BS 1910s|1911|Bollettino Salesiano Ottobre 1911

ANNO XXXV - N. 10.   Torino, Via Cottolengo 32.   OTTOBRE 1911.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO- Il 1° Congresso Internazionale degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani   . 289

Commovente plebiscito di affetti - Le adesioni   291

Il primo giorno.: L'inaugurazione - Il saluto del Presidente del Comitato Esecutivo - II saluto di D. Albera - L'inizio dei lavori - La relazione sul io Tema -- Mons. Morganti chiude la 1a Adunanza   .   . .   . 294

Il secondo giorno: Due adunanze piene di alacrità e di entusiasmo - L'omaggio ai Delegati e Rappresentanti esteri - La visita del Card. Richelmy - Il ricevimento del Municipio .   . 300

Il terzo giorno : Gli ultimi lavori - Pel Centenario della nascita di D. Bosco e della festa di Maria Ausiliatrice - Il discorso del Cav. Poesio - Il ringraziamento di D. Albera - L'agape fraterna - Tutti a Valsalice    311

La voce della stampa    319

Il 1° Congresso Internazionale DEGLI EX-ALLIEVI DEGLI ISTITUTI SALESIANI

Fu un insuperabile trionfo di Don Bosco, del suo sistema educativo, del suo apostolato! Convenuti dall'uno e dall'altro emisfero, da venti Stati diversi, e dalle vie più varie - del lavoro, delle scienze, delle lettere, delle armi, del foro e del santuario - mille ex-allievi, con un'armonia di mente e di cuore perfetta, si dissero orgogliosi di averlo avuto a maestro, a padre, a genio tutelare dei cento e cento istituti sorti per incanto sotto diversi cieli, ove insieme con innumerevoli altri giovani essi vissero gli anni più cari della vita; e giurarono concordi, con affetto di figli e di beneficati, di portar alto il suo nome in seno alle famiglie ed alla società. Il nome di Don Bosco risuonò con riverente amore sul labbro di tutti, come un sol desiderio, un'unica brama preoccupò i cuori: diffondere la conoscenza della sua vita, delle sue opere, del suo spirito.

Poichè in un punto specialissimo spontaneamente e senza studio alcuno si trovarono strettamente concordi: nell'essere convinti che Don Bosco fu un uomo straordinario cui Dio volle affidata una missione provvidenziale, uno cioè di quegli uomini che occupano nella storia un posto distinto, perchè propugnatori eminenti delle note caratteristiche della Chiesa : l'unità, la santità, la cattolicità, l'apostolicità. Infatti chi può dire l'amore, l'attaccamento, la divozione di Don Bosco al Romano Pontificato, od enumerare le eroiche sue virtù e misurarne l'altezza sublime?... Chi non sa che il zelo suo non conobbe confini perchè nella sua carità avrebbe voluto abbracciare l'universo, e che lo spirito animatore di una tal vita non era sorretto da alcun miraggio terreno ma unicamente da quella forza e da quella luce divina che brillava agli occhi degli stessi apostoli allorchè si fissavano sul volto di Cristo ?

Quest'intima persuasione li portò alla conseguenza, non rilevata a parole, ma proclamata da tutti gli atti del Congresso

- Stiamo con Don Bosco! I suoi ideali sieno i nostri; nostri i suoi insegnamenti; nostre le sue iniziative e nostro il suo modo di compierle. N'avvanteggeremo noi, le famiglie, la Chiesa, la Società.

Insomma la figura di Lui apparve alla mente di tutti, con una convinzione inconcussa, circonfusa d'una luce di cielo, dell'aureola della santità. Tutti furono ossequenti al volere della Chiesa, ossequenti fino allo scrupolo; ma alta parlava ad ogni cuore quest'intima voce. Di qui quell'entusiasmo, quell'amore, quello zelo pel trionfo degli ideali di D. Bosco, che fu insuperabile. Chi leggendo la nostra relazione, non si mette in questo punto di vista, non potrà e non saprà comprenderla interamente; mentre fu una fioritura di entusiasmo così naturale, che se l'Unione dei Cooperatori Salesiani non fosse stata istituita da Don Bosco medesimo per allargare il campo del bene ed avere il necessario aiuto morale e materiale alle sue Opere, essa sarebbe sorta, spontaneamente, dall'amore e dalla riconoscenza degli accorsi al Congresso.

Questa per noi Salesiani fu la più cara delle consolazioni e ne benediremo in eterno il Signore; per gli ex-allievi fu una rivelazione. Quell'incontrarsi, quell'affiatarsi, quel vedersi delle stesse idee, pur essendo così divisi dalle più disparate condizioni sociali e da tante lingue diverse, ha loro svelato la gran forza morale che essi potranno costituire un giorno, quando, moltiplicate le Associazioni e avvinte queste in un'operosa Federazione, possano da un capo all'altro del mondo far meglio sentire ai popoli l'influenza dello spirito di Don Bosco.

Il Congresso fu adunque anche un invito e un messaggio di unione e di azione a tutti gli ex-allievi ed alle loro Associazioni. Copiosi e ovunque ne maturino i frutti, con l'aiuto di Dio i

Commovente plebiscito di affetti

LE ADESIONI

AL giorno in cui dal solerte Comitato Esecutivo fu lanciato il primo appello, fino all'ultimo giorno del Congresso, le adesioni piovvero affettuose, entusiastiche.

Infiniti furono quelli che si affrettarono ad esprimere la gioia di cui si sentirono pieni al dolce annunzio, o il dispiacere vivissimo di non poterlo accogliere. Spigoliamo brevemente dalla voluminosa corrispondenza.

« ... Fui veramente lieto di ricevere dal Comitato esecutivo del Circolo « Giovanni Bosco » l'invito pel prossimo Congresso Internazionale degli ex-allievi dei Salesiani. È sempre per noi un lieto ricordo il pensare sovente ai nostri Superiori e compagni, coi quali passammo i bei giorni giovanili, educati al ben pensare ed agli alti ideali di fede, di patria e di fratellanza... ».

« Il sottoscritto che per cinque amni frequentò in qualità di studente l'amato Oratorio di Torino e che per altri due anni, mentre prestava il servizio militare a Torino, luogo prediletto per lui fu sempre l'Oratorio e la compagnia più grata quella degli antichi superiori e compagni, ringrazia il Comitato esecutivo del 1° Congresso degli ex-allievi per l'invito di partecipazione al Congresso. Spiacentissimo di non poter prender parte in persona a feste sì care, vi parteciperà collo spirito facendo voti che il Congresso riesca secondo i desideri... ».

« Dolente di non potere personalmente intervenire al Congresso e rievocando ancora con sospiro affettuoso i bei giorni trascorsi nell'Istituto Salesiano « Don Bosco » di Firenze, mi affretto a mandare la mia adesione per il 1° Congresso Internazionale ex-allievi. Bene augurando ai lavori del Congresso, presento al Comitato Esecutivo ed a tutti i colleghi ex-allievi il mio riverente, fraterno e cordiale saluto... ».

« Circostanze critiche m'impediscono di partecipare al Congresso degli ex-allievi, e non posso che inviare la mia adesione. È con gran dolore che faccio ciò, perchè anch'io vorrei esser presente per portare alla bella schiera d'amici il saluto di un generoso figlio di Brescia, che crede di non aver mai degenerato, di non aver mai disonorato i Salesiani di D. Bosco, perchè il suo cuore fu sempre per essi riboccante d'affetto entusiasta... ».

Oh! quante espressioni cordiali! che delicati auguri!...

« La mia adesione al Congresso Internazionale degli ex-allievi di Don Bosco? Non può essere che piena, sincera, entusiasta. Chi, come me, passò ben otto anni, i migliori, negli Istituti Salesiani (di Castellamare di Stabia e di Alassio), chi è rimasto sempre sinceramente affezionato ai cari superiori che seppero formarci un carattere, darci una guida, porgerci sempre la mano amica; chi di Don Bosco conosce la vita, le opere, non può, non deve assolutamente rimanere indifferente alla simpatica riunione che si propone di affratellare quanti del grande Don Bosco sono sinceri entusiasti ed ai suoi figli sono debitori di tanta gratitudine.

» Auguri? Tutti i migliori auguri, tutti i più lieti auguri; i nostri, i miei voti più fervidi sono per la splendida riuscita del grande Congresso; col cuore, col pensiero, con l'animo entusiasta saremo sempre coni nostri educatori!... ».

« Nei figli di D. Bosco io ho avuto i miei primi, indimenticabili maestri e educatori; nei figli di D. Bosco ho ammirato gli apostoli zelanti della gioventù nella mia Spezia. E attraverso a tutto il il bene che essi hanno fatto a me, che essi hanno fatto alla mia città natale, ho imparato ad amare il Ven. Don Bosco, come un Padre che non si è conosciuto, ma a cui si pensa con tenera commozione. Ora gli antichi allievi di D. Bosco si raccolgono presso la tomba cara di Lui, presso quella del suo primo Successore, ad affermare i loro indissolubili vincoli di affetto e di riconoscenza per chi ha fatto brillare ai loro spiriti la luce della verità e della fede. Ed io auguro che la presente manifestazione determini un sempre più vivo fervore nel sostenere e diffondere l'Opera Salesiana, nella quale tutti noi che vogliamo la conservazione e la diffusione della fede nel popolo, confidiamo come in uno dei più mirabili strumenti della Provvidenza... ».

Nè solo ne' laici, ma in esimi ecclesiastici avvampò lo stesso entusiasmo.

« ... Graditissimo mi giunse l'invito a prender parte al Congresso Internazionale degli ex-allievi degli Istituti Salesiani e vivamente avrei bramato di assecondare un ardente mio desiderio di prostrarmi alla tomba del grande, del venerato Don Bosco; ma non lo posso per urgenti e gravi affari di famiglia e per ufficio del mio ministero che mi tengono sacrificato. Ciò non per altro mi reputerò fortunato di parteciparvi in ispirito e fin dal momento invio la mia propria adesione. È un sacrosanto dovere che mi spinge a tanto, perché devo aì figli dell'immortale Don Bosco la mia vocazoine al sacerdozio; fu nell'Ospizio del S. Cuore in Roma che respirai le prime aure del sacerdozio, per me quel sacro asilo fu palestra di studio, di morale educazione, e di stimolo al bene ed all'onesto.... »

Ma perchè dallo splendore di alcuni nomi appaia meglio il trionfo altissimo che ebbe

Don Bosco in questo Congresso, ci sembra doveroso di aggiungere specificatamente altre adesioni, scegliendole fra quelle dei non intervenuti al Congresso.

Il Vescovo d'Asti.

... Come a sfogo dell'animo mio mando un pensiero alla venerata memoria del nostro gran Padre, il Ven. Don Bosco. Quanti soavi ricordi, quante dolci rimembranze dei cari, indimenticabili anni 1866-67-68-69 passati all'Oratorio, all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice, in continua compagnia di Don Bosco. Essendo allora ancor poche le case, tolte rare e brevissime assenze, Egli era sempre con noi. Con noi alla chiesa, con noi alla ricreazione; e com'era dolce ogni sera, recitate le orazioni, sotto il famoso porticato, raccogliere dalle amabili sue labbra i saggi consigli, le paterne ammonizioni.

Più che superiore, era per noi amico, amorosissimo padre. Era il padrone delle anime nostre, il re dei nostri giovani cuori. E noi non eravamo mai sazi di stare con Lui, di udirlo, di mirare la dolcezza di Gesù Cristo che traspariva dal suo sembiante e lo rendeva così caro a tutti.

L'ho sempre impresso il ricordo datomi il mattino di quel giorno in cui, lasciato l'Oratorio, stavo per entrare nel Seminario diocesano. Dopo essermi

confessato: « Mi potresti servir la Messa, mi disse, potrebbe forse esser l'ultima... ». «Troppo onore, gli risposi, ma l'ultima spero di no ». E nol fu davvero, perchè tante altre ancora gliene servii da Seminarista e da Sacerdote.

Celebrata la Messa e spogliate le sacre vesti: « Inginocchiati, mi disse, chè voglio ancora darti la mia benedizione ». E dopo avermi benedetto, tenendo e premendo la sua santa mano sul mio capo: « Ricordati, Luigi, se coll'aiuto di Dio diventerai Sacerdote, quaere lucrum animarum et non quaestum paecuniarum ». Quelle parole, accompagnate dal suo sguardo penetrante, mi scesero così al cuore da non dimenticarle mai più. Esse furono per me tutto un programma, furono come la rivelazione d'un sublime e salutare ideale; programma e ideale di quell'uomo di Dio, per cui fu mai niente tutto il resto, standogli a cuore la salvezza delle anime: Da mihi animas, caetera tolle.

Quanta venerazione, quanta riconoscenza e quanto amore sono sempre in cuor mio pel Ven. Don Bosco....!

Intanto faccio voti: 1° Perchè questo straordinario Congresso giovi a rassodare viemeglio questa opera mondiale, cui il nostro Venerabile per disposizione di Provvidenza die' principio e vita. 2° Che in tutti i numerosissimi figliuoli, sparsi sulla faccia della terra, si mantenga ognor costante quello spirito che in loro ha saputo trasfondere l'amato

Padre D. Bosco e ne conserva ovunque in venerazione la memoria. 3° Che spunti presto l'alba sospirata di quel faustissimo giorno, in cui Don Bosco sia dalla S. Chiesa elevato all'onore degli altari, proclamato Santo.

Asti, 29 agosto 1911.

+ LUIGI SPANDRE, Vescovo.

Il Vescovo di Novara.

Ottimo pensiero è certamente quello di raccogliere a Congresso gli ex-allievi delle innumerevoli Case Salesiane di educazione. Il ritrovarsi dopo tanti anni per rinnovare le impressioni della giovanile educazione ricevuta e infervorarsi nei buoni propositi, tornerà veramente di grande vantaggio morale al numeroso esercito degli ex-allievi dei Salesiani. Perciò plaudo con tutto il cuore al prossimo Congresso Internazionale e faccio i più fervidi voti, affinchè abbia buon esito e dia i migliori frutti.

Novara, 12 agosto 1911.

+ GIUSEPPE GAMBA, Vescovo, ex-Allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino.

Il Vescovo di Crema.

È ancor vivo nell'anima mia il ricordo degli anni belli da me passati nell'Oratorio, alla luce che su noi pioveva dal venerato Padre. Che fascino potente e salutare Egli esercitava sopra di noi! Noi ci sentivamo sicuri e felici sotto l'ala paterna di Lui, che riguardavamo come inspirato dall'alto e santo....

» Presto si radunerà presso la tomba del gran Padre il Congresso internazionale de' suoi figli, ossia di coloro che furono educati alla sua scuola. Io faccio un augurio: tornino i figli allle loro case rinnovati di fervore e decisi di imprimere all'opera, di Don Bosco un nuovo e potente moto di efficace operosità a bene delle anime, a salvezza della società.

Crema, Assunzione di Maria, 1911.

+ BERNARDO PIzZORNO, VeSCOvo, ex-Allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino.

L'On. Micheli.

... Aderisco di tutto cuore al Congresso internazionale degli ex-allievi dei Salesiani e spero di poterlo presenziare (io che fui alunno del collegio di Alassio) insieme a parecchi amici usciti dal Collegio di S. Benedetto di Parma, intorno al quale, per opera dell'indimenticabile Don Baratta, si costituì, parecchi anni or sono, la prima Associazione di antichi Allievi dopo quella di Torino.

Più che pel desiderio di rivedere gli amici e superiori di un giorno, verremo per esprimere a questi ultimi tutta la nostra riconoscenza e gratitudine per quanto hanno fatto per noi negli anni giovanili e sopratutto per dare ad essi una solenne dimostrazione di solidarietà, tanto più necessaria dopo i vergognosi attacchi della setta che mai non si dà tregua contro quanti lavorano pel bene della gioventù.

Parma, 20 agosto 1911.

Dr. GIUSEPPE MICHELI Deputato al Parlamento.

L'On. Longinotti.

Il 10 settembre abbiamo a Brescia la più grandiosa delle nostre feste federali, con intervento di due Eminentissimi, Ferrare e Maffi. M'è quindi materialmente impossibile allontanarmi alla vigilia; e ne sono dolente, perchè un'apparizione al Congresso l'avrei fatta volentieri. Ad ogni modo mando atto della mia cordiale adesione e del dolore di dovermene star lontano.

Borgo di Valcamonica, 17 agosto 1911.

Dr. Giov. M. LoNGINOTTI,

Deputato al Parlamento.

Il dott. Pio Benassi del Consiglio Superiore del Lavoro.

