BS 1900s|1906|Bollettino Salesiano Febbraio 1906

FEBBRAIO 1906. ANNO XXX. N. 2.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D.BOSCO

SOMMARIO: Conferenze Salesiane . . pag. 33 Il IV Congresso dei Cooperatori Salesiani. . . » 34 La Carità Salesiana e l'ora presente     35 Il nostro tesoro spirituale

Gli Oratori festivi: Parte II, § V. Oratori e ricreatori » 37 I Prodigi della carità: IX) Nizza Marittima, Oratorio S. Pietro    > 39 Il Giubileo Sacerdotale del S. Padre . > 40 Le nostre Chiese: Il Santuario della Sacra Famiglia a Firenze    » 41

L'Arte nelle Scuole Professionali > Rivista tecnica > 45 DALLE MISSIONI : Notizie dei Missionari partiti per l'Oriente - Matto Grosso : Le due Colonie fra i Coroados: II. La Colonia dell'Immacolata Concezione; altri 9o indii alla Colonia del S. CuoreEquatore : Una missione fra la tribù di Naranza » 46

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE: Ai benefattori del Santuario - I ricordi del mese - Pel 24 corr. - Feste e date memorande - Grazie e graziati > 54

NOTIZIE VARIE : A Valdocco - Torino - Dall'Italia: Alessandria, Comacchio, Milano, Treviglio - Nel Canton Ticino: Maroggia - Spagna e Portogallo: Vittoria e Lisbona - Centro America: San Salvador . . . Necrologia - Cooperatori defunti    > 62

Conferenze Salesiane. Scopo delle conferenze.

FEDELI alla promessa, fin da questo numero vogliamo cominciare ad intrattener brevemente i nostri lettori di cose intimamente loro, come si usa nelle pubbliche e private nostre conferenze. Ma senza discendere a particolari, per questa volta ci contentiamo di mettere convenientemente in luce il fine delle stesse adunanze.

Non basta essere iscritti negli elenchi della Pia Unione e leggere mensilmente il Bollettino, per essere Cooperatori.

« Scopo fondamentale dei Cooperatori Salesiani, dice il Regolamento al cap. III, si é di fare del bene a se stessi... »

« D. Bosco, spiega il zelantissimo Mons. Pasquale Morganti arcivescovo di Ravenna, ideando il nostro sodalizio, non ha inteso solo la salvezza dei giovani, ma púr quella degli adulti, nei quali vide tanto affievolito lo spirito di fede e rilassata la morale in conseguenza dei falsi principii sventuratamente sì diffusi oramai da un secolo, per opera di scuole empie, di libri velenosi, delle arti licenziose, di associazioni ribelli alle sante leggi della Chiesa e di una politica indipendente da Dio. Sgomentato per la rovina di tante anime e vista impari al rimedio l'opera sua personale progettò questa vastissima associazione, che per mezzo de' suoi statuti servisse a richiamare e mantenere pel retto sentiero della vita cristiana tutti, anche coloro che l'avessero abbandonata : intendeva dunque che il Cooperatore pensasse prima a salvare se stesso.

» Il vero Cooperatore adunque, nonostante la caratteristica sua cura per la gioventù, deve attendere seriamente alla propria santificazione non altrimenti che i socii di altri sodalizii, come quelli del Terz'Ordine Francescano, dei Domenicani, Carmelitani ecc. E solo a questa fondamentale condizione viene iscritto e messo a parte di tanti favori spirituali. » (1).

Ora a questo mirano le nostre Conferenze. Che cosa ci gioverebbe, o fratelli, l'aver cooperato all' educazione cristiana di tanti giovanetti, alla conversione di tanti selvaggi, all'assistenza religiosa di tanti fratelli lontani, a compiere tante opere buone, se perdessimo poi l'anima nostra?

Ma un altro frutto consolantissimo deriva dalle Conferenze.

« Le Conferenze Salesiane, scriveva il veneratissimo nostro Superiore Don Rua ai Direttori, Condirettori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici in una sua importantissima circolare del 20 p. p. gennaio, le Conferenze Salesiane non son tanto dirette all'incremento detta Pia Società Salesiana, quanto alla diffusione del suo spirito, ossia a promuovere ogni sorta di apostatato a favore specialmente detta gioventù. L'udire quanto fece Don losco per i fanciulli abbandonati e quello che continuano a fare i Salesiani coll'aiuto dei loro Cooperatori, torna sempre di grande stimolo e ai Cooperatori medesimi, se le adunanze son private, e a tutti gli altri uditori, se le conferenze si tengono in qualche pubblica Chiesa. E se le Conferenze tenute privatamente tornano di particolar efficacia per organizzare i Cooperatori, è però certo che le Conferenze pubbliche, massime se vengono presiedute dai RR.mi Ordinari diocesani e tenute da qualche zelante sacerdote cooperatore, riescono sempre di maggiore utilità, perchè sono di edificazione e d'istruzione a tutto un popolo, lasciando sempre in tutti qualche buon pensiero... »

Scuola tipografica Salesiana (L. 1,30), - pag. 3. Non sappiamo raccomandare quanto si merita questo prezioso Vademecum.

Ed è proprio così. Quante volte, dopo qualche conferenza salesiana, noi abbiam sentito delle buone persone ad esclamare con meraviglia e con gioia: « Per noi è stata una rivelazione! » Ecco adunque l'altro frutto preziosissimo delle nostre Conferenze : - l'edificazione, il buon esempio, ed una forte spinta all'azione cattolica tanto necessaria ai nostri tempi.

Non manchiamo adunque, o cari Cooperatori, di prender parte alle prescritte adunanze. Il regolamento ce ne fa un invito formale nella festa di S. Francesco e in quella di Maria SS. Ausiliatrice; e noi, rispondendo volentieri all'appello, raduniamoci per attingere, dalla pietà e dal vicendevole incoraggiamento, nuovo vigore per operare la nostra santificazione, e per continuare generosamente nella santa missione intrapresa.

(1) Manuale dei Cooperatori Salesiani - Milano,

IL IV CONGRESSO dei Cooperatori Salesiani.

Nel prossimo mese di marzo, in occasione delle Feste Centenarie di S. Turibio, si terrà a Lima, nel Perù, il IV° Congresso della nostra Pia Unione, sotto l'alto Patronato e colla Presidenza Onoraria delle LL. EE. RR. il Delegato Apostolico presso quella Nazione, l'Arcivescovo di quella città ed altri Vescovi di quella Republica.

V'interverranno tutti i Direttori delle Case Salesiane del Perù e della Bolivia e saranno invitati a prendervi parte i Cooperatori Salesiani delle due Repubbliche.

Riconoscendo quanto si sia resa benemerita della Chiesa e della civile società la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, noi mandiamo all'imminente Congresso il caldo augurio della più felice riuscita ed a tal fine chiediamo anche l'appoggio delle comuni preghiere, affinchè la Pia Unione abbia anche in quelle regioni a moltiplicare i suoi membri, e conseguentemente a procurare in più vasto campo e con più fervore la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.

La Carità Salesiana e l'ora presente

SE guardiamo alla storia dell'Opera Salesiana, dalle schiette devozioni popolari dell'Oratorio ai miracoli dell'apostolato sociale che, coll'ardore dei primi tempi ma coi metodi pratici della vita moderna, si espande e si moltiplica, perlustra le città, penetra nelle miniere, s'aggira tra le fabbriche, sosta nelle corsie degli spedali, edifica Chiese, orfanotrofi, asili, scuole, ricreatorî, patronati, beando di rassegnazione il desco operaio, ponendo la pietà elimosiniera sul focolare patrizio; se di questo apostolato rigeneratore osserviamo la versatilità multiforme e complessa, così che non immobilizzato... segue l'epoca, e fin dove è possibile ne profitta, e per accostarsi alle anime e rigenerarle in Cristo, pon mano ad ogni impresa anche non strettamente religiosa... se, dico, guardiamo a tutto questo, dobbiamo vedervi ben altro che quel sentimentalismo umanitario senza credo e senza morale a cui il mondo moderno ha dati i nomi esotici di filantropia e di altruismo, per apporli a quello che da venti secoli esprime il vero e fecondo amore sociale, la Carità.

Il sacrificarsi per gli altri è un assurdo, dove non c'è visione di vita eterna ! onde tutti, dico tutti (credetelo a me che vivo in mezzo), i sistemi escogitati fin qui per spiegare l'amore sociale coll'egoismo, hanno fallito, o stanno miseramente fallendo. I più moderni sociologi, anche quelli che qualche decennio fa sostenevano colla più ostentata sicurezza non doversi trovare altro fondamento alla società umana fuori del senso e perciò altra idealità fuori del piacere, oggi ripiegan le vele, e convinti d'errore, cercano delusi e atterriti uno scampo al naufragio della loro dottrina.

L'Huyley, o signori, un materialista della più bell'acqua, ha potuto dire con amara sfiducia: « se noi non abbiamo la speranza, in onta alle cresciute nostre cognizioni, di un miglioramento reale nella maggior parte delle famiglie umane, io saluterò coane soluzione desiderabile la venuta di qualche caritatevole cometa, che disperda ogni cosa nel vuoto... » No, caro scienziato, la cometa non verrà ; le stelle continueranno a percorrere l'orbita segnata; quello che verrà, e presto e senza dubbio, sarà il risveglio cristiano, sarà la restaurazione di tutto in Cristo, alla quale s'adopera da venti secoli la Chiesa, e nella Chiesa da pochi anni con crescente attitudine questa milizia di volontari del sacrificio. L'amara esperienza ha insegnato a quanti sprezzavano le prove dirette dell'eccellenza cristiana, che non è perfetto l'uomo, non è completo l cittadino, non sarà la gloria della sua patria, non mansueto nella famiglia, non laborioso nell'officina, non obbediente negli eserciti, non studioso nella scuola, se, Gesù non gli abbia inciso nel cuore il suo Nome e la sua Immagine.

Di qui, un bisogno universale di Lui, quella secreta e insistente aspirazione a Lui, che agita i cuori in tutti gli ordini sociali, di cui profittò largamente Don Bosco, precorrendo la frase auspicale di Pio X, che uscito anch'egli dalle viscere del popolo, vuol rifar l'età nuova, immergendola tutta nei lavacri del Cristianesimo.

Ed è provvidenziale, o Signori, che a questo risveglio stieno preparando il terreno, anche i nemici di ieri. « Noi siamo destinati, esclama il Kidd, ad assistere al più sorprendente dei rivolgimenti nel pensiero e nella coscienza pubblica... la missione del Cristianesimo è quella d'insegnare non solo a morire come individui, ma anche a vivere come membri della società ».

Vano negarlo. Il mondo moderno, sazio, stomacato di ciancie giacobine e di promesse fallite, vuole emanciparsi dalle dottrine asfissianti che mettono al dubbio assiderato e suicida ; vuole libertà, verità, amore, giustizia.

Ma gli manca l'orientazione, perchè gli manca la Fede. Il Cristo di cui ha bisogno, non è un Crìsto filosofico, un tipo astratto, un'idealità mistica o sentimentale; è il Cristo eternamente giovane e bello che redime colla dottrina e coll'esempio. Bisogna credere in Lui, bisogna « adorarlo » la morale di Cristo è un assurdo senza la sua Fede; ; non può il ramo frondeggiare senza il succo vitale!

