BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Maggio 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI MAGGIO 1897

LA SQUISITA BONTÀ DEL S. PADRE verso i Salesiani di D. Bosco    pag. 109 IL NUOVO DIPLOMA DEI COOPERATORI SALESIANI.   . .   .    111 NOVENA E FESTA DI MARIA AUSILIATRICE . 112 UNA BELLA NOTIZIA per i Milanesi e per tutti i Lombardi    114 NOTIZIE DELLE MISSIONI: - Un'altra voce dalla Candelara (TERRA DEL Fuoco). - Nuova Missione tra gli Indii del Limay e COmayO (PATAGONIA SETTENTRIONALE). - Consolante visita di Mons. Cagliero alle Case Salesiane del BRASILE. - La prima Chiesa di Maria Ausiliatrice nel MESSico. - Altri viaggi apostolici di Mons. Costamagna. - In fascio    115

AI GIOVANETTI    126

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    127

FIORI SALESIANI    131

NECROLOGIA    182

Notizie varie    133

Bibliografia    134

Cooperatori defunti    135

LA SQUISITA BONTÀ DEL S. PADRE VERSO I SALESIANI DI DON BOSCO

IN data 15 febbraio u. s. inviammo a Roma, quale pegno di profonda devozione e di figliale affetto verso il Vicario di G. C., un assortimento di opere, edite dalle varie nostre Tipografie dell'antico e del nuovo continente, e segnatamente dalla Tipografia e Libreria principale di Torino.

Il sapientissimo Pontefice Leone XIII non solo accoglieva con lieto animo la presentazione, che ne fece il nostro Procuratore Generale Dottor Don Cagliero, ma ci onorava inoltre, giorni sono, di una preziosissima lettera, indirizzata al Sig. Don Rua, lettera che riportiamo qui nell'originale latino con la versione accanto, e che noi conserveremo sempre quale prova consolante d'incoraggiamento nell'opera così importante della buona stampa e come una delle più care e sentite testimonianze di paterno affetto dell'augusto Pontefice verso i poveri figli di Don Bosco.

BREVE DEL S. PADRE LEO P.P. XIII.

DILECTE Fili, salutem et

Apostolicam Benedictionem.

Pergratum habuimus librorum manus, quod Nobis universae, cui praees, Societatis nomine obtulisti. In quo cum officium observantiae ac dilectionis agnovimus, tum studium pervidimus, quo tu sodalesque tui, typographicae artis subsidio, adolescentis aetatis incolumitati, in iis quae ad fidem moresque pertinent, diligenter consulere desideratis. Dum gratias vobis de oblatis voluminibus agimus, meritam quoque de egregia voluntate laudem impertimur. Ut vestris autem coeptis continenti Deus benignitate faveat, Apostolicam Benedictionem, Nostrae etiam dilectionis testem, amantissirne in Domino elargimur.

Datum Romae apud S. Petrum die xv Martii M,DCCC, XCVII, Pontificatus Nostri anno vigesimo.

Firmato: LEO P. P. XIII.

LEONE P. P. XIII.

DILETTO Figlio, salute ed Apostolica Benedizione.

Abbiamo ricevuto con particolare affetto il dono dei libri che Ci volesti presentare in nome dell'intera Società, di cui sei superiore. Nel che abbiamo avuto un pegno di riverente ossequio e amore, e ammirato lo zelo, onde tu ed i tuoi con fratelli vi studiate, per mezzo dell'arte tipografica, di provvedere con grande cura al bene della gioventù in ciò che riguarda la fede ed i costumi. Mentre vi ringraziamo dei libri offerti, non tralasciamo di darvi la meritata lode di siffatto egregio buon volere. Perchè poi voglia il Signore, nella sua bontà continuare a favorire le vostre imprese, vi mandiamo di tutto cuore nel Signore, in segno eziandio del nostro particolare affetto, la Benedizione Apostolica.

Dato a Roma presso S. Pietro, addì 15 Marzo 1897, del nostro Pontificato anno ventesimo.

Firmato: LEO P.P. XIII

IL NUOVO DIPLOMA DEI COOPERATORI SALESIANI

A più anni moltissimi dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici ci richiedevano istantemente di avere il Diploma di Cooperatore staccato dal Regolamento della Pia Unione e sul formato di tutte le altre onorificenze solite a figurare in distinti quadri nei saloni di famiglia.

Il nostro Superiore Maggiore, annuendo a questo giusto e lodevole desiderio che ridondava eziandio ad onore e ad incremento della stessa Pia Unione, or fa un anno, fatto staccare dal Regolamento il Diploma, diede incarico si preparasse un disegno speciale, il quale riflettesse in certo qual modo la natura e lo scopo dell' Unione.

L'ordine del nostro Superiore venne ben presto eseguito, e più artisti ebbero parole di lode per il ben indovinato lavoro.

Però ci mancava ancora una cosa per rendere il Diploma in ogni sua parte compiuto e perfetto.

Era conveniente e nei voti di tutti che in calce al sullodato Diploma vi si apponesse un motto espressivo, una parola d'ordine, siam per dire, che in sè compendiasse il fine ed i vantaggi dell'opera, di modo che e gli emblemi, nel loro muto linguaggio, e la sentenza appostavi armonicamente concorressero a dare un' idea esatta della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani di D. Bosco. La cosa non era per certo molto facile. Fu allora che il nostro pensiero corse al sapientissimo Leone XIII, al Primo Cooperatore ed Operatore Salesiano, onde avere da Lui stesso che per l'orbe universo irraggia mai sempre immortali splendori di sublime sapienza - insieme con l'Apostolica sua benedizione, quel motto, quella parola d'ordine o quella sentenza che ancor ci mancava.

Nello scorso marzo quindi, a mezzo dell'Eminentissimo Cardinale Lucido Maria Parocchi, Protettore della Pia Società Salesiana, veniva presentato a Sua Sarntità il disegno originale del nostro Diploma, manifestando in pari tempo il desiderio nostro di aver da Lui quel motto che tuttora ci mancava.

E Leone XIII, sempre tutto bontà e deferenza verso i poveri Figli di D. Bosco, aggradava l'umile nostra supplica e, guidato da superna inspirazione, fece apporre al Diploma il 1° versetto del Salmo 40: „ Beatus qui initelligit super egenum et pauperem ; in die mala liberabit eum Dominus.,, Beato colui che ha pensiero del miserabile e del povero : lo libererà il Signore nel giorno cattivo.

Indi, preso di nuovo il Diploma, vi appose la preziosissima sua firma.

Beatissimo Padre, con tutta l'effusione del cuor nostro Vi rendiamo infinite grazie per questo nuovo segnalatissimo pegno d'immenso affetto, dalla bontà Vostra aggiunto ai mille altri di cui andiam già ricolmi. Voi dall'Augusto Vostro Seggio avete voluto mostrare .ai Cooperatori Salesiani di D. Bosco il premio sommo che Iddio misericordioso, oltre all'ineffabile retribuzione dell'eterna felicità, concede anche quaggiù a quelli che si dànno pensiero dei poverelli di Gesù Cristo, assicurandolo, con l'Autorità Vostra, in modo speciale a quelli che cooperano a sovvenire i più poveri e bisognosi di tutti, cioè i giovani.

Oh! sì, felice chi si prende cura della povera gioventù! Al giorno di sventura il Signore lo salverà conservandolo in vita e facendolo beato sopra la terra. Bella e divina promessa! Essa sarà la nostra forza e la nostra vitalità, perchè, avvalorata dalla benedizione del Vicario di Gesù Cristo, sarà pei nostri Cooperatori novello eccitamento a cooperare con tutte le forze alla salvezza della gioventù, e fonte perenne di quella felicità e beatitudine che è promessa anche in questa vita ai misericordiosi.

Novena e Festa di Maria Ausiliatrice

LA novena in preparazione alla grande solennità della nostra tenerissima Madre Maria SS. Ausiliatrice nella chiesa a Lei dedicata in Torino avrà principio il sabbato 15 del corrente mese.

In ciascun giorno lungo il mattino, dalle ore 4,30 sino alle 11, vi sarà celebrazione di Messe lette e facilità di accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione.

Nel mattino dei giorni feriali alle 5,30, come nel mese, Messa letta con recita del S. Rosario, Comunione, canti e preghiere, quindi breve discorso e benedizione col SS. Sacramento ; alle 7,30 altra Messa letta colla recita del S. Rosario ed altre pie pratiche ; alle 19 canto di una lode, altro discorso e benedizione col SS. Sacramento.

Assistendo a queste funzioni si può lucrare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni. Chi poi, confessato nella settimana s'accosterà anche alla S. Comunione, potrà acquistare l'indulgenza plenaria applicabile alle S. Anime del Purgatorio.

A chi non potesse partecipare di presenza a queste funzioni noi suggeriamo un apposito libretto di D. Bosco intitolato : Nove giorni consacrati all' Augusta Madre di Dio, il quale contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno ed è molto acconcio per la circostanza (1).

L'orario dei giorni festivi è il seguente

Domenica 16 Maggio.

Mattino. - Alle ore 5,30 ed alle 7.30 Messa e Comunione generale. - Alle 10 Messa solenne.

Sera. - Alle 14,30 ed alle 16,30, Vespri solenni, discorso, canto delle Litanie Lauretane e benedizione col SS. Sacramento.

sabato 22 Maggio. Antivigilia della festa di Maria Ausiliatrice.

Sera. - Alle 15,30 si terrà la prescritta Conferenza aì Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, dopo la quale si ìmpartirà la benedizione col SS. Sacramento. Notiamo che intervenendo a questa Conferenza, si può lucrare l'ìndulgenza plenaria applicabìle alle Anìme Sante del Purgatorio.

Domenica 23 Maggio. Vigilia della festa di Maria Ausiliatrice.

Mattino. - Alle ore 5,30 ed alle 7,30 Messa con Comunione generale. - Alle 10 Messa solenne.

Sera. - Alle 14.30 ed alle 16.30, Vespri solenni, Discorso e benedizione col SS. Sacramento.

Lunedì 24 Maggio. Solennità di Maria SS. Aiuto dei Cristiani.

Mattino. - Alle 5,30 ed alle 7 , Messa e Comunione generale con canto di sacri mottetti. Alle 10,30 Messa solenne pontificale.

Sera. - Alle 18, Vespri solennì, Panegirico di Maria SS. Ausiliatrice e Benedizione col SS. Sacramento.

Martedì 25 Maggio.

Alle ore 5,30 ed alle 7,30 Messa, Comunione ed altre pratiche dì pietà in suffragio dei defunti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane , Confratellì e Consorelle dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

NB. La musica che verrà eseguita in questi giorni dalla Schola Cantorum del nostro Oratorio di Valdocco è del seguente programma

Giorno 23. - Missa Maria. Auxilium Christianorum del Maestro J. HANISCH.

Vespri dei Maestri MÜLLER - MozART - CAGLIERO (Mons. Giovanni) e CORDANS.

Grande Antifona a due cori - Sancta Maria succurre miseris, del Maestro D. GIOVANNI PAGELLA.

Tantum ergo solenne del Maestro PIETRO BIANCHINI.

Giorno 24. - Solennità di M. A. - Tota pulcra es Maria : Mottetto per la Comunione generale di Monsignor G. CAGLIERO.

Missa B.ae Mariae Virginis del Maestro PIETRO BIANCHINI.

Le parti variabili cioè : l'Introito, Graduale, Offertorio e Communio in canto Gregoriano.

Vespro completo di Maria Ausiliatrice coll'Inno Saepe dum Christi del sullodato Maestro PIETRO BIANCHINI.

Grande Antifona (come il giorno 23) del Maestro D. GIOVANNI PAGELLA.

Tantum ergo solenne (detto di S. Cecilia) di Monsignor GIOVANNI CAGLIERO.

Avvisi importantissimi.

1. Tutto l'anno il santuario di Maria Ausiliatrice è visitato da divoti pellegrini; ma il tempo in cui questi pii pellegrinaggi sono più frequenti e più numerosi si è durante il bel mese di Maggio, e specialmente nella novena e nel giorno della festa di questa nostra tenerissima Madre. Orbene, mentre manifestiamo la nostra vivissima soddisfazione per simili dimostrazioni di fede e di pietà verso l'Aiuto dei Cristiani, vorrem pregare gli organizzatori di esse che vogliano per tempo avvisare il Rettore del santuario dell'ora in cui il pellegrinaggio entrerà nel santuario e delle sacre funzioni che vi intendono celebrare.

2. Venendo a Torino, molti divoti prendono l'occasione per farsi inscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Ottimamente ; nella sagrestia vi è persona appositamente incaricata per questo.

3. E questo pure il tempo, in cui molti divoti vengono a sciogliere i loro pietosi voti alla Gran Madre di Dio e Madre nostra Maria, e ci raccontano segnalatissime grazie da Dio ricevute mediante la potentissima intercessione dell'Ausiliatrice dei Cristiani. Noi vorremmo pregare tutti costoro a voler possibilmente portarci le loro relazioni per iscritto e munite della firma del relatore.

4. Per affari riguardanti il Bollettino Salesiano vi saranno pure nella sacrestia persone incaricate all'uopo. A quelle medesime persone che sederanno al tavolino per ricevere correzioni d'indirizzi o i nomi di nuovi Cooperatori, si potranno pure consegnare le offerte per la Pia Opera del S. Cuore di Gesù in Roma, per le Missioni Salesiane, per l'Opera dei Figli di Maria, per le altre Opere nostre e per il Bollettino stesso.

Ai Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici dei nostri Cooperatori.

Avvicinandoci alla solennità della nostra Augusta Patrona Maria SS. Ausiliatrice, ricordiamo a tutti i Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici l'articolo del nostro Regolamento che prescrive si tenga ai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici una Seconda Conferenza Salesiana.

Ove non si potesse fare altrimenti, coll' annuenza dell'Autorità Ecclesiastica si può pregare l'oratore locale del Mese Mariano a dedicare una delle sue prediche a Maria SS. Ausiliatrice.

Oltre alla Conferenza si pensi anche ad un po' di festa ad onore di questa nostra Celeste Patrona.

(1) Si può avere dalla Libreria Salesiana di Torino al prezzo di cent. 15.

UNA BELLA NOTIZIA pei Milanesi e per tutti i Lombardi

FINALMENTE il Comitato Salesiano Milanese è in grado di poter indicare l'epoca precisa dell'apertura della nuova Casa di Milano dedicata a S. AMBROGIO ed a lui presentata come omaggio della sua cara città nel XV° Centenario della gloriosa sua morte.

Sua Eminenza il Cardinal Ferrari, che sempre per le Opere di D. Bosco spiegò il più caldo affetto e che in ispecie per questo Istituto di Milano dìmostrò in mille occasionì ed in diversi modi interesse vivissimo, era dolente di non poter prima d'ora assicurarne l' inaugurazione proprio nel cuore delle Solennità Santambrosiane, delle quali solo recentemente s' è determinato il programma. Ma appena questo venne compilato, mandò avviso al Comitato perchè annunzi « che la festa d'inaugurazione dell'Istituto Salesiano avrà luogo durante i giorni delle Feste Santambrosiane di maggio e con probabilità nel pomeriggio di venerdì o di sabbato rinchiuso nel ciclo delle feste, » cioè del 14 o 15 corrente mese.

Il Comitato poi più prossimamente alle dette feste farà conoscere per mezzo dei giornali e con apposite circolari la giornata scelta e l'ora precisa, come pure il programma, che si adotterà in sì fausta occasione.

Frattanto da Milano ci si annunzia che ferve il lavoro preparativo e che specìalmente è impaziente lo slancio delle egregie Signore componenti il Sotto-Comitato, tutte in moto per la diffusione e fruttificazione d'un nuovo brevissimo Appello ai Generosi, col quale si dimandano arredi ed altri oggetti, onde fornire i vasti locali della nuova Casa. Al quale proposito anche la Direzione del Bollettino si associa ben di cuore al Comitato Milanese per raccomandare i suoi bisogni e le sue richieste agli ottimi Cooperatori di Milano e di tutta la Lombardia, rinnovando così la calda esortazione che già ne fece il Rev.m° Sig. D. Rua nel numero d'aprile.