... Avevo proprio divisato di passare alcuni giorni tra gli amici, lontano da ogni occupazione d'ufficio. Invece col 1° del corr. settembre dovetti presentarmi al reggimento a compiere un corso d'istruzione per la promozione a capitano. Così la necessità di servire la patria manda a mare ogni più bel proposito di vacanza. Così non posso intervenire al Congresso, non posso passare un giorno lontano dagli affari. Ella mi usi la cortesia di considerarmi presente in ispirito, e di comprendere quanto mi dispiaccia essere assente dopo che avevo cordialmente aderito....

Nè mancarono al Congresso adesioni ambite di eminenti Cooperatori. Ne riportiamo una sola, preziosissima, di un Senatore del Regno.

Villanova Solaro (Cuneo) 1-ix-11.

Caro D. Minguzzi,

Lontano da Torino mi sarà difficile assistere al Congresso Internazionale fra gli ex-allievi salesiani. Me ne duole perchè Ella sa da quanta simpatia, da quanto affetto, da quanta devozione io sia legato ai Salesiani.

Voglia quindi per cortesia ricordare in quelle riunioni il mio fervido attaccamento, il mio profondo rispetto ai Salesiani, tutti i migliori voti che faccio per ogni migliore esito di questo opportuno Congresso.

Con molta stima suo servitore

ANTONIO MANNO,

Cooperatore Salesiano.

NELL'INAUGURAZIONE.

A cura del Comitato Esecutivo, l'8 settembre usciva un Numero unico, in 8 pagine, contenente vari affettuosissimi scritti di ex-allievi, l'orario delle sedute, i Temi e le conclusioni proposte al Congresso. Riferiamo in parte il saluto del Comitato Esecutivo.

...Ritornano adolescenti, oggi, uomini gravi e venerandi, che sotto gli umili porticati del più antico Istituto Salesiano udirono Don Bosco, nella

quiete serale, profetare cento e cent'altri Istituti, che Egli stesso segnava poi sulle carte geografiche dei Continenti. - Hanno il pianto negli occhi questi uomini gravi ; ma è pianto dolce come l'adolescenza trascorsa.

Ritornano fanciulli - ed è più facile a loro - falangi di tali cui il proposito virile o il confidente ingegno della balda giovinezza fa saldi, fa alacri sulla via del dovere. Essi videro appena il Venerabile Don Bosco, o non lo videro affatto ; ma plaudirono festanti al Figlio prediletto dello spirito di Lui, a Don Rua, che, austero e sorridente, rischiarato e quasi mosso da una lampada interiore, percorreva l'Europa e le terre mediterranee d'Asia e d'Africa, facendo del bene.

Gl'inviati dei circoli d'America rivedono quì, eletto Rettor Maggiore, quel Rappresentante del Successore di Don Bosco, che visitò tutte le fiorenti colonie salesiane d'oltre Oceano, destando in cuore a tanta gioventù quell'intimo desiderio di virtù cristiane che, nell'ultimo mezzo secolo, appunto i due grandi Servi di Dio, e forse essi soli, poterono destare.

Tutti, anziani e giovani, si ripetono oggi i nomi di Mons. Cagliero, di Mons. Costamagna, di Mons. Fagnano e dei desideratissimi Mons. Lasagna, D. Bodrato, D. Calcagno e Don Unia apostoli forti e miti.

Desidereremmo oggi rivedere la cara e buona immagine paterna di educatori ottimi, quali i compianti D. Durando, D. Bonetti, D. Belmonte, D. Bertello, D. Rocca, D. Guidazio, D. Oberti, D. Giuseppe Bologna, D. Baratta

È tutta una vicenda di memorie la nostra, che, in modo non diverso dalla storia di qualsiasi popolo, muove dagli eroismi del periodo iniziale per determinarsi via via in fatti che sono più regolati - diremmo - nella loro apparenza, ma che, ben studiati, hanno sempre la vera grandiosità delle imprese.

Ciascuno poi ha i suoi ricordi particolari : le assidue fatiche dell'officina o della scuola, feste schiette, grandiose, inimitabili, una chiesetta

Amici,

Si rinnovi intera la giovinezza dell'anima nostra in questo Convegno, così che nelle nostre famiglie carissime e nella vita sociale rifluisca anche per noi un'onda fresca di quella zelante dolcezza cristiana che Don Bosco attinse ogni giorno della sua mirabile missione all'acqua viva zampillante in vita eterna.

Cómpito ardito il rinnovamento individuale e sociale per mezzo d'una zelante dolcezza cristiana ; ma a noi, affratellati perchè cresciuti ad un'unica scuola, sarà più facile l'arditezza del cómpito, proposta del resto, e voluta da Dio.

Al saluto abbiamo aggiunto un augurio fraterno.

Il Primo giorno

L'inaugurazione - Il saluto del Presidente del Comitato Esecutivo - Il saluto di D. Albera

L'INIZIO DEI LAVORI - LA RELAZIONE SUL 1° TEMA

Monsignor Morganti chiude la 1a adunanza

EBBE luogo l'inaugurazione alle ore 16.3o dell'8 settembre, festa della Natività di Maria SS.ma. L'aspetto dei cortili dell'Oratorio, adorni di bandiere di ogni nazione ed affollati di centinaia di congressisti, è quanto mai festivo e pittoresco. Tra i chiari vestiti dei più, spiccano le divise degli ecclesiastici e di alcuni militari. Nel cortile Maria Ausiliatrice - l'attiguo all'ingresso - dà concerto la musica dei nostri bravi artigiani; ma anche negli altri - nei cento e cento gruppi in cui si scambiano i saluti più cordiali e s'intessono le conversazioni più liete, condite di mille ricordi, - regna egualmente sovrana l'armonia.... dei cuori!

Alla sede del Bollettino Salesiano - dove il Comitato Esecutivo ha trasportato da poche ore le sue tende e ferve ininterrotto il lavorio della Commissione dei ricevimenti, presieduta con finissimo tatto e con abnegazione mirabile dall'ing. prof. Giovanni Bairati - è un continuo affollarsi di semplici Congressisti e di Congressisti Patroni e Delegati pel ritiro delle tessere e dei doni che l'accompagnano: - una copia della breve vita di Don Bosco. del Marchese Crispolti, offerta dal sig. Don Albera; una guida della città, offerta dal Municipio e dalla « Pro Torino »; un libretto di biglietti di ingresso ai Musei cittadini, con un biglietto d'ingresso all'Esposizione Internazionale offerto dal Comitato della stessa Esposizione.

Ma lasciamo i cortili, ed avviamoci al locale ove si terrà il Congresso. Due orifiamme che sventolano su due alte antenne ai lati del passaggio dal cortile Don Bosco al cortile S. Francesco, ci servono di guida. Infatti ecco là, di fronte, il teatro, sulla cui porta, adorna di verdi arbusti e di un semplice drappeggiamento, spicca una bella targa recante la scritta: CONGRESSO

INTERNAZIONALE EX-ALLIEVI DEI SALESIANI DI DON BOSCO.

La grande aula presenta un aspetto elegantissimo nella sua semplicità. Il palco scenico è stato convertito in una splendida sala dagli addobbi purpurei su cui - nella parete di fondo - spiccano i ritratti di D. Bosco e di D. Rua, ai lati del Crocifisso. Intorno intorno la vasta platea, si leggono i nomi degli Stati ove si è diffusa l'opera di D. Bosco, e le loro

bandiere pendono dalla balconata delle gallerie, adorne di festoni cremisi con frange d'oro. In alto, sulla fronte spaziosa che domina il palco d'onore è dipinto il primo rigo dell'inno a D. Bosco, musicato dal Maestro Pagella su parole del prof. Don Ruffino: CANTIAM DI DON BOSCO, FRATELLI, LE GLORIE!...

In vero l'inno meraviglioso che per tre giorni continui si sprigionò da oltre mille anime, con una spontaneità ed una fusione unica anzichè rara, incomincia.

Sono le i6. Entrano nell'aula i Delegati accorsi da ogni parte d'Italia e dalla Francia, dalla Tunisia, dall'Algeria, dalla Spagna, dal Portogallo, dal Belgio e dall'Inghilterra, dalla Svizzera, dall'Austria-Ungheria, dall'Egitto, dal Brasile, dall'Argentina, dal Chili, dalla Bolivia e dal Perù, dall'Equatore, dalla Colombia, nonchè quelli degli ex-Allievi delle Repubbliche del Salvador, del Guatemala, del Nicaragua, dell'Honduras e degli Stati Uniti del Nord America. E mossa ad essi la pregiudiziale, se nulla osti alla discussione dei temi stabiliti dal Comitato Esecutivo ed ai voti presentati intorno ad essi dai vari relatori.

Avutone con entusiasmo il pienissimo assenso, l'aula si apre a tutti e mentre i congressisti assiepano la platea, il pubblico gremisce la prima galleria; le altre due son riservate ai nostri confratelli ed alunni. L'ingresso di Sua Ecc. Reverendissima Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna e del rev.mo signor Don Albera è salutato con un altissimo applauso prolungato, unanime. Ai loro lati prendono posto i membri del Comitato d'Onore del Congresso e del Consiglio Superiore della nostra Pia Società, D. Rinaldi, D. Barberis, D. Cerruti, D. Ricaldone, D. Lemoyne; Mons. Muriana, Mons. Anfossi, il Can. Berrone; gli Ispettori Salesiani D. Fascie, D. Conelli, D. Laureri; D. Saluzzo di Milano, D. Tomasetti di Roma, il prevosto D. Olivieri di Genova, ecc. ecc. I dottori cav. Pietro Clerico ed Oreste Marino con gentile deferenza si alternano nell'aula per qualunque eventuale soccorso.

Nel cortile intanto la musica istrumentale attacca le prime note dell'Inno eseguito per la prima volta dai giovani artigiani e dai pochi studenti rimasti nell'Oratorio durante le vacanze. Tutti gli adunati hanno il foglio della musica in mano; e molti le lacrime agli occhi. L'inno bello e grandioso per sè, raddoppia di effetto per la circostanza, come lo accrescerà a mille doppi quando sarà divenuto popolare negli Istituti Salesiani.

Il saluto del prof. Gribaudi.

Prende quindi la parola il prof. Piero Gribandi, Presidente del Comitato Esecutivo. Con animo commosso saluta gli amici convenuti da ogni parte d'Italia e tutti i Delegati esteri, in modo speciale quelli della Francia e della Repubblica Argentina. « La setta - egli grida - è riuscita a cacciare dalla Francia anche la Società Salesiana; ma non è riuscita a cacciarne lo spirito di D. Bosco! » Dell'Argentina ricorda con ammirazione l'Assemblea Internazionale Americana degli ex-Allievi di D. Bosco, tenutasi l'anno passato, che potè considerarsi come il primo incoraggiamento all'indizione del Congresso presente. Rievocata poi la figura di D. Rua morente, che a lui raccomandava la Federazione degli ex-Allievi, si dice orgoglioso di poter proclamare che la Federazione fra le Unioni degli ex-allievi dei salesiani non solo è un fatto compiuto, ma ha pure i suoi frutti, primo il Congresso; scopo del quale non è una rivendicazione di diritti, ma lo studio dei più gravi doveri di ogni ex-Allievo verso se stesso, verso l'Opera di D. Bosco, verso la Società civile. Ringrazia in fine quanti si adoperarono perla riuscita del Congresso : « ed ora - conchiude - al lavoro! Nelle sedute abbiamo lo spirito calmo tenendo fisso lo sguardo ai nostri Superiori ed al cielo, donde Don Bosco e Don Rua ci guardano. Ancora un saluto a tutti! A nome del Comitato Esecutivo, nel nome santo di Don Bosco, dichiaro aperto il Congresso! »

Gli applausi, che eccheggiarono altissimi durante il discorso - specie al nome dei singola Stati che avevano presenti i loro rappresentanti: Viva la Francia! Viva la Spagna! Viva l'Austria! Viva il Belgio! ecc. ecc. - coronarono le ultime parole dell'oratore con uno scoppio fragoroso, insistente.

Ritornata la calma, il prof. Gribaudi ripigliò

« Ho parlato come Presidente del Comitato Esecutivo. Ora, come Consigliere Comunale, reco al Congresso, a nome del Sindaco, il saluto della Città (prolungato applauso), orgogliosa di veder raccolti tra le sue mura i rappresentanti di tante illustri Nazioni, che hanno imparato a pronunciare con particolar affetto il nome di Torino, da cui ebbero la feconda semenza delle Istituzioni Salesiane (grida di « Viva Torino! »).

*

Cessati gli applausi, è annunziata così la costituzione della Presidenza.

PRESIDENZA ONORARIA: Sac. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani. - Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna - Dott. Giovanni M. Longinotti, Deputato al Parlamento - Dott. Pio Benassi, del Consiglio Superiore del Lavoro - Teodoro Clampanain, di Lilla -I membri del Consiglio Superiore dei Salesiani.

PRESIDENZA EFFETTIVA: Presidente, On. Dott. Giuseppe Micheli, Deputato al Parlamento.

Vice-Presidenti : Mons. Domenico Muriana - Cav. Arturo Poesio di Roma - Segovia Ferdinando di Buenos Aires - Augustin Navarro di Orano (Africa) - Avv. Bracale Matteo di Savona.

Relatore generale: Sac. Felice Giulio Cane.

Segretari: Ernesto Barolo - Victor Kinast di Santiago - Vincenzo De Limone di Caserta - Avv. Prospero Battù di Torino.

Quindi sorge a parlare D. Albera.

Il saluto di D. Albera.

È incredibile l'entusiasmo che desta la sua persona: da ogni punto dell'aula e dalle tribune scoppia un applauso che non si può descrivere. E l'omaggio plebiscitario, incondizionato di tutti i presenti, al Successore di Don Bosco.

« Si avanza don Albera - scrisse La Stampa - accolto da un'ovazione che dura qualche minuto. Don Albera parla con una squisita dolcezza, con un'elevatezza di eloquio non riproducibile. Egli rievoca, nell'adunanza che n'è pervasa, che n'è penetrata, lo spirito di Don Bosco: la rievoca con parola piana, semplice, disadorna diremmo; e non pensiamo di dare a quest'ultimo aggettivo altro significato che questo: che la parola di Don Albera non si ammantò di alcun lenocinio estetico per apparir più gradevole : fu quale la suggerì un animo commosso, un animo meravigliosamente schietto e puro. E fu parola che entrò addentro ai cuori che l'ascoltarono, preziosamente ».

Eccone un sunto.

Gli applausi con cui mi avete accolto, o carissimi amici, sono un riflesso dell'affetto che voi portate alla memoria di Don Bosco e di Don Rua. Non è certamente alla misera mia persona che voi li avete rivolti, se non pel posto che indegnamente occupo, e come tale debbo anch'io prendere la parola.

Debbo un saluto a tutti i cari amici che sono convenuti a questo Congresso. Girando lo sguardo attorno, vedo che tutti avete dimenticato i titoli che altrove potete vantare - a cominciare dall'Arcivescovo che presiede - e tutti siete solatamente orgogliosi del titolo di figli di Don Bosco. Voi già altre volte sentiste il bisogno di venire qua per affermare a Don Bosco e a Don Rua (che ne rispecchiava così bene le virtù) il vostro affetto, la vostra gratitudine e venerazione. Essi ci lasciarono orfani; ma voi, o Fratelli ed amici, siete venuti numerosi egualmente. L'idea della superiorità è scomparsa, ma rimane l'affetto: voi lo vedete nei superiori che vi accolgono ; come io, o Fratelli ed amici, lo vedo in voi, nel vostro sguardo e nel vostro sorriso.

Siete venuti di lontano, e noi vi ringraziamo anche per questo, o Fratelli ed amici. Alcuni vengono dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio, dall'Austria, dall'America e non hanno badato a sacrifizi, pur di prendere parte a questo Congresso. Quando visitai la case salesiane di America, fui meravigliato nel veder l'attenzione che mi si prestava quando parlava di Don Bosco. Don Bosco non era mai andato in quelle parti, ma tutte erano piene del suono del suo nome. Qualche cosa di simile avviene anche qui. La distanza, i disagi non hanno diminuito, ma aumentato il vostro affetto, e siete venuti per rivedere o conoscere i Superiori, prostrarvi ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice e sulle tombe di Don Bosco e di Don Rua a Valsalice. Chi ha acceso in voi questi sentimenti? La santità di Don Bosco; giacchè si onora il Santo, non già l'uomo. L'essere convenuti con tanti sacrifizi fin qua è segno che voi stimate altamente l'opera sua. Alcuni fanno ciò per gratitudine ; ma anche la gratitudine quanto è rara nel mondo! Si dice che un pittore volendo dipingere l'abbraccio della beneficenza e della gratitudine lo ideò fra gli splendori celesti, perchè sulla terra non si vide mai siffatto spettacolo. Se un tal pittore avesse assistito a questa riunione ed alle altre di questo Congresso, avrebbe dipinto Don Bosco nell'abituale suo atteggiamento, circondato dai suoi figli che lo guardano con intenso amore! Questo Congresso è una cosa nuova, è un prodigio, è l'incontro della beneficenza e della gratitudine!

