BS 1910s|1911|Bollettino Salesiano Febbraio 1911

ANNO XXXV - N. 2.   Torino, Via Cottolengo 32.   FEBBRAIO 1911.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La vita di D. Bosco    33

I danni arrecati dalla cattiva stampa    34 La Pia Società Salesiana: IV) Lo sviluppo . . . 37 NOTIZIE DI FAMIGLIA: Rep. Argentina: La morte di due infaticabili missionari - S. U. Nord America: Il buon cuore degli italiani - Una festa italiana in pieno oceano   . 50 DALLE MISSIONI: Cina: Una visita a Canton - Mozambico: Dalla residenza di Mochelia   52

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati . .   . 56

NOTE E CORRISPONDENZE: Il nuovo Economo Generale - In onore di San Francesco di Sales - Tra i figli del popolo - Notizie varie: Italia, Estero   .   . . 59

Necrologio: In memoria di D. Giuseppe Bertello, ecc. 62

LA VITA DI DON BOSCO

Abbiamo la cara soddisfazione di annunziare agli amici ed ammiratori delle Opere Salesiane, che finalmente viene alla luce la Vita del Venerabile Servo di Dio, Don Giovanni Bosco, del SAC. SALESIANO GIOVANNI BATTISTA LEMOYNE.

L'opera insigne, edita dalla benemerita Società rilevataria della Libreria Salesiana di Torino, ossia dalla Società Anonima Internazionale per la Diffusione detta Buona Stampa, consta di due grossi volumi di circa 650 pagine ciascuno.

Il 1° Volume usci il 31 gennaio u. s., XXIII° anniversario della morte di Don Bosco; e - a scopo di propaganda - venne posto in vendita al modico prezzo di L. 3 presso la medesima Libreria

(Corso Regina Margherita 176, Torino.

Il 2° Volume sarà pubblicato verso la fine dell'anno.

Crediamo opportuno di consigliare, a quanti desiderarlo far acquisto dell'opera, a non ritardar troppo le richieste del 1° volume, perché, se l'amore a D. Bosco non c'inganna, noi riteniamo che la presente edizione sarà in breve esaurita, e non si porrà mano ad una ristampa se non dopo uscito il 2° volume.

I danni arrecati dalla cattiva stampa

or lo vediamo addolorati, lo spettacolo che presentano oggi molte delle famiglie del popolo e quasi paesi interi, dove solo pochi anni or sono fioriva l'amore e la pratica della religione, e colla religione quanto di più bello, di più caro, di più virtuoso nei costumi e nelle relazioni sociali. Oggi : deserta la chiesa, abbandonati i Santi Sacramenti, profanata la festa, frequenti in modo nauseabondo la bestemmia e il turpiloquio e le oscene canzoni; sfacciata la gioventù, che non ha freno nè rispetto; propagato l'amore al godere, negli inverecondi tripudii, nelle orgie vergognose, nei festini im morali, nella oscenità trionfante, che fa vittime persìno nella fanciullezza. E nello stesso tempo l'ostentazione ributtante dell'empietà, il disprezzo per ogni cosa più sacra, il ridicolo per la virtù, l'estinzione talvolta dei più elementari e doverosi sentimenti di rispetto, di gratitudine, di amore, di giustizia, tanto da tar pensare seriamente all'avvenire d'una società, che va precipitando verso la più sozza barbarie. Ebbene in gran parte da che, deriva tutto ciò, se non dalla stampa malvagia, che, per partito preso, si sforza di distruggere in un colla fede la civiltà e la virtù portate dal Cristianesimo?

Che cosa è mai sacro per questa stampa? Non l'attenzione amorosa della madre, che veglia sui passi del figlio adolescente; non il sacrificio continuo della Suora di Carità, che tutto ha abbandonato per consacrarsi al sollievo deglì infelici; non l'opera paziente del monaco, che si è dedicato alla preghiera e allo studio; non i voti santi del religioso che, o nella predicazione o nell'insegnamento o nella cura degli infermi, fa della sua vita un continuo esercizio di carità; non il ministero sublime del sacerdote, che, fatto padre al popolo, vive per il popolo prodigando per esso tutte le energie della sua mente e del suo cuore e l'attività continua di una vita pronta ogni ora al sacrifizio; non l'autorità stessa della Chiesa, la mirabile istituzione di Gesù Cristo, a cui deve l'uomo i mezzi per la propria santificazione e salute, la socìetà il benessere, la giustizia, la civiltà; non le auguste cerimonie e i sacramenti della Religione, che educano gli animi ai più squisiti sentimenti, che infondono la forza di praticare le più eccelse virtù ; non le verità sacrosante del Vangelo, rivelate dalla Sapienza di Dio, venerate sempre dai padri nostri, rispettate ed ammirate dagli stessi acattolici; non i Santi che diedero l'esempio delle più sublimi virtù, eroi della fede, della purezza, della carità, della beneficenza; non la Vergine Immacolata, specchio di ogni virtù, che della sua bellezza spirituale accese l'entusiasmo dei poeti e degli artisti e formò sempre la speranza del popolo cristiano, il conforto degli afflitti ; non lo stesso Divin Maestro G. Cristo, Figliuol di Dio, che ci redense a prezzo del suo Sangue preziosissimo; non lo stesso Nome santissimo di Dio e l'altissima Sua Maestà, sino alla Quale, è orribile il dirlo, si fa salire il dileggio e l'Insulto!

Noi ci domandiamo come mai si tolleri tutto questo ; come mai possano vivere e continuare, in mezzo ad una società di battezzatì, dei giornali, che non hanno altro fine, che quello di scristianizzare l'uomo, la famiglia, la società, e di gettare la loro bava sopra tutto quanto vi è di più rispettabile e di più sacro!

Nè basta l'insulto; sì aggiungono lo scherno e la menzogna, le armi di coloro che non hanno ragione. E si comprende come siano anche le armi più facili, in quanto che non esigono ne quegli studii serii, nè quella delicatezza coscienziosa e circospetta nell'affermare, che abbisognano agli onesti nella difesa della verità. La menzogna poi è spesso a bello studio pensata e architettata con infame malizia allo scopo di falsare il giudizio dei lettori e far loro diventare oggetto di obbrobrio e di odio ciò che dovrebbe essere oggetto di riverenza e di amore.

Così gli insegnamenti della Fede cristiana, la cui verità fu provata coi pìù inconcussi argomenti e la cui armonica bellezza eccitò l'entusiasmo dei più eletti ingegni, si fanno bersaglio degli scherni più plateali, quasi fossero favole da bambini o ridicolaggini assurde e spregevoli.

Così la Chiesa, divinamente istituita per la salvezza delle anime e dei popoli, la Chiesa che ha affratellati gli uomini, che ha affrancato gli schiavi, che ha innalzato il povero ed ha umiliato l'orgoglio dei potenti, che ha sostenuto lotte secolari per la difesa del debole e per la giustizia sociale, si fa passare da questa stampa come una istituzione alleata dei tiranni, che vive di imposture e di barbarie.

Così il Sacerdozio cattolico, che ha per sua gloria perenne il sacrifizio per il bene, tanto che non c'è opera buona a cui non si sia dedicato, e a lui si debbano le più mirabili istituzioni di educazione e di beneficenza ; quel Sacerdozio che perpetuando i prodigi della carità di Cristo, rasciuga ogni giorno tante lagrime, sana tante ferite, si fa passare continuamente come un'accozzaglia di oziosi e di impostori. Non c'è calunnia, per quanto iniqua ed assurda, che non si lanci contro il prete, come se il prete, perciò solo che è prete, fosse degno d'ogni vitupero.

Ma chi dà il diritto a costoro di offendere le nostre più care credenze, di insultare i nostri affetti più santi e più delicati? Chi dà il diritto a costoro di travisare la storia di venti secoli, di assalire con tanta mala fede le più venerande istituzioni? Chi dà il diritto a costoro di lanciare il loro dardo avvelenatore contro persone che si sono consacrate a Dio per il bene delle anime, di aizzare l'odio delle plebi contro persone che adempiono il proprio dovere, un dovere sublime di carità e di sacrificio?

Talvolta, si, ci sono delle cadute anche in mezzo al clero. Ma per un prete che prevarica, mille vi sono che sacrificano se stessi e le proprie sostanze al bene dei loro figli spirituali ; se codesta stampa non è in mala fede, perchè tace di questi mille, per parlare soltanto del prevaricatore, il quale, se ha prevaricato, fu appunto perchè, non gli insegnamenti della Chiesa, ma precisamente i principii di codesta stampa ha sciaguratamente seguito? Fu l'uomo, non il prete, che ha sbagliato le passioni sono dell'uomo, non del ministero, che è sempre santo; e perchè abusare della caduta dell'uomo per gettare ìl discredito e l'infamia sul ministero? Ouante volte poi il fatto è inventato di sana pianta, con un colmo di mala fede, che solo l'odio satanico può suggerire!

Le calunnie che gli eretici hanno lanciato lungo i secoli contro la Chiesa, confutate mille volte, non più accolte da nessun storico, anche acattolico, che si rispetti, appaiono ancora periodicamente ripetute sopra questi giornali e periodici, che non accennano però mai alle risposte o alle spiegazioni esaurienti già date. Ogni fatto poi che avvenga, sempre è interpretato nel senso più odioso per la Chiesa e per il Clero dai fatti politici, dai disastri e dalle calamità che avvengono, dagli stessi fenomeni naturali, si prende occasione di vituperarli: così si ammaniscono le notizie di ogni giorno, sempre manipolate in maniera che si coltivi nel lettore l'avversione al prete, alla Chiesa, alla Religione di Cristo...

... La storia di venti secoli è lì a provare quanto la Chiesa abbia fatto e quanto Vescovi e sacerdoti si siano adoperati ed abbiano anche sofferto per causa dei deboli e degli oppressi. Certo nessuno di questi giornalisti, che ogni giorno gridano contro gli uomini di Chiesa, chiamandoli parassiti, sfruttatori e peggio, sarebbe pronto a fare e a soffrire la minima parte di quello che ogni giorno fanno migliaia di suore per gli infelici, migliaia di sacerdoti a favore del popolo nei paesi civili, migliaia di missionari cattolici fra i proletarii delle regioni barbare e selvagge. Chi conosce la storia, sa anche che, se negli ultimi tempi si introdussero sistemi che favorirono l'ingiusto sfruttamento dei lavoratori, ciò avvenne appunto, perchè non si volle più ascoltare la voce della Chiesa, e si impedì al Clero di compiere il suo tradizionale apostolato di difesa degli oppressi. E contro tali sistemi chi alzò la voce fu la Chiesa, furono i Vescovi, fu il Clero. No: noi non saremo mai contraria alle giuste rivendicazioni degli operai e dei contadini. Noi ci opponiamo invece e protestiamo contro la propaganda anticristiana, per la quale si vuole togliere al popolo la fede e staccarlo dalla pratica della religione. Ciò non ha a che fare col miglioramento delle classi proletarie, che anzi è loro assai dannoso. Noi domandiamo che cosa guadagnerebbe il popolo colla perdita della fede cristiana, e con essa di ogni vero principio di moralità, di ogni ideale elevato, di ogni speranza nella vita futura.

L'uomo è composto di anima e di corpo, e non si può certo prescindere dalla parte spirituale e morale, quando si pensa di rialzare le condizioni delle classi sociali. L'uomo, ha detto Gesù Cristo, non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Matth. IV, 4). Quando voi aveste procurato al misero un pane materiale, che sarebbe questo, quando insieme non gli procacciaste il pane dello spirito? Che dire adunque di chi, asserendo di volere il miglioramento delle classi popolari, incominciasse dall'abbrutirle, prostrandole nel fango del più turpe materialismo ? Ben potrebbe a lui il popolano ripetere le parole del vecchio Parini a chi, rialzandolo da terra dopo una caduta, gli dava però consigli riprovevoli

Chi sei tu, che sostenti a me questo vetusto pondo, e l'animo tenti prostrarmi a terra?

E non prostra a terra l'animo del popolano chi gli dice: « Tu non sei figlio di Dio, ma un brillo perfezionalo ? » - chi gli ripete: « Non sei destinato al cielo, perchè tutto finisce quaggiù » - chi gli va sussurrando: « Il paradiso consiste nel denaro e nel godere ? » - chi gli dice: « Non devi render conto a nessuno delle tue azioni ? » e lo avvezza a tutto deridere, a tutto calpestare, a soffocare i più nobili sentimenti, a vivere come il bruto? E chi queste cose scrive ed insegna, pretenderà di essere l'apostolo e l'educatore del popolo o il suo benefattore ? Che avverrebbe, se il popolo crescesse a questa scuola? No: è appunto per l'onore e per il bene del popolo che protestiamo contro questa stampa malvagia, e gridiamo al popolo: - Costoro non vogliono il tuo bene, vogliono la tua rovinai...

(Dalla lettera Pastorale dell'Episcopato Emiliano: Sui danni arrecati dalla cattiva stampa).

Nuove postille al decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco..

La Pia Società Salesiana

E affinchè l'opera istituita a vantaggio della gioventù coll'andar del tempo non avesse a cessare, ma perdurasse stabile e sicura, il Servo di Dio, dopo essersi consigliato con uomini prudenti e con lo stesso Venerabile Cafasso, ed approvandolo inoltre molto volentieri e a viva voce il Romano Pontefice Pio IX, nell'anno 1859 fondò in Torino la Società Salesiana, che egli per voto unanime dei Capitolari, governò col titolo di Rettor Maggiore. La qual società, di giorno in giorno ingrossando ed estendendosi, fu dalla Santa Sede Apostolica nell'anno 1864 lodata e commendata, e con decreto del 10 marzo dell'anno 1869 approvata e confermata.

IV (1).

Lo sviluppo.

IL 1851 compivasi con i migliori auspizi il primo decennio della fondazione dell'Opera degli Oratori; e « nel 1851, narra il prof. Rayneri, si era fatta una lotteria: i vincitori erano molti, e perciò molti i contenti. Per ultimo D. Bosco dal balcone gettò caramelle a destra ed a sinistra, ed erano pur molti che avevano la bocca addolcita. Era facile che raddoppiassimo gli evviva. D. Bosco disceso dal balcone fu presto alzato come in trionfo qual segno della massima gioia, quando un giovane studente e chiericando disse: - Oh! D. Bosco, se potesse vedere tutte le parti del mondo ed in ciascuna di esse tanti Oratorii! - D. Bosco (parmi vederlo) volse intorno lo sguardo maestoso, soave, e rispose: - Chi sa che non debba venire il giorno in cui i figli dell'Oratorio non sieno sparsi per tutto il mondo! - Egli fu profeta ».

Alla sua morte l'Opera degli Oratori era già diffusa nell'Italia, nella Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra, nell'Argentina, nella Patagonia, nell'Uruguay, nel Brasile, nel Chilì, nell'Equatore, e nel Trentino ; e sotto il rettorato di D. Rua essa penetrò anche nella Svizzera, nell'Austria, nella Germania, nell'Africa, nell'Asia, e in altre repubbliche del Sud e nel Centro e nel Nord America.

Le prime espansioni furono l'Oratorio di San Luigi nei dintorni di Porta Nuova nel 1847 e l'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia nel 1849.

La prima Colonia Salesiana che usci da Torino si avviò a Giaveno nel 186o, e vi rimase due anni per la ristorazione di quel Seminario.

La prima nuova casa si aperse nel 1863 a Mirabello. A questa tennero dietro le fondazioni di Lanzo Torinese nel 1864, di Cherasco nel 1869; di Alassio nel 187o; di Genova-Marassi nel 1871; di Torino-Valsalice nel 1872; finchè nel 1875 la Pia Società Salesiana uscì dal Piemonte e dall'Italia, aprendo una casa in Francia e due nell'Argentina.

Pei nostri lettori - essendo già note e così spesso ricordate le varie fondazioni compiute in Italia - limitiamo questi appunti all'espansione avvenuta al di fuori.

Repubblica Argentina e Missioni della Patagonia.

A Don Bosco, nel suo ardentissimo zelo per la salvezza delle anime, sorrideva da tempo il pensiero di pôr mano alla civilizzazione di qualche tribù selvaggia, quand'ebbe un sogno. Vide immense pianure coronate da alte montagne, e torme di selvaggi coperti di larghi mantelli di pelli di animali, armati di lunga lancia e di fionde; e in lontananza missionari di varii Ordini... ma, giunti, i selvaggi li uccisero. Ed ecco un'altra schiera di missionari preceduti da giovanetti... Tremò pensando che sarebbe toccata ad essi la sorte dei primi... li fissò con attenzione e li riconobbe pei suoi Salesiani. E i selvaggi li accolsero con allegrezza, li ascoltavano volentieri e, circondandoli, deponevano le armi, piegavano le ginocchia, e recitavano il S. Rosario (1).

Avuto questo sogno, studiò qual mai fosse stata la regione veduta. Dubitò che si trattasse dell'Australia o della Cina; ed aperse pratiche per iniziare una missione in quelle parti, e non ebbero esito. Finalmente invitato ad aprire una casa nell'Argentina, volse lo sguardo alla Patagonia e quivi riscontrò i veduti selvaggi. Il conoscere l'abbandono in cui si trovavano tanti italiani nella Repubblica del Plata lo stimolò ad accettare la proposta e colà appunto i Salesiani fecero gloriosamente le prime armi, prima di muovere alla conquista della Patagonia.

Infatti al piccolo drappello dei primi dieci missionari, l'11 novembre 1875: « Vi raccomando con insistenza particolare - diceva D. Bosco - la posizione dolorósa di molte famiglie italiane, che numerose vivono in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne. I genitori, la loro figliuolanza poco istruita della lingua e dei costumi dei luoghi, lontani dalle scuole e dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose o se ci vanno nulla capiscono. Perciò mi scrivono, che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate quei nostri fratelli, cui la miseria o sventura portò in terra straniera, e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio, che ad essi vi manda pel bene delle loro anime... ».