Ai Milanesi poi, che sì giustamente e vivamente amano l'infaticabile loro Cardinale e lo assecondano con tanto entusiasmo in ogni sua impresa, ricordiamo qui volentieri ed assai opportunamente quanto egli si compiacque scrivere al Comitato Salesiano in riguardo appunto al nuovo Istituto di S. Ambrogio. «... Io vidi, dice l'E.mo Prelato, con quanto zelo abbiate lavorato per raggiungere il santo e salutare intento, che vi siete prefisso di aprire la via ai figli di D. Bosco, perchè entrati anche in questa città vi producessero, massime nella gioventù del popolo, quel seme, che largamente produssero in altre città... L'opera santa deve compiersi e compiersi presto, perchè s'addimostra ogni dì più necessaria. Crescono a dismisura i pericoli per tanta povera gioventù specìe della classe operaia... Certo è che, se domani potesse aprirsi l'Istìtuto, esso rigurgiterebbe di giovanetti, che vi cercherebbero la salvezza, non potendola ottenere fuorchè all' ombra della Religione... Non posso adunque non rallegrarmi con voi, egregi Signori e Signore , e pregare il Signor Iddio che voglia benedire ai vostri sforzi e coronarli di lieto successo. Voi siete altamente benemeriti della vostra cittadinanza... Voi fate appello alla carità dei più generosi cittadini; il vostro appello lo faccio mio , e dico a quanti hanno un cuor buono : Salviamo la povera gioventù !

In relazione alla vastìtà del bisogno accennato da S. Eminenza, ricevìamo dal caro nostro confratello D. Lorenzo Saluzzo, Dìrettore della Casa di Milano, che mentre nella nuova fabbrica non potranno accogliersi prima del suo compimento più di 200 giovani , egli ne tiene gìà in lista 500 , senza contarne quasi altrettanti, ai quali non si potè dare speranza alcuna neppure remota. Anzi è dolente quel Direttore di dovere sugli inizii limitare il numero delle accettazioni a sole 50, finchè non sìa estinto o di molto alleggerito il grave debito , che pesa sul nuovo fabbricato.

Donde emerge quanto sia urgente venirgli in soccorso con pronte e larghe offerte.

Notizie delle Missioni

TERRA DEL FUOCO Un'altra voce dalla Missione della Candelara.

(Lettera di Suor Luigia Ruffino)

REv.mo SIG. D. RuA,

Rio Grande, 1 Marzo 1897.

SONO omai quasi tre mesi che stiamo in continua ambascia per l'avvenire di questa travagliata Missione della Candelara. Il freddo aumenta ogni giorno più, e noi non abbiamo ancora dove ricoverarci. Due capannoni improvvisati, dove penetra e il vento e la pioggia, formano l' abitazione dei Salesiani coi loro 46 giovani Indii e delle Suore di Maria Ausiliatrice con quarantun Indiette. Inoltre vi sono qui intorno 300 altri Indii adulti , che non vogliono allontanarsi dalla Missione, quantunque il Direttore D. Griffa per necessità ne abbia loro data licenza.

In mezzo alla disgrazia ci è di non poco conforto l' affetto grande che ci dimostrano questi poveri selvaggi. Se vedesse, Sig. D. Rua, come sono divenuti indulgenti con noi! Non abbiamo di che coprirli, ed essi non si lamentano; non ci è più possibile distribuire la razione giornaliera di cibo come prima, ed essi dicono nulla; ci compatiscono e preferiscono soffrire con noi, piuttosto che andare vagando ancora per la foresta ed il deserto.

Questo però, o buon Padre, non ci dispensa dal dovere di provvedere abiti, case e viveri per questa povera gente ; anzi il loro affetto ci obbliga viemaggiormente a fare in fretta. L' inverno si avanza a grandi passi, e allora che sarà di noi, che sarà di questi poveri giovani e fanciulle e di questi cari selvaggi mal ricoverati e peggio vestiti? Dovremmo vederceli venir meno pel freddo e per la fame, e noi, impotenti a sovvenirli, languire insieme con essi ?

O buon Padre D. Rua! Se la voce del Missionario non è bastata per toccare il cuore dei buoni Cooperatori e delle pie Cooperatrici Salesiane, deh ! la prego, aggiunga pur quella della Suora, che soffre, immensamente soffre, in mezzo a questi infelici selvaggi. Oh ! dica a questi valorosi promotori della gloria di Dio e della salute delle anime, che vengano presto in nostro aiuto, chè estrema è la nostra necessità. Si tratta o di vita o di morte: vita non solo materiale, ma anche spirituale di tanti poveri selvaggi : oh ! quante anime di meno salvate , se, per disgrazia, mancandoci i mezzi , dovessimo ritirarci da questo centro.

Il Direttore D. Griffa si è recato a Puntarenas per vedere di sollecitare qualche cosa da quei Missionari. Ma abbiamo pochissima speranza in loro, perche anch'essi navigano in brutte acque, e d'altronde finora sono essi che ci hanno soccorso.

La nostra fiducia è vivissima nella Divina Provvidenza , che veste splendidamente il giglio del campo e nutre l'augello che vola nell' aria, e nella generosa carità dei buoni Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, che mai sono mancati alle Opere di D. Bosco.

L'ingenua preghiera di tante tenere anime, di fresco rigenerate nelle acque battesimali, ogni giorno sale al trono di Dio per implorare le celesti benedizioni sopra di quelle persone che si muoveranno a pietà di noi , e tanto ci affida che l' aiuto de' buoni non ci vorrà mancare nella presente tristissima circostanza.

Perdoni, o buon Padre, allo sfogo di questo povero cuore, gradisca gli ossequii di tutto queste mie care Consorelle e ci ricordi tutte al Signore ed a Maria Ausiliatrice.

Sua Dev.ma ed Obbl.ma nel Signore Suor LUIGIA RUFFINO.

PATAGONIA SETTENTRIONALE. Missione tra gli Indii del Limay e Comayo.

(Relazione del Sac. Domenico Milanesio) R.m° E CARIS.m° SIG. D. RUA,

Buenos Aires, 5 Febbraio 1897.

LE molteplici occupazioni di casa e le varie escursioni, che ho dovuto fare l'anno scorso visitando Cristiani ed Indii, non mi hanno permesso di scriverle, amato Padre. Ma ora che mi trovo tranquillo in mezzo ai nostri cari confratelli di S. Carlo in Almagro (Buenos Aires), prendo la penna e le espongo brevemente alcune cose più notevoli riguardanti l'impianto della Casa di Junin de los Andes e della Missione omonima.

Junin de los Andes - Nuova Casa Salesiana - Sua necessità - Due anni in una capanna - Scuola serale... non del tutto gratuita.

Junin de los Andes al presente non è che un piccolo villaggio situato ai piedi di una bella collina bagnata dal fiume Chimihuin, le cui acque più tardi renderanno fertilissima la bella valle che si estende lungo la sua sponda destra. Fu fondata verso l'anno 1879 dalle truppe argentine e consta di 35 a 40 famiglie. Il suo clima è piuttosto vario e capriccioso, come del resto è in generale quello della Patagonia. Freddo e piovoso nell'inverno e molto caldo durante la state. Il pascolo vi cresce abbondante ne' suoi dintorni, sempre ricchi di fragole: vi allignano alberi di differenti specie e particolarmente il rovere, il pino, il cipresso e una gran quantità di piante pomifere, le quali hanno dato a quella regione il nome di Manzanas, cioè terra dei pomi.

Quivi il nostro carissimo Mons. Cagliero, Superiore della Missione, sempre sollecito per la salute delle anime, mi diede ordine di gettare le fondamenta di una nuova Casa Salesiana. Dessa è chiamata a spargere la luce del Vangelo e della civiltà in mezzo agli indigeni e cristiani di queste terre, che sommano a ben cinque mila. Ma per ora non si è fatto che una piccola abitazione, consistente in quattro sale e tre stanze.

Ora però sto preparando il materiale per un vero Collegio, il quale per quanto umile e povero costerà non meno di 25 mila lire.

E perchè nessuno ne faccia le maraviglie, ricorderò che in questi luoghi, tanto lontani da ogni commercio, tutto costa il doppio, per non dire il triplo di più che in Europa. Perciò mi raccomando ai nostri buoni Cooperatori e Benefattori, perchè vogliano continuare ad aiutarci colle loro limosine e così procurarci i mezzi per vivere e per poter ricoverare tanta gioventù, la quale altrimenti non si potrebbe nè conquistare completamente alla fede, nè condurla pel cammino del progresso e della civiltà. Inoltre si comprenderà meglio la necessità di questa nuova Casa, qualora si consideri l' immensa distanza che la divide dalle altre Case Salesiano, anche dalle. più vicine. Invero dista circa 930 miglia da Viedma, Casa Madre della Patagonia, 270 da Roca, e 240 da Chosmalal.

Sono due anni che mi sono stabilito in Junin de los Andes, vivendo alla meglio in due capanne di fango col tetto di paglia. Una serviva di cucina e di dormitorio pei lavoranti di casa, e l'altra prestava un servizio come un piccolo palazzo. Era refettorio, dormitorio, sala di ricevimento, scuola, biblioteca ecc. Nelle lunghe serate dell'inverno faceva la dottrina e un po' di scuola ai fanciulli che poteva raccogliere. Io avrei voluto, sull'esempio del mio Padre D. Bosco, fare la scuola gratis et amore Dei; ma ciò non mi fu permesso. Tra i miei onorevoli alunni vi erano sempre alcuni indigeni, i quali poveri e sudici mi retribuivano con regalarmi, nonostante tutte le mie proteste e la loro buona volontà, di certe bestioline, che vivono a spese altrui, prosperando specialmente in certi soggetti meno amanti della pulizia. Ecco la paga del Missionario della Patagonia!

Sul fiume Limay - Vengo annoverato tra i morti - Il gran Camarujo di Comayo - Un negoziante che fa affari - Un episodio.

Tra le varie missioni, che feci l'anno scorso agli indigeni, merita specialmente menzione quella che diedi in gennaio e febbraio sulle rive del fiume Limay e Comayo. In essa mi accompagnava il catechista Stefano Guzman. Dopo alcuni giorni di cammino arrivammo alle sponde del Limay (acqua chiara), dove fummo ricevuti cortesemente dal signor Giuseppe Goffet e prendemmo un breve riposo ed un po' di ristoro alle nostre forze. Riprendemmo quindi il viaggio e traghettammo quel fiume impetuoso ed abbondante di acqua sopra una barchetta, obbligando i nostri cavalli a passarlo a nuoto. In quel mentre passò pure per colà un balordo d'uomo (mi si permetta l'espressione) diretto a Junin, il quale colà giunto, non so perchè, divulgò la notizia che il Padre Milanesio col suo Catechista e collo stesso barcaiuolo si erano annegati. E la gente fu tanto credula e semplice, che senz'altro diede credito a quel fanfarone e non ci mancarono delle anime pie che ci piansero come morti e pregarono per l'eterno riposo dell'anime nostre. Del che siamo loro riconoscentissimi!

Frattanto giungemmo al campo di nostra Missione, dove predicai la fede al primo gruppo di famiglie indigene di razza araucana. Ogni giorno si faceva qualche nuovo acquisto pel regno di Gesù Cristo; infatti potei battezzare più dozzine di indigeni, grandi e piccoli, ai quali diedi in pari tempo la S. Cresima ed ai più disposti anche la SS. Comunione.

Continuando poscia il nostro viaggio, giungemmo ben presto a Comayo (acqua di arboscello), distante 150 miglia di cammino da Junin.

Quivi avemmo una poco gradita sorpresa. In una bella valle coperta come di un bel tappeto di verde trovammo un nucleo di circa 400 indigeni, tra uomini e donne, grandi e piccoli, tutti schierati a mo' di esercito ordinato in battaglia. Ad un tratto gli uomini a cavallo si diedero a precipitosa corsa, descrivendo un gran circolo all'intorno di alcune lancie, una delle quali sosteneva sulla sua punta il cuore di una giovenca, squartata a bella posta secondo i loro riti superstiziosi. Le donne parimenti coi loro bambini si misero in movimento, a piedi però, e saltando e canticchiando descrivevano esse pure una circonferenza minore. Che era, questo? Non altro che un Camarujo o sacrificio degli Indii della Patagonia, che disgraziatamente ancora dobbiam vedere a ripetersi per mancanza di Missionari. Voglia Iddio che, aumentando il personale ed i mezzi materiali delle nostre Missioni, si possa il più presto possibile stabilire Case di Missione ai piedi delle Cordigliere e così far cessare del tutto questi sacrifizii pagani, offerendo invece a Dio Ottimo Massimo il vero e solo sacrificio del Calvario.

Il Capo o Cacico di questo gruppo di famiglie indigene, la maggior parte venute dal Chili in questi ultimi anni, si chiama Yancucheo. Essendo questi stato battezzato anni sono, non ignorava che quel sacrificio era contrario ai principii della Religione cattolica; e perciò appena si accorse in lontananza della mia venuta, corse a salutarmi ed a scusarsi per avere ordinato quella superstiziosa cerimonia.

Ecco qui le sue parole

Perdonami, Padre, se io ti ho offeso ordinando questo Camarujo. Devi sapere che la mia moglie era gravemente inferma, il campo era secco ed era imminente il pericolo di qualche grave malattia; epperciò, non avendo alcun Sacerdote Cattolico e considerando che io appartengo alla casta indigena, ho creduto conveniente fare un Camarujo per placare il Grande Spirito e piegarlo a favorirci e ad allontanare Gualicho o il genio del male. Di più la mia gente antica, come tu sai, è stata dispersa, e le famiglie che costituiscono il maggior numero della mia tribù sono Chilene già avvezze ai Camarujos. Perciò ti prego a perdonarmi ».

Sebbene avessi motivo di riprenderlo, nol volli fare, giudicando meglio di rimandare ad altra occasione la correzione e accontentarmi di raccomandargli che lo facesse terminare tosto e poi mi volesse aiutare a trattenere quella gente alcuni giorni per poterla istruire nella fede e battezzare almeno quelli che fossero più disposti. Egli mi rispose che per parte sua avrebbe fatto quanto io desiderava. Essendoci convenuti sul da farsi, si congedò amichevolmente, e quindi, dato di sprone al suo brioso cavallo , in men che nol dico si trovò in mezzo alla sua gente.

Noi intanto cercammo in quella prateria un luogo meno umido; avvicinammo un carro campestre e su questo aggiustammo le nostre tende onde liberarci dai raggi cocenti del sole. Vicino aveva già posto pure le sue tende un negoziante francese, che veniva dal Lago Nahuel-Xuapi (isola del tigre) con un carro tirato da buoi, carico di commestibili e bevande alcooliche per venderle, da bravo speculatore, in quella favorevole circostanza. È degno di nota che l'indio anche un po' civilizzato, quando è ubbriaco ritorna a quell'istinto brutale che lo caratterizza, per cui è capace di vendere, come si dice, anche la camicia per una bottiglia di vino. Ne ho conosciuti vari, che in pochi giorni dovettero alienarsi quanti animali possedevano per pagare l' acquavite comprata e bevuta. In simili circostanze le donne, di cui alcune si ubbriacano pure come gli uomini, sogliono nascondere i coltelli e le armi per evitare trai loro uomini qualche disgrazia nelle frequenti risse, che sono le conseguenze necessarie dell'ubbriachezza.

Qui vi attorniato da una ventina d'indigeni e parlando loro della gloria del cielo e delle pene dell'inferno, per assicurarmi se tutti mi avessero inteso, li interrogai uno per uno dove volessero andare dopo morte. Per certo che ognuno rispondeva: Huenu mapo men cupaamuan, io voglio andare al cielo. Tra gli altri si trovava una donna avanzata in età, di corta intelligenza e molto distratta. A cui fatta la solita domanda rispose : Chile men mùten amuan, cioè io non voglio andare ad altro luogo che al Chilì. Ciò causò le più grasse risa negli altri e quella poveretta confusa e tutta rossore nascondeva il volto tra le pieghe del suo manto.

Il catechismo nel deserto - Partenza da Comayo - Nuove consolazioni - Effetti della mia creduta morte - Mesto ricordo.

Terminato il Camarujo, come era da immaginarsi, cominciò lo sbevazzare e schiamazzare, cosa che durò per tre giorni continui. Nonostante vi furono alcuni, i quali ascoltando i miei consigli si astennero da quel brutto e comune vizio, epperciò io verso di questi pochi rivolsi tutte le mie cure apostoliche. Seduto sopra un tronco di albero, spiegava loro due o tre volte al giorno le verità della fede. Come è facile immaginare, tra le strida di quel baccanale non era possibile fare gran frutto; per il chè avendo battezzato una mezza dozzina di adulti e una cinquantina di bambini , me ne andai nel momento che quella gente si sbandava ritornando ognuno alla propria capanna.