Ma chi ridarà questa Fede al nostro secolo ? Quelli che meglio sapranno condurlo sulle vie regie della Carità, educando in Cristo le spiccate tendenze filantropiche dell'età moderna. Nessun'altra come questa ebbe impulsi umanitari - storica maturazione del germe cristiano che tiene nelle viscere. Non vedete ? tutto prende aspetto e colore filantropico; perfino il male, perfino la seduzione. La « beneficenza » è il gran palliativo, il gran titolo, il gran pretesto; il suo nome è divenuto il suggello di cento transazioni, di cento abusi, dall'orgia danzante alla scheda politica.

Tutto questo bisogna correggerlo, bisogna dirigerlo, bisogna cristianizzarlo. Questa filantropia deve ritemprarsi nelle sue antiche sorgenti ; deve ridivenire Carità, la carità da Paolo così eloquentemente descritta in quell'epistola ai Corinti, di cui il programma salesiano è oggidì il commento più completo e più vivo.

Lievito d'ogni vero progresso umano, questa divina virtù si svolse, immutata, nei secoli piegandosi a tutti i bisogni, ascoltando tutte le voci, interpretando tutti i cuori, vestendo tutte le forme, - dirò meglio improntando di sè tutte le grandi e piccole istituzioni del pubblico e privato beneficio; e nel nome di chi pasce gli a ugelli dell'aria, compiendo miracoli di salvamento e di pacificazione sociale, dalle prime agapi evangeliche ai convegni popolari del medio Evo, dal sudato travaglio benedittino alla colonia agricola e al patronato moderno.

Così non mancò un giorno solo di operai che conducessero a salute la plebe di Cristo ; soltanto, l'opera variò secondo ì secoli.

Ci fu bisogno di rigore e d'interna compunzione contro la sensuale mondanità del paganesimo riluttante? Eccovi gli anacoreti, i solitari, gli asceti ! Occorreva oppor miti sembianze di perdono e di penitenza alla ferocia partigiana che insanguinava il tramonto dei comuni? Eccovi le lane di Francesco d'Assisi.

Era necessario uno spettacolo d'umiltà e d'obbedienza che affrontasse vittorioso le ardite negazioni luterane e calviniste? Pullularono per incanto ordini religiosi che scrissero pagine insuperate di bontà e di abnegazione!

Oggi occorrono uomini nuovi, donne nuove che coll'esempio d'una vasta adattabilità pratica, d'una multiforme e direi enciclopedica operosità e agilità sociale - e più che coll'acutezza dell'ingegno e la profondità della cultura, -- colla vigile coscienza del bisogno, colla puntualità moderna del beneficio, colla versatile e ingegnosa fecondità di quell'amore paziente e longanime, che non isdegna l'ambiente in cui vive, ma gli sorride, lo accosta, ne scruta le piaghe, vi appronta il rimedio - oppongano alla democrazia negatrice e ribelle una democrazia umile, costumata e buona, - la vera democrazia, la democrazia di Colui che onnipotente lavò i piedi a dodici pescatori; ed eccovi i Salesiani !

Essi sono i veliti nuovi del grande esercito di Cristo: - nuovi, non perchè la carità abbia epoche - essa che si confonde coll'essenza immutabile di Dio - ma perchè, come ho detto, nelle diverse età, diversamente si estrinseca.

La carità Salesiana, che pur prega - e quanto prega ! - che pur studia e medita e discute, non litaneggia come i mistici, non si disciplina come i monaci, non contempla come gli asceti, non specula come i teologi, non dottrineggia come gli apologisti, ma opera, ed opera in tutti i modi più pratici, opportuni, più moderni, per la salvezza dei prossimi, della gioventù specialmente.

Maneggia il martello e lo scalpello, il filtro e la dinamo, il libro e il registro: ordina il vigneto, sistema il laboratorio, folleggia tra gli orfani, sorride gentile in un ricreatorio festivo, o solca l' atlantico per galoppar nelle steppe della Patagonia o sedere presso i lebbrosi della Colombia; e così, colle armi della dolcezza, del sacrificio e dell'amore, si conquista le anime e dilata sulla terra il regno di Dio.

Pionieri della civiltà - li chiamerò anch'io come il generale Roca, Presidente della Repubblica Argentina, che li vide all'opera - essi avvicinano tutte le classi, ma di preferenza si rivolgono al popolo: e mentre il socialismo vuol farne un Briareo dalle cento braccia per rovesciar l'ordine sociale, essi si affaticano per edificar la santa plebe di Dio, per farne un Briareo che colle sue cento braccia sostenga una società rinnovata nella giustizia e nell'amore.

Ma per riuscire non basta smettere il sussiego, abbassarsi fino al reietto, al vagabondo della città, al rifiuto della suburra; bisogna spiare nella società stessa che germoglia questi miseri feti, i mezzi rigeneratori ; fare una forte concorrenza di carità al monopolio del capitale ateo che tiranneggia ed assorbe; bisogna spremere, per così dire, l'ambiente per trarne la stilla rigeneratrice. E così fanno.

La loro azione non ha riserbo, non conosce ripugnanze... Colla serenità stessa con cui disciplinano una scuola, dirigono un'azienda: il bisogno di ritornare ai campi che contrassegna quest'età avida di cielo e di ossigeno, li fa agricoltori; e fondano scuole e colonie, riconducendo al solerte lavoro gli operai sfiduciati e ribelli, e colle studiate migliorie moderne invogliandoli del solco retributore, intensificando così l'amore del natio suolo, e zelando che le bellezze campestri non contrastino colla miseria di chi vi abita in seno.

Nè il profugo della vigna abbandonano, ma lo seguono amorosi al di là degli Oceani dove c'è ormai un'altra Italia che lavora e che soffre. Quivi essi sono alla testa di quelle sante falangi che gareggiando cogli apostoli dello Scalabrini di venerata memoria, vanno alla ricerca del povero emigrato italiano, e lo assistono, lo curano, affinchè non maledica e non dimentichi la patria lontana, di cui gli tengono vive le memorie e la lingua !..

(*) A parte le lodi, che per altro con viva riconoscenza noi riferiamo integralmente all'intrinseca bontà del programma dell'Opera Salesiana, crediamo che possa giovare ai nostri cooperatori la lettura di queste pagine, tolte dal dotto discorso che l'egregio Dott. G. Franceschini, prof. di filosofia al R. Liceo M. Foscarini in Venezia, tenne l'anno passato alla solenne dispensa dei premi nell'Istituto di Maria Ausiliatrice in Conegliano e rese di questi giorni di pubblica ragione.

IL NOSTRO TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo la intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese

1) in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino a conferenza;

e dal 10 febbraio al 10 marzo il giorno 22 febbraio, Cattedra di S. Pietro in Antiochia.

Inoltre, recitando 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella. E tutte queste indulgenze le potranno acquistare tutte le volte, che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo, senza bisogno di confessione o di comunione o di visita, purchè siano in grazia di Dio.

Nelle domeniche poi di Settuagesima (11 febbraio), di Sessagesima (18 febbraio) e di Quinquagesima (25 febbraio), visitando qualunque Chiesa o pubblico Oratorio e quivi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, lucreranno l'indulgenza di 3o anni e di 30 quarantene. Nel mercoledi delle Ceneri, indulgenza di 15 anni e di 15 quarantene. Negli altri giorni di quaresima, sino al 24 marzo, indulgenza di 10 anni e di 10 quarantene ogni giorno.

In ultimo torniamo a ricordare, che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori:

I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio;

II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione : Sancte Francísce Salesi, ora pro nobis.

Gli Oratori Festivi

(Lettera aperta agli amanti della gioventù) ( Ved. Bollettino di novembre u. s. )

PARTE II.

V.

Oratori e ricreatori.

RILEGGENDo queste Pagine, mi accorgo di aver ripetuto più volte un pensiero ; quanto cioè sia strano che l'importanza degli Oratori venga più facilmente riconosciuta dai nemici della Religione che da noi obbligati a difenderla.

Vi son delle città ed anche dei grossi centri industriali, in cui l'Oratorio sarebbe una benedizione, per non dire una necessità... e non v'è nessuno che neppur sogni d'impiantarvelo. Eppure ivi non mancano uno o due o tre ricreatori laici, che fan tra i giovani una propaganda che strazia il cuore e fà spavento.

E questo come va? Possibile che si abbia sempre a ripetere, che nel fare i loro interessi i figli delle tenebre sono più avveduti dei figli della luce?

Un giorno se ne parlava appunto con un ottimo parroco : « Ma sa? questi mi diceva ; omai che son venuti di moda i Ricreatori, per gli Oratori è finita. Attratti dai giuochi e specialmente dall'allettamento di tante società sportive, pur troppo i giovami preferiscono il ricreatorio all'Oratorio: il quale, se pur non si vuol chiudere, dovrà contentarsi di pochi ragazzetti ».

E siccome io non rispondeva, quegli andava proseguendo: « Era una santa istituzione questa degli Oratori, ma omai... »

« Ornai, l'interuppi, sai-ebbe tempo di capire, che in primo luogo non dobbiamo lasciarci precedere, e in secondo luogo non dobbiamo lasciarci superare. Dispiace che vista la necessità dell'Oratorio, non si pensi di erigerlo; ma è anche inutile l'averlo fondato, se poi ci lasciam prender la mano da chi sfrutterà la nostra iniziativa con Maggior danno »

E i miei lettori amanti della gioventù, che s'interessano delle chiacchiere di D. .Simplicio, che pensano a questo proposito

Io vorrei fàr loro una domanda : - Come mai un ricreatorio laico possa sopraffare un Oratorio !...

In un capoluogo di diocesi, il Vescovo, pieno di zelo Per tutti, e quindi anche per la gioventù che egli chiama la parte più eletta del suo gregge, sacrifìca una parte del palazzo vescovile e un tratto del suo giardino, e vi apre l' Oratorio.. Passa un po' di tempo, e quattro popolari arrabbiati, per opposizione patente, aprono un bel ricreatorio. Il Vescovo non si perde di coraggio ; impianta subito nell'Oratorio una scuola di musica istrumentale, moltiplica i divertimenti, organizza passeggiate (e che passeggiate! lunghe gite di piacere e certi viaggetti in treno che mandano in solluchero l'ampia schiera giovanile) e l' Oratorio trionfa.

Allora il ricreatorio si appella alla carità cittadina per vivere, e, non bastandogli, briga tanto che ottien perfino uri sussidio dal Comune... unicamente per metter su anch'esso un po' di banda e tener testa all'Oratorio.

Tanto per dire, che, quando si vuole, l'Oratorio può tenere il suo posto ; e deve sempre tenerlo !

A questo, oggi come oggi, conferiscono molto gli sports.

- Gli sports negli Oratori?

E perchè no? e il Papa stesso non li ha forse benedetti? Lo disse alle squadre ginnastiche, accorse a Roma pel I Congresso Sportivo Cattolico Italiano: « Ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giuochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l'alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, le gare, i concorsi e le accademie al e quali vi dedicate, perchè gli esercizi materiali del corpo influiranno mirabilmente sugli esercizi dello spirito ».

