BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Settembre 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO

DI SETTEMBRE 1897

SCUOLA, RELIGIONE E PATRIA   . . pag. 217 I LIBRI DI TESTO per le Scuole Elementari,

Normali, Ginnasiali e Liceali    219 IL Nuovo ARCIVESCOVO DI TORINO 220 D. LUIGI CALCAGNO E LE PRIMIZIE DELL'ARGENTINA ai piedi del S. Padre . . . . 222 L'EDUCAZIONE NEGLI ISTITUTI SALESIANI 223 NOTIZIE DELLE MISSIONI: - BRASILE: I Salesiani desiderati nel Parà ed una Missione nell'Alto Paraguay e nell'Altipiano dei Parecis. - URUGUAY: Una nuova Cappella a Maria Ausiliatrice    225

ORATORII FESTIVI    232

AI GIOVANETTI    235

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    236

NOTIZIE VARIE    238

NECROLOGIA    242

BIBLIOGRAFIA    ivi

COOPERATORI DEFUNTI    243

SCUOLA, RELIGIONE E PATRIA

PENSIERI

È notissima la frase di un celebre economista francese (non ne ricordo il nome): « Datemi in mano la scuola, e vi riformo la società ». Non poteva dire cosa più giusta, e al tempo stesso più grave: la influenza grande della scuola su i destini della società umana è indiscutibile. Essa, nell'ordine naturale delle cose, è il fattore primo e più potente della civiltà di un popolo; è la causa precipua del progresso e del regresso; è l'arbitra della prosperità e della decadenza morale e civile di una nazione. Si consideri nell'insieme e nelle sue parti la storia di tutti i popoli, e si vedrà che questa ebbe la ragione prima del suo svolgimento su le cattedre e su i banchi della scuola, siccome da forza motrice delle intelligenze e della volontà.

Questo fu sempre in tutti i secoli, ma oggi è ancor più, date le circostanze molteplici dei tempi nuovi, che risentono da vicino l'efficacia possente di un alito benefico rigeneratore, se sano; malefico e corruttore, se guasto. Le generazioni umane, fu detto, si formano sulle ginocchia della madre : e in gran parte è vero; ma è da considerare che oggi specialmente il bambino si toglie troppo presto e per troppo tempo alla virtù educatrice della madre, e chi lo forma uomo e cittadino non è, in generale, la famiglia, ma la scuola. Se tutti i figli, educati in sinu indulgentiaque matris, secondo la bella espressione di Tacito, potessero mantenere intatti e sani i germi del bene gettati in essi dall'educazione materna, religione e patria avrebbero molto da rallegrarsene, perchè le nostre madri sono fino ad ora, per la maggior parte, cristiane nei sentimenti, e vorrebbero cristiani i figliuoli. Ma sopravviene l'opera della scuola, che molte volte distrugge l'opera della famiglia, se questa, vegliando sollecita all'educazione dei figli, non tiene pronto nelle sue mani un contravveleno.

Non sono cose che ci leviamo di testa; è il triste risultato dell'esperienza quotidiana che lo conferma. La scuola laica! Ecco il nemico della famiglia e della patria! Non intendiamo combattere nè istituti, nè persone: intendiamo, in tesi generale, la fonte del male che ha ammorbato la società presente, e non temiamo di esser contraddetti. La scuola ha un compito alto e solenne: ma quando ella dimentica che Signore della scienza è Dio, Deus scientiarum Dominus, tradisce il suo dovere, e non educa più per la vita, ma per l'immoralità, per l'incredulità, per la ribellione, per l'ergastolo, per il suicidio. Prima ed essenziale necessità della vita è la religione; ne abbiamo bisogno più dell'aria che respiriamo, perchè l'anima nostra è per natura sua religiosa, o, come diceva sapientemente Tertulliano, essa è naturalmente cristiana. Primo dovere perciò della scuola è di promuovere e di educare il sentimento religioso. Separare l'istruzione dalla religione è lo stesso che convertire in micidiale veleno un farmaco salutare, è distruggere in cambio di educare, è travolgere al male ciò che è fatto per il bene.

Alziamo quindi pur francamente la voce, e gridiamo senza paura: La scuola laica! ecco il nemico ! I fatti ci dànno ragione. Come s'educa oggi, in gran parte, la gioventù? Senza religione, senza Dio, senza il più elementare principio del sopranaturale. Ma che sentimento religioso! si va gridando : son cose da medio evo, e la scienza deve spogliarsi di tutto questo vecchiume, che rimpicciolisce l'idee, e intisichisce l'intelligenza: la nuova civiltà ha dischiuso ai giovani un altro campo più vasto e più libero, senza i legami e i freni di credenze superstiziose, che arrestano i voli dell'ingegno e spengono i sensi generosi dell'animo : altri ideali più nobili, altri affetti più fervidi e più consentanei a natura debbono spingere l'umanità verso un progresso indefinito, che la religione ha contrariato sempre, e ha tutto l'interesse di contrariare.

Così, in sostanza, si ragiona da corifei del movimento intellettuale laico, dai sedicenti rivendicatori dei diritti dell'uomo, dai bugiardi emancipatori della ragione, dagli apostoli dell'ateismo. E come si ragiona, così si opera. Cominciando dai primi anni, quando l'intelligenza si apre ingenua fanciulla ai primi albori della vita, e continuando sino agli anni più floridi e ardenti, quando su i banchi dell'università si compie l'opera della depravazione intellettuale e morale della gioventù, è tutto un lavoro di educazione puramente laica, è una guerra atroce e giurata al sentimento religioso, parlando solo dell'Italia, di una nazione, che ha pure uno statuto, il cui primo articolo dice: « La Religione Cattolica, Apostolica, Romana è la sola Religione dello Stato. »

E i frutti rispondono al seme e alla pianta. Noi l'abbiamo dinanzi agli occhi lo spettacolo compassionevole di questa povera gioventù tradita, che esce dalle scuole, pervertita d'idee, guasta di sentimenti; di questa povera gioventù che ha imparato a disprezzare Dio, a insultare la fede dei padri suoi, a ricoprire delle più abbiette villanie il sacerdozio, a spargere il dileggio più sfacciato e il sarcasmo più ironico sulle cose sante. Noi li vediamo questi poveri giovani, che, imparato a non riconoscere una suprema autorità che tutto governa, a non rispettare una sovrana legge morale, che fu battezzata per una chimera, per una illusione, non intendono, per logica conseguenza, rispettare neppure una autorità umana, che non ha più ragione d'esistere, mancando la prima, cardine fondamentale d'ogni reggimento sociale. E allora, fatti forti dell'età, della condizione e del numero, leveranno, superbi e riottosi ad ogni freno, la bandiera della rivolta, s'imporranno agli insegnanti costringendoli a scendere dalle cattedre e impegneranno lotte indecorose e cruente con la pubblica forza.

E questa è la generazione che deve dare i padri della generazione futura, i magistrati, i reggitori dei pubblici uffizi, i rappresentanti del popolo! Quel che sia da sperare per la povera patria nostra si vede chiaro e si tocca con mano. Qual meraviglia perciò se le cose vanno a rovescio, se le più importanti amministrazioni si ricoprono di dìscredito e si sfasciano con danno immenso della nazione, se ogni ordine morale, civile e politico si scompagina e si dissolve, mentre si affaccia, fosco e terribile fantasma, il socialismo e l'anarchia? Dati i principii, bisogna prendere le conseguenze; atterrate le dighe, le acque torrenziali dilagano: chi semina vento - dice un antico proverbio - raccoglie tempesta.

Che è quindi da fare? Tornare al passato. Dove è religione, scrisse il Macchiavelli, non sospetto di clericalismo, si presume ogni bene; dove manca si presuppone ogni male. Si torni a fondare sulla religione la scuola. La storia, maestra della vita, dice che la istruzione dette frutti rigogliosi e benefici, quando fu irradiata dalla luce del cristianesimo e vivificata da quel possente alito rigeneratore, che francò l'umanità dalla schiavitù e dalla barbarie. La storia c'insegna che allora soltanto si ebbero i nobili esempi delle domestiche e civili virtù, quando gli animi delle giovani generazioni s'informarono allo spirito cristiano, che è luce e forza, ispirazione e vita, fiamma che scalda, amore che sublima. All'ombra del cristianesimo crebbero le lettere, le arti, le scienze, si arricchirono di monumenti gloriosi le repubbliche e i principati; sentirono i popoli più gagliardo e più generoso l'amore della patria, e registrarono negli annali, che non muoiono, vittorie e trionfi, non vergogne e sconfitte.

Si torni alla religione e la patria non avrà più da temere di un avvenire tenebroso che le sovrasta, se a tempo non si ripara. Si educhino cristianamente fino dai primi anni gli animi dei giovanetti, s'informino all'amore del bene; non si disgiunga l'istruzione della mente dall'educazione del cuore, e le passioni perderanno mano a mano la loro forza naturale, si. formeranno senza tanta faticai buoni abiti morali, che costano troppo sacrificio nell'età adulta, e si avrà a poco a poco quel carattere franco ed integro, saldo ed incrollabile, che manca da gran tempo in molti, e che non potrà aversi mai senza lo spirito vivificatore del sentimento cristiano.

Il lavoro non sarà facile nè breve : a riedificare ci vuol più che a distruggere; ma a chi fortemente vuole, le difficoltà non sono freno, ma stimolo. Ricondurre Iddio nella scuola, ecco uno dei compiti più laboriosi, ma più nobili e consolanti che a noi cattolici ha nell'ora presente affidato la Provvidenza divina che fece san abili le nazioni. Lavoriamo senza riposo per noi, senza dar tregua agli avversarii che ci contendono il campo. Si tratta di rivendicare il diritto più sacrosanto che la rivoluzione ha strappato al nostro popolo. Rivendichiamolo questo diritto con prudenza, ma senza paura, con l'arme della carità, ma impugnando anche quella della giustizia: combattiamo la più bella delle battaglie con la sicurezza della vittoria, che non può mancare a chi pugna per la verità e per Iddio. Alziamo la voce che prega per impetrare la forza, leviamo la voce che guida alla riscossa per la causa della religione e della patria.

E religione e patria ci ringrazieranno un giorno, quando la scuola sarà tornata un'altra volta cristiana.

Prato (Toscana), 16 Giugno 1897.

CAN. ORESTE MORGANTI.

NB. Quest'articolo, tolto per intiero dal numero straordinario del periodico „Fede e Scuola" organo della Pia Opera per la conservazione della Fede nelle Scuole d'Italia, varrà meglio, crediamo, di qualunque recensione per indicare e raccomandare ai nostri lettori una sì importante pubblicazione. Per abbonarsi (L. 2 annue) rivolgersi alla Direzione del - Fede e Scuola - Brescia.

I LIBRI DI TESTO

per le Scuole Elementari, Normali, Ginnasiali e liceali.

(Importantissimo)

LA scelta dei libri di testo per le scuole è indubitatamente una delle cose che maggiormente preoccupano gli educatori in genere, i padri di famiglia in ispecie. Trovar un libro ben fatto, il quale risponda pienamente alle esigenze de' programmi e delle disposizioni governative , e nello stesso tempo nulla contenga che disdica sotto l' aspetto morale e religioso, sicchè il giovane allievo possa adoperarlo senza pericolo alcuno, è cosa ad un tempo delicata, difficile ed importante. Nell'intento di provveder a questo bisogno universalmente sentito, il Congresso Salesiano di Bologna fece voti che i figli di D. Bosco dessero in tempo la maggior pubblicità possibile all'elenco de' libri di testo, che unitamente al programma scolastico sogliono diramare ogni anno per le loro Scuole Liceali, Ginnasiali, Normali ed Elementari.

In ossequio a questi voti, calorosamente espressi da Ecc.mi Vescovi e da altri illustri personaggi del Clero e del Laicato, noi tenendo innanzi le norme sopra indicate, abbiamo compilato anche peI p. v. 1897-98 un elenco di libri di testo, sufficientemente abbondante, sì di edizione nostra come di edizione altrui, per le Scuole Liceali, Ginnasiali, Normali ed Elementari. Ed ora questo elenco mandiamo gratuitamente ai nostri buoni Cooperatori. Essi avranno la bontà di esaminarlo, e di sceglierne quei libri che loro paressero interessare, scrivendo per le relative commissioni di acquisto alla Libreria Salesiana di Torino che si pone a loro disposizione, oppure senz'altro alle rispettive Librerie Editrici. E anche a notare che in siffatta compilazione si ebbe pur riguardo alla spesa. Volere o no, la questione finanziaria s'impone potentemente, sicchè abbiam creduto cosa conforme a carità, porre i libri che, oltre alle qualità sopra accennate, abbiano pur quella di costare il meno possibile.

Viviamo fiduciosi che l'opera nostra, intrapresa coll'unico scopo di provvedere al bene della gioventù e di venir in aiuto alle famiglie, sarà convenientemente apprezzata e che questo terzo elenco incontrerà il gradimento, di cui furono largamente onorati i due antecedenti. Noi poi ci dichiariamo fin d'ora riconoscenti alle osservazioni, che a scopo di bene ci saranno indirizzate nell'intendimento di migliorare di volta in volta un'opera così difficile ed importante, qual' è la scelta accurata de' libri di testo.

IL NUOVO ARCIVESCOVO DI TORINO

SULLA fine dello scorso luglio, una voce, rapida come il lampo, si sparse da un punto all'altro della città di Torino, dall'uno all'altro estremo della vasta Archidiocesi, in tutti apportando conforto, consolazione, giubilo indicibile.

Era l'eco della voce di popolo già uditasi qualche mese addietro, allorquando la morte ci rapiva quel grande, indimenticabile Arcivescovo che fu Mons. Davide dei Conti Riccardi.

Era la voce di Dio che, per mezzo del Vicario di Gesù Cristo, ci annunziava che a succedere sulla cattedra di S. Massimo avremo l'attuale Vescovo di Ivrea, l'Ecc.mo Mons. Agostino Richelmy.

La fausta notizia, partita dal Vaticano, fu da tutti accolta con gioia vivissima; imperocchè l'eletto è gloria torinese, e poi l'età ancor fresca e fiorente, l'insigne pietà, la vigile sapienza, la mite fermezza, la profonda dottrina, l'attività mirabile e l'apostolico suo zelo promettono un lungo episcopato, fecondo di nobilissimi trionfi per la Chiesa e per la Fede.

Mors. Agostino Richelmy nacque a Torino il 29 novembre 1850. In seno alla sua famiglia ebbe preclari esempi di virtù, di carattere, d'amore alla scienza. Suo padre, una illustrazione scientifica, tenne per parecchi anni la direzione della Scuola d'applicazione degli Ingegneri al Valentino; sua madre, una gentildonna piissima, tuttora vivente, figura dovunque vi ha un'opera buona da compiere.

Mons. Richelmy fece i suoi studi nel Seminario di Torino, dove si distinse sovra tutti nelle dottrine teologiche, raggiungendo la fama di dottissimo. Per parecchi anni vi tenne pur cattedra, svolgendo con somma lode la sublime dottrina dell'Angelico S. Tommaso.

Largo di cuore come di intelligenza, egli fu tra i primi zelanti promotori dell'educazione religiosa della gioventù, e favorì l'impianto e lo sviluppo di quegli Oratorii festivi che sono l'ottima scuola della gioventù operaia.

Il 7 giugno 1886 veniva preconizzato Vescovo d'Ivrea, in surrogazione al compianto Mons. Riccardi, allora trasferito a Novara. Mente eletta, pio, dotto, instancabile, negli undici suoi anni di episcopato manifestò un'attitudine ed una attività speciale nel governo della Diocesi, cattivandosi venerazione, amore, confidenza da parte del clero e del popolo.

Ed ora, mentre Ivrea piange per la traslazione del suo veneratissimo Pastore, Torino esulta e dal profondo del cuore innalza caldi ringraziamenti a Dio ed al Sommo Pontefice, facendo voti che presto sorga il giorno faustissimo del suo ingresso in quest'augusta Archidiocesi.

E con Torino di questa promozione godono ed esultano pure i Figli di D. Bosco, che in Mons. Richelmy hanno sempre trovato un amico carissimo, un benefattore insigne, un verace protettore.

Fanciulletto ancora egli nutriva una speciale predilezione per l'Opera nostra, come quella che si occupa della porzione prediletta al Cuore di Dio, la povera e tenera gioventù. Ancor si ricorda in Valdocco le volte che egli scendeva col babbo al nostro Oratorio di S. Francesco di Sales per lasciarvi le sue generose elemosine; nè si potrà dimenticare la premura e lo zelo, con cui più tardi, Chierico e Sacerdote, portavasi all'Oratorio di S. Luigi per ispiegare il Catechismo a quei cari fanciulli.

