BS 1910s|1911|Bollettino Salesiano Gennaio 1911

ANNO XXXV - N. 1.   Torino, Via Cottolengo 32.   GENNAIO 1911.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Diffondiamo la buona stampa! .   1 LETTERA del Sac. Paolo Albera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici . . 2 L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1910 8 Per la festa di S. Francesco di Sales 10 Unioni ex-allievi: III) Associazione antichi allievi di Lombardia    10 Tesoro spirituale . . 11 Dopo la 3a Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane    12

DALLE MISSIONI: Matto Grosso: La tribù dei Bororos (Studio di D. A. Malan) parte VIa - Cina: Un pellegrinaggio a Sanciano - In fascio : Viedma 15

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Grazie e graziati - Pel 24 corrente   .   .   21

NOTE E CORRISPONDENZE: A Valdocco -Omaggio dei Cooperatori di Sicilia - Tra i figli del popolo - Gli ex-allievi - Notizie varie: Italia, Europa, America    25

Necrologio    31

Diffondiamo la buona stampa !

NEL gennaio del 1861, al compiersi dell'anno VIII° delle Letture Cattoliche,

Don Bosco scriveva agli associati ed ai corrispondenti

« .... Speriamo che le nostre fatiche, i nostri sacrifizi non siano stati inutili, che anzi abbiano fatto del bene e impedito qualche male.

» Nessuno ignora come i nemici del Cattolicismo e della Società medesima siansi adoperati, e con ogni mezzo, a spargere stampe immorali, anticattoliche, falle a bella posta per guastare i cuori e corrompere l'intelletto; e per quanto ci consta, i libri ed opuscoli che senesi pubblicati e sparsi negli scorsi due lustri in Italia sommano ad oltre 30 milioni, senza calcolare quelli che ci vennero dall'estero e le effemeridi d'ogni specie e colore! Ora se non vi fosse stato un antidoto in questi tempi in cui, si può dire, vi ha mania di leggere, Dio sa qual terribile peste non avrebbe guastata la Società, specialmente nei villaggi.

» Pertanto non crediamo di aver fatto abbastanza, che anzi ogni giorno più dobbiamo convincerci della imperiosa necessità di raddoppiare gli sforzi ed i sacrifizi per fare argine all' immoralità che s'avanza qual gigante tra noi... »

Con queste parole - le quali, sebbene scritte cinquant'anni fa, hanno tutta l'attualità dell'ora presente - noi salutiamo i lettori al sorgere dell'anno XXXV° del Bollettino Salesiano. Abbiano essi la bontà di rileggerle come se fossero loro dirette da Don Bosco medesimo, e noi siam certi che non poco ne avvantaggerà la causa della buona stampa.

Sì, diffondiamo la buona stampa: Io la credo, diceva Don Bosco, ottima elemosina !

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D . Bosco

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

PER oltre vent'anni il Bollettino Salesiano di gennaio comparve portando in fronte il carissimo e venerato nome di Don Michele Rua. Egli con un linguaggio che tutto rispecchiava il candore dell'animo suo e l'ardente suo zelo, rendeva conto del bene che coll'aiuto di Dio s'era compiuto nel corso dell'anno, esponeva i suoi disegni per dare sempre maggiore sviluppo alle opere dell'Associazione dei Cooperatori, a tutti ispirava slancio e coraggio a lavorare a gloria di Dio ed al bene delle anime. E la sua parola era accolta con amore e venerazione perchè era la parola del figlio prediletto del Venerabile Don Bosco, del Capo dei Cooperatori, la parola d'un Santo. Nè io temo di andar errato immaginando che in questo momento stesso in cui giunge alle vostre mani il Bollettino, voi ne percorrete avidamente le prime colonne cercando ancora il nome di Don Rua e la sua carissima lettera annuale. Che stretta pel vostro cuore buono ed affezionato nel pensare che quella mano che vergava quelle pagine è ora irrigidita per la morte, che quel padre dolcissimo non è più!

Ad un altro perciò incombe il dovere di indirizzarvi la parola. Ed io mi accingo a compierlo, lamentando di non possedere nè quella scienza, nè quel prestigio di virtù, che rendeva la parola di Don Rua così autorevole ed efficace. A ciò che manca da mia parte supplirà la vostra ben nota bontà e carità verso i poveri figli del Venerabile Don Bosco.

Vicende varie del 1910.

Se per poco io mi fermo a riandare le vicende dell'anno testè passato, non posso a meno di ammirare la comunione di sentimenti che si ebbe a constatare fra i membri della Famiglia Salesiana ed i loro benemeriti Cooperatori.

L'anno 1910 s'inaugurava per noi sotto ben. tristi auspicii. La sanità del nostro venerato Superiore ci teneva in una dolorosa trepidazione. Noi gli preparavamo grandi feste pel suo Giubileo Sacerdotale, e intanto vedevamo la sua fibra, pel passato così resistente, affievolirsi di giorno in giorno. Che dolore per noi quando i valenti medici che con tanta competenza curavano il nostro carissimo infermo, ci dichiararono che l'arte loro era incapace di rinvigorire un corpo logoro dal lungo ed assiduo lavoro! Che schianto pei nostri cuori quando venne il momento della dolorosissima separazione

Ma voi, o benemeriti Cooperatori, non ci lasciaste soli col nostro dolore; e noi abbiamo potuto conoscere la vostra carità dalle premure che aveste per tenervi informati delle vicende della malattia di Don Rua. Terremo come un tesoro di famiglia quei libri, ove s'inscrissero tanti ragguardevoli personaggi che vennero personalmente a visitarlo o per iscritto chiesero notizie del nostro carissimo ammalato; ma specialmente ricorderemo la viva parte che tutti i Cooperatori vollero prendere al nostro lutto. Ci furono certamente di gran conforto gli onori tributati alla memoria di Don Rua ne' suoi solennissimi funerali che furono una vera e spontanea apoteosi; sappiamo che non vi fu classe di persone che sia rimasta estranea a questo plebiscito di venerazione verso il nostro Superiore defunto ; ma ci è noto che furono i nostri amati Cooperatori che maggiormente divisero con noi le lacrime e le pene. Le vostre visite e le vostre lettere ne furono la prova. Se perciò noi Salesiani vi siamo riconoscenti quando col vostro danaro sostenete le opere nostre, non minore anzi più sentita è la nostra gratitudine quando voi vi sforzate di lenire le nostre morali sofferenze. Di questa veramente cristiana carità, a nome di tutti i miei carissimi confratelli, io vi rendo infinite grazie.

E pur degna di menzione la forma che prese lo zelo e la carità di molti nostri Cooperatori nella luttuosa congiuntura della morte del compianto Don Rua. In ogni nazione, in quasi tutte le città ed in molti villaggi essi vollero celebrare solenni funerali pel riposo dell'anima sua benedetta, ed ebbero cura che in tale circostanza si facesse una solenne commemorazione delle sue virtù. Così avvenne che il nome venerato di Don Rua risuonasse a grande onore nei Consigli municipali delle grandi città e dei paesi, in numerose accademie di istituti religiosi e sui pergami delle chiese. Per tal modo con tutta ragione potè ripetersi del nostro amato Superiore che defunctus adhuc loquitur, cioè ancora dopo la sua morte continuò il suo apostolato per bocca di quei Cooperatori che lo proposero a tutti quale modello delle più specchiate virtù.

Ma presto i vostri cuori, buoni e nobili, ebbero un'altra occasione di manifestare alla Famiglia di Don Bosco quanto siate a lei intimamente uniti. Il 16 agosto è nominato il Successore di Don Rua; e voi senza badare alla meschinità dell'eletto, prendete parte alla gioia dei Salesiani e vi affrettate a presentare al nuovo Rettore Maggiore le più calorose felicitazioni. Tali testimonianze della vostra bontà tornarono di immenso conforto al mio cuore schiacciato sotto il peso di tanta responsabilità, e mi ispirarono un poco di forza e coraggio per continuare meglio che per me si possa l'opera di Don Bosco e di Don Rua. Abbiatevi ancor una volta, o benemeriti Cooperatori e gentili Cooperatrici, i miei più cordiali ringraziamenti per questa unione di spirito che mostrate verso i Salesiani e pel pietoso ufficio compiuto verso l'umile mia persona. E come tornò dolce al mio cuore il vedere che siffatta comunione di sentimenti non sfuggì neppure al Padre Comune dei Fedeli, il grande Pio X, che incaricando il nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani di benedire tutti i suoi figli, non dimenticava i loro zelanti Cooperatori, a cui tutti estendeva la sua Apostolica Benedizione.

Nè devo ommettere un'altra consolazione che ebbi a provare vedendo riuniti tutti gli Ispettori e molti Direttori Salesiani presso la tomba del Venerabile Don Bosco e di Don Rua in Valsalice. Tutti ci rallegrammo raccontandoci le opere di carità e di zelo che si poterono condurre a termine ovunque esistono case salesiane, mediante il valido sostegno ed aiuto dei Cooperatori. Si enumerarono con santa gioia le molte Associazioni di antichi allievi che in tante case si era riusciti ad organizzare, e si ottenne pure di poterle tutte riunire in una Federazione. Non è a dire quanto questo gioverà a rassicurarne l'esistenza ed a conservarne uniforme lo spirito. E da sperare che tutti, riuniti in una sola e valorosa falange, eserciteranno una salutare influenza sull'intera società e specialmente sulla gioventù.

Dopo avere accennato a questi che furono per noi i principali avvenimenti dell'anno decorso, non posso trattenermi dall'esprimere la più viva riconoscenza ai zelanti Cooperatori ed alle ferventi Cooperatrici del Chilì, che sullo scorcio del 1909 si raccolsero a Congresso a Santiago nel nome di Don Bosco, a meglio diffonderne lo spirito, tutto carità e zelo. L'esito che sortirono quelle assemblee rimarrà pur sempre memorabile negli annali della nostra Pia Società, anche per aver procurato una delle ultime consolazioni al cuore paterno di Don Rua. E poichè son certo che egli non avrebbe mancato di manifestarne con le più care espressioni tutta la sua gratitudine, neppur io ho saputo astenermene.

Nella seconda metà dell'anno spirato abbiamo avuto un'altra fonte di consolazioni nella IIIa Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane. Indetta a scopo di emulazione tra le nostre Case e tra gli stessi allievi, essa doveva essere anche un omaggio all'amato Don Rua nel suo Giubileo Sacerdotale. E piacque a Dio che sortisse egualmente il suo effetto, poiché i nostri cari giovanetti artigiani diedero saggi altamente lodevoli del loro profitto, e gli encomi che si udirono risuonare sul labbro dei numerosi visitatori non furono solo un incoraggiamento per loro, ma altresì un coro imponente di ammirazione per l'opera provvidenziale di Don Bosco e del suo immediato Successore.

Fra le rose però non mancarono altre spine, e spine pungenti furono le dolorosissime perdite di altri indimenticabili figli di Don Bosco, che lasciarono un vuoto immenso nel nostro cuore e nelle nostre file, tra cui mi par doveroso il ricordare il sac. Carlo Maria Baratta, il sac. Giuseppe Lazzero, e sopra tutti il sac. Giuseppe Bertello, Economo delle nostra Pia Società e per 12 anni Direttore generale delle nostre Scuole Professionali.

Ma anche con altre gravi tribolazioni piacque al Signore di visitarci. Nel mese di marzo un terribile uragano schiantava una nuova ala in costruzione presso il nostro Orfanotrofio di Mozambico e mandava a vuoto le prime fatiche durate nella vicina missione della Mochelia. Ai primi di maggio a Rawson, nel Chubut, un incendio distruggeva la chiesa e gran parte del Collegio della Missione. A Cartago, nella Repubblica di Costa Rica, il terremoto riduceva ad un cumulo di macerie il nostro istituto, mietendo insieme nuove vittime. In agosto poi un altro incendio distruggeva inesorabilmente il fiorente collegio di Concepción, nel Chilì, la prima fondazione salesiana in quella repubblica. Nel riandare questi dolorosi avvenimenti, noi non troviamo altro conforto fuori di quello che proviene dall'adorare umilmente le imperscrutabili disposizioni del Signore.

Nuove fondazioni ed ampliamenti compiuti nel 1910.

L'anno decorso sarà pure memorabile per la nostra Associazione avendo essa potuto dar vita e sviluppo a molti nuovi Oratori festivi, a varie società sportive ed a vari Circoli che saranno senza fallo l'ancora di salvezza per moltissimi giovani che li frequentano. Vada il mio plauso a quei generosi che non risparmiano ne disagi ne spese per far progredire queste opere di carità così adattate ai bisogni dei tempi che corrono; e Dio voglia che il loro esempio sia imitato da molti.

Limitandomi a qualche accenno in proposito, ricorderò in primo luogo, che abbiamo accettato la direzione di un secondo Oratorio a Trieste. Fu questo l'ultimo impegno assunto dal compianto Don Rua, per le istanze di quel zelantissimo Pastore, che è Monsignor Nagl, ora Coadiutore dell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Vienna.

Anche a Vienna, nella popolosa metropoli dell'Impero Austro-Ungarico, finalmente abbian potuto aprire un Oratorio, che, frequentato in breve da 300 giovani, è già divenuto insufficiente al bisogno per difetto di locale.

Altro di questi salutari rifugi per la gioventù si apriva nella città d'Ivrea per opera del zelantissimo Vescovo Mons. Matteo Filipello, conterraneo del nostro Venerabile Fondatore ; e un altro ne veniva iniziato nella stessa diocesi nel grosso borgo di San Giorgio, Canavese.

Meritano pure special menzione tre Oratori in Sicilia; l'uno a Caltagirone, accanto l'Istituto Savio Domenico; il secondo sulle rovine del Collegio San Luigi di. Messina negli splendidi padiglioni provveduti dalla generosità del S. Padre Pio X; e il terzo a Taormina, accettato per annuire ai desideri dello stesso S. Padre e promosso dalle generose sollecitudini di un' anima grandemente bramosa della gloria di Dio e della cristiana educazione della gioventù.

Nè mancarono altre fondazioni.

A Castel de' Britti presso Bologna, ad Ixelle nel Belgio, e a Jahuel nel Chilì, si apersero tre piccole residenze quasi con identico scopo, cioè per dare a quelle popolazioni comodità di compiere i loro doveri religiosi.

Similmente, annuendo alle fraterne insistenze di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara, si prese la direzione del piccolo Seminario di Pontebosio; e, per volere del Santo Padre, abbiamo accettato la direzione del Seminario Interdiocesano di Sassari in Sardegna.

Perchè voi possiate, o cari Cooperatori, comprendere meglio il bene che nel 1910 i Figli di Don Bosco riuscirono a compiere con le vostre elemosine, debbo aggiungere che l'anno passato ci procurò, per particolari circostanze, la gioia di assistere alla più numerosa spedizione di missionari che mai siasi fatta. Tra quelli che convennero dalle loro Missioni al Capitolo Generale e coloro che furono loro concessi per coadiuvarli nell'Apostolato furono oltre 110 i Missionari che salparono dai vari porti d'Europa per lontane Missioni. E questo un segno evidente della vitalità della Pia Società che fornisce i missionari; ed è pure un segno evidente che non vien meno la nostra fiducia nella carità dei Cooperatori, precipuo sostegno delle nostre Opere.

Debbo anche accennare come col favor del Cielo e col vostro appoggio abbiam potuto felicemente condurre a compimento parecchie delle Opere iniziate. Tra queste è da porsi in prima linea il Tempio Parrocchiale di San Carlo in Buenos Aires-Almagro solennemente consacrato; quindi il nuovo impulso e l'indirizzo scolastico-professionale dato ad alcune case, come a quelle di La Serena nel Chili e Panama nella Repubblica omonima; poi le importanti costruzioni compiute presso altri istituti, ad esempio presso quelli di S. Gioachino a Pernambuco nel Brasile, del Patrocinio di S. Giuseppe a Santiago nel Chili, e di Bernal nella Repubblica Argentina.

Non parlo poi delle nuove opere cui fu necessario por mano, come la costruzione di un'acconcia sede per l'Istituto Salesiano di Cale Town nel Sud Africa, e passo senz'altro ad esporre quali saranno le Opere cui i nostri Cooperatori debbono rivolgere le loro sollecitudini nell'anno cominciato.

Opere proposte pel 1911.

Avrete certo notato, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici , come per più anni il compianto Don Rua non lasciò mai di fare una raccomandazione.

« Ciò che mi sta più a cuore e che mi sento in dovere di raccomandare in special modo alla vostra carità - egli scriveva nel 1905 - è il mantenimento di tanti orfanelli, avviati ad un mestiere o ad un'arte, affidati interamente alle cure dei figli di Don Bosco...» e dopo aver accennato al loro numero esclamava: « Ditemi che cosa potrebbe fare il Successore di Don Bosco, se gli venisse meno un sol giorno la vostra premurosa assistenza! »

La stessa raccomandazione egli faceva tutti gli anni seguenti.