A me non è possibile, in questo paragrafo, entrare in questione : riuscirei troppo lungo, con pericolo di non esser letto.

Quindi pii accingo a trattare l'importantissimo argomento con chiarezza e con sufficiente larghezza in vari punti consecutivi, poichè fa d'uopo

i. dissipare con calma alcuni vieti pregiudizi in proposito ;

ii. mostrar l'utilità reale degli sports ;

iii. suggerire varie norme di pratica importanza e svelare le dannose conseguenze delle esagerazioni, tanto inconsulte quanto fatali, in questa materia.

Persuadiamoci però che l' Oratorio festivo, pur circondando di amorose cure lo spirito, se con saggi criteri s'interesserà anche dell'educazione fisica dei giovani che vede accorrere sorridenti fra le sue rasura, esso si renderà maggiormente benemerito della Religione e della Patria. E' indiscutibile che un'educazione fisica ben ordinata, producendo salute e benessere, aiuta l'uomo a raggiungere il pii perfetto sviluppo e anche ad esplicare la massima attività intellettuale ; e l' Oratorio festivo può concorrere effìcacemente in modo diretto anche a questa educazione.

(continua).

D. Simplicio.

I PRODIGI DELLA CARITA' Monografie.

IX) NIZZA MARITTIMA - Oratorio San Pietro.

NEL 1875, a Nizza Marittima, la prima importante città che s'incontra poco dopo la frontiera da chi muove verso il mezzodi della Francia, fioriva sotto la presidenza illuininata dell'avv. Ernesto Michel una delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, ovunque benedette per la loro santa missione.

L'avv. Michel aveva conosciuto D. Bosco studiando legge a Torino; e divenuto ammiratore entusiasta dell'Oratorio, desiderava ardentemente che si potessero ripetere a Nizza i prodigi di carità che aveva ammirati a Valdocco.

Ma come riuscir nell'intento? La carità è industriosa. Il sig. Michel ben conosceva lo spirito della società di cui era presidente, per non approfittarsene. Distende una diligente relazione su D. Bosco e sulle opere sue, intrattenendosi particolarmente sugli Oratori festivi e sulle Case di educazione per poveri fanciulli, e legge il suo rapporto in un'adunanza della società, conchiudendo colla proposta d'invitar D. Bosco ad inviare alcuni Salesiani per impiantare in Nizza una delle sue opere di beneficenza. Le parole del presidente son accolte con viva soddisfazione, e si ritiene tanto sicuro l'assenso di D. Bosco, che subito si viene nella deliberazione di cercare qualche fabbricato, che servisse di culla all'ideata istituzione.

E di già, per l'adunanza seguente, il locale era trovato: un'antica filatura in via Victor, realmente modesta e bisognosa di molte riparazioni, ma sufficiente allo scopo. Il sig. Michel inviò allora regolare domanda a D. Bosco, e Mons. Sola, il zelantissimo Vescovo di quel tempo, l'appoggiò con la sua raccomandazione (1). Sempre espansivo nella sua carità, D. Bosco ne benedisse il Signore e con ragione; era un nuovo asilo che si voleva dischiudere per la salvezza di altri poveri giovanetti! tuttavia trattandosi d'una fondazione fuori d,Italia, e mentre la sua attività era preoccupata nell'allestire la prima spedizione di Missionari alla volta dell'Argentina, volle chiederne consiglio al S. P'adre Pio IX. Il grande amico ed ammiratore di D. Bosco rispose... con duemila franchi in favore della proposta fondazione, e con questa graziosa benedizione:

« Iddio benedica alla nuova fondazione! guesta, come ìl grano di senape, diventi un grand'albero, su' cui rami voli a posarsi un numero immenso di colombe!... sempre ne stia lontano lo sparviero! »

Benedetta quindi da Dio e dal suo Vicario, la nuova fondazione, cui si diede il titolo di Oratorio S. Pietro, venne inaugurata il 9 novembre 1875; i pochi Salesiani inviati v'incominciarono la loro missione con nove fanciulli.

Ma ben presto il locale divenne insufficiente. L'ampia commendatizia, con cui il Prefetto del dipartimento delle Alpi Marittime non solo autorizzava ma incoraggiava l'apertura dell'Oratorio; la generosità dei numerosi bene fattori; ma soprattutto il bisogno di ricoverare un maggior numero di poveri fanciulli, fecero tosto pensare alla ricerca di più ampio locale.

E fin dall'agosto dell'anno seguente (il 1876) i giovanetti dell'Oratorio S. Pietro ebbero un asilo più conveniente e più ampio sulla sponda destra del Paillon, in una bella casa, prospettante la Piazza d'Armi.

Da quell'anno fino al 1901, il primo Istituto Salesiano aperto in Francia andò continuamente fiorendo. Col crescere progressivo degli alunni (i quali giunsero a 250 interni, 100 studenti e ben 150 artigiani), prima sotto la direzione di D. Ronchail e dal 1887 sotto quella del sac. Luigi Cartier, si andarono costruendo nuovi ampi locali; ebbero graduato sviluppo le singole scuole elementari, ginnasiali e professionali, che abbracciarono le sezioni dei calzolai, sarti, falegnami, fabbri, legatori, litografi, compositori, incisori e stampatori ; insomma, pel corso di cinque lustri, si fece realmente del bene ad un gran numero di giovanetti.

E le simpatie della cittadinanza per l'Oraforio S. Pietro non potevano esser migliori.

L'opera di adozione, ossia il concorso totale o parziale alle spese del mantenimento di uno dei giovanetti accolti gratuitamente nell'istituto - l'opera dei pane, allo scopo di pagare per uno o più giorni il pane necessario a tutti gli alunni ricoverati - l'opera del vestiario, cioè il concorso personale di alcune signore caritatevoli per riparare o rinnovare i poveri vestiti dei giovanetti insieme ad altre pietose industrie, prove eloquenti della più viva simpatia, vennero spontaneamente fiorendo una dopo l'altra a benefizio dell'Oratorio.

Il quale, premiato di speciali onorificenze in esposizioni locali e nazionali, accingevasì nel 1901 a celebrare le sue Nozze d'argento, precisamente allorché in Francia cominciavasi a parlare del progetto di legge contro le associazioni.

Tuttavia l'attuale vescovo di Nizza, S. E. Rev.ma Mons. Chapon, nel suo affetto vivissimo per l'Oratorio, accettò la presidenza dei festeggiamenti. Per la circostanza costituivansi due comitati, composti dalle più spiccate notabilità di Nizza e della Colonia solita a svernare in quella stagione climatica assai frequentata : di cui assunsero la presidenza la Principesssa e il Principe d'Essling Duca di Rivoli. Anche il sig. D. Rua volle trovarsi presente alle feste giubilari; ma queste furono come il canto del cigno pei poveri Salesiani di Francia.

E difatti la legge contro le associazioni fu approvata; e subito imperversò la burrasca che tutto schiantò, ove non distrusse... Ma, per buona sorte, l'Oratorio S. Pietro venne ancora rilevato da una Società Industriale, composta di egregî signori, che s'impegnano a continuare ad un buon numero di artigianelli il bene che facevano i Salesiani.

(1) L'avv. Michel morì compianto da tutti nel gennaio 1896. Dando l'estremo addio alla consorte: Ascolta, le disse, il testamento di tuo marito Vivi alla presenza di Dio; osserva i suoi comandamenti; alleva i tuoi figli per lui solo; ecco tutto ! » Amicissimo del nostro Fondatore, fu l'avv. Michel che molto insisté perché D. Bosco nel 1883 compisse quel suo viaggio a Parigi, che fu veramente un trionfo.

Il Giubileo sacerdotale del Santo Padre.

DURA ancor vivo il ricordo dei grandiosi festeggiamenti, celebrati dal mondo cattolico pel Giubileo Sacerdotale, Episcopale e Papale del Sommo Pontefice Pio IX e specialmente di Leone XIII d'imperitura e gloriosa memoria; ed eccoci alla vigilia di un'altra imponente dimostrazione di figliale entusiasmo per le Nozze d'Oro sacerdotali del mite e soave Pontefice Pio X, gloriosamente regnante.

L'anno cinquantesimo dell'ordinazione sacerdotale del S. Padre comincerà il 18 settembre 1907 per compiersi solennemente il 19 settembre 19o8. È quindi quanto mai vicino il cinquantesimo anniversario del dì in cui il Sac. Giuseppe Sarto, ricco di dottrina e di carità, raggiante di pietà e di zelo, fra i parenti, e conterrazzani plaudenti, saliva per la prima volta l'altare ad immolarvi l'Ostia di pace.

Dopo 5o anni, nella sublimità della Cattedra Apostolica, l'umile figlio di Riese rinnoverà con insolito splendore il Sacrificio dell'altare, circondato dall'affetto, dalla venerazione della Chiesa e di tutti i fedeli del mondo !

Il Comitato Internazionale, costituitosi a Bologna per la celebrazione di questo caro avvenimento, non solo si propone di riunire, mercè tenuissime offerte, l'Elemosina della Messa giubilare, che verrà presentata al S. Padre in nome della Cattolicità dai Rev.mi Ordinari presenti in Roma e da una Deputazione internazionale, con preghiera di celebrarla pel mondo cattolico e secondo le particolari intenzioni degli offerenti; ma inculca altresì speciali preghiere pei bisogni di S. Chiesa e per la conservazione dell'Augusto Pontefice.

E noi, comunicando ai lettori la gioconda notizia, li preghiamo ad innalzare specialissimi voti secondo l'intenzione del S. Padre, a cominciare dall'imminente mese di S. Giuseppe, il cui nome glorioso veniva imposto all'attuale Vicario di G. C. al sacro Fonte Battesimale. Non mancheremo di tornare più di proposito sul dolcissimo avvenimento; ma fin d'ora raccomandiamo un'affettuosa preghiera, quotidiana e costante, secondo le intenzioni del S. Padre.

Le nostre Chiese.

IL SANTUARIO DELLA SACRA FAMIGLIA a Firenze

La prima idea d'innalzare una chiesa in Via Aretina a Firenze, fu concepita dallo stesso nostro Fondatore. Fu inspirata a D. Bosco dalle condizioni del popoloso sobborgo di S. Salvi, abitato da famiglie operaie e insidiato dalla propaganda protestante, la quale vi ha uno dei centri più attivi e meglio organizzati.

L'idea di Don Bosco ebbe l'approvazione dell'illustre Card. Bausa di ven. mem. e gl'incoraggiamenti del suo degno successore, Mons. Alfonso M. Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze. Anche Leone XIII benediceva all'impresa, e Sua Santità Papa Pio X, felicemente regnante, con breve del 27 giugno 1904 (che noi a suo tempo riportammo) accettò il patronato di una delle Cappelle del futuro Santuario.

Il titolo.

IL titolo scelto fu quello della Sacra Famiglia.

Questo nome è mirabilmente rispondente al pensiero animatore di D. Bosco ed all'Opera di cui la chiesa dev'essere il focolare e il centro.

