BS 1910s|1911|Bollettino Salesiano Giugno 1911

ANNO XXXV - N. 6.   Torino, Via Cottolengo 32.   GIUGNO 1911.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il Regno del Cuor di Gesù   . . 161 Per l'insegnamento del Catechismo: Consigli e norme ai Catechisti. 1-2)   163 Tesoro spirituale .

Il Salesiano D. Andrea Beltrami; 1) Cenni biografici; 2) Virtù caratteristiche; 3) Gli scritti; 4) La morte    166 Spigolature (da libri, riviste e giornali) 170 DALLE MISSIONI: Cina: In un bazar di beneficenza: 1) - Chubut: Una fruttuosa missione . 172 Una preghiera    175

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Le feste titolari nel Santuario di Valdocco - Pel 24 corrente - Grazie e graziati   176

NOTE E CORRISPONDENZE: Il nuovo Direttore Generale delle Scuole Professionali Salesiane - Il V° Congresso degli Oratori Festivi - Il IV° Congresso della Federazione Universitaria C. I. - D. Albera a Milano e a Genova - Gli ex-allievi - Tra gli Emigrati - Tra i figli del popolo

Notizie varie: Italia, Estero    183

Necrologio e Cooperatori defunti    19o

Il Regno del Cuor di Gesù

IL 1° giugno corrente veniva solennemente consacrata al Divin Cuore di Gesù nell'Istituto omonimo salesiano sulle splendide e ridenti alture di Napoli-Vomero una divota ed elegante Chiesina di stile gotico fiorentino ad arco circolare. Avevano per .tal modo compimento i voti di quell'anima piissima e tutta amor di Dio, che fu il nostro non mai abbastanza compianto D. Rua ; voti al cui coronamento insieme coi figli di D. Bosco concorsero cooperatori e cooperatrici generose, la cui memoria, preziosa davanti a Dio, rimarrà indelebilmente scolpita non solo nella storia della Società Salesiana, ma ancora e sopratutto nel più profondo de' nostri cuori perennemente riconoscenti. Così con questo del Vomero sono oltre a quaranta, fra Istituti e Chiese, gli edifizi eretti da' figli di D. Bosco ad onore del Cuor di Gesù nelle varie parti del mondo. Per tal modo mentre una statua del Cuor di Gesù, alta 7 metri su piedestallo di ugual dimensione, torreggia sul Santuario omonimo del nostro Liceo (Istituto professionale) di S. Paolo nel Brasile a guardia ed ornamento del Nuovo Continente, un tempio al S. Cuore si eleva mite e grande sulla vetta dell'illustre metropoli partenopea ad affermazione di fede, a testimonianza di sacro amore, a difesa dell'Antico Continente, a presidio e decoro dell'Italia in ispecie, di questa nostra Italia che Dio fece primogenita fra le genti cattoliche, terra di eroi, di santi, di martiri, stanza privilegiata del Vicario di Gesù Cristo.

Benedetta Provvidenza Divina! Mentre un vasto e terribile incendio si cela nelle viscere di una società traviata e disperati consigli agitano le menti di forsennati ; mentre romba intorno in torno tetro e pauroso il turbine della discordia, dell'odio, del sangue, e grida forsennate di deliranti salgono minacciose al Cielo, ecco innalzarsi, a rinfrancamento de' buoni ed a sgomento de' tristi, templi e monumenti per ogni parte d'Italia ad attestare in faccia a tutto il mondo come vivo vivo sia sempre in noi quanto abbiam di più caro sulla terra, viva cioè la fede de' padri nostri, perenne la sorgente della civiltà italiana, la ragion di essere della nostra pura grandezza, confortatore il balsamo a' nostri dolori.

E poichè Maria, la benedetta dal cielo e dalla terra, e il Cuore del suo Divin Figlio son l'oggetto più caro, l'ideale più intenso, l'aspirazione più grande di un'anima cristiana, ecco sorgere templi ed Istituti qua alla Vergine sotto i più svariati titoli, là al Cuore di Gesù; ecco al mese di Maria succedere il mese del S. Cuore. Ad Jesum per Mariam, aveva sulle labbra e nel cuore il nostro Ven. Padre Don Bosco; ed ecco sorgere in Torino qual manifestazione esteriore di questi sentimenti, che sintetizzano la fede e l'amore dell'apostolo della gioventù, il Santuario di Maria Ausìliatrice, precursore, preparatore, del Santuario del S. Cuore da lui pure eretto nella capitale del mondo cattolico.

Come quindi, benemeritì Cooperatori e benemerite Cooperatrici, abbiamo onorato Maria, per quanto potevamo, nel mese di Maggio, sta bene, è naturale, è doveroso che, guidati come per mano dall'Ausiliatrice, ci adoperiamo in ogni miglior modo ad onorare il Cuore di Gesù nel mese a quello immediatamente seguente, quel Cuore cioè nel quale rìsiede la giustizia congiunta alla carità, la verità all'amore. E a queste onoranze possono e debbono prender parte tutti, ogni classe di persone, ogni categoria sociale, ogni genere d'Istituti; individui, famiglie, Collegi, Seminari, Case religiose, tutti dobbiamo concorrervi perchè tutti abbiam bisogno delle grazie del Cuor di Gesù, tutti abbiam verso di Esso de' doveri gravissimi.

Quando alcuni anni or sono una deputazione dell'Ordine di Malta si recò dall'Imperator Guglielmo per offrirgli, con uno splendido indirizzo, le insegne di Gran Croce dell'Ordine, egli, il potentissimo Sire, non solo accolse lieto quest'attestazione d'onore, ma rivolse loro franche cristiane parole esortandoli a dimostrarsi veri cavalieri nella lotta contro l'incredulità, l'immoralità, l'indisciplinatezza, mali tutti così rovinosi al genere umano. E conchiudendo « ricordatevi » diceva loro, « che la vita esemplare del cristiano, l'amor misericordioso del prossimo, il timor di Dio e l'amor della patria sono il terreno su cui noi dobbiamo lavorare, strettamente unìti; son le armi a cui il Signore darà la vittoria. ».

Nobili parole, splendida lezione, uscita dalla bocca di un Sovrano pur luterano.

Or bene, vogliamo noi, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che la nostra vita sia davvero qual deve essere, cristiana; che il timor di Dio regni in noi, nelle famiglie, nella società e che l'amor del prossimo e l'interessamento pel bene della patria animino la nostra mente, le nostre parole, le nostre azioni? Ricorriamo al Cuor di Gesù; su di esso modelliamo la nostra vita, il nostro operare in questo mese sopratutto. Facciamo, con le preghiere e con le buone opere, che non abbia a rinnovarsi su di noi, sulle nostre famiglie, sulla patria nostra, quel lamento, quel pianto che , un giorno emise Gesù dal Cuore trambasciato, quando assiso sulle alture, che domìnano Gerusalemme, in faccia al suo tempio, pensava a' disastri ed alle rovine che minacciavano la città colpevole e sventurata.

Per l'insegnamento del Catechismo.

CONSIGLI E NORME AI CATECHISTI (1)

DILIGENTE PREPARAZIONE PROSSIMA AL CATECHISMO.

In tutto l'insegnamento in generale, di qualsiasi scienza, oltre alle doti proprie di un buon insegnante, si richiede mai sempre nel medesimo la preparazione prossima ad ogni lezione che deve impartire. Il che è tanto più necessario nell'insegnante di Catechismo, quanto più la scienza di esso si eleva sopra tutte le altre.

Nell'insegnamento del catechismo bisogna procedere con ordine, affinché gradatamente si passi dal noto all'ignoto, senza ingenerare confusione nella testa dei fanciulli e dei giovanetti. Perchè ci sia quest'ordine è necessario che ogni Catechista consideri il programma che gli tocca svolgere in un dato periodo di tempo, lo valuti bene nelle singole parti e quindi si divida con uno specchietto apposito quella parte del Compendio della dottrina cristiana, che deve spiegare, in tanti gruppi di domande e di risposte quante sono le lezioni di catechismo, che in quel dato periodo di tempo dovrà fare, tenendo conto della maggiore o minore spiegazione, che le dimande e le risposte del Catechismo richiedono. É questa la prima preparazione prossima che gli tocca di fare.

A questa deve far succedere volta per volta la preparazione immediata: 1° per considerare bene il punto di dottrina cristiana intorno al quale deve aggirarsi la sua lezione catechistica, determinarlo, circoscriverlo, dividerlo in tre o quattro parti e ravvisare con criterio le dimande e risposte che meritano maggiormente di essere spiegate e ben impresse nella mente degli allievi, e quelle delle quali basterà la semplice recita; 2° per studiare la forma, con la quale potrà meglio presentare in modo piacevole, attraente, ma sopra tutto semplice e piano, la spiegazione di quel punto determinato, cioè di quel gruppo di domande e risposte: epperò raccogliere nella sua mente la materia da esporre, formularne l'esposizione e l'argomentazione, ricercare i paragoni e gli esempi che fanno al caso, studiare le interrogazioni che sarà utile di fare, vedere quale sia la conclusione morale pratica, che come frutto speciale di quella lezione avrà a trarre.

« Qualunque pertanto sia la facilità che altri abbia da natura di concepire e di parlare, si rammenti bene che non potrà mai fare un fruttuoso catechismo ai fanciulli e al popolo senza prepararvisi con molta riflessione. S'ingannano coloro che, facendo a fidanza colla rozzezza e ignoranza del popolo, credono di poter procedere in questo fatto con trascuratezza. Per contrario, quanto più l'uditorio è grossolano, cresce l'obbligo di studio maggiore e di maggior diligenza, per mettere alla portata di ognuno verità sublimissime e sì remote dalla intelligenza del volgo, che pur fa d'uopo che tutti, non meno dotti che ignoranti, conoscano per conseguir l'eterna salute. » (Enc. Acerbo nimis). Il che vuol dire, applicandolo ai fanciulli in particolare soltanto, che quanto meno sono ancora istruiti, tanto più occorre di prepararsi a far loro il catechismo colla massima precisione, chiarezza e semplicità; doti che assolutamente non potranno mai ritrovarsi in quel Catechista che, con tutta l'abilità che possa avere, trascuri la immediata preparazione. Anzi quanto più un Catechista sia addottrinato, tanto più deve studiarsi di ridurre alla massima semplicità la sua spiegazione, essendochè più facilmente corre rischio di fare spiegazioni difficili, di non essere inteso e gittare il fiato invano. Siccome quello che qui maggiormente importa è anzitutto di farsi capire e capir bene dai fanciulli, così è un buon Catechista chi riesce in ciò, chi le cose anche difficili sa loro rendere facili e intelligibili. E per riuscirvi occorre fatica e meditazione, anzi se ne esige maggiore che se si trattasse di farsi capire da giovani già adulti, intelligenti e colti.

CONSIGLI PRATICI

PER LA LEZIONE DI CATECHISMO.

É cosa convenientissima cominciare la lezione col richiamare alla mente degli allievi l'argomento della lezione antecedente e se il tempo lo permette farne un breve riepilogo, massime se questo fosse necessario per entrare nella lezione presente. Comunque la lezione si cominci, si procuri di usare qualche forma d'introduzione che valga a destare l'attenzione e l'interesse dei giovanetti. Si eviti di dar principio alla lezione coll'interrogare senz'altro e col far subito ripetere e imparare a memoria le risposte. Tenendosi questo metodo si aliena l'animo dei catechizzandi, si favorisce la dissipazione e la noncu ranza nel catechismo. Occorre cominciare con qualche po' di spiegazione, facendola poi seguire dalla dimanda relativa, ripetere quindi la spiegazione con parole un po' diverse o semplificarla, e poi tornare a far dimanda per averne la risposta e in caso aiutare ad impararla, ma badar bene a non farla ripetere da troppi, affinchè non s'ingeneri noia e fastidio. - Bisogna nella lezione essere vari, non seguire costantemente la stessa regola e il medesimo ordine, non recare solamente ragioni, ma paragoni ed esempi, non dare solo schiarimenti all'intelligenza, ma fare pure considerazioni che tocchino il cuore. Gli esempi è sempre meglio che siano brevi, tratti dalla Sacra Storia, dalla Storia Ecclesiastica e dalla Vita dei Santi, e che siano ben a proposito. Quando se ne avesse in pronto qualcuno un po' lunglietto, si trovi modo di riservarlo verso il fine della lezione, allora che la mente dei fanciulli comincia ad essere stanca. Non si tema che gli esempi siano già noti, perchè, se qualcuno può essere tale, i più non lo sono per quanto antichi e comuni, ed anche già noti, ben raccontati, piacciono sempre e fanno sempre del bene; ma si badi che non siano strani o inverosimili, nè si facciano loro frangie sconvenienti e di danno alla verità.

Si parli con dignità, evitando di usare espressioni volgari e di mettere in burla qualcuno. E permesso un qualche motto innocente e piacevole come qualche aneddoto curioso ed ameno; massimamente quando la lezione fosse troppo seria e tornasse pesante. « Accade non di rado, dice S. Agostino, che l'uditore, attento da principio, a poco a poco si stanca. Non appena ci accorgiamo di ciò, dobbiamo rianimare il suo spirito coll'esporre alcunchè, che o sia condito di decente ilarità adattata all'oggetto, o desti meraviglia, stupore o anche dispiacere o compianto ». - Si eviti nel parlare il tono da predicatore, ma si adoperi il linguaggio famigliare comune. Non si vada in fretta, ma si pronuncino distintamente le parole e le frasi. Non si facciano periodi lunghi e pieni d'incisi: si lascino i termini tecnici e le definizioni scolastiche, che non sono intelligibili ai fanciulli, benchè siano quelli e quelle dei trattati di teologia: non si tratta di fare dei teologi, ma dei buoni cristiani. - Oltrechè agli esempi, alle similitudini, ai contrari, ai proverbi e simili, si ricorra altresì ai segni, ai gesti, alla piegazione dei quadri che siano stati veduti dagli alunni o che li possano avere presenti in chiesa o in classe, per modo che l'insegnamento riesca pure intuitivo, cioè facile a intuirsi, a intendersi per mezzo dei sensi.

Notando qualcuno fra i giovanetti che stia disattento o disturbi, il meglio di tutto è fer marsi un istante e rivolgere a lui lo sguardo e fargli un cenno, che lo richiami all'attenzione e all'ordine. Ma si badi bene a non fare minacce, specialmente di quelle, che non è bene nè si possono eseguire. Non si volgano mai rimproveri e tanto meno sgridate, invettive a tutti in generale, nè si mostri dispetto o impazienza, se dopo d'aver spiegato, gli alunni dimostrano di non aver capito, nè perciò si accusino di essere degli ignoranti, dei buoni a nulla: si usi sempre grande indulgenza, si faccia coraggio a tutti e non si avvilisca mai alcuno. - Non si permetta ai medesimi di fare delle obbiezioni, ma loro si conceda soltanto di chiedere con bel garbo delle spiegazioni: e quando si prevede che qualcuno dimandando o rispondendo vuol uscìr fuori in ridicolaggini, gli si tolga subito la parola.

Non si facciano però dallo stesso Catechista delle domande o ridicole o che contengano degli spropositi, come ad esempio: « Chi era il padre dei figli di Noè? - È meglio essere in grazia di Dio o senza peccato mortale sull'anima? - Chi è la madre dello Spirito Santo? » - Nella prossimità di qualche festa si faccia una viva esortazione ad accostarsi in essa ai Santi Sacramenti della Confessione e della Comunione e questo, del frequentare i Sacramenti, sia il frutto più immediato del Catechismo, epperò non si lasci occasione e mezzo per ottenerlo, insistendo tuttavia che i giovanetti si confessino con dolore e sincerità, e dichiarando bene le facilissime condizioni per accostarsi di spesso alla Santa Comunione.

Terminata la spiegazione, il Catechista si assicuri dagli alunni che sia stata bene intesa; raccomandi loro di conservarne la memoria e di tradurla in pratica, e con qualche promettente indicazione di ciò che si avrà a studiare nella lezione seguente li inviti alla medesima e stimoli la loro buona volontà di intervenirvi.

IL GRAN SEGRETO PER FAR BENE IL CATECHISMO.

In quanto a tutti gli aiuti estrinseci, cui bisogna ricorrere per il buon esito dell'insegnamento del catechismo, e cioè in quanto al modo di far recitare le preghiere prima e dopo il catechismo, al canto di lodi sacre, al dare i posti in classe, al fare l'appello, al notare la presenza e l'assenza, al promuovere ad una classe superiore, al dare gli esami, al fare uso di regalucci al termine di ogni lezione a' più docili e attenti, all'assegnare e distribuire premi in epoche determinate dell'anno, all'iscrivere alla Compagnia di S. Luigi, di San Giuseppe, dell'Immacolata e simili, al fondare circoli, al celebrare feste speciali della Dottrina cristiana e ad altrettali cose, non crediamo in questi brevi accenni di dover aggiungere nulla, tanto più che non si possono dare in proposito norme che sia facile seguire da tutti e dappertutto.   '

Li chiuderemo tuttavia col ricordare ad ogni Catechista che non altrimenti si può riuscir bene in questo nobilissimo ufficio che con l'aiuto del Cielo e come questo aiuto fa d'uopo invocarlo sovente con la preghiera. Sì, il Catechista preghi, preghi per sè e per i suoi alunni, specialmente ascoltando la S. Messa o facendo la Santa Comunione. Ma anche giunto il momento, in cui sta per accingersi alla sua lezione invochi con qualche fervida giaculatoria l'aiuto di Gesù, il lume dello Spirito Santo, la benedizione di Maria, i suggerimenti dell'Angelo Custode, faccia l'intenzione di offrire a Dio la sua povera fatica e di non voler altro che la sua gloria e il bene delle anime; e così avrà usato il più gran segreto, il mezzo più potente per ben spezzare il pane della dottrina cristiana ai fanciulli che lo dimandano, e con opera sì santa e salutare meritarsi una grande ricompensa dal Signore, secondo la sua divina promessa: « Coloro che insegneranno a molti la giustizia, rifulgeranno come stelle per le intiere eternità ». (Dan. 12, 3).

(1) Cfr. A. CARMAGNOLA. Ved. Bollettino di maggio u. s,

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:'

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 giugno al 10 luglio:

1) l'11 giugno, Festa della SS. Trinità:

2) il 15 giugno, Solennità del Corpus Domini, 3) il 24 giugno, Natività di S. Giovanni Battista; 4) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo Apostolo ;

5) il 2 luglio, Visitazione di Diaria Vergine e Festa del Preziosissimo Sangue.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Poutefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anima sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IL SALESIANo DON ANDREA BELTRAMI

(+ in Torino-Valsalice, il 3o dicembre 1897).

