delle signore e signori re intervenute: erano moltissime. - Il palco eretto di fronte all'aereoplano -- nel cui centro aveva posto l'arcivescovo Mons. Ricci - e tutte le sedie collocate all'intorno erano occupate. Vi parteciparono, accompagnate dalla direttrice signora Adelaide Ricci, anche le signorine del nostro convitto femminile.

» La cerimonia battesimale è stata solenne nella sua semplicità. Tanto più che adrina fu la contessa Gallo, che - circondata dalle sue signorine - dava il carattere di familiare, di materna benedizione al proprio figliuolo conte Muzio, che ha costruito il magnifico velivolo per esserne tra breve il pilota.

Al primo colpo, la rituale bottiglia di champagne, tenuta allacciata da un nastro tricolore contro il pernio dell'elica, non si ruppe; ma, al secondo, andò in frantumi, e il liquido spumeggiante irrorò il fronte del monoplano.

» Un applauso generale salutò questa prima parte della cerimonia, che si completava con la benedizione data da monsignor Ricci.

» Un canto di giovanetti, accompagnato al piano da un sacerdote, inneggiò all'avvenimento; indi il prof. cav. M. Mazzoni pronunciò un inno in versi intitolato « ad un aereoplano », ch'egli ha scritto per l'occasione, e che è stato applauditissimo...»

Fin qui il Resto del Carlino, del 4 giugno.

« L'accademia continuò poi - prosegue l'Ordine - fra la generale soddisfazione. Benissimo affiatati i cori, graziose le poesiole e i dialoghetti recitati dai giovani alunni... ».

CATANIA. - Pel Venticinquesimo dell'Oratorio S. Filippo Neri. --Le feste giubilari, preparate con grande amore, si apersero la sera del 24 giugno fra il più vivo entusiasmo. Il cortile, trasformato in un gaio e fresco salone, accolse più centinaia di antichi allievi e una folla di amici ed ammiratori dell'opera salesiana, che vollero partecipare a quella festa di famiglia. E di famiglia ebbe tutti i caratteri quel geniale e simpatico convegno. I numerosissimi ex-allievi, sacerdoti, professionisti, nobili e operai, uniti dal vincolo della fratellanza cristiana, famigliarizzavano fra di loro con la più schietta cordialità, con una gioia ineffabile che brillava nei loro occhi e rivelava tutto un mondo di soavi ricordi.

Alle 18 1/2 l'Ecc.mo Vescovo Mons. Ferrais fra le note allegre di una marcia e gli applausi entusiastici di mille persone, seguito da un'eletta schiera di membri illustri del clero e del laicato e dai superiori salesiani convenuti da più parti, prese posto su di un palco riccamente addobbato.

Il Presidente del Comitato Esecutivo diede il saluto agl'intervenuti e lesse, ascoltato in piedi e salutato in fine da una triplice e lunga ovazione, l'autografo con cui il Santo Padre benediceva le feste giubilari. L'inno scritto per la circostanza dal venerando amico dell'Oratorio e dei giovani, il rev. Padre Pappalardo, e musicato dal prof. Giovanni Bianca, ex-allievo, fu giudicato una composizione squisita e tutti elogiarono l'accurata esecuzione che ne diede la gran massa corale, formata dai cantori dell'Oratorio e dalla Schola cantorum dell'Istituto Salesiano, e accompagnata dalla banda. dello stesso istituto. Quindi l'avv. Angelo La Zara con parola dolce ed elegante, parlò della poesia dell'affetto; e in vero nell'ora soave del tramonto la sua voce penetrò i cuori, li scosse con ia forza dell'eloquenza, li commosse col fascino della poesia, li trascinò all'entusiasmo.

Il segretario del Comitato lesse i numerosi telegrammi di adesione; e dopo, il Dott. Don Bartolomeo Fascie, Ispettore delle Case Salesiane della Sicilia, in una felicissima improvvisazione ricordò tutti i benemeriti dell'Oratorio nel corso di 25 anni suscitando frequenti e unanimi applausi. Uno dei primissimi alunni dell'Oratorio, il rag. Rosolia Giuffrida, evocò molti cari ricordi che ebbero un'eco amorosa nel cuore degli amici; e il rev. D. Marzà destò la ilarità più gioconda coi suoi versi siciliani che con grande verve ritrassero al vivo le sante arti che Don Piccollo, sull'esempio di Don Bosco, sapeva usare per trarre e guidare alla virtù i cuori dei giovani.