Non si può negare (e il generoso programma di Pio X lo attesta) l'opera oggi più importante è la restaurazione della Società in Cristo.

Ora, la Società ha per fondamento essenziale la famiglia. Ristorare in Cristo la famiglia, specialmente la famiglia operaia, è senza dubbio il mezzo più efficace per ristorare in Cristo la società contemporanea, per indole e per aspirazioni così tendente alla democrazia.

Ma per ristorare in Cristo la famiglia, l'operaia sopra tutto, quale esemplare potrebbe proporsi più pratico o più conveniente, di quel tipo divino e umano nel medesimo tempo, della Sacra Famiglia di Nazareth, povera famiglia dove regna l'unione, la pietà, il lavoro, la felicità ?....

E v'ha un'altra ragione. I Salesiani per rispondere alla loro vocazione devono naturalmente informare il loro apostolato alle necessità dei tempi, pur ispirandosi allo spirito, alle predilezioni, al metodo del loro Padre e Maestro, il quale, sull'esempio di S. Vincenzo de' Paoli, tolse per impresa il motto del Divin Salvatore: Evangelizare pauperibus misit me (Luc. IV, v. 18.), e imitando le amabili preferenze del Cuor di Gesù, fece sua delizia i giovanetti : intuitus eum, dilexit eum, guardò il giovinetto e l'amò (Marc. X, 21).

Quindi, l'opera Salesiana della S. Famiglia a Firenze avrà per carattere e distintivo la restaurazione della famiglia operaia e sarà attuata mediante l'apostolato della gioventù, specie della gioventù operaia. Per ciò, lo spirito particolare col quale i Salesiani presenteranno e propagheranno la divozione così cara della S. Famiglia, sarà quello di mostrarla nei suoi rapporti con l'educazione del fanciullo.

Gesù adolescente, modello del giovanetto artigiano e del giovanetto studente, e modello insieme dell'aspirante alla carriera apostolica, non era egli nella famiglia di Nazareth ciò che dev'essere il fanciullo in ogni famiglia veramente cristiana e in ogni istituto veramente educativo, cioè la ragion di essere, la preoccupazione dominante, e il centro quasi del focolare domestico ? Per questo nel Santuario della S. Famiglia a Firenze, i vani altari, il concetto decorativo, le solennità, le pratiche religiose.... tutto convergerà a quest'idea predominante, tutto mirerà a far meglio conoscere, amare, imitare, invocare, glorificare Gesù Adolescente, l' ideale e la forza del giovinetto cristianamente educato.

E attorno l'Oratorio della S. Famiglia - vera corona della Santa Adolescenza di Gesù - si formerà un gruppo di opere di educazione e di beneficenza in favore dei giovanetti : internato ed esternato, collegio, scuole professionali, scuole popolari, oratorio festivo, circoli e compagnie giovanili ; opere già in parte iniziate attorno la modesta cappella, che ansiosamente attende il compimento del sacro edifizio, che meno indegnamente avrà il bel titolo della Sacra Famiglia.

Tale, in sostanza, è il programma dell'insieme dell'Opera Salesiana d'ella S. Famiglia a Firenze, di cui la chiesa in costruzione rimanendo, come abbiam detto, il focolare e il centro, avrà naturalmente il titolo di Santuario della S. Famiglia.

Il disegno.

IL disegno della nuova chiesa è dell'esimio nostro cooperatore, l'egregio architetto sig. Pietro Tincolini, che presiede assiduamente e generosamente anche l'opera di costruzione.

La pianta ha la forma di croce latina : lo stile è ogivale o archiacuto toscano.

La facciata prospetta via Aretina, ed è divisa in tre parti distinte, da pilastri corrispondenti alle divisioni longitudinali interne, le quali sono costituite dalla navata e dalle due ali di cappelle laterali.

Dai tre archi della facciata si accede al portico e da questo, per tre porte, nel Santuario. Sopra l'arco maggiore s'apre una finestra circolare in forma di rosa, al di sopra della quale campeggia la croce.

Le facciate laterali e tergale, spartite da pilastri rispondenti ai muri di divisione delle cappelle e ai pilastri interni, armonizzano per stile e carattere con la facciata principale.

Nel centro della croce, all'incontro della navata longitudinale con quella traversale, si eleva la cupola, che si presenta all'esterno con un tamburo ottagonale. Le otto faccie di esso, portanti ciascuna una finestra circolare, sono coronate da un tetto piramidale, che termina con una lanterna.

Dalle fiancate del portico maggiore incominciano i portici minori che, piegando a squadra, si stendono sino alla linea della via Aretina, formando due accessi coperti al Santuario, congiunti da cancellata con ingresso centrale.

La pianta fu ideata da servire al pubblico e ai giovani dell'Istituto, cui conviene un luogo libero e appartato. I due bracci corti della croce sono destinati uno per gli studenti ed uno per gli artigiani dell' Istituto : il coro è riservato ai numerosi cantori , mentre al pubblico è lasciata la navata centrale.

Sotto il coro e le sacrestie che si trovano ai lati del medesimo, rimane la cripta, la quale, ultimata che sia, sarà un luogo di speciale raccoglimento, messo in comunicazione da varie scale colla chiesa soprastante.

La decorazione interna di questa è conforme alla decorazione esterna ; sobria, semplice e severa, essa si comporrà di pilastri sormontati da capitelli da cui partiranno gli archi e i costoloni delle crociere.

Questa breve descrizione, accompagnata da varie illustrazioni, ci par sufficiente a dare un'idea della bellezza e delle proporzioni del nuovo tempio.

Stato dei lavori.

FIN da quando D. Bosco, come si disse, aveva concepito il disegno di erigere questo Santuario, la Marchesa Nerli erasi spontaneamente offerta ad impiegare in esso una parte del suo ricco patrimonio. Ma la piissima Signora morì senza potere render note legalmente le sue ultime volontà e tutto rimase sospeso. Tuttavia più d'una volta si tornò nella deliberazione di metter mano all'opera ; specialmente nel 1896, quando era già tutto preparato per la posa della prima pietra.

E questa solenne funzione finalmente ebbe luogo il 21 aprile 1903. Essendo indisposto Mons. Arcivescovo di Firenze fu compiuta dall'Em.mo Card. Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna. Padrino fu l'illustre prof. Augusto Conti, di venerata memoria ; madrina la Nobil Donna Concetta Giuntini, nata Contessa Mocenigo Soranzo.

Or ecco lo stato dei lavori, che si può anche dedurre dalle due incisioni relative. Noi non faremo che trascrivere gli ultimi appunti tecnici che il sig. architetto Pietro Tincolini (di cui non sappiamo se lodare maggiormente la disinteressata attività o l'intelligenza superiore) si è degnato fornire con la consueta cortesia.

Lavori compiuti.

« Costruzione della Cripta, lavoro di qualche difficoltà per la speciale sua composizione.

» Montatura delle tre scale, cioè di quella doppia ascendente al coro e delle due a spirale, una delle quali è compresa nel corpo del campanile.

» Costruzione dei muri sopra a terra, tanto interni che esterni e rivestimento di quest'ultimi in pietra forte lavorata, nella parte che forma l'imbasamento, che è alto da metri 1,oo a m. 1,50.

» Rivestimento in egual modo eseguito dei piedestalli, alti m. 2,00, dei pilastri che servono di contrafforti e a manifestare, alcuni di essi, le campate in cui è divisa la navata longitudinale.

» Rivestimento del muro fra piedestallo e piedestallo, costruito con sasso spuntato di pietra forte. La sua altezza è di m. 1.30.

» Montatura dello zoccolo dei piedestalli dei pilastri di facciata, e di quello dei pilastri sotto il portico, e questi per l'altezza di m. 0,58. Altresì la incrociatura delle tre porte d'accesso al Santuario e delle due ai loggiati che lo fiancheggiano sulla linea della facciata stessa. E queste porte sono state montate sino a m. 2,00 d'altezza.

» Sono stati poi montati i piedestalli dei pilastri delle navate longitudinali e traversale, lo zoccolo e le alette o piedritti delle arcate delle cappelle, sino all' altezza di metri 2,0o ed altri lavori che per amore di brevità non enumeriamo.»

Come vedono i lettori, è ben poco quello che si è fatto, in proporzione di quello che resta a fare ; e ciò sebbene i lavori non sieno rimasti gran fatto sospesi... E allora?....

A quando il compimento?

La risposta ai nostri benefattori , specialmente ai Cooperatori fiorentini. Però noi mancheremmo ad un dovere di riconoscenza, se tralasciassimo di esprimere tutta la nostra ammirazione al Comitato dell'Opera che si fregia del titolo bello ed espressivo Ars et Charitas.

Il Comitato Ars et Charitas, sotto la presidenza dell'esimia Contessa Giuntini è composto di signore e signori appartenenti alle più illustri famiglie dell'aristocrazia fiorentina.

Ci onoriamo di trascriverne i nomi Comitato delle Signore : Giuntini

sig.a M. Concetta, Presidente. - Alfieri di Sostegno Marchesa Adele - Amerighi Signora Elisabetta - Arrivabene Valenti Gonzaga Contessa Virginia - Baciocchi Contessa Maria - Corcos Signora Emma - Di Lucedio Principessa Emilia - Franceschi Signora Luisa - Ginori Lisci Marchesa Corinna - GuicciardiniCorsi Contessa Francesca - Guidi Contessa Camilla- Mazzei Signora Marianna - Niccolini di Camugliano Marchesa Ginevra - Rosselli del Turco Marchesa Beatrice - Roti Michelozzi Signora Elisabetta - Rucellai Contessa Editta - Trigona Dainnamare Marchesa Maria.

Comitato dei Signori : Amerighi Sig. Amerigo - Bartolini Salimbeni Vivaj Marchese Uberto - Gerini Marchese Piero - Giuntini Cav. Giuseppe - Guidi Conte Ruggiero - Guicciardini Conte Lorenzo - Luserna di Campiglione Conte Enrico.

Il Comitato Ars et Charitas ha raggruppato un certo numero di persone, che col nome di Membri inscritti - Patronesse e Cooperatori - Benefattori insigni o Fondatori, mettono al servizio dell'Opera , per quanto ad ognuno è possibile, il concorso del proprio zelo e della propria generosità. Per opera di detto Comitato, ogni anno ha luogo a profitto dell' Opera, un'esposizione vendita. Gli oggetti son preparati dai vari associati, che vanno a gara per concorrere a questa dimostrazione di carità e di buon gusto.

L'Opera ha poi per organo un bel periodico, di cui duplice è lo scopo: la diffusione di sane dottrine religiose e sociali, e la costruzione della Chiesa della S. Famiglia. Col numero di gennaio, il periodico subì una felice innovazione. Col titolo «Ars et Charitas » esso si volge specialmente ad un pubblico colto che apprezza ed esige la perfezione della forma ; ha quindi materia veramente artistica e letteraria, e ciò mercè la preziosa collaborazione di valenti scrittori. Il suo carattere universale gli permette di estendere anche fuori di Toscana - dov'è assai apprezzato - la sua influenza benefica e moralizzatrice.

