BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Dicembre 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 12   DICEMBRE 1919

SOMMARIO

Il Sac. Paolo Albera, Successore di Don Bosco, ai Cooperatori e alle Cooperatrici.

Per l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco.

Una circolare della Commissione Salesiana dell'Emigrazione - Tra gli Emigrati ai Brasile.

Per l'educazione cristiana dei figli del popolo: -- L'Oratorio S. Agostino al Martinetto - Torino.

Dal diario di una madre --- Le "Letture Cattoliche". Cooperatori esemplari.

Nel paese di Gesù: --- Visita del Card. Legato.

Ricordi di guerra e una nuova fondazione salesiana in Baviera.

La conversione di un'india del Matto Grosso in punto di morte (Lettera del Missionario D. C. Albisetti).

Il 25° dell'Opera Salesiana nel Matto Grosso. Un'esposizione scolastica delle Missioni della Patagonía. Il Culto di Maria Ausiliatrice: -- Per il 24. corrente -

Agli Ascritti all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice -- Grazie e graziati.

Riconoscenza ai Ven. Don Bosco.

Note e Corrispondenze: - Il Giubileo dell'Arcivescovo di Milano e la consacrazione della Chiesa di S. Agostino - Tra i figli del popolo - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie: In Italia: all'Estero.

Necrologio e Cooperatori defunti. - Indice dell'annata.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

IL SAC. PAOLO ALBERA Successore del Ven. Don Bosco

commosso dalla generosità costante, con la quale, anche in tempi così difficili, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane gli vengono in aiuto nei bisogni sempre crescenti delle Opere affidategli dalla Divina Provvidenza, presenta loro i più devoti e riconoscenti auguri di BUONE FESTE NATALIZIE e di BUON CAPO D'Anno, pregando Iddio a concedere a tutti il prezioso dono della PERSEVERANZA NEL BEnE. E constatando come, in ogni parte, per la salvezza della Religione e della Patria, s'invochi l'impianto e lo sviluppo di Ospizi con Scuole Professionali, di Oratori festivi, di Circoli giovanili, di Scuole di Religione, mentre implora una generosità sempre maggiore, ricorda, a stimolo efficace, le care e sante parole che, in analoghe circostanze, il Ven. Don Bosco indirizzava ai primi Cooperatori Salesiani

„ Io parlo a Cristiani che lavorano per la mercede, che Dio assicura nella vita presente e per quella assai più grande che Ei tiene preparata nella vita futura. Nondimeno, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io vi prometto che i Sacerdoti Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e la gioventù da voi beneficata, innalzeranno quotidiane preghiere al Divino Datore, affinchè benedica i vostri interessi e le vostre famiglie, conceda pace e concordia nelle vostre case, sanità stabile, vita felice e il premio dei giusti in cielo...

"Dio ci benedica tutti, o dilettissimi, e ci conceda la grazia di fare molto bene mentre abbiam tempo...

"Io non intendo d'imporvi quello che dovreste fare; ciascuno segua quella ispirazione, che gli suggerisce il cuore. Se nel corso dell'anno, ogni Cooperatore e ogni Cooperatrice, o con risparmi fatti, o con limosine raccolte dalle persone bene. stanti, mettesse in disparte una lira al mese, noi potremmo far fronte alla maggior parte delle spese da farsi e compiere le opere più belle...

„ Finora Iddio non ha permesso che facessimo delle cattive figure; imperocchè, o più presto, o più tardi, Egli ci mandò sempre gli opportuni soccorsi. lo spero che Egli continuerà ad aiutarci a tempo e luogo. Procurate ancor voi, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, di mostrarvi abili strumenti della sua inesauribile bontà, con quei mezzi, che la sua divina Provvidenza ha posto nelle vostre mani, e poi non temiamo. Ciascuno si metta all'opera e ne avrà gran merito presso Dio e presso gli .uomini

Per l'inaugurazione del monumento a D. Bosco

Il Monumento, decretato a Don Bosco dal 1° Congresso internazionale degli Ex-allievi degli Istituii salesiani, per deliberazione del Comitato Esecutivo verrà inaugurato nel prossimo Maggio.

Per la fausta circostanza si terrò un Congresso Generale di tutti gli ammiratori di Don Bosco. Ex-allieve ed exallievi, Cooperatrici e Cooperatori, laici e sacerdoti, tratteranno praticamente - in particolari sezioni e in adunanze collettive - dei mezzi più atti a diffondere lo spirito del Venerabile.

In seguito pubblicheremo il programma delle singole adunanze: intanto chiediamo fervide preci per il loro buon esito e dichiariamo anticipatamente la più viva riconoscenza a quanti ci favoriranno all'uopo consigli e suggerimenti.

« Federazione », l'organo del Comitato Esecutivo per il Monumento a Don Bosco e del Consiglio direttivo della Federazione Internazionale delle Associazioni Ex-Allievi degli Istituti Salesiani, nell'annunziare la prossima inaugurazione del Monumento, pubblica questo entusiastico appello:

A tutte le associazioni degli ex-allievi, a tutti i circoli, a tutti i gruppi, e a tutti i singoli amici nostri e fratelli in Don Bosco lanciamo, con animo commosso e vivissima esultanza, un annunzio e un appello.

L'annunzio.

Il monumento al nostro Maestro D. Bosco sarà inaugurato il maggio 1920.

In alto i cuori, fratelli e amici! L'idea lanciata nel 1911 e maturatasi lentamente, come le grandi e fattive idee, vittoriosa delle inevitabili difficoltà, latente e operante nel segreto durante cinque anni di guerra, nel prossimo maggio sarà un fatto compiuto.

Sarà dunque concretata nel granito e nel bronzo la nostra sconfinata ammirazione pel Grande, la nostra indefettibile riconoscenza al suo eroico lavoro educativo, la nostra cristiana e pratica devozione ai principi religiosi e morali, che ci formarono alla vita.

Granito e bronzo, le due materie più resistenti, diranno al mondo l'imperatura efficacia morale e sociale, che il Grande esercitò sugli spiriti nostri.

Granito e bronzo diranno al mondo il fascino che da Lui emanò e sempre emana, perennato nelle sue opere per la gioventù; al popolo diranno dei suoi oratori, dei suoi ospizi, delle scuole professionali e agricole, dei segretariati, degli uffici di collocamento, della protezione degli emigrati transoceanici; agli studenti diranno delle scuole aperte per la coltura letteraria e scientifica, avvivata e nobilitata dal sacro lievito cristiano; alle tribù selvagge dell'Occidente e dell'Africa, ai pagani dell'Oriente diranno della civiltà cristiana postata in nome suo.

Granito e bronzo diranno ai cooperatori, ai simpatizzanti che ancora una volta l'Italia, centro del Cattolicismo, ha saputo innalzare come una fiaccola, questa purissima figura d'educatore, vessillo di pacifiche conquiste, e pegno d'immotali trionfi.

L'appello.

Il lavoro di preparazione per il monumento, che divampò nei primi anni, e per forza di cose, dovette attardarsi durante la guerra, deve riprendere con centuplicato ardore: Lavoro, lavoro, lavoro!

Lavoro innanzi tutto, di propaganda fra gli ex-allievi. Ogni gruppo, circolo, associazione deve immediatamente proporsi un piano di pubblicità e propaganda per la propria zona d'influenza. Tutti gli ex-allievi dei collegi, ospizi, scuole professionali e agricole, oratori festivi, devono essere avvisati con personale circolare sul grandioso avvenimento.

Contemporaneamente lavoro di propaganda fra gli altri. Ogni gruppo, circolo, associazione deve curare che la grande notizia arrivi al maggior numero possibile di persone. A ciò serviranno conferenze, articoli di giornali, conversazioni private, corrispondenze epistolari, fregiate dal francobollo commemorativo che si potrà avere da Torino.

Lavoro di preparazione al Secondo Congresso Internazionale, che avrà luogo in Torino presso il Santuario di Maria Ausiliatrice, nel mese di viaggio 1920. La Presidenza generale sta preparando uno schema di lavori per questo secondo Congresso, che deve riuscire d'un'importanza degna dell'avvenimento.

Lavoro infine per la sottoscrizione.

Possiamo giustamente compiacerci che finora le spese del Monumento, quasi ultimato, sono state coperte dalle piccole offerte di noi ex-allievi (oltre 200.000 lire). I lavori che ancora restano da eseguirsi, lo smisurato aumento dei prezzi per le materie e per la mano d'opera, le spese che saranno richieste dal Congresso e dalle feste inaugurali, da sole parlano eloquentemente e domandano la più intesa opera di sottoscrizione.

Sottoscriviamo e invitiamo altri a sottoscrivere; ma tutto venga a nome e per opera di noi ex-allievi. È questo il nostro carattere spiccato, simpatico, unico nella storia. Noi ex-allievi promovemmo, noi ex-allievi pagheremo e inaugureremo il nostro monumento al nostro Maestro.

Circolare=programma della Commissione Salesiana dell'Emigrazione.

La Commissione Salesiana dell'Emigrazione, a mezzo del presidente Don Stefano Trione, ha inviato a tutte le Case della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che si trovano fuori d'Italia, una importante circolare, sulla quale richiamiamo l'attenzione dei lettori.

Dopo aver accennato al bene compiuto dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice « nei passati anni di guerra, per le famiglie dei richiamati, gli-orfani di guerra, gli emigrati di varie nazionalità, e specialmente per gli Italiani », allo zelo spiegato nell'organizzare «splendide sacre funzioni di suffragio pei gloriosi caduti, di propiziazione per ottenere la sospirata pace, e di ringraziamento per la cessazione dell'immane conflitto », e alle relative manifestazioni patriottiche civili, «sacre funzioni o manifestazioni, alle quali per lo più presero parte ufficiale molte autorìtà e rappresentanze locali », la circolare delinea questo programma:

« ... Il pensiero che ora maggiormente preoccupa il rev.mo sig. Don Albera, e certamente preoccupa anche tutti voi riguardo al vostro lavoro a prò degli emigrati, è quello dei nuovi e più pressanti bisogni di questo dopo-guerra in cui ci troviamo. Indubbiamente, come bene si espresse recentemente in uno de' suoi eloquenti discorsi il Card. Maffi, ci troviamo a una delle più grandi epoche della storia,, a una delle forti svolte che rimutano il panorama dell'umanità.

» In questo rimutamento però, osserviamo noi, quale sconquasso di idee e di cose! Quale scatenamento di sbrigliate passioni! Quanti nuovi e gravi bisogni, spirituali e materiali, a cui urge provvedere! Nuove dottrine pervadono il mondo e sommuovono il proletariato verso diritti non tutti basati sulla giustizia, verso ideali non tutti savi e realizzabili. Cresce la lotta fra capitale e lavoro; il concetto materialistico della vita tenta abbattere la religione e l'ordinamento cristiano della famiglia; si vorrebbe l'istruzione laica e un'educazione e formazione pagana.

» Ecco affacciarsi problemi che meritano tutto il nostro studio; ecco dei mali che vogliono intelligente cura.

» Limitandoci noi ora a quanto più specialmente interessa voi, nel vostro apostolato di bene per gli emigrati, richiamiamo, per desiderio del veneratissimo sig. Don Albera, il vostro pensiero sopra alcuni opportuni mezzi d'azione, che certo non tornano nuovi per la maggior parte di voi, e che giova rievocare:

» I) I Signori Ispettori e i Sigg. Direttori, nel trattare a quando a quando coi loro rispettivi Consigli e Capitoli, delle opere d'assistenza degli immigrati, prendano in speciale studio i nuovi bisogni e le nuove esigenze di questo dopoguerra che attraversiamo. Altrettanto possono fare anche le benemerite Ispettrici e Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In questo studio si abbiano viste larghe e generose, e venendo all'attuazione di un programma più grande di quanto comportino le nostre forze, si faccia coraggiosamente e fraternamente appello alla cooperazione altrui, sia tra le varie buone energie che certo non mancano nelle colonie degli immigrati, sia fuori della colonia stessa, presso enti e persone di buon volere.

»II) In ogni Ispettoria e centro maggiore d'azione vi sia, tra i nostri, un incaricato di studiare di proposito, in tutta la sua ampiezza e nella presente condizione, il problema dell'immigrazione nello Stato o nella Nazione in cui si è, e i provvedimenti che sarebbero da prendere per migliorarla. Il materiale per tali studi non manca sul luogo: lo si trova facilmente in pubblicazioni ufficiali dei Governi, in quelle di privati, nei giornali, nelle riviste, ecc. ecc. Sarebbero da cointeressare in questi studi le Associazioni e i Comitati d'Immigrazione fondati o dipendenti da noi, o almeno facili a collaborare con noi, e quegli amici nostri che fossero competenti in materia.

»III) È paterno desiderio del rev.mo sig. Don Albera, che le nuove opere, fondate da noi pel tempo della passata guerra, se in qualche modo possono tornare ancora utili in questo dopoguerra, si mantengano in fiore, modificandovi quanto vi sia da modificare. In Italia p. es. gli Istituti fondati per gli orfani di guerra dal rev.mo sig. Don Albera e dalla Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, continuano tuttora a essere regolarmente aperti. Altrettanto è da farsi dei vari nuovi Comitati tra gli immigrati, che si costituirono durante la guerra; si procuri di tenerli attivi, ora e in seguito, fatte quelle modificazioni che fossero del caso.

» IV) Delle altre nostre opere e istituzioni permanenti per gli immigrati, non se ne trascuri alcuna. Si cerchi anzi di migliorarle e di adattarle a seconda dei tempi e dei luoghi, in modo che rispondano più sufficientemente alle nuove esigenze. Tali sono, oltre le Parrocchie e le Giurisdizioni parrocchiali sugli immigrati in certe grandi città e diocesi, le Chiese e Confraternite degli immigrati e simili opere religiose, i Segretariati di Immigrazione, gli Uffici di Collocamento, le Leghe Patriottiche, le Società di Mutuo Soccorso le Scuole serali ordinarie e specialmente le Professionali, i Ricreatori Festivi, corsi di predicazione nella lingua nazionale degli immigrati, ecc. In modo specialissimo si continui il lavoro di adesione e cooperazione alle varie opere di coltura e di beneficenza che trovansi nella colonia per gli immigrati, quali sono le scuole, gli ospedali e simili. Se in qualche Ospedale Italiano, p, es., non vi ha regolarmente l'assistenza religiosa e si antepongono le infermiere laiche alle suore, lo si deve in parte alla trascuratezza di molti elementi tra i migliori Italiani della Colonia locale, i quali con lieve sussidio annuale all'Ospedale, ne potrebbero divenir Soci, e così nell'assemblea annuale degli Azionisti o Soci influire sulle direttive dell'Ospedale stesso. Altrettanto si dica di certe Scuole italiane, dalle quali esula l'insegnamento religioso. Questi inconvenienti invece non si trovano nelle Colonie parallele alle Italiane, ivi pure fiorenti, di altre nazionalità.

V) Si continui a stare in buoni rapporti colle autorità Consolari delle rispettive nazionalità, cui appartengono gli Immigrati, di cui ci interessiamo, e nelle varie Colonie promuoviamo la celebrazione delle rispettive loro feste e commemorazioni patriottiche.

VI) Per queste ed altre opere ancora, tutte dedicate alla cura e assistenza degli immigrati, si continui a dare la dovuta importanza ai larghi aiuti, che sogliono darci i vari Comitati d'Azione Salesiana, che sorgono presso le nostre Opere e Missioni, e gli appositi Comitati da noi istituiti fra gli stessi immigrati.

» VII) Inoltre, pur tenendoci estranei alla politica e ai rispettivi partiti, continuiamo a lavorare di comune accordo con tutte le altre Associazioni, Circoli, Leghe e Comitati locali che si occupano degli stessi immigrati di cui ci occupiamo noi, tentando di far opera di unione e di conciliazione, onde ottenere il maggior bene degli individui e il maggior prestigio della Colonia.

» VIII) In fine è pur sempre da ricordare, che a base d'ogni bene morale, materiale, sociale e civile tra gli immigrati, come tra gli altri, è pur sempre da porre il bene religioso. Quindi istruzione religiosa, frequenza della chiesa e dei sacramenti, facilitata dallo splendore delle sacre funzioni, religione nella famiglia col matrimonio cristiano, battesimi, prime comunioni e cresime a tempo debito, ecc., ecc.

» Tutte cose nelle quali pur molta cooperazione, come alla massima parte delle precedenti, possono dare le Figlie di Maria Ausiliatrice, non che le Conferenze dei Signori e delle Dame di S. Vincenzo per la visita dei poveri a domicilio, le varie Compagnie e i Comitati d'azione religiosa e simili. Ora, concludendo, non vorremmo che a taluno paresse, che questo avesse a essere tutt'assieme un lavoro troppo complesso e difficile, e da esigere notevole impiego di energie e di denaro. Niente ci sgomenti! Ove non bastassero i Comitati di Patroni e Patronesse Salesiane, i Circoli degli Ex-Allievi e gli altri nostri suddetti Comitati e Associazioni di beneficenza e d'azione varia, se ne istituiscano altri appositi a questo oggetto, e gli aiuti non ci mancheranno.

» L'opera è di tale importanza, sotto ogni punto di vista, che la benedirà il Signore, e tutti gli uomini amanti del benessere della civile società si stringeranno con noi e ci verranno largamente in aiuto... »

Tra gli emigrati al Brasile.

S. PAOLO (Brasile). - LA LEGA PATRIOTTICA ITALIANA, con sede nella Parrocchia Salesiana di Maria Ausiliatrice nel popoloso rione di Buon Ritiro, festeggiò solennemente nel teatro del Liceo del Sacro Cuore di Gesù la data dello Statuto. Crediamo di far cosa grata ai lettori col riferire i particolari, che ne dà il brillante settimanale italiano La Squilla.

« La Lega Patriottica Italiana di San Paolo, volendo celebrare secondo lo spirito dei suoi Statuti, informati al duplice ideale: « Religione e Patria », l'anniversario della storica data della proclamazione dello Statuto Italiano, invitò il rev.mo P. Antonio Parisi S. J., affinchè con la sua calda e dotta parola volesse rialzare le consuete solennità di occasione.

E questi nei tre giorni precedenti la prima domenica di giugno, destinata al compimento del Precetto pasquale per i membri della Lega, in conferenze opportunissime per l'argomento e per il modo con cui fu trattato, dispose i cuori al raggiungimento anzitutto dello scopo religioso.

La domenica mattina poi nella Parrocchia del Bom Retiro, sede della Lega, vi fu Messa e Comunione, alla quale, fedelmente, numerosissimi presero parte i Soci.

