BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Luglio 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI LUGLIO 1897

TRIONFI DI MARIA SS. AUSILIATRICE pag. 161 I BOLOGNESI E L'OPERA SALESIANA . . 167 IL Il CONGRESSO MARIANO ED IL BANCHETTO DE' POVERI A FIRENZE   170 NOTIZIE DEI MISSIONARI: - Una nuova fondazione nel CHILI. - Nei Piani di S. Martin (COLOMBIA). - Al Matto Grosso (BRASILE) 172 AI GIOVANETTI    177 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . 179

ORATORII FESTIVI    181

NECROLOGIA    183

NOTIZIE VARIE    184

BIBLIOGRAFIA ,   ,   . .    186

COOPERATORI DEFUNTI      187

Trionfi di Maria Ausiliatrice

TRA gli augusti titoli, onde dai fedeli si onora la Gran Madre di Dio e Madre nostra Maria, assai diffuso ai giorni nostri è quello di Aiuto del Popolo Cristiano: Auxilium Christianorum.

E il sentimento della riconoscenza che ha mosso i Sommi Pontefici Pio V e Pio VII a conferirle questo significante titolo ed a stabilirne la festa il 24 di maggio ; ed è pur lo stesso sentimento di grato animo che ha mosso

Don Bosco ad innalzarle il maestoso santuario di Valdocco in Torino, che la Vergine ha scelto come sua sede prediletta per diffondere le sue grazie più belle ed i suoi favori più segnalati a quanti con fede invocano il suo potente patrocinio.

E coi prodigi Maria dall'alto di questa cupola ha pur diffusa la gloria sua. Non v'è infatti regione, città o paese, che conti una Casa od un Oratorio Salesiano, od anche semplicemente un piccolo gruppo di Cooperatori e Cooperatrici di D. Bosco, dove Ella non sia con affetto figliale venerata sotto di un sì bel titolo e dove non venga celebrata con pompa speciale la sua cara solennità del 24 maggio.

Di somma consolazione ci torna senza dubbio questo crescente slancio per onorare la nostra grande Protettrice. E noi prendiamo ora l'opportunità per attestare ai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici l'immensa gioia che proviamo tutto le volte ci vien riferito un nuovo trionfo di questa nostra buona Mamma ed assicurarli di tutta la nostra ammirazione e riconoscenza per quanti concorrono in qualche modo a tali solennità.

Essendo però stragrande il numero di queste care relazioni e d'altronde assai limitato lo spazio del nostro periodico, ogni anno ci troviamo nell'impossibilità di parlare di tutte e diffusamente come si converrebbe. Tuttavia dalla succiuta rassegna che daremo di alcune, i nostri lettori potranno facilmente comprendere quanto vada estendendosi tra il Popolo Cristiano questa cava e salutare divozione.

La gratitudine è fonte di nuovi benefizl. Aumentando pertanto la divozione a Maria sotto il glorioso titolo Auxilium Christianorum, che, ringraziando, richiama alla mente migliaia e milioni di portenti largiti in ogni tempo al suo popolo diletto, sicuramente più frequenti e più copiose discenderanno sopra di noi le sue grazie ed i suoi favori. Questo pensiero, che riesce di grande conforto per quanto si è fatto finora, valga pure di eccitamento a tutti per continuare e crescere nello zelo, nell'amore, nella vera divozione a Maria SS. Ausiliatrice.

NEL SANTUARIO di Maria Ausiliatrice in Torino.

Con grande splendore di funzioni e con frequenza di popolo venne celebrato il mese di maggio nel santuario di Maria SS. Ausiliatrice in Torino. Vi predicarono due Sacerdoti Salesiani, D. Luigi Chiavarino al mattino e D. G. B. Francesia alla sera.

La pietà ed il concorso dei buoni Torinesi aumentarono nella novena, durante la quale la Schola Cantorum del nostro Oratorio, sotto la direzione del loro M°. Giuseppe Dogliani, ci fece sentire belle Litanie e Tantum ergo in musica, nonchè una grazìosa laude alla Vergine dopo la benedizione col SS. Sacramento.

Nel triduo poi potemmo gustare e meritamente apprezzare le nuove Litanie da noi annunziate lo scorso maggio, del Sac. Attilio Garlaschi, il quale ebbe veramente una felicissima idea, di musicare cioè in modo piuttosto solenne l'invocazione della nostra speciale Protettrice: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

Frattanto eccoci giunti all'antivigilia della nostra cara solennità.

L'annunziata Conferenza, intorno alle ore 15,30 attira in Valdocco un bel numero di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane ad udire la parola semplice, ma del cuore del venerato nostro superiore D. Michele Rua.

Torino è colpita da gravissimo lutto per la repentina morte dell'amatissimo suo Pastore, l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Davide de' Conti Riccardi. Nello stesso mattino se ne sono celebrati i funerali. E D. Rua, sotto l'incubo di tanta disgrazia, non può a meno di far tema del suo dire il doloroso avvenimento. La sua conferenza riesce una ben sentita commemorazione dell'illustre estinto.

Con accento commosso, parla per circa un'ora del compianto Arcivescovo, tessendo, con l'elogio delle sue preclare virtù, quello dei benefizì verso le Opere Salesiane. Gli episodii, le dimostrazioni dì affetto verso i figli di D. Bosco sono ritratte al vivo da D. Rua, che riesce a commuovere.

Dovere di riconoscenza impone ai Salesiani di implorare il premio delle anime elette a Mons. Riccardi; e D. Rua termina invitando i Cooperatori e le Cooperatrici ad unire i loro suffragi a quelli dei Salesiani e dei loro giovanetti.

Il giorno seguente, Domenica 23 maggio, essendosi il tempo di minaccioso mutato in splendido sereno, immenso popolo proveniente non solo dai più remoti quartieri della città di Torino, ma pure da paesi assai lontani s'affollano in Valdocco. Il santuario della Vergine Ausiliatrice, splendidamente adornato, fin dalle prime ore del mattino incomincia a riempiersi di fedeli, per esser spettatore fino a tarda sera di continui devoti pellegrinaggi.

Alle 10 v'è la Messa solenne. Zeppa è la chiesa. Assiste pontificalmente S. Ecc. Rev.ma Mons. G. B. Bertagna, Vescovo titolare di Cafarnao. La nostra Schola Cantorum eseguisce con lodevole precisione la Messa Maria Auxilium Christianorum del Hanisch.

Non minor concorso v'è alle funzioni della sera, nelle quali si eseguiscono Salmi messi in musica dal M ° Pietro Bianchini, lavoro fino e di classica fattura.

Dopo il discorso tenuto dal Sac. G. B. Francesia, vien eseguita la grande antifona del Sac. G. B. Pagella, lavoro di gusto squisito e di delicato effetto, pìù volte encomiato da Maestri competenti, tra cui il celebre Haberl, Direttore della Scuola Superiore di Musica Sacra di Ratisbona, che ebbe parole assai lusinghiere per l'autore.

Col Tantum ergo del sullodato M.° Bianchini e la benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Ecc.mo Mons. Bertagna ha termine la prima gìornata delle care solennità della nostra potente Signora, lasciando in tutti una grande aspettazione per l'indomani.

Spunta alfine l'auspicatissima aurora del 21 maggio. Si aprono le porte del santuario, ed i fedelì a frotte a frotte scendendo da tutte parti vi si riversano dentro circondando i confessionali, la balaustra, gli altari, a cui succedonsi del continuo i Sacerdoti nel celebrare il S. Sacrificio.

Graziosi mottetti sì eseguiscono alle due Messe della comunità; ma la Comunione, incominciata fin dalle prìme ore, continua sempre quasi senz'interruzione fino intorno alle 10.

Il pontìficale è tenuto da S. Ecc. R.ma Mons. Gio. Battista Ressia, novello vescovo dì Mondovì. La nostra Schola Cantorumn eseguisce la delicatìssima Missa B.ae Mariae Virginis del M.° Bianchini, presente l'autore stesso.

Sfolla la moltitudine dal santuario; ma devoti pellegrini a gruppi a gruppi sì rinnovellano aì piedì della potente Ausiliatrice de' Cristianì, e delle loro fervide preci e de' lor canti giulivi di lode e di ringraziamento fan risuonare la maestosa cupola, commovendo noi pure che a veder simili scene già siamo usi.

I salmi e l'inno dei Vespri del sullodato M.° Bianchini sono interpretati con isquisito gusto dai nostri giovanetti.

Il panegirico, tenuto dall' Ecc.m° Mons. Ressia è un capolavoro di eloquenza. Inspirandosi dagli affreschi della cupola, l'illustre oratore tesse un magnifico elogio della Vergine SS., Aiuto del Popolo Cristiano e della Pia Società Salesiana. Le ultìme sue parole sono un delicato rìchiamo di Colui che avrebbe dovuto impartìrci la benedizione e che ìl Signore ci volle rapire pochi giorni innanzì, vogliamo dìre Mons. Davide de' Conti Riccardi Arcivescovo, che avrebbe formato la gemma più splendente alla nostra grande solennità.

I cantori ci fanno gustare un'altra volta la grande Antifona Sancta Maria, succurre miseris del Pagella ed un solenne Tantum ergo di Mons. Cagliero; quindi l'Ecc.m° Vescovo di Mondovì imparte la trina benedizìone col Venerabile all'immensa moltitudine che riempie non solo il santuario ed i cortili adiacenti, ma pure la via e la piazza fin sopra il viale della Regina.

Oh quanto ravvivano la fede queste care solennità ! E quanto è consolante vedere che ogni anno acquistano maggiore importanza e più vaste proporzioni ! Sì degni la Vergìne gradìre queste nostre manìfestazioni d'affetto, di devozione e di riconoscenza verso di Leì e continuarci il suo valido patrocinio!

NOVARA,

Leggiamo nella Voce di Novara del 1° giugno:

« Cara ed imponente fu la festa di Maria Ausiliatrice celebrata domenìca, 30 maggio, in S. Marco dai RR. Salesiani della nostra città.

» È la prima volta che Novara assiste a questa devota solennità salesiana, e già vi corrispose in maniera da far prevedere piccola, troppo piccola la nuova Chiesa che i figli di Don Bosco hanno eretta sul baluardo Lamarmora verso Porta Milano.

» Fin dal mattino un numeroso drappello di più che trecento giovanetti attraversarono, ordinati, le vie della città, e superbi della loro splendida bandiera come della fede che portavan nel cuore, vennero dal loro Oratorio alla Chiesa centrale di San Marco, dove assistettero alla S. Messa e ricevettero dalle mani del loro benamato Direttore Don Ferrando la SS. Eucarestia.

» Il popolo, commosso a questo spettacolo per noi nuovissimo, non solo accorse in S. Marco, ma non volle essere da meno de' suoi figli, e s'addensò alla balaustrata a ricevere nel cuore il Dio degli Angeli e dei fanciulli.

» Ma il punto culminante fu la Messa solenne delle nove. - Celebrava il Rev.mo Parroco Baraggione, assistito da un R. P. Oblato e dal Coadiutore: sulla cantoria la Cappella Salesiana eseguiva con accompagnamento d'orchestra una grandiosa Messa di Gounod : ed una folla sterminata si pigiava in ogni angolo, per modo che il facondo ed omai carissimo oratore D. Cavallino di Vercelli, salito il pulpito, si vide innanzi un mare di teste. L'orazione panegirica fu una poderosa sintesi della storia che narra la potenza di Maria.

» Quando la popolazione potè sfollare dalle tre porte del tempio, le vie adiacenti avevan l'aspetto di fiumi umani. Viva Maria Ausiliatrice che venne quasi a chiudere con la solennità maggiore dei Salesiani il nostro caro mese di Maggio.

» Ma ci ha fatto sorridere un doloroso incidente, che , con fede salesiana , chiameremmo piuttosto « una disposizione della Provvidenza ». È questo Mentre l'oratore con modi tutto nuovi dimostrava i bisogni della istituzione salesiana in Novara e si raccomandava alla carità dei buoni, niuno si mosse a raccogliere le offerte e tutti si tenne dietro al filo della predica. Quando poi il povero Direttore domandò se..., gli altri si strinsero nelle spalle, egli fece un gesto come per battersi la fronte... e poi sorrise. Fu un sorriso eloquente. Si capì ch'egli pensava

» la Madonna l'ha fatto apposta perchè i buoni potessero ritornare a casa e disporre in maggiore abbondanza della loro generosità verso l'Oratorio ».

TRECATE.

Trecate, 1 Giugno.

Il dì 26 maggio fu qui tenuta, nella Cappella Salesiana, la prima Conferenza ai Cooperatori di questo insigne borgo. Conferenziere fu il Rev. Prof. D. Giovanni Francesia, Ispettore delle Case Salesiane del Piemonte ed uno dei più antichi figli di D. Bosco. Suo precipuo assunto fu di mostrare ai numerosi intervenuti come il titolo di Cooperatore Salesiano equivalga ad un programma pratico di azione cattolica, tanto necessaria a' dì nostri. Di qui dedusse l'impegno che deve esser comune ai Cooperatori di promuovere ed esercitare il bene nella propria Parrocchia, specie a beneficio della gioventù povera ed abbandonata, che fu sempre lo scopo, il campo di lavoro di D. Bosco. Raccontò interessanti aneddoti della vita di Don Bosco, non dimenticando l'opera dei suoi figli missionari in America.

La Conferenza ebbe termine colla benedizione solenne del SS. Sacramento.

Il giorno seguente, 27, fu consecrato alle glorie della Vergine Ausiliatrice. Questa festa fu un vero trionfo della Madonna ! Riuscitissima la musica, sfarzosa e gentile l'apparatura della Cappella... Cantò la Messa solenne l'ottimo e R.mo Sig. Arciprete di Trecate, D. Quirico Travaini, ed alla sera fece il panegirico della Madonna il sullodato Don Francesia. È confortante il notare che i devoti qui ascritti alla Confraternita di Maria Ausiliatrice già ascendono a 2000!

Tutta Trecate forse fu in quel giorno a pregare ai piè di Maria Ausiliatrice, ammirandone la nuova bellissima statua, eseguita dai giovani artigiani dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino , che mirabilmente campeggiava fra innumerevoli cerei e fiori sul suo ricco altare.

La cara festa finì coll'illuminazione della facciata della Cappella, lasciando certo nei buoni Trecatesi une dolce ed imperituro ricordo e forte stimolo a ricorrere sempre con fiducia alla valida intercessione di Colei, che è la potente e sicura Ausiliatrice del popolo cristiano.

FERRARA.

Ferrara, 2 Giugno.

Anche in Ferrara si celebrò con ispeciale solennità la festa della potente Ausiliatrice del popolo cristiano e delle Opere di D. Bosco. La chiesa scelta a tale scopo fa quella dei Teatini. Per mezzo di apposito manifesto, affisso alle porte delle principali chiese, il Comitato Salesiano ne dava avviso ai Cooperatori ed alle Cooperatrici della città. -Alle ore 7 del 24 maggio celebrava la Messa della Comunione generale Mons. Andrea Baldi, Canonico della Metropolitana, insigne benefattore della gioventù ferrarese. A lui si deve in modo particolare la venuta dei Salesiani nella città, poichè con un disinteresse meritevole d'ogni encomio e degno di avere molti imitatori, donò la casa ammobigliata che occupano presentemente i Salesiani. - A rendere vieppiù bella la funzione concorsero i giovani del Collegio e col canto di ledi sacre e col loro divoto contegno.

Durante la giornata, non ostante il tempo piovoso, vi fu gran concorso di popolo a pregare dinnanzi alla taumaturga immagine. Alla sera poi, recitato il S. Rosario, disse il panegirico di Maria Ausiliatrice Don Pietro Signorelli, Direttore dell'Istituto. Dopo d'aver mostrato che fn sempre l'Ausiliatrice della Chiesa, del popolo cristiano e in ispecial modo di Don Bosco, esortò l'affollato uditorio a venire in aiuto della Casa di Ferrara, per mettere anche questi figli di D. Bosco in istato da poter operare tutto quel bene che vanno facendo i loro Confratelli nelle varie parti del mondo coi Collegi e cogli Oratorii Festivi.

Le sue parole, dette con accento infuocato, fecero breccia nel cuore degli ascoltanti , i quali si mostrarono generosi nella colletta, che fruttò una somma discreta.