Col supplemento invece, intitolato : La Sacra Famiglia, il periodico rimane l'organo dell'Opera della Sacra Famiglia di Firenze ; mentre anche a sè è un ottimo mezzo di propaganda. Poichè scopo del supplemento non solo è il dar ragguaglio del movimento dell'Opera, ma pur la diffusione della verità e il racconto di fatti edificanti, in contrapposizione appunto agli errori e ai tanti fatti scandalosi che a larga mano va disseminando la stampa cattiva...

*

Piaccia a Dio che il compimento del Santuario della Sacra Famiglia diventi quanto prima una consolante realtà, per concentrare ogni pensiero su ciò che ne sarà l'anima e la vita, cioè

1) la diffusione della divozione salutare di cui esso sarà il centro e il focolare, la quale - fermamente lo speriamo - manderà anche fuor di Toscana i suoi raggi vivificanti ;

II) le varie opere destinate all'educazione della gioventù, le quali, vere serre di future famiglie cristiane, daranno l'edificante spettacolo di una numerosa gioventù, imitatrice del Divin Adolescente, onore delle famiglie, forza della patria, speranza e gloria della chiesa.

L'ARTE NELLE SCUOLE PROFESSIONALI.

Rivista tecnica pei giovani artigiani.

IL titolo di questa Rivista edita dalla Casa Salesiana di S. Benigno Canavese, non è certo nuovo ai nostri lettori; più volte fu annunziata nelle nostre note bibliografiche, e, sebbene brevemente , già ne parlammo nel febbraio 1905.

Giunta ora al suo secondo anno di vita, dopo un anno trascorso in modo mirabile, migliorando sempre e manifestando una continua tendenza a migliorare, reclama di buon diritto che ad un primo cenno fugace, facciamo seguire una più ampia relazione degli intendimenti che la guidano, sullo scopo che si prefigge e sui mezzi che esplica per giungere direttamente al suo scopo.

L'idea fu davvero geniale ! Il movimento scolastico professionale va sempre più accentuandosi: il bisogno effettivo in cui si trova la nostra industria di operai coscienti e capaci, ma che nello stato attuale, per via della concorrenza e della specializzazione del lavoro, più non può preparare da, se stessa, rende necessario lo sviluppo di quelle istituzioni che solo possono supplire a questo difetto. E questa mancanza ha trovato un'eco tale che le istituzioni scolastiche professionali fioriscono giorno per giorno in Italia e l'insegnamento diventa ognor più razionale. Mancava però ancora una Rivista che coordinasse d'insegnamenti e permettesse al giovane operaio, che - uscito dalla scuola, entrava fresco fresco nelle grandi officine con una preparazione sufficiente per disimpegnare qualsiasi lavoro, ma difettoso di quella praticità che solo si può ottenere là dove la lotta per la vita chiude le anime dentro la morsa del guadagno immediato - gli permettesse ritornare di tratto in tratto sugli inseguamenti avuti e in essi cercare tante piccole cose dimenticate.

Questo compresero le Scuole Professionali di S. Benigno, che iniziarono felicemente questa Rivista e su questa idea formularono il loro programma; nè una delle promesse è fallita. La parola del Capo d'arte, amorevole e benigna, trovò sempre posto in tutti i numeri e per tutte le arti; fabbri e meccanici, compositori e impressori, librai e legatori, litografi e fonditori , intagliatori e falegnami , sarti e calzolai trovarono in ogni numero la loro lezione pratica corredata da articoli tecnici e artistici di vario genere. Anzi alle materie promesse venne aggiunta ancora l'elettricità, che trovò pure la sua parola, rigorosamente cercata nel campo pratico.

Nè le nozioni d'indole generale difettarono le rubriche di sociologia, di diritto, di arte decorativa, di commercio si svilupparono l'una dopo l'altra. Che dire di più? Miglior elogio che la registrazione semplice del progresso continuo non possiamo fare. Progresso che in quest'anno ha cercato un'altra esplicazione.

All'edizione veramente di lusso che ci fu dato di ammirare l'anno passato e che anche in questo continua felicemente, venne aggiunta un'altra edizione : un'edizione economica, dedicata agli operai che non possono permettersi di spendere le cinque lire annue che l'abbonamento richiede.

Nell'edizione economica la Rivista è smembrata, ogni parte fa da sè, e viene pubblicata a fogli quindicinali di otto Pagine, messi in vendita a dieci centesimi.

Non si può ragionevolmente chiedere di più. La schiera degli abbonati, eletta di amici fedeli, come la chiama la Rivista, ci si assicura che nel primo anno fu abbastanza numerosa ; ci auguriamo che di numerosa diventi numerosissima, dando modo agli iniziatori di sviluppare ognor più il loro programma. Questo il nostro augurio cordiale (1).

(1) L'Arte nelle Scuole Professionali. Rivista tecnica pei giovani artigiani. Libreria Editrice Salesiana: S. Benigno Canavese. Edizione di lusso. Abb. Italia L. 5. Estero L. 7. Ogni copia cent. 50. - Edizione economica, parti staccate: Il libro - Il legno - Il ferro - L'abito. - Abb. annuo per ogni parte : Italia L. 2,5o. Estero L. 3,50. Ogni numero presso tutti i rivenditori centesimi 10.

Dalle Missioni

Notizie dei Missionarî partiti per l'Oriente.

Un telegramma di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Teutonio Emanuele Vieira de Castro, Vescovo di S. Tommaso di Meliapor, inviato al sig. D. Rua l'8 dello scorso gennaio, ci annunziava che i Missionari partiti per l'India erano giunti felicemente a destinazione. Ne sia ringraziato il Signore !

Tornino pur graditi i nostri ringraziamenti all'Ecc.mo Presule, che ebbe la premura gentile d'inviarci la cara e sospirata notizia.

I Missionari, diretti a Macao, accompagnati fino a bordo dal rev.mo sig. D. Albera salparono dal porto di Genova sopra un piroscafo tedesco la mattina del 17 gennaio. Anche per essi il sig. D. Rua chiese una speciale benedizione del S. Padre ed ebbe in risposta il seguente telegramma

Roma, 15 gennaio 19o6, ore 10,45. Rev.mo D. Rua, Superiore Salesiani Don Bosco.

TORINO.

Ai primi missionari salesiani che si recano in Cina, il Santo Padre invia benedizione Apostolica, augurando copiosi frutti missione ad essi affidata.

Card. Mery del Val.

Al carissimo confratello Sac. Teol. Luigi Versiglia, capo della spedizione, ed ai suoi generosi compagni, i più cordiali auguri.

I missionari diretti alla Cina, essendo partiti sopra un piroscafo tedesco, accorceranno il viaggio di circa venti giorni ; sicchè, toccando pochissimi porti, dovrebbero giungere a Macao il 18 o il 19 corrente. Il Signore li assista nel lungo e rapido viaggio.

Matto Grosso

Le due Colonie fra i Coorados.

(Relazione dell'Ispettore D. Antonio Malan). II (Ved. Bollettino di gennaio u. s.)

La Colonia dell'Immacolata Concezione.

CONTINUANDO la mia relazione, con vivissima gioia nel cuore, passo a darle notizia del grande avvenimento , la realizzazione d'un aureo sogno della nostra mente - che merita certamente una pagina d'oro negli annali della Missione Salesiana del Matto Grosso - intendo parlare della provvidenziale fondazione della nuova Colonia indigena sotto il titolo augusto dell'Immacolata Concezione !

Da due anni e mezzo un pensiero ci preoccupava instantemente nella visione di un radioso avvenire. Scorgevamo la necessità suprema della fondazione di una nuova residenza tra gli ornai conosciuti Boróros, alla distanza di circa 6o chilometri dalla fiorente Colonia del Sacro Cuore di Gesù. Ma siccome le grandi imprese costano tutte sacrifizi, un numero grande di difficoltà, provenienti le une da scarsezza di personale, le altre da mancanza di risorse, ci si facevano addosso come onde infuriate attorno una fragile barchetta... Mediante sforzi non comuni vincemmo alcuni di questi ostacoli, e non preoccupandoci degli altri, volgemmo gli occhi fissi alla Provvidenza, la quale sia che sorrida, sia che rimproveri, è sempre benigna, come canta un poeta.

Quanto al personale ebbi un prezioso rinforzo nella mia ultima venuta in Italia. Grazie all'interesse che Lei, rev.mo sig. D. Rua, e i Superiori che la circondano, nutrono per la nostra missione, potei ritornare al campo del lavoro con un pugno di missionari disposti a fare del gran bene. Così si potè iniziare questa nuova impresa i cui risultati dipendono in primo luogo dalla grazia dell'Altissimo e poi dall'abnegazione del personale e dalla carità dei Cooperatori che col loro obolo sostengono le Opere di D. Bosco in queste remote contrade del Brasile ! L'ultima mia venuta in Europa fu davvero provvidenziale per le elemosine che mi fu dato di raccogliere e che al presente sono il nostro appoggio ; ma... in paragone della miseria che ci circonda, anch'esse sono ben poca cosa, e son già sparite come neve al sole.

In viaggio di esplorazione - Una coincidenza provvidenziale.

Dopo questo preambolo vengo a comunicarle, rev.mo Padre, che l'8 giugno, partii dalla Colonia del Sacro Cuore, con Don Balzola, Don Salvetto, il coadiutore Gabet, il sig. Pio Bueno e un indio, e di più coi sigg. Francesco de Carvalhaes e Heitor Ferreira, figlio quest'ultimo del nostro grande amico sig. Ferreira, col fine di esplorare il luogo destinato dalla Divina Provvidenza all'accennata impresa. Dopo alcune ore di viaggio, arrivammo a Estaçao « General Carneiro ». Colà fummo generosamente accolti dal sig. Ferreira, stimato telegrafista di questa stazione, e ci attendeva una singolare coincidenza che mi parve una disposizione al tutto provvidenziale.

Diverse persone, fra le quali il sig. Lobo e il maggiore Cicero, uomo di grande prestigio e carità di quei dintorni, tutti e due stimati fazendeiros e abitanti presso i fiumi Araguaya e Diamantino ; il sig. Francesco di Carvalhaes, della 4a sessione di questo distretto telegrafico; il fazendeiro Marques, abitante nella località denominata Péga com Deus, prossima a Registro, arrivavano contemporaneamente a noi, da punti diametralmente opposti e senza accordo o preavviso di sorta.

Questa riunione provvidenziale mi fece pensare al convegno dei Re Magi a Betlem, che partirono dall'Oriente in cerca del Messia, ed all'eletta assemblea degli Apostoli che, secondo narra una tradizione miracolosamente convennero presso la Vergine Madre di Dio prima della sua Morte e Assunzione al Cielo ! E per me fu veramente un tratto amoroso della divina Provvidenza che volle intervenire nella fondazione della Colonia dell'Immacolata Concezione, la celeste Patrona delle terre irradiate dal Cruzeiro, dico le provincie del Brasile !

Quegli illustri signori conoscendo minutamente quelle fertili regioni, ci diedero spiegazioni ed illustrazioni di tutti i punti circonvicini nonchè degli indii che li abitano ; notizie indispensabili per noi che, internati in quelle foreste sconosciute, andavamo in cerca del luogo migliore per stabilire la nuova missione, per cui saranno guadagnate nuove anime a N. S. G. C.