L'indimenticabile convegno non poteva essere coronato più degnamente che dalle parole nobilissime e vibranti di affetto di Mons. Vescovo, a cui il pubblico fece una entusiastica acclamazione.

All'accademia seguì una bella illuminazione, rallegrata da concerti musicali.

La mattina del 25, il cortile presentava di nuovo un aspetto oltre ogni dire imponente. Mai, da parecchi anni a questa parte, s'era vista tra le sue mura tanta ressa di persone e tanto brio; poichè ai consueti giovanetti, che in quel dì erano accorsi numerosissimi, s'erano aggiunte le diverse associazioni sportive della città coi loro gonfaloni spiegati e bandiere, una folla di curiosi attratta dalla novità della cosa ed uno stuolo numerosissimo di antichi allievi, i quali tra tutta quella esuberanza di vita giovanile, in quei locali ben noti, si ritrovavano, malgrado gli anni trascorsi e i gravi pensieri, coll'anima ringiovanita e col cuore di una volta.

Alle 8 e 1/4 nell'annessa chiesa di S. Filippo Neri,

S. R.ma Mons. E. Ferrais, celebrò per tutti la S. Messa, mentre un coro di giovanetti dell'Istituto Salesiano eseguiva scelti pezzi di canto prettamente liturgico. Il punto culminante fu quello della SS.- Comunione, che riuscì divotissima.

Dopo messa ebbe luogo lo scoprimento d'una lapide commemorativa ; dinanzi la quale l'avv. Gulinello parlò dell' opera altamente religiosa e civile degli Oratori festivi, e fece voti che l'educazione cristiana ivi ricevuta non si limiti alla sola età della fanciullezza, ma spieghi tutte le sue forze nella virilità in mezzo alle contingenze ed alle lotte della vita pubblica. L'adunanza si sciolse al canto di un inno a D. Bosco, accompagnato dalla banda dell'Istituto Salesiano.

Alle 14 ebbe luogo a Cibali, nell'Istituto San Francesco di Sales, il pranzo sociale tra la massima allegria. Si mandarono telegrammi al S. Padre, al Card. Arcivescovo, al sig. D. Albera, a D. Piccolo e a D. Chiesa; e dissero applauditi brindisi l'avv. Santacroce, il prof. Tropea, l'avv. La Zara ed altri.

A sera, dopo un magnifico saggio ginnastico dato dall'Ardor, diretto dal maestro Battaglia, Sua Ece. Rev.ma Mons. Ferrais, stante l'assensa dell'Em.mo Cardinal Nava, intonò il Te Deum e rivolse un bel discorso agli intervenuti. La serata si chiuse con brillantissime proiezioni cinematografiche e con concerti musicali.

La mattina del 26 nella Chiesa dell'Oratorio ebbe luogo una messa solenne di requie per gli alunni morti in questi 25 anni, presenti moltissimi antichi allievi che fecero la S. Comunione.

Togliamo dal N.° Unico pubblicato per la circostanza il testo dell'accennato Autografo Pontificio:

Ai cari Allievi dell'Istituto Salesiano di Catania, che celebreranno fra qualche giorno il Venticinquesimo anniversario della fondazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, col voto che ricordino sempre le sante istruzioni ivi ricevute per mantenersi ferventi cattolici, e ai diletti Sacerdoti che lo dirigono impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 27 Maggio 1911.

PIUS PP. X.

Notizie varie.

In Italia.

ESTE. - La Società ginnastica «In motu vita » del Collegio Civico la domenica 25 giugno regalava ai suoi ammiratori una grande serata ginnastica che per tutta la cittadinanza assunse le proporzioni di un vero avvenimento artistico.

Nel cortile del ginnasio-tecnico pareggiato, ridotto a palestra, inondato di luce, incorniciato da centinaia di spettatori e dalle severe linee palladiane dell'edificio, la fiorente Società schierò il numero completo dei nuovi « settanta » soci che, dopo il canto solenne dell'inno Federale Veneto, brillantemente si produssero nei varii numeri dell'attraente programma.

Le evoluzioni di plotone e gli esercizi coi bastoni Jàger, cogli appoggi Bauman, colle bacchette, colle clave, a corpo libero, ai grandi attrezzi - sia individuali che collettivi - suscitarono l'entusiasmo del pubblico per la grazia e la precisione con cui furono eseguiti.

Dal palco degli invitati applaudivano mons. G. B. Dal Ferro, abate mitrato, l'avv. cav. Lancerotto pro-sindaco, il prof. Caldana rappresentante il presidente della Federazione Ginnastica San Marco, il cav. prof. Magi, ispettore scolastico, il rev. Don Marchisio, Direttore del Collegio Manfredini, il Direttore del Patronato SS. Redentore, ecc. ecc.

