BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Giugno 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI GIUGNO 1897

IL S. CUORE DI GESÙ E I NOSTRI DOVERI - Pag 137

UN PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DEL S. CUORE DI GESÙ IN ROMA   140 IMPORTANTISSIMA RISPOSTA . . . iV MONS. DAVIDE DEI CONTI RICCARDI, Arcivescovo di Torino   . 141

POSA DELLA la PIETRA dell'Istituto Salesiano di Perosa Argentina.      . 144

SOLENNE INAUGURAZIONE dell'Istituto Salesiano Sant'Ambrogio in Milano . . .   . 146

FIORI SALESIANI . .   . . . . . 148 NOTIZIE DELLE MISSIONI: - CALIFORNIA: I Salesiani negli Stati Uniti. - ARGENTINA Il mese dei fiori nella Pampa centrale . . 150

Dall' Estero: - FRANCIA : Per la Pasqua degli Italiani. - SVIZZERA: Altra Missione per gli emigrati. -TERRA SANTA: Trionfo di Maria Ausiliatrice    152

NECROLOGIA    154

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    156

ORATORII FESTIVI    158

NOTIZIE VARIE    159

COOPERATORI DEFUNTI    160

IL SACRO CUORE DI GESU' E I NOSTRI DOVERI

LEONE XIII, questo grande Pontefice, nel quale l'altezza dell'ingegno , la sapienza di governo e l'ardore della pietà trovansi insieme così bellamente e mirabilmente congiunti, scriveva, in una memoranda Enciclica del 25 dicembre 1888, il rimedio ai mali, onde è travagliata la società moderna, consistere in questo, che, mutato divisamento, si ritorni da tutti e in privato e in pubblico a Gesù Cristo e ad una vita veramente cristiana (1). Sapienti parole, le quali, mentre discoprono il male, segnano eziandio e con lucidità e sicurezza il rimedio infallibile, che è da apprestarvi. La separazione da G. Cristo, separazione operata ne' costumi individuali, nella scuola, nella famiglia, nella politica, nelle istituzioni sociali, come se Gesù Cristo non avesse nulla che fare con la vita nostra privata e pubblica, ecco la causa di quell'abisso, all'orlo del quale siamo pervenuti, e che tutti ormai, senza distinzione alcuna, guardiamo inorriditi, incerti del domani. - L'anarchico, che attenta, incendia e distrugge, è il figlio naturale del separatista in materia religiosa; l'ateismo, mascherato sotto la forma ingannatrice di separazione di Dio dall'uomo, della Chiesa dallo Stato, doveva portare, e portò difatto, per necessaria conseguenza, al nichilismo. « Fra l'ateismo e il cattolicismo - scriveva Proudhon, che aveva almeno la franchezza della deduzione nelle sue orribili teorie - non vi ha posto che per l'ignoranza o la mala fede (1) ».

Or, che fare di fronte a questi grandi mali? Compiere subito e animosamente quel che ci consiglia, anzi ci comanda il Vicario di Gesù Cristo, cioè ricondurre Gesù Cristo colà donde fu allontanato, e ricondurvelo con un'azione potente, franca, concorde, un'azione insomma cattolica, senza punto inquietarci dinanzi alle difficoltà degli uni e alle debolezze degli altri, difficoltà e debolezze, che, inerenti alla natura umana, accompagnano sempre più o meno le nostre povere azioni. Questo sentimento di ritorno a G. Cristo, bisogna dirlo ad onor del vero, è ormai entrato nella coscienza di tutti; tutti ne sentiamo in noi imperioso bisogno.

Ma come e in qual modo si ha da operar questo ritorno a Gesù Cristo? Per la divozione al Suo Sacratissimo Cuore. Certo, a chi non è troppo addentro nelle cose di Dio, parrà questo un rimedio per nulla proporzionato alla grandezza del male. Non mancheranno di coloro, i quali peneranno a persuadersi che una pratica di pietà, qual'è questa del S. Cuore di Gesù, buona sì, dicono essi, ma volgare, possa anche solo arrestare, non che cessare, un male così largamente propagato e potentemente sostenuto con tutti i presidii, di cui possono disporre le forze dell'uomo. Eppure coloro, che così la pensassero, mostrerebbero con ciò stesso di non conoscere la virtù che hanno le opere di Dio. Al postutto il mondo non fu vinto e condotto alla fede e alla civiltà da eserciti o da dotti, non da forza materiale, né da forza intellettuale, bensì da pochi e semplici pescatori. Dio è onnipotente, e come tutte le vicende della terra sono ordinate alla gloria di Gesù Cristo, che è anche oggi quel che fu ieri e sarà per tutti i secoli, così tutte dipendono da Lui, che vuol essere glorificato (2).

La divozione adunque al S. Cuore di Gesù, non cessiamo dal ripeterlo, è il rimedio sicuro ed infallibile ai malori sociali che deploriamo

L'Harvey, che ha fatto lunghi e profondi studi fisiologici sul cuore umano, e a cui la scienza deve, come frutto di questi studi, la celebre scoperta della circolazione del sangue (1619), non esitò, dopo tante e dotte indagini, a proclamare il cuor dell'uomo re, imperatore dell'organismo umano. Il certo è che de' tre organi essenziali della vita, cervello, cuore e polmoni, il cuore è il principale, come quello da cui in realtà parte quell'azione, tutto quel movimento, che dà origine e vita alla vita; il cuore è insomma il principio della vita. Il che non è men vero nella vita intellettuale e morale. « Dal cuore, disse un giorno G. C., derivano i mali pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, i falsi testimonii e le maledicenze (1) ».

Curare adunque il cuore vuol dir curare eziandio la mente e quanto dalla mente si deriva; educare il cuore al bene equivale a render buoni i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre parole, le nostre azioni, la nostra vita tutta quanta. Or chi non sa quanto a ciò possa e debba efficacemente giovare la divozione al S. Cuore di Gesù, di quel cuore cioè, che appunto per essere il cuore di un Uomo-Dio, fu un cuore perfettissimo sotto tutti i riguardi, fisico, estetico, intellettuale, e morale? Se il cuore umano meritò giustamente di essere chiamato dagli antichi il sole dell'uomo, a quel modo che il sole fu detto il cuore del mondo (2), con qual nome chiameremo noi il Cuore di Gesù, Creatore e Redentore del mondo? Se da esso ebbe principio la vita, e per esso dalla morte risorgemmo alla vita, come non dovrà esso ancora a' giorni nostri sanare quelle due grandi piaghe della società, che sono la cecità della mente in materia religiosa e la corruzione del cuore nelle azioni. morali ?

Ma occorre a quest'uopo la cooperazione nostra; chi creò te senza di te, diceva già S. Agostino, vuole l'opera, la cooperazione tua alla tua salvezza (3); bisogna insomma agire. Bandita la reli gione dalla scuola, l'ignoranza de' principii religiosi, di que' principii, che soli possono render civili i popoli, si è fatta così generale e così profonda da dover ormai ripetere col Salmista che « la verità è venuta meno tra i figliuoli degli uomini (1) ». Che sanno essi di Dio, di religione, di onestà, di doveri cristiani e civili quelle turbe immense di operai, sopratutto delle città, operai usciti dalla scuola elementare obbligatoria, ma senza insegnamento religioso, che la festa, quando son liberi dal lavoro, trascorrono non alla chiesa, ma nelle gite di piacere e negli stravizi delle osterie? Qual meraviglia, se essi, fatti zimbello di un furbo qualunque, assalteranno domani con selvaggia ferocia chiesa e reggia, trono ed altare, sovrani e borghesi, ricchi e poveri, nemici ad un tempo di Dio e degli uomini? Che sa delle verità soprannaturali da credere e delle virtù morali da operare. quell'esercito di studenti, che frequenta la scuola secondaria laica, dove il soprannaturale è proscritto, quando pure non è bestemmiato, e della morale vien falsato perfino il concetto? Bisogna adungne operare, bisogna scuoterci, bisogna volere fortemente, vale a dire bisogna operare indefessamente e senza posa, perchè la religione rientri nella scuola e vi rientri non di soppiatto e per favore, ma palesemente e di diritto, ripigliando il posto che le spetta d'illuminatrice delle intelligenze e moderatrice delle azioni. Nè solo rientri nella scuola elementare, ma pur anco nella scuola secondaria, classica e professionale, e nella superiore medesima ossia universitaria , donde fu bandita in Italia, or sono circa 25 anni, con la soppressione della Facoltà teologica. Non è dessa una cosa che altamente addolora il vedere come quell'insegnamento religioso, che nell'Italia cattolica appena è facoltativo nelle scuole elementari, proscritto ne' Ginnasii e Licei e nelle Scuole e Istituti tecnici, abolito nelle Università, il vedere, diciamo, che quell'insegnamento, è invece obbligatorio nella Germania protestante e obbligatorio non solo nella scuola popolare (elementare), ma nel Ginnasio (GinnasioLiceo) e nella scuola reale (Scuola tecnica e Istituto tecnico), anzi nelle Università stesse, dove la Facoltà di Teologia conserva tuttora il suo antico posto d'onore?

Eppure non sarebbe punto impossibile l'ottenere almeno parità di trattamento; basterebbe che tutti i cattolici d'Italia, in ispecie i padri e le madri di famiglia, volessero, fortemente volessero; basterebbe un'azione viva, concorde, perseverante, in una parola un' azione cattolica; e quest'azione attingerla al Cuore di Gesù, principio della vita, ispirator del sacrifizio, sorgente della fortezza.

Ma conoscere, intendere la religione non basta; è necessario ancora e sopratutto praticarla; la fede si manifesta, si appalesa nelle opere. È necessario cioè trasfondere in noi, per quanto alla nostra povera natura è concesso, le virtù di Gesù, la sua umiltà, la sua ubbidienza, il suo distacco dai beni della terra, la sua purità, l'ardore della sua carità, la santità del suo zelo. Sarebbe grave errore, sarebbe profanazione il credere che la divozione al Cuore di Gesù miri solo ad eccitare in noi un amore qualunque di sensibilità. No mai; essa mira invece a destare e rafforzare in noi un amore generoso, che ci faccia osservare diligentemente le leggi, i comandamenti di Dio e della Chiesa, un amore capace di tutti que' sacrifizi, che l'amore impone. Ebbene anche quest'amor generoso lo dobbiamo attingere al Cuore di Gesù.

Cari Cooperatori e Cooperatrici, Gesù Cristo assicurò un giorno S. Geltrude, or sono circa sei secoli, che sarebbe venuto il tempo in cui gli uomini avrebbero avuto una cognizione più intima de' tesori del Cuore Divino, e i loro cuori, raffreddati dal dilagare dell'empietà e del mal costume, si sarebbero riaccesi nell'amore di Lui, Creatore e Redentore.

Ebbene, questo tempo è venuto; spetta a noi l'approfittarne seguendo anche in questo l'esempio del nostro dolcissimo D. Bosco, che pel S. Cuore di Gesù sacrificò gli ultimi anni della sua vita.

Rammentiamo ai nostri benevoli Lettori, insieme coll'Opera del Sacro Cuore, quella di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico, quale mezzo efficacissimo per cooperare alla diffusione del regno di Dio in mezzo alla società.

(1) In hoc posita malorum sanatio est, ut, mutatis consiliis, et privatim et publice remigretur ad Jesum Christum, christianamque vivendi viam. (Enciclica Post obitum).

(1) Entre l'athéisme et le catholicisme il n'y a de piace que pour l'ignorante ou la mauvaise foi.

(2) Christus heri et hodie; ipse et in saecula (Hebr. XIII).

(1) De corde... exeunt cogitationes malae, homi cidia, adulteria, fornicationes, furta, falsa testimonia, blasphemiae (S. Matt. XV, 19).

(2) Ut solem cor mundi, ita et cor eleganter veteres hominis solem vocarunt (Paracelso).

(3) Qui creavit te sine te, non salvabit te sine te (S. Agostino - De Verb. Agost.).

(1) Diminutae sunt veritates a filiis hominum (Salmo XI, 2).

UN PELLEGRINAGGIO al Santuario del Sacro Cuore di Gesù in Roma

In quest'anno si compiono due secoli dacchè la Santa Sede incominciò a permettere che nel venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini si celebrasse la festa del Sacro Cuore di Gesù con messa ed uffizio proprio e si può quindi asseverare che sono due secoli che il culto al Sacro Cuore di Gesù venne solennemente riconosciuto.

I nostri benemeriti Cooperatori sanno che anche noi a Roma abbiamo una Chiesa ed un Ospizio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, che ancora non sono ultimati. Ebbene quel Comitato Parrocchiale, prendendo occasione dal fausto avvenimento sopradetto, iniziò un Pellegrinaggio Spirituale e Personale al detto Santuario ed ai piedi del Santo Padre con il precipuo scopo di tributare un solenne omaggio di amore e di gratitudine al Cuore Sacratissimo di Gesù pei benefizi spirituali e temporali concessici, di attestare la nostra obbedienza al Santo Padre e di raccogliere le offerte necessarie per ultimare il detto Santuario.

Noi, cui tanto sta a cuore il culto al Sacratissimo Cuore di Gesù e che tanto vivamente desideriamo che il Santuario erettogli in Roma dal mondo cattolico venga ultimato, non possiamo fare a meno che raccomandare a tutti i nostri buoni Cooperatori di aiutare con numerose adesioni quel solerte Comitato Parrocchiale.

Il Sacro Cuore di Gesù assicurò alla B. Margherita Alacoque che avrebbe scritto nel suo Cuore il nome di tutti coloro che lo avrebbero onorato ed avessero cercato di diffonderne la divozione. Ebbene, o Cooperatori e Cooperatrici, è venuto il tempo di attestare il nostro amore al Cuore Amabilissimo di Gesù: scuotiamoci, e con tutto il nostro slancio cooperiamo a perpetuarne il culto, inviando numerose adesioni AL COMITATO ORGANIZZATORE DEL PELLEGRINAGGIO AL SACRO CUORE DI GESÙ, che ha la sua sede presso la Parrocchia stessa del S. Cuore al Castro Pretorio in ROMA, e richiedendo al medesimo gli opportuni stampati.

Importantissima risposta

L'ANNUNZIO dato lo scorso mese del nuovo Diploma pei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, benedetto ed arricchito dal Sommo Pontefice di un suo preziosissimo autografo, incontrò tale approvazione, che moltissimi ci fecerodomanda di averlo, mostrandosi anche pronti a fare qualche offerta per le spese necessarie.

Ben volentieri noi aderiremo ai desideri dei nostri Benemeriti Cooperatori; ci rincresce però di dover attendere fino ai primi di Luglio, perchè i Diplomi non saranno pronti fino a quell'epoca. Quanto poi all'idea di qualche soddisfazione di spese, noi non intendiamo di porre alcuna tassa fissa.

Ci affidiamo però con preghiera alla generosità dei richiedenti per qualche offerta almeno per le spese di stampa e di spedizione.

L'obbligo che abbiamo di non defraudare mai per fini secondari l'obolo destinato pei giovani poveri raccolti nelle nostre Case, unito al desiderio vivissimo che gratitudine c'inspira di non disgustare, anche solo involontariamente, i nostri Benefattori, ci mosse a questa determinazione, sicuri d'altronde che tutti comprenderanno la convenienza di questa nostra preghiera.

LA DIREZIONE.