Si attraversa il Barreiro - Lungo le sponde dell'Aracy - Una meravigliosa cascata.

Il giorno seguente, sacro alla Madonna delle Grazie, in numero di 15, con una piccola provvista di vettovaglie, ci incamminammo verso il fiume Barreiro a 300 metri di distanza dalla stazione in cui ci trovavamo, che attraversammo sopra un batelam - imbarcazione fabbricata con un solo tronco di albero di 12 m. di lunghezza per uno di larghezza, che è capace di più di 20 persone - che ci venne gentilmente offerta dal telegrafista sig. Alfredo Ferreira, il quale volle guidare egli stesso l'improvvisata spedizione. L'attraversata durò 15 minuti.

Ed eccoci nell'altra sponda, gli uni armati di fucile per difenderci dalle fiere tranquillamente aggirantisi sotto gli alberi frondosi in cerca di qualche buon boccone ; gli altri armati di grossi coltelli da caccia per metterci al sicuro dai serpenti traditori che strisciano per quelle selve e anche per aprirci un cammino in quei labirinti, vere barricate di piante o di arbusti. Ma nessuno di noi si era preparato per ripararci dagli importunissimi insetti che coprono il terreno e annebbiano l'aria, come i carrapatos, pinguinhos, mosquitos, moquins, borrachudos, veri flagelli insopportabili che fanno più vittime che le iene e le tigri terribili.

Arrivammo finalmente al fiumicello chiamato Aracy, che colle acque quiete e cristalline più tardi dovrà fornire l'acqua alla nuova colonia. Studiammo la natura e la direzione di questa corrente, seguendone i margini per lo spazio di un'ora. E fu allora che avemmo il piacere di scoprire una splendida cascata d'acqua dell'altezza di 15 metri e di un mezzo metro cubico di volume. In quell'amenissimo luogo, ai piedi della cascata nella quale si colorivano gli ardenti raggi del sole, sul margine muscoso del ruscello, alle 11 1/2 del mattino, rifocillammo le nostre forze con una frugale colazione seguita da un soave riposo al sordo rumore dell'acqua che si frangeva nelle pietre sottostanti ; e poi proseguimmo con maggior lena le nostre esplorazioni finchè la Provvidenza non ci fece trovare il posto destinato alla Colonia. E grazie a Dio lo trovammo bello e acconcio e ne prendemmo il possesso con una allegra derrubada, tagliando ciascuno un albero od un arbusto qualsiasi.

Il luogo scelto per la nuova Colonia - Vantaggi che ne avrà la missione.

Credo opportuno descriverle, così in generale, la posizione di questa incipiente Colonia. È situata di fronte al fiume Passavinte o Barreiro che la bagna nella direzione Ovest, e che poi seguendo il suo corso, continua a bagnarla nella direzione est, fino alla sua confluenza coll'impetuoso Araguaya, conosciuto sempre col nome di Barreiro (sebbene alcuni lo vogliano chiamare impropriamente Garças). Le capanne rimangono nella sponda destra del Barreiro e a sinistra dell'Aracy, che fa sentire fin là il mormorio perenne della sua limpida cascata, d'incomparabile bellezza. Ma la bellezza di cui fa mostra al viaggiante non è l'unica sua dote ; infatti un giorno ci potrà prestare grandi servigi, dandoci la forza motrice per il nostro molino, per la segheria e, se piacerà al Signore, anche per la luce.

Questa situazione invidiabile fra lo scorrere dei fiumi e ruscelli, torna poi oltremodo simpatica agli indii che non alzano le loro tende se non presso i corsi d'acqua dei quali sanno trar partito per la pesca e anche per difesa in caso di guerra; poichè, vedendosi attaccati all'improvviso, si gettano nell'acqua restandovi celati fin 10 e 15 minuti, risorgendo spesse volte molti metri più lontano, come altrettanti cigni in alto mare.

Questo nuovo centro di missione torna poi utilissimo anche per noi, avuto riguardo al metodo di vita che conducono gli indii, accostumati come sono alla vita nomade e quindi nell'imperiosa necessità di cambiar aria di tanto in tanto, quando principalmente han finite le loro provviste alimentari. Con questo nuovo centro essi hanno un posto per la loro emigrazione, senza perdere del loro avanzamento progressivo nella vita religiosa e civile. La Colonia del S. Cuore e quella dell'Immacolata a 8 leghe di distanza si presteranno felicemente per questo bisogno. Poichè era cosa dolorosa il vedere certi indii, dopo d'aver passato alcun tempo coi missionari e imparato qualche cosa del viver civile, allontanatisi dalla Colonia, ritornarvi dopo alcuni mesi, ignoranti e selvaggi come prima. Colla nuova fondazione non si avrà più a fare un simile lamento ; poichè, anche cambiando di posto, continueranno a ricevere un'educazione basata sugli stessi principii.

A sera fatta, nell'ora soave dell'Ave Maria, ritornavamo alla stazione telegrafica che dista appena tre chilometri dalla nuova Colonia. Fummo subito onorati di un abbondante desinare in casa del nostro amico sig. Ferreira ; ringraziammo e partimmo, cavalcando i nostri animali, alla volta della Colonia del Sacro Cuore, ove arrivammo verso la mezzanotte quando il silenzio regnava sovrano negli aldeamentos.

Bell'esempio di carità - La partenza per la nuova Colonia - La notte in riva al Barreiro.

Si stabilì di fare l'inaugurazione solenne della nuova residenza pel 22 dello stesso mese. Ma prima, amatissimo Padre, le dirò di un edificante esempio, ispirato certamente alla più pura carità cristiana, e che io debbo registrare nella cronaca di questa fondazione. Compiuta l'esplorazione, il nostro distinto amico sig. Francesco di Carvalhaes, aiutato dal benemerito sig. J. Lisbòa e dalle guardie Moraés, Theotonio, Januario, ecc. costrusse un elegante rancho di tronchi diritti, che venne destinato come Cappella provvisoria finchè non se ne sia innalzata un'altra con materiale da costruzione, più confacente al luogo destinato al culto divino. Il sig. Ferreira, sempre generoso, si prese pur l'incarico di preparare insieme coi suoi ottimi figli, il desinare agli operai addetti alla costruzione di quel tempio di stile originale e semplice, ma pittoresco e poetico, che potè essere finito nel breve spazio di due giorni e mezzo. Non potei in altro modo mostrare la mia riconoscenza verso questi benemeriti Cooperatori nell'opera di evangelizzazione di questi selvaggi, che ripetere dal fondo dell'anima il Deus lhe pague « il Signore li ricompensi. » Sì, il Signore, misericordioso e buono, che disse di non lasciare senza premio un bicchier d'acqua dato in suo nome, ricompenserà largamente la generosità di questi benefattori verso un'opera redentrice, colmandoli di benedizioni celesti !

Il 21 giugno, il caro giorno in cui la cattolica gioventù commemora affettuosamente le virtù del suo angelico protettore S. Luigi, il sottoscritto, D. Balzola, l'indio Giulio e il personale della nuova Colonia, cioè Don Giuseppe Salvetto direttore, i chierici Bernardino Sena e Cesare Rinetti, e il coadiutore Gandon, lasciammo l'antica colonia e partimmo alla volta della nuova, preceduti da un piccolo carro tirato da sei paia di buoi che conduceva lo stretto necessario per la fondazione. Come fu umile e povero questo inizio ! I viveri pei primi venti giorni furono generi provvisti dalla Colonia del Sacro Cuore... quasi a dirci che anche la Colonia dell'Immacolata avrà tutte le benedizioni dal Cuore dolcissimo di Gesù ! Ma siccome la luce del giorno va sensibilmente aumentando fino a raggiungere il suo radiante zenit, così anche la nuova Colonia, sotto gli auspici della Vergine Immacolata, progredirà fin dove vorrà l'onnipotenza di Colui del quale canta Racine : Tout l'univers est Plein de sa magnificence

A sera fatta arrivammo al fiume Barreiro sempre rumoreggiante per i suoi salti e le cascate continue. Si trattava di attraversarlo con tutti i bagagli quando la notte omai copriva tutta la campagna col suo oscuro manto; era impossibile, tuttavia Don Salvetto con altre persone e con qualche oggetto, potè guadagnare l'altra banda. Il resto della comitiva si accampò presso il fiume, impossibilitata di procedere oltre dall'oscurità della notte. Don Balzola ed io trovammo generosa e fraterna ospitalità sotto il tetto dell'indimenticabile sig. Ferreira. L'indomani, rinvigoriti dall'aria balsamica del mattino, continuammo il nostro difficile compito di trasporto, che ci costò grande lavoro e fatica essendo la corrente assai forte, e straordinaria la profondità dell'acqua... Per ultimo spingemmo nel fiume gli animali che l'attraversarono a nuoto felicemente, e così vedemmo i nostri sforzi coronati da un esito felice.

Ringraziando il Signore, il resto del cammino fu felicissimo, e si potè trasportare ogni cosa verso il luogo designato.

Arrivo alla mèta - La solennità del Corpus Domini - Telegrammi di congratulazione.

Finalmente giungemmo nel punto fissato. Un'allegria indescrivibile traspariva dal volto di tutti ! Era il 22 di giugno, un giorno sereno e splendido ! La Chiesa solennizzava con pompa e trasporti di gioia sublimissimi la festa del Corpus Domini, il tesoro divino, lasciato agli uomini, come pegno d'amore, dal Cuore di Gesù ! Da ogni angolo della terra si alzava alto e solenne l'Osanna sublime che si intrecciava con quello cantato dagli angeli e dai Serafini del Cielo. E là, tra spesse ed inesplorate foreste, la nostra carovana non fu meno esultante e gloriosa di aver gettato, in quel giorno santo, le basi di un nuovo centro d'irradiazione divina sotto la protezione materna della Vergine Madre di Dio ! In quel giorno benedetto, ci parve che il sole avesse raggi più puri colorantisi in irridescenti riverberi, tra il fogliame delle piante ; che la natura sprigionasse profumi più inebrianti avvolta, come in acceso lenzuolo, dalla luce meridiana sfolgorante ; che gli zeffiri del mattino susurrassero parole d'amore tra l'immensità della foresta ; che gli uccelli dai mille colori intonassero le canzoni più belle e sciogliessero i più delicati gorgheggi a salutare la data gloriosa.. tutto era poesia ed amore !

La nostra modesta Cappelletta, vestita di ornamenti sui generis, ma eleganti, cioè di foglie di palme che s'intrecciavano graziosamente, aveva un aspetto festivo. Al santo sacrifizio della Messa assisterono devotamente gli amici menzionati di sopra ed una rappresentanza delle tribù dei Boróros. Quei sacri riti , svolgentisi per la prima volta in mezzo a quelle foreste inesplorate, il cui silenzio predisponeva tanto al raccoglimento, ebbero sull'animo mio alcunchè di affascinante.

La commovente funzione venne chiusa coll'invocazione dei carismi divini su quella silvestre vigna del Signore, sopra i Missionari che la feconderanno coi loro sudori e , dove occorra, anche col loro sangue ; sopra tutti i cari selvaggi che sarebbero venuti a rifugiarsi in quell'asilo di pace, scuola di vera civiltà, di progresso morale e religioso.