Ai graziosi e fieri ginnasti venne fatta la consegna ufficiale delle onorificenze riportate al Concorso Regionale di Venezia, alla Riunione polisportiva di Padova, ed alle gare interne fra gli stessi soci; in totale, la società ebbe una medaglia d'oro, due corone d'alloro, due medaglie vermeil grandi, due d'argento grandi, una di bronzo argentato grandissima, una di bronzo dorato grande, ed un oggetto artistico in ceramica; e i soci, per le gare individuali, 8 medaglie vermeil, 22 d'argento, 4 di bronzo argentato, 18 di bronzo.

A corona della riuscitissima festa giovanile, l'avv. cav. Lancerotto ringraziava e inneggiava ai bravi giovani facendo voti che nella vita vogliano sempre mostrarsi agili nel pensiero, fedeli alla legge del dovere e pronti alla voce della Religione e della Patria.

MILANO. - Gli alunni dell'Istituto S. Ambrogio, il 6 luglio - a festeggiare il 1° decennio della fondazione della Pia Opera di S. Agostino - pellegrinavano in tram fino alla tomba del gran Vescovo d'Ippona, delle cui ceneri va meritamente gloriosa la città di Pavia. Scesi alla stazione di Piazza Petrarca, i bravi giovani si recarono in ordinatissime file sino alla Basilica di San Pietro in Ciel d'oro. Le note festanti del loro corpo musicale chiamarono sul passaggio numerosi cittadini, che contemplavano ammirati tanto fiore di vita, tanto giovanile entusiasmo. Il Direttore Don Saluzzo celebrò all'altare del Santo, mentre un coro di ottanta voci faceva echeggiare il tempio delle più dolci armonie.

Il maestoso corteo, preceduto dal corpo musicale, si recò quindi alla Cattedrale e ad altri monumenti della città, portandosi a mezzogiorno all'Oratorio di S. Teresa. Alla partenza si rinnovò la festa dell'arrivo, e nel ritorno la numerosa carovana si fermò a visitare la monumentale Certosa, con immenso diletto ed istruzione.

All' Estero.

GIAFFA (Palestina). - Alla Scuola Italiana. - Ci scrivono: « La distribuzione dei Premi agli alunni di questa scuola doveva aver luogo il 2 luglio, ma per la venuta della Squadra Italiana furono anticipati gli esami; e il 25 giugno si tenne l'annuale festa scolastica della premiazione con maggior solennità degli anni scorsi.

» Desiderava presenziarla S. E. Augusto Aubri Vice-Ammiraglio, Comandante in Capo della Squadra del Mediterraneo, ma fu impossibilitato perchè trattenuto a Gerusalemme per la posa della prima pietra dell'erigendo Ospedale Italiano. Delegò a rappresentarlo il Comandante della R. N. Roma. Vi presero parte, anche l'ill.mo sig. Cav.

Alfonso Alonzo, agente consolare, i Comandanti della Napoli e dell'Amalfi, e una rappresentanza delle altre navi Benedetto Brin, Pisa, S. Giorgio e Coatit. Prestò servizio la banda della Nave Ammiraglia. Non solo i parenti degli alunni, ma tutta l'aristocrazia della città stiparono i locali della Scuola, per attestare la viva simpatia verso la Squadra Italiana e la Scuola stessa, e per sentire la banda, che colle sue melodiose note eseguendo uno scelto programma allietò i 50o intervenuti.

Il trattenimento ebbe principio al suono della Marcia Reale; poi con gentile pensiero un alunno italiano, a nome dei Superiori e compagni, offerse in segno di gratitudine un mazzolino di fiori freschi ai singoli Comandanti ed ufficiali, dopo aver letto un breve indirizzo in cui inneggiava all'esercito, all'Italia, a Sua Maestà il Re. Quindi con molta disinvoltura furono recitate due farse, una in francese e l'altra in arabo. Assai ben interpretata un'operetta del Malfetti, ed assai applaudito un coro del Verdi, nonchè varie poesie declamate con voce chiara e con viva espressione.

Il Comandante e gli ufficiali ebbero sentite parole di congratulazione e d'incoraggiamento per l'opera eminentemente religiosa e patriottica che i Salesiani esplicano a pro' della gioventù italiana ed indigena.