Mons. DAVIDE DE' CONTI RICCARDI ARCIVESCOVO DI TORINO

COLL'ANIMO immerso nel più profondo dolore diamo la straziante notizia della morte di questo illustre Arcivescovo della Chiesa Torinese, avvenuta quasi repentinamente alle ore 5,20 del giorno 20 Maggio. Questa notizia si sparse in un momento in tutti i centri della città, riempiendo di costernazione e di amarezza indescrivibile gli animi, perchè tutti lo conoscevano ed amavano sommamente per le sue esimie e preclare doti.

Nobile e grave in tutti gli atti suoi, dotato di somma intelligenza, di carattere dolcissimo e di fina penetrazione, pieno di attività, prudente e discreto nel governo della vastissima Archidiocesi, energico nel difendere i diritti a lui confidati, diligentissimo per la salute spirituale dei suoi cari fedeli, sempre occupato e trepido del bene del suo amato popolo e della prosperità e grandezza di tutte le opere di carità, Mons. RICCARDI, negli ultimi sei anni della sua episcopale carriera operò tante e si grandi cose da meritarsi giustamente la venerazione, il rispetto e le benedizioni di tutti quanti lo conobbero anche solo per fama.

Oriundo da una delle più illustri famiglie piemontesi, Mons. RICCARDI nacque in Biella il 22 Agosto 1833. Conobbe Dio fin da bambino sotto le cure della pia genitrice e Lo amò. In questa cognizione ed in quest'amore crebbe vieppiù da fanciullo e da giovane, tanto chè, compiti appena con esito felicissimo gli studii letterari e filosofici nel patrio collegio, si avviò al sacerdozio. Nel 1853 recavasi in Torino per istudiare Teologia e Leggi nella Regia Università, ed in pochi anni ottenutane la laurea ritornò a Biella dove venne ordinato Sacerdote. Il Vescovo diocesano, Mons. LoSANA di f. m. lo nominò tosto professore di teologia dogmatica in quel Seminario. Eccellente oratore e pieno di spirito apostolico, il Sacerdote RICCARDI ottenne in breve tanta popolarità e sì copiosi frutti spirituali, che il sullodato Vescovo credette bene di eleggerlo Canonico, poscia Prevosto della Cattedrale, ed in fine, nel 1869, suo Vicario Generale con soddisfazione somma di tutti. Dopo la morte di Mons. LOSANA, ad unanimità venne eletto Vicario Capitolare, e quando il Papa rese alla vedova Chiesa Biellese il nuovo Pastore, nella persona di Mons. BASILIO LETO, questi ben conoscendo i meriti del RICCARDI, lo riconfermò nell'alta carica di Vicario Generale, carica che sostenne con sapienza ed operosità ammirabile fino all'anno 1878. In quell' anno il Sapientissimo LEONE XIII, da pochi mesi succeduto all'immortale Pio IX, nel Concistoro dei 15 Luglio lo preconizzava successore di Mons. MORENO, per la diocesi di Ivrea. Era il 1°. Vescovo nominato da LEONE XIII. Venne consecrato nella Cattedrale di Biella il 15 Agosto, festa dell'Assunzione di Maria SS., ed il 29 Settembre dello stesso anno fece il suo trionfale ingresso in quella Diocesi che resse con sapienza e carità ed apostolico zelo per otto anni, in capo ai quali, cioè nel 1886, il regnante Pontefice lo promosse alla sede Vescovile di Novara. In questa circostanza LEONE XIII fece di Mons. RICCARDI uno splendido elogio, dicendo all'Illustre Avvocato Caucino : «... Egli è un ottimo Vescovo : so che stava volentieri ad Ivrea, dove s'era guadagnato l'affetto universale, ma Novara è una Diocesi più vasta e più laboriosa, ed ha bisogno di avere un Vescovo che voglia e possa molto lavorare. Mons. RICCARDI è l'uomo: egli vegeto, sagace, eloquente ed intelligentissimo, non risparmia fatiche ed ha modi eccellenti : ed io l'ho traslocato a Novara, dove egli saprà fare ciò che fece per Ivrea». Le speranze-,del sapientissimo Leone non furono deluse, e per cinque anni fu la vita e la gloria più splendida per tutti i Novaresi, che avrebbero voluto non mai perderlo, tanto era il bene che tutti ricevevano dal loro Pastore. Ma Iddio , nella sua ammirabile provvidenza, nel 1891 per mezzo del suo Vicario lo innalzava alla dignità di Arcivescovo di Torino, a succedere al grande Cardinale Alimonda.

E qui ci vorrebbe un volume e non il breve spazio di poche colonne per dire tutti i prodigi da lui operati per il bene di questa nobilissima Archidiocesi. Basti qui solo accennare che la città di Torino, e possiam dire con tutta verità l'intiero Piemonte, a lui deve quella mondiale rinomanza che si acquistò in questi ultimi anni nell'azione del movimento cattolico. Sì, Mons. RICCARDI, fu per i Piemontesi la scintilla elettrica, che animò tutte le più nobili imprese : egli, facendosi tutto a tutti, col suo esempio tirava dietro a sè in un'azione concorde e potente, tutte le classi sociali, e dovunque trovavasi egli, impossibile era non agire. Per lui la vita del movimento cattolico in Piemonte rifiorì della pienezza di sua vitalità, e gli splendidi Congressi Eucaristico e Cattolico del 1894 e del 1895, nonchè i Regionali Congressi annuali ne furono i fiori più belli ; fiori apportatori mai sempre di ricchissimi frutti.

Di fibra robusta, egli imperterrito continuava l'opera sua ristoratrice in pro della presente società incancrenita nel male, compiendo con slancio degno del grande Apostolo la sacra visita pastorale, della quale, quasi presago della vicina morte, volle lasciare un monumento imperituro nella vigorosa sua ultima Circolare al Clero, e non rifiutandosi mai di onorare di sua presenza e di animare colla sua fervida parola qualunque funzione, a cui veniva invitato sia in Torino, sia fuori.

Nè di ciò contento, egli con tutte le sue forze favorì eziandio le belle arti e le industrie, come chiaramente appare dall'energia con cui andava preparando la futura Esposizione di Arte Sacra in Piemonte, la quale sarà nel 1898 un vero trionfo dell'arte e della fede bellamente insieme congiunte.

Ma mentre la sua attività sembrava crescere ogni dì più, ecco che l'Angelo della morte a sè lo chiama e repentinamente getta in profondissimo cordoglio un iutiero popolo che qual padre tenerissimo lo adorava. Ei non è più ! Tutti lo piangono e noi Salesiani non meno di qualunque altro, perchè tutti sanno quant'egli ci amasse. Giovane sacerdote ancora, quando colla magica sua parola a sè attirava tutto il popolo del Biellese, più volte sentì ripetersi da' figli di quel buon popolo che nella stagione invernale si portavano a Torino per apprendere un mestiere, le meraviglie che operava D. Bosco in mezzo alla gioventù col suo Oratorio, e così prima che lo conoscesse di presenza amò il nostro venerando Fondatore di quell'amore puro e santo che vincola fra di loro gli spiriti eletti destinati a divenire l'ammirazione degli uomini e le delizie di Dio.

Quando poi fa eletto Vescovo d'Ivrea e più da vicino potè intuire lo spirito di D. Bosco e toccar con mano i prodigi che operava il suo sistema, Mors. RICCARDI si diede (ci si passi l'espressione) tutto a lui, e ad Ivrea prima e poscia a Novara ed infine a Torino, non cessò mai dal favorire e colle opere e colle parole l'Opera di D. Bosco e godeva ogni volta gli veniva l'opportunità di parlare del bene che fa la Congregazione di D. Bosco. Anzi nel primo Congresso Salesiano, a cui egli prese tanta parte, ebbe ad esclamare : « Se una Congregazione potesse essere un Vescovo Ausiliare, farei mio Vescovo Ausiliare la Congregazione Salesiana. »

Ultimamente, solo pochi dì prima di incontrare l'acerba morte che nella tomba lo precipitò, si recava a Milano per le Feste Santambrosiane e per la solenne inaugurazione del nostro Istituto in quella città, ed aveva pure accettato di venire a condecorare le nostre solenni onoranze a Maria SS. Ausiliatrice. Tanto affetto per la nostra Pia Società, ci accresce a mille doppi il dolore amarissimo che proviamo nella sua dipartita, e mentre avevamo preparato un vero serto di feste e giocondità pel giorno consacrato alla nostra Celeste Patrona, ora vediamo di non poter più far salire al trono di lei che gemiti e lagrime. Voglia questa Madre nostra potentissima esaudire le nostre suppliche in favore di quest'anima eccelsa a noi tanto cara e diletta, acciocchè dal cielo, dove abbiamo ferma fiducia che già si trovi unita in fraterno e tenerissimo amplesso col Padre e Fondatore nostro, abbia a continuarci il suo appoggio e la sua protezione. Serva questo pensiero a lenire il nostro cordoglio e quello di tutti quanti piangono una perdita così sensibile, e la memoria di :Mons. RICCARDI sarà imperitura nella terra che lo vide nascere ed in quelle ove seppe cattivarsi tanta simpatia e tanti meriti.

Onori a Maria Ausiliatrice

Per non ritardare il nostro periodico, siamo costretti a rimandare ad altro mese la relazìone delle imponentissime feste che si preparano ad onore della nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice nel giorno a Lei consacrato. Lo slancio e la pietà ammirabile con cuì i nostri buoni Cooperatori Torinesi celebrano il suo bel mese, i numerosissimi pellegrìnaggi che in questi giorni da più luoghi s'intraprendono al suo santuario di Valdocco ed il programma attraentissimo vuoi per sacre funzioni, vuoi per scelta musica, tutto ci fa prevedere che siano per riuscìre un vero inno di lode, d'amore e di gratitudine alla potentissima Ausiliatrice del popolo cristiano.

POSA DELLA 1a PIETRA dell'Istituto Salesiano in Perosa Argentina (Pinerolo)

Nel numero precedente accennammo brevemente a questa solenne funzione, perchè avevamo intenzione di ritornare sull'argomento in questo mese. Perciò - nonostante la tirannia dello spazio che sempre ci perseguita-ora vogliamo realizzare nei limiti del possibile il nostro intento, affinche di questo memorabile avvenimento ne resti degna memoria nei fasti della nostra Pia Società. Lasciando qualsiasi descrizione della festa che fu compiuta col concorso e coll'entusiasmo unanime di tutta la popolazione di Perosa Argentina, daremo per la storia ed a nostra comune edificazione un sunto dell'affettuosissima allocuzione del Rev.mo Prevosto Don Giuseppe Paolasso e dell'Eccellentissimo Vescovo Mons. G. B. Rossi.

Il R.m° Sig. Prevosto, prima della benedizione, tutto commosso e coll'accento di una soddisfazione ineffabile, prese la parola e dopo aver accennato brevemente alle gioie già provate da lui e da tutti i suoi parrocchiani in occasione della Visita Pastorale e dei SS. Esercizi, entrò a parlare del passato, del presente e dell'avvenire dell'Istituto Salesiano che sta per sorgere nella sua diletta Perosa.

Fin dal primo anno, così egli, dacchè io venni chiamato dalla Provvidenza al regime di questa cospicua e difficile Parrocchia sentii prepotente il bisogno, che D. Bosco, nella persona di qualcuno de' suoi figli, venisse a raccogliere i figli del popolo, specie degli operai, i quali di solito sono i più derelitti ed insidiati.

A tal uopo mi recai a Torino presentandomi a lui e pregandolo dell'impianto d'una Casa, d'un Oratorio almeno. Ed egli non potè a meno di riconoscere che la posizione e le condizioni di questa Perosa davano ragione alla mia domanda, ma, soggiunse, essergli per allora impossibile esaudirla causa il difetto di personale, e le molteplici domande che gli giungevano ogni giorno da ogni parte. Non mi perdetti però d'animo. ben sapendo che la perseveranza è quasi sempre coronata di felice successo. Passarono alcuni anni, e D. Bosco già affranto e spossato recavasi a Pinerolo a passare un mese presso Mons. Chiesa, di felice memoria, nella villa già Durazzo Pallavicini, sull'ameno colle di S. Morizio. Ivi quel Vescovo ripetè al suo ospite la mia domanda,, appoggiandola coll'autorevole sua raccomandazione. Ma pari alla prima ne fu la risposta : scarsità di personale, numerose e più pressanti ricerche, più urgenti bisogni da provvedere.

Accennò poscia alla morte di D. Bosco; alla trepidazione che per un momento si ebbe intorno all'avvenire della Pia Società Salesiana; al novello e più vigoroso sviluppo che questa prese in tutte le parti del mondo ed alle ansietà provate dall'illustre Oratore nel non poter realizzare il suo progetto in favore della stia cara patria.

E poi continuò:

Addì 14 del mese di marzo dell'anno 1886, moriva l'unico figlio del buon Filippo Martinoja e così questo probo cittadino rimaneva senza eredi necessarii. - « Che farò, mi disse un giorno, del mio modesto patrimonio ? Se lo lascio ai miei nipoti in grado eguale, essi sono tanti, che dalla divisione non ne avrà ciascuno di che pagarsi le spese del lungo viaggio. Se io ne preferisco alcuni, avrò dopo il mio decesso la benedizione di pochi e la maledizione di molti. Sarà meglio pertanto che del poco mio avere io faccia dono ad opera di pubblica utilità. In quale miglior modo, secondo lei, Sig. Prevosto, potrei io impiegare a vantaggio popolare il frutto delle mie fatiche? » Sorpreso da tale dimanda dimenticai in quell'istante il mio antico progetto dell'Oratorio Salesiano, e rappresentai al generoso oblatore le strettezze finanziarie dell'Asilo Infantile, quindi lo stringente bisogno di fondare un'Ospedale. Ma nè l'uno, nè l'altro suggerimento incontrò il gusto del buon Martinoja. Allora egli mi espose il suo divisamento di volere a suo erede la Pia Società Salesiana, l'Opera di D. Bosco, a condizione però, che le entrate dell'intiero asse patrimoniale si erogassero qui in Perosa nell'istruzione ed educazione della gioventù locale, preferendo quella operaia e fra gli operai i muratori. Una scuola di disegno applicata alle arti ed ai mestieri, specialmente nell'arte della costruzione edilizia, ecco l'idea, ecco il desiderio del benefattore. Che ne dite, o Signori?

Ognuno ama i suoi simili e fra i simili predilige i più simili. Martinoja fu operaio. Dal pittoresco Canton Ticino, recato erasi a Perosa nella sua prima gioventù in cerca di lavoro; quale garzoncello portò la secchia, impugnò quindi la cazzuola, da mastro divenne capo, quindi impresario e direttore di costruzioni. Privato della famiglia in tarda età, ci volle avere per eredi, per figli adottivi i figli degli operai, specialmente i seguaci dell'arte sua.

Passando quindi ad esporre le difficoltà che ancora vi erano per l'attuazione di quest'opera, perchè il lascito Martinoja non era sufficiente, fece toccar con mano l'intervento mirabile della Provvidenza divina, la quale servendosi di altre pie persone per accrescere il fondo necessario, rese finalmente possibile la cosa.