Oltre duecento italiani accolsero con gioia al porto di Buenos Aires i missionari salesiani; i quali, sebbene destinati alla fondazione di un Collegio a S. Nicolás de los Arroyos, non seppero resistere alle preghiere dei loro connazionali ed all'invito dell'Arcivescovo Mons. Aneyros; e, benchè non fossero che dieci, si divisero in due gruppi, uno dei quali si pose subito al servizio della Chiesa Mater Misericordiae, detta volgarmente l'Iglesia de los Italianos o Chiesa degli Italiani nella capitale. Con questo indirizzo si sviluppò l'Opera Salesiana nell'Argentina.

Colà pertanto, in tutte le parrocchie affidate ai Salesiani e in tutte le cappelle da loro officiate oggi è disimpegnato un attivo servizio di assistenza religioso-sociale, che cede sopratutto a vantaggio degli Italiani, costituendo essi la maggioranza di quelle popolazioni. Ad esempio, la parrocchia della Boca in Buenos Ayres, su circa 70.000 abitanti, conta ben 50.000 italiani, che dànno il maggior contingente a quelle fiorenti scuole parrocchiali; ed altrettanti italiani appartengono alla parrocchia di S. Carlo in Almagro che ha un totale di 75.000 abitanti, ove i Salesiani hanno il fiorente Colegio Pio IX de Artes y Oficios con 550 interni, il Collegio S. Francesco di Sales con 420 esterni, l'Oratorio di S. Francesco di Sales frequentato in media da 1200 giovani e l'Oratorio S. Antonio con altri 250 alunni, quasi tutti italiani o figli d'Italiani. Nè minore è l'azione benefica spiegata nelle stesse case salesiane dell'Argentina, ove nei Collegi, negli Esternati e negli Oratori festivi rilevante è il numero dei figli degli Italiani.

Nel 1879 i Salesiani scesero da Buenos Aires in Patagonia.

Che cos'era la Patagonia, ed anche la Pampa, quando giunse a Buenos Aires il primo gruppo di Missionari Salesiani, capitanati dal teol. Cagliero?

Era un deserto temuto, abitato nella maggior parte dai più bellicosi ed audaci indii dell'Argentina, che obbligavano il Governo a mantenere un agguerrito esercito alle frontiere, ma che disgraziatamente non fu sempre in grado di frenare le vandaliche irruzioni dei selvaggi, che sbaragliavano le compagnie militari, e si gettavano sulle popolazioni come un'orda furibonda, che metteva tutto a ferro e a fuoco.

Ebbene, dopo cinque lustri d'improbo lavoro, d'inenarrabili sacrifizi e di eroiche privazioni, per opera dei Salesiani, guidati da Mons. Cagliero, che fu il 1° Vicario Apostolico di quelle terre, la Patagonia si è interamente trasformata.

« Né disagi, nè resistenze, nè penuria di mezzi, nè pericoli - scrisse la Patria degli italiani, un grande giornale di Buenos Aires - valsero a intiepidire il suo animo, ad indebolire la sua fibra di combattente in nome della civiltà e del benessere morale e materiale di quelle popolazioni quasi barbare... Quello che era nido di selvaggi, ora è terra di genti civili! ».

Presentemente nell'Argentina si contano 42 case salesiane. Di queste:

a) sei sono nella città di Buenos Aires: Collegio Pio IX (fondato nel 1877) e Collegio D. Bosco (1893) in Almagro - Collegio S. Giovanni Evangelista alla Boca (1877) - Collegio Leone XIII in Maldonado (1901) - Collegio S. Caterina in Calle Brazil (1885) e quello di Mater Misericordiae in Calle Solis (1877);

b) seguono le case di Bernal (1895); Córdoba (1905); Ensenada (1900); La Plata (1886); Mendoza (1892); Rodeo del Medio (19o1); Rosario (1890); S. Nicolàs de los Arroyos (1875); S. Isidro (1903); Uribellarea, Collegio D. Bosco (1894): id. Collegio S. Michele (1894); Vignaud (1903);

c) di Bahia Bianca : Collegio D. Bosco (1890); id. : Parrocchia N. S. della Mercede (1890); id.: Collegio N. S. della Pietà (1894); Choele-Choel (1901); Chos Malal (1888); Conesa-Sur (1891); Fortín Mercedes (1895); General Acha (1896); General Lagos (1896); Guardia Pringles (1889); Junín de los Andes (1895); Patagones (1879); Roca, Collegio S. Michele (1898); id. : Scuola Agricola S. Giuseppe (1909); Victorica (1897); Viedma (1880).

d) di Puerto Madryn (191o); Rawson (1892); Trelew (19o8) nel Chubut; e) di Cabo Peña nella Terra del Fuoco (1893); Capo S. Inés (1910); Gallegos (1885); Santa Cruz (1904); Ushuaia (19o5); - e Porto Stanley (1888).

Queste ultime, con altre in territorio cileno appartenenti alle così detta Patagonia Meridionale ed alle Terre Magellaniche, sono frutto dello zelo ardimentoso, saggio e costante del Prefetto Apostolico Mons. Giuseppe Fagnano.

Contemporaneamente alla Repubblica Argentina, un'altra generosa nazione accoglieva i figli di D. Bosco, la Francia.

L'avv. Ernesto Michel di Nizza a Mare, presidente di una Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, avendo studiato legge a Torino, aveva conosciuto lo zelo di D. Bosco e i suoi successi nell'educazione della gioventù, fin dal 1873 lo invitava ad impiantare anche in Nizza l'opera sua. Trattandosi d'aprire una casa fuori d'Italia, D. Bosco volle chiedere consiglio a Pio IX; e questo grande Pontefice rispose... con duemila franchi! in favore della proposta fondazione e con questa graziosa benedizione:

« Iddio benedica alla nuova fondazione! E questa, come il grano di senape, diventi un grande albero, su' cui rami voli a posarsi un numero immenso di colombe!... E sempre ne stia lontano lo sparviero!... ».

Nel 19o1 l'Oratorio S. Pietro di Nizza a Mare celebrò le sue Nozze d'Argento, mentre in Francia cominciavasi a parlare del progetto di legge contro le Associazioni. In seguito la legge fu approvata e subito imperversò la bufera che schiantò e distrusse tante e tante opere, che la generosa e cattolica nazione, rapita al nome di D. Bosco, aveva mirabilmente suscitate.

Nel 1901 erano compiute in Francia le seguenti fondazioni: Nizza Marittima (1875), Marsiglia (1878), La Navarre (1878); Saint-Cyr (1878); SaintPierre-de-Canon à Salon (1891); Parigi (1886); Lilla (1884) ; Coigneux (1889) ; Dinan (1890) ; Mordreux (1889); Ruitz (1891); Sainte-Marguevite (1883); Toulon (1893) ; Montpellier (1893); Nizas (1894) ; Romans (1896) ; Rueil (1896); Montmorot (1897) ; Saint-Denis (1899) ; SaintGenis (1898); - e inoltre le case di Oran (1891); La Marsa (1888); La Manouba (1896); e Tunisi (1896).

Uruguay e Paraguay.

Il 24 novembre 1876 partiva la 2a spedizione di 24 missionari, divisa in due squadre. La prima, guidata da D. Francesco Bodrato, salpava da Genova alla volta dell'Argentina, e la seconda da Bordeaux alla volta dell'Uruguay col sac. Luigi Lasagna.

Questo degno figlio di D. Bosco, fregiato nel 1893 del carattere episcopale, fu il fondatore e il propagatore dell'Opera Salesiana nell'Uruguay e Brasile. Il 1° Collegio, quello di Villa Colón, presso Montevideo, sotto la sua direzione divenne il più accreditato centro di studi della Repubblica. Mons. Lasagna promosse efficace mente altresì gli studi meteorologici e l'agricoltura; s'interessò vivamente degli immigrati, specialmente italiani; ed iniziò arditamente l'evangelizzazione di altre terre selvagge.

Dall'Uruguay, l'Opera Salesiana si trapiantò nella capitale del Paraguay, il cui istituto in omaggio al suo instancabile promotore si volle intitolato Collegio Mons. Lasagna.

L'Opera di D. Bosco nell'Uruguay abbraccia gli istituti di La Paz (188o); Las Piedras (1879); Manga: Collegio Juan Jackson (1898); id.: Scuola Agricola (19o8); Mercedes (1892); Montevideo Collegio S. Cuore di Gesù (1889) ; id.: Collegio-Convitto D. Bosco (1893) ; id.: Collegio S. Francesco di Sales (1907); Paysandú : CollegioConvitto N. S. del Rosario (1881); id.: CollegioConvitto D. Bosco (1890); Villa Colón (1877).

Nel Paraguay alla Casa di Asunción (1896) si aggiunge quella di Villa Concepción nel 1900.

Spagna.

Per lo zelo e la generosità del Marchese De Olloa, prima fra tutte le città di Spagna ad accogliere i Salesiani fu Utrera. La piccola schiera vi giunse la sera del 16 febbraio 1881.

« Nel sabato seguente - scriveva D. Cagliero, che ve la guidò - fu cantata da noi una messa in canto fermo all'altare della S. Vergine, con accompagnamento d'harmonium, e bastò per eccitare all'entusiasmo questi Utrerani. Il giorno dopo, domenica, ci facemmo vedere italiani davvero col canto di mottetti e Tantum Ergo in musica. Era di più corsa la voce che alla sera uno di noi avrebbe predicato, e si sarebbe data la Benedizione col SS. Sacramento nella chiesa del Carmine, già da loro chiamata de los Padres Salesianos; quindi un affluire di gente da ogni parte. Infatti alle sette della sera, dopo uno straordinario scampanio, io usciva dalla sacrestia ed inginocchiato innanzi all'altare della Madonna diressi la recita del S. Rosario in castigliano, come qui si usa; quindi salito sul pulpito, e messo sotto i piedi l'amor proprio, gettata in un canto la grammatica e dall'altra la paura, spiegai in lingua spagnuola al numeroso uditorio il nostro programma. Dissi cioè: 1° che cosa sono i Salesiani; 2° che cosa hanno fatto in Italia, Francia ed America; 3° che cosa fossero venuti a fare nella Spagna... Calato dal pulpito montai sull'orchestra, intantochè Don Pane, Don Oberti ed il ch. Atzeni con altri sacerdoti uscivano all'altare per la Benedizione. E coadiuvato dai virtuosi di canto D. Branda e suo fratello, con Goitre che faceva lume, cantammo un mottetto e Tantum Ergo, con tale maestria da riscuotere applausi per due giorni. Nei crocchi della città poi la conclusione dei discorsi era questa: oh! sí, si... los italianos soli verdaderos músicos!... ».

E Mons. Lluch, Arcivescovo di Siviglia, il 21 scriveva a D. Bosco: « I suoi figli sono arrivati a Utrera in mezzo alle dimostrazioni d'affetto e di gioia di quei miei cari Andalusiani... Hanno di già cominciato a lavorare... Spero che faranno del gran bene in Ispagna. Ho già loro preparato un'altra Casa in Ecija, che fu sede vescovile di S. Fulgenzio. Non dubiti, caro D. Bosco, ch'io sarò leur grand Papà! ».

La nuova iniziativa infatti, sorretta dalla benevolenza di esimii cooperatori, ebbe il più lieto sviluppo. L'anno prima (nel 188o) Don Bosco aveva detto ad uno dei Salesiani che poi fece parte del primo drappello inviato nella Spagna: - La stazione che farete ad Utrera non sarà che una preparazione per occupare campi ben più vasti. Non passerà molto tempo ed una ricca signora di Barcellona, alla morte del marito, c'inviterà a recarci in quella città, dove si fonderà una gran casa, che sarà seme fecondo di tutte le altre case di Spagna! - Nel giro di pochi anni si vide compiuta in modo meraviglioso la parola di D. Bosco! Mercè la munificenza di Donna Dorotea Chopitea Serra, i Salesiani si stanziarono a Sarrià, presso Barcellona, ove D. Bosco si recò a visitarli nel 1886, accolto in trionfo, e di là si diffusero in tutta la Spagna.

Le Case Salesiane di Spagna sono:

a) Cadice (1904); Carmona (1897); Córdoba (1901); Ecija (1897); Màlaga (1897); Montilla (1899); Ronda (19o2); S. José del Valle (1909); Siviglia Istituto della SS. Trinità (1892); id. : Oratorio S. Benedetto (1898); Utrera (1881);

b) Baracaldo-Bilbao (1897); Bejar (1895); Carabanchel-Alto (1903); Madrid (1899); Salamanca Istituto Maria SS. Ausiliatrice (1909); id.: Patronato S. Giuseppe (1898); Santander: Oratorio Don Bosco (1892); id.: Istituto Maria Ausiliatrice (1907); Vigo: Istituto S. Mattia (1894); id. :S. Cuore (1901);

c) Barcellona (1890); Campello (1907); Ciudadela nelle Isole Baleari (1899); Gerona (1891); Huesca (1903); Mataró (19o5); Sarrià (1884); Valencia (1898).

Brasile.

La prima fondazione, quella di Nictheroy, risale al 14 luglio 1883. Il Vescovo Mons. Pietro Maria Lacerda l'annunziò con lettera pastorale a tutta la diocesi, e l'eco delle accoglienze fatte a D. Bosco nel suo viaggio trionfale a Parigi accesero in tutto l'Impero Brasiliano tanto desiderio di avere i Salesiani, che in pochi giorni giungevano a D. Lasagna più di venticinque richieste di alti personaggi ecclesiastici e secolari, di differenti città e provincie, che supplicavano di avere una fondazione salesiana

Anche Sua Maestà l'Imperatore D. Pedro II, e la Principessa Isabella, erede presunta del trono e il suo sposo Gastone d'Orléans, Conte d'Eu, accolsero cordialmente D. Lasagna e il primo Direttore di Nictheroy, D. Michele Borghino, promettendo alla nuova istituzione ogni migliore appoggio. E l'Opera di Don Bosco, ammirata e protetta, si diffuse in tutto il Brasile in modo straordinario (1).

Oggi son vari gli istituti salesiani pareggiati, con facoltà di conferire il Baccellierato. Il Senato di S. Paolo il 14 agosto 1902 rese omaggio solenne al sistema educativo di D. Bosco: e gli stessi Presidenti della Confederazione son lieti di dare ai Collegi Salesiani eloquenti pegni di stima e di affetto.

Ma il nome di D. Bosco risuona venerato nel Brasile anche per un'altr'opera di merito indiscutibile.

Il 18 giugno del 1894, coll'occhio rivolto alle immense foreste popolate di selvaggi, arrivava a Cuyabà un drappello di missionari, condotti da Mons. Lasagna, salutati entusiasticamente dalla popolazione, che li ricevette in trionfo e li accompagnò alla chiesa principale dove venne cantato un solenne Te Deum, presente il Vescovo e il Presidente dello Stato. La casa di Cuyabà assunse presto un importante sviluppo. Di là partì il primo tentativo di evangelizzazione degli indi nella colonia Theresa Christina sulle sponde del fiume S. Lorenzo a 24o km. da Cuyabà; e in seguito, dopo arditi viaggi d'esplorazione, si stabilì il piano della civilizzazione della numerosa tribù dei Bororos-Coroados, a cui vantaggio si attivarono quattro centri. Il più vicino al mondo civile è quello di Palmeiras, destinato alla preparazione del personale della Missione; il secondo è quello del Sangradouro, riservato alle famiglie degli indii civilizzati; il terzo, la Colonia del S. Cuore, è abitato da più di 300 Bororos conquistati alla religione ed alla civiltà; il quarto, quello dell'Immacolata Concezione, conta altri 260 indii civilizzati.

Nel 1908 la banda musicale della Colonia del S. Cuore, composta di giovanetti un tempo completamente selvaggi, attraversò il Paraguay, l'Uruguay e il Brasile meravigliati, facendo la sua comparsa all'Esposizione Nazionale di Rio de Janeiro!

Oggi nel Brasile si contano le seguenti fondazioni:

a) Nello Stato di Matto Grosso: Barreiro : Colonia S. Cuore (1902); Rio das Garças : Colonia dell'Immacolata (19o5); Sangradouro: Colonia San Giuseppe (1906); Palmeiras : Colonia Agricola (1907) - e inoltre Corumbá (1899); Coxipó do Ponte: Scuola Agricola (1897); id.: Casa Maria Ausiliatrice (1898); Cuyabà (1894); Ladario (19o2);

b) al Nord: Aracajù (1901); Bahia (1900); ColoniaPernambuco (1902); Jaboatão (1900); Recife (1894);

e) al Sud: Araras (1901); Barbacena (1909); Batataes (1905); Cachoeira do Campo (1896); Canapinas (1897); Lorena: Collegio S. Gioachino (189o); id.: Casa S. Giuseppe (1890); Nictheroy (1883); Ouro-Preto (1895); Ponte Nova (1895); Rio de Janeiro (1909); S. Paolo (1886); Bagè (1904); Rio Grande (1901).

Inghilterra e Colonie.

Da molto tempo vari cattolici d'Inghilterra chiedevano con istanza a D. Bosco che volesse mandare i Salesiani a Londra a fondare una casa di ricovero per giovani poveri ed abbandonati. Una signora gli offriva una chiesa, una piccola casa ed un terreno per i necessari ampliamenti. Molte e gravi difficoltà si opponevano all'impresa; tuttavia Don Bosco promise di accingervisi, qualora vi fosse il beneplacito del Sommo Pontefice. La pia donna ricorse subito a Roma, e Leone XIII non solo permise che si eseguisse quanto implorava, ma aggiunse il suo vivissimo desiderio che i Salesiani andassero a Londra. Il 14 novembre 1887 il voto del S. Padre era soddisfatto; D. Bosco inviava alla capitale dell'Impero Britannico i primi Salesiani.

I principii, come ovunque, furono assai difficili; la stessa chiesetta nei giorni feriali era usata come scuola: ma poi sorse una nuova chiesa, la bella parrocchia del S. Cuore, come sorse il presente istituto; e l'opera si propagò in altri punti della capitale, e dell'Impero, e delle Colonie.