Tutto noi dobbiamo a Don Bosco! Che cosa avremmo potuto far noi, se Don Bosco non ci avesse accolto nelle sue Case! Oggi si adunano tanti educatori della gioventù a studiare i mezzi per compier meglio la loro missione, ma io credo che a Don Bosco solo sia toccata la sorte di vedere gli netti della sua educazione. Anzi basterebbe questo Congresso per confutare quelli che vogliono allontanare la pratica della religione dall'educazione.

Ed io mi rallegro pensando che si estenderà sempre più il bene fatto fin qui! Il Congresso finirà, ma non finirà il bene di esso ; giacchè si tratta (come disse bene il prof. Gribaudi) di ravvivare lo spirito di Don Bosco in noi, e di diffonderlo largamente in mezzo alla società. Ognuno di noi deve diventare un apostolo; quindi si può contare quanti voi siete, ma non si potranno mai contare gli effetti di questo Congresso (vivissimi applausi).

Nè potrà essere altrimenti, perchè noi siamo radunati nel nome del S. Padre, che ci ha benedetti con un affettuosissimo telegramma. Non cadrà la sua benedizione, perchè lo spirito di Don Bosco e lo spirito di D. Rua aleggiano intorno a voi, e le vostre risoluzioni saranno tutte informate allo spirito di Don Bosco. Il vostro attaccamento a Don Bosco è a noi noto e confortante; quante volte noi diciamo ai nostri giovani : - Or che siete piccoli, forse non fate troppo caso degli insegnamenti che vi diamo, ma oh! vedeste

come gli Antichi Allievi li ricordano e con quale entusiasmo!

Cari amici, voi siete la gloria dei Salesiani ; voi siete quelli che ci aiutate a diffondere lo spirito di Don Bosco in mezzo alla società;

anzi, nel vostro programma, avete anche un punto che mi ha toccato profondamente il cuore, ed è quello con cui vi proponete di essere i sostenitori e i difensori dell'Opera di Don Bosco (commovente, prolungato applauso).

Non potendo far altro, io vi ringrazio, anche a nome di tutta la Famiglia salesiana, e vi assicuro che all'espressione della riconoscenza ogni giorno uniremo le nostre preghiere.

Il telegramma del S. Padre, ascoltato religiosamente in piedi, era del seguente tenore:

Rev.mo Paolo Albera, Rettor Maggiore Salesiani - Torino - In occasione del Primo Congresso Internazionale delegati ex-Allievi degli Istituti Salesiani, il Santo Padre invia di cuore ai congressisti tutti l'implorata apostolica benedizione estensibile a Vostra Paternità, ai confratelli ed alunni delle numerose Case di Don Bosco.

Card. MERRY DEL VAL.

Con un alto plauso di riconoscente e tenero amor filiale al Padre di tutti i cristiani,

il Congresso inizia i lavori.

In assenza dell'On. Micheli, assume la Presidenza effettiva della 1a seduta l'avv. Bracale di Savona, che porge in prima il saluto augurale ai presenti e illustra anch'egli lo scopo del Congresso: « Qui, a Valdocco, dove tutto parla di Don Bosco, noi dobbiamo ritemprarci nel suo spirito per poterlo meglio diffondere in mezzo alle nostre famiglie, alle nostre città, alla Società tutta quanta! » e termina porgendo, per dovere d'ufficio, speciali. ringraziamenti al Sindaco di Torino, Conte Teofilo Rossi ed alle altre Autorità cittadine, che furono larghe al Congresso della loro simpatia e sollecite del loro appoggio.

Il Relatore Generale propone un telegramma di saluto e di omaggio a S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Gamberoni, ex-allievo del Collegio di Lanzo e dell'Oratorio di Torino, e nuovo Vescovo di Chiavari, che in quel medesimo giorno entrava solennemente nella sua diocesi; e dà, sommariamente, un cenno delle molte adesioni pervenute, tra le quali a noi piace spigolarne altre, inviate telegraficamente.

ASTI. - Congresso ex-allievi, Oratorio D. Bosco,

Torino. - Ex-allievo salesiano invio dilettissimi confratelli cordialissimo saluto. Faccio voti ubertosi frutti Congresso. - + SPANDRE, Vescovo.

NOVARA. - Don Albera, Superiore Salesiani - Torino - Impedito partecipare Congresso ex-allievi Don Bosco, porgo adunati affettuoso saluto, augurando presente riunione rinsaldi nei cuori i principi cristiani, sapientemente istillati nella gioventù

dall'immortale Educatore, rivivente in Vossignoria, erede degnissimo suo spirito. - + GIUSEPPE, Vescovo.

MASSA. - Rev.mo Don Albera, via Cottolengo, 32, Torino -- Collo spirito sono presente Congresso. Ossequio Prelati, Lei, Presidenza. Saluto , benedico carissimi ex-allievi, convenuti Casa del Padre, dove affetto ravvivasi, fede rinfrancasi. - + MARENCO, Vescovo.

LUGANO. - Congresso ex-allievi Salesiani - Torino - Dolentissimo impossibilità intervento Congresso, partecipo cordialmente in spirito, invio saluto congressisti, augurio felicissimo esito riunioni.

- MOLLI.

MADRID. - Federazione ex-allievi Salesiani, Via Consolala, 2 - Torino. - Circolo Ven. Don. Bosco Madrid manda Congresso internazionale ex-allievi saluto cordiale, fermissima adesione. - PRESIDENTE.

MATARÓ. -- Presidente Congresso ex-allievi, Oratorio Salesiano, Torino - Salesiani, alunni, antichi alunni Mataró aderiscono entusiasmati Congresso internazionale. - CALAZANZ.

CADIZ. - Congresso ex-alunni Salesiani, Torino. - Ex-alumnos Colegio S. Ignacio Cádiz adhiérense incondicionalmente Congreso, hacen votos prosperidad Federación ex-alumnos salesianos. - PRESIDENTE.

CIUDADELA (Menorca). - Salesiani, Via Cottolengo, Torino. - Antiguos alumnos Menorca reunidos saludan compañeros congresistas, adhiérense incondicionalmente. - CATALÁ.

LONDON. - Oratorio Salesiano, Torino. - Ex-allievi Inghilterra salutano congressisti, plaudono Superiori, augurano deliberazioni, promotrici libertà religiosa e progresso morale sociale, continuatrici ideale Don Bosco. - MACEY.

MUENCHEN. - Don Albera, Rettore Salesiani, Torino. -Ani Erscheinen verhindert wünscht guten Verlauf kommt anderes mal. - Praelat MEHLER.

PERNAMBUCO. -- Oratorio Salesiano, Torino. - Ex-alumnos Recife adherem, felicitam.

MEXICO. - Gribaudi, Oratorio Salesiano, Torino. -- Circolo Antichi Alunni Messico aderisce solenne Congresso. - AGUILAR.

Compiuti gli accennati preliminari, comincia la

Relazione sul 1° Tema.

« Della convenienza morale ed economica delle Unioni di ex-Allievi e dei mezzi di stringere fra esse vincoli di fratellanza, allo scopo di agevolare la reciproca conoscenza dei soci nelle varie città e nazioni per meglio conservare i frutti della ricevuta educazione e facilitare il mutuo soccorso ».

Il relatore, Dott. Giovanni Battista Mondada, che fu allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino dal 1874 al 1878, illustra il tema per oltre mezz'ora con una dotta analisi, seguita con grande attenzione. S'introduce con una affermazione geniale

« Un illustre filantropo scandinavo, il Nobel, fra gli altri premi dalla sua generosità stabiliti per ricompensare le persone che maggiormente concorrono al progresso sociale, ne ha stabilito anche uno per la pace, e la nostra stirpe dev'esser lieta che ultimamente fosse conferito a un italiano. Ma se, quando quell'istituzione di premii sorse, si fosse trovato in vita Don Bosco, certamente, io mi penso, quel premio sarebbe stato assegnato a lui (applausi), nessun uomo forse nella seconda metà del secolo passato avendo compiuto per la causa del ravvicinamento dei popoli e del loro affratellamento, azione più efficace di lui ; se poi oltre che a persone fisiche il premio Nobel venisse conferito anche a persone morali, la Pia Società Salesiana dovrebbe figurare in prima linea ».

Venendo poi a lumeggiare i frutti sociali dello spirito cristiano : « A questo proposito -afferma- ecco una lieta constatazione che deve renderci fieri. E il risultato di una statistica mia coltivata da varii anni e che non m'ha mai dato in fallo. Degli allievi dei collegi od istituti diretti da Associazioni religiose o da sacerdoti, la percentuale maggiore di quelli che lanciati nel turbine vorticoso della vita attiva si conservano fedeli agli insegnamenti ed all'educazione ricevuta è data dagli allievi dei Salesiani. Donde tale fenomeno che tanto torna ad onore del sistema salesiano ?... Evidentemente, dalla rispondenza del sistema stesso ai bisogni dell'epoca nostra ».

Insiste con efficacia sulla necessità urgente che alla colleganza ed alla solidarietà dei tristi si contrapponga davvero la fratellanza cristiana; e nella Federazione internazionale delle Unioni degli Ex-Allievi Salesiani ravvisa il primo tentativo seriamente vitale di una organizzazione internazionale cattolica.

« Vari tentativi si fecero ed altri sono annunziati di Federazioni internazionali cattoliche : l'ultimo, quella delle Associazioni femminili al Congresso eucaristico di Madrid. Ma nessuna, a mio avviso, ha maggior probabilità di riuscita seria che la nostra, le cui radici si figgono e sprofondano nella comunanza di vita degli allievi e nella comunanza di vita dei professori e maestri, oggi qui, domani -per la loro missione - là, oltremonti ed oltremare.

» Quale altra Federazione può disporre di « agenti » - dirò così - formati a Torino ed operanti a Parigi..., a Lisbona..., a Madrid, a Vienna, a Zurigo, a Buenos Aires, a Rio Janeiro, a Santiago del Cile, a Bogotà di Santa Fè, a Nuova York, al Capo di Buona Speranza, a Macao, a Gerusalemme ?

» Parmi che le altre Federazioni dovranno dalla nostra prender non solo l'esempio, ma gli elementi ».

*

Com'ebbe il dott. Mondada terminata la sua relazione, interrotta più volte da applausi, chiede la parola il cav. Arturo Poesio, Segretario al Ministero del Tesoro, il quale rilevando che il merito principale di D. Bosco educatore fu l'aver trovato la via di andare al cuore della gioventù - avviandola alacremente fino ai fastigi della santità, come dimostrano le vite di Savio Domenico, Michele Magone, Francesco Besucco e di D. Andrea Beltrami - crede conveniente di fare, a maggior gloria di Dio e del Ven. suo Servo la seguente proposta

« Il Congresso degli ex-Allievi dei salesiani, avuta notizia che i Salesiani dell'Argentina intendono di proporre all'autorità Ecclesiastica la Causa di Canonizzazione del giovane patagone Zefferino Namuncurà, figlio del primo e più terribile Gran Cacico e capo delle tribù delle Pampas, plaude alla splendida iniziativa e fa voti che, dopo di aver educato a Cristo il bel fiore del deserto, possano vederlo collocato sull'altare di Dio, ben meritando in tal modo eminente della generosa razza americana, augurandosi che l'Autorità Ecclesiastica accolga una proposta atta a dimostrare altra volta che la Chiesa di Dio è « circumdata varietate » mirabile nei suoi santi ».

Durante la lettura del voto un fremito di commozione pervade l'assemblea che alla fine applaude incondizionatamente.

Sale alla tribuna il sig. Agostino Navarro, e porse a D. Albera e al Congresso il saluto degli ex-Allievi di Francia. Ad ogni periodo il simpatico e gentile oratore è coperto egli pure di applausi.

La seduta si chiude con brevi Parole di Mons Morganti.

Scrive La Stampa: - « Chiamato da lunghi, insistenti applausi , e invitato dalla Presidenza del Congresso, Monsignor Morganti, arcivescovo di Ravenna, s'avanza alla tribuna. L'alto prelato ha la parola facile; e parla con uno spiccato spirito di semplicità e di cordialità, attraendo l'uditorio con questa sua simpatica dote, avvincendolo con la sua eloquenza ch'è tanto più persuasiva quanto più bonaria, che spira la schiettezza dalla sua facilità. Ridire, riprodurre le parole di lui? Non ci pare il caso: avevano uno speciale valore in quanto che erano pronunziate in uno speciale ambiente, tra individui che dall'ambiente erano in modo particolare ìnfluenzati e quindi avevano cuori particolarmente adatti per comprendere ».

Noi però siamo lieti di poterle riferire - quantunque sommariamente - persuasi che torneranno carissime ai lettori.

Io non sono niente affatto chiamato a fare un discorso, come ha dello l'improvvisato Presidente, ma invitato da Don Albera, son qua per darvi la benedizione, prima che si sciolga l'adunanza. Tuttavia vi dirò alcune parole, per spiegarvi ciò che intendo con essa di invocare.

Invocherò dal Signore che questo Congresso possa raggiungere il fine pel quale è promosso, e che abbia a raccogliere frutti copiosi e salutari.

Domanderò per prima cosa al Signore che noi, accostatici per la prima o per la centesima volta al Santuario di Maria Ausiliatrice e a questo dolce nido di santa famiglia, abbiamo a rinnovarci nello spirito salesiano ; cioè ci saturassimo tutti dello spirito del nostro venerabile Padre Don Bosco. E chiaro che nell'arringo cristiana noi pure incontriamo continui ostacoli.- ma come la locomotiva si ferma per far provvista di carbone e di acqua, così noi, attraverso la nostra corsa impetuosa fra tanti ostacoli, dobbiamo fermarci a quando a quando per rifornire la nostra macchina. Ed ecco l'occasione per rinnovarci in quello spirito profondamente cattolico bevuto a larghi sorsi al cuore di Don Bosco. Noi dobbiamo partire da Torino come tante spugne, piene piene dello spirito di Don Bosco!

Vedo lassù un bel mazzo di fiori, una schiera di freschi volti, di care anime, che si trovano nella primavera della vita. Sono i nostri soppiantatori!.... No, cari giovani! voi, come foste la delizia di Don Bosco, eravate la delizia di Don Rua, e siete anche la delizia nostra! Avete un difetto, di cui però vi correggerete presto, quello di essere giovani!... Ebbene, che la mia benedizione vi ottenga la grazia di comprendere il fatto che si svolge sotto i vostri occhi, di intendere bene il significato di questo assembramento singolarissimo. Vedete qui i veterani, che, per quanto distratti dalle occupazioni e dagli affari, si ricordano e si gloriano di essere sempre i Figli di D. Bosco! Noi pensiamo sempre a Lui e, mercè questo ricordo, in mezzo ad un mondo corrotto e corrompitore abbiamo conservata viva quella Fede alla quale egli ci ha educati. Che bell'esempio per voi! Vi si dice spesso: «Andando nel mondo, vi troverete in mezzo a molti pericoli! » È vero ; ma tutti questi, che avete sott'occhio, li hanno vinti i pericoli, e voi pure potrete superarli. E senza dubbio vi riuscirete, se vi lascerete santamente influenzare dallo spirito di Don Bosco, se fin d'ora proporrete in fondo al cuore: « Anch'io voglio essere un degno figlio di Don Bosco! »

Un'altra cosa io vorrei che voi comprendeste. Io debbo una riconoscenza ed una lode specialissima al venerando Don Lemoyne, che nei suoi poderosi volumi delle Memorie di Don Bosco (vivissimo applauso) ci fa luminosamente rilevare una sua virtù, la vivezza della gratitudine. Ho fatto una raccolta di simili esempi leggendo le vite dei santi, ma in Don Bosco ho riscontrato questa virtù in un modo al tutto singolare, tanto che oserei dire che la riconoscenza fu in lui una dote quasi connaturale. Cresciuti alla sua scuola, oggi, tutti gli ex-Allievi ripetono, insieme con la protesta dell'antica loro fede, la protesta della più viva riconoscenza a chi ha illuminato la loro mente e educato il loro cuore. Avete sentito ciò che hanno detto quelli che hanno già parlato.

Hanno sciolto l'inno della riconoscenza a Don Bosco ed ai loro educatori! Ebbene voi pure siate fin d'ora riconoscenti! Vedendo la gratitudine di noi, antichi Allievi, fate tutti il proposito:

« Sarò grato a Don Bosco ed ai Figli di Don Bosco! »

« Al fine del suo dire -- riprende il citato giornale Mons. Morganti impartisce la benedizione.