Comayo era il punto estremo fissato per questa Missione, che Monsignor Cagliero mi aveva tanto raccomandato; epperciò stabilimmo di tornare indietro, ma per altra via affin di visitare di passaggio nuove famiglie non ancora viste. Facendo perciò una gran curva attraverso vallate, altipiani e montagne, visitammo numerose famiglie indigene e civilizzate, istruendo, battezzando e cresimando un discreto numero di grandi e piccoli , dei quali una quindicina furono ammessi alla Santa Comunione.

Durante il nostro tragitto abbiamo dovuto guadare i fiumi Chimchimitreo, Calenfu, Rio Chico e vari altri. Il Limay (come dissi sopra), per essere assai profondo e pericoloso, preferimmo passarlo in barchetta. Nell' avvicinarci a Junin, mi accorsi tosto dell' effetto cagionato dalla falsa notizia , che mi dava per annegato nelle acque del fiume Limay. Ad una persona fra le altre, che mi guardava con tanta curiosità mista a meraviglia, volli chiederle il perchè. Dessa mi rispose : - Perdoni ! il motivo è che V. P. rassomiglia molto al Padre Milanesio, che morì un mese fa nel Limay. - Io sorridendo - Non è da far le meraviglie, risposi, che rassomigli al P. Milanesio, poichè io sono quel desso , chè grazie a Dio non mi sono annegato, anzi vivo e vesto panni, come faceva un mese fa. - Oh quanto mi rallegro che sia così ! E ditemi chi vi ha detto ch'io era morto ? - Tutta la borgata ne parla e vi è pure chi ha pianto la sua morte e pregato pel riposo dell'anima sua. - Che il Signore lo compensi, e se questi suffragi non servono per me, serviranno per altri. - Entrati poi in casa, varie persone vennero a congratularsi meco per la falsità di quella notizia.

Ma chi avrebbe mai detto che dopo alcuni mesi, dovessimo lamentare una vera disgrazia di questo genere nella persona del nostro caro confratello D. Francesco Agosta...? Che il Signore gli dia il premio di tante sue apostoliche fatiche ! e voglia risparmiare simili disgrazie a queste povere Missioni che tanto hanno bisogno di zelanti operai evangelici !

Ma ecco che , mentre stava per chiudere questa mia ed invitare lei, o mio buon Padre, a ringraziare il Signore e Maria Ausiliatrice del po' di bene che si è potuto fare in questa nuova missione , una lettera del carissimo D. Belmonte, Prefetto della nostra Pia Società, mi comunica la dolorosa notizia della morte della mia cara e santa madre e di quella del già nostro veneratissimo Superiore D. Giovanni Bonetti. Oh! non piango, amato Padre, la loro morte, che fu senza dubbio quella del giusto. Piissime ambedue, amantissime della nostra Pia Società e zelantissime Cooperatrici Salesiane, la loro santa vita mi è caparra sicura della presente ed eterna loro beatitudine nel regno di Dio. Però , sarò sempre riconoscentissimo a quelle pie persone, che reciteranno qualche Pater, Ave e Requiem in suffragio di queste due anime a me tanto care e dilette, caso mai ancor ne abbisognassero, come pure ringrazio di cuore Vostra Paternità ed il zelante Parroco del paese mio per gli onori ed i suffragi già fatti all'ottima mia madre.

Ed ora non mi rimane che a pregare lei, amatissimo Sig. D. Rua, a volersi nelle sue preci ricordare sempre di questo Missionario indigeno (come alcuni mi chiamano) e che si professa rispettosamente

Della S. V. Rev.ma

Aff.mo in Gesù e Maria Sac. DOMENICO MILANESIO.

BRASILE Consolante visita di Mons. Cagliero alle nostre Missioni Brasiliane.

IL nostro D. Giovanni Crippa, segretario pro tempore di S. E. R .ma Mons. Cagliero, in sul finir dell'anno testò decorso, ci scriveva quanto segue : « Tornerà certamente gradita ai nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici - che tanto hanno coadiuvato l' indimenticabile Mons. Lasagna, primo apostolo e martire delle Missioni Salesiane del Brasile - una breve relazione della consolante visita colà fatta, in questi ultimi quattro mesi, dall'amatissimo Vescovo Mons. Cagliero, il quale ha potuto veramente toccar con mano che dette Missioni, inaffiate dai sudori e dal sangue di un martire, prosperano rigogliose di vita e di felicissimi successi. Non mi dilungherò in molte cose, perchè la maggior parte già pubblicate sul Bollettino; solo mi auguro che tutti possano anche in questi brevissimi cenni scorgere un riflesso di quelle pure consolazioni e sante gioie da noi provate durante questa visita.

Partenza da Montevideo -A Rio Grande - La festa dell'Assunzione- A S. Paolo ed in altre città - Feste solennissime - Visite - Felice incontro.

Partimmo da Montevideo il 4 dello scorso agosto. Sullo stesso vapore brasileno veniva pure la Rda. Madre Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice unitamente ad una sua compagna. Cullati sulle acque dell'Atlantico, in mezzo a seni e golfi svariatissimi e ricchi di incantevoli panorami, fummo in quattro giorni portati a Rio Grande, primo porto di questa Repubblica e bella cittadina con 40,000 abitanti, in massima parte emigrati dall'Italia e dalla Spagna.

Ci fermammo due giorni, e tante furono le dimostrazioni di affetto e di venerazione, a cui Monsignore fu fatto segno da tutta la popolazione, che ne rimase veramente commosso. Ne siano rese grazie specialmente al R.m° Vicario della città, D. Ottavio Albuquerque, il quale vorrebbe ad ogni costo avere con sè alcuni Salesiani, perchè è solo e non può attendere a tutti i bisogni del popolo. Noi speriamo che il Signore appianerà presto le difficoltà, mandando molti operai dove la messe è abbondante e matura.

Risalimmo a bordo l'antivigilia della festa di Maria SS. Assunta in cielo; festa che passammo in alto mare, con tutta solennità e quel che è più con molte S. Comunioni di viaggiatori e marinai. La buona Mamma ha voluto assecondare i nostri sforzi, piegando tutti i cuori ad accettare volentieri l'invito dei figli di D. Bosco.

Al porto Santos ci attendeva il carissimo D. Carlo Peretto e D. Michele Foglino, ed il giorno 16 montammo il treno per S. Paolo, dove vi furono otto giorni di feste solennissime sì nel nostro Collegio del Sacro Cuore, come nella città, perchè tutti i cittadini vollero dimostrare il loro affetto che nutrono per i figli di D. Bosco. Tutte le autorità civili ed ecclesiastiche vollero ossequiare Monsignore, il quale fu consolatissimo nel vedere il gran bene che, grazie a Maria Ausiliatrice, fanno i nostri confratelli di quella città. Ho promesso di esser breve e quindi non parlo nè della banda musicale, nè degli archi trionfali, nè delle accademie, nè di tante altre cose che in simili circostanze è più facile immaginare che descrivere.

Le stesse feste ebbero luogo nelle altre 10 città dove abbiamo presentemente dei Collegi, nonchè in tutte le altre da noi visitate. E per nominarne alcune, da S. Paolo si passò di trionfo in trionfo a Guaratinguetà, a Lorena, a Petropoli, a Rio Janeiro, a Juiz de Fora, ad Ouro-Preto, a Pontenova, a Cachoeira do Campo, a S. Geraldo, ad Araras ecc. ecc. La visita durò più di due mesi, perchè tutte queste Case sono a grandi distanze l'una dall'altra, al punto che impiegavamo non meno di 12 giorni di ferrovia per portarci da un luogo ad un altro, da uno Stato all'altro del Territorio Brasiliano.

Visitammo e fummo visitati da Presidenti, da Senatori, Deputati, Generali, Cooperatori, ecc. entusiasmati dei Salesiani e disposti ad assecondarli anche per l'avvenire opere et sermone, come hanno già fatto pel passato e come fanno presentemente. Il popolo poi sembrava non pensasse che a studiare tutti i mezzi per far onore al Vescovo Salesiano, perchè la fede nel popolo Brasiliano è grande e la religione, dove vi è il clero sufficiente, fiorisce della pienezza di sua primavera. Dovunque le chiese erano sempre gremite di gente per assistere al canto solenne del Te Deum e per ascoltare la parola fervida del Vescovo della Patagonia, il quale improvvisava magnifiche allocuzioni in lingua portoghese. A Petropoli, capitale generale degli Stati Uniti del Brasile, avemmo un felicissimo incontro con quel gran divoto di Maria Ausiliatrice e nostro esimio Cooperatore che è Mons. G. B. Correa Nery, che si recava a Roma per esser consecrato Vescovo della nuova diocesi dello Spirito Santo nel Brasile.

Alla tomba dei nostri martiri - Fede e pietà del la popolazione di Juiz de Fora e di Procopio - Il futuro monumento. - Protezione di Maria Ausiliatrice.

Fummo due volte a Juiz de fora per recarci in devoto pellegrinaggio alla tomba delle vittime del 6 Novembre del 1895... È impossibile descrivere la commozione nostra e la viva parte che prese al nostro dolore tutta quella buona popolazione, la quale unanime volle accompagnarci al cimitero e con noi fermarsi a pregare ed a spargere fiori sulla tomba di Mons. Lasagna e Compagni. Si pregò, si pianse, adorando una volta di più i decreti imperscrutabili di Dio che permise così grande disastro.

Con noi v' era il Sig. Vicario della popolazione ed il Superiore dei RR. PP. Redentoristi, i quali, presenti alla catastrofe, ci narravano colle lagrime agli occhi la straziante scena, indicando il luogo ove furono raccolte le vittime e mostrandoci il punto preciso della via ferrata ove si ruppero le due macchine del treno. Ci sembrava proprio di trovarci presenti a quel luttuoso avvenimento, quando ecco vediamo passare un treno, la cui locomotiva portava il nome di Monsignor Lasagna. Non dico la sorpresa e l'emozione che provammo in quel momento.... Il Governo a perpetuare la memoria dell' illustre vittima, volle intitolare col suo nome la macchina che fu causa insciente della fatale sua morte. - Procopio è il nome della stazione e borgata ove accadde lo scontro. Le case sono sul dosso della collina distante un quarto d'ora dalla città di Juiz de Fora. La nuova chiesa del Redentoristi domina il gruppo di case che i nuovi coloni edificarono, e proprio sulla sommità della collina giaciono sepolti i nostri cari confratelli nel cimitero della borgata, che è molto semplice ed in comunione cogli acattolici della colonia, ma ogni tomba porta l'emblema della croce tanto nella parte riservata ai cattolici, come in quella riservata ai protestanti. I nostri non hanno ancora monumento alcuno : sono sotto semplice terra, adorne però di semprevive e di fiori freschi che la pietà dei buoni coltivano ed inaffiano giornalmente. Il Governo dello Stato di Minas incaricò il nostro caro Delpiano di preparare il disegno della Cappella-monumento che lo stesso Governo farà erigere sopra la tomba dei nostri martiri. Così pure si sta fabbricando per avere i Salesiani a Juiz de Fora.

Durante questa lunghissima visita poi in più circostanze potemmo provare la visibile protezione che sopra di noi esercita continuamente Maria SS. Ausiliatrice, la quale un giorno in modo affatto miracoloso liberò il Caris.mo Mons. Cagliero, da certa morte. Imperocchè, visitata la Casa di Ouro Preto, in quel giorno si era stabilito di portarci a cavallo fino a Cachoeira do campo. Cammin facendo fummo incontrati da una moltitudine di buoni Cooperatori con alla testa il Sig. Vicario di Cachoeira. Questi, pieno di gioia e quasi fuori di sè per la contentezza, volle avvicinarsi per abbracciare Monsignore; ma il cavallo su cui sedeva Monsignore, adombratosi, rizzarsi in piedi e gettarlo a terra sotto i suoi piedi fu cosa istantanea. Noi credevamo di vederlo ad ogni istante schiacciato; ma, appena invocata Maria SS., il cavallo rimase immobile con le gambe anteriori sospese in aria e Monsignore fu salvo. Tutti i presenti riconobbero in questo fatto la mano di Maria e ne magnificarono la sua potenza....

Di questi fatti poi, se volessi riferirne, potrei continuare ancora per lunga pezza, e son sicuro di non errare dicendo che la visita di Mons. Cagliero alle Missioni Brasiliane ebbe esito consolantissimo, perchè voluta dalla nostra Potente Ausiliatrice. »

MESSICO La prima Chiesa a Maria Ausiliatrice nel Messico

(Corrispondenza di D. Angelo Piccono)

CARISSIMO SIG. DIRETTORE,

Messico, 22 Marzo 1897.

UNA notizia... ma prima qualche spiegazione.

Al 13 di febbraio abbiamo celebrata la nostra festa di S. Francesco di Sales, perchè a quel giorno la trasportava il Calendario diocesano e perchè essendo già passato il freddo di gennaio più gente poteva partecipare alla nostra festa. Il nostro grande amico e benefattore Padre Bandera ci disse la Messa della Comunità, diede la prima Comunione a dodici dei nostri ragazzi e pronunziò un fervorino tutto cuore e nazione. Poi due Avvocati Cooperatori Salesiani ci cantarono la Messa e ci fecero il panegirico del Santo.

Da quando in qua, dirà lei, gli Avvocati cantano Messa e predicano? Eh! Ma questi sono Avvocati e Sacerdoti: l'Avvocato Sac. Alfonso Villagran, Direttore del Collegio del S. Cuor di Gesù, cantò la Messa e il Sac Avv. Francesco Gordillo, che abbandonò una bella posizione politica nel Governo del suo paese per farsi Ministro di Gesù Cristo, recitò lo stupendo panegirico. Alla sera si rappresentò la commedia I due Savoiardi, tradotta allo spagnuolo dal carissimo Don Visintainer, Direttore della Casa di Puebla, e la musica diretta dal nostro bravo Ferrero fece furore. L'illuminazione poi brillava (ahi!, parlo o tacio?) per la sua oscurità; ma c'era in compenso un chiaro di luna che poteva risparmiar la candela al suggeritore Vismara.

Molti Cooperatori e Cooperatrici al teatrino, ma nessuno in Chiesa, nonostante la pietà proverbiale dei Messicani. Oh! E perchè ? Ecco uno dei perchè della notizia che le darò dopo un altro breve esordio. Perchè. la nostra Chiesetta è tanto piena di ragazzi dinnanzi all'altare e di ragazze dietro all'altare, che non c' è più posto nemmanco per noi.

Capirà che questa assenza forzata dei nostri Cooperatori non poteva farci piacere; ed io stava pensando se a forza di mani e piedi insaponati potevamo ingrandire la Cappella, quando un bel giorno mi si presenta il Padre Bandera e mi dice: « Prenda questi quattromila pesos che le manda un Benefattore e cominci la chiesa. » Corpo d'una bomba! Gli diedi un abbraccio che per poco lo gettava per terra. Corro dall'Arcivescovo : « È contenta V. E. che cominciamo la Chiesa pubblica per la Colonia e pei nostri due Collegi e verrà a benedirne la prima pietra? » « Sicuro che verrò, sicuro che son contento ! E in prova concedo ottanta giorni d'indulgenza a tutti coloro che daranno una limosina per la sua Chiesa. » Oh ! quanto gode l'Arcivescovo di Messico che i Salesiani innalzino una Chiesa pubblica, anzi vorrebbe che gliene facessero una ogni chilometro quadrato della sua Archidiocesi! Un grazie di cuore, un bacio al Sacro Anello e via a scrivere domandando il permesso al Sig. Don Rua e a preparare una circolare ai Cooperatori.

Ma, e la notizia? Non l'ha ancora indovinata? Il giorno di S. Giuseppe, Sposo di Maria SS.ma, Protettore della Chiesa Universale e della nostra Pia Società e della Città ed Archidiocesi di Messico, alle 4 poro. S. E. R.ma Mons. Prospero Maria Alarcón, Arcivescovo di Messico e nostro Benefattore, benediceva con grandissima solennità, in mezzo ad una folla compatta di suoi diocesani, la prima pietra della prima Chiesa, grande, bella e pubblica che sarà dedicata a Maria Ausiliatrice in Messico.