« Non posso far a meno - insisteva nel 19o8 - di ripetervi anche questo anno che abbiamo estremo bisogno della vostra carità.... I nostri bisogni non solo sono permanenti, ma di anno in anno per l'ampliamento dell'Opera si van facendo tanto più gravi, che non sapremmo in vero come fare, se non aumentasse anche la vostra carità ».

Anche il I° gennaio dell'anno scorso scultoriamente diceva

« Noi dobbiamo, prima di tutto, sostenere le opere già esistenti ».

Ciò posto, non può essere diversa la prima raccomandazione che vi fa il suo Successore. Sento, benemeriti Cooperatori, tutto il dovere di mantener in fiore le opere suscitate dallo zelo instancabile di Don Bosco e di Don Rua, ma io ed i miei carissimi Confratelli nulla possiamo dar loro oltre il nostro concorso personale: esse quindi, come diceva D. Bosco, «con tinuano ad avere bisogno di voi e di tutti quelli che come voi amano di promuovere il. bene su questa terra. A tutti pertanto io le affido e le raccomando ».

Fra le Opere poi che si hanno fra mano una ve n'ha, sulla quale debbo richiamare l'attenzione dei Cooperatori di tutto il mondo. A Firenze, in Toscana, fin dal 1903 si gettavano le fondamenta di un tempio, che sarà dedicato alla Sacra Famiglia. Vagheggiato dallo stesso Don Bosco a benefizio del popoloso quartiere di S. Salvi perchè abitato da famiglie operaie e insidiato dalla propaganda protestante che vi ha uno dei centri più attivi, e coraggiosamente iniziato da Don Rua con l'approvazione degli Arcivescovi di Firenze e la benedizione di Papa Leone XIII e del regnante Pontefice Pio X, esso è ancor lungi dall'esser compiuto. Eppure è questa un'opera che ha estrema necessità di esser condotta al termine. Non vi cada quindi di mente, o buoni Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la particolare raccomandazione che vi rivolgo di concorrere a proporzione delle vostre forze all'erezione e al compimento di un tempio, da cui - siate certi - partiranno copiose benedizioni per le vostre famiglie.

Un'altr'opera credo opportuno raccomandarvi ed è quella delle sottoscrizioni alle messe quotidiane che si celebrano nella nostra Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Durante l'erezione di quel tempio si promise ai benefattori la celebrazione di una messa ogni venerdì dell'anno e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi van   taggi spirituali e a renderne partecipi molte altre persone, il venerato Don Rua, con l'approvazione dell'Em.mo Card. Parrocchi e la benedizione di Papa Leone XIII, stabiliva nella suddetta Chiesa la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù per la celebrazione in perpetuo di sei messe quotidiane, con partecipazione a molte altre pie opere, secondo l'intenzione di chi offre una lira italiana per una sola volta.

« Col versare una sola volta l'elemosina di una lira - dice il Programma - l'offerente ha diritto di formare l'intenzione per tutte le sei Messe e per tutte le altre pie opere, così a proprio come a vantaggio de' suoi cari vivi e defunti, e di cambiar intenzione in ogni circostanza secondo i particolari bisogni e desiderii.

» Ciascuno può con eguale limosina iscrivervi i bambini, gli assenti, i defunti e qualsiasi persona cristiana, anche a sua insaputa.

» Desiderando partecipare, o fare partecipare, più abbondantemente al frutto della Pia Opera, ognuno può col ripetere detta elemosina di una lira moltiplicare quanto gli aggrada le iscrizioni tanto per sè quanto per altri, vivi o defunti ».

Approfittatevi, o cari Cooperatori, di questo prezioso tesoro e fate che anche i vostri amici e parenti possano avvantaggiarsene (1).

(1) La Pia Opera del S. Cuore di Gesù ha due centri: uno presso il M. R. Sig. Direttore dell'Ospizio dei S. Cuore di Gesù, Via Porta S. Lorenzo, n. 42, Roma; l'altro presso il Rev.mo Sig. Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, Via Cottolengo, 32, Torino.

Conclusione.

Nel porre fine a questa mia lettera sento il dovere di sciogliere un inno di ringraziamento al Signore ed a Maria Ausiliatrice per la loro speciale protezione verso le Opere nostre. Malgrado gli sforzi dei nemici del bene, la nostra cara Associazione continua a prosperare, ed ovunque nuovi Cooperatori vengono a prendere il posto di coloro che la morte ci ha rapiti. Di ciò andiamo debitori specialmente allo zelo dei nostri benemeriti Direttori e decurioni, che col promuovere le conferenze, col diffondere il nostro Bollettino, non lasciano diminuire gli ascritti alla nostra Associazione e ne conservano sempre vivo lo spirito. Dio li rimeriti.

Ringrazio poi di tutto cuore quei buoni Cooperatori che dopo la morte del compianto D. Rua s'affrettarono di assicurare prima il sig. Prefetto Generale che per varii mesi tenne con tanta prudenza il governo della nostra Società e poi il nuovo Rettor Maggiore, che avrebbero continuato ad essere affezionati alle Opere Salesiane e che le avrebbero aiutate secondo le loro forze. Per me tali spontanee e generose proteste sono una assicurazione di più che nell'opera del Venerabile Don Bosco vi è il dito di Dio. Quanto dev'essere accetta al Signore quella carità che non muta col mutar delle persone! Si vede chiaramente che essa non ha altro di mira che la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

In fine, come altre volte il Ven. Don Bosco ed il desideratissimo Don Rua, il nuovo Rettor Maggiore promette che tutti i Salesiani nei loro istituti e nelle loro missioni ogni giorno imploreranno le più copiose benedizioni su tutti i loro caritatevoli Cooperatori, sulle loro famiglie, sui loro affari temporali e spirituali. Dio vi renda felici sulla terra e ci conceda di tutti ritrovarci riuniti nella beata eternità! Questo, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, è il voto del vostro

Torino, 1 gennaio 1911,

Um.mo servitore

L'ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE nel 1910

IL Ven. D. Bosco diceva un giorno con accento commosso : - Intendo che l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice sia un monumento perenne di riconoscenza pei singolari e molteplici favori ottenuti da sì buona Madre !

A noi sembra che il voto del Venerabile sia stato benedetto da Dio : ce n'affida lo sviluppo che l'Istituto ha raggiunto anche nell'anno decorso.

NELL'ITALIA.

A Cesano Maderno (Milano), per iniziativa di quel zelantissimo Parroco, le Figlie di Maria Ausiliatrice accettarono la direzione di tre scuole comunali con scuola di lavori femminili e un Oratorio festivo, già avviato e fiorente per lo zelo instancabile del sullodato Prevosto che preparò il terreno alla nuova missione morale educativa. E un vasto campo per giovare alle buone figlie del popolo, e infatti le cinquecento fanciulle accorse fin dai primi giorni fanno sperare frutti copiosi.

Baruffini (Sondrio). - Anche in questo paesello di frontiera, nelle vicinanze di Tirano, si volle affidare alle F. di M. A. una scuola comunale, un asilo infantile e un oratorio festivo. La nuova fondazione si deve allo zelo del sig. Ido Pedrotti, Presidente del Giardino d'Infanzia e del Ricovero di Tirano.

Godega (Treviso). - Per assecondare le ripetute istanze del rev. Parroco e il vivo desiderio del Vescovo Diocesano, nello scorso settembre qui assumevano la direzione dell'asilo infantile, delle scuole e di un oratorio festivo.

Biella. - Colla benedizione di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Andrea Masera, Vescovo diocesano, accettavano la direzione di un convitto operaio nel maglificio Calliano.

Torino. - Desiderose di esplicare più largamente il loro zelo a vantaggio della gioventù torinese e di quelle giovani che si recano a Torino per lavoro, mercè lo zelo instancabile del Can. Giuseppe Diverio, apersero col I° ottobre un laboratorio alla barriera di Nizza.

Asti. - Per opera del rev.mo Parroco di Santa Maria della Vittoria si costrusse un grandioso locale destinato per Oratorio festivo e laboratorio e scuole popolari, e le Figlie di Maria Ausiliatrice ne assunsero la direzione con vantaggio di numerosissime fanciulle.

Messina (Sicilia). - Dopo la dolorosa catastrofe del terremoto calabro-siculo del dicembre 19o8, pareva che Messina non dovesse più risorgere... Eppure attorno e su quel mucchio di rovine va sorgendo una nuova città, e S. E. Mons. d'Arrigo chiese ed ottenne che anche le Figlie di Maria Ausiliatrice vi riaprissero il loro Oratorio festivo. La munificenza del S. Padre, a mezzo del rev.mo Mons. Cottafavi e del rev.mo Can. Albera, provvide due grandi appezzamenti di terreno ai lati opposti della città, ove s'impiantarono belli e comodi padiglioni, e le Figlie di Maria Ausiliatrice, fin dal maggio scorso, riaprivano sulle rovine di Messina non una, ma due case, ossia due fiorenti esternati, uno alla Mosella e l'altro alla Giostra con Asilo d'Infanzia, le 6 classi elementari, scuola di lavoro ed oratorio festivo al quale accorrono a centinaia le giovani messinesi.

Ali. - Anche per Ali, mediante i buoni uffici di Mons. Cottafavi, ottenevano dalla sovrana generosità del S. Padre un sussidio per dar principio ai restauri dell'Istituto con l'impegno di accettarvi 12 orfanelle. Ed ora il Collegio è riaperto, con educandato, scuola comunale, laboratorio, ed Oratorio festivo.

ALL'ESTERO.

Barcellona (Spagna). - Mercè lo zelo di un Comitato di signore e signorine si tolse in affitto un palazzo, ove le Figlie di M. Ausiliatrice hanno potuto riprendere la loro missione. Il nuovo Collegio è gremito di fanciulle, che vi accorrono alle scuole diurne e serali, quelle elementari con relative scuole di lavoro, popolari queste ove hanno lezioni di taglio, cucito, disegno, calcolo, e tutte frequentano l'Oratorio festivo che dà ottimi risultati.

Grand-Bigard (Belgio). - Da qualche anno avevano a Lippeloo presso Liegi una piccola casa per la formazione del personale, insufficiente per la strettezza del locale; ma grazie a Dio, la fondazione venne trasportata a GrandBigard, ove hanno aperto anche un Asilo Infantile con Oratorio festivo.

Avellaneda (Repubblica Argentina). - Al sud di Buenos-Aires, nell'industriosa Avellaneda, inauguravano un esternato con scuole diurne e serali, scuole di lavoro e di musica ed Oratorio festivo, e subito le allieve giunsero a 15o per le scuole diurne, a 25o per le serali. Per la festa dell'Immacolata poterono preparare 210 giovanette alla Prima Comunione, di cui 145 operaie. Il locale è già insufficiente al bisogno e il lavoro è superiore alle forze del personale, ma ottime signorine del luogo, maestre secolari, offersero gratuitamente l'opera loro per le scuole serali.

Bogotà (Colombia). - Ai confini della città, in una casetta con terreno attiguo, in un quartiere pressochè abbandonato, apersero, insieme con una casa per la formazione di nuovo personale, un Oratorio festivo; e in un altro punto stabilirono un Convitto, o casa famiglia, destinato a raccogliere povere fanciulle per insegnar loro un'arte o mestiere. In poco tempo la casa si popolò di operaie interne ed esterne, le quali attendono a tutti i lavori domestici: bucato, soppressatura, cucina, rammendo, cucito, taglio di biancheria, sartoria, maglieria. Il Cielo benedice quest'opera; una pia benefattrice offerse una somma per l'impianto, un buon sacerdote l'opera sua pel servizio religioso, il Nunzio Apostolico una generosa offerta e il suo appoggio per trovare un più ampio locale.

Montemorelos (Messico). - Nella piccola ma ridente città di Montemorelos, posta sui monti, rispondendo agli inviti di quel zelantissimo Clero, apersero un esternato con le sei classi elementari, scuole di lavoro, di musica e di inglese, ed un Oratorio festivo che ha già le sue regolari funzioni nella propria devota cappellina.

Tegucigalpa (Honduras). - S. E. Rev.ma Mons. Cagliero, nella visita fatta a quella Repubblica, vedendo il bisogno estremo di provvedere all'assistenza delle giovanette, invitò telegraficamente l'Ispettrice della vicina repubblica di S. Salvador a partire immediatamente con altre Suore per Tegucigalpa. Detto fatto. Per la scarsità del personale la stessa Ispettrice dovette fermarsi alla direzione della nuova Casa, ma questa è già ben avviata con scuole esterne dalla prima alla sesta elementare, scuola di musica, di lavoro e Oratorio festivo.

A conclusione di questo breve resoconto rileviamo due belle iniziative introdotte dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nei loro istituti:

1° L'Associazione delle Antiche Allieve. - E stata così ben accolta, che non v'è più Casa che non abbia anche l'Associazione delle Antiche Allieve, ove molte giovani e madri di famiglia, più volte l'anno si raccolgono per ritemprarsi ai sentimenti di fede e di pietà cristiana e stringere vieppiù quei legami di amicizia e di santa carità che le diverse condizioni sociali aveva disgiunti e così affrattellarsi ed incoraggiarsi al bene, alla protezione della gioventù e dell'infanzia, alla diffusione della buona stampa e all'insegnamento del Catechismo.

2° Le scuole popolari serali o diurne Per le giovani adulte. - E un nuovo lavoro generosamente intrapreso per conservare nella virtù e nella fede quelle giovani operaie obbligate a faticare pel sostentamento della famiglia, le quali, dopo una giornata passata nelle fabbriche o nei lavori casalinghi accorrono numerose alle scuole popolari serali o diurne, e vi apprendono il cucito, il taglio, il canto, il disegno, il calcolo e la lingua nazionale. Così si pratica già a Torino, Trofarello, Chieri, Riva di Chieri, Lingotto, S. Ambrogio di Torino, Giaveno, Crusinallo, Moncrivello, Varese, Villadossola, Asti, Nizza Monferrato e Bellano in Italia, ed a Barcellona, Siviglia, Bogotà, ecc. all'estero. Dio benedica e prosperi queste istituzioni provvidenziali!

Per la Festa di S. Francesco di Sales.

Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di S. Francesco di Sales vogliano raccogliere a conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici, a norma del Regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno più atti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Società Salesiana.

Unioni Ex-allievi.

III. (1) Associazione Antichi Allievi Salesiani di Lombardia.

1) È costituita in Milano un'associazione che abbraccia tutti gli ex-Allievi Salesiani appartenenti alle Provincie Lombarde.

2) Lo scopo dell'associazione è quello di conservare o di riannodare i vincoli di cristiana fratellanza e il vicendevole buon esempio, tenendo vivo fra i soci il ricordo dell'educazione ricevuta in Collegio, e di diffondere il soave spirito di Don Bosco.

3) Protettrice dell'associazione sarà Maria SS. Ausiliatrice, la cui festa sarà quindi Festa Sociale.

4) L'associazione è rappresentata da un Comitato permanente composto di un Presidente, due Vice-presidenti, un Cassiere, un Segretario e quattro Consiglieri. Le cariche si rinnovano in via ordinaria ogni sessennio, e straordinariamente secondo il bisogno o la convenienza, su proposta del Presidente e del Superiore Salesiano.

5) Le adunanze, che in via ordinaria si terranno almeno una volta l'anno, saranno indette dietro invito del Presidente o di chi per esso, ed assistite dal Superiore.

6) Una rappresentanza dell'associazione, ad edificazione degli allievi presenti, prenderà parte all'accademia che annualmente si suol tenere in Collegio per l'onomastico del Superiore, ed invierà pure l'omaggio di riconoscente affetto al Successore di D. Bosco per la commemorazione del 24 giugno.

7) Ogni socio è invitato a concorrere con una quota annua di L. 5 a fine di costituire la Borsa degli Antichi Allivi Salesiani Lombardi pei bisogni dell'associazione medesima e a scopo di beneficenza specialmente a vantaggio dell'Istituto e delle Missioni Salesiane. I soci appartenenti a corporazioni religiose ne sono dispensati.

8) Celebrandosi annualmente la Festa Sociale, si terrà nell'Istituto un'adunanza generale, seguita da agape fraterna.

9) Ciascun socio zeli costantemente secondo le proprie forze ed influenze, lo sviluppo delle Opere Salesiane, specialmente delle locali. È desiderabile che i soci siano anche regolarmente inscritti fra i Cooperatori Salesiani.

10) I soci, nel miglior modo che possono, aiutino i giovanetti aspiranti ad entrare in Collegi Salesiani, indirizzandoli, raccomandandoli, presentandoli e procurando loro degli aiuti.

11) Organo dell'associazione è il periodico mensile « Don Bosco », che si pubblica nell'Istituto S. Ambrogio.

12) Quando Dio chiami a miglior vita alcuno dei soci, nel « Don Bosco » se ne darà l'annunzio, affinchè da tutti se ne suffraghi l'anima con comunioni e preghiere. Nella Chiesa poi di S. Agostino verrà celebrata una Messa a suffragio del defunto, e dal Direttore ne sarà raccomandata l'anima alle preghiere dei giovanetti.

13) L'elemosina per la Messa di suffragio verrà prelevata dalla Borsa dell'associazione.

14) Ogni socio godrà pure dei favori spirituali concessi agli ascritti alla Pia Opera di S. Agostino.