I. CENNI BIOGRAFICI.

DON ANDREA BELTRAMI - di cui il 22 aprile u. s. iniziavasi il primo Processo Canonico presso la Curia Vescovile di Novara, in preparazione alla Causa della sua Beatificazione - nacque in Omegna il 24 giugno 1870.

Primogenito di nove figli, sortì da natura. una ferrea volontà, un cuor d'oro ed un'indole vivacissima, e seppe incamminarsi per tempo per la via della virtù.

A nove anni fece la sua prima Comunione, e a tredici, dopo aver compiuto le scuole elementari in patria, entrava nel nostro Collegio di Lanzo Torinese, dove in un triennio compì il corso ginnasiale, riportandone la licenza al Ginnasio Cavour di Torino.

Desideroso di entrare nella Pia Società Salesiana, ottenne da D. Bosco di essere ammesso all'anno di prova, che compì nella nuova casa apertasi nell'autunno del 1886 in Foglizzo Canavese.

Quell'anno lasciò in Andrea un'impronta indelebile. Deciso di farsì santo, egli si propose quattro cose sopra tutto: - 1° Aprirsi interamente al suo direttore e maestro per esser da lui ben diretto; 2° non lasciar cadere alcuna esortazione, prendendo come proveniente dal Signore ogni sua parola; 3° osservare con esattezza anche le più piccole regole; 4° darsi con tutte le forze a far bene le pratiche di pietà, offrendo ogni azione della giornata al Signore con l'intenzione che tutte fossero dirette alla maggior gloria di Dio e al buon esempio dei compagni. - E vi riuscì.

A testimonianza degli antichi condiscepoli, egli uscì da Foglizzo «profondamente trasformato e quasi irriconoscibile. Quando l'incontrammo per la prima volta (così uno di essi) fu tale l'impressione che un tal cambiamento fece su di me e gli altri miei amici, che non osavamo quasi salutarlo. Il suo esteriore raccolto e devoto, il suo portamento umile e dimesso, il suo parlar grave e tranquillo ci fece tutti persuasi che di molto s'era sublimata la sua virtù... Parlando poi tra noi compagni di tale' incontro, ci trovavamo tutti d'accordo nel dire che se a Lanzo Beltrami era esemplarissimo giovane, a Foglizzo s'era fatto un santo chierico. »

Il 2 ottobre del 1887 Andrea ebbe la consolazione di promettere a D. Bosco di lavorare fino alla morte sotto l'umile vessillo di S. Francesco di Sales ; e subito si diede con grande ardore agli studii filosofici. In questa nuova epoca della sua vita, il suo profitto nella scienza e nella santità fu ancor più vivo e palese che nel passato. Crebbe sopratutto nello spirito di mortificazione. Lo avevano scosso fortemente le parole scritturali: - Agonizare pro anima tua (adopera tutte le tue forze in pro' dell'anima tua, Eccli. IV, 33); e le altre: Nondum... usque ad sanguinem restitistis (non avete pur anco resistito fino al sangue... Heb. XII, 4).

E fin d'allora fu tanta la stima che gli stessi superiori ne avevano concepito, che abbisognando di un insegnante per una classe inferiore, non dubitarono di incaricarne l'esemplarissimo chierico. Questi, com'ebbe compiuto il corso liceale e conseguitane la licenza, fu rinviato in qualità di professore di letteratura italiana e latina alla casa di Foglizzo; mentre ascrivevasi alla Regia Università di Torino pel ramo di Belle Lettere.

Tanto i suoi numerosi alunni, come i suoi condiscepoli (con un gruppo dei quali ideò di dar vita ad un Circolo Universitario Cattolico, che sorse di fatto) erano concordi nell'elogiare la sua assiduità e la sua riuscita negli studii. Ma purtroppo, allorquando questo splendido giglio piantato dal Signore nel giardino salesiano doveva vestirsi dei fiori più belli, dolorosamente diede a conoscere che assai precocemente si sarebbe curvato sullo stelo. Colpito da grave malore, il buon chierico dovette abbandonare la scuola, gli studi, e, segregato da tutti, ridursi in una stanzetta in fondo a un corridoio che dava sul presbiterio dell'antica cappella del Seminario di Valsalice. Qual fu la causa o la prima manifestazione del male?

« Il Signore - scrisse egli di poi - mi dà un'unione continua ed un amore ardente verso di lui. Credo che il bisogno di stare al freddo d'inverno, di mangiar ghiaccio o neve, di aver aria, nasce anche da questa unione e fiamme di amore, che bruciano l'anima e il corpo. Questa unione con Dio prima della malattia era intensa, impetuosa.... E probabile che la causa della malattia sia stata questa intensità di unione e di amore che negli ultimi mesi precedenti la caduta aveva raggiunto un grado tale, che io credeva di morirne. Usciva dalla meditazione sfinito di forze; poi veniva la Comunione che mi faceva languire. Il freddo, il ghiaccio, la neve i 2o gradi sotto zero, perchè quell'anno fu rigidissimo, non bastavano a calmare gli ardori interni. Non c'erano che i piedi che soffrivano e il freddo me li ha come bruciati... »

Sta il fatto che non si tardò a riscontrare in lui una lenta polmonite. Egli lo seppe, e non si smarrì, anzi ne ringraziò il Signore, e questa riconoscenza fu l'impronta del rimanente della sua vita.

II.

VIRTÚ CARATTERISTICHE.

Nell'uomo havvi un triplice atteggiamento nel dolore. Vi è chi si arrende al dolore come a cosa inevitabile; e questa è la rassegnazione dei pagani. Vi è chi vi si sottomette come a cosa voluta da Dio e dice: s Sia fatta la volontà del Signore! » e questa è la rassegnazione dei cristiani. Vi è finalmente chi fa propria la volontà di Dio, modellando la sua volontà secondo quella dell'Altissimo; per cui, giacchè Dio lo vuole, lo vuole anche lui e giubila nel dolore e ne è felice, pur sentendone tutto lo strazio. Non è solo una rassegnazione alla volontà di Dio, ma una sommissione della volontà propria alla divina, un'identificazione della volontà propria a quella del Signore, per cui si vuole quanto vuole Dio, quindi anche il dolore; e questa è la rassegnazione dei Santi. D. Andrea Beltrami toccò quest'apice di perfezione. Dopo sei anni di penosissima malattia, nel giugno del 1897 scriveva a Don Rua

« Io sono contento e felice, e faccio sempre festa. Nè morire, nè guarire, ma vivere per soffrire: nei patimenti ho trovato la vera contentezza ».

Infatti considerò l'apostolato delle sofferenze e dei patimenti come non meno fecondo di quello della vita più attiva; e mentre altri avrebbe detto sufficientemente occupati quegli anni non brevi nel patire, egli santificò il patire offrendolo al Signore e conformandosi alla divina volontà così generosamente da esserne non solo rassegnato ma contento.

Ma fra tante sofferenze in lui fu mirabile anche lo spirito di preghiera e lo zelo più ardente per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Ordinato sacerdote con intima gioia dell'anima sua l'8 gennaio 1893 da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, diceva la S. Messa con tanta divozione da sembrare un angelo. Finchè gli fu possibile, amò trascinarsi sulla Tomba di Don Bosco per celebrare alla Cappella della Pietà, ma in breve fu costretto a celebrare privata mente, ad un umile altare, presso la sua stanza. solitaria. A sfogo però della sua devozione, rimaneva dopo la oonsacrazione assorto a lungo nella contemplazione delle Specie Consacrate. Alle volte, specie l'ultimo anno, la sua Messa durava due ore; e mai era più breve di un'ora e mezzo, impiegando quasi tutto questo tempo dalla Consacrazione alla Comunione.

Ed una cosa mirabile era questa, che mentre fuori di Messa non poteva reggersi neppur un minuto in piedi e tossiva continuamente, durante la celebrazione del Santo Sacrifizio, stava ritto, immobile, colle braccia ben aperte e senza appoggiarle ai fianchi, mentre in altri tempi aveva sempre bisogno di appoggi e poteva fare le genuflessioni piegando il ginocchio fino a terra, e non tossiva mai. Sembrava un altro uomo! Era il Signore che gli dava in quegli istanti preziosi un aiuto speciale che ebbe dello straordinario.

Per questa, e per le altre intime unioni che durante il giorno aveva frequentemente con Dio, ben poteva scrivere in data 24 marzo 1896:

« Qui nella mia stanzetta, all'ombra profumata dell'altare, o dinnanzi al SS. Sacramento, io sono l'uomo più felice del mondo: qui non arrivano che gli ultimi rumori del mondo, e si odono le prime armonie del cielo, l'eco lontana di quelle gioie sempiterne, che occhio umano non vide e mente umana non può concepire ».

E non si limitò a pregare.

Salesiano nel più profondo dell'anima, Don Andrea Beltrami avvampò del più ardente desiderio di giovare alla gioventù, e giunse a. soddisfarlo. Dotato di eletto ingegno, nutrito per più anni di forti studi, prese la penna e si mise a scrivere. La dizione gli veniva facile ed elegante; alla licenza liceale aveva ottenuto nove decimi di componimento e dieci di verbale italiano, e la malattia di petto non gli dava disturbo alla mente, pareva anzi che gli togliesse le forze del corpo per aggiungerle a quelle dello spirito.

III.

GLI SCRITTI.

Il suo primo lavoro fu la vita popolare della Beata Margherita Maria Alacoque, la grande apostola del S. Cuore di Gesù, di quel Cuore, che egli amava tanto. Il libretto - dice il Mioni - si legge tutto di un fiato ed ebbe, come tutti gli altri lavori del Beltrami, l'onore di molte edizioni.

L'anno appresso, il 1895, scrisse una cara vita popolare di S. Francesco d'Assisi, intitolata « Un Serafino in terra », che dedicò ai genitori, nella quale trasfuse tutto il suo amore verso il poverello di Assisi.

Nello stesso anno preparò per le Letturé Amene ed Educative una vita di Giovanna d'Arco, ora elevata agli onori degli altari. Il volume è scritto con amore intenso per la grande eroina e con uno stile elegantissimo. È una delle migliori biografie della Pulcella d'Orléans, è la vita di una santa, scritta da un santo, e nessuno scrive così bene dei santi come i santi.

Un altro libretto, che, anche senz'essere il suo capolavoro, pure lo consolò maggiormente nel comporlo, un volumetto scritto con entusiasmo supremo, con intenso amore, è la vita della. vergine olandese santa Liduvina, o Ludvina, che stette ammalata trentott'anni ed ebbe da soffrire immensamente. D. Beltrami era molto devoto di questa santa, alla quale era simile nei dolori; ed agli ammalati volle dedicato il caro volumetto, che ebbe una diffusione rapidissima.

Il penultimo anno di sua vita oltre d'essere stato fecondissimo nelle virtù, nelle quali faceva passi da gigante, fu anche fecondissimo di nuovi lavori.

Scrisse, in primo luogo, per le Letture Amene ed Educative, una raccolta di sessanta raccontini per la gioventù, intitolati Perle e Diamanti, ove tra i racconti degli imperatori romani, di Napoleone, Luigi XVI, Carlo V, Federico II ed altri, intreccia. anche i lebbrosi di D. Unia, la morte santissima di Domenico Savio, e alcuni bozzetti patagoni.

Dopo questo la sua penna instancabile passò a compilare un altro lavoretto tutto grazia e soave fragranza di paradiso: « Il vero volere è Potere, ossia: Chi vuole si fa santo.- considerazioni famigliari ed esempi » uscito nelle Letture Cattoliche, nel quale spiega quanto mai sia potente la forza della volontà e quali prodigi abbia, operato.

E un libretto particolarmente prezioso, perchè non contiene considerazioni accademiche, ma descrive gli sforzi che egli fece, i mezzi adoperati, gli scoramenti provati, il modo di vincerli, e l'eroica costanza praticata per riuscirvi.

Nè cessò di scrivere nell'ultimo anno della sua vita. Così dobbiamo alla sua penna, d'oro il prezioso libretto sul Peccato Veniale, piccolo di mole, ma forse il suo capolavoro; certo uno dei libri più belli su questo argomento che dice tutto il suo amore per Dio, l'intenso desiderio di vederlo da tutti amato, e l'orrore che egli portava al peccato veniale, orrore che l'aveva mosso a scrivere in un cartello che teneva a capo del letto le seguenti parole: « Per brutta e e penosa che sia la morte, essa è un male minore di un Peccato veniale!»

A questo fe' seguire un altro opuscolo: « L'inferno esiste : Prove ed esempi », pochi argomenti, ma buoni, i migliori e più che sufficienti per provare questo domina, contro del quale maggiormente si ribella lo spirito e che pure è quello che maggiormente popolò il cielo di santi, imperocchè se è vero che molti si salvarono per amore di Dio, è pur egualmente vero, che molti si fecero salvi per paura dell'inferno e delle sue pene.

Scrisse inoltre un dramma : Tommaso Moro, frutto delle sue incessanti preghiere per la conversione dell'Inghilterra.

L'amore che portava a Don Bosco gli fece pur scegliere le più belle massime. tra gli scritti del Venerabile, per distribuirle una per ogni giorno dell'anno ed offrirle ai fedeli in pascolo spirituale. La prefazione di quest'operetta ha la data del 18 dicembre 1897, cioè dodici giorni prima della stia morte !

Ma l'opera sua più voluminosa è la storia di Napoleone I, la cui prefazione reca la data del 19 dicembre 1897. Il morente dedica questo nuovo frutto del suo ingegno « alla venerata memoria del suo dolcissimo patriarca D. Bosco » « grande conquistatore di anime, genio pacifico della civiltà e della filantropia, duce della milizia salesiana, eroe invitto delle battaglie del Signore, fondatore dell'impero evangelico nella Patagonia e nella Terra del Fuoco », un Napoleone dunque spirituale, pari in attività al grande Corso. Poderosa questa vita di Napoleone, come viene tratteggiata dal nostro caro confratello. Non un particolare che gli sfugga ; non un avvenimento, che egli non ponga nella luce della storia, rivelando un acume critico fine ed una coscienza profonda dei fatti sui quali s'intrattiene. Ben poche biografie popolari di Napoleone sono tanto esaurienti come questa. È un piccolo capolavoro, come libro per la gioventù.

E come ciò non bastasse, eccolo mandare in tipografia e correggere parzialmente un altro volume, sempre per quelle Letture Amene che gli erano tanto care, ove descrive la gioventù di trentatre personaggi; tra i più illustri e pii che abbia avuto l'umanità, senza dimenticare Leone XIII e Don Bosco, col titolo: L'Aurora degli Astri. - Il volume vide la luce cinque mesi dopo la sua morte, e chi ne curò l'edizione avverte molto a proposito chi legge, che l'autore manifesta, involontariamente, la sua vita occulta vissuta durante la malattia, quando scrive che San Benedetto « visse una vita più angelica che umana, abbandonandosi alle dolcezze della contemplazione. Chi sa quante volte le sue orazioni si saranno cambiate in estasi beate! Chi sa quante volte le sue orecchie avranno udito le celesti armonie, ed il suo cuore gustato le gioie del paradiso! Dio compensa largamente le penitenze ed i sacrifizi tollerati per amor suo; e più un'anima si stacca dalla terra e più la unisce al suo dolce amplesso ».

Don Beltrami lasciò ancor altre opere, delle quali non potè curare l'edizione. Le chiameremo postume, non solo perchè videro la luce dopo la sua morte, ma anche perchè egli, morendo, neppur seppe che sarebbero state pubblicate, mentre il Napoleone, l'Aurora degli Astri, ed altre delle già ricordate, vennero da lui stesso inviate alla tipografia e ne curò parzialmente l'edizione, pur premorendo alla loro comparsa.

La più cospicua, tra le opere postume, è la vita di S. Giovanni Battista De la Salle, fondatore dei Fratelli delle Scuole cristiane, il Don Bosco del secolo decimosettimo. E fu appunto la grande rassomiglianza dei due eroi della carità, che spinse il piissimo D. Andrea a questo lavoro. L'operetta venne scritta nel 1896; e vide la luce quattro anni più tardi.

Lavoro di quell'anno è pure la vita dei Santi Giulio e Giuliano, a lui particolarmente cari, perchè avevano santificato il lago di Orta, alle cui sponde egli era nato, e quell'isolotto che egli aveva visitato moltissime volte.

Finalmente si occupò anche di una nuova traduzione italiana delle opere di .S. Francesco di Sales, scrisse una carissima vita di S. Benedetto tuttora inedita, e in collaborazione col prof. Ferri pubblicò un volume di Esempi e studi di Letteratura straniera.

« Se vogliamo dare un giudizio generale sulle opere di Don Beltrami - così il Mioni - dobbiamo dire, che esse sono lavori salesiani. Scritti in buona lingua, con stile facile e piano, in modo da non sfigurare esternamente, non hanno però nessuna pretesa letteraria, non lo scopo di ottenere facile plauso, di offrire alla letteratura un capolavoro od a lettori frivoli un'ora di puro svago e diletto, ma principalmente scopo edificativo, cioè quello di fare del bene.

» L'autore non dimentica mai questo fine, ed eccolo cercare perciò, non solo nei lavori d'indole ascetica, ma anche in quelli di indole storica e amena, di educare; di fare delle applicazioni pratiche; di trattenere dal male, dalla colpa, dal peccato, di spronare alla virtù. Dovunque si sente l'abile mano dell'educatore, che scende al cuore di chi legge e tocca mirabilmente certe corde, le quali non possono dare che ottimo suono.

» Quanto si deve piangere sulla troppo rapida dipartita da questa terra di chi prometteva tanto bene! »

IV.

LA MORTE.

La morte lo colse sul finire del 1897. Gli ultimi tre giorni suoi furono giorni di patimenti inauditi; tuttavia il 28 e il 29 dicembre volle alzarsi ancora e celebrare la Santa Messa. Presago della prossima fine, la sera del 29 fece la sua confessione. Nella notte sofferse indicibilmente al cuore, e rinnovò al Signore l'offerta ripetuta tante volte nel corso della lunga malattia, di essere pronto a patire quei dolori per tutta l'eternità.

All'alba del 3o dicembre comprese che era spuntato il gran giorno nel quale doveva presentarsi innanzi a Dio. Volle far pulizia anche della persona, dicendo: « La vittima è prossima a venir immolata; devo sempre più purificarla, per renderla meno indegna di Sua Divina Maestà ! »

Difatti poco dopo un sussulto di cuore pose fine alla sua vita terrena.

La morte di Don Andrea Beltrami riempì il Seminario di Valsalice di grande cordoglio. Unanime fu il grido:

- E morto un Santo!