Assolto questo compito di Cattolici, restava l'altro d'Italiani. A tal uopo dai superiori del Liceo del Sacro Cuore, diretto dai revv. Salesiani, era stato offerto per la solennità patriottica il vasto teatro del Collegio.

Alla solenne Commemorazione convennero il rappresentante del Governo dello Stato, e il Regio Console Italiano, Cav. Silvio Camerani, che furono ricevuti al suono della marcia reale e dall'inno brasiliano, suonati dalla banda del Liceo, e numerosa folla che gremiva il vasto teatro, con larga rappresentanza delle classi operaie, dell'Unione Cattolica del « Braz », della Vittorio Emanuele II ed altre...

Il teatro era stato adornato con le bandiere dei paesi alleati, e in fondo al palcoscenico, in mezzo ad un trofeo di bandiere tricolori, si vedeva il ritratto del Re.

Dopo un graziosissimo indirizzo a S. Ecc. il sig. Console d'Italia, detto dal bambino Carlo Alberto Barini dello stesso Liceo, venne presentato al pubblico l'oratore P. Parisi, salutato al suo apparire da vivissimi applausi.

Durante la conferenza questi fu più volte interrotto dalle ovazioni dell'uditorio entusiasmato, e quando giunse al punto in cui rivolse come un appello agli Italiani, perchè lontani dalle discordie, dalle maldicenze, dalle mutue denigrazioni, diano al paese che li ospita esempi di virtù civile, di laboriosità, di concordia e di amore fraterno, e sopratutto quando, con brevi pennellate, tratteggiò l'eroico sacrificio d'Italia, l'entusiasmo raggiunse il suo apogeo, il pubblico scattò in piedi, e battendo freneticamente le mani, acclamò l'illustre conferenziere che, al suo scendere dal palco, venne abbracciato dal R. Console e baciato da quanti lo poterono avvicinare. »

Per l'educazione cristiana dei figli del popolo.

L'Oratorio Sant'Agostino al Martinetto-Torino.

L'esistenza di questo Oratorio, come quella dell'Istituto al quale è annesso, è dovuta allo zelo ed alla munificenza di Sua Em. il Cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.

Sin da quando, semplice sacerdote, spiegava la sua molteplice attività sacerdotale anche a beneficio della gioventù, preoccupato dell'abbandono in cui si trovavano i giovanetti del Martinetto, il Teol. Richelmy, in unione con altri ottimi sacerdoti, promosse l'erezione di quest'Oratorio e, per meglio assicurarne lo sviluppo, ne volle affidata la direzione ai figli del Ven. Don Bosco.

I Salesiani, dapprima, ne ebbero cura portandovisi ogni domenica dall'Oratorio di Valdocco, poi si stabilirono definitivamente nell'attiguo Istituto, e non è facile dire il bene che poterono compiere dal 1894 sino ad oggi, tra la gioventù del Martinetto, del Campidoglio e del Borgo S. Donato.

Sarebbe bello il seguire, anno per anno, lo sviluppo dell'azione benefica che si svolge in questi centri di apostolato giovanile. Quali tesori di esperienza non verrebbero alla luce!

Non potendo far ciò, diamo tuttavia un cenno del lavoro compiuto nell'Oratorio del Martinetto nell'anno catechistico 1918-1919, a conforto dei benefattori dell'opera, a stimolo a sempre maggior generosità nel favorirne lo sviluppo, e insieme a indirizzo e norma per quelli che ci seguono con scrupolosa diligenza in ogni nostra affermazione in questo campo.

L'Oratorio S. Agostino al Martinetto-Torino, ha una duplice sfera d'azione: l'Oratorio propriamente detto, e il Circolo giovanile, intitolato, dalla località stessa, « Circolo Martinetto ».

Come funziona l'Oratorio Sant' Agostino.

A) Orario dell'Oratorio. - L'Oratorio è tenuto aperto, nei giorni festivi, dalle 7 alle 12 e dalle 13 alle 19, e dalle 2o alle 22.30.

B) Iscrizioni e Frequenza. - Le iscrizioni raggiunsero il numero di 460: la frequenza media fu di circa 25o e la massima, in certi mesi, di oltre 350.

C) Associazioni e Compagnie. - L'Oratorio propriamente detto, composto di giovanetti dai 7 ai 15 anni, ha due Associazioni o Compagnie: la Compagnia «Savio Domenico» e il « Piccolo Clero ».

D) Vita religiosa dell'Oratorio. - Nelle domeniche e feste: alle 8,30 si celebra una Messa per i giovani che desiderano accostarsi alla S. Comunione: alle 9,30 v'è una seconda Messa per gli altri giovinetti. È di grande importanza il non obbligare i giovinetti a restar digiuni fino a tarda ora per accostarsi alla Mensa Eucaristica.

Nel pomeriggio, alle 3 ha luogo il Catechismo diviso per classi, come segue: 1a A e 1a B per i bambini della 1a elementare. - 2a A e 2a B per per quelli della seconda elementare - 3a A. 3a B, 3a C per la terza elementare - 4a A e 4a B, per la quarta elementare - 5a per la 5a elementare - 6a per la 6a elementare e per classi superiori.

Al catechismo per classi tien dietro una breve, semplice, pratica spiegazione del Vangelo domenicale, in comune, ai giovani dell'Oratorio: mentre i Soci del Circolo, alcuni dei quali sono vicecatechisti, hanno, nel frattempo, un'istruzione religiosa adatta per loro.

Seguono, in comune, la recita delle preghiere e la benedizione col SS. Sacramento.

L'Oratorio si apre tutti i giorni dalle 17 alle 19: il Circolo dalle 2o alle 22,30. In quaresima si fa il catechismo quotidiano alle 18, in classe, con la recita delle orazioni e fervorino di pochi minuti. Anche ai giovanetti del Circolo, ogni sera, prima che tornino a casa, si volse un breve discorsetto, come si usa fare nelle Case Salesiane con gli alunni interni, dopo le preghiere della sera.

E) Mezzi per promuovere la frequenza all'Oratorio sono le buone maniere di tutti gli addetti e le semplici risorse, già praticate da Don Bosco: - piccole lotterie nelle domeniche, dopo le funzioni religiose - colazioni nelle principali feste dell'anno - frequenti rappresentazioni nel teatrino - la passeggiata annuale, che quest'anno si compì a Collegno, conducendo i giovani in tram elettrico fino alla stazione di Regina Margherita, e, dopo il pranzo, a piedi, sino a Pianezza, allo storico Santuario di S. Pancrazio, dove ricevettero la Benedizione Eucaristica - la premiazione annuale, nella quale, quest'anno circa 7o furono i premiati con tagli di vestiario, maglie, libri, ecc.

Il teatrino è dotato di un completo apparecchio per proiezioni fisse e animate, che incontrano il gradimento e l'entusiasmo dei giovanetti.

E) Frutti. - I frutti delle fatiche spese dai Salesiani attorno ai giovinetti dell'Oratorio S. Agostino furono e sono consolanti.

La frequenza ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione andò sempre più consolidandosi: le Comunioni, che sono sempre in bel numero ogni domenica, passano il centinaio nelle principali solennità e nell'esercizio mensile della buona morte. Le prime Comunioni furono 117; le Comunioni Pasquali 400. Questa funzione si suol compiere nella chiesa parrocchiale di S. Alfonso, nella cui giurisdizione è l'Oratorio, a buon indirizzo dei giovani e edificazione dei parrocchiani.

Il 22 giugno, debitamente disposti, 62 giovanetti, ricevettero la S. Cresima per mano del veneratissimo Sig. Card. Agostino Richelmy, il quale, ogni anno, con affetto paterno si degna onorare di sua presenza la festa, che celebrano ad onore di S. Luigi, i giovinetti dell'Oratorio da lui fondato.

I buoni frutti dell'educazione religiosa e della vigile assistenza che si presta a tutti i giovani che frequentano l'Oratorio, sono visibilissimi in quelli più assidui, e che sii accostano ogni festa ai SS. Sacramenti. È evidente, in questi, un progressivo miglioramento di condotta, e l'acquisto di buone abitudini che li allontanano dalla strada e li rendono sempre più affezionati allo studio, al lavoro, alle famiglie, e amanti della pratica dei doveri del buon Cristiano.

« II Circolo Martinetto ».

Il Circolo « Martinetto », per giovani che hànno compiuto i 15 anni, vive all'ombra dell'Oratorio S. Agostino, e spiega l'opera sua benefica sopra numerosa gioventù studiosa e operaia dei dintorni.

Suo scopo. - Il Circolo ha per scopo: a) Informare praticamente e progressivamente i soci alla professione della Religione Cattolica. - b) Dar loro una sana cultura religiosa-sociale, tanto necessaria nei tempi presenti. - c) Procurare ad essi un onesto divertimento nelle sale del Circolo e nell'Oratorio.

Fin dal sorgere, il Circolo «Martinetto » divenne fiorente di oltre 1oo soci, divisi in tre sezioni: Ginnastica, Filodrammatica e Foot-ball; ma allo scoppio della guerra, per assenza e deficienza di personale e per la chiamata di molti soci sotto le armi, decadde necessariamente. Oggi però, anzi sin dal principio dello scorso anno catechistico, superando non lievi difficoltà viene risorgendo e, quasi interamente rinnovato, dà affidamento che abbia a raggiungere in breve l'antica floridezza. Nello scorso mese di ottobre ebbero luogo le nuove elezioni del Consiglio direttivo e presentemente son 43 i soci attivi, divisi in tre sezioni: Drammatica, Foot-ball, e Fanfara, tutti ben animati, assidui alle funzioni religiose e ai SS. Sacramenti.

La Drammatica rappresenta lavori ben scelti per divertire ed educare i giovanetti dell'Oratorio e, mercè rappresentazioni di beneficenza, assicurare un aiuto finanziario al Circolo stesso.

Il Foot-ball ha per iscopo di fornire ai giovani una forte attrattiva all'Oratorio, oltre a promuoverne l'educazione fisica, e impedire che diano il nome ad altre società sportive, non conformi allo spirito, cui il Circolo tende essenzialmente. Per questo i membri di questa sezione non possono appartenere ad altre società.

La Fanfara, iniziata nel maggio u. S., è un'altra attrattiva, assai grande, al Circolo , e all'Oratorio, di cui ha già cominciato a rallegrare le giornate solenni.

Il Circolo « Martinetto » ha anche una piccola Biblioteca, che non conta più di 5oo volumi, ma esercita un santo apostolato.

Anche nell'anno testè decorso, in complesso, la vita del Circolo fu rigogliosa e tale si manifeste) anche nell'opera della diffusione della Buona Stampa, propagando abbonamenti al e Momento » e rivendendone molte copie nei giorni festivi.

Col ritorno di vari consoci militari e coll'aiuto di nuove energie, il Circolo si propone, nel nuovo anno, d'intensificare vieppiù l'opera sua di bene, sì da far rivivere le antiche iniziative e crearne delle nuove, per attirare all'Oratorio molti nuovi giovanetti e formare un forte argine al dilagare della propaganda sovversiva.

"Dal diario di una madre".(1)

Salutiamo con gioia la ristampa di queste pagine, già pubblicate da una colta gentildonna fiorentina nel periodico Ars et Charitas: pagine vere, vissute, che vorremmo lette e comprese dalle mamme giovani e un po' istruite. Vi imparerebbero a riguardare i figli, non già quasi altrettanti balocchi, ma quali depositi sacri; e, tremanti al pensiero della responsabilità assunta, si studierebbero di farsi madri delle anime loro, come sono le madri del loro corpo.

Non basta, in vero, dare ai figli il nutrimento corporale, e neppur quello intellettuale: bisogna farli nascere alla vita morale e farli vivere della vera vita. Per ciò è necessario amarli e farsi amare, guadagnarne la confidenza, trovare le vie del loro piccolo cuore, allo scopo d'afferrarne la nascente volontà per liberarla da tutti gli irragionevoli istinti, e, così, orientarne la coscienza verso il bene, come dovuta dipendenza alle leggi divine.

Codesto lavoro, paziente, illuminato dall'intelligenza, vivificato dalla preghiera, deve iniziarsi dai primi passi, adattarsi all'indole di ciascuno, non sgomentarsi delle difficoltà - perchè, come Roma non fu fatta in un giorno, così in un giorno non si può fare un uomo perfetto - e durare, assiduo e amorevole, finchè il bambino, divenuto fanciullo e poi giovanotto, gradatamente addestrato al libero dominio della ragione e al cosciente uso delle sue facoltà pienamente sviluppate; non sia più inferiore, ma eguale alla madre. Solo allora, questa avrà assolto il suo compito educativo.

Un tal metodo, con gli incanti dell'infanzia e i piccoli contrasti della prima fanciullezza, illustrato dal confronto con altri metodi e in vari ambienti: in città, in campagna, al mare - specialmente al mare, ove corrono le mamme, tanto sollecite dei benessere fisico, nulla dell'educazione morale dei figli - è magistralmente ritratto, con spontaneità incantevole, nelle pagine raccomandate.

A tutti poi, col sorgere del nuovo anno, raccomandiamo vivamente, anche in omaggio al Ven. Don Bosco che le ha fondate, l'abbonamento e la diffusione delle « Letture Cattoliche ». La serietà, l'opportunità e la vivacità dei singoli fascicoli mensili le indicano preferibili a ogni altra pubblicazione popolare. Il prezzo annuo di abbonamento è di L. 5.

(1) Società Editrice Internazionale, Torino, Corso Regina Margherita, 176 - L. 4.

Pagine edificanti

Cooperatori esemplari.

Enrichetta Alais de Vivot.

Il 4 ottobre 1919 fu un giorno di lutto, e di gran lutto, per l'Opera di Don Bosco nell'Argentina. La signora Enrichetta Alais Vivot, Presidente del Comitato delle Cooperatrici Salesiane di Buenos Aires, coronava, con una santa morte, una vita colma. di opere buone.

Il pensiero costante dell'estinta fu quello di aiutare e procurare aiuti alle Opere Salesiane. Guidata da questo ideale supremo, avvicinava ogni autorità e ogni famiglia influente, e presiedeva, con zelo saggio e instancabile, il Comitato delle Cooperatrici, che, sotto il suo impulso e alla luce dei suoi esempi, ebbe tanta parte nella mirabile vitalità delle Case della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sorte sulle rive del Plata.

Noi non possiamo, mancando di dati precisi, dare un adeguato ragguaglio del bene compiuto dalla venerata estinta: questo sappiamo, però, per la fama che ci era giunta da lungo tempo, che la sua morte è, per l'opera di Don Bosco, una perdita gravissima. Enrichetta Alais de Vivot era la mamma di quelle nostre Case, e la mamma buona, premurosa e tenerissima, specialmente per quelle che albergano un maggior numero di orfanelli.

La sua morte, come abbiam detto, fu quella di una santa. Mons. Francesco Alberti, ex-allievo nostro e Vescovo Ausiliare di Buenos Avres, le amministrò gli ultimi Sacramenti, che ella ricevette con profonda pietà; e un salesiano restò sempre al suo capezzale durante gli ultimi giorni. Ella stessa lo volle, perchè le pareva men triste la morte, assistita da un figlio di Don Bosco e con la benedizione di Maria Ausiliatrice.

Non meno che l'Opera Salesiana, Enrichetta Alais de Vivot zelò indefessamente quella delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli e tutte le opere buone della Capitale e dell'Archidiocesi: ma le preferenze, è doveroso confessarlo, le ebbe, anche in punto di morte, per l'Opera di Don Bosco. Avendo al fianco una delle Dame più zelanti del Comitato Salesiano, dopo aver benedetto i diletti figliuoli e rivolte loro le estreme raccomandazioni, non si trattenne dai far palese all'amica ciò che aveva profondo nel cuore, un senso quasi di rammarico per troncar quaggiù l'opera di beneficenza ai Figli di Don Bosco. Difatti, volgendosi con slancio all'accennata signora:

- Una cosa sola ti chiedo, le disse, una cosa sola ti chiedo e ti raccomando, una cosa sola: non abbandonare mai le Opere di Don Bosco. Abbi cura dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice... Procura che il Comitato delle Cooperatrici lavori sempre indefessamente, a gloria di Dio, e con la benedizione di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco.

I suoi funerali fecero palese in quanta stima ella fosse universalmente tenuta. Tutto il fior fiore della Capitale si commosse al triste annunzio e prese parte al lungo corteo che ne accompagnò la salma all'estrema dimora. Ai lati del feretro, in lunga fila, facevano scorta d'onore gli Esploratori di Don Bosco, che portavano scolpito in volto il dolore che sentivano in cuore. Tacevano le trombe delle loro fanfare; i tamburi non davano che lenti funebri rintocchi; ma chi faceva ala all'imponente corteo, guardando quei bravi giovanetti, tratto tratto andava ripetendo:

- La signora Vivot vi amava tanto, ma anche voi le volevate bene, .si vede. Bravi!

Al Camposanto prese la parola il Salesiano Don Bonetti, Parroco della Boca (una parrocchia che assiste quasi centomila italiani) e disse il nostro cordoglio e i meriti dell'estinta. Un'alunna delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo un affettuoso saluto, depose sulla bara ancor un mazzo di fiori, simbolo di quelli che la nostra riconoscenza educherà perennemente nel cuore della gioventù argentina per la incomparabile Cooperatrice. Le Signore del Comitato, spargendo molte lagrime, vollero collocata sulla tomba un'artistica targa di bronzo con una bella epigrafe.

A caratteri più duraturi di quelli incisi sul bronzo e nel marmo, anche noi scriveremo negli annali della Pia Società:

« Memoria eterna a Lei, che ha tanto beneficato l'Opera di Don Bosco. Il Signore Le doni il premio Promesso a chi usa misericordia, e susciti numerosi eredi del suo apostolato....»

Mons. Francesco Negroni.

Calmo e sereno, rese la bell'anima al Signore la mattina del 28 ottobre u. s. Aveva ricevuto più volte la S. Comunione e poi il S. Viatico con edificante pietà, dando a tutti l'esempio della più confidente rassegnazione ai divini voleri: il suo volto, consumato dal male, serbava tuttavia una soave espressione di bontà che fa ceva conoscere in qual modo passano le anime giuste.

Ex-allievo di Don Bosco, conservò sempre la venerazione più profonda per il nostro Fondatore, di cui si studiò di calcar le orme nell'esercizio del Sacro Ministero. Nelle Parrocchie di Castelletto Molina, di Castelnuovo Bormida, e della Cattedrale d'Acqui, in cui esercitò per molti anni il Ministero Pastorale, rifulse per prudenza, per amore alla ritiratezza, e soprattutto per pietà fervida e vita altamente esemplare.