OSSERVAZIONI (1).

I. - Art. 2. - L'associazione, come appare dall'articolo secondo, non ha per iscopo vantaggi materiali, ma morali e spirituali.

Lo scopo è duplice:

I. a) Conservare o riannodare i vincoli della cristiana fratellanza, che non è poi altro che quel vincolo di carità che faceva dire ai pagani ammirati quando parlavano dei cristiani: e Guarda come si amano! » Così possono distinguersi fra tutti per il loro amor fraterno gli ex-alunni di quell'apostolo della carità che fu Don Bosco! b) Conservare il vicendevole buon esempio, pel quale si partecipa dei vantaggi della vita di comunità, si rivive della vita del collegio ed anche meglio che negli anni spensierati della giovinezza. Poichè il passato presentandosi ora distillato, per così dire, dal tempo, si scevera da quelle piccole nubi che ne potevano in qualche modo ottenebrare la bellezza, e si concentra nella memoria circondato di un profumo di soavità incantevole. Ed è così che si tiene vivo il ricordo della santa educazione del Collegio.

2. Se col mantenere vivo il ricordo dell'educazione del Collegio si ottiene un vantaggio proprio che è la cristiana fratellanza e il vicendevole buon esempio, a volere essere figli non degeneri di un tanto padre qualche altra cosa bisogna pur fare per il bene altrui. Ecco quindi il secondo scopo dell'associazione che si compendia nelle parole : Diffondere il soave spirito di Don Bosco.

Lo spirito di Don Bosco è, si può dire, rappresentato dal detto che fregia lo stemma della sua Pia Società: e Da mihi animas, caetera tolle ». Era lo spirito di un santo, ardente di zelo per la salvezza delle anime. Era lo zelo di un S. Francesco di Sales.

All'ardore del suo zelo s'accompagnava sempre nel tratto esterno una calma, una dolcezza, una ilarità così costante, che in chi lo vedeva e lo avvicinava la prima volta, quasi avrebbe potuto far nascere il pensiero fosse egli l'uomo più libero e sfaccendato del mondo, tanto era soave il suo spirito.

Figli di Don Bosco, anche noi suoi ex-allievi dobbiamo dovunque, nelle nostre famiglie anzitutto, fra le persone affidate alle nostre cure, in mezzo a tutti, diffondere questo spirito soave di carità, promovendo, giusta le nostre forze e condizioni, tutto quello che Don Bosco con zelo così instancabile promoveva.

(1) Al Regolamento seguono varie osservazioni dichiarative, delle quali ci limitiamo a trascrivere la prima, che illustra l'articolo 2°, riguardante lo scopo dell'Associazione, perchè pel caso nostro è la più importante.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i, quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

I) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

Dal 10 gennaio al 10 febbraio:

1) il 15 gennaio, SS. Nome di Gesù;

2) il 18 gennaio, Cattedra di S. Pietro in Roma;

3) il 22 gennaio, festa della S. Famiglia;

4) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine;

5) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo apost.;

6) il 29 genuaio, festa di S. Francesco di Sales (visitando però una Chiesa Salesiana ove esiste, altrimenti la propria Parrocchia, o, se viventi in comunità, la propria Chiesa o Cappella privata, pregando come sopra);

7) il 2 febbraio, Purificazione di Maria SS.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Dopo la IIIa Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane

Diamo, come abbiam promesso, un ragguaglio dei lavori delle Giurie incaricate di esaminare e giudicare i molteplici saggi inviati alla 3a Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane; e nello stesso tempo rinnoviamo ai singoli Membri componenti le Giurie medesime l'espressione della più viva e più profonda riconoscenza.

A cura della Direzione Generale saranno trasmessi alle singole Scuole i giudizi che le riguardano, ed a stimolo di maggiore emulazione verrà anche pubblicata per esteso e diramata a tutte le Case la relazione della Giuria delle « Arti Grafiche », come quella che interessa una delle sezioni più importanti dell'Esposizione.

Noi ci limitiamo a raccogliere alcuni Giudizi e consigli. SEZIONE ARTI GRAFICHE.

La relazione esordisce coll'esternare « il vivissimo compiacimento per l'esito eccezionalmente lusinghiero di questa Terza Esposizione, la quale costituisce un indice sicuro dell'incremento dell'istruzione professionale grafica in seno agli Istituti Salesiani ; incremento che si afferma luminoso, poiché le diciotto scuole professionali grafiche presenti nel 1904 alla seconda esposizione, sono salite nell'attuale al cospicuo numero di trentatre ».

Dopo aver esaminato i saggi di ciascuna scuola, e nel desiderio di vedere le Scuole stesse assurgere a quel grado di perfezione tecnica ed artistica, ed a quella superiorità didattica ch'è nel cuore di ognuno e méta ultima della Pia Società Salesiana » osserva come alcune scuole, soprattutto dell'Estero, non seguano ordinatamente un programma « unicamente fidando nelle attitudini del maestro d'arte, nella buona volontà degli allievi e, segnatamente, nella santità del fine che le scuole stesse anima e guida.

» Ora, tutto ciò non basta; chè ben altro occorre perchè l'allievo riceva una educazione professionale completa, non solo sotto il punto di vista tecnico, ma ancora - e ciò che più monta oggidì, in cui l'arte applicata va riprendendo il suo posto naturale - sotto il riflesso artistico.

» Altamente doveroso è pertanto il plauso che la Giuria rivolge alla Direzione della Società Salesiana per la fermezza dimostrata nel volere che le Scuole Professionali da essa istituite seguano tutte un programma didattico pratico e progressivo, tale da costituire una valida garanzia per la formazione di operai abili.

» Come già la Giuria sottoscritta aveva occasione di osservare nella sua relazione per la seconda Esposizione Salesiana, il personale preposto alla direzione tecnica delle singole Scuole, è degno della massima considerazione in quanto si sforza di ricavare i maggiori frutti dai rispettivi allievi: non mancano, anzi, maestri d'arte forniti delle migliori qualità didattiche, e che sono per se stessi una garanzia di buon successo. Ciò malgrado, se la produzione loro può ritenersi tecnicamente, se non sempre impeccabile, per certo buona; scarsa e deficente assai si palesa l'educazione artistica...

» Or bene, le cause di siffatto inconveniente la Giuria crede di poterle senz'altro addebitare alla mancanza, o, quanto meno, all'insufficienza nell'insegnamento del disegno applicato alle arti grafiche. Ne offrono una conferma innegabile i saggi delle Scuole di Torino, Firenze, Milano, Liegi, Sarrià (legatoria), i quali sono indubbiamente frutto della conoscenza del disegno almeno nei suoi primi elementi.

» Questo premesso, la Giuria emette ancora una volta il voto fatto nelle relazioni precedenti: che l'insegnamento del disegno applicato riceva uno sviluppo maggiore, proporzionato ai grandissimi benefici che se ne possono ritrarre. Non solo, ma che l'artista prenda il suo posto a fianco del maestro d'arte, e che tutti e due, mossi da vero intelletto d'amore, compiano quella educazione professionale ed artistica dell'allievo che, divisi, essi non potrebbero compiere.

» Sarà questa una benefica evoluzione per l'arte tipografica insegnata nelle scuole salesiane, e sarà un nuovo e singolare titolo di benemerenza per il mondiale Istituto di D. Bosco, quello di essersi adoperato per affrettarne la marcia, per il maggior progresso dell'industria del libro e per il maggior benessere dei giovani che, affidati alle sue cure, dall'esercizio dell'arte stessa troveranno i mezzi d'una onorata esistenza...

» La Giuria per le arti grafiche è intimamente persuasa che la Società Salesiana, che tante prove ha già dato di saper comprendere le esigenze dei tempi nuovi, nulla vorrà tralasciare perchè le sue Scuole Professionali continuino ad essere esempio a tutti d'un buon ordinamento tecnico e didattico, ma, sopratutto, sappiano diventare col tempo esempio d'un sano e geniale indirizzo artistico.

» A questo voto, che le sgorga vivo dal cuore, la Giuria accompagna un mesto saluto per la venerata memoria di colui, al quale la Terza Esposizione Salesiana intendeva essere un omaggio fervido e solenne di plauso e di gratitudine nel suo giubileo sacerdotale; a colui, per il quale essa avrebbe per certo costituito motivo di tanta meritata soddisfazione e letizia.

» Egli non è più, ma il grande istituto Salesiano, che da D. Bosco e da D. Rua si ebbe un così prezioso contributo di opere, di consiglio e di gloria, è ora sicuramente affidato all'opera affettuosa e sapiente d'un loro degno Successore, il M. R. Don Paolo Albera, al quale la Giuria porge il caloroso augurio ch'ei possa reggerne le sorti per lunga serie d'anni ed accrescerne ognora il prestigio e lo splendore ».

SEZIONE SARTI.

« La Giuria incaricata dell'esame delle Scuole di Sartoria che si presentano all'Esposizione delle Scuole Professionali ha preso in esame i lavori delle Case espositrici che risultarono in numero complessivo di ventotto. Queste scuole si presentano in modo ed in forme diverse, dovute alla lontananza in cui si trovano ed alla diversa potenzialità delle Scuole stesse od al metodo che ciascuna ha preferito per l'Esposizione...».

Passando in rassegna le singole scuole

a) tributa ampie lodi ai metodi di taglio in esse adottati, pur rilevando in qualcuna un evidente contrasto fra la lavorazione e il buon insegnamento nella stessa scuola impartito ;

b) in altre trova lavori « confezionati con una cura ed un gusto artistico superiore, tale da mettere in dubbio che siano stati fatti dai ragazzi indicati » e riconosce che è frutto « del buon metodo d'insegnamento, confortato da uno svolgimento completo del programma didattico » ;

c) in altre mentre vede il progresso quasi precoce » degli alunni dei primi corsi (come nella scuola sarti dell'Oratorio di Torino-Valdocco, della quale, avendone la comodità, volle interrogare gli stessi allievi esecutori, constatando « con piacere » l'autenticità dei lavori esposti), riscontra invece « un rallentamento assai notevole nel progresso tra quelli degli ultimi anni » ;

d) in fine «è lieta di poter rallegrarsi con la Direzione per i progressi indiscutibili trovati in massima fatti da tutte le case ».

SEZIONE CULTURA GENERALE

SCUOLE DI DISEGNO E DIDATTICA.

Cultura generale e didattica.

Parteciparono a questa mostra - e meritano d'essere nominati a titolo di encomio - gli istituti salesiani di Torino-Valdocco, S. Benigno Canavese, Oswiecim, Roma, Alessandria d'Egitto, Bogotá, Quito, Cuzco, Sucre, Callao, Piura, Liegi, Cape-Town, La Paz, Sarriá, e Parma.

« La Commissione nota con piacere che dalle varie relazioni risulta sempre il desiderio di tutte queste scuole di proseguire, di migliorare sempre più anche in questa parte a vantaggio dei giovani operai, di abbracciare tutti i mezzi suggeriti al progresso della coltura professionale ».

Un'osservazione « che facilmente si comprende data la difficoltà di riuscire a contemperare bene la parte didattica colle materie meccaniche e dato altresì il nuovo indirizzo delle scuole professionali » riguarda il fatto di non vedere ancora la perfezione nella cultura generale professionale nelle case espositrici. «Il difetto non s'ha da cercare nella volontà degli insegnanti nè nei programmi, ma nella natura dell'insegnamento. L'avviare i giovani a formare chiaramente il pensiero e ad esprimerlo con regole e forme acconcie e precise è cosa già per sè non facile; difficile poi a mettere in perfetto accordo il pensiero coll'azione. Chi ha pratica di scuole di arti e mestieri, avrà avvertito al fatto che gli alunni imparano assai più presto a far di mano e a disegnare, che non a raccogliere le proprie idee per dar loro una conveniente espressione, vuoi grammaticale, vuoi logica. Le scuole professionali, come si intendono ai giorni nostri, richiedono che la mente si accordi col braccio, il pensiero con l'azione, e amendue si manifestino nell'espressione fusi insieme.

» E come si farà ad ottenere questo risultato? Limitando i programmi ai puri elementi, evitando le analisi sia grammaticali che logiche per iscritto. Le parti logiche del discorso si insegnino con tavole sinottiche alla lavagna, e per via di conversazioni e di osservazioni sui tratti, che sono via via tema di lettura, e sulle correzioni simultanee dei compiti scritti o a viva voce... ».

Scuole di disegno.

« Alcune esposero soltanto quanto credettero che potesse far loro onore. Altre non esposero che i risultati, senza dare alcuna notizia dei loro inizi di studio; altre che pure avranno scuola di disegno, non esposero affatto; altre infine - poche purtroppo - esposero sinceramente i loro elaborati dai più umili dell'inizio fino ai più complicati della fine ».

Quindi la relazione osserva come:

a) in alcune scuole l'insegnamento non sia sufficientemente specializzato, e s'impieghi troppo tempo « nella copia di quei soliti modelli d'ornato, che, nell'intento comune dovrebbero servire per tutti quelli che disegnano, nel mentre che troppo scarso è lo studio della geometria, di quella geometria che insegnata con poca estensione, ma con molta profondità, è la base del disegno professionale... » ;

b) in altre scuole non vedasi « nei temi proposti nè un sistema, nè un ordine procedente, talchè gli ultimi appaiono uguali ai primi...» ;

c) altre scuole poi presentino « divise le cartelle ed i lavori dei fabbri, falegnami, calzolai, compositori, impressori e legatori, » ma in realtà « tutti questi giovani disegnano tutti le medesime cose, consistenti nella vieta riproduzione dei soliti motivi ornamentali ».

Perciò inculca la necessità di attenersi ordinatamente al vero e modesto disegno professionale.

LE ALTRE SEZIONI.

La Giuria dei Legatori pur rilevando in varie case alcune mende - sia nel complesso delle legature, specialmente semplici; sia nelle dorature, trascurate talvolta nelle parti interne - è lieta di « poter constatare nel maggior numero delle case espositrici, un reale progressivo miglioramento sì nell'impianto teorico-pratico della scuola e suo regolare funzionamento, come per la perfetta esecuzione dei lavori... »

La Giuria Arti decorative esprime « un voto di plauso ben meritato per la splendida riuscita della mostra » e « un ben meritato encomio ai maestri tutti. »

La Giuria dei Calzolai rileva che in linea generale i lavori esposti « abbondano in fantasie troppo inarcate; di conseguenza nè utili nè commerciabili; allontanandosi così dallo scopo della scuola che è quello di addestrare gli alunni ai lavori semplici, pratici e sobrii. ».

« La Commissione componente la Giuria per la Sezione Fabbri-Meccanici afferma la splendida riuscita di questa Esposizione... »

Chiudiamo la serie di queste brevi spigolature col ricordare, insieme con la Giuria dei FalegnamiEbanisti, come il criterio dell'esame dei lavori esposti s'informò al « programma che presiedette alla organizzazione della mostra » che fu quello « di mettere in speciale evidenza l'organizzazione didattica delle varie scuole professionali, ossia il metodo teorico-pratico atto a preparare i giovanetti all'officina, non curando soltanto l'esecuzione materiale dei lavori, ma impartendo utili cognizioni teorico-pratiche di tecnologia applicata all'arte... necessarie a formare operai intelligenti, abili e laboriosi ».

Ed è per questo carattere strettamente scolastico dell'Esposizione, che furono preferite certe Case le quali non fecero pompa di lavori di gran mole e di notevoli pregi artistici, ma dimostrarono chiari i caratteri della scuola e bene organizzati e distribuiti i corsi di tirocinio.

SCUOLE E COLONIE AGRICOLE. 1) Coltivazione e prodotti.

Il 1° premio, come già annunziammo, fu assegnato alle Colonie indigene, fondate dai nostri Missionari fra i Bororos-Coroados del Matto Grosso.

« Queste Colonie del Matto Grosso - scrive la Giuria - meritano di essere tenute in specialissima considerazione per le grandi difficoltà che hanno dovuto superare per impiantarsi in regioni selvagge e introdurre colla razionale coltivazione di estese zone di terra le più perfezionate macchine agrarie per la lavorazione del terreno e per l'esercizio delle industrie rurali che vennero introdotte presso gli Indi; come la distillazione della canna da zucchero, la concia delle pelli, la lavorazione del legname, la fabbricazione dei cappelli e dei cesti di paglia e di tessuti vari. Soprattutto meritano encomi per l'ordinamento adottato che, mentre permette di assecondare l'indole girovaga degli Indi, riesce a civilizzare cristianamente i medesimi, rendendoli coltivatori liberi, istruiti e proprietari di un fondo provvisto di una casa ».

2) Scuole di Agraria.

Il 1° premio fu assegnato alla Scuola Agricola S. Isidoro d'Ivrea. « Tutta intiera la interessante mostra fatta da questa scuola rappresenta una prova indiscutibile di rapidi progressi ch'essa ha potuto compiere nel breve svolgere di pochi anni: il programma, adottato e seguito, corrisponde perfettamente a quello vagheggiato dal Consiglio scolastico, mentre il numero degli allievi ognora crescente, e la facile e quasi sicura occupazione che i medesimi trovano dopo ultimati i corsi, attestano che la scuola corrisponde bene agli scopi per cui venne costituita...