Divenuto Vescovo della Diocesi Eporediese, non è a dire quanto si prendesse a cuore gli interessi della Pia Società di San Francesco di Sales. Godette oltremodo quando, nel primo anno del suo ingresso in quella Diocesi, seppe che D. Bosco desiderava mettere una seconda Casa di Chierici a Foglizzo. E allorchè il numero di questi crebbe talmente da non poter più essere tutti contenuti nella ristretta Casa di Foglìzzo, egli stesso fu che, a nome della pia genitrice, si presentò a D. Rua per offrirgli la Casa della Natività di Maria Vergine, coll'attiguo vasto terreno, nel Borgo S. Antonio di Ivrea, generosa eredità venuta di fresco a quella santa donna.

Ai Salesiani Mons. Richelmy affidò la cura del Santuario di N. S. delle Grazie di Piova, nella Diocesi d'Ivrea, proprio quando si aveva bisogno di un luogo opportuno per le vacanze dei nostri giovani Chierici, i quali, dopo il lungo ed incessante studio di dieci mesi circa, trovano quivi un vero sollievo, mentre respirano un poco d'aria pura.

D'accordo con altri egregi personaggi, che non è ora il caso di nominare, ma pei quali pure nutriamo profonda riconoscenza,, egli procurò che i Salesiani prendessero ad officiare il Santuario della Madonna dei Laghi di Avigliana nella Diocesi di Torino; aprissero l'Oratorio festivo, che in suo omaggio prese il nome di S. Agostino, nel locale delle Scuole Apostoliche in Torino, di cui egli era comproprietario; e finalmente assumessero la direzione dello stesso Istituto delle Scuole Apostoliche, che in tre soli anni ha aumentato di quasi un centinaio i suoi allievi.

Tante prove di stima e di affetto dateci da Mons. Richelmy, per tacere di altre molte, in questa faustissima circostanza ci strappano dal più profondo del cuore un caldo inno di lode e di ringraziamento al Signore ed una fervida prece che il novello Arcivescovo, che la sapienza del Sommo Leone ci vuol donare, venga presto in mezzo di noi amico carissimo, saggio consigliere, padre amoroso, e che lunghissimi anni duri il suo archiepiscopato.

Sì, Monsignor Richelmy, ad multos annos! ad multos annos!

DON LUIGI CALCAGNO E LE PRIMIZIE DELL'ARGENTINA AI PIEDI DEL S. PADRE.

Ai primi dello scorso luglio, il nostro Mìssionario D. Luigi Calcagno, esigliato dall'Equatore, recavasi a Roma per informare minutamente il Santo Padre delle sofferenze patite dai figli di D. Bosco della Repubblìca Equatoriana, a cagione dì quella rivoluzione, e dell'eroismo che dimostrano tutti i buoni e specìalmente il Clero ed i Venerandi Pastori in questa critica circostanza.

D. Calcagno, il giorno 11 luglio, ebbe l'onore di poter assistere alla Messa celebrata dal Papa e d'aver poscia una particolare udìenza con lui.

Era accompagnato da due Salesiani, prìmizie della Repubblica Argentina, il Sac. Stefano Pagliere, Direttore della Casa di Almagro (BuenosAires), ed il Ch. Luigi G. Pedemonte, appartenente pure a quel Collegio, ìl qual ultimo così ce ne fa il racconto:

« Commovente spettacolo mi fu dato di vedere stamane. Ho visto il miracolo vivente di Leone XIII! Ho assìstìto alla sua Messa. Oh! quanta pìetà desta in cuore quel venerando Vegliardo all'altare ! Oh! con quanta precisione compie le sacre cerimonie all'età di 87 anni! Fino alle lagrime mi ha commosso ogni volta che piegava il gìnocchio e si affaticava per portarlo fino a terra.

» Le parole non bastano per dire con quanta benevolenza abbìa dipoi accolti questi poveri Salesiani. Padre sempre affettuoso e sollecito, li accarezzò e li strinse al suo seno come teneri figliuoli.

» Si mostrò interessatissimo nell'udire dalle labbra stesse di D. Calcagno la relazione dei patimenti sofferti dai nostri cari Confratelli dell'Equatore nella dolorosa via dell'esiglio, ripetendo a loro incoraggiamento quello belle parole dell'Apostolo Paolo Virtus in infirmitate perficitur; e grandemente si è consolato nel sentire che tutti i Salesiani esigliati dall'Equatore furono con giubilo accolti nel Perù, dove aprirono d'un tratto ben quattro nuove Case.

» D. Calcagno presentò poscia al Santo Padre i due Salesiani dell'Argentina - D. Pagliere e lo scrivente - venuti per conoscere di persona ed ossequiare i primari Superìori della nostra Pia Società ed impratichirsi meglio dello spirito di D. Bosco; ed ìl Santo Padre, rallegrandosi vivamente con noi, ci volle stringere al suo seno e benedirci con tutta l'effusione del suo cuore. Anche di noi si prese grande interesse, facendocì varie domande; e la sua ammirazione fu al colmo quando seppe che ambedue avevamo compiuto il noviziato salesiano nella patria nostra, ed intese da D. Calcagno come in quasi tutte le Repubbliche d'America, ove sono Case Salesìane, esiste pure un noviziato, e come era assai fiorente quello dell'Equatore, che ora si è traslocato con tutti i suoi ascritti nella vicina Repubblica del Perù.

» Commosso allora fino alle lagrime, il Vicario di Gesù Cristo rendette di cuore grazie al Signore, ed una volta ancora, colla soddisfazione di un Padre che si stima fortunato, benedisse in noi tuttì i nostri amati Superiorì, il Sig. D. Rua, il Capitolo Superiore, i nostri due Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna, i nostri cari Confratelli e tutti i benemeriti nostri Cooperatori e Cooperatrici, invocando dal Signore prosperità ed incremento all'Opera Salesiana, per la maggìor dilatazione del Regno di Gesù Cristo e la salvezza di maggior numero di anìme.

» L'impressione lasciata nei nostri cuori da questa udìenza non si scancellerà giammai in eterno ; e, ritornando all'Argentina, andrem predicando a tuttì i nostri compatrioti, e, se Dio vorrà, anche agli infelici figli del campo ed a quelli più ìnfelici della foresta, le glorie del Sommo Pontefice, in tutti inspirando obbedienza, amore e venerazione verso di Coluì che in terra tiene il primo posto, tiene cioè le veci di N. S. Gesù Cristo! »

L'EDUCAZIONE NEGLI ISTITUTI SALESIANI

DI buon grado riproduciamo dall' ottimo giornale La Difesa di Venezia, N° 166, del 27-28 luglio scorso, il seguente bellissimo articolo intorno al Collegio Salesiano Manfredini di Este (Veneto), scritto da un egregio Avvocato, già alunno di quel Collegio. Lo facciamo tanto più volentieri, in quanto che, mentre per una parte torna ad onore di chi lo scrisse, serve dall' altra a far conoscere sempre meglio lo spirito educativo dei Figli di Don Bosco, che, come in quel Collegio, così dovunque diede tanti bei frutti alla civile società.

È generale il lamento, (così scrive l' egregio Avvocato), è generale il lamento che l' odierna società mal si regga in piedi, che siano traviati i principii, sconvolte le idee, corrotti i costumi, scosse le stesse basi del vivere sociale. Ma poco si riflette alle cause di tanti mali che pur tutti deplorano; nè è raro vedere come i buoni stessi, impensieriti del dilagare delle piaghe sociali, non sappiano abbastanza persuadersi come tutto dipende dalla mala educazione della gioventù. Molti genitori, unicamente premurosi di procacciare ai loro figli un impiego, una posizione purchessia nella società, li mandano alla spensierata alle scuole siano pubbliche, siano private, senza molto pensare alla scelta, purchè vi s' impartisca quell' istruzione ch' essi considerano qual mezzo di futuro benessere. Gli è, che la società non ritornerà, nè si terrà ferma sul retto sentiero, finche i genitori, sopratutto delle classi dirigenti, non vorranno risolutamente nei loro figli, a pari ed innanzi all'istruzione, una vera e soda educazione, la quale non si può avere se non è basata sulla religione, e non sceglieranno quindi unicamente quegli Istituti che offrono seria garanzia di una soda istruzione scevra da ogni pericolo, ed insieme d'una educazione schiettamente cattolica, impartita da educatori sperti, e che a tale missione abbiano espressamente consacrato l'ingegno e la vita.

Questi erano i pensieri e i sentimenti che mi riempivano l'animo quando, or son poche settimane, spinto da un memore e grato affetto verso i miei antichi educatori, tornava con varii altri ex-allievi al Collegio Manfredini presso Este, dove da ben 19 anni quei campioni dell'educazione giovanile che sono i Salesiani di D. Bosco, tengono uno dei più splendidi loro Collegi espressamente eretto pei giovanetti di civile condizione. In quella circostanza gli alunni celebravano la solennità di S. Pietro, ed insieme con tutta quella profusione di mezzi, che è propria degli Istituti salesiani, festeggiavano l' onomastico di quel degnissimo Direttore. A quelle feste incantevoli dell' amore, in mezzo a quel concorso di quanto ha di più eletto la società estense, avrei bramato fossero presenti molti di quei padri di famiglia, cui sta seriamente a cuore la scelta d' un Istituto educativo pei loro figliuoli. Là avrebbero ammirato lo splendido palazzo già Pesaro dalle linee grandiose ed artistiche, coi molti locali ampi e signorilmente tenuti, vivificati dall' aria purissima dei vicini colli Euganei, ed i vasti cortili ombreggiati e circondati da ridenti vigneti, sicchè vi si trovan congiunte le comodità dei migliori fabbricati cittadini e l'amenità delle villeggiature; avrebber altresì riscontrato, non l' aspetto di claustro disciplinare e severo, ma quello spirito tutto paterno, soave, amorevole e dignitoso ad un tempo che trasforma quel ritrovo in una vera seconda famiglia. Là un' istruzione vasta e soda, impartita a norma dei programmi governativi da un manipolo di valenti professori, regolarmente patentati alle Università del Regno, che vedono ogni anno rimunerate le loro fatiche da splendide promozioni nelle pubbliche prove; là un'educazione profonda e ben intesa, che prendendo le mosse dallo svolgimento ampio dei principii del dogma cattolico nei catechismi e nelle spiegazioni domenicali, e rafforzandosi con una schietta e sentita pietà, comprende, tutto un sistema di precetti e pratiche morali e civili; là ancora l' insegnamento della musica vocale ed istrumentale, della declamazione, della ginnastica, le accademie, e tutti quei mezzi geniali ed artistici che devono ornare l' istituzione di un giovanetto di civil condizione; là infine quel saggio avvicendamento di passeggiate, feste, teatrini, di ricreazioni e d'ogni fatta divertimento, che valgono ad alleviare le menti dallo studio e dalla scuola. - V' ha dei genitori che temono di collocare in Collegio i figli in tenera età, ed obbiettano il pericolo per la sanità, la difficoltà della pulizia personale e un certo oblio della famiglia. Ebbene al Manfredini essi ammirerebbero la magnifica infermeria costantemente vuota, per la somma cura che si ha di ogni benchè minima sofferenza, una sorveglianza la più solerte ed affettuosa prestata dai medesimi Superiori e Maestri, che si trovano a tutte l' ore in mezzo ai loro piccini e l'affetto della famiglia nobilitano ed accrescono, ed infine constaterebbero le cure più scrupolose che varie persone a ciò espressamente dedicate hanno della pulizia dei giovanetti. Sicchè è uno spettacolo il vedere colà entro uno stuolo assai numeroso di fanciulli dai 7 ai 10 anni trastullarsi, vispi e prosperosi, con inappuntabile proprietà nella persona e nei vestiti, e presentarsi eziandio con una correttezza e garbo da recar meraviglia.

Insomma nel Collegio Manfredini si trova pienamente incarnato quel tipo di Istituto educativo, quale una famiglia cattolica può desiderare e dove procurare alla sua figliuolanza, se brama esser sicura della buona sua riuscita. Onde mi parve in tutto opportuno farne cenno nelle colonne di cotesto ottimo giornale, col che sento anche di soddisfare ad un vivo impulso di gratitudine e di affetto verso dei miei educatori.

Montagnana, 23 Luglio 1897.

Avv. B. B.

Anche nella Lega Lombarda di Milano troviamo uno splendido elogio del nostro sistema di educazione, scritto in occasione della solenne distribuzione dei premi ai convìttori del nostro Collegio di Treviglio. Ecco come si esprime

Nessuno avrebbe pensato qualche anno fa che Treviglio sarebbe stato tanto fortunato da avere un Collegio, che, nuovo di pianta, è una perfezione del genere, e raccoglie centotrenta convittori, oltre a qualche centinaio di esterni che vi ricevono insieme all' istruzione anche l' educazione cristiana.

Numerosissime e frequentate assai più che le scuole comunali sono le classi elementari; ordinate e corrispondenti in tutto e per tutto all'esigenza dei programmi governativi sono le ginnasiali, che hanno supplito alla mancanza che si sentiva di esse nella nostra città.

Le famiglie, che vogliono assicurata l'educazione intellettuale e morale dei loro figli, li affidino alle Congregazioni religiose, che, senza scopo d' interesse, coll' unico ideale di far del bene alla gioventù, lavorano giorno e notte e non vi chiedono neppur la mercede che è strettamente necessaria per mantenere i vostri figli.

Essi aspettano a più lunga scadenza la soddisfazione delle loro fatiche dalle mani di Colui, che può compensare con un premio eterno l' eroismo di chi ha lasciato tutto per lavorare nella vigna del Signore.

Lo ricordino bene i genitori, che non è proprio possibile ottenere buoni risultati in Collegi, in cui si forma dell'educazione un traffico, dove è messo a frutto e la fiducia dei genitori e la buona fede.

Oramai tutti sanno che non si dà vera morale senza religione, come anche tutti son costretti ad ammettere che la religione dev' essere impartita da chi ne ha speciale missione.

L'uomo che ha fatto stupire di sè il mondo, il caro e santo D. Bosco, che conosceva il segreto di guadagnare la gioventù, ha lasciata larga eredità di sè ne' suoi figli che ne continuano l' opera risanatrice nella società.

Treviglio, centro importantissimo di industria e commercio, era sede adatta, campo vasto al lavoro dei Salesiani; i frutti che si toccano sono già consolantissimi : ne approfittino coloro che no hanno bisogno. Qui mentre la salubrità dell'aria, proveniente dalle vicine Prealpi bergamasche, la bellezza dei locali, gioveranno allo sviluppo fisico, l'insegnamento elementare e classico, congiunto alle massime religiose, alimenteranno la mente e formeranno il cuore dei giovani.

NOTIZIE delle MISSIONI

BRASILE I Salesiani desiderati nello Stato del Parà.

(Lettera di D. Giordano)

REV.m° ED AMATISSIMO PADRE,

Belem (Para), 1 Giugno 1897.

PER soddisfare ai desiderii vivissimi dell' Ecc.mo Vescovo e del Sig. Governatore dello Stato del Parà, che desiderano ardentemente di avere i Salesiani in questo Stato, mi imbarcai, ancora convalescente da malattia, il 1° maggio a Pernambuco per recarmi a questa capitale. Qui giunsi, con prospero viaggio di sette giorni, molto rimesso in salute e ricevetti la più cordiale ospitalità presso Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Antonio De-Castilho Brandao, Vescovo Diocesano.

La capitale Floridezza materiale -Miseria spirituale - Opere che si vogliono affidare ai figli di D. Bosco.

Situata sulle foci delle Amazzoni, Belem è il centro di tutto il movimento commerciale delle immense e ricchissime valli del Re dei fiumi e de'suoi tributarii. Il calore equatoriale è mitigato dalla brezza del mare e da una pioggia quasi quotidiana, di poca durata, ma abbondantissima. Gli abitanti sono di ottima indole ed eminentemente ospitalieri. Ricevetti gradevolissime impressioni contemplando la grandiosa entrata delle Amazzoni, il bellissimo panorama del porto, le vaste piazze ed i bei viali, i monumenti di arte e la vita animatissima della città. Giustamente i Paraensi accarezzano le più belle speranze di poter annoverare, in un futuro non remoto, la loro capitale tra le prime delle due Americhe. Ma le impressioni più profonde furono quelle che mi si destarono alla vista della miseria spirituale di tante anime, principalmente nell'interiore del paese. Ah! Padre amatissimo, è veramente volontà di Dio che i Salesiani, assecondando i desiderii delle due Autorità ecclesiastica e civile vengano quanto prima a lavorare in questo campo immenso: tutte le opere del nostro D. Bosco troveranno qui terreno fecondissimo per germogliare, crescere e dare frutti copiosissimi di benessere temporale ed eterno.