Così compivisi ufficialmente la fondazione della nuova Colonia dell'Immacolata Concezione ! Deo gratias!....

Reverendissimo sig. Don Rua, immagini Lei come doveva palpitare in quei momenti santi e direi paradisiaci il mio povero cuore. Ben sapendo quanto Lei avrebbe gioito nel conoscere queste notizie, attraversai colla mia mente lo spazio che mi separava e mi univo a Lei, per elevare dal più profondo dell'anima l'inno di ringraziamento per la segnalata grazia che il cielo concedeva alle missioni di Don Bosco in questa deliziosa plaga del Brasile !

Credetti mio dovere di far pervenire, per telegramma, la fausta notizia dell'avvenimento non solo a lei, ma anche a quei personaggi che hanno molto a cuore la civilizzazione di tanti poveri selvaggi, sui quali non brillò ancora la benefica luce della religione. E agli accennati telegrammi ricevetti risposte ripiene di caldi auguri e felicitazioni, che credo bene di riferirne qui alcune.

Petropolis, 23 giugno - Congratulandomi, benedico nuova Colonia indigena - Nunzio Apostolico, Giulio Tonti.

Cuyabà, 23 giugno - Gesù, Nostro Signore, benedica e faccia prosperare nuova Colonia Immacolata Concezione - Carlo d'Amour, Vescovo.

Goyaz, 22 giugno - Faccio voli per la prosperità della nuova Colonia - Fr. Andrea, Superiore dei Domenicani.

Rio Janeiro, 24 giugno - Riconoscente, mando felicitazioni - Dott. Em. Murtinho, Ministro supremo del Tribunale federale.

Cuyabà, 30 giugno - Ringrazio con riconoscenza pel caro annunzio della realizzata inaugurazione della Colonia indigena di Rio Garças, e prego, non trovando ivi condizioni atte per erigere l'Osservatorio Metereologico Colonnello Antonio Paes de Barros, determinasse innalzarlo in una delle colline della Colonia Sacro Cuore che presenta ottime condizioni. Congratulazioni all'operosa missione salesiana da Lei così bene rappresentata, per cotesta bella ed utile iniziativa. Saluti cordiali - Colonnello Antonio Paes de Barros.

Rio, 6 agosto - Mi congratulo per la fondazione della nuova Colonia di Araguaya - Dott. Benedetto di Sousa, Deputato federale.

Rio, 24 giugno - Ringrazio annunzio dell'inaugurazione della Nuova Colonia per un villaggio Boróros, sulle sponde del fiume Garças, mi congratulo con Lei pel rilevante servizio che presta allo Stato Matto-Grossense. Saluti. - Dott. Aquino Ribeiro, Deputato federale.

Petropolis, 25 giugno - Mi congratulo con V. S. R.ma per l'inestimabile servizio prestato al Matto Grosso. - Maggiore Lindolpho Serra, Deputato Federale.

Cuyabà, 23 giugno - Ringrazio gentile annunzio inaugurazione nuova Colonia indigena sul fiume Garças. Abbracci e sinceri auguri. - Dott. Elia Machado, Capo del Distretto telegrafico del Matto Grosso.

Rio, 23 giugno. - Congratulazioni! - Dottori

Sen. Gioachino Murtinho e Francesco Murtinho.

Boa Vista, 24 giugno - Riconoscente ringrazio gentile annunzio inaugurazione nuova Colonia indigena Aracy. I miei complimenti per questa generosa protezione per gl'indigeni Boróros di cotesta zona. I miei voti sinceri per la prosperità della santa causa per cui Ella lavora in cotesta zona del Brasile. Saluto cordialmente. - Dott. Rondon, Capo Costruttore della linea telegrafica.

Da questa serie di telegrammi ricevuti da autorevoli personaggi del Brasile potrà convincersi, amatissimo Padre, quanto la nostra Pia Società sia amata e ben voluta da tutte le Autorità ecclesiastiche e civili. In tutto si scorge la mano amorosa della Pròvvidenza, che sia sempre lodata, anche quando addita a certi uomini spesso indifferenti in religione, quanto è bello e alto l'ideale per cui noi lavoriamo. Che Ella non cessi dal guidarci costantemente !

Molte altre cose (tra le altre la comparsa provvidenziale di tre cacichi capitani di tribù, coi loro rispettivi sudditi, il che meriterebbe un'altra pagina di questa mia lettera ormai troppo lunga) dovrei comunicarle ; ma mi permetta che faccia punto, rimandando ad un'altra volta il termine del mio viaggio attraverso le maestose foreste Mattogrossensi.

Voglia, amatissimo Padre, benedire alla nuova Colonia e tutta la missione Salesiana del Matto Grosso, e in modo particolare a chi si professa

Suo Dev.mo figlio nel Cuor di Gesù Sac. ANTONIO MALAN.

Altri 9o indii alla Colonia del S. Cuore.

Abbiam ricevuto la terza parte della relazione dell'Ispettore D. Antonio Malan, (che daremo nel prossimo numero) e insieme con essa ci vennero comunicati questi due telegrammi, battuti dalla medesima stazione telegrafica di General Carneiro, ma provenienti l'uno dalla nuova Colonia dell'Immacolata Concezione, l'altro dalla Colonia del S. Cuore.

General Carneiro, 29 ottobre 1905. - Don Malan, Cuyabà. - Arrivarono molti indii dall'Araguaya. Aspettano qui in Barreiro, con i Boróros, le loro famiglie che li seguono. Arrivati tutti, continueranno per la « Colonia del Sacro Cuore » per l'impossibilità in cui noi ci troviamo ancora, per mancanza di mezzi e di personale, di fermarli qui. - D. Salvetto.

General Carneiro, 7 novembre 19o5. - Don Malan, Cuyabà. - Arrivarono novanta indii. Affettuosi saluti. - D. Balzola.

Equatore

Una missione tra la tribù di Naranza. (Lettera del Missionario D. Francesco Mattana)

Gualaquiza, 15 ottobre 19o5. VENERATISSIMO ED AMATISSIMO PADRE,

Finalmente dopo tante fatiche si cominciano a vedere i frutti dei sudori sparsi tra i poveri Jivari ; ed io, veneratissimo Padre, penso di far cosa gratissima al suo cuore, dandole ragguaglio di un'escursione apostolica fatta in questi ultimi mesi, attraversando il gonfio Bomboiza, tra la tribù de' Jivaros del vecchio Naranza.

Da quanto son per dirle, Ella vedrà che par giunta l'ora fortunata pe' poveri Jivari, l'ora nella quale il buon Dio, mediante gli umili missionarii Salesiani, venuti dopo tanti eroi che faticarono e sparsero inutilmente il loro sangue in questi boschi senza confini per la redenzione della parte più disgraziata della Repubblica Equatoriana, par che voglia finalmente chiamare alla luce del Santo Vangelo questi poveri figli delle foreste...

Nella foresta - In riva al Bomboiza - In vicinanza della tribù.

Partìi dalla Casa di Missione in compagnia del Chierico Giovanni De Maria. Fino ad un certo punto ci fu concesso, benchè a stento, viaggiare a cavallo. Tre Jivari ci precedevano nella foresta, aprendoci il cammino con scuri e machetes (grossi coltelli indispensabili per viaggiare in questi luoghi). Diverse volte dovemmo discendere da cavallo nei cattivi passi, per non fracassarci le costole o rompere le gambe alle bestie.

La potenza di Dio manifestavasi in tutta la sua magnificenza nella densità della foresta, dove oltre il piccolo sentieruccio non v'ha occhio umano che possa col suo sguardo avanzarsi, nè piede che si osi liberamente inoltrare. Spesso però le tigri e gli orsi vi fanno sentire i loro urli e vi si ode anche il sibilo dei serpenti, mentre i dolci e soavi canti degli uccelli ed il bizzarro danzare delle scimmie distraggono alquanto il tetro pensiero del passeggiero dalla imponente e spaventosa maestà della selva.

Ed eran due ore che viaggiavamo, quando ci trovammo dinanzi uno stretto fiume mai per l'innanzi esistito, essendosi formato solo allora per le pioggie abbondanti. Dico uno stretto fiume; però quanto era stretto, tanto più era profondo e impetuoso ; e non v'erano canoe per passarlo. Ma i Jivari, forse in quel giorno stesso, tagliata una grossa pianta l'avevan lasciata cadere a traverso di detto braccio e fattone un ponte ; e fu una fortuna : nondimeno fu giuocoforza a tutti di strascinarsi sopra quel legno. E poichè le mule non poterono passare, dovemmo lasciarle legate là pel nostro ritorno, continuando a piedi il tratto abbastanza lungo che ancor ci restava, prima di arrivare alla mèta prefissa.

Attraversata una meravigliosa galleria di piante e cespugli intrecciantisi gli uni agli altri, giunse al nostro orecchio il rumore delle vorticose acque del fiume poco distante. Percorremmo ancora un buon tratto di selva, e finalmente si presentò al nostro sguardo il maestoso Bomboiza che, cresciuto per le continue pioggie rumoreggiava vorticosamente, tendendo con impetuosa celerità al basso. Pure dovevamo tragittarlo.... ma con qual mezzo ? Non con una forte nave, nè con una grande barca, ma su di una piccola canoa, fabbricata dai selvaggi ; un pezzo d'albero scavato, lungo quattro metri incirca e largo poco più di mezzo metro ! Questo guscio , dirò così, doveva sfidare quelle acque furiose e col nostro peso. Ci mettemmo nelle mani di Colui che è l'autore della vita e della morte e che tutto indirizza al nostro bene. I Jivari, pratici di questi luoghi ed abili nel navigare nelle acque orientali, ci tragittarono senza il minimo incidente all'altra riva, servendosi per remi delle loro medesime lancie. Anch'io, da buon veneziano, li aiutai con piacere.

La casa, alla quale eravamo rivolti, distava ancora un buon tratto, ed il cammino era molto più orrido del già fatto. A questo s'aggiunse la notte anticipata nell'oscurità della foresta che col suo denso velo celava il piccolo sentiero, se così può chiamarsi un piccolo fossatello pieno d'acqua e di fango. L'oscurità della natura, non lo nego, infondevaci un senso di paura, che veniva aumentata dalle strane voci degli uccelli notturni, e dall'acuto sibilo delle vipere, le quali amanti dell'oscurità strisciavano con agilità per le erbe, ed inarcandosi agilmente nelle loro spire, salivano e discendevano con bizzarri movimenti dai cespugli.

Dopo circa un'ora e mezzo di viaggio faticoso per fango, fossi e spine, dal parlar animato dei Jivari che ci accompagnavano, ci accorgemmo che eravamo per giungere alla casa del vecchio Naranza, la quale è nel centro della tribù. Gridammo che ci facessero luce, ma la nostra voce era impotente per giungere fino alle case. Allora le nostre guide alzarono voci orribili nel loro linguaggio, ed ecco che un altro coro di voci orride e selvagge rispose di lungi. Dopo alcuni minuti vediamo correrci incontro un ragazzetto ignudo, che portava un tizzone acceso per farci luce. La casa era vicina. Ce lo diceva la piantagione de' platani e dell'achotes (che dà un frutto rossissimo, del quale i selvaggi fanno uso per dipingersi la faccia ed il corpo, ed i civilizzati per dar colore alla minestra). E sopra di un piccolo rialzo distinguemmo finalmente la casa.

