BS 1900s|1902|Bollettino Salesiano Agosto 1902

Anno XXVI.   Agosto 1902.   N.8

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO - Sulla Santissima Eucaristia - Enciclica di Leone XIII . . . . pag. 225 L'Onomastico di S. S. Papa Leone XIII . 227 Augurii al Cardinale Agostino Richelmy    229 Il Rappresentante di D. Rua in America . . . 230 Don Bosco e Don Rua - L'inaugurazione del Convitto di Lanusei in Sardegna . 236 Il giubileo della Cartiera Salesiana di Mathi . . . 240 Missioni - Patagonia: Escursioni Apostoliche della Pampa Centrale    242

Grazie di Maria Ausiliatrice   . 245 Notizie compendiate (Alassio- Chieri- Chioggia - Genola - Intra - Malta - Napoli -Roma - Torino . 247 Le nozze d'oro delle Letture Cattoliche . . 251 Spigolature agrario: Cenni sulla scuola agraria di Parma. 253 Necrologia: La Signora Marianna del Alcanzar Ascasubi. 254 Cooperatori defunti    255 Illustrazioni: Mons. Pietro Balestra. Arcivescovo di Cagliari pag. 237 - Alunni della scuola agraria di Parma 243 249.

SULLA SANTISSIMA EUCARISTIA

Lettera Enciclica del Santissimo Signor nostro Leone per divina Provvidenza PAPA XIII

AI VENERABILI FRATELLI, PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI ED ALTRI ORDINARI AVENTI PACE E COMUNIONE CON LA SANTA SEDE APOSTOLICA.

LEONE PAPA XIII

Venerabili Fratelli, salute ed Apostolica Benedizione.

Motivi di questa enciclica.

TENERE ognor presenti e attentamente seguire gli esempi luminosi dell'ammirabile carità di Gesù Cristo per l'umana salute è Nostro altissimo dovere; e ciò col suo divino aiuto, come ci studiammo fin quì di fare, cosí ci studieremo fino all'estremo respiro. Imperocchè imbattutici in tempi fieramente avversi alla verità e alla giustizia, per quanto era da Noi, con gl'insegnamenti, con le ammonizioni, con gli atti, come si conferma dall'ultiina lettera Apostolica a voi indirizzata, non abbiamo mai tralasciato nulla di ciò che poteva meglio servire sia a dissipare il molteplice contagio degli errori, sia a rinvigorire la pratica della vita cristiana. Fra questi atti ve n'ha poi due più recenti, fra loro strettamente connessi, la ricordanza dei quali, in mezzo a tante cagioni d'amarezza, Ci torna d'opportuna consolazione. L'uno ebbe luogo quando Ci parve ben fatto che tutta l'umana famiglia si consacrasse al Cuore augustissimo di Cristo Redentore : l'altro quando esortammo gravissimamente tutti coloro che si professano cristiani ad unirsi a Lui stesso, il quale non solo per gl'individui, ma per la società eziandio è in modo divino via, verità, vita, - Ora poi da questa medesima carità Apostolica, che veglia sui bisogni della Chiesa, Ci sentiamo mossi e quasi sospinti ad aggiungere a quei due atti già compiti qualch'altra cosa, quasi loro coronamento ; cioè a raccomandare quanto possiamo al popolo cristiano la santissima Eucaristia , come quel divinissimo dono uscito dal fondo del Cuore del medesimo Redentore, desiderante con viva brama questo singolare congiungimento con gli uomini, e fatto massimamente per elargire i saluberrimi frutti della sua redenzione. Sebbene anche in questo campo abbiamo già Noi promosse e caldeggiate alquante opere. E con giocondità rammentiamo principalmente d'avere approvato e arricchito di privilegi non pochi Istituti e Sodalizi che sono addetti all'adorazione perpetua dell'Ostia divina ; d'aver curato che i congressi eucaristici riuscissero numerosi e fruttuosi come conviene; d'avere ad essi e ad altre opere simili assegnato per protettore celeste S. Pasquale Baylon, che nella divozione e nel culto del mistero eucaristico si segnalò.

Esposizione dell'argomento.

Adunque, Venerabili Fratelli, di questo stesso mistero, nella difesa e illustrazione del quale si adoperò costantemente sia la solerzia della Chiesa, non senza preclare palme di Martiri, sia lo zelo di uomini dottissimi ed eloquentissimi, sia anche il magistero delle nobili arti. Ci piace ora toccare alcuni capi ; e ciò affinchè in modo più vivo apparisca la sua efficacia ; massimamente rispetto all'alleviare in gran maniera i bisogni dei tempi nostri. In verità, poichè Cristo Signore la vigilia della sua morte ci lasciò questo monumento d'immensa carità verso gli uomini, e insieme presidio massimo per la vita del mondo (Ioann., VI, 52. ), Noi, cui resta poco da vivere, nulla possiamo desiderare di meglio, di quello che Ci sia dato d'eccitare negli animi di tutti e coltivare il debito affetto di gratitudine e di devozione verso quell'ammirabile Sacramento, nel quale principalmente giudichiamo fondarsi la speranza e l'efficienza di quella salute e di quella pace, che è il sospiro di tutti i cuori.

Questo nostro pensiero, che al secolo per ogni parte turbato e a si misera condizione ridotto, convenga provvedere principalmente con siffatti aiuti e rimedii , ad alcuni certamente farà meraviglia, e da altri sarà forse accolto con procace disprezzo. Ma ciò viene soprattutto da superbia : il quale vizio quando alligna negli animi, vi snerva necessariamente la fede cristiana, la quale esige un ossequio della mente religiosissimo , e vi addensa più tetra la caligine intorno alle cose divine, così che a molti si approprii quel detto Bestemmiano tutto quello che non capiscono (Iudae, 10.). Noi però, non che recedere per questo dal nostro divisamento, siamo fermi d'insistere col più vivo ardore e nell'illuminare i ben disposti e nel pregare da Dio perdono, interponendovi la fraterna implorazione dei giusti, ai bestemiatori delle cose sante.

Conoscenza dell'efficacia dell' Eucaristia.

Il conoscere con fede intera qual sia l'efficacia della santissima Eucaristia, val quanto conoscere qual sia l'opera che, a benefizio del genere umano, Dio fatto uomo con la sua potente misericordia ebbe compita. Imperocchè, in quella guisa che appartiene alla retta fede il professare e adorar Cristo come sommo fattore della nostra salute, il quale con la sapienza, con le leggi, con gl'istituti, con gli esempii, con l'effusione del sangue ristaurò ogni cosa ; così ad essa appartiene professarlo e adorarlo in realtà presente nella Eucaristia in tal modo che verissimamente egli rimane tra gli uomini sino alla fine del mondo, e da maestro e pastor buono e intercessore accettissimo presso il Padre, impartisce loro da se medesimo in copia perenne i beneficii dell'operata redenzione.

Dall'Eucaristia si ha quella vita che è vita vera.

Fra questi beneficii poi provenienti dall'Eucaristia, chi attentamente e religiosamente consideri vedrà primeggiare e risplendere quello che tutti gli altri contiene, cioè che da essa deriva negli uomini duella vita che è vita vera : Il pane che io darò, è la carne mia per la vita del mondo (Ioann. VI, 52). - In più maniere come abbiamo detto altra volta, Cristo è vita ; il quale della sua venuta tra gli uomini diè per cagione il voler loro portare una sicura ubertà di vita più che umana : Io sono venuto perchè abbiano vita e siano nell'abbondanza (Ioann. X, 10). E in fatti come prima sulla terra apparve la benignità e l'amore del Salvatore Dio nostro (Tit. III, 4.), nessuno ignora che subito eruppe una certa forza creatrice di un ordine di cose affatto nuovo, e s'infiltrò in tutte le vene della società domestica e civile. Di là nuovi vincoli tra uomo e uomo: nuovi diritti privati e pubblici; nuovi doveri; nuova direzione agl'istituti, alle discipline, alle arti ; e ciò che più importa, vólti furono gli animi e le cure degli uomini alla verità della religione e alla santità dei costumi ; ed anzi fu comunicata agli uomini una vita al tutto celeste e divina. A ciò difatti si riferiscono quelle espressionì così frequenti nelle divine Scritture : legno di vita, verbo di vita, libro di vita, corona di vita, e soprattutto pane di vita.

Non si dà vita senza cibo.

Ma poichè questa medesima vita di cui parliamo ha una evidente somiglianza con la vita naturale dell'uomo, come l' una si alimenta e vegeta col cibo, così bisogna che anche l'altra con cibo suo proprio si sostenti e si accresca. E qui cade in acconcio il rammentare in qual tempo e in qual modo abbia Gesù Cristo mosso ed indotto gli animi degli uomini a ricevere convenientemente e degnamente il pane vivo che egli era per dare. Imperciocchè quando si sparse la fama di quel prodigio che egli aveva operato sulla spiaggia di Tiberiade, moltiplicando i pani per saziare la moltitudine, incontanente molti accorsero a lui, se per avventura potesse a loro toccare un ugual beneficio. E Gesù, colta l'occasione, come quando dall'attinger che fece la Samaritana l'acqua del pozzo prese ansa a mettere in lei la sete dell'acqua che zampillerà fino alla vita eterna (Ioann. IV, 14.), così allora sollevò le menti delle cupide moltitudini a bramare anche più avidamente un altro pane che dura fino alla vita eterna (Ib. VI. 27). Nè già questo pane, insiste ammonendo Gesù, è quella manna celeste che fu apprestata ai padri vostri pellegrinanti per il deserto ; e neppure è quello che voi stessi testè avete ricevuto da me con tanta meraviglia ; ma io medesimo son questo pane: Io sono il pane di vita (Ib. 48). E la stessa cosa va sempre più persuadendo a tutti, ora con gl'inviti, ora coi precetti: Chi di un tal pane mangerà, vivrà eternamente; e il pane che io darò è la carne mia per la salute del mondo (Ib. 52.). La gravità poi del precetto dimostra asseverando: In verità in verità vi dico : Se non mangerete la carne del Figliuolo dell' uomo e non berrete il suo sangue non avrete in voi la vita (Ib. 54).

A tutti è necessaria l'Eucaristia.

Lungi dunque quel perniciosissimo error comune, pel quale si crede che l'uso della Eucaristia debba lasciarsi a quelle sole persone, che libere da cure e di animo piccolo amino darsi tutte alla vita devota. Quella che fra tutte le cose è la più eccellente e salutare, a tutti affatto appartiene, sia qualsivoglia il lor grado e il loro uffizio ; a tutti quelli, cioè, che vogliono (e ognuno deve volerlo) alimentare in sè la vita della divina grazia, che poi riesce al conseguimento della vita con Dio beata.

E Dio volesse che, della sempiterna vita rettamente pensassero e si prendessero cura principalmente coloro, i quali o per ingegno o per industria o per autorità tanto possono nella direzione delle cose temporali e terrene. Ma invece siamo, costretti a vedere e deplorare che molti fastosamente spacciano d'aver essi dato al secolo nuova vita e felice, perchè lo spingono a correre ardentemente all'acquisto di tutte le comodità e di tutte le meraviglie. Ma intanto, ovunque ti volga, l'umana società, se lontana da Dio, non che godere l'agognata tranquillità, soffre e trepida al par di chi da smaniosa febbre è agitato ; mentre cerca ansiosamente la prosperità e in essa sola confida, se la vede fuggir dinanzi, e corre dietro ad un ombra che si dilegua. Perciocche gli uomini e la società, come necessariamente sono da Dio, così in nessun altro possono vivere , muoversi e far qualche bene, se non in Dio per mezzo di Gesù Cristo ; pel quale derivò sempre e deriva quanto vi ha di buono e d'eletto.

L'Eucaristia accresce la dignità umana.

Ma di tutti questi beni fonte e capo è sopratutto l'augusta Eucaristia; la quale siccome nutre e sostenta quella vita che tanto ci punge del desiderio di sè, così accresce immensamente quella dignità umana, che sembra oggi aversi in tanto pregio. Imperocchè qual cosa maggiore o più desiderabile che l'esser fatto, per quanto è possibile, partecipa e consorte della divina natura? Or questo ci fa Gesù Cristo specialmente nella Eucaristia, nella quale, prendendo l'uomo già per la grazia innalzato alle divine cose, a sè più strettamente lo unisce e accoppia. Chè questa è la differenza tra il cibo del corpo e quello dell'anima, che quello in noi si converte, questo in sè ci converte ; e però, Agostino fa dire a Cristo medesimo : Nè tu muterai me in te, come il cibo della tua carne, ma tu stesso sarai mutato in me (Conf. I. VII, e. X.).

L'Eucaristia accresce in noi la fede.

E da questo eccellentissimo Sacramento, nel quale specialmente apparisce come gli uomini vengono inseriti nella divina natura, essi ripetono, il grandemente crescere in ogni genere di soprannaturali virtù. E prima nella fede. In ogni tempo la fede ebbe oppugnatori ; perchè sebbene con la cognizione di prestantissime cose eleva le umane menti, siccome però di quello che mostrò essere sopra natura nasconde l'intima qualità, con ciò stesso sembra deprimerle. Ma una volta s'impugnava or questo or quell'articolo di fede; nei tempi moderni invece la guerra divampò in campo assai più vasto, e siamo già venuti a tale che nulla assolutamente si ammette sopra natura. Orbene a ristorare negli animi il vigore e il fervor della fede nulla è più atto che il mistero Eucaristico, detto per eccellenza il mistero di fede ; come quello nel quale tutte le cose sopra natura, con una singolare copia e varietà di miracoli, sono comprese : ha lasciato memoria delle sue meraviglie il Signore, che è benigno e misericordioso ; ha dato un cibo, a quei che lo temono (Ps. Cx, 4-5). Perchè se Dio tutto, quello che fece sopra natura, lo riferì alla Incarnazione del Verbo, mercè del quale si riparasse la salute del genere umano, secondo quel dell'Apostolo: Ha stabilito... di ristorare in Cristo tutte le cose e quelle che sono nei cieli, e quelle che sono in terra (Eph. 1, 9-10); l'Eucaristia, per testimonianza dei santi Padri , deve riguardarsi come una certa quale continuazione e un ampliamento dell'Incarnazione. Con ciò sia che per essa la sostanza del Verbo incarnato si unisce coi singoli uomini; e si rinnova mirabilmente il supremo sacrificio del Golgota, come prenunziò Malachia : In ogni luogo si sacrifica e si o f ferisce al nome mio oblazione monda (I. 11). Il quale miracolo, massimo nel suo genere, è accompagnato da innumerevoli altri; perche qui tutte le leggi della natura sono sospese: tutta la sostanza del pane e del vino si converte nel corpo e nel sangue di Cristo ; le specie del pane e del vino senza appoggio di niuna cosa , sono dalla divina virtù sostentate; il corpo di Cristo si trova al tempo stesso in tanti luoghi in quanti simultaneamente compiesi il Sacramento. Affinché poi si faccia più intenso l'ossequio dell'umana ra gione verso si gran Mistero, vengono come in aiuto i prodigi, fatti a gloria di esso ab antico ed anche a nostra memoria ; dai quali in più luoghi si hanno pubblici e insigni monumenti. In questo Sacramento dunque vediamo alimentarsi la fede, nutrirsi la mente, sfatarsi le fisime dei razionalisti, e grandemente illustrarsi l'ordine soprannaturale.

Raffrena la libidine, reprime l'insolenza della carne, crea i verginì.

Ma allo snervamento della fede nelle divine cose, molto conferisce non solo la superbia, come abbiam detto, sì anche la depravazione dell'animo. Perciocchè se avviene per ordinario che quanto più altri è morigerato , tanto più sia svegliato ad intendere; e che dai piaceri del corpo restino ottuse le menti, come conobbe la stessa pagana prudenza, e la divina sapienza ci ebbe ancor prima ammoniti (Sap. 1, 4) tanto più nelle cose divine le voluttà corporali oscurano il lume della fede, ed anche per giusto castigo di Dio, totalmente l'estinguono. Dei quali piaceri oggi arde una cupidigia insaziabile, e quasi morbo contagioso a tutti si appiglia fino dalla più tenera età. Ma un eccellente rimedio a questo gravissimo male è proprio sempre nella divina Eucaristia. Perchè, prima di tutto, aumentando la carità, raffrena la libidine , secondo che dice Agostino : Il nutrimento di lei (della carità) è lo snervare la passione; l'estinguerla poi è la perfezione (De diversis quaestionibus LXXXIII, quaest. XXXVI). Inoltre la carne castissima di Gesù reprime l'insolenza della carne nostra come ammonì Cirillo Alessandrino : Cristo essendo in noi sopisce la legge che infuria nelle nostre membra (Lib. IV, c. 2 in Ioann. VI, 51.). È anche un singolare e giocondissimo frutto dell'Eucaristia quello che è significato da quel profetico detto : Che è il buono di lui (Cristo) e il bello di lui, se non il frumento degli eletti, il vino che fa germogliare i vergini (Zach. IX, 17) : cioè il forte e costante proposito della sacra verginità, il quale, anche in mezzo ad un mondo stemperantesi nella mollezza, di giorno in giorno più largamente nella cattolica Chiesa fiorisce rigoglioso ; con ouanto vantaggio e decoro della religione e della stessa convivenza umana non è chi non vegga.

Afforza la speranza dei beni immortali.

Si aggiunge che con questo Sacramento mirabilmente s' afforza la speranza dei beni immortali e la fiducia dei divini aiuti. Con ciò sia che il desiderio della beatitudine, che in tutti gli animi è insito ed innato, per la fallacia dei beni terrestri, per la ingiusta violenza dei malvagi, e per tutte l'altre molestie dell'anima e del corpo si viene sempre più aguzzando. Ora l'augusto Sacramento dell'Eucaristia, è causa insieme e pegno della beatitudine e della gloria, e ciò non solo per l'anima, ma altresì pel corpo. Perchè nel tempo stesso che arricchisce gli animi con l'abbondanza dei celesti beni, li sparge ancora di soavissimi gaudii, che di gran lunga sorpassano ogni umana estimazione e speranza ; nelle avverse cose sostenta, nella lotta della virtù fortifica, custodisce per la vita sempiterna e ad essa conduce quasi apprestando il viatico. Similmente nel corpo caduco e labile ingenera la futura ri surrezione, essendochè il corpo immortale di Cristo v'inserisce un seme d'immortalità, che un giorno dovrà germogliare. Che ambedue questi beni e all'anima e al corpo di là provengano la Chiesa in ogni tempo insegnollo, in ossequio alla parola di Cristo : Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno (Ioann. VI, 55).

Intima al cristiano la necessità della penitenza.

Torna qui opportuno e molto importa il considerare che l'Eucaristia, come quella che fu da Cristo istituita quasi memoriale perenne della sua passione (S. Thomas Aquin. opusc. LVII. Offic. de festo Corp. Christi.) intima al cristiano la necessità della salutare penitenza. Gesù infatti a quei primi suoi sacerdoti disse: fate questo in memoria di me (Luc. XXII, 9.) : cioè fate questo per commemorare i dolori, le amarezze, le angoscie mie, la mia morte di croce. Laonde questo sacramento insieme e sacrifizio è per tutti i tempi un'esortazione alla penitenza e ad ogni maggior mortificazione, e insieme una grave e severa riprensione di quei piaceri che uomini impudentissimi vanno tanto magnificando: Ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore per fino a tanto che egli venga (1. Cor. XI, 26).

(Continua).