» Il giorno 24, dietro gentile invito di Sua Eccellenza, Maestri ed Alunni si recarono sulla R. Nave Ammiraglia B. Brin, dove. ricevuti cordialmente e divisi in piccole squadre, furono condotti a visitare minutamente la bella Nave da guerra.

» Il giorno 26 poi, annuendo all'invito fatto dai rispettivi Comandanti, i Maestri e gli alunni della 5a Elementare andarono a visitare la R. Nave Rosa e l'Amalfi, accolti colla più squisita gentilezza.

GUAYAQUIL (Equatore). - Benedizione del Collegio « Cristóbal Colón » - Una piissima dama di Guayaquil entrando il 28 maggio u. s. nel nuovo collegio « Cristóbal Colòn ». diceva all'Ispettore Don Comin: « Quanto ho pregato il Signore che mi concedesse di vedere i Salesiani ben stabiliti in questa mia città! Ora i miei voti sono appagati e ne benedico il buon Dio! » Il desiderio dell'esimia signora era pur quello delle principali famiglie del luogo, che accorsero numerose ad assistere alla solenne benedizione del nuovo collegio. Il grandioso fabbricato, opera del sig. Francesco Robles, che lo curò con vero intelletto d'amore, è situato ai sud della città, ad un centinaio di metri dal maestorio Guayas, a cui si accede per un largo e ben ombreggiato viale.

Alle 8 arrivò Mons. Riera Vescovo di Manabì, il quale, dopo aver celebrata la S. Messa, diede la solenne benedizione all'edifizio, seguito processionalmente dal rev.mo Capitolo della Cattedrale, dai rappresentanti degli Ordini religiosi, della stampa cittadina e dai numerosi signori intervenuti. Accrebbero solennità alla funzione i canti eseguiti dai nostri giovinetti dell'Asilo Santistevan ed un affettuoso ed elevato discorso di Mons. José di Santistevan, Decano della Cattedrale. Ne sia ringraziato il Signore!

NECROLOGIO

CoN profonda mestizia e vivo rimpianto deponiamo la più fervida prece sulle tombe recenti di

S. A. R. I. Clotilde Maria di Savoia,

nata in Torino il 2 marzo 1843, vedova di S. A. I. il Principe Napoleone Gerolamo Bonaparte, volata al cielo dal R. Castello di Moncalieri il 25 giugno u. S.;

e di

S. M. Maria Pia di Savoia,

nata il 16 ottobre 1847, vedova di S. M. Don Luigi I, Re di Portogallo, morta serenamente nel R. Castello di Racconigi il 5 luglio u. s., entrambi Auguste Cooperatrici Salesiane.

Per l'alta benevolenza che S. A. R. I. la Principessa Maria Clotilde nutrì per Don Bosco e l'Opera sua e le sollecitudini che S. M. la Regina Maria Pia si prese per lo sviluppo dell'Opera Salesiana in Portogallo, noi sentiamo forte il dovere di raccomandare le loro anime elettissime alle preghiere di tutti i Cooperatori.

Mons. Carlo Silvio Vio.

Parroco zelantissimo a San Cassiano, Arciprete della Ven. Congregazione di S. M. Mater Domini, e Condirettore Diocesano dei Cooperatori Salesiani di Venezia, venne colpito da un attacco cardiaco mentre portava il viatico ad un suo parrocchiano, e spirava serenamente poche ore dopo, l'8 giugno u. s., in età di 52 anni.

« La morte - scrisse il giornale la Difesa - fu per lui, non il termine di una carriera, ma lo schianto improvviso all'apice, nel maggior fulgore della sua carriera. La sua bella e fervida mente, in questi stessi giorni, attendeva ad uno di quei forti volumi che ne hanno elevato, così in alto il nome fra il clero veneziano ». Egli è morto sulla breccia; « fino all'ultimo egli tu buono, attivo operaio della Vigna del Signore, in tutti i campi a cui la sua missione, il suo cuore, il suo ingegno lo avevano indirizzato ». Pari a quest'elogio di lui sacerdote, dovremmo intesserne un altro di lui cooperatore. Per Don Bosco, per D. Rua e per le Opere nostre egli ebbe un affetto illimitato. Sette giorni prima di passare all'altra vita, era accorso con gioia a Mogliano Veneto, per farvi la conoscenza personale di D. Albera. e cantar messa e vespro in quel giorno che là si festeggiava Maria Ausiliatrice. Basti aggiungere che il compianto Monsignore accoglie, a sempre generosamente in sua casa ogni salesiano che passasse per Venezia!... Di tutto lo ricompensi Iddio !