L'Impero Britannico, con le Colonie e gli Stati da esso dipendenti, ha 11 case: Burwash (1897); Chertsey (1902) ; Farnborough (1901); Guernsey (1904); Londra: Ospizio del S. Cuore (1887); id.: Oratorio S. Maria Maddalena (1903); id. : Patrocinio S. Giuseppe (1904); Malta-Sliema (1903); Tanjore nelle Indie Inglesi (19o6); Mylapore presso Madras (1908); e Cape-Town (1896) che nel 1910 ebbe un grande sviluppo.

Chili.

Partiti il 21 febbraio 1887 da Buenos Aires, e dopo 37 ore di viaggio arrivati a Mendoza, di là salivano alle Cordigliere e scendevano al Chili sei missionari salesiani, con a capo Don Evasio Rabagliati, che il 6 marzo prendevano possesso della nuova casa di Concepción. Quivi doveva incontrarli Mons. Cagliero, che, partito da Viedma in missione, evangelizzando era giunto felicemente fino alle Cordigliere, quando per grave caduta da cavallo in un punto pericolosissimo corse rischio di restar vittima del suo zelo, riportandone slogate due coste con lussazioni e ferite. Riavutosi, l'intrepido Missionario proseguì per Concepciòn, ove, la domenica delle Palme, un popolo immenso lo accolse con tale dimostrazione di affetto e di giubilo che mai la maggiore:

- Viva Mons. Cagliero! si gridava da tutte le parti! Viva Don Bosco! Viva il Vescovo Salesiano! Viva l'Apostolo della Patagonia!

Da Concepción, in compagnia di Mons. Fagnano, Mons. Cagliero passò a Valparaiso e a Santiago. A Valparaiso più di duecento ragazzi corsero dietro ad essi gridando: « Ecco ! sono arrivati i nostri padri; domani potremo andare a scuola. Oh! che piacere! » A Santiago alcuni orfanelli dicevan loro con affetto: « Sono due anni che piangiamo e preghiamo, perchè Don Bosco ci dia un padre!... e D. Bosco non è ancor venuto! ». Erano tenere scene che Don Bosco aveva predette!...

E Valparaiso, Santiago, ed altre città ebbero i Salesiani. Segnaliamo la fondazione di Puntarenas, iniziata con mirabile zelo da Mons. Fagnano, quando quella città, che oggi conta 15000 abitanti e cui sorride il più lieto avvenire, non contava che un migliaio di persone. La storia dirà a suo tempo i prodigi di zelo e di carità compiuti da quest'eroico figlio di D. Bosco

Nel Chilì l'Opera di D. Bosco si è talmente cattivato le simpatie universali, che queste ebbero una bella sanzione nel VI Congresso dei Cooperatori, celebratosi sul finir di novembre del 19o8 nell'aula massima dell'Università di Santiago.

Il Chilì conta le fondazioni di Concepción (1887); Is. Dawson nell'Arcipelago della Terra del Fuoco: Missione S. Raffaele (1889) ; id. : Missione del Buon Pastore (1898); Iquique (1897); Jahuel (191o); Linares (1905); Macul (1895); Porvenir nell'isola della Terra del Fuoco (1898); Punta Arenas (1887); Santiago: Patrocinio di S. Giuseppe (1895); id.: Collegio della Gratitud (1891); Talca. (1888); Valdivia (19o6); Valparaiso (1894).

Impero Austro-Ungarico.

La prima fondazione fu compiuta ancor da D. Bosco il 15 ottobre 1887, e fu quella dell'Orfanotrofio Maschile della città di Trento. La Voce Cattolica annunziando l'arrivo dei Salesiani scriveva: « Mentre anticipiamo il benvenuto a questo primo drappello di Salesiani che vengono a noi - i primi in tutto l'Impero da Dio prescelti ad accogliere i figli generosi di D. Bosco - crediamo di farci interpreti della cittadinanza coll'esprimere i sentimenti di intima riconoscenza che tutti professano a S. A. il Principe Vescovo, all'ill.mo sig. Podestà, al lodevole Consiglio della Congregazione di Carità e a tutti coloro i quali si prestarono in quest'Opera ».

Intanto brevi biografie di D. Bosco, traduzioni delle sue operette, riassunti delle vite di Mamma Margherita e del sistema educativo salesiano, fecero nascere il desiderio di avere anche in altre parti i figli di D. Bosco. Una grande difficoltà stava nella mancanza del personale che conoscesse le lingue e gli usi di quelle regioni. Per la Polonia, Dio suscitò alcune vocazioni di adulti, tra cui è da ricordare quella del Principe D. Augusto Czartoryski, il quale nel 1887 vincendo le gravi difficoltà opposte dai parenti ed interponendo la stessa mediazione di Papa Leone XIII, otteneva da D. Bosco di essere accettato nella Pia Società Salesiana, ove prese l'abito chiericale il 24 novembre e rinnovò gli esempi di S. Luigi pel distacco dalle ricchezze e da ogni cosa del mondo. Ordinato sacerdote, morì nel 1892, senza poter direttamente giovare a diffondere l'Opera Salesiana in Polonia. Ma i Polacchi erano corsi numerosi dietro l'esempio di lui, e così si poterono compiere in quelle terre varie fondazioni, alle quali se ne intrecciarono altre nella Carniola, a Vienna stessa, e sul littorale Austro-Illirico.

Nell'Impero Austro-Ungarico si hanno le case di Trento : Istituto Maria Ausiliatrice (1893); id. Orfanotrofio Maschile (1887); Daszawa (1904); Lubiana (19o1); Oswiecim (1898); Przemysl (1907); Radna (19o7); Vienna (1903); Gorizia (1895); e Trieste (1898).

Equatore e Missioni fra i Jivaros.

La sera del 6 dicembre 1887, benchè animalato e talmente prostrato da vari giorni che non poteva più celebrare, D. Bosco volle scendere dalla sua cameretta e trascinarsi al Santuario di Maria Ausiliatrice, mentre si compiva la funzione di partenza della prima schiera di Missionari per l'Equatore. Tutta la gente si alzò per vederlo. Mons. Leto, dopo la benedizione col SS. Sacramento, diresse alcune parole ai missionaria, diede loro l'addio e li benedisse. Questi, con a capo D. Luigi Calcagno, passarono ad tino ad uno a salutare e a baciare la mano a D. Bosco. Piangevano essi, piangeva D. Bosco, piangevano tutti!

La nuova casa si aperse a Quito il 28 gennaio 1888; e il 30 gennaio, il dì prima che volasse al cielo, D. Bosco era già entrato nello stato preagonico quando giunse un telegramma che annunziava il felice arrivo dei missionari a Guayaquil. D. Rua si affrettò a dare al morente la cara notizia: e parve che D. Bosco comprendesse, poichè aperse gli occhi e rivolse le pupille al cielo!

L'ultima benedizione di D. Bosco die' frutti consolanti. A Quito « in quella amata capitale, mansione di persone amabili, delicate e generose - scrive l'Ecc.mo Luigi Cordero, ex-Presidente della Repubblica - provai in compenso delle mie sofferenze officiali, godimenti positivi, intensi e puri che versarono alcune goccie di miele nell'amaro torrente della mia vita. Era de' miei piaceri il principale, quello di vedermi circondato dai fanciulli, in quei giardini di fiori umani, che si sviluppano al calore della religione e della scienza. Collegi, scuole, laboratorii erano per me altrettante oasi nel deserto ardente della politica. Io li amava tutti questi istituti, ma ve n'era uno che godeva la mia speciale predilezione. In esso, duecento o trecento neofiti del lavoro addestravansi nelle arti più utili. Il suo nome era Scuote Salesiane di Arti e Mestieri, ma io nelle mie frequenti visite alle diligenti api di quei laboratorii amava chiamarlo: L'Alveare Sociale. Che attività portentosa! che varietà di occupazioni! che movimento di braccia, di macchine, di ordigni! che spettacolo commovente quello di questi operai fanciulli, dinanzi ai quali avrebbero dovuto vergognarsi tanti operai adulti! Le feste più solenni di quello stabilimento erano quelle dell'industria moderna protetta e fomentata dal Cattolicismo. I suoi prodotti formavano una copiosa e brillante collezione ammirata dagli stessi avversarii dei Religiosi...

» Quelli che non han conosciuto l'illustre sacerdote D. Luigi Calcagno aprano alla pagina 99 l'opera che ha per titolo L'Equatore a Chicago e vedranno la splendida figura che gli fanno fare gli scrittori, che non gli erano neppur amici. In questa medesima figura di filantropo lo deve far passare ai posteri la Storia dell'Equatore! »

E D. Calcagno aveva fondato nuove case a Riobamba, a Cuenca e a Sangolqui e inviati i primi Missionari tra i Jivaros a Gualaquiza, quando nei 1896 si addensò una procella sull'Equatore che colpì anche i Salesiani, che furono banditi dalla Repubblica.

Rimasero indisturbati i soli che si trovavano nella povera Missione dell'Oriente, che l'anno prima era stata eretta in Vicariato Apostolico affidato a Mons. Giacomo Costamagna, terzo Vescovo Salesiano. Purtroppo gli sconvolgimenti si ripercossero anche sulla Missione; diminuirono i soccorsi, rimasero abbandonati i missionari e fu reso impossibile ogni aumento di personale.

Passata la burrasca, l'Opera risorse in Quito e altrove; ed è nostra brama ardente di poter conseguire il tanto contrastato sviluppo della difficile civilizzazione dei Jivaros.

Nell'Equatore i Salesiani hanno le case di Quito (1888); Guayaquil (1901); Riobamba (1891); Cuenca (1893); Sigsig (1908); e Gualaquiza (1895).

Svizzera e Germania.

I Salesiani vi furono preceduti dalla fama di D. Bosco. Era ancor fresca nel Canton Ticino la memoria dello zelo da lui spiegato per conservar nella Fede interi paesi, quando ancor lui vivente, vennero di là ripetute richieste di collegi salesiani. La prima domanda fu soddisfatta coll'apertura del Collegio di Mendrisio, che fu poi trasportato a Balerna e di là nel 1905 a Maroggia sul Lago di Lugano.

La prima residenza aperta in Germania fu quella di Sierk nel 1904, trasferita l'anno dopo a Diedenhofen in Lorena, per l'assistenza degli emigrati italiani.

Nella Svizzera e in Germania i Salesiani oltre il Collegio di Maroggia (aperto a Mendrisio nel 1889), e la Missione Cattolica di Diedenhofen (1905), hanno la Missione Cattolica Italiana di Zurigo (1898).

Meritano un ricordo anche le fondazioni temporanee di Briga e Naters dall'anno 1899 all'anno 19o6, per l'assistenza religiosa degli operai addetti al traforo del Sempione.

Colombia.

Nel 1883, quando D. Bosco fu a Parigi, una signora di Bogotà che si trovava in quei giorni nella capitale francese volle vederlo; e fu da lui mentre una madre desolata lo pregava di una benedizione per un figlio morente... - Sì, rispondeva D. Bosco a quella povera madre, io lo benedirò, ma a patto che domani mattina venga a servirmi la S. Messa! - Alla signora Colombiana quella scena parve un mistero. Si portò, spinta da viva curiosità, alla casa dell'infermo e lo vide quasi agonizzante; la mattina dopo non mancò alla Messa di D. Bosco: e il giovane moribondo vi era anche lui pienamente guarito ! Non ci volle di più. Ritornata in patria seppe ben ella far conoscere D. Bosco. La stampa ne parlò, e la vita dell'umile prete di Torino e la fama delle sue opere in breve si diffusero in Bogotà, tantochè nel gennaio del 1890 D. Rua, cedendo alla raccomandazione dello stesso Leone XIII, accolse le vive istanze che si venivano facendo da tanto tempo ed inviò i Salesiani a Bogotà.

Il primo sviluppo che l'Opera di Don Bosco ebbe in quella repubblica si acquistò un'eco di ammirazione mondiale. Il Salesiano D. Michele Unia, dopo una visita fatta al lazzaretto di Agua de Dios, nell'agosto del 1891 decideva di consacrare ai lebbrosi tutta la sua vita.

Che fece D. Unia? Prese ad ufficiare l'abbandonata chiesuola, ad assistere premurosamente i moribondi, a visitare e confortare quotidianamente i malati più gravi, e, non contento di ciò, rivolse pur l'animo a lenire, almeno in parte, tante loro pene. Per opera sua l'acqua piovana, l'unica che si aveva ad Agua de Dios, fu sostituita da ottima acqua di sorgente, condotta da una vicina collina ; sorse un nuovo Ospedale, capace di cento letti, e s'incominciò la fabbrica di un Oratorio festivo, accanto al quale fiorirono poi una scuola di musica istrumentale e di recitazione, ed un Orfanotrofio.

Ma la soddisfazione più cara al cuore dell'eroico sacerdote fu di vedere assicurata la sua generosa missione, coll'arrivo di altri Salesiani al Lazzaretto. Egli dopo brevi anni morì - il 9 dicembre 1895 a Torino, ove era venuto nella speranza di ristabilire la malferma salute - ma l'azione salesiana pei Lazzaretti continuò e continua ad affermarsi con nuove pietose istituzioni.

Le fondazioni salesiane in Colombia sono le seguenti: Bogotà (1890); Agua de Dios (1891); Barranquilla (1902); Contratación (1897); Ibagué (1903); Mosquera (1903).

Belgio.

La sera del 7 dicembre 1887 giungeva a Valdocco Mons. Doutreloux, Vescovo di Liegi, per ottenere una casa salesiana nella sua città. L'8, festa dell'Immacolata, vi fu radunanza del Consiglio Superiore attorno a D. Bosco, il quale con meraviglia di tutti rispose affermativamente a quella domanda, mentre il giorno prima pareva quasi di opinione contraria. Egli aveva avuto un'ispirazione celeste! ... Quattro anni dopo, l'8 dicembre 1891 -cinquantesimo della fondazione dell'Oratorio Salesiano - quel zelantissimo Prelato ebbe la consolazione di benedire egli stesso il nuovo istituto. Sotto un tanto mecenate ed in una città industriale come Liegi, l'Orfanotrofio S. Giovanni Berkmans ebbe così rapido sviluppo che le sue scuole professionali si schierarono nella pubblica estimazione fra i primari stabilimenti congeneri.

Le benedizioni di Dio non son venute meno un istante sulla prima fondazione salesiana nel Belgio, che fu l'ultima delle fondazioni accettate da D. Bosco; e mercè le varie sezioni (scuole elementari , e ginnasiali, scuole professionali, scuole per giovani adulti aspiranti allo stato ecclesiastico, scuole serali, Oratorio festivo, e Chiesa pubblica dedicata a Maria Ausiliatrice) compie un bene incalcolabile non solo fra tanti giovani, ma anche nel vasto e popolato quartiere operaio di Laveu, in cui è sorta.

Nel Belgio si contano 9 fondazioni: Antoing (19o9); Aywaille (19o7); Grand-Bigard (19o4); Hechtel (1896); Ixelles (1910); Liegi : Orfanotrofio S. Giovanni Berkmans (1891); id.: Casa di Famiglia (1902); St. Denis Westrem (1902); Tournai (1895); Vervier (1900).

Turchia ed Egitto.

Nel 1863 il sacerdote D. Antonio Belloni, professore al Seminario di Betgialla in Palestina, mosso dallo stato compassionevole di molti fanciulli, iniziava un'opera di preservazione e di carità collo stesso spirito degli Istituti Salesiani. Trasportato il piccolo orfanotrofio di Betgialla a Betlemme, apriva nel 1881 una Colonia Agricola a Beitgemal, cui nel 1886, aggiungeva un terzo Istituto a Cremisan, uno dei più incantevoli dintorni di Betlemme. Volendo dare un assetto stabile a queste fondazioni, nel 1891 entrò insieme col suo personale a far parte della Pia Società Salesiana, alla quale conseguentemente rimasero incorporati i tre istituti. A questi si aggiunse poi un Orfanotrofio a Nazareth; una Scuola per gli Italiani a Gerusalemme, ed un'altra a Giaffa.

Meritano pure un cenno speciale l'Istituto D. Bosco di Alessandria d'Egitto; l'Istituto Giustiniani di Costantinopoli, dovuto allo zelo del Delegato Apostolico Mons. Bonetti e della signora Bartolomeo Giustiniani; la R. Scuola Tecnica Commerciale di Smirne e la R. Scuola Elementare alla Punta nella stessa città, sostenute dalla benemerita Associazione Nazionale pei Missionari Cattolici Italiani, per cui i Salesiani poterono stabilirsi in Oriente e che con tanta perseveranza li sovviene e li sorregge. Tutte queste fondazioni nella storia della Pia Società Salesiana diranno l'amore profondo che ebbe D. Rua per la religione e per la patria.

In Turchia e in Egitto si contano adunque le case di Beitgemal (1879-1891); Betlemme (18631891); Costantinopoli (1903); Cremisan (1886-1891); Gerusalemme (1904); Giaffa (1907); Nazareth (1896); Smirne : Scuola Tecnica commerciale (1903); id. Scuola Elementare alla Punta (1903); Alessandria d'Egitto (1896).

Perù e Bolivia.