L' Onomastìco di Sua Santità PAPA LEONE XIII

Oqni anno andiamo lieti di esortare i nostri Cooperatori e Cooperatrici a dare prove particolari di venerazione e di amore al Santo Padre Leone XIII nel giorno di S. Gioachino, del quale riportò il nome al sacro fonte. In ogni anno inculcammo speciali opere buone da compiersi in quel faustissimo giorno, per ottenere a Sua Santità lume e conforto in tanta tristizia di tempi e le nostre raccomandazioni furono mai sempre favorevolmente accolte.

In quest'anno non troviamo poter dare migliore prova del nostro affetto che raccomandando l'Obolo di S. PietrO pregando in modo specialissimo i nostri Cooperatori e Cooperatrici ad unirsi con i giovanetti e le giovanette educati nei nostri Collegi ed Istituti nel dare al Santo Padre questo solenne attestato del nostro tenerissimo amore. Il giorno della festa di S. Gioachino sia per noi il principio di una preghiera costante, acciochè Dio voglia consolare il suo Vicario nel suo giubileo Pontificale. Chi desidera mandar offerte per l'Obolo di S. Pietro che i giovani nostri intendono offrire a Leone XIII in quest'anno memorando, le rivolga al Bollettino Salesiano - Torino.

Augurii

All' Eminentissimo Principe Cardinale arcivescovo Agostino Richelmy pel giorno 28 agosto presentiamo i nostri augurii e le nostre felicitazioni accompagnate dalle preghiere che innalzeremo a Dio benedetto per mezzo della Vergine Ausiliatrice, acciocchè molti e felici sieno ancora gli anni di sua vita per la gloria della Chiesa Cattolica e dell'Archidiocesi Torinese.

IL RAPPRESENTANTE DEL SUCCESSORE DI DON BOSCO IN AMERICA

(Relazione del Sac. Calogero Gusmano*)

A S. Paolo del Brasile - Liceo Salesiano del Sacro Cuore -Accademia - Il signore della parola - Il Santuario e la Statua del Sacro Cuore - I laboratori salesiani a S. Paolo.

Alla stazione aspettava D. Albera il direttore con molti confratelli ; all'entrata del liceo i giovani schierati con a capo la banda ed il corpo dirigente e docente; nella sala di ricevimento aspettavano D. Albera S. E. Mons. Neri, il Cons. Duarte e molti altri amici dei salesiani. Ma prima di penetrare in quell'importantissimo Istituto, che un giorno non lontano, lo spero, sarà tra i primi dell'America del Sud, se i Salesiani asseconderanno i disegni non dubbii della Divina Provvidenza ed i generosi Brasiliani continueranno a prestare il loro indispensabile aiuto, desidero farlo conoscere servendomi di quanto dice la Civiltà Cattolica in uno dei quaderni del 1895. Ecco le sue precise parole : « Il Liceo salesiano di arti ed ufficii sorto da dieci anni per opera di alcuni zelanti cattolici, tra i quali meritano speciale menzione il Revmo. Arcid. Francesco de Paula Rodriguez ed il Dr. Paladino è un'opera che in S. Paolo può dirsi la più feconda. È come una pianta rigogliosa che abbonda di bei frutti. Sono circa 400 giovanetti di tutte le classi sociali che in quel Collegio ricevono una religiosa educazione e sono addestrati nelle arti o preparati agli studi superiori. Oltre ad essi circa 600 altri giovanetti frequentano l'Oratorio del Cóllegio nei giorni di festa , con quel vantaggio morale ch'è facile immaginare. Chi vuol avere un'idea di quanto è capace la carità cristiana, entri in quell'Istituto Salesiano e resterà meravigliato nel vedere quello sciame di fanciulli così ben disciplinati, e tutti intesi ai loro studii e lavori. L'attività di quei buoni religiosi che per la scarsezza del numero debbono moltiplicarsi ed attendere ad un medesimo tempo ai bisogni del Collegio ed ai ministeri della Chiesa , è tale, che sembra incredibile come possono accudire a tanto ed ottenere quell'ordine, quella disciplina e quei progressi che in quella casa fioriscono. Le varie officine e la tipografia portate all'ultima perfezione, offrono uno spettacolo nuovo e che parrebbe impossibile effettuarsi con soli fanciulli dai 10 ai 18 anni d'età. La musica vocale ed istrumentale vi è pur coltivata , e con esito così felice, che quella dei giovani del Liceo Salesiano è tenuta la miglior banda musicale di S. Paolo. Il buon D. Lorenzo Giordano può star ben contento di aver coronato con quell'opera grandiosa otto anni di industrie e di zelo per compierla. A lui pure si deve, alla sua costanza, alla sua fede, la costruzione di quel grande collegio, che può bastare a più centinaia di giovanetti interni ed è fornito di ampii cortile e di vasto giardino. Quando a lui venne consegnata quella casa non ne era costruita che la quarta parte della presente e per di più sopracarica di debiti. - Non si può dire a parole quanto benefica per la città e per lo Stato di S. Paolo sia quella istituzione, che coltiva nella religione e nelle arti ed industrie i figli del popolo, i quali sono destinati a rifondere nella grande arteria della società paoliniana il puro sangue della fede e morale cattolica. »

Ecco l'Istituto che in quest'ispettoria riceveva pel primo il rappresentante del sig. D. Rua. Nell'accademia tenutasi le stessa sera accorsero molti. Il direttore dà un figliale ben venuto a Don Albera e poi gli presenta il personale della casa coi suoi 330 interni là schierati; gli presenta gli studenti, gli artigiani divisi secondo il loro mestiere, composìtori, stampatori, legatori, librai, sarti, calzolai, falegnami, fabbri, scultori in marmo e legno, tutti insomma, assicurando il superiore della buona volontà attuale e del nuovo e più forte impulso che produrrà la sua visita. Ed ecco allora sbucar fuori un fanciullo sugli undici anni, fino allora rimasto nascosto dietro la tribuna dalla quale parlava il direttore; aveva la sciarpa e si capiva ch'era di servizio, servizio che disimpegnò fino alla fine facendo da protagonista nel riuscitissimo trattenimento. Con voce vigorosa e fare spigliato saluta D. Albera a nome dei suoi compagni, e, finito invita i cantori e la banda ad accompagnare colle loro armoniose note il già patetico saluto. La banda composta di 60 strumenti si mantenne all'altezza della riputazione che gode di prima in S. Paolo e che nessuno osa discuterle : in seguito nelle diverse lingue invita e fa montare i suoi compagni sopra una predella perchè salutino il rappresentante del Rettor Maggiore , ciascuno nel proprio idioma.

Fu veramente lepido e originale. Seppi poi che il piccolo Rodolfo è oriundo di Padova.

Alla festa però vollero pur prender parte i cooperatori. Sale la tribuna colui che meritamente dai suoi numerosi discepoli di diritto, all'Università, ora sparsi per l'immenso Brasile nella magistratura e nel foro, è chiamato il signore della parola, il Dott. Machado.

Lesse in Italiano un forbitissimo discorso, che meriterebbe certo di essere trascritto per intero. Tra le altre cose diceva: « I rami si distendono dall'albero... e tu sei D. Albera... si distendono dall'albero, da cui germogliarono questi frutti di salvezza, i salesiani, e questi piccoli fiori, i fanciulli, i maestri , che hanno il viso , il cuor di un padre; i giovanetti, lieti della vita di comunità che saranno, per voi tutti, sollevati da un giardino d'innocenza alla corona sfolgorante del cielo. » Si presenta infine salutato da un fragoroso battimano, l'Illmo. Consigliere Dr. A. M. Duarte de Azevedo, Senatore dello Stato e più volte mìnistro di Giustizia, sotto l'Impero, il cui nome solo, dava la vittoria a chiunque l'avesse dalla sua parte. Uomo sui 70 anni, bianco, venerando nell'aspetto, non si lascia portare dall'entusiasmo. Comincia facendo allusione a quelle parole di S. Teresa : « Signore, è possibile che alcuno vi abbia servito meglio di me, ma nessuno vi ama più di me. » parole che applica a se stesso soggiungendo: è possibile, anzi certo, che altri abbiano servito meglio l'istituzione salesiana ; ma nessuno con più affetto di me, che ho l'alto incarico di salutare il rappresentante di D. Rua in nome dell'associazione dei cooperatori salesiani. « Fu qui, ricorda l'oratore con una narrazione commovente, che dopo molti anni di esistenza, caddi ai piedi di colui, ch'è la carità, il cammino e la vita; qui abbandonai gli abiti dell'uomo vecchio per vestire la veste nuziale della chiesa di Dio; il Santuario del S. Cuore di Gesù è stato il mio refugio, il mio lare materno, dove ho vissuto in famiglia, in mezzo a fratelli uno più affettuoso ed amico dell'altro. Devo adunque a questa casa il mio cuore ; nessuno può amarla più di me. » Ricorda lo stato d'indifferenza religiosa che fino a pochi anni fa regnava nel popolo brasiliano, dovuto, secondo l'oratore, al razionalismo ed alle dottrine gianseniste. Le Chiese erano frequentate, le feste, le processioni si facevano ; ma mancava il sentimento della vita cristiana che si svolge coll'osservanza dei comandamenti divini. Attualmente il movi mento religioso è grande e diffuso per tutte le parti ; coincise però colla fondazione delle Case salesiane nel Brasile, e nella nostra Capitale, osserva l'oratore, il centro di questo movimento è il Santuario del Sacro Cuore di Gesù, dove si distribuiscono annualmente più di ottanta mila comunioni.

Esaminati poscia da quell'uomo di stato e profondo pensatore ch'è, i grandi benefici apportati all'America dall'opera di D. Bosco colle sue duecento case, voltosi al pubblico domanda : « Signori, che sarebbe della maggior parte di questi giovanetti se fossero rimasti abbondonati alla miseria ed all'ignoranza? Di qui uscirono già a dozzine i capi officina, e quasi tutti quelli che sono qui raccolti un giorno saranno buoni operai, valenti maestri, sostegno delle proprie famiglie, fattori di richezza sociale, elementi d'ordine pubblico e non già spiriti rivoltosi, funestamente preoccupati nelle necessità che la vita fa nascere e la disperazione fomenta. È per questo che con effusione di cuore saluto oggi il degnissimo rappresentante del Superiore Generale dei Salesiani. Avanti questi benefizii dell'opera di D. Bosco che tutti vedono e toccano con mano i miei sentimenti di patriottismo non possono contenersi; benefizii ai figli del popolo coll'educazione morale, coll'istruzione intellettuale e nelle arti, colla preparazione di un'avvenire ai giovanetti derelitti, coll'influenza che questa umanitaria istituzione va esercitando sopra la felicità individuale e comune, sopra la pace e sopra il progresso sociale. »

Io non saprei che aggiungere dopo le parole di quest'uomo, certamente uno dei più eminenti che abbia attualmente il Brasile.

Il Santuario del Sacro Cuore di Gesù, vero gioiello d'arte, stile rinascimento, disegno del nostro confratello Ing. Domenico Delpiano, è frutto dello zelo di D. Giordano, che da sette anni riproduce i medesimi prodigi al Nord del Brasile, dov'è superiore. E un ex-voto solennissimo del Rev.mo Clero e dei fedeli di questa vasta diocesi. A chiunque entra in S. Paolo chiama l'attenzione il nuovo maestoso Santuario e l'imponente campanile che s'innalza a più di 40 metri. Come quello di Roma dal regnante Leone XIII, così questo dal vescovo diocesano d'allora fu affidato per la costruzione ai Salesiani. Ecco ciò che scriveva ai parroci Mons. Lino nel marzo del 1890 mandando un nostro confratello a raccogliere elemosine.

« Ancora qualche sforzo da parte nostra, e in breve vedremo, colla potente protezione di quel Cuore adorabile e coll'efficace intercessione di Maria Ausiliatrice, finito un sì maestoso Monumento della fede sincera dei cattolici di questa diocesi, e la statua colossale di sei metri di altezza dominare in atto di proteggere e benedire questa grande capitale e sede di tutto il Vescovato.

» Spero in Dio, che malgrado tutte le difficoltà, si attuerà tra noi questa grande impresa, come si realizzò in Francia con le statue colossali di N. Signora della Guardia in Marsiglia e N. Signora, di Fourvière in Lione, e in altre regioni con monumenti di simil genere, in cui così visibilmente si manifesta l'intervento della Provvidenza... Conchiudo dichiarando che accetto come cosa fatta a me stesso qualunque servizio che V. R. presterà a questo mio raccomandato; e anticipandole fin d'ora la mia riconoscenza con tutta l'effusione dell'anima e del cuore benedico Lei ed i suoi parrocchiani. »

E le difficoltà si superarono ; ma Mons. Lino non potè vedere appagati questi suoi ardenti desiderii. Gesù volle dargli la ricompensa ancora prima, chiamandolo a sè. Ora però sopra la torre sorge maestosa la statua del Sacro Cuore, alta non solo 6, ma 14 metri compreso il piedestallo. Il 17 novembre, coll'intervento delle autorità civili ed ecclesiastiche e larga rappresentanza degli ordini religiosi, alla presenza di quattro vescovi e di un popolo immenso, Mons. Alvarouga,Vescovo di S. Paolo, benedisse solennemente l'immagine del S. Cuore facendo da padrino l'Arcivescovo di Rio Janeiro e da madrina la Contessa Pereira Pinto, figlia dell' Eccellentissima Signora Veridiana Prado, generosa donataria della statua. Allo scoprirla 300 e più giovanetti coll'accompagnamento di quattro bande cantarono l'inno al S. Cuore musicato per l'occasione. Detto il discorso e letti i telegrammi del Papa, del Nunzio presso il Governo del Brasile e di molti altri, tutti gli astanti con a capo il Vescovo diocesano rinnovarono l'atto di consecrazione della diocesi al S. Cuore servendosi del formolario stabilito da SS. Leone XIII. E questo Cuore divino che domina la città continuerà sempre, speriamo, a proteggerla in modo speciale, benedicendo anche i Salesiani che nuovamente gli han promesso di voler essere tutti suoi, consacrati a diffondere questa amabilissima divozione. La statua tutta di bronzo battuto è un capolavoro, delicata nei lineamenti, precisa in ogni particolare, imponente nell'insieme ed è opera dei nostri laboratorii di S. Paolo.

L'anno scorso lo stesso vescovo diocesano benediceva le cinque campane che stanno sotto la statua, portanti i nomi di Eduardo Prates e della sua signora Antonia do Santos Prates e dei figli Gioachino, Giuseppe e Guglielmo, donatarii delle medesime. Furono fuse a Torino e la più grande pesa due tonellate. Poste in alto, dominatrici dei luoghi circostanti, sono la significazione mistica della predicazione cattolica. Resistenti e sonore ricordano la parola dottrinaria della Chiesa, voce dall'alto, voce imperiosa; parola che non si piega ; parola che non conosce il silenzio che transige, nè la lusinga che deturpa o umilia, parola il cui timbro è sempre il medesimo, affinato dalla fede, temperato dalla carità ; parola fatta per correre libera, dominatrice, irresistibile.

* *

I nomi di donna Veridiana e del sig. Prates saranno legati con vincoli di eterna gratitudine al Santuario ed al Liceo Salesiano : alla prima son dovute la statua, il magnifico altare maggiore, che venne a costare L. 40,000 e fu eseguito in Torino e tante altre generose offerte ; al secondo dobbiamo le campane e l'avanzamento dei laboratorii. Ma entriamo ormai in questi laboratorii e diamo uno rapido sguardo alle cose principali. La tipografia, nei suoi varii rami, è quanto di meglio abbia visto dopo quella dell'Oratorio di Torino; si eseguiscono lavori a perfezione. Dalle pareti pendono grossi cartelloni, qui come in tutti gli altri laboratorii, dov'è indicato il metodo progressivo e razionale che i giovani debbono tenere nell'avanzamento della rispettiva arte, lavoro intelligente del nostro D. Mollino. Le migliori riviste, le edizioni più delicate escono da questa tipografia, frequentemente visitata dai signori di S. Paolo.

Ai nostri falegnami s'affidano i più fini lavori, il Governo fa ora eseguire mobili per L. 50,000, che dovranno figurare nelle più ricche sale di questa città. In questi laboratorii furono lavorati e la statua del Sacro Cuore e gli otto stupendi altari che si ammirano nel Santuario del Sacro Cuore e varii altri, sparsi nelle varie chiese di S. Paolo ; di quì uscì pure l'artistico lavoro che tanto entusiasmo destò in Rio Janeiro, dove i nostri laboratorii sono conosciuti essendo stati più volte premiati con medaglia d'oro nelle distinte esposizioni.

Quando questo nostro Collegio sarà ultimato secondo il disegno potrà ricoverare circa mille interni ed attendere ad altrettanti giovanetti esterni. Mentre io scrivo a S. Paolo si fabbrica per poter a marzo colla riapertura dell'anno scolastico, aver locali convenienti per un fiorente esternato. Quanto bene non s'è mai fatto in questo ramo dell'opera salesiana, e quante vocazioni non gode la nostra Pia Società!

Una parola ancora: l'8 settembre fu l'ultima festa che abbiamo presenziato, sebbene non di prima classe nel calendario salesiano , tuttavia per la presenza del Visitatore si volle solennizzarla con tutta pompa. D. Albera cantò Messa e D. Giordano, antico direttore, fu ascoltato dal pulpito coll'entusiasmo di una volta. La Messa del Sacro Cuore del Gounoud fu eseguita con molto gusto: erano circa un centinaio tra soprani e contralti, alcuni tenori e bassi ed una quarantina di strumenti d'orchestra. L'esecuzione superò ogni nostra aspettativa.

E noi , il giorno appresso , sebbene a malincuore, partimmo non senza prima assistere ad una dimostrazione di riconoscenza che sempre commuove. D. Giordano da sette anni mancava da S. Paolo ed una sessantina di antichi alunni agitando ciascuno una torcia a vento (era di notte) furono a prendere il loro antico direttore e, fattolo adagiare su apposita sedia, nel loro giovanile entusiasmo e nelle più svariate forme chiaramente dimostrarono il grande affetto che nutrivano per chi fu loro guida e padre, e come conservassero vivi i nobili sentimenti loro inspirati negli anni di collegio. Bravi giovani !

Rimetto ad un'altra mia la relazione sulle case di Lorena , Guaratinguetà , Araras, OuroPreto, Cachoeira do Campo, ecc.

Per abbondanza di notizie siamo costretti a rimandare al prossimo numero quelle importantissime e già preparate intorno all'Opera Salesiana in LONDRA, BUENOS AIRES, BIELLA, MANTOVA, VICENZA, PEDARA , PIRANO, ecc.

Don Bosco e Don Rua

Torino - 23-24 giugno 1902 - Torino

La festa del Padre.

Come i nostri lettori già sanno, non potendo i giovanetti dell'Oratorio di Torino rassegnarsi a disgiungere il ricordo del padre defunto da quello del padre vivo, sogliono ogni anno riunire i nomi di D. Bosco e di D. Rua in due feste vicine che riescono quasi duplice e chiarissimo simbolo dell'amore che legava i cuori di quelle due anime sante fra loro e della continuità dell'affetto dei figli in Colui che del primo Padre è, non soltanto il successore, ma il fedele continuatore delle più paterne ed affettuose cure per tutta la famiglia salesiana. I vari mesi di assenza di D. Rua dall'Oratorio, per visitare le Case dell'Austria, della Polonia, della Svizzera, del Belgio, dell'Inghilterra e della Sardegna avevano contribuito non poco ad eccitare nei giovani di Torino uno slancio nuovo e vivacissimo di entusiasmo, che doveva indicare al Padre, che se liete, festose ed entusiastiche furono ovunque le accoglienze da lui avute, il suo Oratorio però non voleva a nessun'altra casa essere secondo.