» E l'aula si sfolla. Questa inaugurazione di Congresso ha avuto un carattere di semplicità e di umanità che ci ha vivamente colpito: un carattere che non poteva essere in nessun altro Congresso, che qui predomina elettissimo carattere di sana, di eletta democrazia ».

Il secondo giorno

DUE ADUNANZE PIENE DI ALACRITÀ ED ENTUSIASMO. L'Omaggio ai Delegati e Rappresentanti Esteri. - La visita del Card. Richelmy.

IL RICEVIMENTO DEL MUNICIPIO.

La seduta antimeridiana.

L'AULA è ancor più gremita; è giorno feriale ed è cresciuto il numero degli ecclesiastici. Molti di essi son dolenti di non potersi fermare sino alla chiusura; ma son felici di dare, col loro numero imponente, una dimostrazione di riconoscenza all'Opera che loro aperse la via al sacerdozio. Vari ci dicevano: - Bisogna contare quanti siamo!.... il nostro numero di oggi dice come anche noi siamo grati ai Salesiani ! --- Si abbiano l'assicurazione della nostra riconoscenza.

Il Vice-presidente Cav. Arturo Poesio, è pregato di assumere la presidenza in attesa dell'On. Micheli; ed egli, dopo aver ricordate le norme regolamentari del Congresso, apre subito la discussione generale sulle conclusioni del I° tema. Alla tribuna siede il relatore dott. Giov. Battista Mondada.

La discussione procede animata e interessante. Noi, per essere più pratici e perchè ognuno possa meglio conoscere ciò che si è detto e fatto nel Congresso, tralasciamo l'esposizione dialogica delle trattazioni; e, in cambio, più fedelmente che ci è possibile, ne diamo il risultato.

Alla discussione presero parte il prof. Gribaudi, il rev. D. Andreoletti prevosto di Gattinara, il sig. Alessio Pretto, il sig. Angelo Berardi di Faenza, il rev. D. Annibale Giordani di Portogruaro, D. Edoardo Fracchia, l'Avv. Bracale, il cav. D. Michelangelo Rubino, l'Avv. Natale Bonino, il pubblicista Lorenzo Alpino, ecc. ecc.

Furono approvati in blocco i considerando - premessi dal relatore alle conclusioni, come quelli che riflettono condizioni di cose che tutti riconoscono rispondenti al vero e dall'adunanza preparatoria dei Presidenti, Direttori e Delegati vennero riconosciuti fedelmente rispecchiare lo spirito di D. Bosco.

I singoli voti furono diligentemente discussi ed approvati. Venne aggiunto il comma 3° bis, su proposta del sig. Alessio Pretto, presidente della Associazione ex-Allievi delle Scuole Professionali di S. Benigno Canavese.

Si convenne che le Unioni degli Ex-Allievi, anche nei luoghi ove esistono case salesiane, pur riconoscendo che debbono essere intimamente unite alle case medesime - vivendo dello stesso spirito, cioè dello spirito di Don Bosco -- tuttavia esse possono aver vita propria ed indipendente da queste; in modo che gli ex-Allievi possano compiere più efficacemente un'opera di protezione e - occorrendo rendo -- di difesa.

Il Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale inizierà - appena possa - la pubblicazione dì un Bollettino speciale, che sarà l'organo ufficiale di tutte le Unioni exAllievi.

Similmente fu proposta la pubblicazione di un Vade Mecum o Manuale degli ex-Allievi, a scopo di perfezionamento individuale degli ex-Allievi medesimi; al quale annualmente si possano aggiungere i recapiti delle Unioni o dei Delegati fissi nelle varie città, a scopo di mutua assistenza, soccorso e protezione.

Ecco infine le

Conclusioni sul 1° Tema.

Il I° Congresso internazionale degli ex-Allievi dei Salesiani

considerando che è bisogno e aspirazione grande della società attuale l'espansione del sentimento di fratellanza, secondo lo spirito cristiano, prima e principale guarentigia del raggiungimento e consolidamento della pace fra le Nazioni ;

considerando che tale fratellanza, anche fra i membri di una stessa famiglia, è consolidata non meno dalla comunanza della vita e delle aspirazioni, che da quella del sangue, e che perciò, iniziata nella convivenza del Collegio, delle Scuole professionali e degli Oratori, deve proseguire, quanto più è possibile, nella vita pratica, dovunque gli antichi compagni di studio, di lavoro e di ricreazione abbiano a trovarsi;

considerando che lo spirito dell'educazione salesiana - spirito sanamente democratico, rispondente alle aspirazioni del tempo - conviene largamente pervada la società,

ritenuto che alla continuità e permanenza dei vincoli di fratellanza sono assai efficaci le Unioni fra gli ex-Allievi, per le quali l'affetto vicendevole si afferma nella vita pratica coll'appoggio morale (comunanza d'idee) e materiale (soccorso in caso di bisogno ed agevolazioni nel conseguimento di posizioni sociali) ;

rilevando che i buoni frutti, ottenuti nei primi esperimenti di organizzazione degli ex-Allievi, lasciano fondata speranza di maggiori risultati, se detta organizzazione verrà estesa maggiormente ;

afferma non solo la convenienza delle Unioni, e dei Circoli fra gli ex-Allievi, dovunque esista un'opera salesiana, e delle loro Federazioni re gionali e nazionali, ma specialmente della Federazione internazionale, deliberata a Torino nelle assemblee di Antichi Allievi del 15-18 luglio 1909; e indica quali mezzi adatti:

1° i convegni locali, regionali, nazionali, internazionali e le dimostrazioni e gli omaggi all'Opera di Don Bosco, specialmente agli antichi Superiori,

2° la diffusione della conoscenza della Federazione, de' suoi atti e di quelli delle Società federate, per mezzo della stampa quotidiana e periodica,

3° lo scambio reciproco, fra le Unioni, delle proprie circolari, dei fogli volanti o periodici che venissero Pubblicati,

3° bis l'istituzione presso ogni Associazione di ex-Allievi di uno speciale comitato a cui i direttori dei collegi salesiani possano indirizzare i giovani che escono dagli istituti, sia perché siano iscritti alle singole Associazioni, sia per eventuale aiuto;

4° la introduzione d'una Tessera di riconoscimento pel caso di passaggio da una località o da una regione o da una nazione all'altra, da emettersi colle cautele che il Consiglio Direttivo della Federazione riterrà più opportune.

Ma il nostro resoconto mancherebbe del suo colorito, se tralasciassimo di accennare l'entusiasmo, l'alacrità, l'ardore con cui in questa e nelle altre adunanze si svolsero le discussioni. I presenti non dimenticheranno mai lo slancio dei giovani, lo zelo dei più attempati, e la buona volontà di tutti. A stento si frenarono le lacrime quando il prevosto Don Andreoletti, ex-Allievo dell'Oratorio di Torino, con voce soffocata dalla commozione raccomandava ai presenti di servirsi di quell'alto prestigio di affetto che il nome di D. Bosco conserva anche nel cuore di quegli ex-Alunni che hanno fatto gettito dei buoni principi.

- Avviciniamoli, avviciniamoli quei nostri fratelli! Voi parlate loro di religione, purtroppo non ne vogliono sapere; invece parlate loro di Don Bosco e si tolgono il cappello! son sempre suoi figli!....

La Presidenza propone un telegramma di ringraziamento al S. Padre:

Sua Santità PIO X. - Roma.

Congressisti ex-Allievi Salesiani di Don Bosco commossi paterna vostra benedizione, pegno divina assistenza sui lavori Congresso, ringraziano Vostra Santità rinnovando proposito seguire costantemente orme gloriose indimenticabili Venerabile Don Bosco e Don Rua. DON ALBERA, CAV. POESIO.

Si applaude entusiasticamente ; come si applaude - non senza dispiacere pel mancato intervento - il seguente telegramma dell'On. Micheli.

CASTELNUOVO MONTI -Da vari giorni ho assunto direzione soccorsi epidemia diffusa già in tre frazioni; pure desiderosissimo trovarmi con tanti antichi amici, non posso muovermi. Comunichi Congressisti mio fraterno saluto e voto ardente Congresso deliberi celebrare primo Centenario nascita Don Bosco con erezione monumento piazza Maria Ausiliatrice, costituendo Comitato internazionale ex-Allievi, associandovi nomi più illustri Cooperatori Salesiani del mondo. - MICHELI.

Il Presidente Cav. Poesio scioglie un inno alato allo spirito generoso dell'ex-Allievo del Collegio di Alassio : e, il Congresso, acclamandolo - pur lontano - a suo Presidente, vota il seguente dispaccio:

ONOREVOLE MiCHELI, CASTELNUOVO MONTI.-Congresso internazionale ex-Allievi Salesiani, dolente assenza illustre amico, è orgoglioso novella prova inesauribile carità che già meritò al degno figlio Don Bosco ammirazione mondo col nome di « eroico consolatore Messina ». -- DON ALBERA, CAV. POESIO.

Il saluto dei Cooperatori.

A questo punto sale alla tribuna il prof. Rodolfo Bettazzi, l'indefesso paladino della moralità pubblica in Italia, che reca ai Congressisti un saluto a nome dei Cooperatori.

Sono qui come cooperatore salesiano, incaricato di portare il saluto dei cooperatori agli exallievi di D. Bosco. E lo porto volentieri, animi rato dello spettacolo giocondo di questa accolta di gente che viene da ogni parte della terra nel nome venerato di D. Bosco.

Vi saluto come cristiano, perchè avete tutti nel cuore lo spirito di quei due Santi che dormono nella pace di Valsalice. Vedendovi mi allieto, pensando a quello che avete fatto, fate, farete. Tutti diffondete nel mondo l'idea buona: ma qui vi sono pur quelli che specialmente partecipano all'attività salesiana, dando all'Opera di D. Bosco tutti se stessi: i missionari, le suore, i maestri, i coadiutori, che qui vedo presenti, gente che ha visto le pericolose foreste del Matto Grosso o le steppe della Patagonia o la vita tumultuosa di New-York, o la monotonia di una scuola in qualche ignorato paese italiano, o i dolori di qualche lontano misero ospedale. Io a loro, più che mandare un saluto, mi inchino come a dei martiri, io che sono di quei cooperatori salesiani i quali, per avere questo nome carissimo, non di rado non dànno che un qualche obolo o la saltuaria e scarsa opera loro, e se ne sentono ringraziati e colmati di affettuose distinzioni, come se avessero fatto chi sa quali cose!

Martiri ho detto, e non a caso. Giacché non sono martiri solo quelli che per Gesù sono repentinamente uccisi, ma bensì quelli ancora che, volontariamente, muoiono di lenta morte, ora ad ora, nei lebbrosari; e lo sono quei sacerdoti e quelle suore che nelle scuole e nelle officine consumando più forza che non abbiano, contraggono mali e muoiono tisici e sfiniti, sempre lavorando nel silenzio per amore di Dio; e sono martiri anche coloro che, a causa della loro fede e dei loro saldi principi soffrono quel martirio a punture di spille che è lo scherno, la sottile persecuzione insistente e di ogni giorno. Martiri tutti, ho detto: ed io a questa schiera di antichi allievi dalla quale escono quei martiri, mando, da cooperatore salesiano, il saluto più riverente.

Nel vostro Congresso avete detto che volete dedicarvi a diffondere lo spirito di D. Bosco nella gioventù. Siate benedetti! È un padre ed un educatore che ve lo dice. Questa cara gioventù che si perde nel mal costume e nella incredulità, salvatela come voleva salvarla D. Bosco. Datele i tre grandi amori che ci raccomandava D. Bosco: l'amore per la S. Vergine, per il Cuore di Gesù e per il Papa.

Questi tre amori raccomandò anche D. Rua morendo. Io ebbi la sorte di essere presente al suo Viatico. Prima di ricevere Gesù, si fece sollevare sui cuscini, e volgendosi ai presenti e in essi a tutti della famiglia salesiana, parlò con voce così alta che parve miracolo in un uomo così stremato dalia lunga vita e affaticato dalla malattia. E ricordò D. Bosco, e le raccomandazioni che egli aveva fatto ripetè ai figliuoli suoi: che avessero cari quei tre grandi amori. Poi tacque e ricevè il Viatico. Che fosse, se non un miracolo, cosa da far pensare quella voce così alta, lo prova il fatto che l'ebbe solo per dar quei ricordi: a me che m'avvicinai al letto singhiozzando per baciargli la mano, non disse verbo, solo colla mano mi benedisse.

Trasmettete dunque quei ricordi alla gioventù, e adopratevi a salvarla. Perchè non dovete rallegrarvi oggi di essere stati allievi di Don Bosco, senz'altro: dovete, senza egoismo, dare agli altri quel bene che voi, fortunati, nelle scuole di D. Bosco riceveste. Questo è il concetto cristiano: salvare se stessi va bene: ma salvare anche gli altri va meglio ancora. Voi, i beneficati di ieri, divenite oggi benefattori !

Perchè nel lasciarci ci sentiamo tutti uniti in qualcosa che faccia battere tutti i nostri cuori, abbiamo insieme il pensiero, il cuore e la voce inneggiante a tre grandi nomi : Don Bosco, la Vergine d'oro che sta sulla bella cupola, Gesù Cristo nostro fratello e Salvatore. Evviva D. Bosco! Evviva Maria SS. Ausiliatrice! Sia lodato Gesù Cristo!

(Vivissimi applausi).

Relazione sul 3° Tema.

Sale quindi alla tribuna l'avv. Saverio Fino, Cons. Comunale di Torino, anticipandosi, per impegni del Relatore, la trattazione del III° Tema:

« Della necessità e del modo di promuovere e attuare iniziative private e pubbliche che mirino al sostegno e - occorrendo -

alla difesa delle molteplici Opere di assistenza e previdenza religiosa e sociale suscitate nel nome di D. Bosco ».

L'oratore esordisce col dire che il tema che gli è affidato avrebbe bisogno di una lunga trattazione. « E lo avrebbe tanto più - esclama - perchè proprio in questi giorni, qui a Torino, nel Congresso dei maestri italiani all'estero, partivano insinuazioni calunniose contro l'Opera dei Salesiani all'estero. Erano insinuazioni di chi sentiva la povertà delle sue opere troppo diminuita al confronto con le scuole create dai Salesiani per i figli d'Italia fuori dei confini d'Italia; ma è bene ugualmente che da questo Congresso si levi una voce di protesta, che dica come a Torino, culla dell'Opera Salesiana, non si condividano le insinuazioni maligne, perchè si sa che i Salesiani portano all'estero ben alto il nome d'Italia ».

E il brillante oratore, con stile vivace e immaginoso, scende ad affermare l'attualità del tema, spiegando come i Salesiani per parte loro, anche con varie Esposizioni, hanno mostrato il valore della istruzione data ne' loro collegi. Delle accuse e delle insinuazioni avversarie però non bisogna stupire ; sono attacchi che si rinnovano eguali in tutto il mondo, perchè ugualmente in tutto il mondo gli avversari vogliono scalzate le basi della società con lo scristianizzarla; e perciò non possono non volgere le loro armi contro i Salesiani, che lavorano alacremente a conservare la fede in tutto il mondo. Gli attacchi poi hanno un duplice scopo; sminuire il prestigio dei Salesiani presso il popolo e metterli in mala luce dinnanzi alle Autorità.

Urge quindi un'opera di difesa. Ed urgerebbe egualmente un'opera d'aiuto incessante, anche se offese non ci fossero, per spingere sempre più l'opera sulle rotaie della sua continua rinnovazione. L' Opera di Don Bosco, per indole propria perpetuamente rinovellantesi, « è un'opera alla Fregoli! » (dice il relatore fra l'ilarità universale) « che va continuamente svolgendosi in modo da seguire la Società in ogni sua evoluzione, in ogni sua conquista; cosicché se gli aereoplani un giorno porteranno la società al cielo, l'Opera di D. Bosco andrete a cercarla sugli aereoplani! » Ma essa ha bisogno di potenzialità di riformarsi e di rinnovarsi, appunto per rispondere ai bisogni nuovi dei tempi.

Di questa rinnovazione continua gli exAllievi devono esserne i primi cooperatori coll'influenza morale e pecuniaria: « Fatevi bersaglieri di difesa dell'Opera di Don Bosco!... Il campo di D. Bosco ogni anno mietuto, vuole semi nuovi e nuovo grano sempre! e voi, frutti mietuti, provvedete pel seme degli anni a venire ».