Eccovi o concittadini, continuò egli, il passato dell'Istituto Martinoja dipintovi a grandi pennellate. Che dirovvi del suo presente? Da pochi giorni la deliberazione di aprire la Casa Salesiana di Perosa è un fatto compiuto. Siano ringraziato Iddio! La Provvidenza ne strappò il decreto dalla penna di D. Michele Rua successore degnissimo di D. Bosco e Rettore Massimo della Congregazione da lui fondata. Io gli mando un affettuoso saluto, e gli bacio la mano. Dio sia benedetto! Il presente voi lo vedete, è nella solenne cerimonia che si compie sotto i vostri occhi, è in questo sasso benedetto che ne simboleggia l'avvenire; il presente, io lo sento nella gioia del mio cuore, io lo miro in questa straordinaria affluenza di popolo, nel rispettoso vostro atteggiamento. Il presente è qui ad assicurarmi che voi prendete parte alla mia contentezza ed alle mie speranze, a provare, che chi dura vince. Il presente è per la mia patria un vero avvenimento che ne segna un'era novella.

Quale sarà adunque l'avvenire? Che cosa verranno a fare i Salesiani a Perosa? Verranno ad adempiere la volontà del Martinoja, ad aprire una scuola di disegno applicata alle arti e mestieri, specie all'arte muratoria. Ciò a titolo di giustizia, perche sanzionato da patto reciproco, da esatta promessa. Che cosa faranno in questo paese i Salesiani? Eseguiranno la volontà del loro Istitutore ; eserciteranno l'apostolato della gioventù, scopo e palpito della loro società : raccoglieranno nell'Oratorio i derelitti ed erranti figli del popolo per preservarli dalla corruzione della mente e del cuore. Tanti poveri figli che sarebbero un dì il disonore della famiglia, il pericolo della società, la minaccia dell'ordine pubblico, per finire poi impenitenti in un carcere, in un ergastolo, troveranno nella Casa Salesiana indirizzo alla virtù, divertimenti onesti, pane, lavoro, religione, e così saranno conservati e restituiti onesti cittadini alla Patria, sinceri cristiani a Gesù Cristo. Egli è questo il lavoro, cui attendono i figli di D. Bosco; egli è per questo che ovunque sono domandati, sospirati, accolti quali insigni benefattori della società.

E Porosa sarà il primo paese del Circondario di Pinerolo ad avere tale Istituzione apportatrice di vantaggi intellettuali e morali. E da questo non andrà disgiunto il vantaggio materiale, dando una casa di tal genere incremento all' edilizia, al commercio, alle arti utili non solo, ma anche alle arti belle, come la musica, il canto ecc. di cui avemmo già ripetuti saggi pur oggi.

Infine, commosso alle lagrime, terminò invitando i figli di D. Bosco a venire presto ad aiutarlo, assicurandoli che avrebbero trovato sempre in Perosa zelanti Cooperatori.

Eziandio Mons. Vescovo volle aggiungere una sua parola, che era da tutti desiderata come degno coronamento della funzione. Egli rammentò quanto gli antichi Scandinavi favoleggiarono del loro Frassino Sacro, le cui radici giungevano al centro della terra, la cima arrivava al cielo ed i rami si stendedevano a coprire la terra. Paragonando al frassino mitologico la Pia Società Salesiana, la disse reale albero sacro che in breve tempo Dio fece crescere così da estendersi in tutte le parti del mondo. Si disse lieto di vedere sorgere come un rampollo di questo albero benefico a Perosa nel centro della valle Argentina, dove saranno provvidenziali i suoi frutti e vivificatrice la sua ombra. Infine con calde espressioni raccomandò a quanti hanno a cuore il bene delle generazioni crescenti di proteggere, favorire, e venire in aiuto a quell'opera, la quale come è aurora di speranza al Parroco per la sua Parrocchia, lo è pure al Vescovo per la sua Diocesi.

A titolo di documento riportiamo per ultimo il verbale della pergamena inclusa nella pietra fondamentale.

« L'anno di nostra salute MDCCCXCVII, del Pontificato di Leone XIII e del Regno di Umberto I° XX, essendo Vescovo di Pinerolo S. E. Mons. Giovanni Battista Rossi, Superiore Generale della Pia Società Salesiana il Rev.mO Sac. Michele Rua, Parroco di Perosa il Rev.mo Paolasso D. Gius. Miss. Apost. e Sindaco l'Ill. Sig. Bastia Notaio Baldassarre.

S. Ecc. R.ma il prelodato Mons. Vescovo, alla presenza del Clero, delle Autorità e di numeroso popolo, benediceva e collocava la Pietra Angolare dell'Istituto e Cappella Salesiana da erigersi in Perosa Argentina a vantaggio della gioventù, secondo il pio desiderio del benemerito e compianto fu Sig. Martinoja Filippo, fungendo da Padrino l'Ill. Sig. Avv. Bertalotti Carlo. - La Cappella e l'Istituto sono posti sotto il titolo e la protezione di S. Filippo Apostolo e di S. Francesco di Sales. Perchè non si perda la memoria di un tanto avvenimento la presente pergamena firmata da S. E. Mons. Vescovo, dai rappresentanti del R.mo Sig. D. Rua, dal R.m° Prevosto Parroco, dal Padrino, dal Clero e dalle Autorità, nonchè dai Signori presenti, viene chiusa entro la Pietra benedetta insieme con medaglie, monete ed altri ricordi dell'epoca.

Questo verbale fu redatto da me Bastìa Baldassarre, Sindaco Notaio, che raccolte le firme mi sottoscrivo in calce.

Perosa Argentina, addì 12 Aprile 1897. (Seguono le firme).

SOLENNE INAUGURAZIONE DELL'ISTITUTO SANT'AMBROGIO IN MILANO

Domino factum est istud ! Digitus Dei est hic? Queste esclamazioni corrono spontanee sulle labbra di quanti presenziarono le splendidissime Solennità Ambrosiane in Milano. La processione del giorno 14 per la traslazione delle Reliquie dei Santi Ambrogio, Gervasio e Protasio dalla Basilica al Duomo, i grandiosissimi Pontificali e le altre funzioni presenziate da un popolo immenso e devoto, il ritorno delle Reliquie a S. Ambrogio il giorno 17 alle 4 1/2 ant. con una affluenza inesplicabile ed entusiastica dei Milanesi , la presenza di tre Eminentissimi Principi di S. Chiesa e di altri 20 Eccellentissimi Presuli accorsi fin dalle estremità meridionali d' Italia, tuttociò ha inebbriato ogni cuore cristiano , lasciando ognuno ripieno di meraviglia e intimamente persuaso dell'intervento divino : Digitus Dei est hic

Ma è solo d'un episodio di tali feste, che noi qui dobbiamo occuparci, e lo facciamo convinti che la descrìzione di esso meglio farà spiccare la grandiosità di tutta l'Epopea Ambrosiana di quei giorni.

L'episodio è l' inaugurazione della nuova Casa, che il Comitato Salesiano Milanese da tre anni suda a preparare per accogliervi tanti fanciulli pericolanti, sotto la guida dei Figli di Don Bosco, e che si prefisse dovesse riuscire l'omaggio più sontuoso e duraturo a S. Ambrogio, al cui nome gloriosissimo è dedicato.

Il Bollettino s'è già più volte occupato di questa impresa ; non occorre quindi richiamar qui i fatti precedenti. Basterà invece, quasi sotto le forme d'una modesta cronaca, ricordare i diversi avvenimenti solo di questi giorni.

Il Comitato da un mese con febbrile sollecitudine disponeva l'occorrente per sì importante circostanza, replicando le sue adunanze e moltiplicando le sue forze. Preparò un ricordo in una bellissima imagine, disegnata dall' architetto Cecilio Arpesani ed eseguita nell'omai celebre Stabilimento TipoLito-Cromo-Oleografico di A. Bertarelli, rappresentante in basso l' Istituto, quale sarà compiuto per intero , in alto S. Ambrogio in atto di proteggerlo, e nel rovescio un piccolo Don Bosco e l' elogio da lui fatto di S. Ambrogio nella sua Storia Eccl.a Se ne fece un'edizione di 30 mila copie e la si dispensa a chiunque faccia qualsiasi offerta a favore dell'Istituto. - Apparecchiò pure un numero non Unico , ma Primo, d' un periodico intitolato D. Bosco, che sarà in seguito come l'organo dell'Opera Salesiana in Milano, e di cui a suo tempo diremo più largamente. Questo primo numero riuscì splendidissimo massime per la copia delle illustrazioni, in numero di 14, senza contare quella dell' elegante copertina, e tutte ottimamente riuscite. Gli articoli poi sono del massimo interesse , e taluni sono scritti da penne notoriamente assai valenti. L' edizione del D. Bosco fu di 10,000 copie.

Un altro monumento volle il Comitato preparare per la grande ricorrenza , d' accordo colla Tipografia nostra , stampando in edizione elegantissima la Vita di S. Ambrogio, composta e narrata al popolo dal Sac. Salesiano Dott, Giovanni Francesia, dedicata al novello S. Carlo della Diocesi Milanese il Card. Andrea Ferrari , ed illustrata da ben 20 quadri, commessi appositamente al pennello del Sig. Pogliaghi, a tutti noto per la speciale sua valentia in trattar soggetti storici, massime dell' epoca romana, e incaricato dell'arduo lavoro delle porte del Duomo di Milano. Anche di questo libro ci occuperemo altra volta e a suo tempo riprodurremo qualche quadro dell'illustre artista (1).

Intanto i tecnici lavoravano indefessamente ad allestire il locale, e ci duole davvero di non poterci qui diffondere ad enumerare i loro sforzi e le loro sollecitudini, perchè nulla difettasse, pur in somma penuria di tempo. Non ci mancheranno occasioni di ringraziar più adeguatamente quei cari Signori, gli Ing.ri Arpesani, autore di tutto il progetto, Castiglioni e Malgarini, nonchè i Capimastri Calastretti e Pelli.

Ma eccoci alla gran giornata. S. Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Milano la mattina del 15 si recò alla nuova fabbrica, la benedisse e celebrò la S. Messa nella Cappella, rivolgendo poi un discorso incoraggiante ai membri del Comitato, accorsi quasi al completo, ed a molti altri divoti astanti, ai quali dava l' arrivederci nel pomeriggio. E in questa stessa circostanza benedisse il Vessillo del Comitato Salesiano Milanese, dono dell'Ill.ma Signora Contessa Leopolda Giulini-Del Carretto, già tanto benemerita colla figlia Giuseppina sia per cospicue elargizioni, che per solerti prestazioni personali in diverse occasioni. Fungeva da madrina S. A. la Principessa Gertrude Gonzaga-Del Carretto, anch' essa appartenente al SottoComitato.

Erano le 15 e già la Via Galilei ed i pressi di Via Galvani formicolavano di persone desiderose di assistere alla funzione accademica indetta per le 17, ed a cui erano invitati con apposita circolare tutti i Cooperatori anche della campagna, e con un graziosissimo biglietto che dava diritto ai posti riservati, i benefattori e personaggi più distinti. La via conducente all'istituto aprivasi con un arco addobbato e portante sulla fronte questa bella inscrizione , dettata dal Sac. C. Viola Prof. nel Seminario Maggiore:

AUSPICE S. AMBROGIO VIVENTE NEL SUCCESSORE

IL CARD. ARC. A. C. FERRARI

I FIGLI DI D. BOSCO NEL TRIPUDIO DELLE FESTIVITA SANTAMBROSIANE SOLENNEMENTE INAUGURANO L'ISTITUTO CHE NEL NOME DEL GRAN PaTRONO ACCOGLIE A CRISTIANA E CIVILE EDUCAZIONE I FIGLI DEL POPOLO DELLA CITTA' AMBROSIANA.

Addobbato con semplice eleganza ora anche il lungo colonnato del portico ed un vasto padiglione che invadeva il cortile. Nella sala di ricevimento assai spaziosa si ammirava da tutti plasmato in gesso il disegno in rilievo dell'intero Istituto, quale si desidera venga compiuto. E in un' altra sala attigua si miravano già in azione due macchine tipografiche, le quali fornivano a tutti gli intervenuti in elegante foglietto il programma dell'accademia.

Alle 16 precise giungevano gli E.mi Cardinali Ferrari, Sarto e Svampa, e poi ben 12 altri fra Vescovi ed Arcivescovi, che subito presero posto i primi su palco riservato ed i secondi all'intorno adagiati su nobili scranne imprestate gentilmente dal Municipio. Ai fianchi dei Cardinali, sullo stesso palco, sedevano l'Ill.mo Sig. Vigoni, Sindaco della città, e Sua. Ecc. Mons. Riboldi, Vescovo di Pavia. Seguivano poi le Loro Eccellenze i Vescovi di Lugano, Mindo, Mantova, Lecce, Bergamo, Como, Sarzana, Genova, Ceneda e Mons. Mantegazza, Vescovo Ausil. e Vic. Gen. della Diocesi di Milano. Oltre il Sindaco, delle Autorità cittadine intervennero il Procuratore Generale del Re, l'Avv. Della-Porta, Assessore della Pubblica Assistenza, il nuovo primo Presidente della Corte d'Appello, il Cav. Livraghi, rappresentante il R. Provveditore agli studi, il Senatore Porro e varii Consiglieri Comunali : Bertani, Colombo, Maraschi, Renoldi, Cornaggia, Gori, Biraghi-Lassetti, Cav. Rossi. In posti distinti figurava pure una bella rappresentanza del Seminario Maggiore, del Capitolo Metropolitano in mezzo a molti altri Sacerdoti, del Comitato Diocesano e delle varie Associazioni Cattoliche, nonchè la stampa cittadina, e in apposito recinto lei brava banda del Patronato esibitasi a rallegrar la cerimonia co' suoi concerti assai ben riusciti. Era pure largamente rappresentata la Pia Società Salesiana nel suo Capitolo Superiore e varii Collegi da parecchi Direttori. Anzi quello di Treviglio era intervenuto con tutti i Convittori, che fecero la loro Comunione coi giovanetti dell'Oratorio di via Commenda da S. Emin. il Card. Ferrari. Ma lo spazio ci vieta di proseguire più la splendida rassegna, che chiudiamo ricordando con ispecialissima compiacenza l'intervento nei posti riservati del Rev.mo Sac. D. Paolo Biraghi, zelantissimo Proposto della Parrocchia di S. Gioachino, in cui è sito il nuovo Istituto, ed al quale i Salesiani tutti coi più vivi ringraziamenti presentano anche le proteste del più ardente desiderio d'essergli utili colla loro cooperarazione e della loro prontezza e volenterosità a' suoi cenni.

L'Accademia l'aperse, dopo una sinfonia, il Sac. Pasquale Morganti, Presidente del Comitato Salesiano e Direttore spirituale del Seminario Maggiore, che si limitò a presentare ai figli di Don Bosco la nuova Casa, ringrazìando la cittadinanza del concorso prestato e implorandone la continuazione. Parlò in seguito più diffusamente ed animatissimo D. Lorenzo Saluzzo, Direttore dell'Istituto S. Ambrogio, ricordando l'ingresso de' Salesiani in Milano il 7 dicembre 1894, ringraziando i Milanesi di tanta benevolenza usatagli sinora e promettendo ricompensarla col curare i figli del popolo. Sorse in seguito il Sig. Conte Alberto De-Mojana, Presidente del Comitato Regionale Lombardo, dicendo comune ed identico ad Ambrogio e a Don Bosco il programma d'azione sintetizzato da S. Paolo con quelle parole : Instaurare omnia in Christo. Fu, come sempre, vivo ed efficacissimo, e terminò proponendo un triplice evviva a S. Ambrogio, a Don Bosco e ai Salesiani.

Segue la lettura d'una poesia fatta da un giovanetto , e, dopo un po' di musica, ne legge un'altra di D. Francesia il Direttore D. Saluzzo, e ne declama una terza con molto fuoco il Ch. Paolino Valle del Collegio di Treviglio.