E se questo si potè rilevare da tutta l'affettuosa e splendida accademia che si tenne la sera del 23 giugno, nel teatro dell'Oratorio, in modo particolarissimo lo indicò il dono che gli si presentò in quella memoranda serata. Dono semplice , ma eloquentissimo , e che deve aver detto a D. Rua che, se tutti i suoi figli sparsi nel mondo vanno a gara per indovinarne i desiderii, i figli del suo Oratorio ci riescono con una spontaneità di intuizione che lo deve grandemente consolare. Uno dei più ardenti desiderii di D. Rua fu mai sempre quello di poter stabilire nella Patagonia un noviziato pei figli delle Pampas che, chiamati alla fede ed alla civiltà, avessero voluto unirsi ai Salesiani per aiutarli a recare un tanto benefizio agl'innumerevoli fratelli. Saputosi che i voti di Don Rua erano compiuti colla recente canonica istituzione del nuovo noviziato patagone, i giovanetti studenti ed artigiani della casa-madre di Torino, presentarono all'amatissimo Padre la somma necessaria per la vestizione clericale dei primi sei novizi patagoni.

È da notarsi qui a maggior intelligenza della scelta del dono, che nell' ottobre di quest'anno compionsi cinquant'anni, dacchè il sig. Don Rua riceveva l'abito clericale per mano del Rev. Don Bertagna, ora Arcivescovo di Claudiopoli e splendore del clero piemontese. Il pensiero felicissimo dei giovani dell'Oratorio ed inspirato ad un delicato senso di pietà figliale e di amore poi futuri fratelli, commosse grandemente il Rev.mo D. Rua ed il numeroso pubblico che calorosamente applaudì prima al sac. Marchisio che con appropriate parole presentava il dono e poi al chiaro poeta Prof. D. Francesia che, in versi elegantissimi, metteva in splendida luce tutta la bellezza della geniale offerta dei figli dell' Oratorio. Fra i doni cospicui presentati al sig. D. Rua, notiamo due ricchissime coperte da balaustra pel Santuario di Maria Ausiliatrice, offerta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice ; un harmonium della Ditta Bocca, una consolle per organo, un quadro in ceramica della casa di Milano ecc., ecc.

Recitarono con affetto e calore varii indirizzi le rappresentanze delle case di Foglizzo , Ivrea, Lombriasco, S. Benigno, Penango , degli Istituti di S. Giovanni Evangelista e del Martinetto di Torino. Giunsero da molte case d'Italia e dell'estero numerosi telegrammi di felicitazione. Graditissimi tornarono al sig. D. Rua gli augurii di molti direttori diocesani e decurioni dei nostri Cooperatori. Assai efficace ed applaudito fu il saluto che il nostro missionario D. Cavatorta, direttore della Casa di Corumbà nel Matto Grosso, portò a D. Rua, ai Superiori e giovani dell'Oratorio, ai quali consegnò la bandiera federale brasiliana quale saluto e ricordo dei giovani Brasileni educati nei nostri collegi. Entusiastici applausi coronarono quest'atto solenne della consegna della bandiera, la quale verrà conservata nel sacro palladio delle più care memorie. Sappiamo che i giovani dell'Oratorio ricambieranno il regalo con una bandiera italiana che consegneranno alla partenza dei missionari per gli amici dei Collegi brasileni.

Nè possiamo tacere della parte musicale così pel canto come pel suono che, sotto la direzione del cavaliere Dogliani, trasportava i nostri cuori dai sentimenti della più tenera ed affettuosa commozione a quelli del più vivo e clamoroso entusiasmo. Musico e poeta, Dogliani e Lemoyne, hanno saputo trovare, in un simpatico lavorio di reminiscenze salesiane, la nota vera per inspirare il loro canto e rivelarsi ancora una volta, quali sono, i due valorosi artisti che ogni anno recano uno dei migliori contributi a questa carissima fra le nostre feste di famiglia. Chiuse la lieta festa il Rev.mo sig. D. Rua, manifestando la più viva soddisfazione perle prove di affetto dimostrategli, invitando tutti alla commemorazione di D. Bosco pel domani ed esortando i suoi figli a dire non solo in musica ed in poesia, ma sopratutto colle opere : Noi siam figli di Maria.

La solennità di S. Giov. Battista.

Le funzioni religiose celebrate per la festa di S. Giovanni Battista, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, riuscirono assai devote e carissime al nostro Superiore D. Rua per le esecuzioni in canto gregoriano, fatto dai chierici della nostra casa di Lombriasco, coadiuvati dai giovani cantori del l'Oratorio S. Francesco di Sales di Torino, diretti dal maestro Don G. Grosso, già distinto allievo del celebre D. Potiers.

Ecco il vario programma eseguito

Messa : il proprio della festa di S. Giovanni ; Kyrie e Gloria della messa Fons bonitatis; Credo della Messa Angelorum ; Sanctus e Agnus de B. Virgine. La sera il vespro della solennità. Piacque sopratutto l'Inno classico Ut queant laxis e la Salve Regina , che fu certamente il pezzo più ben eseguito. Disse il panegirico del santo il Rev. Teol. Giulio Barberis.

Commemorazione di D. Bosco.

La omai tradizionale solenne commemorazione del nostro venerando padre D. Bosco rifulse, quest'anno, di singolare splendore, per l'augusta presenza di S. A. I. e R. la Principessa Laetitia di Savoia-Napoleone, Duchessa d'Aosta, Presidente onoraria del Comitato torinese delle Dame patronesse per l'Opera di D. Bosco, e per gli uomini illustri che vollero unirsi ai poveri figli del popolo per commemorare il loro padre. Per tal modo la bella, affettuosa, ma pur sempre modesta festa di famiglia, si convertì in una grandiosa dimostrazione di riconoscenza e di ammirazione all'apostolo della carità nel secolo XIX.

La solenne accademia ebbe luogo il martedì, 24 giugno alle ore 20, nel teatrino dell'Oratorio, addobbato con semplicità ed eleganza. Circondavano S. A. I. e R. la Principessa Laetitia le nobili Dame Patronesse del Comitato torinese per le opere di D. Bosco, i Superiori della nostra Pia Società, le rappresentanze di vagii Istituti salesiani e distinti personaggi del clero e del laicato torinese. La platea era affollatissima di Cooperatori e Cooperatrici. La presenza di così augusti personaggi suscitò, specialmente nei nostri giovanetti, il più grande entusiasmo. I musici parvero duplicati di forza, tanto fu lo slancio con cui cantarono l'inno grandioso del maestro Dogliani. Dopo un breve indirizzo di omaggio a Sua Altezza, recitato da un giovanetto, sorse il pubblicista marchese Filippo Crispolti, che fece uno di quei suoi discorsi in cui non sai qualcosa più ammirare, se lo splendore della forma, la geniale originalità dei pensieri o la profondità delle osservazioni, sempre indovinate, unite ad un'arte elegantissima di porgere , che incatena l' attenzione e trascina all' applauso convinto e generale. Prendendo le mosse dal lamento che il Manzoni mette in bocca di D. Abbondio « che tanto i santi, come i birboni gli abbiano a avere l'argento vivo addosso », dimostrò di qual natura fosse l'argento vivo di D. Bosco, che egli lasciò in eredità al suo Successore ed a' suoi figli e che forma la caratteristica della modernità dell'Opera Salesiana. Con particolari personali assai interessanti mette in splendida luce le doti di questo argento vivo di D. Bosco, che fu uomo di governo per eccellenza, dotato di una eccezionale prudenza tranquilla, che prende sua virtù dalla preghiera ; uomo dalle spirito nuovo di libertà, di confidenza e di universalità, che nei tempi e nei giovani della rivoluzione e del disordine portò, col suo argento vivo, - che ai superficiali appare disordine - l'ordine più perfetto , salvando insieme e le anime ed i principii, che si dicevano minati dall'argento vivo di D. Bosco.

I poeti della serata furono festeggiatissimi. Il sig. A. Levane, studente in medicina della nostra Università, cantò in una brillante canzone il Poema di Don Bosco; poesia piena d'affetto e di brio. L'avv. Saverio Tino, il giovane poeta torinese, nella sua bella poesia D. Bosco Missionario ebbe ispirazioni felicissimo e commoventi. D. Trione, che in quella sera parve ringiovanito di dieci anni, raccolse in un brillante discorso la voce dei lontani, sparsi in ogni parte del mondo. Una particolarità nuova furono i due saggi di canto gregoriano, secondo il metodo di Solésmes, dato dagli alunni della Casa di Lombriasco, sotto la direzione del M° Don G. Grosso.

I ringraziamenti paterni di D. Rua trovarono la via di tutti i cuori. Ed ora noi vorremmo che questa disadorna cronaca ne portasse il dolce eco a tutte quelle anime presso cui il nome di Don Bosco e di D. Rua hanno il glorioso privilegio di mantenere vive e operose le grazie salesiane oppure di suscitarle.

L'annuale dimostrazione degli antichi allievi.

La scomparsa dei due veterani, e quasi duci, degli antichi allievi di Don Bosco pareva d'apprincipio avesse prodotto un senso di sconforto fra i nostri vecchi amici, cui non pareva vero di doversi riunire per l'annuale convegno, senza i dosi deratissimi doti Reviglio e sig. Gastini. Ma fu solo apparenza : non potevano quei forti lasciare eredità di debolezze. E vigorosa quindi, rinforzata di nuovi e preziosi elementi, si presentò a D. Rua, il 24 giugno u. s., l'Associazione degli antichi allievi e ricostituita di nomi illustri e benemeriti il suo Comitato esecutivo (1). Ricevuti dalla banda dell'Oratorio salesiano, fra due ali di giovani festanti e plaudenti, si recarono nel teatro dell'Oratorio, dove li attendeva D. Rua, che con sorriso paterno salutava i cari amici tirar mano vi entravano e si riconoscevano. Salutato da affettuoso applauso, si presentò il presidente onorario, prof. Alessandro Fabre por leggere un indirizzo al sig. D. Rua, a nome di tutti gli antichi allievi presenti e lontani. Detto come per essi sia sempre un piacere vivissimo ed un prezioso conforto il trovarsi ogni anno riuniti, nel dì di San Giovanni, per dare a D. Bosco prima, e poi al suo degno successore D. Rua l'attestazione dell'affetto costante e della gratitudine imperitura per il bene che in quest'Oratorio si ricevette e si riceve da migliaia di fortunati, i quali si recano ad onore di potersi chiamare figli di D. Bosco; ricordò, fra la più intensa commozione, le virtù civili e religiose dei due amici e veterani defunti. Carlo Gastini, primo Presidente dell'Associazione, e D. Felice Reviglio, primo sacerdote di D. Bosco e il più anziano dei sacerdoti loro compagni. Presentò quindi al sig. D. Rua il dono dell'Associazione, consistente in una consolle, elegante mobile in forma di grosso harmonium , colle tastiere e registri dell'Organo disposti in modo che il suonatore si trovi nel centro della cantoria e colla faccia rivolta all'Altare. Questa eccellente moderna invenzione, già adottata da quasi tutte le cappelle di qualche importanza, per facilitare l'esecuzione del canto corale e specialmente del canto gregoriano, era conveniente che la possedesse altresì la bravissima Scuola di canto dell'Oratorio.

Il sig. D. Rua manifestò la sua più viva soddisfazione per l'indovinata scelta del dono che riesce a maggior lustro del Santuario di Maria Ausiliatrice, ringraziò tutti gli offerenti e, dopo cordialissime parole di affetto e di incoraggiamento per questa annuale dimostrazione, terminava incaricando gli amici di portare anche il suo saluto al comun padre D. Bosco, alla tomba di Valsalice.

La lieta adunanza si sciolse al grido di viva D. Bosco e viva D. Rua. Quindi in buon numero si recarono a Valsalice, dove furono ricevuti dal direttore di quel Seminario per le missioni salesiane Teol. L. Piscetta.

Fatta breve preghiera su quella venerata tomba e sentite calde parole del M. R. D. Montefameglio e del prof. Fabre, deposero una corona di fiori, che rimarrà come simbolo di quell' ardente affetto che porta ogni anno il loro cuore verso l'indimenticabile padre D. Bosco.

Inaugurazìone del Collegìo - Convìtto dì Lanusei in Sardegna

LANUSEI (SARDEGNA). Preparativi e ricevimenti. - Come abbiamo annunziato nel Bollettino di luglio, diamo relazione delle feste di Lanusei per l'inaugurazione del nuovo Collegio-Convitto Salesiano. Si tennero nei giorni 14-15-16 del passato giugno e riuscirono veramente splendide ed entusiastiche. Vi intervennero l'Arcivescovo di Cagliari Mons. Pietro Balestra , il Vescovo d'Iglesias Mons. Raimondo Ingheo, il Vescovo dell'Ogliastra Mons. Giuseppe Paderi, il Rev.mo sig. D. Michele Rua, il Rev.mo D. Luigi Rocca, Economo generale dei Salesiani, e tanto altre illustri e benemerite persone dell'isola, che per la brevità dello spazio non possiamo qui nominare. Molti personaggi, non avendo potuto partecipare a questi festeggiamenti, mandarono cortesissime adesioni.

Erano accorsi alla stazione a ricevere questi illustri ospiti il Presidente e i membri del Comitato delle feste, i convittori salesiani coi loro superiori, molte distinte persone e numerosi popolani e popolane nei loro costumi così severi, eleganti, pittoreschi. Non mancavano due grandi vessilli, quello della Società Operaia e quello della Nuova Associazione democratica cattolica, con le rispettive rappresentanze. La bella compagnia si avviò per la città, occupando fitta fitta un buon tratto dello stradale. Parecchie case erano addobbate con drappi e tappeti ; e tutta la simpatica cittadina, giustamente superba della festa di religione e di civiltà, che la rende oggi oggetto di invidia a tutta la Sardegna , era piena di vita e di animazione. Lo spettacolo, irradiato da un fulgido sole, sublimato dalla bellezza inarrivabile dei monti sfolgoranti di tutte le più vivide e gentili gradazioni del bel verde di una vegetazione rigogliosa, con lo sfondo dei monti che sovrastano la industre Tortolì e del mare sterminato , era davvero incantevole.

Gli ospiti, accolti con tanta espansione, furono accompagnati alle dimore preparate a ciascuno, con quella larghezza ospitale per cui Lanusei va famosa.

- La benedizione e l'inaugurazione. - Alle 10 del giorno 14 ebbe luogo la cerimonia della benedizione del nuovo edifizio, la quale riuscì a meraviglia. Il fabbricato, opera grandiosa e solidissima, torreggia a mezza costa, a brevissima distanza del paese e della stazione ferroviaria. Vi si accede per un viale in dolce pendio, tutto adorno di frasche verdeggianti e di archi trionfali, sui quali cartelli multicolori in grossi caratteri portano le scritte: « W. D. Bosco ! W. Don Rua! W. Mons. Balestra ! W. Mons. Paderi ! W. Mons. Ingheo ! W. la Sardegna ! W. il Comm. Merello ! W. Lanusei ! » Dinanzi al palazzo, che è un grande rettangolo, dalla severa e corretta linea architettonica, si distende una terrazza vastissima, la quale per la posizione che occupa, per lo stupendo panorama che le sta davanti e di sotto, è la più vaga cosa che si possa immaginare. L'interno del convitto, distribuito con provvido e stupendo disegno, manifesta nell'autore del progetto, che è il Rev.m° professore Don Luigi Rocca, Economo Generale dei Salesiani, un artista esperto, ricco di buoni partiti architettonici e di grande esperienza.

La cerimonia rituale fu celebrata dal Vescovo della Diocesi Mons Paderi. Gli stavano a fianco l'Arcivescovo di Cagliari, il Vescovo d'Iglesias e il Rev.mo D. Michele Rua. Dopo che fu compito il giro per tutto l'edificio, il direttore del Convitto, prof. D. Matteo Ottonello, lesse un telegramma annunziante, tra vivo entusiasmo, la benedizione del Santo Padre; quindi il Presidente del Comitato, il benemerito avv. cav. uff. Mameli, lesse il discorso inaugurale, tessendo la storia della istituzione del Convitto Salesiano e comunicò un telegramma dell'on. Merello che, trattenuto a Roma per la discussione del bilancio dell'interno, scusava la sua assenza; lesse pure, con sincero nostro compiacimento, una lettera dello stesso on. Merello, che può quasi dirsi un discorso, in cui, con caldo senso di ammirazione, si esaltano le benemerenze dell' Opera salesiana. Lesse quindi un bello e vibrato discorso l'avvocato Guia, che seppe commovere ed esaltare gli uditori, sciogliendo un inno a gloria di D. Bosco, del suo degno successore e dei suoi figli, ammirabili nell'eroismo della carità, come nell' opera santa dell' insegnamento. Dopo che il direttore della Sardegna Cattolica insistentemente pregato, ebbe improvvisato un piccolo discorso (uno di quei discorsi, aggiungeremo noi, con cui il conte Sanjust avv. Enrico commove ed affascina gli animi), Mons. Balestra disse uno di quei suoi discorsi fitti di pensieri e gagliardi nella forma e nella esposizione, facendo voti perchè fra poco il nostro amatissimo D. Bosco sia incalzato dalla Suprema Autorità agli onori degli altari.

- L'Accademia letterario-musicale. - Verso le diciannove risalimmo il « dilettoso monte » per assistere all'accademia letterario-musicale. In un amplissimo salone del piano terreno gremito di invitati ebbe luogo il trattenimento , che diede prova luminosa dell'istruzione seria e svariata che si dà ai giovani del Convitto Salesiano, ed ebbe un successo splendidissimo.

-Le funzioni religiose. - La parte più interessante e più importante delle feste doveva svolgersi e si svolse il giorno 15, domenica, nella casa di Dio, ove debbono aver principio e fine le nostre gioie, le nostre manifestazioni.

Alle 7 D. Rua celebrò la Messa di comunione, e rivolse la parola ai Cooperatori, alle Cooperatrici ed al popolo che in numero veramente confortante si accostarono alla sacra mensa.

Verso le 10 1/2 ebbe luogo il Pontificale, la cui solennità eccezionale, e quale forse mai si era qui verificata, fu argomento di santa consolazione per il popolo credente, di compiacimento per tutti. Assistevano Mons. Balestra, il rappresentante del Vescovo di Ales Can. Piano iii piviale e i Canonici Addari e Crucas in dalmatica. I Vescovi di Ogliastra e di Iglesias avevano già preso posto nel presbitero. Dopo l'Evangelio, Mons. Balestra, tra l'ammirazione degli astanti , tenne un lungo e robusto discorso che può dirsi un'apoteosi di D. Bosco e delle sue opere. Si eseguì dagli alunni del Convitto la messa « SS. Gervasi et Protasii » del Perosi. Oh qual senso di deliziosa commozione ci procurarono le severe armonie del giovane e grande musicista sacro, gloria d' Italia , lustro e decoro dell'arte sacra ! «... Come invidiammo, noi, abitanti della capitale dell'isola e frequentatori delle funzioni del Duomo , così esclamava la « Sardegna Cattolica » nel bel resoconto elio faceva di queste feste, i buoni abitanti di questo paesello alpestre e remoto, che possono di tanto in tanto tuffarsi , per così dire , in questa onda di melodia, sapientemente inquadrata entro le linee gravi e castigate della vera musica sacra; musica ispirata, semplice, nudrita , severamente ligia alle leggi liturgiche; musica in cui i più ingegnosi partiti del contrappunto sono posti a servizio del sacro testo, senza licenze, senza ricerche di effetti volgari, senza strimpellamento di archi, senza preludi di oboe o di fagotto , e sopratutto senza adagi, senza caballette, senza interminabili ripetizioni. In sette minuti (quanti se ne sogliono impiegare dai maestri meno indiscreti in un preludio) il Gloria fu cantato dalla prima all'ultima parola ; poco più durò il Credo; pieno il sublime Agnus... e in così breve spazio, quante bellezze, quali dolci impressioni, quale scuotimento di cuore, quale commozione dell' animo , trasportato veramente al disopra delle volgarità di questa terra !