Viva Messico ! Viva la Mamma nostra ! Io aveva invitato nientemeno che quarantatrè fra Padrini e Madrine della prima pietra, come si usa qui; accettarono trentasei, ma non vennero che ventidue, il fior fiore però di questa metropoli. E perchè così pochi? Perchè il diavolo, cui garbano poco le Chiese nuove, specialmente dedicate a Maria., mi buttò a letto coll' influenza più di mezza dozzina di padrini e madrine e spaventò gli altri con un vento ed un polverio che offuscava il sole e che per poco gettava all'aria tutti i nostri addobbi, con gran dispetto del confratello Franchi , l' impresario generale della nostra festa, che qui rialzava un palo abbattuto, là gemeva sopra una bandiera stracciata, e gridava giaculatorie a Maria Ausiliatrice e a S. Giuseppe, che li hanno inteneriti, perchè all'ora della festa cessò il vento. Un bel viale piantato da lui e allacciato da festoni di verdura, ornato di bandiere e orifiamme, decorato d'iscrizioni prese dalla Sacra Scrittura encomianti la confidenza in Dio e la elemosina, conduceva al padiglione preparato per l'Arcivescovo, l'ingegnere, i padrini e le madrine. Ivi troneggiava la nostra dolce Regina e Madre fra una gloria di fiori e candelabri e pareva sorridere a quei suoi cari figli e a me dubitoso pareva dicesse: Uomo di poca fede, io ti darò i mezzi per farmi la Chiesa!

L'Arcivescovo raggiante di contentezza, circondato dal nostro clero grande e piccolo, diè principio al rito. Intanto sessanta dei nostri piccoli cantori intonarono l'Inno Salesiano. Nella prima pietra si collocò una medaglia di Maria Ausiliatrice benedetta dal Sig. D. Rua, un po' di polvere della Santa Casa di Loreto, alcuni capelli di Don Bosco, varie monete messicane e il verbale firmato dall' Arcivescovo, dall'ingegnere e dai padrini e madrine. Dopo il Sig. Ing. Giacomo Ramirez, uno dei più facondi oratori messicani, lesse un eloquentissimo discorso.

Poi, mentre la banda suonava magistralmente la sinfonia del Nabucco , tutti passarono al gran cortile del nostro Collegio, nel centro del quale sopra una svelta piramide di pietra, che sorge da una vasca pure di pietra, s' innalza una bellissima statua di Maria Ausiliatrice fatta venire dalla nostra Casa di Sarria, appiè della quale abbiamo scritto : Alla Regina e Madre di questa Casa. L'Arcivescovo con mitra, pastorale e piviale, solennemente la benedisse, e i nostri sessanta cantori salutarono la Vergine con un inno sposato alle note soavissime del coro : « O Signore dal tetto natio » dei Lombardi alla prima Crociata, inno ascoltato in religioso silenzio, commovendo profondamente tutti i cuori, ed anche il mio, che non è poi tanto tenero. Avrei dovuto dire due parole di ringraziamento, ma non sapeva più quel che mi facessi, e al servire il cioccolatte a Monsignore glielo versai sulla veste.

Tutti partirono soddisfatti, non precisamente del versamento del cioccolatte, ma della festa e i Sig.ri Padrini e le Sig.re Madrine nell'accommiatarsi mi posero in mano la loro offerta, che io mi faceva premura d'intascare e mi farò ugualmente premura di spendere. Si figuri che solo nelle fondamenta ci vorranno trentamila scudi, essendo il sottosuolo nientemeno che l'antico lago di Messico. La Chiesa sarà di stile romanico, di tre navi, la maggiore delle quali sarà lunga 63 metri e somiglierà molto al nostro San Giovanni Evangelista di Torino.

In tutto costerà un milione di franchi e coi due Collegi amplissimi di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice che le vanno sorgendo ai fianchi giungeremo ai tre milioni. Dove li piglieremo? In te Domine speravi : non confundar in aeternum.

Suo affezionatissimo Confratello

D. ANGELO PICCONO.

ALTRI VIAGGI APOSTOLICI di Monsignor Costamagna nel 1896 (Dall'Epistolario di D. Antonio Sani) II. - Ancora da Lima a La Paz. (Seguito e fine.)

Continue lotte - Antropofagi per vendetta Malefizi - Arrivo a La Paz.

Gli Indii di Chililaya sono in continue lotte di inimicizia con quelli di Igachi. Perciò si rubano vicendevolmente vacche, porci, pecore, donne e fanciulli ; si incendiano le capanne e combattonsi non più coll'arco e colle frecce, ma col fucile. Essi hanno inoltre un'orrida costumanza. Divorati da odio e vendetta implacabile, essi (horresco referens) si mangiano i corpi dei nemici e dopo, come in atto di sfida e di trionfo, mostrano le ossa spolpate alla parte nemica. - Ucat unjayapjitu chacanaca (che significa : e dopo ci mostran le ossa), così ci diceva un Indio in casa di un signore, narrandoci il doloroso e barbaro costume. - E questo dopo quattro secoli di civilizzazione e in luoghi immediati alle grandi città

Il dì seguente ci dirigemmo in vettura verso La Paz. Eravamo quasi giunti alla gran discesa che mette alla città, quando lungo la strada per cui passavamo, il cocchiere tenta rompere colla sua frusta certo apparato in forma di pentolino e ricoperto di un foglio bianco. Che cosa è? domandò Monsignore al Teologo Chiaves, che ci era venuto in contro con una vettura speciale a cinque miglia di distanza dalla Paz - Brujerias de los lndios, rispose, cioè, malefizi degli Indii. E continuò spiegando come gli Indii allorchè credono di aver ricevuto qualche danno, dal bianco specialmente, radunano in un vasetto lana tinta, capelli, ossa, figure di carta, pezzi di vesti, qualche frutta, denaro ancora, affin di adescare l'altrui voglia e indurre a toccare e a prendere quelle reliquie; quindi lo pongono per la via, per cui ha da passare il loro nemico e così fargli danno col loro malefizio. Si ride la gente di simili superstizioni, ma essi stanno fermi in tal credenza, e quando fra loro c'è qualche malattia infettiva, fregano le monete del pentolino sulla pelle dell'infermo, affine di comunicare quella malattia eziandio al loro nemico. Così fra questi discorsi ci avvicinammo alla città quasi senza accorgerci, e qui passo sotto silenzio i ricevimenti avuti, perchè lei, amato Padre, ne ha già avuto una prova nella relazione di Monsignore quando vi si recò la prima volta, cinque mesi fa, per fondare la nostra Casa, che ora è già prosperosa assai.

III. - Da La Paz a Mendoza.

Mendoza, 16 Novembre 1896.

Come le promisi, Sig. D. Rua, eccomi a completare la relazione dei viaggi di Mons. Costamagna. Di quest' ultimo tragitto però farò un rendiconto proprio a volo d'uccello perchè in gran parte fu già descritto da Monsignore stesso.

Addio e partenza da La Paz - Ad Oruro - Fucilazione di Vincenzo Marcelò -Ordinazione sacerdotale - Arrivo in Antofagasta e poscia in Valparaiso - Dolorosa notizia - Cuori generosi - Gara catechistica.

A la Paz ci fermammo una settimana e non volendo Monsignore abbandonare la città, senza far visita all'amatissimo Vescovo diocesano Monsig. Valdivia, si portò l'ultimo dì a los Obrajeses, dove già da tempo si trova questo grande amico dei Salesiani di Bolivia per rimettersi in salute. I due Vescovi si abbracciarono con trasporto sul piazzale della Parrocchia; poscia, seguiti dal numeroso popolo accorso, entrarono nella Casa di Dio, e, cantato il Te Deum, si passò all'umile casa vescovile in compagnia di varii amici del Vescovo e dei Salesiani. Il pranzo modesto, come si volle chiamare da chi lo dava, ma cordiale, dimostrò ancor una volta il paterno amore di Mons. Valdivia pei figli di D. Bosco. Si trattennero poscia i due Vescovi in intima conversazione fra loro fino circa le cinque, e si ripartì per la Paz con le carrozze piene di mazzi di fiori.

Il giorno dopo per tempo, salutati i nostri cari confratelli e buoni amici di la Paz, ci mettemmo in viaggio sulle carrozze di quei paesi, che paiono fatte a proposito per far soffrire un po' di purgatorio ai poveri viaggiatori. Si salì un' ora e mezzo per raggiungere il famoso immenso altipiano; ma prima di noi i ragazzi interni del nostro Collegio, provvisti dal lor Direttore di pane e cacio per la colazione, ne avevano guadagnata l'altura e là, a cinquanta metri sopra la città, riceverono contenti la benedizione di Monsignore. Che Dio moltiplichi quei buoni fanciulli !

Mirando commossi quei cari amici e salutandoli colla mano ci allontanammo da essi e la città sembrava fuggisse ai nostri sguardi. Addio, o città della Pace!

« Qui i discordi si uniro in concordi ed in pace ed amore fondare la città della Pace a perpetua memoria »

Così sta scritto sul tuo stemma, per commemorare ai posteri l'origine di tua fondazione. Oh! che sempre possa essere pacifica e partecipare la pace alle Repubbliche tue sorelle!

Nelle brevi fermate della vettura in Panduro e in Sica-sica Monsignore amministrò la S. Cresima, perchè non aveva potuto farlo nel suo 1° viaggio.

Il terzo giorno di viaggio si arrivò alla città di Oruro, ancor commossa per la fucilazione di un tal Vincenzo Marcelò. Chi era costui? - Già son due anni che si leggeva sui giornali di tutta l' America un fatto sanguinario, che fe' raccapricciar tutto il mondo. Certo Sig. Arce, esattore di tasse, fu preso con un suo figlio da una banda di circa sessanta Indii e assassinato a colpi di bastoni, dopo aver assistito coi suoi proprii occhi alla crudele e spietata morte di suo figlio, di cui quei cannibali avevano bevuto il sangue. Marcelò, capo di quegli assassini, gridava come belva al povero moribondo, fatto già pazzo per l'eccidio del figlio: - Ah! per chi raccoglievi i denari? - Per la cassa del Governo eh!? - No, per la tua cassa... - e inferociva ognor più dirigendo sempre i colpi allo stomaco. Ma la mano di Dio non tardò a raggiungere gli autori di tanto delitto. Tutti, più o meno, ebbero la loro mala fine uno annegò nel fiume Desaguadero, che mette in comunicazione il lago Titicaca col Poopò, e Marcelò , confessato e pentito dei suoi delitti, venne fucilato due anni dopo.

L'esecuzione capitale di Marcelò non si fece nel luogo dell' assassinio di Arce e suo figlio, per timore di una sommossa degli Indii, perchè è molto facile ad essi adunarsi per una vendetta.

Essi a tal scopo accendono fuochi sui punti più culminanti del territorio e poi dàn fiato ad un gran corno di bue, chiamato il putùtu, e a quel suono tetro e sinistro son tutti in armi, sbucando, quasi scoiattoli, da tutte parti, pronti a entrare in città e far massacro. Però se la fucilazione suddetta non fu eseguita sul luogo del delitto, non fu meno ricordevole, essendosi compiuta sulle porte del cimitero.

In Oruro nel dì medesimo del nostro arrivo giunse Don Gasparoli, Direttore della nostra Casa di Sucre, col Chierico Razzoli, il quale già doveva essere sacerdote da varii mesi, ma, per l'infermità dell'Arcivescovo della Capitale , ancor non lo era. Arrivarono proprio in tempo! Il lunedì ventisei Ottobre ricevette la S. Ordinazione sacerdotale e fu una vera festa per Oruro. L'illustrissimo Prefetto Sig. Portai, non contento di averci tutti generosamente ospitati in Palazzo, volle altresì essere padrino del nuovo Sacerdote e con edificante esempio e singolare pietà assistette, commosso fino alle lagrime, alla sacra unzione. Era la prima volta che Oruro aveva la fortuna di veder ordinato in una delle sue chiese un prete, e per questo la banda del battaglione venne a suonare nella chiesa; poi accompagnò al Palazzo il Sacerdote Novello, il Vescovo ed il seguito, che non era certamente quello di una Cattedrale Europea.

Monsignore visitò poi un terreno che si vuol dare alla nostra Società. Si figuri ! È nientemeno che un vecchio cimitero! Ma poco importa questo, perchè dai vivi si fa la guerra al bene e non dai morti. Or bene ivi era gente che estraeva con atto pietoso ossa di sotterra, poi le riunivano in un cumulo e le trasportavano alla parrocchia per far cantare una Messa: quindi le portavano al nuovo panteón (cimitero). E tal funzione si seguita a fare in tutto il mese consacrato alle anime. Benedetti quei pietosi Indii, che insegnano alle grandi nazioni la pietà verso i loro morti !

Ma eccoci di nuovo in viaggio. In Challapata ci separammo dai nostri cari confratelli, che presero la via di Sucre e per quattro dì doveano camminare sulle dure schiene delle mule : noi seguimmo in treno fino ad Antofagasta. In Uyuni, paese senza Sacerdote, si amministrò la S. Cresima di notte, e, improvvisato un confessionale, si riconciliarono i maggiori ai sette anni, che dovean cresimarsi.

Passammo il dì seguente a Calàma e l'altro proprio al piè dei famosi vulcani l'Ollaque e il S. Pedro, che fumavano entrambi la loro pipa: attraversammo poscia l'immenso deserto di Atacama, ricchìssimo di salnitro e via via ad Antofagasta.

Fummo albergati generosamente nella casa del Vicario Apostolico e, dopo tre giorni, di nuovo ci cullava uno scortese piroscafo sulle onde del Pacifico.

Appena arrivati a Valparaiso, si ricevè per telegrafo la notizia della morte del caro confratello Don Antonio Ferrero, avvenuta il medesimo dì nel nostro Collegio di arti e mestieri di Santiago, e Monsignore volò subito colà e giunse proprio in tempo per le esequie. Quell' indimenticabile Sacerdote nella sua lunga malattia solo si affliggeva per non poter lavorare e moriva col desiderio acceso di vivere solo per lavorare a bene della gioventù.

Di là partimmo alla volta della Cordigliera, accompagnati fino a S. Rosa de los Andes dal sempre caro e generoso D. Tomatis. Evidente fu nel traversare la Cordigliera l'assistenza di Maria; perchè si passò sopra la neve alta perfin due metri e molte volte sul gelo e in riva a precipizi aperti a fianco del piccolo sentiero fatto col piccone poco prima che arrivassimo noi viaggiatori. Vedemmo colassù due poveri uomini che andavano a piè. Poveretti! fecero compassione a tutti. Erano mezzo scalzi, mal vestiti e portavano con loro un piccolo involto che serviva di appoggio, quando si formavano a prendere fiato. Passavano all'Argentina in cerca di lavoro: ci mirarono rispettosi, salutarono Monsignore, che li benedisse, e generosi si prestarono per soccorrere una signora che stava per cadere dalla mula. Oh generosità di cuore!

Per compagni di viaggio avevamo una società di artisti cantanti di teatro, ma molto pacifica. Ci rispettarono in modo ammirabile, e la mattina prima della grande ascesa le spose accompagnarono i proprii mariti a prendere la benedizione dal Vescovo, e Dio pagò quell'atto, perchè la signora già mentovata, caduta di sella, non si fece alcun male, ed altro signore rimase illeso da un calcio che una mula gli aveva scaraventato.

In Mendoza assistemmo alla gara catechistica dei nostri giovani del Collegio D. Bosco, che servì di esame, e fummo arcicontenti e sorpresi della loro diligenza in apprendere così bene il libro unico del cristiano, sul quale saremo tutti esaminati nel dì del giudizio. Anche la classe dei piccoli si dimostrò valorosa e parea che nessuno volesse cader per primo.

Da Mendoza ci porteremo a Buenos-Aires, per poscia seguir il viaggio, a Dio piacendo, pei Paraguay. Monsignore perciò mi incarica di chiedere a lei, Rev.m° Sig. D. Rua, la sua paterna benedizione per sè ed anche per chi si reca ad onore sommo di potersi dire

Della S. V. R.ma

Obblig.m° ed Ubb.m° figlio SAC. A. SANI.