Si cantarono quindi vari mottetti ed un bel Tantum ergo, con accompagnamento d'organo, del M.o Guidoboni, tanto benevolo ai Salesiani, e si terminò colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal Canonico D. Andrea Baldi in luogo di S. Ecc. Rev.ma Mons. Pietro Respighi, che con grande dispiacere dovette assentarsi dalla Diocesi.

D. F. M.

FOSSANO.

Fossano, 3 Giugno.

Dopo un divoto triduo di preparazione, il 30 maggio si festeggiò anche da noi la nostra buona mamma Maria SS. Ausiliatrice.

Al mattino, verso le 7 1/2 celebrò la S. Messa della Comunione Generale il Rev.mo D. Francesco Cerruti, venuto da Torino quale rappresentante del Rev.m° Sig. D. Rua. - Oltre un buon numero dei giovanetti dell'Oratorio Festivo, si accostarono alla S. Comunione con edificante contegno gli alunni del nostro Collegio D. Bosco e parecchie altre persone divote.

La Messa solenne fu cantata dal M. Rev.do Sac. Dott. G. Carla, Priore di S. Giovanni, ed i nostri alunni interni eseguirono con lodata precisione la messa in Re mag.re del Boissière. Piacque assai il bellissimo discorso che il nostro carissimo D. Gallinari disse infra Missam, tessendo da valente oratore e da divoto salesiano un bel serto di lodi alla nostra mamma Maria Ausiliatrice.

Ma il momento più attraente della festa fu alla sera, quando cantati i Vespri, il sullodato D. Cerruti tenne l'annunziata Conferenza Salesiana e parlò di D. Bosco e delle Opere sue in modo sì eloquente da lasciare soave impressione in quanti accorsero ad udirlo.

Le Cooperatrici Salesiane, raccoltesi in Comitato di ben quattordici, per quest'occasione avevano preparato con lungo, assiduo ed affettuoso lavoro una bella e ricca tombola di beneficenza. Esse raccolsero i doni mettendo a contribuzione tutte le famiglie di Fossano e specialmente le loro; esse invitarono gli oblatori e tutti i Cooperatori ad acquistare dei biglietti e ci procurarono per tal modo una bella somma poi lavori più urgenti dell'Oratorio festivo. Solo il Signore può degnamente compensarle di tanta carità. E però noi le assicuriamo che pregheremo sempre Iddio e la Vergine Ausiliatrice, perchè vogliano benedirle e benedire insieme con loro quanti ci beneficarono dacchè ci troviamo in questa bella e gentile città, la quale emulando la carità della nostra Torino, è sempre generosa con chi si prende cura dei poveri figli del popolo ; mentre loro protestiamo nuovamente il nostro gran desiderio di giovare a questa cara gioventù col Collegio e coll'Oratorio festivo.

SaC. GIUSEPPE RINETTI.

FRASCATI.

Frascati, 5 Giugno.

Ecce Maria erat spes nostra, ad quam confugimus in auxilium ut liberaret nos, et venit in adjutorium nobis. Queste parole, che a cubitali lettere d'oro stanno scritte nel santuario di Torino, saranno per sempre impresse in modo anche indelebile nel cuore di tutti i Salesiani di Frascati e dei loro allievi. Il giorno 30 maggio abbiamo terminato, colla solenne festa di Maria SS. Ausiliatrice, il Mese Mariano nella nostra Chiesa del Gesù. Quanto fu buona con noi Maria, e quanto dimostrò di gradire quel poco che a suo onore han procurato di fare i poveri figli di D. Bosco della Casa di Frascati !

Pochi come siamo, si temeva dapprima esporci a fatiche superiori alle nostre forze ; ma poi col consenso del nostro caro Ispettore ci decidemmo a fare quanto la pietà ci suggeriva ad onore di Maria.

Cominciammo pertanto il Mese di Maggio con tutte quelle pratiche che si sogliono fare nel santuario di Maria SS. Ausiliatrice in Torino. - Assecondato con abnegazione veramente ammirabile da tutti i confratelli e giovani alunni e specialmente dal carissimo nostro Arciprete Avv. D. Michele De Sanctis, ebbi la consolazione di toccare con mano in più d'una circostanza che Maria gradiva i nostri ossequii ed il poco che si poteva fare a suo onore. - Il giorno 8 di maggio, mentre ci preparavamo a ricevere fra noi il carissimo D. Belmonte e festeggiare così almeno nella persona del primo suo rappresentante il veneratissimo nostro D. Rua, di cui ricorreva in quel dì l'onomastico, abbiamo avuto la sorpresa poco gradita di sentirci per tre o quattro volte abbastanza sensibilmente visitati dal terremoto. Si figuri lo spavento specialmente del sottoscritto, che colla responsabilità di tutti questi confratelli ed allievi pensava ad una seconda edizione del terremoto della Liguria nel 1887, in cui s'era trovato! Ma in buon punto ci sovvenimmo che Maria erat spes nostra, e fuori di un po' di paura ben giustificata , non abbiamo avuto a lamentare altra disgrazia. - Nè qui finirono per noi le finezze dell'amore materno di Maria. Il giorno 21 maggio, primo della nostra novena alla Madonna, lo ricorderemo sempre fra i più memorabili di nostra vita. Non è venuto ancora il tempo di dir tutto : secretum regis abscondere bonum est; ma intanto non possiamo tenerci dall'invitare tutti a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice in ogni loro anche più grave tribolazione, persuasi che certamente saranno da Lei esauditi e consolati, e dal gridare con tutta l'effusione dell'animo nostro riconoscente: Viva Maria SS. Ausiliatrice !

Sac. TOMMASO CHIAPELLO.

LODI.

Lodi, 25 Maggio.

II piccolo gruppo dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, per iniziativa del R.mo Direttore Diocesano Don Enrico Noli-Dattarini, Prevosto di S. Maria del Sole-Città, celebrò in questa Chiesa Parrocchiale la festa della Augusta Regina del cìelo e della terra e delle Opere Salesiane. Alla mattina si celebraron S. Messe ad ogni ora, e alla Messa Parrocchiale tenne un affettuoso discorso su Maria SS. Ausiliatrice il medesimo R.mo Sig. Direttore. A sera , dopo la recita del S. Rosario, parlò con chiarezza e persuasione il M. R. Prof. Don Luigi Cazzamali intorno alle Opere di Don Bosco, spiegandone la provvidenziale opportunità e fecondità. Si chiuse colla Benedizione.

Quest'anno, mercè specialmente lo zelo delle Cooperatrici Signore Gaetana e Angiolina Maiocchi, si è potuto fare qualche cosa di più degli altri anni a pro delle care Opere Salesiane o depositare nelle mani del Ven. Superiore di Torino la sommetta di L. 100. Il Signore, la Madonna Ausiliatrice e Don Bosco fecondino e moltiplichino il piccolo seme, e ci ottengano di vedere nella nostra Diocesi, a Codogno, o a Sant'Angelo, donde si fanno vive e insistenti richieste, trapiantato un ramo dell'Istituto di Don Bosco.

Sac. Prof. LUIGI ALEMANNI Vice-Direttore Diocesano.

PALERMO.

La festa di Maria SS. Ausiliatrice celebrata quest'anno in S. Chiara, per cura dei suoi divoti e dei Cooperatori di Don Bosco, (secondo ne fa sapere la Sicilia Cattolica del 29-30 maggio) non potea riuscire più solenne. Il bellissimo tempio, adorno di serici addobbi, onorava il simulacro della Regina del cielo, inaugurato nello scorso ottobre a perpetua ricordanza dello feste giubilari di quel venerato Pastore e da Lui stesso solennemente benedetto. Ed il capolavoro dell'insigne scultore palermitano Rosario Bagnasco, di preziosi doni arricchito, spiccava maestoso nella sinistra parete della chiesa fra mille e cento lumi, rivelanti le offerte dei divoti, che fin dalla sera precedente accorrevano al suo altare.

Coll'assistenza dei Cooperatori Salesiani, Sacerdoti e laici, furono cantati i primi Vespri in musica ed in canto gregoriano.

La mattina della festa, fino al tocco, varii Dignitarii e Sacerdoti Cooperatori Salesiani si succedettero nella celebrazione della Messa e fra questi volle annoverarsi S. Ecc. Rev.ma Mons. Vincenzo Di Giovanni, Vescovo di Teodosiopoli, esso pure Cooperatore Salesiano.

Oltre la Comunione generale, ebbe luogo alle ore 11 la Messa solenne in piena orchestra. Vi recitò una stupenda orazione panegirica il Rev. Sac. Luigi Cupane del SS. Redentore, a grandi pennellate tratteggiando l'aiuto pórto in ogni tempo da Maria SS. al Popolo Cristiano. La sua parola commosse veramente l'uditorio. Egli terminava il suo dire con l'atto di consacrazione alla SS. Vergine.

Noi ci congratuliamo di tutto cuore coi divoti della Pia Associazione di Maria Ausiliatrice eretta in Palermo, con quei Cooperatori Salesiani e col loro Direttore Sac. G. Catalanotto, che tanto si adopera a propagare il culto della SS. Vergine sotto sì glorioso titolo e far conoscere le Opere di D. Bosco. Il Signore e la Vergine SS. Ausiliatrice li ricompensino largamente di tutto colle loro celesti benedizioni.

PIAZZA ARMERINA.

Mercè lo zelo del pio ed infaticabile Direttore Diocesano Can. Prof. Giuseppe Alessi-Batù in Piazza Armerina si nota un consolante aumento di slancio e di entusiasmo tra i Cooperatori Salesiani. Ciò si vide particolarmente nell'occasione della Conferenza tenuta il 24 maggio dal R.mo Can. Benedetto Oliveri, Prof. di Teologia dogmatica in quel Seminario, nella chiesa di S. Vincenzo ove predicava il mese mariano.

Dinanzi ad un uditorio numerosissimo l'oratore con parola smagliante e franca salutò Maria Aiuto dei Cristiani, dimostrando come Ella aiuta e solleva in un ordine assai eminente l'individuo, la famiglia, la società, valendosi a questo scopo di eletti e santi uomini. Dopo aver provato con lucentezza d'idee e con vero fuoco oratorio la prìma parte, dipinse con vivacità di colori la soave figura di D. Bosco , che , padre d'una immensa famiglia, vince gli ostacoli più ostinati e conquista ìl mondo. Parlò anche dei doveri dei Cooperatori, e sommamente morale e pratico, tracciò quelle vie salutari che possono riabilitare la società e santificarla.

Dopo la Conferenza, si celebrò Messa solenne e si ebbe la consolazione di vedere accostarsi alla Comunione tutti i Cooperatori e le Cooperatrici, e di raccogliere una somma discreta, attese le attuali condizioni finanziarie. - Anche a loro i nostri ringraziamenti !

S. GREGORIO (CATANIA).

S. Gregorio, 29 Maggio.

Il 27 maggio, qui nel nostro Oratorio del S. Cuore di Gesù si fece con molta solennità la festa di Maria Ausiliatrice. Essa fu onorata dalla presenza del P. Luigi della Marra Cassinese (già segretario del Cardinal Dusmet), il quale anche si degnò di cantare la Messa, alla presenza del nostro Ispettore Sac. Teol. D. Bertello e di molti altri illustri personaggi.

I nostri Chierici, uniti ai giovani cantori dell'Istituto di S. Francesco di Sales di Catania, eseguirono scelta musica del Gounod e del Cherubini tanto al mattino , quanto al dopo pranzo nel trattenimento musico-letterario , che abbiamo dato ad onore della nostra buona Madre Maria Santissima.

Ma non è tanto questo che io voglio dire ; ciò che più mi preme fare noto si è che al termine del trattenimento suddetto, come precedentemente si era avvisato nell'invito alla festa, si fece una raccolta di oblazioni in favore della Missione della Candelara, distrutta da recente incendio, ed ora ho la consolazione di accludere L. 100, raccolte per questo nobile scopo. La somma è esigua, ma il paese dove ci troviamo è anche piccolo, e poi il tempo, che in quell'ora ci fu sfavorevolissimo, impedì a molte persone , che certamente avrebbero anche fatto bene la loro parte, di intervenire alla nostra pia adunanza.

Gradisca quel poco che i buoni abitanti di S. Gregorio, sempre benevoli verso di noi, hanno potuto fare in questa circostanza per la povera Missione della Terra del Fuoco, e si degni pregare per noi e per tutti i Cooperatori di questo paese.

SAC. FRANCESCO PICCOLLO.

CATANIA.

Un doloroso fatto ha dato occasione ai Catanesi di attestare quanto grande sia la loro fede e devozione verso di Maria SS. Ausiliatrice.

La notte precedente il 23 maggio , stabilito per la solennità della nostra Patrona nella chiesa di S. Filippo Neri, officiata dai Salesiani in quella città, una mano sacrilega spogliava la venerata statua di tutti i doni che la pietà e la riconoscenza dei fedeli le avevano generosamente fatti. Ma i buoni Catanesi, costernati oltremodo per tanto sacrilegio, pensarono riparare coll'aumentar di fervore nella celebrazione della sua solennità e rifornirla di quanto fu derubata.

Le Comunioni infatti distribuite ai soli fedeli quel mattino ascesero al bel numero di 600, senza contare le parecchie centinaia dei giovanetti di quell'Oratorio festivo e dell'altro della Salette recatosi a prender parte alla festa.

Avendo poi il Sacerdote Salesiano, che tenne il discorso infra Missam, dato il triste annunzio al numeroso uditorio - « un sentimento di sdegno e di dolore (come ne scrive un ottimo Cooperatore Salesiano, l'Avv. Antonino Lucia) colpì l'animo di quanti erano in chiesa e un movimento calmo fu avvertito. Che era avvenuto ? È confortante il dirlo : le signore e le signorine di ogni condizione, con sorprendente spontanea pietà si erano già tolti i braccialetti, gli orecchini, gli anelli d'oro, e parecchi uomini gli orologi che tenevano, e portavanli al Direttore dei Salesiani. Ognuno poi ritornando dalla funzione riferì la cosa in famiglia : ed allora nel pomeriggio fu un continuo pellegrinaggio di pie persone d'ogni ceto, che andavano a portare il loro dono di riparazione all'oltraggiata Gran Madre di Dio e Madre nostra... Sicchè, la stessa sera, la sacra immagine di Maria SS. fu rivestita di quanto vigliaccamente era stata spogliata.

» La sola fede cristiana può esser capace di tanto spontanea e pronta generosità in tempi di universale miseria. Iddio in questa luttuosa circostanza ha voluto mettere alla prova il cuore dei cristiani catanesi verso la Madre sua e Madre nostra. Ed i cristiani catanesi han dimostrato coi fatti che amano e venerano - come sempre hanno amata e venerata Maria - la Vergine delle passate, delle presenti e delle future vittorie cristiane ; e nel tempo stesso han voluto attestare la loro devozione e riconoscenza verso questi ottimi Salesiani, i quali centuplicandosi e con una abnegazione propria dei primi tempi del cristianesimo impiegano tutto il loro tempo e spendono la loro vita nella istruzione ed educazione cristiana della nostra cara gioventù.

» E per tanta fede e generosità ebbe l'oratore della sera parole d'alto encomio e di sentito ringraziamento.

» E la Vergine Ausiliatrice accoglierà certamente sotto la sua particolare protezione questi suoi veri divoti e loro darà di conseguire un giorno l'eterna felicità del Paradiso !

» Prima di terminare dirò che un'altra festa ancor pìù solenne a Maria SS. Ausiliatrice si è celebrata nella gran chiesa di S. Nicola l'Arena dai Salesiani del Collegio di S. Francesco, concorrendovi tutti i loro alunni. La musica, le sacre funzioni, l'affluenza di popolo, nulla han lasciato a desiderare. Anche qui si è potuto notare come la divozione a Maria SS. Ausiliatrice è assai ben radicata nel cuore dei buoni Catanesi. Evviva adunque Maria SS. Ausiliatrice, evviva i Catanesi ! »

CASTELLAMARE DI STABIA.

Con speciali festeggiamenti fu pur celebrata la solennità di Maria Ausiliatrice dai nostri cari Confratelli e giovanetti di Castellamare di Stabia.