È il turno ormai del Rev.mo Sig. D. Rua, la cui parola senza frondi, esatta, corretta e condensata scende al cuore. Egli, ammirata la bontà dei Milanesi verso i Salesiani, promette che questi ne li ricambieranno colle preghiere e collo zelo nel curarne la gioventù, e termina pregando che si continui a soccorrere quest'Opera tanto bisognosa.

S'alza l'Em.mo Svampa, che svolge il tema: « Era un dovere dei Salesiani e dei Milanesi la fondazione dell'Istituto nuovo. » I Salesiani hanno un grande mandato : migliorare la gioventù in Italia e fuori ; non includere in quest'opera Milano, la Capitale , morale, la città dell'industria e del commercio, bisognosa di chi infonda lo spirito cristiano agli operai, sarebbe una colpa. Rammenta che l'E.mo Card. Ferrari espresse nel Congresso Salesiano di Bologna il voto di vedere più sviluppata nella sua Milano l'Opera Salesiana. Con felice pensiero, eccitando l'ilarità di tutta l'adunanza, applica il fatto di Pietro e Giovanni, che vanno al sepolcro per vedere Gesù, e nel secondo, che pur correva, ma che entrò dopo Pietro nel sepolcro, raffigurò se stesso che, pur precorrendo, si vede avanzato dal Cardinal di Milano, che inaugura oggi la Casa Salesiana, mentre a Bologna si è ancora alle fondamenta. Le stupende parole sono accolte con fragorosissimi applausi.

Finalmente parla Sua Eminenza il Cardinale Ferrari e dice che a Bologna egli esprimeva il voto ricordato dall'E.mo Svampa, ma ben lontano dall'imaginarsi che sì presto dovesse trovarsi a questo punto, ed attribuisce tutto, dopo Dio, ai cuori generosi che hanno ceduto all'impulso del Signore. Il locale inaugurato non è che un settimo del tutto, ma chi ha cominciato è a metà dell'opera. Fe' un caldo appello, perchè si aiuti l'Opera di Don Bosco, i cui figli, additando il Cielo, mostreranno alla gioventù come si deve vivere in terra. Della sua Parma narra che in alcune contrade non si poteva tran sitare senz'essere anche lapidati da un'orda di giovani scapigliati, ma che ora, dope l'andata de' Salesiani, tutto è mutato e vi si ammira rispetto ed ordine.

In seguito si passò alla visita dei locali con sommo gradimento di tutti, e poi si sciolse l'adunanza.

Per tutta quella e la seguente giornata fu un continuo pellegrinaggio dei buoni Ambrosiani al nuovo Istituto. La mattina di domenica vi accorse ancora molta gente, attrattavi dalla presenza dell'E.mo Svampa, che celebrò la S. Messa e disse parole bellissime alla Comunione, sviluppando questo passo di S. Ambrogio : « Manducat Angelus ore pieno, manducat pro modulo suo peregrinus homo, ut non deficiat in via. »

Lunedì mattina celebrò pei Cooperatori e Benefattori defunti il nostro R.mo Superiore Don Rua, che intrattenne poi in famigliare conferenza i membri del Comitato. Nel pomeriggio dovette accettare l'invito di pranzare con D. Rocca, D. Saluzzo, D. Morganti in casa delle LL. AA. i Signori Principi Emanuele e Gertrude Gonzaga, entrambi del Comitato ed assai benemeriti per le loro offerte e squisitezze. Nei giorni precedenti poi (come ogni volta che il R.mo Don Rua si trova in Milano) fu ospitato e trattato con filiale e generosa amorevolezza dalla Signora Eugenia Ravizza, indefessa Segretaria del Sotto-Comitato e ardentissima zelatrice delle Opere Salesiane. A lei ed all'egregio suo consorte, il Sig. Cav. Valente Ingegnere, infinite grazie, come a quanti altri ci furono larghi del loro aiuto in questi giorni memorabili. Te Deum laudamus!

(1) Questa splendida edizione costa L. 6 - Rivolgersi alla Libreria Salesiana di Torino.

Fiori Salesiani

BALERNA (SVIZZERA).

Invitato da' nostri cari Confratelli e Cooperatori della Svizzera, la domenica 4 aprile nella Chiesa Collegiata di Balerna nel Canton Ticino teneva la prescritta Conferenza Salesiana il Prof. D. Francesco Cerruti, Direttore Scolastico della nostra Pia Società. Ed eccone il resoconto che un corrispondente di Balerna manda al Popolo Cattolico di Lugano

« Cooperatori e Cooperatrici di Balerna e paesi limitrofi, Superiori ed Alunni del caro e benemerito Collegio Salesiano, all'ora stabilita s'affollano nella chiesa.

» Il venerando Sacerdote Prof. D. Francesco Cerruti, Direttore degli Studii della Pia Società Salesiana e valente scrittore, che ha improntata la soavità e la fortezza di Don Bosco ed in udirlo ti fa rammentare le paterne e dolci parole ed i savii consigli del degno di lui successore Don Michele Rua, sale il pergamo, e, con parola facile e piana, dopo aver stabilito che voglia dire Cooperatore Salesiano ed annunciate le molteplici Indulgenze concesse da Papa Pio IX di santa memoria, brillantemente ne additava lo scopo che si propongono i Figli di D. Bosco, che è quello di educare la gioventù cogli Oratorii festivi ed i Collegi e redimere i poveri selvaggi per mezzo delle Missioni. E qui, rammentando la gravissima sciagura toccata alla Missione della Candelara nella Terra del Fuoco, distrutta completamente da un incendio, prendeva a dichiarare i mezzi coi quali si può cooperare, eccitando alla preghiera ed alla elemosina. Nè la parola dettata da un cuore d'apostolo e l'esempio ben a proposito portato e da lui udito sul luogo dove accadde (di due fratelli contadini, che cooperarono a togliere dalle strettezze una Casa Salesiana col dare lire 8000 ricavate dalla vendita di un campo, più lire 190 radunato durante l'anno da uno dei suddetti fratelli che faceva il sagrestano) dovevano essere senza frutto, come lo provò la bella somma raccolta.

» Lode pertanto a voi, buoni e benemeriti Cooperatori e Cooperatrici per la vostra generosità: le Missioni Salesiane, specie quella della Candelara, vi saranno riconoscenti, e riconoscente pure vi sarà Don Bosco che dal Cielo vi benedice con paterno affetto, impetrando su voi e sulle vostre famiglie le più elette benedizioni.

» Colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal novello Sacerdote Salesiano Don Giuseppe Bistolfi, previo il canto, con accompagnamento d'organo toccato maestrevolmente dall'egregio Sacerdote Don Dini, dello stupendo Stabat Mater di Rossini- e del Tantum ergo, si chiudeva l'annuale Conferenza Salesiana sempre bramata dai nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici. »

TRIESTE.

Lo stesso nostro Superiore D. Francesco Cerruti fa pure inviato a Trieste dal Superiore Generale Sig. D. Rua per preparare il terreno ad una Casa Salesiana, che quei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici sperano di veder presto sorgere fra loro, e tener in pari tempo tre pubbliche conferenze in quell'illustre città.

« Avvisi affissi alle porte delle chiese e sui pubblici albi della città - così un corrispondente dell'Italia Reale- Corriere Nazionale - invitavano la scorsa settimana i cittadini a prendere parte a tre conferenze che il chiarissimo Prof. Don Francesco Cerruti aveva da tenere in tre diverse chiese della città sulle Opere di D. Bosco.

» Lo constatiamo subito e con viva esultanza; il pubblico triestino vi accorse numeroso. - La prima conferenza ebbe luogo mercoledì 21 aprile nella chiesa di S. Maria Maggiore affollatissima. L'oratore espose l'essenza, lo scopo e l'organizzazione dell'Unione dei Cooperatori Salesiani. - Il secondo discorso venne tenuto sabbato 24, alle ore 11 antim., nella chiesa del Soccorso. Don Cerruti espose il sistema educativo di Don Bosco e mostrò quanto fece il santo prete torinese per la salvezza della gioventù. - Domenica 25 poi egli parlò di quanto fanno i Missionari Salesiani nelle lontane lande di America, sulle coste dell'Africa e nell'Asia per conquistar anime al Signore e incivilire quei popoli.

» Godiamo del felice esito di queste tre belle e dotte conferenze, e siamo certi che il chiarissimo oratore durante il suo soggiorno a Trieste si sarà persuaso dell'assoluta necessità che abbiamo di avere tra noi i Figli di Don Bosco. Egli in pari tempo avrà pure constatato quanto grande sia l'affetto e l'amore che i Triestini portano all'Opera Salesiana; affetto che si farà ancor maggiore quando - come lo speriamo - tra breve una Casa Salesiana a Trieste sarà un fatto compiuto.

» Mentre ringraziamo sentitamente il M. Rev. D. Cerruti, ci permettiamo di pregarlo ancora una volta affinchè nella sua bontà ed affetto che per noi nutre, perori presso il Rev.mo Don Rua la nostra causa. Il giorno della venuta dei Salesiani in questa città sarà per Trieste giorno di gioia e di letizia, perchè foriero di miglior avvenire, auspice di rigenerazione cristiana.

» Deh! voglia il Signore che questo bel giorno sia molto vicino ! »

TRENTO.

E passando Don Cerruti a Trento, i nostri Confratelli e Cooperatori di quella città vollero essi pure da lui la Conferenza Salesiana, che egli di buon grado tenne l'ultimo giorno di aprile nella cappella dell'Istituto di Maria Ausiliatrice.

Parlò dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, parlò dei Figli di D. Bosco e dello scopo che tutti insieme si propongono. Al quale proposito la Voce Cattolica di Trento porta i seguenti dati

« I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane sono più di 150000, sparsi su tutta la faccia della terra. Il Bollettino Salesiano periodico mensile che rende loro conto delle opere che vanno compiendo i Salesiani, si stampa in 151,000 copie incirca, cioè in italiano circa 60000, in francese 31000, in ispagnuolo 16000, in inglese 8000, in tedesco 22000 e 14000 in lingua polacca. I Salesiani hanno per iscopo di educare la gioventù, specialmente povera ed abbandonata, e fornir di Sacerdoti le Diocesi e le Missioni. La società sarà salva se con una buona educazione formeremo buona la novella generazione.

» A questo scopo lavorano i Salesiani, i quali per educare la gioventù spendono la propria vita; ma essi son uomini, e non possono agire divinamente e far miracoli, per cui attendono dai Cooperatori due potenti mezzi, la preghiera e l'elemosina. La carità cristiana sa imporsi dei veri sacrifizi; ma il Signore sa rimunerare largamente coloro che coi Salesiani cooperano alla salvezza di quella eletta porzione della società, che è la gioventù. »

GORIZIA e TREVIGLIO.

Anche i Cooperatori e le Cooperatrici di Gorizia nell'Istria e di Treviglio nella Lombardia desiderarono sentir a parlare di D. Bosco e dell'opera sua. E Don Cerruti li contentò, nel passaggio per quelle città, portando loro i saluti e la benedizione del Rev.mo Sig. D. Rua, ringraziandoli della loro carità e dicendo loro qualche cosa di D. Bosco e delle Opere sue in un'adunanza come famigliare, tenuta nella cappella delle due Case Salesiane esistenti in quelle città.

Dio benedica tutti quei buoni Cooperatori, anzi benedica tutti i Cooperatori e le Cooperatrici sparsi omai su tutta la faccia della terra, e renda loro in compenso il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell'altro.

Notizie delle Missioni

CALIFORNIA

I primi salesiani negli Stati uniti (Corrispondenza di D. Raffaele Piperni)

AMATISSIMO PADRE D. RUA,

S. Francisco di California, 15 Marzo 1897.

DoPO quattro giorni dal nostro arrivo in questa nuova Missione, prendo la penna per scriverle e darle notizie di noi. Nol feci prima, perchè stanchi del viaggio, con la testa che ancor girava.... e poi le visite, le domande, la gente e tante e tante cose... era necessario prender prima un tantin di riposo.

Venendo pertanto a noi, le dirò che il nostro viaggio fu felicissimo. C'imbarcammo a Genova la mattina del 14 febbraio sul vapore inglese Werra, dopo aver dato un ultimo cordiale saluto ai buoni Confratelli di Sanpierdarena. Trovammo a bordo due Sacerdoti, uno di origine tedesco e religioso della Congregazione del Preziosissimo Sangue e l'altro francese, coi quali formammo come una piccola comunità, celebrando tutti la S. Messa ogni giorno e facendo sempre insieme tutte le altre pratiche di pietà. Provvidenziale disposizione di Dio! un vapore di protestanti pareva ridotto a una piccola cattedrale cattolica! - In terza classe v'era pure un centinaio di poveri Italiani emigranti, la maggior parte del Veneto; li visitai più volte, suggerendo loro di invocare ogni giorno l'aiuto e la protezione di Dio e di Maria Santissima.

Arrivammo a Nuova York il 2 di marzo. Alla stazione ci si presentò una persona gentilissima, che a nome dell'Arcivescovo di S. Francisco ci chiese nostre notizie e ci accompagnò ad un Hotel tenuto da famiglia eminentemente cattolica. Quivi poi facemmo conoscenza coi buoni Padri di Mons. Scalabriní, presso dei quali ci trattenemmo per ben due giorni, usandoci ogni sorta di cortesie. Essi in Nuova York hanno una Parrocchia per gli Italiani. La loro Chiesa è piuttosto bella, e la renderebbero ancor più splendida, se fosse di loro proprietà. L'hanno in affitto: era una chiesa protestante venduta a un capitalista giudeo per 50000 scudi: tanti loro ne abbisognerebbero per comperarla.

Una cosa attirò la nostra attenzione in Nuova York, ed è il modo con cui sono trattati gli emigranti allo sbarcare. Vengono tutti portati in un'isoletta fatta artificialmente, sulla quale si innalza un immenso palazzone di legno, fatto secondo tutte le regole dell' arte, con vasti appartamenti, sale spaziose, grandi dormitorìi, cucina, ecc., e con tutte le comodità possibili. Quivi gli emigranti vengono presentati uno per uno ad un tribunale, composto di quattro individui, de' quali uno parla Italiano. Ognuno è interrogato intorno al proprio nome, cognome, provenienza e professione che esercita; quanto danaro ha sborsato per venire, quanto ne porta seco; ov'è diretto : se ha qui parenti, amici, ecc. e tutto vien registrato in grossi volumi. Se lo si vede idoneo al lavoro, si lascia libero, se no, vien rimandato al proprio paese. Il giorno in cui io assistetti a quest'atto, solamente in una mezz' ora vidi ben sette Italiani rimandati in patria. - Ciò si pratica per tutti indistintamente, a qualunque nazione appartengano; ma siccome i poveri Italiani formano i nove decimi degli emigranti agli Stati Uniti, così l'occupazione di questi impiegati è quasi sempre per essi. Questa è cosa giornaliera. Parrebbe incredibile; eppure ogni giorno arrivano centinaia e centinaia di Italiani. - Le spese ingenti per il trasporto degli emigranti all'isoletta, l'alloggio e vitto dei medesimi per tutti i giorni che vi rimangono, come pure lo stipendio degli impiegati è tutto a carico del Governo. Vi è anche un impiegato del Governo Italiano, il quale però è stipendiato dall'Italia.

Noi, come Missionari, non fummo considerati quali emigranti e quindi non andammo soggetti a tanta noia.