» E come si fa ad eseguire simili capolavori in una piccola cittadina di provincia, ove le risorse e le tradizioni artistiche cono nulle o poco meno ? Come si fa ? Vi sono i Salesiani, ecco tutto. Ah ! bisogna pur dire che chi non sente la grande fortuna toccata alla piccola capitale dell'Ogliastra, sia sordo non solo ad ogni senso di religione, ma ad ogni aspirazione di arte e di civiltà. Don Matteo Ottonello, letterato e musicista di grande levatura, in pochi mesi ha saputo fondare una schola cantorum, capace di far gustare le bellezze sublimi della musica perosiana, con una esecuzione armonica, affiatata, colorita, tale da superare ogni aspettativa.

» Avevamo avuto un saggio della disciplina e della intelligenza del piccolo coro nell'accademia di sabato , massime nella difficile esecuzione dei bellissimi salmi del Marcello; l'esecuzione della messa del Perosi ha coronato l'opera. »

- Il banchetto. - Alle 13 un fraterno banchetto riunì intorno ai Vescovi e a Don Rua tutti gli amici dei Salesiani. I brindisi e i discorsi furono senza numero e tutti improntati al più intenso affetto per i Salesiani; al qual proposito, non potendo dire di tutti, ci piace far qualche eccezione per quelli degli avvocati Guia e Piroddi, antichi allievi del Collegio Salesiano di Alassio, che serbano tuttora vivissimo affetto e imperitura riconoscenza per i loro vecchi maestri e per il loro amatissimo direttore, che fu appunto il Reverendissimo D. Rocca. Notiamo anche la partecipazione delle nurse per bocca del colto professore D. Ferrara, del ginnasio di Tortolì e il gradito intervento del cav. avv. Giuseppe Mulas, Consigliere provinciale, che, verso la Bue del banchetto, ci fece una gradita improvvisata e parlò fra i più sinceri applausi. Durante il banchetto furono comunicate le adesioni del presidente della deputazione provinciale coram. Boi , del Consigliere provinciale avv. Francesco Meren , come anche quella del comm. Traversa , con significanti applausi.

- La conferenza di Don Rua. - Dopo il banchetto, si andò di nuovo alla parrocchia, ove Don Rua con lucidità ammirabile, con semplicità apostolica, con vivacità di immagini e sopratutto con ardore di fede e di amore tessè la storia della modesta origine e del prodigioso sviluppo dell'Opera salesiana, considerando D. Bosco come strumento della Divina Provvidenza.

- La rappresentazione drammatica.-La sera nel teatrino del nuovo convitto dinanzi a un pubblico numerosissimo fu rappresentato il dramma spettacoloso: Il Figliuol prodigo. Quei bravi giovanotti , che per la prima volta si cimentavano in una rappresentazione scenica, fecero, come si suol dire, miracoli. Il pubblico seguì con vero interessamento le vicende del dramma , altamente morale, e rise poi di cuore al bozzetto : In Tribunale, recitato con sorprendente vivacità dagli alunni più piccini.

- Il pranzo dei poveri. - Verso le 16 1/2 del giorno seguente, 16, vi fu il pranzo dei poveri servito dalle Cooperatrici Salesiane. In un momento la gran tavola fu circondata dai cento poverelli invitati ; non meno però di altri 150 ne accorsero da Lanusei e dai paesi vicini. La carità senza limiti accolse tutti e tutti furono soddisfatti fuor di misura. Lungo il pranzo regnò la più schietta armonia ed ilarità fra quei poverelli , i quali tutti grandi e piccoli, giovani e vecchi, erompevano spesso commossi in caldi evviva a D. Bosco ed al Comitato. Terminato il pranzo, Mons. Paderi e il parroco salesiano D. Francesco Atzeni rivolsero loro belle parole e D. Rua distribuì a ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice. Molte sono state le persone accorse per assistere a un così consolante spettacolo affatto nuovo per Lanusei, e tutti se n'andarono commossi, mentre parecchi piangevano toccati nel cuore della dolcezza inesplicabile della carità cristiana.

Dopo il pranzo e nei dì seguenti fu eziandio distribuita ai poveri della città la cospicua somma di L. 300, che la grande generosità a tutti ornai nota dell'on. Merello aveva con gentile pensiero inviato al Comitato dello feste, affinchè tutti potessero allietarsi di questo avvenimento, che formerà certo una bella pagina nella storia di Lanusei.

- Il Ringraziamento. - Alle 19 Mons. Paderi volle radunare il popolo in Chiesa, dove il teol. Barra, entusiasta delle Opere di D. Bosco, ne disse dal pulpito le migliori lodi. Gli alunni del Collegio cantarono il Te Deum poi felicissimo esito delle feste e Sua Ecc. Rev.ma impartì col SS. la trina benedizione.

- La partenza - Uno stupendo panorama. L'indomani D. Rua ossequiato alla stazione dai Salesiani coi loro alunni e da quanto questa cittadina conta di eletto, in mezzo al generale e vivissimo rincrescimento, lasciava l'ospitale Lanusei e partiva alla volta di Cagliari ; ma egli non poteva sottrarsi alla sorpresa, che aspetta tutti i viaggiatori, i quali per la prima, volta abbandonano questa cittadina col treno che li porta verso la capitale dell' isola. Del resto è una sorpresa quanto nuova altrettanto gradita. Non hai corso che pochi minuti dentro il tuo carrozzone; che eccoti aprirsi sotto i tuoi occhi l'ampia e fertilissima valle di Loceri e di Bari-Sardo, che si distende fino al mare. Essa è tutta messa a vigneti, che fanno un vino di fuoco, e a copiose piantagioni di ogni sorta di alberi di frutta, che è una ricchezza : eppure si è ancor ben lontani dal trarre da quella terra tutto quello che una coltura più assidua e razionale potrebbe dare. Ma, mentre tu ammiri e qualche economista ti mormora all'orecchio le sue melanconiche considerazioni, eccoti la scena di tratto cambia. Non hai dinanzi che anguste valli , profondi dirupi , tra i morsi dei quali precipita e fugge muggendo un torrente : di laggiù si levano i robusti fianchi di monti scoscesi, che s' innalzano sempre più nudi ed aspri per finire in picchi taglienti come lamiere di coltelli. Ma intanto fai la tua via e forse non t'accorgi o poco, standotene alla finestrella del tuo carrozzone, che tu vai acquistando sul monte dei bei metri d'altezza dal punto onde ti sei mosso ma in compenso t'avvedrai che da esso non ti sei dilungato molto, anche dopo un buon quarto d'ora, che non è poca cosa per chi corre in ferrovia. Ecco che la macchina entra nella notte di una galleria, ma presto il buio si rischiara ; riaffacciati... Che vedi tu? Eccoti sotto il tuo sguardo distendersi giù giù pei fianchi Lanusei ridente ai raggi del sole che la investe ; vedi pure a destra l'ampio tetto e il vasto cortile del nuovo collegio, dal quale ti saresti creduto già ben lontano; eccoti di nuovo a sinistra il gran monte d'Arzana e la corona dei monti di Baunei, che si tingono lievemente d'azzurro per la distanza e tosto si fendono giù a precipizio, di guisa, che il tuo sguardo può liberamente spaziarsi nei piani di Tortoli, nel porto di Arbatàx e nell' immensa vastità del mare. E tu godi di sì vario e ampio panorama per un buon tratto, fino alla stazione d'Arzana anzi siccome il treno corre tuttavia e, correndo, s'innalza, la vista rimane la stessa e varia ad un tempo; imperocchè tu i medesimi oggetti li vedi ad ogni istante sotto lati ed oggetti diversi ed eziandio altri ne contempli che sono del tutto nuovi, come i due villaggi d'Ilbono e d'Elini, fin'ora nascosti dalle montagnole cui sono addossati , così pure la cittadina di Tortoli , la quale vedi tutta quanta colla sua strada, che nette direttissima fino al porto, presso cui si leva il gentile colle del semaforo, che si avanza a guisa di penisola nel pelago a segno e salute dei naviganti. Ma quello che sovra ogni altra cosa ti rese gradito questo ritorno a Lanusei, si è che da quelle altezze avesti agio, con isventolar di fazzoletti o con altri segni , di risalutare gli amici, i quali dalla via, onde ritornavano a casa dalla stazione, se l'aspettavano e perciò ti mandarono anch'essi l'ultimo addio. - Insomma quel tratto di cammino è veramente singolare e pieno di un nuovo incanto, massime se ti avviene, come avvenne difatti al sig. D. Rua, di farlo di giugno, quando la natura sorride in tutta la sua pompa di una rigogliosa e splendida vegetazione.

Noi siamo oltremodo lieti che tutto sia riuscito bene e alla maggior gloria di Dio, al quale di gran cuore innalziamo le più fervide grazie. Grazie sieno pure rese cordialissime all'Ill.mo Cav. Stefano Guia, nostro grande amico e benefattore e all'ottima sua famiglia, che vollero onorare di affettuosissima ospitalità il venerato nostro Superiore, il quale n'ebbe la migliore impressione. Eterna gratitudine d'imperituro affetto al Presidente cav. uff. Luigi Maineli e ai singoli membri del Comitato, cui si deve in gran parte lo splendido esito delle feste, agli Ecc.mi Presuli e agli illustri Ospiti, i quali, non badando a sacrifizi di sorta, vollero onorarci della loro amabile presenza ed anche a quelli che n'ebbero almeno il desiderio. Eterna gratitudine e imperituro affetto alle pie e zelanti Cooperatrici dell'isola, le quali andarono a gara nel donarci svariati e preziosi oggetti per la grandiosa lotteria , che ebbe luogo durante le feste e nella domenica successiva. E prima di finire arrivino i nostri rallegramenti al Ill.mo Enrico Sanjust, Direttore della Sardegna Cattolica, di fresco creato Conte da S. S. per le grandi suo benemerenze nel campo cattolico e s'abbia anche i nostri vivissimi ringraziamenti per quanto volle scrivere nel suo Giornale e fare per i figli di D. Bosco. Maria Ausiliatrice ricolmi delle sue più copiose ed elette benedizioni tutti i nostri cari benefattori ed amici e faccia sì che il nuovo Collegio, testè inaugurato, possa presto apportare alla Sardegna quei vantaggi che tutti si aspettano grandissimi.

IL GIUBILEO DELLA CARTIERA SALESIANA IN MATHI TORINESE

LA data del 1° giugno del 1902 farà epoca negli annali della Cartiera Salesiana, e rimarrà indelebile ricordo nella buona e laboriosa popolazione di Mathi. Domenica scorsa fu un giorno di festa eminentemente cristiana e civile, festa del cuore per tutti senza eccezione di grado e condizione.

Appena il treno, in partenza da Torino alle 8,30, giungeva alla stazione di Mathi , la banda musicale intonava la marcia reale, e non sì tosto la folla accorsa, che ansiosamente aspettava, vide discendere l'Em.mo Cardinale Arcivescovo Richelmy, proruppe in calorosi applausi ed evviva.

Nella sala, che per cortesia del signor Capo-stazione era stata per la circostanza decorosamente addobbata, l'egregio sindaco di Mathi, signor Spandre, con alcuni membri della Giunta e del Consiglio, e con essi l'egregio sindaco di Balangero, comm. Chiarle, ossequiarono Sua Em. il Cardinale, che si mostrò ben lieto di fare la conoscenza delle autorità, il cui esempio era tanto edificante per il popolo. Erano pure ad ossequiare S. Eminenza i RR. Parroci di Mathi, Balangero, Grosso, Villanova Canavese; il R. D. Leveratto, direttore spirituale della Cartiera, con altri Salesiani sacerdoti e laiCi. Il R.mO Rettore Maggiore, D. Michele Rua, e Don Barberis avevano accompagnato S. Em. partendo da Torino.

Quando S. Eminenza uscì dalla stazione per salire nella vettura, dove prese posto accompagnato dal Rmo D. Rua, dal R.do teol. Borgia, pro-segretario dell'Em.m° Card. Arcivescovo e dal R.do teologo Rocchietti, segretario della Curia Arcivescovile, la folla proruppe in nuovi calorosissimi applausi ed evviva, che si rinnovavano tratto tratto lungo il tragitto sino alla chiesa parrocchiale; archi di trionfo, addobbi alle case e cartelli a grandi caratteri rendevano testimonianza del giubilo popolare per la venuta dell'Em.mo Card. Arcivescovo, il quale con affabile sorriso e con cenni di ambo le mani, rispondendo agli applausi , ben mostrava quanto il suo paterno cuore gradiva il figliale omaggio.

Alle ore 10 1/2 veniva celebrata Messa solenne con assistenza pontificale. L'orchestra diretta dal signor Giovanni Levra, organista e capo-banda, accompagnò con ben eseguita musica la S. Messa.

Al Post communio S. Em. R. saliva il pergamo. La moltitudine dei fedeli che stipava letteralmente la chiesa, pendeva dal labbro dell'Em. Pastore. Dal chiudersi del mese Mariano e dall'aprirsi del nuovo mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, prendeva argomento l'Em.mo Cardinale per infervorare tutti alla divozione di Nostra Signora del Sacro Cuore come quella che ci ottiene le grazie di cui si ha così spesso bisogno nelle dolorose vicende della vita famigliare, ed in quella del civile consorzio.

Dopo la S. Messa intonavasi un solenne Te Deum che fu seguito dal canto in orchestra del Tantum Ergo , e poi dalla Trina Benedizione impartita dall'Emm° Cardinale e come corona delle splendide religiose funzioni veniva letta l'indulgenza di cento giorni largita da Sua Eminenza a tutti i fedeli presenti.

Al mezzo tocco le mense salesiane, imbandite alla Cartiera, e benedette de S. Em.za, apprestavano squisito ristoro e vera letizia a centocinquanta invitati. Erano commensali dell'Em.mo Principe di Santa Chiesa non soltanto il Clero, le Autorità, le persone più ragguardevoli di Mathi e Balangero , ma altresì tutti gli operai della cartiera. Quanto alle operaie, esse avevano già avuto una festa particolare il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe.

Alle frutta cominciarono i brindisi che non potevano mancare dove tutto era serenità di mente e giocondità di cuore. Fu primizia quello in briose ed eleganti sestine, in onore del Cardinale Arcivescovo e in ricordo di Don Bosco, pronunziato dal chiarissimo D. Aureli dottore in lettere, professore al Collegio Convitto di Lanzo.

Poscia il bravo operaio Canova a nome di tutti i suoi compagni di Mathi lesse un suo componimento, riboccante di gratitudine verso i Salesiani e di ossequio all'Em. °O Cardinale, che colla sua presenza rendeva il più grande onore al lavoro manuale; - calorosi applausi salutarono il bravo operaio, che a nome dei compagni aveva pure affermato che tutti promettevano di mostrarsi sempre degni del nome di operai della Cartiera Salesiana. Fece eco a lui un altro bravo operaio, il sig. Alberico, a nome dei compagni di Balangero, il quale volle anche far notare i vantaggi economici venuti dall'ingrandirsi della Cartiera ai due villaggi.

Venne poi un alunno del Collegio di Lanzo che lesse il suo gentile brindisi a nome dei condiscepoli; e da ultimo il signor Pietro Barale, salesiano interno, uno de' più anziani, il quale rievocando la venerata memoria di D. Bosco ed il suo interessamento per la Cartiera, non lasciava di rivolgere un caro saluto alla memoria del benemerito proprietario da cui D. Bosco aveva fatto l'acquisto. Il signor Barale volle indirizzare uno de' suoi brindisi anche al rappresentante dell'Italia-Corriere e della Voce dell'Operaio, prof. Evasio Franchi, il quale fu perciò in dovere di portare a nome della stampa cattolica di Torino, un brindisi agli operai tutti animati da sentimenti che tanto li onoravano, alle benemerenze dei Salesiani , degni figli di quel D. Bosco, che sommamente apprezzava la stampa cattolica, e inneggiando alla perfetta cordialità e armonia fra operai e padroni , alla volonterosa sottomissione di tutti all'Autorità che tiene da Dio la missione di insegnare, ammonire e guidare; conchiuse con un triplice evviva al benemerito successore di Don Bosco, al veneratissimo Cardinale, al Santo Padre Leone XIII.

In mezzo alla più viva attenzione sorgeva a parlare il Rev.mo Rettore Maggiore : le sue parole furono un largo encomio alla buona condotta e alla coscienziosa diligenza di tutti gli operai; furono una paterna esortazione a perseverare sempre sulla retta via chiudendo l'orecchio a lusinghevoli inganni.

Poscia annunziava che l'Amministrazione della Cartiera, volendo dare un pegno di sua soddisfazione agli operai e alle operaie, e un incoraggiamento a ben perseverare, aveva presa una deliberazione in diversi articoli, dei quali chiamava il segretario della Cartiera a dare lettura.

A questa improvvisata si fece vivissima in tutti la curiosità. E quando il segretario lesse che, in ricordo del 25° anniversario dell'acquisto e del funzionamento della Cartiera di S. Francesco di Sales in Mathi, la Direzione aveva stabilito di elargire a favore di coloro che avevano compiuto al 31 dicembre 1901 un ventennio di servizio, lire duecento per uomini, e lire centocinquanta per donne, scoppiò un vero uragano d'applausi. Ma noi, omettendo di numerare gli applausi, esporremo brevemente le altre disposizioni della Direzione cioè: lire cento ad operai e lire settantacinque ad operaie che contano un decennio di servizio ; - lire venticinque a operai e lire venti a operaie che contavano un quinquennio alla stessa data suddetta. Tali somme verranno inscritte in libretto individuale corrispondendovi il 4 per cento.

In oltre a ciascun operaio, che conti un ventennio o un decennio, verrà aggiunta annualmente sul libretto la somma di lire 40; ad ogni operaia lire 30; a quelli e quelle che hanno solo un quinquennio lire 25 e lire 20.

Dinanzi a così larga beneficenza ogni nostra parola di encomio è superflua. Ma ben possiamo far notare l'importanza morale e sociale delle provvide disposizioni che rendono più pregevole il munifico atto.

Un articolo dispone che : gli operai ed operaie che hanno compiuto al 31 dicembre 1901 i venti anni di lavoro, potranno ritirare dopo altri dieci anni di lodevole servizio, tutta la somma compresi i relativi interessi che a quell'epoca risulti a loro favore.

Quegli altri operai od operaie che al 31 dicembre 1901 compirono i dieci o cinque anni, non entreranno in diritto di ritirare tutta la somma risultante a loro favore che dopo altri venti anni di lodevole servizio, sempre partendo dal 31 dicembre 1901 oppure dalla loro entrata per quelli che fossero venuti o venissero in seguito. E in caso di decesso ? Le somme spetteranno agli eredi aventi diritto per testamento o per legge. E se un operaio dovesse abbandonar il paese o lasciare la Cartiera per giustificato motivo? Ri tirerebbe metà della somma intestata, e l'altra metà andrebbe ripartita fra gli operai e le operaie in quell'anno colpiti da malattia o grave infortunio.

E ciò basti a far conoscere come i Salesiani si valgano della beneficenza materiale per fare acquistare un bene spirituale agli operai, cioè la buona condotta, la preservazione dalle influenze del socialismo.

La deliberazione presa dai RR. Salesiani nell' anno del Giubileo Pontificio di Leone XIII è uno dei migliori modi di rendere omaggio alla sua immortale Enciclica De conditione opificum.