Sua Eccellenza Rev.ma desidera affidare ai Salesiani la, direzione dell'Opera della Provvidenza, fondata da quell'illustre Vescovo che fa Mons. Antonio Macedo Costa, di così cara memoria a quanti lo conobbero. È una grande campagna di circa 2 Km. quadrati, con foresta vergine e terreni per piantagioni e per orti. Vi sono diversi edifizi capaci di contenere centocinquanta giovani; è grandioso il laboratorio col suo motore e con grandi macchine per lavori di segheria, di falegname, di fabbro e di fonditore. Il posto è sano: la ferrovia passa a lato, e per utilità dell'Opera mise di rimpetto alla porta di entrata una piccola stazione. Dista dal centro della città 15 Km. Per correggere il difetto di questa distanza, si potrebbe aprire una Casa nella città stessa , per l' Esternato e l' Oratorio festivo. A tal fine non ci manca l' appoggio dei buoni, avendo trovato in tutti quelli che visitai il più vivo interesse per l'Opera.

Il Sig. Governatore Dott. Paes De-Carvalho, uomo compitissimo ed animato dallo spirito di vero progresso per la sua patria, mi fece le migliori proposte per l' Opera grandiosa della Missione degli Indii e degli Emigranti. Per assicurarmi della salubrità del clima delle zone, ove si trovano iniziate o da iniziarsi queste opere, mise a mia disposizione quanto io giudicai opportuno, ed io non seppi rifiutarmi a vedere co' miei occhi il bene immenso da farsi.

I Coloni di Jambuassù e loro principale necessità - Nella foresta vergine - Sulle sponde del Maracanan -Gli Indii Miranhas.

In compagnia del Sig. Dott. Giovanni Hosannah de Oliveira, Procuratore Generale dello Stato e amicissimo dei Salesiani, il 12 p. p. maggio presi il treno della ferrovia di Bragança. Pernottammo in Castanhal, luogo pittoresco e salubre ed antica Colonia Spa gnuola in istato fiorente. Di buon mattino seguimmo il viaggio fino al termine della ferrovia, e di là continuammo a cavallo fino alla Colonia di Jambuassù, che visitammo con vivo interesse per conoscere de visu lo stato igienico, agricolo, economico e morale di quei buoni coloni. Da un anno appena essi avevano abbandonato la loro patria per emigrare in cerca di miglior sorte, e si mostrarono soddisfatti del loro stato per la salute e pei raccolti di fagiuoli , meliga ed altri cereali e di molta frutta. Solo si lagnarono e con buona ragione della mancanza di un Sacerdote per l'educazione dei figli e per l'istruzione di tutti. Io li animai a domandare questa grazia a Dio colla preghiera quotidiana, ed agli uomini dirigendo suppliche alle Autorità.

Ma la nostra meta principale era l'accampamento degli Indii Miranhas sulle rive del Maracanan. Il Sig. Saturnino, che dalla Colonia, dove vive, li visita e la fa da interprete e da protettore presso il Governo , si offre ad accompagnarci. L' Ingegnere del tronco di ferrovia Dott. Ottaviano Pinto manifestò il desiderio di unirsi con noi. In sull' albeggiare eravamo già in groppa di buoni cavalli e partivamo di galoppo alla volta della foresta vergine, che dovevamo attraversare in sei ore consecutive. Gli Indii procurano inoltrarsi in mezzo delle foreste, servendosi di esse come di barriere naturali di difesa contro i civilizzati, che sovente pur troppo danno loro la caccia, come a esseri dannosi od a vili animali. Tra le bellezze della natura poche superano quella di una foresta vergine. Gli alberi in generale sono di una grossezza straordinaria, a due, tre e più metri distanti l'un dall'altro, e tutti cercando la luce ed il calore vivificante del sole crescono su diritti a 50, 60 e fin oltre i 100 metri: i rami s'intrecciano fra loro fino ad impedire sovente che penetri il minimo raggio del sole; i sipò o liane vanno e vengono dalla cima al piede dell' albero per rimontare e ridiscendere come le corde degli alberi delle navi. Vi sono legni durissimi, di ogni forma, di frutta saporitissima, dei più vivi colori dal legno di brasa (di color rosso come bragia donde venne il nome di Brasil) al pan amaretto, o angelimzeiro o acapuceiro, o pau d'arco o piquiazeiro o castanheiro e cento e cento altri. L'uomo si senta piccolo davanti ed in mezzo a tanta grandezza che lo entusiasma e lo schiaccia: cammina in un luogo misterioso con una luce fioca, in una temperatura bassa, udendo svolazzare tra gli alberi uccellacci con voce di nuovo genere e fuggire animali mai più visti sul suo passaggio. È un'immagine della selva selvaggia ed aspra e forte Dantesca , e certamente senza un Virgilio che serva di guida, non sarebbe prudenza mettersi là dentro.

Alle ore 9 facemmo colazione alla cacciatora sul margine d'un igarapé o ruscello dalle acque fresche e limpide, e ci rimettemmo in viaggio, tardandoci l'ora di arrivare alla meta. Attraversammo non senza alcuna difficoltà diversi fiumicelli, che dànno alla foresta una nota più ridente, ed arrivammo a mezzo giorno al Prata, affluente del Maracanan, dove smontammo da cavallo. A qualche grido del nostro conduttore risposero le grida lontane degli Indii, che apparvero poco dopo in canoa e ci trasportarono all'opposta sponda. Eravamo giunti.

Pochi selvaggi e solo uomini si avvicinarono. Le donne ed i ragazzi ci spiavano di lontano. Era la prima volta che vedevano un Sacerdote; s'immagini come mi squadrarono dalla testa ai piedi! Il Sig. Ingegnere Ottaviano Pinto aveva avuto il buon pensiero di portare con sè molte monete di nikel e distribuendole fece scomparir la diffidenza. Io poi me la son fatta buona coi ragazzi (gurumi), dicendo loro qualche parola in lingua tupy o geral ed in lingua portoghese che i più grandicelli capivano, avendo di tempo in tempo qualche istruzione dal Sig. Saturnino. L'apparire dei cavalli, che attraversando il Prata entrarono nell' accampamento dopo di noi, fu un colpo di scena. Le donne ed i ragazzi, che mai avevano visto questo compagno dell'uomo, fuggirono spaventati; ma, quando videro saltare in sella due cavalieri e metterli al trotto ed al galoppo, ne mostrarono grande maraviglia e soddisfazione e fu per una mezz'ora un nascondersi, apparire e spingersi l'un l'altro a misura che i cavalli apparivano, correvano e si avvicinavano.

Dimenticando la stanchezza del viaggio e pensando alla preziosità del tempo, che potevamo disporre per conoscere questi Indii, ci intrattenemmo famigliarmente con loro, osservandoli, interrogando i più intelligenti e prendendo nota di tutto. La tribù Miranha è originaria del Cearà, e perseguitati ed in parte distrutti da altri selvaggi, si rifugiarono in questo luogo in numero di trecento. Essi vivono di pesca e di caccia e cominciano a piantare bananeiras e mandioca. Seguitano ancora il rito del Dio buono e Dio cattivo, prestando certo culto ai loro defunti: desiderano per altro essere istruiti ed abbracciare la vera Religione. Il loro Capo (tuchaua} gode ancora del triste privilegio della poligamia. Eccetto i bambini, gli altri vestono con certa decenza, s'intende alla carnevalesca capigliatura un po' lunga, nera e folta, fronte piccola, occhi ovali, colore bruno caricato, piccoli di statura, svelti, con petto largo, ecco il loro ritratto : al postutto sono simpatici e mostrano di aver buon cuore.

Altre tribù d'Indii - 3000 figli della foresta - Saggio di loro lingua - Una cara sorpresa - Due battesimi - Dolorosa separazione e commovente addio - Importanza di una parola.

A poca distanza dal loro accampamento vi sono altre tribù, dei Gurupis, Urubus, Gamelas, Tembergis, Gavioes, tutti trattabili e di buona indole, eccetto questi ultimi, i quali, irritati, covano odio contro i civilizzati pei maltrattamenti ricevuti, ma, presi alle buone, si raddolcirebbero facilmente. Sono oltre a 3000 questi poveri figli della foresta, distanti 150 km. o poco più dalla Capitale del Parà. La lingua che parlano è la tupy o la géral; è un poco difficilina per le aspirazioni e per le gutturali, avvicinandosi alla lingua spagnola per la dolcezza della pronunzia della r e della e. Solo s'impara colla pratica, formando un. corredo di vocaboli ricevuti dalla loro bocca; credo che in due mesi si potrebbe balbettare sufficientemente da farne il necessario uso. Ecco, tanto per divertimento, qualche parola presa sul luogo:

Io sono - i he

tu sei - né

egli è cattivo - nai catuía

buono - catú

no - nahanì

corpo - herataquera piede - hepen dente - herahi naso - peti bocca - hezurú orecchia - henani faccia - herna gamba - heratinan braccio - hedind buon a notte - jampituna

buon giorno - jamcuema

buona sèra - janecaruca

cane - janara

casa - tapuhi piangere - azaheo ridere - pucapucà cielo - hiuaca inferno - hinaté demonio - jurupary anima - azan bue - tapira pesce - ipira caccia - miara pioggia - amana pioggia fina - amanairi

pioggia rumorosa o tuono - amana-anongne.

acqua - hi fuggire - zauana correre - hari visitare - titaggarha uccidere - tizucan dormire - aluri

Verso sera ebbi un'amabile sorpresa. I ragazzi, in numero di circa quaranta, riunironsi nella choupana che serve di scuola, si fecero il segno di Croce e ripeterono l'Ave Maria, che veniva recitata dal Sig. Saturnino. Io allora, detta qualche parola di animazione, distribuii a ciascuno una medaglia del Sacro Cuore e di Maria SS. Ausiliatrice, che diede loro maggior confidenza verso di noi ed aumentò la loro allegria.

A richiesta dello stesso Capo della tribù, battezzai un bimbo di nove mesi ed una bambina di tre, dando a questa il nome di Maria ed all'altro il nome di Giovanni, affinchè Maria SS. Ausiliatrice e D. Giovanni Bosco fossero costituiti Protettori di queste care anime e di tutta la Missione. Fecero da padrini il Sig. Giovanni Hosannah de Oliveira ed il Sig. Ottaviano Pinto.

Passammo la maggior parte del tempo in mezzo ai nostri ospiti, fatti amici di confidenza, fino ad alta notte, ritirandoci poscia a prender riposo nelle nostre reti in una delle capanne aperta a tutti i venti.

Di buon mattino all'indomani gl'Indii ci stavano di nuovo assediando, offerendoci molti regalucci di freccie, archi, uova, frutta e cacciagione.

Fu generale e profonda la commozione nel momento della separazione. Io non potei frenar le lagrime, quando vidi le medaglie al collo dei bambini e diverse madri, che, mostrandomele, mi ringraziavano in loro linguaggio e me ne chiamavano per sè... e tutti mi pregavano di ritornar presto. Promisi di ritornare... Uomini, donne, ragazzi ci accompagnarono fino alla barca; alcuni si gettarono nel fiume e ci seguirono un buon tratto. Di lontano ancora udivamo le grida dell'addio... che ci risuonavano in fondo al cuore.

Montati a cavallo, riprendemmo la via del ritorno, silenziosi e meditabondi per molto tempo sotto l'impressione delle scene commoventissime allora allora passate. Ci rifocillammo, al margine dello stesso igarapé del giorno innanzi, colla cacciagione cucinata dagli Indii di una cotìa e di un caítitú, avendo per condimento sale ed appetito, e spegnendo la sete nell'acqua fresca bevuta a larghi sorsi in grandi foglie.

Poco dopo mezzogiorno eravamo alla Colonia di Jambuassú; alle due prendevamo il treno per la Capitale, ove giungemmo a notte inoltrata. In meno di 14 ore eravamo passati dalle tenebre delle selve alle vie illuminate a gaz e ad elettricità, dalle capanne in stato primitivo al luogo dei monumenti, quali sono la Cattedrale ed il teatro di Belem, dalla compagnia dei figli della foresta a quella degli uomini della civilizzazione e del progresso. In così poco tempo ed in così breve spazio!!! E fino a quando rimarranno essi diseredati e proscritti   alle porte della Civiltà e della Religione, lamentandosi di non trovare chi loro apra queste porte « hominem non habeo »

Oh! Rev m° ed Amatis.° Padre, sia Lei quest' uomo. Vinca ogni difficoltà ed ogni indugio, e pronunci presto quella consolante parola, che segni il principio di una era novella, era di pace, di civiltà, di progresso temporale e spirituale per questi poveri Indii pur redenti dal Sangue preziosissimo di N. S. Gesù Cristo. Ed ora, baciandole riverente e grato la mano, imploro la sua paterna benedizione su questi suoi futuri figliuoli e su chi se Le professa

Af.mo ed Ubb.mo in G. C. D. L. GIORDANO

MISSIONE nell'Alto Paraguay e nell'Altipiano dei Parecis.

(Relazione di D. Nicolò Badariotti)(Seguito dal Bollettino di Agosto u. s.)

Si viaggia verso il nord - Smarrimento nel bosco - Le fiere delle foreste brasiliane - Il jaguar - Utilità dei cani - Sul monte Tayri - Spaventosa burrasca - Nell'abitazione del Cacico generale dei Parecis - Suo potere - Danza singolare - musica ed istrumenti di nuovo conio - Occupazioni del Cacico.

Lentamente continuammo il viaggio verso il Nord: le nostre mule si mostravano più docili e tutto camminava col miglior ordine. La nostra comitiva prendeva diversi aspetti; ora pareva una carovana nelle immense praterie, ora una sfilata in strette gole come nelle ande, ora pareva un'enorme striscia che serpeggiava nella foresta. Un giorno camminando io colla guida , questi mi condusse alquanto nell'interno del bosco, mi mostrò alcune ossa sparse ed un teschio di jaguar (onça pintada dei Brasiliani). Mi raccontò tutto un dramma poco tempo prima accaduto. Il jaguar aveva sorpreso due Indii e ne aveva ucciso uno; ma sopravvenuto il padre del gran Cacico attuale, questi uccise la fiera.

Accampammo all'uscire della foresta presso un ruscello; e quivi ci fermammo per salare le carni di un bue. Frattanto io feci un'escursione ad un monte vicino. Nel ritorno mi smarrii, e solo per protezione di Dio ritrovai verso sera l'accampamento, dovendo aprirmi col coltello la strada in un bosco foltissimo. Durante il mio difficile viaggio, un jaguar fece udire il suo urlo minaccioso, e poi tenne dietro alle mie pedate, giungendo poco tempo dopo di me all'accampamento, di dove si ritirò dispettoso per il forte abbaiare dei nostri cani.

Il Brasile, sebbene sia una regione intertropicale con ricchissima vegetazione, è in proporzione infestata da fiere come l'India e le corrispondenti regioni africane. La famiglia però dei felini è qui numerosa, tra i quali può essere pericoloso il jaguar, di cui esistono quattro o cinque specie differenti. Il più grande, l'onça pintada dei Brasiliani, è temuto perchè è dotato di astuzia, forza ed agilità pari all'audacia. Quando è spinto dalla fame od irritato, non la cede di molto alla tigre di Bengala. È un vero flagello pei bestiami, anche per le mule ed i cavalli; se poi una volta gusta la carne dell'uomo, diviene pericolosissimo. Più volte il nostro accampamento avrebbe ricevuto la visita di questo carnivoro, se i nostri cani glielo avessero concesso. Io poi tenni con lui un privato colloquio, come dirò in appresso.

 Messici di nuovo in marcia, arrivammo verso sera alla serra de' Parecis, salendo l'erta del monte Tayri, alto più di 900 metri sul livello del mare. Qui ci sorprese una burrasca così violenta, che mai l'eguale aveva visto in vita mia. Da Nord a Est un vento rigidissimo ci scagliava contro un vero diluvio con tal violenza, che i grossi goccioloni ci maltrattavano come se fossero grandine. Le mule ed i cavalli barcollavano e mal potevano reggere in piedi; pareva che il vento ci volesse precipitare in un orribile abisso. Non pareva quella una burrasca, piuttosto una legione infernale che tentasse impedirci il passo. Ciò malgrado e stimolati dal freddo intenso avanzammo e giunti sulla cima incominciammo a discendere al Nord, mentre le acque già correvano verso il lontano fiume delle Amazzoni, passando prima pel torrente dos Kagados, pel Sumidauro, per l'Arinos e pel Tapaioz.