Anche il direttore, il teol. D. Luigi Piscetta, dandone a tutte le case della Pia Società il mesto annunzio, non dubitava di scrivere queste parole: Abbiamo perduto un santo confratello ed acquistato un protettore in Cielo!

La salma, per desiderio della famiglia, venne trasportata ad Omegna, e sepolta in quel camposanto. La sua memoria però, tanto a Valsalice come in ogni casa della nostra Pia Società rimase vivissima; e quell'aureola di santità che ne aveva circondato il nome in vita, divenne ancor più fulgida dopo morte.

Il Teol. D. Giulio Barberis, che fu per molti anni suo direttore di spirito, ne scrisse una diffusa biografia, di cui è in corso di stampa una seconda edizione; e quanti ebbero la sorte di essere stati alunni o condiscepoli di D. Andrea, non poterono fare a meno di diffonderne ovunque la fama singolare.

Faccia Iddio, sempre meraviglioso nei suoi Santi, che i rari esempi di virtù lasciati da questo giovane figlio di D. Bosco -- in ispecie quell'affetto e quell'obbedienza che egli ebbe per i suoi Superiori e quello zelo indefesso per la salvezza della gioventù che seppe spiegare anche in mezzo alla sua terribile malattia - abbiano a destare in altri cuori gli stessi stimoli generosi. Il che più facilmente avverrà, se piacerà al Cielo affrettare il giorno che vedrà sanciti gli onori dell'altare al piissimo D. Andrea Beltrami.

SPIGOLATURE

Don Bosco nelle lettere di una grande dama fattasi Suora di carità.

Il 15 ottobre 1899 nella Casa delle Suore della Carità di L'Hay (Francia) moriva improvvisamente Suor Bianca, al secolo Contessa vedova di Saint Martial.

Bianca di Saint Martial era nata a Berna, da famiglia patrizia, rigorosamente protestante. Donna di forti sensi religiosi seppe ricondurre alla pratica della religione il consorte cattolico: con questo visse felice dieci anni; la morte di lui fu per essa un colpo di fulmine, e tanto ne sofferse che prese a ritirarsi dallo splendore del mondo, e dopo due anni e mezzo di vedovanza entrava tra le figlie dì S. Vincenzo de' Paoli.

Di questa Suora vennero pubblicati due volumi di lettere che dimostrano quanto fosse potente il suo intelletto, quanto ardente il cuore e quanto squisita l'anima.

Il secondo volume, Vers le sommet, (Parigi Libreria Plon), ha delle lettere che parlano anche di Don Bosco, e noi siamo lieti di offrire ai lettori la traduzione di alcuni tratti, che fan rivivere così splendida la santa figura del nostro Fondatore.

La prima lettera che parla di Don Bosco è data da Berna il 4 settembre 1885.

La Contessa di Saint Martial scrivendo a Suor Maria de la Croix, parente del defunto suo marito, si lagna con lei, che siasi dimenticata di darle l'indirizzo di Don Bosco, « poichè una parola di quel cuore così elevato e così distinto mi avrebbe fatto piacere ».

La seconda lettera è da La Marcia, villa del Barone Jocteau presso Rivoli, 26 giugno 1886, alla Signora de Marcé, altra parente del Conte di Martial. Bianca così scrive: « Una confidenza, che conserverai per te sola; tu sai che Don Bosco è un santo, egli ha ottenuto vari miracoli; so esempi frappants di cose ch'egli ha detto e che si sono compiute. Trovandomi io assai angustiata sulla strada da prendere - tu sai il mio desiderio di vita religiosa ! -- gli ho chiesto quel che dovessi fare, dopo avergli esposto in poche parole il mio caso. Egli mi rispose di fare alcuni giorni di esercizi in un convento e che là sentirei in modo positivo se ho vocazione o no. Io ho fede assoluta in lui, ed eccomi presa da paura e non oso decidermi a seguirne il con siglio, tanto l'esito mi spaventa. Ciò nondimeno sqno sempre più convinta che là soltanto l'anima. mia troverà la pace. Credo sia la via che il Signore mi traccia, la desidero... ed ho paura!...»

Pochi giorni dopo, il 4 luglio 1886, Bianca di Saint Martial narra a suor Maria de la Croix, ancora da La Marcia: « Sono stata da Don Bosco due volte; mia cugina lo conosce benissimo, egli viene qui molto di rado, causa l'età e l'estenuazione delle forze. E veramente un santo; l'aspetto di questo vegliardo, curvato e consumato dalla penitenza, fa impressione. Egli ha conservato una meravigliosa lucidità di spirito e di memoria; lo sguardo suo ha qualcosa di soprannaturale; si vede e si sente che pur parlandovi egli contempla altra cosa ».

Da Villa Engle, presso Berna, dove ha fatto ritorno sulla fine del luglio, Bianca significa il 21 agosto alla signorina di Marcé d'aver ricevuto il Bollettino Salesiano con inclusovi un opuscoletto « Sentimenti di San Tommaso d'Aquino e di Sant'Alfonso de' Liguori sull'ingresso in religione », ed osserva: « Non è questo un hint, come si dice in inglese? »

Ed alla stessa, in un'altra lettera da Berna, 29 agosto di quell'anno, significa d'avere tra le fotografie di amici profani, accroché allo specchio, anche quella di D. Bosco: « Io continuo, come tu vedi, a fare attorno a me la medesima insalata che nel mio cervello ». Così spiritosamente, quell'anima ardente di vita, di sacrifizio.

Un particolare che non manca d'interesse: Bianca di Saint Martial, nata Fischer, per parte di madre era cugina, sebbene molto alla lontana, del Conte Camillo di Cavour, il grande uomo di stato, che nutrì egli pure per D. Bosco somma stima e venerazione.

Il 2° Successore di Don Bosco a Milano.

Dall'Unione di Milano che si occupò ripetutamente della visita del sig. D. Albera a quella città (ved. pag. 184), spigoliamo due passi che lumeggiano la figura del nostro venerato Superiore, non senza timore di mancar di riguardo alla sua umiltà ma colla certezza di far cosa gradita ai lettori.

Milano cattolica che nel 1886 accolse Don Bosco, a lei venuto per l'ultima volta - la prima fu nel novembre del 185o, per una predicazione a San Simpliciano - con trasporto veramente trionfale: che il 6 gennaio del 189 salutava riverente Don Rua inaugurante l'Oratorio di via Commenda, ed il 4 settembre di quello stesso anno lo acclamava per la posa della prima pietra dell'Istituto di S. Ambrogio, s'allieta oggi vivamente della presenza del terzo Rettor maggiore della Pia Società Salesiana, D. Paolo Albera, il quale dopo la sua elezione, compiuta il 16 agosto dello scorso anno, fa ora la prima visita ufficiale alle istituzioni sorte nel nome di Don Bosco e fiorenti nella nostra città per il maggior bene della gioventù ed a vantaggio dell'avvenire sociale.

Ossequiandolo poche ore fa, ci è parso di veder rivivere innanzi a noi le venerande figure dei due suoi predecessori. Nè solo nel morale, ma anche nel fisico: si direbbe che i lineamenti stessi di Don Albera, il tratto, la voce, rispecchino fusi insieme i lineamenti il tratto, la voce di don Bosco e di Don Rua; la continuità d'ideali, d'intenti, di slanci del cuore, si trova accompagnata da una continuità, diremmo, di sangue. Chi scrive queste righe è un ormai antico allievo dell'Oratorio di Torino; ebbe la fausta sorte di vedersi ammesso alla prima comunione da Don Bosco ed in un momento dolorosissimo della vita provò il conforto dell'animo paterno di Don Rua; e al cospetto di Don Alberasi sente pervaso dalla folla stessa di sentimenti che l'agitavano ogni qualvolta gli toccò la fortuna di confermare a quelli la eterna sua riconoscenza. Ciò perchè Don Albera non solo ricorda, ma incarna anch'egli, in parte notevole, il periodo, che chiameremo eroico, della Pia Società Salesiana, la congregazione religiosa popolare per eccellenza.. Larghezza elevata di vedute, grande senno pratico e fermezza meravigliosa di propositi s'alleano a pietà profonda e modestia esemplare; in lui pure si intuisce, si sente il vero uomo di Dio...

(Dall'Unione dell'8 maggio).

Don Paolo Albera.

Domenica nel pomeriggio, mi sono recato per visitare il nuovo tempio dedicato a S. Agostino... Non mi soffermo alla narrazione dell'intrepido prelato (Mons. Brioschi, arcivescovo di Cartagena), narrazione che pure interesserebbe i nostri lettori. Noto soltanto, che il mio occhio andava cercando, tra lo stuolo di sacerdoti che pendevano dal labbro dell'arcivescovo di Cartagena, il successore di Don Rua e di Don Bosco, colui che presiede all'opera dei salesiani, diffusi ormai dall'uno all'altro mare. Mi si era detto che Don Paolo Albera era del bel numero uno, e la fantasia se lo immaginava aitante della persona, sostenuto, all'altezza, anche fisicamente, della situazione... Don Paolo Albera. è invece di statura media, nel pieno vigore delle sue forze, d'aspetto umile, modesto, che tradisce subito la scuola 'alla quale venne allevato. Ha poi un sorriso dolcissimo che attrae, che invita ad aver fiducia in lui. Me lo raffiguravo diversamente, ma mentre egli lui parla e mi seduce con una nota di dolcezza squisita, sento che il successore di Don Rua è superiore a quanto io m'era immaginato, e che la sua grandezza è fatta di umiltà cristiana. Nessun gesto, nessuna posa, nessun parolone altisonante, atto ad impressionare le persone che per la prima volta si avvicinano, ma un'aura di santità che vi avvince, una parola serena, senza pretese, che va a ricercarvi le più recondite fibre del cuore...

(Dall'Unione del 9 maggio).

DALLE MISSIONI

CINA

In un bazar di beneficenza. (Dal diario dei nostri Missionari (1). I.

Alla volta di una grande città - Spettacolo mai visto - Difficoltà di procedere in Canton - Nella residenza dell'Antiopium - Un imperatore che si assimila 50o anime - Alla Camera del commercio - L'eco del santo Nome di Dio.

E grandi sventure affratellano i popoli: è un fatto che onora l'umanità non soltanto in Europa, ma in qualsiasi altro paese del mondo.

Altrove la violenza di terremoti, lo scoppio delle miniere, le fiamme divoratrici degli incendii, gli scontri ferroviari; nella Cina più frequentemente le innondazioni seminano la desolazione e la morte.

Tali dolorose congiunture risvegliano anche qui un sentimento di fraterna pietà, che smentisce il preconcetto di poco cuore negli antiquati discepoli di Confucio.

I nostri orfanelli in siffatte circostanze furono spesso richiesti a recare il tributo di carità consentito dalle loro forze, facendo cioè il servizio musicale.

Questa volta però il così detto bazar, o più propriamente lotteria di beneficenza, ha lo scopo nobilissimo di raccogliere i fondi necessarii per innalzare una scuola a pro' di giovani studenti, i quali, lasciato il vecchio e troppo comodo sistema dell'empirismo, si avviino razionalmente allo studio della medicina.

Eccoci dunque imbarcati a Macao, sopra un bel piroscafo inglese, dal colore, e direi quasi, dalle forme di gigantesco cigno.

Raccomandare ai nostri codinetti di starsene quieti e dormire sotto il tendone del ponte di coperta, era tempo perso. L'idea di arrivare dopo poche ore a Canton (Chang-ching) la gran capitale della Cina del sud, e sotto molti rispetti la prima città di tutto il vastissimo Impero di mezzo (Tchoung Kouok) idea, dico, esaltata dalla compiacenza giovanile di esporsi a fare anche una bella figura, li elettrizzava in modo che tutta la notte fu un allegro e vivace passeraio.

Solo verso il mattino, quando la stanchezza era stata più forte della elasticità delle loro lingue, un fischio prolungato, lamentevole, come grido di belva ferita, fece scattare i dormienti. Saltare in piedi, assestarsi alla meglio, e dar fiato alle trombe fu affare d'un batter d'occhio. Gli squilli sonori e vibrati d'una trentina di baldi giovanetti annunziavano l'approdo del Kouang-toung a uno dei più importanti imbarcamenti del Fiume delle perle.

La nebbia gravitava pesantemente sui vapori, sulle barche e sulle turbe irrequiete; ma presto un sole smagliante, come riscosso dai suoni giulivi della banda, folgorò col suo bell'occhio orientale quegli accidiosi veli, scoprendo tutto quello spettacolo di vita intensa, che forse trova riscontro appena sulle acque del Tamigi.

I metallici strumenti mandavano lampi e note da farci sembrare una comitiva fantastica, piovuta da un altro mondo.

Scendiamo; ed eccoci subito assiepati da una fittissima turba di curiosi.

- Sono proprio nostri compatrioti quelli che cavano così liete armonie da que' bei cosi di oro?

- Non si può dubitare. Jao pin! Hanno il codino. Non vedi?

- E come hanno fatto ad apprendere?

- Ma?!

- Ah! sono quegli uomini dell'occidente, che li hanno addestrati.

- Holok!.... holok!.... Ikouok yan! (Bene!... Bravi!.... Sono italiani!....) Questi su per giù erano i discorsi che s'intrecciavano a nostro riguardo- dappertutto esclamazioni di meraviglia, di gioia, di stupore. In verità giovani cinesi che suonassero a quel modo e con quegli strumenti erano addiritura una rivelazione.

All'appressarci alla città le voci armoniose tacquero, perchè trombe e tromboni dalle bocche dovettero passare sotto le ascelle: qua l'attenzione era tutta concentrata in un gran lavorio di gomiti e di calcagna, affine di aprirci un non facile passaggio.

Guidati dal ritmo di due tamburelli, si procedeva così a stento che sovente i poveri fanciulli, come paglie portate via dalla furia delle onde, erano dispersi e distaccati l'uno dall'altro con grande disperazione del loro maestro Carmagnola. Soltanto la ricomparsa del lontano fantasma dell'oscillante bandiera faceva ritrovare i perduti compagni.

Finalmente si respira nel trovarci sani e salvi sotto l'ombra della superba cattedrale, tra l'incanto di fiori tropicali, dove rendiamo omaggio a S. Ecc. Monsignor Merel, Vicario Apostolico di quelle regioni.

S'era stanchi, eppure bisognava, per cavalleresco riguardo, fare una capatina fino alla residenza della Anti-opium ove ci attendeva il cortesissimo sig. Chan Wai Pó, anima e vita del nuovo bazar.

La nostra prima impressione fu quella d'essere capitati in un gabinetto fotografico d'una attività e successo sorprendenti; così numerosi erano i ritratti che coprivano letteralmente vasti spazii delle pareti.

Sono le fotografie di altrettanti ex-fumatori di oppio, veri penitenti volontarii, i quali intendono colla loro figura. emaciata esposta alla curiosità del pubblico, far comprendere le tristi conseguenze di quel disastroso vizio.

Seduti poi a mensa, tra i sorsi e il profumo di una squisita tazza di thè, rallegrata dalle finissime cortesie dei più distinti signori della gran città, s'entra a parlare dei lodevoli sforzi che si fanno per estirpare l'abuso dell'oppio.

E qua naturalmente era il caso di far notare come già da tempo la Chiesa Cattolica aveva proibito col rigore più stretto a' suoi adepti quel lento veleno. Quei nobili signori erano fuori di sè dallo stupore nell'intendere come sopratutto un estraneo, un Vegliardo solitario e così lontano, avesse potuto pensare anche al bene del loro vastissimo Impero. Il Papa insomma, ecco l'uomo più venerabile del mondo agli occhi di quei signori pagani! Il Papa! qual nobile ideale appariva ai loro occhi in quel mo mento ; quanto più degno di stima e di gratitudine del loro fuggiasco e ridicolo Lama!

A due passi c'era la famosa pagoda di Ngpak-lo-hon, ovvero dei Cinquencento Buddi, già di nostra conoscenza. Malgrado tutta la buona volontà di mostrarsi seni e bene educati, i nostri giovanetti non potevano a meno di strabiliare e ridere nel trovarsi al cospetto dell'errore così degnamente scolpito in quel gregge grottesco di cinquecento mostri senza forma e senza nome.

Mentre risaluto la. rotonda e grossa figura del nostro Marco Polo, vengo a sapere che il grande idolo dell'altare di mezzo è certo Kin-loung, 4° imperatore dell'attuale dinastia mancese, il quale, in compenso della larga protezione concessa al Buddismo, si ebbe in eredità, come assicurano i bonzi, le cinquecento anime di quei cinquecento sapienti.

Richiesi se per avventura si fosse assorbito anche l'anima di quello straniero, vale a dire di Marco Polo.

- Senza dubbio - riaffermò con sicurezza un buon diavolo di bonzo. - Giacchè, soggiunse, Marco Polo per la sua virtù e sapienza è considerato come uno dei nostri. Colui che è virtuoso, trova patria dappertutto. - Mi congratulai in cuor mio con l'anima benedetta di Marco Polo, e stava per ridomandare come mai quel Signor Kin-loung avesse potuto assimilarsi anime cinquecento senza pericolo d'una spirituale indigestione; ma credetti meglio tacere per non dare in una irriverente risata, che già da un pezzo mi girava irresistibile nella strozza.

Lo strano convegno di quei cinquecento sapienti pungeva non poco la nostra curiosità; se non che ci rimaneva appena il tempo di fare l'ultima visita di convenienza.

Di fatto ci recammo frettolosi alla Camera commerciale, luogo di capitale importanza nella città di Canton, dove si stampa il giornale dei 72 generi (ts'at shap y hong), e per conseguenza dove si concentrano in certo modo gli affari di maggiore urgenza di tutta la provincia del Kouang-loung.

Si deve notare che essendo molta la deficienza di leggi, così i signori Cinesi, i mercanti sopratutto, per tutelare i loro interessi contro l'ingordigia. degli alti Mandarini, cercano la. loro difesa in forti organizzazioni, a formar le quali hanno un'attitudine tutte, particolare.

Era questa una bella occasione per darci conto del complicatissimo ingranaggio di una tipografia cinese: quanto spazio cioè e quante divisioni e suddivisioni erano necessarie per collocarvi parecchie migliaia di caratteri così diversi e così difficili.

I nostri piccoli sonatori però, che s'erano in quel giorno mostrati valorosi, trottando e squillando oltre le loro forze, sentivano la necessità di assoluto riposo.

L'ora era tarda, quando noi c'incamminammo finalmente verso l'ospedale Fong-pin-y-yun, luogo di nostra provvisoria residenza.

A tanto strepito d'uomini e di cose era finalmente successa l'invidiabile pace della quiete notturna.