In fascio

ISOLA DAWSON (TERRA DEL Fuoco).- Aumento di Indii. -Alla Missione di S. Raffaele continuano ad aumentare gli Indii. L'ultima settimana di febbraio u. s. l'Autorità di Puntarenas ne mandava colà 10 ed al 2 di marzo nientemeno che 60 in una volta. Furono presi nell'Isola Grande, mentre rubavano animali ai proprietarii, e buon per loro che vennero consegnati ai Missionari. I poverini erano nello stato più selvaggio che si possa immaginare, e la prima cura dei Missionari per loro si fu quella di lavarli e coprirli, trovandosi essi in vero stato adamitico. - Aumentando così il numero degli Indii, aumentano in proporzione i bisogni della Missione. E però quei nostri cari confratelli, mentre ci danno un tale annunzio, rivolgono una sentita preghiera a tutti i buoni Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, perchè vogliano nella loro carità ricordarsi di quei poveri selvaggi, che sono pure redenti dal Sangue preziosissimo di N. S. Gesù Cristo.

CHUBUT (PATAGONIA CENTRALE).- Una nuova Cappella ed altre consolazioni pel Missionario. - D. Bernardo Vacchina, in seguito alla relazione della sua lunga e proficua escursione tra gli Indii di quel Territorio, ci notificava un altro fatto ben consolante, che segna un passo di più del Cattolicismo in quel Territorio.

« La religione qui dominante, così scriveva egli, è il protestantesimo, seminato dovunque, ma specialmente vivo ed attivo nella Colonia agricola di Gaiman, centro principale di questo Territorio, e di cui è la speranza e la risorsa. In questa Colonia non vi aveva vestigio di Cattolicismo, ed i pochi e poveri cattolici sparsi tra i protestanti, se non si mescolavano con loro praticandone il culto, vivevano senza religione, come erano senza chiese e luoghi speciali di preghiere. A me, come ai buoni cattolici di qui, ne piangeva il cuore e con preghiere pubbliche e private andavam supplicando il Signore e la potente Sterminatrice delle eresie, perchè ci provvedessero. Ed ecco che ora ho la consolazione di far sapere che fummo esauditi ; che Maria aedificavit sibi domum, una chiesetta umile, povera, ma proprio nel cuore della Colonia, sulla piazza maggiore e nella posizione migliore e più spettabile del protestante paesetto.

» Anche in Gaiman dunque la Croce sventolerà maestosa trionfatrice dell'errore, e la potentissima Regina del Cielo vi stabilirà anche Essa il suo trono per manifestare ai cattolici e ai dissidenti pure la sua inesauribile bontà, attirandoli tutti attorno a Lei colle finezze dell'amore suo materno. .

» Frattanto io mi consolo pensando che di qui in avanti il Missionario potrà fare colà le funzioni del culto ed esercitare il ministero, non incomodamente in casa altrui, con soggezione, e quasi direi di soppiatto; ma con tutta libertà, con decoro, e speriamo, se dall'Europa ci verranno in aiuto, anche con solennità.

» Attorno alla Cappella tra breve si darà principio alla costruzione di alcune spaziose sale per una Scuola professionale cattolica ; ed anche questa farà un gran bene non solo per la Colonia, ma per la gioventù di tutto il Territorio.

» Ed a questo proposito, non posso tacere di una graditissima visita ricevuta di questi giorni. Per collocare quattro fanciulli nella Casa di questa Missione, ma più per compiere le proprie divozioni, venne a trovarmi certo Juan Lucanen, giovane da me battezzato in Viedma con tutta la sua famiglia col cognome di Speranza, e che poi fu ricevuto in quella Casa come artigiano. Egli veniva colla propria madre Casilda Speranza ed avevano fatto un viaggio di ben duecento miglia. Il loro contegno nell'accostarsi ai SS. Sacramenti fa edificantissilno.

» Ma quello che più mi ha consolato si fu la notizia datami, che cioè egli fa da Catechista e da Missionario in mezzo alla tribù del Cacico Juan Cual, suo zio. Egli insegna loro i misteri principali della N. S. Fede , battezza i piccoli bambini, quando v'è pericolo di morte od il Missionario tarda ad arrivare, ed è carissimo a tutti per i suoi bei modi ed i servigi che volentieri presta a tutti. La buona madre accommiatandosi mi diceva : - Dio mi ha dato dei figli ed io a te li consegno perchè me li educhi tutti come Juan !

» È questo un bel conforto pei povero Missionario nell'ardua impresa della civilizzazione di questi selvaggi ! »

MATTO GROSSO (BRASILE). -Lavori e progressi della Colonia Teresa Cristina. - Il Direttore della Colonia, D. Giovanni Balzola, manda al Sig. D. Rua queste notizie

« Grazie a Dio, gli Indii Coroados si assuefanno già al lavoro in modo consolantissimo; però ci vuole del tempo prima che dal loro lavoro si possa ricavare di che mantenerli e vestirli, specialmente. pei numero che va crescendo ogni giorno più.

In 18 mesi che ci troviamo in questa Missione ho già distribuito più di 500 camicie, un 200 calzoni, circa 400 vesti da donna, 450 fazzoletti, 300 coperte di lana, 300 coltelli, ecc. Non ostante tutto questo mi veggo continuamente assediato da uomini, donne, ragazzi e ragazze col puro vestito di Adamo, che mi chieggono ripetutamente di che coprirsi e qualche cosa da mangiare.

Un padre quando vede i suoi figliuoli affamati chiedergli di che mangiare, oh ! quanto soffre e piange se non ha di che sfamarli! Lo stesso accade a me, con la differenza ch'io ho ricevuto dall'ubbidienza il difficile incarico di provvedere e spezzare il pane materiale e spirituale a circa mille persone che mancano di tutto. E come il padre naturale, per provvedere il vitto ai suoi nati, non rifugge dal chiedere la carità, così io lui veggo costretto a supplicare continuamente i nostri benefattori a venirmi in aiuto, certo che la voce di chi lavora solo pei Signore e non per utile proprio cade tutte le volte in terreno fecondo. Faccia sentire perciò, amato Padre, questa mia preghiera a tutto quelle pie persone che con noi cooperano nel salvare le anime degli Indii, e son sicuro che la Provvidenza non mi lascierà venir meno nell'opera intrapresa.

Nello scorso ottobre venne a farci una visita il Governatore del Matto Grosso, accompagnato dal nostro Superiore D. Antonio Malan e dall'ottimo nostro amico D.re Santos. Egli fu molto contento e soddisfatto della nostra Missione, specialmente vedendo tanti Indii, che pochi, anni addietro erano il terrore e lo spavento dei vicini civilizzati, in tutto ubbidienti e sottomessi ad un povero prete. Poichè qui io sono l'unica autorità ecclesiastica e civile del luogo, tanto per gli Indii come pei civilizzati che sommano ad una settantina.

Il carissimo D. Malan, emulando lo zelo di Mons. Lasagna, mi promise di aiutarmi e subito mi assicurò che m'avrebbe fatto avere un 200 buoi pei mantenimento degli Indii. Devono arrivare quanto prima, e facendo economia ne avrò per tutto l'anno. Inoltre dal lavoro degli Indii spero di poter già ricavare qualche cosa. Abbiamo seminato due quintali di nieliga, che adesso è cresciuta ben sei metri e quasi tutta ha tre pannocchie ed anche quattro. È proprio degna d'essere vista! I poveri Indii lavorano e vanno accostumandosi alla fatica, ma per eccitarli ci vorrebbe sempre qualche rega luccio consistente in vestiti, fazzoletti, coltelli, ecc.

Presentemente debbo insegnare a zappare, a seminare, a tagliar alberi e lavori affini ad una 40a di questi robusti e tarchiati uomini. Non ho dei contadini, e se io non dò l'esempio di tutte queste, cose, lavorando con gli Indii, è impossibile persuaderli. S'immagini quindi, Sig. D. Rua, la mia vita : sempre in mezzo ai campi, con le mani incallite alla zappa, alla vanga ed alla scure. Stento perfino a trovare tempo opportuno per compiere i doveri del mio stato, ed il più delle volte dopo aver indirizzati gli Indii al lavoro, seduto, sopra un tronco d'albero, recito il divino uffizio e faccio un po' di meditazione, sì l' uno che l' altro mille volte interrotti da mille domande degli Indii. Di poter scrivere lungo il giorno non se ne parla; solo la notte mi concede questo diritto. Tuttavia provo grandi consolazioni nel vedere i progressi che fanno questi selvaggi, tanto più che in poco tempo sono riuscito a distoglierli anche in massima parte da certe abitudini contrarie al buon costume ed a far imparar loro le principali orazioni. Se ci fosse più personale, assai maggiore sarebbe il bene, ed io prego sempre il gran padrone della vigna a volermi mandare dei buoni operai. Sarò esaudito?..»

BERNAL (Rep. ARGENTINA)- Graditissima visita. - Ci scrivono : «Il Rev.mo e carissimo Mons. Costamagna volle tempo faregalare di una bellissima visita i giovani di questo Collegio Convitto della Sacra Famiglia. Essi in tale occasione manifestarono tutto il loro amore alla nostra buona Mamma Maria SS. con una splendida festa che riuscì a perfezione e di sommo gradimento anche a Monsignore. Alla Comunione generale Mons. rivolse parole commoventi ai comunicandi: parole che saranno indelebili nel cuore di tutti. Solenne la Messa cantata sia per la scelta, come per l'esecuzione. La Messa era del M.° Capocci, meno l'introito ed il graduale che furono cantati in canto fermo. Alla sera si pose bella corona alla festa con un piccolo teatrino, in cui si rappresentò il dramma « Colpa e Perdono » di D. Lemoyne. Sia lode al solerte direttore Don Bartolomeo Molinari, il quale ha dimostrato coi fatti ai Bernalesi quanto bene sappiano fare i Salesiani ai figli del popolo. »

AI GIOVANETTI

Un piccolo Martire di Gesù Cristo.

Miei cari amici,

ANCHE alle vostre orecchie sarà giunto, nei passati mesi, il grido d'indignazione generale suscitato dalle orribili stragi che le orde turchesche fecero sopra dei poveri Armeni , i quali in omaggio alla propria vera fede a centinaia a centinaia caddero vittima di un odio veramente satanico. Voi pure, son certo, mossi da santo sdegno e da immensa pietà , vi siete uniti al bel numero dei sinceri credenti nell'alzare la vostra voce in segno di protesta , nel mandar soccorsi ai fratelli lontani sfuggiti alla cieca ira musulmana e nel suffragare le anime di quei miseri, ma pur gloriosi caduti. Bravi miei cari giovani, è questo un altro segno del vostro animo bennato, a me già noto per varie prove.

Ma, mentre albergaste nel vostro cuore sentimenti così nobili e generosi verso degli infelici Armeni, vorrei, o miei cari, che da loro apprendeste una grande lezione , quella di mostrarvi coraggiosi nel praticare la nostra santa Religione.

Il tempo dei martiri non è finito : l'Armenia ne fa testimonianza. Però, fra le tante migliaia di cristiani sgozzati nei passati mesi , uno ve ne ha che a voi specialmente , o giovani cari, deve servire di luminoso esempio.

È un giovanetto di dodici anni appena , il quale, preso da due turchi , colle maniere più blande e persuasive è tentato di apostatare da Cristo; ma egli, incrollabile nella fede dei padri suoi, risponde sempre con fiera e risoluta negativa. Lo minacciano di tagliargli una mano, ed egli - Eccola, dice , fate il mestier vostro. - I due barbari gliela troncano ; e credendo che il dolore ed il sangue abbiano da piegare il giovanetto ai loro infami voleri, lo medicano subito. - Ed ora se non vuoi perdere anche la seconda - soggiungono i due sanguinari - fatti musulmano. - Ed eccovi anche l' altra mano - risponde il giovane eroe. Tagliata la seconda mano e medicatala , si credono i due feroci indemoniati d'aver vinto ; ma il giovine cristiano è più forte di prima. - Bada che tu stai per perdere la testa - gridano i due turchi ; ed il giovinetto , abbassando il capo , dice sorridendo : - E vada anche la lesta, purchè io possa restar cristiano. - I due maomettani di un colpo tagliano al fanciullo la testa, il quale , martire di Cristo , vola come colomba al trono di Dio.

Il fatto è storico ed è narrato da un Religioso Armeno.

Due fratellini del martire, atterriti al vedere il fratello ucciso, fuggono e si rifugiano in una chiesa. Però, avvedutisi quella non essere una chiesa cattolica, sibbene de' protestanti, cercano di uscirne , ma sono sopraggiunti e avvicinati dal pastore, il quale con promesse e con doni cerca di trattenerli. I due piccolini, sordi alle parole del ministro settario, si danno a precipitosa fuga e senza saperlo entrano in un monastero, dove trovano un sicuro ricovero.,

O giovanetti, quali esempi di attaccamento alla nostra santa Fede non ci danno questi cari fanciulli Armeni l E quale eroismo non ci insegna il maggiore di essi !

O martire di Cristo, o giovinetto eroe, infondi a tutti i miei cari amici e specialmente a quei poveri figliuoli che per il ghigno beffardo di un malcreato si vergognano di mostrarsi cristiani praticanti, infondi il tuo coraggio , il tuo eroismo, la tua fede!

Vostro Aff.mo Amico DON GIULIVO.

Grazie di Maria Ausiliatrice

Invocammo Maria e ci esaudì.

La mia buona nuora Battistina, colta da grave improvviso malore, si poneva a letto il giorno 25 dello scorso gennaio accusando forti dolori al capo e allo stomaco : ma in meno di poche ore, assalita da gagliarda febbre, da frequenti deliri e da terribili convulsioni, gettava la costernazione nella famiglia e ci faceva fortemente temere della sua preziosa esistenza. Il male intanto progrediva spaventosamente, e dopo vari giorni di dibattimenti convulsi e di sforzi estremi, le si formò un ulcere alla bocca dello stomaco e cominciò a gettar sbocchi di sangue. Tutti la credevamo perduta e il medico stesso disperava di poterla salvare. Ricevette con edificante pietà tutti i conforti di nostra santa Religione e pareva che da un momento all'altro fosse per mancare. Tutti piangevamo desolati, quando, ravvivata la nostra fede in Maria SS. Ausiliatrice, la quale già altra volta aveva salvato me da certa morte, le promettemmo, se ci salvava la nostra cara inferma, di fare un'offerta al suo santuario di Torino, di recarci colà in devoto pellegrinaggio e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Oh bontà ineffabile di Maria: non avevamo ancora a pieno formulata la nostra promessa ed ella già mostrava di volerci esaudire. Da quel momento infatti scemò la violenza del male, e la nostra inferma cominciò ad essere più tranquilla, più serena e prese un aspetto quasi ridente; e , volta all'addolorato mio figlio suo consorte: « Coraggio, Gerolamo, gli disse; dopo la tribolazione verrà la consolazione : io mi sento assai sollevata. E il suo miglioramento, cominciato così felicemente sotto l'invocazione di Maria, non fu passeggiero, ma progredì di giorno in giorno in modo sensibile : ed ora la nostra cara inferma è fuori d'ogni pericolo e in perfetta convalescenza. Sia pertanto benedetta, lodata e ringraziata eternamente la Vergine Ausiliatrice, e come si è degnata d'esaudire la nostra povera preghiera, degnisi ora di gradire la nostra più viva riconoscenza, la tenue offérta promessale e la visita che le faremo a maggio nel giorno sacro alle sue glorie e ai suoi trionfi. Ora intanto ci è dolce colla massima riconoscenza levare un inno di ringraziamento a Maria e ripetere con tutta l'effusione del cuore : Viva, viva sempre Maria Ausiliatrice !

Arenzano, 20 Febbraio 1897.

BARTOLOMEO VALLARINO.

Da morte a vita.

Una pia signora di Saluzzo era stata colpita da immane sciagura. Un tenero suo bambino, che contava appena pochi giorni di vita, le cadeva così gravemente dal letto, da rimanere come morto al suolo. Quel piccolo corpo ne divenne orribilmente livido e pareva tutto rovinato. La desolatissima signora non ebbe cuore di esaminare oltre il gravissimo caso , raccolse quel povero suo figliuolino, lo ricompose sul letto e gli applicò due medaglie di Maria Ausiliatrice. Dopo alcune ore di somma trepidazione e vivissima preghiera, la desolatissima madre vide quella tenera creatura ridestarsi improvvisamente come da profondo assopimento ed in ottima salute. Passarono più mesi da quel dì ed il tenero bambino non diè mai segno d'averne riportato il benchè minimo nocumento.