Ma torniamo alla festa. Gli animi erano veramente commossi per l'improvvisata del R. D. Rua. Fu l'Em m° Cardinale che volle ringraziarlo a nome degli operai esprimendo la speranza che sopra la Direzione della Cartiera scenderanno tutte le celesti benedizioni augurate dai beneficati e dalle loro famiglie ; richiamò l'attenzione sul cinquantenario della vestizione clericale di D. Rua che si festeggierà in ottobre, e suscitò generali evviva al Successore di D. Bosco. Chiamatosi lieto di aver avuto commensali tanti bravi operai e congratulatosi colle autorità civili di Mathi e Balangero e coi RR. Parroci per una così bella armonia, invitava tutti ad acclamare il S. P. Leone XIII, ed impartiva la sua benedizione.

Dopo un intermezzo di buona musica, eseguita dalla brava Banda del paese, aveva luogo la cerimonia della benedizione delle nuove macchine: un motore a gas, una turbina, una calandra ed una macchina a nastro continuo : poscia l'Em.m° Cardinale compiacevasi di visitare parte a parte i vasti locali seguito da! signor Luigi Crosazzo , direttore tecnico , che si ricorderà sempre di avergli fatto da cicerone , fornendogli tutte le spiegazioni di cui mostrava desiderio.

E venne il momento del commiato.

L'Em.mo Cardinale fece ritorno in Mathi, accolto dal popolo plaudente. Nella chiesa parrocchiale si recitò il SS. Rosario e fu impartita la Benedizione del SS. dal Rev. Don Rua, e cosi ebbero termine le solenni e commoventi funzioni di cui durerà a luogo il soave ricordo nella religiosa popolazione.

Dalla chiesa alla stazione la vettura del Cardinale fu seguita da una fiumana di popolo, e mentre si stava in attesa del treno, non fu possibile resistere alla ressa che facevano donne , fanciulli e giovinette , che entrarono nella sala per baciare il sacro anello al veneratissimo Cardinale Arcivescovo, che a tutti era immagine vivente del Divino Maestro in mezzo ai parvoli e alle madri.

Viva il Cardinale Richelmy! Questo grido eruppe ripetutamente dal cuore di tutti mentre l'Eminentissimo saliva in treno, ed echeggiò ancora mentre il treno si allontanava. Avventurato il paese dove l'operaio è religioso, dove regna l'armonia fra l'autorità civile e l'ecclesiastica, dove i padroni sono padri degli operai !

MISSIONI

PATAGONIA

Escursioni Apostoliche nella Pampa Centrale.

(Relazione di D. Giovanni Hellestern).

R mo SUPERIORE,

General Hacha, 2 settembre 1901.

BEN di cuore compio il mio dovere di mandarle breve relazione delle missioni che ebbi la fortuna di dare nel vasto territorio della Pampa Centrale. La missione della Pampa è difficilissima, più difficile di quel che sembra, e prescindendo dal poco bene che con grandi sacrifizi si fa, non resta al missionario altra consolazione che di soffrire per amor di Dio. Moltissimo ho sofferto in tutte le missioni, sperando che Dio mi premierà centuplicatamente in cielo, avendo fatto tutto solo per la maggior gloria Sua e per il desiderio di fare del bene alle anime e di salvare tanti fanciulli, che forse sarebbero morti senza le acque rigeneratrici del battesimo: grande disgrazia certamente, che si ripete con frequenza in queste lontane regioni. Per grandi che siano i pericoli che s'incontrano a motivo delle immense distanze, dei fiumi e torrenti pericolosissimi che si debbono guadare e dell'indole e dei costumi della gente che popolano questi deserti, stragrande è pur sempre il bene che può fare un missionario, e tanto maggiore sarà la sua consolazione se si sacrifica totalmente per la salvezza di quelle animo.

Viaggio a Victorica. - Cordiale accoglienza. - Victorica ed i suoi abitanti. - Partenza per la missione.

Appena ritornato da una missione data in Ramon Blanco, partii per Victorica negli ultimi giorni di settembre scorso, passando per Santa Rosa di Toay, che serve di capitale del Territorio ed è il migliore dei popoli della Pampa. Quantunque sia di recente fondazione il paese S. Rosa è quello che prospera di più perchè sta in comunicazione diretta con Buenos Aires e Bahia Blanca; per mezzo di due ferrovie, le quali gli hanno dato un grande impulso commerciale.

Il viaggio da S. Rosa a Vietorica è assai pittoresco : dopo estese pianure si attraversano folti boschi, che fan rivivere nella memoria la forte e quasi estinta razza degli Indi Pampas; e da elevate colline si discende in spaziose valli che nei tempi andati dovevano essere impetuosi fiumi o grandi mari; tuttavia causa le strade mal tenete ed il mal servizio delle galere il viaggio è assai penoso e pieno di difficoltà. Rottasi la nostra galera ci toccò dimandare ospitalità al padrone di un rancio. Se si tien calcolo che il padrone è un gauco fui trattato con molta considerazione, provvisto di camera, cena e di tutto l' occorrente: gli altri viaggiatori passarono la notte sulla collina attorno ad un gran falò. I poverini soffersero i rigori della fame e dell'intemperie.

Il dì seguente, verso le nove, ci mettiamo in marcia col cavallo di S. Francesco per arrivare quanto prima alla casa di Nerecò, distante tre leghe, e già avevamo camminato più di 50 cuadras quando c'incontrammo con i mayorales che erano andati durante la notte a prendere nel paese più vicino due carrozzelle a due ruote. Verso le 14 ci mettiamo di nuovo in cammino e dopo 4 lunghe ore arriviamo a Victorica tutti coperti di fango e polvere. I confratelli ci accolgono cordialmente: essi mi aspettavano con ansia per la festa della Madonna della Mercede, patrona di quel popolo, ed anch'io mi sarei tenuto ben fortunato se avessi potuto prendervi parte e così contemplare la divozione e pietà di quella popolazione. Però non fu possibile: il contrattempo sofferto nel viaggio ed avendo la galera tardato alcuni giorni a partire da S. Rosa, mi privarono di tanta fortuna.

Victorica dista 40 leghe da S. Rosa verso N. O. e quantunque la sua fondazione sia anteriore, è meno importante e di poco avvenire. Pare che acquisterà maggior importanza quando sarà costrutta la strada ferrata che passerà poco distante a San Raffaele, nella provincia di Mendoza. Conta pochi edifizi degni di menzione : la chiesa è in assai cattivo stato e appena servo per la celebrazione dei divini misteri. Grazie allo zelante Missionario e Parroco locale, D. Roggeroni, coadiuvato da alcune signore, si potè raccogliere qualche cosa per farvi il pavimento di legno ed il soffitto liscio, aggiustando eziandio le porte che davano libero il passo al vento ed alla terra.

Gli abitanti di Victorica sono quasi tutti provinciali, poveri, ma molto buoni e religiosi. Si conosce che i RR. PP. Francescani, ai quali prima era affidata questa Missione hanno lavorato molto pel bene delle anime e della religione. Quivi mi fermai due settimane facendo i preparativi per la missione che doveva durare più di tre mesi. Un commerciante mi imprestò un brek e due cavalli, ma mi mancava tuttavia un catechista e compagno di viaggio. Già aveva perduto la speranza di incontrare chi mi accompagnasse ed era risoluto di partire con i carri di un negoziante, che allora stavano preparati per scorrere il campo fino al fiume Salado, quando mi si offerse per compagno un giovane abbastanza buono che mi prestò importanti servizi. Terminati i preparativi mi posi in marcia il 12 ottobre, giorno splendido e con un sole infuocato. Non senza fatiche e di notte giunsi alla casa del sig. Giuseppe Azevedo Diaz, ad undici leghe da Victorica verso il N. O. Questo buon signore chileno faceva a gara con la sua sposa nell'accogliermi con affetto e servirmi, mostrandosi contentissimo della mia venuta.

Quivi mi fermai cinque giorni celebrando tutte le mattine la S. Messa, cui assisteva il padrone di casa, la sua famiglia ed alcuno persone dei dintorni. Ebbi la consolazione di poter amministrare la la Comunione a vari fanciulli e benedire un matrimonio. Taccio delle confessionii e comunioni, dei battesimi e delle cresime amministrate anche a molti adulti, perchè in missione sono cose ordinario queste e da sottintendersi. Il difficile sta sempre in prepararle questo povere genti a ben ricevere i Sacramenti, ed è qui sovratutto dove si esplica la virtù, la pazienza e l'industria del missionario : quelli del campo sono tanto ignoranti che è impossibile formarsi un'idea giusta di quanto costa la loro istruzione.

Affissione nella casa dei signori Videla, Contreras, Silvera, Casanave e Faggetti. - Passaggio dei fiume Salado e Atuel. - In casa del Sig. Sila e dei sig. Aralla.

Alla sera del quinto giorno, licenziatomi dal sig. Diaz, m'avviai alla volta della casa del sig. Videla. Questo bravo signore pose a mia disposizione l'unica stanza che aveva, appartamento poverissimo che ben presto abbandonai tutto inondato allo scoppiar d'una terribile tormenta. Mi spiacque assai per lui e per la sua famiglia che dormirono sotto una tettoia, esposta all'acqua e al vento. Il dì seguente non mi fu possibile celebrare la Messa perchè tutte le cose erano inzuppate d'acqua. Mi fermai solo un giorno, perchè era assai vicino al villaggio, ed i pochi abitanti dei dintorni sbrigai nella mattinata; inoltre già era avvisato della mia venuta il padrone della Acienda a cinque leghe verso ponente : amministrai subito vari battesimi e ad alcuni la cresima, tra cui a due figlie del sig. Videla. il quale sarebbe stato contentissimo se glieli avessi potuti preparare per la 1a Comunione.

In sull'imbrunire dello stesso giorno pervenni alla casa del sig Contreras, e siccome m'era impossibile seguire il viaggio, essendo i cavalli sfiniti, mi adattai a passar quivi la notte. È incredibile la miseria e povertà di cui fui testimonio : tutta la famiglia dormiva all'aperto, e solo la nonna, mezzo infermiccia, disponeva di una piccola stanza, quasi piena di lana: la povera donna non fu contenta finchè non accettai quel bugigattolo per riposare, riducendosi essa a fare come gli altri.

In casa del sig. Silvera diedi 15 battesimi e molte cresime. Non ho potuto battezzare altre venti creature che dovevan venire dalla Costa, vicino cascinale della provincia di San Luigi, perchè non giunsero in tempo, avendo un individuo indiscreto sparsa la voce che il missionario si trovava già sul fiume Salado. Mi dispiacque assai, perchè fra tanti fanciulli ve n'erano alcuni già di 12 e 14 anni. Pressoche lo stesso mi capitò nell'estancia del sig. Casanave, dove potei solo amministrare cinque battesimi, benedire un matrimonio e dare alcune cresime. Miglior esito ebbe la missione sul fiume Salado, in casa del sig. Faggetti. Il cammino per giungervi ;è assai incomodo: dapprima s'ha da salire un monte, quindi attraversare un'immensa pianura, frammezzata da grandi tratti arenosi. Lassù la popolazione è molto scarsa a motivo dell'acqua salata, ed i pozzi hanno una profondità da 90 a 100 metri. Infelice chi si smarrisse per quei paraggi! Morirebbe certo di fame e sete! Grazie a Dio, il mio viaggio fu felice, quantunque i cavalli non potessero più camminare.

La missione in casa del sig. Faggetti ebbe buon esito perchè il padrone, animato da un santo zelo, la fece pubblicare in tutti i dintorni. Il sig. Fernando Faggetti è italiano, uomo di buon cuore : promise di fabbricare in quel luogo una cappella, e mi pregò di recarmi tutti gli anni, assicurandomi che farebbe tutto il possibile per attirare alla religione i suoi vicini. Per quanto miserando sia lo stato morale di quei disgraziati, sono quasi scusabili per l'ignoranza quasi invincibile, e per l'estrema povertà in cui vivono e per le distanze grandissime che li separano dai centri civilizzati: mi consta che per unirsi in matrimonio debbono recarsi a Victorica, al tribunale del fiume Atuel o fino a Villa Mercedes, paesi distanti rispettivamente trenta, quaranta e novanta leghe. Quivi diedi circa sessanta battesimi, benedissi vari matrimoni, senza tener conto delle confessioni, cresime e comunioni.

Il fiume Salado è formato dagli affluenti Diamante e Desaguadero e stabilisce il limite naturale tra le provincie di S. Luigi e Mendoza : entra subito nella Provincia della Pampa Centrale, dove si unisce al fiume Atuel, attraversa il Territorio da N. O a S. E. e passando per il lago Ure Sanguen, sbocca nel Colorado. Non è di molta importanza, perchè la più parte dell'anno è quasi secco; però allo sgelar delle nevi sulla gran Cordigliera cresce rapidamente, e prende grandi proporzioni, inondando immense zone: allora i cammini sono intransitabili o per lo meno molto pericolosi.

Seppi dal sig. Faggetti che il fiume andava già crescendo lentamente, e siccome mi assicurava che il maggior aumento generalmente non viene che al principio di gennaio, mi decisi a passarlo e a percorrere l'altra zona.

Per fortuna vi era colà una piccola zattera, costrutta con alcuni barili che uniti con tavolo formano una specìe di canoa: per mezzo di questa piccola barca senza remi, che si tira da una sponda all'altra del fiume con una corda, potei senza alcun contrattempo passare all'altra sponda.

Debbo notare che per passare il brek, era necessario smontarlo, lavoro che esige molto tempo e pazienza: i cavalli attraversarono il fiume a nuoto. Alle sei di sera giunsi al fiume Atuel, dopo aver viaggiato tutto il dì sotto un sole infuocato, passando per spaziose valli, estese saline, orribili pantani con pericolo di smarrirci.

Il fiume Atuel nasce dalla Cordigliera delle Ande nella Provincia di Mendoza : è molto stretto e poco profondo: è in comunicazione con le innumerevoli lagune e pantani che coprono gran parte dell'angolo formato da lui e dal fiume Salado. La popolazione, per le frequenti inondazioni è molto scarsa : però più numerosa è in altra zona, specialmente verso il nord e l'ovest. Con molta difficoltà, e aiutato da alcuni vicini, potei guadarlo, arrivando quasi di notte, affamato e coperto di polvere a Santa Isabella, antica sede del commissario presso il fiume Atuel. Questa casa era completamente abbandonata; però v'era poco distante un rancio, il cui padrone mi imprestò alcuni ponches e coperte per improvvisarmi un letto per terra. Quanto abbia sofferto colà nei cinque giorni di mia fermata lo sa solo Dio: alla molestia dei moscherini, delle zanzare, dei mosconi, delle pulci e cimici si aggiunse la fame e l'intemperie : tutto però soffersi volontieri per amor di Dio. Potei amministrare dieci battesimi e varie cresime. Me la passai meglio nella casa del signor Silva e nella estancia del sig. Aralla, tutti due di Mendoza, assai buoni e gli unici che in tutte queste missioni mi trattarono con quel rispetto e con quella riverenza che solo la fede sa inspirare.

In quei luoghi battezzai e cresimai circa quaranta fanciulli, benedissi vari matrimoni e preparai alcuni alla 1a Comunione. Mi dispiace di non avermi potuto trattenere di più colà ; è tanto buono quel villaggio, che indubbiamente avrei avuto un maggior numero di Comunioni. Sapeva che il fiume Salado andava crescendo di giorno in giorno e perciò era necessario stessi in guardia per non lasciarmi sorprendere dell'enorme piena che avviene tutti gli anni nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio.

(Continua).

GRAZIE di Maria Ausiliatrìce

Guarito dalle convulsioni epilettiche.

Da venti anni il mio caro genitore andava soggetto a convulsioni epilettiche, dimodochè tutta la famiglia viveva in continue angoscie. Ma la notte del 18 gennaio egli fu assalito da una più forte convulsione ed avrebbe certamente commesso qualche atto disperato, se noi non glielo avessimo impedito. Fu chiamato in fretta il medico, ed oh! sventura! il mio amato padre fu dichiarato pazzo! Tremendo fu lo strazio ed immenso il nostro dolore nel quale trascorremmo tutta la domenica 19, ed il lunedì chiamato a consulto due valentissimi medici dichiararono non esservi più speranza e che perciò il poveretto doveva essere tosto trasportato al Manicomio di Siena. Ma noi tanto facemmo e tanto dicemmo, che la partenza del povero papà fu rimandata ad un giorno da stabilirsi. Intanto pregavamo incessantemente Maria Ausiliatrice e facevamo pregare dai nostri congiunti. Ma la Vergine Santissima, forse per mettere a prova la nostra costanza, non volle esaudire subito le nostre preghiere poichè nella notte del martedì l'infermo aggravò ancor più e dopo feroci eccessi di pazzia cadde in tale assopimento che i due uomini postogli a guardia lo credettero agonizzante. Mia madre, i miei fratelli ed io, ad onta degli sforzi fatti dai congiunti per allontanarci da quel letto di dolore, volemmo rimanere nella camera di lui aspettando da un momento all'altro di sentir pronunziare la terribile parola « È morto ». La mattina seguente il povero babbo parve rimettersi alquanto, gli era tornata la lucidezza di mente ed i suoi discorsi erano assai più connessi. Ma ad un tratto egli scoppia in dirotto pianto, incomincia a chieder perdono a tutti gli astanti se mai aveva loro recato dispiaceri e si rivolge al Crocifisso ed alla Vergine implorando il perdono de' suoi peccati. Sembrava fosse giunta l'ultima sua ora e noi coll'animo straziato assistevamo muti a quella scena di dolore. Ma, in quel mentre un'arcana voce parve sussurrarmi: « Prega e spera; tuo padre guarirà. » Era la voce di Maria che mi parlava al cuore e m'infondeva un nuovo coraggio, e colla ferma fiducia di essere esaudita pregai, pregai fervorosamente. Ed oh ! portento ! mio padre ritorna tosto in se stesso ed il giorno dopo con istupore di tutti lo vediamo passeggiare calmo e tranquillo per la sua camera. Visitato nuovamente dai medici con nostro immenso giubilo fu dichiarato libero da ogni eccesso di pazzia e fino ad oggi egli non fu più colpito dalle solite convulsioni epilettiche. Ed ora riconoscente alla potente Madonna di Don Bosco per grazia sì segnalata, invio assieme all'offerta promessa la presente relazione onde sia pubblicata sul Bollettino Salesiano e così rendere ognor più nota la grande bontà e potenza di questa eccelsa Regina.

Pisa, 3 aprile 1902.

MARIA MARIANI.

La Madonna m'ha guarito la figlia.

Un terribile male, chiamato dai medici nevralgia generale, aveva colpito da un anno mia figlia, madre di tre bambini. Dopo essere stata per circa tre mesi inchiodata in letto, senza quasi prender cibo, un distinto professore chiamato a visitarla dichiarò che era assolutamente necessario condurre l'inferma all'Ospedale essendochè il male richiedeva cure che in casa l'ammalata non poteva avere. Fu trasportata all' Ospedale Mauriziano di Torino, ma dopo tre mesi di tutte quelle cure che l'arte medica seppe suggerire, fu costretta a ritornarsene a casa ancor in istato peggiore di quando era partita. Fu consigliata a recarsi in campagna; ma tutto fu inutile poichè le crisi, gli accessi, le vertigini l'assalivano in modo sì terribile da farla quasi impazzire; dimagrì a tal punto da essere irriconoscibile ed i medici pronunziarono questa terribile sentenza : Non vi è più speranza ; morirà consunta. Nel vedere la mia povera figlia in quello stato mi si straziava veramente l'animo, ed in tanta desolazione mi raccomandai coli grande slancio al Sacro Cuore di Gesù, a Maria Ausiliatrice, a Sant'Antonio di Padova e scrissi tosto al signor Don Rua inviando una tenue offerta, perche facesse pregare i giovanetti dell' Oratorio. Passò un mese ed il male cresceva.