Poco dopo la morte di D. Bosco, a bordo di una nave che faceva vela verso il Perù viaggiava un frate francescano del convento di Lima; quando all'improvviso si oscura il cielo, si scatenano i venti, fremono le onde, la nave barcolla, e la burrasca s'avvicina, anzi già infuria così terribile che il naufragio è imminente. Tutto è scompiglio sul bastimento; le onde frequenti allagano il ponte ed obbligano i passeggeri a cercare uno scampo nelle proprie cabine, ove si ricoverano tremando, o piangendo, ed invocando tutti il soccorso del cielo. Il più calmo di tutti è il povero figlio di S. Francesco. Aveva letto pochi giorni prima, e su quel medesimo bastimento, la vita di Don Bosco del D'Espiney, e rammenta tutte quelle grazie straordinarie ottenute dalla Vergine Ausiliatrice, per le preghiere dell'uomo di Dio. Fu una ispirazione! all'istante si getta in ginocchio, e dice:

« Signore, per i meriti del tuo servo Don Bosco, salvaci! E tu, o Maria, Aiuto dei Cristiani, intervieni adesso ed aiutaci in questo terribile frangente, salvaci per l'amore che porti al tuo servo D. Bosco; io Ti prometto, che, appena posto piede a terra, farò di tutto per far pubblicare la vita di D. Bosco e spargerla tra il popolo, perchè sia conosciuto ed amato quest'uomo ammirabile. La salvezza io l'attribuirò a Te, o Signore, ma per l'intercessione della Tua Madre SS. Maria Ausiliatrice e del tuo servo D. Bosco!

Cessò la preghiera e cessò pure il pericolo, si acquetarono d'un tratto i venti, ritornarono tranquille le acque, e la nave potè entrare sicura nel porto del Callao, ed il frate, riconoscente, senza por tempo in mezzo, adempiva la fatta promessa; cosicché a Lima D. Bosco divenne noto come in Italia; la divozione della Vergine Ausiliatrice vi si diffuse mirabilmente, e un Salesiano fin dal 1891 vi si recò ad aprire un Oratorio festivo, altri lo seguirono nel 1896, finchè nel 19oo, compiutasi la fabbrica dell'Istituto, questo ebbe il suo pieno sviluppo.

La prima fondazione in Bolivia fu il Collegio d'Arti e Mestieri di La Paz. I Salesiani, accompagnati da Mons. Costamagna, vi giunsero il 17 febbraio 1896, ossequiati da una deputazione del Supremo Governo che li aveva invitati ed accolti sotto una pioggia di fiori! La nuova fondazione acquistò la simpatia di tutta la repubblica. Gli alunni di quell'Istituto subiscono gli esami annuali avanti una competente commissione secondo l'arte cui attendono e alla fine del tirocinio dànno un esame generale, riportandone un diploma firmato dallo stesso Rettore dell'Università, da un perito nell'arte e dal direttore dell'Istituto. Altrettanto si fa nelle scuole professionali della capitale.

Nel Perù i Salesiani hanno cinque case: LimaBrena (1891) ; Arequipa (1897) ; Callao (1898) ; Cuzco (19o5); Piura (19o6).

Nella Bolivia una casa a Sucre (1896); ed una seconda a La Paz (1896).

Messico.

Il seme dell'Opera Salesiana in Messico fu gettato dai Cooperatori della Capitale. Nel 1890, due anni prima che vi giungessero i figli di Don Bosco, alcuni cooperatori, dopo una solenne conferenza, aprivano già un ritrovo per la gioventù, intitolandolo Casa Salesiana. Anche lo sviluppo dell'Opera è dovuta alla loro carità.

Ma essi da chi ebbero impulso? Dalla fama di D. Bosco e dalla divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Il nome di D. Bosco è caro alle popolazioni messicane, e il culto per Maria Ausiliatrice non ha forse un eguale riscontro in tutto il mondo, sia per lo zelo che manifestano sia per la fede che anima i cattolici di quella repubblica. L'immagine di Maria Ausiliatrice riscuote il più tenero culto in numerosissime chiese ; e la festa del 24 maggio è celebrata ovunque con pompa solennissima.

Nel Messico abbiano 5 case: Messico Capitale, nella Colonia Sta. Julia (1892); id.: in Calle de Santa Inés (1906) ; Guadalajara (1905) ; Morelia (1901); Puebla de los Angeles (1894).

Portogallo e Colonie (Missioni di Cina e Mozambico).

Fin dal 1884 vari cooperatori di Braga facevano istanza al cuore di D. Bosco per avere i Salesiani alla direzione di un antico istituto professionale. Mentre quei voti dieci anni dopo, nel 1894, venivano esauditi da D. Rua, nella capitale si era aperto un Esternato di Scuole Elementari, cui nel 1890 erano state aggiunte alcune scuole professionali e dato il nome di Officinas de S. José. I Salesiani rilevarono anche questa seconda istituzione nel 1896, e mercè una generosa offerta, la condussero al suo pieno sviluppo. S. E. il Marchese di Liveri e di Valdausa, italiano, nel 1899 donò ai Salesiani uno spazioso terreno, su cui fu innalzato uno splendido edifizio, su disegno dell'architetto cav. prof. Mario Ceradini.

Meritano un cenno speciale le diramazioni compiutesi nelle Colonie di Macao e di Mozambico, con due orfanotrofii, il primo a benefizio di fanciulli cinesi, il secondo nell'Africa Orientale.

Presso la città di Mozambico, e precisamente poco lungi dal forte di Mochelia, si è iniziata una residenza di Missione, che dovrà intraprendere la civilizzazione dei feroci Macua.

Nel Portogallo e Colonie, nell'ottobre del 191o, i Salesiani contavano 9 case: Lisbona : Istituto S. Giuseppe (1896); id.: Collegio S. Cuore (1897); Braga (1894); Oporto (1909); Angra do Heroismo, nelle Isole Azzorre (19o3); Vianna do Castello (1904); nella Colonia di Mozambico nell'Africa Orientale un istituto nella città omonima (1907) ed una missione incipiente a Mochelia (1910); Macao, in Cina, (1906).

Venezuela e Antille.

Fin dal 1886 il venerando Arcivescovo di Caracas, S. E. Mons. Crispolo Uzcàtegni, venne a Torino per ottenere una casa salesiana nella sua diocesi, e D. Bosco per mancanza di personale non potè esaudirlo. L'indefesso Prelato tornò a Valdocco nel 1891 ripetendo calde istanze. La viva descrizione che fece dei numerosi selvaggi, che ancor errano per le vergini foreste di quella Repubblica, commosse il cuore di D. Rua, il gelale promise di mandar presto alcuni Salesiani al Venezuela. La promessa fu sciolta nel 1895.

Nel Venezuela e nelle Antille si contano quattro case salesiane: Caracas (1895); Curando (1898); Maracaibo (1906); Valencia (1895).

Stati Uniti del Nord America.

L'Opera Salesiana negli Stati Uniti del Nord America è tutta a vantaggio degli immigrati, specialmente italiani. La prima fu quella della parrocchia dei SS. Pietro e Gaolo a S. Francisco di California e due anni dopo, nel 1898, per invito dell'Arcivescovo Mons. Corrigan, si stabilirono anche a New-York, cominciando ad esercitare il loro zelo nella parrocchia di S. Brigida.

Oggi essi compiono un complesso apostolato religioso-sociale in cinque importantissime parrocchie, una delle quali - quella di Oakland in California - è a vantaggio di immigrati portoghesi. Presso tutte funziona regolarmente il Segretariato del Popolo; e a compimento di quest'azione provvidenziale, nel 1903 aprivano provvisoriamente a Troy un Collegio Italo-Americano pei figli dei nostri connazionali, che nel 19o8 veniva trasferito in miglior sede ad Hawthorne col nome di Collegio Cristoforo Colombo.

Negli Stati Uniti del Nord-America si hanno 6 fondazioni: New York, Parrocchia della Trasfigurazione (19o2); id.: Parrocchia di S. Brigida (1898); Hawthorne : Collegio Cristforo Colombo, aperto a Troy nel 1903; Oakland (1902); S. Francisco di California: Parrocchia del Corpus Domini (1898); id.: Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo (1896).

Centro America.

Dalle giovani repubbliche del Centro America si guarda con occhio attento all'Europa, di cui studiano con amore gli usi, le tradizioni, e il progresso; ed uno dei più ardenti desideri che nutrono è l'elevazione dell'arte professionale e l'educazione dell'operaio. Chiamati a questo fine dal Governo, i Salesiani sbarcarono nel 1897 al Salvador, ove colle scuole fondate a S. Tecla assicurano un'avvenire onorato a molti giovani che tornando a tirocinio compiuto alle loro famiglie portano con sè anche un nuovo impulso ed indirizzo artistico nelle varie professioni.

Nel Centro America si hanno le case di S. Tecla (1899); S. Salvador (19o3) e Sta. Ana (1903) nella repubblica del Salvador; di Cartago (1907), nella repubblica di Costa Rica; di Tegucigalpa (1909) nella repubblica di Honduras; e di Panamà (1907).

* *

Chiudiamo questi rapidi cenni con una riflessione dell'Em.mo Card. Maffi.

« Tutte le cose che sorgono dalla terra ben presto han fine; sono come le piramidi, che pur iniziate su larga base, salendo si restremano, e presto, a pochi metri, chiuse da una punta, svaniscono. Non così le opere di Dio: sfiorano la prima terra con una punta, ma più salgono, più si dilatano senza confine e misura, perchè salgono e si dilatano nel cielo. »

L'Opera Salesiana era ben poca cosa nel 1841; ma fin d'allora aveva un tesoro incomparabile, la mente, il cuore e l'anima di D. Bosco. Finchè i Salesiani ne seguiranno fedelmente gli esempi e gli ammaestramenti, l'Opera fiorirà sempre, qua e là potrà subire un attacco, un'ostilità, una persecuzione, ma trionferà sempre, perchè, finchè in lei vivrà lo spirito di D. Bosco, non le mancheranno le benedizioni di Dio.

(1) Ossequenti ai decreti di PP. Urbano VIII e di altri Sommi Pontefici, ripetiamo la protesta che a qualunque fatto soprannaturale esposto in queste pagine non intendiamo dar altra fede, fuori di quella che meritano attendibili testimonianze umane.

(1) Sua Maestà D. Pedro II, il 15 novembre 1886, in compagnia dell'Imperatrice, del Ministro d'Agricoltura, del Presidente della Provincia e di altri personaggi, visitando il Liceo del S. Cuore a S. Paolo, ripeté che conosceva D. Bosco ed amava molto l'opera sua ed accettava, insieme con l'Imperatrice, il diploma di Cooperatore Salesiano.

Ai cultori di scienze sociali.

La Società Cattolica Italiana per gli studi scientifici, pubblica in Roma la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, che è giunta all'anno XIX di florida vita. Ogni mese dà un fascicolo di 16o pagine in-8 grande, contenenti sodi studi originali, un amplissimo sunto delle riviste, un esame accurato delle nuove opere seguito da brevi note bibliografiche, ed una cronaca sociale del mese precedente. Crediamo di far cosa ottima consigliandola a molti dei nostri lettori.

Per gli abbonamenti (L. 20 l'anno, e L. 11 il semestre, in Italia) e per tutto ciò che riguarda la Redazione e l'Amministrazione del Periodico, rivolgersi esclusivanàente a Mons. Prof. Salvatore Talamo, Direttore della Rivista Internazionale di scienze sociali, via Torre Argentina, 76, Palazzo Sinibaldi, Roma.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

REP. ARGENTINA

La morte di due infaticabili missionari.

I.

D. Stefano Bourlot.

Era partito per l'America il 24 novembre 1876 insieme con D. Lasagna, con cui sbarcò a Montevideo, come professore al Collegio Pio di Villa Colón. L'anno seguente era nominato Prefetto del Collegio Pio IX in Buenos Aires e primo Vicario della Parrocchia di S. Carlo in Almagro. Ma non era questo il campo che gli riservava la Divina Provvidenza, e il 2 febbraio 1879 prese possesso della Parrocchia della Boca, sobbarcandosi alla più ardua delle missioni, in un'epoca in cui quella parte di Buenos Aires era conosciuta come il covo di tutte le sétte anticristiane ed anarchiche. E la sua attività, la fermezza di carattere, la parola franca e leale, sempre improntata dallo spirito di fede ed accompagnata dall'ardente desiderio di esercitare la carità, vinsero molte volontà ribelli: i buoni l'amarono e dietro a lui si fecero forti e generosi: gli altri cominciarono a temere la sua parola e la sua destrezza, specie quando colla fondazione del settimanale il « Cristoforo Colombo » si fece, diremmo quasi, arbitro dell'opinione pubblica fra i suoi « bochensi ».

Una delle più belle pagine della sua vita pastorale fu l'abnegazione e lo zelo che spiegò nell'epoca del colera, che nel 1886 infierì specialmente nella sua Parrocchia. Era l'intermediario fra gl'infermi ed i medici (odiati e perseguitati per effetto dell'ignoranza e malignità del basso popolo): assaggiava le medicine per incoraggiare i dolenti, e dove non arrivava il medico, compiva egli stesso l'ufficio di medico spirituale e corporale.

L'attività sua fu sempre meravigliosa

Fornì La Boca di tutte le istituzioni necessarie per l'educazione della gioventù e per la salvezza delle famiglie. Il Collegio « San Giovanni Evangelista » con 40o alunni, l'Oratorio che conta un'assistenza media di 6oo, le scuole serali, le Compagnie della Dottrina quotidiana, delle Figlie di Maria, l'Associazione cattolica di mutuo soccorso con circa 70o socii; il Circolo della Gioventù Cattolica con 25o iscritti; la Società di S. Vincenzo, maschile e femminile, colle visite a domicilio e l'assistenza dei poveri; le Associazioni degli ex-alunni di D. Bosco, dei Cooperatori Salesiani ed altre, sorsero pel suo zelo.

Un altro mezzo di cui si servì per la riforma della Boca fu il Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, da lui pure fondato, che raccoglie ben 50o alunne e 1000 oratoriane con un numeroso stuolo di Figlie di Maria.

E bisognava vedere - scrive l'Ispettore Don Giuseppe Vespignani - tutte queste società in movimento nelle grandi Processioni dell'Immacolata e del Corpus Domini; nei pellegrinaggi a Lujàn, nelle Comunioni Generali delle grandi solennità e nelle prime Comunioni di Pasqua, 24 maggio, 8 dicembre, ecc.; erano le forze cattoliche, disciplinate e guidate dal buon Parroco, che le schierava di fronte alle manifestazioni settarie, che a poco a poco andarono scemando e cedendo il campo alla civiltà e alla Religione!

Altra sua caratteristica fu quella di aver spiegato tutta la sua attività a favore degl'Italiani, facendo rinascere fra la sua popolazione (in circostanze sommamente difficili e vincendo fiere opposizioni) le belle ed antiche tradizioni delle distinte regioni dell'Italia nostra per vincolare vieppiù alla religione ed alla patria le anime e le famiglie dei suoi parrocchiani. Era bello il vedere Don Bourlot, ogni anno, come per turno, circondato dalle commissioni dei Genovesi, dei Varazzini, dei Piemontesi, dei Trentini, dei Ve neziani, dei Napoletani, ecc, concertare le loro feste tradizionali del Crocifisso, della SS. Vergine, dei Santi Patroni, e farne le novene, celebrare le funzioni e dirne il panegirico in italiano, toccando la fibra del patriottismo colle storiche narrazioni dei santuari regionali; e poi schierarli tutti in pubbliche manifestazioni e processioni col maggior ordine e con sommo splendore! Non mancava di cogliere il destro per lanciare ai caporioni (che tutti conosceva per nome e per fatti) quelle sue frasi scultorie, nel loro proprio dialetto e con gergo spiritoso, che finivano per attrarli tutti alla Chiesa e dare alle feste l'aspetto di vere manifestazioni religiose ed anche di splendide rimembranze dei patrii costumi.

Con questi mezzi Don Stefano Bourlot redense La Boca.

Per compendiare in una frase la missione ammirabile compiuta da questo infaticabile Missionario si può dire, che, com'egli costrusse dalle fondamenta il grandioso Tempio della Boca, così pure formò le anime della gioventù, delle famiglie e di tutta la popolazione che il Signore gli aveva affidate.

La sua morte, avvenuta la mattina del 28 novembre, fu un lutto generale pei suoi 70000 parrocchiani ; S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Espinosa accorse a presiedere i suoi funerali, e tutta la stampa di Buenos Aires rese omaggio alla sua memoria.

« I suoi funerali - così la Patria degli Italiani - riuscirono un'imponente manifestazione di quell'affetto che all'estinto portavano i suoi parrocchiani, perché, mentre non è certo esagerazione dire che tutta La Boca sfilò commossa davanti la salma durante il tempo che fu tenuta esposta, fu oltre ogni dire numerosa la folla intervenuta al funebre accompagnamento, al quale presero parte le più spiccate personalità del sobborgo senza distinzione di partito per rendere l'ultimo tributo di stima al sacerdote buono ed amato.

» Il feretro fu portato a braccia dalla sede parrocchiale fino all'angolo delle vie Almirante Brown e Tunuyan, e solo di qui il corteo prese posto nelle vetture che seguirono il carro funebre fino alla Recoleta, dove un'altra folla fittissima ne attendeva l'arrivo.

» Deposta nell'atrio la bara, diedero l'estremo vale all'estinto, facendone risaltare le belle qualità di mente e di cuore il Sac. Valentino Bonetti e i signori Severi per la Società Cattolica di M. S. della Boca e per il Circolo Gioventù Cattolica; Arroche per gli ex-alunni; Rappollini per la Parrocchia e Bonetti per la Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, per l'Apostolato dellla preghiera, e per l'Associazione delle Figlie di Maria... »

D. Stefano Bourlot era nato a Fenestrelle ill io maggio 1849. Conobbe D. Bosco nel 1866 e si fermò subito con lui nell'Oratorio per qualche tempo; quindi compiva gli studi teologici nel Seminario Arcivescovile di Torino, e già sacerdote, (fu ordinato il 23 dicembre 1871) tornò definitivamente con D. Bosco, che nel 1876, come abbiam detto, assecondando il suo più vivo desiderio, lo destinava alle Missioni di America. Sia pace all'anima di questo apostolico sacerdote!

II. D. Evasio Garrone.

Un laconico telegramma, giunto il 9 gennaio al sig. D. Albera, annunziava con quattro, parole un altro vuoto gravissimo avvenuto fra le file dei nostri Missionari ed il rimpianto di tutto un popolo beneficato.