Quando venne nominato Arciprete della Cattedrale di Acqui, lo chiamavan tutti il « Salesiano ». E per l'Opera nostra lavorò sempre con amore. Trovò la pia Unione dei Cooperatori poco conosciuta, ed egli, cercando nuovi soci e tenendo loro le prescritte conferenze, la rese assai fiorente e apprezzata. Anche quando invitava qualche distinto oratore a tener loro la conferenza, egli non mancava mai di presenziarla e di rivolgere agli intervenuti la sua parola per un po' di resoconto delle ultime case aperte dalla nostra pia Società, e per raccomandare le nuove opere proposte dal Rettor Maggiore.

Da molti anni era Vicario Generale della Diocesi, stimato e apprezzato dal Vescovo e sinceramente amato dal Clero.

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice godettero dei frutti della sua bontà e del suo zelo. Nel 1907 il compianto Monsignore presiedette, come delegato del Vescovo, il loro Capitolo Generale, tenutosi a Nizza.

Con viva riconoscenza noi raccomandiamo quindi al Signore la sua bell'anima, fiduciosi che non le negheranno una prece anche i buoni lettori.

Cav. Natale Bonino.

Modello di ogni più bella virtù religiosa, famigliare e sociale, morì il I° venerdì di novembre u. s., nel pieno vigore del suo zelo multiforme e instancabile. Il triste annunzio - disse assai bene la Voce dell'Operaio - commosse profondamente tutti i cattolici d'azione della nostra Torino, i quali nulla ancora sapevano della gravissima malattia che ebbe brevissima durata. Munito dei carismi religiosi e confortato dalla speciale benedizione dell'Em.mo Card. Arcivescovo, rendeva la sua bell'anima a Dio nella virile età di 56 anni, quando, pochi giorni prima, gli amici pronosticavano che sarebbe arrivato alla longevità della veneranda sua madre, tuttora vivente, nonagenaria. Imperscrutabili son davvero i disegni della Divina Provvidenza!

Il rimpianto fu sincero ed universale tra i suoi numerosi amici, i quali ben sapevano che tutta la sua vita era stato lavoro esemplarissimo e apostolato di carità.

Sedicenne appena, si ascrisse al Circolo « B. Sebastiano Valfrè » della Gioventù Cattolica, e poco dopo alle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli; per molti anni attese all'istruzione ed assistenza dei piccoli spazzacamini; nell'occasione di congressi cattolici, di congressi mariani e di solenni, feste religiose spiegò le sue belle doti di mente e di cuore; più tardi entrò a far parte dell'Amministrazione dell'Opera della Misericordia e del Patronato pei liberati dal carcere, colla carica di Vice-Presidente. La Giunta Diocesana lo volle suo membro, le Opere Pie di S. Paolo lo fecero delegato di beneficenza.

Si fece anche visitatore degli infermi in diversi ospedali e, quel che è più, visitatore dei carcerati, alle Carceri Nuove, dove recavasi ogni giorno dalle ore 13 alle 15, per confortare e consolare e incoraggiare tanti sventurati, e rimetterli sulla via del bene... Come non chiamare il cav. Natale Bonino apostolo di carità?

Eppure egli non era nato ricco, ed a quindici anni, interrotti gli studi, era entrato in una reputata Ditta, per essere sostegno di sei suoi fratelli e sorelle minori. Nel commercio si fece un'ottima reputazione di solerzia e di capacità, perciò fu desiderato membro di amministrazione di diversi enti commerciali e industriali: consigliere del Credito Piemontese, sindaco della Società Anonima per l'industria dell'abbigliamento, sindaco della Società Anonima metallurgica di Alpignano, sindaco della Società Anonima «Unione Finanziaria», vice-presidente della Federazione Agricola Torinese.

I funerali riuscirono imponenti e commoventi. Oltre le rappresentanze di tutte le Opere e degli Enti, cui era appartenuto il compianto estinto, eranvi pure quelle di quasi tutte le Associazioni cattoliche. Il numeroso corteo comprendeva cittadini d'ogni ceto e d'ogni grado, sacerdoti e pie signore. Diversi drappelli di persone, nell'accompagnamento, recitavano il S. Rosario.

Al Camposanto, davanti alla tomba, pronunziò commoventissime parole di affetto il rev. Cappellano; i liberati dal carcere deposero una bellissima corona di fiori, ed un signore non arrossì di confessare ch'egli nel cav. Bonino amava il suo più grande benefattore, perchè gli aveva fatto ritrovare la Fede e gli aveva ottenuto una diminuzione di pena. Quale elogio più bello di questo?

Il compianto cavaliere era nostro affezionato ex-allievo e vero cooperatore. Facciamo voti che un'abile penna raccolga le memorie edificanti della sua vita, ad ammaestramento ed esempio alle nuove generazioni.

Nel paese dl Gesù.

Visita del Card. Giustini.

Ci scrivono:

Il 12 ottobre fu un giorno caro e solenne per i Salesiani di Palestina, avendo ricevuto la visita dell'Em.mo Card. Filippo Giustini, Legato del S. Padre alle Feste del VII Centenario della Custodia Francescana in Terrasanta.

Il ricevimento ebbe luogo nella Scuola Italiana « Maria Ausiliatrice » di Gerusalemme. Erano accorsi per l'occasione Salesiani ed allievi, da Betlemme, Beitgemal, Cremisan; ed anche la casa di Giaffa vi mandò i suoi rappresentanti. Il teatrino rigurgitava di giovani interni ed esterni; con loro, a far corona all'Eminentissimo, accorsero pure ex-allievi ed una eletta schiera d'invitati. La sala era talmente gremita, che i più piccoli degli alunni dovettero attendere e prender posto, seduti su di una stuoia, ai piedi dell'Eminentissimo.

All'entrata del teatrino era schierato un picchetto di reali Carabinieri, al comando del tenente Faedda per rendere gli onori militari.

Accanto alla bandiera pontificia sventolava superbo il tricolore italiano.

Alle 15,40, accompagnato da S. E. Mons. Barlassina, Vescovo Ausiliare, dal Regio Console d'Italia, cav. Tuozzi, dal R. P. Custode di Terra Santa, da diversi ufficiali italiani, dall'Ispettore delle Case Salesiane d'Oriente D. L. Sutera, dal colonnello Margotta e da altre notabilità, S. Em. comparve nel cortile. I Carabinieri presentarono le armi; invitati e giovanetti, balzando in piedi, scoppiavano commossi in una salve d'applausi, mentre si suonava l'Inno Pontificio, seguito dalla Marcia Reale.

Come S. E. ebbe preso posto sul trono, si diè principio al breve trattenimento.

Il trattenimento fu schietto e cordiale, improntato a quella familiare bonarietà, che caratterizza sempre le unioni fra italiani. L'Em.mo signor Cardinale s'intrattenne affabilmente con tutti gl'invitati.

Salutato da cordialissimi applausi prese la parola il R. Console d'Italia, che pronunziò un brillante discorso, in cui seppe fondere magnificamente il culto della Religione e l'amore della Patria. La chiusa patriottica del discorso fu salutata da un fragoroso applauso.

Seguirono componimenti in prosa e poesia, di superiori e alunni, in italiano, latino e arabo, alternati da brevi canti, da un saggio ginnastico e quadri plastici: il tutto applauditissimo.

Nelle recite si sentì la nota triste della guerra, passata anche sulle Case Salesiane, con furia d'uragano, rovinando persone e cose. Ma qui, a pochi passi del Calvario, di rimpetto al Colle degli Ulivi, anche il ricordo più truce ha qualche cosa di calmo e sereno.

Cantato l'inno finale, l'Eminentissimo benedisse i presenti. Attraversato poi il cortile, dove i carabinieri gli presentarono le armi, scese nel corridoio delle scuole ed ammise al bacio dell'anello superiori e giovanetti interni ed esterni, entusiasmati della festicciuola, riuscita veramente bene.

Verso le 17, S. Em., lieto delle festose accoglienze e con la visione d'un avvenire migliore per la gioventù di Terrasanta, salì sull'automobile messa a sua disposizione dal Comando italiano, accompagnato da Mons. Barlassina e dal Console d'Italia, cav. Tuozzi, fra i battimani dei giovani e delle persone, che gremivano le strade adiacenti.

Per l'Eminentissimo e per tutti i nostri benefattori, avremo un ricordo speciale nelle. nostre preghiere nelle prossime feste del Santo Natale.

Ricordi di guerra e nuova fondazione in Baviera.

Il salesiano D. Augusto Trummer, che compì parte dei suoi studi in Italia, da Freyung (Baviera), in data 8 novembre 1919, dà al sig. Don Albera queste interessanti notizie:

« Nel 1917 ero a Trieste, quando venni chiamato a fare il soldato, ed ebbi la fortuna di ricevere subito la cura d'anime in due lazzaretti di Erlangen, una città poco distante da Norimberga. Là potei fare molto del bene, non soltanto ai miei connazionali, ma anche ai prigionieri italiani, francesi, ecc. Non potrà credere quanta gioia era per gl'italiani di trovare un sacerdote, che capisse la loro favella. Ho preparato tanti al gran viaggio per l'eternità e devo dire con sincerità che, generalmente, erano gli italiani che di buona voglia ricevevano con divozione il Santo Viatico. Non così gli altri. Io credeva che ciò facessero perché io era tedesco, perciò feci chiamare un loro sacerdote, ma anche egli il più delle volte non potè far niente. Mi sanguinava il cuore vedendo morire quei prigionieri senza gli ultimi Sacramenti.

Fui ogni giorno da 5 a 6 ore in visita agli ammalati e feriti, ed ebbi ogni domenica da dire due messe e da fare due prediche. Tenevo un breve discorso a tutti i funerali, sia per i nostri soldati, come per i prigionieri. Talvolta avveniva che venissero seppelliti insieme un italiano ed un francese, ed allora diceva alcune parole prima ai nostri soldati (perchè anche quando si seppelliva un prigioniero, v'erano circa 30 soldati nostri con un ufficiale): poi ne diceva alcune in italiano ai prigionieri italiani, ed infine ne leggeva altre in francese ai prigionieri francesi. Non era obbligato a ciò, ma lo faceva per potere indirizzare una buona parola ai prigionieri.

I due cappellani militari italiani (Sac. Fr. Marinelli, parroco di Fornello, prov. di Perugia, ed un Cappuccino della Provincia di Venezia) che furono successivamente nell'accampamento dei prigionieri, fecero buona impressione sul clero della città di Erlangen. Coi preti italiani stava in ottima relazione. Accompagnai D. Marinelli da Erlangen a Bamberga, ove visitammo insieme l'Arcivescovo, che ci accolse cortesemente.

Sopraggiunta la rivoluzione, i prigionieri italiani m'invitarono all'accampamento per fare un pranzo all'italiana con loro. Accettai e mi trovai in compagnia di D. Marinelli, del Capitano Medico italiano Dr. Luigi Sallustio e di un Padre Cappuccino, Lettore in S. Teologia.

Nel dicembre venne di passaggio una commissione italiana, e visitò anche gli ammalati italiani del mio lazzaretto. Io mi presentai come cappellano tedesco del lazzaretto, e poi come figlio di Don Bosco.

Appena il colonnello medico ebbe sentito che io era salesiano, mi strinse subito fortemente la mano dicendo: « Cottolengo e Don Bosco sono la gloria d'Italia » - e questo disse in presenza di tutti gli ufficiali, il che mi fece tanto piacere.

Da Erlangen nello scorso febbraio io venni trasferito alla nostra Casa di Wurzburg, ove stetti sino alla fine di settembre, e di là fui inviato qui a dirigere questa nuova. Casa Salesiana.

Mandai un rendiconto all'Arcivescovo sulla cura d'anime avuta nei Lazzaretti di Erlangen. Sua Eccellenza se ne mostrò assai soddisfatto e mi fece l'augurio ch'io possa, come figlio di Don Bosco, lavorar molto pel bene della gioventù.

Ecco ora qualche notizia su questa nuova Casa. Siamo giunti qui D. Lakner ed io il 28 settembre, ed abbiamo subito incominciato a lavorare nelle scuole popolari, nell'Oratorio festivo e nel Sacro Ministero.

La Casa nostra è intitolata « Josefsheim ». Essa è nuova, corroda, con una bella sala pel teatro, ove vi è già un apparato per le proiezioni luminose, ed al presente stiamo preparando un luogo adatto per l'apparecchio cinematografico che il sig. Parroco ha già acquistato.

Essendovi nel « Josefsheim » ancora degli inquilini, provvisoriamente abbiamo preso stanza nella canonica, ove ci troviamo bene oltre ogni dire. Il Parroco ha una sessantina d'anni, e si occupava già molto della gioventù, specialmente nei giorni festivi. È veramente un uomo di Dio. Nessun lavoro gli è grave, quando si tratti del bene delle anime, specialmente della gioventù. Ciò che manca al « Josefsheim » è un cortile, ma noi speriamo di poter comprare un prato confinante, e così rimedieremo a questa mancanza. Intanto abbiamo a nostra disposizione il cortile del parroco.

Nelle scuole popolari facciamo complessivamente 22 ore di scuola di Religione alla settimana, di cui otto ore sono in scuole fuori di Freyung, a circa un'ora di distanza. I giovani vengono ogni sera da noi, ove giuocano e leggono, perché abbiamo anche una bella biblioteca.

Abbiamo molto da lavorare anche nel sacro ministero, perchè gli abitanti, avendo sentito che a Freyung vi sono i Salesiani, vengono in gran numero a confessarsi, anche quelli che non appartengono alla parrocchia. Nel giorno di tutti i santi e dei morti vi furono circa 2500 comunioni.

Ogni domenica e giorno festivo vi è la messa degli scolari con un discorsino.

A detta messa partecipano pure anche molti adulti. Mediante la confessione e la predicazione noi procuriamo il bene delle anime non solo in Freyung, ma anche nei paesi vicini.

Benchè Freyung sia solo un borgo, tuttavia vi risiedono tutte le autorità civili. Il Capitano distrettuale è da molto tempo cooperatore salesiano. Egli stesso chiese che i figli di Don Bosco venissero a Freyung, e fece sì che 5000 marchi dell'interesse della « Wiedestiftung » venissero per cinque anni erogati a noi, sia pel nostro sostentamento, come per l'Oratorio festivo.

Quattordici giorni fa vi fu un trattenimento nel teatro di «Josefsheim » e lo presenziarono le maggiori autorità civili. Durante lo spettacolo parlò il sig. Parroco, che ci presentò alle autorità civili ed alla popolazione. Dopo parlò il sottoscritto, ed infine il Capitano Distrettuale esprimendo la gioia di avere i figli di Don Bosco nel suo distretto, ed esortando i genitori ed i maestri a cooperare coi Salesiani nella difficile opera dell'educazione.

Abbiamo già ricevuto dalle famiglie della cittadina molte cose: biancheria da tavola e da letto, asciugamani, lettiere, coperte, suppellettili da cucina ecc., sicchè quando potremo prender possesso della casa, avremo già le cose più necessarie. Ci portarono anche delle uova, dei pomi ecc.

Il lavoro è grande. Ognuno di noi, due volte alla settimana, deve andare in scuole che sono distanti un'ora dalla città; ma siamo ben provvisti di scarpe, ne abbiamo persino un paio da bersaglieri... Preghi, amatissimo Padre, dica un 'Ave nel Santuario di Maria Ausiliatrice, perchè abbiamo a diportarci da veri figli del Venerabile Don Bosco, sicchè l'Opera sua possa fiorire anche nei nostri paesi, e noi possiamo lavorare molto per il bene della gioventù... ».

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria dal 10 dicembre al 10 gennaio:

I) il 25 dicembre, Solennità del SS. Natale;

2) il 1° gennaio, Circoncisione di N. S. G. C.; 3) il 6 gennaio, Epifania del Signore.

LETTERE DEI MISSIONARI

MATTO GROSSO (Brasile)

La conversione di un'india in punto di morte.

( Lettera del Missionario Don Cesare Albisetti).

Colonia S. Cuore di Gesù (Matto Grosso), 15 agosto 1919.

Rev.mo Sig. D. Albera,

Durante la visita del sig. Ispettore, Don Pietro Massa, ebbi occasione di narrare varii episodi o fatterelli di vita missionaria, finchè, un giorno, l'Ispettore mi domandò:

- Ha steso relazione di tante belle cose?... No?!... Bisogna farlo, bisogna farlo... -- E, dissipate tutte le mie difficoltà, conchiuse: - Scriverò al sig. Don Albera, annunziando la sua relazione.

Cosicchè, amato Padre, son qui ad ubbidire, e voglia il Cielo che oltre all'essere di frutto per me, possa esserlo anche per altri, qualora questa mia fosse offerta ai lettori del Bollettino.

Nella varietà di questa vita di missione non mi torna certo difficile lo spigolare fatterelli od aneddoti, che non sarebbero privi di amenità e di interesse, ma ci manca il tempo. Ora, fra i tanti, mi sforzerò di abbozzarne uno che mostrerà anche le difficoltà che ostacolano l'opera del Missionario, e insieme dirà come il Cuore SS. di Gesù ci assista sempre e si degni, anche per mezzo dei figli del Ven. Don Bosco, manifestare la sua misericordia, il suo amore verso questi poveri infelici, redenti anch'essi dal suo preziosissimo Sangue.

Un giorno, al mio entrare fra le capanne del piccolo villaggio dei Bororos, fui accolto da un disperato latrare di cani. Ve n'erano di tutte le sorta: ma tutti di una magrezza straordinaria e con le patenti di minore o maggiore abilità nella caccia, a seconda che erano più o meno scodati. È curioso, ma è così, perchè l'amabile padrone, a ogni mancanza del povero animale nel grande ufficio della caccia, lo punisce col taglio di un pezzo di coda; la qual sorte è riserbata anche alle orecchie e, ben inteso, non tutto in una volta, ma a poco a poco, pezzettino per pezzettino. Non feci molto caso del poco garbato ricevimento, che omai serviva di annunzio del mio arrivo, e andai diffilato alla porta di una capanna. Facendo udire la mia voce, lentamente spostai il cannucciato che serviva di porta ed entrai. La povera ammalata giaceva immobile sulla sua stuoia; mentre il marito stava attorno a una grande marmitta di terra cotta, nella quale bollivano alcuni pesci.

- Buon giorno, dissi, sono venuto anche oggi a trovarvi: siete contenti?