Armatami di grande fede, scrissi nuovamente al sig. Don Rua ed inviai la somma necessaria per la celebrazione di una novena di Messe all'altare di Maria unendo nello stesso tempo le mie preghiere. Oh ! bontà di Marial Terminando l'ultima Messa della novena la mia cara figliuola fu liberata da ogni male; da quel giorno si verificò in lei un grande cambiamento; essa andò sensibilmente migliorando ed ora in mezzo ai suoi cari accudisce tranquillamente alle domestiche faccende, mentre prima era costretta a starsene tutto il dì inchiodata su d'una poltrona, perché incapace di muoversi. Ed ora ringrazio l'amabilissimo Cuore di Gesù che si degnò, per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e del glorioso Sant'Antonio. esaudire le preghiere di una povera madre.

Canelli, 2 novembre 1901.

GILARDINO ANGELA. ved. Castino.

Cuyabà (MATTo GROSSO). - Dopo una serie di grazie segnalatissime, una forza prepotente mi spinge a sciogliere un inno di ringraziamento a Colei che tutto può sul cuore di Dio: a Colei che Madre pietosa intercede benigna poi suoi figli traviati e non si stanca d'intercedere finche non li vegga ritornare pentiti al Cuore del suo Divin Figlio. Sì, grazie ti siano rese, o Madre, per aver esauditi i miei voti e soddisfatti i miei desideri, richiamando nel retto sentiero le persone a me tanto care. Come è vero che a Te non si ricorre invano! Oh perchè non mi è dato far conoscere dall'uno all'altro polo la tua bontà e la tua potenza, o Maria?

L'universo intero ti esalti, mentre dal profondo del cuore e con tutta l'effusione dico: Grazie a Te che più volte mi salvasti dalla morte, lui apristi miracolosamente la via per essere religiosa e missionaria ed esaudisti ognora le mie deboli suppliche. Continua, o Madre carissima, a proteggere questa tua sebbene indegna figlia ; a proteggere coloro a cui sta unita coi vincoli di santo e doveroso affetto, e aiutala a compiere la sua missione secondo il volere di Dio. Viva, viva sempre Maria Ausiliatrice, speranza e conforto di chi a Lei ricorre con fiducia.

23 febbraio 902.

Suor MARGHERITA

Figlia di Maria SS. Ausiliatrice.

Mex (EGITTO). - Aveva da qualche tempo aperto un magazzino di commestibili, ma occupato in un lavoro fisso non lo potevo esercire e mi trovavo in grave imbroglio, tanto più che ero già stato da molti derubato. In tale frangente non mi perdetti di coraggio e pieno di fiducia mi rivolsi tosto alla potente Madonna di Don Bosco affinchè, senza ch'io dovessi scapitarne di molto, potessi cedere ad altri il suddetto magazzino e così fossi liberato da questo pensiero che grandemente mi torturava. Epperciò feci promessa di inviare a cotesto Oratorio un po' di offerta e di far pubblicare la grazia sul Bollettino non appena l'avessi ottenuta. Pochi giorni dopo aver fatto questa promessa lui si presentò inaspettatamente una buona occasione : il contratto fu conchiuso ed io fui sollevato da un gran peso. Vivamente riconoscente adempio la mia promessa e invio nello stesso tempo un'altra offerta per aver ottenuta la completa guarigione di una mia figlia la quale da più di tre anni era affetta da una bronchite cronica con anemia, senza speranza di salvezza. Nella ferma fiducia di esser presto liberato da un dolore che mi si fa sentire sotto l'ultima costola sinistra, mando altra offerta ed un'altra pure per conto del signor Carmelo Zammit il quale, col solo mezzo di una fervida preghiera a Maria Ausiliatrice, si trovò perfettamente risanato da ali dolore che lo aveva improvvisamente colpito al fianco e pel quale era stato costretto ad abbandonare il lavoro. Siano adunque rese vivissime grazie a Maria SS. Ausiliatrice per tanti favori, ed i bisognosi ricorrano sempre fiduciosi a questa Celeste Patrona che si degna di ascoltare ed esaudire le preci de' suoi devoti.

6 gennaio 1902.

GIusEPPE GRASSO Meccanico.

Saluzzo. - Nell'ora dello sconforto e del dolore, quando priva d'ogni speranza umana vedeami appressare a grandi passi l'ombra terribile del sepolcro, a Te, o potente Ausiliatrice, innalzai fiduciosa la fervida preghiera del mio cuore. E Tu, sempre Madre benigna di ogni nostra consolazione, lenisti il mio dolore, ritornavi in me quella vita che un'acutissima nefrite, accompagnata da dolorosa pleurite, in cinque lunghi mesi di letto mi andava lentamente consumando. Inutili erano state tutte le più sollecite cure della mia cara famiglia; di nessun giovamento mi riuscirono le visite accurate di due abilissimi dottori, espressamente chiamati da Torino, perchè il male ribelle ad ogni umano rimedio, mi traeva inesorabilmente alla tomba. Fu in tale frangente che ricorsi con fiducia alla cara Madonna di D. Bosco, ed Essa, là grande nostra Ausiliatrice, contro ogni umana aspettazione mi risanò, tanto che oggi, solo dopo breve convalescenza , posso recarmi al suo santuario in Valdocco a sciogliere il mio voto ed a deporre ai suoi piedi il pegno della mia più viva riconoscenza.

17 aprile 1902.

MARGHERITA ROSSA.

San Pier d'Arena. - Colpita da epilessia, soventi volte mi vedeva stramazzare a terra come corpo morto con grave pericolo della mia vita e del mio onore. Sottoposta alla cura di varii esperti dottori non ottenni alcun miglioramento, tanto da essere dagli stessi medici abbandonata in balia del mio male. Si fu allora che ricorsi con tutta la fiducia del mio giovane cuore alla Vergine Ausiliatrice, promettendole in rendimento di grazie di vestire nel corso di un anno l'abito di color celeste, e di portare un quadro ex-voto al suo Santuario in Torino. Ed ora è la più viva riconoscenza che lui attrasse, o potente Aiuto dei Cristiani, ai piè del tuo altare a ripeterti con tutta gioia del mio cuore: « Grazie, o Maria, grazie !

14 aprile 1902.

CAMILLA BREZZOLINI.

Notizie compendiate

ALASSIO. - Oratorio Festivo San Luigi Gonzaga. - Bella e grandiosa oltre ogni dire è stata l'annuale passeggiata dei giovanetti di questo Oratorio festivo. Mai negli scorsi anni si era toccata una meta così lontana e così cara. Si andò alla nuova Bussana, in occasione delle feste e del pellegrinaggio al Monte Marte della nostra Liguria. La mattina, 7 giugno, ben 150 giovanotti, colla Bandiera della Compagnia di S. Luigi e a capo la fanfara, si avviava alla stazione ferroviaria per la partenza. A Bussana toccò ai medesimi giovanetti l'onore del solenne ricevimento del Vescovo di Ventimiglia Mons. Ambrogio Daffra, che volle colla sua presenza e colla maestà dei sacri riti rendere bella la festa che la gioventù alassina tributava al Sacro Cuore. Entrati nell'artistico Santuario - sorto dopo la catastrofe del 1887, per l'opera di quell'eroe e modello di parroco che è Don Francesco Lombardi - il Vescovo tutto bontà pei fanciulli, rivolse sorridente il suo saluto di pastore e padre ai piccoli pellegrini, lodando la felice scelta della meta di lor passeggiata, e dell'aver saputo accoppiare sì bellamente l'utile al dolce

I piccoli cantori dello stesso Oratorio si fecero molto onore, e al mattino nella Messa solenne celebrata dal Rev.mo Can. Prevosto di Alassio Don Bartolomeo Podestà, con assistenza pontificale di Mons. Vescovo; e alla sera ai vespri e alla benedizione.

Dai più svelti si fece anche una visita di volo alla vicina San Remo; e alla sera, dato ancora un saluto al Sacro Cuore e ai bravi Bussanesi, si discese all'Arma di Taggia per il ritorno ad Alassio, dove una moltitudine di gente attendeva l'allegra comitiva.

Un meritato plauso al Rev.mo Prevosto, sempre primo nelle opere generose e belle ; a tutti i superiori dell'Oratorio festivo , e in modo speciale al direttore Don Virginio Raschio, che tanto si adopera pel bene della gioventù Alassina.

CHIERI. - La festa Patronale nel decennio dell'Oratorio S. Luigi. - L'Italia Reale del 14 giugno pubblica la seguente relazione da Chieri, che ci piace riferire integralmente, ringraziando vivamente l'egregio corrispondente che tanta simpatia dimostra per l'opera nostra. « Imponente fu la solennità con cui pochi giorni addietro (8 giugno) gli alacri e industri figli di D. Bosco celebrarono la festa patronale dell' Oratorio festivo, cui rendevano più grandiosa i primi festeggiamenti del decennio di vita del benemerito Oratorio Chierese. Preparata con ardore veramente mirabile dagli intraprendenti Superiori, che quivi risiedono al bene della gioventù chierese e dall'opera assidua de' giovani figli di Maria, che, assorti in un augusto ideale, si preparano alle lotte della vita, temprandosi alla fiamma della carità salesiana, fu una festa che farà epoca ne' fasti dell'inclito Oratorio Chierese, il quale in appena dieci anni di vita già tante benemerenze conta verso la città.

» Ad accrescere la solennità si degnarono di onorar la festa della loro presenza il Rev.mo signor D. Filippo Rinaldi, Prefetto generale della pia Società Salesiana, e il Rev.mo sig. Don Giuseppe Bertello, membro del Capitolo Superiore Salesiano, e quasi tutti i generosi benefattori, cui l'Oratorio più che ad altri deve la sua floridezza; fra i quali eccelleva l'Ill.mo e Rev.mo sig. prof. cav. Unia Can. Pompeo, Preside del Liceo Cesare Balbo, Priore della festa, magnanimo e forte campione dell'educazione e della carità cittadina.

» Al mattino, nella Chiesa di San Filippo, nobile esempio diedero di sè i giovani tutti dell'Oratorio con un'edificante Comunione generale, che pure valse a dimostrare una volta ancora più come tuttora, anche nell'età miscredente e di mezzo alle sorde perturbazioni che sconvolgono l'odierna società, vi siano cuori che noti sdegnano rilevarsi

« nella verità che tanto ci sublima. »

» Alla sera poi, circa alle ore 18, detto un elegante panegirico del preclaro Patrono dal R.mo sig. D. Giuseppe Bertello, impartita la Benedizione col SS. Sacramento e ravvivata la fede dei giovani con una solenne loro consacrazione a San Luigi da parte del Rev.mo direttore, fu portata in trionfo la statua del glorioso Santo. Preceduta dalla banda e dalla lunghissima fila di giovani e sostenuta da otto oratoriani aventi nastro al braccio e graziosa fascia bianca a tracolla, passò attraverso due fitte ale di popolo prolungantesi per tutto il percorso della via Vittorio Em. da S. Filippo fino all'Oratorio, dove venne collocata su apposito trono eretto in cortile, fra gli applausi e gli evviva dei giovani.

» Pose termine alla festa un gradito e ameno trattenimento musico-drammatico, offerto nel teatrino dell'Oratorio stesso, e in cui con universale soddisfazione venne rappresentato un dramma e vennero eseguiti scelti pezzi di musica dall'orchestra diretta dal chiarissimo sig. avv. Accossato, che nella sua bontà e gentilezza di buon animo si prestò a dirigere la parte musicale e che già al mattino aveva sì maestrevolmente diretto la Schola Cantorum dell'Oratorio nella Messa solenne cantata dal Rev.mo signor Priore della festa.

» Fu insomma una festa riuscitissima, degna dell'eletto spirito salesiano, che anche in questa fausta occorrenza strappò da parte di tutti un vivo senso d'ammirazione verso i figli di D. Bosco, che sì opportunamente ed adeguatamente sanno mescere l'utile al dolce e che, levati in un virile proposito e nell'eccelso ideale dell'educazione di chi pure un giorno avrà a impugnare le armi nell'arena tumultuosa della vita, ognora « mentre in fondo rugge il vecchio Caino », colle loro ardenti e ingegnose aspirazioni ne mostrino quanto magnanimo sia il sacrifizio, quanto nobile consigliera ed eletta ispiratrice la carità. E la festa fu pure ben degna della benedizione, che per ben due volte le impartiva S. E. il Cardinale Richelmy, il quale assai volontieri avrebbe voluto onorare di sua presenza la festa dell'esimia gioventù chierese, qualora molteplici cure non glie l' avessero impedito , e della santa benedizione, che dalla Città Eterna l'Augusto Vegliardo del Vaticano inviava all' Oratorio tutto e in ispecial modo al Rev mo Priore della festa, per cui facciamo voti ardenti, affinche abbia ad essere conservato ancora molti e lunghi anni al nostro affetto e alla nostra sincera gratitudine. »

CHIOGGIA. - La festa di Maria Ausiliatrice celebratasi nella chiesina del nostro Oratorio festivo, il 5 giugno, fu un vero trionfo per la nostra Madre Divina. Ci parve che Ella stessa si fosse incaricata di attirare a sè i cuori non solo, ma di prepararsi una festa degna della sua grandezza e bontà. Difatti Essa inspirò alla benemerita fondatrice di questo Oratorio e generosissima nostra benefattrice di commettere all' esimio e valente pittore veneziano Romolo Tessari la composizione di due quadri , i quali rappresentando l'uno S. Francesco di Sales e l'altro S. Vincenzo de' Paoli, potessero formare bella corona all'artistica statua di Maria Ausiliatrice che troneggia sull'altare maggiore della chiesa nostra.

Ma non si contentò l'esimia signora Giustina Furlan di quanto aveva fatto, che anzi, alcuni giorni prima della festa, inviò a Chioggia il fedele interprete di ogni suo buon desiderio, il signor Capitano Emanuele Cominotto, affinche procurasse che tutta la nostra chiesina fosse artisticamente addobbata. Egli comperò otto belle lampade per i quattro altarini laterali, provvide tutta la cera che poteva occorrere affinchè la statua della nostra buona Mamma potesse essere come circondata da innumerevoli stelle risplendenti ; dispose che si fabbricassero per l'occasione due splendidi cerei di più che 10 kg. ciascuno e finissimamente miniati ; ordinò 4 belle torcie della lunghezza di quasi tre metri ; assistette ai lavori della addobbattura , tanto che tutta la nostra chiesina prese l'aspetto di un vero paradiso, degno della nostra Celeste Patrona.

Venne il giorno della festa, e la piissima signora Giustina, oltremodo commossa, ricevette la S. Comunione in mezzo ai cari giovanetti del nostro Oratorio, che a Lei debbono tanto, fra innumerevoli divoti che accorsero ai piedi della Madonna di D. Bosco per esprimerle i propri bisogni. Durante la S. Messa, solennemente celebrata da Monsignor Nicola M. Bonaldo, Vicario Generale della Diocesi, i nostri piccoli cantori sostennero benino la parte loro, tanto che il popolo si mostrò soddisfattissimo della loro esecuzione. Il medesimo Monsignore tessè dopo il Vangelo il panegirico della Vergine Ausiliatrice con smagliantissima forma. Quello però che più commosse il nostro cuore fu il vedere come tutto quanto il vicinato, senza che alcuno ne facesse proposta, espose bandiere, drappi, tappezzerie a dimostrare la propria gioia e la profonda divozione all'Ausiliatrice.

Di tutto quello, che tanta grata impressione lasciò nel nostro cuore, sia lode e gloria alla Madonna di D. Bosco. Grazie alla piissima signora Giustina Furlan per tutto quello che fa pei poveri figli di D. Bosco ; grazie al sig. cap. Emanuele Cominotto per l' affetto con cui si è veramente sacrificato con noi affinche la nostra festiccinola riuscisse a bene; grazie a tutti i gentilissimi Clodiesi che presero una parte così cordiale alla festa, colla quale cercammo di fare onorare dai nostri giovanetti la nostra buona Madre.

GENOLA (Fossano). - Sabato scorso, 7 giugno, giungeva fra noi al suono festivo delle campane e dell'organo, il nostro compaesano D. Angelo Cavatorta, Missionario salesiano, che diciott'anni or sono partiva per le lontane Americhe a spandervi la luce del Vangelo. La popolazione partecipò alla gioia dei suoi vecchi genitori, che lo accolsero con trasporto di gioia, quale meglio si può immaginare che descrivere. Il giorno seguente il nostro Missionario celebrò la Messa solenne, e dopo i vespri tenne una conferenza alla popolazione, che riempiva letteralmente la nostra vasta chiesa. Parlò degli Indii del Matto Grosso, fra i quali da otto anni esercita la sua Missione di cui ne è egli direttore. Ci descrisse la religione, i costumi e la vita di questi selvaggi, quante siano le difficoltà alla loro conversione, ed infine quanto si è già potuto ottenere per il loro bene. Conchiuse dicendo che i Cuori Santissimi di Gesù e di Maria desiderano e vogliono che noi cooperiamo alla salute di tante anime, che siedono ancora nelle tenebre e nell'ombra di morte.

INTRA. - Nell'Oratorio femminile d'Intra si solennizzò nel miglior modo possibile la festa di Maria Ausiliatrice nel giorno 25 maggio. Fu preceduta da un triduo colla benedizione del SS. Sacramento, e il giorno 25 nella cappella dell'Oratorio, addobbata a festa, si riunì di buon mattino un bel numero di ragazze. Si celebrò la S. Messa, durante la quale si cantarono sacri motetti. La comunione generale fu imponente e commovente. Accrebbero solennità alla funzione , cinque fanciulle bianco vestito che per la prima volta si accostavano alla Sacra Mensa, e una quindicina di giovanette più alte con velo bianco che avrebbero poi nel dopo pranzo dato principio alla Pia Unione delle Figlie di Maria. Dopo la S. Messa si distribuì a tutte la colazione e l'eletto drappello delle nuove comunicande e neo aspiranti si fermò tutto il giorno nell' Oratorio, al quale si somministrò modesta refezione. Circa le tre nel cortile, avanti l'altarino di Maria, improvvisato per la circostanza, si fece una piccola accademia musico-letteraria, presenziata da un considerevole numero di signore, ad onore della nostra celeste Patrona, preparata dallo oratoriane , dalle giovanetto che frequentano il laboratorio e dalle bambine della scuola; questa fu seguita dalla premiazione delle ragazze diligenti al catechismo. Dopo si diede principio al banco di beneficenza per l'Oratorio , che fruttò da poter pagare un pranzo nella bella scampagnata che fecero a Locarno quindici giorni dopo. Indi radunatesi in cappella, dopo la recita del S. Rosario e il canto dell'Ave maris stella, in numero di quindici fanciulle, prostrate ai piedi di Maria, che raggiava in mezzo ai lumi di sovrumana bontà, furono accettate dal Rev.mo Prevosto come aspiranti dell'Associazione di Maria Ausiliatrice. Vi fu in seguito un breve, ma forbito discorso di circostanza, detto da un oratore salesiano, si cantò il Saepe dum Christi e si terminò con la benedizione col SS. Sacramento. Sul volto di tutte irradiava la più viva gioia e mai si scancellerà dalle ragazze e persone presenti, la memoria e il frutto di sì lieto giorno.