Don Angiolo Zipoli.

Sacerdote, colto, affabile, di modi semplici e schietti, di una generosità senza pari e di una pietà singolare, si cattivò e si mantenne la benevolenza di quanti lo conobbero. Per otto anni fu canonico della Cattedrale di Arezzo e per più di trent'anni insegnante di scienze matematiche e fisiche in quel Seminario. L'Accademia aretina « Francesco Petrarca » lo aveva ascritto tra i suoi membri.

Nel febbraio del 1900 il buon canonico abbandonò la patria e la famiglia e venne all'Oratorio, chiedendo di essere ascritto fra i figli di D. Bosco. Il suo desiderio fu esaudito ed egli passò più di dieci anni con noi, edificandoci ad ogni istante colle più rare virtù, specialmente colla sua bontà inalterabile, colla sua sua pietà, colla sua umiltà, e col suo amore al lavoro. Volò al cielo la notte del 24 al 25 maggio. Un suffragio per l'anima sua.

Manuel M. Pascual de Boffarull.

Presidente del Comitato Salesiano di Barcellona ed anima di tutto il movimento cattolico, il Marchese de Pascual trafficò largamente i preziosi talenti che aveva ricevuto dal Signore. Gentiluomo perfetto, dotato di rara intelligenza e d'indefessa attività, compì un bene incalcolabile e col suo esempio trasse molti ad imitarlo. Non appena conobbe D. Bosco e l'Opera sua, ne divenne uno dei più ferventi ammiratori. Se nel 1886 D. Bosco ebbe a Barcellona un'accoglienza trionfale, lo dovette anche all'entusiasmo del compianto signor Manuel, che in seguito non lasciò mai cadere un'occasione per dimostrare il suo attaccamento all'Opera Salesiana. Nel 1903 non mancò di accorrere al memorando Congresso tenutosi in preparazione alla Pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice, facendo risuonare nell'aula la sua eloquente parola. Quest'anno vagheggiava di assistere all'inaugurazione della cripta del tempio del Tibi Dabo, per cui tanto si era adoperato, ma la vigilia di Maria SS. Ausiliatrice il Signore lo chiamava al cielo. Continui egli di là a favorire l'Opera nostra!

S. E. Mons. Raimondo Ingheo Ledda

Arcivescovo tit. di Anazarbo.

Confortato dalla Benedizione del S. Padre, egli rendeva l'anima a Dio l'8 luglio u. s. nella tarda età di 90 anni. Preconizzato Vescovo d'Iglesias da Papa Leone XIII il 10 novembre 1884, resse quella diocesi per 23 anni. Non contento di aver visto le Figlie di Maria Ausiliatrice a Sanluri, sua patria, nel 1906 si recò a Torino, e ottenne dal compianto D. Rua la promessa di qualche Salesiano per dar principio ad una fondazione nella sua città vescovile. Pio, dotto, ricco di zelo e di umiltà, il compianto Prelato rese importanti servizi alla Chiesa ed amò l'Opera Salesiana di ardentissimo amore. Gliene doni Iddio la più ampia ricompensa!

Margherita Calissano ved. Rolando.

Volò al cielo il 9 giugno u. s. da Alba. Anima buona, pia, retta, fu l'angelo della famiglia, giustamente ammirata ed amata da quanti la conobbero. Com'è vero che la virtù ha un fascino irresistibile! Vogliano i lettori unirsi a noi nell'innalzare una prece per l'eterno riposo di questa fervente cooperatrice!

Filomena Mancini n. Cervellini.

Piissima Cooperatrice Salesiana, rese la sua bell'anima a Dio in Torricella di Mercatino-Marecchia, in provincia di Pesaro, il 27 giugno u. S., confortata dai sacramenti della Fede e dalla Benedizione Apostolica. Di lei si può ripetere l'elogio dei Proverbi: « La sua mano aprì al bisognoso... La fortezza e l'onestà furono la sua divisa... Ogni via conobbe di vera madre di famiglia e il pane non mangiò oziando... I figli attorno a Lei si strinsero, e ne benedirono la cara memoria ». Vogliano i lettori suffragarla largamente con pii suffragi.

Contessa Albertina della Chiesa.

Munifica e zelante cooperatrice, la contessa Albertina della Chiesa di Cervignasco, ved. Galli di Mantica, moriva santamente come visse il 13 aprile scorso in Torino, lasciando grande rimpianto di sè, anche a Cherasco, ove venne deposta nel sepolcreto di famiglia. Ai congiunti le più vive condoglianze.