Dopo due giorni di permanenza in Nuova York, partimmo per Chicago, dove sostammo altri due giorni presso i carissimi Padri Serviti, i quali ci trattarono con tanta squisitezza, che ne rimanemmo proprio confusi. Non ce ne dimenticheremo proprio giammai ! Il caro Superiore, Rev.m° P. Moreschini, che io conobbi vent'anni fa nella mia prima escursione in questa Repubblica per le Case di Terra Santa, ci ha dimostrato tanta carità e tanta cortesia di modi, che non possiamo a meno di mandargli ancora di qui un cordialissimo saluto in segno di profonda ed imperitura riconoscenza.

Da Chicago il nostro viaggio fu un pochettin monotono e noioso, passando la ferrovia per centinaia di miglia frammezzo a deserti ed a montagne coperte di neve. Non avemmo però a soffrir freddo, perchè gli ampi e lunghi carrozzoni erano ben riscaldati a vapore.

Finalmente la mattina del giorno dodici di questo mese ponemmo piede in S. Francisco. Alla stazione ci aspettava il Reverendissimo Parroco Don Decaroli, il quale fattici entrare in carrozza, ci condusse difilati alla Chiesa Italiana, che egli intendeva di rinunziare ai Salesiani e dove da quattro giorni incominciammo ad esercitare il nostro sacro ministero.

All'indomani, accompagnati dallo stesso cortesissimo D. Decaroli, ci portammo dall'Ecc.m° Arcivescovo di questa città. L'accoglienza fu cordialissima, come cordiali e caldissimi furono i voti e gli auguri espressici pel bene e la prosperità della nostra Missione in S. Francisco. Immediatamente ci munì di tutte le facoltà parrocchiali ; e, senza perder tempo, perchè di qua il tempo è danaro e per noi è salvar anime, recto tramite ritornammo alla nostra abitazione.

Il Rev. D. Decaroli tosto ci fece la consegna dell'esistente, senza lasciare i documenti del debito di dodici mila scudi che gravitano sulla chiesa. Questo rispettabile Sacerdote ha fatto un bene immenso a questa chiesa e a tutta la colonia italiana qui esistente, che è sparsa in tutti i punti della città. Egli domani partirà per l'Italia e precisamente per Aquino, sua patria; ma il suo nome e la sua memoria rimarranno per sempre in benedizione presso tutti questi nostri cari compatrioti.

La chiesa è grande e bella : quando sarà possibile arricchirla di qualche dipinto, potremo dirla bellissima. La casa parrocchiale è anche comoda, e quando Vossignoria vorrà visitarci, come speriamo, troverà una bella camera che già chiamiamo col nome di Don Rua.

Ieri, domenica, in questa chiesa abbiamo assistito ad un caro spettacolo, che ci ha commosso tanto e che io non debbo e non posso passar sotto silenzio. Uno stuolo di ben cinquecento tra giovanetti e giovanette assistettero in corpo alla Messa delle ore nove: e dopo, ripartiti a piccoli gruppi, si fermarono nella stessa chiesa ad una mezz'ora di Catechismo, che loro veniva spiegato dalle Suore della Santa Famiglia e da altre zelanti Signore. Queste buone Suore hanno per scopo principale del loro Istituto appunto l' insegnamento del Catechismo ai ragazzi ed alle ragazze nelle parrocchie. Lo fanno alla domenica ed anche al sabbato intorno alle tre pomeridiane. È questo un sollievo per un povero Parroco ed un grande aiuto per l'istruzione religiosa dei suoi parrocchiani.

A lato della chiesa v'e un terreno di 50 metri di lunghezza per dieci di largezza; vedremo di appianarlo e aggiustarlo per la ricreazione di questi cari fanciulli. Senza dubbio, se potessimo aprire un Oratorio festivo, aumenterebbe il bene fra loro.

Domenica prossima daremo principio ad una sacra missione. Questo progetto, approvato e con piacere benedetto dall'Eccell.mo Arcivescovo, fu annunziato ieri ai parrocchiani, i quali l'accolsero con vero entusiasmo. Ci assista Iddio e ci aiuti a fare gran frutto!

La messe che ci si presenta dinnanzi è immensa. Vi sono Italiani sparsi, come già dissi, in tutti i punti della città; ve ne sono quindi assai lontani da noi, ed il zelante Pastore della Diocesi vuole che noi li visitiamo tutti e spesso volte. Non sappiano preciso il loro numero: sua è certo che ammontano a più di quindicimila. Che più? Gli Italiani qui sono tenuti in così bassa stima presso tutti, che i buoni arrossiscono chiamarsi tali. Questo nome è di spregio e suona come di esseri incivili, irreligiosi, bestemmiatori e che so io. V'e quindi bisogno di lavorare e lavorare molto per rialzare un poco il loro morale anche in faccia agli uomini.

Ci raccomandiamo pertanto, o amatissimo Padre, alle sue preghiere ed a quelle di tutti i nostri cari Confratelli e Cooperatori, affinchè il Signore si voglia servire di questi inutili strumenti per operare un po' di bene a sua maggior gloria ed a salute delle anime di questi nostri poveri connazionali.

Baciandolo la mano e chiedendole la sua benedizione, godo di potermi professare

Della S. V. Rev.ma

Dev.m° in Corde Jesu Sac. RAFFAELE M. PIPERNI.

GENERAL ACHA (PAMPA CENTRALE-REPUBBLICA ARGENTINA.). -Il mese dei fiori e la prima solennità della Purissima nella Pampa Centrale.- Con questo titolo D. Pietro Orsi, Vicario Foraneo della Pampa Centrale, scrive al nostro Superiore la seguente corrispondenza

« La S. V. Rev.ma, che dalle nostre lettere ha incominciato a conoscere il suolo pampeano e sa che qui non sboccia la rosa, non s'apre giglio, nè sparge il suo grato odore l'umile violetta, quali fiori, dirà, avranno adornato il trono di Maria nel mese di novembre a Lei nel Nuovo Mondo consacrato ?

» Presto detto, amatissimo Padre: i più belli che l'Autore dell'Universo abbia disseminato in queste sterili regioni. Ogni quattro o cinque giorni uscivamo a passeggio coi buoni giovanetti che frequentano le nostre Scuole. Giunti all'aperta campagna, ecco che i più grandicelli, quali scoiattoli, s'arrampicano per le annose piante di algarrobos, caldenes e chañales e ne distaccano i migliori ramoscelli, mentre i piccolini con avidità carpiscono il selvatico fiorellino che loro viene dato d'incontrare fra i pungenti cespugli. Tornando a casa, si corre da tutti alla chiesa per cantare una lode alla Regina del Cielo, e frattanto ciascuno vi lascia il proprio mazzetto verdeggiante, a cui noi diamo poi un'ultima mano aggiungendovi qualche rosa di vario colore. Ed ecco anche in mezzo al deserto della Pampa ornato di fiori il trono e l'altare della Vergine nel mese a Lei sacro.

» E non è a dire quanto Maria abbia graditi questi fiori. Il nostro meschinissimo impegno per onorarla fu da Lei benedetto in modo veramente visibile. I frutti copiosi ottenuti fra queste anime ne sono una prova eloquentissima.

» L'affluenza alle sacre funzioni tanto del mattino quanto della sera fu sempre superiore alle nostre aspettazioni; e con giubilo grande del nostro cuore abbiam veduto anime generose, che, calpestato il maledetto rispetto umano, si purificasono nel Sacramento della Penitenza e si prostrarono ai piedi dell'altar di Maria a ricevere il suo Divin Figliuolo nella S. Comunione. E questa scena, sempre commovente pei povera Missionario, non fu di un sol giorno, ma di tutto il Mese Mariano.

» L'esito felicissimo onde venne celebrato il Mese Mariano fu sprone a tutti per solennizzare colla maggior pompa possibile la cara festa dell'Immacolata - o Purissima - con cui qui si chiude il detto Mese. Si risolve di portare in trionfo per le piazze e contrade di questa capitale la bella statua dell'Immacolata. Ed ecco il Sig. V. Leon regala la barella; il Sig. Giuseppe Dall'Olio immediatamente la indora; l'Intendente Municipale, Sig. Agostino Valerga, fa imbandierare le vie e la piazza per cui deve passare la Vergine concepita senza macchia di peccato originale ; il Tenente Colonnello della Guardia Nazionale, Sig. Gio. San Martin, dispone che la milizia di General Acha in grande uniforme corteggi la Regina del Cielo e della terra durante il suo trionfo per la capitale della Pampa; il Segretario della Governazione, Direttore del periodico La Capital, con grande attività si dà d'attorno per ricomporre il corpo della banda musicale, sciolto da qualche tempo per l'assenza del Professore principale; il Governatore interinale Sig. Edoardo Chapeaurouge s'impegna perchè nulla manchi all'ordine ed alla magnificenza della festa; e perché tutta la popolazione manifesti la parte vivissima che vuol prendere alla solennità, una Commissione di bambine, tutte inferiori ai nove anni, passa di casa in casa chiedendo un obolo in onor di Maria, e riesce a raccogliere la bella somma di circa ottocento lire, le quali vengono impiegate a rendere più splendido il trionfo della Gran Madre di Dio.

» La fausta aurora è salutata dal fragor delle bombe e dal suono giulivo de' sacri bronzi. Numerose Comunioni si distribuiscono alle due Messe lette, e specialmente alla seconda destinata per l'inaugurazione dell'altare laterale dedicato a Maria SS. Ausiliatrice, regalato dalla Sig.ra Giusta Elortando di Garcia Fernandez, nostra grande benefattrice di Buenos Aires, al cui pennello dobbiamo il prezioso quadro che sopra campeggia. Alla Messa solenne delle ore undici, a cui interviene non solo la popolazione di General Acha, ma pur dai villaggi circostanti, s'inaugura il grandioso altar maggiore, dono della madre della suaccennata Giusta, la Sig.ra Isabella Agmistan di Elortando, pur essa insigne nostra Benefattrice. Ed il Giudice, Sig. Anastasio Cardassy, in segno di stima ed affetto a noi e di devozione a Maria, viene egli pure a portare in persona la sua generosa elemosina.

» Sul far della sera, al fragoroso crepitare de' fuochi artificiali, al suono giulivo delle campane, alle armoniose note di melodici strumenti ed alle sonore e robuste voci de' cantori che intonano l'Ave maris stella, sfila numerosissima la solenne processione. Sostengono l'aurata portantina il Signor Governatore, il Dottore e Senatore Sig. Garcia Fernandez, l'Intendente Municipale, il Direttore della Capitale, il Tenente Colonnello Sig. San Martin, il Giudice di Pace ed altri Dignitari di questa capitale. L'ordine, la munificenza, la devozione nulla lasciano a desiderare. Al ritorno al tempio si pone termine alla grande manifestazione con breve discorsino intorno al dogma ed alla devozione della Vergine Immacolata e colla benedizione solenne del SS. Sacramento.

» Sono feste, o amatissimo Padre, che risvegliano la fede, la pietà, la devozione anche nei più indifferenti. Le congratulazioni ricevute da tutte parti ci dimostrano che questa solennità ha lasciata una dolce, indelebile memoria nella mente e nei cuori di tutti. E però noi, mentre con tutta l'effusione dell'animo nostro ringraziamo il Signore e la Vergine d'averci cotanto consolati, li preghiamo perchè ci rendano ognor più degni della loro visibile protezione, a maggior gloria di Dio ed a vantaggio di queste anime alle nostre cure affidate ».

DALL'ESTERO

FRANCIA

Per la Pasqua degli Italiani.

BEN consolante è la notizia che ci venne comunicata lo scorso mese dalla Francia. Anche quest'anno quei nostri Confratelli si sono adoperati per apparecchiare al compimento del Precetto Pasquale gli Italiani residenti in varie di quelle Colonie ; anzi a questo scopo fa invitato pure qualche nostro Sacerdote dall'Italia; e le impressioni riportato furono che gli Italiani corrisposero molto bene alle loro premure e con vero slancio di fede accorrevano ad udire la divina parola predicata nella patria favella ed a ricevere i SS. Sacramenti.

Di ciò va data somma lode agli ottimi Parroci locali, i quali ravvisando nei nostri poveri emigrati anime affidate al loro zelo, cui amano con affetto tenerissimo di padre, loro procurano ogni anno questa facilità, invitando Sacerdoti che parlino una lingua a loro intelligibile.

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A La Seyne (Var) vi fu l'intero quaresimale, predicato in italiano da D. Cesare Fasani, Direttore dell'Orfanotrofio nostro di S. Cyr (Var), e terminato cogli Esercizi Spirituali. Era commovente vedere alla sera quei poveri operai, stanchi dal lavoro, affluire numerosissimi alla chiesa, avidi d'intendere quella divina parola, che produsse veramente frutti salutari nelle anime loro. La frequenza ai SS. Sacramenti fu il più bel premio per l'oratore ed ha recato grandissima consolazione al cuore dell'ottimo Parroco, il Revmo Can.co Jauffret.

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A sua volta il degnissimo Parroco di S. Margherita (sobborgho di Marsiglia) volle procurare alla Colonia Italiana della sua Parrocchia il benefizio di una muta di Esercizi Spirituali. Si notò che il concorso va ogni anno aumentando , con grande giubilo di quel zelante Parroco.

Dove però i nostri confratelli ebbero maggiori consolazioni fu tra i Coloni della Ciotat (Var), dove questi hanno una chiesa tutta per loro , capace di oltre 1500 persone , officiata da un Sacerdote Salesiano.

Durante gli Esercizi si confessarono alla spicciolata molte donne ; ma alla vigilia della chiusura si dovette far appello a parecchi Sacerdoti e lavorare fino alle ore undici di notte per raccogliere la messe abbondantissima anche di uomini.

L'ottimo Parroco Can.co Paranque celebrò la Messa della Comunione generale ; e nel pomeriggio diede la benedizione col Santissimo ; e prima di licenziare dalla chiesa quella folla compatta di Coloni, rivolse loro un'accalorata allocuzione , manifestando la sua pienissima soddisfazione pel bene operatosi e assicurando ancora che egli vuol essere, come sempre fu, non solo Pastore, ma Padre degli Italiani della sua Parrocchia.

In quest'occasione si eseguì musica di grand'effetto, sicchè nulla mancò perché la Pasqua, del 1897 lasciasse in tutti una salutare e profonda impressione,

SVIZZERA Un'altra Missione agli Italiani emigrati.

DAL 14 al 18 aprile scorso , dietro invito del Rev. P. Gibert, Cappellano della stazione climaterica di Feydey-sur- Leysin (Cantone Vaud), colà recossi dalla Casa di Balerna il nostro Sacerdote Angusto Amossi a preparare alla S. Pasqua un'ottantina di operai italiani, in massima parte piemontesi , addetti ai lavorì di ampliazione dello Stabilimento. Poveretti ! passavano per gente poco o nulla religiosa, mentre non erano_ in realtà che ignoranti, i quali trovandosi lungi da casa loro, fra gente straniera, non sapevano come fare per ritornare alle pratiche di nostra S. Religione.

D. Amossi rimase molto contento della loro assiduità alle istruzioni, della loro attenzione e della loro buona volontà. Ed il Signore rese feconde le sue parole; chè il giorno di Pasqua più di sessanta si accostarono alla S. Mensa ; tutti poi in quel giorno, malgrado il pessimo tempo e la neve che veniva a larghe falde, furono assidui alle sacre funzioni, cui assistettero con grandissima attenzione e divozione.