Torino, 28 Febbraio 1897.

SAC. STEFANO TRIONE.

Quanto è buona Maria!

Per dimostrare la mia profonda riconoscenza alla Vergine SS. che mi ha fatto una segnalatissima grazia, scrivo queste poche righe, pregando di volerle pubblicare per far conoscere a tutti la bontà della Madonna. Il 16 luglio 1896, giorno della Vergine SS. del Carmine, mia moglie cadde improvvisamente ammalata per emorragia intestinale. Il caso si presentava così disperato, che il giorno 20, alle ore 7 antim. si credè conveniente portarle il SS. Viatico. Verso le ore 12, fu presa da convulsioni così forti, che perdette la cognizione e pareva dovesse spirare da un momento all'altro. I parenti e gli amiei piangevano intorno al letto della morente. Io mi sentiva il cuore spezzare pel dolore di perdere una moglie così buona e di vedere i miei due cari bambini restare orfani di madre ; e però desolatissimo, ma in pari tempo animato da una grande speranza, verso le ore 4, continuando mia moglie a restare fuori dei sensi, corsi nella vicina Parrocchia di S. Giorgio (dove erasi celebrato la festa del Carmine), mi posi davanti all'immagine della Madonna, vi accesi una candela, e, messomi in ginocchio, ad alta voce ho profferito presso a poco queste parole : « O Maria Santissima Ausiliatrice, fatemi guarire mia moglie; piuttosto prendete me. Se Voi fate guarire mia moglie, io entro l'anno verrò con lei a Torino a far la santa Comunione nel vostro santuario, per un anno farò una preghiera speciale con tutta la famiglia dinanzi alla vostra immagine, per un anno manderò vestita la moglie in colore bleu; e poi entro l'anno Vi farò un' offerta secondo le mie forze ». Dopo altre preghiere, che io feci piangendo, tornai al letto dell'inferma. La trovai contro ogni mia aspettazione che dormiva. Ma appena mi fui messo a sedere, ella spalanca gli occhi e guardandomi mi dice « Perchè mi hai lasciata dormire così tanto? » Le risposi narrandole quanto aveva fatto e promesso alla Madonna, dicendo anche che essa era stata svegliata dalla Madonna. Da quel momento incominciò un miglioramento così sensibile, che dopo otto giorni potè già alzarsi e attendere alle faccende di casa. - Ecco la grazia ricevuta dalla nostra cara Madre Maria, alla quale sia gloria in eterno. Vorrei che questo fatto fosse noto a tutti, specialmente ai vacillanti nella fede, perchè tutti si convertano e vivano.

Fossano, 1° Marzo 1897.

GIUSEPPE CHEY DI GIUSEPPE.

Maria Ausiliatrice salva due volte da certa morte un nostro Missionario del Matto Grosso (Brasile).

Il nostro carissimo D. Giuseppe Solari , addetto alla Missione dei Coroados nella Colonia Teresa Cristina , ci scrive questa strepitosa grazia che ebbe la fortuna di ricevere dalla nostra buona Mamma Maria SS. l'anno scorso

« Il giorno 13 di giugno 1896, giunse notizia alla Colonia Teresa Cristina che il nostro Superiore D. Antonio Malan s'era imbarcato in Cuyabà alla volta della Colonia, con nuovo rinforzo di Catechisti e di Suore per questa Missione. Noi , pensando alla grande difflcoltà che avevamo incontrato l'anno scorso navigando a vapore pel fiume S. Lorenzo per non esservi legna preparata pel consumo della macchina, si stabilì che io discendessi in canoa con quattro Indii a farla preparare. Così feci , ed il giorno 16 del medesimo mese entrai con quattro Indii nella nostra pericolosa ed incomoda imbarcazione, e raccomandatici a Dio, ci avviammo armati di buoni ami per pescare nel fiume i pesci che dovevano sostentarci. Sorpresi dalla notte , non trovammo mezzo migliore per riposare che, avvicinare la nostra canoa, assicurarla ad una spiaggia, poi accendere un gran fuoco per abbrustolire il nostro pesce e più ancora per tener lontano le fiere. Dopo d' aver cenato e recitate le nostre orazioni, ci sdraiammo sull' arena, e senza badare all' incomodità e durezza di quel gran letto che Iddio ci aveva preparato, ci addormentammo fino alla dimane , essendo stata la stanchezza della giornata buona conciliatrice del nostro sonno. Il giorno seguente, arrostito e divorato un altro pesce, continuammo la nostra marcia pei fiume, passammo in un'altro villaggio di Indii Bororós, ai quali demmo ordine di preparar legna, e giunti suli'imbrunire ad un' altra grande spiaggia, sbarcammo per fare come la notte precedente. Ma qui era il luogo, in cui Maria SS. Ausiliatrice doveva mostrarci il suo potente patrocinio. Mangiato un pezzo microscopico di pesce , che servì per aumentare il nostro appetito piuttosto che soddisfarlo, e dette le nostre preghiere, ci sdraiammo su quel campo di arena. Non tardò il sonno ad impossessarsi dei miei buoni selvaggi, e ben me n'accorgeva io che li sentiva russare, di modo che mi pareva di udire un' orchestra di contrabassi , capaci di destar invidia ai Weber. Io però, per quanto la stanchezza mi domandava riposo, non poteva chiudere occhio. Aveva un non so qual presentimento, una agitazione che non sapeva spiegare. Vedendo che questa inquietudine, lungi dal dileguarsi, vieppiù aumentava, andai nella canoa a cercare un' arma per qualunque evento. Aveva solo un revolver ; lo presi fra mano, ma mi accorsi che era inutile, perchè era senza palle. Mi causò ilarità il vedermi così ben armato, e di nuovo mi sdraiai cercando tranquillità e riposo. Ma inutilmente. Presentiva un grande pericolo. Allora mi decisi: il mio crocifisso sarà la mia arma ed il manto di Maria SS. Ausiliatrice il mio scudo. Ritornai alla canoa, presi il mio crocifisso, m'inginocchiai sull'arena, recitai ben di cuore tre Ave Maria alla Vergine Ausiliatrice, mettendomi nelle sue mani; mi stesi a terra e dormii saporitamente fino alla dimane. Ma quale fu la nostra meraviglia , quando, appena svegliati , vedemmo tutto attorno di noi le orme fresche di un enorme tigre ! Nel dormire io tenni lungo disteso il braccio con in mano stretto il crocifisso , e mi accorsi che il tigre aveva messo la zampa proprio sul piede della croce, ed uno degli indigeni che ancora dormiva aveva parte dei lunghi capelli sepolti nell'arena impressa dall'orma della terribile fiera. Non potemmo a pieno di ringraziare colle lagrime agli occhi Maria Ausiliatrice per un tanto segnalato favore, che sempre rimarrà impresso nella nostra mente. - La grazia era fatta; però per non tentare Iddio, non permisi più di passare le altre notti sulle spiaggie; ma incaricando or l'uno or l'altro della direzione della canoa, che discendeva seguendo la corrente delle acque, gli altri, ammonticchiati l' uno sopra l'altro, si prendeva in quel modo un po' di riposo. Tuttavia quella non fu che una parte della grazia che ci fece la nostra cara Protettrice. Giunti al luogo , ove in altro tempo esisteva la Colonia Isabella, ci fermammo per preparar legna, ed il giorno 29 di giugno, solennità dei SS. Pietro e Paolo, dopo aver compiuti i nostri doveri religiosi, lasciai che i miei Indii si sdraiassero sull'erba per darsi al dolce far niente, mentre io, preso il breviario, mi internai nella selva per vedere se la legna preparata fosse sufficiente. Ritornava poscia soletto recitando il breviario, quando, alzando gli occhi, mi trovai di fronte ad un altro tigre alla distanza di venti passi. Mi guardava con occhio fiero, ed io, compreso del pericolo, feci il segno di S. Croce e dissi Maria Auxilium Christianorum, ora pro me. Maria sempre benigna mi esaudì. Vidi la belva internarsi fra gli alberi ed io accelerai il passo per fuggire. Fatti una cinquantina di passi, guardai indietro e vidi di nuovo il feroce animale, che, qual mansueto agnello se ne andava per i suoi fatti. Così che in pochi giorni Maria SS. mi salvò due volte da morte orribile. Ne sia sempre da tutti benedetta questa Vergine potente; e come mi salvò dal tigre, la prego con tutta l'anima mia a volermi salvare poi un giorno dal dragone infernale ! »

Sia da tutti esaltata la potenza di Maria Ausiliatrice.

Coll'animo compreso da altissima riconoscenza verso Maria SS. Ausiliatrice prego a voler pubblicare la grazia che segue. IL 22 novembre 1896, il mio carissimo genitore venne colpito da una colica epatica iu maniera spaventevole. I dolori colici lo tormentavano giorno e notte, senza lasciargli un po' di tregua. Invano si ricorse all' arte umana, chè tutto riusciva pressochè inutile e dannoso. Il fegato s' ingrossò in maniera orribile, sopraggiunse la febbre ed una terribile emorragia. Il male si credè subito, se non inguaribile, difficile a superarsi in breve tempo; per la qual cosa si pensò di fargli sostituire altri nel suo insegnamento, che da 35 anni esercitava con lode di tutti. A chi ricorrere in tanta desolazione? Maria solo poteva darci aiuto e non cel negò. Si diè principio ad una novena, ma il male continuava con tutta la sua crescente gravezza. Illuminata da un raggio divino continuai vive preghiere a Maria e nel tempo stesso scrissi al Rev.m° Sig. D. Rua, pregandolo di farle rivolgere fervide preci e d'inviarmi una medaglia della Vergine di D. Bosco, sperando che non avrebbe negato il suo aiuto ad un vecchio Cooperatore Salesiano , carico di numerosa famiglia. Mi pervenne la prodigiosa medaglia coll'immagine del SS. Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice e non tardai a metterla al collo del mio povero padre con viva fede, facendogli promettere che avrebbe, appena guarito, rese grazie a Maria con una S. Comunione. Lo stesso feci io e Le promisi che avrei resa pubblica la grazia e Le avrei inviata una tenue offerta. Ah! potenza di Maria , quanto sei efficace! L'infermo cominciò a riaversi, la febbre che pareva invincibile, Maria, la Potente Regina la fe' scomparire del tutto, ed ora il mio amatissimo padre è fuori di pericolo, esercita il suo uffizio ed è vivamente grato alla Madonna di D. Bosco!

Troia, 9 Marzo 1897.

ADELE TRINCUCCI.

Insegnante Normale Superiore. Riconoscenza a Maria.

Pieno il cuore di riconoscenza, mando lire 20 quale debole, ma cordiale segno di ringraziamento a Maria Ausiliatrice. Era gravemente ammalato sul principio di dicembre per una doppia polmonite e mal di cuore, che in dieci giorni mi condussero in fin di vita. Il Parroco mi aveva amministrato i Santi Sacramenti, il medico quasi mi dava per perduto; e i parenti credevano la notte del 13 dicembre l'ultima per me. Alla mattina invece mi trovarono tutti improvvisamente ed evidentemente migliorato ; miglioramento che andò sempre continuando e in pochi giorni mi condusse a perfetta guarigione: ora mi trovo meglio di prima. - E quale la causa? - Durante la malattia la mia famiglia aveva praticato novena e divozione a Maria Ausiliatrice; e mia moglie aveva pure mandato qualche elemosina per la celebrazione di una Messa all'altare della taumaturga Vergine e Madre. Finita la novena e divozioni, improvvisamente migliorai. Si lasci pure la parte sua al medico che mi curava, ma si stampi questa mia, quale dichiarazione di gratitudine profonda e di affetto alla gran Vergine, che mi ridonò la salute e a cui spero mostrarmi sempre riconoscente.

Mendrisio (Svizzera), 10 Marzo 1897.

PIETRO NESSI.

Un altro trionfo di Maria Ausiliatrice.

Era affetto da grave malattia un mio carissimo amico, ed io, che lo visitavo spesso, era rimasto quasi sconfortato per l'esito infruttuoso di lunghe e noiose cure, prescrittegli da valenti medici. Invocai allora fiducioso l' aiuto di Maria Ausiliatrice per la sua conservazione e gli misi al collo una medaglia di Maria, che egli con vero slancio di fede e di amore baciò ripetutamente. Mirabile a dirsi! Dopo due soli giorni l'infermo cominciò a migliorare sensibilmente e con meraviglia del medico curante. Di presente si trova in piena convalescenza, e nell' effusione della sua riconoscenza promise di visitare, quanto prima, codesta Vergine Taumaturga. Ed io prego perchè questa grazia sia fatta palese nel Bollettino a gloria sempre maggiore di Maria SS. Ausiliatrice.

Sessa Aurunca, 16 Marzo 1897.

Dottor Sac. NATALE PAONE.

Bricherasio. - Catterina Graglia qualche tempo addietro prometteva a Maria Ausiliatrice d' inviare al suo santuario in Torino l'offerta di L. 10 per la celebrazione di una S. Messa e per le Missioni Salesiane, se questa Vergine potente le guariva la buona mamma. La Madonna non fece aspettare tanto la grazia; la pia genitrice guarì completamente e continua a star bene, e la figlia, mantenendo la promessa e pregando a voler far pubblici i suoi sentiti ringraziamenti, supplica l'Ausiliatrice del popolo cristiano a volerle continuare i suoi favori e la sua valida protezione.

Cagliari. - Ad onore e gloria di N. S. Gesù Cristo e della SS. Vergine Sua Madre, il Sac. Antonio Angioni confessa ed annunzia al pubblico che per la validissima intercessione di Maria Ausiliatrice, il Signore gli ha concesso in modo veramente prodigioso una grazia sospiratissima da oltre diciasette anni. Confuso e commosso per questo tratto specialissimo della Bontà Divina e dell'amore e della potenza di Maria Vergine sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, il pio Sacerdote colla sua tenue offerta per il santuario di Valdocco, offre alla Vergine SS. le lodi e gli onori che gli Angeli ed i Santi Le prestano in Paradiso.

Carmagnola. - La Famiglia Becchio, riconoscentissima alla nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice per una grazia ottenuta, scioglie il voto fatto rendendo pubblicamente a Maria le grazie più sentite ed invitando a ricorrere a così potente Avvocata quanti hanno seminato di spine il cammino della vita.

Castellamare di Stabia. - Ci scrivono da questa città in data 23 marzo scorso

« Qui dove sorge una Casa della benemerita Società Salesiana, è praticata la devozione a Maria Ausiliatrice ; e anche qui la Taumaturga Regina spande i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie. - Una ragazza, appartenente alla famiglia Starace di questa città, fu assalita violentemente da un morbo letale; talchè, ridotta in pochi giorni in uno stato assai grave, non dava alcuna speranza di potersi riavere. Non mancarono certamente i rimedi dell'arte salutare, anzi furono spese tutte le cure e tutti i soccorsi furono dati, perchè si potesse salvare la povera fanciulla. L'addolorato genitore che l'amava assai teneramente più della pupilla degli occhi suoi, non sapeva darsi pace al pensiero che da un momento all'altro la sua diletta figliuola non avrebbe più vita. A chi ricorrere? da chi ricevere un aiuto in momenti sì terribili? Solo dalla Vergine, da Maria Ausiliatrice, di cui egli è così fervente divoto. E difatti, chiamato il Direttore di questo Istituto Salesiano, D. Luigi Bilieni, pieno di fede gli chiede la benedizione con la medaglia dell'Ausiliatrice per l'ammalata. Oh ! prodigio della Vergine! Alla benedizione data dal buon Sacerdote, all'invocazione di Maria Ausiliatrice, la fanciulla si desta e parla. E il miglioramento continua; e la malattia, che era così grave, in pochi giorni cessa e la fanciulla riacquista con meraviglia di tutti la sanità che aveva perduta. Il padre di lei, grato alla Misericorde Vergine Ausiliatrice per la grazia singolare ricevuta in persona della sua figliuola, ha già versato una buona offerta per la costruzione di un altare alla Madonna Ausiliatrice nella cappella dell' Istituto.»

Fagagna. - M. G. B. e F. invia un'offerta per varie sue intenzioni ed in ringraziamento alla SS. Vergine per averle preservata dalla grandine la sua campagna, assicurandoci che, per l'amorosa protezione di questa buona Madre, quantunque la stagione non fosse tanto favorevole, tuttavia il raccolto dell'uva fu per loro in questo anno superiore ad ogni aspettazione.