» Un cenno particolare merita poi il materiale didattico che la scuola possiede e che ha voluto far figurare all'esposizione, rappresentato oltrecchè dalle planimetrie del podere primitivo e sistemato, da tavole murali e da fotografie, da una ricchissima collezione di semi di piante da orto e di grande coltura; da modelli di frutta coltivate e preparate nella stessa colonia, da una buona collezione di legnami, da quelle ricchissime ed interessanti degli innesti, e di piante ammalate, dall'erbario generale e da quello agrario, assai encomiabili per l'esattezza delle nomenclature; infine dalla ricchissima mostra di animali da cortile...»

Il 2 ° premio l'ebbe la Scuola S. Benedetto di Parma, « ... di cui son ben note le benemerenze per la pubblicazione della Rivista di Agricoltura, che è forse il solo periodico solariano diffuso per tutta l'Italia, il quale mantenendo il rigore scientifico seppe scuotere l'apatia degli agricoltori colla pratica dei suoi consigli... ».

3) Pubblicazioni d'Istruzione e di Propaganda.

Il 1° premio fu dato alla Biblioteca Agraria Solariana edita in lingua spagnuola, della scuola salesiana di Siviglia « la quale ha esposto una importantissima raccolta di pubblicazioni agricole, rappresentata da 33 volumi, in parti originali cd in parte tradotti, in lingua spagnuola. Questi volumi mentre richiamano l'attenzione del visitatore per l'eleganza della loro veste tipografica costituiscono nel loro insieme la più completa biblioteca Solariana, ed è certo che hanno esercitato una notevole influenza sul progresso agricolo della Spagna. Dell'importanza e del valore dei volumi componenti questa biblioteca, sono prova la collaborazione del Conte S. Bernardo, Ministro degli Esteri e la dedica accettata dal Re, dell'opera Il problema foraggiero di D. Ricaldone. Considerate le difficoltà di una intensa e proficua propaganda delle dottrine solariane in un paese dove Solari non era noto e dove nessuna esperienza erasi fatta per autenticare i successi del sistema Solari, soprattutto considerata l'influenza che tale propaganda ha esercitato sul progresso agrario spagnuolo » s'è assegnata « a questa biblioteca la più alta distinzione ».

Del 2° previo fu onorata la Tipografia e Libreria Editrice Fiaccadori di Parma, la quale ha esposto un ricco assortimento di libri Solariani e merita altresì una lode speciale per avere assunta a suo rischio la pubblicazione delle Opere Solariane, e per la propaganda esercitata fra il Clero con gli opuscoli del compianto D. Baratta...»

DALLE MISSIONI

MATTO GROSSO (Brasile) La tribù dei Bororos

(Studio del Sac. Antonio Malan).

PARTE VIa - I giuochi (1).

SOMMARIO - Giuochi Quimaguddo, Manno curireu e biegareu - Mariddo curireu e biegareu - Barabara e Rerua-cugiague.

Quimaguddo. - Questo giuoco si effettua dopo la sepoltura delle ossa d'un indio, tanto se morto di fresco, come se morto da molto tempo. Per mezzo dell'ahige (o aigge) si evoca l'anima, il cui cadavere è rappresentato da un trofeo così eretto.

Sopra una stuoia distesa per terra piantano quattro archi, formando due croci di S. Andrea alla distanza di un metro l'una dall'altra, e vi sovrappongono tre freccie, dalle quali pendono tre paricos ;ai quattro lati pongono alcuni poari dogue.

Al tramonto si radunano al suono stridulo dei sonagli e si seggono all'intorno del trofeo. Gli attori principali del giuoco sono tre: il primo, Quimaguddo, personificato nel Bari, e Bacororó e Itubori rappresentati da due indii. Il Bari veste di rosso, gli altri di rosso scuro; tutti han le spalle elegantemente adorne di bianchissime piume.

Datasi la mano in modo da formar catena, son condotti da una guida presso un recipiente d'acqua dove ricevono un'infusione sulla testa; quindi il più anziano della tribù offre l'arco a Quimaguddo, mentre la guida consegna un'ica a Bacororó ed una pana a Itubori. Ciò fatto Quimaguddo si pone dinanzi al trofeo, e gli altri due dietro lui; poi si mette a correre intorno al trofeo, stropicciando i piedi, e gli altri lo seguono suonando l'ica e la pana, facendo al termine del curiosissimo motivo musicale tre salti di seguito. Il giro si ripete tre volte, e in fine tutti i presenti emettono tre grida, segnalando l'invito del Bari per l'evocazione dell'Aroe. Ed ecco che s'avanza il Bari, il quale corre precipitosamente attorno al trofeo gridando: hai! hai! hai!... poi si ferma di botto e lancia un lungo e cavernoso: Hum!... E la voce dell'anima che arriva e s'incarna in lui. Dopo alcuni istanti aggiunge: Aroé macoré jorubo cori baricare gi, mugure odugo nabo taddare codde! (l'anima disse che soffre molto, infatti essa si trova nel cuore di una tigre!). Tutti gli altri affermano con gravità, facendo echeggiare l'aria con un unanime: Huh! (si);- e il Bari continua: Pae mare modde bogai, pa modde bito (andremo a scovarla e l'ammazzeremo). A queste parole si alza un gridio di tutti i presenti, fuggono gli attori ed il giuoco è finito.

Manno curireu e biegareu. - La tradizione dei Bororós racconta che in tempi remoti esisteva un certo Maño o Manori, che quasi un altro Sansone ostentò una forza straordinaria e di gran lunga superiore a quella degli indii esistiti fino ad oggi; ed essi per celebrarne la memoria e più probabilmente per formare uomini forti e robusti, quali essi sono la maggior parte, fanno questo giuoco.

Un araldo ne dà l'annunzio la vigilia e sull'annottare principia il canto preparatorio che consiste sempre in un invito agli spiriti. All'alba alcuni giovanotti escono in cerca dell'occorrente e portano ogni cosa ad un luogo determinato, lontano dall'aldea un cinquecento metri. Altri rimangono nel Bai-Managageggeu alternando al dolce riposo il monotono e noioso canto per il buon esito della festa, fin verso il mezzodì. Dal mezzodì alle due od alle tre pomeridiane si dipingono di urucúm per acquistare energia, quindi escono con grandi grida dal Bai-Managageggeu, preceduti dal Bari o da un suo delegato, e si dirigono quasi di corsa al luogo preparato, ove i più deboli (cherae) ed i forti (tugaregue) si dispongono in due turme.

Il Manno curireu (giuoco grande) consiste in una gran ruota di talli di aité dal peso di 15o Kg. e più. Il Manno biegareu (giuoco piccolo) è una ruota minore, del medesimo materiale, dal peso di 130 Kg. all'incirca. I tugaregue (i forti) formano la ruota maggiore, i cherae (i deboli) la minore. Finito il lavoro si coricano sull'erba, finchè il Bari, esorcizzate, si direbbe, o benedette le ruote, li invita a « mostrarsi forti e valorosi ».

Al segnale i due partiti si lanciano sulla propria ruota. Traballa il suolo e rimbomba echeggiando il clamore delle voci, mentre equilibrate sulle teste di alcuni s'avanzano le due ruote. Prendi di quà! assicura di là! frena di lì! solleva dall'altro lato! altri in aiuto! queste le voci che echeggiano incessantemente fra le due turme trasportanti in un'ansia frenetica i rispettivi pesi alla volta dell'aldea. I ragazzi seguono gli atleti saltellando allegramente. La turma che lascierà cadere la ruota sarà fatta segno a calorose grida di scherno. Chi da solo riesce a portare anche per pochi passi la ruota maggiore è giudicato il più valente e diviene il re della festa, e a lui prima d'ogni altro sono offerte le pietanze del festino.

Le donne rimaste nell'aldea, all'avvicinarsi delle due schiere piangono o cantano l'usata elegia che va sempre crescendo fino al depositarsi delle ruote presso il capannone delle adunanze.

Ciò fatto, gli uomini si versano addosso a vicenda vasi di acqua a calmare la stanchezza e prender nuovo vigore. In seguito il Bari scioglie le ruote e tutti, uomini, donne e ragazzi, si dividono i talli di caité, che portarlo in piccoli fasci alle loro capanne.

Quei talli diventano i migliori cuscini e sono un preservativo ed un talismano in caso di malattie! Gli ammalati se li applicano sulle parti inferme, certi di acquistare la salute !

Finito il giuoco, tutti gli uomini si radunano per il banchetto che le donne hanno ammanto, e così finisce il divertimento.

Mariddo curireu e biegareu. - È un giuoco funebre per celebrare la memoria di tutti i defunti. Al tramontare del sole, di nascosto un indio fugge dall'aldea e giunto alla distanza di un 50o metri emette grida lamentevoli, or acute, or gravi. Sono le grida delle anime chiedenti soccorso: Aroè aregoddo aroe cugure ett'aregoddo! (l'anima è arrivata, le anime sono arrivate!) ed il grido echeggia da tutte le parti dell'aldea. Tosto le donne cominciano la nenia rimembrante i cari defunti. Sul cader della notte continua ancora questa scena triste e dolorosa, finchè due turme di indii, muniti di rozzi strumenti musicali e di poari dogue si dirigono al luogo donde viene la voce. Giuntivi, le grida e i lamenti delle anime si moltiplicano, accompagnati da tutti gli strumenti; quindi in una lunga fila, stropicciando i piedi e suonando altri l'ica, altri la pana, mentre i più suonano i Poari dogue, imitando la voce delle anime si dirigono nuovamente all'aldea. Per ultimi vedonsi camminare curvi alcuni dei più forti, poichè conducono nientemeno che le anime degli anziani della tribù! Al limitare dell'aldea e della porta del baito delle riunioni con un rinculare ed un avanzarsi alternato ostentano lo sforzo e la lotta delle anime per entrare in detti luoghi. Entrano finalmente e dopo alcuni giri nell'interno del Bai-Managageggeu si seggono per riposarsi, mentre altri li sostituiscono nell'imitare le voci delle anime. A questo punto il dolor delle madri piangenti i loro cari cresce fino alla disperazione; e i ragazzi, intimoriti da quella scena di dolore straziante, si stringono al seno materno, mentre altri più grandicelli si nascondono impauriti sotto le stuoie.

Terminato questo sfogo di tristi ricordi, succede un silenzio sepolcrale, nel quale tutti si riposano. All'albeggiare le anime riunite emettono di nuovo voci lamentevoli ed allora s'intona il canto in sollievo delle medesime. In questo tempo uomini e donne escono in cerca di talli di burity (mariddo) che devono servire a formare le due ruote, una maggiore (curireu) e un'altra minore (biegareu). Finito il canto gli uomini si mettono a fare il cerchio al quale appoggiano le foglie di burity o nacury; e compiono diligentemente le due ruote. Verso le due di sera si pitturano tutti d'urucùm, si ornano la fronte, le labbra, le spalle, e s' incamminano verso il luogo delle ruote, alcuni cinti d'un cuoio d'animale, altri portando al collo, alle braccia, ai reni, alle gamie, germogli di burity o ninnoli di unghie di tigre o di porco.

Dispostisi in due squadre dietro le ruote, uno resta al lato di esse e dà l'ordine di cominciare il canto. Escono allora le donne dalle capanne e circondano le ruote piangendo. Finito il canto, un indio riceve l'ordine da chi dirige la cerimonia d'invitare al canto i capitani, e il canto è accompagnàto dall'oscillar delle ruote, poichè le due squadre cominciano in giro inverso una danza attorno alle medesime. Due di essi però si distaccano dalle squadre e quando queste passano nuovamente danzando, afferrano un compagno qualsiasi e datagli la mano corrono con lui intorno alle ruote per tre volte, poi lo gettano sopra una di esse, mentre essi si limitano ad abbracciarla e si ritirano subito unendosi nuovamente alla squadra. Quegli pure l'abbraccia e, se è molto valente, l'innalza da solo, se la pone sulla testa e danza con quel peso finchè non lo libera un altro. I più forti danzano con il mariddo curireu e i deboli con il biegareu, e intanto fanno loro corona le due squadre che danzano senza tregua, imitando la voce delle anime.

Passati tutti per turno alla danza delle ruote, le disfano in mezzo all'aldea, facendo un gran baccano. Con queste grida rumorose ha fine il giuoco.

Barabara e Rerua=cugiague. - Barabara è un giuoco ricreativo. Barabara e figli, cioè un indio ed una turma di ragazzi ed anche di ragazze, escono di buon mattino in cerca di canne, che il Bari esorcizza e gli altri dividono per metà. Verso le 10 del mattino si radunano davanti ad un trofeo preparato, ove dànno ripetute salve agitando le canne, che producono un rumore somigliante al battere delle mani, e subito si ritirano per il festino portando ciascuna famiglia a casa una canna.

I piccoli, per esperimentare la pazienza dei vecchi, di nascosto vanno spingendo e ritirando improvvisamente le canne attraverso le pareti di qualche capanna, e ridono di gusto al vedere i poveretti corbellati.

Rerua-cugiague è un giuoco festivo. Comincia nella capanna delle riunioni con un canto solenne, compassato, eseguito da tutti. Finito il canto, escono e si radunano in circolo dirimpetto al capannone, e dandosi leggermente la mano danzano, con scatto grave, monotono e molto primitivo. Dopo alcuni giri le indie si ritirano e gli indi terminano la danza, con una mimica curiosissima, come se; vorrei dire, manovrassero colle baionette.

Come i precedenti anche questo giuoco termina fra il rumore dei circostanti.

(1) La 1a e 2a parte vennero pubblicate nei numeri di febbraio, aprile e maggio dell'anno 1907; la 3a parte nei numeri di settembre 19o8 e marzo e maggio 19o9; la 4a parte nel luglio 19o9 e la 5a parte nell'ottobre 191o.

*

Oltre questi descritti, i Bororós hanno altri giuochi di minor importanza.

Ma con la presente termino le relazioni riguardanti gli usi, i costumi, le credenze e le cerimonie di questi selvaggi, degni della nostra commiserazione.

Oh! rifulga a tutta la tribù la luce pacificatrice del Vangelo, che ad essa otre il Missionario! Abbiano tutti a vivere della vera vita! É questo il grido unanime degli operai di Dio, è questa la voce dell'avanguardia che lotta in quelle selve per la causa del bene e per la salvezza delle anime! Sì, delle anime. Oh! quante di esse gemono ancora nelle tenebre e in ombre di morte

Sac. ANTONIO MALAN,

Missionario Sal.

CINA

Un pellegrinaggio a Sanciano. (Dal diario dei nostri Missionari).

Ci era giunto da pochi giorni un diario dei nostri confratelli di Macao, contenente delle care notizie che pensavamo di regalare ai lettori, quando ci fu comunicato che essendo scoppiata la rivoluzione in quella colonia portoghese i nostri avevano creduto conveniente di riparare ad Hong-Kong. Mentre il cuor nostro è rivolto con qualche ansietà a quel lontano centro d'Oriente, ci pare che sarà letta non senza interesse questa pagina dell'accennato diario.

OGNI Missionario che mette piede nella Cina, ovvero passa di qua per spingersi al Giappone, brama visitare la tomba del grande Taumaturgo dell'Oriente, onde trarne lena e coraggio per seguirne le gloriose traccie. A causa delle difficoltà del tragitto, o di altri impedimenti, pochi tuttavia, troppo pochi, possono appagare l'ardente desiderio.

Anche noi poveri figli del Ven. D. Bosco, non appena arrivati in questi paraggi, salutammo col cuore la non lontana Tomba del prodigioso Santo.

Ma finalmente in compagnia d'una parte dei Superiori ed alunni del Seminario di Macao, c'imbarcammo nel pomeriggio del sabato 17 luglio 1909 alla santa mèta, benedetti in lontananza da Monsignor Vescovo, il quale dall'alto della Pegna si degnava rispondere ai nostri saluti. Erano state combinate le cose in maniera che nulla avrebbe potuto minimamente turbare il carattere sacro di schietta devozione e intimità fraterna della sospirata gita.

Anche un altro doppio motivo doveva aggiungere un'impronta tutto sua al pio pellegrinaggio. Gli ottimi Padri Gesuiti, degnissimi superiori del Seminario, naturalmente si avviavano a Sanciano, come al richiamo della voce del maggior Fratello. Dal canto nostro, noi Salesiani, avevamo annesso alla nostra santa peregrinazione l'idea particolare di festeggiare in quel modo che a noi era dato migliore, il lietissimo evento che allietava la Pia Società Salesiana, vale a dire il Giubileo Sacerdotale del Successore del Ven. Don Bosco.

Tali erano le disposizioni degli animi dei pellegrini, un centinaio all'incirca, congiunti dall'affetto più cordiale, quasi unica famiglia.

L'azzurra serenità del cielo, ben presto seminata di miriadi di stelle, i canti sacri dei buoni chierici, le armonie della nostra banda, tutto aumentava la gioia dei viandanti, facendo così anche in parte dimenticare gl'inevitabili disturbi del mare.