Tre giorni dopo, camminando all'Ovest giungemmo all'abitazione del Cacico generale dei Parecis Zozoauariri, detto Franché. Colà il freddo era assai intenso, tanto che cagionò la morte ad alcuni nostri cavalli e mule. Il Cacico ci accolse nella sua casa e ci regalò con biju. È un uomo tarchiato e robusto. Il suo sguardo, il suo fare rivelano un uomo circospetto ed astuto. Appena conobbe la mia qualità di sacerdote, mi trattò con particolare benevolenza. Parla portoghese appena intelligibile. Egli è il legittimo discendente di Uazare, padre dei Parecis; epperciò è come sovrano assoluto della razza, sebbene un signore brasiliano sia nominato dal Governo come capitano dei Parecis. Egli convoca tutti gli altri capi per celebrare le feste nazionali, specialmente colla danza religiosa che la donna non vede. Questa danza si eseguisce da soli uomini, in una casetta detta jararaca, sita di fronte all'abitazione di ogni capo. Rinchiuse le donne nella maloca, gli uomini si riuniscono nella jararaca, e, messi in circolo, suonano clarini ben adornati e di toni differenti. La musica melodiosa e mesta non oltrepassa di sei note. I bassi son rappresentati da clarini, che sboccano in una enorme zucca vuota, producendo un muggito sordo e profondo. Accompagnati da musica sì fatta, si muovono in giro, battendo per terra il piede destro nello stesso tempo; ed il Cacico, tenendo in mano una clava (ora in mio potere), accompagna la danza girando su se stesso e maneggiando l'arma.

Il Cacico ha altre occupazioni più serie. Egli è il tutore nato ed il protettore degli orfani della tribù. Fa la giustizia a suo modo, ed esercita l'alta direzione della tribù. Conviene però notare che questo Cacico non è riconosciuto e rispettato se non dai Parecis propriamente detti, vale a dire dai Parecis considerati come pacifici.

Diverse tribù di Parecis - Incomincia la storia delle avventure - L'indio Zozoiaça, ossia la guida che mi abbandona - Senza bussola - Perduto in mezzo alla foresta - Alle prese col jaguar - L'arma del fuoco - La protezione del Cielo - Eco traditore - In direzione opposta -Le forze vengono meno - Era tempo: - La comitiva m'aveva trovato.

Occorre sapere che la grande nazione dei Parecis si divide in tre tribù: i Parecis propriamente detti, di cui ho trattato finora, i Cabaçaes ed i Cabexins. I Cabaçaes sono nemici dei Parecis, ma per lo più rispettano lo straniero, sebbene non sia bene fidarsi di loro. I Cabexins, che abitano sulla sponda del Juruena, sono feroci, guerrieri, implacabili contro i loro fratelli Parecis ed anche pericolosi per lo straniero. Non bisogna però confonderli cogli Apiacàs, Tapanhunas e Nhambiguaras, selvaggi più abbrutiti ed antropofaghi, secondo alcuni autori.

Ci fermammo alcuni giorni in casa del Cacico, ed io ne approfittai per parlargli di religione e per cambiare con lui diversi oggetti di ornamento e di armi.

Fin, qui ho taciuto avventure strane occorse durante il viaggio, perchè non sono emulo di Robinson Crosoè; voglio però narrare un fatto che rivela l'evidente protezione del Cielo, quando lo si invoca con fede.

Un mattino, dopo leggiera refezione, uscii a passeggio coll'indio Zozoiaça per istruirmi con lui sulla lingua e tradizioni dei Parecis. Dopo mezz'ora di cammino entrammo in una foresta. Quivi l'indio, udendo cantare un uccello, mi disse d'aspettarlo, che egli andrebbe a dargli la caccia. Aspettai più d'un'ora e l'indio non ritornava; m' inoltrai alquanto nel bosco e nulla di nuovo; chiamai, ma inutilmente. Mi accorsi allora di aver dimenticato la bussola. Il sole non si vedeva, perchè il cielo era nuvoloso. Cercai di ritornare indietro, ma non avendo fatto segnali sul mio passaggio, non potei orientarmi. Camminai tutto il giorno, ed invece di uscire dalla foresta mi imbattei in un torrente che correva verso il fiume S. Antonio. Mi fu assolutamente impossibile orientarmi, ed intanto si faceva sera tarda e la foresta già era buia tanto che era inutile, anzi pericoloso tornare indietro. Pensai al modo di passar colà la notte; scelsi perciò un tratto di prato con erba secca e ciò per precauzione; tutto intorno però era foresta buia. Mi posi con lena a rompere legna secca, non avendo coltello. Mentre stava così occupato, sulla riva del torrente rimbombava l'urlo del grande jaguar. Mi affrettai allora ad accendere il fuoco, sebben questo mezzo non sia sempre efficace contro quella fiera. Acceso il fuoco, mi occupai indefessamente e circospetto a fare un buon mucchio di legna per mantenerlo tutta la notte; feci pure un mucchio d'erba secca per accenderla in caso di bisogno od illuminare la scena. Per allora dimenticai d' aver fame, riflettendo al pericolo imminente. Seduto vicino al fuoco, per qualche tempo osservai intorno a me e nulla di nuovo. Alfine non potendo vincere la stanchezza, adagiai il capo sull'erba, e subito udii un lieve sussurro come se qualche cosa mi si avvicinasse frusciando leggermente per l'erba secca. Come spinto da una molla, balzai in piedi brandendo un tizzone, ma nulla di nuovo; la stessa manovra si ripetè per tre volte, parendomi nella terza volta di vedere un corpo strano che subito scomparve, perchè io, brandendo in giro il tizzone, mi feci avanti risolutamente e vociferando fortemente. Aveva un eccellente Winchester, ma in quell'oscurità mi era più pericoloso che utile. Dopo un minuto, il jaguar urlava a mezzo chilometro lontano da me. Mi trovai più o meno sicuro. Intanto mi sentii poco a poco mancarmi le forze, il capo mi cadde sull'erba, ebbi appena tempo di raccomandare a Dio la mia anima, invocare gli Angeli custodi, e, rassegnato anche alla morte, caddi in profondo letargo.

Verso le due del mattino mi svegliai come d'improvviso, e fu per me una terribile scossa lo svegliarmi in quel sito, riflettendo ai gravi pericoli a cui era stato esposto, tanto più che il mio fuoco era affatto spento. Il Cielo era stellato e mi invitava a pregare e ringraziare Iddio. Sulla riva del fiume si trastullavano alcuni tapiri e ciò m'assicurava dell'assenza del jaguar. Intanto mi posi a riflettere sul cammino da seguire, e a forza di pensare risolvetti di camminare verso Ovest appena avessi luce sufficiente. Era questa la vera direzione, ma per disgrazia udii allora un colpo di fucile nella direzione opposta. Mai più avrei immaginato che l'eco mi tradisse così crudelmente. Perciò venuto il mattino mi posi in cammino verso Est, e spinto dalla fame, mi apriva la strada a peso di corpo tra liane e radici, mancando di coltello. Dopo tre ore mi trovai in luogo selvaggio e sinistro, e mi considerai affatto perduto; m'inginocchiai ed invocai con grande fiducia la Potente Madre Celeste. Allora pensai all'inganno dell'eco e risolvetti tornare indietro, sebbene mi sentissi molto debole ed affranto.

Ripassai nel luogo dove aveva dormito, e di buona lena mi accinsi a traversare la foresta. Non era però sicuro della direzione e le forze mi mancavano. Mi raccomandai di nuovo a Maria SS. Ausiliatrice e proseguii il mio difficile cammino. Frattanto quel rompere liane, quell'inciampare in ogni parte, quel torcere il corpo in tutti i sensi per passare, finì per consumare le mie forze e caddi in terra. Mi riposai alquanto, e poco dopo mi rialzai e diedi un colpo di carabina che avevo meco, ma nessuno rispose. Caddi per tre volte, l'ultima per non rialzarmi più totalmente affranto e disanimato. Afferrata però la carabina diedi un colpo all'aria, ed un colpo mi rispose non molto lontano; un altro colpo ancora ed a questo ancora fu risposto; una voce mi chiamò per nome ed io raccolte tutte le forze del mio petto risposi. Immediatamente fu un succedersi di grida. Erano gli uomini della comitiva col Sig. Roche, amministratore della spedizione, che venivano cercando non me, ma le mie ossa. Raggiunta la comitiva, a mala pena potei salire in sella di un cavallo e barcollando ritornar dopo mezzogiorno all'accampamento, più morto che vivo per la fame e per la stanchezza.

Sulle rive del Rio Verde - La festa della Maternità di Maria SS. - Battesimo della famiglia della nostra guida Zozoiaça - Di ritorno a Cuyabà - Patimenti - Arrivo a Diamantino.

Il giorno seguente prendevamo di nuovo le mosse ed accampavamo sulle rive del Rio Verde per preparare carne salata. Il giorno dopo, essendo festa della Maternità della Madonna, celebrai la S. Messa con grande giubilo e riconoscenza. Zozoiaça c'imbandì la mensa sopra un cuoio, con abbondante caccia, e tutto insieme fu una bella festa.

Continuando il viaggio, in pochi giorni passammo le sorgenti del Rio Alegre ed arrivammo quasi presso la confluenza dei fiumi che riuniti formano il Xacuruhina. Trovammo colà una turma di indii Cabaçaes, coi quali trattammo famigliarmente comprando da loro molto miele. Essendoci fermati in quel luogo alcuni giorni, finii di istruire Zozoiaça e compii il suo vivo desiderio, battezzandolo colla sua famiglia composta della moglie e due ragazzi, Zèzèiare di 13 anni e Zahuléhoré di 10. Questa famiglia ci seguì per molto tempo e mi diede agio a studiare accuratamente i costumi dei Parecis.

Intanto avvenne qui un inconveniente: la nostra guida Zozoiaça voleva condurci al Nord, dal qual lato s'innalzava al cielo il fumo degli incendi di foreste accese da selvaggi, che forse si erano già accorti di noi, mentre l'ammìnistratore della spedizione dirigeva la comitiva all'Ovest in cerca di gomma elastica; ciò disgustò Zozoiaça, il quale per questo ed altri motivi si ritirò colla famiglia e tornò a sua casa.

Ci fermammo presso un fiume 14 giorni, dei quali passai 8 con febbre, mentre si preparava il passaggio della foresta. Passato questo fiume, ne trovammo un altro più largo e più profondo in direzione Nord. Quivi pure ci fermammo altri 15 giorni per lo stesso fine. Frattanto erano già trascorsi 4 mesi di viaggio, mentre non si erano fissati che tre mesi compreso il ritorno.

Fatte alcune escursioni verso l'Ovest, non si vedeva che deserto per più di dieci leghe. Nessun motivo m'interessava più a proseguire in quella direzione, tanto più che l'amministratore propendeva a dissuadermi di continuare il viaggio, dicendomi che egli aveva obbligo di avanzare ancora, ma che dopo tre o quattro giorni darebbe per finita la spedizione. Io allora ritornai verso i confluenti del Xacuruhina, con mezza speranza di ritrovarvi i Cabaçaes, il che non avvenne. Feci altre parziali escursioni verso il Nord; ma non potei proseguire, poichè l'umidità della foresta mi cagionò geloni di un prurito insopportabile. Mi alloggiai allora nella capanna di alcuni seringueiros, vale a dire uomini che lavorano nell'estrazione della gomma elastica. Essi dopo alcuni giorni partivano per Cuyaba, e mi offrirono aiuto e compagnia, se io pure volessi ritornare. Vedendo che nulla più v'era da fare coi mezzi che ci restavano; essere assolutamente impossibile tentare una campagna coi selvaggi, il che richiedeva almeno un mese di tempo e i viveri già scarseggiavano; essendo già più che trascorso il tempo concessomi e per altri motivi che non occorre dichiarare, di perfetta intelligenza coll'amministratore della spedizione risolvetti far ritorno a Cuyabà.

Dopo alcuni giorni di rapido cammino a piedi, poichè rimasti quasi completamente senza animali, giungemmo di nuovo alla casa del Cacico. Questi mi aveva mandato a dire che mi aspettava per battezzare suo figlio; egli intanto era partito con otto uomini per andare a riscuotere non so che derrate dai Cabaçaes. Non giunse nel giorno seguente, come lo si aspettava. Intanto regnava nella maloca molta attività per preparare per me varii regali di cestellaria, in cui i Parecis sono inimitabili; altri si occupavano nella caccia, e le donne preparavano la chicha. Doveva essere una bella e memorabile festa il giorno del battesimo del ragazzo. Ma il nemico del genere umano volle, come altre volte, mettere lo zampino. Si aspettò indarno il Cacico per 5 giorni; finalmente corse voce che i Cabaçaes per vendicare non so che ingiuria l'avevano maltrattato e fors'anche ucciso cogli uomini del seguito. Intanto le mie vettovaglie erano già scarse. Pochi fagiuoli dovevano servirci di cibo per 8 giorni fino a Diamantino. Col rincrescimento che si può immaginare prendemmo le mosse verso Est. Solo Dio sa quanto soffersi! Non potendo più camminare coi piedi feriti nelle scarpe, dovetti camminare scalzo su quelle sabbie cocenti ed a grandi giornate per non dover soffrir la fame.

Come piacque a Dio, giungemmo in tempo a Diamantino, avendo finito le provvigioni all'ultimo accampamento fuori del popolato. In questa città, già ricca per l'abbondanza dei diamanti, ma ora alquanto decaduta fui generosamente ospitato dall' eccellente Sig. Colonnello Francesco Ferreira Mendes, persona più influente del luogo.

Essendomi riposato colà tre giorni, comprai un mulo da sella e mi posi in marcia per Cuyabà, distante circa 40 leghe. Percorsi quella distanza in 6 giorni, attraversando re gioni amene e pittoresche, ora montagnose, ora piane, bagnate da molti fiumi, specialmente dall'Alto Paraguay e Cuyaba. Finalmente col favore di Dio a mezzanotte del 23 dicembre, antivigilia di Natale, io entrava in casa nostra, con sorpresa di molti, che già mi credevano morto per le sinistre notizie che erano corse a mio riguardo. Ben posso dire sinceramente: Misericordia Domini, quia non sumus consumpti!

Mi perdoni, amatissimo Padre, la mia prolissità, ed accolga benignamente l'espressione di stima ed affetto con cui le bacio le mani e godo professarmi

Della S. V. Rev.ma

Obb.mo ed Aff.mo Figlio in G. C.

SAC. NICOLò BADARIOTTI.

URUGUAY

Una nuova Cappella a Maria Ausiliatrice. (Lettera del Ch. Pittini)

AMATISSIMO PADRE,

Las Piedras, 21 Giugno 1897.

IL tempo non scancellerà così presto dal nostro cuore il ricordo della magnifica festa, con cui il dì 15 del corrente mese di giugno si inaugurò la nuova Cappella nel nostro Collegio di Las Piedras. L' edifizio di stile gotico, svelto, gentile, ideato dal nostro bravo Ingegnere Signor Del Piano, venne crescendo e sviluppandosi come per incanto in questi due ultimi anni, grazie alla protezione della Madonna che voleva per sè un'abitazione un po' più bella dell'anteriore, incomoda e direi quasi indecente, grazie al concorso manuale prestato da tutti i nostri cari aspiranti e ascritti ed all' instancabile operosità dell'amato Direttore Don Felice Guerra.

Il dì 14, vigilia della festa, tutto era pronto per la dimane : le bandiere sventolavano orgogliose sulla punta dei pali destinati per l' illuminazione, i palloni aspettavano con ansia l' ora di slanciarsi per i campi del cielo, e per le finestre della nuova Cappella sfuggivano le armonie dell'ultima prova della Messa in do di Cherubini, che dovea cantarsi il dì seguente : una cosa sola mancava, e la sua mancanza ci stringeva il cuore : « il bel tempo » : per la volta del cielo andavano scorrazzando minacciosi negri nuvoloni, o per dir meglio deformi spiriti d'inferno dalle negre ali, che parevano beffarsi di noi e della nostra festa, e già cominciavano a spargerci sopra un' aspersione più fredda di quella che si versa sulla tomba di uno scomunicato. « Ma, per Bacco! questo non va: ai piedi della Madonna », grida una voce: « Ai piedi della Madonna » tutti rispondono in coro; ed eccoti una serie non interrotta di visite ai piedi di Maria per implorare il bel tempo. Venne la notte e sperando andammo a dormire.

Allo svegliarmi il dì seguente, tendo l' orecchio; il vento mugge tra gli eucaliptus della piazza vicina. Cospettone ! Balzo di letto, corro alla finestra e caccio fuori il muso guardando all' insù ; negro come la sponda di un abisso ! E nel vicino cortile così ben dipinto il dì prima, tutto disordine e sconquasso! qua e là alcuni pali piegati dal vento, s'inclinavano al suolo come accasciati dal dolore, e le povere bandiere stracciate e penzolanti lasciavano colar giù dalla parte inferiore certi grossi lagrimoni, residuo della pioggia caduta lungo la notte. « Questa volta sì che la Madonna vi ha gabbato ! » mi mormorò dentro una vociaccia cupa e stizzosa. « No, mi replicò un' altra più energica e più soave, la Madonna non ha mai gabbato nessuno, » e mi fe' ripetere con Borghi

Spera, Israele, oh spera, Che il sole apparirà.