Il telegramma diceva:

Morto Garrone, funerali apoteosi!

D. Evasio Garrone, nato in Grana Monferrato nel 1861, fu il braccio destro di Mons. Cagliero nella fondazione della farmacia e dell'Ospedale Salesiano di Viedma, che fu ed è la salvezza e 'il conforto di tanti infermi. Pieno di non comune intelligenza e di squisita carità, seppe rivolgere tutte le finezze del suo gran cuore al sollievo degli infermi, facendosi medico, delle loro anime e dei loro corpi, ricevendone dal Governo Argentino il titolo di dottore in medicina honoris causa. Autore di vari specifici, tra cui l'efficacissimo Fons salutis ricercato anche da primarie farmacie d'Italia, egli era salito in molta riputazione presso illustri scienziati.

Ma il suo principale segreto, com'egli stesso diceva, era la bontà di Maria Ausiliatrice e l'amore di D. Bosco per le popolazioni della Patagonia.

Noi l'udimmo ripetere come molte guarigioni e molte gravissime operazioni felicemente riuscite erano per lui un mistero, e non sapeva in nessun modo spiegarle se non attribuendole all'intervento di Maria Ausiliatrice.

« Molte volte, ci soggiungeva, son venuti a battere alla porta dell'Ospedale di Viedma poveri indii del deserto, infermi e bisognosi di qualche grave operazione, dicendo di essere inviati da un Missionario che avevano incontrato nel campo, mentre a noi constava che di quei giorni non ve n'era alcuno da quelle parti! Ma essi ricevuti nell'ospedale, od entrati nella farmacia, al vedere il ritratto di D. Bosco:

» - Ecco, dicevano con giubilo, ecco il Padre che ho veduto! che mi ha consigliato a venir qua! e mi ha accompagnato per un buon tratto confortandomi ! ».

Comunque sia, tanta fede e tanta carità operarono davvero molte meraviglie; e noi ricordando come le popolazioni d'ambo le sponde del Rio Negro già nel 1904 offrissero a D. Garrone una splendida targa d'oro in segno di riconoscenza, ben comprendiamo come l'estrema dimostrazione di affetto data alla sua salma dovette essere un'apoteosi! Ne ignoriamo ancora i particolari, ma sappiamo che la notizia della sua morte dettò vivo rimpianto in quanti lo conoscevano.

Anche i suoi compagni di leva del suo paesello natio, ricordando la sua bontà ed i suoi virtuosi esempi, inviando al sig. Don Albera l'espressione del loro cordoglio annunziavano di aver suffragato l'anima del compianto D. Garrone con una messa funebre.

S. U. NORD AMERICA.

Il buon cuore degli italiani.

IL 20 novembre a bordo dell'Hamburg era di ritorno a New York il nostro confratello Don Coppo, Parroco della Chiesa della Trasfigurazione.

... La notizia, ci scrivono, volò di quartiere in quartiere, di casa in casa come un baleno e fu una gioia ed un tripudio universale. Si organizzò una commissione di ricevimento che alle due in punto si trovò al molo di Hoboken con tre superbe carrozze di gala tirate da magnifici cavalli neri. Fu una vera sorpresa ed il primo tributo di simpatia dei parrocchiani ! Alla Chiesa della Trasfigurazione l'animazione era immensa, e quando il buon prete salì il pulpito e col sorriso sul labbro incominciò a sfogare la piena della gioia santa che egli sentiva nel ritrovarsi ancora in mezzo ai suoi cari italiani, ed annunziò che la domenica appresso li avrebbe benedetti in nome del S. Padre, fu un momento di commozione indescrivibile; ben si vedeva che il vincolo d'amore che legava popolo e pastore si era rafforzato anche nella lontananza.

La sera stessa nel basamento della chiesa ebbe luogo una cara, simpatica accademia; molti fiori, molti discorsi, bellissimi canti, schietta universale allegria. Non avrei mai creduto che il nostro popolo trapiantato in America fosse così fortemente attaccato al prete e sapesse così bene circondarlo di quella aureola di simpatia e di tenerezza rispettosa, che sembra di altri tempi.

Il lunedì fu la volta dei bambini e bambine delle scuole annesse e sostenute dalla Parrocchia. Poveri piccini! non finivano più di gridare evviva! Anch'essi cantarono, recitarono poesie e discorsetti, rappresentarono brevi commediole, diedero saggi di minuetti, di esercizi ginnastici, ecc., ecc.: una poderosa accademia insomma di tutto un mondo piccino!

Ma il più solenne e riverente omaggio ebbe luogo la seguente domenica. Aveva egli annunziato che per lucrare la plenaria indulgenza annessa alla benedizione del Santo Padre era necessaria la Confessione e Comunione, e, dico il vero, fu uno spettacolo di fede meraviglioso. Le Compagnie di S. Luigi, delle Figlie di Maria, di S. Giuseppe, S. Anna, Santo Nome di Gesù, ecc., in divisa colle loro bandiere, gonfaloni e stendardi, il popolo che gremiva la chiesa e le ampie gallerie, la luce di mille candele e centinaia di lampadine elettriche facenti risaltare la maestà severa del bel tempio, gli inni sacri di una squisita melodia cantati con accompagnamento di organo da un buon coro, le centinaia e centinaia di comunioni di giovani, uomini e donne rendevano tutto un non so che di così maestoso e solenne da intenerire di quella pietà che fa esclamare : «Dio mio! quanto grande ed amabile siete Voi nel popolo che in Voi crede e spera! »

La Parrocchia di S. Brigida non poteva rimanere estranea a questo tributo di riconoscenza e di amore. E una colonia numerosa di circa 25.000 italiani. Fu là che i missionari salesiani piantarono a New York le prime tende; ed ora va altera di varie bellissime associazioni e di una poderosa banda musicale. Ebbene quei baldi giovanotti arrivarono alla Trasfigurazione verso le 8 di sera e diedero uno splendido trattenimento musicale che riscosse applausi senza fine. Si cominciò coll'inno nazionale italiano, e l'inno americano coronò quella bella serata che resterà come una affermazione solenne dell'affetto del popolo e dell'energia religiosa e sociale che i Missionari Salesiani hanno saputo infondere e sviluppare nell'emigrato italiano, che ovunque e sempre risponde collo slancio dell'entusiasmo natio a chi con amore e disinteresse si dedica al bene suo materiale e morale!...

SPIGOLANDO

Una festa italiana in pieno Oceano. DA una corrispondenza pubblicata dall'Osservatore Romano del 29 dicembre u. s. togliamo questi particolari:

Il piroscafo « Città di Torino » salpato da Genova il 1° novembre recava a bordo una numerosa schiera di Missionari Salesiani, diretti parte alla Colombia, al Perù, all'Equatore, e parte alle Repubbliche del Centro America.

La squisita gentilezza e bontà del personale e dei passeggeri trasformarono la vita di bordo in una vera famiglia unita nei sentimenti e negli affetti più nobili. Cedendo ad un desiderio comune l'Ispettore delle Missioni Salesiane della Colombia e del Venezuela D. Antonio Aime propose ed organizzò a bordo una festa di saluto e di addio alla Patria lontana, festa che si compì solennemente in mezzo all'Atlantico e lasciò la più viva ed indimenticabile impressione nei numerosi passeggieri del piroscafo.

Fin dal mattino un concertino, costituitosi per felice combinazione tra i capi d'arte diretti a portare il loro contributo alle nostre scuole professionali di America, a suon di sveglia annunziava ai passeggeri l'inizio della festa, eseguendo prima a prua poi a poppa del vapore un bellissimo galopp. Nel medesimo tempo nel salone di prima classe trasformato in cappella si succedevano varie messe a cui assistettero con edificante divozione numerosi passeggeri, molti dei quali si accostarono alla Santa Comunione.

Più tardi sul ponte, imbandierato a festa dai marinai, si eresse l'altare e si celebrò la S. Messa solenne, a cui assistette in uniforme il comandante cav. Angelo Poggi, circondato dal corpo degli ufficiali, dall'equipaggio e da tutti i passeggeri. Durante la Messa il concerto eseguì scelte melodie che vennero alternate da armoniosi e divoti inni, eseguiti da un'improvvisata scuola di canto sorta tra i passeggeri.

Quale commovente spettacolo presentava quella Colonia Italiana in balìa dei flutti dell'Oceano, tra cielo ed acqua, orante per sè e per la Patria lontana! Compiuto il divin sacrificio Doti Aime tenne un breve discorso facendo risaltare il potente patrocinio di Maria sulla Chiesa, sulla società e sulle famiglie.

Alla sera vi fu un trattenimento accademico offerto al Comandante ed agli ufficiali di bordo; e tra un discorso e l'altro, e a notte ancora, il concertino svolse un ameno repertorio alternato da riuscitissimi e appropriati canti, tolti dalle principali glorie musicali italiane.

Alla festa, riuscitissima, mancava soltanto la nota della carità. E questa venne pochi giorni dopo! Un egregio comitato di signori organizzò a favore dei figli della gente di mare una tombola di beneficenza che, mentre recò diletto e svago ai passeggeri, ebbe felicissimo esito, poichè si potè mettere nelle mani del comandante una cospicua somma, quale obolo e ricordo ai fratelli sofferenti. La traversata non poteva avere epilogo migliore.

DALLE MISSIONI

CINA

Una visita a Canton. (Dal diario dei nostri Missionari *)

I.

La lieta comparsa degli alcioni. - Gli oratori di bordo. - S'entra in Canton. - Curiosità delusa.

...si parte da Hong-Kong alle ore 8 del mattino. Mano mano che il vapore si allontana, il panorama della città di Vittoria e del porto si slarga a vista d'occhio ché è una magnificenza!

Lasciando l'attivo emporio di Kowloon alla nostra destra, proseguiamo fra monti e colline, che non presentano nulla di straordinario. Se non che un'improvvisa comparsa distrae piacevolmente l'attenzione. Il mare si popola della letizia degli alcioni, bianchi il petto, la testa; il dorso delle ali soltanto macchiettato dal colore dei falchi: belli, puliti, eleganti, che è una festa degli occhi a vederli.

Dopo quanto tempo, dopo quale distanza io li ritrovavo! Non so però donde arrivino: dapprima tre, quattro; poi venti, cinquanta, cento; infine un numeroso stormo largo come la scia di poppa, ma svolazzante addietro dieci volte tanto.

Le ali aperte e ferme, quelle graziose creaturine parevano immobili, girando appena or da un lato, or da un altro, con leggier moto del capo, gli occhi dolci, sereni, tranquilli.

Tratto tratto qualcuno si buttava tra i vortici spumanti, sollevandosi tosto coi pesciolini fra il becco, lesto a scappar fuori di combattimento, perchè inseguito dai compagni, troppo teneri della sua amicizia. Non pochi restavano travolti dalla forza dei flutti, senza preda. Era un crescente e allegro brulichio di penne bianche, d'ali d'argento, accompagnato sempre da leggere strida, quasi singulti. L'avresti detta una palpitazione viva del mare.

Anche a bordo una novità. L'uno dopo l'altro una serie di oratori improvvisati non si stancano mai di rintronare le orecchie di un pubblico sdraiato su commode sedie, noncurante, sonnolento.

Fra i molti ebbi ad ammirarne uno, zerbino, europizzato a tutto punto: un vero ganimede, lindo lindo, dagli stivaletti di pelle krom gialla, calzoncini e giacchettina che gli disegnavano con molta eleganza la poco geometrica magrezza della persona.

A somiglianza de' nostri savi antichi parlava con voce soave, rotta però a quando a quando da scoppi di risa di compiacenza verso se stesso, girando gli occhi lucenti, proprio come se avesse voluto dispensare agli uditori una felicità misteriosa e nota a lui solo.

Lo ritenni subito per un riformatore convinto, che predicasse il novo verbo a' suoi antiquati compatrioti. Ma anch'egli mi spoetizzò, appena m'accorsi che finiva col volgare ritornello del Dulcamara: - Compratelo, compratelo, per poco ve lo do! - distribuendo certi foglietti, che esaltavano la virtù miracolosa del suo specifico. Tutti accettarono i primi, pochissimi il secondo.

Dopo una corsa discreta, il vapore, mandato un urlo, lemme lemme si arresta, in mezzo al mare.

Non v'è città, paese di sorta; solo in distanza, sopra il livello dei campi scorgiamo, confusi coi rami delle piante, parecchie alacce di barche e un camino fumante.

Una squadriglia di sampans ci corre incontro chiassosa, portando una parte dei passeggeri alla vicina città di Wampoa, ultimo limite delle navi di grosso tiraggio. Più oltre, fino a Canton, non approdano che quelle che pescano tre metri di fondo.

Trascorso il biforcamento delle così dette « Bocche del tigre » entriamo nel Fiume delle Perle, fiume largo, tranquillo, non dissimile dal nostro Po, là dove discende alla marina, per aver pace co' seguaci, sui, costeggiato quasi sempre da collinette a pan di zucchero, sulle quali torreggia qualche pagoda e pochi villaggi nascosti tra macchie di alberi folti.

I fasci di povera paglia scorrenti sull'acqua, e cataste di legna stivata sopra strani barconi o zattere, contrastano vivamente collo spe cioso nome del fiume. In luogo di perle, io non vedevo altro che rive deserte, malinconiche e acquitrinose, su cui sorgeva appena la mestizia delle stoppie autunnali. Mi pareva di andar incontro al paese della tristezza, della solitudine e della morte.

Di notevole nulla: solo il gioco delle onde spostate al nostro passaggio, scorrendo contro i bassi argini, sollevavano uno sporco bollore di fango, a volte con improvvisi soprassalti di qualche raro pescatore. Come era tristo quel quadro, e quanta mestizia il grigio cielo pioveva nel mio cuore!

Finalmente grossi e rotondi serbatoi, e varii fabbricati all'europea, su dei quali leggiamo in caratteri cubitali « Standard oil of New York », sono indizio di una città vicina: l'America possente ha disteso fin qua le sue branche commerciali.

Poco appresso restai male, quando mi fu detto che già s'entrava in Canton, la più gran città del più popolato impero del mondo.

Sebbene di solito sappia preventivamente mettermi in guardia contro le ridicole esagerazioni, io guardavo desolato, non incontrando nulla di grande che valesse a soggiogarmi l'occhio ed il pensiero.

Che non avevo io provato scendendo alla Gare de Lyon a Parigi? E chi può ripetere la mia commozione profonda, entrando nottetempo per la prima volta in Londra, quasi fiancheggiato da due interminabili torrenti di fuoco?

Qua giro bramosamente lo sguardo: quattro cannoni boccheggianti sul fango vorrebbero farmi credere che lì, a due passi, c'è una fortezza, o piuttosto l'abitazione dei topi. Quindi, tutto un ammasso di casette d'un sol piano. Non un monumento solo rompe quella sterminata uniformità di grosso paese di campagna. Il fiume soltanto comincia ad animarsi di vaporini e di barche.

II.

Spettacolo del Fiume delle Perle in Canton. - Una disgrazia al porto. - Dentro i vicoli della città. - - Illusione e sgomento. -- Dentro la cattedrale.

A un tratto il bel vapore svolta nettamente in un altro ramo del fiume, regalandoci di colpo quanto e più era necessario per compensare la curiosità finora così amaramente delusa.

Il primo incontro a sinistra è un vaghissimo giardino, tutto palazzi e villini, quali si ammirano nelle nostre città più fiorenti.

È l'isoletta detta dello « Cha-men », superficie di arida sabbia, tramutata in delizioso soggiorno dai consoli europei, ivi residenti quali incontrastati signori.

Dirimpetto ci si apre lo spettacolo sognato. Istintivamente il mio pensiero corre al Tamigi. Noto prima vapori svelti, eleganti, bianchi come cigni, superbi di ciminiere dagli stemmi e dai colori più svariati.

Le lance poi, le zattere, le barche piccole e grosse, d'ogni forma e proporzione, solcano leggere e brulicano in tutti i sensi, quasi formicaio vivace e nereggiante caduto nell'acqua il quale s'affretta fuggendo per salvare la vita.

Ma le barche specialmente che stanno accatastate lungo la sponda sinistra, nascondendo lunghi tratti, come se fosse terra ferma, chi le può contare? Basterebbe sapere che raccolgono un popolo galleggiante di cento mila e più persone. E quindi più facile dirlo che immaginarlo; descriverlo impossibile!

Ancor mezzo intontito volsi l'occhio verso turbe innumerevoli e immote, che, di sopra all'argine, in larghi ripiani, guardavano in basso quasi aspettando.

Il vapore manovra lento, lento, mentre i flutti agitati scappano turbinando fangosi fra i brevi spazii delle barche ferme, con vero diletto dei loro caudati padroni; i quali guardano e ridono, come se quel fenomeno semplicissimo, ripetuto tante volte al giorno, fosse una cosa non mai osservata.

S'apre finalmente il chiuso varco ed un'ondata di coolies o facchini si sguinzaglia alla nostra volta, armati di grosse canne e funi, gettando grida, quasi si precipitassero a una lotta di sangue.

Un poliziotto dalla smilza figura si dette subito a lavorare di gran lena, senza neppur prender fiato, con una verga sulla schiena dei primi arrivati. I quali si voltavano a stento, incalzati da quella tempesta, contro i compagni invadenti, come buoi battuti sulle corna, contrariati da un armento insensato che loro attraversa il passaggio.

Nello stesso momento, e non con minor zelo, dal parapetto del vapore, un impiegato di bordo pioveva giù cordate sulla testa ai più audaci, sfuggiti ai colpi del primo aguzzino. E una scena che rivolta lo stomaco, non è vero? Ma supponiamo che tutta quella ciurmaglia si scatenasse a sua volontà senza ritegno di sorta, io non dubito punto che andrebbero in massa a piombare l'un sopra l'altro nel fiume, più stolti delle pecore e più invasori dei lupi. Il bastone solamente può risparmiare delle vittime. Ecco un esempio, di cui io stesso fui testimonio.