Si riposava tranquilli; che importava più a noi di quel chiasso, di quella vita vertiginosa di due milioni di abitanti? Sembravamo in un deserto; ma in quella quiete, in quel silenzio profondo una voce, una sola voce pareva tuttavia ci risonasse blandamente alle orecchie ed al cuore, una voce, che il nostro passaggio aveva fatto spuntare e fiorire, per così dire, sulle labbra di molti poveri pagani.

- Pinkó? (Chi sono?) si domandavano tra di loro a vicenda.

- Tin tchú kao! (Sono i piccoli adoratori di Dio!) ecco la risposta.

- Dio ! si udiva dalle bocche di molti passanti per le vie. - Dio! - si ripeteva dalla soglia delle case, dai negozii, dai tempii. - Dio!... Dio!.... Dio!...

E l'eco di quel dolce Nome, al cui suono gioiscono i cieli, s'incurva la terra e tremano gli abissi d'inferno, si ripercoteva nel fondo del nostro cuore più cara e più soave dell'armonia d'un'arpa melodiosa.

- Dio!.... Dio!....

- Dio sia benedetto, sussuravamo noi pure, benedetto il suo Santo Nome!

In quel giorno la nostra missione era compiuta.

Sac. GIOVANNI FERGNANI.

CHUBUT

Una fruttuosa Missione. Urge l'invio di zelanti sacerdoti.

Da una lettera recante la data « Esquel, 15 febbraio 1911 », togliamo queste prim notizie di un'apostolica escursione latta dal Missionario Don Francesco Vidal,. in compagnia del chierico Giacomo Kaczmarczyk attraverso il Territorio del del Chubut.

Esquel, 15 febbraio 1911.

...Partimmo il 5 gennaio da Rawson costeggiando il fiume Chubut, fino ad un punto chia mato Paso de los Indios, distante circa 40o km. da Rawson per strade poco tracciate, montagnose, senz'acqua e con poco pasto per i cavalli, incontrando pochissime abitazioni.

Da Paso de los Indios ci dirigemmo, più verso verso sinistra, verso Languiñeo, (Campo di sangue) centro di Indii, a circa 20o chilometri da Paso, e assai in alto. La notte ci sorprese proprio sopra la cima più elevata; i cavalli non volevano più camminare, e soffiava un vento terribile e ghiacciato. Per forza ci dovemmo fermar là a passar la notte, in attesa del giorno, e non potemmo trovare altr'acqua se non salata, che fu causa di morte ad alcuni cavalli. È assai difficile un viaggio in questi deserti.

Il 22 arrivammo a Languiñeo, ove fummo bene accolti nell'estancia del sig. Conti, riposando la prima volta nel nostro viaggio sotto un tetto. Qui in dieci giorni, grazie alle sollecitudini del buon ospite che si diè premura di far conoscere il nostro arrivo agli indii, amministrammo 8o Battesimi, 8o Cresime ed 11 matrimoni civili ed ecclesiastici. Che conforto fu per noi il vedere così premiate le nostre fatiche ! Gli indii assistettero alla S. Messa ed ascoltarono le istruzioni con tanta attenzione, che osiamo sperare che questa semenza della parola di Dio germoglierà e porterà frutti salutari.

Partiti da Languiñeo, toccando un'altra fattoria, nominata Chizanza (valle dei venti), giungemmo a Teca il 3 febbraio, a notte, dopo aver battezzato in viaggio 3 bambini. Teca è in una posizione incantevole e sta per diventare un paese. Quei buoni cristiani desiderano una cappella ed una scuola cattolica fra loro, perchè i Protestanti hanno in vari punti del Territorio chiese e scuole loro, con pericolo della fede di molti. La nostra fermata fu di 4 giorni, nei quali potemmo amministrare 2o Battesimi e 26 Cresime.

Di là, attraversando una valle amenissima, giungemmo ad Arroio Pescado, ove son molti Protestanti che, acquistate grandi estensioni di terreno, vi van formando delle Colonie. Noi alloggiammo presso una buona famiglia cattolica, povera, ma molto caritatevole, che si affrettò a far noto il nostro arrivo nei dintorni. Dio a ricompensi per tutto ciò che ha fatto per noi. Qui si conferirono 14 Battesimi e z5 Cresime, si ebbero 7 Comunioni e Confessioni, le prime nel nostro viaggio e si celebrarono 2 matrimoni.

Rimessici in cammino, toccammo la casa del cacico Nahuelpan, che avvisammo di riunirci la sua gente pel ritorno, e proseguimmo fino ad Esquel.

Esquel, in mezzo a grandi montagne e in luogo pittoresco, s'avvia a divenire un paese.

Ha molte case e si fabbrica sempre. La popolazione cattolica chiede con insistenza una chiesetta ed un collegio, perchè qui pure v'è una scuola protestante.

É veramente di estrema necessità l'erigere cappelle e lo stanziare un sacerdote in molti centri, perchè passandovi solamente di tanto in tanto, un Missionario fa poco e la gente perde la fede.

Abbiamo visitato le scuole di Languiñeo e di Nahuelpan e possiamo dire che i due maestri hanno molto zelo per insegnare agli Indii. D. Vidal celebrò in presenza degli scolari, fece alcune istruzioni, e regalò a ciascuno un catechismo. Son scuole miste, ma ben ordinate e con un po' d'insegnamento religioso. Deo gratias ! É questo un bell'aiuto per noi ed un freno contro la propaganda eterodossa...

N. D. R. - I lamenti dei nostri Missionari sono pur troppo fondati. Il Territorio del Chubut, che ogni anno è méta di molte famiglie di emigranti, i quali ai piedi delle Ande e lungo il corso dei fiumi vanno formando nuove Colonie e nuovi paesi, è, divenuto un campo di immigrazione specialmente protestante..

Urge quindi l'invio di nuovi Missionari, ed è pur necessario provvedere alla fondazione di nuovi centri di Missione, cioè di nuove Cappelle e Scuole cattoliche, se si vuol salva la Fede in molte anime !

Ricordiamo insieme i bisogni della Casa Centrale di Rawson, ove si stanno riparando i danni causati dal grave incendio, di cui a suo tempo demmo ragguaglio ai nostri lettori. Grazie ad un generoso sussidio del Governo, si è potuto por mano ai lavori, ma perdurano sempre gravi le strettezze di quella Missione.

UNA PREGHIERA.

A desiderio di tutti che la cara memoria del primo Successore di D. Bosco possa giungere ai posteri, quale è oggi ancora, viva e parlante.

Per questo, non solo i Salesiani, ma gli amici e gli ammiratori dell'indimenticabile D. Rua, sono nuovamente pregati di annotare quanto stimano degno di memoria intorno la sua vita, le sue parole, le sue opere; e d'inviare i loro appunti, redatti in qualsiasi lingua, possibilmente in fogli liberi da corrispondenza ma debitamente firmati, al rev.mo sig. D. Paolo Albera, Superiore dei Salesiani, via Cottolengo, 32 - Torino.

A tutti quelli che già risposero all'invito, i più sentiti ringraziamenti.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

LE FESTE TITOLARI NEL SANTUARIO DI VALDOCCO

PER splendore di apparato, per frequenza di pellegrini e maestà di sacri riti, le Solennità di Maria SS. Ausiliatrice, omai meritamente celebri in ogni parte, ebbero anche quest'anno la più splendida conferma.

Come avevamo annunziato, il 23 aprile cominciò la pia pratica del mese in preparazione, predicato - mattino e sera - sino alla novena dal salesiano D. Antonio Fasulo; e fin dal primo giorno, che era domenica, grande fu il risveglio di cristiana pietà, che andò sempre crescendo. Erano larghe schiere di fedeli, varie di età e condizione, accorse da ogni punto della città e da vicini e lontani paesi, che alle messe dei nostri giovani, e prima e dopo, per tutta la mattinata andavano a gara per onorare la gran Madre di Dio nel modo migliore - tanto raccomandato da Don Bosco - coll'appressarsi alla Mensa Eucaristica. Erano comunità religiose e pii istituti soliti a recarsi, quasi per turno, ai piedi di Maria Ausiliatrice; erano intere famiglie, bramose di fare o di sciogliere una devota promessa; spose e madri col cuore in lacrime pel traviamento di un figlio o del marito; figlie e figli affettuosi, supplicanti la Vergine per la pace in casa o per la guarigione di qualcuno dei loro cari; e bene spesso povere anime tornate misericordiosamente alla pratica della nostra santa Religione. Se ci fosse possibile enumerare le suppliche innalzate ai piedi del venerato altare e le grazie elargite da Colei che fu e sarà sempre l'Aiuto dei Cristiani; se potessimo almeno pubblicare tutte le lettere giunte al Santuario dal Piemonte, dall'Italia e dall'Estero, a domanda di grazie o in ringraziamento di favori ottenuti, oh! quale meravigliosa documentazione sarebbe la nostra per attestare la fede vivissima del Popolo Cristiano nella potenza di Maria e la bontà prodigiosa di Maria verso i suoi figli.

Le funzioni dei giorni festivi, mercè il concorso di alcune scholae cantorum, rivestirono uno splendore speciale. Primi nell'affettuosissima gara furono gli alunni dell'Oratorio, che il primo giorno del mese, divisi in due cori, eseguivano con pieno slancio concorde e con fine colorito la Missa de Angelis, facendo gustare ed ammirare al gran popolo presente le soavi bellezze del canto liturgico (1).

Più imponenti ancora furono le singole funzioni della Novena. Al mattino era una folla continua che si univa prima agli alunni artigiani, che ogni giorno cantarono anch'essi le Litanie e il Tantum ergo in musica, poi agli alunni studenti, pei quali il giorno 17, Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice, celebrò la S. Messa Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi, e le altre mattine Sua Ecc. Rev.ma Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo S. Donnino. Alla sera era sempre una moltitudine immensa quella che all'ora della benedizione, impartita dai più ragguardevoli ecclesiastici della città, nostri insigni Cooperatori, gremiva il tempio fin su la soglia.

Alle otto s'intonava il Magnificat, e quindi saliva in pulpito Sua Eccellenza Mons. Mapelli, che in nove conferenze, mirabili per opportunità di argomenti e sodezza di logica, dense di concetti e in istile facile ed elegante, trattò magistralmente della pratica della vita cristiana.

La domenica 21 l'affluenza divenne ininterrotta anche nelle ore pomeridiane, cosicché il triduo precedente la grande solennità diventò una lode ed una prece perenne innanzi al trono della celeste Regina.

La vigilia, alle 4 pomeridiane, Mons. Mapelli salì in pulpito per la conferenza ai Cooperatori. Lo zelante Prelato, « felice di portare la sua piccola pietra al grande edificio innalzato da D. Bosco », dopo aver volto ai presenti le sue congratulazioni per appartenere ad un'opera « che porta i segni della potenza e della provvidenza di di Dio », disse come essa abbisogni del contributo della preghiera e della limosina dei buoni, provò come essa sia un'opera di Dio, un'opera provvidenziale, un'opera necessaria ai nostri giorni, ed assicurò la benedizione della Vergine Ausiliatrice a tutti i Cooperatori.

Ai vespri pontificò Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giosuè Signori, Vescovo di Fossano; il quale impartì anche la benedizione col SS.mo Sacramento, mentre la facciata e la cupola del Santuario si avvolgevano in un mare di luce. L'incantevole vista attrasse fino ad ora tardissima una compatta folla di popolo, mentre sulla piazza dava concerto la musica dell'Oratorio Festivo.

Ma le attrattive dei più - specie dei pellegrini accorsi a Torino per le nostre feste - erano nel Santuario, ai piedi dell'Altare e innanzi la statua di Maria SS. Ausiliatrice. Qui infatti le preghiere continuarono senza interruzione tutta la notte, e crebbero di fervore allorchè dopo la visita ai sette altari, salutato con cantici devoti e con la recita della supplica: « Santissima ed Immacolata Vergine Maria » il sorgere della santa aurora, previa la recita dell'intero Rosario, usciva la prima Messa all'altar maggiore, e poco dopo iniziavasi a tutti gli altari la celebrazione di S. Messe, che si protrasse fino ad un'ora dopo mezzogiorno.

Ricordando con affettuosa riconoscenza le persone e le intenzioni di tutti i cooperatori e delle buone cooperatrici, alle 5.30 saliva all'altare di Maria Ausiliatrice il rev.mo sig. D. Albera; e a lui succedevano, prima il Vescovo di Borgo S. Donnino, poi Sua Eminenza Rev.ma il Card. Agostino Richelmy, veneratissimo nostro Arcivescovo.

Alle 1o Sua Ecc. Rev.ma Mons. Signori, cominciava il solenne pontificale. In quell'ora il Santuario offriva il più commovente spettacolo, gremito com'era di popolo, il quale cogli occhi fissi sull'Immagine Santa e colla preghiera sul labbro, gustava con visibile tenerezza le armonie che scendevano dall'orchestra, e quelle non meno soavi che fluirono ancor una volta dal labbro facondo di Monsignor Mapelli.

« Maria - fu questo l'assunto dell'Eccellentissimo Oratore - è potente, perchè Madre di Dio, Regina del Cielo e della Terra, e Corredentrice del genere umano; e della sua potenza è naturalmente portata a servirsi - come sempre ha fatto - a vantaggio della Chiesa e del Popolo Cristiano ».

Un altro giocondo spettacolo si ebbe la sera, allorchè dopo i secondi vespri, pontificati dall'infaticabile Vescovo di Borgo S. Donnino, al suono giulivo dei sacri bronzi e fra l'aspettazione divota di un popolo incalcolabile, uscì il sacro corteo recante in trionfo la statua della Vergine Benedetta.

Dopo l'ampio stuolo delle fanciulle dell'Oratorio S. Angela e le lunghe file dei giovanetti degli Oratori S. Agostino, S. Luigi, S. Giuseppe e S. Francesco di Sales, colle loro compagnie precedute da ricchi stendardi; dopo gli alunni interni celi' Istituto delle Scuole Apostoliche, dell'Oratorio Salesiano, dell'Istituto Paterno di Castelnuovo d'Asti e del Collegio S. Giovanni Evangelista; dopo le figlie della Compagnia della Consolata nel Cotonificio Poma, le figlie di Maria della Parrocchia in candidi veli, le Antiche Allieve dell'Oratorio S. Angela e le Dame di Maria SS. Ausiliatrice; venivano in doppia ala lunghissima i giovanetti del Piccolo Clero e un numero stragrande di chierici e di sacerdoti con a capo il rev.mo D. Albera, quindi molti pivialisti e tra i ministri parati Sua Ecc. Rev.ma Mons. Mapelli in abiti pontificali, e finalmente il Simulacro della Vergine, fregiato di auree corone. Ad esso facean ala i soci del Circolo Giovanni Bosco e corteo d'onore le bandiere e le rappresentanze del Consiglio Centrale dell'Unione Operaia Cattolica di Torino e delle Sezioni di S. Agostino, S. Alfonso, S. Barbara, del Carmine, di S. Carlo, S. Gioachino, S. Maria di Piazza, S. Teresa, dell'Unione del Coraggio Cattolico, degli Antichi Allievi dell'Oratorio di Valdocco, dei Circoli Valdocco, Auxilium, Card. Massaia e Michele Rua.

Il maestoso corteo, nel quale avevan parte anche le bande musicali delle Scuole Apostoliche, del Collegio degli Artigianelli, dell'Oratorio Festivo e dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, percorse con gran pompa Via Biella, Corso Regina Margherita, Piazza Emmanuele Filiberto e Via Cottolengo. Al suo rientrare nel Santuario enorme fu la calca che si pigiò sulla piazza e nelle adiacenze ; ma quando l'Em.mo

Card. Arcivescovo, dopo aver impartita la Benedizione dall'altare, preceduto dai numerosi stendardi e dai vessilli delle Associazioni, comparve sulla soglia recando il SS. Sacramento, tacque ogni bisbiglio, e Gesù benedisse nuovamente a quella moltitudine che scoppiò in un fragoroso e commoventissimo applauso.

La folla orante nel Santuario e l'animazione sulla piazza si protrassero fino ad ora tardissima anche quella sera, in cui si ripetè l'illuminazione, e diè concerto la banda interna dell'Oratorio.

Il dì seguente, festa dell'Ascensione e secondo giorno della Corte di Maria, si ebbe lo stesso continuo concorso di popolo e la stessa affluenza ai Sacramenti. Alle Messe ed ai Vespri solenni tenne pontificale S. Ecc. Rev.ma Mons. Mapelli, al quale siamo grandemente debitori dell'esito splendido dei festeggiamenti; e prima della benedizione disse il discorso il prof. Don Albino Carmagnola. Le preghiere di questo giorno furono offerte al Signore in suffragio di tutti i benefattori defunti del Santuario (1).

La chiusura delle grandiose onoranze ebbe luogo la domenica 28 con nuove funzioni solennissime, discorso di circostanza detto dal rev. Curato D. Riccardi, e canto del Te Deum.

Che le sante emozioni, provate in questi giorni da tante migliaia di fedeli, abbiano a maturare nel cuore di tutti i più copiosi frutti di benedizione!

(1) Le Scholae che si alternarono con la nostra sull'orchestra del Santuario, furono quelle dell'Oratorio festivo di Torino-Valdocco, delle Scuole Apostoliche di Torino-Martinetto, del Collegio Giusto Morgando di Cuorgné, della Casa S. Michele di Foglizzo Canavese e del Seminario delle Missioni Estere di Torino - Valsalice. Quest'ultima, la domenica 21, esegui una Messa a tre voci del M. L. Perosi, col Credo del M. D. Vincenzo Cimatti, alternato col gregoriano, in modo classico, elegante, inappuntabile.

(1) Fra questi abbiam ricordato in prima linea il benemerito architetto cav. ing. Antonio Spezia (di cui siamo lieti di poter offrire il ritratto), che cooperò efficacemente colla prestazione gratuita dei disegni all'erezione del Santuario.

* *,

La parte musicale del 23, 24, 25, e 28 maggio, che tanto contribuì allo splendore delle sacre cerimonie, fu sostenuta con la consueta ricchezza di programma e finissima arte di esecuzione dalla Schola cantorum dell'Oratorio, diretta dal M.° Cav. Dogliani e coadiuvata, il giorno 24, da valenti professori ed artisti della città. A meglio apprezzare il merito della Scuola, ci pare sufficiente riportare il programma da essa eseguito.

23 Maggio. - Sera: Sacerdos et Pontifex del M.° Federico Caudana - Domine, ad adjuvandum del M.° G. Pagella - Salmi del M.° G. Dogliani - Inno di S. E. Rev.ma Mons. G. Cagliero - Magnificat del M.° O. Ravanello - Litanie del M.° D. G. Pagella - Tantum Ergo del M.° P. Magri.