Alle 7 del mattino Mons. Cagliero benedisse la nuova Cappella e distribuì poscia durante la Messa della comunità una numerosa ed edificantissima Comunione agli interni ed ai giovani dell' Oratorio festivo, tra cui vari ricevettero per la prima volta Gesù nel loro cuore. - Alle 10 ant. vi fu Messa solenne cantata dal Vicario generale della Diocesi, Mons. Santiago Haretche, con assistenza pontificale di Mons. Cagliero. Il rinomato oratore Mons. Eusebio De León ci trattenne per una mezz' ora pendenti dal suo labbro con uno splendido discorso rigurgitante di concetti profondi, espressi con parola fervida e vigorosa; e le armonie, ora semplici e tranquille, ora complicate e grandiose della musica di Cherubini, scossero le intime fibre del cuore nel pubblico, che per la prima volta le gustava in questa Repubblica, dove non si erano finora organizzate potenti masse corali : e qui , se per una parte dobbiamo congratularci con i valenti ed applicati cantori del nostro Collegio, per l' altra non possiamo non dar le dovute grazie al caro D. Pietro Rota, Direttore del. Collegio Pio IX di Villa Colon, che col suo concorso ed intelligente direzione fece sì che la musica in tutto quel dì ottenesse un felicissimo risultato.

Una circostanza importantissima: durante la Messa delle 10, verso la consacrazione, il sole squarciò d'un tratto le nubi, ed il suo raggio, sfavillante a traverso dei vetri istoriati che formano il principal ornamento della Cappella, venne ad innondarla di luce, e confinò negli estremi orizzonti quelle nuvolaccie che fino allora erano state là dandoci la baia e mantenendoci sulle spine. Oh cara mamma Maria ! tu non volesti in un dì così bello contristare il cuore dei tuoi figli, ed esaudisti la loro preghiera !

Alle 15 ebbe luogo una breve, ma sugosa accademia, che cominciò con un Inno all' Immacolata del sullodato D. Rota e conchiuse coll' Inno Salesiano. Vi si eseguirono inoltre con universale soddisfazione di C. Gomes l'Ave Maria (Guarany), di Dogliani la Salve Regina, di 3leyerbeer la santa Maria (Dinorah). Le composizioni letterarie furono pure applauditissimo e quasi tutte concernenti la Madonna; di modo che quella fu veramente una splendida dimostrazione e tributo di afetto a Maria.

Più tardi si diede la benedizione col Santissimo, preceduta dal Te .Deum solenne in canto fermo con voci alternate, ed il bel Tantum Ergo a quattro voci di Dou Matteo Ottonello produsse una eccellente impressione.

La serata fini tra le molteplici diversioni preparate anteriormente, con un tempo che non avremmo desiderato migliore, sotto un cielo tempestato di stelle.

Ed ora di tanta festa ci restano due cose : un aumento di amor e verso Maria e la leggiadra Cappella che le abbiamo eretto, colla sua cara effigie cho dal nicclw, sormontante l' altar maggiore sorride come una di quelle visioni che rallegrano la morte dei santi. Oh ! che questa buona Mamma abbia sempre a coprii e i col suo manto, ed a fecondar: col suo materno soffio in quasiCollegio molte piante atte a produrre frutti copiosi di santità ~ di opere buone.

Mentre la prego, amatissimo Padre, di volermi benedire, professo di Lei

Af.mO Figlio Ch. RICCARDO PITTINI.

Arrivi e partenze. - Sulla fine dello scorso luglio è venuto in Italia il Missionario D. Carlo Peretto, Ispettore delle nostre Case del Brasile, per chiedere al Sig. D. Rua aumento di personale. Egli ripartirà nei prossimi mesi, appena sarà stato appagato ne' suoi desiderii.

ORATORII FESTIVI

BALERNA (CANTON TICINO).

In data 5 luglio scrivono da Balerna al Popolo Cattolico di Lugano quanto segue

« La festa di S. Luigi ha lasciato nei cuori dei giovanetti e di molti già adulti un'imperitura memoria, Dico il vero ; io che fui sempre piuttosto pessimista, ho dovuto convincermi che tutto si può quando si vuole e molto più quando si intraprende in nome del Signore.

» Erano biricchini i nostri ragazzi, indisciplinati, scorretti, alieni dal Sacerdote, che pure sempre cercava di loro avvicinarsi; ed ora, mercè l'Oratorio diretto dai non mai abbastanza amati ed apprezzati Salesiani, qual cambiamento !

» Lo dicono i frutti raccolti dalla festa di ieri. Erano ben ottanta giovanetti che, purificati prima col lavacro della Penitenza, con grande raccoglimento si accostavano cogli alunni del benemerito Collegio Don Bosco a ricevere il Pane degli Angeli dalle mani di Mons. Severino Pisoni, che li invitava con bellissimo ed appropriate parole dettate dalla sua vasta mente e cuor grande. Lascio da parte la Messa cantata egregiamente dagli alunni del Collegio, diretti dal Don Dini, per portarmi al pomeriggio in cui fecero le prime prove i nostri ragazzi dell'Oratorio di S. Luigi.

» Dopo il Vespro ed il bellissimo panegirico del Santo, recitato dal sullodato Monsignore, si diede la Benedizione col Santissimo, previo il canto del Tantum Ergo in musica da parte di un coro di ragazzi dell'Oratorio. A detta di tutti coloro che sanno gustare la musica, fu cantato bene.

» Ma i nostri giovanetti non erano soddisfatti di averci chiamati spettatori ed ammiratori alla Chiesa parrocchiale (giacchè quella dell'Oratorio è troppo angusta per soddisfare alle esigenze): vollero altresì chiamarci nel gran salone della Nunziatura, dove ci fecero passare due bellissime ore colla rappresentazione « San Luigi ».

» Erano piccoli attori, ma fecero così bene la loro parte, che nell'arte drammatica ti parevano già provetti.

» Dal teatrino ci fecero passare a notte fatta all'Oratorio. Numerose bandiere e festoni che sventolavano, palloncini artisticamente disposti che nell'insieme formavano le parole « Evviva S. Luigi » e che rompevano l'oscurità della notte ti preparavano un incantevole aspetto. Nel frattempo tra i canti e la gioia dei cari giovanetti che non finiscono di festeggiare e ringraziare i loro ottimi Direttori, s'innalzano al cielo palloni e razzi, quasi latori a Dio ed al loro augusto Patrono dei sentimenti che li animavano.

» Così ebbe termine la bella festa. Un grazie a voi, o cari giovanetti, che ce l'avete offerta, e vivi e sinceri ringraziamenti ai buoni Salesiani che tanta cura si prendono dei nostri figli. Il Signore li conservi a lungo, e voglia, nell'ardente desiderio e nella necessità in cui si trovano di avere una spaziosa cappella, allietarli ed animarli sempre più col soccorso delle anime generose ».

BOLOGNA.

Riuscitissima fu la festa di S. Luigi celebrata il 18 scorso luglio all'Oratorio S. Carlino. Alla Messa della Comunione una moltitudine di giovanetti si accostarono alla Mensa Eucaristica con contegno edificante e commovente. Il Rev.mo Sig. D. Pedrelli, Parroco dei SS. Vitale ed Agricola, cantò la Messa solenne, durante la quale, con la cappella gremita di ben 600 giovani, la piccola scuola dei cantori si riscosso l'ammirazione di tutti pei suoi rapidi progressi. All'altare faceva puro bella mostra il piccolo clero elegantemente e generosamente vestito dalla zelante Signora Irene Masetti.

Le funzioni continuarono ed ebbero termine nel pomeriggio coi Vespri, col Panegirico del Santo e da ultimo colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal Rev.mo D. Luigi Rocca, Economo generale della nostra Pia Società.

Dopo la festa religiosa, sull'imbrunire, in vasto prato attiguo all'Oratorio, ebbe luogo la festa popolare, pur essa riuscitissima per lo stragrande concorso di fanciulli con i loro parenti e numerosi invitati. Tutta quella folla, a stento contenuta nel recinto, bellamente rischiarato da una vaghissima illuminazione a bicchierini multicolori con iscrizioni, venne rallegrata dai concenti della banda di Castel Maggiore ed allietata dai fuochi artificiali, dall'innalzamento di palloni et similia. I fanciulli erano felici per un sì bel divertimento, che, grazie alla sullodata Sig.ra Masetti, sostenitrice delle spese, fu proprio splendido.

BUSTO ARSIZIO.

Il corrispondente Bustese della Lega Lombarda di Milano, l' egregio Sig. Carlo Cornelli, Segretario Contabile di quella Congregazione di Carità, nei numeri 211 e 214 scrive lunghe corrispondenze intorno alle feste di S. Luigi e distribuzione dei premii celebrate dai Salesiani di Busto. Eccone alcuni brani di semplice relazione, spogli di tutti gli elogi che la bontà d'animo dello scrivente volle fare ai figli di D. Bosco

« Al mattino le funzioni furono allietate da scelta musica   

» Nel pomeriggio incominciarono i più svariati giuochi, ai quali presero parte tutta la scolaresca salesiana e la tumultuosa folla dei frequentatori dell'Oratorio.

» Protrattasi così la giornata sino alle 17, un grazioso discorso su San Luigi veniva fatto dal M. R. Don Giuseppe Panini, con intonazione gentile e bene adatta alla intelligenza ed alle aspirazioni del giovane uditorio.

» Ed eccoti in un momento quattro baldi giovanotti, presa a spalle la statua del Santo, preceduti dall'allegra turba fanciullesca e seguiti dai Superiori e dai Chierici, al suono dell'eccellente banda salesiana, uscire dall'Istituto salmodiando con mirabile raccoglimento. Così in un attimo si forma una ben ordinata processione, la quale fa echeggiare le allegre ed argentine voci dei seguaci di San Luigi sulle pubbliche vie con generale edificazione.

» Frattanto una variopinta folla di signorine e di signore, parenti dei fanciulli, nonchè molti giovani e molti genitori e numerosi visitatori irrompono nel vastissimo cortile, empiono la capace Chiesa e le attigue sale e così si dà la benedizione col Santissimo, mentre la musica della Cappella Salesiana, tutta composta di allievi Bustesi, fa sentire le sue simpatiche e toccanti note.

» Più di una lagrima ho visto luccicare sugli occhi degli spettatori in quel misterioso e dolce momento.

» Ma senza ritardo altri giuochi sapientemente ideati chiamarono la folla in molte parti. Una vera esposizione di ginnastica sana e nazionale sta nel gran cortile, e la gara dura animata in fino a quando le trombe danno l'adunata pel teatrino.

» Il teatrino! Immaginatevi la vastissìma aula, piena zeppa in ogni angolo, per ogni dove, ed il sipario alzarsi su ed eleganti attori apparire in ricche vesti da un sontuoso scenario !

» L'allegra marcia della banda salesiana ha dato l'ultima nota ed il dramma sacro San Saturnino è incominciato.

» Sono cinque atti, una tragedia in versi, classica per la lingua, per la sostanza e per l'interesse della azione terribile : il martirio cristiano ! ma che dico terribile?! Quegli attori, specialmente Valente e Saturnino ed i suoi due fratellini, sono talmente investiti della loro parte, è così gentile la loro voce, così spontanea, corretta e passionale la loro azione, così graziosa la loro figura e le loro movenze, che l'uditorio si sente entusiasmato, trasportato nell'ambiente storico religioso.

» Vorrei dire che molti dall'anima sensibile e dal cuore ardente desiderano, mi pare, di correre essi pure al martirio con Valente e Saturnino, e quando in una luce rosea appare irridescente sulla scena una visione angelica che conforta i giovani a morire per la fede, tutti si sentono qualche cosa di più che un semplice spettatore.

» Certamente ebbe ragione l'illustre Don Francesia, che presiedeva alla festa, nel dire che quel dramma, dato in quel modo, valeva più di una predica.

» Così in mezzo alle più care e più forti emozioni è passata una giornata che non sapremo dimenticare giammai, perche in essa abbiamo vissuto in una vita religiosa ed ideale che innonda il cuore e conforta lo spirito...

» Per la domenica seguente 8 agosto, era stata preparata una ben riuscita accademia per la distribuzione dei premi. La presiedeva il Rev.mo Mons. Proposto. Dapprima fuvvi un discorso del Direttore D. Fumagalli, col quale egli venne a dimostrare in modo evidente e toccante l'obbligo grave e solenne che i parenti hanno di bene indirizzare la educazione dei loro figli, e come a tale intento magnificamente si presti l'Istituto salesiano. Fu quindi pregato Monsignore di distribuire i premii annuali ai convittori ed ai gìovani dell'Oratorio festivo. Ed in fine una pesca di beneficenza abbastanza vivace chiuse la serie dei festeggiamenti. »

GUALDO TADINO.

La Gazzetta di Foligno del 31 luglio scorso ci dà una breve relazione della bellissima festa celebratasi nel nostro Oratorio festivo di quella città. La riproduciamo integralmente per la sua brevità

« Domenica 25 c. m. i giovanetti dell' Oratorio Salesiano di S. Roberto di questa città festeggiarono il loro Patrono celeste. Alle 7 della mattina nella chiesa di S. Benedetto, da Mons. Vescovo fu celebrata la s. Messa e distribuita la santa Comunione, prima della quale rivolse ai presenti calde e affettuose parole. Anche un buon numero dei soci del Circolo Cattolico prese parte alla solenne funzione.

» La sera all'Oratorio stesso fu rappresentato il Bugiardo del Goldoni, seguito dalla brillante farsa Due caratteri opposti. Tutti gli attori indistintamente disimpegnarono la lor parte con bel garbo , riscuotendo meritati elogi dal numeroso uditorio. »

SAVONA.

Il Letimbro, giornale cattolico di Savona, dopo un bell'articolo, in cui dimostra ad evidenza il bene immenso che produce quell'Oratorio Festivo diretto dai Salesiani, ci dà i seguenti particelari intorno alla festa di S. Luigi e chiusura dell'anno catechistico fattasi la 1a domenica d'agosto in quell'Oratorio:

« Al mattino, come al solito delle feste che si celebrano all'Oratorio, Messa della Comunione, in cui numerosissimi studenti ed operai si accostarono alla sacra mensa. Poi Messa solenne in musica, eseguita dai ragazzi dell'Oratorio. Alla sera Vespri solenni in musica eseguiti pure da quei giovanetti.

» Dopo i Vespri un bel discorsetto del Can. Cerruti, che deve aver fatto melto del bene a quei bravi ragazzi. Egli parlò di S. Luigi e lo presentò come modello di castità, di umiltà, di carità e di penitenza...

» Ci fu anche una breve accademia per la chiusura dell'anno catechistico. Si cominciò con l' inno salesiano... Lesse poi un affettuoso discorso il Direttore D. Descalzi, discorso improntato di tutto quell'affetto paterno che nutre in cuore per i giovani.

» Dimostrò molto bene che non può darsi educazione senza l'insegnamento del catechismo. Il pubblico numeroso e scelto applaudì lungamente.

» Fu declamata ancora una bella poesia da un giovane chierico, che fu ripetutamente applaudito. Poi fu cantato un duetto di Mendelssohn, a cui fece seguito un bel discorsetto del Presidente del Circolo S. Luigi, Gustavo Cuneo.

» È questi un giovane che promette molto bene, e che dovrà essere certo la consolazione dei suoi bravi genitori, i quali gli sanno procurare una educazione tanto cristiana, che gli fa professare così apertamente e francamente la sua fede.

» Noi abbiamo stretta con piacere la mano ad un giovane di così nobile sentire, che speriamo, in un tempo non lontano, di avere a compagno nell'Opera dei Comitati.

» Si proclamarono quindi i premiati, e si chiuse colla ripetizione dell'inno salesiano.

» Usciti nel cortile, ci aspettava una stupenda luminaria, disposta con gusto ed arte dai giovani del Circolo S. Luigi. Faceva gli onori della serata la brava banda della Società Cattolica Operaia, che ha eseguiti scelti pezzi di musica. Ad ora tarda ce ne siamo tornati a casa, accompagnati da una squadra di giovanotti operai e dal ricordo di un giorno felice.

» Di tutto questo sia data lode, dopo Dio, all'infaticabile D. Descalzi, al suo bravo aiutante di campo, D. Guala, a tutti i bravi Salesiani e giovani dell'Oratorio ed a tutti coloro che vi cooperarono alla buona riuscita della festa. »

Ai Giovanettì

OH! QUANTE SCIMIE !

Miei cari amici,

NON so se voi già conosciate il vezzo principale delle scimie. Comunque, leggete il seguente fatterello che ci contano le storie.

Un merciaiuolo traversava un giorno una foresta delle Indie popolata da legioni di scimie, e dalle loro smorfie veniva in modo singolare ricreato. Ma, mentre egli passava il tempo a vederle balzare da un albero di cocco ad un altro e contemplava tutti i varii giuocherelli, di cui era capace quello stuolo di mammiferi, sopraggiunse la notte, ed il povero mercantuzzo dovette, per non smarrirsi del tutto, decidersi a passare ivi la notte coricato a pie' d' un albero.