E come? ... Presso la porta dell'Oratorio Salesiano Don Bosco volle scritto l'ammonimento: Quod superest, date eleemosynam. « Oh! quanti siete entrati nelle case salesiane, uscendone, rileggete quelle parole e ricordatele: date all'Opera di Don Bosco ciò che vi sopravvanza!... Quod superest! »

Ai mezzi pecuniarii devono andar uniti gli appoggi morali. Si diffonda il Bollettino Salesiano, che fa conoscere lo spirito e le opere di Don Bosco e sprona ad amarle. « Gli ex-allievi, anche se non saranno più i cattolici del tempo quando erano allievi, sentiranno sempre l'orgoglio delle nuove benemerenze salesiane, quasi un po' come di benemerenze proprie, sentendo sempre di fare ancora un po' parte della famiglia ; e questo intimo senso sarà il nascosto focherello buono che manterrà forse la fede, l'onestà certamente ». Si risponda anche agli appelli per bisogni generali o locali e si procaccino ai medesimi larghe adesioni; si promuova con ogni mezzo la conoscenza delle benemerenze salesiane nel campo religioso, patriottico, scientifico e letterario (come le Missioni fra i popoli selvaggi ; le opere di assistenza agli emigrati; i contributi portati all'etnografia, alla geografia, alla meteorologia, e ad altre scienze; gl'istituti professionali, ecc.).

Il relatore soffermandosi sopra queste benemerenze, ne illustra ciascuna nella sua portata, spiegando come il contributo allo sviluppo agrario e industriale dei popoli è il più alto segno di patriottismo. « Se non abbiamo uno sviluppo economico non potremmo neppure difendere e mantenere l'indipendenza nazionale. E i Salesiani che primi ci diedero i vocabolari di popoli nuovi alla civiltà, hanno primi dato a questi popoli la parola nel Congresso delle Nazioni ! »

Sia una difesa pratica: « Voi, fuori dell'Istituto, dovete fare la parte del cane, che abbaia quando vede il pericolo, perchè alfiere di fedeltà! Dovete essere la buona quarta pagina di quel gran foglio che è l'Opera di Don Bosco, servendovi della penna, dell'eloquenza e di tutti i mezzi migliori che insegna l'esperienza; non trascurando, all'occorrenza, anche i collegi legali, perchè Don Bosco fondava davanti alla legge l'Opera sua, e l'Opera sua davanti alla legge dev'essere difesa.

» Sia anche una difesa larga, popolare: la si difenda presso tutti, presso gli amici e presso i nemici; la si difenda con proteste ed anche con dimostrazioni riparatrici.

» Ma la miglior difesa sia questa : - Siate personalmente intemerati. La tessera degli ex Allievi di Don Bosco è l'onestà; portate in giro questa tessera. La disonestà di uno può essere sfruttata a danno di tutti.

» Se voi sarete onesti risulterà smascherato ogni avversario tentativo, perchè si constaterà che chi insulta è la setta, chi difende sono le nazioni! Gli insulti si fanno fischiare dai nascosti, dagli irresponsabili, ovvero da altri che preferiranno di essere internati in un manicomio per liberarsi dalla galera!

» Ma fischia il serpe e sparge veleno! Fischia invece la locomotiva, ed il suo fischio sale al cielo, messaggero di energia e di vita... Così questa grande locomotiva dell'Opera Salesiana levando il suo fischio sonoro sopra il sibilo triste del serpe, continuerà la sua corsa trionfale spargendo le sue beneficenze ovunque, acclamata da tutti i popoli ».

È inutile il dire che la splendida relazione fu sottolineata e coronata da unanimi applausi.

* *

L'adunanza antimeridiana del secondo giorno si chiuse con un saluto di Mons. Gian Domenico Pini, Assistente Ecclesiastico della Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Egli disse di recare ai Salesiani il saluto riconoscente di tutti gli Studenti Universitari; additò nell'Opera di Don Bosco il compimento delle istituzioni suscitate dalla Divina Provvidenza in altri secoli; e raccomandò vivamente ai sacerdoti di imitare Don Bosco nel modo di cattivarsi il cuore della gioventù, e studente ed operaia, parlando ad essa il linguaggio del cuore: « Cor loquitur ad cor ! esclama; il linguaggio del cuore va sempre al cuore; parlate col cuore e sarete sempre ascoltati ».

La seduta si scioglie alle 12.1o.

Omaggio ai Delegati.

Fu gentil pensiero del Comitato Esecutivo di offrire una colazione intima a tutti i Rappresentanti esteri ed ai Delegati delle varie Associazioni. L'agape lietissima, nella quale tutti si trovarono nella più gioconda intimità di famiglia, si svolse all'Hôtel Gambrinus, alle ore 13. Ben cento e venti furono i partecipanti, seduti a quattro tavole, coronate da quella d'onore al cui centro presero posto l'Arcivescovo Mons. Morganti, Don Albera, e Mons. Muriana. È difficile ridire la gaiezza fraterna di quelle due ore gioconde. Don Bosco, D. Rua, e le varie Opere Salesiane, insieme colle più soavi ricordanze della vita di collegio, vissuta in più di venti nazioni - tante erano le nazioni rappresentate al banchetto - fornirono a tutti il pascolo più gradito. Era là accolta la gentilezza, la mente, il cuore di tutto il Congresso, in una. unione intima, spontanea e quasi naturale.

Diamo la parola al Momento

« Giunge il momento dei discorsi. La confusione delle lingue notata durante la colazione si accentua, poichè tutti vogliono portar il loro brindisi ai Salesiani e all'Opera salesiana. È il momento dell'esaltazione e si inizia la gara tra le nazioni, gara bellissima perchè tende alla conquista della più alta parola d'amore.

» Inizia il prof. Gribaudi, Presidente del Comitato ordinatore del Congresso; spetta a lui portare la prima parola di saluto e di brindisi alla internazionalità del convegno. E la porta con semplicità e con convinzione.

Segue il dott. Mondada, poliglotta per eccellenza; ai rappresentanti di tutte le nazioni egli rivolge loro la parola nell'idioma nazionale. Dice agli italiani il piacere che prova nel ricordare le belle ore della giovinezza; ai francesi ricorda la loro promessa di volere il ritorno dei Salesiani nelle loro città; ai tedeschi parla dell'opera salesiana e delle sue benemerenze; agli spagnuoli- e agli americani ricorda quanto i benemeriti figli di Don Bosco fecero e fanno per portare a Cristo i popoli civili e le tribù selvagge. Termina applauditissimo.

» E questi sono i due primi discorsi; ne seguono altri quattordici. Come dire di tutti e di quello che tutti dissero? Parlano in seguito il cav. Poesio, il dott. Pace di Alessandria di Egitto, lo scultore Beltran della Bolivia, lo studente Avian di Gorizia, il prof. D. Giordani, il sig. Chauvin di Marsiglia, don Graña della cattolica Spagna, l'avv. Miglioli, mons. Muriana e il redattore capo del Momento, Emilio Zanzi a nome dei colleghi della stampa italiana e estera presente ai lavori del Congresso.

» Ed è un continuo inno che si eleva ai figli di Don Bosco e alle loro opere meravigliose. In tedesco, in spagnuolo, in portoghese, in francese, in italiano, con varietà di pensiero e di ispirazioni, è sempre il medesimo canto di riconoscenza che si espande tra un continuo scrosciare di applausi. E sono la figura di Don Bosco e di Don Rua che passano di continuo nella mente degli oratori e dei convitati.

Il collega Zanzi, a nome della stampa torinese e dei colleghi inviati speciali al Congresso, dopo aver accennato al tradizionale mutismo dei giornalisti in fine di banchetto dice di rompere volentieri questa tradizione, interprete non solo dei giornalisti cattolici, ma di tutti i colleghi per bene augurare ai congressisti e per ringraziare gli organizzatori che così bene compiono i doveri dell'ospitalità...

» Il Rettor Maggiore dei Salesiani Don Albera rivolge a tutti, chiusa la serie dei discorsi, una parola di saluto. È evidentemente commosso: nelle sue parole vibra una nota alta di affetto. È un padre che parla ai suoi figli, a questi dice quello che il cuore gli manda alle labbra. Accenna ai suoi viaggi e ne trae motivo per esaltare l'opera di don Bosco, ma più ancora per dire ai figli di ieri che gli stanno d'intorno: - So che ci ricordate, so che ci volete bene, e anche noi vi ricordiamo e faremo per voi tutto quanto ci è possibile di fare ».

E Mons. Morganti?

« Infine Mons. Morganti - scrive la Stampa - volle anch'egli dire un brindisi, con cui invitò i congressisti, ora che i corpi erano rifocillati, a recare la loro osservazione e la più intensa attenzione sugli alti problemi dello spirito, quelli dalla cui contemplazione deriva ogni più vero e più vivo bene. Un lungo applauso accolse il brindisi, mirabilmente eletto, dell'Arcivescovo di Ravenna ».

La seduta pomeridiana.

Cominciò alle 16. L'aula è sempre gremita. Accolto da una riverente ovazione entra Sua Eccellenza Rev.ma, Mons. Giovanni Vincenzo Tasso, Vescovo d'Aosta, ex-Allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino, che è salutato dal Presidente ed accompagnato ai posti d'onore, ove poco dopo lo seguono Don Albera e Mons. Morganti.

Alla tribuna siede il relatore avv. Fino, e la discussione sul III° Tema procede serrata, vivace, interessantissima. Interloquiscono il prof. Gribaudi, il prof. Paladino, il rev. D. Fracchia, il Cav. D. Rubino, lo studente Vacca, il dott. Mondada, il rev. D. Giordani, ed altri.

I considerando, come quelli del I° tema, furono ammessi senza discussione; e i voti vennero ad uno ad uno discussi ed approvati.

Degna di rilievo la dichiarazione del prof. Gribaudi, alla replicata domanda di chi chiedeva qual forma deve prendere l'azione degli ex-Allievi di fronte all'azione cattolica: - « L'azione nostra dev'essere uri aiuto, un complemento dell'azione sociale cattolica in generale, cioè deve fondersi naturalmente con essa. Noi non dobbiamo tenere una linea parallela, ma correre la stessa via. »

Venne pure presentato un ordine del giorno, inviato dall'Associazione ex-Allievi di Rio Janeiro, circa la fondazione di una Cassa di Mutuo Soccorso, sostenuta da quote annuali, previamente stabilite in ragione degli incassi dei singoli centri locali, per difendere e sostenere le numerose opere di assistenza e previdenza religiosa e sociale suscitate nel nome di D. Bosco; e il Relatore esprime il parere di passare il voto al Consiglio Direttivo della Federazione perchè lo studi.

Ed ecco le

Conclusioni sul 3° Tema.

Il I° Congresso internazionale degli ex-Allievi dei Salesiani:

considerando essere proprio dell'opera di Don Bosco il non fermarsi sui risultati ottenuti, ma - secondo i bisogni dei tempi e dei luoghi

rinnovare e migliorare le sue istituzioni, farne sorgere delle nuove ed usare pure nuovi mezzi per le une e le altre, allo scopo di ottenere gli alti suoi ideali religiosi sociali e patriottici;

affermando essere per gli ex-Allievi una morale necessità, derivante da un sacro dovere di riconoscenza, il favorire le opere di Don Bosco ;

tenute presenti le considerazioni e le conclusioni del Relatore del secondo tema, sulle attuali deplorevoli condizioni della famiglia e della società, per cui il dare ogni migliore ausilio morale e finanziario ad un'opera che mira alla restaurazione cristiana della famiglia e della società è divenuto un dovere ed una necessità suggeriti da verace e fattivo patriottismo;

considerando in fine che fatti passati e non dubbi indizi presenti dimostrano, negli avversari di ogni ordine sociale, la tendenza a screditare, presso il popolo e le Autorità, l'azione educativa del clero, non esclusi i Salesiani, per sminuirne l'efficacia restauratrice dei più grandi ideali ;

fa voti che gli ex-Allievi:

1° si iscrivano nell'Unione dei Cooperatori Salesiani, leggano e diffondano il Bollettino Salesiano, che si pubblica in nove lingue, e inviino alla Direzione generale di Torino i nomi e l'indirizzo delle persone, alle quali si possano fare conoscere le Opere di Don Bosco e rendervele benevoli,

2° rispondano volonterosi agli appelli della Direzione generale dei Cooperatori ed a quelli degli Ispettori e Direttori - appelli che soglionsi pubblicare per speciali bisogni generali, regionali e locali;

3 ° colla stampa, colle conferenze e nelle conversazioni procurino di conciliare all'Opera di Don Bosco la pubblica e privata stima e benevolenza, facendone conoscere le varie ed alte benemerenze religiose, sociali, patriottiche, scientifiche e filantropiche;

4° favoriscano moralmente e materialmente i Collegi, gli Oratori festivi e le Istituzioni giovanili dei Salesiani e si facciano promotori di quelle opere moderne di assistenza professionale e sociale che mirano a completare l'azione degli Oratori festivi e delle Scuole professionali ;

5° indichino ai Salesiani i nuovi bisogni sociali, specialmente per l'assistenza morale ed economica della gioventù in generale e quelli che si manifestano in determinati momenti e paesi, suggerendo pure i mezzi per attuare le opere corrispondenti a tali necessità;

6° informino prontamente i Superiori locali e la Direzione Generale di Torino degli attacchi, delle accuse o minacce di qualsiasi genere, contro le opere di Don Bosco, dando e raccogliendo i consigli, le indicazioni e i documenti per una sollecita ed efficace difesa e riparazione.

*

Prima di passare alla relazione del II° Tema, il Cav. Poesio diè lettura di altra proposta dell'Associazione ex-Allievi di Rio Janeiro, accompagnata dall'offerta di Lire 200: « di collocare » cioè « una lapide commemorativa del Congresso presso la Tomba di Don Bosco a Valsalice ». L'idea è favorevolmente accolta. Si stabilisce che in fin di seduta due membri del Comitato si trovino alla porta per raccogliere allo stesso scopo le offerte dei congressisti,. come si fece; mentre il rappresentante della Bolivia, lo scultore Umberto Beltran, si offredi eseguire il lavoro.

- Oh ! benissimo, esclama il prof. Gribaudi, non ci manca che l'iscrizione, per la quale preghiamo il nostro amato Don Francesia! » (Applausi generali).

Non basta; all'indomani la Presidenza annunziava che il sac. D. Ugo Barbieri, ex-allievo della Casa di Spezia e curato al Duomo di Carrara, avrebbe pensato al marmo occorrente.

L'Abate Albert Lambertz di Wandre, reca il saluto degli ex-allievi dei Salesiani del Belgio. Rivolge un pensiero a mons. Morganti, a mons. Tasso, e dice a D. Albera: « Non abbiamo più la sorte di avere con noi Don Bosco e Don Rua; ma ancorchè si fossero trovati presenti a quest'adunanza Don Bosco e Don Rua, essa non avrebbe potuto aver esito più felice! » Quindi accenna all'opera dei Salesiani nel Belgio e invita gli ex-allievi delle altre Nazioni a voler fare una gita fino al Belgio, ove troveranno una casa aperta per ospitarli e cuori che li colmeranno di riguardi e gentilezze.

Il simpatico oratore è fatto segno ad una affettuosa dimostrazione al grido di viva il Belgio cattolico!

Sale alla tribuna il relatore del II° Tema.

La relazione sul 2° Tema.

« Come diffondere nella famiglia e nella società lo spirito di Don Bosco, specialmente per la religiosa e civile educazione della gioventù ».

Il prof. D. Annibale Giordani di Portogruaro ex-Allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino, premesso un affettuoso saluto a nome di tutti gli ex-Allievi del Veneto, viene all'argomento con affascinante eloquenza.

A questo punto entra nell'aula Sua Eminenza Rev.ma il Card. Agostino Richelmy, sempre Padre verso i Figli di Don Bosco.

- Son fiero, esclama il cav. Poesio, di raccogliere dal cuore di tutti i presenti il più bel fiore per farne omaggio all'Eminentissimo Arcivescovo di Torino, che ha voluto illustrare colla sua augusta porpora il nostro Congresso. Alla scuola di Don Bosco noi abbiamo appreso che la presenza dei Pastori della Chiesa è sempre arra delle benedizioni di Dio. È per questo che noi leviamo alto il grido concorde: Viva il Cardinal Richelmy! (Fragorosissimi evviva)!

Don Giordani prosegue la relazione.