24 Maggio. - Mattino: Sacerdos et Pontifex del M.° F. Caudana - Missa solemnis in laudem SS. Salvatoris del M.° J. Mitterer - Mottetto : Sancta Maria, Virginum piissima, del M.° G. Pagella - Parti variabili in canto gregoriano.

Sera: Vespro del M.° G. Dogliani - Inno di Mons. G. Cagliero - Magnificat del M° Bentivoglio - Mottetto: Sancta Maria, Viginum piissima, del M.° D. G. Pagella - Tantum Ergo del M.° O. Ravanello.

25 Maggio. - Missa in honorem S. Aloysii del M.° Gruber.

28 Maggio. - Ripetizione della Messa del giorno 24.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale:

Implorare da Maria SS.ma Ausiliatrice il trionfo della Comunione frequente e quotidiana in mezzo al popolo cristiano

GRAZIE E FAVORI

« Grazie, o Maria!... » (1)

« Se vivo ancora, lo devo a Te, Vergine potente! » Son queste le parole che mi prorompono dal labbro e più ancora dal cuore, ora che sono ritornata da morte a vita!

Lo scorso dicembre veniva colpita da bronchite, cui si aggiunse un'acuta nefrite con intolleranza gastrica, che in pochi giorni mi ridussero in fin di vita. Disperata dai medici stessi ed impedita di prendere qualsiasi rimedio, feci ricorso alla Vergine Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia, qualora riavessi la primitiva salute. Pregai con fede e pregarono con me le mie consorelle e non invano. Nel giro di brevi settimane diminuirono i mali e fui dichiarata fuori pericolo. Tuttavia i sanitari temevano ancora che il morbo mi avesse a lasciare serie conseguenze per tutta la vita. Invece scomparve ogni pericolo, per cui ora sciolgo il mio voto deponendo ai piedi di sì buona Madre la promessa di voler consacrare al Suo servizio tutta quella vita che Ella mi ha miracolosamente ridonata. Grazie, o Maria!

Trofarello, 10 maggio 1911.

PENNAZIO MARGHERITA,

Figlia di M. A.

Oristano. - « Se Maria Ausiliatrice sarà tanto buona di farmi vedere la mia Francesca reggersi e camminare come prima, spedirò al suo Santuario di Torino quella offerta che io potrò nella povera mia condizione ». - Così il sottoscritto nel vedere la sua figliuola decenne semiparalizzata, causa una caduta nel giocare che le produsse lo slogamento della spina dorsale, con gran debolezza di reni e di gambe, da non reggersi neppure sulle grucce. Poco o niente ottenendo dall'opera dei medici e sapendo dalla lettura di qualche numero del Bollettino Salesiano che grandi favori suol concedere la Madonna di D. Bosco, a Lei si rivolse con tutta fiducia. Fu esaudito. Dal settembre 1910 la ragazza ha principiato a riacquistare le forze e gradatamente è giunta a camminare speditamente. In segno di gratitudine spedisce una prima offerta, con preghiera di voler registrare il fatto sul Bollettino.

20 marzo 1911.

PALA GIOVANNI.

Salemi (Trapani). - Per guarire una piaga che affliggeva un mio fratello, i medici avevano dichiarato che era assolutamente necessaria un'operazione chirurgica. La mamma si rivolse con viva fede a Maria Ausiliatrice promettendo un'offerta, e contro l'aspettativa di tutti e con sorpresa degli stessi medici curanti la piaga si chiuse da sè e tanto bene che uno specialista, il quale osservò poi la piccola cicatrice rimasta, esclamava: « Ma quì non c'è stato mai niente! »

Sien grazie alla Vergine SS. Ausiliatrice che ha voluto dimostrare anche a noi, quanto sia valevole il suo patrocinio.

28 febbraio 1911.

MARIA BAGARELLA.

Commessaggio. - Colpita da cecità progressiva ad un'occhio, udii dalla scienza la sconfortevole parola che esso era perduto! Ma non mi perdei io d'animo, e fiduciosa cominciai una novena a Maria Ausiliatrice; e fin dai primi giorni l'occhio incominciò a migliorare ed alla fine della novena esso si era ristabilito come prima. Innalzo l'espressione della più viva riconoscenza a Maria Ausiliatrice!

25 marzo 1911.

CLEMENTINA MISTERI.

Licata (Girgenti). - Discendendo per una scala, caddi e mi fratturai un piede. Nel grave pericolo di non potere camminare più libera, ricorsi con fiducia a Maria Ausiliatrice e la Santa Vergine venne in mio aiuto. D'allora in poi cominciai a soffrire di meno ed ora sono in grado di camminare speditamente come prima. Piena di riconoscenza per la grazia ricevuta adempio la promessa allora fatta, inviando il mio modesto obolo.

12 marzo 1911.

MARIA JAPICHINO, Cooperatrice.

Cammarata. - Verso gli ultimi dello scorso luglio, fui affetta da un forte dolore alle reni. Udito il parere del medico curante, e di altri sanitari, fu constatato che si trattava di un grave malore, per cui si richiedeva assolutamente un'operazione chirurgica, che non avrei potuto subire se non nella lontana Palermo, e che era irrilevante ogn'altra cura medicinale. In tanta costernazione passai quasi due mesi di sofferenze ; quando mi capitò tra le mani una Novena della Madonna, ch'io da tempo desideravo. Naturalmente mi rivolsi fiduciosa a Lei, pregandola caldamente, anco a nome del Ven. D. Bosco, di volermi concedere la grazia. L'ultimo giorno vengono a visitarmi due rev. sacerdoti del mio paese con un salesiano. Chi il crederebbe? Non appena ricevetti la Benedizione di Maria Ausiliatrice, quasi per incanto tutti i dolori cessarono, lasciai il letto e dopo parecchi giorni, mi trovai in grado di recarmi in chiesa per ringraziare Colei che mi volle così mirabilmente guarita.

3 marzo 1911.

MANGIAPANE MARIA DI PASQUALE.

Cambiano. - Tre volte in occasione di gravi malattie ho ricorso all'aiuto della Ausiliatrice dei cristiani, ed Essa accolse le mie preghiere, conservandomi alla mia famiglia. Grazie, o cara Madonna di Don Bosco! La tenue offerta che depongo a' tuoi piedi non è che un piccolo segno della mia immensa gratitudine.

11 marzo 1811.

MARGHERITA Ved. GILARDI.

Torino. - Da tempo soffrivo di gastrite, quando colta da più serio malore il 4 marzo I910 fui costretta ad entrare in un ospedale. Vedendomi in caso assai grave, non cessai di raccomandarmi alla Madonna di Don Bosco con fede ognor più viva, ed

Essa mi salvò. Dopo tre mesi potei tornare a casa, potendomi dire guarita; ed oggi, insieme con le mie compagne di lavoro, che tanto pregarono per me, ho ascoltato una Santa messa al Suo altare, e, accostandoci tutte alla Mensa Eucaristica, offrimmo un cuore d'argento in ringraziamento della grazia ottenuta.

3 maggio 1911.

GEMMA R.

Torino. Compio il mio voto colla più viva riconoscenza rendendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice, della grazia concessami, coll'avermi guarito da una lunga e noiosa malattia intestinale, da cui ero affetta da diversi mesi. Grazie, o Maria !

TERESINA MARIATTI.

Robbio Lomellina. - Il mio piccolo Luigino non aveva ancora tre anni quando incominciò a lamentarsi di un dolore all'anca sinistra. Ben presto i medici constatarono che si trattava di coxite; e non ne era del tutto guarito, che il medesimo male gli si manifestò nell'altra gamba. Quando pareva che incominciasse a riaversi un poco, il male degenerò in periostite, per cui si disse necessaria una raschiatura all'osso. Costernata a tale annunzio, non reggendomi il cuore di sottomettere il bimbo a nuove torture, pregai il medico a soprassedere e ricorsi intanto a Maria Ausiliatrice. Oh! meraviglia! in breve tempo la piaga si rimarginò, il male scomparve e il bimbo è dai primi di gennaio che va a scuola.

Aprile 1911.

MARCELLA FERRARIS.

Conegliano Veneto. - Il 25 marzo dell'anno scorso la nostra buona mamma cadde inferma di pleurite. Noi eravamo lontane e la notizia della sua malattia ci mise il cuore doppiamente in angoscia. Sapendo che altre volte aveva corso pericolo di morte; e conoscendo la sua debolezza, dubitavamo fortemente della sua guarigione ; tuttavia avendo già sperimentato quanto sia potente la Vergine Ausiliatrice ricorremmo fiduciose a Lei promettendo di rendere pubblica la grazia e di fare un'offerta al suo Santuario qualora ce la avesse concessa. Oh bontà di Maria! Appena incominciata la novena, il pericolo gravissimo che minacciava grado grado s'arrestò, e la malattia, seguendo benigna il suo corso, concesse all'inferma tale miglioramento, che in breve potè giungere a completa guarigione.

Riconoscentissime di questo e di altri favori ricevuti, ringraziamo insieme con la mamma la Vergine Benedetta.

Aprile 1911.

Sorelle CONTARINI.

Laverda. - Una piccina di quattro anni, certa Maroso Maria, sgraziatamente, la sera dell'undici dicembre sdrucciolò presso un recipiente di acqua bollente, che le si riversò sul corpicino, causandole gravissime ustioni. Chiamato d'urgenza, il medico dichiarò che la cara piccina era in pericolo di morte, anzi la sua morte si poteva dir sicura. Che fare?

Io che la curavo non osavo applicarle i rimedi che il medico aveva ordinati, perchè temevo che mi restasse morta fra le mani ; ma pensai subito a Te, o Maria, Aiuto dei cristiani, e dissi ai genitori: « Volete che prima ancora cominciamo una novella alla Vergine Ausiliatrice? e poi a grazia ricevuta manderete una piccola offerta al suo Santuario, e faremo pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano.,. » Il medico aveva ordinato dei bagni. Incominciammo subito la novena, e poi si fece alla piccina il primo bagno. Al secondo bagno subito le si levò quella crosta infetta che le si era formata, e si potè essere sicuri che la Gran Madre di Gesù ci avrebbe esauditi. Difatti la bambina ora è sana e senza difetto alcuno. Oh! ricorriamo sempre nei casi tristi a questa buona Madre i

18 marzo 1911.

SCALABRIN ANNETTA.

Caltanisetta. - Il quinquenne Salvatore Vasapolli il 24 dicembre si ammalava d'infezione allo stomaco con assoluta immobilitazione della gamba destra. In tanto frangente i genitori facevano ricorso alla scienza di due medici, e cinque giorni dopo ne interpellarono altri, senza avvertirne che un lieve miglioramento e perdurando sempre nel dubbio che il figlio restasse difettoso. Fu allora che la mamma con divozione grande, santa, si rivolse alla Madonna SS. Ausiliatrice per la guarigione del figlio, cominciò una novena e al termine di questa il bimbo era guarito. Sieno grazie infinite a Maria Ausiliatrice !

5 marzo 1911.

GIUSEPPINA TROBIA.

Darfo (Brescia). - Un affare, che mi stava molto a cuore, parve fino all'ultimo per molteplici segni che volgesse affatto contrario ai miei desideri. Allora, come altra volta, indirizzai la mia fede e la mia preghiera a Maria SS. Ausiliatrice, e come altra volta, mentre più lottavo colla speranza, vidi man mano mutarsi le circostanze, sostituirsi gli indizi favorevoli ai cattivi, e finalmente sciogliersi in modo, che migliore non mi sarei aspettato.

Riconoscente, mando una piccola offerta e prego che questo cenno sia pubblicato sul Bollettino, perchè a coloro che si trovano nelle dure contingenze della vita serva di qualche incitamento a ricorrere e confidare in Maria!

17 marzo 1911.

Avv. GIUSEPPE BONTEMPI.

Dalla provincia di Torino. - Accusato innocentemente, il mio povero marito da nove mesi gemeva pel timore di una condanna definitiva, che sarebbe stata la rovina anche finanziaria della nostra famiglia. Alla vigilia del processo lo esortai a ricorrere a Maria Ausiliatrice, narrandogli le tante grazie che concede questa tenera Madre; lo fece e la Corte d'Appello emanò la sentenza di piena assoluzione. Non ho parole bastanti per ringraziare la Vergine Benedetta!

marzo 1911.

N. N. Cooperatrice.

Fornaci (Fornaci). - Un padre di famiglia era ridotto agli estremi e munito degli ultimi sacramenti s'appressava alla fine ; quando la figlia, cui troppo doleva di perderlo, cominciò una novena a Maria Ausiliatrice e promise un'offerta a grazia ottenuta. La Vergine noti fu invocata invano, l'ammalato si è omai completamente rimesso, e perciò, come da voto, ne pubblichiamo la grazia.

8 marzo 1911.

MADDALENA BRAGA.

Cunarda. - Già da sei mesi avevo la mia figlia Isolina ammalata, con polmonite, pleurite ed artrite, quando, credendola in guarigione da questa lunga malattia venne assalita da un nuovo malore che dai medici fu dichiarato una periostite alla mascella sinistra, sicchè fra brevi giorni avrebbe dovuto subire un'operazione. Mi venne il pensiero di ricorrere a Maria Ausiliatrice, e cominciata una fervorosa novena, inviai una piccola offerta con la promessa di far pubblicare la grazia ; e al termine dei nove giorni quando si facevano i preparativi per l'operazione, i medici videro con gran meraviglia che il male 'da sè cominciava a scomparire. Fu una bella grazia ottenuta da Maria; col cuore riconoscente adempio quindi la promessa.

6 aprile 1911.

ERMOLI GIUSEPPE.

Torino.- Nell'ora del dolore io T'invocai, o Maria, e Tu, pietosa, mi soccorresti, tergesti le mie, lacrime, salvasti il figliuol mio !

Allorchè tutto era perduto, e l'anima raia, turbata e sconvolta, retrocedeva paurosa d'innanzi .alla invadente disperazione, Tu, Tu sola, o Maria, mi apparisti qual faro luminoso, ed apristi la via alla misericordia di Dio! Grazie mille volte! io depongo a tuoi piedi, la riconoscenza infinita del mio povero cuore.

13 marzo 1911.

E. G.

S. Pietro Martire. - Mille volte ebbi già a sperimentare la benevolenza della Vergine Ausiliatrice. Affetto da risipola alla faccia, Le chiesi di poterne essere subito libero, promettendo di far pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia. La domanda sembrava liti po' audace, pure non disperai. Il giorno dopo il male era diminuito ed io mi tolsi la benda e senza alcuna recrudescenza pel contatto dell'aria venni a perfetta guarigione.

12 marzo 1911.

Ch. ACQUISTAPANE LAZZARO.

Capo Molini di Acireale. -- Da quasi un anno soffrivo un acuto dolore al petto e in seguito anche ad una spalla. I medici mi dicevano trattarsi d'anemia molto avanzata e mi sottoponevano a diverse, numerose ed anche dispendiose cure. Io eseguivo tutto con scrupolosa esattezza perché volevo guarire, ma tutto pareva riuscisse vano: passavo da una cura all'altra senza sentirne alcun beneficio. Un giorno in cui mi sentivo molto oppressa, mi balenò una speranza:

Oh perchè non mi rivolgerò a Maria SS. Ausiliatrice dalla quale ho ricevuto molte grazie? »

Così feci, promettendo insieme di pubblicare la grazia e di fare una piccola offerta. La Madonna ascoltò la mia preghiera: difatti dopo pochi giorni il dolore cominciò a scemare e adesso è scomparso completamente donandomi la felicità e la gioia che da qualche tempo avevo perduta.

6 marzo 1911.

Una devota.

Carini. - La mia mamma, dopo due mesi di malattia, il 3 marzo sentì un forte dolore al cuore che accompagnato poi da violenta febbre la portava sull'orlo della tomba. In quei momenti strazianti pensai di ricorrere a colei ch'è l'Aiuto dei cristiani, e con fervore incominciai una novella a Maria Ausiliatrice, promettendole di pubblicare la grazia nei Bollettino, qualora ottenessi la guarigione. E la Vergine Santa mi esaudì. Infatti, terminata la novena, la mamma migliorò progressivamente e il 19 marzo lasciava il letto, perfettamente guarita. Alla Vergine SS. i più vivi ringraziamenti.

2 maggio 1911.

MERENDINO ROSOLINA.

Chieri. - L'8 dicembre u. s. mia cognata cadde gravemente ammalata, sicchè temevamo prossima la sua fine. Tutti i medici che l'avevano visitata, la dichiararono perduta. In quel triste frangente non mi perdei di coraggio, e con fede principiai una novena a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo, se ottenevo la grazia, di pubblicarla nel Bollettino Salesiano. Al terzo giorno la cara ammalata prese a migliorare, e al fine della novena con stupore dei dottori era prodigiosamente guarita. Or adempiamo la promessa, unendo un'offerta per una messa di ringraziamento all'altare della cara Ausiliatrice.

24 marzo 1911.

Le sorelle TOSELLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Illissioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) -Aci Trezza : Carolina Ferrelli, io -Airolo N. N., 30 - Alba: Annunziata Filiberto - Ali Castello : Francesca Caldera, 5 -Almese : P. V. - Alpignano: D. E., 5 - Aquila: Teresina Arduini Mariani, 5 - Asti : Francesca G. Saustria - Avola : Corrado Tirolongo, 5.

B) - Bagnacavallo: Sangiorgi Michele, per segnalata grazia, ioo - Balangero: Pietro Cena -Bedretto (Svizzera): Serafino Vela, io -Berbenno: N. N., 25 - Bereguardo : Maria Mariani, 6 - Bergamo : N. N. - Bellinzona : Luigina Berrini, 5 - Bogotà. Sac. G. M. - Bologna : Lucia Cattoni, 2 - id. Mons. Giacomo Carpanelli, 5 - Bordighera : Lucia Dalmasso, 5 - Borgomanero : N. Panzarasa, 5 - Bova : Francesca Lavizza Mezzatesta, io - id. Matilde Zuccalà Mollica, 6 - Bra : Margherita Milanese - id. Margherita Astigiano, 2 - Briga Marittima : Martino Demedici, 2 - Busto Arsizio S. G. T., 50 - id.: N. N., 5.