Genova. - La Sig. M.a Pierina Sertorio-Sopranis, per ringraziare Maria Ausiliatrice di aver preservati i suoi figli da infezione di malattia contagiosa, offre L. 25.

Gemona. - Maria Zamolo Masini in data 28 marzo scrive al Sig. D. Rua: « Travagliata da forte febbre scarlattina e da gonfiore alla faccia, in brevissimo tempo si ridusse agli estremi la mia bambina, che più non poteva respirare. Resi inutili i rimedi della scienza, mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, le feci l'offerta di L. 5 e le promisi che avrei fatto pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia, se Ella mi avesse ridonata la mia bambina. - O Vergine Benedetta ! Ella esaudì la mia prece. La mia bambina il giorno stesso diede notevoli segni di miglioramento ed in breve si ristabilì. Siano rese infinite grazie a Maria Ausiliatrice ! »

Macerata. - P. V. F. rendo infinite grazie alla Clementissima Vergine Ausiliatrice, per averlo liberato da cronica ostinata irritazione viscerale.

Messina. - Filippo Seguenza, afflitto per una ingiusta controversia che minacciava di rovinare la sua famiglia, venne consigliato a ricorrere a Maria Ausiliatrice, promettendo la tenue offerta di L. 20 per le Missioni Salesiane Estere. Così fece il buon signore ; e dopo aver pregato e fatto pregare con fiduciosa costanza, scomparve infatti la burrasca e ritornò la pace in famiglia.

Pugnolo. - Tecla Manfredi, coi sensi della più viva riconoscenza, rende pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice per l'esito felice di un concorso al posto di Maestra e manda tenue offerta al santuario di Valdocco in Torino.

Ripalta Nuova. - Il M. Rev. D. Samuele Cazzulani, Prevosto, riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice per la grazia ottenuta, della guarigione cioè da tifo pneomonia e pleurite, mentre ringrazia il Sig. D. Rua ed i suoi giovanetti per le preghiere innalzate a suo favore, porge alla Regina del Cielo venerata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani le più vive e più sentite azioni di grazie, e come piccolo attestato di riconoscenza offro l'obolo di L. 10., riservandosi di recarsi egli stesso di persona a Torino a ringraziare la sua celeste Benefattrice.

Romentino. - Enrichetta Cattaneo, pochi mesi fa colpita da una malattia che dai medici venne dichiarata incurabile, ricorse colla più figliale fiducia al valido patrocinio di Colei, che meritamente s'appella l'Ausiliatrice de' Cristiani, ed i suoi voti furono esauditi. In breve tempo ricuperò miracolosamente la pristina salute con sua grande consolazione e con non poca meraviglia di tutti coloro che avevano disperato della sua guarigione ; ed ora riconoscentissima per una grazia così segnalata va gridando: Viva Maria Ausiliatrice !

Torino. - Un tal S. F. B. scrive che, trovandosi la sua famiglia in gravi strettezze pecuniarie, si ricordò dell'invito di S. Bernardo di ricorrere sempre a Maria in ogni tribolazione, sicuri di esserne esauditi. Ricorse infatti a questa Vergine potente: dopo due soli giorni ottenne quanto era nei suoi desiderii. Riconoscente per tanta benevolenza della Madonna di D. Bosco, invita tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane a volersi unire a lui per ringraziare la grande Regina del Cielo ed implorare da Lei un'altra grazia ancor più importante per l'anima sua.

Trecate. - Il Direttore di quel Collegio Salesiano D. Angelo M. Rocca ci scrive che una brava maestra in segno di riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice per una segnalatissima grazia ricevuta fece l'offerta di L. 10.

Vermiglio. - È un fatto che manifesta sempre più l'efficacia dell'immagine di Maria Ausiliatrice. Chi lo narra è certa Erminia Panizza: « Mia madre venne gravemente colpita da forte doglia, il medico s'adoperò con tutti i mezzi suggeriti dall'arte, ma riusciti questi vani, dichiarò spedita lo povera inferma. Dietro richiesta della stessa, le si amministrarono i SS. Sacramenti, e visto l' imminente pericolo fulle raccomandata l' anima, e già parenti, amici e conoscenti la piangevano come morta. In sì grande desolazione, un mio zio, fratello della mamma, ascritto tra i Cooperatori Salesiani, mi suggerì di mandare L. 5 all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice, onde far celebrare una S. Messa, e d'incominciare nello stesso giorno una novena. Egli poi depose al capezzale dell'inferma una imagine di Maria SS. Ausiliatrice, e raccomandò alla moribonda ed ai parenti d'aver gran fiducia. Oh meraviglia e prodigio!... In sul finir della novena il male a poco a poco cessò e la paziente va sempre di giorno in giorno migliorando. Ora convalescente si unisce a tutta la famiglia per ringraziare la Vergine Ausiliatrice per averle largita sì gran grazia. Viva dunque sempre la gran Madre soccorritrice di tutti i tribolati! »

Vittorio. - Antonietta Opocher rende pubbliche grazie a Maria SS. per la guarigione conceduta a sua fratello.

Rendono pure grazie infinite a Maria Ausiliatrice per favori segnalatissimi ottenuti mercè la potentissima sua intercessione e mandano offerte per il suo santuario in Torino e per le Missioni Salesiane i seguenti

L'Avv. Tommaso Cereseto, Voltri, per due grazie ottenute. - Isabella Corbari, Gazzo, con offerta di L. 5. - Luigia Botto, Dogliani, con offerta di L. 10. - Margherita Marello, Asti, pure con offerta di L. 10 per la celebrazione di una S. Messa. - Maria Bongiovanni, Maestra, Villanova di Mondovì. - Maria Ved. Soldati, Menzonio,(Canton Ticino) con offerta di L. 6. - Una Cooperatrice Salesiana della Provincia di Como, con oterta di L. 5. -Una buona donna di Negrar (Verona), con offerta di L. 12. - Cristina Riaudo, Fossano, con offerta di L. 10. -Ida Rizzoli, per l'ottenuta guarigione a sua figlia. - Certa P. C. L. della Provincia d'Alessandria, per aver potuto, mercò l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, aggiustare bene le partite di sua coscienza. - D. R. P. Messina, con offerta di L. 2. - N. N. Cooperatrice Salesiana di Nizza Monferrato , con l' offerta di L. 5 per la celebrazione di una S. Messa. - Una persona di Valle Varajta, la quale, per mezzo della Sig. Margherita Ratti, Maestra, fece í' offerta di L. 50. - Silvestro Colossi con l' offerta di L. 10. - Camilla Bosco, Oia (Racconigi). - G. Segala, Verona. - Can. Coad. Antonio Zali, Cardè, per l' ottenuta grazia della guarigione d'una bimba della famiglia Dossetti. - Cento G., Rivoli, per l' ottenuta guarigione alla propria genitrice quasi ottuagenaria, con l'offerta di L. 5.- Pietro Repeti, Saliceto. - Corinna Guernieri, Lentigione, per aver miracolosamente scampata da certa morte sotto il treno una bimba di tre anni. - Teresa Poro Iardini, S. Vittoria d' Alba, a nome di una Signora liberata da un'ulcere all'occhio in seguito a preghiere rivolte a Maria SS. Ausiliatrice. - Maria Sacco Bardissone, Cuneo. - Maria Manfroni, Cuneo.

Fiori Salesiani

CREMONA.

Dal nostro carissimo amico, Can.° Prof. Enrico Sala, riceviamo una lunga e compitissima relazione della conferenza tenuta il 13 aprile u. s. nella Chiesa Abbaziale di S. Agata in Cremona dal Revmo Can.° Vallega di Alassio in favore del nostro Orfanotrofio di Betlemme.

Ci dispiace di non poterla riportare integralmente per deficienza di spazio ; ne daremo tuttavia un brevissimo riassunto.

Esordito coll' esposizione degli incomparabili benefizii all' umanità apportati da Gesù Cristo, nato nei dintorni di Betlemme, ne deduceva la convenienza di manifestargli la nostra riconoscenza col promuovere l'Orfanotrofio cattolico di Betlemme, tenuto dai Salesiani, ove si raccolgono i successori dei ss. Innocenti. Fe' conoscere lo stato bisognevolissimo di quest' Orfanotrofio di fronte a quello de' Protestanti colà eretto, pel quale solamente una signora inglese s'impegnò a mantenere a sue spese mille orfanelli a patto che si educhino nella religione loro, o a vero dire nella loro eresia.

Fremeva l'uditorio nell'ascoltare tali fatti, e profondamente commosso dai tratti eloquenti dell'oratore largheggiò nell'elemosina. Le offerte raccolte lì sull'istante ammontano a 130 lire, ma sappiamo che parecchi di quei zelanti Cooperatori e Cooperatrici si presentarono di poi allo stesso oratore per consegnargli la loro generosa offerta.

Noi porgiamo i nostri sentiti ringraziamenti a quei nostri cari amici, e specialmente ai promotori e all'oratore di questa splendida conferenza.

MALTA

Nel numero 1° aprile della Gazzetta di Malta leggiamo quanto segue

« Mons. Can. Luigi Farrugia, Protonotario Apostolico, essendo stato scelto da Don Michele Rua, successore del celebre Don, Bosco, a Direttore Regionale dei Salesiani per quest'Isola, indisse per invito la prima Conferenza, la quale ebbe luogo lunedì 29 marzo, nella Chiesa del Pilar, alle ore 4 pm.

Presiedeva S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Malta.

» S. E. Rev.ma il Vescovo di Gozo aderì all'adunanza, con una lettera diretta a Mons. Farrugia e molto incoraggiante l'opera.

Notammo, fra tanti altri, il Padre Hornyold, i Giudici Ganado, De Bono e Pullicino, il Magistrato Frendo - Azzopardi, Padre Maestro Solito, quasi tutti i Professori del Seminario, il signor Paolo Cesareo, il P. L. Muscat- Azzopardi, Padre Maestro Schembri dei Predicatori e molti altri Sacerdoti e Laici.

S'incominciò con una lunga ed elaborata conferenza da parte di Mons. Farrugia, che raccontò mirabilmente la vita evangelica di Don Bosco e le opere prodigiose compiute da lui e dai suoi figli i Salesiani.

Indi il Rev.do Don Paolo Vella, D. D., M. A., tessè, in alto stile oratorio, un inno ai Salesiani e, dopo di lui, l'Ill.mo Giudice De Bono trattò della buona stampa, la cui propagazione è uno dei fini principali dei Salesiani.

Il Rev.do Vassallo, Precettore del Seminario ed evidentemente possessore in sommo grado della lingua italiana, espose la necessità di avere i Salesiani fra noi, come argine a tanta corruzione dei fanciulli, specialmente del volgo: e infine, conchiuse il P. L. Muscat-Azzopardi, dimostrando che la missione dei Salesiani è universale e come tale è meritevole dell' aiuto di tutti i Cattolici del mondo.

La conferenza ebbe termine colla lettura di una lettera del sullodato Don Michele Rua, successore degnissimo di D. Bosco - lettera piena di tenerezza pei Cooperatori Salesiani di Malta - e colla benedizione di S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, che, uscendo dalla chiesa, si congratulò con Mons. Farrugia e coi Cooperatori Salesiani augurando loro spesse conferenze come questa. »

NECROLOGIA

Mons. Luigi dei Baroni Nasi Canonico e Teologo Coll. della Metropolitana Torinese.

Questa fulgida gemma del clero Torinese, dopo una vita mirabile per virtù e zelo sacerdotale, rendeva la sua bell'anima a Dio, il 17 dello scorso aprile, in età d'anni 76. Egli, dotato di potente ingegno e di cuore tenerissimo, sotto la guida del Teol. Guala e dell' amabile D. Cafasso, divenne in breve l'onore ed il decoro della città di Torino, la quale può ben andar superba di aver posseduto, pressoche contemporaneamente al Can. Giordano e più altri illustri ed operosi Sacerdoti, Mons. Nasi che le virtù di tutti i suoi confratelli seppe luminosamente raccogliere ed artisticamente ricopiare in se stesso.

Uomo di viva fede e di ardente carità, impiegò tutte le doti, di cui eragli stata larga la Provvidenza, per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Ognora esemplare negli atti e nelle parole, la sua vita fu sempre uno smagliante quadro di tutte le virtù, in cui e Sacerdoti e secolari specchiavansi per ritemprarsi l'animo a novello vigore nei momenti piú difficili e scabrosi della vita umana.

Per la prudenza, il tatto e la pietà sua fu molto adoperato nel governo dell'Archidiocesi dai compianti Arcivescovi Mons. Gastaldi, Card. Alimonda, e tuttora, benchè la grave età e gli acciacchi non gli consentissero l'antica attività, copriva la carica di Provicario Generale pei Monasteri.

Di più la S. M. di Pio IX, per queste tante ed esimie qualità, ben due volte cercò di elevarlo alla dignità episcopale ed il sapientissimo Leone XIII alla morte di Mons. Gastaldi aveva divisato di innalzarlo alla cattedra arcivescovile di Torino ; ma Mons. Nasi, umilissimamente, per amore di santa umiltà, rifiutò tante onorificenze.

Predicatore valentissimo, emulò, se non superò, la valentia del suo maestro, e per soavità di parola e purezza di dottrina, in questo nobile arringo conseguì eterna rinomanza e, quel che più importa, abbondantissimi ed innumerabili conversioni di anime a Dio. Della sua alta dottrina sono prova non dubbia le sue prediche quaresimali, ch' egli, vincendo, siam per dire la sua grande umiltà, solo dopo replicate istanze del venerato nostro Padre D. Bosco, permise fossero messe in luce, cedendone tutto il provento a favore delle nostre Missioni.

Di D. Bosco e della sua missione a vantaggio della gioventù non solo fu grande ammiratore, ma eziandio potente sostenitore e cooperatore. Trattò sempre col Padre nostro come amico e fratello affezionatissimo e nei primi tempi dell'Oratorio gli fu largo dell'opera sua nel predicare, fare catechismi e più di tutto nell'ascoltare le confessioni dei numerosissimi suoi biricchini.

Ed ora l' anima sua bella e santa ha fatto ritorno in seno a Dio, e noi abbiamo ferma fiducia che lassù nel bel Paradiso, congiunta a quella del Padre nostro, goda di già il premio di tante virtù, beandosi eternamente in quell'oceano d'amore che è Dio.

Maria Rosa Larcon-Russo da Mistretta (Messina).

Il 14 dello scorso marzo, dopo lunga e dolorosa malattia, munita dei conforti religiosi e rassegnata alla volontà divina, la pia ed esimia Sig.ra Maria Rosa Larcon-Russo, passava a miglior vita in Mistretta (Messina) fra il compianto dei parenti tutti e specialmente del degno suo consorte il Cav. Giacomo Russo. Donna di specchiata virtù, consacrò la sua vita a più opere di cristiana carità e fu mai sempre Cooperatrice attiva di tutte le Opere Salesiane, verso le quali nutriva singolare affetto.

Con umiltà e pazienza degna di imitazione passò i suoi 60 anni di vita, benedetta ed amata da quanti la conobbero, perchè anche in mezzo alle dure prove della vita sapeva farsi amare da tutti. La raccomandiamo in modo particolare alle preghiere dei nostri buoni Cooperatori, benchè ferma sia in noi la fiducia ch'ella goda di già il premio delle sue buone opere nei gaudii ineffabili della beatifica visione di Dio.

Notizie varie

ONORIFICENZA alle Suore di Maria Ausiliatrice di Spagna.

Le Suore di Maria Ausiliatrice contano in Ispagna varii Collegi per l'istruzione delle ragazze e specialmente nell'Andalusia dove in poco tempo no hanno aperti tre. Di questi si merita speciale menzione quello di Valverde del Camino, perchè in breve diede sì consolanti risultati da meritarsi una grande onorificenza da parte delle Autorità provinciali. Noi andiamo lieti di poterla riprodurre in tutta la sua integrità.

ALCALDIA COSTITUZIONALE DI Valverde del Camino

L'Ill.m° Sig.r Governatore Civile, Presidente della Giunta Provinciale per la pubblica Istruzione, mi dice con lettera del 18 corrente mese quanto segue:

« La Giunta Provinciale da me presieduta, nella sessione tenuta il 18 di questo mese, ha decretato di dare a V. S. un voto di fiducia per gli eccellenti risultati ottenuti nell'insegnamento del Collegio sussidiato e diretto in questa città dalle Suore di M. A., alle quali farà conoscere il contenuto di questa risoluzione per loro soddisfazione ed effetto. »

Tanto trascrivo a V. S. per sua informazione e soddisfazione.