« Noi assistiamo atterriti - egli dice - ad un fallimento colossale, al fallimento della pedagogia materialista, alla sterilità educativa della società nostra. Nonostante tanto rifiorire di studi, di programmi, di metodi e di riviste, il mondo moderno non educa ; istruisce, questo sì, ma l'uomo istruito e non educato venne definito un serpe coronato di pietre preziose per divenire più insinuante e perciò più fatale.... Il compito della scuola non consiste nel rendere gli allievi altrettante tavole pitagoriche ed altrettante cronologie storiche: è assai più grande e più elevato. La scuola deve insegnare, all'uomo la più difficile delle scienze: quella di saper vivere, di vivere compiendo sempre e dovunque il più difficile dei compiti, il proprio dovere. Ora se tale sia il frutto della scuola moderna io non ve lo dirò. Interrogate le rovine che essa ha accumulato. Sono rovine che gli stessi avversari devono confessare   »

« Quale tarlo - chiede poi il relatore - impedisce alla scuola di riuscire al suo compito? La lontananza da Dio... » - E ordinatamente passa a dimostrare le funeste conseguenze di una tale educazione per la famiglia e per la società, e la necessità dell'educazione cristiana, e i felici risultati e l'intrinseco valore del sistema educativo di Don Bosco. « La gratitudine - osserva - è la prova più bella di una educazione riuscita. Ora, mentre fuori di qui professori e presidi devono temere l'ira l'odio e l'esplosione brutale dei loro discepoli, qui spunta il fiore dell'affetto e della riconoscenza. Noi non siamo che piccola rappresentanza di una moltitudine immensa di cuori, che in questo momento sono qui con lo spirito, se mancano di persona; e sono qui per ripetere il nostro medesimo cantico di riconoscenza e d'amore ».

E venendo alla pratica

« Signori... di fronte alle benemerenze del metodo educativo salesiano e di fronte ai danni della pedagogia materialista quali i voti e le proposte del nostro Convegno? Semplici ma praticissimi, perchè sieno possibili a tutti. Col primo comma noi ci domandiamo l'esempio, col secondo la propaganda, col terzo l'azione.

» I°) - L'esempio! memori che prima di insegnare bisogna agire, che per strappare le lacrime bisogna piangere, che certe prediche si fanno non con le parole ma con le opere. L'esempio! anche perchè in questo caso sarebbe già una positiva efficacissima azione, una feconda attività. Dateci - signori - gli ex-Allievi conformi tutti allo spirito appreso da Don Bosco e vedrete rifiorire la virtù, il dovere, la pace, rinascere la famiglia cristiana in una più cristiana Società. Educatori, funzionari, ufficiali, professionisti, padri di famiglia, quale esercito ha Don Bosco lasciato nel mondo!

» Ah, signori, se tutti costoro sono figli degni del padre, soldati degni del capitano e continuano nella loro condizione sociale, coi loro dipendenti, il suo insegnamento, ripetono il suo pacifico grido di guerra, guardate, signori, l'avvenire - i monti si tingono di rosa -- l'ora del rinnovamento cristiano da Pio X sognato non è lontana...

» II°) - Non basta l'esempio. Bisogna ancora essere apostoli; oggi v'è pericolo anzi, cessando d'essere tali, di divenir apostati. È proprio d'ogni ideale il proselitismo, il bene è diffusivo, il cuore che ama combatte.

» Tertulliano, ardente come il suo sole d'Africa, chiedeva ai persecutori una cosa sola, di non condannar senza conoscere. Il suo grido è di tutta attualità.

» L'educazione materialista trionfa, perchè l'educazione spiritualista è ignorata. L'ignoranza, qui come altrove, è il nostro maggior nemico. La lotta immane che si muove al fattore religioso nella educazione giovanile trova la sua ragione di essere in una generale, dolorosa dimenticanza di principii e di cose.

» Diffondiamo la verità, amici; gettiamo sul nostro sentiero le parole buone che illuminano e che salvano.

» Divenga lettura quotidiana delle nostre famiglie, dei nostri istituti, delle nostre scuole; quanto Don Bosco ha scritto con illuminata dottrina; le vite di coloro che crebbero alla sua scuola; i periodici che riflettono il suo pensiero pedagogico, il suo sistema educativo. Vi troveranno gli educatori quanto abbisognano nella difficilissima loro missione, vi troveranno i giovani la parola che scende al cuore, lo persuade, lo parifica, lo eleva...

» III°) --- Il Congresso domanda qualche cosa di più a quanti vivono nel tumulto quotidiano delle lotte di pensiero e di lavoro.

» Una lacuna che i giornali nostri lamentano frequentemente è la nostra assenza dal campo di battaglia. Il nostro tempo ha sparso la zizzania di errori e di colpe che non hanno nome, ne conveniamo. In una cosa però dobbiamo pur tutti convenire, nel riconoscere le meravigliose attività della età nostra. Ogni ramo dello scibile umano è annualmente percorso con tenacia ammirabile. La stampa getta ogni giorno in pasto al pubblico e sul mercato librario articoli, opuscoli, libri dei più svariati problemi; ogni anno le associazioni chiamano a raccolta i cultori delle diverse discipline per correggere errori, controllare esperienze, rinnovare metodi. E i Cattolici? Ove sono i Cattolici? Assenti, molte troppe volte assenti. È naturale che vengano condannati senza discussione, in contumacia. Agitiamoci, con la penna e con la parola. L'educazione è l'ubi consistam di Archimede; la stampa n'è la leva. Don Bosco comprese così bene l'efficacia della parola scritta che, pur cercando giorno e notte vitto e alloggio per i suoi orfani, trovò tempo di pubblicare oltre 1oo opuscoli educativi. Esempio ammirabile, che quanti possono debbono imitare, scrivendo per i dotti e per gli umili, popolarmente e scientificamente, negli opuscoli destinati al popolo e nelle riviste di pensiero.

» Agitiamoci anche con la parola. Dove vi è un congresso pedagogico, magistrale, educativo là è il nostro posto, là i figli di Don Bosco devono portare l'eco della parola paterna ! .. ». (Vivissimi applausi).

Il saluto del Card. Richelmy.

Finita la relazione, s'avanza e prende la parola il Card. Richelmy.

- Troppo volentieri (così l'Eminentissimo) io rimarrei qui in svezzo a voi, o ex-allievi, qui in mezzo a voi, o educatori, se urgenti impegni non richiedessero la mia presenza altrove.

Tuttavia io non volli mancare di assistere almeno per alcuni istanti a questo Congresso, affinchè da me poveretto fossero invocate le più elette benedizioni tanto sulla Pia Società Salesiana quanto su tutti quelli in genere, che attendono all'opera dell'educazione. La mia presenza vi dica questo mio duplice amore.

La mia presenza vi dica il mio desiderio ardentissimo di veder sempre viva la memoria di Don Bosco. Forse molti fra voi non l'hanno conosciuto, mentre io ebbi la fortuna di avvicinarlo molte volte ; e, omai vecchio, godo di ricordare d'averlo avuto al fianco il giorno stesso in cui la bontà del Signore mi volle innalzato alla dignità episcopale.

Onore adunque e plauso alla memoria di Don Bosco! La Chiesa ci ha dispensato dal compiere per lui quel dovere che, benchè voluto dal cuore, ci tornava difficile alla mente, il dovere del suffragio. Il nostro suffragio è passato invece a Don Rua, che noi tutti ricordiamo ed amiamo, poichè fu degno successore di Don Bosco!

Il mio saluto anche ai singoli membri della Pia Società Salesiana, a cominciare dall'amabilissimo Rettor Maggiore e dal suo Capitolo, fino all'ultimo novizio, che forse sarà destinato a compiere grandi cose in questa Pia Società, prodigiosamente suscitata dalla Divina Provvidenza.

Il mio amore a tutti i Cooperatori e a tutti gli ex-allievi dei Salesiani, in specie a Voi che, nonostante molte difficoltà, voleste raccogliervi a Congresso.

Il mio amore alla gioventù, che, docile agli insegnamenti de la educatori, cresce cristianamente sotto la bandiera di Don Bosco.

Il mio amore a questo Congresso, sul quale vedo aleggiare vivo vivo lo spirito di Don Bosco. Avviene purtroppo che in qualche Congresso, anche cattolico, talora venga a germogliare alcun sentimento non conforme alle pure dottrine della Chiesa. Ma ciò non è possibile qui, dove regna sovrano lo spirito di Don Bosco!

Il mio amore e la mia benedizione a tutti i cattolici ; affinchè tutti mantengano sempre, piena e incondizionata, la loro adesione a quel Gesù che disse: « Discite a me, quia mitis sum et humilis corde! »

L'assemblea cade in ginocchio, mentre l'Emnentissimo Principe pronunzia la formola della benedizione, che è coronata da triplice applauso.

Tornato il silenzio, parla il sig. Fernando Segovia a nome delle fiorenti associazioni dell'Argentina, indirizzando in italiano alcune gentili parole all'assemblea e sciogliendo poi con enfasi, in lingua spagnuola, un inno a Don Bosco ed alla Federazione Internazionale degli exAllievi. « Qual trionfo - esclama -- non sarà il II° Congresso, se questo che fu indetto prima quasi di conoscerci è assorto a tanto splendore? »

Lo studente Avian di Gorizia parla a nome degli ex-Allievi del Litorale Austriaco. « Siamo giovani, - egli dice in buon italiano - ma sapremo egualmente tener alta la bandiera issata dalla Federazione! Tuttavia, come giovani.... abbiamo diritto alle vostre carezze, portateci, o amici, portateci sempre nel cuore!..»

Chiude la seduta l'avv. Guido Miglioli, consigliere provinciale di Cremona, ed ex-Allievo del Collegio di Borgo S. Martino.

Prendendo lo spunto da quella parte dell'ordine del giorno che tratta delle opere di difesa e d previdenza sociale che gli ex-Alunni devono patrocinare e fondare, l'avv. Miglioli invita i suoi compagni di ieri e i figli di Don Bosco d'oggi ad un lavoro intenso nell'interesse sociale dei proprii paesi.

« Nel Congresso degli ex-Allievi Salesiani non si deve fare della politica - egli dice - ma non è fare della politica interessarsi di quelle lotte che solo possono portare a difendere quella scuola che ai cattolici interessa salvare dalle inframmettenze massoniche. Noi dobbiamo vendicare la libertà della scuola, se vogliamo che l'educazione cristiana possa penetrare il cuore giovanile ».

Con un ultimo spunto accenna alla questione operaia e. rievocando il compianto D. Bertello, inneggia all'Opera di D. Bosco altamente benemerita dell'educazione professionale. »

Un lungo interminabile applauso lo saluta, applauso che si ripete con insistenza quando Mons. Morganti benedice ancor una volta, insieme con Mons. Tasso, i Congressisti.

All'uscita è distribuito ai Congressisti un prezioso libriccino contenente uno studio del ch.mo prof. D. Francesco Cerruti su la Legge Credaro sull'Istruzione primaria e popolare, per indicare ed illustrare quegli articoli della legge che sono favorevoli alla libertà d'insegnamento ed all'autonomia scolastica dei Comuni.

Il ricevimento del Municipio.

Alle 21 le sale del Creolo degli Artisti si aprivano ai congressisti per il ricevimento offerto dal Municipio. A nome del sindaco, faceva gli onori di casa il consigliere comunale prof. Gribaudi. Erano presenti anche l'assessore prof. comm. Costanzo Rinaudo e i consiglieri Barberis e Maschio. Il prof. Gribaudi nel rivolgere agli intervenuti il saluto della città e del sen. conte Rossi, notò che Torino seguì sempre con simpatia l'Opera Salesiana, alla quale molto doveva se il nome di Torino era conosciuto in tutto il mondo insieme con quello d'Italia.

Rispose l'avv. Prospero Battù, incaricando il prof. Gribaudi di farsi interprete presso il sen. conte Rossi dei sentimenti di gratitudine dei congressisti per la gentile, cordiale e grandiosa accoglienza. Segni il signor Chauvin di Marsiglia, il quale sciolse un inno a Torino, ed all'Opera Salesiana ed inviò un fervido ringraziamento al primo magistrato della città. Chiuse il signor Segovia di Buenos Aires portando a Torino gli omaggi dei moltissimi exAllievi dei Salesiani sparsi per tutta la Repubblica Argentina. Tra i brevi discorsi - tutti applauditissimi - l'orchestra suonò la Marcia reale, la Marsigliese e l'Inno spagnuolo e argentino pure entusiasticamente applauditi.

Come ebbero fine i saluti e le presentazioni, ai presenti venne servito un sontuoso rinfresco; e prima di lasciare le splendide sale tutti si raccolsero nel salone per ascoltare gli ultimi discorsi.

Accolti da fragorosi applausi gli avvocati Miglioli e Barberis dissero ancora una volta a Torino il saluto fraterno e il ringraziamento dei congressisti.

Era presente al ricevimento, anche una rappresentanza di ex-allievi ecclesiastici.

L'ultimo giorno

Gli ultimì lavori - Pel 1° Centenario della nascita di Don Bosco e della festa di Maria Ausiliatrice.

IL DISCORSO DEL CAV. POESIO - IL RINGRAZIAMENTO DI D. ALBERA. L'agape fraterna - Tutti a Valsalice.

È giunto l'ultimo giorno. Le mille tessere che aveva preparate il Comitato sono state esaurite fin da ieri: e continuano a giungere nuovi congressisti. Alcuni vengono di lontano, fin dal Veneto e dalla estrema Liguria; e con vivo dispiacere gli addetti alla distribuzione delle tessere debbono limitarsi ad offrir loro un biglietto d'ingresso da uditore. Fin che ce ne furono, si utilizzarono le poche tessere da congressista, prenotate per alcuni che avevano assicurato il loro intervento e che all'ultim'ora avvisarono di non poter venire.

Verso le 7 i primi cortili dell'Oratorio si vanno popolando di laici; e benchè molti abbiano preferito di soddisfare al precetto festivo ed alla loro pietà ad altre messe, alle 7.30 son più centinaia che si riversano nel Santuario di Maria Ausiliatrice, che risuona delle note melodiose dell'organo ed è avvolto in un'onda di luce. Celebra all'altar maggiore Don Albera; ed un bel nucleo si accosta alla S. Comunione ai piedi di Maria Ausiliatrice.

Verso le 9 tutti i cortili si affollano più dei giorni antecedenti. Su tutti i volti è dipinta una gioia più sentita, e su ogni labbro risuona più gaia e festosa la parola.

Alle 9.30 i Presidenti, Direttori e i Delegati delle Associazioni si radunano per la nomina del Consiglio Direttivo della Federazione.

Alle 10 l'aula si apre ai Congressisti. Anche le gallerie son gremite. Detta la preghiera, il Presidente dichiara aperta la discussione sui voti del II° tema. Alla cattedra siede il relatore Don Giordani.

Interloquiscono il prof. Paladino, il Cav. Enrico Balbo, il signor Angelo Berardi, il prof. Gribaudi, l'avv. Vincenzo Battù, il. pubblicista de Simone di Caserta, ecc. ecc.

Il Congresso dà grande importanza al 1° voto e vuole chiaramente espresso che il sistema educativo di D. Bosco s'incentra nella pratica della religione.

Il Congresso è pure unanime, su proposta dello stesso relatore, nel far voti che gli exallievi propugnino e sostengano la libertà della scuola, ove questa è minacciata o non integralmente concessa.

Sporadicamente sorgono altre proposte e si fanno varie raccomandazioni - tutte buone„ anzi ottime - (come la fondazione di biblioteche di adatta cultura per le Associazioni di ex-allievi, la compilazione di un elenco di libri educativi illustranti il sistema di Don Bosco, e di rappresentazioni drammatiche di valore morale e artistico per i teatri giovanili), e il Congresso le approva, ma non può scendere a deliberazioni particolari.

Ecco le

Conclusioni sul 2° Tema.

Il I° Congresso internazionale degli ex-Allievi dei Salesiani

constatando il deplorevole decadimento dell'istituto famigliare ed il conseguente traviamento della società moderna, dovuti ad una educazione deleteria, perchè basata su principii irreligiosi e antisociali ;

considerando il grande valore del sistema educativo di Don Bosco, confermato da mirabili risultati ottenuti, in circa settant'anni di esperienza, in ogni parte del mondo, e riconosciuto pure da parte da insigni scienziati e sociologi, anche di fede diversa ;

convinto quindi di fare opera altamente religiosa, civile e patriottica diffondendo nella famiglia e nella società lo spirito di Don Bosco; fa voti:

1° che gli ex-Allievi dei Salesiani - secondo la loro posizione sociale di padri di famiglia, educatori, pubblici amministratori, ecc. - attendano seriamente alla formazione di una retta ed illuminata coscienza religiosa e civile nella gioventù da essi dipendente, basando l'opera loro educatrice sulla pratica della Religione, la ragione e l'amorevolezza, e confortandola colla efficacia del quotidiano loro esempio nella vita privata e pubblica;

2 ° che leggano e diffondano gli scritti educativi di Don Bosco, le pubblicazioni ed i periodici che vanno illustrando il pensiero religioso, pedagogico e sociale di Lui in armonia con le nuove esigenze sociali;

3° che gli scrittori, pubblicisti, oratori e conferenzieri ex-Allievi richiamino frequentemente l'attenzione del pubblico e guadagnino il favore dei dotti alla grandezza e praticità dello spirito educativo di Don Bosco, pubblicando opuscoli popolari e scientifici, articoli illustrativi nelle riviste più accreditate e nei più diffusi giornali e partecipando assiduamente ai congressi, convegni ed alle adunanze d'indole sociale e pedagogica.