C) - Cagliari : Antonina Dettori Chessa, io - Caltanisettà : Giuseppina Trobia Vasa, 5 - Caluso B. M. - Cammarata : Luigi Gebbia, 2 - Capomolini d'Acireale : Vincenzina Vaccaro - Cavate Brianza : M. Mazza, 3 - Carini : Rosolina Merendini, 2 - Carsi : Virginia Rossi 5 - Casalgrasso: Domenica Saglia - Casale Monf.: Edvige Denlartini, 7 - Casoni di Bassano Ven.: Santina Facchinello, 5 - Castagnole Monf.: Giuseppe Venturini, 3 - Castelnuovo d'Asti: Giuseppe Ostino, 5 - Centallo : N. N., 5 - Cento : Rosa Stefani, 5 - Ceresole d'Alba: Caterina Mossano - Cervelle Grinzano : Mina Luerà - Cervere : Bartolomeo Moriondo - Cicagna : Maria Valente, 5 - Cherasco : Bartolomeo Novarino, 30 - Chieri : Beatrice Toselli - Chiusa di Pesio : C. F., 5 - Clauzetto : Giuseppe Fabricio, 5 - Corbara d'Orvieto Marianna Dottarelli, 5 - Cornedo : Angelina Saint Martin, 2 - Cornegliano d'Alba : Margherita Rosa - Corsico : Erminia Rosta, io - Corte Calolzio Irene Rota, i - Costigliole d'Asti : Carlo Morando, 5 - Cunardo : Giuseppe Ermoli, 2.

D) - Desulo: Giovanna Casula Piroi, q.

E) - Este : Maria Gattolin Pettinello, 5.

F) - Faenza.- N. N., io - Festo di Marano Orazio Bertolani - Foglizzo : Giuseppe Martano - Forlimpopoli : Teresa Giorcelli, io - Forni Battista Fontana - Fossalta di Piave : Elena Franzin Rossetto, io - Fossano : Annetta Barberis, 6 - id.: Paola Grani, 3.

G) - Gaio di Spilimbergo : Maria Domolo - Gassino : P. M., 5 - Genestrerio (Svizzera): Elisabetta Bellone, 2 - Giarole : Luigia Bellingeri - Giaveno : Teresa Artieri.

I) - Innsbruck (Austria): Sac. Decimosecondo Ricca, 32 - Isola Bella : Giuseppe Chiello - Ivrea Ch. Paolo Valentinuzzi - id : Barbara Soave.

K) - Kram (Tunisia): Maria Cavalieri, 5.

L) - Lanusei : Maria Stocchino, 8 - Lecce I). Pietro Magri, 30 - Levaggi : Caterina Boggiano, 2 - Locarno (Svizzera): Famiglia Lanfranchi, io - id.: Vittoria Rusconi, 5 - Lu Monf.: Margherita Trisoglio, 5 - Lupia : Rosa Giacon, i - Luserna S. G. : C. A. - Lusiana : Annetta Scalabrin, 5.

M) - Manyo : G. F. - Marsala : Valeria Caly - Mazzara del Vallo : Nicasio Burgio Nobili, 25 - Milano : March. David Invrea, 6o - id.: Noemi Calzavara, 5 - id.: Maria Bellingardi, io - Mombarcaro : Giacomo Moreno, 4 - Moncalvo Mon f .: Edvige Ferraris, 6 - Moncestino : Domitilla Brusa, 2 - Monteporzio : N. N. 2.

N) -Napoli: M. M. -Né: N. N., io - Nizza Monf. Rosa Giovino V. Bertolino, 5 - Nevi Lig. Robiano Ferrari, 5 - id. : Luigia B., 1o - Nuoro Gonaria Solinas, 2.

O) - Oggiono : Francesco Invernizzi, 5 - Oltre il Colle : Maria Gera, 5 - Orgiano : D. Attilio Paganotto, 6 - Oristano ; Pala Giovanni, 5 - Ormea : Maria Seno, i - id. : M. M. G., i - Orsara Bormida : Maria Pronzato, 5 - Maria Marengo, 2 - Teresa Rapetti, 3 - Orla Nov. : Eurosa, Romano, 2 - Orvieto : N. N., 4.

P) - Padova : Carolina Palazzi, 5 - Palazzolo Ver.: Francesco Fiorini, 2 - Panchette (Ivrea): Giuseppe Rolla - Passirano : Maria Faustini, io -- Perosa Argentina : Dossolina Costabello, 5 - Peveragno : Maria Darbesio, 5 - Piacenza : Giuseppina Ranza - id..- Cesare Trevel, 5 - id. Maria Chiesa, 5 - Pianezza : P. A. V., 40 - Pianfei : Luigi Bara-eco, 1o - Pianlago : Rosa Ozzelli - Pinerolo :. Luigi Albera, 3 - Pocapaglia : Serafina Cavadore, 3 - Pontecasale : Bettino Turri, 1o - Portacomaro : Angela Pindamo, 7 - Portomaurizio : M. V. 1 - Prata di Pordenone : Antonio Ceccato 3.

R) - Racconigi : Antonio Tesio - Reazzino (Svizzera) : Antonietta Cescotta, 6 - Riva di Chieri : V. P., e -- Rivalta Tor.: Teresa Gallo, 5 - Rivarolo Can. : Teresa Rossi, 5 - Roana : N. N., 15 -- Rocca Grimalda : N. N., 3 - Roddi : Maria Bollano, io -- Roma : N. N., 1o - id.: D. Luigi Cutoma, 5 - Rovereto : E. Parziari, 20.

S) - Salemi : Gaspare Mirabile, 5 Saluzzo Giacomo Gramaglia, 2 - id.: Maria Gramaglie, 2 -- S. Francisco de Cordoba (Argentina): N. N., 20 - S. Gio. Ilarione : Cecilia Anzi, 5 - Sant'Ambrogio : Margherita Cinato - Santa Vittoria d'Alba Maria Dabbene Riccardi, 3 - Santa Vittoria (Reggio Em.): Virginia Corghi, 2 - Sassari : Teresa Tola, i - Savigliano : Anna Bergero - Savona N. A., 5 - Scarmagno : Teresa Ponzetti - Schio Antonietta Sartori, 22 - Scrofano : Rosa Cosnodi, 2

- Settimo Torin. : Carlo Lanza, 2 - Soave : L. B., 4 - Sudden (California): Lucia Adamoli, 6o - Sulzano : Francesco Borghese, io.

T) - Torino : Sorelle Bourgeois, 6 - id : Adele Maggiora - id.: E. G., io - id.: E. A. - id.: Eugenia Reycend - id.: Trinchero Domenica id.: F. R. - id.: L. Gallino - id.: Camilla Giaivia - id.: De Corte Maddalena, e - id.: C. L. - id.: Eleonora Lenti, 2 - id.: Maria B., 5 - id. Estella Peona, 2 - id.: Balbo Albino, i - id.: Camilla G. - id.: Olimpia Rossi Colonna - id.: Maria Calligaris, 2 - id.: Uno studente universitario, pieno della più viva riconoscenza per Maria SS.ma Ausiliatrice - id.: A. M., - id. N. N., 5 - id.: N. N., 3 - id.: N. N., io - id. N. N., 6 - Torre di Riposto : Bonaccorso Giovanni, 1o - Tortona : Teresa Amici, 2 - Trapani : M. D. - Tropea : Giovanni Mendoza, i.

V) - Vercelli : Erminia Mandelli, 5 - Verolengo Angelo Albano, 8 - Verona : F. D. - id.: Emilio Bellorio, io - Vertova : Bortolo Poli - id.: N. N.: io - Viarigi : N. N., 3 - Villafalletto : Andrea Marchisio, 5 - Villalvernia : Teresa Persi, 5 - Voltri G. P. D.

W) - West Nobotre (N. Yersey N.-Am.): Angiolina Aimone, 5 .

X) - Anna Szimonek.

Santuarìo di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. iliesse e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 giugno al 10 luglio:

15 giugno - Solennità del Corpus Domini. - Alle 16: Esposizione del SS. Sacramento, vespri ecc.

24 giugno -- Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice. Indulgenza plenaria. - Alle ore 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle 10 messa solenne; 16,3o vespri solenni, discorso, e benedizione col SS. Sacramento.

25 giugno - Solennità di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio. Indulgenza plenaria. - Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle io messa solenne; alle ore 16 vespri solenni, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

29 giugno - Solennità dei SS. Pietro e Paolo; come il giorno 24.

2 luglio - Solennità del S. Cuore di Gesù. - Ore 5,30 e 7,30 messa della comunione generale; alle io messa solenne; alle 16,30 vespro, discorso e benedizione.

7 luglio - Primo venerdì del mese, ad onore del SS. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle ore 5,30 del mattino alle ore 8 di sera).

NOTE e CORRISPONDENZE

IL NUOVO DIRETTORE GENERALE delle Scuole Professionali Salesiane.

Nell'agosto u. s. era stato eletto a coprire la carica di Direttore Generale delle nostre Scuole Professionali e Colonie Agricole il rev.mo D. Giuseppe Vespignani, Ispettore delle Case Salesiane dell'Argentina. Avendo questi, in vista di speciali bisogni di quelle Case e di pressanti istanze ricevute da eminenti Autorità Civili ed Ecclesiastiche, ottenuto di fermarsi in quella Repubblica, il sig. D. Albera ha chiamato a succedergli il rev.mo D. PIETRO RICALDONE, Ispettore dell'Andalusia e Fondatore della rinomata « Biblioteca Agraria Solariana » di Siviglia. Al nuovo eletto l'omaggio dei più fervidi auguri.

IL V° CONGRESSO degli Oratori Festivi.

Nei giorni 17 e 18 maggio si svolse nel nostro teatrino il V Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione, al quale parteciparono Sua Em. il Cardinal Agostino Richelmy,

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Teodoro Valfrè dei Conti di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli, e le LL. Eccellenze Mons. Matteo Filippello, Vescovo d'Ivrea, Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo S. Donnino, Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, e Mons. Angelo Bortolomasi, Vescovo tit. di Derbe. Altri Eminentissimi Cardinali ed Arcivescovi e Vescovi mandarono la loro adesione o i loro rappresentanti. I lavori di sezione procedettero contemporaneamente in doppia sede, ordinati, sereni, attivissimi. Le adunanze plenarie riuscirono efficaci e decorose. Il S. Padre mandò a tutti i Congressisti, col voto di frutti copiosi, l'apostolica benedizione.

Il Congresso ebbe splendido coronamento con la solennissima accademia musico-letteraria in omaggio all'Em.mo Card. Richelmy, promossa dal Comitato Torinese pei Festeggiamenti del Giubileo Episcopale dell'illustre Porporato.

Essendo nostra intenzione di darne un resoconto completo, ci dispensiamo questa volta dall'aggiungere altri particolari.

IL IV° CONGRESSO della Federazione Universitaria C. I.

Si tenne ai primi di maggio, nello stesso luogo, ove si raccolse il Congresso degli Oratori. Non è compito nostro il dar conto delle trattazioni svoltesi in quelle adunanze ; ma avendo potuto presenziarle, non possiamo trattenerci dall'esprimere pubblicamente ai bravi giovani - tra cui salutammo parecchi nostri ex-allievi - la nostra ammirazione.

Come non restar ammirati innanzi un eletto stuolo di giovani, cui abbiam udito ripetere i più generosi propositi di volere essere incondizionatamente soggetti al Magistero del Romano Pontefice, e studiare con tanto impegno il modo di formarsi una coscienza virilmente cristiana per esercitare un benefico apostolato in mezzo alla società? Abbiam visto il devoto contegno con cui si raccolsero nella Cappella di D. Bosco per ascoltare la santa messa che l'Assistente Ecclesiastico Mons. Pini celebrò in suffragio di alcuni Soci defunti, e con qual fede si accostarono alla S. Comunione in quella funzione commovente; abbiam visto come nei momenti d'intervallo molti spontaneamente si raccogliessero a pregare nel Santuario di Maria Ausiliatrice, recitando il S. Rosario, con in mano la corona benedetta; abbiam visto le feste che fecero a Mons. Terrero, Vescovo di La Plata, che essendo in quei giorni nostro ospite fu ben lieto di benedire alle loro adunanze, e l'entusiasmo con cui accolsero l'Em.mo Card. Richelmy; abbiam visto sopratutto la deferenza e l'affetto filiale con cui ascoltavano le sante raccomandazioni che, ad occasione, rivolgeva ad essi con sapientissimo tatto l'infaticabile Mons. Pini.

Questi devotissimi omaggi alla Nostra Religione Santissima, alla sua dottrina, alle sue pratiche, al suo Capo visibile e a tutti i suoi legittimi Rappresentanti, ci riempirono l'animo di gioia e di ammirazione, e ci piace di esprimerla pubblicamente ad esempio dei nostri lettori.

D. ALBERA A MILANO E A GENOVA

QUESTE visite del nuovo Rettor Maggiore ai Cooperatori di due città - tanto deferenti verso l'Opera di D. Bosco - rivestirono, per l'entusiasmo con cui vennero accolte, un carattere di alta importanza.

Il signor D. Albera giunse a Milano nel pomeriggio del 6 maggio. Non era la prima volta che si portava a quella città dopo la sua elezione a Rettor Maggiore, essendovisi recato nel settembre u. s. nel ritorno da Roma, ma in quell'occasione non aveva potuto avvicinare i nostri Cooperatori.

Questa volta erano ad attenderlo alla stazione parecchi sacerdoti, tra cui il prevosto D. Angelo Rigoli e vari membri del Comitato Salesiano Milanese col principe Gonzaga, che lo fece salire nella propria automobile per condurlo all'Istituto in via Copernico.

Non è a dire la festa degli alunni; ne fu pegno l'accademia musico-letteraria alla quale presero parte molti ecclesiastici e laici, con a capo il reverendissimo mons. Balconi, arciprete del Duomo e presidente, del Comitato salesiano, il prevosto Rigoli, presidente della società degli antichi allievi di Lombardia, l'architetto Arpesani, il dottor Mauri, ed un eletto drappello di signore benefattrici e cooperatrici.

Dialoghi, poesie e componimenti in prosa, stesi in forma vivace, avvicendaronsi bellamente meritandosi gli applausi dell'eletto uditorio, al quale. rispose il festeggiato con accento nel quale all'amabilità mescevasi la commozione.

« Egli disse non meritare tanta festa; lodò la cordialità dei complimenti; si compiacque dell'esecuzione musicale; e disse non avere le virtù di D. Bosco e di D. Rua, ma soltanto la viva volontà di fare del bene. Ringraziò mons. Balconi, il prevosto Rigoli; si rallegrò nel sapere che molti giovani, lasciato l'istituto, mantengono col medesimo relazioni cordiali. Ringraziò i generosi cooperatori, le generose cooperatrici; e a sua volta fece voti per il compimento del tempio, augurando che tutti d'accordo lavorino per l'apostolato della gioventù, oggetto delle fatiche della gente di cuore.

Le parole di Don Albera - scrive l'Unione - fecero ottima impressione; e gli uditori lasciarono l'istituto infervorati nella propaganda per le opere di Don Bosco ».

All'indomani si celebrò la festa della conversione di S. Agostino nella Chiesa omonima, addobbata per l'occasione e gremita di popolo durante le varie funzioni. Alle 7,15 celebrò Don Albera distribuendo numerosissime comunioni. Alle 1o.15 vi fu messa solenne con pontificale di Mons. Pietro Brioschi, arcivescovo di Cartagena. Parlò della conversione di S. Agostino con frase elevatissima e persuasiva, il rev.mo mons. Pogliani, prevosto di S. Vittore al Corpo. La Schola cantorum eseguì a perfezione la messa a 4 voci di Rinck e un offertorio del Caudana. Mons. Brioschi si fermò tutto il giorno nell'istituto, e la sera, dopo i vespri, coronò la festa coll'impartire solennemente la benedizione con Gesù Sacramentato.

Il lunedì, il signor Don Albera tenne conferenza al Cenacolo pei signori e le signore del Comitato. Dopo breve discorso col quale monsignor Balconi volle presentarlo alla eletta adunanza, egli ripetè con voce commossa di non avere le virtù e la santità dei suoi predecessori, avere però comune con loro la gratitudine e la riconoscenza pei benefattori e per le benefattrici delle opere salesiane; e questa sentirla più che mai profondissima pei buoni milanesi, così larghi e generosi verso i suoi figli.

« Nei miei viaggi in America - egli disse - compiuti alcuni anni fa, intesi più volte da illustri personaggi parlare con entusiasmo della nostra casa di Milano e del suo andamento interno. Era un doveroso tributo di lode e di ammirazione per voi, per il Comitato salesiano milanese, da per tutto nella grande famiglia dei cooperatori salesiani lodato per la sua generosa ed instancabile attività. Il compianto Don Rua ogni volta che ritornava da Milano, era commosso oltremodo per il bene che vedeva compiersi nel nostro istituto coll'aiuto dei cooperatori, e ci invitava a raddoppiare le nostre preghiere per loro. Egli, che fu la copia fedelissima di Don Bosco e ne ereditò intatto lo spirito effondendolo ovunque, sì da trasportare col fascino soave della mistica sua figura le anime a Dio, egli è tuttavia in mezzo a voi, conce già il nostro venerabile Padre venticinque anni or sono ».

E ricordate le trionfali accoglienze fatte allora dai milanesi a Don Bosco e la scena commoventissima del Servo di Dio che domandava la benedizione del compianto Arcivescovo Monsignor Calabiana e questi a lui, disse del peso gravissimo che deve sostenere, ma confidare molto nelle preghiere e nell'aiuto di tanti cooperatori, i quali continueranno a lui, come a Don Bosco ed a Don Rua, la loro generosa carità per le opere salesiane, sempre più bisognose di aiuto. Accennò alle spese ingenti per le missioni, per gli ospizi di beneficenza e per molte altre opere che aspettano il loro sostegno o il loro compimento dalle offerte delle anime generose. Fra tali opere additò tra le prime la chiesa di S. Agostino, dove il giorno innanzi vide con ineffabile gioia del cuore accorrere in folla i fedeli e specialmente tante madri desolate pei traviamenti dei figli. La festa della conversione del figlio di Santa Monica celebratasi con straordinaria pompa e solenità, gli trasse dall'animo accenti di tenerissima pietà e compassione per la povera gioventù traviata. Come si sprigionava soave e potente lo spirito di Don Bosco in quelle parole commosse e commoventi!

« Mi auguro - esclamò con grande affetto - che quanto prima si riprendano i lavori della chiesa e si continuino ininterrotti fino al suo compimento. Era questo il voto del compianto Don Rua, che morendo l'affidava con sicurezza ai cooperatori e cooperatrici di Milano. Lo faccio mio in questo istante, certo che la vostra generosità mi verrà tosto in aiuto per un'opera tanto cara al cuore di Gesù e certamente feconda di benedizioni a voi ed alle vostre famiglie ».