Nessuno dei due mi rispose. L'ammalata mi guardò di sfuggita con un occhio triste, triste; l'uomo borbottò non so che cosa, mentre, nervosamente, attizzava il fuoco. Stupito di così insolita accoglienza, dissi tra me: - Qui ci dev'essere qualche cosa di nuovo, il Signore mi aiuti. - Mi appressai all'ammalata, le passai la mano sulla fronte, le toccai i polsi, e:

- Imuga Pega (mia nonna), perchè sei così triste oggi? Non far quella faccia così brutta... E tu (rivolto all'uomo), perchè non mi guardi? Sei forse arrabbiato con me?

Rimasero ancor muti. Cercai, tanto per avviare il discorso e vedere di scoprire il mistero, di farmi dire la storia dei pesci, che stavano cuocendo, ma anche questo fallì. Nessuno parlava; si udiva solo il respiro affannoso dell'inferma che, presa da un forte colpo di tosse, chiese al marito la piccola scodella, in cui era un liquido di color oscuro.

- Che cos'è? chiesi, per vedere se questa volta ero più fortunato: che cos'è? ... È buono?

- È miele; ne vuoi anche tu?

E intanto, dopo essersi servita, mi offriva la scodella e la conchiglia, che usava per cucchiaio.

Non seppi reprimere un sentimento di nausea, ma vedendola insistere, dissi:

- Sì, ne prendo, perchè mi piace molto; ma poi mi direte perchè oggi siete così tristi?

- Sì, sì, prendi, parleremo, ti diremo tutto.

Con qualche ripugnanza feci cadere in bocca un po' di quel benedetto miele, che mi parve amaro come il tossico. Restituii conchiglia e scodella e: - Imuga pega, parla, non nascondere nulla a chi ti vuol bene.

Sì, sì, sta attento. Stanotte l'Aroe torari (lo stregone) parlò ai Bororos. Non hai sentito?

- Sì, ho sentito uno a parlare; ma che cosa disse?

- Comunicò le parole dello spirito. Egli disse che le mie due figlie, quelle che tu stesso hai battezzato poco prima che morissero, stanno soffrendo molto. Soffrono un grandis simo calore, non hanno acqua, non hanno carne, non hanno pesce, non hanno vestito: soffrono, soffrono, e piangono. Il Missionario v'inganna, conta bugie quando vi insegna che dopo morte andrete lassù, in alto, a godere. Se soffriamo tanto adesso che siamo così distanti dal sole, che cosa sarà, se poi andremo lassù, in alto, dopo morte? Là si soffre: là si è bruciati dal sole, non vi è acqua... Così ha detto lo spirito e per questo ci vedi tristi. Ah! le mie povere figlie! il fuoco le divora, non hanno acqua... Ah!...

Si poteva inventare di peggio per straziare una povera madre, negli ultimi istanti di vita? Con quali argomenti allontanare dalla lor testa queste menzogne, dette da chi parla in nome dello spirito, nella cui parola hanno gran fede? Mi sovvenni, in buon punto, di un sogno che aveva fatto, e senza esitare :

- Oh! dissi con aria sicura e rasserenata, è per questo che siete tristi? Sentite, sentite quello che ho visto e udito io l'altra notte; state attenti. Stavo dormendo, quando la stanza tutta si illuminò. Io aveva molta paura e voleva scappare; ma una voce bella e soave mi disse: - Padre Cesare, non andar via; son io, non aver paura. Non vedi qui presso di me due che tu devi ben conoscere? - Guardai meglio e riconobbi in chi mi parlava Padre Giuseppe

Pessina. Lo ricordi ancora quel buon Missionario che vi voleva tanto bene? e che è poco che morì nella Colonia? Fissai bene anche quelle che lo accompagnavano, ma invano. Se avessi visto come erano belle! Le ricopriva un bianchissimo vestito; una fascia rosa cingeva loro i fianchi; i bottoni rilucevano come tante piccole stelle e avevano sulla testa una ghirlanda di fiori. Oh! come erano belle!

I miei uditori stavano a bocca aperta.

- Dunque, continuai, io non le riconosceva, ma Padre Pessina mi disse: - Queste sono le due figlie di Edvige, che tu stesso battezzasti. Esse godono con me, non soffrono, non manca loro nulla, sono felici di avere ascoltata la parola del Missionario. Sono in paradiso e là aspettano la loro mamma e pregano per essa, perchè l'amano assai più di quando vivevano insieme sulla terra. - Voleva informarmi ancora di tante cose, ma, cantando un'aria molto bella, sparirono.

Tacqui un istante, e poi soggiunsi:

- Adesso sarete ancor tristi?

Diedero ambedue un respirone di contentezza, e li vidi liberarsi da quell'incubo tremendo... E mi dissero:

- Ma, è proprio vero?

- Non mi credete?

- Ma e allora... lo spirito? ...

- Lo spirito che parlò è lo spirito cattivo, lo spirito della menzogna. Non ricordate quante volte vi ha ingannati?

La tristezza scomparve interamente : quei volti, prima così selvaggiamente brutti, si andarono rasserenando.

Vedendo che la cosa aveva preso ottima piega, mi feci coraggio e: - Imuga pega, hai capito? hai sentito ben tutto? hai sentito come ti vogliono bene le tue figlie, come ti aspettano? Desideri andare con loro?

- Molto, molto...

- Ma tu potresti? Sei forse cristiana?

- No, ma... lo voglio essere, lo voglio subito. Io credo a tutto quanto il Missionario m'insegnò e voglio che la mia testa sia bagnata (voglio essere battezzata); perche voglio andare in paradiso colle mie figlie, colla Madonna.

Il pio desiderio fu subito esaudito e l'acqua battesimale liberò quell'anima dall'oppressione del demonio. Vedendo l'inferma anche fisicamente più sollevata, presi commiato. Lasciai alcune cosette in dono ed uscii commosso da quella povera capanna, dando lode al Signore, sempre grande nella sua misericordia.

Al dopo pranzo m'imbattei colla suora che discendeva dal villaggio verso la residenza.

- Ebbene, chiesi, ha visto la nostra Edvige?

- Sì, mi pare che il male precipiti, però la trovai contenta come una pasqua, perchè ha ricevuto il Battesimo. Di una cosa si è lamentata: « Ora, mi disse, sono cristiana, ma il Padre non mi ha dato ancora la piccola croce che regala a chi riceve il battesimo. Non vedi che non l'ho al collo e non ho nemmeno la medaglia? «

- È vero, risposi, che dimenticanza! Ma via, anche questo serve a far risaltare le buone disposizioni, la fede della neofita. Vado subito ad accontentarla.

E volai alla capanna.

- Imuga pega, sono qui di nuovo, e vengo con gli ornamenti del cristiano.

- Oh molto bene, è quello che desideravo.

Ricevette con sodisfazione il piccolo Crocifisso e la medaglia che le presentava; baciò l'uno e l'altra, e ne pose al collo il cordoncino, ritenendo quei cari oggetti stretti fra le mani. Stetti un poco ad osservarla.

Questi indii, quando sono colti da una malattia, la disprezzano, continuando nella vita abituale fino a che, sopraffatti dal male, si abbandonano sulla loro stuoia, dandosi completamente vinti. Credono ai nostri rimedi, ma ancor più ai loro, specie a quelli del loro stregone, e, se questo li dichiara incurabili e ne predice la morte, gli infelici attendono la loro fine con rassegnazione veramente stoica. Difficilmente dalla loro bocca esce un lamento... È una cosa che mi ha sempre impressionato. Se la fede ravvivasse quei dolori, quanti meriti pel Cielo!

Ma sul volto dell'inferma che mi stava sotto gli occhi, si leggeva una rassegnazione ben differente. Non era la rassegnazione di chi, impotente e condannato dallo stregone, aspetta la fine, ma una pace soave, piena di speranza; non era la solita stoica indifferenza, ma una forza morale, tutta nuova, che traspariva dal suo sembiante. Man mano che la violenza del male ne abbatteva il corpo omai disfatto, sembrava che una vita, una forza fino allora non conosciuta, le animasse lo spirito.

Mentre andava così fantasticando, arrivò la suora con una giovinetta, un'altra figlia della moribonda.

- Imuga pega, dissi allora, vedi? Nostro Signore ti vuol molto bene, vuol farti un'altra grazia. Ho portato con me un olio, santo e salutare, ti farà bene.

- Si, sì, ma... sono cristiana, amerei di più di andare in paradiso.

- E questo, se è tale la volontà di Dio, ti aiuterà ad andare in paradiso.

La suora e la ragazza, in ginocchio, pregavano; ed io, tratto dal piccolo involto l'occorrente, incominciai l'amministrazione dell'Estrema Unzione.

Terminato il sacro rito, la moribonda, con una forza, con una voce, che era impossibile supporre in un corpo così indebolito dalla malattia, prese a dire a vari indii presenti:

- Vedete? sono molto ammalata, il male mi divora, ma sono contenta! I miei capelli non sono tinti di rosso e nero, il mio corpo non è coperto di penne, ma sono contenta, perchè il Padre mi ha battezzato. So che volete far sopra di me le vostre cerimonie, ma io non voglio. Avete inteso? Io sono cristiana, il Signore è con me, ed io ho gettato lontano da me tutte le cose vostre.

Gli astanti ascoltavano muti, impassibili, con la testa bassa, come colpiti da un forte rimprovero.

Terminate queste parole, la morente si riposò alquanto, poi, guardando affettuosamente la figlia, rivolse a lei la parola. Oh! se le potessi ripeter bene tutte le sue parole, e con quello stesso accento con cui furono pronunziate! Tenendo per mano la giovinetta:

- Mia figlia, le diceva, io muoio cristiana, io andrò in paradiso. Tu ascolta il Missionario e fa' come lui dice; io l'ho ascoltato e sono contenta. Verranno a tentarti i cattivi, ma tu fuggi da loro: non fare come essi fanno. Il Missionario ti unirà un giorno in matrimonio; allora tu e il tuo sposo vivete bene insieme. Fa' in modo di trovarti contenta come me, vicina a morte. Ricòrdati, sono le ultime parole di tua madre.

La giovinetta ascoltava con gli occhi rossi di pianto. Mai avevo assistito ad una scena così commovente.

Alle parole dell'inferma segni un generale silenzio, che interruppi io per dirle alcuni motivi di conforto; quindi con voce tremante la salutai, salutai tutti, e, promettendo che prima di sera le avrei fatto altra visita, uscii. M'imbattei nello stregone, e non potei far a meno di fargli un mesto sorriso, dicendo tra me : « Povero infelice! Oh! se tu fossi stato là ad udire le parole di chi hai tanto addolorato con le tue bugiarderie! ».

Mantenni la promessa. Era sul tramontare del sole, quando saliva la piccola collina, sul cui ripiano giace il villaggio. Nella capanna, accanto l'inferma era solo il marito che, sputandosi rumorosamente sulle mani, le passava sul petto di lei, perchè il respiro erasi fatto più difficile.

- Sono io, imuga pega! Mantengo la promessa.

- Sì, ma vedi, non sono ancor morta! Il sole va sotto, ed io...

- Davvero, interruppe il marito, credevo che col tramonto del sole cessasse di vivere, e il sole è quasi andato via ed ella è ancor qui!

- Padre, quando morirò? Voglio morir presto, le mie figlie mi aspettano... Come sono belle... La Madonna come è bella!

- Sì, sì, risposi, la Madonna verrà a prenderti. Domani è il 24 del mese, e noi preghiamo in modo particolare la nostra Madre Maria: vedrai che essa verrà a prenderti.

- Oh! bene, bene. E giungendo le mani sul petto, stringeva affettuosamente il piccolo Crocifisso e la medaglia.

- Imuga pega, prima che io ti lasci, recita un'Ave Maria con me, poi ti darò la benedizione della nostra Madre, Maria Ausiliatrice.

Lentamente pronunciò le parole dell'Ave Maria e anche il marito, in ginocchio, le ripetè devotamente. Io recitai la formula, la benedissi e l'affidai nelle mani della Vergine SS.

Al tocco dell'Ave Maria del giorno seguente, 24 del mese, eccheggiava nel villaggio il grido di costume annunziante morte. Maria Ausiliatrice era proprio venuta a prendere quell'anima fortunata!

Lo spirito delle tenebre fece di tutto per tenerla sotto il suo giogo; ma fu vinto. Ora, dall'eterna gloria, come speriamo, la buona Edvige invocherà grazie celesti sui suoi che ancora giacciono nelle tenebre dell'errore, sui Missionari e su chi in vari modi coadiuvano l'opera loro.

Fra tante spine il Signore, misericordioso, fa pure sbocciare profumatissime rose, che tanto confortano e rallegrano l'animo nostro, e anche il suo, amato Padre, e quello di tanti buoni che pregano, affinchè il Regno di Gesù Cristo più e più si dilati.

Benedica a tutti di questa lontana Missione, in modo speciale a chi ha l'onore di professarsi Di Lei, rev.mo sig. Don Albera,

Aff.mo Figlio in C. J. et M. A.

Sac. CESARE ALBIsETTI Missionario Salesiano.

Il 25° dell'Opera Salesiana nel Matto Grosso.

A commemorare il compiersi dell'anno 25° del Collegio Salesiano di Cuyabà, hanno dato la più cordiale adesione tanto il venerando Arcivescovo Metropolitano, quanto il Presidente dello Stato.

S. E. R. Mons. Carlo Luigi d'Amour si degnò presiedere il saggio finale e la premiazione dei giovani alunni del Collegio di S. Gonzalo, e S. E. R. Mons. d'Aquino, Salesiano, Presidente dello Stato, si fece un dovere di sedere a fianco del venerando Arcivescovo. Ciò avveniva il 27 luglio u. S.

Pochi giorni prima, il 17 luglio, l'Ecc.mo Mons. d'Aquino era stato a visitare l'Istituto in forma ufficiale, accompagnato dalle prime Autorità dello Stato. In suo onore gli alunni eseguirono uno splendido saggio ginnico-musicale.

A ricordo del 25° dell'Opera di Don Bosco nel Matto Grosso, venne eretto dalle fondamenta un nuovo corpo di fabbrica per le scuole professionali dell'Istituto, e indetto un Congresso Nazionale dei Cooperatori Salesiani, di cui attendiamo il resoconto.

In adesione al Congresso Nazionale dei Cooperatori del Matto Grosso vennero tenute dal salesiano dott. D. Antonio Fasulo alcune conferenze con proiezioni luminose sull'opera civilizzatrice svolta dalla Missione Salesiana del Matto Grosso tra la tribù dei Bororos, e precisamente: - il 24 e 25 agosto nel teatro dell'Oratorio Salesiano di Trieste, - il 28 e 29 agosto a Este, a iniziativa del Circolo S. Prosdocimo, - il 21 e 22 settembre a S. Gregorio di Catania, con intervento del Seminario Arcivescovile, -- il 23 e 24 settembre a Catania nell'Oratorio S. Filippo Neri, - il 28 e 29 settembre a Palermo nel salone del Cinema Excelsior, - il 4 e 5 ottobre a Canicatti nel teatro sociale, a, cura di un Comitato di nobili Dame Patronesse, - il 19 ottobre a Messina, nell'Istituto S. Luigi, alla presenza dell'Arcivescovo, - il 25 e 26 ottobre a Gatta girone nel Salone del

Municipio, con intervento di S. E. Mons. Del Bono, - il 27 ottobre a Catania nell'Istituto S. Francesco di Sales, - il 2 novembre a Genzano di Roma -- il 1 e 4 novembre a Roma al S. Cuore, - e il 23 novembre nell' Oratorio di Torino per i giovani alunni.

Un'esposizione scolastica delle Missioni della Patagonia.

Il Collegio Salesiano della Pietà, di Bahia Blanca, celebra quest'anno le sue nozze d'argento.

Affine di ricordare la fausta data e quasi porne a ricordo una pietra miliare, insieme con altri festeggiamenti e cerimonie commemorative, si è indetta un'Esposizione di lavori scolastici dei Collegi delle Missioni Salesiane della Patagonia, la quale farà palesi il metodo d'insegnamento, il profitto e la diligenza degli alunni.

L'Esposizione scolastica, qui accennata, venne inaugurata negli ampi saloni del Collegio di Bahia il 12 ottobre u. s. Ottima pur la scelta della data, che segna il giorno della scoperta del Continente Americano, perchè i piccoli espositori son figli, quasi tutti, di quelle immense lande patagoniche, ove, non sono molti anni, regnava ancora la barbarie.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Rammentiamo,

ancor una volta, la raccomandazione fatta dal sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, di continuare pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa, come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi, gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

Agli Ascritti alla "Associazione„ di Maria Ausiliatrice

Commento allo Statuto dell'Associazione - in occasione del cinquantenario della erezione canonica - 1869-1919 (*).

VIII.

Rispettiamo e facciamo rispettare il giorno festivo.

Ecco un altro mezzo che il Ven. Don Bosco propose agli Ascritti all'Associazione di Maria Ausiliatrice per meritarsi la protezione della Madonna, e sul quale diremo brevi parole.

L'età nostra fu presa dalla mania del guadagno e del lavoro. L'industria s'impossessò di tutte le scoperte e di tutti i trovati per accrescere la produzione, la vendita, il guadagno; e perciò per costringere gli uomini, e specialmente gli operai, a un lavoro continuo senza interruzione di giorno e di notte, senza rispettare i diritti fisici di corpo; senza rispettare i diritti morali e religiosi dell'anima. E l'uomo dimentico di Dio, dell'anima, intento unicamente alla materia, parve materializzarsi e godere di non esser anche lui che materia, tutt'al più un po' meglio perfezionata. E la vita umana non fu più altro che un successivo logoramento di forze, e l'uomo ridotto a una condizione quasi più triste di quella dei bruti.

Ma nessuna cosa violenta è durevole, dicevano già gli antichi, ed ecco la reazione: ed ecco ora i lavoratori, nel senso più materiale della parola, esigere la diminuzione delle ore di lavoro ed insieme l'aumento di paga, e ottenuto l'aumento di paga e la riduzione del tempo di lavoro alle otto ore, ecco domandare la giornata di sei ore, la settimana di cinque giorni, un aumento del 6o% sui salari ecc. ecc. Dove si andrà a finire?

L'uomo ha violato la legge fondamentale data da Dio all'umanità: Lavorerai sei giorni, e il settimo riposerai, e lo santificherai. E nella violazione

ha trovato il suo castigo: di qui, le costituzioni fisiche, fiacche, deboli, nervose e nevrasteniche: di qui, la ribellione ai padroni, ai quali invano i sacerdoti, i vescovi e il Papa raccomandavano sensi più umani e la giustizia e la carità cristiana. Di qui, eccoci a un punto spaventoso per tutti, ma luminoso per i nemici dell'ordine, della giustizia e della pace.