Il Presidente dà comunicazione dell'esito della votazione, avvenuta prima della seduta, per la nomina del Consiglio direttivo della Federazione.

Furono eletti: i signori Alessio Pretto, Lana Giovanni e Cesare Rossi di Torino, l'avv. Paolo Borachia di Spezia, il cav. Arturo Poesio di Roma, l'avv. G. Mazzotti di Faenza, il sig. Gastone Chauvin di Marsiglia.

Sette membri, secondo lo statuto, devono essere residenti a Torino e tra questi entrano i quattro membri nati, cioè: il Presidente dell' Unione primaria, Can. Cav. Antonio Berrone; il Presidente del Circolo Giovanni Bosco, prof. Piero Gribaudi; il Presidente dell'Unione Antichi Allievi del 1° Oratorio festivo Valdocco di Torino, sig. Antonio Gorgellino; e il rappresentante il Rettor Maggiore dei Salesiani, Sac. Felice Giulio Cane.

La proclamazione della costituzione del Consiglio Direttivo della Federazione è accolta da vivissimi applausi.

Il Cav. Poesio passa a ricordare la proposta fatta telegraficamente dall'onorevole Micheli, quella cioè di erigere un monumento a Don Bosco in piazza Maria Ausiliatrice, nella ricorrenza del centenario della sua nascita, 16 agosto 1915.

L'assemblea scatta in un acclamazione e un sol grido echeggia nell'aula : Viva Don Bosco!

A far parte del Comitato internazionale per l'attuazione della proposta si decide di chiamare il Consiglio direttivo della Federazione; un rappresentante di ogni Nazione dove son Case Salesiane; e i rappresentanti dei Cooperatori Salesiani e delle Cooperatrici di tutto il mondo. Sarà una dimostrazione di riconoscenza internazionale a chi ha saputo essere l'apostolo della educazione e della carità in tutto il mondo.

Un voto di Mons. Morganti.

Ha quindi la parola S. E. Mons. Morganti. Il zelante Arcivescovo di Ravenna, premesso un brillantissimo studio sull'ardore con cui la scienza moderna muove felicemente alla conquista delle forze naturali, invita i Congressisti a non dimenticare la forza suprema dell'ordine spirituale, cioè la grazia, ed annunziando l'avvicinarsi di un'altra data carissima, propone il seguente acclamatissimo voto:

Il I° Congresso degli ex-Allievi dei Salesiani, nell'approssimarsi del 1° centenario dalla istituzione della festa di Maria Ausiliatrice (1915), della cui divozione Don Bosco fu ardente propagatore;

considerando che la divozione a Maria Ausiliatrice - carissima al popolo cristiano - si è in questi ultimi anni diffusa in modo meraviglioso in tutto il mondo, con grande vantaggio della fede e civiltà cristiana,

constatando che la festa di Maria Ausiliatrice è difatto ormai celebrata in ogni parte, come appare da un esame degli Ordo diocesani della cattolicità,

fa voti che il 1° centenario della festa di Maria Ausiliatrice sia solennizzato colla inserzione di detta festa nel calendario della Chiesa universale; e a tal fine propone che gli Ecc.mi Vescovi e Prelati ex-Allievi dei Salesiani, associandosi i Vescovi Salesiani, si costituiscano in Commissione Per ottenere commendatizie da Augusti Personaggi e Capi di Stato, e dagli Em.mi Principi di Santa Chiesa ed Arcivescovi e Vescovi che si gloriano di essere Cooperatori Salesiani, e quindi Presentino alla S. Sede le più vive istanze in proposito.

Con questo omaggio alla Celeste Ispiratrice e Patrona delle Opere Salesiane il Congresso si può dire finito.

Don Trione, acclamatissimo, domanda ferventi preghiere pel buon esito del Processo Apostolico istituito nella Curia Arcivescovile di Torino in ordine alla Causa di Beatificazione di Don Bosco, e prega che sia votata una postulatoria per raccomandare alla Santa Sede l'introduzione della Causa del pio giovanetto Savio Domenico (applausi).

Affettuosi omaggi.

Seguono varii discorsi di omaggio all'Opera di Don Bosco e di saluto ai Congressisti.

Primo è il giovane Carlos Izurieta di Quito, che porta agli ex-Allievi delle altre Nazioni il saluto dei suoi compagni dell'Equatore. Egli chiude il suo dire con una partecipazione che commuove l'assemblea: « Io non tornerò per ora all'Equatore, ma mi fermerò presso la Culla dell'Opera di Don Bosco e vestirò la livrea del chierico salesiano... Quando vedrò soddisfatto questo mio desiderio, più viva che mai salirà la mia preghiera al Signore perchè tutti gli exAllievi di Don Bosco dell'uno e dell'altro emisfero formino sempre, a gloria del Padre, un cuor solo ed un'anima sola! »

Il venerando prof. dott. Joaquim Candido Costa Sena, Commissario Generale del Brasile all'Esposizione Internazionale di Torino, chiede la parola, e con dolcissimo accento scioglie in lingua portoghese un inno alato a Don Bosco ed all'Opera sua in Brasile. Nell'aula regna alto il silenzio; tutti seguono con infinita simpatia lo splendido discorso.... ma nessuno può frenar più l'intima commozione, quando l'autorevole uomo ripete con orgoglio : « Ebbi il piacere di accogliere il primo germe dell'Opera Salesiana nel Brasile; ed ora sono ancor più lieto di poter attestare, a nome eziandio del mio Governo, tutta la nostra riconoscenza all'Opera di Don Bosco! dirò di più, io non solo sono amico dei Salesiani, ma sono anch'io, nell'intimo del cuore, salesiano! »

Il signor Beltran, delegato della Bolivia, esprime in lingua italiana la sua soddisfazione per l'esito felice del Congresso, e tutto il suo rammarico per vederlo alla fine.

Segue il sig. Gastone Chauvin di Marsiglia. La sua parola, franca e gentile, ha dei pensieri così felici per la ristorazione dell'Opera di Don Bosco in Francia, per Don Albera e per tutto il Congresso, che quando finisce di parlare, il Cav. Poesio sorge in piedi e, tendendo a lui le braccia, dice ai Congressisti:

- Mi sia permesso di abbracciare il rappresentante dei nostri compagni di Francia! Con quest'abbraccio intendo di stringere al cuore tutti gli ex-Allievi salesiani del mondo I

E l'abbraccia con effusione fraterna. L'assemblea scatta in piedi applaudendo. È un momento indimenticabile.

Ultimo, un sacerdote spagnuolo, il rev. Don Manuel Grana, a nome della Spagna Cattolica esalta l'Opera di Don Bosco e de' suoi figli.

Anche i saluti son finiti; e il Cav. Poesio si accinge a dire la parola del ringraziamento. Nel suo ufficio di presidente egli ha dimostrato i anta energia e rivelato in modo così splendido le rare doti di mente e di cuore, che, avanzandosi alla ribalta, è salutato da vivissimi applausi.

Il discorso del Presidente.

Rapidi, come le cose belle di questa vita, sono trascorsi, o amici, questi giorni di gioia fraterna; è giunta l'ora di sciogliere questo Congresso.

Questa imponente assemblea meritava certamente un più degno presidente quale appunto era colui che a tanto ufficio era stato designato; ma poichè si volle a me affidato l'onore di dirigere i vostri lavori, mi sia concesso di dire che questo posto poteva essere onorato (da un nome più illustre e da una mente più eletta, ma non da un cuore più penetrato di affetto pel Ven. D. Bosco, per l'Opera salesiana e per voi.

Mentre vi assicuro che ricorderò questi giorni fra i più belli della mia vita, io vi ringrazio tutti, o fratelli, non soltanto della benevolenza che mi avete dimostrata, ma sopratutto degli edificanti esempi, di fede, di generosità, di senno che m'avete dati.

È apparso manifesto come non obliqui intenti, non speranze di umani vantaggi, non sogni di ambizione vi hanno qui raccolti così numerosi, ma soltanto il desiderio del bene. Nelle vostre adunanze non vane discussioni, non velati intrighi, non dispute astiose ; ma armonia di spiriti, rettitudine di intendimenti e studio di concordia; e se gara vi fu, è stata gara di zelo, di abnegazione, di entusiasmo.

Constatato così lo splendido esito di questo primo convegno, mi è grato, nella veste di vostro rappresentante, di farmi eco dei sentimenti che dal vostro cuore erompono in questo momento.

Il primo nostro saluto, si elevi, o fratelli carissimi, al Padre comune di tutti i popoli, al Sommo Pontefice Romano. Approfittiamo di questi ultimi istanti di unione, per inviare a Lui, unanimi, l'omaggio della nostra filiale venerazione. Memori degli ammaestramenti del Ven. D. Bosco e di D. Rua, noi proclamiamo altamente che ora e sempre noi daremo il primo posto nel nostro cuore al Vicario di Gesù Cristo e sarà sempre nostra gloria il vivere ed il lavorare con Lui e per Lui, con perfetta e sincera adesione di spirito ai suoi insegnamenti ed a' suoi desideri.

Rivolgiamo quindi un omaggio rispettoso a tutti i Capi degli Stati esteri che sono rappresentati in questo Congresso per mezzo di exallievi, ed in modo speciale al Presidente della Repubblica del Brasile, il cui illustre Rappresentante ufficiale ha onorato colla sua parola la nostra assemblea. La fratellanza salesiana che non conosce distinzioni di genti e di razze, nè confini de' monti o di mari, abbraccia tutti i popoli in un solo amplesso di amore, ed in uno stesso augurio di progresso, di prosperità e di pace.

Questo nostro omaggio, con particolare ossequio, intendiamo di esprimere al Sovrano della nostra bella Italia, che è la patria di D. Bosco e la culla della Pia Società Salesiana. Si innalzi il nostro riverente saluto al Re d'Italia, onorando in Lui non soltanto il rappresentante della terra che ci ospita, via eziandio il discendente di quei Principi saggi e generosi che alla nascente Opera Salesiana furono larghi di favori e di protezione.

Dal profondo del cuore, salga, o amici, alle nostre labbra la parola del saluto all'inclito Principe della Chiesa, che è l'Angelo di questa Archidiocesi. Egli allietando il Congresso collo splendore della sua porpora, colla luce del suo paterno sorriso, coll'amabile sua parola e colla sua pastorale benedizione, ha acquistato un titolo specialissimo alla nostra gratitudine.

All'applauso inviato al Pastore, segua immediatamente quello rivolto alla città che di Lui si onora, alla bella, forte e laboriosa Torino, che ci ha accolti ed ospitati con tutta la larghezza della sua tradizionale cortesia. Questo forte Piemonte, (del quale mi glorio di essere figlio) questo forte Piemonte, di cui Torino è cuore e mente, ha impresso nella storia orme incancellabili di gloria, dimostrando sempre di saper unire alla virile fierezza del carattere, la gentilezza più delicata del cuore. Inviamo alla gentile Torino, ed al suo primo Magistrato, il nostro saluto riconoscente, del quale vorranno farsi ambasciatori i nostri egregi amici, consiglieri comunali.

In questo affollato consesso di ex-allievi, non può mancare certamente una attestazione di ricordo per quei nostri fratelli, ex-allievi essi pure, che, eccellendo per virtù e sapienza, con onore del nome di D. Bosco e di tutta la nostra famiglia, hanno meritato di essere innalzati come lampade in Israele, eletti Pastori nella Chiesa di Dio. Si elevi, o amici, un fraterno voto di plauso a tutti i Vescovi Salesiani, e specialmente al primo Vescovo Salesiano, a Monsignor Cagliero, che, infaticabile sempre, profonde in lontane regioni i tesori inesauribili del suo senno elettissimo e di quella ardente carità che ha appresa nella lunga famigliarità affettuosa col Ven. D. Bosco.

Compiuto il nostro dovere verso le Autorità e verso i lontani, apriamo l'animo all'onda dei più intimi affetti familiari.

E presentiamo anzitutto i nostri ringraziamenti agli amatissimi Superiori, a D. Albera, degno successore di D. Bosco e di D. Rua, ai Membri del Capitolo superiore, ai Sigg. Ispettori e Direttori che, accorrendo numerosi a questo Congresso, han voluto darci prova del loro affetto sempre paterno.

Noi siamo qui convenuti, per ricercare in questi luoghi, pieni di memorie sante, le tracce dell'affetto indimenticabile di D. Bosco, e con gioia infinita, a contatto dei nostri superiori, abbiamo trovato che questo affetto vive intero conservato nei loro cuori. Essi poi, assistendo ai nostri lavori han potuto constatare che la loro presenza non è stata per noi un peso incombente, ma un conforto ed una gioia. Siamo stati lieti e fieri di vederli testimoni della nostra buona volontà, ed abbiano fiducia di averli convinti, che se non siamo quali avrebbero meritato le loro fatiche per la nostra educazione, siamo però certamente (e lo saremo fino alla morte) devoti, riconoscenti, affezionati.

Un plauso senza riserve noi unanimemente dobbiamo al Comitato Esecutivo che ha preparato il Congresso. La miglior lode che possiamo indirizzargli è quella di riconoscere e dichiarare altamente che esso si è mostrato veramente salesiano nell'abilità indefessa, nella cordialità schietta e spontanea.

Un voto di simpatia e di ringraziamento a tutti i corrispondenti dei vari giornali che hanno con tanta benevolenza seguito i nostri lavori e divulgato gli alti del Congresso.

Finalmente, sicuro d'interpretare uno dei più cari voti dell'animo di tutti gli ex-allievi d'Italia presenti e assenti, io saluto con effusione di affetto i nostri amici stranieri, accorsi da ogni parte della terra a questa festa di fratellanza salesiana. Oh ! quanto ci è stata consolante questa testimonianza grande di solidarietà di sentimenti e di ideali, che ci giunse da oltre i monti e da oltre i mari!

La consolazione, che ora a tutti innonda il petto, sia il più prezioso tesoro che riportiamo alle nostre case, al quale attingeremo conforto per lavorare concordi per il trionfo dell'Opera di D. Bosco nel mondo. Ricordiamoci, e sia questo il pensiero ultimo di questo Congresso, che il lavorare per sì nobile fine è nostro sacro imprescindibile dovere. L'opera di D. Bosco sarebbe monca, se i suoi effetti fossero circoscritti al limite degli Istituti in cui siano stati educati fanciulli.

L'azione del Venerabile nostro Padre è indirizzata alla rigenerazione cristiana della società intera; ed una parte di questo compito Egli l'ha affidala a noi. Invano noi ci proclameremo figli di D. Bosco, se all'opera sua rifiuteremo la nostra collaborazione volonterosa. Promettiamo quindi, solennemente, che usciti di qui, stringendoci alle Associazioni di exallievi, noi ci adopereremo con tutte le nostre forze, affinchè lo spirito di D. Bosco si diffonda trionfalmente nelle famiglie, nelle nazioni, in tutta la società umana.

Con questa promessa dichiaro chiuso il nostro 1° Congresso Internazionale, e v'invito a terminare i nostri lavori con un ringraziamento a Dio. A Lui il merito e la gloria di quel poco di bene che abbiamo desiderato di fare, a Lui la cura di renderci atti a promuovere quel bene maggiore che speriamo di compiere nell'avvenire.

Ed ora torniamo alle nostre case, e separandoci innalziamo il fatidico grido col quale D. Bosco e D. Rua volevano allietata ogni nostra riunione: Viva Maria Ausiliatrice!

Tutto il discorso non fu che tiri seguirsi di applausi, che si accentuarono particolarmente quando il cav. Poesio accennò al papa, al Re, a Torino ed al sindaco conte Rossi.

Ultimo prende la parola Don Albera. Al suo avanzarsi, i congressisti si alzano di scatto come una sola persona e, in piedi, cogli occhi fissi sull'esile figura del Successore di Don Bosco, ascoltano con religiosa avidità la sua parola.

Il ringraziamento di D. Albera.

Son dolente di distruggere colla mia parola l'effetto incantevole di queste adunanze, delle belle parole del nostro caro Presidente e degli oratori che lo hanno preceduto.

Son dolente che questi giorni sieno passati così presto e che sia giunto il momento di separarci, o cari Amici e fratelli.