A mezzanotte, nella quiete più profonda, il piroscafo urlò lamentosamente per svegliare i barcaioli immersi nel sonno. S'era arrivati.

Intanto, poichè le tenebre ci nascondevano quanto gli occhi ed il cuore avrebbero voluto subito scoprire, al pilota, sebbene pagano, venne il gentile pensiero di accendere un riflettore elettrico, concentrando il fascio dei raggi luminosi sulla chiesa della tomba, la quale appariva e spariva come strano e bianco fantasma.

Fu poi bizzarro quanto mai lo spettacolo di tanti individui che sbarcavano, recanti ciascuno sul dorso lo zaino delle stuoie e coperte per dormire; vociando e gridando nell'oscurità notturna di far bene attenzione per non cadere in tónfani traditori.

Ritornata la quiete, si riposò nella terra di S. Francesco.

La domenica 18 era il giorno destinato alle maggiori funzioni; ma la generale stanchezza consigliò meglio a rimandarle pel giorno seguente. Ciò non tolse che di quel giorno stesso si appressassero tutti i pellegrini, in varie squadre, a soddisfare alla divozione personale.

La chiesa della tomba, non presenta più l'antico splendore e la tomba stessa viene indicata da una larga pietra, difesa da una miserrima balaustrata di legno (1). Tra tanto squallore però voi sentite l'animo ripieno di non so quale serena soddisfazione. Come tutti i luoghi consacrati dalla Religione, il sepolcro del grande Apostolo dell'Oriente parla quel mistico linguaggio, che penetrandovi nell'intimo del cuore, v'infonde una pace dolce, soave, la quale vi conquide, v'incatena, direi quasi, a quei quattro misteriosi palmi di terra, chiamati per antonomasia anche dai pagani « ching-san »: la montagna santa.

L'agilità della fantasia, per facile associazione d'idee, ci trasportò in quel momento alla « tomba di D. Bosco », gustando per un istante l'illusione d'esser tornati all'improvviso sotto l'ombra dei salici piangenti presso la spoglia benedetta del comun Padre.

Il giorno memorabile fu il 19, lunedi. Ai primi soffi della brezza mattutina sfilò dalla chiesa parrocchiale la processione recante la reliquia del Santo. Cantavano divotamente i chierici e l'alto clero le litanie di Maria SS., accompagnate dalla banda dei nostri giovanetti, in doppio coro, quasi pietosa eco, che rispondesse ad eco più lontana.

Il religioso corteo procedeva lento lento sull'arenosa spiaggia del mare. Spettacolo bello, consolante!

Da un lato i flutti si rovesciavano blandi blandi ai nostri piedi con ritmico scroscio, dall'altro la scala ascendente dei monti verdi, sul capo la placidità immota d'una volta immensa, sotto cui si spandea lenemente l'armonia delle voci e dei suoni, quasi un piangere di anime confortate da speranze divine, fra tanta pace di terra e di cielo. Momenti invidiabili! Oh festa del cuore da tanto tempo non più provata! La processione poi serpeggiò tra i selvosi arbusti del monte, dove ai suoni ed ai canti succedette il fioco mormorio delle preghiere.

Eccoci alla cappella votiva. Il sole nascente ci apre innanzi un panorama splendido, sul cui sfondo si profilano i monti dell'Impero Cinese. Quella era la mèta sospirata! La commozione invade l'animo: sentivamo fra di noi rediviva la presenza del Santo. Si dà ancora un giro intorno alla Chiesa, s'entra... e la reliquia è riposta in capo alla tomba.

Pochi istanti dopo principiava la Messa solenne, che i bravi alunni del Seminario eseguirono nelle melodie gregoriane. Al Santo Vangelo il P. Mendez, con l'efficace eloquenza di buona lingua portoghese, rivolse ai chierici ben appropriate parole, insistendo sopratutto nella lunga preparazione che il Santo aveva premesso alla sua vita di missionario apostolico.

Alla sera, al calar del sole, si rinnovarono le dolcezze della processione, riportando alla parrocchia la sacra reliquia.

Il martedì, un abbondante acquazzone, soffiato da un vento forte, minacciava di rinchiuderci in casa tutto il giorno. Invece il cielo si rasserenò, e il primo pensiero fu quello di fare una visita ai cristiani dei villaggi più vicini. A Sana-tciao-kai il più importante, anzi l'unico mercato, la comparsa improvvisa di tanta gente straniera snidò dalle loro catapecchie tutta quella povera gente, esaltata nel vedere i metallici strumenti dai quali, giovanetti, caudati al par di loro, facevano uscire armonie non mai intese.

Il gran Mandarino in ciabatte, che dispone della forza di una dozzina di arruginiti fucili e d'un paio di cannoni mezzo sepolti dal fango, prese tutto l'onore per sè e ne fu così soddisfatto che fece sparare i Pan-p'enng (castagnole) come indizio di solennità di primo ordine.

La compra di qualche dolce o frutto mise al colmo l'ammirazione di quei paesani, che forse mai fecero d'un colpo solo sì grasso affare.

Ma qui non si poteva a meno di non fare un'osservazione al certo non indifferente: - Ora queste bocche, dicevamo, che stanno aperte dallo sbalordimento, senza fiatare, sono quelle stesse che l'anno passato s'erano ferocemente spalancate a gridar morte al Missionario! - E benedicevamo in cuor nostro una volta di più il Ven. D. Bosco, il quale insegnò ai suoi giovanetti a scornare il diavolo a colpi di martello e a suon di trombone.

Sam-tciao-kai, che ha il privilegio di dare il suo nome all'isola intera, gode del vantaggio d'un minuscolo porto, incorniciato da monti che gli dàn l'aspetto delizioso d'un pezzo di terra d'Italia.

Grazie alla cordiale generosità del Rettore del Seminario, si fe' ritorno in varie barcate. Le armonie correnti sull'onde azzurre e la viva brezza satura di sal marino, dettero ai giovani gitanti un'insolita scossa di salutare letizia.

Il rev. P. Thomas, missionario del luogo, era nell'intima persuasione che la nostra gita non sarebbe stata inutile alla causa dei cristiani.

E siccome quello fu il giorno più ricco di avvenimenti, convien dire che al dopopranzo assistemmo ad una consolantissima funzione, il battesimo cioè di quattro novelli cristiani. Quanto erano contenti quegli avventurati giovanetti, purificati dall'onda redentrice! Ma più felice si mostrava il loro padrino, che da sagrestano del diavolo (voleva dire custode di una pagoda) s'è fatto fervente seguace di Cristo. Deo gratias!

E fu una graziosissima scena, quando l'arzillo vecchietto, tutto pelle ed ossa, colla gioia che gli scoppiava dagli occhi, giusta l'etichetta cinese, girò da un canto all'altro per presentare a doppia mano cogl'inchini di rito, a tutti i sacerdoti presenti, il bicchiere di vin dolce, dove egli, prima, aveva succhiato. C'era naturalmente un po' di ripugnanza, ma poi si finiva col cedere, bevendo fra gli applausi e l'ilarità generale.

Mentre era toccato al Rettore del Seminario l'onore di accrescere in quel dì la Chiesa di quattro figli novelli, a sua volta, il nostro Direttore compiva più tardi una cara funzioncina di carattere affatto salesiano.

Si deve sapere che noi avevamo recato da casa un bel quadro di Maria Ausiliatrice per farne dono al Missionario di Sanciano, perchè, restando a ricordo del pellegrinaggio, la nostra buona Madre benedica quanti corrono ad onorare la tomba del Santo. Collocato adunque in luogo conveniente, ben in vista ai divoti, sopra un trono di fiori, fu solennemente benedetto, mentre si cantavano le litanie. L'invocazione Maria Auxilium Christianorum risuonò per tre volte con gran fervore, anzi no, mi correggo, per una inaspettata intonazione fu sestuplicata. Felice sbaglio, che tornò anch'esso a gloria dell'Ausiliatrice. Presi parecchi gruppi fotografici, la giornata si chiuse con l'attraente spettacolo della lanterna magica.

Corsero i cristiani in frotta i quali non si saziavano di contemplare, quasi figure vive, le bellissime proiezioni a colori della Bonne Presse di Parigi rappresentanti stupendamente la vita di Nostro Signore. A quei poveri contadini fecero l'effetto di apparizioni calate dal cielo. Il venerando vecchio Lao-on-Lap, un martire della fede, osservò alla fine:

- Ecco una bella ed efficace maniera d'insegnare la Dottrina Cristiana!

L'ultimo giorno, il mercoledì, si cantò con le solite gravi ed inimitabili melodie gregoriane una messa funebre che l'animo gentile del Padre Thomas volle andasse a sollievo dei Gesuiti e Salesiani ed alunni caduti nell'immane disastro di Messina. Così il pellegrinaggio ci mise in unione di carità coi morti lontani.

Dopo l'inno di ringraziamento, verso sera si ripartiva salutando ancora una volta la Tomba di quel Grande, che lasciò in Sanciano le sue spoglie mortali (1).

C'era in fondo al cuore un rammarico e un desiderio solo: il rammarico di lasciar troppo presto quelia terra santa ed il desiderio vivissimo di farvi ritorno quanto prima a rigodervi le stesse spirituali delizie...

Sac. GIOVANNI FERGNANI.

(1) Nel bollettino del luglio u. s. pubblicammo un cliché di questa tomba (ved. pag. 215).

(1) La salma di S. Francesco Saverio ebbe in Sanciano tomba provvisoria. Vi fu deposta la stessa domenica della morte, a due ore dopo mezzogiorno, il 27 novembre del 15,52, e vi rimase incorrotta fino al 17 febbraio dell'anno seguente, in cui fu trasportata a Goa, ove ebbe ed ha entusiastici omaggi dalle moltitudini cristiane e pagane.

In fascio.

VIEDMA (Rep. Argentina). - Una vittima della propria carità fu D. Domenico Ugo, che il 17 novembre u. s. periva nelle acque del Rio Negro per aver tentato il salvataggio di un alunno ch'era inavvertitamente caduto in un punto pericolosissimo. Traduciamo dal Pueblo di Buenos Aires:

« La tragedia di Viedma nella quale perirono, D. Domenico Ugo, Salesiano, vittima del suo intrepido eroismo, ed il fanciullo Di Crosta, alunno del Collegio della missione, è uno di quei fatti che lasciano l'animo sospeso e non dànno tregua all'ammirazione.

» Gli uomini che non subiscono influenza da spirito settario e le persone equanimi non possono fare ameno di considerare il fatto e noti ne trovano spiegazione soddisfacente, se non nell'eccellenza delle virtù tristiane capaci di produrre tali eroismi, anche nel freddo ambiente positivista dei nostri giorni.

» Il giovane alunno dei Salesiani, Di Crosta, non ostante che fosse avvertito del pericolo, cade nel fiume in uno de' punti più pericolosi, vittima della sua incoscienza di ragazzo. D. Ugo lo vede e lasciandosi trasportare dagl'impulsi del cuore si slancia intrepido nella corrente: non consulta la propria convenienza, ma disprezza la vita in omaggio caritatevole ad un suo simile in imminente pericolo di perire e si slancia eroicamente nel mezzo della impetuosa corrente del fiume, lotta energicamente contro di essa e giunge ad impadronirsi del fanciullo. L'impresa continua terribile, spaventosa, aggravata ad ogni istante da nuovi pericoli. Non deve più lottare solamente con la corrente del fiume, ma aiutare il fanciullo che impedisce i suoi movimenti. Ma le forze dell'uomo non rispondono sempre agli impulsi della volontà e trovano un limite insuperabile ; tal fu dell'eroico sacerdote.

» Gli alunni costernati presenziarono lo svolgersi di quella scena fino alla triste sua fine. Il loro animo nella spaventevole inquietudine oscillò dolorasamente fra il timore e la speranza, ma il sacrificio della nobile vittima fallì. Le sue forze in quella titanica lotta furono vinte, annientate, e le due vittime scesero in fondo all'abisso.

» Mettere la vita a rischio imminente per salvare il suo simile è la prova più grande ed eloquente dell'amore cristiano, della carità, dell'eroismò santo al quale spinge la Fede...».

I benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici Salesiane, a norma del Regolamento, non hanno determinata obbligazione pecuniaria a vantaggio delle opere di D. Bosco, ma faranno mensilmente o annualmente quell'oblazione che della la carità del loro cuore. Ci permettiamo quindi ricordare detto articolo del Regolamento, anticipando l'espressione della più viva riconoscenza a quanti ci faranno avere la loro offerta inviandoci almeno Lire 3 per sopperire alle spese di stanza e spedizione del Bollettino.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Ancor quattro anni, o Vergine Ausiliatrice, e l'anno centenario dell'istituzione detta tua festa desterà un fremito di giubilo soavissimo in milioni di anime! Quanti prodigi e quante meraviglie hai Tu operato in un secolo, o Madre dei cristiani l

O Gloriosa, o Potente, o Benedetta, per noi quell'anno segnerà un'altra data memoranda: l'anno secolare della nascita del tuo e nostro D. Bosco ! O Madre di Dio e Madre nostra, accogli i nostri voti, ascolta le nostre suppliche, glorifica il tuo servo fedele!

GRAZIE E FAVORI

Salvato da fiera malattia (*).

Grazie, o buona Mamma Maria, grazie infinite ti rendiamo, o Maria Ausiliatrice!

L'amico nostro sincero Sac. Giuseppe Riccobuono, Economo Spirituale di questa parrocchia, colpito da un male crudele, che i dottori nella diagnosi denominarono iperemia cerebrale di origine autotossica, era travagliato da continue convulsioni nervose, che lo ridussero sull'orlo della tomba. I medici fin dalle prime ore del male incominciarono a dubitare, e coll'aumentare delle convulsioni, che in un'ora si ripetevano con pochi minuti d'intervallo sei volte, a disperare della sua salute. Fu in una di quelle crisi che gli toglievano le facoltà mentali e lo riducevano ad un corpo inerte, che la diletta sua genitrice, gli affettuosi parenti e gli amici tutti, unanimi si rivolsero a Te, o cara Ausiliatrice, inviando ai tuo benedetto Santuario una tenue offerta per una santa Messa facendo pregare i tuoi orfanelli. O prodigio! L'ottavo giorno l'amico nostro incominciò a migliorare riacquistando le facoltà mentali e cessarono del tutto le convulsioni; egli era completamente salvo.

Pieni di riconoscenza e col cuore riboccante di affetto filiale rendiamo ora pubblica a tutti i lettori del Bollettino Salesiano la grazia ottenuta. Sii benedetta, o Vergine Maria !

S. Teodoro (Messina), 1 dicembre 1610. DOMENICA SIRNA.

Era un caso disperato.

Un mio amico nel battere con un martello un chiodo ricevette in un occhio una scheggia del chiodo stesso, la quale gli produsse una non lieve lacerazione alla pupilla. Ricorse tosto all'opera del medico locale, ma dopo pochi giorni fu costretto a ricoverarsi all'ospedale di Pavia ove rimase in cura di quegli egregi sanitari per oltre due mesi senza alcun buon effetto; anzi il male era giunto a tal punto che si era deciso di asportargli l'occhio ferito giacchè incominciava a comunicarsi l'infezione anche all'occhio sano. Prima di sottoporlo all'operazione gli si permise di ritornare qualche giorno a Bogli nel comune di Ottone, suo paese natìo, ed è in questo periodo di tempo che ebbi agio di avvicinarlo e lo consigliai a ricorrere all'Aiuto dei Cristiani incominciando tosto una novena in onore di Lei; il che egli fece ben volentieri. Durante la novena volle recarsi a Genova per consultare altri specialisti di colà, ma anche gli oculisti di Genova gli dissero che urgeva assolutamente di asportare l'occhio ferito perchè correva pericolo di perdere anche l'altro. Vista inevitabile l'operazione si decise di sottoporsi alla medesima in quella città. Il giorno fissato, era l'ultimo della novena, si presentò all'oculista che doveva operarlo, ma con meraviglia dell'uomo della scienza si constatò che ogni pericolo d'infezione era completamente scomparso, per cui si stimò inutile procedere all'estrazione dell'occhio ferito.

Cartasegna, 13 novembre 1910.

BALESTRASSE ASSUNTINA.

Gragnano (Napoli). - Col cuor compreso dalla più viva riconoscenza sento il dovere di ringraziare la teuera Madre Maria SS. Ausiliatrice per la guarigione della mia figliuola.

Proprio in un momento di abbattimento e di sconforto invocai con fiducia la Vergine, e benchè indegna, la Madonna mi esaudì: la piccina è completamente guarita. Riconoscente invio un'offerta e prego di pubblicare la grazia sul Bollettino.

9 luglio 1910.

ELEONORA CORREALE.

Margno (Como). - Colpita da seria malattia ho ricorso alla Vergine SS. Ausiliatrice e la celeste Madre tosto esaudì la mia povera preghiera ; poichè subito cominciai a migliorare ed ora sono completamente guarita. Con animo riconoscente ringrazio la Vergine Ausiliatrice di questa e di un'altra grazia ricevuta; e riconoscente sciolgo la promessa di inviare un'offerta e di pubblicare il favore ottenuto.