Che fare? Gli studiosi della quistione sociale propongono molti rimedii, e non neghiamo che molti di questi rimedii siano buoni ed anche efficaci, almeno per il momento; ma, se si vuole che i rimedii producano un bene duraturo, bisogna ritornare alla legge fondamentale del lavoro: l'uomo deve mangiare il pane bagnato dal sudore della sua fronte (1): sia poi il lavoro manuale o intellettuale, tutti devono lavorare e ricordare il precetto di S. Paolo: «Chi non vuol lavorare, non deve mangiare » (2); e insieme ricordare il comando del Signore di riposare il settimo giorno, e santificarlo (3).

Quindi non lavorare la domenica, non far lavorare i dipendenti, udire la S. Messa, intervenire all'istruzione religiosa. È nella chiesa, e specialmente la domenica, nell'istruzione religiosa, che sono a tutti ricordati dal Ministro di Dio i doveri dei poveri e dei ricchi, dei padroni e degli operai, dei padri e dei figli, dei mariti e delle mogli, delle classi dirigenti e di quelle dirette. Lì non si adula, non s'inganna e non si parla solo di diritti, ma più e soprattutto si ricordano i doveri verso Dio e verso il prossimo. Quando si tornerà ad ascoltare questa divina parola, l'uomo si ricomporrà, deporrà l'ira e l'odio e ogni mala vo

lontà; s'armerà di spirito di pazienza e di sacrifizio, confortato e sostenuto dalla ferma speranza di un premio e d'una mercede superiore e imperitura; e allora si ricomporrà la famiglia, la città, e la nazione avrà pace; pace nella giustizia, nel dare a ognuno il fatto suo, e prima di tutti a Dio, creatore dell'uomo e autore della famiglia e della società.

Ora chi, dopo Dio, ama più di tutti l'uomo, la famiglia, la società? Chi più di tutti vuole che gli uomini siano buoni, le famiglie ordinate e le nazioni in pace? Non forse Maria SS., che è chiamata la Madre del bell'Amore e Regina della pace? Mater pulchrae dilectionis, Regina pacis.

Quindi noi, rispettando la domenica, facendola rispettare dai nostri dipendenti, noi osserviamo una legge fondamentale imposta dal Creatore a tutta l'umanità; noi santificando la domenica con intervenire alle sacre funzioni, con accostarci ai SS. Sacramenti, con ascoltare la parola divina, noi santifichiamo noi stessi, osserviamo la legge dell'amore verso Dio e saremo pronti e generosi a osservarla verso il prossimo; dando ai nostri dipendenti il tempo di santificare la domenica, d'istruirsi nella religione, noi li mettiamo in grado di migliorare sè stessi; e se tutti migliorano se stessi, non sarà migliorata la società che è composta d'individui?

Rispettiamo dunque, santifichiamo e per quanto sta da noi facciamo rispettare e santificare la domenica. Maria SS. al mirare tanta gente che, lasciati i campi e le officine, si avvia al tempio per ringraziare Dio dei benefici ricevuti, e domandargli perdono delle mancanze commesse per umana fragilità, gioirà d'intima gioia, e quante grazie otterrà a chi procura a Dio tanto onore e a Lei tanto contento! La Vergine SS., comparendo il 18 settembre del 1846 ai due pastorelli, Massimino Giraud e Melania Calvat sul monte della Salette, tra le altre cose disse loro: -- «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, io sarò costretta a lasciar libero il braccio di mio Figlio: ormai il suo braccio è così forte e così pesante che io peno a trattenerlo. Da lungo tempo io soffro per voi! Se io voglio che mio Figlio non vi abbandoni, sono costretta a pregare, a pregare senza posa per voi. Voi avete un bel pregare e un bel zare, ma non potrete giammai ricompensarmi della pena e cura che mi prendo di voi ».

Ma, e che cos'era che armava il braccio di Gesù contro il popolo e faceva penare la SS. Vergine? Eccone la ragione: « Coloro che conducono i carri, non sanno più parlare senza profanare il nome di mio Figlio. Dio dice: Vi ho dato sei giorni per lavorare e mi sono riservalo il settimo; ma non si vuole concedermelo ». Ecco ciò che aggrava tanto il braccio di mio Figlio.

Della bestemmia parlammo l'altra colta, e speriamo non invano. Ora per seguire il corsi o di Don Bosco, per sodisfare al vivissimo desiderio di Maria SS., cerchiamo « per quanto sta da noi, di togliere ogni ostacolo che possa impedire la santificazione dei giorni festivi ».

(Continua) .

(1) Genesi, 3, 19(2) II Tessal., 2, 7(3) Esodo, 20, 10.

GRAZIE E FAVORI (*)

Ricorrete a Maria Ausiliatrice !

Mi trovavo da lungo tempo nelle più crudeli angustie per una calamità spirituale, che pesava sulla mia buona popolazione e che minacciava di degenerare in uno scandalo gravissimo, senza ch'io vedessi alcuna via di scampo. Dopo di aver fatto ricorso a tutti í mezzi umani, posi la cosa nelle mani di Maria Ausiliatrice, recitando e facendo recitare replicatamente la novena di Don Bosco e promettendo di far pubblicare la. grazia a gloria di Dio, ad onore della Madonna e a salute delle anime. Ebbene: al tempo stabilito, la grave difficoltà si sciolse nel modo preciso da me indicato. Cosicché non è possibile mettere in dubbio il miracolo operato dalla misericordia di Dio per intercessione della Vergine Ausiliatrice e del suo fedel Servo Don Bosco.

Ed ora compio il dovere di ringrazìare pubblicamente la Vergine Santa, esortando i miei Confratelli nel Sacerdozio e quanti desiderano aiuto nelle cose spirituali e temporali a chiederlo con fiducia a Maria, Aiuto dei Cristiani, perchè non lo chiederanno mai invano.

Viva Maria Ausiliatrice! Viva Don Bosco Venerabile e santo.

Settembre 1919.

Un Parroco della Diocesi di Novara.

GEMONA. - 5-XI-1919. - L'11 gennaio del 1914 il mio figliuolo maggiore, reduce da lontani lidi, faceva ritorno in famiglia in pessime condizioni di salute. Il medico giudicò trattarsi di cancrena polmonare, e quindi impossibile la guarigione. In seguito a consulto con un celebre professore, fu deciso di tentare un'operazione difficilissima, alla quale il ragazzo non volle assoggettarsi. La mia fede in Maria Ausiliatrice fu sempre viva e ad essa ricorsi promettendo di pubblicare la grazia di questa guarigione, se l'avessi ottenuta.

Oh! bontà di Maria! Con una semplice cura, prescritta dal medico curante, il mio figliuolo cominciò a migliorare: dopo due mesi fu riconosciuto abile al servizio militare e per quanto fu lunga la guerra ne sostenne tutti i disagi, affrontò tutti i pericoli, guarì da due ferite, una delle quali gravissima, senza risentire mai alcun incomodo, ed oggi, in questo giorno sacro alla Madonna del Rosario, egli ha fatto ritorno in famiglia, sano e salvo. È dunque con un senso di viva gratitudine che io sciolgo il mio voto! Voglia questa dol- cissima Madre continuare a proteggere la mia famiglia.

T. B. S.

MILANO. - 24-VIII-I9I9. - Le signorine, impiegate e studenti, del Pensionato diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Milano Via Copernico, 18, -- sentono vivo il bisogno di porgere a Maria Ausiliatrice pubbliche azioni di grazie, per la materna efficace protezione loro accordata in momenti particolarmente angosciati.

Quando la febbre influenziale imperversava in città, facendo tante vittime, esse invocarono fiduciose la speciale protezione di M. A., e questa buona Madre benedisse le sue figliuole per modo che neppur una fu colpita dal terribile male.

Profondamente grate, a ricordo di tanta grazia, vollero porre uno scettro di argento dorato alla statua di Maria Ausiliatrice della graziosa cappella del loro Pensionato, ed inviano un'offerta per la celebrazione d'una S. Messa al suo altare in Torino.

Le Pensionanti delle Figlie di M. A.

TORINO. - 2o-x-1919. - Ringrazio, benchè in ritardo, la cara nostra Maria SS. Ausiliatrice, che mi guarì da una grave malattia. Un'emorragia duratami parecchi mesi, mi ridusse ad una grave debolezza. Fui sottoposta a tutte le cure mediche suggeritemi, ma a nulla valsero. Due dottori che mi curarono ed un terzo professore dichiararono a quei di mia famiglia, essere io affetta da un tumore purtroppo inoperabile, epperciò non esservi più rimedio alcuno per me, e quindi contati i giorni della mia esistenza. Sempre fidente in Maria SS. Ausiliatrice, continuava a pregarla per intercessione del Ven. Don Bosco, supplicandoli mi ottenessero dal S. Cuore di Gesù la mia guarigione.

Ed oh! vero prodigio! Il giorno 24 del mese stesso, nel giorno della Commemorazione di Maria' SS. Ausiliatrice, cessò l'emorragia senza rimedio alcuno, fra lo stupore di tutti quanti mi assistevano ed ora, completamente guarita, godo più salute di prima.

Grazie siano rese a Te, o cara Ausiliatrice, per tanta bontà verso di me e verso la mia famiglia, che ti promette eterna riconoscenza.

Una Cooperatrice.

BORGOMANERO. - 21-VII-1919. - Un morbo crudele mi aveva così gravemente colpita da vederne minacciata l'esistenza. Mi rivolsi allora, di cuore, a Maria Ausiliatrice, promettendole una tenue offerta e la pubblicazione della grazia, qualora mi avesse guarita dal malore che pareva ribelle ad ogni rimedio. La mia preghiera fu subito esaudita e in breve tempo potei guarire.

Esultante, mentre adempio la mia promessa, prego la Santissima Vergine a continuare su di me e sulla mia famiglia la sua materna protezione.

Si associa pure con me nel ringraziare Maria SS.ma Ausiliatrice il fratello militare Giuseppe, prodigiosamente guarito da una grave infezione alla bocca.

POLETTI MARIA di Lorenzo.

ALESSANDRIA. - 24-VII-I9I9. - Mio marito, benchè di robustissima e sana costituzione, ai primi di giugno dell'anno scorso venne colpito da gravissima malattia. Di difficile diagnosi in sulle prime, si manifestò in seguito quale ileotifo per cambiarsi poi in tifo intestinale, ma, con tale violenza, che fin dal principio sembrò impossibile poterlo combattere. Riusciti vani i consulti ed i rimedi, impotenti le umane risorse, ed avvicinandosi la catastrofe, mi rivolsi con fede a colei che tutto può, a Maria SS. Ausiliatrice, promettendole una tenue offerta e la pubblicazione della grazia, se avesse esaudito le mie preghiere. La buona Madre non tardò a venirmi in soccorso. Contro l'aspettazione dei sanitari, il male cominciò lentamente a diminuire, fino a scomparire interamente.

Dopo 5o giorni di letto, mio marito entrò in piena convalescenza, ed oggi si unisce meco nel ringraziare Maria Ausiliatrice per la grazia ricevuta, invitando tutti a ricorrere a Lei in ogni avversità ed in ogni dolore.

Unisco un'offerta in ringraziamento del favore ottenuto ed affinchè Maria Ausiliatrice voglia sempre proteggere la mia famiglia.

BASSINIANA ANTONIETTA in PERCIVALLE.

ACQUI. - 8-xI-I9I9. - O Vergine Ausiliatrice, a Te tutta la mia gratitudine per avermi ridonata la salute dopo tanti mesi di gravi sofferenze. Fui seriamente ammalata, i miei cari molto trepidarono, ma la mia fiducia fu, sempre viva in Te; in Te che imparai a conoscere e ad amare dalle mie Educatrici, che son Tue Figlie. Accogli col elio grazie la mia tenue offerta, e fa' ch'io cresca, al tuo aurore la mia creaturina, a cui Tu mi hai conservata.

LUIGINA IVALDI.

ALLEGREZZE (S. Stefano d'Aveto). - I6-vIII-I9I9. - In questo giorno, che ricorda la nascita del Ven. D. Bosco, il mio pensiero torna commosso alla sua Madonna, la Vergine Ausiliatrice, che mi ha salvato dai gravi pericoli della guerra, in mezzo ai quali si trovò lungamente, impavido, il mio caro marito, restituendolo all'amore e ai bisogni della sua famiglia. Invio una tenue offerta in ringraziamento.

CATERINA GINOCCHIO in BADINELLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - A. B. di Albignasego (Padova), A. G. di Benevento, Abati S. ved. Facchetti, Adorno d. L., Alessandro S., Allegretti G. in Virgili, Amigoni E., Andreoletti M., Andreozzi P., Anessi E., Annoni G., Annoni M., Antonioli C., Arcadu M. G., Ardoino L., Ariazzi O., Armando G., Artisi G., Asplanato A. e G., Atzeni A. M., Auriti F., Antolini T., Aymonod G. G.

R) - B. L. di Lucento, B. L. Cooperatrice Salesiana di Torino, B. M. di Incisa Belbo, Bacchio G., Badera C.,. Bagatta C., Baggioli S. ved. Bollardi, Bainotti A., Bainotti G., Baldi M. in Gagliardi, Baldi M. in Ferroni, Balsamo C., Balzari Marcella, Baralis M., Barbera F., Barbero A., Barbero L, ved. Grigio, Barbessi M. in Guglielini, Barge G., Barolo A., Bassino N. in Vanner, Battiston suor M. A. Missionaria Francescana a Gemona, Bava E., Baucia C., Baudino M. in Sapino, Beccaria M , Bedas C., Bellavita T., Belioni C., Belloni coniugi, riconoscenti al Ven. D. Bosco, Bellugi A., Beltrami L., Berardi E., Beretta A., Berguet S., Bernotti C., Berozzi A., Berra G., Berretta A, in Pirovano, Bertoia A , Besenval C., Bétliaz G., Bettini E., Biandiate M., Biasi G. in Fiorido, Blengini, Boggiano L., Boggio A. e M., Boggio I., Boggio R., Bollano D., Bollati L., Bonabello V., Bonacina M., Bonanni eh., Bonavere C., Bonomi M. in Morandi, Borelli A., Borghetti E., Borino V., Boschetti E., Bosi A., Bosio D., Botta d. D., Bottini F., Bozzini E., Bravo suor Adelina, Brignone G., Broggi G., Brusadin P., Buccelletti M.. Buffa R., Buffolo A.

C) - C. D. di Amalfi, Cabras I., Caccia Beatrice in Corti, Calda L., Calderini suor E., Campagnola C., Cantone L. Capellini M.,, Cappa M., Caramello M., Carnelutti Isabella, Carta A. in Tamburino, Carta C., Caruselli M., Casalis B., Caschili E., Caserta S., Casoli E., Castellani A., Cattaneo avv. A. e T., Cazzavilla E., Cecchini d. F., Celada C., Cereda P , Cercai T., Checchia G., Chiabrando B., Chiabrando G., Chiapponi d. E., Chiosa C., Cimino A., Ciociola G., Cirillo M. ved. Sorna, Clerico, Colombo M., Colossi A., Comba R., Corni M., Como C., Comuzzi O., Congia M. L., Conremo G,, Contu-Cardia G., Corana M. in Blanc, Coppa C., Coppo E., Coriasco A., Corradi L., Cortellari E., Cortevesio E , Covertino A., Crescione C., Crespi B., Cresti A. suor Tommasina, Christillin G., Crosa C., Cuciz A., Cunrinatti R.

D) - D. M. di Savigliano, D'Ambrosio N., Daddi A., Dannusso M., Dappino M., Darboia C. ved. Maleone, Daro G. M., Da Silva Paranhos d. G. V., Debenedetto S., De Candido E., De Cieco D. P., De Giorgis Aurelia, De Guglielmo d. G., Del Grande G., Della Vigna L., Delleani M., Delzani S., Del Prato A., De Martini O., De Masi A., De Mauro M. in Mana, De Pao!is E., De Rosa L., Direttrice Figlie di Maria Ausiliatrice ai Vomero, Napoli, Dolazza M., Dotzo A. M., Dracco G.

E) - E. P. S. di Chambéry (Savoia), Ecchia I., Elena G., Equini R.

F) - F. A. di Varazze, F. Q. di Avigliana, Fabiani d. P., Falcetti F., Falchi N., Famiglie Accornero, Borsa, Bressi, Brossa (cooperatori salesiani), Cazzola, Colombo, Demichelis, Quintarelli, Fasciolo A., Fattori C., Fave,ro G., Federici M., Fenati A., Fenocchio C., Fenzi A , Ferrero A., Ferrero T., Ferretti G., Ferrini A., Ferro D., Filotti G. in Balzaretti, Fioravanti T., Floris-Puxeddu A., Foglino A., Fontana A., Forlani M. in Dedè, Forno Emilia, Fossati F., Fotto A., Fragale-Natoli G., Francinetti P., Francioli M., Franco C., Franco G., Francone M., Frascaroli T., Frattini F., Frattini G., Fuzzi S.

C) - G. M. di Case Bianche, G. P. di Torino, G. T. di Ornavasso, Gaida R., Galli suor A„ Gallione T., Gallo M., Garbagni D., Garberoglio A., Garbesi C. in Groppi, Gardin Z., Garelli M., Garibaldi E. in Ughetto, Garme A., Gasparolo C., Gatto G., Gazza O., Germana M. Passionista a Lucca, Geromini P., Gerosa ci. A., Ghirardo A., Giampietro R., Giannoni G., Giannoni M., Gilardi M., Giovannini G., Giannone cav. G., Gius suor M. Figlia di Maria Ausiliatrice, Gonzalez M. ìn Limongi, Gonzo P., Goveon R., Gozzi R., Gramaglia L., Grasso ved. L., Graziano F. e madre ; Graziani G., Grazzini A., Guaschino V., Guerra E., Guiguet L.

H) - H. O. di Orta Novarese.

I) - I. P. di Acqui, I. S. di Pontremoli, Isorni B., Ivaldi P.

L) - L. A. di***, L. A. di Empoli, L. B. A. di Sanremo, L. D. B. di Firenze, Lanzo A., Lavatino F., Leidi C. di Rivarossa, Leidi C. di Rivanazzano, Lelli L., Leonardi G., Lia A., Lombardi G., Longhitano P., Loviolo G. M. riconoscente a Maria Ausiliatrice, Lucchini RI., Luciano Giovanni, Lusardi S. in Zanninoni.