Verso le ore 18 della domenica 23 maggio, dopo i Vespri solenni cantati nella Cappellina dell'Istituto, fu portata solennemente in processione per le vie della città la cara immagine della Madonna Ausiliatrice e quella di S. Tarcisio, il primo martire del Sacramento, dono di quei convittori.

Al ritorno della processione sul vasto recinto dinanzi la Casa fu dato un piccolo trattenimento vocale e strumentale, riuscito a meraviglia.

All'indomani, nella cappellina dell'Istituto Comunioni generale, Messa solenne con discorso, Vespri e benedizione con scelta musica.

Più tardi, rappresentazione nel teatrino, illuminazione e fuochi : insomma. tutto fu messo in opera per onorare la nostra Celeste Patrona.

ASTI.

In Asti pure, nella Parrocchia di S. Silvestro, si è celebrata con solennità la festa di Maria SS. Ausiliatrice. Il Direttor Diocesano D. A. Amerio tenne la Conferenza, esortando i Cooperatori e le Cooperatrici ad essere tali coll'azione, colla preghiera e coll'elemosina. La questua si fece per la Missione della Candelara tanto bisognosa dopo l'incendio sofferto.

ROSSANO VENETO.

Don Bosco e le Opere sue fu il tema della Conferenza tenuta dal Sac. Pellegrino Danazzolo il giorno dell'Ascensione in Rossano Veneto (Vicenza). Era la prima volta che pubblicamente quivi udivasi parlare di D. Bosco; e la parola semplice, ma calda e vibrata dell'oratore, risuonante sotto le maestose volte di quel sacro tempio, scese feconda in quei cuori eccitandoli tutti a farsi Cooperatori delle Opere di D. Bosco, in favor delle quali si fece pure una colletta.

ASCONA (Canton Ticino).

Dalle incantevoli sponde del Lago Maggiore ricevemmo pure relazione di imponentissime feste a Maria Ausiliatrice, celebratesi, per opera dei nostri confratelli, in Ascona - ridente borgata di quella riviera - il terzo giorno della solennità di Pentecoste.

Furono un vero trionfo di fede ed amore e l'antichissimo Collegio Pontificio d'Ascona, presentemente affidato ai figli di D. Bosco, le segnerà a caratteri d'oro nelle gloriose pagine della sua storia. Onorate dalla presenza dell'Angelo ticinese, Mons. Vincenzo Molo, assunsero un carattere tale di universalità che, ben si può dire, tutto il paese non solo, ma anche i paesi circonvicini presero parte a queste pubbliche e cordiali manifestazioni di amore a Maria Ausiliatrice. Oh ! quanto sono simpatiche le solennità della fede e dell'amore di un popolo, quando la natura e la grazia aleggia su tutte le fronti ! E lassù la natura, tutta bellezza e poesia rispecchia bellamente la fede viva ed animosa di quelle buone popolazioni, che della grazia divina han sempre fatto il loro tesoro e la loro felicità.

Non è meraviglia perciò se tutto quell'ardente popolo, nell'assistere alla 1a Comunione di molti giovanetti e giovanette, vel vedere una nuova legione di teneri cuori unirsi, mercè la Santa Cresima, all'esercito poderoso dei soldati di Gesù Cristo, e nell'ascoltare, durante i sacri riti, armonie tutte divino e di tratto in tratto la parola inspirata del suo Pastore, si commosse in tutta la pienezza dell'entusiasmo.

Tutto riuscì a perfezione e noi passiamo, per brevità, sotto silenzio e la messa solenne, e la musica che fu - come si espresse un giornale locale - una vera meraviglia di esecuzione, e l'agape fraterna, e l'imponentissima accademia musico-letteraria. Basti il dire che non si poteva desiderar altro di meglio, essendosi fatto tutto il possibile.

Sia gloria eterna perciò alla nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice, per aver benedetto con esito sì splendido le fatiche di questi nostri buoni confratelli, ed un vivissimo grazie si abbia l'Ecc.mo Mons. Molo e tutte le altre distinte notabilità per avere col loro efficace concorso rese fattibili si belle feste.

Altre solennità ad onor di Maria SS. Ausiliatrice si sono pur celebrate a Mantova per opera del Rev.mo Arciprete Amos Marchesi , Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori ; a Murello per iniziativa della Compagnia di S. Giuseppe ; al Torrione di Bordighera coll'intervento di Mons. Lagorio di Ventimiglia, che disse il panegirico e tenne la conferenza; a Brindisi nella Parrocchia della SS. Trinità , per opera del Sac. Salvatore Polmone ; a Tunisi in Africa, da quei zelanti Cooperatori Salesiani in unione coi nostri Confratelli, ed in altre città e paesi che lo spazio non ci permette di neanche qui ricordare.

A tutti i nostri rallegramenti, coll' assicurazione che la Vergine nulla dimenticherà di quanto noi facciamo in suo onore, ma nel tempo opportuno saprà ricambiarci con altrettante celesti benedizioni ed in ultimo colla vita eterna.

I BOLOGNESI E L'OPERA SALESIANA

Adunanza alla Santa.

LA chiesa di S. Caterina in Bologna, detta volgarmente della Santa, la domenica 16 maggio pareva sentisse ravvivare fra le sue pareti l'eco del Congresso Salesiano.

« Da quel Congresso - scrive l'Avvenire - la venuta dei Salesiani a Bologna, dalla loro venuta il pensiero e l'azione perchè un grande edifizio pei figli del popolo sorga a Bologna.

» E quest'adunanza si collegava strettamente al passato e al presente; poichè era l'appello del Comitato femminile salesiano a tutte le Signore Bolognesi, acciò concorrano e si facciano alla lor volta promotrici dell'Opera Salesiana.

» Il Comitato femminile (costituitosi nello scorso febbraio in occasione del collocamento della prima pietra dell'erigendo Istituto Salesiano) quasi al completo attorniava Sua Ecc. Rev.mo Mons. Nicola Zoccoli , Vescovo di Sebaste e Vicario Generale della Diocesi, il quale in assenza dell'E.mo Cardinale Arcivescovo presiedeva l'adunanza. Bel numero di Signore avevano risposto all'appello. Facevano il servizio d'onore molti membri del Comitato maschile, il quale, all'invito dell'E.mo Card. Svampa, tutt'intero cambiò il suo nome di Comitato promotore in quello di Comitato permanente per le Opere Salesiane, cosa che venne pur imitata dal Comitato femminile.

» Dopo il S. Rosario, la parola efficace di Mons. Giacomo Carpanelli (il quale, anima del movimento, spiega il suo costante zelo e la sua intelligente attività nel favorire lo stabile insediamento dei Figli di D. Bosco a Bologna) riavvicinando l'ora del Congresso coll'ora presente, mise in luce tutta l'opera da compiersi, i mezzi d'adoprarsi, lo zelo da spiegare, e lumeggiò l'ardente speranza d'un pieno successo (1).

» Dopo di lui, il Sacerdote Salesiano D. Carlo Viglietti pose in rilievo quanto e quanta bella parte abbia la donna nell'Opera Salesiana, e la sua parola fu condita dalle immancabili espressioni di caldo aletto pei suo Padre D. Bosco.

» Quindi prese la parola S. E. Mons. Zoccoli. Egli aprì un foglio: l'E.mo Arcivescovo, lontano della persona, era in mezzo all'adunanza collo spirito e telegrafava da Milano esprimendo al Comitato Salesiano femminile viva riconoscenza e piena fiducia anche a nome del Rev. Don Rua e dei suoi compagni Salesiani. Il telegramma finiva così : Il Signore esaudisca comuni voti, benedico affettuosamente. Sua Eccellenza, unendo la sua parola ai concetti del Cardinale, espresse anch'egli riconoscenza e fiducia, e rivolgendosi principalmente alle madri disse loro:

« Voi che sempre vivete trepide per l'avvenire dei vostri figli, aiutate l'Opera Salesiana, salvate ed educate i figli del popolo; e così Dio salverà i figli vostri. » Terminò con benedire con tutta l'effusione dell'animò le Signore congregate.

» La riunione, che si chiuse colla benedizione del SS. Sacramento, lasciò la più cara impressione, e se la distribuzione delle schede per raccogliere offerte crebbe in quell'istante le speranze, una prima affermazione ne fu la questua che produsse ben lire 300. »

L'E.mo Card. Svampa ai due Comitati.

Poco tempo prima della surriferita adunanza, avanti di recarsi nella capitale lombarda ad assistere alle feste centenarie sant'ambrosiane ed all'inaugurazione di quel nostro Istituto S. Ambrogio, l'E.mo Cardinale Svampa, nel quale antico è l'affetto e la benevolenza verso i figli di D. Bosco, indirizzava ai due Comitati permanenti per le Opere Salesiane la seguente affettuosissima lettera

AL COMITATO DEI SIGNORI E AL COMITATO DELLE SIGNORE PER L'ERIGENDO ISTITUTO SALESIANO.

BELLO e santo è il vostro proposito di adoperarvi efficacemente per la erezione dell'Istituto Salesiano nella città di Bologna. Voi avete compreso il bisogno principale de' nostri tempi, che è quello di salvare la povera gioventù. Quanti infelici fanciulli crescono nel totale abbandono, senza educazione, senza fede, senza pietà; e sin dai primi anni si abituano al vizio e si maturano al delitto! Mi si stringe il cuore per la commiserazione, vedendo tanta strage di anime innocenti. L'opera dell'immortale Don Bosco, tutta consacrata al bene dei poveri figli del popolo, sorse per pietoso consiglio di quella Provvidenza, che veglia sulle umane sorti, e che ai danni cagionati dalla malizia dei tempi appresta sempre opportuni ripari. Quell'opera si diffuse rapidamente nelle varie città d'Italia, valicò le Alpi e l'Oceano, e si allargò con prodigiosa espansione in tutto il mondo.

Bologna non deve esser da meno delle città sorelle. Bologna, che mai non ismentì le gloriose tradizioni di carità e di civiltà, presto vedrà sorgere il grande Istituto Salesiano, del quale io ebbi la compiacenza di mettere testè la pietra fondamentale. Perchè l'opera salutare sia portata a compimento, io mi affido al vostro zelo, o egregi Signori, o benemerite Signore. Per l'amore che portate a Gesù Cristo, io vi prego e vi scongiuro che non abbiate a sgomentarvi delle difficoltà dell'impresa, ma da questa ricaviate eccitamento ad essere operosi, ed a moltiplicare le industrie per riuscire al desiderato intento. Tutti gli uomini di fede e di cuore vi seconderanno, io ne son certo, e risponderanno generosamente al vostro appello, perchè si tratta di cooperare ad un'impresa santa e di pubblico vantaggio. Chi non vede che le idee sovversive dilagano minacciose da ogni parte? Pertanto a trattenerne l'impeto, a scampare i temuti flagelli, ad evitare le rovine ed a preparare alla patria una generazione migliore, tutti debbono imporsi qualche sacrifizio. Coraggio adunque e costanza. Iddio benedirà i vostri sforzi; ed i fanciulli, che mercè la vostra operosità, troveranno nell'Istituto Salesiano il rifugio e la salvezza, pregheranno sempre per voi e per i benefattori.

Accogliete, o egregi Signori, o benemerite Signore, i sentimenti affettuosissimi della mia riconoscenza, mentre con paterno animo vi benedico.

Bologna, 27 Aprile 1897.

DOMENICO Card. Arc. di Bologna.

Descrizione dell'erigendo Istituto di Bologna.

A consolazione di quanti concorrono all'erezione di quest'Istituto, diamo qui, insieme col disegno, un cenno di ciò che intendono fare i nobili Bolognesi pel bene della gioventù povera ed abbandonata di quella regione e delle limitrofe.

Quell'Istituto si comporrà, oltrechè di tre vasti cortili e di orto per la casa

1°. Di una Chiesa delle dimensioni di 60 metri per 30 circa, con grande Cappella sotterranea per l'Oratorio festivo.

2°. Di un fabbricato principale colla fronte sulla strada da aprirsi a settentrione (secondo il piano di ampliamento) e che misurerà circa m. 145 per 15, a 4 piani, oltre i sotterranei. In questo fabbricato troveranno posto gli uffizi e camere della Direzione nella parte centrale. Nei due lunghi bracci che sono alle parti saranno i locali per le due sezioni e cioè: a destra gli studenti e a sinistra gli artigiani; nel pianterreno le scuole e loggiato per ricreazione, i laboratorii di tipografia, meccanica, falegnami, calzolai, ecc. ; al 1° piano le sale di studio e nel 2° e 3° i dormitorii.

3°. Di un corpo di fabbrica trasversale e corrispondente al mezzo del corpo principale e che misurerà m. 80 per 15 circa, a 3 piani oltre i sotterranei, e che conterrà i locali comuni alle due sezioni : cioè refettorii, cucina, bagni, lavanderia, infermeria, ecc., ecc.

4°. Oltracciò si erigerà un secondo corpo trasversale lungo il confine di ponente, in cui si erigeranno il teatrino e le scuole per l'Oratorio festivo.

(1) Questo gioiello di discorso di Mons. Carpanelli fu pubblicato in uno splendido Supplemento illustrato dell'Avvenire di Bologna col titolo: La Madonna di S. Luca e l'Istituto Salesiano.

IL II° CONGRESSO MARIANO E IL BANCHETTO DE' POVERI A FIRENZE Ci scrivono da Firenze

« Il II° Congresso Mariano, tenutosi lo scorso maggio in questa gloriosa città, fu degno fratello del I°, che con felicissimo pensiero si era raccolto l'anno precedente entro le mura di Livorno. Oh! la Toscana è sempre la terra sacra a Maria SS! ... Qui, come già a Livorno, grandissimo concorso di gente di tutte le classi sociali, ordine perfetto durante tutte le sedute, trattazione di argomenti importantissimi, conclusioni pratiche e di facile applicazione, numerosi pellegrinaggi, artistica accademia e scelta musica. Qui, come già a Livorno, Maria SS. si ebbe un trionfo degno di Lei Madre d'Amore e fonte purissima di ogni carità qui il suo nome fu pure acclamato, benedetto e glorificato ; qui le sue virtù trovarono novelli ed ardenti seguaci ; qui, insomma, durante il Congresso, come già a Livorno, si vide una nuova vita e l'aria tutta pregna d'amore e di soavi armonie trasformò i cuori, facendoli rifiorire di tutta la pienezza della carità portata in terra dal Divin Figlio di questa Madre eccelsa. E questo fuoco di carità , che agitava tutti i cuori e li faceva favellare di mutuo amore verso i fratelli che hanno la fortuna matrigna, assunse forme sensibili e diede luogo ad una delle più belle manifestazioni della cristiana fratellanza; manifestazione che, come si espresse l'egregia Unità Cattolica, rimarrà gemma splendidissima negli annali del Congresso. E questa manifestazione fu il banchetto dei poveri, vera rinnovazione delle storiche agapi dei primitivi cristiani, che si diede per opera dei Comitati interparrocchiali di Firenze nel vastissimo cortile del Collegio Salesiano della città.

« La Madre di Colui, che sul monte alla vista delle genti bisognose disse misereor super turbam (così l' Unità cattolica descrive questo avvenimento) sorrise certo ineffabilmente al lieto spettacolo di poco meno che seicento poverelli assisi a desco frugale ma abbondante, loro apparecchiato dall'affetto dei fratelli meglio favoriti dai beni della fortuna, ma i quali di questi beni fanno il conto e l'uso che Iddio vuole da loro, rendendone partecipe il prossimo nel modo che al soccorso dà un valore inestimabile, ossia congiungendo all'elemosina materiale quella dello spirito, al beneficio del pane unendo quello del cuore.

» Nello spazio di mezzo, fiancheggiato da doppio filare di tigli giovani ma fronzuti, parallelamente correvano due lunghe file di tavolo, che dal lembo del portico giungevano fino a pochi passi dalla cappellina di fronte, dove una statuetta della Madonna di Lourdes sembra prendere sotto la protezione i giuochi e gli svaghi dei fanciulli che sotto la direzione dei Salesiani crescono al vero culto della patria, ch'è quello santificato dalla Religione.