5 luglio 1910.

ROMILDA MALUGANI SCURI.

Faenza (Ravenna). - Consigliata da valenti medici a sottopormi ad un'operazione chirurgica, che dicevano necessaria per la mia salute, non poteva persuadermi a farmi operare, quando piena di fiducia in Maria SS. Ausiliatrice pensai di ricorrere a Lei con promessa di fare un'offerta, qualora avessi potuto fa rea meno dell'operazione. Infatti, dopo alcune preghiere sentii di nuovo il parere dell'arte medica, e all'unanimità mi dissero non esservi affatto bisogno di operare. Pertanto colla gioia nell'animo attesto la mia somma gratitudine a Maria SS. con una tenue offerta, desiderando veder pubblica la grazia ricevuta.

Agosto, 1910.

O. A. M.

Milano. - Lo scorso mese di febbraio caddi ammalata di polmonite, la quale si prometteva grave; e difatti in pochi giorni mi ridussi in uno stato non troppo rassicurante. In quei momenti promisi insieme con mia madre che se Maria Santissima mi faceva la grazia di guarire, ci saremmo recate a Torino a ringraziarla davanti al suo altare. Maria ci esaudì; dopo parecchi giorni la malattia cominciò a decrescere e mi vidi completamente ristabilita.

10 agosto 191o.

ISOLA LUIGIA.

Alba. - In tre momenti dolorosissimi della mia vita ho ricorso a Te, o potentissima e benignissima Ausiliatrice dei cristiani, fermamente sperando che dal Tuo materno patrocinio sarebbe venuto a me ed a persone a me care quell'aiuto che dagli uomini era vano sperare. E la mia fiducia non fu delusa. Te ne rendo grazie, o celeste Madre, dal più profondo del cuore, e, mentre sciolgo la mia promessa con una tenue offerta al tuo Santuario, vorrei che tutti gli afflitti e i tribolati pensassero che Tu li aspetti per consolarli.

16 agosto 1910.

Sac. VALENTINO ARTUSIO.

Mornese. - Grazie, o cara Madonna di D. Bosco ! L'anima mia sapeva tutta l'amarezza del dolore , di un dolore, cui non vedeva quasi rimedio ; che le era e le sarebbe stato sempre più una ben triste sorgente di lacrime e di affanni !

Mi rivolsi fiduciosa alla Vergine Ausiliatrice, interponendo anche con una novena l'intercessione del Ven. Don Bosco; e... oh! potenza della preghiera e bontà di Maria , appena finivo la novena, veniva la grazia, il rimedio, la consolazione!

Ed io non posso a treno che tributare il mio debole, ma fervido omaggio di gratitudine a così buona Madre.

8 agosto 1910.

ERNESTA CAVIGLIA, Maestra Com.le.

Sasseta. - Nel novembre del 19o9 cadde gravemente inferma di bronco polmonite doppia la mia vecchia madre, settantenne. Data anche la debolezza del cuore, il medico curante nutriva poca o punta speranza di salvarla. Allora non mi rimase che la fiducia in Maria SS. Ausiliatrice, a cui mi volsi ardentemente, promettendo una tenue offerta per le Opere Salesiane e la pubblicazione della grazia. Mia madre guarì ed ora gode ottima salute, quindi adempio alla promessa.

3 ottobre 1910.

P. G. BALESTRI, O. S. A.

Malta-Sliema. - Pochi mesi or sono, mia sorella Maria cadde ammalata di febbri tifoidee. La poveretta era già venuta in pericolo di vita, ma non tralasciava mai di raccomandarsi a Maria Ausiliatrice. Tuttavia andò sempre peggiorando, finchè le fu dato il SS. Viatico. Fu allora che facemmo una promessa a Maria Ausiliatrice e domandammo le preghiere dei ragazzi di quest'Istituto Salesiano. Due giorni dopo cominciò a migliorare ed oggi grazie a Dio ed a così pietosa Avvocata è in ottima salute. Il medico curante ebbe a dire che fu un miracolo.

10 novembre 1910.

ALBERTO DE MARTINO.

Ivrea. - Ho un debito di riconoscenza verso la Vergine Ausiliatrice, e sento che non posso rimaner tranquilla, finchè non l'abbia soddisfatto. Una mia dilettissima nuora si trovò in ben doloroso frangente : la scienza aveva parlato e il triste verdetto pareva dovesse piombarla nella solitudine e nell'amarezza. Fu allora che ricorsi con fede a Maria SS. Ausiliatrice e la grazia implorata non si fece attendere, e fu grande e consolante. Ho già compiuto una fatta promessa, ma or vorrei che il mondo intero si unisse a me nel render grazie all'Augusta Ausiliatrice.

1 novembre 1910.

CONTESSA MARIA CRISTINA RATTI-OPIZZONI

Vedova QUILICO.

Torino. - « E non avete Maria Ausiliatrice e Don Bosco?! ...». Queste parole dettemi dopo le 23 di quell'angosciosa sera del 26 gennaio da uno dei medici che il giorno precedente avevano tenuto consulto, mi richiamarono maggiormente il pensiero e la fiducia al venerabile Padre e promisi di rendere la cosa di pubblica ragione se morte avesse risparmiata la cara sorella Figlia di Maria Ausiliatrice, che non dava più speranza di superare la polmonite doppia progressiva perchè il cuore sano, ma debole, era stanco di funzionare e ad ogni momento minacciava di soccombere alla violenza del male. Passò la notte, passarono i giorni di continua trepidazione, i lunghi mesi di convalescenza e la sorella è salva. Ne ringrazio il cielo ed adempio la promessa.

24 ottobre 191o.

D. EUGENIO ARMELONGHI.

Cossano Belbo. - Devo le più sentite grazie a Maria SS. Ausiliatrice per un favore segnalatissimo, che si degnò di concedermi. Soffriva gravissimi malori che mi impedivano di compiere i miei doveri di famiglia. I rimedii suggeriti dai medici che mi prodigavano le più amorevoli cure, a nulla valsero. In mezzo a tanti dolori ricorsi con grande fiducia a Maria Ausiliatrice promettendo di far celebrare una messa nel suo Santuario in suo onore e di far pubblicare la grazia, se fossi esaudita. La nostra buona Madre mi ottenne la completa guarigione, ed io Le sarò grata per tutto il tempo della vita.

12 novembre 191o.

M. V.

Racconigi. - Il 2 febbraio 19o9 una mia nipotina per bontà di Maria Ausiliatrice tornava da morte a vita. Era stata tormentata per lungo tempo da una tosse maligna e da una fierissima broncopolmonite, per cui i medici l'avevano detta irremissibilmente perduta. Sopraggiunti altri malanni, era necessaria, ma impossibile, un'operazione. Col cuore straziato ricorremmo a Maria Ausiliatrice, e contrariamente al parere dei medici che la davano morta, nel giorno suddetto si fece l'operazione ed ebbe un esito felice. La bimba è sana e salva e pare che non sia mai stata ammalata. Sia benedetta Maria SS. Ausiliatrice!

4 novembre 1910.

MARIA GHIETTI Ved. RODA.

Usmate (Milano). - Mia figlia doveva subire una pericolosissima operazione, sull'esito della quale le prime celebrità medico-chirurgiche di Milano si mostravano incerte non potendo riuscire a conoscere bene la malattia. Dopo tre mesi di osservazione, questa era giunta al punto, che non potevasi più differire l'atto operatorio. Ma come e con qual esito ? La povera figlia n'era disperata; ma io conoscendo la bontà di Maria Ausiliatrice ricorsi a Lei con una novena e con la celebrazione di una messa. Aveva appena iniziata la novena, che i dottori vennero a conoscere la malattia, per cui l'operazione si compì con tutta facilità, ridonando all'inferma una perfetta salute.

Lode eterna alla Regina di Valdocco!

1 dicembre 1910.

CECILIA BRIOSCHI in COLOMBO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) -Acqui : Maria Gallo, 10 - Agliano d'Asti Margherta Gianoglio, 2 - Alba : Teresa Cavallo, 2 - Alessandria: Giuseppina Molinari, 5 - id. : F. Scelsi Macchi, 5 - Arborio Vercellese : Suor Lanranca Vantretti, 5 - Arignano Torinese : Luigi Lusso, 3 - Ascona : Contessa de Loffinot, 20 - Agusta : Francesco Reitano Zuppello, 5 - A vola Corrado Tirolane, 3 - Azzano Decimo : Pietro Del Bianco, 10.

B) - Baldissero Torinese : Caterina Quaglia, 2 - Barzesto Schilpario : Maria V. Morandi, 6 - Belvedere Langhe : Caterina Barbotto, 5 - Betlemarre (Chivasso): Felice Savino, 1 - Biancavilla : Francesco Panzica, 3 - Biella : Benna Giuseppina, 5 - Bistagno : Rina Baidizzone, 2 - Borgonuovo Vai Tidone : Angiolini Monteniorari Petri, 10 - Borno Bottecchio Bartolina, 5 - Brescia : A. G. D., io - Brogliano : N. N., io - Bronte : Illuminata Meli, 3 - id.: Rosaria Di Bella Amato, 25 - Brucciano Giovanni Bechelli, 3 - Busto Arsizio : Vittoria Benzi, 2.50.

C) - Cagliari : Agnese Demagistris, 2.50 - id. Frati. Contessa Pes, 3 - Calliano Monferrato Margherita Stura, 5    Calosso : Teresa Scaglione, 5 - Caltagirone : Angela Coniglio Fanales, 2 - Caluso : N..N., 5 - Canelli : Morivo, 10 - Cannero S. T., 10 - Capo di Ponte: Gerosa Caterina, 2 - Caresana : Bianca Peruggia, 2 - Carini : Antonino Giammaneo, 5 - Casabianca di Verolengo : Lucia Giovannini, 2 - Casorzo Monferrato : N. N., 2 - Cassano Spinola : Maria Bussetti, 1, - Castagnole Lanze : Margherita Caracciolo, 5 - Castagnole Piemonte : Caterina Roasio, io - Castelnuoro Calcea : Angiolina Vespa, un cuore d'argento - id.: Maria Reggio, 2 - Cavagnolo : Famiglia Del Sole, 0.50 - Cavaria : Angela Cattaneo, 5 - Chiavazzo : Albina Botto, 3 - Cherasco : Giacomina Pancro - id.: P. F., io - id; . Rina Rasca, 6 - Chieri : Giuseppe Ostella - Chivasso Maria Dal Grosso, io - Clusone : N. N., 5.50 - Cividale : Amalia Ag. Carli, 5 - Collegno : Giovanni Garabello, 5 - Costigliole d'Asti: Ermen. Genta, 5 - Costigliole Saluzzo : N. N., 5 - Cremosano : Agostino Cavallanti, 25 - Crova Vercellese : Battista Beccaria, 2 - Cuorgnè : Matilde Camuso, g.

D) - Diano d'Alba: Maria Castella - id.: Domenica Scavino - Dolianova : Francesca Puxeddu Ved. Bandino, 2.

F) - Faenza : G. M. 100 - Ferzorio : Battista Curti, 5 - Finale Emilia : Evaristo Mantovani, 3 - Fiumata: Doralice Domenici, 10 - Foglizzo Caterina Zanolo, 2 - Fontanetto d'Agogna : Martino Platrici, 5 - Fossano : Giuseppe Arese, 3 - id. : Filippo Forneris - Frosolone : N. N., 2.

G) - Genova : Adelaide Giraudo, 2 - id.: Maria Gemma Pedemonte, 5o.

I) - Ingurtosu : Renato Cuneo, 5 - Isnello Rosina e Teresina Sideli, io.

L) - La Morra : Enrichetta Roggero, 3 - Leard (Stati Uniti): Anna Marengo - Lonigo G. B. Soso, 5 - Lovere : Giuseppina Lavezzi, 2 -

M) - Magliano d'Alpi : N. N., 2 - Marega : C. Grigolo, io - Marentino : Alessandra Gonetti, 2.50 - Maroggia (svizzera): Mine Virginia Calderari, 5 - id.: Giuseppe Gilardi, 5 - Martina Franca Lucia Fedele Ved. Lepore, 2 - Metti : Clementina Salvi, 5 - Milano : N. N., io - id. : Giovanni Boy, 5 - Mirabello Monferrato : N. N., 3 - Molare Luigia Gallo, 2 - Moltedo Superiore : Bianco Martini, 2 - Montemagno : Francesco Stradello - Montesnarciano : Pietro Grilli, 2 - Montorso : Mezzano Bernardina, 3 - Morano Po : Messaglia Giovannina - Morignone : Lorenzo Bonetti, 10 - Murazzano : Celestino Gatti, 5.

N) -Napoli: Eleonora Bellucci Sessa, i -Nicosia: Rosa D'Angela, i.

O) - Ovada : Virginia Ivaldi Pastorino, io.

P) - Padova : Cli. Giuseppe Sgarbassa, 3 - Palazzo Can.: Caterina Molinari, 5 - Parma : Una pia persona, 5o-Paterson (America): M. C., 10.30Pavia: Giulia Arrigo, 5 - Pescantina : Filomena Giovanni, io - Pieve di Teco : Maria Bignasco Demichelis, 5 - Pinerolo : Marianna Dameglio, 4 - id.: N. N., 16 - Poggio : D. Giuseppe Cova, 5 Pontecasale : Bettino Tuuri, 20 - Ponzone : Angiolina Barberis, 26 Pralormo : Lucia Givogre, 5.

R) - Racconigi : Caterina Giordano, 10 - Ragusa Inferiore : Giuseppina Castellett, 4 - Rio de Janeiro (America): Caterina Piazza, 15 - Roatto N. N., 2 - Rocca Canavese: N. N., 3 - Roma N. N., 2 - id. : Eugenio, 5 - Roncd : Eugenia Pizzolato, 5 - Ronzone : Primina Cormio, 5 - Russi : Cesira Gamberini, 5.

S) - Sacco : Irene Ravagni, 10.47 - Sanipeyre D. Giuseppe Marino, 8 - Sampierdarena : Giuseppina Dono, 5 - S. Giovanni La Punta : Pugliesi Signorelli Teresa, 4 - S. Pietro di Legnano : Dina Bernuzzi Gentili, 25 - S. Salvatore Monferrato Guido Spriano, 4 - Sant'Albano : Pasquina Ferrari, 2 - St. Vincent: Alliod D. Luigi, 2 - Sarmano : Carlo Calcagnati, 2 -- Sarzana : Caterina Rossi Ved. Trucco, 5 - Sesta Godano : N. N., 5 - Sezzè : Antonia Tarco, 3 - Spezia : Clotilde D'Onofrio, 4..

T) - Tarcento : Maria De Pol-Benedetti, i - Tombolo : Torni Serafino, 10 - Torino : Ocagge Ettorina, i - id.:Teresa Campofregoso Moriondo, 5 - id. : Teresa Grafi - id. : Rocca Angela 5 - id. : Maria Bernasconi-id.: Domenica Perotti, io - id. : N. N., 4 - id.: Maria Troya, 3 - id. : Ugo Tonelli, i - id. : N. N. - id.: Suor Maria Arsenia - Tre bisacce: Adelina N., 5 - Trivero : Una pia persona, 5.

V) - Val Tenera d'Asti: N. N., 10 - id.: Domenico Lanfranco, io - Varazze : Angela Fazio in

Prato, io - Varese : N. N., 2 - Varinella : Coniugi Inglese, 5 - Vercelli : Luigia Beccaria, io - Verona : Governo Giuseppe, 5 - id. : Ester Ferrari, 7 - Vicenza : Giosuè Bordignoni, 2 - Villa nova Solaro : Maria Giordano, 6 - Vinzaglio : Bartolomeo Pezzana, 5.

X) - Musso Teresa, un cuor d'argento - Filomena Giovanni, 5.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale

Imploreremo una speciale benedizione di Maria SS. Ausiliatrice sopra tutti i suoi divoti che nell'anno incominciato saranno chiamati all'eternità.

Santuarìo di Maria Ausìliatrìce

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 gennaio al 10 febbraio. 15 gennaio - Festa di S. Maurizio - Orario domenicale.

24 gennaio - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.

26-27-28 gennaio - Triduo in preparazione alla Festa di S. Francesco di Sales - Dopo la Messa delle

6, predica, benedizione - Alle 17, lode, predica e benedizione.

29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore io, Messa Pontificale - Ore 15,30 Vespri pontificali, panegirico e benedizione.

30 gennaio - Tutte le preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.

2 febbraio - Purificazione di Maria SS. - Ore 6, messa, predica, benedizione - Ore 17, vespro, predica, benedizione.

3 febbraio - Primo Venerdì del mese (e festa di S. Biagio: benedizione della gola). Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NB. - Le due funzioni serali della domenica (vespro, istruzione e benedizione) cominciano la 1a alle ore 3 ; la 2a alle ore 4,30.

NOTE E CORRISPONDENZE

A Valdocco.