M) - M. A. di Casale Monf., M. A. di Chàtillon, M. G. di Terno, M. M. G. di Torino, M. R. dì Casteldelfino, M. R. di Santulussurgiu, M. S. di Livorno, Maccario M., Maffeo A., Maggiolo A. e C., Maggioni A., Malpeli C., Mambretti E., Mandelli S., Maunino G., Marchesani M., Marchetto A., Marenco F., Marescotti A., Margarita-d. G., Marini A., Marsaglia O., Marsura G. in Giacometti, Martano T., Marucco E., Maruzzi L., Dlarras V., Martini S., Masera D., Masseri d. E., Massolo A., Mattei suor S., Mazetti G., Mazzarello ch., Mazzarotto L., Medici F., Meloncelli S., Merlone B., Metti A., Micheletti C., Miconi T. e F., Milanesio A., Milanetto F., Miuetto R., Minoli M., Mistè E., Modica G., Monferrino B., Mongiat F., Mongini E. ved. Ricci, Montanaro sac. dott. P., Morano suor A., D'loresi E., Moretti E., Moricco dott. G., Morino A., lblorino G., Moulin M. G. in Béthaz, Muccio L. in Pollano, Mura cav. R., Murgia L., Musmeci dott. G.

N) - N. G. di Fontanetto Po; N. S. di Cagliari, Nallino C., Nervi A., Nicola C. ved. Gastaldi, Nicolis M., d. Nigra Nippi L., Noberasco O., Noelli G., Norci L., Nosetti SI.

(O) - O. B. di Governolo, O. G. U. di Ivrea, Olivari R., Opezzo M., Ottaviani A.

P) - P. B. di Mombercelli, P. M. di Mede Lomellina, P. R. di Savignano sul Panaro, Pagani A., Palermo M., Paoletto L., Paolinaro E. in Maresca, Paruti A., Paris G., Parzani D., Pasera C., Pasini F., Patti S., Pausarella M. T., Pavan A., Pavia A., Paviotti C., Pedemonti L. in Eboli, Peirani L., Pellegrinotti G., Pellini M., Pellissier F., Pellitteri C., Penna M., Peroni A., Perrucon A., Pes E., Pesce G., Pesenti G., Pessi G., Petrini L. in Pastore, Pezzato U., Piacentini A., Piazzalunga M., Pie persone di Alessandria, Ardesio, Ascol, Satriano, Baganza, Biella, Bisaccia, Bousson, Bcvisio, Cammarata, Cegni, Chiomonte, Cremona, Cucciaro, Foggia, Genazzano, Girgenti, Meana di Susa, Menaggio, Montaldo Bormida, Mosso Santa Maria, Mussolente, Novara, Pallanza, Pontremoli. Pont St. Martin, Posilippo, Pré Saint Didier, Quargnento, San Didero, Sandigliano, San Giorgio Canavese, Santhià, Torino, Tornavento, Tortona, Tricerro, Villarfocchiardo, Volterra, Volvera, Zona di Guerra, Picco A., Pignet C., Piva G., Pioa G., Piovano E., Piras E., Pittoni M., Poeta M. di Verdellino, Poeta M. maestra di Bollieres, Poggio suor Caterina e Poggio suor Teresa, Politi P., Polleri A. in Verri, Ponsiglione T., Ponzetti A., Ponzo T., Porati M., Posetti G., Pozzi A., Prato S., Prono T., Provera A., Puci L., Pusateri F.

Q) - Q. D. di Fumane, Quintarelli M.

R) - R. C. di Laveno, R. G. di Garigliano, R. M. di Negrar, R. T. di Silvi Marina, Ragazzi d. F., Ragazzo G.. Roncati C., Rapetti A., Razunz suor A., Re M., Recifini ved. fu G., Redaelli S., Reginato A., Rettagliata A. ved. Bollo, Rettagliata M., Riboni d. E., Riccabono V., Ricci V. in Curbastro, Riggio M. A., Righi I., Ripamonti I., Rigotti M., Risso R., Riva M., Rivoira, Rizzi L., Roggero L., Rognoni A., Rogora C., Rossi l; . in Gialli, Rossi M., Rossi N , Rossignoli A., Rossini D., Rota I, Ruga d. I., Ruggi L.

S) - S. C. R. di Torino, S. M. di Moncrivello, Sala A., Salini P., Salis M., Salvetti G., Sandri E., Sangiovanni M., Sanmartino M , Sanneris A., Sannino A., Santancini M., Santi S., Sartori G., Sattici C., Seleri L., Seghezzi G., Semino B., Serlini A., Siega M., Solimani C., Sorbi M., Sorelle Basile, Cunico, Sorlini E., Spinelli R., Stalla T., Steri M. G., Strapparava G.

T) - T. A. di Calliano Monf., T. A. di Agrigento, T: B. S. di Gemona, T. M. di***, T. T. di Torino, Tagliabue A., Tanni L., Tappari V., Tardito C., Tardelli P., Tassistro M., Tebaldi G., Tedoldi M., Tenaglia R., Terzago G., Testa T., Thiebat M., Tidone R , Tironi N., Tizzaui L., Torelli T., Torielli A., Torregrossa I.., Torrengo A., Torresi F., Trabucchi D., Trebicco M., Tricarico d. G., Tropea T., Trucco M., Tucci M., Tumider B., Turco d. C.

U) - U. F, di Sebastopoli.

V) - V. B. di Romagnano Sesia, V. G. di Torino, Vaccari L., Vaccaro V., Vacco G., Vacchero T., Vacchino L., Vagli E., Vaira A., Valeria T., Venturini C., Viberti L., Vielmi C., Viganò d. G., Viganotti ved. Valeria, Visini P., Vizzi d. S., Voi M., Volta L. ved. Ricca, Vota T.

Z) - Z. G. d. Ormea, Zaccheddu P., Zadra G., Zamperlini G., Zampieri L., Zanello C., Zappa A., Zimmile d. B., Zocca E., Zoccola F., Zunini M. in Tittoni.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Miracolosamente guarita.

Il 23 maggio, vigilia della festa di Maria Ausiliatrice, segnerà sempre per me una data di spasimo orrendo, e di viva riconoscenza.

Stava preparando dei dolci quando le grida forsennate delle mie bambine mi annunziano una disgrazia; accorro, e, senza darmi ragione di nulla, eccomi trascinata fuori sulla pubblica strada. Orrore! Sul selciato di essa, in un lago di sangue, la mia Aurea, la più piccola delle mie bambine, di anni sei, giaceva bocconi, inerte: era precipitata da un finestrino della galleria, creduto ben chiuso: un'altezza di 7 metri all'incirca. La scena sanguinosa freme ancora nel mio amore di madre: io stessa non so come ebbi la forza di raccoglierla e adagiarla sul letto. Misi l'immagine del Venerabile con la reliquia dei suoi indumenti sulla testa sanguinante e, muta, ma rassegnata, attesi che si compisse il volere divino. A quella immagine ricorreva la piccina nello slancio di innocente e sicura fiducia, ogni qual volta il male ne scuoteva la gracile fibra.

Rotto l'osso frontale ed aperto così da lasciare libero il cervello, rotti i due parietali ripiegati sulla massa molle, fu un rivolo di sangue dalla strada, su per le scale, sul bianco suo lettuccio. Un mese innanzi era in festa per la sua prima Comunione: ora le furono amministrati l'Estrema Unzione e il Sacramento della Cresima, per sollecito e pietoso intervento di Sua Ecc. l'Arcivescovo Mons. Mauro Caruana.

Sul tardi, verso sera, parve rianimarsi tra lo spasimo atroce di tutte le fratture. Il suo primo grido fu per la mamma. Le feci baciare l'immagine di Don Bosco e la medaglia di Maria Ausiliatrice; vissi l'ora più felice della mia vita: essa li riconobbe e: dàmmeli, dàmmeli, gridò, versandovi tutto il sospiro confidente della sua piccola anima tribolata e se li strinse al cuore.

Fu mestieri trasportarla all'ospedale; l'operazione si rendeva necessaria con la trapanazione del cranio.

Il 25, due giorni dopo, su quella povera testa disfatta, per due lunghe ore, i medici, l'insigne Salvatore Cassar e il non meno valente dottor Edgardo Ferro, tentarono le ultime risorse della scienza, anch'essi stupiti che quel povero corpicciuolo la potesse durare ancora, nel rovinio completo di tutto il suo essere infranto.

Oh! strazio ineffabile di quelle due lunghe ore. Nella cappella di San Patrizio si preparava la processione della Vergine Ausiliatrice, che mette in un tripudio di luce la bella riviera della Sliema. Come separare Don Bosco dalla Vergine Ausiliatrice? Quante preghiere non fecero alla Vergine di Don Bosco tutte quelle anime divote che condivisero il dolore del mio cuore di madre, perchè mi avesse salvata la figlia, ancora dormente la sua profonda catalessi! Iddio m'infuse la vita di vivere quelle ore di attesa! E quando la buona suora venne a dirmi che tutto andava bene, non volli credere non credetti nè al medico, nè ad altri, convinta che con quelle pietose affermazioni mi si volesse preparare l'animo alla ferale notizia della sua morte sotto l'operazione. Poi entrai e la vidi, piccolo cadaverino, appena palpitante per un lieve moto del polso, ma anche là aveva avuto il suo Don Bosco, che, con le mani incrociate, la, guardava. A lui l'aveva raccomandata, e Don Bosco me l'aveva salvata

Anche i medici, al cui valore scientifico nulla toglie la fede in un assistenza divina, modesti del loro brillante lavoro, attribuiscono ad una vera grazia la perfetta guarigione della mia piccola Aurea. Così sciolgo oggi il mio voto, inviando all'Ausiliatrice di Don Bosco un'offerta con la dichiarazione del medico curante:

«La bambina Aurea, figlia della Baronessa Testaferrata Abela, in seguito ad una caduta da un balcone, sostenne una frattura estesa del cranio, implicante tutta la vòlta nella direzione della sutura coronaria ed estendentesi verso la base nella regione dell'osso frontale. La lesione era di gravissima entità, tanto da mettere la vita della piccola paziente in pericolo imminente. La ragazza riacquistò coscienza l'indomani della caduta, e a causa di una depressione di una porzione dell'osso frontale era indicata l'operazione del trapanamento del cranio onde estrarne l'osso depresso, operazione che fu eseguita con successo in ospedale. Degno di nota è il fatto che la ragazza dopo l'operazione non accusò mai dolore di capo, ovvero al sito operato, sintomo che si osserva in seguito ad un'operazione di tale entità. E. H. Ferro M. D. ».

Malta-Sliema, Via Don Rua, 24, 29 giugno 1919.

LUISA MARIA TESTEFERRATA ABELA Baronessa di Gomerino.

Sulla tomba del Venerabile.

Da qualche anno avevo dovuto ricorrere ai più rinomati oculisti di Roma e di altre città d'Italia. per una coroidite, che mi aveva indebolito l'occhio sinistro al punto da ridurre la potenza visiva appena a 1/50. Mercè lunghe cure, riuscii a guadagnare un poco nella forza visiva dell'occhio ammalato, ma poi, quasi improvvisamente, mi si sviluppò la cataratta, che mi tolse quasi totalmente l'uso dell'occhio sinistro.

Consultai di nuovo parecchi oculisti: difformi furono i loro pareri circa la convenienza di eseguire l'operazione, e, nella penosa attesa molte preghiere furono fatte, specie dalle rev. Suore di Maria Ausiliatrice, per invocare colla intercessione del Ven. D. Bosco, la grazia della guarigione dell'occhio infermo. Scorsero diversi mesi, e non sapevo a qual partito attenermi quando un giorno mi venne l'ispiraziore di ritornare dall'oculista che mi aveva curato la coroidite e che per il primo si era dichiarato contrario ad un atto operativo, e con mia sorpresa lo trovai propenso ad eseguire esso stesso l'operazione.

Allora furono rinnovate preghiere, ed anche personalmente recandomi a Torino, mi raccomandai sulla tomba del Ven. D. Bosco. L'operazione fu fatta ed ebbe esito felice: non solo non si produssero le temute complicazioni, ma ebbi il beneficio del ricupero di oltre la metà della vista.

Successivamente, mediante un' operazione complementare, mediante cioè la discissione, guadagnai ancora nella forza visiva dell'occhio, tanto da poter ora leggere, col mezzo di lenti, anche piccoli caratteri.

Questi veramente insperati benefici, neo posso non attribuirli in gran parte alla inercessione del Ven. D. Bosco, che si è degnato di accogliere le vive preghiere rivoltegli, del che intendo tributargli anche pubblicamente imperitura gratitudine.

Maggio 1919.

A. Bosio.

Quanto è buono Don Bosco

Da quasi tre mesi vivevamo nella speranza di riavere qui, vicino a noi, il nostro unico figlio Guido, Sottotenente nel 3° Genio. Per affari di famiglia la sua presenza era proprio necessariissima qui, e le pratiche fatte dovevano, a detta di tutti, sortire esito favorevole e ricondurlo in famiglia. Lo aspettavamo, quindi, da un momento all'altro, quando invece, come folgore a ciel sereno, ci giunge un telegramma dal Ministero, che ci toglie ogni speranza di ritorno per lui!

Come rimanemmo tutti, a tale inaspettata annunzio, è impossibile descrivere! Passato il primo momento di doloroso sbigottimento, ripresi coraggio, pensando che quello che era impossibile agli uomini, non lo era alla nostra Ausiliatrice; e promisi che se entro il 31 (eravamo al 26 gennaio) avessi avuto un barlume di speranza di riavere qui il nostro diletto figliuolo, avrei attribuita la grazia all'intercessione del Venerabile Don Bosco di cui, appunto il 31, ricorreva l'anniversario della morte.

Ripeto, umanamente parlando, non vi erano speranze, nè io sapevo quale via percorrere per giungere al desideratissimo scopo... ma una voce mi diceva di sperare contro ogni speranza umana... e il 31, anniversario della morte di D. Bosco, seppi con certezza che le pratiche fatte per far ritornare qui il nostro caro figliuolo si avviavano aa una felice soluzione. Difatti il 17 marzo egli era fra le nostre braccia

Adempio la promessa fatta in un momento di grande angoscia, d'indicibile sconforto, e col cuore pieno di riconoscenza benedico le mille volte l'Ausiliatrice, che, ascoltando le preghiere del Venerabile Don Bosco, mi ha consolata in modo veramente prodigioso.

Firenze, 24 marzo 1919.

M. CONCETTA GIUNTIVI MOCENIGO SORANZO.

Da parecchi giorni soffrivo un forte dolore al dito mignolo della mano sinistra che mi si era assai gonfiato. Il dottore disse necessario tagliar il dito in tutta la sua lunghezza e che, se il male si fosse trasmesso, avrebbe dovuto fare la stessa cosa anche per il braccio. Io non sapeva decidermi, i dolori non mi davan tregua nè giorno nè notte, quando una giovane mi regalò un'immagine di Don Bosco, invitandone a ricorrere a Lui. Misi subito l'immagine al polso e ve la legai ben stretta, affinché il male non passasse al braccio, e incominciai una novena al Venerabile per ottenere la guarigione.

Cosa mirabile! La notte stessa, dopo parecchie che non dormivo, riposai tranquillamente e da quel giorno nè il male progredì, ne sentii più dolore alcuno.

Riconoscente, pubblico la grazia, rendendo vive grazie al Ven. Don Bosco e fidando ancora nella sua valida intercessione presso il trono dell'Ausiliatrice.

Torino, 31 gennaio 1919.

MARIA VIORA.

Il mio carissimo papà fu colto da grave broncopolmonite. Nello strazio di un dolore senza norme, tra lo Spasimo di un'ora angosciosissima, la figura di Don Bosco benedicente, già tante volte invocata ne' miei anni di educandato, fu il raggio di luce che mi rianimò il cuore alla speranza, e la reliquia benedetta di Lui, posta sotto il guanciale dell'infermo, operò il miracolo. In riconoscenza e perchè l'efficacia dell'intercessione del Venerabile venga sempre maggiormente riconosciuta, mando una tenue offerta a prò delle Opere Salesiane, con preghiera di pubblicare la grazia.

Casalmonferrato, 21 maggio 1919.

MARIA DE REGIBUS.

NOTE E CORRISPONDENZE

Il Giubileo del Cardinale di Milano e la Consacrazione della Chiesa di Sant'Agostino.

Nei primi giorni di novembre la città e l'archidiocesi di Milano celebravano le feste doppiamente giubilari dell'elevazione alla porpora e dell'ingresso del proprio Arcivescovo, l'Em.mo sig. Cardinale Andrea C. Ferrari. Chi non conosce la vita e le apostoliche fatiche di questo Principe di S. Chiesa?

La « Voce dei figli », uno splendido numero unico pubblicato per l'occasione, scriveva sotto il suo ritratto queste parole:

« Moltiplicò a Dio gli altari - nei cuori eresse con la calda Parola Più fulgido tempio del vero - incise profondo sentire di virtù coi mirabili esempi di sua vita, integerrima, profondamente pia, austera - all'animo dei giovani aggiunse più forte ala Per le tempeste nei nuovi orizzonti oscuri - ebbe per ogni piaga altrui un balsamo - nelle sue tacque, attese, trovò conforto sotto la Croce di Cristo, nella coscienza, nel Popolo... »

Non potevano i fedeli dell'immensa diocesi « tutta sua nell'anima, nelle cure, nello spirito » far del Padre un elogio più bello e veritiero.

I Salesiani di Milano faran palese al venerato Successore di S. Ambrogio e S. Carlo tutta la riconoscenza di cui gli sono debitori, in occasione della Consacrazione del tempio monumentale eretto nella metropoli lombarda, a ricordo della conversione di S. Agostino. La cerimonia, se Dio ci assiste, avrà luogo ai primi di maggio p. v.

Intanto nel rinnovare pubblicamente all'Em.mo Prinpipe di S. Chiesa i più fervidi auguri, noi preghiamo tutti i Cooperatori a voler raccomandare al Signore le sante intenzioni e la conservazione della preziosa salute di Sua Eminenza.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

TRIESTE. - DUE VISITE ILLUSTRI. - Nel pomeriggio del 1° novembre, il Commissario generale civile per la Venezia Giulia, accompagnato dal Cav. Fione e dal cav. Cerquiglini, si recò a visitare l'Oratorio Salesiano. Al suo entrare nel teatrino, pavesato a festa e affollato dai giovanetti e dai loro parenti, S. E. fu salutato dalla marcia reale, suonata dalla banda dell'Oratorio, e da fragorosi evviva e battimani.