Ala prima debbo ringraziarvi a none di tutta la Società Salesiana, che da voi ha avuto in questi giorni una consolazione indicibile, che ha provato una gioia di paradiso.

Oggi noi abbiamo assistito ad una nuova Pentecoste! Tutte le lingue che abbiamo udito risuonare in quest'aula, così varie e così diverse, tutte hanno avuto un solo scopo, la glorificazione di Don Bosco. Oh! ecco avverato quello che egli diceva quando lo credevano pazzo! Non aveva un palmo di terra ove fissare il suo primo Oratorio ed andava dicendo che un giorno avrebbe avuto case in ogni parte del mondo. Il suo sogno si è avverato! Noi vediamo qui i rappresentanti degli allievi educati in queste case, e ne abbiamo udito le parole commosse. Essi stessi lo hanno detto : « Questo Congresso è stato un trionfo di Don Bosco! »

Don Bosco però ha avuto dei figliuoli affezionati, che hanno saputo approfittare delle cure che furono ad essi prodigate. Il Congresso n'è stata una prova solenne e la sua data rimarrà scritta a caratteri indelebili nella storia della nostra Pia Società. Ah! non sapete che ci avete fatto arrossire più volte in questi giorni, nel vedere che voi in qualche punto avete compreso meglio di noi il programma e lo spirito di Don Bosco? Quale di noi salesiani avrebbe trovato parole migliori delle vostre?

Mi rallegro e mi sento esaltare nel vedere che, nonostante la nostra pochezza, la Divina Provvidenza si sia servita di noi a far tanto bene. Ne siano rese grazie a Dio e a voi tutti e il ringraziamento vada anche agli ex-allievi assenti. Andate e dite a tutti che noi li ricordiamo ogni giorno a Dio, a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. Egli ha certamente assistito al nostro Congresso e gli ha dato quell'unità, che abbiano tutti ammirato; Egli continuerà pure a benedir voi e le vostre famiglie; noi ne lo pregheremo sempre!

L'agape fraterna.

Sono le 12.30: i Congressisti, dopo alcuni istanti di svago, si raccolgono a banchetto tra la più grande vivacità.

Don Albera ha voluto avere tutti gli ex-Allievi intorno a sè, prima di stringere loro la mano per il commiato, e tutti hanno risposto all'invito, felici di potere per qualche ora vivere nell'illusione di essere ritornati alla prima giovinezza.

Tutto il giardino, che nell'ultima Esposizione Salesiana serviva da parterre per i visitatori, è stato coperto e mutato in una spaziosa galleria che le tavole, ordinatamente imbandite, occupano letteralmente.

È una meraviglia! Non uno spazio rimane libero e non si verifica il minimo incidente nella scelta dei posti.

Al centro della tavola d'onore prende posto Mons. Morganti. Gli si mettono ai lati Don Albera e Mons. Tasso, Vescovo di Aosta. E poi tutt'intorno autorità, delegati esteri, invitati speciali. E tra essi i membri del Capitolo Superiore : Don Rinaldi, Don Cerruti, Don Barberis, Don Ricaldone, Don Lemoyne. Regna in tutti la più dolce letizia.

Dal vicino salone giungono scroscii di applausi. Sono i soci del circolo « Giovanni Bosco », dell'Unione Antichi Allievi dell'Oratorio di Valdocco e degli ex-allievi dell'Oratorio Festivo che banchettano a parte per mancanza di posto nell'ampia galleria, entusiasti anch'essi per la riuscita del Congresso.

Fra tutti son più di 8oo commensali !

Prestano servizio i nostri confratelli laici, coadiuvati da un nugolo di giovani artigiani, spigliati, diligenti, attentissimi; mentre la musica istrumentale, sotto la direzione del M.° Dogliani, rallegra con liete suonate il banchetto. Accolto da frenetici applausi e calorosamente bissato è l'Inno a Don Bosco, scritto dal M.° Pagella e classicamente concertato dal M.° Vaninetti, direttore delle Musica Cittadina di Torino.

Il momento dei brindisi - scrive il Momento - disgraziatamente arriva. E diciamo disgraziatamente, perchè annunzia il momento della chiusura.

» Inizia il prof. G. B. Francesia, con un brindisi in versi. Don Francesia è il poeta dei Salesiani e il suo inno giocondo, pieno di verve, viene ascoltato con grande interesse e interrotto ogni momento da applausi. Agli ex-allievi egli dipinge la vita di collegio; ricorda loro episodi caratteristici, istituisce dei confronti tra le loro figure di oggi, gravi, corpulente, e la agilità di un tempo e conchiude con un inno alla vita salesiana dopo aver deposto un mazzo di fiorite immagini sulla tomba di D. Bosco.

» A Don Francesia seguono: il segretario avv. Prospero Battù, che dovrebbe leggere le adesioni, ma per amor di brevità le riunisce tutte in un pensiero solo, il desiderio di partecipazione al Congresso: il tunisino Carlo Tinfan, lo studente di Gorizia Avian, Don Giordani e il can. Berrone. E tutti plaudono alla riuscita del Congresso e ricordano le benemerenze di Don Bosco ».

Altri quindici oratori dovrebbero ancora prendere la parola, ma Don Cane con graziosa finezza di dire interpreta il pensiero di tutti per non prolungare oltremisura la riunione.

Alle 15,30 ha luogo una funzione religiosa nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Don Annibale Giordani illustra dal pergamo l'alta onorificenza accordata dal S. Padre al Tempio di Valdocco coll'elevazione alla dignità di Basilica Pontificia e il rev.mo D. Albera impàrte solennemente la benedizione.

Poi tutti a Valsalice. Don Albera deve cedere alle amorevoli istanze dell'avv. Tuccari, exallievo di Randazzo e di Alassio, e vi si reca in automobile.

Tutti a Valsalice.

Alle ore 17 lo spazioso cortile del Seminario delle Missioni Estere è gremito di congressisti. Di ex-Allievi si affollano i due porticati, quello inferiore e quello superiore, la cappella dove è sepolto Don Bosco, e la celletta dove le spoglie mortali di Don Rua posano nel sonno eterno. Quante preghiere! quanti baci! quante lacrime!... Il Congresso, che ha avuto manifestazioni clamorose, si chiude nell'intimità.

La banda dell'Oratorio Festivo di Valdocco, diretta dal M.° Garbellone, suona l'inno degli exAllievi; e l'avvocato Guido Miglioli, presentato dal prof. Gribaudi, comincia la commemorazione.

Esordisce col ricordare che non si viene innanzi alla tomba di D. Bosco con senso di mestizia e di rimpianto; su quella tomba non si leva la preghiera della pace, ma l'inno dell'esultanza e della vita. e E un monumento la tomba di Valsalice che suscita maggiori emozioni, dice l'oratore, di quelle che non abbiano scoppiato attraverso alle solennità inauguranti il mausoleo dedicato agli eroi della patria; perchè là si andò come sudditi verso il monarca, a Valsalice si viene come figli verso il padre! »

E richiama gli ex-Allievi presenti ad un intimo esame della propria attività di fronte agli insegnamenti appresi alla scuola di Don Bosco, che si sintetizzano tutti in tre virtù : castità, ubbidienza e povertà. I,a castità che è elemento di forza fisica, e dà la sincerità e l'ardore degli affetti; l'ubbidienza che fa dei figli di Don Bosco come l'avanguardia militarizzata della Fede; la povertà che è la base del sentimento democratico, cristianamente inteso ed applicato a bene del popolo.

E dopo questo colorito studio psicologico dei doveri dell'ex-Allievo salesiano, l'oratore passa a raccogliere i vari ricordi interessanti il continuo progresso nel mondo dell'opera di Don Bosco e di Don Rua, attraverso alle lotte, ai sacrifici ed alle persecuzioni: Per aspera ad astra!

Dalla Francia, che disconobbe nelle Congregazioni gli asili per i più umili e i bisognosi, all'Italia di cui rievoca la campagna anticlericale di scandali, agli ultimi avvenimenti rivoltosi della Spagna e del Portogallo, egli passa in rapida rassegna le pagine tristi della vita salesiana; e le riscontra col crescente trionfo di essa nell'apprezzamento delle Autorità e nella simpatia dei popoli.

In fine tratteggia lo spettacolo della preghiera nel tempio di Maria Ausiliatrice, nel quale si elevarono i voti degli ex-Allievi per una migliore unione fra di essi, per un più stretto rapporto spirituale dei figli col Padre, per una più alta fiducia in Dio.

Termina il discorso col dire che solo così dalle tombe di Don Bosco e di Don Rua non si sciolgono le languide fiammelle di un fuoco fatuo ma s'innalza una colonna di luce, con cui si espande nel mondo l'inno della ristorazione cristiana.

Terminato il discorso si canta il Tantum Ergo, e dalla cappella soprastante la Tomba di Don Bosco, Don Albera imparte una seconda volta l'Eucaristica Benedizione.

Così presso la tomba di Don Bosco e di Don Rua, il Venerabile Fondatore e il magnanimo Propagatore dell'Opera Salesiana, si chiuse con un rito solenne, intimo e commovente, il primo Congresso degli ex-Allievi, le cui salutari ricordanze dureranno nei Congressisti quanto la vita !

La Voce della Stampa.

A compimento e corona di questo resoconto, dovremmo riferire i lusinghieri giudizi che diedero del nostro Congresso molti giornali. Inviando a tutti il grazie più cordiale, ci limitiamo, per mancanza di spazio, ad alcune spigolature.

PRIMA DEL CONGRESSO.

.. Gli antichi Allievi a differenza dei Cooperatori, propriamente tali, si riuniscono non in nome di benefici fatti, ma di benefici ricevuti; ma la differenza è minima, poichè applicano a sè e all'impresa salesiana quella mirabile economia del cristianesimo, per la quale anche colui che riceve del bene è in qualche nodo un benefattore. Ad ogni modo, organizzando in forme fisse la propria qualità di Alunni antichi, e volendo perpetuarla coll'educare altri tuttavia, vengono a creare una nuova specie di Cooperatori nati; quelli che intendono mostrare al mondo nella integrità e nell'esemplare attività della propria vita la prova di ciò che Don Bosco potè in essi, e intanto sdebitarsi con lui continuando dentro e fuori di se stessi la sua provvida azione. Vengono a portargli questo specialissimo omaggio, d'essere apologisti viventi di lui, che si propongono di diventare suoi apostoli...

E Torino, culla dell'Opera di D. Bosco..— non è per questo Congresso ciò soltanto che è stata per molti altri, ossia un luogo ospitalissimo, rallegrato nell'anno che corre da speciali splendori di ricorrenze e di spettacoli: è qualche cosa di più. E una madre patria che apre le braccia alle sue vastissime spirituali colonie!...

(Da un articolo del Marchese Filippo Crispolti, nel Momento di Torino del 25 agosto, riportato da molti giornali).

IL CONGRESSO.

Questo primo Congresso internazionale degli ex-Allievi dei Salesiani - fra la congerie dei congressi che quest'anno si tengono a Torino aventi carattere più che di altro, di liete riunioni, è certo quello che sorse più spontaneo, diremo, da una necessità di estrinsecare la riconoscenza di due emisferi verso Don Bosco.

Forse è l'unico, fra i tanti, Congresso veramente internazionale, poichè tutte le nazioni che sentirono l'influsso benefico di Don Bosco qui inviarono i loro rappresentanti.

Sono due emisferi che s'appuntano nel nome di Don Bosco, in uno slancio di riconoscenza, di fede e di amore.

(Dall'Italia Reale - Corriere Nazionale

del 9 settembre).

Il Congresso degli Ex-Allievi Salesiani.... nei tre giorni in cui è durato, è riuscito una splen dida affermazione di cameratismo e di fratellanza, fra tutti i componenti, qui intervenuti da ben venti nazioni

(Dalla Gazzetta di Torino, dell' 11 settembre).

Il fatto è meravigliosamente significativo: ponete attenzione a questo: sono degli allievi che tornano all'istituto dove furono educati; e ci tornano con uno spirito di riconoscenza così spontaneo, così vivo, con uno spirito di amore all'istituzione così profondo, così schietto, che il cronista destinato a dire di questa manifestazione non può a meno di notarlo anzitutto, con un senso di rispetto e di ammirazione nuovo: con un senso - diciamo la parola volendo ad essa attribuire tutta la maggiore ampiezza e la più precisa del suo significato - di venerazione.

Nel cortile dell'Oratorio, su cui vigila immensa la memoria di D. Bosco, si raccolsero ieri, verso le ore 16, assai più di nove cento congressisti; erano accorsi da ogni parte del mondo, d'ogni paese, ma tutti animati da un eguale sentimento, sospinti da un'eguale aspirazione...

(Dalla Stampa di Torino, del 9 settembre). Questo Congresso mostra da una parte quanto

profonde radici abbia messo l'Opera di D. Bosco, come siasi sviluppata alla guisa del grano di senapa evangelico, e come dall'altra parte quest'opera si riflette, si perpetua, continua, si compie per mezzo della falange innumera di quelli che vennero formati secondo il suo spirito. Due cose, due affermazioni vigorose, solenni, importantissime che questi giorni del Congresso, queste riunioni, i discorsi, le discussioni hanno ripetuto, scolpito nettamente.

(Dal Cittadino di Brescia, dell'11 settembre).

DOPO IL CONGRESSO.

L'ultima seduta.... non poteva riuscire più interessante e significativa ; l'omaggio finale delle diverse nazionalità a Don Bosco, e ai suoi degni continuatori, è assurto ad un profondo e confortevole significato. Questo: che nel suo meraviglioso fiorire l'opera salesiana ha gettato tali radici nel cuore del popolo, che nessuna insidia, nessuna guerra, palese od occulta, potrà riuscire a svellere. Opera, fatta per il popolo e destinata ad essere di presidio alle masse popolari contro i nemici della Fede, per la virtù del suo fondatore e per la fede fervida dei suoi figli, mirabilmente ottiene il suo scopo.

(Dal Momento di Torino, dell'11 settembre).

Nell'annunziare questo Congresso abbiamo notato come esso rappresentasse un fatto nuovo nella storia della pedagogia; oggi a Congresso finito, dobbiamo riconoscere che il fatto nuovo ha assunto un significato ancora più speciale: quello di avere affratellato ed unito in una mirabile armonia i rappresentanti di venti stati diversi. E siamo lieti di fare questo rilievo, perchè un sistema di educazione esperimentato ottimo in tutte le parti del mondo, non ostante diversità di lingua, di usi, di razza, ha pieno diritto d'essere segnalato al rispetto di tutti.

(Dalla Stampa di Torino, dell'11 settembre).

Molte volte ho assistito a congressi ma raramente, anzi mai, posso affermare, mi è stato concesso di presenziare a riunioni di tanta imponenza e così importanti per il numero e la qualità degli intervenuti, per la diversità delle nazioni rappresentate - venti - ove le discussioni siano seguite tanto ordinate, ove i deliberati siano stati presi con tanta serietà... Chi con diligente assiduità ne ha potuto seguire tutte le fasi, ne ha avuto un'impressione dolce ed imperitura. I discorsi tutti, le discussioni tutte erano riboccanti di ammirazione e di plauso all'opera altamente benemerita, religiosa e sociale dei figli di Don Bosco. Conversando con una persona che occupa una carica altissima mi diceva: - Don Bosco e Don Rua, fossero stati presenti, non avrebbero forse potuto dire di più o dire meglio di quanto hanno detto illustri oratori!

E se è lecito esprimere l'opinione propria a riguardo del 1° Congresso internazionale degli allievi dei Salesiani, dirò che mi è parso non già di assistere ad uno dei soliti congressi ove si discute e si vota, ma di assistere ad una riunione ove uno era lo spirito informatore: la riconoscenza verso l'opera di Don Bosco. Mi è parso di assistere alla più solenne, alla più imponente manifestazione di plauso all'opera Salesiana, mi è parso di assistere alla glorificazione, al trionfo, all'apoteosi di Don Bosco...

(Dallo Stendardo di Cuneo,

del 13 settembre).

... Pochi congressi diedero sfoggio di tanta concordia e fratellanza, e ciò, si può dire, nonostante certe divergenze politiche e sociali che fuori di un tale congresso avrebbero diviso parecchi congressisti: mai, non solo i dissidenti in politica e in tendenze, ma neanche gli stranieri più rivali per razza e per aspirazioni di confine e di conquista, furono così unanimi ed uguali nel volere la diffusione dell'idea di D. Bosco, nel tributare omaggi e riconoscenza al fondatore e alla istituzione, nel desiderare un'intesa mondiale sulle ragioni e sull'opera della nuova organizzazione...

(Dal Verona Fedele, del 14 settembre).