MALTA. - Il 7 del passato giugno, secondo il calendario diocesano, cadeva la festa di Maria SS. Ausiliatrice, patrona delle istituzioni salesiane: quest'anno si è potuto attuare il desiderio di solennizzarla, già vagheggiato nei passati anni. A tale oggetto si è procurato un magnifico quadro in oleografia , copia del titolare del Santuario di Torino, che fu collocato sull' altare della bella chiesa del Pilar, dipendente dal direttore dei Cooperatori, scelta per celebrarvi le sacre funzioni. In tutta la mattina le Messe si succedettero l'una dopo l'altra, in una delle quali, celebrata dal direttore Monsignor Luigi Farrugia, dopo un breve fervorino, fu distribuita a numerosi fedeli la santa Comunione. La Messa solenne accompagnata dal flebile canto delle Religiose Francescane e loro alunne della scuola annessa alla chiesa, e dal commovente suono dell'harmonium, fu celebrata dal Rev. Alfonso Agius, BA. DD., Cooperatore salesiano. Al pomeriggio ebbe luogo la recita del Rosario, la preghiera a Maria Ausiliatrice, seguita da un elaborato panegirico detto con molta unzione dal giovine ma assai zelante sacerdote Rev. Carmelo Schembri, anch'esso Cooperatore. Poscia le religiose col popolo che gremiva la chiesa cantarono la Salve Regina, le Litanie e si terminò colla sacramentale benedizione. Molti si ascrissero alla pia associazione di Maria SS. Ausiliatrice e furono rimessi a Torino i nomi, per essere scritti nell'apposito registro. Speriamo che la devozione verso Maria, invocata sotto il glorioso titolo, andrà sempre crescendo e le opere dei figli di Don Bosco saranno sempre più conosciute ed aiutate dai Maltesi.

NAPOLI. - Ci scrivono : « Stamane ebbe luogo nella bella e vasta chiesa dei Pellegrini la conferenza ai Cooperatori e Cooperatrici fatta dall'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Enrico Marano, Rettore di detta chiesa. La conferenza era stata annunziata al pubblico da un bell'articolo sul giornale La Libertà e da inviti sacri affissi alle porte delle chiese , oltre agli inviti stampati mandati ai Cooperatori, e tutto questo per la generosità e. la solerzia dell'ottimo sig. Sac. Giuseppe M. Persico, vero e fedele amico dei Salesiani.

» Alle 10 la Chiesa era già piena di sceltissimo pubblico che ascoltò devotamente la S. Messa. Alle 10 1/2 appare sul pulpito la simpaticissima figura di quello zelantissimo apostolo che è Monsignor Marano, e comincia a parlare di D. Bosco e delle Opere salesiane con tale elevatezza di pensieri, con tanta eleganza di forma, con una spontaneità, una tenerezza, una efficacia, da tenere incatenati un' ora e mezza alla sua eloquenza i numerosi e coltissimi uditori, molti dei quali colle lagrime manifestavano la profonda commozione, da cui erano penetrati.

» Io non tenterò neppure di dare un sunto di quello splendido discorso , perchè ne rimarrebbe sciupato. Dirò solamente che di tante conferenze che ho sentite intorno a Don Bosco e alle sue opere, questa è la più colorita , la più eloquente, la più affettuosa, la più salesiana. La limosina è stata abbondante e si aumentò il numero dei Cooperatori. »

ROMA. - Maria Ausiliatrice che ama si propaghi la sua devozione ed il suo amore, anche in Roma comincia a far sentire la sua materna protezione, ed il suo Nome risuona caro e festeggiato nell'eterna Città. Difatti nella parrocchia di Santa Dorotea in Trastevere, il 25 maggio, cinquanta delle giovanette che frequentano l'Oratorio festivo diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, che quivi hanno il noviziato, dovevano essere ricevute nella Compagnia di Maria Ausiliatrice. Alle 6 le fanciulle erano già adunate in chiesa ove, in appositi banchi addobbati con drappi rossi, ascoltarono la S. Messa, accostandosi tutte alla S. Comunione con vera pietà e raccoglimento. Terminato il Santo Sacrificio venne intonata l'Ave Maris Stella, quindi il Rev.mo Parroco impose loro la medaglia, mentre le vòlte del tempio echeggiavano delle laudi inneggianti alla Vergine Ausiliatrice ; poscia rivolse commosso brevi parole alle nuove ascritte, esortandole a dimostrarsi senza rispetti umani vere figlie della loro Madre e Regina e ad esercitare un santo apostolato, sia coll'esempio, sia coll'azione nella parrocchia, nella, famiglia ed in tutto il Trastevere.

Nel pomeriggio, nel cortile dell' Oratorio , formato ad anfiteatro, si tenne una semplice, ma bella accademia ad onore di Maria Ausiliatrice ed in omaggio al Santo Padre, presieduta da Sua Em. il Cardinal Vicario, che per la prima volta veniva ad incoraggiare e a benedire quelle povere fanciulle.

E in questo luogo, ove risuonarono i carmi degli Arcadi e le odi di sommi poeti, le fanciulle in numero di circa 400, con il loro ingenuo entusiasmo celebrarono le lodi di Maria Ausiliatrice con dialoghi, poesie, monologhi, alternati da suonate e canti. Tra drappi e bandiere vedevansi i busti del Santo Padre e di Don Bosco e nel mezzo campeggiava la bella statua di Maria Ausiliatrice su un trono adorno di veli e di fiori. Anche la lotteria a favore dell'Oratorio riuscì bene, e dimostrò quanta benevolenza e generosità alberghi nei cuori dei Benefattori e Cooperatori romani.

Chiusero la cara festa le affettuose parole di Sua Em. il Cardinale Vicario, il quale felicemente paragonò i fiori che ornavano l'altare con quelli spirituali preziosi ed imperituri, coi quali le giovanette dell' Oratorio devono circondare la loro Madre Celeste nel bel mese di maggio.

L'Eminentissimo Principe dopo d'aver impartita agli astanti l'apostolica benedizione, passò a, visitare la casa, lasciando le Suore e Oratoriane commosse e ripiene di viva gratitudine per la bontà paterna dimostrata loro in questa occasione.

TORINO-MARTINETTO - Le Scuole Apostoliche - La Casa primaria dei Figli di Maria Ausiliatrice, opera provvidenziale fondata da Don Bosco per giovani adulti che aspirano allo stato ecclesiastico-- Casa fiorentissima sotto ogni aspetto, ove regna sovrano, colla pietà e l'amore allo studio, lo spirito del venerato nostro Fondatore - ebbe quest' anno a provare non poche consolazioni. Per non parlare di tutte, che si andrebbe troppo per le lunghe, diremo che rimangono impressi a caratteri d'oro negli annali della Casa e ne' cuori di quei baldi giovanotti gli indimenticabili giorni di S. Francesco di Sales, di Maria Ausiliatrice e di S. Luigi Gonzaga, le solennità più belle de' nostri Istituti.

In mezzo all'imperversare del rigido tempo che scatenava sopra la terra immense valanghe di neve, come sorriso, di cielo appariva alle Scuole Apostoliche, il 2 febbraio, S. Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Ausiliare del Cardinale Arcivescovo, a condecorare la festa del Salesio. La degnazione dell'illustre Prelato in un giorno sì pessimo, la bontà dell'animo suo scolpita nell'abituale sorriso del suo labbro, le infuocate sue parole sul Salesio e su Don Bosco, i suoi paterni consigli hanno lasciato tale impressione nell'animo di tutti da non scordarsene più mai.

La nostra buona Mamma Maria SS. Ausiliatrice ebbe anche le sue splendide onoranze in questo Collegio, che accoglie i suoi figliuoli prediletti. - Ad illustrare maggiormente la festa, il 10 giugno, intervenne S. Ecc. Rev ma Mons. G. B. Bertagna, Vicario Generale della Diocesi, che vi celebrò la Messa della comunità, distribuendo fra il canto di sacri mottetti la S. Comunione a circa duecento, quanti sono i membri che compongono quella bella famigliuola. Dopo un breve indirizzo da parte di alcuni alunni, Mons. Bertagna, colla sua bonarietà caratteristica rivolse a tutti, giovani e superiori, sentite parole d'encomio e d'incoraggiamento. Il suo passaggio alle Scuole Apostoliche fu di quelli che lasciano pace, consolazione, soavità indicibile.

Le gioie più belle vennero il 3 luglio colla festa del Patrono della gioventù S. Luigi Gonzaga.. cui degnaronsi prendere parte S. Eminenza il Cardinal Agostino Richelmy e Don Rua.

Don Rua era ivi da gran tempo atteso da tutti, specialmente dai più anziani, da coloro che quest'ano debbono abbandonare l'istituto per recarsi altrove, nei Seminari, nei Collegi di Missione, i quali bramavano parlargli ed avere da lui un'opportuna parola, un consiglio intorno alla loro vocazione. E Don Rua, sempre buono, accondiscese al loro desiderio, appena tornato dal suo viaggio in Sardegna. Si recò colà la sera precedente la festa e vi s'intrattenne tutto il giorno seguente, facendosi tutto a tutti per far del bene a tutti. L'ora della partenza del nostro venerato Superiore venne troppo presto; e quei buoni figliuoli, che in lui riconoscono non solo il Rettor Maggiore della nostra Pia Società, ma un ottimo Padre, un insigne Benefattore, non poteano capacitarsi di doversene separare tantosto. Ci volle un ordine superiore per impedire che opponessero resistenza alla partenza ; tant'era la ressa che facevano intorno al nostro buon Padre all'uscita dal Collegio.

La gemma più fulgida di quella solennità fu l'Em.mo Cardinal Richelmy, il Fondatore e Protettore particolare di quelle Scuole. Quanti ricordi non gli suscitano in cuore quelle mura! Sono le sue Scuole, e gli alunni sono i suoi figliuoli! Non è quindi a dire con quanto piacere egli torni a rivedere quell'Istituto e con quanto entusiasmo viene ivi accolto.

Superiori e giovani stavano schierati all'ingresso, curiosi di fissare i loro sguardi nella vivida porpora, nell'angelico suo volto. Fragorosi applausi segnarono il suo por piede sulla soglia dell'Istituto. Fu accompagnato in cappella di fresco riabbellita, ove seguito da religioso raccoglimento, da fervide preci, da lieti concenti celebrò il S. Sacrificio e distribuì la S. Comunione alla comunità tutta estasiata. Furono momenti di Paradiso che volarono come il lampo!

Ma Sua Eminenza volle rivolgere la sua parola a quei giovanotti che doppiamente può chiamare suoi figliuoli. Furono pennellate da maestro sulla vita del Gonzaga, furono preziosi ammaestramenti per giovani studenti che stanno per abbandonare l'Istituto per recarsi alle vacanze. Da tutto appariva l'ardente affetto che l'Em.mo Porporato nutre per l'insidiata gioventù.

Volle parlare ancora a tutta la comunità radunata nella sala, ove era stato salutato da D. Rua e dai giovanetti con breve trattenimento; e qui tutto effuse il suo cuore, addimostrandosi ognora Padre e Protettore dalle Scuole Apostoliche.

Per ricordo di questa sua visita l'Em.mo Cardinal Arcivescovo distribuì a tutti una bella immaginetta. Però con essa siam persuasi rimarrà ben scolpita nel cuore di quei giovani l'effige dall'Eminentissimo Porporato, i preziosi suoi ammaestramenti, nonche la grande sua bontà verso dei figli di D. Bosco.

Un grazie di cuore da parte nostra a Sua Eminenza Revma ed a tutti gli altri Eccelli Prelati che vollero in quest'anno così bene consolare i nostri Confratelli delle Scuole Apostoliche.

Le nozze d'oro delle LETTURE CATTOLICHE

II.

DoN Bosco viene generalmente presentato pel padre della gioventù, l'amico dell'operaio, il ministro, l'apostolo del Signore, per il multiforme suo zelo. Ma di un suo ministero non si tiene parola gran fatto ; eppure esso è, in questi ultimi tempi specialmente, uno strumento poderoso del bene : la buona stampa. Don Bosco fu scrittore, e fertilissimo, a segno che ci ha donato ben presso a cinquanta opere : contingente che se basterebbe già da sè ad ascrivere tra i campioni della penna l'autore, per D. Bosco riesce ancora di maggior merito e gloria, essendo i suoi scritti il frutto di meditazioni e veglie protratto, attesoche egli, oppresso da una folla infinita di ingerenze, era costretto a carpire le ore al riposo, di cui pur tanto necessitava, per apportare il suo appoggio alla gioventù, alle famiglie, alle scuole. Rimettendo la trattazione della sua fase o carriera di pubblicista al biografo, che vi raccoglierà come un cimelio onde impreziosirne la storia, diremo qui solo dell'opera sua delle Letture Cattoliche, di cui, come fu la pietra angolare, volle rimanerne il fulcro e l'anima.

A rilevare l'altezza della sua impresa, è d'uopo aver presente il suo ideale, nonchè l'ambiente da cui mosse. Allo scrittore è commessa una potente missione; presso i Greci la voce poeta significava fattore, perche agli scrittori incombe il mandato di formare il popolo ; onde ben inferiva anche il Giusti : - Il fare un libro è meno che niente, se il libro fatto non rifà la gente. - Alla stregua di questo principio, D. Bosco apparisce nella pienezza della sua missione. Un tocco di quell'epoca ci rifletterà la luce competente.

Solo mezzo secolo fa, se dobbiamo prestar fede ai nostri buoni vecchi, il vivere era assai più bello d'oggi. Allora si custodiva con gelosia un palladio, che costituiva la sicurezza, il benessere delle popolazioni : era la pratica della religione cattolica. Sciaguratamente questo palladio , che ebbe sempre dei nemici, ne incontrò ultimamente di quelli che, più audaci ed impudenti , congiurarono di violarlo ed annichilarlo, fosse loro riuscito. Malviso all'avversario del bene, questi, Satana, suscitò i suoi emissarii a spargere la zizzania, a seminare la diffidenza, lo scredito, l'alienamento da quella benefica potenza, e fare dì riscontro propaganda di irreligiosità. Pur troppo gli adepti sorsero presti, e da sedotti facendosi seduttori, diedero forma a quelle sétte e congreghe, fazioni e partiti proteiformi che, palliati sotto questo o quel colore, tutti però cospiravano ad identico stolto ed esiziale intento : menomare, soppiantare la religione cattolica. Ma è nell'ordine della Provvidenza che al male non soggiacierà il bene; coll'empio lotti e trionfi il giusto. D. Bosco era il campione da Dio eletto a salvezza dei popoli. Di tutte le orde che guerreggiavano dal campo nemico, egli converse la sua strategia contro una più camuffata, ma non meno versipelle delle altre, che, da tre secoli e mezzo agognando di erigersi riformatrice delle coscienze, brigava ora di usurpare il dominio nelle regioni dell'Alta Italia, massime nelle subalpine. D. Bosco col suo sguardo supernamente illuminato comprese, da una parte i guai sempre più imminenti da cosiffatta gente, e dall'altra, di conseguenza, la necessità urgente di francarne i fedeli cattolici ; e quindi, senza frapporre indugio, s'accinse all'opera.

Ma qui nette conto cedere la parola a chi,

« primo pittore delle memorie antiche », forbito, classico narratore cioè, delle prime evoluzioni delle opere di D. Bosco, ci offre pagine stupende sulla genesi e storia delle Letture Cattoliche, iniziatesi nel secondo decennio dell'Oratorio. Ecco adunque quanto il compianto D. Bonetti, direttore spirituale della Pia Società Salesiana, riferisce al riguardo nei suoi aurei Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano.

« Il re Carlo Alberto aveva emancipato i Protestanti e gli Ebrei. Pareva che con quell'atto egli intendesse solamente di dare loro la libertà di professare esternamente il proprio culto, senza detrimento della Religione Cattolica. Ma gli eretici non la intesero così, e perciò , appena ottenuto quell'atto e la libertà di stampa, si diedero tosto a fare tra il popolo cattolico irrequieta propaganda dei loro errori con tutti i mezzi possibili, particolarmente con libri e fogli pestiferi. Comparvero tra gli altri i giornali : La Buona Novella, La Luce Evangelica e il Rogantino Piemontese, e poi una colluvie di libri biblici e non biblici di poca mole prese a dilagare nei nostri paesi , penetrare nelle famiglie, scorrere per le mani di tutti, pervertendone la mente, corrompendone il cuore, instillando insomma nell'anime il veleno delle più singolari dottrine.

» Dava mano alla ereticale propaganda il giornale L'Opinione, nel quale tra gli altri nemici della Chiesa scriveva più impudentemente di tutti l'empio apostata Bianchi-Giovini, autore di una lurida e calunniosa Storia dei Papi e di altre opere infami. Si aggiungeva che i Protestanti a questa propaganda erano preparati, ed i Cattolici non lo erano punto per opporle un argine, impedirla o almeno scemarne le disastrose conseguenze. Fidandosi delle leggi civili, che fino allora avevano protetta la Religione Cattolica dagli assalti della eresia, fidandosi sopratutto del primo articolo dello Statuto che porta - La Religione Cattolica, Apostolica Romana è la sola Religione dello Stato - i Cattolici si trovarono come soldati scossi all'improvviso dal suono della tromba guerriera, e chiamati a scendere in campo di battaglia, senza armi adatte a combattere nemici premuniti in ogni punto. Infatti i Cattolici abbisognavano di giornaletti di buona lega per diffonderli a larga mano, e pochissimi ne possedevano; facevano mestieri sopratutto libretti semplici e di poco costo, ed invece non si avevano che opere voluminose di grande erudizione. Erano quindi in pericolo di perdere la fede non solamente i giovanetti , ma tutto il basso popolo, alla cui seduzione miravano di preferenza i nemici della Chiesa.

» A quella vista si accese di carità e di zelo il cuore del nostro D. Bosco, il quale, col fine di preservare dai serpeggianti errori i suoi cari giovanetti, provvide un mezzo di saluto eziandio a migliaia, anzi a milioni di altre persone. Egli pertanto fattosi alcuni collaboratori, tra cui il teol. Carpano e il teol. Chiaves, cominciò a pubblicare un giornaletto intitolato L'Amico della gioventù, che in quei primordii fece molto del bene, perchè oltre a trattare argomenti istruttivi e conformi al bisogno impediva i giovani dal ricorrere, per attingere notizie, ai giornali cattivi e dall'imbeversi di perverso massime. Compose eziandio e pubblicò dei foglietti volanti, ricchi di ricordi e di massime morali e religiose adattate ai tempi , e si diede a spargerli gratuitamente tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di copie, specialmente in occasione di Esercizi spirituali, di sacre Missioni, di novene, di tridui e feste.

» Nè a semplici fogli si limitò l'industriosa carità del nostro buon Padre ; poichè in quel torno medesimo mise pure in luce un libro per le pratiche di pietà. Erano innumerevoli quelli che correvano per le mani dei fedeli ; ma in generale si prestavano poco ai bisogni dei tempi e della gioventù. Quindi scorgendo per una parte questa mancanza, e per altro lato osservando che l'eresia valdese si insinuava e facevasi ogni giorno più larga strada nei nostri paesi, Don Bosco venne in pensiero di compilarne uno, il quale colle solite preghiere, salmi ed inni contenesse pie considerazioni ad uso dei giovanetti, sode istruzioni sui fondamenti della Religione Cattolica, sugli errori dei Protestanti, sulle note della vera Chiesa di Gesù Cristo e simili. Egli vi attese dunque con molta alacrità, e così diede fuori il Giovine Provveduto, che tradotto poi in varie lingue penetrò ben tosto in ogni istituto di educazione, in ogni casa di lavoro, in ogni famiglia cristiana, e cooperò a promuovere la pietà e a conservare la fede tra il popolo.