I giovani filodrammatici, grandi e piccoli, unitamente ai cantori, svolsero con molta maestria un ben riuscito e scelto programma. S. E., prima di partirsene, rivolse ai presenti belle parole d'incoraggiamento, si congratulò con loro della simpatica festa e promise tutto il suo appoggio, tutta la sua protezione, dicendosi convinto che nell'Oratorio Salesiano i figli dei lavoratori cresceranno probi ed onesti cittadini italiani.

Le brevi e smaglianti parole di S. E. furono accolte da ripetuti calorosi applausi. Prima di partire visitò col massimo interesse la biblioteca, le belle sale del circolo e dei bigliardi, la palestra, le scuole di canto e di banda.

- Il 2 nov., S. E. Mons. Bartolomasi, Vescovo dell'Esercito e dell'Armata, di passaggio a Trieste, fu ospite dell'Oratorio Salesiano. I giovani filodrammatici, unitamente ai cantori, gli offersero un simpatico trattenimento drammatico-musicale, riscuotendo dal numeroso pubblico che gremiva il teatro, unanimi e calorosi applausi. Durante un intermezzo, S. E. rivolse ai giovani un breve e bellissimo discorso. Con parole smaglianti e riboccanti di affetto si disse giubilante di vedere l'Oratorio tanto fiorente, e stimolando i giovani ad essere costanti nel frequentarlo, li eccitò a considerarlo come luogo di difesa e una seconda e cara famiglia. Conchiuse facendo un caloroso appello a tutti di amare i superiori, i genitori e l'Oratorio, che, un giorno, rievocheranno con piacere, come àncora di salvezza nel burrascoso tempo della loro giovinezza.

Il giorno seguente S. E. celebrò la S. Messa nell'Oratorio, e distribuì la Santa Comunione ad un bel numero di giovanetti e amministrò la S. Cresima ad un soldato. Nel pomeriggio partì per Pola a visitare i nostri prodi marinai.

- Cogliamo l'occasione per presentare a S. E. R. Mons. Bartolomasi cordiali rallegramenti per la sua nomina a Vescovo di Trieste, con i più fervidi voti di un fecondo e glorioso apostolato.

In pari tempo preghiamo i lettori a ricordarsi dei giovanetti di quell'Oratorio per il prossimo albero di Natale. L'Oratorio Salesiano di Trieste è in Via dell'Istria, n. 9o.

ZURIGO. - PASSEGGIATA ALL'ORFANOTROFIO ITALIANO. - La 2a domenica di novembre, nel pomeriggio la gioventù frequentante la Missione Cattolica, si recava all'Orfanotrofio Italiano sul ridente colle di Wipkingen, per la cosidetta passeggiata delle castagne. I molti italiani abitanti nella Langstrasse, guardavano con viva compiacenza quel lungo e ben ordinato corteo dei loro piccoli connazionali, che andavano come in pellegrinaggio a visitare il magnifico Ospizio, aperto dal Console Generale di Zurigo, Comm. Enrico Ciappelli, per i figli dei nostri caduti in guerra.

Arrivato alla méta verso le 14,30, il gaio e irrequieto stuolo si scapricciò a giuocare e correre nel vasto cortile dell'Orfanotrofio. Si presero varie fotografie di gruppi speciali, come i giovani del Circolo « Giovanni Bosco », la Società Corale e le Figlie di Maria. Come piacevole intermezzo, il Direttore della Missione fece un'abbondante distribuzione di dolci, di mele e di castagne.

Da ultimo, quando arrivò il signor Console si eseguì un gruppo fotografico collettivo, al quale egli si compiacque di prender parte con la sua gentile signora.

Indi si passò alla seconda parte del programma, cioè ad un'accademiola, tutta improntata alla più schietta cordialità e letizia in onore del signor Console, nella sala dell'Orfanotrofio, troppo angusta a contenere quel mondo giovanile.

Prese per primo la parola il Direttore della Missione Cattolica Italiana, il quale espresse al signor Console la riconoscenza di tutti per aver voluto onorare di sua presenza, la passeggiata della gioventù che frequenta la Missione.

La festicciola terminò con la Benedizione Eucaristica nella splendida cappella dell'Orfanotrofio, dove si pregò pace a tutti i valorosi caduti sul campo dell'onore, specialmente ai padri degli orfani raccolti nell'istituto.

TORINO. - BORGO S. PAOLO. - Rimandiamo al prossimo mese il resoconto dello sviluppo dell'Oratorio aperto, or fa un anno, nella Borgata San Paolo a Torino. La simpatia, con la quale esso è guardato da molti Cooperatori, ci obbliga a parlarne diffusamente: - così pure dobbiamo parlare dell'erigendo Santuario a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, - e la mancanza di spazio non ci permette di farlo in questo numero.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

TORINO. - L'ISPETTRICE DELLE FIGLIE DI DI MARIA AUSILIATRICE ha diramato un appello per raccogliere i fondi necessari alla costruzione del nuovo Istituto ideato a vantaggio della gioventù femminile di Borgo S. Paolo. Il rev.mo Don Albera lo commenda con queste parole

« Persuaso che un Oratorio festivo, un Giardino d'Infanzia, un laboratorio ed altre simili opere che tengono le benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate dal Venerabile D. Bosco, tornerebbero di somma utilità al popoloso borgo S. Paolo in Torino, mi faccio ardito di porgere umile preghiera alle anime buone e desiderose del bene della gioventù, perchè vengano in aiuto alla generosa loro iniziativa.

Anche l'Em.mo Card. Arcivescovo ha approvato, commendato, e benedetto il generoso disegno « facendo voti, perchè prontamente e pienamente siano esauditi i desideri delle buone Suore e di quanti amano il bene della gioventù femminile ».

Noi pure torniamo a raccomandarlo vivamente, in particolar modo alle Cooperatrici di Torino.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

ROMA. - IL GIUBILEO SACERDOTALE DI MONS. SALOTTI. - Il 4 novembre, festa di S. Carlo, suo patrono, il rev.mo Mons. Carlo Salotti ha voluto commemorare il suo 25° anno di sacerdozio, celebrando la S. Messa nella Chiesa del S. Cuore di Gesù a Castro Pretorio, ai piedi di Maria Ausiliatrice. Il tempio era gremito. Terminata la messa, quando Monsignore uscì nel cortile dell'annesso Ospizio, fu accolto dagli evviva dei 40o allievi, ai quali, tra una folla di personalità convenute, si univa, nel ripetergli i più cordiali auguri, anche l'Em.mo Card. Cagliero. Tra gli auguri e ricchi doni, pervenuti al festeggiato, va ricordato un affettuoso autografo del S. Padre.

Mons. Salotti è Sottopromotore Generale della Fede, e uno dei più accreditati avvocati della Congregazione dei Riti per le cause di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio. « La profonda conoscenza del fatto divino della santità e della psicologia dei santi, acquistata in questo lungo esercizio - scrive il Corriere d'Italia - ha fatto di Mons. Salotti un insigne agiografo. I profili di santi, da lui tracciati in pubblicazioni che hanno avuto una larga diffusione, dimostrano, oltre il rigore del metodo e la severità dell'indagine, anche il suo intuito psicologico nello scrutare quegli abissi di grandezze umane e divine, che sono le anime dotate del privilegio della santità. Ricordiamo, come modello del genere, per qualità sostanziali e anche di forma, quello di Domenico Savio, il giovinetto alunno di Don Bosco, di cui fu esaurita in pochi giorni l'edizione, e che ora si sta traducendo in quattro lingue ».

Rinnoviamo al rev.mo Monsignore i più cordiali e fervidi auguri.

CHERASCO. - PER UNA DATA CINQUANTENARIA. - Cinquant'anni fa Don Bosco apriva un collegio a Cherasco (che nel 1871 fu trasferito a Varazze), e ne affidava la direzione al Sac. Prof. Don Giovanni Battista Francesia. Questa data giubilare non passò inosservata nella gentile città, ove ancor vivissima è la memoria dei Figli di Don Bosco. Infatti ci scrivono:

«Fu qui a Cherasco, ospite per quattro giorni, il carissimo nostro amico Don Giovanni Battista Francesia, che i nostri padri conobbero ed ebbero a Direttore di un fiorente Collegio-Convitto nel l'anno 1869. In quell'anno fece un triduo per le anime del Purgatorio nella Chiesa Monumentale di N. S. del Popolo, di cui egli fu Rettore-Parroco per due anni. La stia venuta destò in paese vivissimo piacere, e tutti andarono a gara per dimostrargliene affetto e riconoscenza. Ci predicò per tre giorni; e qualcuno di quelli che lo udirono cinquant'anni addietro, ebbe a confessare che nulla aveva perduto, nè di brio, nè di forza, nè di freschezza di voce. Come noi l'abbiamo sentito con piacere, dolenti solo che avesse a ripartire così presto! Per tre giorni fu un continuo pellegrinaggio che si fece al suo alloggio, chi per vedere di nuovo chi già conoscevano di voce e aveva lasciato così cara memoria di sè in ogni, nostra famiglia, e chi per farne conoscenza.

» Egli prese commiato da noi e ci diede l'appuntamento di rivederci in paradiso; ma noi desideriamo di averlo ancora altre volte fra noi. Chi sa che non sia una preparazione per aver di nuovo qui i bravi figli di Don Bosco! Dio compia i nostri voti ».

TORRIGLIA (Genova). - A CHIUSURA DELLE FESTE Di N. S. DELLA PROVVIDENZA -- che erano state precedute da una missione, predicata dai nostri due confratelli D. Giov. Zolin e D. Bertolucci - i numerosi e zelanti cooperatori, che abbiamo in quell'incantevole valle, vollero una conferenza su D. Bosco e la sua opera. La Chiesa parrocchiale, all'ora fissata, si gremì di fedeli. L'oratore, Don Amilcare Bertolucci, con parola facile ed arguta sviluppò il suo dire sul testo scritturale « Mirabilis Deus in sanctis suis ». La funzione ebbe termine colla benedizione del SS. Sacramento e colla raccolta di un'abbondante elemosina per le Opere Salesiane. Un grazie di cuore al M.to R.do Don Gius. Perazzi, Arciprete locale, al clero della Parrocchia, al gruppo di brave Cooperatrici che, non contente della colletta fatta in Chiesa, vollero in giornata girare tutto il paese, casa per casa, a raccogliere l'obolo della carità per le Opere di Don Bosco, e a tutti gli oblatori.

All'Estero.

ALESSANDRIA (Egitto). - L'EM.MO CARD. GIUSTINI ALL'ISTITUTO DON Bosco. - Spigoliamo dal Messaggero Egiziano. - L'E.mo Card. Legato, giovedì 30 ottobre, visitava l'Istituto Don Bosco.

Arrivato verso le ore 9,45 ant. all'Istituto, dove era già atteso dal R. Console Generale d'Italia cav. uff. Vivaldi e dal R. Vice Console Zanotti Bianco, fu accolto, al suono dell'Inno Pontificio, a cui faceva seguito la Marcia Reale, dai superiori e dagli alunni schierati in bell'ordine.

Un elevato indirizzo all'Eminentissimo, intrecciante il multiforme lavoro dei gloriosi figli di S. Francesco di Assisi a quello dei giovani figli del Ven. Don Bosco, tenne attento l'uditorio, il quale, sottolineò di nutriti applausi quelle frasi, che meglio interpretavano i sentimenti degli intervenuti.

« Sì - terminava il giovane oratore - ditelo a Roma, cuore dell'Italia nostra, che il cuore di tanti piccoli suoi figli di Alessandria d'Egitto batte e batterà sempre all'unissono con quello della Patria lontana, alla quale il nostro tende con naturale e irresistibile affetto, con naturale e irresistibile devozione! » .

Un altro giovane lesse un saluto al Console Generale d'Italia, Cav. Uff. Guglielmo Vivaldi, che per la prima volta visitava l'Istituto.

Con ardente parola l'Em. Cardinale ringraziò commosso; elevando un inno alato alla memoria di Don Bosco e proclamandosi felice di averlo conosciuto, e intrecciando al ricordo di S. Francesco e di Don Bosco memorie personali, ne trasse lieti auguri per l'Istituto e insegnamenti per i giovani collegiali.

Anche il R. Console Generale, invitato dall'Em. Principe, disse brevi parole, con la promessa di visitare più minutamente l'Istituto, per constatare il belle che vi si compie.

FILADELFIA PA. (S. U. N. A.). - NELL'ISTITUTO DON Bosco si è costituita una squadra di giovani esploratori americani. Quaranta e più giovani vi hanno già dato il loro nome e la maggior parte subirà presto l'esame per passare novizi. Tre sere alla settimana e la domenica mattina, dopo la S. Messa, la squadra si esercita in tattiche ed evoluzioni militari, e negli altri giorni si applica allo studio del regolamento scoutistico e all'arboricoltura.

NEW ROCHELLE (N. J.). - LA NUOVA CASA SALESIANA di New Rochelle, via Boston Post 109, destinata alla formazione di nuovo personale, aperta ufficialmente il 10 settembre u. s., venne intitolata a S. Giuseppe, perchè questo gran santo vigili sui giovani alunni e li renda degni della carriera intrapresa.

Il nuovo Istituto abbraccia i corsi di Filosofia e Teologia e speriamo, che, col tempo, potrà avere anche un laboratorio di fisica e chimica, una biblioteca e un piccolo museo. Presentemente tutto ciò è in embrione. Il sito saluberrimo, assai acconcio pel lavoro mentale, e la posizione splendida faciliteranno indubbiamente i rapidi progressi di quell'Istituto. I figli dei nostri emigrati, i quali sentono vocazione per la vita religiosa, sacerdotale o laica, sono invitati a corrispondere col Superiore della « Saint Ioseph's » House of Studies, 109 Boston Post Road, New Rochelle, N. Y

PORTCHESTER (N. Y.)-NELLA CHIESA DEL S. ROSARIO, il 5 ottobre ebbe luogo la cerimonia d'inaugurazione del The Don Bosco Athletic Club, composto di giovani parrocchiani.

Il rev. D. Ernesto Coppo, Direttore dello studentato di S. Giuseppe di New Rochelle, compiendo la cerimonia d'inaugurazione, dopo che i membri del Club si furono accostati alla santa Comunione, disse a tutti eloquenti parole d'incoraggiamento a perseverare nella conservazione del Club, di cui illustrò i vantaggi materiali e morali che ne avrebbero ricavati. Il Club ha una biblioteca circolante pei soci e pei parrocchiani.

NECROLOGIO

Il Signore la volle con sè troppo presto, quando Ella avrebbe ancor potuto fare molto per il suo istituto; ma la Divina Provvidenza per altre vie saprà consolare e provvedere largamente agli orfani e doloranti suoi figli. Sia pace e felicità di paradiso all'anima bella della pia cooperatrice, volata al premio celeste il 3 novembre u. s.

Cav. Giov. Batt. Domenico Bono.

Spegnevasi la sera del 31 ottobre u. s., cristianamente e serenamente, circondato dalla famiglia, in età di 72 anni. Agente superiore delle imposte dirette a riposo, nella buona riuscita della figliuolanza trovò le più dolci consolazioni e il premio migliore alle squisite sollecitudini usate nell'educarla. Noi preghiamo il Signore a dargli una mercede ancor migliore in paradiso.

P. Amerano Giov. Battista.

Moriva nel marzo u. s., a 77 anni.

Rettore del Collegio di Finalmarina per 27 anni, attese con pazienza e con fortuna a quelle scoperte nel Finalese, che gli permisero una raccolta originale d'antichità preistoriche, ch'egli regalò al Museo di Torino, e sulle quali presentò una lodata memoria al Congresso orientalista di Parigi. Nè fu l'unico suo lavoro; ma con più opuscoli apprezzati illustrò le scoperte, che man piano andava facendo. Dal settembre 1818 era membro dell'Accademia di scienze archeologiche di Torino.

Al fratello e ai rev. Signori della Missione le nostre condoglianze; per il defunto - che ancor una volta provò come la scienza mirabilmente s'accordi alla fede e come nessuna scoperta, anche nel campo degli studi preistorici, ne contrasti o ne scuota i dogmi, ma sia piuttosto una novella prova della loro verità - una prece.

Nerina Vascon.

Viveva totalmente per la famiglia e per i derelitti, ritraendone alti motivi di gioie serene. Non rifiutava mai a nessuno l'implorato soccorso. Piissima, nell'esercizio della carità mostrò il suo grande amore a Dio. Morì, d'improvviso malore, in Urbana di Montagnana (Padova), mentre andava alla Chiesa per accostarsi alla S. Comunione.. così l'unione sua con Dio divenne eterna.

Dott. Cav. Domenico Borla.

Fu di un'attività indefessa e di una bontà veramente cristiana nel compimento della sua missione, ch'egli, nell'intimità dell'amicizia, soleva chiamare sorella del sacerdozio. Per tutti i nostri confratelli malati, che nelle pure arie di Mathi, ai piedi di Lanzo Torinese, cercarono ristoro alla malandata salute, ebbe cure e riguardi veramente fraterni. Morì il 2 ottobre u. s., sulla breccia, mentre s'apprestava a scrivere una ricetta per una persona allora allora visitata. Iddio ricompensi il suo zelo e la sua carità con la pace perenne.

Card. Felice De Hartmann.

Vescovo di Munster del 1911, Arcivescovo di Colonia del 1912, Cardinale dal 25 maggio 1914, morì nel novembre u. s.

Gli ultimi anni della sua vita furono funestati dai luttuosi eventi della sua patria, durante i quali Egli seppe, come sempre, far rifulgere i pregi eminenti del suo zelo sacerdotale e della sua pastorale sollecitudine. I suoi diocesani piangono, per la sua morte, la perdita di un eminente Pastore e la nazione quella di uno dei suoi figli più illustri. Apparteneva alle SS. Congregazioni Concistoriale e dei Sacramenti.

Il Card. De Hartmann era anche Cooperatore Salesiano.

S. E. Mons. Gregorio Romero.

Vescovo di Salta nell'Argentina, fu zelantissimo della gloria di Dio e della salute delle anime. Aveva speciali cure per gli immigrati italiani. La sua morte avvenuta, il 17 settembre u. s. ha destato profondo dolore nella sua estesa diocesi. Ebbe solenni onoranze funebri, alla quale partecipò ufficialmente il Governo Nazionale. E morto ancor giovane, a 54 anni, quando si accingeva con grand'animo ad attuare le disposizioni prese dall'Episcopato Argentino tre mesi prima, in merito all'azione sociale.

Orsolina Turchi.

Conterranea del Venerabile Don Bosco e partecipe del suo spirito educativo, si diede giovanetta all'insegnamento ed insegnò, educando, per 14 anni nelle scuole pubbliche di Pergola e di Castelnuovo, trovando sempre la via sicura per giungere al cuore dei suoi allievi.