La festa dell'Immacolata. - Sempre attesa, sempre bella e per noi sempre commovente! Celebrò la Messa della Comunione Generale degli artigiani il nuovo direttore, rev.mo Don Mosè Veronesi, quella degli studenti S. E. Rev. ma Mons. G. Khayath, Corepiscopo e Vicario Generale di Mossul, e pontificò alla messa solenne S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia e Vicario Apostolico di Mèndez e Gualaquiza.

A sera un breve trattenimento musico-letterario, presieduto da Mons. Costamagna, chiuse la gioconda solennità.

S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, il zelantissimo Vescovo Missionario, che, mosso unicamente dal desiderio di salvar delle anime, ha ornai percorso tutte le repubbliche del Sud, del Nord e del Centro America, disseminando ovunque la sua ardente parola, resa più efficace dallo splendore delle sue virtù, la mattina del 9 dicembre abbandonava Torino e all'indomani salpava da Genova alla volta della Repubblica Argentina. Raccomandiamo alle preghiere dei lettori l'apostoliche fatiche di questo zelantissimo Vescovo, affinchè abbiano ad essere coronate di frutti sempre ubertosi.

S. E. Rev.ma Mons. Khayath fu con noi alcuni giorni. Egli venne per visitare gli orfanelli siri, da lui condotti nello scorso luglio. I bravi giovanetti furon felici di rivedere il generoso benefattore, al quale sono debitori dell'educazione che presentemente ricevono e dal quale ebbero pure tante prove di paterne sollecitudini nel lungo viaggio da Mossul a Torino. Anche Sua Eccellenza fu molto soddisfatta della buona volontà dei suoi protetti e ne prese nuova lena per vincere ogni ostacolo e realizzare - a costo di qualunque sacrifizio - il nobile disegno che egli ha concepito per la redenzione morale e materiale della gioventù siriana.

Omaggio dei Cooperatori di Sicilia.

I Direttori diocesani di Sicilia, insieme con una cospicua offerta collettiva raccolta fra i cooperatori, hanno inviato al sig. D. Albera uno splendido album artisticamente rilegato e recante in prima pagina un indirizzo in finissima pergamena.

« Offrendo quest'Album di adesioni e di offerte - così la dedica - interpreti dei sentimenti comuni, intendiamo rendere omaggio alla memoria del Ven. D. Giovanni Bosco e del compianto D. Rua, esprimendo il voto di poterli presto onorare sugli altari; intendiamo rendere plauso all'opera dei buoni Salesiani che, diffondendo coll'azione e coll'esempio nelle nostre terre uno spirito di apostolato santamente giovane e vigoroso, colle scuole e colle officine, negli istituti e negli oratori festivi, ci hanno educato una gioventù cristianamente e modernamente sana, gettando un provvido germe di bene nella nuova generazione; intendiamo esprimere il nostro gradimento per la meritata nomina di V. S. Rev.ma a Superiore Generale della Società Salesiana. Il giorno 29 luglio u. S. quando doveva festeggiarsi il Giubileo Sacerdotale dell'indimenticabile D. Rua, i Cooperatori di questa Ispettoria raccolti dai benemeriti Decurioni e Zelatori, commemorando l'illustre estinto, innalzarono preci comuni per ottenerne dal Signore un degno Successore.

» Ed il Signore ci esaudì. La notizia dell'elezione di V. S. Rev.ma fu accolta dappertutto con piena soddisfazione ed in molti luoghi se ne resero pubbliche azioni di grazie al Signore col canto solenne del Te Deum davanti al Divinissimo ».

La dedica reca i nomi dei seguenti direttori diocesani: Mons. Pasquale Permisi, Acireale - Mons. Mario Mineo Jannì, Caltagirone - Can. Francesco Pulci, Caltanisetta - Can. Salvatore Puglisi, Catania - Abate Giuseppe Misuraca -

Cefalù - Can. Calogero Gaglio, Girgenti Can. Guglielmo Vinci, Mazzara del Vallo -

Sac. Salvatore Diliberto (p. il D.), Monreale - Mons. Giuseppe Scarcella, Messina - Mons. Giorgio La beta, Nicosia - Can. Giuseppe Serrentino, Noto - Mons. Gaetano Catalanotto, Palermo - Can. Paolo Sidoti, Patti - Mons.. Giuseppe Alessi Batù, Piazza Armerina -

Sac. Giuseppe Camorella (p. il D.), Siracusa Can. Vincenzo Sesta, Trapani. Ad essi i più vivi e cordiali rallegramenti.

Tra i figli dei popolo.

TRIESTE -- La benedizione della Chiesa del= l'Oratorio. - La parte inferiore della chiesa che si sta costruendo in onore di Maria SS. Ausiliatrice in Trieste, riservata come cappella dell'Oratorio festivo, venne solennemente inaugurata la domenica 18 dicembre. Tra una gran folla di gente e tutto un popolo di giovani, eran presenti alla cerimonia le baronesse Emma de Seppi, Emde Lutteroth e Nina Morpurgo; le signore de Pott e figlia ed Enenkel; le signorine Urbancich e Glanzmann; le signore Rosina de Burger, Brocchi, Zaninovich e Pucalovich; il cav. Enrico Iasbitz, il sig. Augusto Iacopig, presidente del Tribunale d'Appello; S. E. il Conte Oassini, vice ammiraglio; il contrammiraglio Geza dell'Adami, con le figlie; il cons. aulico Francesco de Canevari; il cons. aul. commendator Luigi Fabiani; il cav. Luigi de Bernetich Tommasini con la famiglia; l'ori. Pietro Spadaro, deputato al parlamento; l'on. Clodoveo Budinich, cons. municipale; il dott. Francesco de Piccoli, cons, d'appello; il bar. Filippo Reinlien, capitano distrettuale; il cav. Giancarlo de Wanniek; il conte e la contessa S. Fermo, il bar. Rinaldini e la sua gentile consorte; il sig. Riccardo Rupnik, console del Paraguay.

Il sacro rito fu celebrato dal rev.mo D. Filippo Rinaldi, prefetto generale della nostra Pia Società, assistito da Mons. Pederzolli e dai direttori salesiani di Gorizia e di Mogliano Veneto.

Dopo le funzioni della sera, vi fu un solenne trattenimento musico-drammatico, colla fine esecuzione dell'operetta: « I paggi di Carlo V ».

Sul finir d'aprile si spera di consacrare la chiesa superiore, destinata al pubblico.

SAVONA. - L'8 dicembre, nell'Oratorio di N. S. della Misericordia, preceduta da una bell'accademia si tenne l'annuale distribuzione dei premii ai migliori soci ed alunni. Il vasto teatrino era pieno zeppo di signore e signori della migliore società savonese. Presiedeva S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Scatti, Vescovo di Savona, felicissimo di trovarsi in mezzo a tanta eletta parte di suoi diocesani. Il programma fu eseguito con precisione e perfetto affiatamento. Acclamatissimi i dialoghi e le recitazioni. Il sig. Giuseppe Ricci disse in una brillante orazione quanto di bene in 18 anni ha operato l'Oratorio di Savona, grazie sopratutto allo zelo delle Dame Patronesse, ed invocò l'aiuto dei buoni perchè l'opera sempre meglio si sviluppi. Ammirata la parte ginnastica che strappò ripetute ed entusiastiche ovazioni all'assemblea.

ALASSIO. - La la domenica di dicembre, gran folla di signore e signori conveniva nel teatrino dell'Oratorio per assistere alla cerimonia della distribuzione dei premi. « Abbiamo notato - scriveva un giornale liberale - tutta la Giunta, il Sindaco, diversi consiglieri, il M. R. Parroco ed altre notabilità. Quando entrò nel salone il nostro egregio sindaco cav. Airaldi l'orchestra suonò la marcia reale e nel teatro scoppiò un fragoroso applauso. Iridi ebbe principio la cerimonia. Il direttore del Collegio Dott. Lucchelli pronunciò un discorso d'occasione. I giovani dell'Oratorio eseguirono con sicurezza ed intonazione due cori di bell'effetto. Poscia udimmo varie recitazioni di versi; si distinsero i giovani Garassino, Fugassa, Cazulini, Corbett, Torre ed altri di cui ci sfuggono i nomi.

» Negli intermezzi l'orchestrina diretta dal bravo M° Don Dini esegui con precisione ed eleganza un minuetto e due fantasie originali in cui tutti gli esecutori ebbero modo di farsi ammirare. Dopo ciò si alzò il sipario del teatrino e di colpo ci trovammo trasportati in una povera capanna di selvaggi dell'Africa tenebrosa. L'azione in un atto dal titolo I due neretti venne interpretata in modo lodevolissimo. Infine ebbe luogo la distribuzione dei premi consistenti in orologi, libri, giuocattoli ecc. a quei giovani che maggiormente si erano segnalati per assiduità e buona condotta... >.

FERRARA. - Un nuovo Circolo. - L'11 novembre nei locali del Collegio S. Carlo e dell'annesso Oratorio, s'inaugurava la sede del Circolo giovanile sorto per impulso dei Salesiani e la cooperazione volonterosa di alcuni laici. Il Circolo ha preso il nome: Ars et labor; e n'è presidente il nob. Conte Luigi Buosi, il quale consacra ad esso tutta la sua attività. Difatti la nuova associazione, sorta con modeste pretese, è già fiorentissima per soci; anche perchè libri, riviste illustrate, giornali, giuochi di sala, il tutto distribuito in ambienti convenientemente arredati, la rendono un luogo di ritrovo rispondente ad ogni esigenza. Il Circolo ha già una sezione drammatica ed avrà presto anche una scuola musicale.

SLIEMA-MALTA. - L'inaugurazione della « Salesian Boy's Brigade ». - La seconda domenica di ottobre l'Oratorio Salesiano di Sliema, gaiamene adorno di piante, trofei e bandiere, presentava un magnifico aspetto. I locali riservati alle autorità, agli invitati, al pubblico ed ai giovani, erano gremiti: e fra gl'intervenuti si notavano non pochi alti ufficiali dell'esercito e della marina, una larga rappresentanza del Clero e delle Autorità Civili, nonchè i principali Benefattori dell'Oratorio.

Nell'anmpio stadio spiccavano i giovani della Salesian Boy's Brigade nella loro elegante divisa con la ricca bandiera, agli ordini del sig. Sergente Giuseppe Mifsud, e dietro ad essi stavano le piccole reclute e la Sezione Allievi della Brigade dell'Oratorio di Birchircara al comando del sig. Serg. Calafato.

Alle 4.30 pom: precise giunse il Generale A. P. Penton, ricevuto al suono della Banda Duke of Connaught e accolto con prolungati applausi. I giovani della S. B. B. gli resero gli onori militari, ed egli con evidente compiacenza passò in rassegna il giovane drappello. Assisosi quindi al posto d'onore, il Direttore dell'Oratorio gli porse con brevi parole il saluto.

« Permettete, sig. Generale - gli disse - che vi presenti una schiera di baldi giovanetti, i quali nella divisa e nell'aspetto marziale vi dicono: - Siamo i figli della Patria e dell'Impero; e mentre ci addestriamo alle lotte dell'anima con l'educazione religiosa che ci rischiara l'orizzonte dei nostri supremi doveri, vogliam pur rafforzare l'organismo, rendere agili le membra, sicuro il braccio, pronto lo spirito, per poter dare alla Patria e all'Impero il tributo d'onore, di gloria e di vita, se fia d'uopo, ancora.

» E voi, nel gradire l'invito di presiedere l'odierna cerimonia, vi siete compiaciuto di dare con la vostra presenza un alto segno di gradimento verso la nuova istituzione, incoraggiando così istitutori e giovani a proseguire nel nobile intento.

» E così sarà! Noi proseguiremo, formando nuove reclute; e così il drappello, cresciuto di numero. e di valore, potrà aggregarsi alla grande falange dei piccoli soldati dell'Impero e nell'unione di tanti cuori, nei fremiti di tante anime, si sentirà più bello, più forte l'amor della Patria! ».

Terminati gli applausi, che accolsero le vibrate parole, il Colonnello A. Sammut pronunziò un concettoso discorso, in cui con stile brillante parlò delle finalità della S. B. B. che si propone di formare con la disciplina e gli esercizi fisici e militari i futuri soldati, sorretti altresì dagli aiuti efficaci della Religione e della morale;, e terminò dicendo che se giungesse l'ora, i giovani educati nella S. B. B. avrebbero risposto alla voce della Patria e dell'Impero con le enfatiche parole: - Pronti, sempre pronti!

Cessati gli applausi anche il Gen. Penton si compiacque prendere la parola per lodare la geniale iniziativa e rilevarne i vantaggi per l'avvenire di quelle piccole reclute della Patria, dicendosi lieto di presiedere quella festa e dichiarando costituita formalmente la Salesian Boy's Brigade.

Un prolungato battimani coronò le nobili parole del Gen. Penton, e quindi ebbe principio lo svolgimento delle esercitazioni.

I trenta giovani si distinsero nell'accurata trasmissione semaforica di un messaggio del Gen. Penton, nonchè negli esercizii fisici e militari che eseguirono cori accompagnamento di banda, venendo coronato ogni numero da generali applausi.

Fattasi sera, si svolse nell'ampio stadio uno svariato trattenimento di Tattoo con lampade alla veneziana e sotto gli occhi della folla passarono, coane una vera fantasmagoria, disegni, motti, e felici combinazioni di luci. Al termine del Tattoo i giovani della S. B. B. mandarono un triplice urrà, al Generale Penton, fra l'entusiasmo di tutta la folla. Indi fu cantato da un poderoso coro di giovani l'Inno di Malta e il God save the King con accompagnamento di banda.

Ci par doveroso tributare una lode al sig. Giuseppe Mifsud, il quale, validamente coadiuvato dal Caporale P. Mauro e dal Clo. Serg. Giuseppe Izzo, ha saputo formare una schiera di giovani così disciplinati.

ROSARIO (Rep. Argentina). - Una bella gara catechistica si svolse il 17 novembre nell'Oratorio Salesiano. Togliamo dal Cristoforo Colombo:

« Il vasto cortile, dove trovasi il palcoscenico del teatrino, con gusto era stato adornato di bandiere e drappi, e gli appositi programmi inviati alle famiglie avevano chiamato dal di fuori un buon numero di persone che seguirono col più vivo interesse la lotta, sostenuta con vero ardore.

» Alle quattro in punto, il rev. Direttore, dopo aver disposti i cinquantadue che dovevano contendersi una corona da centurione e dieci seggi della corte, diede il segnale dell'attacco. E l'attacco consisteva nel recitare a memoria le prime tre parti del Catechismo romano...

» Le prime tre parti del Catechismo erano state recitate ed ancora un buon numero dei gareggianti rimanevano a lottare. Un solo sbaglio bastò allora per decidere la sorte. »

Gli undici vincitori furono : Centurione (o principe): sig. Giovanni Miiller; Decurioni: sigg. Nicola Viola, Attilio Turelli, Carlo Farina, Antonio Venier, Alfredo Vau Iuylen, Vincenzo Cipriani, Carlo Cantini, Ilario Dichio, Casildo Gimenez, Andrea Gilliand.

Gli Ex-allievi.

TORINO. - Il Circolo « Giovanni Bosco » l'8 dicembre u. s. celebrò la sua festa sociale. La funzione religiosa fu compiuta nel mattino al Santuario di Maria Ausiliatrice. A mezzogiorno settacinque soci si riunivano a cordiale banchetto. Alla tavola d'onore sedevano attorno al presidente, consigliere comunale prof. Gribaudi, l'Assistente Ecclesiastico, il can. Berrone, il consigliere comunale avv. Barberis, il cav. Borino, il dott. Marchisone, il dott. Clerico, e il sig. 'Lanetta, vice-presidente. Il prof. Gribaudi comunicò numerose adesioni augurali, fra cui, applauditissime, quelle del rev.mo D. Albera, del Can. prof. Giov. Battista Anfossi, socio benemerito, e dell'avv. M. Capello: ed ineggiò alla prosperità del Circolo per l'attuazione dei suoi nobili ideali di cultura e di elevazione. Parlarono anche il can. Berrone, l'avv. Barberis, l'avv. P. Battù, il signor Lorenzo Alpino e il sig. Alessio Pretto. Chiuse con efficaci rilievi e spronando a sempre maggiore attività il rev. D. G. Minguzzi.

Alla sera le eleganti sale del Circolo furono affollatissime di soci e famiglie, l'orchestrina diretta dal bravo M° Nazzari diede il suo primo concerto apprezzatissimo, ed il prof. Claretta eseguiva numerosi giuochi di società.

- Al Circolo « Michele Rua ». - Nello stesso giorno 8 dicembre, preparata con amorevole cura ebbe luogo l'inaugurazione ufficiale del Circolo « Michele Rua » con la benedizione della bandiera sociale.

Malgrado il tempo contrario affluirono alla sede del Circolo, sorto nell'Oratorio S. Luigi presso la Chiesa di S. Giovanni Evangelista, moltissimi membri di circoli ed associazioni cittadine, tra cui le bandiere e le rappresentanze dell'Oratorio locale, dell' Unione Antichi Allievi , dei Circoli Auxilium, Excelsior, Fides et Robur, Scuola di Propaganda, Fides et Virtus, e delle Sezioni Operaie di S. Massimo, S. Carlo, Pilonetto e molte altre.