Il Signore La protegga ecc. L'ALCALDE.

Valverde, 20 Marzo 1897.

« Alla R.a Direttrice del Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice. »

Questa preziosa onorificenza sia di conforto alle Suore di Maria Ausiliatrice di Valverde e le animi a continuare con sempre crescente zelo nell'opera intrapresa.

INAUGURAZIONE di una nuova Casa in Barcellona.

Il 28 dello scorso marzo nel popoloso sobborgo dì Barcellona detto Hostafrancs ebbe luogo la solenne inauguraziono di una nuova Casa destinata alle Suore di Maria Ausiliatrice, le quali vi raccoglieranno subito più di 300 ragazze , togliendolo così dai pericoli immensi, a cui si trovano esposte in quella parte della città , dove la corruzione morale si sviluppa man mano che il commercio prende più vasta scala.

Il Rev.mo Sig. Canonico Ribera, rappresentante di quel veneratissimo Arcivescovo, compì con tutta la solennità del rito l'imponente funzione, attorniata dalle rappresentanze di tutte le Autorità civili e religiose e da una ben numerosa accolta di Signori e Signore Barcellonesi. Alla sera poi le allieve delle Suore diedero uno splendido saggio dei progressi già fatti con una riuscitissima accademia che fu per tutti gli invitati un vero e consolantissimo premio. Confidiamo che - Deo favente - crescerà sempre più il bene delle anime per opera di questa nuova istituzione.

BENEDIZIONE DELLA 1.a PIETRA di un altro Istituto in Italia.

Il giorno 12 aprile l'alpestre paese di PEROSA ARGENTINA, nella diocesi di Pinerolo, fu spettatore e parte di una funzione quanto imponente altrettanto cara per le sue conseguenze. S. Ecc. Rev.ma Mons. Rossi, Vescovo Diocesano, benedì e pose la prima pietra di un Istituto Salesiano fondato dal benemerito Sig. Filippo Minoia di quel paese.

Dietro pubblici e speciali inviti accorse numeroso clero e popolo dalle valli confluenti. Sul locale generosamente donato, sorgevano parecchi padiglioni artisticamente addobbati, dove prese posto Monsignore col suo abbondante seguito, la Giunta Municipale, le autorità locali ed un'eletta schiera di signori e signore. Da Torino il nostra Superiore aveva mandato due suoi rappresentanti nelle persone di D. Luigi Rocca, Economo Generale della nostra Pia Società, e D. Giovanni Marenco, Vicario Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice. Erano pure intervenuti a rallegrare la solenne cerimonia un gruppo della Schola Cantorum del nostro Oratorio di Torino.

Compiuto il rito, il Rev.mo Parroco locale Don Giuseppe Paolasso, con parola facile e chiara espose l'origine e lo scopo dell'erigendo edifizio, attirandosi l'attenzione, la simpatia, gli applausi di tutti i presenti. Alle ben sentite parole del Parroco il venerando Presule di quella Diocesi aggiunse una calda esortazione per implorare le più elette benedizioni del Cielo e gli aiuti della gente facoltosa sull'opera incominciata.

Il tutto terminò colla benedizione del SS. Sacramento, impartita nella Chiesa parrocchiale dallo stesso Ecc.mo Vescovo.

L'ORATORIO S. CARLINO di Bologna.

I 500 giovanetti che frequentano con amore quest'Oratorio festivo, l'ultima domenica di marzo si recarono in divoto pellegrinaggio alla Madonna di S. Luca, per implorare, mercè l' intercessione della Vergine Santa, le celesti benedizioni sopra dei Benefattori di quell'Oratorio e dell' erigendo Istituto in quella città.

I giovani pellegrini col loro buon ordine edificarono tutta la popolazione schierata al loro passaggio per le vie della città, e là su quel sacro colle tanta pietà e tanto fervore addimostrarono, da commuovere profondamente gli astanti.

L'ingenua e fervida prece di tante anime innocenti non può a meno di conseguire il suo effetto.

ORATORIO FESTIVO LEONE XIII ALLA SALETTE (Catania).

« Il zelante Direttore di quest'Oratorio , così ci scrive un Cooperatore, volle quest'anno celebrare con pompa solenne la festa di S. Giuseppe.

«Numerose Sante Comunioni, contegno divotissimo, soavi cantici e numeroso intervento di signori e signore, resero più imponente questa festa, presieduta dal Rev.m° D. Giuseppe Bertello, Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia, il quale, alla sera volle inaugurare solennemente, tra quei 300 giovanotti, la Compagnia di S. Giuseppe, che d'or innanzi sarà di potente stimolo ai giovani, per camminare volonterosi e costanti pel sentiero della virtù e dell'onoratezza. »

IL CONGRESSO MARIANO A FIRENZE.

Firenze, la città dei fiori, nel mese dei fiori, offrirà quest'anno al mondo cattolico una nuova e splendida manifestazione del suo amore e della sua divozione a Maria SS. con il solenne secondo Congresso Mariano, che avrà luogo dal 9 al 13 del corrente mese. L'E.mo Card. Bausa, annunziando questo avvenimento, così si esprime

« Un Congresso Mariano, bisogna che dia lode a Maria e ne commendi il culto : poichè la Chiesa la saluta Madre, è necessario che ognuno di noi abbia per essa un amore veramente figliale. Un falso zelo rimprovera il volgo per la sua pietà verso la Vergine Santa ; concedi, o Signore , la grazia a tutti i cristiani di essere quell' ignobile volgo devotissimo di Maria. Non a torto la Chiesa l'appella nelle sue litanie Porta del Cielo; poichè Ella ci conduce sicuramente a Dio.

» L'amore non misura l'enfatica parola quando loda Maria, che il Signore ha ricolmata della grazia divina : ma quando nello sfogo dell'affetto il volgo dice : prega per noi, fa un grande atto di fede in Gesù Cristo Redentore e Giudice nostro, invocando il patrocinio di Lei, Madre di Misericordia e Avvocata di tutto il genere umano. La Madre è una creatura, ma degna del suo figlio che l'ha creata: neppure uno vi sia che faccia affronto a Gesù Cristo, ricusando l' onore a Colei ch' Egli onorò Madre sua. Il Congresso ha il vessillo di Maria, e tutta l'assemblea saluti la Regina del cielo e della terra ».

BIBLIOGRAFIA

Igiene popolare - Sac. ANACLETO GHIONE.

Torino, Tipografia Salesiana. - Un libro il quale con dicitura semplice e di facile intendimento esponga al popolo le cause morbose dalle quali è minacciato, le avvertenze per riconoscerle in tempo, ed i consigli per evitarle... un libro il quale dimostri il modo di far fronte alle minaccie delle malattie.... e nello stesso tempo dia precetti salutari adatti a tutte le età dall'infanzia all'età matura, sia nell'ordine fisico che morale, è senza dubbio un libro utile ed un'opera buona sommamente lodevole ! Tale è il libro sovrannunziato.

In esso fra i molti e svariati ammaestramenti, l' autore va suggerendo con fino criterio tutti quei consigli igienici che riguardano gli alimenti, le bevande , i vestiti , le abitazioni, e tutto ciò insomma di cui l'uomo fa uso quotidiano, non omessa l'aria che respira. Vi sono inoltre tracciate con somma esperienza regole pratiche d'igiene per gli studenti, per gli artigiani, per le professioni intellettuali e per ciascuna professione industriale, accennando eziandio ai vizi che minano l' esistenza, e contrapponendovi consigli suggeriti dall' esperienza e dalla più severa morale , il tutto riveduto e approvato da valenti medici e moralisti. In fine del libro si trova un dizionarietto per la esplicazione dei vocaboli tecnici.

È questo adunque un libro destinato a fare del gran bene, e sommamente necessario oltre che ad ogni cittadino, in ispecial modo agli istitutori, capi d'azienda, padri di famiglia e a tutti quelli che hanno in casa persone deboli , infermiccie, viziose o predisposte a qualche malattia. Il volume consta di pag. 616 del formato in 18, legato in tela inglese.

Tenendo conto che l'opera è destinata quasi esclusivamente al popolo, la Libreria Salesiana Editrice rinunziando ad ogni guadagno mette il libro in vendita al mitissimo prezzo di L. 1,70 (D.) franco di posta.

La gioventù istruita ne' suoi doveri religiosi e morali con pie letture per ciascun giorno dell'anno. - Sac. Prof. ALBINO CARMAGNOLA. - Parte 1a. (da gennaio a giugno). Torino, Tipografia Salesiana - in-16 di pag. 568 L. 2,25 (E).

Di questa nuova opera del nostro confratello D. Albino Carmagnola, che vide la luce sul principio del corrente anno; l'egregia CIVILTA' CATTOLICA nel suo quaderno 112 dà il seguente giudizio:

« Eccellente libro di lettura. Pur troppo i romanzi allagano il mondo e la gioventù corre avida a bere; ma da quei libri il cuore e la mente spesso ne escono turbati e scossi. Una lettura serena, tranquilla, che innalzi l'anima oltre la sfera de' sensi è necessarissima. E questa che qui presentiamo è tutta dessa. Ognuna di queste letture dura cinque minuti, ma quei cinque minuti al giorno sarebbero a chi così l'impiegasse un cibo molto sostanzioso per alimentare la vita cristiana e sarebbero i più felici della giornata.

Novità musicali. - È uscito coi tipi della nostra calcografia musicale in elegante edizione, un corso completo delle Litanie della B. Vergine del Sac. ATTILIO GARLASCHI, già noto ai nostri lettori per il suo simpatico mottetto « Tu es Sacerdos » pubblicato l'anno Scorso.

Raccomandiamo questa pubblicazione a tutti gli intelligenti cultori della musica, perché l'Autore ha avuto la nuova e felice idea di musicare in modo piuttosto solenne l'invocazione « Maria Auxilium Christianorum » nostra speciale Protettrice.

Il lavoro dal lato musicale, a giudizio di critici imparziali, è riuscito egregiamente, degno di un valente cultore di musica sacra qual'è l'Autore.

Partitura L. 2.

Partine del canto cent. 25 caduna.

Cooperatori e Cooperatrici defunti nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo.

1. Actis Giorgetto D. Antonio. - Rodallo (Torino).

2. Agostini D. Zeffrino -Verona.

3. Amalio Michelina - Scanzo (Ber. gamo)

4. Arrabito D. Carmelo - Sicli (Siracusa).

S. Ballerini Mons. Paolo, Patriarca di Alessandria - Seregno (Milano). 6. Barabesi Mons. Annibale - S. Miniato (Firenze).

7. Burbero Anna Ved. Avalla - Carmagnola.

8. Bartolone Francesca Paola - Librizzi (Messina)

9. Beccari Delfina - Casale Monf. 10. Belloni D. Fortunato, ArcipreteLegnago Porto (Verona).

11. Benedetti D. Giovanni, Canonico - Sicli (Siracusa).

12. Benini D. Giacomo - Riva sul Garda (Tirolo).

13. Buretta Girolamo Emilio - Genova. 14. Bernero Tool. Giorgio, Canonico - Giaveno (Torino).

15. Bertello Teresa n. Peyretti - Cestagnole (Torino).

16. Bielli Felice - Torino.

17. Bioglio Lucia - Carmagnola (Torino).

18. Boeris Luigia V. Branco - Costigliele d'Asti.

19. Bonifazi D. Giuseppe - Camerino (Macerata).

20. Bonioli-Turri Teresa - Cavassero (Venezia).

21. Bossi Giulietta Ved. Barani - Abbiategrasso (Milano).

22. Caccia Comm. Giuseppe Proc. Gen. di Cassazione - Torino,

23. Cagabba D. Francesco - Sicli (Siracusa).

24. Calvi D. Michele - Bergamo

25. Carbone Giacinto - Savona (Cenova).

26. Castagno Carlo - Monforte d'Alba. 27. Castaldi Giacomo - Genova. 28. Cevano Giuseppe - Cuceglio (Torino).

29. Colonna-Tosi Angola - Oleggio (Novara) 30 Corti D. Francesco - Como.

31. Costantini D. Angelo - S. Croce Bigolina (Padova).

32. Cricca Prof. Felice - Bologna. 33. Cucco Angelo n. Argentero - Occhieppo Inf. (Novara).

34. Debove Catterina-Sassello (Genova. 35. De Colange Delfina n. Cerutti - Torino.

36. De Gaudonzi Cesare - Vercelli. 37. Del Pero Margherita Ved. Motti - Gravedona.

38. Del Rio Maria Antonia - Alghero (Sassari).

39. Do Stacchi Margherita - Torino. 40. Dolci D. Giuseppe - Bucine (Arezzo).

41. Duca di S. Lorenzo I. M. La Rocca - Sicli (Siracusa).

42. Epifani D. Domenico Parroco - Croce (Macerata).

43. Faravolli Angelica Ved. NosenzoCollo Enomondo (Alessandria). 44. Ferrero Laura - Castagnole (Torino).

45. Fiorio Emilio - Torino.

46. Foppa Giuseppina - Chiasso (Svizzera).

47. Fruttero Giuseppe - Pessinetto (Torino).

48. Fumagalli Carolina - Lecco. 49. Gagliolo Giovanni - Alassio.

50. Gallo D. Matteo - Benevagienna. 51. Gaslini Ved. Luigia - Baggio Spertino (Milano).

52. Gattini D. Alessandro, Parroco - Costigliole (Cuneo).

53. Gauthier Cav. Giovanni - Torino. 54. Gavino Nieddu - Osilo (Sassari). 55. Ghigliono Matteo - Torino. 56. Gnecco Luigi - Savona. 57. Guarino Avv. Nicola - Ancona. 58. Lazzolo Ascheri Laura - Lisbona (Portogallo).

59. Livrea D. Donato, Parroco - Montorio Inf. (Avellino).

60. Lugaresi Maria - Cesena.

61. Vaiolo D. G. B. -Novello (Cuneo). 62. Maiolo Lucia - Novello (Cuneo). 63. Marieloni Maria - Sigirino (Svizzera).

64. Martinelll Giovanni - Verona. 65. Masserano Teresa - Biella.

66. Mattiaggi Fedele= Capalbio (Grosseto).

67. Mazzoleni Eufrosina - Terno d'Isola (Bergamo).

68. Monatti D. Giuseppe - Torino. 69. Morelli Giovanni - Azzone (Bergamo).

70. Mozzanti Luigi - Martinengo (Bergamo).

71. Musolino Can. Salvatore - Noto -(Siracusa)

73. Nava Pacchiotti Clotilde - Milano. 74. Panario Cav. D. Giacomo - Genova.

75. Panieri Rosa - Sparone Canavese. 76. Pasqualini Maria Clorinda - Castagnaro (Verona).

77. Pastori Carlo - Milano.

78. Preve Michele - Pianfei (Cuneo). 79. Pucini P. Maestro Girolamo dei Servi di Maria - Senigallia. 80. Ramaggi Nobildonna Luigia Ved. Vitturi - Treviso.

81. Ricci Ing. Nicola - Ripa (Lucca) 82. Rinetti Evasio - Montemagno (Alessandria).

83. Rondina P. Francesco Saverio di C. G. - Roma.

84. Sanna Maria Rita - Osilo (Sassari).. 85. Sartoris D. Baldassare - Casale Monferrato.

86. Schiapparelli Prof. Luigi - Torino. 87. Sicca Felicita-Benevagienna (Cuneo).

88. Sincero Carolina - Trino Vercellese.

89. Soffietti-Almonte Scolastica -Girarene (Cuneo).

90. Sorco Suor Maria Angelica-Mussomeli (Caltanisetta).

91. Spadea Maria - Verolengo (Torino). 92. Strambio Maria - Campello Monti (Novara).

93. Tomasi Maria - Marano di Valpolicella (Verona).

94. Torello Maria Elvira - Strana (Novara)

95. Tucci March. D. Nicolò - Lucca. 96. Valentini Elisabetta - Como. 97. Vasco Cav. Amedeo - Torino. 98. Vignoli Pacifico - Senigallia, 99. Vigolo Giacomo - Cornedo (Vicenza).

100. Zanna Angela - Saluggia (Novara). 101. Zanoli Carolina - Pescantina (Verona).