» Quivi due altre tavole si allungavano sulla diritta l'una e sulla sinistra l'altra : una quinta tavola stava immediatamente dinnanzi il portico, tutto messo a festoni, dalle colonne fasciate di stoffe variopinte, e con penduli dagli archi i lampioncini per l'illuminazione. Ed una serie di lampioncini collegava altresì fra di loro i tigli, dai quali ammiccava una quantità di bandiere, mentre quella del Collegio sventolava sul frontone ed altra dalla torricciola dell'Osservatorio.

» Sotto il portico, in mezzo, sorgeva un altarino, sul quale spiccava il quadro di Maria Ausiliatrice ai due lati stavano i ritratti di Leone XIII e di S. Em. il Card. Bausa: in fondo, sulla parete a destra, la dolce figura di Don Bosco col suo abituale sorriso sulle labbra, e di fronte la prospettiva incantevole dei colli fiesolani. Il cielo sereno prendeva parte anch'esso alla festa della carità.

» Intanto vengono presi tutti i posti. Gli uomini occupano la linea delle tavole a sinistra, le donne quella a destra, i fanciulli le estremità delle une e delle altre e la linea innanzi al porticato. Nello spazio di mezzo, attorno, sotto il portico si muove la folla dei benefattori e delle benefattrici - quanti landaux e quante carrozze si erano fermate dinnanzi la porta del Collegio Salesiano! - mentre la banda del Collegio stesso dà fiato agl'istrumenti e solleva nell'aere un corcerto di festose note.

» Ad un tratto il campanello squilla : si fa silenzio. I cantori dell'Istituto intonano la laude Benedetto l'alto nome, cui segue l'altra a Maria ; indi l'ottimo ed infaticabile Direttore dell'Istituto Sac. Dott. Stefano Febraro dice alcune parole, incitando i poverelli alla riconoscenza del benefizio; poi Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Capponi, Arcivescovo di Pisa, benedice le mense e la schiera dei camerieri si pone in moto.

» Dal lato degli uomini sono Sacerdoti, Canonici, Vescovi, Dottori, Avvocati, Cavalieri, Conti, Marchesi, - dal lato delle donne sono Signore e Signorine della migliore borghesia e dell'alta aristocrazia -,dal lato dei bambini sono giovinetti di ottima famiglia, i quali non dimenticheranno così presto la gioia pura provata, leggendo vivace negli occhi dei loro coetanei poverelli il sentimento della gratitudine.

» Ognuno dei commensali, grande o piccino, ha dinnanzi una bottiglia di vino, un filoncino di due libbre sulla candida salvietta. Vengono poi man mano un piatto abbondante di risotto, il fritto all'Italiana, lo stracotto con piselli ed il dolce - questo ad alcune tavole distribuito dai numerosi Vescovi presenti.

» Compiuto il banchetto ebbe luogo la distribuzione a ciascun dei poverelli d'un nuovo filoncino di pane con salame da portare in famiglia. Ma prima di partirsi di là, tutti, beneficati e benefattori, s'inginocchiarono innanzi al Datore d'ogni bene per ringraziarlo di tutte le gioie provate.

» Si cantò il Salutaris Hostia, e Monsignor Matteoli espose il Santissimo. La Cappella del Collegio intonò il Tantum ergo - musica maestosa di Haydn - indi Dio benedisse tutto il popolo prostrato.

» Benedetto l'alto nome - risuonò come scoppio della riconoscenza di un migliaio di petti, e risuonarono grida commosse di Viva la Religione Cattolica !

« Un'allegra marcia della musica del Collegio Salesiano - instancabile per tutta la durata del pranzo non solo, ma eziandio prima e dopo tutte le sedute del Congresso e durante la splendida Accademia - rallegrò nuovamente quella numerosa adunanza della carità, mentre tutti giulivi sfollavano, ritornando alle proprie abitazioni.

» Il Congresso Mariano di Firenze non poteva manifestar meglio l'ideale delle sue aspirazioni, ed il banchetto dei poveri rimarrà imperituro nella memoria di tutti. »

NOTIZIE delle MIssioni

CHILI

Una nuova fondazione salesiana. (Lettera di D. Luigi Quaini)

REV.mO SIG. D. RUA,

Iquique, 18 Febbraio 1897.

SBATTUTO qua e colà dalla tempesta equatoriana, eccomi finalmente nel porto di Iquique appartenente ora al Chili. Qui nei buoni è ancor fresca la memoria del caro nostro D. Camillo Ortuzar, che fu il primo Vicario di questa Diocesi.

La popolazione di questa città è un miscuglio di varie nazionalità. Vi hanno Peruani, Chileni, Inglesi, Francesi, Austriaci ed Italiani. Gli Inglesi sono quasi tutti protestanti.

Io mi trovo qui dai primi di gennaio. Accompagnavo il Sig. D. Calcagno, che andava a Santiago del Chili per combinare la fondazione di questa Casa Salesiana con Mons. Fagnano. Giunti ad Iquique andammo a visitare il Vescovo ed a vedere la Casa che egli ci aveva preparata. Quando ci vide, ne fu oltremodo lieto, e instette presso D. Calcagno perchè io mi fermassi subito. Faceva compassione ad udirlo. In una città di quasi 37000 anime non v' era che lui ed il suo Segretario. D. Calcagno allora mi consigliò di fermarmi, ed egli continuò il viaggio a Santiago.

Dapprincipio convissi col Vescovo, e lo aiutava nelle opere del sacro ministero fino al giovedì della settimana scorsa, 11 del corrente mese, giorno in cui ebbi la fortuna di abbracciare il caro D. Valetto, che veniva da Valparaiso, i due chierici Guerra e Mino, e due giovanetti aspiranti Jacome e Palacios Equatoriani, provenienti da Lima.

Non si può immaginare, Revm° Sig. Don Rua, la bontà che ci manifestò Monsignor Vescovo, a me in particolare durante un mese che convissi con lui, ed all'arrivo dei confratelli. Mi pareva un papà in mezzo dei suoi figli. Per due giorni ci volle tutti alla sua mensa, fino a che pigliammo possesso della Casa che ci fece preparare egli stesso. Questa è bella e comoda per laboratorii, con Chiesa annessa, che Monsignore eresse a Vice-parrocchia. Egli poi ci fornì di tutto il mobiglio, ed ora pensa a mantenerci fino a tanto che potremo guadagnarci il pane col sudore della nostra fronte. Quest'oggi stesso mi presentò il decreto, con cui fa donazione di Casa, Chiesa ed utili tutti che vi si contengono ai Salesiani. Già mandai copia dell'originale a Mons. Costamagna, domandandogli il da farsi in proposito.

Abbiamo già iniziato un po' di Oratorio festivo e la Chiesa affidataci funziona regolarmente. Ai primi di marzo apriremo la Scuola di Arti e Mestieri; incomincieremo cogli esterni, come suggerisce Mons. Vescovo, ed appena avremo mezzi bastanti ammetteremo anche gl'interni.

Come vede, amatissimo Padre, il campo che ci presenta il Signore a coltivare è immenso: siamo animati tutti dal desiderio di far il maggior bene possibile, e speriamo che il Signore ci aiuterà colla sua grazia.

Voglia intanto Ella benedirci e raccomandarci a Maria SS. Ausiliatrice.

Salutandola rispettosamente con tutti questi Confratelli mi dico

Della S. V. R.ma

Umil.mo figlio in G. e M. Sac. LUIGI QUAINI.

COLOMBIA

Nei Piani di S. Martin. (Relazione del Sac. Ernesto Briata).

Bogota, 30 Gennaio 1897. REV.MO SIG. D. RUA,

APPROFITTO di alcuni giorni di permanenza in questa capitale, dove mi sono recato a fare gli Esercizi Spirituali, per darle qualche notizia dei Piani di S. Martin e di una Missione che io diedi lo scorso anno nei suoi varii villaggi.

Come le è noto, or fa un anno, ci stabilivamo in S. Martin, centro della Vicaria dello stesso nome, due Sacerdoti, un Chierico ed un Coadiutore. Due mesi dopo il nostro arrivo, e precisamente appena terminate le care funzioni della Settimana Santa, l'ubbidienza mi incaricava di visitare Uribe, Villavicencio, San Juan de Arama, Jiramena e Guejar, villaggi dipendenti dalla Vicaria e distanti l'uno dall'altro due o tre giorni a cavallo.

Era la prima volta in vita mia che mi toccava viaggiare da solo, con gente sconosciuta e per regioni semibarbare. Ma l' obbedienza e il desiderio di far del bene a quelle popolazioni mi resero molto leggiero, anzi direi dolce questo peso.

Aspetto topografico - La ricchezza del paese - Notte poetica - Pesca e caccia - Il tigre.

Il villaggio più grosso è Uribe, e dista sei giorni a cavallo da S. Martin. La via che colà mena è in direzione S.O. e traversa pianure di erba semisecca, boschi di alberi giganteschi, ruscelli e fiumi senza numero, che corrono generalmente paralleli da occidente ad oriente. L'immensa superficie sempre piana, senza monti o colli, presenta l'aspetto dell'Oceano. Verso ponente, in lontananza, si scorgono le altissime cime della Cordigliera di Sumapaz, che paiono sfuggire all' occhio di chi cammina. Tratto tratto s'incontra qualche capanna, circondata di piante di banani, di caimarones, la cui frutta è simile all'uva, di mangos, di curos, ecc., all'ombra delle quali prende il fresco il bestiame. Non mancano grandi piantagioni di caffè, di cacao e di canna da zucchero; nondimeno la ricchezza principale di queste contrade è il bestiame. Quivi, come al tempo degli antichi patriarchi, si giudica la ricchezza di un individuo dai capi di bestiame; v'è chi ne possiede fino a diecimila capi.

Si passò la prima notte in una capanna di rami, aperta a tutti i venti, e in compagnia di cani, vitelli e maiali, i quali di tanto in tanto si prendevano il bel gusto di scuotere la nostra amàca o letto pensile, e di galline, colombi e pipistrelli, che dal tetto ci rallegravano colla loro stridente musica e ci regalarono di una buona dose di non troppo gradite confetture.

Le notti in queste regioni sarebbero veramente molto poetiche, se non si succedessero tutte allo stesso modo. Si dorme nell'amàca, oppure sopra un cuoio qualunque steso per terra; la sella del cavallo, oppure l'osso di una tartaruga serve da guanciale, e per coperte l'abito che si ha indosso e che mai non si depone. A ciò si aggiunga che non di rado bisogna coricarsi anche incenati o quasi , per mancanza di cibo, come mi avvenne più d'una volta; e così si avrà un'idea della bellezza di questi viaggi.

Al mattino seguente, verso le ore 10, già ci trovavamo all'Ariari, il fiume più grosso che abbia mai visto nei Piani di S. Martin, ricco di ogni sorta di pesci, anche di straordinaria grossezza. Pochi giorni prima che io passassi di là, ne avevano preso uno del peso di un quintale e mezzo. In questo fiume abbondano molto i coccodrilli e certi pesci forniti di tanta elettricità, che sono capaci di paralizzare all'istante qualunque animale colle loro potenti scariche. Se la pesca fosse un po' meglio curata in queste regioni, diverrebbe una vera sorgente di grandi ricchezze.

Alla sinistra dell'Ariari si estende una densa foresta, per attraversar la quale ci vogliono ben quattro ore, popolata da un'infinità di uccelli, pappagalli, pavoni, canarini, nonchè da una varietà di scimmie d'ogni grossezza e specie e dal terribile tigre, che cagiona incalcolabili danni nel bestiame.

A proposito del tigre dirò che ci sono quivi destri cacciatori e così abili nel maneggio della lancia e della forca, che una volta visto il tigre, non lo lasciano più fuggire. Un cacciatore di S. Juan de Arama era solito ucciderne almeno tre all'anno. Non voglio con ciò dire che nessuno sia mai stato vittima del tigre; pur troppo non è così. Il tigre uccide anche„ non poca gente, ma sempre a tradimento, cioè assalendo alle spalle.

È pur curiosa la maniera che tiene il bestiame per difendersi da questa belva. Anzitutto esso conosce per istinto quando si avvicina il tigre. I tori, le vacche, i vitelli si mettono a muggìre fortemente, si radunano tutti in un sol punto e si collocano in forma di circolo : nel centro si mettono i vitelli ed il bestiame più giovane, quindi le vacche, e attorno attorno come i più forti i tori, però tutti colle corna all'infuori. Viene il tigre; ma al vedere tale fortezza tutta coperta di acute punte, dà un giro intorno, e furibondo al pari che mortificato, lascia ruggendo la preda.

S. Juan de Arama e la sua misera cappella - Buon cuore degli abitanti ed ospitalità avuta - Le febbri palustri - Los cajuehes - A Guejar - Natura sempre meravigliosa.

Sul far della sera, dopo circa due giorni dacchè eravamo partiti da S. Martin, arrivammo felicemente, quantunque affamati, .al piccolo villaggio di S. Juan de Arama, che conta circa 200 abitanti. S. Juan de Arama fu già città, col nome di Concepcion de Arama, della quale città si vedono tuttora le rovine assai lungi dal villaggio attuale. Ci fu pure un altro paese posteriore alla città, che si chiamò S. Juan de los llanos,

Gli abitanti di . S. Juan de Arama, come quei di S. Martin e di Jiramena, si occupano in generale della pastorizia, che, come già dissi, è la principale, anzi direi l'unica ricchezza di questi luoghi.

Il villaggio consta di sei capanne, compresa la cappella. Questa è tutta di legno e fango, con il tetto di paglia. Sembra piuttosto un tugurio, che una cappella. Quanta povertà, quanto abbandono! Le finestre sono buchi, l'altare ha l'aspetto di uno scaffale da bottiglieria: invece di candelieri, vi si vedono bottiglie e botticini, che mentre fan conoscere a che servirono, sostengono una indecente candela di sego. Occupano la parte superiore dell'altare tre orribili e mostruose statue, che, so non me lo avessero detto, non avrei mai potuto indovinare quali Santi rappresentassero. L'una col naso rotto, l'altra senza mani, alla terza mancano gli occhi : tutte poi vestite in un costume così strano da far ridere fin i sassi. Eppure quella buona gente, piena di fede, venera quelle statue non altrimenti che se fossero capolavori di valente scultore. Quanto possiede quella povera cappella, messale, ornamenti, ecc., credo che conti già i suoi bei secoli di esistenza. Non parlo della sacrestia, perchè per darne un'idea dovrei descrivere una spelonca, non meritando altro nome.

Nulladimeno in quella misera chiesuola celebrai con ineffabile devozione la S. Messa per ben quindici volte; battezzai quindici bambini, benedissi due Matrimonii, ascoltai alquante Confessioni e distribuii il Pane degli Angeli a varie persone.

Quei buoni abitanti, a dir vero, professano una grande venerazione pel Sacerdote, che vedono molto raramente. I termini che usano per chiamarlo lo dànno ben a conoscere. Ora è Su Paternidad, Su Reverencia - Sua Paternità, Sua Reverenza -; ora Mi Amito, Mi Papacito - Mio piccolo Signore, mio piccolo Padre -; ci fu perfino chi mi chiamò Su Santidad - Sua Santità -; qualcuno poi, e non saprei darne la ragione, mi chiamava alla latina Mi Pater.

Per mia dimora provvisoria mi assegnarono un'antica bottega, provvista del suo banco, scaffale , cuoio per letto, coperchi di casse per sedile. Il vitto, che essi stessi mi portavano, consisteva, meno qualche po' di carne seccata al sole, in banani ora fritti, ora bolliti, ora arrostiti ; ma sempre banani; banani a colazione, banani a desinare, banani a cena. L'acqua fresca del Cunimía, ruscello che scorre a pochi metri dal villaggio, suppliva al vino, alla birra e a che so io.

Se non che, fosse per la scarsezza del vitto o per l'insalubrità del clima, che a giudizio di molti è tra i peggiori dei Piani di S. Martin, fatto sta che, dopo dieci giorni di permanenza a S. Juan de Arama, fui assalito da forti febbri che mi costrinsero al letto. In tale frangente, lontano da' miei cari confratelli, tra gente sconosciuta, non seppi far altro che raccomandarmi di cuore alla nostra buona Mamma Maria SS. Ausiliatrice, ed Essa venne in mio soccorso.