Un ragazzotto, sgattaiolando di sotto allo sbarcatoio, già stava per saltare a bordo, lieto di aver così eluso la vigilanza della soga e del nervo; quando, infelice! la catena che tirava tutta la forza del piroscafo contro un grosso palo della banchina, gli attanagliò un piede. Orribile a dirsi! Le ossa scricchiolarono come stecchi spezzati e la pelle gli si rovesciò pendula fino alle dita.

Quella miseranda scena mi capitava proprio a un mezzo metro di distanza, non più. Le carni scoperte con tale violenza, di bianche si fecero grigie, punteggiate di rosso: il sangue colava. Le grida disperate attrassero bensì l'attenzione, ma ci volle del tempo prima che il vapore rinculasse lasciando libero quell'imprudente. Ciò che a me però fece maggior impressione, si fu che, trasportato in un angolo sulla sponda del fiume, più nessuno se ne curò, quasi povero cane a cui fosse stata rotta una gamba da una sapata.

Non c'è che dire, il cinese sembra un po' difficile alle commozioni; del resto qualcuno, non privo certo di comprendonio, avrà compreso l'opportunità dell'accennata cautela preventiva.

Si scende.

Due sole parole: siak-sàt (casa di pietra) tolsero me e due cortesi compagni di viaggio dal più serio degl'imbarazzi.

Caccio la testa dentro una chiusa portantina, una specie di lettiga romana, dove mi affido con la gravità di un mandarino, sollevato a spalla da tre robusti portatori. Già sono in loro balìa, e, di tra i veli oscuri sbarro gli occhi, avidi di afferrare, almeno di volo, quanto mi sfugge dall'uno e dall'altro lato.

Il convoglio delle tre sedie gestatorie procedeva abbastanza alla svelta, rasente a un fianco delle vie, non più larghe di un metro e mezzo, due a far molto; mentre dalla parte opposta sfilava rapida e serrata la calca delle caudate genti.

La prima cosa che mi colpì furono le voci dei portatori: tcio-yao! tcé-mai! t'ai-pòng!... le quali vogliono dire: a sinistra, a destra, attenti, amici, uomini, donne, ecc.

L'avanguardia getta la voce dell'allarme, che viene ripetuta successivamente dagli otto compagni di dietro, cadenzando il suono della parola con il dondolamento continuo della sedia. Le voci non cessano mai, come una nenia malinconica, eterna, che la prima volta vi mette nell'animo una sensazione di profonda tristezza. Sebbene poi siano un vezzo alcune volte più che una necessità, ci volle poco a convincermi che comprendono tutta una scienza strategica, per evitare scontri e disgrazie, nei crocicchi specialmente.

Guardavo, guardavo: passavano come in fantastica visione gli svariatissimi negozii, o per meglio esprimere, le vie, ciascuna delle quali smercia i suoi articoli particolari.

Passa adunque la via delle splendenti lucerne, passa la via delle finissime stoffe di seta. Noto frattanto come parecchie case hanno gli stipiti delle porte stranamente istoriati da bizzarre figure in rilievo.

Passano le vie dei beccai, quelle dei pescivendoli, delle verdure e delle frutta. Passano le vie delle belle pantofole ricamate, quelle dei berretti di lupo, delle farmacie.

Passano le vie delle magnifiche porcellane, delle pietre preziose, una successione insomma di botteghe, se non stragrande nelle proporzioni, ammirevoli sempre per l'ordine e la pulitezza.

Io non vidi altro che negozii, ripeto, che mi abbarbagliarono gli occhi con la loro varietà e splendore continui.

Più numerose, più fitte, più insistenti, come torrente mal costretto fra ripe limitate, passano pure le turbe frettolose, contrariate sovente dal nostro incontro. A certi intoppi imprevveduti, la folla s'ammucchiava, crescendo, ruggendo, impaziente, come acque trattenute nel rapido corso. Negli svolti sopratutto c'era maggior pericolo di cozzare nelle costole o nel capo dei passanti. Allora i nove portatori urlavano tutti insieme: a me passava un brivido per le ossa, come se fosse imminente una grave sventura.

A quando a quando una breve salita: si montava e poi si discendeva sotto un basso arco di pietra, munito di battenti e di grossi catenacci. In alto qualche volta il breve spazio da una casa a l'altra è semicoperto da un graticcio a stuoia. E allora nella penombra delle vie, tra un gridio e tramestio indicibile, al fioco barbaglìo dei pennoni verticali delle botteghe, nelle cui pareti di sfondo ardono sinistre le lampade sacre agli dei falsi e bugiardi, vi pare d'essere penetrato in una grotta misteriosa, senza confine, nella sede degli spiriti e dei maghi, dove, rinchiuso in quella piccola prigione vagante, siete condannato a girare e a rigirare interminabilmente....

Quando usciremo da questi inestricabili labirinti, da queste diaboliche caverne?...

Io credo che pochi europei, e forse nessuno, benchè esperti di tutte le novità del globo, può sottrarsi a quella specie d'inesprimibile sgomento che incute l'aspetto bello e sinistro insieme degli enigmatici viottoli di Canton. Seppi da persone, che ci vivono da parecchi anni, che, da soli, non si arrischierebbero mai ad avventurarsi in quelle paganesche catacombe, per tutto l'oro del mondo.

Quando il convoglio si fermò, mi toccai la fronte che mi ardeva; ma levai tosto gli occhi per ossequiare l'altissima e amabile figura di Mores. Merel, il quale mi ospitò graziosamente nella sua casa.

La prima visita fu alla cattedrale, monumento insigne, tutto di pietra granitica ch'è uno stupore. Entrai: quella fredda semioscurità mi dette un senso di tedio, che so, di grande tristezza: un po' più di luce mi avrebbe allargato il cuore a più lieti pensieri. Forse l'uggia del tempo influiva poco benevolmente sull'animo mio.

Ma certo è troppo giusta la riflessione seguente: se tal chiesa sarebbe ammirevole nell'Europa, qua nella Cina, a Canton, è addirittura un prodigio dell'attività e dell'ardimento umano. Chi potrebbe dire tutte le incredibili difficoltà superate nell'innalzarla?

Intesi raccontare che sovrastando la chiesa di molto gli altri caseggiati della città, a niun conto il fanatismo cinese ne avrebbe sopportato la costruzione. Se non che avendo essi intravvisto che nell'insieme dava l'immagine e i profili della capra, animale di buon augurio, se l'ebbero in buona pace!

Sotto l'ombra della superba mole fioriscono non poche opere cristiane, dirette dalle tanto benemerite Missioni Estere di Parigi.

Ogni mattino quella bella Casa del Signore si riempie di un popolo divoto. Il coro delle preghiere intonato dagli uomini prima, ripetuto quindi dalle donne lontane, pare un largo pianto, un sospiro profondo di gemiti sulle tenebre dei proprii fratelli, che si perde in echi melanconici e sonori fra gli archi gotici e i vetri storiati.

Col viso chiuso fra le palme, io singhiozzavo in fondo al mio cuore, ripensando ai nostri primi padri nascosti e salmodianti nei sacri orrori delle catacombe di Roma!...

SAC. GIOVANNI FERGNANI.

MOZAMBICO

Dalla residenza di Mochelia.

una lettera, scritta in data 21 novembre dal missionario D. Martino Recalcati al rev.mo sig. D. Albera, togliamo quanto segue

...Questa missione comincia a, prender piede: ho già qui con me alcuni ragazzi e, mentre il coadìutor Machado li inizia ai lavori campestri io li istruisco nel catechismo... e questi principii promettono bene. Dio li fecondi e li faccia prosperare!... Senta l'avventura che mi toccò a proposito di questi fanciulli. Stavo seduto sulla riva dei fiume Monapo, osservando alcuni negri che pescavano, e tra essi un moretto che guizzava nelle acque come un pesce. Gli chiesi:

- Di che paese sei?

- Sono di Macuana.

- Come?! gli dissi io, di Macuana e venir fin qua a pescare, se dista tre giorni?

- Ma ora abito qua vicino, sto nel paese di Monapo.

Incominciai a capire qualche cosa e... continuai:

Dove abitano i tuoi genitori?

Non ho nessuno.

Bene, ripresi io, vuoi star con me? ti darà da mangiare, da dormire e... un bel vestito!

Accettò, andò a salutare i suoi, e all'indomani, vispo e allegro, era già buon amico degli altri nostri giovanetti. Ma, dopo alcuni giorni, due uomini armati di lancia e del solito coltellaccio, colla faccia tutta cincischiata (parevano due demoni!), vennero per prendere il mio ragazzo con tanto di corda per legarlo, come se si trattasse d'un cane! Il povero moretto piangente e tremante corse a me, e:

- Padre, non mi lasci andare, perchè quegli uomini mi ammazzeranno; i Macua, già li conosco, son capaci anche di peggio!

Gli feci coraggio e gli dissi:

- Non temere, ma dimmi la verità: questi sono tuoi parenti?

- No, non li conosco neppure! un giorno stavo nel mio paese a giuocare, e passarono questi uomini, che mi presero e mi condussero a casa loro; là mi facevano lavorare tutto il giorno, mi davano poco da mangiare e mi battevano molto.

A queste parole senz'altro mi voltai ai due, e dissi loro severamente:

- Questo ragazzo non vi appartiene, sapete che le leggi proibiscono la schiavitù, andate, cessate dal molestarlo, se no vi faccio arrestare.

Abbassarono le armi, disparvero e non ritornarono mai più con grande consolazione del mio. protetto.

Quando potremo andare là nel paese di questo povero fanciullo; là nel centro dell'innumerevole tribù dei Macúa, feroci e ladroni sì,, ma ingenui, primitivi, non ancora infestati dalla lue del maomettismo, perciò non difficile conquista alla civiltà del Vangelo?

Vorremmo, amato Padre, presentarle in pochi anni, un bel manipolo di conversioni.... Dico in pochi anni, perchè sotto questi cocenti raggi la vita dura poco, e abbiam bisogno di fare in fretta. E i nostri ardenti desideri saranno, un fatto sicuro, se altri zelanti missionari verranno in nostro aiuto...

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale:

Supplicheremo caldamente Maria SS. Ausiliatrice a moltiplicare le vocazioni al Sacerdozio.

GRAZIE E FAVORI

Quanto è buona Maria Ausiliatrice! *)

La mia povera sorella Teresa, da quattro anni affetta di mal di cuore, nella seconda metà di ottobre aggravò, sopravvenendole un gonfiamento di gambe e di quasi tutto il corpo. Il 20 novembre le si aggiunse una forte influenza che la ridusse in fin di vita. All'indomani ricevette il Viatico e l'Estrema Unzione. Sebbene ella fosse rassegnatissima, tuttavia io e l'altra mia sorella, ricordando la fiducia che c'inculcava sempre la nostra mamma verso Maria Ausiliatrice, facemmo promessa di pubblicare la grazia, se ce la conservava in vita. Nei giorni 24 e 25 ella peggiorò tanto da farci temere ad ogni istante per la sua prossima fine; ma la mattina del 26 dopo avere nuovamente ricevuto Gesù Sacramentato nel suo cuore, si assopì e nello svegliarsi stette meglio. In quel giorno stesso il medico la dichiarò fuori di pericolo, scomparve ogni enfiagione e dopo tre giorni ella potè muoversi dal tetto. Ora attende già alle occupazioni sue, ed è assai più in forze di prima della malattia. Adempio alla promessa, ma non so trovare parole sufficienti per ringraziare la bontà di Maria Ausiliatrice.

Voghera, 11 dicembre 191o.

CLOTILDE BOBBIO.

Grazie una e mille volte!

Trovandomi gravemente inferma con profonde caverne ai polmoni, spedita dai medici e senza speranza alcuna, con tutta ripugnanza mi preparavo, sebben rassegnata, a soccombere sotto la terribile malattia. Non lo nego, il pensiero della morte mi spaventava, eppure mi sentivo molto vicina alle soglie dell'eternità. Ma ecco che un'ispirazione mi dice di ricorrere a Maria Aiuto dei cristiani. Lo feci e all'istante mi sentii guarita. Guarita! perchè non rimase e non rimane in me resto alcuno della malattia terribile, anzi non ho mai goduto di tanta salute, come da due mesi a questa parte.

Grazie una e mille volte a Te, o potente Ausiliatrice e conforto di chi t'invoca!

S. Paulo (Brasile), 10 novembre 191o.

Una figlia di Maria Ausiliatrice.

Edolo Mu. - La SS. Vergine Ausiliatrice ci ha proprio grandemente beneficati. La nostra povera mamma già da sette giorni era caduta gravemente ammalata ed era spedita dai medici. Era stata pronunziata la triste sentenza che non sarebbe arrivata al mattino seguente. Già le erano stati amministrati gli ultimi Sacramenti; e noi, costernati, aspettavamo l'imminente catastrofe. Però una speranza ci rimaneva in cuore, poichè avevamo fatto una novena a Maria SS. Ausiliatrice, e promesso di pubblicare la grazia sul Bollettino. Non fu vana la nostra spe ranza, poiché appunto nelle ore più angosciose Maria SS. ci esaudì; la mamma cominciò a migliorare, e superato il pericolo, progredì sempre nella guarigione fino a perfetta sanità.

Adempiamo ora la promessa, inviando una tenue offerta al Santuario, in ringraziamento di questa e di altre moltissime grazie.

16 novembre 191o.

MARIA COMENSOLI e fratelli.

Monte (Valenza). - Da qualche tempo mio figlio sentiva strani dolori ad un ginocchio. In collegio non poteva divertirsi come avrebbe desiderato, ma durante le chiassose ricreazioni doveva stare inerte ed appartato dai compagni. Io pure tratto tratto ero tormentata da un acuto dolore ad una spalla. Le cure ed i consigli di varii medici non valsero nè per lui nè per me.

Angustiati ricorremmo finalmente con fiducia a Maria Ausiliatrice e dopo una novena fatta in suo onore, con promessa di pubblicazione e di piccola offerta, ci sentimmo ambidue completamente sanati. Ciò accadde parecchi mesi or sono: il tempo trascorso ci assicura che la guarigione è stata completa e duratura. Ne siano lodi e ringraziamenti alla Celeste Madre.

1 novembre 191o.

BATTEZZATI MARIA.

Castagnole Piemonte. - Madre di cinque creaturine, Audisio Maria ved. Don, appena di 36 anni, affetta da vizio cardiaco in pochi mesi fu ridotta in fine di vita. Povera mamma! poveri figli, già orfani di padre, un'altra disgrazia pesava su loro: la mamma moriva!...

Il dottore curante assisteva con solerzia l'inferma ; ma più non restava nessuna speranza. Rassegnata, quella ricevette i SS. Sacramenti e le si recitarono le preghiere dell'agonia ; quando un raggio di fede si ravvivò nelle pie persone che la circondavano: si pensò a Maria Ausiliatrice. Tutti si diedero a pregarla fervidamente ; e la povera inferma, raccolte le forze, promise alla Vegine Ausiliatrice come segno di riconoscenza il suo più bel fermaglio d'oro e di far celebrare una messa, se otteneva la guarigione. Bontà infinita di Maria Ausiliatrice! La moribonda subito migliorò e riacquistò in breve le forze e la salute.

Dicembre 191o.

Una Dama di Maria Aus.

Piazza Armerina (Caltanisetta). - Nel settembre di quest'anno, l'unica mia figlia quindicenne fu colpita da gravissima infezione a cui tennero dietro altissime febbri tifoidee. Chiamato il medico, dichiarò grave lo stato dell'inferma. Volli allora parecchi consulti di altri bravi sanitari, i quali confermarono la gravità del male. Difatti ricevette tutti i conforti di nostra S. Religione; ed appunto allora mi prostrai ai piedi di Maria Ausiliatrice, la invocai con fiducia e la grazia non si fece aspettare. Nel delirio istesso mia figlia ebbe intervalli di lucidità mentale e potè pronunziare queste parole: « Domenica andremo alla cattedrale; i giovani a Torino pregano per implorare la grazia ; io dunque non ho paura, e la morte sarà vinta ». Poi cominciò a migliorare ed il pericolo fu allontanato. Fu minacciata ancor dal male, ma la Vergine SS. l'ha perfettamente guarita.

15 ottobre 191o.

Maestra GAETANINA BONIFACIO.

Cagliari. - Verso gli ultimi dello scorso giugno fui assalito quasi improvvisamente da un forte dolore al rene sinistro. Da una prima visita fattami dal medico si potè conoscere trattarsi di cosa assai grave, sebbene non ancora ben palese. Dopo lunghi e dolorosi esami si constatò l'esistenza di un ascesso pararenale al lato sinistro ed il bisogno urgente di una operazione chirurgica. In tale frangente mi rivolsi fiducioso a Maria Ausiliatrice, promettendole una tenue offerta per le opere salesiane se mi avesse ottenuto la guarigione. La nostra buona Madre venne in mio soccorso perchè, non solo potei felicemente superare la difficile e pericolosa operazione, ma dopo avermi in varie maniere visibilmente aiutato durante la malattia, mi ha ridonato la completa salute. Pieno di riconoscenza per la grazia ricevuta adempio la promessa inviando il mio modesto obolo.

Novembre 191o.

Ten. IGNAZIO SANJUST.

Porto S. Giorgio. - Mio genero Giuseppe Tuzi, colto da un'appendicite, altro scampo non ebbe, che nella protezione della SS.ma Vergine Ausiliatrice. Il poveretto era ridotto in uno stato comatoso, ma dopo aver supplicato la Vergine SS. a cui si deve la nostra eterna gratitudine, in pochi momenti si trovò fuori di pericolo, ed ora è quasi guarito.