» Nè di questo fu ancor pago; poichè, visti i principali errori che gli eretici andavano colle loro stampe seminando contro la Chiesa Cattolica, egli si persuase della necessità di agevolare vie meglio al popolo la conoscenza dei principii fondamentali della medesima. Per la qual cosa compose e pubblicò un librettino col titolo : Avvisi ai Cattolici, col quale mentre ammaestrava i lettori nelle virtù più necessarie a sapersi, li metteva sapientemente in guardia contro le insidie ereticali...

..... Di quest'operetta fu straordinario lo spaccio ; in soli due anni se ne diffusero oltre a duecento mila esemplari. Essa tornò gradevolissima a tutti i buoni ; ma cominciò ad inasprire i Protestanti e a farli montare sulle furie; imperocche mentre si credevano di poter a loro bell'agio devastare, a guisa degli antichi Filistei, il campo del Signore, si vedevano venire innanzi un novello Sansone a scoprire le loro arti , a rompere le loro file , a scompigliare le loro schiere in difesa del popolo di Dio.

» Ma D. Bosco non si lasciò sgomentare da loro, che anzi dall'ira nemica viemaggiormente convinto dell'utilità dell' opera sua, stabilì non solo di proseguirla, ma di darle maggiore sviluppo per mezzo di una pubblicazione periodica e con apposita associazione. Ed ecco per l'appunto la pubblicazione delle Letture Cattoliche, che cominciate dall'anno 1853 continuano ancora oggidì , sparse non più solo nel Piemonte, ma in tutta Italia e nelle isole adiacenti. » Così il nostro caro Don Sonetti. Ma noi godiamo di poter oggi aggiungere che le Letture Cattoliche dall'Italia si estesero ad altre nazioni, cosicche attualmente escono eziandio in lingua francese, spagnnola e portoghese ; a Marsiglia (Francia) dal 1896; a Sarrià (Spagna) dal 1893; a Buenos Aires (Argentina) dal 1883; a Nictheroy (Brasile), per lo zelo inesauribile del sempre rimpianto apostolico Mons. Lasagna, dal 1889: a Bogotà (Colombia) dal 1896 : pubblicazioni tutte che irradiandosi come in loro solo nella pura luce, loro riflessa negli statati organici da D. Bosco, percorrono animosamente la loro via, rallegrate da sempre più promettente e consolante avvenire.

SPIGOLATURE AGRARIE

Cenni sulla Scuola Agraria di Parma 1901 - 1902

questo il secondo anno di vita della nostra scuola, e non possiamo che essere contentissimi d'aver attuato un'idea che, bella in teoria, sembrava un assurdo in pratica.

Sorta senza pretese e con umili auspicii, essa ha per iscopo di completare l'educazione di quei giovani i quali, finito il corso elementare, pur avendo buona volontà, intelligenza, attitudine agli studii, sono costretti per motivi di famiglia o per elezione propria a troncare il corso letterario-scientifico per ritornare ai campi e continuare l'opera dei genitori. Come si vede non pretende di dar diplomi , nè di preparare i giovani a corsi d'agraria superiori: ha per unico scopo, píù umile e più vantaggioso dal lato pratico, quello di preparare alla vita dei campi i giovani che già vi son destinati e fornir loro quel corredo di cognizioni necessarie per attuare un' agricoltura razionale ; per tenere i proprii conti e per meglio riuscire nei proprii affari. Il programma è informato a questo spirito. Predomina perciò l'insegnamento dei principii d'agraria : seguono l'italiano, un po' di francese, un po' di computisteria agraria, disegno, calligrafia ecc.

La scuola sorta con questo scopo mancava di testi adatti; furono perciò incaricati egregi professori di compilarli ed in quest'anno abbiamo potuto inaugurare nel primo corso il testo di agraria nuovo, adatto agli alunni in tutto il senso della parola, e l'anno venturo sarà pronto quello destinato al 2° e 3° corso. Nutriamo in questo modo fiducia di poter dopo il terzo anno (la scuola è suddivisa in tre corsi) restituire ai proprii parenti i giovani dotati di una coltura sufficiente per applicare nei proprii poderi od in quelli a loro affidati, i principii di sana economia agraria, i quali porteranno certamente un po' di benessere alle loro famiglie.

Alla scuola è annesso un piccolo appezzamento per la pratica. È minuscolo se vuolsi, ma esso deve servire solo a far conoscere l' applicazione dei nuovi sistemi. Completare l'educazione agraria in modo da averne abili fattori o professori non è compito della nostra scuola.

Nell'orario scolastico è compresa una passeggiata settimanale ai poderi circonvicini, nei quali siavi maggiormente da imparare. L'anno scorso i giovani furono condotti a Remedello-Sopra a visitare la colonia del Bonsignori, ove poterono toccar con mano i risultati dell' intelligenza applicata al terreno ; ed in quest'anno oltre ai poderi dell'illustre Solari, poterono ammirare i campi, la vigna e l'annesso frutteto del Nob. Cav. Biondi in Corcagnano vicino a Parma.

Nel frutteto specialmente, tenuto con una cura degna di ogni lode, si poterono constatare i risultati del lavoro intelligente. Il Prof. Bizozzero stesso, direttore della Cattedra Ambulante di Parma, vi conduce i giovani durante il corso d'agraria tenuto alla Cattedra Ambulante di Agricoltura.

Poterono contemplare a Langhirano dagli egregi fratelli Bergonzi quanto possa fare l'uomo in terreni cui abbia applicato tutta la sua intelligenza ed energia, e nel tempo stesso vedere quali siano i guadagni materiali che si possono ottenere coll'intelligente attività. La stalla coi tipi della razza emiliana pura, la concimaia perfetto tipo moderno , la cantina con tutte le perfezioni danno idea di quanto produca il terreno. Vigne (30 circa) tenute come una sala di ricevimento, campi di frumento, trifogli, erbe mediche lussureggianti su colline prima brulle e squallide, fanno fede che si possono ottenere raccolti veramente prodigiosi se i terreni sono coltivati razionalmente. Abbiamo viste altre tenute , ma possiamo assicurare che noi stessi coi nostri giovani ebbimo molto da imparare.

Alla presente relazione sono uniti due illustrazioni: esse rappresentano gli alunni del 1° e 2° anno nel loro campicello, fra l'avena, le barbabietole ed il granoturco.

Non possiamo certo vantar ancora risultati di esperimenti: ma ci gode l'animo di poter asserire che i nostri quadretti di frumento erano bellissimi, che l'erba medica, il trifoglio ecc. danno in quest'anno risultati certamente insperati.

Abbiamo avuto nel nostro piccolo appezzamento (siamo al 6 di maggio) in un medicaio seminato alla fine di marzo già due tagli cui l'erba medica era di 60 cm. circa di altezza e dal frumento (Rieti) una media di 45 grani per spiga (si perde molta semente in causa degli insetti) pari a 30 sementi circa.

Un tipo di frumento poco riescito fu il Cologna, forse perchè seminato troppo fitto. Ad ogni modo una parte di esso, aiutata con una concimazione complementare ai primi di maggio diede risultati soddisfacenti sebben non troppo economici. Un tipo nuovo altrove, ma ben noto da noi, il Giapponese, fu seminato in autunno ed in marzo. Il primo ebbe una precocità di 16 giorni sul Rieti con resa migliore per qualità e pari per quantità al Rietino. Il secondo che costituiva per noi una vera prova (frumento Giapponese autunnale seminato in marzo) cestì in modo da formare un vero prato. Oggi, 6 luglio, dopo di essersi per un tempo fermato, ha spighe. L'esperienza pare fallita. L'anno venturo ritenteremo.

Questo in breve il lavoro materiale. Speriamo di poter fare di meglio l'anno venturo, pesando matematicamente quanto si anticipa al terreno ed i prodotti di ogni genere che ne ricaveremo. Per ora ci sembra di aver fatto quanto potevamo, e nel far conoscere al pubblico il nostro lavoro , ebbimo per unico scopo di manifestare ai Cooperatori Salesiani che si lavora anche in questo campo da quelli che ricevono il loro obolo.

Un dovere in fine ci sembra imposto ed è un ringraziamento all'Ill.m° Colonnello Solari che sempre ci volle guidare nell'insegnamento e nella pratica, e prestarsi ogni settimana a subir la noia dei giovanetti studenti che invadevano i suoi campi con una curiosità veramente degna di lode, ma non scevra di disturbo.

NECROLOGIA

La Sig.a Marianna del Alcanzar Ascasubi Vedova dì Garcia Moreno Pres. dell'Equatore.

IL giorno 18 aprile, alle 8,30 di sera, volava in paradiso la bell'anima di questa nobile Signora. La sua alta posizione sociale, il nome illustre cui era unita per i sacri vincoli del matrimonio, e sopratutto le sue eminenti virtù cristiane la resero un modello vivente delle matrone romane dei primi tempi dell'éra cristiana. Umile nella sua grandezza, di animo grande nella sua semplicità, forte e generosa nel tempo del sacrifizio pareva avesse ricopiato in sè i rari pregi dell'eroico martire della fede, Gabriele Garcia Moreno. Dopo la morte sì violenta del suo sposo si successero per la Sig.a Marianna del Alcanzar Ascasubi giorni di amarezza e di persecuzione che l'accompagnarono al sepolcro. Cooperatrice Salesiana, sempre ammirò l'opera di D. Bosco e la sua mano generosa mai cessò dal lasciarsi guidare dalla voce della carità per la gioventù povera ed abbandonata. I Salesiani, specie quelli dell'Equatore, piangono la sua morte e pregano pace sulla sua tomba deponendovi il mesto fiore di loro perenne gratitudine. Una prece di tutti i Salesiani, loro Cooperatori e giovanetti per la nobile e forte consorte del grande Garcia Moreno.

Cooperatori defunti dai 15 Maggio al 15 Luglio 1902.

1. Actis-Goretta Antonio - Rodallo (Torino).

2. Allais D. Gio. Batta, Prevosto - Piasco (Cuneo).

3. Baleari Giacomo - Covio (Svizzera Tic.).

4. Barale Gio. Batta - Verzuolo (Cuneo).

5. Barale Don Giuseppe, Priore - Perdimi (Cuneo).

6. Baima Don Carlo, Curato - Torino. 7. Bechis Cav. Carlo - Torino. S. Bechis Doti Michele - Torino. 9. Bellino D. Gio. Batta - Asti (Alessandria).

10. Beltramo Barbara - Torino.

11. Berretti Prof. Bartolomeo - Catania. 12. Beretta Don Pietro - Pavia.

13. Bertone Don Martino - Arona (Novara).

14. Bollati Luigi - Trecate (Novara). 15. Borselli Can. Don Sigismondo -Nicosia (Catania).

16. Bonelli Dott. Francesco - Torino. 17. Bonivento Matilde - Chioggia (Venezia).

18. Cattaneo Medoro - Lendinara (Rovigo).

19. Cattaneo Nob. Giuseppina - Lendinara (Rovigo).

20. Caviglia Rosa in Peranzolo - Sassello.

21. Cavallini Adelaide - Pavia.

22. Colavolpo Paone Donna Annunziata - Formia (Caserta).

23. Corgiolu Ch. Cesare - Narcao (Cagliari).

24. De Pretto Don Nicolò, Rettore - Castelnovo (Padova).

25. Fabi Don Rinaldo - Nocera Umbra (Perugia).

26. Falchero Doti Giovanni - Torino. 27. Ferrero Damigella Carolina - Vercolli (Novara) -

28. Fiandino Don Paolo, Priore - Roaschia (Cuneo),

29. Foglia Dentella Teresa - Chiari. 30. Gabeticel Felicita - Morgex (Torino).

31. Gambetta Giuseppe fu Michele - Collo Ligure (Genova).

32. Gastini Carlo - Torino.

33. Gerenti Suor Corista Donna Geltrude Teresa - Ferrara.

34. Ghiberto Domenica - Caramagna (Torino).

35. Giuolla Adele - Isola d'Asti (Alessandria).

36. Igilio Virginia -Masserano.

37. Jacod Dam. Eugenia - Mondovì (Cuneo).

38. Larotto Luigia Ved. -Grana Monf. (Alessandria,).

39. Laura Comm. Secondo - Torino. 40. Lizzeli Paolina, Maestra - Rovegno (Pavia).

41. Lova Luigi - Casalvolono (Novara). 42. Lucconi Don Vincenzo - Gradara (Pesaro).

43. Magliano Don Gio. Batta - Grugliasco (Torino).

44. Malfatto Maria Ved. Bazzano - Sassello (Genova).

45. Melegari Giovanni - Quinzano d'Oglio (Brescia).

46. Messina Terranova Francesca - Messina.

47. Moretti Antonia in Ricci - Sassello (Genova).

48. Natii Don Pietro - Marana (Alessandria).

49. Negrotto Cambiaso Maria - Alassio. 50. Nicola Vittoria Maria - Panicale (Perugia).

51. Nocetti Contessa Maddalena - Baguone (Massa).

52. Oricco Elisabetta - Santa Vittoria d'Alba (Cuneo).

53. Perraudo Giovanna fu Giovanni in Taramaseo - Sassello (Genova). 54. Peyron Comm. Giuseppe - Torino.

55. Piazza Don Alessandro, Prep.. Parroco -Mezzato Mllanese (Milano). 56. Porcellana Angelo - Asti '(Alessandria).

57. Porrati Mons. Gio. Batta, Vescovo - Bobbio (Pavia).

58. Porretti Giovannina - Masserano. 59. Pozzan Don Bortolo - S. Giorgio in Bosco (Padova).

60. Saggiaro Don Franco, Parroco - S Giorgio in Bosco (Padova).

61. Spada Margherita - Marano (Verona).

62. Suor Maria Serafina del Divino Amore, Madre Abbadessa - Assisi. 63. Tozzo Clelia - Sossano. (Vicenza). 64. Versino Giusoppe - Torino.

65. Villa Doti Enrico, Parroco - Renate (Milano).

66. Voltolina Cattorina - llrivio.

67. Zardini Elisabetta - Marano (Verona).

68. Zenone Lorenzo fu Antonio -Mezzomerico (Novara).

1. Accornero Ved. Cristina - Viarigi (Alessandria).

2. Actis-Perinotto Matilde - Rodallo (Torino).

3. Azzurri Comm. Pietro - Roma.

4. Bagnati Cav. Giuseppe - Castronovo (Palermo).

5. Baldisserotto Clelia Angela -Montebello (Víeenza).

6. Bar teol. D. Andrea - Villarfocchiardo (Torino).

7. Barberis Giacinta - Torino.

8. Bacili Giov. Battista - FalicettoVerzuole (Cuneo).

9. Berta Comio Can. Augusto-Torino. 10. Bertoldo dott- Mario - Torino. 11. Bertolino Teresa - Orbassano (Torino).

12. Berzetti di Buronzo della Valletta Contessa Pietrina -Torino.

13. B16 Giuseppa, Religiosa - Ferrara. 14. Boglio Delfina - Torino.

15. Botazzi Giuditta, religiosa - Pozzol Formigaro (Alessandria).

16. Bozzetti Giosuè - Torino.

17. Camurati D. Pietro, Prevosto -Mirabello (Alessandria).

18. Capri Elisabetta in Pezzoli - Leffe (Bergamo).

19. Caprioglio Ved. Teresa - S. Martino di Rosignano (Alessandria). 20. Casanova Francesco - Asti. 21. Cervio Annunziata - Tortona.

22. Ciceri Marianna-Villalbese (Como) 23. Corallo Salvatore - Comiso (Siracusa.

24. Costa Carlo - Mezzano Rabattone (Pavia).

25. Crosetti D. Vincenzo, V. Parroco - Gurro (Novara)

26. D'Agliano Coram. Lorenzo - Roma. 27. Delfino Giovanni - Varazze (Genova).

28. Demarchi Felice fu Luigi - Tortello (Alessandria).

29. Demegni Giovanni - Monteforte d'Alpone (Vicenza).

30. Demorra Comm. Stefano - Casalgrasso (Torino).

31. De Sarzana Fici Co. Giuseppe - Marsala.

32. De Soncini Teresa Ved. Maspes - Torino.

33. Ermolli D. Giuseppe - Induno Olona (Como).

34. Facini Santina - Magnano (Udine). 35. Fiore D. Vincenzo, Parroco - Cusano Mutri (Benevento).

36. Gabotto Giovanna -Locarno (Svizzera).

37. Gado Maddalena - Viarigi (Alessandria).

38. Gagliardi D. Federico, Arciprete - S. Andrea di Vallefredda (Caserta).

39. Gaido Giuseppe -Bollengo (Torino). 40. Gallo Cav. Alessandro - Parella (Torino).

41. Gilardini Raffaele - Bologna.

42. Giordano Bertotti Adele - Torino. 43. Giussani Rosa - Cesano Maderno (Milano)

44. Guavi Michele - Caluso (Torino). 45. Grassino D. Giovanni, Parroco - Scalenghe (Torino).

46. Grilli Tellarini Alessandro -Buenos Aires (Argentina)

47. Jannetti Maria - Roma.

48. Innama Rosa - Corredo (Austria). 49. Lazzaloni Santo - Cenate S. Martino (Bergamo).

50. Lissona Felice - Altessano (Torino). 51. Locatelli Catterina - Genova. 52. Lovisetto Comm. Prof. Ambrogio Torino.

53. Marengo Giorgio - Cherasco (Cuneo).

54. Maroni Antonia Ved. Pigazzi - Pasturo (Como).

55. Marra Maria -. Terno d'Isola (Bergamo).

56. Mattachini Maria - Novara.

57. Mantino Giuseppa - Bosconero (Torino).

58. Meineri Dott. Litigi - Peveragno (Cuneo).

59. Minazzato D. Giordano - Padova. 60. Morra Catterina - Vlllanova d'Asti (Alessandria).

61. Masso Flaviano-Castolnuovo d'Asti (Alessandria).

62. Masso Bensa Giuseppina - Nervi (Genova).

63. Ochetti Elisabetta - Carmagnola (Torino)

64. Olivero Margherita - Piasco (Cuneo).

65. Pagani Maria - Appiano (Como). 66. Palpini D. Andrea, Curato - Sabbio (Brescia).

67. Panichi Gioachino - San Quirico (Grosseto).

68. Panseri Virginia - Terno d'Isola (Bergamo).

69. Pavesio Can. D. Cesare - Vigevano. 70. Piazza D. Pietro -Crova (Novara). 71. Piccoli Giacomo - Albino (Bergamo).

72. Pirchio Pepe Angiolina - Trani (Bari).

73. Polvis Teresa - Bergamo.

74. Pulignani Can. D. Giuseppe - Empoli (Firenze).

75. Ricci Teresa - Castelceriolo (Alessandria).

76. Rigotti Emma - Padergnone (Austria).

77. Rippa D. Giov. Batt., Prevosto Tavigliano (Novara).

78. Riva Edoardo - Torino. 79. Rondani Osvaldo -- Torino.

80. Rosso Cav. Giovanni - Torino.

81. Sabbatini Zaccaria - Acquasanta (Ascoli Piceno).

82. Saccheri Giovanni - Carpasio Ligure (P. Maurizio).

83. Sandro Elena - Langhirano (Parma). 84. Scotti Paolo - Calino (Brescia). 85. Spanò Sala Cav. Giuseppe-Marsala. 86. Tagliabue Davide - Lambrate (Milano).

87. Tesio Bartolomeo - Torino.

88. Thesauro di Meane Contessa Carolina - Torino.

89. Tinivella Felicita - Vinovo (Torino).

90. Togni Margherita - Castelletto Bronzone (Verona).

91. Valente Toresa- Camogli (Genova). 92. Zanuso D. Lorenzo - Noventa (Vicenza).

93. Zucchelli Marianna nata Montagni - Trento (Austria).

Pater Ave Requiem