La prospettiva era poco consolante. Le foreste dell'India non sono guari popolate da uomini civilizzati, ma sono il ricovero di molti ladri, tigri e serpenti. Contro i primi il povero mercantuzzo, solo come era, non aveva altro a fare che raccomandarsi a Dio : per mettersi al riparo degli ultimi, attaccò il fuoco alle erbe vicine di un superbo cocco; e quando per tal modo si fu assicurato che non avrebbe calcato la coda di qualche serpente a sonagli o d'altro rettile di simil specie, seduto filosoficamente a' piedi dell'albero, cavò dal suo fardello un berretto da notte fra i cento che componevano il suo carico, sel mise in testa e si addormentò.

Pare che il buon uomo avesse molto sonno; poichè, malgrado il timore delle tigri, dei serpenti e de' ladri, non si svegliò che a sole già alto. Egli era interamente assorto in contemplare la bella scena che lo circondava, quando in un subito si avvede trasecolato che è aperta la valigia, e lo stupore si fa spavento quando la riconosce vuota.

Egli avrebbe voluto di tutto cuore gridare al ladro, ma non trovavansi colà nè guardie rurali, nè carabinieri, nè questurini.. E poi questo di rubargli appena i berretti, senza torcergli un capello, gli sembrava un procedere con troppi riguardi per parte dei ladri.... In quest'incertezza alza gli occhi al cielo in atto di disperazione; ed oh! prodigio! mentre fregasi gli occhi per assicurarsi se è desto, le scimie del dì innanzi gli compaiono tutte innanzi incappellate de' suoi berretti e quasi in atto di scherno sedute sui rami degli alberi.

Il caso era nuovo e curioso, ed il povero merciaiuolo non potè trattenere le risa. Ma la mercanzia sparita e la sua conseguente rovina lo impensierisce alquanto. Cerca allora di riavere i berretti, e, disperando di raggiungere le scimie alla corsa, tenta di prenderle alle buone e di attirarle coll'offrir loro de' cocchi. - Inutile ritrovato ! le scimie lo adocchiano maligne d'alto in basso e pare pensino a tutt'altro che ad una restituzione. Ad un tratto il povero galantuomo non sa più contenersi, infuria e con gesto comunissimo agli arrovellati getta per terra il suo berretto da notte. Allora, prodigio nuovo! le scimie di sedute che erano si alzano, dan di piglio al loro berretto, lo gettano per terra, ed il merciaiuolo pien di giubilo non ha che la fatica di chinarsi, raccoglierli e chiuderli ben bene nella valigia.

Amici cari, quanto sono ridicole le scimie! Eppure tra gli uomini e specialmente tra i giovanetti vi sono molti che imitano questo loro brutto vezzo. Quante cose invero non si fanno per imitazione! Si ride perchè altri ride, si giuoca perchè altri giuoca, si disubbidisce perchè altri è disubbidiente, si parla sboccatamente e si bestemmia perchè non si osa fare diversamente dagli altri, in una parola si tralasciano i proprii doveri, si opera il male, e si diventa irreligiosi e malvagi, perchè tali sono coloro che ne circondano.

Oh! quanti giovani per tal modo si rendono più ridicoli delle scimie! Io li compiango nel profondo dell'animo mio e prego il buon Dio a voler preservare da un sì brullo vezzo tutti quanti i miei cari amici. Il bene e la virtù è da imitarsi in chiunque si veda praticata, ma il vizio va sempre e dovunque detestato ed abborrito!

Vostro Aff m° Amico

DON GIULIVO.

- Anche il giovinetto Leone Rigo da Milano mandò della sua cassettina L. 7,30 per i poveri Missionari della Candelara nella Terra del Fuoco. Egli prega la Vergine, cui è dedicata quella Missione, che voglia ottenere dal buon Dio a lui ed alla sorellina la salute spirituale e corporale; ed io aggiungo sicchè ambedue possano formare la delizia degli amati loro genitori.

- Quell' angioletto di Reggio Emilia poi, che già inviò il suo obolino per la Missione della Candelara, ora, per mezzo dello stesso D. Andrea Melloni, mi spedisce L. 3 a favore dei poveri bambini Armeni ricoverati nella Casa della S. Famiglia in Betlemme. Augurando che il suo esempio trovi molti imitatori tra i miei cari amici, prego Gesù Bambino che lo faccia crescere ognora in sanità e sapienza appo Dio ed appo gli uomini!

GRAZIE dì Maria Ausiliatrice

Padre consolato.

Il 16 marzo del corrente anno, due miei figliuolini, di cui il maggiore ha otto anni ed il minore sei, introdottisi senza essere veduti dai parenti in un magazzino ove si trovava un fucile carico, non presentendo il pericolo, cominciarono a divertirsi con esso, tenendolo il maggiore pel calcio ed il minore per la canna. In questo mentre l'arma scatta, colpendo a bruciapelo il minore nella guancia sinistra e stramazzandolo al suolo. Si immagini qual fu il nostro dolore. Fu tosto portato all'ospedale di Vercelli, ove la ferita fu giudicata gravissima ed i medici non davano speranza di guarigione. In tale frangente misi il mio bambino sotto l'alta protezione di Maria SS. Ausiliatrice e scrissi al Sig. D. Rua, affinchè facesse pregare, e ne ottenni subito risposta. In sulle prime pareva che la ferita non volesse rimarginarsi e cominciasse incancrenirsi, minacciando di morte il mio bambino. Questa cosa non ci disanimò, ma fece aumentare le nostre preghiere e la nostra fiducia in Maria SS.; e non fummo disingannati. Dopo quarantanove giorni di cura, mio figlio uscì dall'ospedale guarito in modo che nessuno avrebbe osato sperare. Riconoscente sono venuto oggi, 24 maggio, a ringraziare questa potentissima Signora insieme col mio figliuoletto, ed a presentarle una tenue offerta che le avevo promesso in caso di guarigione. Voglia Maria Ausiliatrice accettare la riconoscenza mia e di tutta la mia famiglia, unita alla promessa della più figliale divozione.

Torino, 24 Maggio 1897.

ANDREA BINELLI.

L'invocammo e ci esaudì.

La Signora Agata Cerri di Lenta Vercellese fu colpita improvvisamente da una malattia che la ridusse in fin di vita. I medici non sapevano spiegare la natura del male; ed i rimedi tentati non le recavano alcun sollievo. Disperata di ogni soccorso umano, non le rimaneva più che prepararsi al gran passo, quando venne consigliata a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice, salute degli infermi. Accettò il consiglio come un' ispirazione venuta dal cielo, e si raccomandò a questa buona Madre celeste con grande fervore, promettendo un'offerta al suo santuario. La grazia non tardò a farsi aspettare. Da quel momento cominciò, con meraviglia dei medici, a migliorare , finchè, passato ogni pericolo, potè alzarsi da letto; ed oggi è venuta a Torino per ringraziare la sua celeste Benefattrice ed a portare la limosina promessa. -- Oggi pure fu a render grazie alla Vergine Ausiliatrice la Signora Maria Mezzo vedova Bognolo del medesimo paese, per insigne favore ricevuto. Fu presa dall'influenza, la quale degenerò ben presto in polmonite, ponendo in pericolo la sua vita. L'arte medica non trovava alcuna speranza di guarigione. Già sull'orlo della tomba , l'inferma alzò le sue suppliche a Maria, Consolatrice degli afflitti, e cominciò una novena, facendo voto di un'offerta e di andare per tre anni in pellegrinaggio al suo santuario, in occasione della festa. Domandò anche l'aiuto delle preghiere di altre persone; e la sua fiducia venne esaudita. Il male diede indietro , si calmò la febbre e, con stupore di quanti la circondavano, fu vista abbandonare la camera, recarsi in Chiesa e prostrarsi all'altare della Madonna. Piena di riconoscenza verso la celeste Patrona, dopo aver sciolto il voto, Le rende pubblici ringraziamenti, invitando tutti quelli che si trovano in qualche necessità spirituale o temporale a ricorrere al suo potente patrocinio, con piena fiducia di essere consolati.

Torino-Valsalice, 30 Maggio 1897.

Sac. ANDREA BELTRAMI.

Auxilium Cristianorum, ora pro nobis.

Pregato, ben volentieri m' accingo a dar relazione di un fatto che torna tutto a gloria di Maria Ausiliatrice. - Una mia Parrocchiana trovavasi oppressa da angustie terribili, perchè ingiustamente calunniata, vilipesa, e perfin minacciata di morte. Ricorse ai tribunali per liberarsi da tant'onta, ma siccome il suo persecutore era uomo danaroso, questi tentò tutte le vie per corrompere e giudici e testimoni ; di qui prolungati rinvii, nuovi esami, viaggi, noie, fastidii senza fine. In mezzo a queste titubanze dolorose la suddetta non si perdè d'animo, e divota com'era di Maria Ausiliatrice , si rivolse a questa cara Madre per aiuto e conforto. Le sue preghiere furono accette e sentissi una dolce speranza scenderle in cuore, che tutta la consolò. E mentre sembrava che tutto dovesse finire a trionfo del suo ingiusto persecutore, inaspettatamente fu data sentenza inappellabile in suo favore, ed oltre di aver pubblica e piena riparazione per l'intaccata sua onorabilità , fu compensata esuberantemente nelle spese ; per cui compresa dalla più sentita gratitudine , ringrazia di tutto cuore Maria Ausiliatrice, e a sciogliere una sua promessa prega a voler inserire nel Bollettino Salesiano questa grazia speciale , offrendo ad onor di Maria SS. Ausiliatrice L. 10.

Gualtieri (Emilia), 19 Giugno 1897.

ARC. ATTILIO PAGLIARI.

Abbiategrasso (MILANO). - Il ch. Giuseppe Lattuada, desideroso di ottenere da Dio una singolarissima grazia per sè e per la sua famiglia, fece ricorso alla Madonna di D. Bosco con una novena di preghiere, promettendole di far pubblicare nel Bollettino Salesiano la grazia e di mandare una tenue offerta alla Pia Società di S. Francesco di Sales. Esaudito ne' suoi voti con vera soddisfazione adempie alle fatte promesse.

Alcamo (TRAPaNI). - Pietro M.a Rocca invia un vaglia di L. 90 in adempimento di promessa fatta a Maria SS. Ausiliatrice per ottenere la guarigione del suo figliuoletto Ignazio. Questi ora è del tutto ristabilito, e l'ottimo genitore ripone tutta la sua fiducia nella Vergine, che vorrà preservarglielo in avvenire da ogni altro pericolo e disgrazia.

Bellinzago (NOVARA). - Marietta Gavinelli , spedita dai medici e perduta ogni umana speranza, invocò fiduciosa l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice, promettendole nel tempo stesso una tenue offerta a grazia ricevuta. Potenza della Vergine ! Di subito l'inferma incominciò a migliorare ed in breve tempo si trovò guarita. Ora, piena di riconoscenza, adempie la fatta promessa, gridando dal fondo del cuore : Viva Maria SS. Ausiliatrice !

Braga (PORTOGALLO). - Il Direttore della Casa salesiana di questa città, D. Luigi Sutera, ci scriveva nello scorso luglio quanto segue, scusandone il ritardo : « Nello scorso febbraio mi recai a visitare una pia signora afflitta al sommo, perciò la sua vecchia madre, che giaceva gravemente inferma, ricusava di confessarsi, dicendo di non averne bisogno. Io le diedi una medaglia di Maria Ausiliatrice e l' esortai caldamente a fare una novena alla nostra Celeste Protettrice, che avrebbe certamente esaudito i suoi voti. Ed i suoi voti furono difatti pienamente esauditi. Ricevetti ben presto la lieta nuova che la moribonda erari confessata e spirata nel bacio del Signore. Ed ecco come avvenne il miracolo : « Principiai, così mi diceva la già mentovata signora, principiai la novena che ella m' aveva consigliato ed esperimentai tosto il valido patrocinio della Madonna di Don Bosco. Quasi repentinamente l'ammalata volle correggere il testamento, cominciò a parlare di pietà, e , caduto il discorso sulla Confessione, ella stessa chiese di confessarsi. La grazia era fatta, l'Ausiliatrice dei Cristiani aveva trionfato : si confessò e rese a Dio l' anima sua. » La pia signora, come perpetuo segno di gratitudine verso l'eccelsa Benefattrice, mi regalò una vistosa somma per l' apertura della Casa degli ascritti alla nostra Pia Società. - Oh ! quanto è mai buona e potente Maria Ausiliatrice. A Lei ricorrano gli afflitti, che troveranno in Lei pace e conforto nelle loro pene ! »

Brendola Vicentina. - Antonio Fillon, riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice per una segnalatissima grazia ottenuta per sua intercessione nella persona della propria moglie in grave pericolo di vita, manda la tenue offerta di L. 10.

Carsi di Valbrevenna (GENOVA). - Il Cooperatore Andrea Rossi rende vive grazie a Maria SS. Ausiliatrice per essere stato esaudito nella guarigione della propria figlia, di due anni e mezzo, ammalata di angina. Promettendo imperitura riconoscenza a questa Vergine potentissima, invia l'offerta di L. 15.

Mellea (RAVENNA). - Lucia Petitti , Cooperatrice salesiana, avendo pregata Maria SS. Ausiliatrice per ottenere la guarigione di due sue bambine infette di morbillo, ed essendone stata esaudita, invia L. 2 per la celebrazione di una s. Messa di ringraziamento all'altare dell'Ausiliatrice dei Cristiani, e prega sia resa pubblica la grazia a comune edificazione ed a gloria della Madonna di D. Bosco.

Nadur di Gozo (MALTA). - Il Rev.mo Can. Martino Camilleri, facendoci pervenire, a nome di un suo amico, un piccolo cuore d'argento da appendersi innanzi al prodigioso simulacro di Maria SS. Ausiliatrice, ci fa tener pure la seguente relazione di grazia pubblicata già nella Gazzetta di Malta. - La persona che ha attirato sopra di sè i pietosi sguardi della B. Vergine abita nel Casale Nadur di Gozo (Malta). « L' inferma, donna ottantenne, soffriva di malattia di cuore complicata, e la sua guarigione era disperata, come assicura il Dott. G. Vassallo, medico condotto di quel Casale ; tanto che le furono amministrati gli ultimi Sacramenti. Un devoto di Maria però ebbe la buona inspirazione di ricorrere alla Vergine Auxilium Christianorum. Le fece voto di offrirle un cuore d'argento, qualora Ella ottenesse la guarigione della vecchia inferma ; e senza por tempo in mezzo si mise a fare una novena. Cosa ammirabile ! Il secondo giorno della novena l' ammalata diè segni certi di miglioramento, ed in pochi giorni ricuperò la salute, come certifica il prelodato Dott. Vassallo. Sia lode a Maria, che è veramente Aiuto dei Cristiani, i quali ricorrono alla sua intercessione ! »

Oristano (CAGLIARI). - La signora Giovanna Signa Boy Carta, inviando l'offerta per la celebrazione di una s. Messa all'altare della Vergine, scrive : « Il 18 maggio la cara mia madre fu colpita da grave influenza, che in breve si cambiò in una terribile bronco-polmonite. Tutto faceva presagire un esito funesto : la povera inferma si trovava talmente esausta di forze, che la sua esistenza pareva dovesse spegnersi da un momento all' altro. Quale desolazione nella nostra famiglia ! È appena un anno che la sventura ci privò dell'adorato genitore. Accasciata dal dolore e non avendo quasi più speranza nei mezzi umani, mi son rivolta a Colei che a ragione si chiama salute degli infermi, promettendo di fare una novena con la s. Comunione e di inviare l' offerta per una Messa da celebrare al suo altare, se mamma fosse guarita. Sperava tanto, e non fui delusa. Il giorno 24 mamma cominciò a migliorare e prosegue sempre bene. Evviva dunque Maria SS. ! »

Postioma (Treviso). - La sig.ra Angela Grossi ringrazia Maria SS. Ausiliatrice per essere stata preservata, mercè la sua protezione, dalla grandine e per aver avuto in tempo opportuno una pioggia benefica sui proprii fondi.