Anch'io nella notte del 4 al 5 novembre fui colpito da improvviso malore, tantochè dopo seria diagnosi fui consigliato a ricevere gli ultimi conforti di N. S. Religione. Il dottore disse che mi restavano pochi momenti di vita, la quale mi fu allungata artificialmente con la respirazione dell'ossigeno. Ma che? I miei di casa, compresi dal vivo dolore dell'imminente mia morte, pregarono di gran cuore la Vergine SS.ma Aiuto dei Cristiani, ed oh ! prodigio, la Madonna venne in mio soccorso e in brev'ora io era perfettamente sano.

10 novembre 191o.

LUIGI PAOLETTI.

Bronte. - Non erano passati che sei mesi dalla morte dell'amato genitore, quando un mio fratello, ritornato dalla lontana America, veniva assalito da una violente ed ostinata febbre, che si degenerò in tifo, il quale, malgrado le cure mediche, divenne galoppante. Vedendo il caso disperato, ricorremmo a Maria Ausiliatrice e fu salvo. Fedelissima alla promessa, prego pubblicare sul Bollettino la grazia ricevuta, mandando una piccola offerta al Santuario.

6 novembre 1910.

ILLUMINATA MELI fu NUNZIO.

Stupinigi (Torino). - Mio nipote, colto disgraziatamente sotto un tram, ebbe fratturate le gambe, ed io ricorsi a Maria Ausiliatrice, perchè lo salvasse da un'amputazione. Sieno rese pubbliche grazie a così tenera Madre, che mi ha esaudita.

Dicembre 191o.

Lupo MARIA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acireale : Maria Nicolosi, 5 - Agira Maria Perna, 5 - Alba : Rosa Rigo, 2 - Alessandria : Davide Benzi, 2 - id.: Cristina Filippini, 2 - Alfiano Natta : Spilostri Prassede, 5 - Ariano nel Polesine : Emana Guerini, 5 - Asolo : Marcella Sereno, 2 -Avigliana : Paolo Girardi e consorte, 5.

B) - Balzola Monf.: Maria Minotti Provera, 9 - Bandita : Giovanni Gallo, 6 - Bedero Valcuvia G. 0., 5 - Beitgemal: Cherubino Cavinato per segnalatissima grazia - Bione : Santina Bonfadini, Maestra, 10 - Bolzaneto : Giuseppe Parodi fu Andrea, 20 - Borgo Sesia : Clelia Colombo, 5 - Bosa : Pietrina Secchi, 5 - id.: Ignazia Maria Pischeddu, 5 - Bra : Caterina Cravero, 5 - Budrio Giuseppe Cavrini, 5 - Bufera : Prof. Enrico, Riggio, 5.

C) - Campo S. Rita (Rep. Argentina): Caterina Colombini, 1oo - Carmagnola : Bartolomeo Pautasso - Carpeneto : M. T., 5 - Casale Monf.: Luigi Ch. Gatti, 2 - Casalvolone : Piero Bertoldi, 2 -Casamicciola : Giosafatte Morgera, 10 - Casanova di Varazze : Caviglia Caterina, 1 -- id.: Maddalena Fazio, 1 - Castagnito d'Alba : Ester Isnardi, 2,50 - Castagnole Piemonte : A. M., 2 - id.: A. C., 5 - Castelnuovo Calcea : R. M., 4 - Catania : Annetta Motta, 20 - id.: Giuseppe D'Agata, 10 - Ceva: N. N., 5 - Charvensod : N. N., 10 - Cigliano : Teresa Bollo, 8 - Cinzano : Maria Canuto, 2 - Cologna Veneta : Giovanni Pizzotto, 5 - Conegliano Veneto: Clorinda Rappini - Conzano Monf.: Angela Devasini, 2 - Cossila S. Giovanni : Domenica Ottino, 2 -Cremona : G. C., 5 - id.: E. C., 5.

D) - Duronia : Annina Morselli, 5.

E) - Entraque : Q. A., 1o.

F) - Faenza : Maria Valentini - Ferrara : Maria Masini, 3 - Foglizzo : Luigi Mascher, 2,50 -Formigine : Suor Rosalia Dolza, 2 - Frazzano Anna Maria Piscitelli, 2 - Fumane : N. N., 9.

G) - Garessio : C. F. - Genova : Suor Roncagliolo, 5 - Ghedi : Domenica Lapapasini, 5 - Grana Monf.: Felicita Gastaldi-Ludo (Svizzera): Filomena Brughella, 20.

I) - Imola : Enrica Galeati, 4 - Isolabella di Poirino : Giuseppe Ceresa, 2 - Isola della Scala C. Casoli, 5.

L) - Locarno (Svizzera): Pogliani Clementina, 5 - Londra : Adelaide Rinetti, 10 - Lozzole : D. N., io - Luserna : Rosa Budriotti, 7 - id.: Giovanni Toscano, 1,25.

M) - Madone : Antonia Bonale Ruggeri - Maranola : Antonio Ruggiero, 20 - Mesero : Luisa Mambretti, 5 - Milano : Lucia Marugi, 5 - id. N. N., 5 - id.: Ermenegildo Frattini, 5o - Moncalieri : A. N. Z., 6

N) - Nibbiola : Adele Biroli, 5 - Nuraminis Marietta Vaquer, 10.

O) - Occimiano : N. N., 2 - Orbassano : Anna Garino, 2.

P) - Pallanza : N. N., 2 - Pavia : Rosa del Giudice, 10 - Pescantina : Filomena Gioanni, 5 - Piacenza : Martina Fracchioni, 3 - Piobesi d'Alba Vrmelinda Sibona -- Ponatestura : Ermenegilda Bertiglia,5 - Predore : N. N 40.

R) - Reazzino : Martino Cantele, 6 - Rivalta Tarditi Lucrezia ved. Ascheri, 50 - Robbio Lomellina : Marcella Ferraris, 2 - Roma : M. Costantino, 2,50.

S) - S. Germano : Francesco Gaito - S. Lorenzo : L. Lombardo, 1o - S. Vincent : Jérome Tous, 5 - Santa Vittoria d'Alba: Teresa Poro Jardin, 7 - Scarnafigi : Baravalle Antonio e Domenica, . 30 - Sassello : R. C. D., 5 - Serventi Pietrina Musio, 5 - Sliema (Malta): Una Figlia di Maria, 37-50 - Sonico : Gabriela Paolino, 4 - Sostegno : Elena Gualino - Spilimbergo : D. Giovanni Giacomello, Arciprete, 5 - Sondrio : Monti Maria - Strambino : Bolognino Carlo e Domenica, 2 - Susa : Assunta Perottina.

T) - Tassarolo : Quaglia G. B., 8-id.: Nicola Fava, 4 - id.: Michele Bergoglio, 5 - id.: Camillo Fava, 3 - Tirano : Carolina Tognolini, i - Torino : Vittoria Bertello, 4 - id.: Teresa Buronzo - id. : Maria Cerutti, 2 - id. : Contessa Elena Ceriana Mayneri, 3 - id.: B. C., 2 - id. Nervi Maria, 1 - id : Luigia Chiapasco - id. Suor Michelina del Buon Consiglio, 2 - id. : Teresina Baldi, 2 - id. : Emilia Cappa, 5-Tortona: Malvina Vistarini, 2 - Trecastagni : Annetta Gangemi - Tricerro Vercellese : Bazzano Teresa, nata Bodo - Trinità : Maddalena Teobaldi, 5 - Trino Vercellese : Emilia Vercellese.

V) - Vacri : Vincenzo D. De Ninis, Arcip., 20 - Venzone : Valente Caterina Ciotul, 18 - Vercelli M. G., 2 - Vestignè : Elisa Forno, 8.5o - Vicenza Maria Feltrini, 2 - id.: Lucia Monaj, 2,05-Villa Garibaldi (Brasile): Angelo Cottelan - Villareggia Teresa Ferro, 5 - Villanova d'Asti: N. N. -- Vinovo : Bernardo Sibona, 6 - Vittorio : B. B. - Vobarno : Cadenelli Pietro, 2.

X) - Ambrosina Misero, 2.

Santuario di Marìa Ausìlìatrìce

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque mnodo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all' Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 febbraio al 10 marzo:

17 febbraio - Comincia il mese in onore di San Giuseppe: speciali pratiche il mattino e la sera.

24 febbraio - Commemorazione di Maria Santissima Ausiliatrice.

1° marzo - Mercoledì delle Ceneri - da oggi a tutto settembre la Benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19.30.

3 marzo - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

10 marzo (così pure tutti i seguenti Venerdì di quaresima) - Ore 17 ed ore 19, Via Crucis e benedizione col SS. Sacramento.

NOTE E CORRISPONDENZE

Il nuovo Economo generale.

A succedere al compianto prof. D. Giuseppe Bertello, Economo generale della Pia Società Salesiana, venne chiamato dal sig. D. Albera il prof. D. Clemente Bretto, già direttore generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e poi Ispettore delle Case Salesiane dell'Emilia, del Veneto e della Lombardia.

Al nuovo Economo, insieme coi più vivi rallegramenti, ogni migliore e cordiale augurio.

In onore di S. Francesco di Sales.

Mentre andava in macchina questo numero, l'Oratorio Salesiano di Valdocco accingevasi a festeggiare il suo glorioso Patrono in unione di S. L. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco della Pia Società Salesiana, Vescovo di Massa e Carrara.

Riserbandoci di parlarne nel prossimo numero, insieme accenneremo alle feste più importanti celebratesi altrove, pel che sollecitiamo la prontezza degli incaricati.

Tra i figli del popolo.

PEROSA ARGENTINA. - L'Albero di Natale fu una gentile festa di luce e di abbondanza che procurò ai 19o frugolini dell'Oratorio un'ora di felicità. Il salone del teatrino era gremito, l'ampia tribuna letteralmente stipata di giovani raggianti di gioia e frementi d'impazienza. La banda die' principio al trattenimento: poi seguirono nitide proiezioni luminose sul Natale, intercalate da brevi declamazioni spiranti soave fragranza e semplicità. Quando, sollevato lo schermo, apparve il pino grandioso fantasticamente illuminato e carico di ninnoli fiammeggianti, e tutti poterono ammirare sul banco disposti in bell'ordine i numerosi doni, fu uno scoppio irrefrenabile di gioia. Dopo brevi parole del Direttore che rivolse il pensiero commosso e riconoscente ai benefattori ed esortò i giovani alla gratitudine, s'incominciò la distribuzione dei doni. Furono distribuiti più di 5o vestiti completi, numerosi libretti della cassa di risparmio, orologi, svegliarini, scampoli per calzoni, scarpe, dolci, giocattoli, ecc. L'albero di Natale fiorito nella gentile Perosa si può dire veramente la festa della carità ed il buon esito si deve alla generosità d tanti cuori che risposero al caloroso appello de promotori.

ROMA. - Nel teatrino del Circolo S. Cuore al Castro Pretorio, la sera del 19 novembre si tenne un trattenimento drammatico-musicale in onore dei presidenti e delegati dei Circoli giovanili cattolici italiani convenuti al Congresso Nazionale di Roma. Fecero gli onori di casa insieme con Don Conelli, ispettore, ed il direttore dell'Ospizio Don Tomasetti, i bravi giovani del Circolo coll'attivo loro presidente rag. Rosa. La banda dell'ospizio eseguì ottimamente, nella riuscitissima serata, scelti pezzi.

All'ingresso dei congressisti fu suonato fra gli applausi l'inno cattolico laziale, che venne anche cantato da tutti i presenti. Il rag. Rosa porse il saluto ai congressisti a nome del Circolo S. Cuore; il dott. Cingolani li salutò a nome di Roma. Il comm. Pericoli diede quindi lettura del telegramma del S. Padre, mandato in risposta a quello inviato dal Congresso all'inizio dei lavori

Il S. Padre benedice, ringraziando, i Congressisti, ed augura che essi proseguano, lodevolmente come per il passato, nel loro lavoro per il bene della Chiesa e della gioventù.

La lettura venne accolta da vivissimi applausi e da ripetute ovazioni entusiastiche al Pontefice. Segui il trattenimeno, applauditissimo, ed alla fine venne servito un ricco buffet.

Prima che i congressisti lasciassero la sala, Mons. Pini propose si recassero tutti insieme al Colosseo per visitare, nella splendida serata, il diruto monumento romano salutando i martiri che in esso subirono la morte per la fede cristiana.

Era quasi mezzanotte: la proposta venne accolta con entusiasmo ed i giovani - un centinaio - si recarono al Colosseo, ove dopo una lucida esposizione storica di Mons. Pini, cantarono con slancio sublime e commozione profonda il Te Deum! Alle 12.30 i congressisti lasciavano la cerchia del maestoso circo romano.

- Il Circolo « S. Maria Liberatrice » la sera del 20 novembre dava un trattenimento drammatico musicale in omaggio al nuovo Parroco del Testaccio, dott. D. Luigi Olivares.

La vasta Sala Clemson era gremita da un pubblico affollatissimo, composto in massima parte delle Associazioni Cattoliche del quartiere e da un numero ragguardevole di persone espressamente invitate ; fra le altre Mons. Sarnari, Vescovo di Macerata, Mons. Salotti, la Marchesa Maria Antonietta Spinola, la signorina Capo, la Superiora delle Suore della Divina Provvidenza, ecc.

Aperse l'accademia Mons. Carlo Salotti che pronunziò un brillante discorso di occasione, entusiasmando gl'intervenuti con la sua parola facile ed elegante. Dopo di lui parlarono applauditissimi il dott. Federico Borromeo, a nome della Direzione Diocesana di Roma, ed il Presidente del Circolo.

Intrammezzati da bellissime poesie cantate in coro dai giovanetti dell'Oratorio, dalle giovanette della Congregazione delle Figlie di Maria e del Circolo Cattolico Femminile seguirono gli omaggi che con pensiero gentile ciascuna delle varie Associazioni presenti volle presentare.

Si passò quindi nella chiesa parrocchiale dove, dopo un solenne Te Deum, fu impartita la benedizione col Santissimo.

TORINO. - Oratorio festivo S. Agostino. - Il giorno di Natale nel teatrino elegantemente addobbato si svolse l'annuale distrbuzione dei premi. L'intervento del ven.mo nostro Rettor Maggiore diede maggior solennità alla cara festicciuola. La sala, gremita di più di 2oo giovani accompagnati dai loro genitori, presentava un aspetto imponente. Il sig. Don Albera, seguito dal prof. Piero Gribaudi, dai superiori dell'annesso istituto delle Scuole Apostoliche e da alcuni invitati, furono accolti dal suono festoso della banda locale e fatti segno ad una calorosa ovazione. Aperse la piccola accademia letteraria il prof. Gribaudi, che con facile parola intonò un inno di gratitudine « a chi lavora sacrificando tutte le legittime gioie della famiglia per dedicarsi intieramente a favore della gioventù ». Seguì la declamazione di prose e di poesie brillantemente portate dai giovani stessi dell'Oratorio. Ascoltato colla più viva attenzione chiuse l'accademia il sig. D. Albera, il quale manifestò la sua grande soddisfazione di trovarsi in mezzo ai giovani dell'Oratorio festivo, fra i quali fece le prime armi della sua santa e nobile carriera. Nell'uscita, tutti i premiati col loro taglio di vestito sfilarono davanti al Successore di D. Bosco, che ebbe per ciascuno una affettuosa parola di lode e di incoraggiamento.

- Anche nell'Oratorio di Valdocco il 6 gennaio si festeggiò l'Albero di Natale. Cento furono i giovanetti che ebbero un bel vestito dalle mani del sig. D. Albera e di vari benefattori e cooperatori intervenuti al simpatico trattenimento.

TRIESTE.-Alla festa dell'albero di Natale all'Oratorio Salesiano, - scrive il Corriere Adriatico - « partecipò tutto un mondo di bambini. Non è possibile dire quanti sieno: sono tanti e tanti, tutti vispi, tutti allegri, tutti vivaci e giulivi. Anche il mondo degli adulti è rappresentato in buon numero, e mostra di gioire della gioia di tutti quei ragazzetti.

» Fra le personalità notiamo anzitutto Sua Ser. il principe Hohenlohe con la gentile consorte, le signore baronessa Lutteroth, la baronessa de Seppi, la signora de Vivante, e le altre signore del Comitato, i signori de Parisi, de Mancassi, Couarde, Teodorovich, l'on. Spadaro, l'on. Budinich, ecc.

» Entrato il principe Hohenlohe, tra acclamazioni e applausi, mentre la banda intona l'inno, la festa incomincia con un coro e con accompagnamento di banda del M° Manasse « L'Albero di Natale ». Quindi alcuni ragazzi declamano dei componimenti e delle poesie d'occasione, due delle quali in dialetto.

» La banda suonò quindi con la sua ben nota bravura il preludio del « Mefistofele » e la sinfonia, della « Forza del destino », la sezione corale cantò il coro a quattro voci del M° Antolisei « La preghiera della sera », mentre dalla sezione drammatica fu rappresentata l'operetta con ballo « I paggi di Carlo V », e la commedia in un atto « Un debitore originale ». Il riuscitissimo trattenimento terminò con l'inno a S. Giusto, accolto con vivissimi acclamazioni e battimani.

» Padre Gemelli, che aveva assistito alla splendida festa, dopo l'esecuzione della sinfonia della « Forza del Destino », si prsentò alla ribalta, e appena gli applausi calorosissimi, che lo salutarono, cessarono, incominciò il suo discorso dicendo di accettare l'applauso per rimeritare di esso i bravi ragazzetti dell'Oratorio. È lieto di trovarsi fra gente che ha compreso il pensiero di D. Bosco e degnamente lo ha seguito,

» Fra le tante opere belle di cui è ricca Trieste, questa compiuta dai seguaci di D. Bosco è bellissima, perchè è opera altamente civile di carità. Si ispira all'ideale cristiano, nè chi la compie è meno glorioso di chi si accinge ad altre conquiste, ad altri trionfi. Raccogliere fanciulli, sfamarli, dar loro una sana educazione, metterli sulla via del bene, e procurar loro dei momenti di gioia e di felicità, è un mirare alla conquista del bene, al trionfo di Cristo. E i benefattori che operano così, si acquisteranno tutta la riconoscenza di questi figli di un solo Grande Padre, e non seguiranno le false traccie degli uomini, che portano nella società l'odio.