Chiamata a Torino nel 188o quale direttrice dell'Istituto dei ciechi di via Nizza, per 14 anni studiò l'indole, il cuore, i bisogni e le aspirazioni dei poveri ciechi, cercando di perfezionare il modo della loro istruzione, finchè nel 1894 fondò un nuovo Istituto per ciechi in via Deposito, dove seppe accoppiare a nuovi e più perfezionati metodi d'insegnamento, un'educazione profondamente cristiana per i disgraziati suoi figli.

Sotto la sua saggia direzione si moltiplicarono in tal guisa gli allievi del nuovo Istituto, che ben presto si resero necessari altri locali più ampi per contenerli tutti. Fu allora che Orsolina Turchi, fidente sopratutto nella Divina Provvidenza e sorretta dalla inesauribile carità dei Torinesi, fece costruire il grandioso fabbricato di corso Napoli, dove impiantò tino dei più moderni Istituti per l'istruzione ed educazione dei poveri ciechi.

Conte Guido di Carpegna Falconieri.

Nel suo antico palazzo di Carpegna, il 25 ottobre u. s., si spegneva piamente il senatore conte Guido di Carpegna, Principe Falconieri. Il padre, Principe Don Orazio, aveva stretto amicizia con Don Bosco nel 1867, quando il Venerai ile visitò Roma per la seconda volta; e di lui conservò gelosamente le lettere nell'archivio di famiglia con la postilla: « Lettere del molto rev. Sac. Don Giovanni Bosco, zelante operatore della cristiana carità, particolarmente verso i fanciulli ». Al Conte Guido, che le ritrovò nel 1909, fece la più gradita impressione una frase d'una di esse, con cui Don Bosco augurava al Principe di « essere un giorno circondato in cielo da' suoi figliuoli » A noi non resta che pregare, con devota riconoscenza, perchè l'augurio di Don Bosco si compia.

Teresa Placidi-Graziani.

Si spegneva in Alvito, a soli dieci mesi di distanza dalla morte del consorte, Cav. Achille Graziani. Donna pia, modesta, gentilissima, nutriva speciale simpatia per l'Opera Salesiana di Alvito, che sempre incoraggiò e sostenne. Aveva pure una gran divozione al Servo di Dio Savio Domenico, di cui, nell'ultima malattia baciava spesso la reliquia, ripetendo con tutta rassegnazione: « Se non mi ha ottenuta la guarigione del corpo, mi otterrà la salvezza dell'anima ». Spirò placidissimamente nell'amplesso di Gesù Sacramentato. Sia pace all'anima sua! Condoglianze alla nobile famiglia.

Emilia Maccolini Ved. Mizzi.

Spirò santamente, com'era vissuta, il 25 ottobre u. s., in Rimini. Gli ultimi giorni della sua esistenza furono confortati dall'arrivo dei Salesiani che, ad invito del fratello Mons. Ugo, si son recati a fondare un'opera nuova, per i figli del popolo, in quella ridente città. La venerata estinta, come in vita fu sempre pronta a ogni opera buona, ora che è tornata in grembo a Dio, ci continui quella preziosa esistenza che le anime, care al Signore, prestano così efficace a chi è ancora viatore sulla terra. Al fratello Monsignore, ai parenti e congiunti tutti, le più sincere condoglianze.

Preghiamo anche per:

ALBANI Ernestina, † a Temo d'Isola. ANsERMET Giuseppina ved CAPRA, † a Pont S. Martin.

BACcARELLI Giuseppe, † a Goruno (Bergamo). BALBINOT Luigi, † a Caxias (Brasile). BENVENUTI Rag. Vincenzo, † a Padova. BERNASCONI Primina, † a Chiasso (C. T.). BERTo Barbara, j a S. Ambrogio Torinese. BIANCO Barale Avv. Filiberto, † a Torino. BIONDI Nicola, -a Monterubiaglio. BOTTI Bortolo, † a Lumezzane Pieve.

BRIGATTI don Maurizio, Arc. V. F., j a Vogogna. BUFFALDI Franco, j a Verona. CALAI Angela, f a Umbertide. CALCAGNO Angelo, † a Varazze. CARELLI Francesco, † a Castelnuovo Calcea. CELESIA don Stefano, † a Domodossola. CERULEI Augusto, t a Roma. Cocco Maria in REITANO, .. a Trecastagne. CoLLINI Angelo, f a Pinzolo (Trentino). CoRUZZO Francesco, † a Monterubiaglio. COTARELLA Vincenzo, † a Monterubiaglio. CROCE Giovanna, † a Moena (Trentino).

DELLE BATTE Angelina ved. DE CAMPO, -r a Tirano DELMINIO Giovanni Battista Notaio, † ad Albenga. FALCONE Teresina, † a Troia. FORESTO Carolina in QUARANTA, f a Carmagnola. GALBUSSERA Giovannina, † a Temo d'Isola. GILIO-Tos Anna Maria, † a Chiaverano. GILARDI don Alfonso Parroco, † a Crevola Sesia. GIOBERTO Vincenzo, † a S. Didero (Susa). INZAGHI Rachele, † a Intra.

LANZA Can. Cav. don Giuseppe, Prevosto Cattedrale, † a Mondovì.

LIETO Cristina, fi a Torino. LIGNETTI Giuseppe, t a Biella.

MARAI Elisa in TOMEI, i a Torri del Benaco. MARCHINI Clotilde, -j a Tizzano Val Parma. MASTIO Teresa, j a Cagliari. MAZZA Antonio, † a S. Stefano d'Aveto. MAZZARELLI don Luigi, i a Garessio. MAZZINI Ernesta ved. CoLONNETTI, fi a Torino. MIOLA Giustina, j a Campiglia de' Berici. MUNICCHS Enrichetta ved. FEDELI, j a Pisa. ORIOLI don Vincenzo, † a Novara. OTTINA Angela, † a Roccapietra. PALAMIDESI Paolo, -t a Lucca. PAPINI Giuseppe, j a Monterubiaglio. PERETTI Caterina , † a Cumiana.

PIOLA Can. don Guglielmo Arcip. Vie. For., f a Oleggio.

PoLi Giovanni, -r a Bondo.

PORRECA Can. Teol. Ruggiero, - ad Ascoli Satriano.

PRATO Cav. Av. Edoardo, † a Torino. PRAVATO Lisetta, t a Caprino Veronese. PRUNOTTO Giovanni, j- a Costigliole d'Asti. RECCHIA Giovanni, † a S. Massimo d'Adige. REGGIO Maria, j a Castelnuovo Calcea. ROVERA Margherita, † a Busca. SERPI Margherita in Salabé, † a Roma. SERVAIS Rosalia, - a Torino. STRUI,I Vittorio, j a Creva.

TAPPI-CESARINI don Anselmo O. S.. B., † a Roma. TARAMELI,I Angela, j a Temo d'Isola. TEMPO Anna, i a Torino. TOSASSI Maria, † a Monterubiaglio. TONON don Andrea, † a Scomigo. TORTONA Maria, j a Torino. TosiNi P. Giovanni Barnabita, 'j a Torino. UssEGLio Comm. Leopoldo, † a Lanzo Torinese. ZANETTI don Antonio, -r a Montagnana. ZAPPITELLI Federico, j a Monterubiaglio.

INDICE.

Articoli e documenti.

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane pag. 1 e 309.

Un nuovo collegio salesiano a Lima, g. L'insegnamento religioso negli Istituti Salesiani dell'Argentina, 12.

Il Governo di Minas Geraes e le Scuole D. Bosco a Cachoeira do Campo, 15.

Una patriottica dimostrazione a Rio Janeiro, 15. « Omaggio internazionale dei Cooperatori alla Sacra Famiglia », 29, 30, 57, 86, 113. - Associazione delle famiglie consacrate alla S. Famiglia, 58 - Indulgenze e privilegi, 86.

Una data memoranda (1o marzo 1869), 59. Comitato Patronesse « Opere Ven. D. Bosco » di Torino, 62. - Santiago, 10o.

Frezioso documento per gli Oratori festivi, 65. In memoria di un chierico salesiano (G. Miglio), 66, 122.

Per la scuola cristiana e l'elevazione delle classi lavoratrici, 85.

Nel IN Anniversario di Don Rua, 87.

Lettere di famiglia: dal Sud-Africa (D. E. Tozzi), 88. Omaggio alle scuole profess. di D. Bosco, 115. Per l'insegnamento religioso (Nicaragua), 145. Partenza di nuovi Missionari per la Cina, 146. 234. La « Festa del Papa », 162.

Chiese Salesiane: - la S. Famiglia a Firenze, 178. Nel nome di Don Bosco, tutti al lavoro, 197. Per le vocazioni ecclesiastiche, 198. Solenne processione eucaristica a Betlemme, 201. Il problema della gioventù abbandonata e l'opera dei Cooperatori Salesiani, 225. 753

« Egli ci amava tanto, ci amava tanto!... », 255. Il Card. Cagliero nella Diocesi di Alba, 2l6.

La nuova cappella del S. Cuore di Gesù nella

Chiesa di S. Gaetano a Sampierdarena, 268. L'educazione cristiana della gioventù e il dovere dei Cooperatori Salesiani, 281.

Per la grandezza morale del paese, 283.

Per l'inaugurazione del Monumento a D. Bosco, 310.

Nel Cinquantenario dell'Associazione dei dívoti dt Maria Ausiliatrice, 94, 120, 142, 229, 287.

Nel Cinquantenario delle Associazioni degli ExAllievi: Cinquantesima dimostrazione filiale al Ven. Don Bosco, 169 —L'omaggio a D. Albera,

170 - Un Convegno all'Oratorio, 199 - Per i più giovani dei nostri ex-allievi, 199 - Note e documenti, 227.

Al Rev. Clero e per le adunanze mensili.

Conferenze per la festa di S. Francesco di Sales, 8. Per la diffusione della Buona stampa, 30. Rispondiamo all'appello del Papa, 114. Per la festa del Papa, 145.

Per l'educazione cristiana dei figli del popolo.

2) L'Oratorio « Ven. D. Bosco », in Valsalice, io, 3) L'Oratorio di S. Luigi in Torino, 33.

4) Il ricreatorio « Margherita Bosco » in Torino, 63.

5) Il nuovo Oratorio S. Paolo a Torino, 117. 6) L'Oratorio S. Agostino al Martinetto, 313.

Fatti e detti di Don Bosco.

XII) Una « casa di D. Bosco », 16.

XIII) Nelle solitudini della Patagonia, 38. XIV) Il racconto di un ex-allievo, 149. XV) Il « grigio » di D. Bosco, 179.

XVI) Un'intervista col Vicario Ap. d'Alaska, 223. XVII) « Chi è stato quel dottore?.... e, 259. XVIII) D. Bosco a Verzuolo, 285.

Lettere dei Missionari.

Argentina: La morte di un santo missionario (D. E. Pedemonte), 129. - Un'assemblea indigena a Zapala (D. C. Pesce), 182.- Un'esposizione scolastica, 323.

Brasile - Rio Negro: Una missione lungo il rio Preto (D. G. I3alzola), 125. - Escursioni apostoliche sugli affluenti del rio Negro (Mores. L. Giordano): i) Lungo il Rio Cayarf, 207; - ~) Nel Paporf, 235: - 3) Lungo il rio Issana, _6i ; - 4) Lungo il Rio Uaup€s, 295.

Brasile-Matto Grosso: Una nuova Colonia indigena, 186. - La conversione di un'india in punto di morte (D. C. Albi setti), 319.

Cina: Un omaggio di fanciulle pagane alla Madonna (D. G. Pedrazzini), 17. - Il viaggio dei missionari partiti per il Cuantung (D. S. Garelli) II) da Porto Said a Shang-hai, 39 - III) da Shang-hai a Macao, 69. - Il battesimo di « Basilio Topa » (D. L. Versiglia), 99. -- I missionari salesiani del Cuantung sul campo del lavoro (D. S. Garelli), 151, 211, 237, 265. - Le prime prove della missione salesiana al nord del Cuantung (D. L. Versiglia), 289 - Per le Missioni Salesiane della Cina, 298.

Equatore: per la fede e per la civiltà (D. A. Del Curto), 98.

Terre Magellaniche: Nella Missione di « Porto Natales » (D. G. M. Aliberti), 153

Il Culto dì Maria Ausiliatrice.

Agli ascritti all'associazione di Maria Ausiliatrice: 19, 47, 101, 130, 245. 221, 279. 324.

Preci solenni per il Congresso della pace, 74. Benedetto XV e il Santuario dei Becchi, 121. La festa del 24 Maggio a Torino, 141. L'inaugurazione di un Santuario a Maria Ausiliatrice nel Brasile (Nictheroy), 15.5.

I trionfi di Maria Ausiliatrice; i) In pubbliche chiese, 171; II) Nei nostri istituti, 172; III)

Al santuario dei Becchi, 174; IV) - Negli Oratori festivi, 175; V) A cura dei Cooperatori, 175; VI) All'Estero, 177.

Echi delle feste di Maria Ausiliatrice, 229, 287, Grazie e favori, 20, 49, 75, 102, 120, 131, 156, 187. 214, 246. 272. 300, 325.

Per il tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice, 32, 161.

Riconoscenza al Ven. D. Bosco. Ved. 24, 52, 79, 217, 328.

Agli amici di Savio Domenico. Ved. 51, 79, 96, 161, 248, 258.

Note e Corrispondenze.

Una lettera del Presidente di Colombia, 25. L'Oratorio Salesiano di Fiume, 53. Il 31 Gennaio, 8o.

Carità e riconoscenza, 8o. - Ved. anche 181, 192. Conferenze Salesiane, 61, 1o6, 136.

Esercizi spirituali per Cooperatori ed Ex-Allievi, 147, 191, 226.

Mons. Marenco nel Nicaragua e nel Salvador, 165. Nozze d'oro sacerdotali, 192.

Nel paese di Gesù, 201, 276, 302, 317.

Il Card. Cagliero a Torino, 220, 303. -Ad Alba, 256. Nell'onomastico del S. Padre, 220.

Nel Consiglio Superiore- della Pia Società, 220. Congresso dei Cooperatori Salesiani a Cuyabà, 249. Il 250 dell'Opera Salesiana nel Matto Grosso, 323. Devoto omaggio al Card. Richelmy, 276. L'opera svolta dal S. Padre durante la guerra, 286. Il Giubileo del Card. Arcivescovo di Milano e la Consacrazione della Chiesa di S. Agostino, 330.

Tra gli orfani di guerra.

L'Istituto «D. Bosco » di Pinerolo, 249, 257. All'Istituto di Grugliasco, 13, 193, 250.

Una visita alla scuola d'agricoltura a Roma, 219. Una visita all'Istituto « Maria Aus. » a Sassi, 92. Pro orfani di guerra: Palermo, 81 - Alessandria d'Egitto, 81.

Tra gli emigrati.

Lettera della Congr. Cene. al Sig. D. Albera, 36. Lettera dal Direttore Generale del fondo per il culto 109.

Una Società Cattolica Italiana a S. Francisco di California, 147.

Azione religioso-sociale a favore degli Italiani nel Chile, i 8o.

Impotenti cerimonie religiose in Argentina, 203. Suffragi solenni alle vittime d'un disastro aviatorio (Argentina), 243.

Negli Stati Uniti (New-Rochelle), 244. - Nel Belgio, 269, -A S. Francisco di California, 269. - A S. Paolo (Brasile), 270. - Ad Alessandria d'Egitto, 270. - Alla Colonia Vignaud (Argentina), 36, 244. - A Baranquilla (Colombia), 8o.

Il programma della Commissione Salesiana dell'Emigrazione, 311.

Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Carità e riconoscenza, 135 - Dal Brasile, 136. Per un nuovo istituto in Borgo S. Paolo, 303, 331

Alessandria, 108. - Bordighera, 304. - Padova, 109. - Scandeluzza, 166. - Scutari, 278. - Torino, 54, 137, 250. - Vignola Borbera, 166.

Gli ex-Allievi.

Ved: Cinquantenario delle associazioni ex-allievi, ecc., 169, 199, 227. - Nobile esempio di profonda riconoscenza, 116. - A Milano, 53 -Per il monumento a Don Bosco, 310.

Tra i figli del popolo.

Ancona, 81 - Buenos Ayres, 220 - Borgo San Martino, 277 - Chioggia, 305 -Fiume, 193Milano, 82 - Roma, 8o, 304 - Torino, 166, 193, 250, 304, 331 - Trieste, 192, 330 - Varazze, 277 - Zurigo, 220, 330.

Notizie varie.

In Italia.

Ancona, 25, 81 - Aosta, 250 - Biella, 278 - Bologna, 25 - Catania, 279 - Cherasco, 331 - Isola d'Istria, 167 - Livorno, 138 - Marina di Pisa, 3o5 - Milano, 82 - Pavia,- 82 - Parma, 109, 194, 279-Roma 137, 194, 221, 331 - S. Pier d'Arena, 221 - Torriglia, 332 - Vercelli, 82, 109 - Vigevano, 26. - Torino, 61, 54, 110, 137, 166, 303 - Trieste, 26, 54, 330.

All'Estero.

Alessandria Egitto, 82, 332 - Betlemme, 201 (Ved. Nel paese di Gesù). - Buenos Ayres, 26 - Cape Town, 88 - Colonia Vignaud, 36 - Centro America, 138 - Cachoeira do Campo, 222 - Filadelfia, 332 - Freyung, 317 - Gerusalemme, 279-Mylapore, 222-Montevideo, 251 New Rochelle, 332 - Panamà, 167 - Por t Chester, 332 - Punta Arenas, 27 - Rodi, 167 - Spagna, 194-S. Francisco di California, 27, 305 - S. Paolo, 110, 251 -Unter-Waltersdorf, 251 - Valparaiso, 305.

Periodici e libri buoni.

Ved: 37, 134, 168, 234, 260, 284, 286, 314. Necrologio.

Em.mo Giulio Tonti, 85.

Em.mo Francesco da Paola Cassetta, 139. Em.mo Card. De Hartmann, 279. Contessa Teresa Rebaudengo-Ceriana, 2t;. Sac. Prof. Clemente Bretto, 90, 190. Suor Elisa Roncallo, 16o. Salesiani defunti, 306.

Cooperatori esemplari (E. Alais da Vivot, Mons.

Negroni, N. Bonino), 315.

Ved. anche a pag. 28, 55, 83, 110, 139, 168, 196, 223, 252, 279, 307, 315. 333.