Ottennero pure grazie segnalatissime da Maria SS. Ausiliatrice , e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di s. Messe di ringraziamento , o per le Missioni Salesiane , o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

Il M. R. Sig. Vicario della Madonna della Pioggia, Bologna. - La Sig. Caprotti, Bologna. - F. D., Cherasco. - Ildegonda Gambirasio ved. Moscheni, Fontanella del Monte. - G. G., S. Michele Extra (Verona). - Suor Maria Fortunata, Abbadessa delle P. V. Eremite, S. Eremo (Padova). - Ch. Augusto Pagani, Pizzano (Bologna). - Ch. Carlo Barbero, Mombercelli (Alessandria). - Sac. Giuseppe Scalese, San Mauro Forte (Potenza). - G. Morici, San Stefano d'Arcevia (Ancona). - D. Paolo Vecchi, Spilamberto (Modena). - Giovanni Valcado, Lavina (Porto Maurizio). Clara Devalle, Belvedere-Lunga. - Ch. Giovanni Bonada, Torino. - Emma Galizia, Monterotondo (Roma). - Can. Prep. Francesco Onorato, Isola d' Ischia. - Ch. Confortino Confortini, Gavi (Livorno). - Agostino Luciardi di Spezia ed Egidio Tamiotti, Torino. - Can. Damiano Alliana, Alba (Cuneo). - Sac. Giovanni de Jennis, Francavilla (Chieti). - Carolina Cotto, Asti. - Maria Fiducia, Catania. - D. Pietro Giordano, Direttore del Collegio Salesiano di Loreto, coll'offerta di L. 5, a nome di uno studente di medicina graziato da Maria. - M. Monte-Verde, Casale Monferrato. - Teresa Nicola, Milano. - Teresa Canavesio, con offerta di L. 5, Carmagnola. - N. N. O., Cavagnolo. - Maria Calleri, Carrù (Mondovì). - F. T., Torino, con offerta di L. 20. - Ernesta Motta, Castano I. - Cristina Peronetti ved. Bonino, Rivarete Canavese. - Carolina Beaufre, Venezia. - Il sac. Angelo Cattaneo, Parroco di S. Stefano ed Oggiona (Milano), guarito da mal di cuore ed altri gravi malanni per le fervido preghiere ed offerte fatte a Maria Ausiliatrice dalle nipoti Angela e Maria. - Filomena Capobianco, Verona, con offerta di L. 5. - Sac. A. Fantone a nome di una persona di Pajano di Verona ' con offerta di L. 5 per la celebrazione di una Messa.

Notizie varie

ANCORA DELLE SOLENNI FESTE di Sampierdarena.

Le solennissime feste giubilari di Sampierdarena, di cui parlammo nel numero precedente, ebbero la loro chiusura definitiva colla festa titolare della Parrocchia, vale a dire con S. Gaetano.

Visita di Sua Eminenza il Card. Cretoni. -

Il primo giorno della novena fu contraddistinto dalla visita di un illustre personaggio, l' E.mo Card. Cretoni. Così ne parla il Cittadino di Genova del 31 luglio

« Solenne e degna accoglienza si ebbe ieri l'Eminentissimo Cardin. Cretoni a Sampierdarena, nella Parrocchia di S. Gaetano, affidata ai Salesiani. Attendevalo sulla piazzetta della chiesa l'egregia banda dell' Ospizio Salesiano, i Parrochi della città e numeroso clero.

» Furono due ore di paradiso. L'Eminentissimo celebrò la S. Messa e distribuì la S. Comunione a tutti i giovanetti dell' Istituto, tre de' quali si accostavano per la prima volta al Cibo Eucaristico.

» Fu profondamente commosso al vedere l'immensa folla di popolo, che accompagnò quei buoni giovanetti al grande atto , poichè la Comunione durò circa un'ora. Dopo la Messa, la stessa Eminenza solennemente impartiva col Venerabile la Benedizione.

» Presero parte alla commovente cerimonia molte e scelte signore, gl'Istituti delle Figlie di S. Anna e dell'Immacolata Concezione , le Orfanelle della Provvidenza, le Suore della Presentazione, come pure il Comitato Parrocchiale, la Società O. C. di S. Maurizio e quella delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, che dopo la funzione ossequiarono con gentil pensiero l'Eminentissimo. Il quale, tra le note armoniose della banda dell'Istituto e gli augurii schiettamente cattolici e le più vive acclamazioni dei giovani convittori, ripartiva contento, anzi commosso, benedicendo a tutti. »

Presentazione del dono. - Il 3 agosto radunavasi per l'ultima volta il Comitato degli Antichi Allievi per fare la consegna del dono ai Salesiani quale ricordo del 25° sì bellamente celebrato.

Le offerte degli Antichi Allievi toccarono quasi le mille lire, concorrendovi gli alunni di 6 Diocesi.

Il bellissimo dono, presentato al Rettore dell'Istituto Dott. Sac. Giovanni Tamietti, consiste in un superbo e magnifico ostensorio, tutto in argento massiccio, eseguito dall'orefice Gio. Battista Gismondi. Misura 80 centimetri in altezza ed il diametro della raggiera è di centimetri 40. Il tronco posa su di una base ovale, attorno alla quale gira all'esterno incisa la seguente iscrizione: « Anno XXV ex quo - heic recipi coepti sunt - ob adeptam dignitatem -qua sacra operantur 1897.

Questa semplice ed espressiva iscrizione fu l'ultimo lavoro che il compianto Can. Grondona dettò pochi giorni innanzi della sua morte, dal letto dei suoi dolori.

Il tronco poi a sua volta sorregge un bellissimo angelo recante dalla destra in alto un cornucopia, dal quale escono i mistici simboli, misti a fiori. Tutto attorno alla raggiera gira un gruppo di nuvole argentee, tra le quali spiccano pattini e due angeli ai lati in atto di adorazione; in alto la maestosa figura del Padre Eterno, in basso il simbolico pellicano. Insomma è nel complesso un lavoro ricco di sostanza e che appaga l'occhio, e mentre fa onore all'orefice Gismondi, è un dono eho ben esprime l' affetto santo e bello che gli Antichi Alunni di Sampierdarena nutrono verso gli antichi loro ansati Superiori e alla Casa che li ricettò adolescenti, nella quale resterà perenne segno di gratitudine e di affettuosa riconoscenza.

Tutti gli Allievi, che colle loro offerte parteciparono a questo dono, possono andar superbi del lavoro assiduo e solerte del loro Comitato, col quale nuovamente ci congratuliamo di cuore, sia pel dono ben pensato, come anche per l'azione indefessa spiegata nelle feste passate.

Deliberazioni. - In quest'adunanza si è deliberato all'unanimità: 1°. La convocazione annuale del Comitato degli Antichi Allievi per la celebrazione della festa di Maria A usiliatrice in San Siro di Genova, intervenendovi colle insegue del loro grado ed incaricandosi essi della raccolta dell'elemosina; 2°. La convocazione quinquennale di tutti gli Antichi Allievi in giorno da stabilirsi dal Comitato d'accordo coi Superiori dell'Ospizio; 3°. di cantare ogni anno, nella Vigilia di S. Gaetano o nel giorno precedente, se impedita dal rito, una Messa da Regaiem in suffragio di tutti gli Allievi defunti. Cosa che aià si è cominciato a fare di questo anno stesso, eseguendovisi la musica di Mons. Cagliero.

Solennità, di S. Gaetano. - Questa solennità titolare della Parrocchia, tramandata alla Domenica 8 agosto, non poteva riuscire più splendida. « Sabato sera, così il Cittadino di Genova, l'illuminazione fu ricca e generale: dalle Pietrine fino a via Polcevera, dall'Oratorio dei Morti fino a Piazza d'asmi e per tutta la collina di Belvedere era una copiosa gara di lumi , che uniti a quei numerosissimi del Campanile e della piazza della Parrocchia, furono una vera prova della pietà profonda ed entusiastica dei parrocchiani di S. Gaetano.

» Al mattino fu assai notevole la frequenza ai Santi Sacramenti. Celebrò la Messa della Comunione generale S. E. R.ma Mons. Fedele Abbati, Vescovo di Dioclezianopoli, il quale alle 11 assistette pontificalmente alla Messa solenne, celebrata dal Prevosto di N. S. delle Grazie. Il panegirico del Rev. Zorollo, pieno di unzione e ricco di soda dottrina, scolpì assai bene negli affollati uditori la scrupolosa figura di S. Gaetano, l'Angelo della Provvidenza.

» Alle ore 6 vi furono i Vespri solennemente pontificati dallo stesso Mons. Abbati, dopo i quali il Rev.- Don Francesco Olcese, Arciprete e Vicario Foraneo della città, con brevi ma affettuose parole invitò lo scelto uditorio a benedire il Signore per il gran bene qui operato dai Salesiani nei venticinque anni decorsi. Cantatosi il Te Deum, l'Ostia Divina, chiusa nell'argenteo ricco Osten sorio offerto dagli Antichi Allievi, si alzava benedicendo sul capo della moltitudine divota che assiepava il sacro tempio.

» Coll'accademia per la solenne distribuzione dei premi tenuta all'indomani nel vasto cortile dell'Istituto ed onorata dalla presenza dell'Assessore all'Istruzione pubblica Prof. Carlo Orgero, dal maestro sig. Edoardo Testori e molti altri spettabili cittadini, ebbe termine la serie di queste care solennità giubilari e l'anno 96-97 cotanto ricco di belle e buone cose, che lascierà in tutti e antichi e recenti Allievi una memoria incancellabile ».

GLI ANTICHI ALLIEVI del nostro Collegio di Faenza.

Il giorno 18 luglio scorso, così scrive l'avvenire di Bologna , gli Antichi Allievi del Collegio Salesiano di Faenza, riuniti in Associazione, colà si raccolsero da ogni parte di Romagna, per festeggiare il loro Direttore e per passare insieme una allegra giornata.

Al mattino, dopo la Messa funebre in suffragio dei soci defunti, fu inaugurato un monumento commemorativo: in esso campeggia il busto dell'immortale Don Bosco, attorniato da una corona di foglie in alto rilievo: sotto, una lapide di marmo Carrara e bardiglio con borchie metalliche. Il momento dell'inaugurazione fu commoventissimo.

Brillante il pranzo sociale, innumeri i brindisi. Al pomeriggio in una simpatica riunione parlarono applauditissimi il prof. D. Spada, il conte Carlo Zucchini, il Rev.mo Direttore, nonchè diversi giovani : Giordani , Gottardi, il presidente Bertoni, Pambieri ed altri, esprimendo sentimenti reciproci di amicizia, di fratellanza e di vero attaccamento a quell'Istituto, che li crebbe sul sentiero della Religione e che li coltivò con tanto affetto e con tante cure.

Regnò sempre e dovunque la più schietta allegria. La banda interna eseguì scelti pezzi di musica. A ricordo di sì bella festa si fece pure un riuscitissimo gruppo fotografico.

La festa ha lasciato in tutti il più gradito ricordo, ed il desiderio vivissimo che l'Associazione si mantenga sempre concorde e fiorente.

I SALESIANI DI BOLOGNA all'Em.° Card. Svampa.

Il 3 dello scorso agosto, alle ore 20, una larga rappresentanza di giovinetti dell' Oratorio Salesiano di Bologna, accompagnati dai loro Superiori, D. Carlo Maria Viglietti e D. Giuseppe Tacca, dal sig. Pietro Bettini e dall' Ing. Reggiani , i quali due ultimi prestano la loro opera intelligente e disinteressata alla costruzione dell' Oratorio fuori Porta Galliera, portaronsi in Episcopio, onde porgere gli auguri all' Em.rno Arcivescovo pel suo giorno onomastico, e dimostrargli in pari tempo la loro vivissima riconoscenza per 1' autorevolissima protezione che l'Eminentissimo si degna ognora accordare all'Opera Salesiana.

Quei buoni giovanetti ricevuti con affetto tutto paterno dall'amato Pastore, dopo avergli espresso i loro sentiti auguri, gli presentarono una corona di Sante Comunioni fatte secondo le intenzioni di S. Em. ed un bellissimo quadro eseguito a chiaroscuro da un giovane barbiere frequentante l'Oratorio, il sig. Bentivoglio, e rappresentante al vivol'effigie del nostro Superiore Don Rua.

Infine gli presentarono l' offerta del loro concorso personale alla costruzione dell'Oratorio fuori Porta Galliera , affinchè tutti i loro fratelli possano partecipare agli stessi immensi e salutari vantaggi.

Vi fu chi per consegnare un soldo o due rimase senza colazione, chi si privò della mancia ricevuta a bottega, chi sacrificò i dolci e chi lavorò la notte per guadagnare qualche soldo di più.

Un fanciullo aveva 19 lire alla Cassa di Risparmio e le andò a ritirare, portandole al Direttore dell'Oratorio, il quale fatta chiamare la madre, le restituì, aumentando il piccolo peculio.

A queste comunicazioni nobilissime , l'Em.mo Arcivescovo non seppe trattenere le lagrime , e fortemente commosso rivolse soavi ed affettuosissime parole a D. Viglietti, encomiandone la carità cristiana pei figli del popolo, improntata di quella tinta di amabilità che vi impresso Don Bosco ; accennò che s. Domenico preluse all'Opera Salesiana, raccogliendo fra i giovani dell'Università le sue prime conquiste, e dopo di essersi trattenuto affabilmente quasi un'ora, li accommiatò, impartendo a tutti la sua benedizione e regalando i presenti di una graziosa immagine.

Inutile dire che quei cari giovani ed i loro Superiori uscirono dall' udienza entusiasmati dell'accoglienza ricevuta e della soavissima emozione provata.

I CONVITTORI DEL COLLEGIO PONTIFICIO D'ASCONA al Santuario di Re in Val Vigezzo.

I giovani del Collegio Pontificio d'Ascona , fermatisi a passar le vacanze nell'Istituto, il 6 dello, scorso agosto fecero coi loro Superiori un pellegrinaggio al santuario di Re in Val Vigezzo. Colà in quel giorno si celebrava la festa della Madonna del Preziosissimo Sangue, ed il Rettore del Santuario, appena si accorse di quei bravi giovani, tanto fece e disse che essi, quantunque impreparati, non poterono rifiutarsi dal cantare qualche, cosettina. Così a Re, dove le circostanze forse non permettevano avere un po' di musica, Maria Santissima volle procurare Essa stessa e musica e cantori... i quali, tutti pieni di gioventù e di amòre verso questa buona Madre, trasformarono la solennità in un vero giorno di paradiso. Furono cantati bellissimi mottetti durante la Messa della Comunione generale, celebrata da Mons. Pulciano, e le parti della Messa solenne, tolte da varii autori, ebbero un'interpretazione artistica e superiore ad ogni elogio.

« Ogni elogio (così si scrisse da Re alla Voce del Popolo, valoroso giornale ticinese) ci par meschino a petto della realtà delle cose. Essi meritarono la lode di quanti intelligenti colà trovavansi, e specialmente da Monsignore. Ci piace inoltre notare il contegno edificante tenuto da quei bravi giovanetti. Al mattino li vedemmo ricevere la S. Comunione dalle mani del Vescovo, ed in diversi tempi della giornata inginocchiati ai piedi della Madonna ringraziarla e pregarla dei celesti favori. Oh ! l'ho sempre detto io che i Salesiani sono eccellenti educatori ! Quel giorno passò, ma non passerà da noi la memoria di sì dolce visita. Sien rese grazie al R.mo Sig. Rettore D. Giovanni Mellano, che ebbe un sì felice pensiero. Oh ! certo grandi cose ha da aspettarsi il Canton Ticino da un Collegio così fiorente e così ben diretto!... »

Fin qui il corrispondente della Voce del Popolo di Locarno, e noi nutriamo ferma fiducia che quei nostri buoni Confratelli, mercè la protezione di Maria SS., corrisponderanno sempre degnamente all'aspettazione di tutti ed all'alta loro missione.

IL NOSTRO COLLEGIO S. CARLO in Ferrara.

Questo Collegio, (così scrivono all'Avvenire di Bologna) nel primo anno che fu affidato alle cure dei Salesiani, diede consolantissimi risultati tanto per le classi elementari, quanto per le ginnasiali, che, per quest'anno, cono state le inferiori.

Il giorno 19 scorso luglio, alla presenza di S. E. R.ma Mons. Arcivescovo, di molti Sacerdoti e di numerosi invitati, ebbe luogo la solenne premiazione.

I convittori recitarono versi d'occasione, eseguirono inappuntabilmente alcuni cori e diedero un piccolo saggio di ginnastica. Quindi Mons. Camanzi lesse un suo discorso, nel quale dimostrò come la religione sia necessariamente guida e sostegno della vera educazione.

Alla fine della festa Sua Eccellenza rivolse parole di encomio e di incoraggiamento agli alunni ed agli insegnanti. E così terminò questa festa, della quale questi figli di D. Dosco debbono essere contenti , perchè essa mostrò loro quanta simpatia godano già in Ferrara, dove la loro opera sarà ognor più conosciuta ed apprezzata pel maggior bene della gioventù.

NUOVE CASE SALESIANE IN SICILIA.

Nel prossimo ottobre i Salesiani apriranno pure due altre Case in Sicilia.

La prima in Pedara (Catania), pei figli di Maria Ausiliatrice, vale a dire per i giovani adulti (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di fare gli studii letterarii, mercè corsi appropriati, per abbracciare lo stato ecclesiastico; e questa in ossequio al desiderio del Rev.mo Sig. D. Rua, che voleva in quest'anno destinata la carità e lo zelo dei Cooperatori e dello Cooperatrici Salesiane in favore dell'Opera di Maria Ausiliatrice.