Non sì tosto mi trovai in forze, ripresi il mio viaggio. Eran diciotto giorni che stava in S. Juan de Arama. Ne partii al 3 di maggio.

A cinque ore di cammino da S. Juan de Arama si trovano i primi contrafforti della Cordigliera Orientale o di Sumapaz. Quindi si lasciano alle spalle gli estesissimi Piani di S. Martin, e s'incomincia a godere l'aspetto vario delle montagne, le quali si fanno ognor più alte man mano s'inoltrano nella Cordigliera, sempre però coperte da cima a fondo da ricca ed esuberante vegetazione. Quivi ricca è la fauna ; non meno però la flora. Oh ! se queste foreste vergini si trovassero in Europa, quanto profitto se ne ricaverebbe!

Frattanto io mi era avanzato alla guida, la quale appena mi raggiunse, chiestomi so aveva veduto los cajuches che erano testè passati, di loro s'intrattenne a parlarmi. Los cajuches, che a prima vista io avrei detto porci selvatici, somigliano in tutto ai nostri suini, ad eccezione che sono un po' più piccoli. Non sono però da confondersi coi cinghiali, dai quali differiscono molto. Vanno in mandre di cento , duecento ed anche trecento, occupando sempre il centro i piccoli. La loro carne è migliore di quella del maiale. Il cacciatore per prenderli tira loro da lontano, o anche dall'alto di qualche albero. Guai se si lascia cogliere dalla mandra: egli è irremissibilmente perduto. Perfino il tigre ha paura dei cajuches : ei sa che se si lascia circondare da loro, potrà ucciderne anche una dozzina, ma a costo senza dubbio della propria vita; e però per assalirli monta sopra un albero e, passata che sia la mandra, si getta sopra gli ultimi.

A' piè della Cordigliera s'erge sopra una pittoresca e verdeggiante collinetta, da altre circondata, il piccolo villaggio di recente fondazione chiamato Guejar o Las Mesetas, che conta 150 abitanti circa. In fondo alla collina scorre impetuoso il fiume Guejar, che va a sboccare nell'Ariari. Quivi non vi è cappella stabile ; e però con quanto portavamo nelle nostre casse convertimmo in cappella la camera più decente che trovammo, dove celebrai tre volte la S. Messa - essendo io il primo Sacerdote che colà dicesse Messa. - battezzai quindici bambini, predicai, si fece solenne processione e si diede la benedizione col SS. Sacramento.

Avendo notata la buona volontà di quella popolazione, la esortai a fabbricare una piccola chiesuola ed a chiudere un recinto pel Camposanto, che ancor non esiste, - com' è pure di tutti gli altri paesi di questi Piani, che seppelliscono i corpi dei loro cari qua e là nella campagna, senza distinzione o rispetto alcuno.

Da Guejar ad Uribe ci sono ancora due giorni di cammino per terreni montagnosi e per fiumi e ruscelli meravigliosi. Il Cabre, Las Peñas, il Duda scorrono fra due roccie altissime, che sembrano tagliate collo scalpello e con due soli metri di luce : la loro profondità spaventevole però supplisce alla loro strettezza. Alla vista di queste meraviglie della natura rimarrebbe stupito qualunque architetto di questo mondo. Las Pailas o Padelle poi, formato nella viva roccia, porta nel letto tanti buchi così ben fatti, da sembrare veramente altrettante padelle. La vegetazione è così lussureggiaute, che fra questi monti mai non penetra, direi, raggio di sole, ed il viaggio si fa continuamente sotto folti pergolati, rallegrati dai melodiosi canti di migliaia e migliaia d'uccelli e dalla vista di una miriade di farfalle e farfallette che ostentano nelle loro aline tutti i colori dell'iride. A rendere totalmente delizioso il tragitto di questi paraggi mancano le comodità della vita; giacchè fa d'uopo sovente camminare le intere giornate senz'incontrare una capanna, un luogo qualunque, ove scendere a ifocillarsi e a rinfrancare alquanto le stanche membra. Per mia consolazione dirò che ben tre volte dovetti passare la giornata trottando con una sola tazza di latte nello stomaco.

Uribe e sua storia, - All'orlo del sepolcro - Provvidenza di Dio - Bene fatto - Misera fine del P. Vela - Partenza da Uribe.

Al 6 maggio, vale a dire ventidue giorni dacchè era partito da S. Martin, entrava come in trionfo in Uribe. Una trentina di persone a cavallo vennero ad incontrarmi prima che vi giungessi. Il paese era tutto messo a festa; qua sventolava una bandiera, là si innalzava un arco trionfale, più sopra un altare. I colpi di fucile, il poco gradito suono di due cilindri di non saprei qual macchina in mancanza di campane, gli evviva e le grida di tutta la popolazione stordivano le orecchie. Quella buona gente non capiva in sè dalla gioia per l'arrivo del Missionario.

Uribe, capitale della Provincia dello stesso nome, è un paese ancora in embrione, che non ha che tredici anni di esistenza e conta però già quasi 3000 abitanti. Prima quivi esisteva solamente una tenuta od azienda appartenente alla Compagnia di Colombia; ma chi si diede alla fondazione del paese è la Compagnia Herrera y Uribe, della quale fa pure parte l'Arcivescovo di Bogotà che ci volle affidare questa Misssione. Questa Compagnia aprì la strada da Colombia (paese del Tolima) ad Uribe e l'altra da Uribe a S. Juan de Arama essa fece costrurre la chiesa e la casa parrocchiale: essa che sostiene tutto il paese. Uribe senza la detta Compagnia cesserebbe d'esistere - Le case di Uribe, non altrimenti che tutte quelle dell' Intendenza di SS Martin , sono fatte di legno e fango, col tetto di paglia o di tavole: hanno un sol piano e questo assai basso: la porta, che ordinariamente si chiude con una fettuccia di cuoio, serve pure in generale di finestra. La loro durata si calcola dai sei agli otto anni ; fortuna che qui il legno non fa difetto.

Stava scritto che le febbri palustri, che mi avevano molestato a S. Juan de Arama, dovessero tornar a visitarmi e portarmi all'orlo del sepolcro in Uribe. Difatti, non aveva ancora passati colà quindici giorni, quando mi sorprendono le febbri, mi abbattono, mi prostrano, mi trascinano in fin di vita. Oh! la penna non vale ad esprimere quanto provassi in quegli estremi momenti. Non mi rincresceva punto della vita; - chè in fin dei conti, pensava, io l'ho consacrata tutta a Dio per la salvezza delle anime: è sua, se la prenda pure; se Egli è già pago di quel nulla che ho fatto, pazienza, sia fatta la sua santa volontà! - Ma l'ambascia maggiore ch'io provava sì era quella di morire senza un Sacerdote al fianco che mi amministrasse i SS. Sacramenti, che mi confortasse col S. Viatico, che mi aiutasse a presentarmi con fiducia al tribunale di Dio. Oh ! quanto ne penava e quanti sospiri innalzava al mio caro Signore ed alla Mamma mia Maria !

Per grazia di Dio non era ancor quella l'ora mia. Anzi fu in Uribe ch'io ebbi occasione di toccare con mano che Iddio non abbandona mai i suoi servi. Difatti due ottime persone, appena mi seppero infermo, vennero a circondarmi di tutte le cure che immaginar si possono: sono essi il Sig. Alberto Plot, Agente generale della Compagnia Herrera y Uribe, che in qualità di medico mi prestò l'opera sua con un amore degno d'alto encomio, ed il Sig. Claudio Quintero, Prefetto di quella Provincia, che fu per me, non dico amico o fratello, ma padre tenerissimo. Oh ! Iddio li ripaghi copiosamente. Per me, finchè avrò un filo di vita, mi ricorderò sempre con amore e gratitudine di loro.

Quantunque sia stato disturbato dalle febbri , coll'aiuto di Dio ho potuto ugualmente fare un po' di bene a quella popolazione. In meno di tre mesi, ho potuto amministrare 150 Battesimi, benedire 11 Matrimonii, preparare 40 fanciulli alla Prima Comunione, ed ascoltare le confessioni di circa 300 persone. Deo gratias ! Tra coloro che preparai alla prima Confessione e Comunione, ve ne furono di quelli che portavano già sulla gobba i loro 20, 30 ed anche 40 anni; e tra i bimbi da battezzare ve n'erano parecchi che, contando cinque o sei anni, venivano recati per mano dai loro padrini. Ciò non ostante Uribe è sempre un paese buono, che riceve con docilità la parola di Dio, e quando avrà un Sacerdote permanente, lo potrem dire molto religioso. La necessità sua principale è l'istruzione religiosa e la facilità di praticare la nostra S. Religione.

Nella chiesa di Uribe riposano le spoglie mortali del P. Vela, religioso domenicano, che dopo aver passati trent'anni di Missione nei Piani di S. Martin, all'età di cinquantotto anni, cadendo da cavallo in un precipizio non lontano da Uribe. vi lasciò miseramente la vita. Ciò avvenne alle dieci di notte del 9 dicembre 1895. Era egli diretto ad Uribe sopra un brioso cavallo, in compagnia di alcuni buoni amici che lo precedevano ; quando in un tratto di via praticato sopra la viva roccia s'ode un forte rumore accompagnato da grida strazianti. Tornano indietro gli amici..., ma, orrore! che veggono! il cavallo del P. Vela precipitato giù nel sottostante fiume, alla profondità di ben cinquanta metri, ed il povero Padre rimasto nello svolto della stessa via, ma col cranio spaccato e pieno il corpo di contusioni, senza poter più articolar parola. Povero Padre! mentre trattavano di trasportarlo al paese, egli spirava. Oh ! certamente Iddio accolse la sua bell'anima nel regno de' beati ! Voglia degnarsi risparmiare sì tragica fine ai Missionari Salesiani, che a lui sono sottentrati in questo vastissimo campo!

Il giorno della mia partenza da Uribe fu di grande pena per quella buona popolazione. Senza dire delle visite infinite avute agli ultimi momenti per aver ancora un consiglio, una parola di conforto, una benedizione, o anche solo per versare la piena del loro affetto e della loro venerazione pel Missionario, giunta l'ora stabilita, qua] non fu la mia meraviglia nel vedermi arrivare uno stuolo di cavalieri incaricati di accompagnarmi buon tratto di via, e appena usciti dal paese, eccoci tutta la popolazione schierata in dite lunghe file da una parte gli uomini ed i ragazzi e dall'altra le donne colle fanciulle. Un signore arresta il mio cavallo e mi prega di ascoltare alcune semplici espressioni : i poveretti afflitti e inconsolabili esprimevano il loro cordoglio per la partenza di colui, che per tre mesi aveva fatto loro da Pastore e che chiamavano col dolce nome di Padre.

Li confortai colla speranza che presto il Signore loro manderà un Sacerdote stabile a prendersi cura delle loro anime. Oh! sì, io lo spero, che Iddio concederà loro presto un tanto favore in vista anche del loro buon cuore e della loro buona volontà.

(Continua)

MATTO GROSSO (BRASILE). -- Curiosi fatterelli. - Dalla relazione di una Missione data da Don Giuseppe Solari sui fiumi S. Lorenzo, (Tarigara e Cuyabà) nello scorso estate, stralciamo alcuni fatterelli, che dimostrano una volta più quanto grande sia l' ignoranza religiosa di quella povera gente, che pur passa per civilizzata. Da ciò i nostri lettori potranno toccare con mano la necessità imperiosa che vi è di buoni e zelanti Missionari che vadano ad istruire quei poveri popoli.

Ecco dunque come scrive il detto Missionario

« Un giorno venne uno sposo per confessarsi. Finita la confessione mi domandò: - Posso ricevere la Comunione?

- Ci sono delle condizioni necessarie per poter riceverla e bisogna vedere se lei le ha.

- Sì, che le ho; non si ricorda che mi sono confessato?

- Questa è una condizione, ma e le altre? Sa lei che cosa è la S. Comunione?

- Io no, ma credo che lei lo deve sapere. - Sì, io lo so, ma....

- Dunque basta.

- No, che non basta ; perchè lei la possa ricevere, bisogna che lei pure lo sappia.

- Credo che non sia necessario ciò, perchè se lei lo sa è più che sufficiente.

- Perchè la possa ricever io, ma non perchè la possa ricevere lei. Mi ascolti che io procurerò di istruirla su quanto è assolutamente necessario. - E qui cominciai a fargli un poco d'istruzione sopra le condizioni necessarie per accostarsi alla Comunione; gliele feci ripetere e finalmente gli dissi: - Ebbene, quando dirò Messa e darò ad altri la S. Comunione, si presenti lei pure a riceverla.

- Molto bene.

- Ma prima mi dica: non ha ancora preso nulla? - Nulla affatto.

- Nemmeno una goccia di acqua?

- Le dico che non ho proprio preso nulla. Unicamente ho bevuto due bicchierini di acqua ardiente (acquavite). Ma ciò non importa.

- Come non importa? tanto importa, che lei non può ricevere la S. Comunione stamane.

- Per causa dell'acqua ardente ? Non è niente Lei mi può dispensare; non ne faccia caso e mi dia la Comunione.

- No, no, assolutamente. Non voglio andare all'inferno io.

- No, non va all' inferno lei; nessuno lo sa, perchè la bevetti di nascosto.

- Lo sa Iddio.

- Nemmeno Iddio ha visto; non c'era nessuno.

- Dio ha visto, perchè è presente dappertutto. Abbia pazienza ed aspetti un' altra circostanza. Frattanto prenda questa medaglia e la porti appesa al collo.

Ricevette la medaglia, la palpò ben bene, poi domandò

- Devo trangugiarla adesso, od aspettare nella Messa?

Altra volta una donna venne piangendo perchè voleva comunicarsi.

- Non è più tempo, le dissi, già ho celebrata la S. Messa e non si conserva più l'Eucarestia.

- Io voglio che mi comunichi con la Madonna. - Come? che vuol dire con ciò? - Voglio mangiare la Madonna.

Altre persone mi domandavano la Comunione senza confessarsi, perche dicevano di essersi confessate 20 o 30 anni addietro, quando si maritarono; e come non avevano ricevuto allora la Comunione, venivano adesso per riceverla approfittando così della prima occasione.

In questa mia escursione sui fiumi S. Lorenzo. Tarigara e Cuyabà confermai 65 Matrimonii dispensandoli, per facoltà ricevuta, dagli impedimenti ; amministrai 227 Battesimi e diedi la Cresima a 243 persone, fra cui molti uomini già avanzati in età, ed uno tra essi ne aveva la bagattella di soli 114!»

Ai Giovanetti

GLI ORFANELLI ARMENI nella Casa della S. Famiglia in Betlemme

Carissimi Amici,

NON tutti i fanciulli della sventurata Armenia ebbero la triste, ma pur gloriosa fine di quel caro giovinetto, di cui vi parlai nella mia precedente, che eroicamente diede la vita per Gesù Cristo. Molti di essi, dopo aver assistito all'esterminio completo delle loro case e delle proprie sostanze ed al barbaro massacro dei loro parenti, si trovarono orfani, abbandonati nella più squallida miseria. Sorte ben dolorosa e degna dell'universale commiserazionel

Ogni cuore bennato si scosse a tante sventure, e la carità di Gesù Cristo aperse le porte di varii Istituti, dove quei poveri orfani, non più derelitti, ma circondati da numerosa famiglia, nella voce affettuosa degli ottimi Superiori ravvisano quella degli adorati genitori e scorgono sul labbro dei nuovi compagni il sorriso dei perduti fratelli.

Tra questi cattolici Istituti, che presero a fare le veci della famiglia per tanti orfanelli Armeni, mi piace notarvi, o cari giovani, quello fondato presso la culla del nostro Divin Redentore dal Can. Antonio Belloni, appartenente ora alla Pia Società Salesiana.

Il primo orfanello Armeno accolto nell' Orfanotrofio Cattolico di Betlemme si chiama Pietro Arusian. Osservatene il ritratto che vi presento. Egli è un giovanetto di dieci anni, di forme gentili, di anima soavissima, che s'apre alla riconoscenza ed all'amore per intima natìa gentilezza. Intelligente e pieno di vita, lavora e studia volonteroso; è docile, vivacissimo; ma se il ricordo dei suoi lo assale, egli impallidisce, trema e scoppia in singhiozzi.