Un elogio è dovuto alla direzione dello Stabilimento per le attenzioni usate, e le facilitazioni accordate a quei nostri buoni operai, affinchè potessero adempire a questo loro dovere di buoni cristiani; una lode poi anche ai molti signori e signore in cura nello Stabilimento, chè essi pure in bel numero in quel giorno si accostarono ai SS. Sacramenti e concorsero a render più bella la festa di Pasqua.

Noi facciamo voti che altri imitino l'esempio del Rev.mo P. Gibert e del Comitato che gli venne in soccorso per dettare la missione a quegli operai: quanto bene si potrebbe fare!

Il nostro Sacerdote di passaggio a Lucerna predicò pure a parecchie centinaia di operai Italiani quivi residenti.

TERRA SANTA

Trionfo di Maria Ausiliatrice in Betlemme.

LA Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Betlemme , Suor Annetta Vergano, ci scriveva nello scorso aprile quanto segue:

« Come ad una buona figlia torna sempre caro parlare delle glorie della propria madre, così riesce a noi ora di sommo giubilo poter raccontare un nuovo trionfo della nostra tenerissima Madre Maria SS. Ausiliatrice.

» Il giorno 15 marzo di quest'anno arrivava in Betlemme, al nostro indirizzo, una bellissima statua di Maria SS. Ausiliatrice, regalo di una pia Signora Piemontese, Cooperatrice Salesiana zelantissima e già nostra insigne Benefattrice.

» Questa pia Signora con generosa carità già aveva provveduta la nostra Cappella di un altare, fornendolo di ben diciotto candelieri, quattro piramidi, carte-gloria, trono, tovaglie, piviale e d'uno stupendo raggio per l'esposizione del SS. Sacramento. Più tardi ci regalava una lampada a sei candele, nè si stancava dall'inviarci piccole offerte per le povere compatriote del Bambino Gesù. Venuta a sapere che ci mancava ancora una statua della nostra cara Patrona, si diè tosto premura di trovarcela bella ed inviarcela per nostra grandissima soddisfazione.

» L'ultimo sabbato di marzo pertanto, il caro e bel simulacro della nostra potentissima Regina fu portato nella chiesa del S. Cuore di Gesù officiata dai Salesiani, dove la domenica mattina, in seguito alla Messa cantata dai giovanetti dell'Orfanotrofio della S. Famiglia, venne solennemente benedetto.

» Nel pomeriggio, dopo i Vespri, incominciò a sfilare la processione. Venivano prima le Orfanelle delle RR. Suore di S. Giuseppe di questa città , seguite da tutte le loro Superiore ; poi le nostre Oratoriane, le nostre Ascritte, le Suore di Beitgemal e quelle di questa Casa; quindi i giovanetti esterni ed interni dell'Orfanotrofio, il piccolo clero, i sacerdoti in cotta ed in ultimo il Canonico Belloni in stola e piviale, dietro cui maestosa procedeva, portata da quattro giovanotti, la magnifica statua di Maria SS. Ausiliatrice, tra nngoli d'incenso, i lieti concenti della musica strumentale dell'Orfanotrofio e i sacri cantici del numeroso popolo accorso a questo spettacolo veramente nuovo per le contrade di Betlemme.

» Giunti nel cortiletto superiore della nostra Casa, ove tra ricchi addobbi s'era preparato un altare provvisorio per posarvi la grande statua , un Sacerdote Maronita pronunziò in arabo un eloquente discorso intorno alle grandezze di Maria, infervorando tutti all'amore ed alla divozione di una Madre sì amorosa e potente. Quindi portata la venerata immagine nella nostra Cappella e deposta sul suo stabile trono, si impartì a tutta quella moltitudine di gente la benedizione col SS. Sacramento. Nè si lasciò partire quel popolo devoto senza dargli un caro ricordo di sì bella funzione, consistente in una medaglia di Maria Ausiliatrice , pur queste donate dalla sullodata nostra Benefattrice.

» Al lunedì seguente la festa fu tutta nostra. Le Suore cantarono nella nostra Cappella la Messa della S. Infanzia ed alla sera i Vespri; i Sacerdoti Salesiani vennero a tenerci il panegirico e a darci la benedizione solenne col SS. Sacramento.

» Anche a questa seconda solennità intervennero le nostre Sorelle di Beitgemal, le quali, invidiando la nostra sorte, fanno voti che il Signore inspiri qualche altra pia persona a voler imitare la nostra ottima Benefattrice ed inviar loro il caro simulacro della nostra buona Mamma a rallegrare i loro giorni colla sua amabile presenza.

» Frattanto noi preghiamo questa Vergine Benedetta a volerci tener sempre sotto il suo valido patrocinio ed a benedire, proteggere e conservarci per molti anni la nostra cara Benefattrice ! »

Dobbiamo sospendere per questo mese la rubrica « AI GIOVANETTI » per l'imprevista morte del veneratissimo nostro Arcivescovo. S'assicurino però tutti i nostri piccoli lettori, che noi li compenseremo abbondantemente nel prossimo numero, illustrando la parte a loro dedicata.

NECROLOGIA

Mons. Giuseppe Boraggini Vescovo di Savona e Neli.

Un gravissimo lutto colpiva il clero ligure la notte ultima dello scorso aprile. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Boraggini, zelantissimo Vescovo di Savona e Noli, spirava la sua bell'anima nel bacio del Signore, assistito dal Rev.m° Vicario Generale, dal Capitolo della Cattedrale e dai suoi famigliari.

Nato in Genova il 25 agosto 1820, diede di buon'ora chiarissimi segni delle più belle doti di menta e di cuore. Ascritto ben presto alla sacra milizia, laureossi in ambe le leggi nell'Università Genovese ed ebbe distinte cariche in Diocesi. Dapprima fu Cancelliere della Curia Arcivescovile di Genova, poi per ben dodici anni Parroco della Chiesa di S. Rocco, cui egli amministrò con tal zelo ed affetto da meritarsi dall'universale gratitudine di essere ricordato in una tabella marmorea murata in quella chiesa, indi Canonico Arciprete della Metropolitana e Pro- Cancelliere e poscia Pro-Vicario Generale di Mons. Magnasco, carica che sostenne per parecchi anni, finchè Sua Santità Leone XIII nel 1879 lo elevava alla dignita vescovile, affidandogli le due Diocesi unite di Savona e Noli.

Ben diciotto anni stette al governo di quella diocesi. Umile, ritirato, modesto, amante dell'altrui felicità, Mons. Boraggini seppe acquistarsi reverenza e gratitudine. Mite d'indole, ma dotato d'esemplare fermezza di animo non cedeva davanti a prepotenze.

Secondò con tutto il cuore il movimento cattolico della Diocesi, die' impulso a nuove istituzioni, fu orgoglioso di cooperare a render solenni le feste cinquantenarie di N. S. della Misericordia, di benedire l'opera di abbellimento della Cattedrale Savonese che sotto il suo governo s'ornò della facciata. Molteplici furono i servizi da lui resi a quella Diocesi, e nella fausta circostanza del terremoto, che nel febbraio del 1887 desolò tanta parte della Provincia Genovese, egli fu più che un padre, un apostolo di carità.

Verso dei figli di D. Bosco, che trovò già in Diocesi alla direzione del fiorente Collegio Municipale di Varazze, Mons. Boraggini nutrì sempre tenerissimo affetto come ai figli del suo cuore, reputandosi felice ogni volta poteva render loro qualche favore o recarsi a dare maggior lustro a qualche loro festa. Anzi, dobbiamo qui notarlo, gli ultimi passi che fece fuori di Savona furono appunto quegli di portarsi a Varazze a prender parte alla festa giubilare che gli Antichi Allievi di quel nostro Collegio celebrarono nel febbraio scorso, onorando di sua presenza a tutte quelle solennità.

Nè si tenne solo pago di vedere i Salesiani in Diocesi col Collegio di Varazze, ma egli volle che andassero nella stessa città di Savona a prendersi cura di quella gioventù coll'Oratorio festivo di N. S. della Misericordia. Diffatti fra gli illustri nomi indissolubilmente congiunti colla fondazione di quell'Oratorio splende in prima linea quelllo di Mons. Boraggini, il quale fu mai sempre coi Salesiani largo di consigli , di conforto e di appoggio morale e materiale.

Ed ora Mons. Boraggini non è più; è volato in seno a Dio a godere il premio di una lunga vita, spesa tutta nel servizio del Signore per la maggior sua gloria e la salute delle anime. E noi, mentre prendiamo viva parte al lutto della Diocesi Savonese e di quei nostri fratelli, per dover di riconoscenza, piucchè per la persuasione che egli ne abbisogni, raccomandiamo alle preghiere dei nostri cari Cooperatori l'anima bella di questo santo Vescovo.

Il Cav. Giuseppe Rey.

Da Tunisi in data 39 aprile scorso ricevemmo pure la dolorosa notizia che quel mattino era spirato, pieno d'anni e di meriti, munito di tutti i conforti della nostra santa

Religione, attorniato da numerosa e religiosissima famiglia, rimpianto da quanti lo conobbero, questo piissimo e carissimo nostro Cooperatore.

Umile quanto ricco, ebbe secondo le sue ultime disposizioni di funerali poveri. Cristiano fervente e figlio devotissimo al natio Piemonte fu come il Cooperatore e l'amico nato del Figli di D. Bosco in Tunisi e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, i quali lo chiamavano col caro nome di « Papà Rey »

Mentre ne piangiamo la perdita e raccomandiamo la sua bell'anima a tutti i nostri Cooperatori, preghiamo il Signore che voglia suscitare molti imitatori della pietà, della fede e della carità del Cav. Giuseppe_Rey.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Viva Maria speranza mia!

Da quasi due settimane ero straziata da dolori acutissimi di denti che mai non aveano tregua e, per giunta, perseguitata da replicate convulsioni. Indarno l'arte medica s'era attorno di me adoperata con varie operazioni chirurgiche; chè il male, anzichè rallentare, ingigantiva sempre più, ed ogni speranza di salute era pressochè perduta. - Due sacerdoti mi tenevano assistenza, i quali dopo d'avermi amministrata l'Estrema Unzione, pensavano a darmi la papale assoluzione e mi esortavano a fare a Dio una generosa offerta della vita. In tale costernazione de' miei cari e in tanto abbattimento del mio spirito, una sola speranza brillava ancora nel mio cuore. Era la fiducia in Maria SS. Ausiliatrice. Tra la destra stringeva una sua medaglietta, ed a Lei totalmente mi affidava. E la Vergine a me volgeva benigno il suo sguardo. Dopo una notte dolorosissima, in cui avevo ricevuto ogni religioso conforto, spuntava finalmente l'alba di quel dì che doveva segnare il principio di mia guarigione. Difatti, da quel mattino il male andò sensibilmente diminuendo, i dolori spasmodici, che mi avevano poco meno alienata dai sensi, cessarono, si arrestarono pure le convulsioni, ed io dopo tre dì poteva dire di essere totalmente guarita. - Alla Vergine Ausiliatrice sciolgo un inno di grazie, e quale Cooperatrice Salesiana pubblico riconoscente nel Bollettino un sì segnalato favore, com' era ne' miei voti. - Maria continui su di me la sua celeste protezione, nel mentre in eterno io canterò la sua bontà e la sua potenza!

Barzesto, 22 Febbraio 1897.

GIOVANNINA MORANDI Maestra.

La benedizione di Maria Ausiliatrice.

Fui ridotto agli estremi da una polmonite acuta fulminante, mentre attendeva ai miei prediletti studi a Torino. I miei cari, accorsi al mio capezzale, vollero si facesse un consulto fra tre medici rinomati della città, che unanimemente dichiararono il caso disperato. Consapevole del mio stato, mostrai desiderio di ricevere una speciale benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Oh bontà della Madonna di Don Bosco ! Dopo cinque giorni io cominciava ad alzarmi.... ero convalescente. - Ora che, ritornato ai miei diletti studii, continuo a star benissimo, rendo pubbliche grazie a questa buona Madre, la cui benignità verso gli afflitti figliuoli d'Adamo è tale che non pur soccorre A chi dimanda, ma molte fiate Liberamente al dimandar precorre.

Torino - Scuole Apostoliche - Martinetto. CIRIACO SCANZI.

Una famiglia consolata.

Piangevano i figli, ed il marito se ne stava muto rimirandomi: la desolazione ed il terrore erano piombati sulla mia famiglia da che un terribile male mi tormentava la gola ed i medici si dichiaravano impotenti a combatterlo. Fui consigliata di recarmi a Torino, ma la mia gita fu inutile: non però del tutto. Ivi mi ricordai di Maria SS. Ausiliatrice, a Lei mi rivolsi fiduciosa, La supplicai per me, pei figli, per lo sposo; e Maria mi esaudì. Tosto mi sentii migliorata, ed in meno d'un mese fui completamente ristabilita con meraviglia degli stessi sanitari che mi curavano. Grazie, o Maria; grazie per me, grazie per la mia famiglia ! Sia benedetto per sempre il tuo Nome Santissimo, o verace Aiuto dei Cristiani !

Acqui, 19 Marzo 1897.

CAROLINA GRAVINO.

Salus infirmorum, ora pro nobis.

L'ultimo giorno dello scorso gennaio l'amatissimo nostro papà versava in tristissime condizioni di salute. Affetto da cronico catarro bronchiale, già generalizzato sui polmoni, quando proprio il male sembrava arrestarsi per l'incessanti preghiere innalzate a Maria Ausiliatrice e vieppiù ci arrideva la speranza di guarigione, in un attimo il buon papà peggiora in modo da destare le più serie apprensioni. Il primo consulto medico ebbe per risultato la constatazione d'un caso oltremodo allarmante, avuto riguardo all' avvanzata età dell' infermo. In tale frangente non venne però mai meno la nostra fiducia in Maria Ausiliatrice; che anzi a Lei ci rivolgemmo con maggior slancio di fede e d'affetto (sollecitando ancora le preghiere dei parenti e degli amici), animati da un sicuro presentimento che la Madonna avesse lasciato peggiorare il male, al solo fine di provarci e per far risaltare viemmeglio la sua potenza. Nè ci ingannammo, chè in pochi giorni il carissimo papà andò migliorando a vista d'occhio, con grande sorpresa degli stessi medici; ed ora finalmente si trova pressochè in perfetta salute. Sia lode pertanto a Maria Ausiliatrice vera « Salute degli infermi » ; a Maria ancora le più vive azioni di grazie, che volle novellamente consolarci ed apprenderei la più illimitata fiducia nel suo validissimo patrocinio.

Semiana, 26 Marzo 1897.

SORELLE MAZZINI.

Alcamo. - La Sig. Marietta Mistretta nata Deblasi ringrazia vivamente la Vergine SS. Ausiliatrice, per aver ottenuto da Lei la miracolosa e quasi instantanea guarigione della propria figliuola, che nel cadere erasi rotto un braccio. - Parimenti il Sig. Antonio Deblasi rende vivissime grazie all'Ausiliatrice del Popolo Cristiano per altre grazie ottenute. - Ambedue mandano la loro offerta in L. 10.