La seconda a Terranova, luogo ameno, salubre e di clima temperatissimo della spiaggia meridionale sicula, nell'antico Convitto della Principessa Pignatelli Raviano, notevolmente ampliato e migliorato da apposita Commissione, con scuole elementari, ginnasiali e liceali, per giovani di civil condizione.

Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione, rivolgersi al Sac. Giuseppe Bertello, Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia, Via Cibali, 7, Catania - e per Terranova anche all'Ill.mo Sig. Gaetano Regand, Presidente dell'Amministrazione di quel Collegio, Terranova.

Il CONGRESSO EUCARISTICO DI VENEZIA.

Questo Congresso si svolse nei giorni 9, 10, 11 di agosto in modo veramente splendido. L'entusiasmo a Venezia fu tale, che penna non può descriverlo. Furono presenti quattro Cardinali, cinque Arcivescovi, venti Vescovi, e tre Abati mitrati. Presero pur parte ufficialmente il Sindaco e la Giunta, ed il Consiglio Provinciale sospese le proprie sedute in omaggio a questo imponentissimo Consesso.

Ci dispiace di non poter presentare ai nostri lettori una benchè breve relazione di sì grande avvenimento, al quale ebbero la fortuna di prendere pure parte due Oratori Salesiani, D. Albino Carmagnola e D. Tommaso Pentore, svolgendo l'uno il tema Il Viatico e la Donna e l'altro degli Atti solenni di culto all'Eucarestia. Notiamo però con somma letizia come nelle masse popolari si apre sempre più la via all'amore verso Gesù Sacramentato, e come ogni Congresso segna un nuovo trionfo, presagio d'un lieto avvenire per la nostra S. Fede e per la civile società.

Epilogo riuscitissimo di tutti quegli indimenticabili giorni furono la solenne processione di Gesù Sacramentato per le piazze di San Marco e di S. Giorgio, e l'agape offerta a ben 500 poveri della città.

GIUBILEO SACERDOTALE.

Con l'animo pieno di gratitudine verso la Provvidenza Divina, che miris et variis modis continuamente sostiene le tante opere alle nostre cure affidate, ci piace registrare nei nostri annali il fatto seguente

Un buon Sacerdote , che vuole serbar l' incognito, in occasione delle sue nozze d'oro, per commemorare nel modo più utile all' anima sua la faustissima circostanza, inviò al R.mo nostro Superiore L. 100 per le Opere Salesiane. Spiacente che la sua povertà non gli permetta fare di più, prega il buon Dio, affinchè voglia suscitare altri più agiati a fare, in simili circostanze, lo stesso, e, risparmiando in pranzi ed allegrie alle volte soverchie, concorrere a fare del bene alla gioventù abbandonata.

I Salesiani tutti ringraziano di cuore quest'ottimo Sacerdote, ed augurandogli ogni bene uniscono le loro preci alle sue.

IL NUOVO VESCOVO DI SAVONA.

Con piacere apprendemmo la notizia che a succedere al compianto Mons. Boraggini, nella Diocesi di Savona e Noli, il Santo Padre ha scelto Monsignor GIUSEPPE SCATTI, Arciprete Mitrato della Basilica di S. Giovanni in Monza, Condirettore dei Cooperatori Salesiani della vasta Diocesi Milanese e Presidente del locale Comitato Salesiano.

Giubilanti per così indovinata scelta, presentiamo al novello Vescovo le nostre sincere congratulazioni per l'alta dignità a cui viene elevato, ed i più caldi voti di prosperità e lunga vita, mentre lo preghiamo pure a volerci continuare il suo affetto e la sua benevolenza nel vasto campo affidatogli dalla sapienza del Sommo Pontefice Leone XIII.

MORTE APPARENTE.

La scienza medica ha in questi ultimi tempi percorso un lungo e glorioso cammino, ha studiato e risolto un grande numero di importanti problemi; però alcuni , anche gravi , sfuggirono in tutto od in parte all' attenzione dei dotti, di guisa che su di essi non venne portato finora quel serio e lungo esame che tanto dal lato scientifico, come dal lato sociale avrebbero meritato.

Uno fra questi problemi è senza dubbio quello. essenzialissimo del criterio certo, infallibile per-, distinguere la Morte vera dalla apparente;

problema che interessa non solo i cultori delle scienze mediche, ma tutti indistintamente gli uomini, a qualunque condizione sociale appartengano.

È infatti con raccapriccio che non raramente si leggono sui giornali le narrazioni di casi terribili di persone sepolte vive, stantechè la loro morte non era reale , ma apparente ; senza contare altri fatti forse ancora più numerosi di simile natura che rimarranno in eterno ignorati. Informi l'opera celebre del Moddiniori : Sul pericolo di seppellire i vivi creduti morti.

Ora alcuni valenti medici, alla considerazione di questo grave argomento, che ha un interesse generale per l'umanità, già fin dall' anno scorso si sono costituiti in Comitato, sotto la presidenza onoraria del Sig. Cav. Uff. OSCAR GIACCHI , direttore del Manicomio Provinciale di Cuneo, autore di pubblicazioni in proposito, con lo scopo

1° Di bandire un concorso mondiale a premi per i migliori lavori intorno alla soluzione del problema della morte apparente ; 2, Di promuovere intanto la fondazione e l'ordinamento di tali premi ; 3° Di porre in luce un periodico speciale portante appunto il titolo : Morte apparente.

Per la sua importanza somma , noi ben volentieri raccomandiamo caldamente questo studio singolare, perchè siamo sicuri che, apporterà frutti importantissimi. Per maggiori informazioni preghiamo i nostri lettori di rivolgersi al Sig. Dottor Bonelli Francesco, Corso Regina Margherita, numero 127, Torino.

NECROLOGIA

IL COMM. MAURIZIO DUFOUR.

Raccomandiamo alle preci dei nostri Cooperatori l'anima bella del Sig. Commendatore Maurizio Dufour di Genova, volata al cielo da Torino il giorno 17 agosto u. s. Fervente cattolico artista ammiratissimo, egli lascia innumerevoli documenti della sua virtù e valentia, che specialmente rifulse nei capolavori di arte cristiana da lui compiuti nelle Chiese. La sua vita intemerata fu interamente dedicata a servizio della Chiesa, del Papa, delle opere cattoliche della sua città, all'arte cui professò nobilissimo culto, alle soavi espansioni della carità verso il prossimo, in cui trasfuse la sua bell'anima di cattolico esemplare, di cittadino integerrimo, di artista esimio.

Al lutto generale dei cattolici d'Italia partecipano in modo speciale i Salesiani, che del Comm. Maurizio Dufour hanno ricordi carissimi, specialmente nella Chiesa di San Gaetano in Sampierdarena. R. I. P.

BIBLIOGRAFIA

Vita di S. Ambrogio, Vescovo di Milano, narrata al popolo dal Sac. Salesiano Dottor GIOVANNI BATT. FRANCEsIA. - Elegantissima edizione illustrata in-8°, di pag. 276. Prezzo L. 4. - Torino, Libreria Salesiana.

Il soggetto di questa storia è sì conto ed illustre, che torna superfluo il darne ragguaglio ai lettori Diremo invece che il Ch. Autore, avendo voluto in queste pagine darci, non propriamente un lavoro critico , ma un racconto popolare, è pienamente riuscito nel suo intento; perchè la narrazione corre fluida, piena, interessante e, che più monta, fecondissima d'utili ammonimenti. Nobile poi l'edizione e fregiata di molte e belle fototipie; opportunissima nel corrente centenario santambrosiano. - Ma in un'altra ristampa esortiamo l'A. a mettere a piè di pagina la citazione precisa dei libri di s. Ambrogio, donde sono cavati i tanti bei tratti, de' quali ha infiorato questa sua storia.

E un'altra cosa noi brameremmo da lui o da qualche altro de' suoi benemeriti confratelli : una buona traduzione dei Libri delle Vergini e delle principali lettere di questo santo Dottore. Vi sono tesori inestimabili anche pei secolari ; ma chi di questi va a cercarli in quei ponderosi volumi latini, in cui sono, per loro, come sepolti ? (Dalla Civiltà Cattolica, n. 1129, vol. XI, serie XVI).

Praelectiones Cosmologiae, Pneumatologiae et Theologiae naturalis, auctore FRANCISCO VARVELLO philos. prof. in Seminario Sales. apud Taurinenses.

In-16, pag. 396- Prezzo L. 2,70 (E).

Di quest'opera, importantissima per le Scuole, già da noi annunziata in copertina, diamo alcuni dei molti giudizi pervenuti all'autore da persone competentissime in materia:

L'illustre e dotto Mons. Ballerini di Pavia scrisse all'autore queste veramente incoraggianti parole: « Bene, benissimo! Ella ha saputo dir molto in poco, e dirlo chiaramente ed in modo che possa giovare a quelli. del secolo XIX.. Così va fatto. Avanti dunque, non solo con coraggio, ma trionfalmente. Son certo che incontrerà l'aggradimento di molti. »

Da Genova l'illustre Teol. Lorenzo Paolo Ferrari, Prof. di filosofia in quel Seminario, scrisse, anch'egli, tra l'altro, quel che segue: « Quanto alla forma (non dico letteraria, ma scientifica) con cui è condotto il libro, mi pare breve, preciso, chiaro, ordinato. Secondo me i libri di scuola devono essere fatti, così. Soprattutto poi mi piacque la limpidezza del suo pensiero, che va dritto ai punti fondamentali delle cose. - Quanto alla so stanza, mi è parso che il libro mostri grande conoscenza delle dottrine scolastiche , anzi le note e certi punti speciali del libro hanno anche ricchezza di cognizioni moderne. »

Da Roma il R.mo P. Alessio M. Lépicier, valente scrittore e Prof. di teologia dommatica nel Collegio Urbano di Propaganda Fide , inviò all'autore questa lettera : « Sono lieto di testificarle la mia sincera stima per il lavoro così felicemente condotto a buon porto, ed il mio convincimento che debba riuscire di non lieve utilità agli affamati della sana dottrina. Ispirandosi agli insegnamenti dei grandi Maestri nella filosofia, e massime a quelli dell'Angelico s. Tommaso, Ella, sig. Professore, ha saputo esporre, con chiarezza e brevità, quelle sublimi verità , nè ha tralasciato di far vedere, cosa che ai giorni nostri tanto importa, l'armonia perfetta che regna tra i dati veri della scienza e i principii della Scolastica, anzi quanto giovi questa a promuovere gli interessi di quella. La sodezza della dottrina e la perspicacia del metodo sono pegno della diffusione che auguro all'opera da V. S. così felicemente compiuta, e la quale, oso sperarlo, annunzia altre simili opere a gloria dell'eterna verità che è Iddio benedetto.»

Da Novara il distintissimo Prof. Sac. G. Rossigasoli, la cui competenza in fatto di testi di filosofia non può essere dubbia a nessuno , riferisce che le impressioni da lui ricevute alla lettura delle Praelectiones Cosmologiae ecc., sono ottime, e chiude la sua lusinghiera relazione con queste parole « L'opera..., per l'insegnamento della filosofia, deve certamente annoverarsi tra le migliori. »

Il R.mo Canonico Professor Carlo Fedele Savio, Direttore del Sale e Luce, giornale di Saluzzo, accerta l'autore che « l'opera sua è commendevole sotto ogni riguardo , come quella che accoppia alla brevità, alla chiarezza, all'ordine la più sana dottrina...» Ed aggiunge: « Il merito principale del suo lavoro consiste, a parer mio, nell'aver Ella trattato con satura sobrietà tutte le quistioni, sopra le quali si dilungano di soverchia i soliti trattatisti , senza ometterne neppure una. È un vero compendio, una sintesi ben fatta della filosofia tomistica. »

Il M. R. e Ch.mo Prof. D. Simonetti, ben noto per le conferenze da lui tenute a Biella e a Torino, così espresse il suo giudizio all'autore : « Mi pare che il suo compendio debba riuscire utilissimo, non agli alunni soltanto, ma agli stessi insegnanti della filosofia scolastica; perchè Ella, signor Professore , espone con brevità le pile gravi questioni trattate da s. Tommaso, e sa chiaramente ordinarne la dottrina, distinguendo con diligenza concetto da concetto, argomento da argomento. A me paiono questi accorgimenti e pregi di grandissimo valore didattico, perchè ho più volte esperimentato come i giovani sì confondano, si affatichino dannosamente, e si sgomentino fino' ad abborrire la materia filosofica, quando devono camminare nel prunaio intricato di certi testi, ove le idee sono molte e poderose di sicuro, ma affastellate e mal connesse. - Le faccio adunque le mie rallegranze per l'esecuzione di questi bei, quadri, che gettano sott'occhio, senza stancare, i punti fondamentali della filosofia cristiana. »

Cooperatori e Cooperatrici defunti nei mesi di luglio ed Agosto.

1. Andreis Cagliari Maria - S. Pietro Incariano (Verona).

2. Angheben Padre Antonio - Rovereto (Trento).

3. Antonucci Mons. Gregorio Vescovo Vic. Apost. - Wan-Kio-Wan (China Sien-Si).

4. Bagnara Marina - Mirandola (Modena.

5. Barbero Carlo - Bellinzago (Novara).

6. Bassano Caterina fu Gio. - S. Damiano d'Asti (Alessandria).

7. Bellinato Clotilde - Trevignano di Zelarino (Venezia).

8. Bellorio D. Antonio Capp. S. Maria S. Vittore ai Colli. (Verona).

9. Benzoni Valentina di Gio. Maria - Songavazzo (Bergamo).

10. Bertola Ing. Giovanni - Chieri (Torino).

11. Boccardo Giuseppe Gaspare fu Gio. - Pancaglieri (Torino).

12. Brutto Serafino di Gioachino - Carlopoli. (Catanzaro).

13. Cambialo March. Comm. Gaetano - Genova.

14. Camera D. Tomaso Arcip. Vic. For. - Montemagno (Alessandria)

15. Campi Serafina - Bosco Marengo (Alessandria).

16. Cassano Concetta - Ancona.

17. Cavalla D. Gio.- Batt. Parroco - Transella (Torino).

18. Colandrino Marianna - Alcamo (Trapani).

19. Dal Cielo Don Domenico - Rigoso (Parma).

20. Enrico Giovanni -Caselle (Torino).

21. Faroppa D. Ottavio Econ. Par. - Marmorito (Alessandria).

22. Fenocchio Carlo - Prelà (Porto Maurizio).

23- Franciamore Baldassare - Mussomeli (Caltanisetta).

24. Frattini Francesco - Bellinzago (,vavara).

26. Gardetto Luigia fu Giuseppe - Bosconero (Torino).

26. Gazano Angela fu Francesco - San Remo (Porto Maurizio).

27. Giardini Candida - Sesto Calende (Milano).

28. Gilardi Francesco - Magordino (Svizzera C. T.).

29. Grilli D. Vincenzo - Ancona.

30. Guerra Virginia -S. Pietro Morubio (Verona).

31. Loglio Maria Ved. Piccinali - Gandino (Bergamo).

32. Lonardi D. Luigi - Marano (Verona).

33. Marchiori D. Luigi Arciprete - Angiari (Verona).

34. Masa Pellicari Teresa - S. Michele Extra (Verona).

35. Moneghelli Luigia - Lavis (Trento).

36. Minghetti Nobili Teresa - Bologna

37. Monticone Antonio fu Carlo -- San Damiano d'Asti (Alessandria).

38. Montù Giovanni fu Amedeo -Torino.

39. Mora Marietta - S. Polo Piacentino. 40. Morelli Catterina Maestra - Ghedi. (Brescia).

41. Mosca Maria -Casa Bianca (Torino,.. 42. Panero Giuseppe - Cavallerleone (Cuneo).

43. Peroni Bassani Teresa - Longare ( Vicenza).

44. Pietropoli Cav. Uff. Dott. Paolo Padova.

45. Plevani D. Andrea. Parr. Vic. ForGhedi (Brescia).

46. Rambaldi D. Pasquale - (Molini Prelà (Porto Maurizio).

47. Rapuzzi Catterina - Casa nova di Rovegna (Pavia).

48. Rocchi Andrea - Castignano (Ascoli Piceno).

49. Rizzi Luigi - Cirimido (Como). 50. Rossini Prof. D. Alessandro - Ancena.

51. Rua Annetta - Torino. 52. Scarrone Pietro - Torino.

53. Silvestri D. Pietro, Curato - Dreva, (Trento).

54. Sottanis D. Francesco - Valgiuncato (Genova).

55. Turino Matteo - Frosolóne (Campobasso)

56. Valle D. Luigi - Ivrea (Torino). 57. Varia Mario -Sestri Lev. (Genova). 58. Zenaro Angelo fu Valentino dettoNecca - Pellestrina (Venezia). 59. Zina Teresa - Torino.