Per l'istinto della vita, al crudo attacco delle orde turche irrompenti nella sua casa, egli si nascose nel buco d'un canaletto vuoto, e di là, pietrificato dal terrore, vide sgozzar la sua mamma, il suo babbo, i fratellini: tutti, tutti i suoi cari !... Certo, se lo spavento non gli avesse troncata la voce, avrebbe gridato, e la scimitarra spietata non lo avrebbe risparmiato; ma la paura ed il dolore furono troppo violenti, ed il povero piccino svenne. Rientrato in sè, dopo lunghe ore, vide che la sua casa era in fiamme, e dal terrazzo fuggì via, lacero, semivivo, quasi inconsapevole di se medesimo. Il paese era nello squallore; morti e feriti ingombravano le vie; e nella notte alta i pochi incolumi nel grande sterminio fuggivano verso luoghi meno barbari. L'orfano si unì ad uno di quei gruppi di compaesani, ed essi lo ristorarono, lo coprirono alla meglio, lo condussero ,lontano lontano, verso l'Egitto.

Venne consegnato al Console Italiano... poi alle caritatevoli cure del Canonico Belloni. Il povero piccino, felice di trovare nella persona di questo venerando Sacerdote un eccellente amico ed un ottimo Benefattore, gettandosegli al collo, nell'effusione dell'animo suo riconoscente, colle lagrime agli occhi, lo va chiamando, come sogliono tutti i piccoli orfani dei Luoghi Santi, col dolce nome di Padre.

E tale è veramente il nome che si merita il pio Canonico, il quale con l'inesauribile tenerezza del suo cuore di apostolo, come già fece per tanti altri orfanelli della Siria e della Palestina, tenta ora di far obliare al piccolo Pietro l'immensa sua sventura.

Che anzi questo piccolo Armeno nella Santa Casa di Betlemme pose in cuore al buon Padre degli orfani dei Luoghi Santi il desiderio intenso di salvare, di accogliere e di proteggere altri suoi piccoli compatrioti. Ed ecco infatti un Parroco di una delle Parrocchie più flagellate dell'Armenia a scrivere a Don Belloni che ha presso di sè una schiera di poveri piccini, strappati alla carneficina, ma affamati, nudi, mancanti di ogni cosa... e Don Belloni, fidente nella Divina Provvidenza, a non esitare a rispondergli che glieli mandi subito, e intanto far aggiungere un nuovo dormitorio all' edifizio già esistente e con tutta la sua diletta famiglia prepararsi a fare le migliori accoglienze alla piccola carovana che sta per arrivare. A questi altri se ne aggiungono, e la Casa della S. Famiglia di Betlemme è divenuta un caro asilo per molti piccoli sventurati Armeni, ai quali insieme con Pietro Arusian quivi è dato di provare ancorale dolcezze della perduta famiglia.

Giovanetti ! come sono provvidenziali gli Istituti Cattolici!. Oh! pregate il Signore che li benedica, li prosperi e li moltiplichi sopra la terra. E se le vostre condizioni ve lo permettono, soccorreteli di buon grado, sicuri di far cosa accetta a Dio e di sommo vantaggio a tanti nostri sventurati fratelli!

Vostro Aff.mo Amico DON GIULIVO.

Dal 5 al 13 del p. v. Agosto, nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, avrà luogo una muta di Esercizi Spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane. La pensione è di L. 20; per le Maestre L. 15. Chi desidera prendervi parte, ne dia avviso prima del 31 corrente Luglio alla Superiora del detto Istituto.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Da morte a vita.

Il giorno 20 marzo scorso la madre nostra fu colpita da terribile emorragia al naso; il medico le prestò tutte le cure suggerite dall'arte, ma i rimedii a nulla valsero, e l'ammalata fu dichiarata spedita. A poco a poco il polso rallentava le sue pulsazioni, finchè ad un tratto cessò di battere.

Noi, assieme ai parenti ed agli amici, la piangevamo come morta. Tutti ci trovavamo in profondissima desolazione ; ma, sempre fiduciosi in Maria SS.ma Ausiliatrice, di quei giorni spedimmo al suo santuario un'offerta, per la celebrazione di una Santa Messa e per una novena da farsi dagli orfanelli di Don Bosco. Ecco infatti visibile aiuto di Maria: un istante dopo quel deliquio, l'inferma cominciò a dar segni di vita e riaversi ; e tanto andò migliorando, che ora è convalescente, e, assieme a noi, rende vivissime grazie a Maria SS.ma Ausiliatrice. Preghiamo che la grazia sia fatta palese per mezzo del Bollettino Salesiano, a gloria sempre maggiore di Maria SS.ma Ausiliatrice, che una volta di più si mostrò a' suoi figli Madre di grazia e di misericordia.

LA FAMIGLIA FLORETTA di Cloz (Tirolo).

Maria mi ha guarita la mamma.

Mia madre, a nome Teresa Bussi, da lungo tempo era tormentata da nn continuo malore, che la rendeva inetta a qualsiasi lavoro e l'obbligava a tenere continuamente il letto. A nulla valsero i rimedi ordinati dal medico. Allora, avendo letto nel Bolletino, a cui sono abbonato, le tante grazie fatte da Maria Ausiliatrice, ho pensato di ricorrere anch'io alla di Lei intercessione, pregando a voler far eseguire una novena. Ed oh bontà della nostra Celeste Madre!... Fin dai primi giorni mia madre cominciò a star meglio ed ora si è rimessa completamente in salute. - Unisco in cartolina-vaglia una piccola offerta acciò sia celebrata all'altare di Maria SS. Ausiliatrice una Messa di ringraziamento.

Cossano Belbo, 10 Aprile 1897.

GIUSEPPE Bussi..

- Il sottoscritto approva pienamente e conferma quanto sopra.

Cossano Belbo, 10 Aprile 1897.

Sac. A. M. P. SANINO Prevosto.

Maria concede più di quanto si domanda.

Maria SS. è sempre Madre pietosa per chi fida in Lei ! e non sa negar nulla agli afflitti che a Lei ricorrono. - Nello scorso febbraio caddi gravemente inferma e soffrii infiammazioni e dolori acutissimi agli occhi, per cui il medico dichiarò indispensabile un'operazione chirurgica assai dolorosa. Ma il dover recarmi all'ospedale per subire sì cruda prova, mi dava grave affanno, e piena di fiducia nella cara Ausiliatrice, a Lei mi volsi con fervorosa novena e La supplicai di risparmiarmi tanto dolore. Quanto è pietosa la buona nostra Madre! Appena finita la novena e ricevuti i SS. Sacramenti, mi trovai subitamente guarita non solo dal fatal male che richiedeva l'operazione, ma altresì da lunghe e incomodo debolezze di vista che soffriva da anni. Ora godo di poter applicarmi a qualunque lavoro, senza provar la menoma stanchezza, e ne rendo grazie vivissime alla mia Celeste Benefattrice. - Promisi di pubblicare sul Bollettino un favore sì' segnalato e mandare L. 10 per una Messa di ringraziamento e pei bisogni delle Missioni: ora adempio di gran cuore a questi doveri.

Rosignano, 10 Aprile 1897.

CARLOTTA CASSANO.

Una madre consolata.

Or fa un mese, il mio unico figlio, d'anni sette, per scarlattina e morbillo fu ridotto in istato deplorevolissimo. La scienza aveva esaurito ogni espediente, ma invano; le cure affettuose d'una madre desolata non toccarono miglior effetto.... ogni speranza era perduta e tutti intorno al paziente piangendo vedevamo la morte ormai velare gli occhi al mio figlio, ed io convulsa tremava ! Ad un tratto, una mia carissima amica pur presente: « E che disperi, mi disse, confida in Colei che è l'Aiuto dei Cristiani, e certo avrai salvo il tuo figlio: gradirà l'offerta che Le farai, ma sopratutto l'offerta del tuo cuore. » Disse.... ed io nel mio cuore ricorsi all'Ausiliatrice, e tosto contro ogni aspettazione il mio figlio diè segni di vita non solo, ma in pochi giorni ogni pericolo completamente scomparve ed io fui consolata. - Viva Maria, che mi benedisse nel ridonarmi guarito il figlio... voglia la Vergine SS. benedirci ancora nelle anime nostre. - Mentre mi reco a dovere di attestare quanto sopra, piena di gratitudine, mando la tenue mia offerta in riconoscenza d'una sì segnalata ottenuta grazia.

Cervatto-Sesia, 12 Aprile 1897.

MARIA CERINI-JUVA.

Chignolo d'Isola (Bergamo). - Il Sac. Giovanni M.a Nocenti, dopo quattro mesi di malattia, avendo ottenuta la sospirata guarigione in seguito ad una novena di preghiere a Maria SS. Ausiliatrice, venne egli stesso in persona a Torino a ringraziare la sua grande Benefattrice. - Pietro Quadri dello stesso paese ringrazia, vivamente Maria Ausiliatrice per la guarigione istantanea di sua figlia dietro invocazione della Celeste Madre sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani.

Colle di Castelnuovo Garfagnana. - Il Sig. Carlo Quirici, Maestro Elementare, avendo la propria consorte, già debole di salute, soprappresa da febbre e mal di cuore che la ridussero quasi in fin di vita, dopo aver ricorso senza vantaggio all'arte medica, chiese l'aiuto di María SS. Ausiliatrice, con promessa di far celebrare una S. Messa all'altare del suo santuario in Torino e di far pubblicare la grazia, ottenuta che fosse. Da quel momento si notò nell'inferma un sensibile miglioramento, cessò la febbre ed in breve si ristabilì quasi completamente. Lode ne sia a Maria, la quale nulla niega a chi in Lei confida!

Crema. - Il Parroco Giuseppe Dente rende. pubbliche grazie alla Madonna Auxilium Christianorum, e in attestato di riconoscenza per quanto Le deve e di fiducia per quanto se ne impromette offre L. 3.

Faenza. - Una Nobil Signora ringrazia Maria SS. Ausiliatrice per aver preservato i suoi poderi dalla grandine nell'anno scorso, pel che fa celebrare una Messa di ringraziamento, secondo promessa fatta. - La detta Signora ne assicura che dal momento che fece porre a guardia de' suoi poderi l'immagine di Maria SS. Ausiliatrice, la grandine non le ha portato nessun danno. - Esprime inoltre la sua riconoscenza verso di questa buona Madre per averle scampato i figli, nell'anno 1893 e precisamente alla vigilia della sua gran festa, da gravissimo pericolo per l'imbizzarrimento del cavallo.

Fontaneto d'Agogna (Novara). - I fratelli Pietro, Giuseppe e Maria Ferrari del fu Avv. Giacomo, trovandosi in critica circostanza per dover eseguire certe considerevoli passività, nè più sapendo a quali mezzi appigliarsi, insieme colla mamma invocarono con viva fede il patrocinio di Colei che è l'Aiuto dei Cristiani. Mercè l'intercessione di questa Gran Donna, trovarono infatti presso i parenti persone di animo generoso e di ottimo cuore, sicchè loro riuscì facile, senza grave scapito, adempiere ad un giusto loro dovere. Per la qual cosa grati e riconoscenti a Maria SS. Ausiliatrice, inviane la tenue offerta di L. 5 per la celebrazione di una S. Messa in rendimento di grazie.

Fornaci (Brescia). - Nina Braga, inviando l'offerta di venti lire, adempie alla promessa fatta a Maria Ausiliatrice in momento di grave pericolo. Alla materna di Lei protezione ella deve se ebbe salva la vita nel terribile incendio che danneggiò la sua casa ; e fu dopo avere divotamente e fervorosamente invocato l'aiuto di questa buona, Madre , promettendole la suaccennata offerta, che vide cessato il pericolo, spente le fiamme e serbato incolume tutto ciò che più le stava a cuore. Grazie infinite siano rese a questa potente Madre !

Luignano (Cremona). - Il Sac. Natale Raimondi scrive come la figlia di certo Emanuele Rancatí, affetta fin dalla nascita da malattia giudicata incurabile, dopo aver fiduciosamente ricorso con una novena di preghiere all'Ausiliatrice dei Cristiani trovossi come per incanto sanata, ed in riconoscenza a questa Vergine potente faceva l'offerta di L. 2.

Monterosso. - Certa Giuditta Rossignoli, trovatasi in grave pericolo di perdere la vita, fece ricorso a Maria Ausiliatrice, promettendole di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e di inviarle tenue offerta, se la esaudiva. Ricevuta l'implorata grazia, adempie la sua promessa

Montescheno (Novara). - Il Sac. Alfonso Maffei, Decurione Salesiano, riconoscentissimo a Maria Vergine Ausiliatrice per una grazia ricevuta, scioglie il voto fatto ringraziando la gran Madre di Dio, e invita tutti a rivolgersi con viva fede a Lei ogni qualvolta si trovano in bisogni, sì per l'anima, come per il corpo.

Rimini. - Angelina Cevolani, educanda nel Collegio S. Luigi, dovendosi nello scorso ottobre sottoporre ad un esame che la impensieriva non poco, in mezzo a' suoi timori il suo pensiero corse alla Vergine Ausiliatrice, a cui promise che, se le avesse ottenuto un felice risultato, avrebbe fatto inserire la grazia nel Bollettino Salesiano. La buona Madre la esaudì, ed ora la suddetta educanda coll'animo tutto compreso della più viva riconoscenza, adempie la fatta promessa. Sia sempre ringraziata la Vergine Santa che non delude mai chi pone in Lei le proprie speranze!

Rina (Forlì). Maria Romelli, ripieno il cuore d'inesprimibile consolazione per averle Maria SS. Ausiliatrice salvato da crudele malattia una diletta sorella, manda una piccola offerta in ringraziamento, e prega sia fatta pubblica la grazia ottenuta, affinchè tutti conoscano quanto è buona la cara Madonna con coloro che La invocano con fiducia.

Rendono pure grazie infinite a Maria SS.ma Ausiliatrice i seguenti:

Una Cooperatrice Salesiana di Mondovì, la quale raccomandatasi vivamente alla Vergine SS. acciocchè l'aiutasse in una questione d'interesse, con promessa di pubblicarne la grazia, ne fu pienamente esaudita.

Maria Lunghini di Milano per il miglioramento e la guarigione ottenuta, dopo aver fatta una novena a Maria SS. Ausiliatrice, al suo nipote Antonio Lunghini, giovane diciassettenne, caduto da una fabbrica in costruzione.

Rosa Genta di Savona, per l'ottenuta guarigione di sua sorella.

Il Sac. Antonio Rizzi, Curato di Castana d'Arsiero (Vicenza), a nome della Sig.ra E. C. miracolosamente guarita e visibilmente benedetta dalla Madonna di D. Bosco.

Luigia Spiatta di Carlazzo, con offerta di L. 50 per la celebrazione di una Messa all'altare di questa Vergine potentissima.

Gli Alunni del Collegio Salesiano di Trecate, i quali oltre che alla Vergine Ausiliatrice rendono pur cordialissime grazie al suo castissimo Sposo S. Giuseppe per la prodigiosa guarigione del loro compagno Francesco Lorusso.

Il suddiacono Giacomo Gorretta di Asti, il quale dopo lunga malattia e dolorosa operazione, invocando sempre l'aiuto di Maria, potè ristabilirsi e riprendere gli studi.

Giulietta Lanata di Chiavari, consolata da Maria colla guarigione di sua cara sorella.

L'avvocato Fortunato Ellul di Malta, per grazia singolare ottenuta da lui e da suo figlio, riconoscente a Maria Ausiliatrice manda l'offerta di L. 30.