» Non è bisogno dire che le ispirate parole dell'oratore furono applauditissime ».

Quindi il direttore dell'Oratorio fece un breve resoconto, premettendo un ringraziamento sentitissimo per le loro Serenità il principe e la principessa Hohenlohe, la baronessa de Seppi, che si trova a capo del Comitato, e quanti si interessano dell'operosità dei Salesiani e la appoggiano. I fanciulli premiati furono 696, dei quali ciascuno ricevette un vestito completo.

MANGA (Montevideo). - Gara catechistica. - Ci scrivono: « Il 24 novembre avemmo il piacere di assistere ad una simpatica gara catechistica. Cinquanta giovanetti si contesero il primato per tre ore consecutive: e finalmente, tra fragorosi applausi, fu proclamato imperatore R. Elizeche, alunno del secondo anno di ginnasio. Con lui riuscirono vincitori i giovani A. Larrosa, C. Flores, D. Correa, e Rozas. L'Ispettore D. Giuseppe Gamba fece la consegna dei premi. Nella stessa occasione si distribuirono i premi della gara catechistica scritta. Il 17 dello stesso mese di novembre erasi assegnato un compito, consistente nella spiegazione di tre domande del Catechismo del S. P. Pio X, che ci serve di testo da cinque anni. Quattro esaminatori competenti lessero i singoli lavori ordinandoli in graduatoria: furono premiati i primi cinque ».

Notizie varie.

ITALIA.

FIRENZE. - Nell'Istituto Salesiano il 10 dicembre si tenne un grazioso trattenimento accademico per solennizzare la distribuzione dei premi. Ai posti d'onore sedevano S. E. Rev.ma Mons. Donato Velluti Zati dei Duchi di San Clemente, il comm. Francesco Hermite, Procuratore generale onorario della Corte di Cassazione, e molti altri illustri personaggi.

Tenne il discorso d'apertura il rev.mo D. Galbiati, il quale con parola calda e frase scultoria, confortando l'opinione secondo la quale il ven. Don Bosco precorse i tempi, rivendicò ai Salesiani l'onore d'aver introdotto per i primi il sistema preventivo nell'educazione della gioventù e d'aver fondate con pieno intento educativo le prime scuole di arti e mestieri.

Il variato succedersi di recite, canti e suoni, eseguiti con delicatezza e precisione dagli alunni, rese deliziose quelle due ore.

Come risultato degli esami fu consolante la proporzione di 22 promossi su 24 presentati per la maturità; e di 21 promossi su 21 presentati per il compimento. Acclamatissima la proclamazione delle ricompense ottenute dalle Scuole Professionali alla IIIa Esposizione Salesiana, ove tutti i reparti ebbero onorificenze.

MILANO. - Una solennità scolastica all'Istituto Salesiano. - Il 7 gennaio ebbe luogo la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole professionali. Essa si svolse nell'Oratorio festivo, dalle magnifiche linee architettoniche, trasformato per la circostanza in salone maestoso per gli addobbi ed i trofei disposti con ottimo gusto.

Alla presidenza si notavano il Cardinale Arcivescovo, il consigliere Pongileoni rappresentante del Prefetto, l'on. Meda, l'on. Cornaggia, il conte Alessandro Giulini, l'architetto Arpesani, il principe Emanuele Gonzaga, il cav. Morandi, il dott. Giuseppe Mauri, ed altri egregi signori del Comitato salesiano milanese. Erano pure presenti, con donna Giuseppina Giulini e la contessa Melzi, molte signore che si occupano delle Opere Salesiane.

La cerimonia - preceduta da una visita alla esposizione dei lavori, che raccolse le più ampie approvazioni ed i più sentiti elogi - si svolse ordinatissima.

Il discorso d'occasione fu pronunziato dall'on. Meda, il quale - trascriviamo dall'Unione - ricordate le parole di un procuratore generale, « che inaugurando l'anno giuridico esprimeva il suo animo avverso alle congregazioni religiose, e dei religiosi diceva che sono degli assenti dalle battaglie, dai dolori, dalle vittorie del lavoro », notava « come un simile apprezzamento sia contrario tra l'altro alla verità, dacchè le Congregazioni religiose sono più che mai presenti nella vita, poichè esse si occupano degli studii, delle opere di carità, della cura degli spiriti, lavorano cioè in un canapo non meno necessario ad essere coltivato di quello in cui materialmente si produce, perchè il lavoro ha esso stesso bisogno, per essere degno dell'uomo, di svolgersi in un ambiente nel quale alitino il pensiero e il sentimento. D'altra parte, continuò l'oratore, eccovi una congregazione che direttamente proprio dei problemi del lavoro si occupa, dandoci delle scuole professionali in cui si tende a creare non soltanto degli operai, ma degli artefici. Eppure i Salesiani, così benemeriti, sono una delle congregazioni sulle quali più particolarmente si appuntano le ostilità del dottrinarismo giacobino! - Invece l'onorevole Meda vorrebbe che lo Stato, nell'opera dell'educare e dell'istruire il popolo, tenesse prezioso il sussidio delle istituzioni private e di quelle religiose in ispecie, le quali dànno un contributo così efficace; e deplora che si persista nel sospettarle pericolose alla patria, mentre è certo che non dall'educazione a base cristiana lo Stato anche politicamente ha qualche cosa da temere, bensì dalla educazione che prescindendo dai fattori spirituali, prepara generazioni mancanti d'una sicura direttiva nella vita e di un sano criterio sociale ».

Il discorso fu sottolineato da frequenti applausi.

Nelle affettuose parole di chiusura, l'Em.mo Card. Ferrari s'allietò dei progressi continui dell'istituto, e raccomandò ai giovani, operai e studenti, la laboriosità e lo spirito di fede. La distribuzione dei premi comprese anche quelli assegnati alle scuole professionali dell'Istituto dalla IIIa Esposizione Salesiani.

MOGLIANO VENETO - La festa della 1a Comunione. -- Giornata pur memoranda pel Collegio Astori sarà quella dell'8 gennaio scorso, in cui S. Ecc. Rev.ma Mons. Longhin, Vescovo di Treviso, si recò a dare la Prima Santa Comunione a cinquanta alunni, preparati al grande atto con due mesi di continua istruzione catechistica e coli appositi esercizi spirituali. Al Vangelo l'ottimo Pastore rivolse un accalorato discorso ai fortunati giovanetti. Il momento solenne strappò lagrime di gioia e di indicibile soddisfazione a quanti erano presenti. Mons. Vescovo assistè poi alla Messa solenne, in cui si ebbe una perfetta esecuzione di musica perosiana e di canto gregoriano.

Soavi emozioni si ebbero anche nel pomeriggio, tra i Vespri e la Benedizione, quando il pio e zelante Prelato rivolse altro discorso commentando il vangelo del giorno : pereva volesse trasfondere in quei teneri cuori tutta l'ardenza del suo amore a Dio ed alle anime. Chiuse la splendida giornata un breve trattenimento musico-drammatico ad onore dell'Ecc.mo Pastore, a cui da queste colonne mandiamo l'espressione della più viva riconoscenza.

NAPOLI. - All'istituto dei Sordo-muti. - La sera del 5 dicembre all'Istituto dei Sordo-muti al largo Avellino si compì l'inaugurazione di una sala per orificeria. Attorno un tavolo da lavoro si assisero alcuni di essi circondati da altri compagni, dagli istruttori per le arti e dagli invitati.

Il Superiore D. Crippa, Salesiano, dopo aver benedetta la sala, inculcò ad essi l'idea dell'amore al lavoro e dell'ubbidienza per essere amati dai superiori. I poveri fanciulli mostravano di comprendere gli avvertimenti e promettevano di rispondere all'interesse del loro Superiore.

In fine furono offerti dolci e liquori agli invitati e a tutti i sordomuti, i quali nel ritirarsi ringraziarono quanti avevan preso parte alla festicciuola.

AMERICA.

BARCELLONA (Spagna). - La cripta del tempio nazionale del Tibi Dabo è omai compiuta e sarà fra poco inaugurata al divin culto. Essa costituisce da sè una grandiosa opera d'arte, tutta in pietra diligentemente lavorata. Le colonne, su cui si slanciano 30 archi che sostengono le 16 vòlte omai finite, portano scolpito il nome di quei generosi che contribuirono ad innalzarle. Quando lo splendido monumento torreggerà sulla vetta del Tibi Dabo, quanti dall'industriosa città sossostante volgeranno il passo là ove sorgeva la Porta dell'Angelo, non potranno far a meno di sentirsi attratti a salire il monte, ove le vie aperte e le ville sorgenti invitano a lieto diporto. Così il tempio del Cuor di Gesù diverrà il porto di salute per tante anime. Venga presto quel giorno!

S. TECLA (Salvador). - Il 13 novembre nell'Istituto salesiano di Nueva San Salvador si inaugurò una ben riuscita esposizione professionale. Vi parteciparono le scuole di ebanisteria, meccanica, di conceria, sartoria, calzoleria, tipografia e legatoria. Non mancava un ampio reparto per la didattica generale e particolare. Il Ministero della Pubblica Istruzione incaricò il sig. Ruggero Núñez di rappresentarlo alla cerimonia della distribuzione dei premii agli allievi dell'istituto che ebbe luogo in occasione dell'apertura della piccola Mostra, e questi ne inviava al Ministro il più lusinghiero ragguaglio, ove ricordando l'esposizione tenutasi nel 19o6, constatò i non lievi progressi fatti nel quadriennio, e rilevando il carattere eminentemente didattico della mostra, tessè il più bell'elogio dello zelo di quei cari confratelli.

CORDOBA (Rep. Argentina). - Nel Collegio

Pio X. - Il 6 dicembre, alla presenza di S. E. il Governatore della Provincia accompagnato dal sig. Ministro Igarzábal, l'Ecc.mo Mores, Vescovo diocesano benedisse alcuni nuovi saloni ed il poligono pel tiro a segno, riservato agli alunni ed exalunni del Collegio. Lo stand fu subito inaugurato dallo stesso sig. Governatore e dal sig. Ministro. Il dott. Cafferata disse un discorso sull'importanza dell'istruzione ed educazione della gioventù abbandonata; parlò anche il sig. Conte Vaccarezza sui vantaggi dell'educazione fisica; e la Schola Cantorum e la musica istrumentale del Collegio eseguirono scelti pezzi classici.

NECROLOGIO

In memoria di D. Giuseppe Bertello.

Il 22 dicembre nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrò un solenne funerale di trigesima in suffragio dell'anima dell'Economo Generale della nostra Pia Società, il dott. D. Giuseppe Bertello. Insieme con molti cooperatori salesiani, amici ed ammiratori dell'indimenticabile estinto e numerose rappresentanze di case salesiane, assistettero alla mesta cerimonia tutti gli alunni dell'Oratorio, varie rappresentanze di Castagnole Piemonte e tutto il Consiglio Superiore della nostra Pia Società. Celebrò il Rettor Maggiore D. Albera. Prima delle esequie disse l'elogio funebre il prof. Don Albino Carmagnola sul motto: « Vir simplex, et rectus ac timens Deum », elogio che fu dato alle stampe.

« Unanime e profondo- scrive il Corriere di Casale - fu anche a Borgo S. Martino il cordoglio per la scomparsa di quella maschia e cara figura di dotto, di operoso, di buono, che fu il sac. Dott. Giuseppe Bertello.

» Egli che nei quattordici anni del suo direttorato nel locale collegio, che portò all'apogeo, esercitò anche tra noi un vero Apostolato, egli che teneva il nostro Borgo a seconda patria, ben meritava d'essere ricordato da noi solennemente! E come un sol uomo tutto il paese, il rev.mo sig. Prevosto, il Collegio, le Autorità Civili e le Associazioni sorsero a testificare quanta eredità di affetti abbia egli lasciato tra noi! ».

Ne fu prova solenne il grandioso funerale di settima celebratesi nella Parrocchia. La Messa e le esequie, in scelta musica e canto fermo, le numerose comunioni, la presenza in corpo delle Autorità, il numero grandissimo di persone, pure imperversando un vero diluvio di pioggia, la pietà e la grave compostezza dissero chiaramente quale severa ed affettuosa parte prendessero tutti al mesto rito! E ciò apparve ancor più al discorso del Direttore del Collegio che con accento di profonda commozione da strappare le lacrime delineò la nobile ed integra figura dell'estinto e le opere molteplici e grandi da lui compiute.

Gius. Ferrari dei Conti d'Orsara.

Ne vi fu vita feconda e insieme nascosta nell'umiltà fu quella del Nobile Giuseppe Ferrari dei conti d'Orsara, morto in Torino il 16 dicembre u. s. quasi improvvisamente. Approfonditosi negli studi d'architettura e ingegneria consacrò la mente e il cuore a servizio specialmente del culto, e l'opera sua disinteressata non mancò di produrre monumenti che attestano del suo fervore religioso e della sua genialità. Fra questi noi ricordiamo con riconoscenza il Santuario della Madonna della Neve alla Spezia, splendida e grandiosa opera d'arte, che egli disegnò gratuitamente « in suffragio dei suoi cari ». Tanta pietà e tanta fede debbono senza dubbio avergli dischiuso le porte del cielo; tuttavia noi gli imploriamo con affetto un fervente suffragio.

L'Em.mo Card. Samminiatelli.

Era nato il 4 agosto 184o a Radicondoli nella diocesi di Volterra. Caro al Pontefice Pio IX, da lui fu creato cameriere ed elemosiniere segreto, nel qual delicato ufficio rimase per molti anni, anche sotto il pontificato di Leone XIII che lo innalzò alla Sacra Porpora. Di schietta pietà, di affabilità squisita e di zelo singolare per lo splendore della casa di Dio, l'Em.mo Principe sentì profondo nell'anima l'amore ed il trasporto per ogni opera di carità. Amico di D. Bosco e di D. Rua, ben merita una fervida prece da tutti i Salesiani e dai Cooperatori.

Umili ma vive e rispettose condoglianze alla sua nobile famiglia.

P. Domenico Alpi S. J.

Nato a Forlì nel 1847 compì gli studii teologici a Gorizia, ove, ordinato sacerdote, coperse importantissime cariche e fu apostolo di carità fino al 21 settembre 19o6, in cui si ascriveva alla Compagnia di Gesù. Era stato dal S. Padre onorato anche del titolo di Monsignore.

« Padre Alpi - scrisse L'Eco del Litorale - nel clero secolare, non fu solamente l'uomo della preghiera; fu anche il lottatore per l'idea cattolica sociale e nella stampa e nelle istituzioni nostre; fu un carattere di ferro reso più bello e più grande dal profondo spirito di religione che lo animava. Mons. Alpi non conobbe che una cosa sola nella sua vita : la vittoria di Cristo e colla sua attività prevenne l'instaurare omnia in Christo imposto ai cattolici di tutto il mondo . dal Papa. Egli non conobbe vie traverse, dominato dal pensiero del suo dovere. Lavorò senza ambizioni, senza secondi fini, con un'indomabile volontà lottando colle asprezze che presentano le questioni sociali. Fu generale e fu gregario; ma dell'alte cariche non s'occupò, nè volle mai saperne nella sua profonda umiltà. Fu gregario e fu generale; si staccava dall'inginocchiatoio dove attingeva la forza per la lotta, per occuparsi delle sue e delle nostre istituzioni con intelletto d'amore senza nessuna pretesa ».

L'Opera Salesiana di Gorizia, col suo Convitto ed Oratorio festivo, potrebbe dire d'aver goduto la predilezione di quel nobile cuore, se altrettanto non potesse ripetere ogni altra istituzione locale, giacché era tanta l'attività, il fervore, la cura, l'affetto con cui dedicavasi per ciascuna, che sembrava dimenticare le cento altre per cui trovava pur tempo e cuore, non andando, ma correndo tutto il giorno dall'una all'altra.

Con la sua morte, avvenuta il 4 novembre a Venezia, è dunque scomparso un degno ministro del Santuario, un grande amico della gioventù ed un nostro benefattore. Pace e requie all'anima benedetta!

D. Ambrogio Piccone.

Morì il 17 novembre in Varazze, ov'era nato nel 1831, da una famiglia in cui sono tradizionali la fede e la pietà. Compiuti gli studi nel Seminario di Genova ed ordinato sacerdote, fu operosissimo nell'esercizio del sacro ministero, e per molti anni zelante direttore spirituale del Seminario Arcivescovile di Genova. Ritiratosi in patria, continuò ad edificare quanti lo conobbero, colla pietà, colla carità e con ogni altra virtù. Dell'opera nostra fu amico, ammiratore e benefattore. Un particolare suffragio per l'anima sua.

Giuseppe M. Delgado.

Il numero del 1° dicembre del periodico La Beneficencia, organo della Società di S. Vincenzo de' Paoli di Agua de Dios in Colombia, ci dà notizia della morte di un caro angioletto, che ci piace comunicare ai nostri lettori.

Nell'Asilo « Michele Unia » il 7 novembre passava a miglior vita il giovane Giuseppe M. Delgado. Era presidente della numerosa compagnia di S. Luigi Gonzaga e membro di quelle di San Giuseppe e del SS. Sacramento. S'interessava anche della Società di S. Vincenzo. Fu zelantissimo del bene delle anime, ed entusiasta per tutto ciò che si riferiva all'incremento della Compagnia che presiedeva, e catechista assiduo ed intelligente dell'Oratorio festivo. Le sue virtù, note a tutti, specie la sua profonda pietà, lo rendevano il modello dei compagni. Munito di tutti i conforti di N. Santa Religione, si addormentò placidamente nel Signore con una morte santa, invidiabile. I funerali furono solenni; il corteo che l'accompagnò all'ultima dimora, al quale presero parte con la banda musicale i soci delle Compagnie di S. Luigi e di S. Giuseppe, fu d'un'imponenza non ordinaria.