Ed espresso il grande contento provato per lo spirito di soda e sincera pietà, di concordia ed ordirne regnante fra i giovanetti dell'Istituto di S. Ambrogio, rivolse sentiti ringraziamenti all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo per la benevolenza sua paterna ai salesiani, a monsignor Morganti che anche di lontano continua loro il suo efficace aiuto, a monsignor Balconi, al Comitato ed ai cooperatori e cooperatrici, tutti benedicendo, con effusione di cuore.

Noi torniamo ad augurare - scrive l'Unione - che Milano più non tardi l'aiuto invocato dal Successore di Don Bosco e di Don Rua per il compimento della chiesa di S. Agostino; benedetta l'anima potente e generosa che sorgerà a realizzare il voto dell'uomo di Dio, venuto a spronarci a nuove opere di carità e di fede!

* *

Da Milano il sig. D. Albera tornava a Torino e ne ripartiva il 9 maggio per l'Ospizio S. Vincenzo di Paoli di S. Pier d'Arena, di cui egli fu il primo Direttore. Le accoglienze avute alla stazione e nell'istituto da molti ex-allievi furono quanto mai cordiali e delicate. Il giorno 11 assistette alla imponente Conferenza Salesiana tenutasi dal nostro D. Trione nella Basilica di S. Siro in Genova, e là pure ricevette molti segni di stima dalle nobili famiglie accorse all'adunanza. Nel pomeriggio egli tenne alla sua, volta una conferenza nell'Istituto delle rev. Suore Dorotee alle signore Patronesse dell'Opera Salesiana accorse in gran numero, e fu lieto di constatare l'inalterato affetto di tante esimie Cooperatrici per l'Opera di Don Bosco. Il sig. D. Albera tornava a Torino il giorno 13, recando con sè il più dolce ricordo della duplice visita compiuta.

Gli Ex-allievi.

BOLOGNA. -- Il 15 maggio, favorita da una bellissima giornata primaverile si svolse la terza festa annuale dell'Associazione Antichi allievi. Numerosi furono gli accorsi.

Al vermouth d'onore, offerto dai Superiori dell'Istituto della B. V. di S. Luca, il Direttore salutò gli intervenuti, augurandosi che dalla festività sorgessero idee corroboranti di vita e d'azione. L'ex-allievo Tomaso Marcheselli ringraziò a nome dei compagni il direttore ed i superiori che vollero - per suo mezzo - esprimere sentimenti tanto affettuosi.

Alle 11 assistettero tutti alla S. Messa; quindi si iniziarono i lavori dell'adunanza generale, alla presenza del ch.mo prof. D. Francesco Cerruti, il quale portò il saluto del Consiglio superiore della Pia Società Salesiana.

Il segretario Don Tassi diede lettura del verbale dell'ultima adunanza generale e di varie partecipazioni e adesioni.

L'assemblea votò l'adesione alla Federazione Generale; discusse la partecipazione al primo Congresso internazionale che avrà luogo in Torino nei giorni 8, 9, 10 settembre; e nominò una commissione di 5 membri per lo studio di varie proposte da portare al Congresso. A nuovo Presidente fu nominato il signor Fausto Villa.

Al pranzo sociale regnò sovrana l'allegria; quindi nel cortile dell'Istituto si svolse un attraente programma musicale e a sera, nel teatro, vi fu rappresentazione drammatica alla quale intervennero molti ex-alunni e moltissimi invitati. Venne inviato, a chiusura della festa, un telegramma di ossequente affetto al sig. D. Albera.

SPEZIA. - Gli ex-allievi dell' Istituto S. Paolo, sono stati invitati da un Comitato Provvisorio a costituirsi in Associazione.

« In ogni parte del mondo - dice l'appello ad essi rivolto in data 5 maggio - dovunque l'Opera salesiana si è affermata, si sono fondate queste associazioni, nelle quali tutti quelli che da D. Bosco e dai suoi figli hanno ricevuto i primi fondamenti della loro istruzione ed educazione, si sono riuniti per continuare a conservare gli antichi legarvi di affetto e di amicizia con compagni e superiori, e per trovare nei vincoli perenni con l'Opera provvidenziale che li ha educati, un impulso a proseguire più alacri e più attivi in una feconda vita cristiana. E quest'anno tutte le migliaia di antichi allievi sparsi dovunque, riunitisi in Federazione Internazionale, si raduneranno a Congresso in Torino nel p. v. settembre...

» L'Associazione non porta alcun onere e non deve altro rappresentare che un vincolo di amicizia e di solidarietà fra tutti gli antichi allievi, allo scopo di conservare e perfezionare in essi i principi di educazione cristiana, morale e civile, appresi nell'Istituto, e diffondere il soave spirito di D. Bosco nelle famiglie e nella società ».

Tale invero è lo scopo comune a queste associazioni.

ALESSANDRIA (Egitto). - Si inaugurerà quanto, prima anche in questa città un Circolo sorto fra gli antichi allievi dell'Istituto Don Bosco e i giovani aprici ammiratori delle opere salesiane. Esso fu intitolato a Don Michele Rua, il quale l'aveva tanto caldeggiato tre anni or sono, e la cui amabile figura campeggia in una delle grandi sale del Circolo.

Molti giovani hanno già dato il loro nonne alla nuova istituzione e la frequentano giornalmente, mentre molti signori si sono iscritti fra i soci d'onore - e contribuiscono colla loro influenza e coi loro soccorsi al suo benessere.

Le sale, sfarzosamente arredate all'orientale, son provvedute di svariati divertimenti e di sane letture. Ad esse è unita la vasta palestra dell'OratorioFestivo, nella quale i bravi giovanotti fan conto di dar anche saggi ginnastici e trattenimenti musicali, come già danno prova della loro abilità sulla scena..

BUENOS AIRES. - La domenica 23 aprile 12o exalunni del Collegio Santa Caterina convenivano nell'istituto che li accolse fanciulli, per compiervi collettivamente il precetto pasquale. Celebrò per loro il rev.mo Dott. Figueroa che rivolse ad essi acconce parole di consiglio e caldi rallegramenti per il bello spettacolo di fede che offrivano.

Il lieto drappello trascorse in collegio tutto il giorno, dividendo le ore in un'assemblea e in varie partite di svago, sedendo a mezzodì a mensa comune, e tenendo a sera una solenne accademia letterario-musicale.

Tra gli Emigrati.

NEW YORK. - Missione agli Italiani della Parrocchia della Trasfigurazione. - Ci scrivono:

« Da lungo tempo aspettata con religiosa ansietà, la Missione per gli italiani ebbe principio la domenica 23 aprile. Ne furono i predicatori due glorie della nostra eloquenza italiana, che qui a New York ed in molte altre parti degli Stati Uniti suscitarono già meritati entusiasmi, il Padre Michelangelo Draghetti ed il Padre Luca Nannetti. Il ricordo di questi insigni Figli di S. Francesco rimarrà fra noi come quello di due fra i più cari amici del popolo italiano nel Nord America. L'apprezzamento dei nostri parrocchiani per lo zelo apostolico e l'eloquenza dei due valentissimi oratori, fin dalla prima sera, senza esagerazione, fu immenso. E la Missione progredì sempre feconda di temi sacri e cristiano-sociali, che interessavano tutte le classi del popolo, ma specialmente i nostri bravi =e forti lavoratori che tanto contributo sviluppano di intelligenze e di poderose energie negli Stati Nord-Americani.

» Al vedere tutta quella moltitudine, formata specialmente di uomini, che gremiva la chiesa, si accalcava sulle gallerie, e stipava tutti gli angoli, intenta, trascinata dietro la parola ardente di fede e di amor di patria del frate francescano, un pensiero caro e gentile ricorreva alla mente: quale magico effetto non ha la nostra bella lingua sulla intelligenza e sul cuore dell'emigrato italiano, quando inneggia a Dio, alla fede avita; quando parla dei nostri doveri cristiani lumeggiando tutto col ricordo della patria lontana dove imperituri stanno i monumenti della fede dei padri nostri; dove il Vicario di Cristo ha la sua sede, dove tutti gli italiani possono rivolgere con orgoglio il pensiero e dire che fummo e saremo grandi, quando grande ritornerà la Fede in mezzo a noi!

» Quantunque fossero appena passate le Feste Pasquali, e solamente di poche settimane fosse finita la Missione in inglese per gli italiani che capiscono bene solo questa lingua, l'affluenza ai SS. Sacramenti fu grande durante tutta la settimana, coronando la chiusura con centinaia di Comunioni dalle cinque e mezzo del mattino, fino alla Messa solenne che finì alle dodici e mezzo. Il concorso dei fedeli alla predica di chiusura si prevedeva enorme e si pensò bene di fare due funzioni separatamente per gli uomini e per sole donne, escludendo inesorabilmente tutti i ragazzi e le ragazze.

» Oserei dire che all'ultima predica, dinnanzi a tutta quella moltitudine di uomini, il Padre Michelangelo superò se stesso. Come grande, sublime, indimenticabile fu l'ultimo suo saluto agli italiani della Trasfigurazione, quando ritto sul pulpito, le braccia spante, la fronte ardente di zelo levata al cielo, con un timbro di voce che era tutto un'armonia, chiamò sul popolo in nome del Papa la benedizione di quel Dio che pochi istanti dopo ci doveva Egli pure benedire dal suo altare bianco di marmi e di gigli.

È giusto tributare una lode speciale ai giovanotti della Società S: Luigi Gonzaga per essersi fatti, si può dire, i pionieri della Missione. Essi senza rispetto umano girarono due settimane, prima per tutti i negozi distribuendo gli avvisi, poi interessandosi perchè restassero esposti in luoghi dove potessero essere visti dai clienti ».

Tra i figli del popolo.

ALESSANDRIA (Egitto).-Nel marzo u. s. compivansi tre anni dacchè i Salesiani al passaggio del compianto D. Rua aprivano, accanto al loro fiorente Istituto, un Oratorio Festivo, sotto il patrocinio dell'Arcangelo S. Michele.

« E stata un'idea nobilissima, scrive il Messagero Egiziano, quella di togliere alle strade, alle ricreazioni illecite, nei giorni di vacanza, i fanciulli. Il « Don Bosco » dispone d'una vastissima palestra: e là liberamente i piccoli ringagliardiscono le loro membra. Nella via matura il vizio e e le anime intristiscono. Almeno una volta alla settimana là si riuniscono - e quanti! - fanciulli di ogni classe sociale e di ogni razza; e apprendono che la vita è fatta di forza e di gentilezza. Perchè no? E opera d'italiani e noi amiamo parlarne. E in gran parte sono italiani i ragazzi che a centinaia lo frequentano. Ma tra i nostri piccoli connazionali sono pure dei greci, degli armeni, degli israeliti, degli egiziani. Di varie razze e religioni; e tutti affratellati nel pensiero di diventare onesti cittadini.

» Si vedevano, la più parte dei giovani alessandrini, trascurati, negletti, abbandonati; si vedevano nei trivi, procaci, insolenti, osceni; si vedevano squallidi, infrolliti, abbrutiti. Eppure erano come la gioventù d'ogni parte, nella geniale età dei sorrisi, dei propositi, delle vaste aspirazioni! Ed ora, sottratti coll'Oratorio ai pericoli, ridono, si divertono a tutto spiàno, s'abbandonano alla gioia vivace e rumorosa di chi ha il sangue in bollore; ma quel sorriso non è più compro a prezzo dell'onestà, non è più turbato dall'amarezza del rimorso. Entrano i figli del popolo nell'Oratorio e là non infrolliscono più, no, anzi confortano, col corpo, la vita del cuore. Apprendono che l'unica norma capace di formare gli onesti, è il santo timore di Dio. Oggi son bambini, son giovanetti: domani, giovani imberbi, un Circolo portante il nome di Michele Rua è là che li attende: uomini fatti, saranno gli onesti operai, i cittadini onorati, i veri padri, gloria della religione e della patria ».

CASALMONFERRATO. - All'Unione Don Bosco. - La domenica 26 marzo i giovani dell'Unione D. Bosco dell'Oratorio S. Cuore di Gesù al Valentino raccoglievansi ad ascoltare la conferenza che il sig. Giuseppe Sansalvadore di Torino doveva tenere appositamente per loro. Giovane tra giovani, il simpatico conferenziere seppe subito stabilire tra sè ed i suoi uditori quella corrente di fraternità e di interesse, che acuisce l'attenzione e fa trascorrere le ore come fossero minuti. Parlò con entusiasmo per ben un'ora e mezzo della grande missione, che il giovane cattolico, dopo aver pensato alla riforma ed alla custodia di se stesso, è chiamato a compiere sotto differenti forme nell'odierno movimento sociale, e le sue parole furono ascoltate con sempre crescente attenzione ed interesse e coronate da unanimi applausi. Che tanto entusiasmo perduri nei santi propositi di lavoro individuale e sociale!

NAPOLI. - L'Oratorio Salesiano al Vomero conta già inscritti 250 giovanetti, i quali aumentano ogni giorno, perché l'Oratorio non è solamente festivo, ma quotidiano, essendo aperto anche nei giorni feriali dalle 4 pomeridiane fino all'Ave Maria. Quivi dal 13 al 15 aprile, si tenne un breve corso di esercizi spirituali per i giovani studenti in preparazione al Precetto pasquale, ed ebbe l'esito più soddisfacente.

GIOIA DE' MARSI. - Il giorno dell'Annunziata, nella Chiesa Parrocchiale di S. Michele, si compì solennemente una di quelle funzioni, che sebbene ripetute le centinaia di volte, hanno sempre il potere di destar palpiti di nuova tenerezza. Duecento fra fanciulli e fanciulle si accostavano per la prima volta a ricevere il pane degli Angeli, dopo aver atteso a due mesi di insegnamento religioso quotidiano, impartito ai fanciulli dal Parroco e ViceParroco Salesiani, coadiuvati da alcune Figlie di Maria e Madri Cristiane, e alle fanciulle dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. La preparazione fu coronata da tre giorni di esercizi spirituali.

Alla commovente cerimonia accorse tanto popolo, che la Chiesa non potè contenerlo.

TORINO-VALDOCCO. - Sempre consolanti le notizie che potremmo dar mensilmente del 1° Oratorio di D. Bosco, per cui sebbene la varietà spesso c'imponga di tacerle per far luogo a quelle che ci arrivano da altri Oratori, non possiamo però esimerci dal darne di quando in quando qualche cenno sommario.

- Degna corona dei Catechismi quaresimali e del Triduo in preparazione all'adempimento del precetto pasquale, furono le numerosissime comunioni distribuite la mattina di Pasqua. Per due volte la chiesa dell'Oratorio si gremì; prima dei giovani più grandi, poi dei piccoli. Per questi celebrò il rev.mo sig. D. Albera, che disse affettuose parole di circostanza, particolarmente rivolte al numeroso drappello di circa 150 giovanetti che per la prima volta si accostavano alla S. Mensa, e che la sera assistettero ad una rappresentazione drammatica in loro onore e l'indomani si recavano insieme fino a Valsalice.

- La domenica in Albis fu la pasqua degli antichi allievi; e fu confortante il vederli, convenuti in gran numero, accostarsi con grande pietà alla S. Mensa.

- Lo stesso dì una piccola squadra del Circolo Sportivo Valdocco, recatasi al torneo ginnastico promosso dalla Virides di Alba, conseguiva una bella vittoria. Benché siffatta partecipazione venisse decisa all'ultim'ora e perciò la preparazione fosse assai affrettata, pure la sorte volle arridere ai 12 ginnasti della Valdocco, i quali cominciarono ad attirarsi le simpatie generali coi gruppi artistici inappuntabilmente eseguiti la sera del sabato antecedente nel pubblico teatro, e la domenica 23 aprile, nelle gare di squadra riportarono una splendida medaglia d'oro, 1° premio, a pari merito con 5o militari del 7° Reggimento Artiglieria di Alessandria. Ebbero anche vari premi individuali nelle gare di salto e negli esercizi ai grandi attrezzi. Oltre ciò la giuria volle assegnare mi premio speciale alla minuscola squadra per i numerosi e brillanti esercizi eseguiti fuori programma, che costituirono una delle principali attrattive del saggio svoltosi nel pubblico teatro, e decretò pure una medaglia d'argento all'istruttore sig. Felice Massocco.

Il Ven. D. Bosco e la Vergine Ausiliatrice faccian sì che all'incremento esterno della Valdocco vada di pari passo, anzi preceda l'incremento morale, con la formazione nei numerosi ascritti di una forte coscienza cristiana, che sappia vincere le battaglie del rispetto umano e resistere virilmente alle continue lusinghe che tentano deviarli dalla retta via.

- La seconda domenica di Pasqua, tutti, grandi e piccoli (circa 850 giovani) pellegrinarono in corpo a Valsalice, ove ascoltavano la S. Messa e molti sì accostavano alla S. Comunione, per ridire nel miglior modo a Don Bosco e a D. Rua l'affetto perenne di tanta gioventù - che si raduna nell'antico Oratorio di Valdocco.

- Finalmente la 3° domenica dopo Pasqua una trentina di giovanetti operai si disputavano con prontezza, brio e vivacità, premi e allori in una ben preparata e riuscita gara catechistica. La vittoria, disputatasi per un paio d'ore, arrise da ultimo al giovane Adolfo Boasso, il quale venne incoronato principe e donato di un bell'orologio d'argento con catena. Due altri orologi furono pur donati ai giovani Fogliasso e Dagnies, mentre sei altri gareggianti, rimasti primi in graduatoria, venivano regalati di un bel taglio di stoffa per un vestito completo, e ciò grazie la generosità di vari benefattori,

ROSARIO (Rep. Argentina). - In omaggio alle prescrizioni del S. Padre, la domenica in Albis, 21 aprile, oltre 18o fanciulli, preparati con un mese di catechismo quotidiano, e con un triduo di sacre funzioni, si accostavano per la prima volta alla S. Mensa. Registriamo con gioia queste care dimostrazioni di ossequiosa e pronta ubbidienza alle salutari prescrizioni del Regnante Pontefice. Compiuta la bella cerimonia tutti ebbero una tazza di cioccolatte con dolci, e a mezzodì fu loro servito un pranzo sotto i portici dell'Istituto.

Notizie varie.

In Italia.

ESTE. - Inaugurazione dello stadium « Auxilium >.

Nel pomeriggio dell'ultimo giorno di aprile c'era nei pressi del Collegio Manfredini un'animazione insolita, quando gli squilli di allegra fanfara annunziarono l'arrivo degli allievi del Collegio Civico in bianca divisa sportiva; e poco dopo, preceduto dalla numerosa banda, un altro stuolo di giovani del Patronato, anch'esso in abiti sportivi, aumentava la gioia comune. Subito dopo, il direttore Don Secondo Marchisio tra il religioso silenzio di una gran folla di giovinetti e di amici, con ai fianchi i rappresentanti del Municipio, impartiva la benedizione al nuovo Stadium.