Ottennero pure grazie segnalatissime da Maria Ausiliatrice e pieni di riconoscenza inviano offerte al suo santuario di Torino e per le Missioni salesiane i seguenti:

Onorina Borsarelli, Mondovì-Piazza. - Dionisio Cotti di Francesco, Artogne (Brescia). - N. N. di Fattenera (Alessandria) con offerta di L. 5,50 per l'ottenuta guarigione da grave qual d'occhi. - P. P. con offerta di L. 11, Tirolo. - F. R. di Vicenza con offerta di L. 5. - Giustina Lupo, La Loggia. - E. A., Ivrea. - Giuseppina Traverso, Gavazzana. - Maria Briata, Belforte Monferrato con offerta di L. 20. - I Coniugi Fausto Paviato ed Egilda Salvagnini-Paviato.-Antonio e Luigia Calcagno. - Teresa Cristoforo, Loranzè con offerta di. L. 2. - Costanza Primavesi, Lugano, con offerta di L. 25. - Felicita Regazzoni - Gallois, Vercelli, con offerta di L. 5 per una Messa. - S. A., Alice Castello (Novara). - Margherita Bonaccini, Torino - Giovanni e Catterina Abrate, Carmagnola. - M. D., Milano, con offerta di L. 5. - I Coniugi A. e M. A. del Cantore Ticino, con l'offerta di una collana d'oro. - F. N. Vercelli, con offerta di L. 25. - Suor Anna Redenta Falesini, Serra de' Conti (Ancona) con offerta di L. 5 per una grazia ottenuta ad una famiglia afflitta. - Lucia Dibernardo, con offerta di L. 5 per mano del Curato di Portis D. Pietro Beorchia. - C. C., Tortona. - Stella Stoppino, Morsaseo. - Teol. Cesare Bozzini, Reggente Spirituale a Casteggio (Pavia). - P. Balestra, Gerra Gamb. - Z. T., Milano. - Cristina Manzone, S. Vittoria d'Alba con offerta di L. 15 a mezzo della Sig.<< Teresa Poro-Jardiui. - Maria Quartironi, Moggio (Cormo), con offerta di L. 2 a mezzo del Sig. Zefirino Invernizzi. - Pietro Castagnola, Rivascia. - Catterina Cavallero per la guarigione della figlia. - M. A. C., Tortona, con offerta di L. 50. - Un Cooperatore di Ostia con offerta di L. 3. - D. Giuseppe Masetto Parroco, Lupia - Una devota famiglia di Buttig'liera d'Asti, con offerta di L. 10 a mezzo del M. Rev. D. Bartolomeo Giuseppe Guanti. - M. C. e famiglia di Chiarore di Novaretto, con offerta di L. 10. - Francesco e Rosa Gilardi, Magadino (Svizzera). - Gaudenzio Jacono di Salvatore, Ragusa Inferiore, con offerta di L. 10 a mezzo del C.co Gabriele Tumino. - Giuseppe Ferrari, S. Ambrogio (Verona). - Francesco Oricco, S. Vittoria d'Alba, con offerta di L. 2 a mezzo della Sig.ra Teresa Poro -Jardini. - Giovanni Arrigoni, Rogeno (Como). - Pietro Ulla, Varengo Monferrato con offerta di L. 15 per la guarigione della propria consorte. - Maria Cortassa e Lucia Demichelis, Borgo S. Bernardo di Carmagnola. - C. M. Cooperatrice Salesiana di Rirarolo. - S. R., Pinerolo. - P. Agostino Garzoli, Can.cc di S. Lorenzo, Milano. - Francesco Manzone, con offerta di L. 1 a mezzo della Sig.ra Teresa Poro-Jardini, S. Vittoria d'Alba.

Preghiamo tutti coloro che, nei mesi di Maggio e Giugno, ci hanno riferite grazie ottenute da Maria SS. Ausiliatrice, a voler pazientare un pochino se non le veggono riprodotte in questo numero. L'abbondanza di materia riguardante alla nostra Celeste Patrona ci ha impediti di assecondare i loro desiderii. Stiano però sicuri che ciò che non ci è stato possibile in questo mese, lo faremo nei mesi seguenti.

ORATORII FESTIVI

TORINO.

Splendida onorificenza all'Oratorio di S. Giuseppe.

PER iniziativa dei Circoli Cattolici genovesi, e particolarmente del valoroso Avv. Ricci Presidente, negli scorsi mesi di maggio e di giugno erano indetti in Genova varii Concorsi, ginnastico, ciclistico , filodrammatico, ecc. fra i Circoli della Gioventù Cattolica Italiana.

A quello filodrammatico presero pur parte i giovani del nostro Oratorio S. Giuseppe di Torino. A loro incoraggiamento riporteremo qui quanto l'Italia Reale - Corriere Nazionale di Torino scrive a proposito dell'onore colà acquistatosi:

« Già accennammo, così scrive detto giornale, che a questo concorso cui presero parte valorosi Circoli della Gioventù Cattolica di Genova e di varie città d'Italia, tenne alto l'onore della città nostra l'Oratorio Salesiano di S. Giuseppe di Via Saluzzo, meritandosi uno dei due gonfaloni destinati alle due migliori sezioni tra i concorrenti, due medaglie d'argento dorato ed una d'argento.

» Fu rappresentato il bozzetto religioso Satana del Sig. A. P. Berton dell'Oratorio stesso di S. Giuseppe, bozzetto che si svolge in un atto e a tre soli personaggi: cosicchè l'onore riportato può dirsi specialissimo, essendo stata premiata e l'intera sezione e tutti e tre i singoli attori.

» Un bravo di cuore adunque a questi nostri valenti giovanotti, che in quel magnifico Teatro Nazionale di Genova, alla presenza del Sindaco, di varii Assessori e della più alta aristocrazia genovese ottennero colla loro valentia che si levassero fragorosi, prolungati applausi e grida di Viva Torino, Viva D. Bosco, Viva l'Oratorio di S. Giuseppe ! »

MACERATA.

La prima bandiera cattolica.

Chi avesse visitato, il giorno 23 maggio, l'Istituto Salesiano di Macerata, ne avrebbe ammirato il vasto portico cangiato in sala grandiosa. Addobbato con vero gusto da ogni parte, s'innalzava al fondo un grazioso altarino, avanti al quale sventolava gloriosa una bandiera di seta bianca e rossa. Sul bianco campeggiava l'immagine di S. Giuseppe, egregio lavoro in pittura del Sig. Ugo Fabbri. Ornata all'intorno da galloncino dorato, tra questo e l'immagine si leggeva : Oratorio Festivo Salesiano. Il bel nastro di seta bianca portava la scritta ricamata in oro : Preghiera e lavoro.

La benedizione dì questa bandiera era l'oggetto della festa.

Trecento e più giovanetti ammiravano ripieni di giubilo il loro vessillo, ed eletto numero di signori e signore applaudivano e godevano della loro gioia.

Al suon della banda dell'Istituto entrava S. E. Rev.ma l'Ecc.m° Vescovo Mons. Gio. Battista Ricci, accompagnato da buon numero di Canonici, dal padrino della cerimonia Sig. Marchese Aldobrandino Ranzoni e dalla madrina la nobil donna Sig.ra Annunziata Baronessa Narducci, che generosamente aveva donata la bandiera.

Raggiante di gioia in volto, Monsignore procedette tosto alla benedizione dello stupendo vessillo. Poi eseguitosi dagli alunni dell'Istituto l'inno salesiano del Liviabella, il Direttore dell'Oratorio festivo, D. Luigi Baldi, diè lettura della seguente carissima lettera di Sua Eminenza il Card. Rampolla

Rev. m° Signore,

Sono sempre grate al Santo Padre le cure e sollecitudini che si adoperano a vantaggio della gioventù. Pertanto Sua Santità non ha potuto non consolarsi nell'udire le belle notizie di cotesto Oratorio festivo. Augura la stessa Sua Santità che la frequenza dei giovanetti e il loro buon volere sia sempre maggiore, ed a tal fine ben volontieri imparte a Lei ed a quanti frequentano l'Oratorio l'Apostolica Benedizione.

Con sensi di ben distinta stima passo a ripetermi.

Di V. S. Rev.ma

Affe.m° per servirla

CARD. RAMPOLLA.

Prese quindi la parola Monsignore, il quale dicendosi lieto di aver potuto compiere una sì fausta cerimonia, esortava i giovanetti dell'Oratorio ad essere di carattere nobile e generoso, e non lasciarsi vincere da quel rossore insulso, che purtroppo trascina la gioventù de' giorni nostri sulla via del male ; ed osservando la bandiera sormontata dalla Croce, li confortava dicendo ch'essi pure, come Costantino il Grande, in quel segno vinceranno, che sempre stretti a quel loro Vessillo, formeranno la consolazione della famiglia, la gloria della patria, il trionfo della Chiesa.

Poche, ma nobili e graziose parole pronunziava quindi il valente Avv. Giorgetti. Dopo aver inneggiato a D. Bosco e ai suoi figli, osservava egli come questa sia la prima bandiera cattolica che sventolerà per le vie di Macerata, che forse molti la derìderanno ed insulteranno, ma che i buoni si terranno ad onore levarle il cappello.

Intercalati da scelti e ben eseguiti canti e suoni si leggevano pure altri componimenti di circostanza in prosa ed in poesia dai giovanetti dell'Oratorio e dell'Istituto : e la lieta funzione finiva colla solenne benedizione del SS. Sacramento, impartita dallo stesso Ecc.mo Mons. Ricci.

TRECATE.

Visita pastorale e premiazione.

TROVANDOSI in visita pastorale a Trecate Mons. Edoardo Pulciano, Vescovo di Novara, sul principio dello scorso maggio, dopo aver nel mattino distribuito numerosissime Comunioni ai giovanetti di quell'Oratorio Salesiano, nel pomeriggio si degnò intervenire e presiedere all'accademiola che tra loro si faceva per la distribuzione dei premii ai più assidui e diligenti.

L'ottimo Pastore, accolto da quei settecento e più giovanetti con segni di vero entusiasmo, con ineffabile compiacenza assistette ai loro canti, suoni e declamazioni ; poi di sua mano distribuito il premio che ciascuno si era meritato, rivolgeva loro belle parole d'incoraggiamento e li benediceva con tutta l'effusione dell'animo suo paterno.

L'onore e la dolce impressione ricevuta da questa preziosa visita non saranno tanto facilmente dimenticati da quei cari giovanetti.

NECROLOGIA

IL Comm. Giuseppe Fissore Dottore aggregato della Facoltà Medica di Torino.

uNA vera celebrità medica è scomparsa dalla faccia della terra colla morte di quest'illustre Dottore, avvenuta in Torino la sera del 2 giugno u. s. Dopo quattro mesi di dolorose sofferenze, sopportate sempre con cristiana esemplare rassegnazione, munito di tutti i conforti di N. S. Religione, nella bella età di 82 anni, volava in seno a Dio a ricevere il premio della sua lunga vita spesa tutta in sollievo dei poveri sofferenti.

Nativo di Bra, fin da giovanetto segnalossi negli studii. A quattordici anni vinse il premio al Collegio delle Provincie, e per volere del Sovrano stesso gli fu aggiudicata la pensione, la quale per mancanza di età non gli sarebbe stata consentita.

Fin d'allora il Fissore rivelò non solo le attitudini di uro studioso, ma quelle di un vero scienziato. Si laureò in medicina e chirurgia all'Università di Torino nel 1833 e vi ebbe titolo di Dottore aggregato nel 1857.

Egli fu il primo che in Torino introdusse la toraceutesi (perforazione del torace) per estrarre l'acqua dai polmoni. Contrastato come tutti i novatori, ebbe la fortuna del successo.

Chirurgo valente, le sue lezioni erano frequentatissime fino agli ultimi anni, in cui conservò sempre una lucidità di idee e una chiarezza di esposizione meravigliose.

Di stampo e di virtù antiche, bonario, semplice, il Fissore nella scuola e nella vita a tutti insegnò ed infuse lo spirito di sacrifizio e di abnegazione, e il disdegno di tutto ciò che è riprovevole; la modestia, che era la sua caratteristica suprema, lo seguì dovunque, allontanandolo da tutto ciò che è vanità ed orgoglio, rendendolo padre a tutti i poveri, maestro a tutti i giovani.

Fratello del compianto Mons. Celestino Fissore, Arcivescovo di Vercelli, con lui gareggiava nell'affetto e nella pratica della N. S. Religione. Favorito di una memoria prodigiosa, conosceva a fondo la teologia morale, la storia ecclesiastica, il diritto canonico. A 80 anni recitava al Congresso Eucaristico di Torino uno splendido discorso sulla religione e sulle scienze, in cui fe' palesi le sue intime convinzioni, che cioè il medico più d'ogni altro scienziato deve possedere la scienza di Dio.

Molte, assidue, generose furono le opere di carità da lui esercitate. Non vi è, si può dire, pio Istituto in Torino, dove egli non abbia portato lo zelo illuminato della sua scienza e della sua carità. Il Cottolengo fu l'opera prediletta al suo cuore, e non lasciava passare giorno senza quivi portarsi a visitare quegli infermi. E bene spesso ai malati poveri non arrecava solo l'aiuto del suo consiglio e della sua assistenza, ma quello ancora del suo obolo.

E noi, per tacere d'altri insigni benefizi ricevuti dal Fissore, ricorderemo qui solo la sollecitudine, la carità squisita, l'affetto, e, diremo, la venerazione con cui veniva a visitare il nostro Fondatore, specialmente nella sua ultima malattia. E quando l'arte medica più nulla poteva sull'affranto corpo del povero D. Bosco, e l'ottimo medico ce ne doveva dare il tristo annunzio, due grossi lagrimoni scorrendogli per lo gote indicavano appieno quanto egli amasse il nostro buon Padre e i suoi figli.

Tanta virtù e tante benemerenze verso la società non potevano rimanere nascoste al Santo Padre, il quale molt'anni addietro, con parole d'alto encomio inviava al Dottor Fissore la Commenda di S. Gregorio, onorificenza ch'egli nella sua grande umiltà accettò di buon grado perchè veniva dal Padre di tutti i fedeli, dal Vicario di Gesù Cristo.

Ed ora, mentre uno stuolo immenso di beneficati amaramente piangono la dipartita di un tant'uomo, noi ci confortiamo nella dolce speranza che Iddio, giusto rimuneratore, già l'abbia messo a parte degli eterni celestiali godimenti riservati alle anime elette, a quelle anime cioè che della loro vita fanno un perfetto olocausto al Signore per il vantaggio dei loro simili.

D. Biagio Rumiano Canonico della Cattedrale di Susa.

IL giorno 3 giugno, la morte ci rapiva pure quest'ottimo Cooperatore, già condiscepolo ed amico del venerando nostro Fondatore.

Fu per molt'anni Priore di Villardora, nella Diocesi di Susa, ove trasse più volte D. Bosco a predicare al suo diletto popolo, e donde, ammirando le provvidenziali e grandiose imprese a cui s'accingeva quest'uomo di Dio, inviavagli sovente l'obolo suo generoso ed affidavagli da educare quei giovanetti, che manifestavano chiari segni di vocazione ecclesiastica.

L'irreprensibilità della sua vita sotto ogni riguardo, la sua modestia, la sua pietà ed il suo zelo per la gloria di Dio e la salute delle anime gli guadagnarono mai sempre la stima e l'affetto del buon popolo di Villardora, il quale a malincuore sol vide rapire per essere eletto, in vista de' suoi meriti, Canonico della Cattedrale di Susa. Innalzato di grado, non cessò dal beneficare le Opero Salesiane, come ci consta da alcune affettuosissime lettere di D. Bosco stesso, delle quali ci fu dato averne copia.

Mentre porgiamo le nostre sentite condoglianze alle sorelle ed ai nipoti superstiti, che ci parteciparono l'infausta notizia, e li assicuriamo della nostra eterna gratitudine per tutti gli atti di carità che insieme col compianto Canonico fecero a D. Bosco ed alle Opere Salesiane, invitiamo tutti i nostri lettori a volersi unire con noi nel suffragare l'anima di questo nostro fedele amico e zelante Cooperatore.

D. Luigi Rena primo Arciprete di Banengo Monferrato.

RACCOMANDIAMO pure alle preghiere dei nostri Cooperatori e Cooperatrici l'anima bella di questo Sacerdote volata al cielo sul principio del corrente anno.

Un volume non basterebbe a narrare le mirabili cose fatte da questo zelante operaio della Diocesi Casalese, nella sua lunga carriera di quasi cinquant'anni di sacerdozio. Direm solo ch'egli fu il primo ad introdurre in quei dintorni la pia pratica del Mese di Maggio ad onor di Maria, che ottenne si erigesse a Parrocchia quella che prima era semplice Cappellania, onde attirare stabilmente Gesù in quel paese, vi innalzò una bella chiesa fornendola di tutto l'occorrente, poi si adoperò a tutt'aomo per attirare a Gesù le anime alle sue cure affidate. Anzi avendo sentito dire che fare del bene ai lontani ridonda anche a vantaggio dei vicini, venne in soccorso della Propagazione della Fede, aiutando a formare dei buoni Sacerdoti e concorrendo abbondantemente per le Missioni straniere, tra cui quelle di D. Bosco, solito a dire: « Il bene che si fa in America son sicuro che ridonda anche a vantaggio delle anime a me affidate ».