Baudenasca (Pinerolo). - Catterina Caratti il giorno 11 aprile veniva a sciogliere ai piedi di Maria Ausiliatrice un cantico d'amore e di riconoscenza per due segnalatissime grazie ottenute dalla potente sua intercessione. Due sue sorelle, Giacinta e Felicita, in seguito a sbocchi di sangue la prima e a dolorosa malattia la seconda, trovaronsi ridotto a così mal partito da far seriamente temere di loro vita. Con viva fede praticarono novene di preghiere e di Comunioni ad onor di Maria SS. Ausiliatrice, e questa potentissima Regina non fu sorda alle loro suppliche. Le due povere inferme sentironsi ben presto migliorare ed ora formano la meraviglia di quanti le conobbero in quel miserando stato. Di cuore adunque ne sia data lode e gloria all'Ausiliatrice dei Cristiani !

Biella. - Il Sac. Angelo Taverna, in data 31 aprile scrive : « Una povera donna, afflitta da varii mesi da una grave malattia, si raccomandò con viva fede alla pietosissima Madre di Dio, Maria Ausiliatrice, obbligandosele con voto ad offrirle tutto quant'essa aveva di più prezioso, cioè i suoi gioielli di sposa, e a far pubblicare in cotesto stimatissimo Bollettino la grazia della guarigione, se gliel'avesse concessa. - Oh! potenza e bontà dell'augusta Regina dei cieli ! Non aveva quella buona donna ancor finita una novena da Lei presa a fare in onore di Maria Ausiliatrice, che si sentì talmente migliorata dal suo male, da poter con agevolezza respirare e camminar con facilità, ciò che prima non poteva fare; ed ora si trova in via di perfetta guarigione. - In adempimento del voto fatto e per riconoscenza alla sua Celeste Benefattrice, la detta donna prega, per mezzo mio, a voler presentare a Maria Ausiliatrice i gioielli promessile e ad inserire nel Bollettino l'insigne favore ricevuto. »

Buenos-Aires (Rep. Argentina). - Il nostro Missionario D. Domenico Milanesio ci scrive « La Sig. Rosa Chichisola assisteva una bambina di tre anni colpita da doppia polmonite fulminante. Il medico già aveva pronunziato il suo verdetto « di cento, novantanove debbono soccombere. » La pia Signora con fede raccomanda la piccola inferma a Maria SS. Ausiliatrice e fa l'offerta per la celebrazione di due S. Messe a suo onore. Il giorno seguente la bambina incomincia a migliorare e dopo pochi giorni è fuor di pericolo. - Anche la Sig. Rosa Gransini, pure di Buenos-Aires, ha provato quanto è potente Maria. Giaceva costei a letto da ben quattro mesi inferma di pleurite : dopo aver esauriti inutilmente tutti i mezzi della scienza umana, fece ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo di far celebrare dodici Messe nella basilica al S. Cuore da D. Bosco eretta in Roma. Felice idea che le portò in breve la guarigione! Tosto sentissi a migliorare e dopo alcuni giorni si trovò perfettamente guarita. - Lodiamo adunque ed esaltiamo la potenza di Maria ! »

Rendono pure grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice i seguenti

Maria Scagliotti di Conzano Monferrato, per avere la Vergine Santa liberato suo figlio da gravo pericolo della vita.

Cristina Polastri di Casalcermnelli, con offerta di L. 10, per essere stata guarita, in seguito a due novene, da un malore al naso giudicato incurabile senza dolorosa operazione,

I Coniugi Vittorio Gasparotto e Maria Rasotto di Lupia (Vicenza), per la guarigione d'un figliuoletto in seguito a voto fatto a Maria Ausiliatrice, la quale loro lo restituì sano e salvo mentre già lottava colla morte da una settimana.

Marianna Pamparato - Minoia di Torino guarita per intercessione della Vergine da lunga malattia.

Maria Teresa N. N. di Torino, la quale dopo di aver sofferto, per oltre quattro anni, forti dolori e ripetute operazioni ad una gamba e aver tenuto il letto per molti mesi, fatto ricorso a Maria Ausiliatrice, ne ottenne completa guarigione.

Maria Luigia Bottaro di Savona, la quale in dolorosa circostanza invocò l'aiuto della Vergine Ausiliatrice e ne provò tosto gran sollievo.

Maria Casazza - Croce di Torriglia (Genova), per il felice esito riportato in una causa pendente da ben undici anni, dopo aver pregato e fatto pregare la Gran Madre di Dio Maria SS. sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani.

Ottennero pure grazie segnalatissime da Maria Ausiliatrice e pieni di riconoscenza inviano offerte al suo santuario di Torino e per le Missioni Salesiane i seguenti

M. C. N., Milano, con offerta di L. 100. - D. Agostino Rebaudi, Parroco di Carmino (Ormea), von offerta di L. 50. - Angiolina Sargenti, Magadino (Sviz zera) - Un Bolognese con offerta di L. 10 - Le sorelle Maria e Paola di Cornegliano, con offerta di L. 40, per la guarigione della loro cara madre. - Un Seminarista di Faenza. - Elisa Corvaja in Tita, Calascibetta. - Il Prof. N. N. di Treviglio. - Antonio Savio, Dronero. - Maria Boglio e Francesco Berra, Trecate. - G. Mattone, Maestro. - La Signora Danes, Busca. - N. N., Torazza di Verolengo, con ofrta di L. 60. - A. B., Torino, con offerta di L. 6. - Luigi Talamonti, Loreto Aprutino, a nome di suo genero Zopita Antico, con offerta di L. 10. - I Coniugi Colongo Pralungo (Biella). - N. A., Pralungo (Biella). - Carolina Negri. - C. V., Torino- - G. B. Busso, Cardè. - Clementina Cravino , Enriù. - Michele Alcanzo, Cardè. - Giuditta Neirotti , Avigliana. - Giuseppe Rossino, San Damiano d'Asti. - Giuseppe Bensi, Cartosio. - Can. G. R., Novara. - Fiorenzo Passio e Giuseppe Giuliani, Castelnovo. - Giuseppe Gallina e Lorenzo Bracco, Verolengo. - Girolamo Marchisio e Antonio Gallo, Caramagna (Piemonte). - Luigia Gariglio, Piubes Torinese. - Teresa ed Angelo Demichelis, Torino. - Teresa Berola, S. Sebastiano Torinese. - Maria Gallino, S. Salvatore. - D. Edoardo Gangarini, Milano. - Luigi Figini, Palazzolo Vercellese. - Catterina Martinengo, Covo. - Barbara Balbo, Torre S. Giorgio. - Margherita Danero, Cherasco. - Carolina Martini, Albizzeno. Domenico Vignolo, Villafranca (Piemonte). - Giuseppe Lanzavecchia, Carinesco. - Maddalena Canale, Genova. - La Cooperatrice F. V., Torino. - N. N. di Verpolate, con offerta per la celebrazione di una S. Messa. - E. B. liberato dal pericolo di grave malattia- - B. M, Riva. - Giovanni Urru, Paulilatino (Cagliari). - Lucia Maddalena Crassin, Gruaro. - Paolo Brunori, Rimini - Giovanni Gamaleri, Parroco di Torremenapace. - Can.co Stefano Rumi, Genova.

ORATORII FESTIVI

TORINO-MARTINETTO.

DALL'Oratorio festivo di S. Agostino, fondatosi sette anni or sono al Martinetto in Torino per la munificenza dell'Ecc.mo Vescovo d'Ivrea Mons. Agostino Richelmy e del Rev.mo Can. Giuseppe Casalegno, ci vien comunicato quanto segue:

« Dopo un solenne triduo di preparazione, la domenica 25 aprile si celebrava con splendida pompa la S. Pasqua in quest'Oratorio che ormai entra nel suo settennio di esistenza a benefizio della numerosa gioventù di questi sobborghi della città nostra.

» Al mattino era bello vedere sfilare verso la chiesina del Collegio messa a festa un mezzo migliaio circa di giovanetti, sul cui volto appariva il candore dell' anima rigenerata nel Sacramento di Penitenza. La maggior parte si dovea accostare al banchetto Eucaristico ; molti per la prima volta.

» Solenne e commovente fu il punto in cui il Sacerdote celebrante, volto a quella schiera di angioletti che stavano per ricevere la prima volta il buon Gesù, disse loro parole che quasi scintilla penetravano sino al cuore. Oh ! come bene allora leggevasi sul volto di quei cari giovinetti l'innocenza del loro cuore, e l'anima loro candida come colomba sembrava si svincolasse dal debole corpo per volare incontro allo Sposo Celeste. Sentivasi allora la forza di quelle parole della S. Scrittura : Veramente, o Signore, tu sei un Dio nascosto ! e di quelle altre : Nascondesti queste cose ai sapienti e le rivelasti ai pargoli.

» Terminato il fervorino , due chierici accompagnavano quei giovanetti uno per volta a pie' dell'altare, dove, genuflessi su un banco da bei ricami coperto, ricevevano il loro adorabile Signore. Appena l'Ostia Santa posava sull'innocente loro cuore, tosto abbandonavano tra le mani il capo quasi inebriati dell'amore di Dio. Frattanto echeggiavano armoniosi concenti che rapivano in dolce estasi ed invitavano a fervente preghiera.

» E con fervore pregavano i giovanetti ; pregavano i loro parenti che assistevan a sì consolante spettacole, e specialmente le mammine che avevano aiutato a preparare i figliuoletti al grande atto, e pregavamo noi tutti addetti all'Oratorio, perchè il buon Dio colmasse di sue benedizioni questi teneri fanciulli , li fortificasse contro tutte le insidie ed i pericoli ond'è circondata ai giorni nostri la povera gioventù e li conduca a suo tempo al porto di salute.

» Dopo la solenne funzione, venne distribuita a tutti una modesta colazione e quei della prima Comunione s'assisero sopra di un apposito palco, mentre la banda degli alunni delle Scuole Apostoliche li rallegrava con lieto sinfonie.

» Nè qui terminò l'allegria di questi cari fanciulli. Nel pomeriggio giuochi, musica, teatrino, declamazioni, illuminazione e fuochi d'artifizio , tutto venne messo in opera per aumentare il loro giubilo e rendere indelebile nel loro cuore il dolce ricordo del più bel giorno di loro vita. »

VIGNALE.

UN corrispondente ci scrive da questo ridente paese del Monferrato « Splendida fu pei giovanetti di questo

Oratorio festivo, diretto dai Salesiani, la giornata del lunedì di Pasqua. Il zelante D. Giov. Ferrero, l'anima e la vita di questi figliuoli , invitava a celebrare la Messa della Comunione Generale il Direttore del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, Prof. D. Angelo Bordone. Oltre a 150 furono coloro che si accostarono alla Sacra Mensa per l'adempimento del Precetto Pasquale.

» Questa prima funzione si tenne nella Cappella dell'Oratorio, la quale sebbene ampliata e aumentata di dodici nuovi banchi, pure era ancor ristretta poi gran numero di giovanetti.

» A rendere più allegra la festa erano pure venuti da Borgo S. Martino una trentina di giovani cantori, i quali alla Messa solenne celebrata in Parrocchia eseguirono con precisione una bella Messa di Cherubini, destando ammirazione nei buoni Vignalesi che numerosi più che mai riempivano affatto la vasta Chiesa.

» Verso sera alcuni giovanetti dell'Oratorio intrattennero i loro compagni con una rappresentazione drammatica, che sorti esito felicissimo. Negli intermezzi vennero eseguiti bei canti dai suddetti alunni del Collegio di Borgo. Dimodochè nulla mancò alla bella giornata, la quale terminò tra la generale sod disfazione, lasciando in tutti il vivo desiderio che tali solennità si abbiano a ripetere molto sovente , imperocchè desse tornano sempre non solo di vantaggio e d'incoraggiamento a questi giovanetti , ma eziandio di grande edificazione a molti altri che non son più tanto bambini. »

Notizie varie

ONORANZE al nuovo Arcivescovo di Napoli.

Ci scrivono da Roma

« La sera del 24 aprile nell'Ospizio del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, i Salesiani di D. Bosco diedero un simpatico trattenimento per festeggiare il loro illustre Ospite, S. Ecc. Rev.ma Mons. Vincenzo Sarnelli, Arcivescovo di Napoli.

» Piacque l'indirizzo e furono applauditi i brevi, ma sentiti componimenti che Salesiani ed Alunni recitarono a Monsignore.

» Fu rappresentato il dramma latino Ephisìus del Prof. D. G. B. Francesia. Quei piccoli attori hanno veramente fatto mirabilia. La recitazione chiara e corretta - il che non è poca cosa in una lingua non propria - ma sopratutto la grazia, la disinvoltura, e osiamo dire, la perfetta interpretazione dei caratteri principali e secondarii, riscossero dal numeroso e colto uditorio vivissimi applausi.

» Fra un atto e l'altro fu cantata da un Alunno la conosciutissima romanza l'Orfanello di Mons. Cagliero, eseguita con delicatezza ed espressione tutta particolare. Nel terzetto dell'opera « Crispino e la Comare » si distinse specialmente il I° basso. La banda musicale dell'Ospizio suonò con intonazione e grazia.

» Inutile il dire che Mons. Sarnelli fu soddisfattissimo e veramente commosso della simpatica dimostrazione, la quale non sarà dimenticata dalla numerosa ed eletta schiera di ecclesiastici e laici che la presenziarono.

» La domenica 2 di maggio poi, prima che Mons. Sarnelli partisse da Roma, diedero all'Ecc.mo Ospite una novella prova di devozione e di affetto. I quattrocento alunni, disposti su due file nel vasto recinto del Collegio, con a capo i loro bravi e zelanti maestri, facevano ala a Mons. Arcivescovo che, fra gli applausi vivissimi di quella giovine schiera, salutato dalla banda musicale dell'Istituto, passò benedicendo tutti con grande effusione di cuore. Sul portone interno di uscita era stata collocata in onore di Lui la seguente iscrizione

A SUA ECCELLENZA ILL.MA E REV.MA MONS. VINCENZO DEI BARONI SARNELLI PER EMINENTE PIETÀ ZELO ARDENTE E VASTITÀ DI DOTTRINA DECORO E LUSTRO DELL'EPISCOPATO ITALIANO DALLA SANTITÀ DI LEONE XIII ASSUNTO ALLA ARCIVESCOVILE SEDE DI NAPOLI LA CITTÀ FORTUNATA DEI SUOI NATALI I SALESIANI DI D. BOSCO CHE HANNO AVUTO LA BELLA SORTE DI POSSEDERLO OSPITE MENTRE IN LUI APPLAUDONO E SALUTANO RIVERENTI IL DEGNISSIMO SUCCESSORE DI S. ASPRENO I SENSI ESPRIMONO DELLA LORO GRATITUDINE E IL DESIDERIO CHE LA SUA VALIDA PROTEZIONE NON VENGA MAI MENO PER ESSI.

» Mons. Sarnelli, che conosce e stima da molto tempo i Figli di D. Bosco, rivolgerà certamente sempre meglio la cresciuta autorità in favore delle loro opere, che meritano davvero l'appoggio di tutti i buoni, essendo dirette a preservare dalla irreligione e dall'empietà invadente la nostra cara gioventu, santa e fulgida speranza della Chiesa e della patria ».

Attestato di Riconoscenza.

Per appagare il vivo desiderio del Teologo Giuseppe Coccone, Cappellano della Casa di Correzione « La Generala » presso Torino, pubblichiamo quanto egli per debito di riconoscenza - com'ei dice - o meglio per troppa squisita bontà volle scrivere a nostro riguardo.

« Addetto da dieci anni alla Casa di Correzione La Generala presso Torino, (così il sullodato Teologo) ebbi mai sempre a provare dai RR. Sacerdoti Salesiani tale e tanta condiscendenza e favore nell'epoca del ritiro pasquale per la predicazione ed amministrazione dei SS. Sacramenti, che non posso tenermi dal manifestare loro pubblicamente la mia sentita riconoscenza.