Dopo la messa nella cappella dell'Oratorio, giunse il Card. Richelmy, accolto al suono della marcia reale eseguita dalla banda dei SS. Angeli Custodi, diretta dal M° Pasero. Ossequiarono l'Em.mo Card. Arcivescovo il Direttore del Circolo, il Rettore di S. Giovanni Evangelista, l'Ispettore salesiano Don Farina, il Curato di S. Massimo teol. Pietro Corgiatti, ed altri ecclesiastici e laici.

Sua Eminenza benedisse la bandiera e pronunziò un affettuoso discorso. Il S. Padre inviò la sua benedizione. Padrino e madrina della cerimonia furono l'esimia signora Albina Conti e l'ill.mo cemm. Edoardo Bruno. Nelle sale del Circolo venne offerto un vermouth d'onore ai convenuti, ai quali l'egregio presidente rivolse un discorso inneggiante ai più nobili ideali.

Nel pomeriggio causa il maltempo si dovette rinviare il corteo alla tomba di D. Rua; ma dopo le funzioni si improvvisò una cordiale riunione che lasciò in tutti le più care rimembranze. Con una recita serale ebbe termine la riuscitissima festa.

- Il pellegrinaggio alla tomba di Don Rua ebbe luogo la domenica 18 dicembre. Il presidente del Circolo, sig. Luigi Carbone, disse una breve commemorazione e a lui tennero dietro altri soci inneggiando ai preclari esempi lasciati dall'indimenticabile estinto ; quindi, deposta una corona sulla tomba lacrimata, si raccolsero nell'annessa chiesa di S. Francesco di Sales a ricevere la Benedizione Eucaristica.

Notizie varie.

ITALIA.

BAGNACAVALLO (Ravenna). - La mattina del io ottobre per iniziativa del Can. Tallandini, parroco del Carmine, dopo ferventi suffragi il rev.mo Can. D. Pietro Giardini tenne innanzi ad una numerosa ed eletta schiera di fedeli un elogio funebre del compianto D. Rua. Era presente quasi tutto il clero della città e presiedeva il funebre rito il rev.mo Mores. Giuseppe Massaroli. Il cristiano tributo all'anima benedetta del Successore di D. Bosco fu degno della bella schiera di zelanti cooperatori di Bagnacavallo, che da molti anni ammirano ed amano le opere del Ven. D. Bosco.

Il 24 dello stesso mese si tenne una pubblica, conferenza. Il sullodato Can. Giardini espose quale sia il vero concetto del cooperatore salesiano, e disse della necessità nei tempi che corrono di sottrarre la gioventù ai tanti pericoli della scuola, della officina e della strada, per educarla a sentimenti ed a convincimenti cristiani forti e sinceri. Da ultimo esortò con efficaci parole tutti i presenti ad inscriversi tra i cooperatori, i quali eser citando un apostolato di preghiera, di buon esempio, di elemosina e di azione personale, possono efficacemente cooperare alla ristorazione cristiana della società.

DOLIANOVA (Sardegna). - Qui pure con l'intervento (lei parroci della Forania, si celebrò una messa da requiem per D. Rua, alla quale intervennero alcuni membri del Consiglio comunale, altre notabilità del paese ed un largo stuolo di popolo. Finita la messa, prima dell'assoluzione al tumulo, con parola calda e vibrata il rev. Atzori, ricordò ai presenti la vita dell'estinto, dimostrando qual zelo animasse l'uomo di Dio durante i 22 anni in cui resse la Pia Società Salesiana in qualità di Rettor Maggiore. A sera un'eletta schiera di signori e signore, intervennero alla commemorazione salesiana, che si tenne nel salone della casa parrocchiale, trasformato ed addobbato sfarzosamente per la circostanza. In alto troneggiava una splendida oleografia di D. Bosco, a destra la cara memoria di D. Michele Rua, a sinistra la sorridente figura del nuovo Rettore D. Albera; e su un trono elegantissimo, la statua di Maria Ausiliatrice fra cerei, palme e fiori.

IVREA. - Una conferenza al Teatro Civico. - La domenica i i dicembre un pubblico numerosissimo stipava il Teatro Civico per assistere ad una conferenza sulle opere di D. Bosco.

Tutte le classi sociali erano largamente rappresentate: la platea, i palchi, il loggione erano gremiti di donne dell'aristocrazia e del popolo ed operai, ufficiali, impiegati e studenti. Era presente anche S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, accompagnato da Mons. Vicario e da alcuni Canonici.

La conferenza detta dal prof. D. Stefano Trione fu accompagnata da belle proiezioni dal vero e piacque immensamente.

La vita di D. Bosco, come apostolo, lavoratore instancabile, e benefattore, fu rievocata con brillante e sobria semplicità di parola dal conferenziere nella prima parte della sua esposizione. Nella seconda e terza parte questi mostrò la diffusione dell'Opera Salesiana, e i frutti che a prezzo d'eroici sacrifizi raccolgono i missionari del Venerabile D. Bosco.

Rallegramenti alle benemerite Signore della Società di Patronato per le e Giovani Operaie » ed alla infaticabile Presidente Contessa De-Jordanis, promotrici del trattenimento.

MILANO. - Un omaggio dell'Istituto Salesiano al Card. Arcivescovo. - Nella fausta ricorrenza dell'onomastico del venerato Pastore dell'Archidiocesi, le scuole professionali dell'Istituto Salesiano, che nel Card. Ferrari riconoscono un padre amorosissimo, insieme con un indirizzo d'omaggio presentavano all'Em.mo Porporato per mano di due alunni artigiani una cartella da scrivania, in pelle miniata, stile rinascimento, collo stemma di Sua Eminenza e una dedica affettuosa.

L'Em.mo ammirò la squisitezza dell'artistico lavoro e ne ringraziò sentitamente superiori ed alunni, ai quali rivolse parole di congratulazione speciale, incoraggiandoli a continuare con sempre nuovo e lodevole profitto.

- Nello stesso Istituto si celebrò un solenne ufficio funebre pei benefattori e benefattrici defunti, presenti tutti gli allievi in divotissimo contegno. La Scuola Cantorum eseguì musica di Anerio, Cervi e Mapelli, con gusto ed affiatamento mirabile. La chiesa parata a lutto risuonava con ineffabile sentimento di quelle note vibranti classicamente mestizia e dolore, che sollevavano l'animo alla pace eterna.

NOVARA. - Nell'Istituto di S. Lorenzo Prete e Martire, nel pomeriggio della domenica 11 dicembre si tenne tra trattenimento accademico in occasione della distribuzione dei premi e dei diplomi conseguiti all'Esposizione Salesiana di Torino dagli allievi di quelle scuole professionali.

La festa, simpatica e famigliare, fu onorata dalla presenza del Superiore Generale dei Salesiani, D. Paolo Albera, che per la prima volta dopo la sua elezione si recava a visitare l'Istituto di Novara. Un bel numero di signori e signore, benefattori dell'Istituto, in unione ai giovani del Collegio e dell'Oratorio stipavano la vasta sala del teatrino decorosamente addobbato e abbellito da un magnifico ingrandimento del compianto D. Rua. Era presente anche una rappresentanza dell'Unione fra gli antichi allievi dell'Istituto. Il programma venne eseguito perfettamente: degno di particolare attenzione il discorso tenuto dall'avv. Attilio Fontana, veramente magistrale e tale da dimostrare nell'egregio oratore un uomo caldamente riconoscente all'educazione ricevuta dai Salesiani. Saggi furono i consigli da lui dati a tutti gli allievi dell'Istituto ed in specie ai frequentatori delle scuole professionali, dalle quali, disse, l'avvenire industriale della nostra nazione ha molto da sperare.

Dopo la distribuzione dei premi e delle menzioni, il dott. cav. Marchisio con brevi parole portò le sincere conratulazioni della cittadinanza novarese a tutti i' premiati. La festa si chiuse con le paterne espressioni di D. Albera. Gli intervalli furono rallegrati dalla brava banda musicale dell'Istituto.

PARMA. - Alla Scuola di Religione. - Il 19 novembre nel salone maggiore dell'Episcopio si inaugurava il corso delle lezioni 1910-11 della Scuola Superiore di Religione. Il prof. D. Paolo Lingueglia lesse il discorso inaugurale sul tema : Psicologia dell'anticlericalismo. Gli studenti Gerardi F., Pedretti O, Bertoni G. e Vaccari dissero bei discorsini pieni di sentimento e di convinzione. S. E. Mons. Arcivescovo aggiunse bellissime parole ai giovani alunni indicando loro il modo di trarre profitto dalle lezioni, mercè l'umiltà della mente e la purezza del cuore. Assisteva un pubblico scelto e numeroso. La banda istrumentale dell'Istituto S. Benedetto eseguì bei pezzi di musica.

ROMA. - Conferenze per uomini al S. Cuore. - Togliamo dall'Osservatore Romano del 1° dicembre:

« Si chiuse or ora con esito, come i precedenti, lusinghiero, l'ottavo corso di Conferenze religioseper soli uomini solite a farsi periodicamente durante l'anno nel teatrino dell'Ospizio S. Cuore al Castro Pretorio. I temi trattati durante il corso ora finito, o - potremmo dire - durante l'ultima settimana religiosa, furono quasi tutti sul miracolo e precisamente: Fortezza ed Apostolato (Cav. Avv. Cremonesi) - La possibilità del miracolo (Mons. Prof. Salotti) - Le apparizioni di Lourdes e la scienza (Coram. Prof. Persichetti) - Il miracolo della Risurrezione di Lazzaro (P. Molini) - Il miracolo della propagazione e conservazione del Cristianesimo (Sac. Gianferrari) - Il piccolo martire dell'Eucaristia (Cav. Avv. Cremonesi).

» Voler parlare d'ogni conferenza sarebbe cosa superflua quando siansi visti i nomi degli oratori, la cui valentia è ben nota in Roma.

» Alcune conferenze, e precisamente quelle tenute dall'egregio Cav. Cremonesi della benemerita Società degli Interessi Cattolici, furono accompagnate da artistiche proiezioni.

» Riuscitissimo dunque e quanto mai utile anche questo nuovo corso, cui assistette ogni sera, a dispetto del tempo, un numero considerevole di non meno che trecento uomini, la maggior parte impiegati e operai, fra i quali non mancarono alti funzionari ed elette personalità del laicato...»

EUROPA.

VIENNA. - L'Opera Salesiana, mercè il nuovo fabbricato, ha potuto iniziare il più consolante sviluppo. La sera del i ° novembre i convittori si raccolsero insieme col personale dirigente in famigliare trattenimento, svolgendo alcuni importantissimi temi d'indole sociale. Il 17 novembre l'istituto ebbe una visita dell'Ausiliare dell'Em.mo Arcivescovo di Cracovia.

L'Oratorio annesso dà i più splendidi risultati. I giovani che lo frequentano «ogni giorno » son sempre più di 300 e tra loro son già fiorenti alcune associazioni e la scuola di canto. La domenica 18 dicembre s'inaugurò il teatrino. S. E. Rev.ma Mons. Francesco Saverio Nagl, sempre buono coi Salesiani, si degnò intervenirvi e rivolere calde parole ai Cooperatori ed alle Cooperatrici presenti.

OSWIECIM. - Consolanti son pure i frutti che si raccolgono dalle Scuole professionali d'Oswiecim, per il loro indirizzo teorico-pratico meritamente apprezzate dallo stesso Governo. Gli alunni nel presente anno scolastico son circa 250.

Quanto prima si porrà mano ad un'altr'opera, che sarà il miglior compimento di quel fiorente istituto, secondo il concetto di D. Bosco: vogliam dire un Oratorio festivo. L'idea è sorta e si sta coltivando con interesse per tradurla in realtà.

PRZEMYSL. - La fabbrica dei nuovo Istituto, richiesto dallo sviluppo ognor crescente di quella fondazione, per ciò che riguarda la parte muraria è felicemente terminata. ed a primavera avrà il necessario compimento, se non verrà meno la carità dei cooperatori.

AMERICA.

PANAMA. - Il 24 ottobre u. s., grazie alla generosità ed allo slancio di quei buoni cooperatori, specie del sig. Nicarore Obarrio, che si può chiamare il fondatore dell'opera di D. Bosco in Panamà, solennemente si benedisse un nuovo braccio di fabbrica di quel nostro Ospizio, il quale potrà accogliere circa 200 orfanelli o giovani abbandonati. La benedizione fu impartita da quel grande amico dei Salesiani che è l'Ecc.mo Vescovo diocesano Mons. Saverio Junguito, che da tanti anni desiderava e domandava l'opera di D. Bosco nella sua diocesi, imponendosi anche sacrifici gravissimi pur di ottenerla. Padrini della cerimonia furono l'Ece.mo signor Presidente della Repubblica, Paolo Arosemena (assecondato nella protezione dell'Istituto dalla sua degnissima figlia), il sig. Federico Boyd e la signora Maria Pondes. Una folla immensa gremiva il cortile e le adiacenze.

BUENOS AIRES. - Il « Pueblo » ci dà notizie delle festose accoglienze fatte al rev.mo D. Gius. Vespignani, ispettore delle Case Salesiane dell'Argentina e nuovo Direttore generale delle nostre Scuole Professionali. Costretto a tornare temporaneamente per imprescindibili assunti dell'antica sua carica a quella repubblica, egli sbarcava a Buenos Aires per la festa di S. Carlo. Tutti i collegi della capitale andarono a gara del dimostrargli con cordialità commovente la gioia di rivederlo, unendosi alle loro feste numerose schiere di ex-allievi e moltissimi cooperatori, sì da renderle quasi un pubblico avvenimento. La parte migliore di queste dimostrazioni di riconoscente affetto si svolse la domenica 6 novembre al Santuario di Lujàn, ove convenriero attorno all'amato Superiore più di 300 ex-allievi.

- L'11 novembre si onorò nel Collegio Pio IX con una solenne tornata accademica musico-letteraria il Patrono della Capitale, e si distribuirono splendidi premi ai numerosi vincitori del Concorso patriottico letterario, promosso dalla Sezione letteraria dell'Unione Ex-Allievi Salesiani, in occasione delle Patrie Feste Centenarie. I temi erano stati divisi in tre classi. I premi furono provveduti la maggior parte dall'on. Consiglio Nazionale di Educazione. I migliori lavori furono stampati in un elegante fascicolo. Il trattenimento fu intercalato da una rappresentazione drammatica degli Huerfanitos de Don Bosco e da un concorso di declamazione. Numerosi, anche per questa opportunissima iniziativa, i premi e le menzioni conferite.

VALPARAISO (Chili). - Gli alunni del Collegio Salesiano nella prima metà di ottobre avevano la cara visita dei marinai del R. Incrociatore Etruria della Marina Italiana; ed erano felicissimi di poter restituir loro la visita a bordo della nave. Vi si recarono colla loro banda musicale ed ebbero le più affettuose accoglienze ; gli « evviva » all'Italia e al Chili scoppiarono entusiastici dal petto del giovanile drappello e dei soldati italiani.

NECROLOGIO

S. E. Mons. Filippo Allegro.

Si addormentò serenamente il 2 dicembre u. s. carico di anni e di meriti. Era vescovo di Albenga dal 1879, essendo succeduto in quella sede all'Em.mo Card. Alimonda, di cui ricopiò tanto in sè l'amore alla pietà ed alla scienza, ed anche una stima grande per D. Bosco ed una viva benevolenza per le opere nostre. Il suo nome, per una sua tragedia tante volte e sempre con tanto successo rappresentata (S. Eustachio od una famiglia di martiri) era famigliarissimo nelle nostre case. Doni il Pastore Eterno a questo mite e zelantissimo Pastore della Chiesa la meritata corona.

Mons. Ezio Gastaldi-Santi.

Provicario generale dell'Archidiocesi Torinese, si è spento il 17 novembre u. s. dopo lunga malattia, frutto della molteplice attività nell'esercizio del suo alto e delicato ministero. D'indole mite e soave ma di cuore ardente di zelo e di carità, visse una vita umile ma laboriosa e fruttuosissima. La sua morte suscitò vivo rimpianto in quanti lo conoscevano. Iddio misericordioso gli doni una fulgida corona di gloria in cielo!

Mons. Angelo Giovannelli.

Anima di apostolo, colto, pio, operoso e zelante, moriva a soli trentadue anni Vicario generale della diocesi di Piperno. Pieno di ammirazione per l'Opera Salesiana, ne zelò la diffusione dello spirito nell'esercizio del ministero e in quanti l'avvicinavano. Una prece per l'anima sua.

D. Alessio Dufour.

Volò al cielo il 22 settembre u. s. da Cornigliano Ligure, in età di 48 anni. Era un angelo! Il morbo che lo insidiava non gli permise di compiere opere laboriose; ma l'olezzo delle sue virtù trasse al bene molte anime, sicchè coi suoi santi esempi compì egualmente un fruttuoso ministero.

Ai degni congiunti le più sentite condoglianze; ai lettori l'invito a suffragare affettuosamente l'anima di questo buon cooperatore, che tanto amava i giovani e l'opera salesiana.