« Allo scopo - egli disse - di dare più ampio sviluppo tra i nostri allievi all'educazione fisica„ che meritamente va assumendo di giorno in giorno importanza. sempre maggiore, abbiamo creduto bene di adibire parte delle adiacenze del nostro Collegio ad uso di stadio per le esercitazioni podistiche e ciclistiche. Siamo certi con ciò di fare cosa del tutto conforme allo spirito del sistema educativo del nostro Ven. Fondatore D. Bosco, il quale con arte ammirabile di apostolo sapeva ridurre così bene lo Sport e la Ginnastica a potente fattore di educazione morale.

» E poichè alle esercitazioni ciclistiche non saranno ammessi che quelli tra gli allievi che si distingueranno per costante buona condotta e lodevole profitto negli studi, noi osiamo pure sperare che la nostra iniziativa sarà per avere ottimi frutti non solo nel campo dell'educazione fisica ma, e specialmente, in quello intellettuale e morale, ed incontrerà tutta la simpatia. dei sigg. Parenti ».

Salutando infine l' « Auxilium dei Cristiani » la cui marmorea effigie campeggia di fronte, spiegò perchè s'era battezzato con quel nome il nuovo stadium.

Tra la gioia più viva l'autorità municipale si avanzò a tagliare il nastro che impediva l'ingresso; e tutti, al suono festoso della musica, entrarono nella nuova e spaziosa pista.

L'ultima parte del programma si svolse nei cortili interni, dove la squadra sportiva « In motu vita » del Collegio Civico, insieme con l' « Euganea del Patronato, diede il più bel saggio, svolgendo il programma dell'ultimo Concorso Regionale di Venezia, in cui meritò parecchie onorificenze.

La festa si chiuse colla, consegna di belle medaglie di argento alle due Società giovanili.

PARMA. -In memoria di Don Carlo M. Baratta. - Togliamo dalla Giovane Montagna del 22 aprile: « ... Dopo un avio dalla triste dipartita, il ricordo delle opere buone di quell'eroico e santo sacerdote, è ancor vivo e presente nell'anima nostra; e il dolore della Sua assenza, sentito e indimenticabile. E per questo che nella dolorosa ricorrenza, fregiamo nuovamente col lutto le colonne del nostro settimanale, raccomandando alle preci l' anima. di quel modesto e pur valoroso continuatore delle opere benefiche di Don Bosco.

» Mentre il Comitato, costituitosi subito dopo la Sua comparsa, sta effettuando nel modo che è sembrato opportuno, un ricordo materiale della mite figura di Lui, noi richiamiamo alla nostra mente in questo giorno di ricordi dolorosi l'opera multiforme a benefizio specialmente della gioventù, e all'incremento degli studi agricolo-sociali. Richiamiamo alla niente nostra quel bene immensurabile da Lui largito a piene mani fra i figli del popolo parmense, che ancora con tanto affetto e riconoscenza Lo ricorda, e Lo piange. Con una. vita. intemerata di sacerdote e di apostolo, colma di sublimi manifestazioni di una niente non comune e di un cuore paterno, D. Carlo M. Baratta, si è innalzato un monumento più duraturo del bronzo, e non è certo il pensiero che il Suo nome possa venir menomato col tempo nella Sua, vera assenza, che oggi e in moltissimi periodi della nostra vita ci vien fatto di ricordarlo con orgoglio. Le opere molteplici lasciate agli studiosi di parecchi rami dello scibile ce lo conserveranno, coronato di stima ed ammirazione, per moltissimo tempo. Ce lo conserveranno fino a che le idee innovatrici del Suo maestro Solari, di cui fu apostolo zelante ed. efficace volgarizzatore, brilleranno nella loro pienezza, e saranno miraggio sicuro di un benessere sociale che oltre a dare la, possibilità di un vero risveglio basato su di una razionale agricoltura, impediranno la scristianizzazione di un popolo e di una generazione, che cerca invece la felicità in un assurdo e malinteso positivismo.

» Ma lo conserveranno ancor più in là, perchè non era soltanto studioso, non era soltanto dotto, bensì buono, bensì benefico, e la bontà e la beneficenza, in anime bennate non si dimenticano mai. È stato detto di Lui che la ferita inflitta dalla Sua partenza nel cuore degli amici e ammiratori, non si rimarginerà tanto presto e che il vuoto lasciato tra noi non sarà colmato in avvenire mai più, e chi lo ha detto e chi lo ha scritto, leggeva sinceraniente e giustamente nel cuore nostro colpito a sangue ed. affranto.

» Don Baratta era divenuto il centro di un vasto cerchio di ammirazioni e di affetti. Chi Lo ha conosciuto, lo ha ansato. Fuori delle sacre mura della sua casa e della Società salesiana, vi era un'altra famiglia formata da innumerevoli tacite e devote simpatie. Sono i componenti questa famiglia che non Lo dimenticheranno mai più, che nei momenti più tristi della vita, in molte contingenze dolorose, di dubbio, di sconforto, rievocheranno il suo nome - e tenderanno sempre le braccia verso la Sua guida dotta, il ricordo della sua bontà caritatevole e schietta ».

Lo stesso periodico aggiunge:

« Nel novembre dello scorso anno 191o, in occasione delle feste centenarie di San Carlo Borroneo, al paesello di Orcesco, che ebbe l'onore di dar i natali al compianto D. Carlo Baratta, conveniva un gruppo di sacerdoti, i quali mentre con rincrescimento rievocavano la figura del dotto e pio Sacerdote, troppo presto tolto a tanti ammiratori, emettevano l'idea gentile di perpetuarne la memoria anche nella sua piccola patria mediante Un modesta lapide da murare nella di Lui casa nativa.

Venne pertanto costituito un comitato: Presidente onorario : D. Giovanni Ant. Peretti, Vicario For. - Presidente effettivo : Don Giuseppe Ranzoni, Arcip. Druogno - Cassiere : D. Carlo Cerutti Coad. Druogno - Membri : Tutti i Parroci di Val Vigezzo ».

All'Estero.

SLIEMA (Malta). - All'istituto Salesiano. - Rileviamo dall'Avvenire di Malta del 29 aprile:

« Un Istituto, che merita tutta la protezione del Governo e tutto l'appoggio dei buoni e generosi cittadini, è quello dei Salesiani. Per mezzo di questo centro di educazione civile e religiosa, grande filantropico pensiero, sintesi suprema della carità ardente efficace dell'Uomo umanitario che non è morto ancora, ma vive nell'affetto di tutti i buoni

- Don Bosco - i figli del popolo vengono sottratti all'ignominia, al delitto e condotti con amorevolezza sul sentiero del dovere, del lavoro, della religione, e così diventano cittadini utili, capaci come disse S. E. il Governatore - a guadagnare onoratamente il loro pane.

» Giovedì scorso è stata una vera festa all'Istituto Salesiano, alla quale intervennero tutte le rispettabilità del paese. Il Direttore dell'Istituto ha letto un indirizzo assai elevato a S. E. il Governatore, abbozzando un quadro generale del lavoro fatto al bene degli educandi e ringraziando sinceramente tutti i generosi cittadini che hanno contribuito all'incremento di una istituzione così filantropica. Fra i contribuenti troviamo S. E. il Governatore. l'onor. T. Vella, il signor P. Samut, il Dr. B. Bonnici, il Marchese Mattei, Lady Micallef e varii altri generosi cittadini. Il discorso ha avuto un applauso generale e prolungato.

» S. E. il Governatore ha risposto con un altro indirizzo lodando l'opera dei RR. Salesiani come utile ed umanitaria; mostrò che il Governo appoggia questi lavori così necessarii alla educazione della nostra gioventù ; descrisse con belle parole l'intera evoluzione di questa istituzione civile e religiosa ; diede le lodi al grande protettore dello Istituto il sig. A. M. Galea; parlò dei meriti di Sir R. Micallef che colle sue fatiche, ai tanti meriti che ha, nella sua età cadente ha aggiunto anche una cooperazione all'incremento dell'Istituto e finì col dire che il Governo intende proteggere insieme colla cittadinanza, questo grande monumento della carità cristiana ».

Il programma è stato assai grazioso : la distribuzione dei premii fu fatta dalle mani del Governatore.

QUITO. - Una visita del Ministro d'Italia. - In febbraio si trovò di passaggio nella capitale dell'Equatore il cav. Ruffillo Agnoli in qualità di Ministro d'Italia; ed il giorno 15 onorava il nostro Istituto di una sua visita. Il suo arrivo, atteso da Superiori ed alunni, fu salutato con gioia. Gli evviva all'Italia ed all'Equatore si alternarono insieme colle note della marcia reale e dell'inno nazionale, eseguite dai piccoli musici dell'Istituto. Gli alunni, sotto la guida del loro valente maestro di ginnastica il magg. Ballestero, eseguirono in presenza di Sua Eccellenza, vari esercizi; quindi uno dei maestri e varii allievi lessero sentiti ed affettuosi saluti in lingua italiana e spagnuola. Due alunni, l'uno di otto e l'altro di dodici anni, parlarono l'italiano con tanta precisione di pronunzia, che il signor Ministro ne ebbe maggiore sorpresa, quando seppe che non erano figli d'Italiani. Prima di licenziarsi, Sua Eccellenza accondiscese a posare in mezzo agli alunni, e quindi partì esprimendo tutta la sua soddisfazione.

MONTEVIDEO (Uruguay). - El Amigo de la Niñez (L'Amico dei fanciulli), il foglietto domenicale che si pubblica dai Salesiani di Montevideo, come annunziammo lo scorso aprile, inviava al S. Padre un album contenente ventimila firme, tutte di fanciulli, qual protesta d'amore e di fede dell'infanzia americana al Vicario di Gesù Cristo. E il S. Padre, commosso dal tenero omaggio, faceva rispondere al promotore con la bella lettera seguente:

Segreteria di Stato di S. Santità.

N.49833.   Dal Vaticano, 31 marzo 1911. Rev.mo D. Pittini,

Non poteva non riuscire gradita al S. Padre la bella manifestazione promossa dal periodico « El Amigo de la Niñez ». Sono ventimila fanciulli che dall'Uruguay rivolgono al comune loro Padre parole di conforto : sono anzi tutti i fanciulli cattolici della lontana America che si fanno da essi rappresentare, e ne dividono i pensieri e gli alletti. Sua Santità abbraccia tutti con paterna benevolenza, ed invocando per tutti e sulle rispettive loro famiglie le migliori grazie del Signore, li benedice di cuore insieme alla R. V. ed a quanti hanno con Lei promosso e cooperato a così bella iniziativa.

Con i sensi di sincera stima, passo dopo ciò al piacere di raffermarmi di Lei

aff.mo nel Signore

Card. MERRY DEL VAL.

Rev. Sac. Riccardo Pittini Direttore del Collegio « Don Bosco » Montevideo.

NECROLOGIO

P. Luigi Della Marra, Cassinese.

Spirò in Catania il 6 maggio u. s. Le solenni onoranze tributate alla cara memoria da ogni ceto di cittadini, sono il più splendido elogio dei suoi meriti e delle sue virtù. Egli era il più conosciuto e il più popolare fra gli ecclesiastici di Catania e delle diocesi limitrofe, sia per la stia qualità di antico segretario del Cardinale Dusmet di s. m., sia per altre cariche da lui occupate. La sua vita fu un esercizio delle virtù più belle; e la sua figura, sempre ilare e serena, era la personificazione della bontà cristiana. La pubblica apoteosi concessa alla sua salma dalla intera cittadinanza, il lungo corteo di sacerdoti, di Autorità, di poveri, d'Istituti, l'incessante pioggia di fiori sparsi dai balconi sulla modesta sua bara di monaco furono degno tributo a chi aveva speso tutta la vita per le anime.

Fra l'unanime compianto non poteva mancare quello dei Salesiani, che videro scomparire in Lui un grande Benefattore. A P. Della Marra si deve infatti la fondazione della prima Casa Salesiana in Catania, cioè l'Oratorio S. Filippo Neri, che quest'anno compie appunto il suo venticinquesimo anno di vita, e che fu il primo seme dello sviluppo dell'Opera Salesiana in Sicilia. La simpatia che P. Luigi nutriva per il Ven. D. Bosco e per D. Rua, e per l'Opera Salesiana si traduceva in vera ammirazione e operosità di sincero Cooperatore.

Doni Iddio misericordioso una degna mercede all'anima sua

Angelina Di Prima.

A S. Gregorio di Catania il 19 marzo rendeva la sua bell'anima a Dio nell'età di 84 anni. Rimasta sola dopo la morte del fratello D. Filippo e della sorella Giuseppa, che insieme con lei avevano assai beneficato la nostra casa di S. Gre gorio di Catania, da dieci anni ella si era ritirata là accanto, dividendo il tempo nella preghiera e nel lavoro, edificando coll'esempio luminoso delle sue virtù.

Pace all'anima sua, per la quale invochiamo una prece dai nostri Cooperatori.

Vincenzo Trossello.

Spirò nel bacio del Crocifisso il 15 marzo a Rubiana. Alunno dell'Oratorio circa il 1864, seppe attingere dagli insegnamenti di D. Bosco uno zelo singolare, che dispiegò come meglio potè fino all'ultimo anelito. Una prece per l'anima sua!

Teresa Zorzi.

Maestra zelantissima, dopo essersi adoperata per circa 3o anni al bene della gioventù, si spense placidamente il 7 gennaio in Ziano Trentino, compianta e benedetta da tutta la valle di Fiemme. Fu un raro modello di carità, di abnegazione, di sacrificio e di operosità congiunta ad una specchiata e rara modestia. Un suffragio per la buona Cooperatrice.

Comm. Enrico Angelini.

Dopo solo due giorni dalla perdita della sua consorte, la signora Marianna nata Luppi, la mattina del 2 marzo, munito dei conforti di nostra santa Religione e di una speciale benedizione del S. Padre, si spegneva serenamente il comm. Enrico Angelini, Console del Messico in Roma. Egli pure era dei più affezionati nostri cooperatori e benefattori. Una prece per l'anima sua e per quella della consorte.

Maria Pagani ved. Modotti.

Passò a miglior vita il 23 gennaio u. s. Donna di schietta pietà e di carità squisita, sentì vivo nel cuore lo zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Era un'affezionata cooperatrice. Doni il Signore la meritata mercede all'anima sua.

Mons. Camillo Chiapperini.

Mancò improvvisamente la mattina del 19 gennaio u. s. in età di anni 76, dopo quasi cinquanta di cara di anime nella sua parrocchia di S. Giorgio Piacentino. Furono cinquant'anni di attività instancabile e di opere buone, dedicati al bene de' suoi diletti parrocchiani ai quali, come ricordo, lasciava un grandioso fabbricato eretto dalle fondamenta da servire per Asilo infantile.

Grandemente caritatevole, ogni anno elargiva somme non indifferenti a diverse comunità religiose dell'Italia. La nostra Pia Società lo ebbe per molti anni suo Cooperatore; anzi una santa e affettuosa amicizia lo legò, nei suoi primi anni di apostolato, al Ven. D. Bosco. Lo raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i buoni.

FACCIAMo anche particolari suffragi per i seguenti defunti dal 1° novembre 1910 al 1° maggio 1911.

Angelini mons. Pietro - Roma.

Arbutto D. Giovanni - Cozzo. Ariano Teresa - Cossano Belbo. Arnesi Pietro - Sairano. Artusio D. Valentino - Alba.

Azzola D. Pietro - Monasterolo del Castello. Baule Giuseppina n. Vicentini - Monticchio. Baglietto Pietro - Varazze. Baloire Angelina - Torino. Barberis cav. Pietro - Rivoli. Barbero Francesco - Bellinzago. Barbieri Pio - Rimini. Baruffaldi Maddalena - Cortabbio. Battagliai Carlo - Roma. Battisti Raimondo - Besenello. Bauchiero can. Leopoldo - Casale Monf. Bellocchio Carlo - Bobbio. Bel trami Rosa n. Caldi - Omegna. Belzoppi Giacomina - Fabbri di Verucchio. Benedetto Pietro fu Bart. - Codovilla. Berdoatti Emida - Ivrea. Bergamaschi Maranna - Codogno. Bernardi Rosa - Ipplis. Berretta Andrea - Robbio L. Berti can. Giampaolo - Padova. Bertoglio can. Stefano - Fossano. Bertola Cristina - Torino. Bertolini Bortolo - Bolognano. Bertuzzo G. Battista - Sandrigo. Bettelli D. Raffaele - Sotarolo Bezzecchi cari. Sperandio - Reggio Emilia. Bianchi Giuseppina - Viggiù. Biondo Giuseppa - Solarino. Biraghi Mandelli, Maria - Milano. Bobba D. Pietro, Arciprete - Ottiglio. Bollati di Saint-Pierre Irma - Torino. Bollizzo Teresa - Camo. Bonaldi Giuseppina --- Torbe. Borgatello Carlo - Varengo. Borgina not. Luigi - Cavallermaggiore. Borrione Bartolomeo -- Graglia. Bosco Maddalena u. Arietti - Torino.

Botto Micca Marianna ved. Artuffo - Cornegliano d'Alba, Bozzetti Ziche Maria - Sandrigo. Brancato Francesco - Potenza. Brunetti fra Domenico S. P. - Trani. Brunoni Sperandia - Cingoli. Buggini Malerba Angela - Bastida Pancarana. Bussolina Felicita - Govone.

Cacciatori Pietro - Peschiera. Caligaro G. B. - Lozzo Cadore. Campana Zenaide - Fossano Campana Matilde - Campomorone. Candia Margherita - Taurano. Cane Filippo - Dolceacqua. Capellino Maria - Saluzzo.

Capini D. Luigi, Parroco - Orcenigo. Capoferri Giuseppe - Costa di Vai Imagna. Capriglio Vittore - Rossignano. Carughi Carolina - Cavagliaso. Casalegno Domenico - Torino. Casalegno Ferdinando - Torino. Cavalli Pio - Montefiorito. Cedriani Carlo - Tortona. Cerutti Filomena ved. Boccalandro - Noli. Checchi mons. Pietro - Roma. Cianfoni Angela Rosa - Artena.

Cieri Mons. Ferdinando, Vescovo - S. Agata de' Goti. Cigoli Paolo - Casalbuttano. Ciotti Maria - Roma.

Cipolla Rosaria - Randazzo. Cifrano Cari. Salvatore - Ciminna. Claris Francesco Cap. - Savona.