Dal Paradiso, ove speriamo già goda il merito ed il premio delle tante sue opere buono, ottenga quest'anima eletta alla Chiesa molti imitatori del suo amore per Gesù Cristo, della sua divozione per Maria e del suo fervido zelo per la salute del prossimo.

Notizie varie

MONS. RESPIGHI AL COLLEGIO S. CARLO di Ferrara.

Leggiamo nella Domenica dell' Operaio di Ferrara

« L'amatissimo nostro Arcivescovo, continuando con zelo veramente ammirabile a visitare le Famiglie religiose e gli Istituti della città, il martedì 4 maggio passava pure al Collegio S. Carlo dei Salesiani in Via Brasavola.

» Venne ricevuto dal Direttore, da' Maestri, da' Cooperatori Salesiani, fra cui vari Canonici e Parroci della città, e dagli alunni, tra festosi applausi, al suono della fanfara del Collegio.

» Preso posto nel luogo preparatogli sotto l'ampio porticato, vagamente addobbato, i giovani musici cantarono un inno d'occasione che fu di grande effetto. Si declamarono quindi dagli alunni interni ed esterni bellissimi componimenti in italiano, latino e francese, tramezzati da varie marcie eseguite dalla piccola fanfara.

» Pregata dal Direttore, Sua Eccellenza poneva termine alla riuscitissima accademia, rivolgendo ai giovanetti oppurtunissimi consigli. - Siate riconoscenti, dicea loro, del beneficio grande che Dio vi ha fatto, mandandovi in questo Collegio, dove oltre alla scienza apprendete la religione, la virtù. Mostrate tutta la vostra riconoscenza coll'essere ubbidienti ed esatti nei vostri doveri religiosi e scolastici. Imitate Gesù giovanetto, la cui vita si compendia in queste tre parole : Erat subditus illis.

» Impartita poscia la benedizione, passò a visitare la Casa, esternando la propria soddisfazione al Direttore ed augurandogli che possa al più presto possibile acquistare un locale più ampio, per estendere il beneficio dell'educazione cristiana ad un maggior numero di giovanetti e per poter impiantare l'Oratorio Festivo, vera arca di salvezza per la gioventù povera dei tempi nostri.

» Mentre noi applaudiamo all'augurio che Sua Eccellenza Rev.ma ha fatto ai Salesiani, raccomandiamo caldamente a tutti i buoni cattolici di appoggiare moralmente e pecuniariamente l'opera cristiana e civile di questi buoni Sacerdoti, i quali tanto zelo e abnegazione mettono nell'educare il popolo e i figli di esso. Noi aggiungiamo voti ardenti, perche essi anche tra noi trovino quegli aiuti che hanno avuti larghi ed efficaci in tutto le parti del inondo e di cui hanno bisogno per compiere la loro provvidenziale missione ».

Il COLLEGIO SALESIANO DI MACERATA a Civitanova.

Il lunedì 10 maggio, la patria d'Annibal Caro era in fermento per l'arrivo di uno stuolo di baldi giovanetti, dal volto ridente e dalla semplice, ma elegante divisa. Erano essi i 140 alunni del Collegio Salesiano di Macerata, che là traevano a diporto, accompagnati da' loro cari Superiori.

Preceduti dal loro bel concertino e da quello di Civitanova, gentilmente favorito dall'egregio Sindaco Cav. Sabatucci, a due a due schierati, facevano il loro solenne ingresso in quella città in mezzo a due fitte ale di popolo che loro acclamava festosamente.

Furono accolti nel palazzo delle scuole, ornato con drappi, con festoni e fiori. Le due bande si felicitarono suonando alternativamente, interrotto da vivi applausi alla gentile Civitanova, ai suoi cortesi abitanti.

Visitata la chiesa principale, i nostri giovani con ordine e compostezza edificante si recarono al Cimitero, lontano un dieci minuti dalla città, per ivi commemorare il giovane Marazzi, loro antico compagno di Collegio, morto da circa due anni. Raccoltisi sulla sua tomba, pregarono pace all'anima di lui, ed i presenti ne furono profondamente commossi. Pio e delicato pensiero è quello di richiamare alla memoria nel giorno dell'allegria coloro che già un tempo divisero con noi le gioie e le sventure.

È facile immaginare quale brio, quale festevole cordialità regnasse durante il pranzo in mezzo ai giovani commensali, i quali espressero i sensi della loro gratitudine inneggiando a tutti coloro, che si erano adoperati nel procurar loro sì bella festa. Vennero acclamati ripetutamente il Rev.do Arcipr. Massetani e il Can.co Libani, che ne ebbero il merito principale, della bontà e gentilezza dei quali i nostri giovani serberanno lunga memoria. L'ospitale Civitanova, i suoi abitanti, il suo Sindaco, il suo concerto furono fatti segno a replicati ed entusiastici evviva, mentre il popolo si affollava sul portone delle scuole, desideroso di vedere ancora quei cari giovanetti. I quali dopo uscirono di nuovo ordinatamente con a capo il concerto, e si recarono sotto le finestre del Sindaco per ringraziarlo della gentile ospitalità accordata.

Intanto le campane di S. Paolo chiamavano i fedeli al mese di Maria, a cui intervennero i giovani collegiali, rallegrando quel tempio col canto delle Litanie Lauretane e del Tantum ergo.

Usciti di là e fatto circolo dinanzi al teatro Annibal Caro, la banda del Collegio, diretta dall'ottimo M. Liviabella, diede un piccolo programma musicale : i vari pezzi furono salutati da fragorosi applausi, massime la bella composizione dello stesso Liviabella « Macerata- CivitanovaLoreto. »

Il sole cominciava a declinare e sebbene fosse generale nei giovani il rincrescimento di dover lasciare quella cara cittadina, ove aveano passato brevi ore inebbrianti, tolto commiato, ripresero la via di Macerata, lasciando graditissima impressione in tutti quegli ospitali cittadini, ai quali porgiamo noi pure l'espressione della nostra sincera ammirazione e della nostra sentita riconoscenza.

FRASCATI E IL SUO SEMINARIO.

Da una corrispondenza del Lazio Cattolico di Grottaferratta stralciamo i brani seguenti

« Il Ven. Seminario Tuscolano, vanto e gloria della città di Frascati, ebbe mercè le cure del suo amatissimo Pastore il Cardinal Serafino Vannutelli a riacquistare nuove forze e vigore. I figli di D. Bosco, chiamati a reggerne le sorti fin dallo scorso anno, cooperarono efficacemente al suo ripristinamento, e di ciò avemmo prova non dubbia assistendo ad un'accademia che fu data nella cappella in onore di Sua Eminenza. Il programma svariato ed attraente fu eseguito con molta soddisfazione dei presenti, che furono perciò prodighi di applausi. Nella cappella ridotta per la circostanza, era il trono destinato a Sua Eminenza, cui facean corona Mons. Vicario Mercanti, l'Arciprete De Sanctis, Mons. Filipponi ed Antonelli, e i R.mi Canonici Fabrizi e Curti.

» Nel mezzo di un drappo spiccava il ritratto del S. Padre, del Cardinal Vescovo e di D. Rua, Superiore Generale dei Salesiani.

» Il programma ebbe principio al suono dell'Inno Pontificio eseguito al pianoforte. Vennero eseguiti scelti pezzi di musica in coro e recitati vari componimenti dagli alunni, che seppero con ciò dar prova della loro valentia, rendendo così merito ai loro ottimi istitutori.

» Vennero quindi pubblicati i punti meritati dagli alunni nell'esame semestrale, ed ai migliori furono distribuite delle artistiche menzioni d'onore.

» In fine Sua Eminenza diresse brevi, ma sentite parole agli alunni, rallegrandosi in pari tempo con i benemeriti Salesiani, cui è grato rivolgere anche le nostre congratulazioni per la loro operosità veramente ammirevole, augurandoci che possano tornare il nostro Seminario all' antico grado di splendore, di che punto non dubitiamo, avendo in Italia dato prove non dubbio e sicure della loro capacità, cui si deve l'esistenza di tanti e sì benefici Istituti. »,

I SALESIANI DI OULX.

Ci scrivono : «Il dì dell'Ascensione, in Oulx, nella Chiesa dei Salesiani detta la Badia, si iniziava per opera di benemerite persone un triduo solenne di sante Quarant'ore, Vi predicava il distinto oratore salesiano Prof. D. Albino Carmagnola.

» Nella suddetta festività egli benediceva solennemente, previo bellissimo apposito discorso, una magnifica statua di S. Antonio da Padova, dono dell'ottima famiglia Tournoud. In tale circostanza si distribuiva ai poverelli del paese un'abbondante quantità di pane, offerta di altre pie persone.

» La domenica seguente poi si faceva la chiusura del mese di Maria, con Messa cantata al mattino e discorso analogo durante le funzioni della sera. I giovani, che in discreto numero frequentano l'Oratorio festivo diretto dai Salesiani, eseguirono in detto giorno con generale soddisfazione quel vero gioiello di musica sacra che è la Messa in Re del Maestro Fr. Boissière.

» Il discorso poi della sera, aggirandosi specialmente sul favore prestato in ogni tempo da Maria Ausiliatrice alle Opere di D. Bosco, doveva pur servire di Conferenza ai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici della Pia Società Salesiana. Nè vi fu quasi persona che non si desse premura di offrire il proprio obolo nella consueta colletta che seguì la Conferenza. Lo slancio con cui la popolazione di Oulx rispose all'appello di dette pie e ben intenzionate persone, tanto nell'accorrere numerosa ad udire la parola facile ed insinuante del bravo oratore salesiano, quanto nell'accostarsi ai santi Sacramenti, chiaramente dimostra che non solamente viva è la fede in questo paese, ma che esso sa ancora debitamente apprezzare l'opera di cristiana rigenerazione che i Figli di D. Bosco hanno intrapreso a benefizio dell'umanità intiera in questi tempi così calamitosi per la nostra santa Religione.»

LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE a Crusinallo.

Da questo villaggio del Novarese scrivono alla Voce di Novara:

« Sono otto mesi, che abbiamo qui le RR. Suore di Don Bosco, e non se n'è mai parlato. Ci volle tutta l'arditezza e la tenacia dell'Arcipr. Don Lapidari, ma finalmente son venute, assumendo scuola, asilo, laboratorio, oratorio festivo....

» Domenica, 30 maggio, fecero, direm così, la loro presentazione ufficiale, con la festa di Maria SS. Ausiliatrice,

» Il terreno era già preparato ; tre discorsi del Can. Scapardini diedero l'ultimo colpo. L'entusiasmo ora è al colmo, cosicchè si può dire francamente, che le Suore sono padrone del campo. Non c' è che dire, se l' hanno guadagnato. Si sa, quando parlano i fatti, le prevenzioni cadono : e i fatti ci sono. Lo dicono tutti, che è un altro vivere adesso : le figlie più ritirate, i genitori più tranquilli, i superiori più rispettati, più frequenza alla Chiesa, ai Sacramenti, ecc.

» Il Rev. Arciprete può essere contento, chè comincia a vedere i frutti di tanti sacrifizi, e può ripromettersi molto più dal nuovo impianto che sta per fare. Le Suore ne hanno premio ed incoraggiamento, se fosse d'uopo, a lavorare; le madri di famiglia una spinta a favorire chi loro fa tanto bene; le giovani un incitamento a profittare di tanta grazia. Dio la vuole, Maria SS. la benedice, l'utile di tutti la domanda : aiutiamo dunque, tutti, per quanto lo permettono le nostre forze, l'opera del benessere morale e materiale del paese. »

RETTIFICAZIONE

Nel Bollettino di Giugno ultimo scorso a pagina 151, nella lettera di D. Raffaele Piperni, Missionario Salesiano a San Francisco di California, si leggono alcune parole che potrebbero esser mal interpretate a danno d'una persona, a cui professiamo la massima stima e venerazione. Quivi è scritto che il R. D. De Carolis fece la consegna dell'esistente senza lasciar i documenti del debito di dodicimila scudi che gravitano sulla chiesa. A scanso d'ogni insinuazione poco caritatevole, dietro ulteriori ed esatte informazioni dichiariamo

1° che detta passività non fu contratta dal sullodato sacerdote, bensì da colui che lo precedette nel servizio della Chiesa.

2° che si trovarono poscia nei registri i documenti comprovantì che questo debito fu contratto col permesso dell'Autorità Ecclesiastica e che il D. De Carolis, fu esattissimo nel pagare gli interessi.

Voglia il Sig. D. De Carolis, scusarci se le nostre parole avessero potuto far credere che vi fosse nella sua amministrazione qualche cosa di men che corretto.

BIBLIOGRAFIA

Il XXV anniversario della fondazione del Collegio di Varazze. - Scuola Tipografica Salesiana, S. Pier d'Arena. Prezzo L. 2.

È questo un caro ricordo della festa celebratasi nello scorso febbraio nella città di Varazze per commemorare il 25° anniversario della fondazione di quel Collegio Salesiano.

Era generale il desiderio che fosse tramandata memoria di quella bella festa, rimasta profondamente impressa nel cuore di tutti coloro che vi presero parte, di quella festa che fu una delle ultime, cui ha potuto presenziare l'ora defunto Vescovo di Savona. Ed il presente Libro ricordo è riuscito tanto bello e splendido, da farsi leggere con piacere pur da coloro che non furono presenti alla festa o non ebbero alcuna relazione con quel Collègio.

È una raccolta di bei componimenti, dove tutte le più dolci e soavi rimembranze dell'età fanciulla fanno mostra di sè colorite nei modi più vari e più delicati.

Alla breve e graziosa prefazione, con cui il Sac. Dott. A. Luchelli, Direttore dell'Istituto, si rivolge agli Antichi Allievi del Collegio e dice loro la ragione e lo scopo dei libro, segue una bellissima poesia dell'Avv. Giulio Palladino. dove i sentimenti di religione, di patria, di rispetto e devozione agli antichi maestri, di amicizia e di cordialità verso gli antichi compagni si intrecciano, si armonizzano e si fondono per formare un piccolo capolavoro. Viene quindi un discorso del suddetto Direttore D. Luchelli, nel quale non sai se più ammirare lo splendore della forma, o l'altezza e novità dei concetti o la copia di un'erudizione attinta alle fonti più svariate. - Don Bosco fu figlio del suo secolo, e la sua impresa fu educare ed istruire la gioventù, coll'imprimere a' suoi Istituti un carattere profondamente religioso e coll'adottare un metodo di soavità, che, rifuggendo dai castighi violenti, fa del Collegio una famiglia. - Tale è l'argomento di questo discorsetto, che è un vero gioiello, e si legge da capo a fondo d'un fiato, ammirati non so se più della bellezza del tema o della eleganza di stile ond'è svolto. Seguono delle sestine affettuose, in cui il primo Direttore del Collegio, Sac. Dott. G. B. Francesia, rievoca lontane e care memorie, ed altri bellissimi lavori come il « Canto notturno d'un antico allievo », versi di C. M. Prandi, in cui si sente tutta l'armonia del verso alfierano, riunita ad insuperabile vivezza di concetti ed immagini che ci richiama alla mente i più bei versi dello Zanella; i Ricordi intimi della vita collegiale dell'Avv. Tommaso Cereseto, dove è tutto un tesoro di nobili sentimenti e di affetti gentili; i discorsetti del Sig. Agostino Piccono, del Sac. Lazzaro Craviotti, del Sac. Giuseppe Rossi; il sonetto del Sig. Biagio Ameri; il saluto del secondo Direttore del Collegio Dott. D. Giuseppe Monateri, nonchè le parole di chiusura del compianto Mons. Boraggini, tutto cuore ed unzione per i Figli di D. Bosco e la gioventù dei loro Istituti.

Il libro è tutto intiero di un interesso particolare e si legge con sentita soddisfazione.