» Il Rev m° Sig. D. Michele Rua, pregato di aiuto parecchi anni addietro, mi disse: - La Generala non sarà mai dimenticata dai Salesiani in ricordo di quanto ha fatto D. Bosco, allorchè egli stesso diede gli Esercizi Spirituali per la S. Pasqua. - Il venerando successore di D. Bosco alludeva al fatto, che pur leggesi nella Rivista di Discipline Carcerarie Anno XVIII, Fascicolo 1-2, Pag. 85, riferito dal D.re Giulio Benelli in seguito ad un bellissimo elogio all'apostolo della gioventù povera ed abbandonata, che cioè D. Bosco dopo di aver dettati gli Esercizi spirituali nel giorno in cui i corrigendi fecero la S. Pasqua ottenne, non peró con facilità, dal Ministro degli Interni U. Rattazzi di condurli tutti indistintamente a fare una passeggiata fino a Stupinigi e li ricondusse poi tutti nuovamente nello stabilimento senza il minimo incidente

« Ora io ci tengo a dire che lo spirito del Fondatore del benemerito Istituto Salesiano vive pienamente nei suoi figli; poichè con grande mio conforto ebbi a toccare, direi, con mano come essi con la loro tattica provvidenziale ottengono effetti mirabili sopra questi giovani, di cui la maggior parte sono d'indole piuttosto caparbia, vendicativa e maligna: ed ho pure verificato che dopo gli esercizi per parecchio tempo non vi sono rapporti e nell'ambiente respira un'aria di pace ed un leggiero soffio del timor di Dio, che abbondantemente si respira nei Collegi tenuti dai figli di quel santo Fondatore.

» Dal che chiaramente si fa palese che il Sacerdote Salesiano è veramente l'apostolo, cui il Signore stesso ha confidato la missione della povera gioventù, ed io prego il buon Dio che voglia ricompensare tanta squisita carità e renderla sempre feconda di così ottimi risultati. »

I Salesiani di Gualdo Tadino.

Ci scrivono e di buon grado pubblichiamo

« Per varie ragioni i Salesiani di Gualdo Tadino (Perugia) hanno trasferita la festa del loro S. Patrono fino al 1° aprile, giorno in cui cadeva il 25.° anniversario della Messa del Rev.mo Mons. Roberto Calai Marioni, il sostenitore dell'Opera Salesiana in questa cittadina.

Ogni sera del triduo precedente la festa il Rev. Can.co E. Caterini, Rettore del Seminario di Foligno, con parola facile ed elegante parlò ad affollato uditorio intorno al sacerdozio cattolico, ponendo tratto tratto particolarmente in rilievo le opere che D. Bosco ha fondate sotto la speciale protezione del Salesio in favore della gioventù, degli Italiani residenti all'estero e delle Missioni d'America, accennando pure alla operosità delle, Figlie di Maria Ausiliatrice. Lo stesso Canonico coronò il giorno della festa con uno stupendo panegirico del Santo Vescovo di Ginevra, modello specialmente di dolcezza.

» Alla Messa solenne, celebrata dal prelodato Mons. Calai e pontifcalmente assistita da S. Ecc. Rev.ma Mons. Anselmini, Vescovo di Nocera, erano presenti i giovani dell'Oratorio Salesiano, la parte più eletta della cittadinanza Gualdese ed una folla immensa di popolo. Degna del sacro rito e della solenne circostanza era la musica. Anche il celebrato soprano Raffaele Tega della Cappella Sistina volle riaffermare, con tratto di particolare attenzione, l'affetto che lo lega alla sua diletta Gualdo ed alla persona del suo illustre concittadino, venendo a bella posta da Roma per unirsi ai cantori della Cappella di S. Benedetto.

» Alla sera i giovanetti dell'Oratorio rappresentarono nel loro teatrino il dramma -Le Pistrine - intramezzato fra un atto e l'altro da letture d'occasione e da varii canti. Accolta da vivi e prolungati applausi fu la lettura di una lettera che Sua Santità per mezzo dell'E.mo Cardinal Rampolla si degnò mandare al Procuratore dei Salesiani D. Cesare Cagliero, colla quale il Santo Padre inviava una speciale benedizione a Monsignor Roberto Calai, Vicario Foraneo di Gualdo Tadino, al Clero di questa città ed ai componenti l'Oratorio Salesiano di S. Roberto, di cui l'ottimo Prelato è fondatore.

» La festa si chiuse colla benedizione del SS. Sacramento. - Voglia S. Francesco di Sales dal cielo benedire l'Opera Salesiana in Gualdo, acciocche superate le varie difficoltà che ancor si frappongono al suo sviluppo, possa vivere di vita rigogliosa apportando alla gioventù quei vantaggi maggiori che tutti ci auguriamo. »

A Monteleone.

Nella Chiesa di S. M. del Soccorso in questa città di Calabria tenne Conferenza il nostro Sacerdote Francesco Piccollo. Il Rev.mo Abate Raffaele Cutuli, che ce ne diede il dolce annunzio, fa voti che anche in quella sua città si realizzi quanto avviene già in altre, di poter cioè ogni anno sentire la voce di un Missionario che parli di D. Bosco e delle Opere sue, perchè è questo un argomento che suscita nell'animo un santo zelo di cooperar tutti alla salvezza delle anime. Faxit Deus!

Cooperatori e Cooperatrici defunti nei mesi di Marzo ed Aprile.

1. Amici D. Nicola, - Caldarola (Macerata)

2. Annoni Sebastiano, - Mezzago (Milano).

3. Arimondi Marina, - Chiusa di Pesio (Cuneo)

4. Barbera Con co Carlo, Parroco, - (Marsala)

5. Basso D. Domenico, - Poveragno (Cuneo).

6. Berto Angelina, - Fratta-Polesine (Rovigo).

7. Bigio Cav. G. Antonio, - S. Remo (P. Maurizio).

8. Bonelli Mons. Gio. Cav. Segr. di S. S., Cav. Mauriziano, Prev. Vicario For., - Rossignano (Alessandria).

9. Boschi Marchese Antonio, Cam. Segr. di S. S., - Bologna.

10. Bosio Angela, - Novi Ligure (Alessandria).

11. Bovolenta Carlo, - Contarina (Rovigo).

12. Butta-Rossetti Maddalena, - Torre Pellice (Torino).

13. Busnardo D. Sebastiano, - S. Croce di Piave ( Venezia).

14. Carretta D. Stefano, - Bruno (Alessandria).

15. Colombo Luigi, - Ormea (Cuneo).

16. De Angeli Anna, - Revò (Austria). 17. Faes Dott. Ludovico, Notaio - Trento.

18. Feyles Francesco, - Torino.

19. Formento-Bellardi Cristina - (Torino).

20. Giordano D. Nicolò, Arcidiacono Catt. di Albenga - (Genova). 21. Isoardi Celestina, - Savigliano (Torino).

22. Longaro Marco, - S. Lorenzo d'Arzene (Udine).

23. Longaro Pasqua, - S. Lorenzo d'Arzene (Udine).

24. Maistri Luigi, - Negrar (Verona). 25. Manfredi D. Francesco, Parroco, Carzago (Brescia).

26. Marsaglia-Roverisco di Rocca Sterrene Anna Ida, - S. Remo (Porto Maurizio).

27. Merea-Borgialli Angela, - Savigliano (Torino).

28. Mognini Secondo fu Clemente, - Frassinello (Alessandria).

29. Monaro Dott. D. Giacinto, - Piovene (Vicenza).

30. Mongini Mons. Cav. Gaetano, Prevosto, - Soriso (Novara).

31. Morelli Raymondo Clementina, - Torino.

32. Necco Giuseppe, - Rocchetta Tanaro (Alessandria).

33. Nigra Prof. Pietro, - Pordenone Udine.

34. Ormea Angela, - S. Remo (Porto Maurizio).

35. Pasquali D. Giussppe, - Montcse (Modena).

36. Pelletta di Cortazzone n. dei Marchesi Reggio Contessa Tommasina, - Torino.

37. Pellisier Seraflna, - Fonia (Torino). 38. Peretti Rosa, - Villafranca Pieni. 39. Posenti Rosa, - Serina (Bergamo). 40. Raiteri Rosa fu Gio., - Mirabollo Monf. (Alessandria).

41. Ricci Marchesa Paolina n. Thaon di Revel, - Torino.

42. Sanmichele Mons. Carlo, Prevosto a N. S. delle Vigne, - Genova. 43. Spezia Giovanni, - Bianzè (Novara). 44. Spezia Maddalena, - Bianzè (Novara).

45. Viaggio D. Pantaleone, Rettore, Finalborgo (Genova).

46. Zanacco Annunziata n. Baldi, - Cergnago (Pavia).


 PIA OPERA DEL S. CUORE DI GESÙ

OSSIA OFFERTA DI UNA LIRA ITALIANA A FAVORE DELL'OSPIZIO DEL SACRO CUORE DI GESÙ AL CASTRO PRETORIO IN ROMA E PARTECIPAZIONE AL FRUTTO E AL VANTAGGIO SPIRITUALE DI MOLTE ALTRE OPERE BUONE

i. Ai Benefattori della Chiesa del Voto Internazionale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, era già stata promessa, quando detta Chiesa fosse compiuta, la celebrazione di una Messa ogni venerdì dell'anno, e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi vantaggi spirituali e farvi partecipare più altre persone, venne stabilita nella suddetta Chiesa la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, per la celebrazione in perpetuo di 6 Messe quotidiane, secondo le intenzioni di chi offre una lira italiana per una sola volta.

2. Queste Sante Messe sono celebrate due all'altare del S. Cuore di Gesù, due a quello di Maria SS. Ausiliatrice e due a quello di S. Giuseppe, ai quali due ultimi altari è anche legata la veneranda memoria di Don Bosco, che vi celebrò durante la sua ultima dimora in Roma.

3. Gli inscritti vivi e defunti, oltre al vantaggio delle sei Messe, partecipano in perpetuo:

a) alla recita del Santo Rosario ed alla Benedizione col SS. Sacramento, che ha luogo ogni giorno nella stessa Chiesa;

b) alle stesse funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella Cappella dei giovanetti dell'annesso Ospizio ;

e) alla Messa che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;

d) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità (che sono moltissime), le quali si celebrano nella suddctta Chiesa e Cappella;

e) a tutte le orazioni e buone opere, che vengono fatte dai Salesiani e dai loro giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni ecc., in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Austria, nella Svìzzera, in America e dappertutto dove sono stabiliti e si stabilìranno.

4. Tutti gli inscritti partecipano a tutti i suesposti favori fino dal giorno della loro inscrizione.

5. Col versare una sola volta l'elemosina di un franco l'offerente ha diritto di formare l'intenzione per tutte le sei Messe, e per tutte le altre pie opere così a proprio, come a vantaggio de' suoi cari, vivi e defunti, e di cambiar intenzione in ogni circostanza secondo i particolari bisogni e desiderii.

6. Ciascuno può con egual limosina iscrivere i bambini, gli assenti, i defunti e qualsiasi persona anche a sua insaputa.

7. Desiderando partecipare, o far partecipare più abbondantemente al frutto della Pia Opera, ognuno può, col ripetere detta elemosina di una lira, moltiplicare quanto gli aggrada le iscrizioni; tanto per sè quanto per altri, vivì o defunti.

8. Le offerte vengono erogate per la manutenzione della Chiesa, dell'Ospizio e pel Inantcnimento dei giovanetti dell'Ospizio stesso, rimanendo a carico dci Salesiani l'obbligo di fare adempiere tutti i pesi della Pia Opera.

9. 1 nomi degl' iscritti vengono raccoltì in tanti volumi e conservati nel tempio del Sacro Cuore di Gesù a perpetua memoria.

io. La Pia Opera ha due centri, l'uno a Roma, l'altro a Tirino. - A Roma l'indìrizzo è ìl seguente: Molto Rev.do Direttore dell'Ospizio del Sacro Cuore, via Porta S. Lorenzo, n. 42. - A Torino: Reverendissimo Sac. Michele Rua, Superiore generale dei Salesiani, via Cottolengo, n. 32.

Approvazione ecclesiastica.

Pium Opus adprobamus, eidemgue largissimam .fidelium open ominamur.

Ex Aeà. Vie. die 27 lunii 1888

L. M. PAROCCHI Card. Vic.

Benedizione dei Santo Padre. Il Santo Padre si è degnato accordare la Benedizione implorata

Dal Vaticano, 3o Giugno 1888.

per la Pia Opera.

RINALDO ANGELI Capp. Segr. di S. S.

VANTAGGI SPIRITUALI.

I Cattolici sanno che il Sacrificio della S. Messa è fonte perenne di benedizioni pei vivi e peì defunti. Sono incalcolabili le grazie che Iddio concede in vita, specialmente a coloro, i quali fanno celebrare la S. Messa ed a cui questa viene particolarmente applicata dal Sacerdote; quali per esempio, la conversione dei peccatori, la vittoria di malvagie passioni, la perseveranza nel bene, l'allontanamento da gravi pericoli, l'assestamento di materiali ìnteressi, la guarigione di malattie e via dicendo. Essa poi è il mezzo pìù efficace per sollevare le anìme del Purgatorio ed accorciare il tempo delle loro pene. Or bene, la limosina che fa ciascun offerente concorre a far celebrare sei Messe in perpetuo, ognuna delle quali viene applicata ogni giorno a ciascuno dì quelli, che col suo obolo di una lira concorse a fondarla. Per tal modo, se privatamente colla limosina di una lira uno può farsi celebrare una Messa sola e per una sola volta tanto, colla limosina medesima fatta in unìone con quelli che prendono parte all'Opera del Sacro Cuore partecipa all'applicazione di sei Messe ogni giorno, e non solo sua vita natural durante, ma ancora dopo morte, e ne godrà il frutto sino a che ne abbia bisogno. Questo riflesso deve muovere tutti a concorrere all'Opera indicata.

I COLLETTORI E LE COLLETTRICI.

Il buon esito dell'Opera dipende in gran parte daì Collettorì e dalle Collettricì. Certamente in tutte le città e borgate vi sono molte persone, che si trovano in grado di offerire una limosina di una lira; tutto sta nel cercarle, nel far conoscere loro l'opera benefica, e pregandole del loro concorso. 'Pale uffizio noi affidiamo ai Cooperatori ed alle Cooperatrici; i quali alla loro volta potranno giovarsi di quelle altre persone della famiglia, che giudichino più atte ad aiutarli. Loro raccomandiamo che notino esattamente nome e cognome di ogni offerente sul modulo da trasmettersi poi a Torìno od a Roma e consegnarsi agli Archivi, e che ne tengano anche presso di sè copìa sopra un foglio di carta semplìce, affinchè a suo tempo possano consegnare a ciascun aggregato un cenno di ricevuta, mediante il pio rìcordo che sarà inviato.

I RICORDI.

È giusto che ogni offerente di una lira abbia un pio ricordo del suo concorso all'Opera de Sacro Cuorc di Gesù. Per la qual cosa, di mano in mano che si ricevono i moduli e le offerte, spediranno all'indirizzo dei Collettori altrettante immagini del Sacro Cuore. 11 Collettore o la Collettrice avrà la bontà di consegnarne una a ciascuno degli o.Terenti, la quale servirà altresì qual segno di sua aggregazione alla Pia Opera.

TORINO, Tip. Salesiana.