Tutte le abitazioni dei Jivari sono isolate. Per mettersi al sicuro dai nemici fabbricano la casa nel centro della foresta e su di un piccolo monticello ; costretti a fabbricarla in terreno basso o piano, la circondano di un fosso. Tutto d'intorno, seminano banani, achote e yuca ed altre piante che dànno loro il nutrimento. Le case son di forma ovale con due porte, una opposta all'altra, l'una per gli uomini, l'altra per le donne. Le pareti sono formate di pali infissi l'uno vicino all'altro; il tetto è di paglia ben disposta, e internamente le case sono spaziose e pulite.

Le accoglienze - Istruzione e confessioni - La lunga funzione - Il ballo.

Entrammo. Il ricevimento fu cordiale ma sempre da selvaggi ; innalzarono unanimi un grido e noi scorgemmo al barlume dei diversi fuochi accesi al suolo più d'un cinquanta Jivari diritti nel fondo della casa, ornati ciascuno della propria lancia o archibugio, disposti in semicircolo, che ci aspettavano. Ci avanzammo. Allora pel primo fece alcuni passi all'incontro di noi il padrone della casa, il capitano Giuseppe Antonio Naranza, che qual duce presiedeva in mezzo agli altri, tenendo nelle mani invece della lancia una vecchia spadaccia, forse ancora degli antichi Spagnuoli che nel 1500 vagavano per queste parti e che tutti furono uccisi nel 1569 in una sollevazione generale de' Jivaros.

Ci salutò pel primo il vecchio :

« Aparu! Padre ! ti ho invitato, perchè faccia festa con noi... Vieni, vieni....»

« Bene, risposi io, appunto perchè accettai il tuo invito venni qui con voi per fare la festa, e perchè stiate tutti contenti ed assistiate bene ai divini uffizi e riceviate bene e con divozione i Santi Sacramenti.... Ma ora, soggiunsi, dateci un piccolo ristoro... »

« A quest'ora non c'è niente da mangiare, mangierai domani » e così dicendo ci presentarono solo un po' di yuca, specie di patata, fredda e mezza cruda, e per quella sera dovemmo far digiuno. Non ci lasciarono però mancare la ciccia, che alcune donne stavano preparando.

Li feci pregare un po' tutti, e finite le orazioni dissi loro

« Domani di buon mattino faremo la festa, preparatevi meglio che potete, ed io co' miei compagni v'aiuterò. » Li benedissi e diedi loro la buona notte : « Arrivederci a domani mattina ! » Noi ci sdraiammo al suolo, ma non potemmo dormir troppo pel rumore che facevano per prepararsi alla festa da loro tanto aspettata.

Al mattino, di buon'ora, incominciamolo ad istruirli sopra i misteri principali di nostra Santa Religione, istruzione molte volte ripetuta, sia in casa loro, come nel nostro Collegio di Missione, e d'un modo speciale diedi loro un'idea sufficiente sopra la natura, efficacia ed effetto de' Sacramenti del Battesimo, Cresima e Matrimonio che nello stesso giorno dovevano vari ricevere.

I catechisti continuarono l'istruzione ed io, sopra un grosso tronco d'albero, cominciai ad ascoltare le confessioni. Era uno spettacolo il più tenero e consolante, il vedere questi bellicosi e superbi abitanti della foresta lasciare da una parte gli uni le loro lance, frecce ed altre armi, le altre le loro cianghigne e prostrarsi in ginocchio a terra, umili e divoti, colle mani giunte, tenendo stretto nelle loro mani il Santo Crocifisso, che durante la confessione coprivano di baci. Oh che momenti solenni ! Come mi parvero pagati ad usura tanti patimenti e privazioni sofferti per molti anni in queste selve orientali ! Come mi veniva spontaneo l'esclamare Benedetto sia il buon Dio che si è degnato chiamarmi al suo santo servizio ! e sia pur benedetto D. Bosco che m'inviava a queste misere tribù !

Finite le confessioni, mentre i miei compagni aiutati dagli stessi Jivari improvvisavano con rami e con tele una cappelletta tra i giganteschi alberi della foresta poco lungi dalle varie case, riunii le coppie di quelli che dovevano unirsi in matrimonio spiegando loro la santità e i doveri di questo Sacramento. Insistei perchè le spose fossero poi trattate come compagne e non come bestie da soma, come pur troppo fanno generalmente i Jivari selvaggi ; che nascendo loro dei figli, li portassero alla chiesa per farli battezzare, e fatti grandicelli ce li affidassero per qualche tempo per dar loro una conveniente educazione... Mi promisero che l'avrebbero fatto.

Mi vestii degli ornamenti sacri ; cantai la messa, e infra missam feci un fervorino ed amministrai la S. Comunione ai Catechisti e ad altri cristiani che ci avevano accompagnati. Celebrai nientemeno che su di uno scudo che usano in guerra per ripararsi dalle lanciate e frecciate nemiche ; sopra questo istrumento, i cui fori, i cui tagli, indicavano tante ire, tanti odii, vendette, guerre e peccati, sopra questo istrumento, ripeto, posai la pietra consacrata, e scese l'Agnello Immacolato !

Alla S. Messa tenne dietro l'amministrazione de' vari sacramenti del Battesimo, Cresima e Matrimonio. Sette furono i battesimi degli adulti dai trenta ad ottant'anni; quattro i battesimi dei ragazzi ; venticinque le Cresime, e dodici i matrimonii. Amministrando il matrimonio rinnovai alle dodici coppie, inginocchiate in fila per terra, gli avvisi relativi al nuovo stato in cui si sarebbero trovati, e benedissi la loro unione. Circa le 3 pom. ebbe termine la lunga funzione !

Ci fermammo ancora tutto quel giorno. Era indispensabile per istruirli vieppiù nelle verità della Religione ed inculcar loro fermezza e perseveranza nella vita cristiana. Li tenni anche un po' allegri con qualche ingenuo divertimento, come si usa fare nelle nostre case nell'ultimo giorno di carnevale.... Presenziammo pure un loro ballo veramente ridicolo, ma per loro indispensabile nelle più grandi feste. Le donne si ornarono i fianchi con sonagli, campanelli, denti di scimmie, ali secche d'insetti, quindi si diedero la mano tra loro formando una catena, e gli uomini si posero di fronte alle donne col medesimo ordine. Quando i musici diedero fiato ai loro pifferi di canna, incominciò il ballo. E che ballo, quattro passi avanti e quattro indietro, gli uni incontro alle altre ! I passi delle donne però son diversi da quelli degli uomini. Queste van saltellando avanti ed indietro nella medesima maniera che saltellano quelli, che, legati i piedi, van facendo la corsa nel sacco, producendo con que' sonagli pendenti ai fianchi un rumore ridicolo ed insieme monotono e selvaggio ; mentre gli uomini facendo il medesimo movimento avanti ed indietro, passeggiano serii, gravi e superbi, ostentando così l'autorità che hanno sopra le donne. E in questi balli passano alcune volte le notti intere senza stancarsi.

Dopo i divertimenti cenarono; infine, recitate le orazioni, tutti riposammo in Domino.

L'indomani, per tempo feci recitare a tutti le orazioni del mattino ; diedi loro alcuni avvisi salutari, celebrai la S. Messa sul legno stesso del giorno anteriore : e quindi con alcuni Jivari che vollero accompagnarmi, partii per Gualaquiza, soddisfatto d'aver compiuto con esito felice un po' di bene tra i poveri indi di Naranza.

Eccole, amatissimo Padre, la breve relazione dell'ultima escursione oltre le sponde del gran fiume Bomboiza. Oh se non ci mancassero i mezzi pecuniari e buon personale quanto bene di più si farebbe ! Il buon Dio che legge nel fondo dei cuori accetterà pure l'ardentissimo desiderio che nutriamo per la sua gloria e la salvezza delle anime. Ma Ella preghi e faccia pregar molto per tutti noi, e non dimentichi l'appello che le rivolsi nell'ultima mia per la redenzione dei poveri Jivari. Ci benedica tutti, e mentre le bacio la mano, dia una benedizione specialissima al suo

Obblig.mo ed ubb.mo Figlio in G. C.

Sac. FRANCESCO MATTANA Missionario Salesiano.

IL CULTO di MARIA AUSILIATRICE

Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.   PIO PP. X.

Ai Benefattori del Santuario

UN vero entusiasmo destò in molte famiglie dei nostri Cooperatori la cara e confortante notizia che - ogni giorno, nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, oltre le preghiere dei nostri giovanetti, vien celebrata ed offerta al Signore, esclusivamente per i benefattori del Santuario e dell'Oratorio di Valdocco, una santa Messa, per la quale i benemeriti Benefattori possono formolare quell'intenzione che loro meglio aggrada.

Infatti molti ci chiedono, che cosa dovrebbero fare di preciso per aver parte a questo singolarissimo favore.

Rispondiamo a tutti con le parole di D. Bosco riportate nello scorso numero: il favore è per tutti coloro che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare la chiesa o lo stabilimento annesso.

Non c'è quindi nulla di fisso, nulla di tassativo ; basta l'aver beneficato o beneficare in qualunque modo o misura il Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, o l'annesso Oratorio Salesiano.

Per qualsiasi commissione in proposito, i signori Cooperatori e tutti i devoti di Maria SS. Ausiliatrice sono pregati di rivolgersi direttamente al Direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, ;2 - Torino.

I RICORDI DEL MESE

Dagli Annali del Santuario.

1888 - 2 febbraio. Solenni funerali di Don Bosco, presente la sua salma compianta.

Alla messa pontificò S. E. Rev.ma Monsignor Giovanni Cagliero, primo Vescovo Salesiano ; alle esequie dopo l'imponente accompagnamento funebre che ebbe luogo alla sera, pontificò S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Bertagna, Ausiliare dell'em.mo Card. Alimonda assente, assistito da Mons. Leto e da Mons. Cagliero. Non si vedrà più regnar tanta mestizia dinanzi l'altare di Maria SS. Ausiliatrice.

1896. - Con Breve del 25 febbraio il Sommo Pontefice beone XIII concedeva al Superiore dei Salesiani la facoltà di aggregare all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, esistente nel Santuario di Valdocco, altre Associazioni del medesimo titolo e scopo, erette in qualsivoglia chiesa o diocesi del mondo. Ecco l'esordio del Breve onorifico.

L'Associazione canonicamente istituita in Torino sotto l'invocazione di Maria Ausiliatrice, nella chiesa dello stesso titolo, dal Sac. Giovanni Bosco di felice ricordanza, Fondatore della Pia Società Salesiana, venne innalzata al grado di Arciconfraternita, dalla buona memoria di Pio Papa IX, Nostro Predecessore, con Lettere Apostoliche del 5 aprile 1870. Alcuni anni dopo, a richiesta di Don Michele Rua, Superior Maggiore della suddetta Pia Società, Noi con eguali Nostre Lettere in data 19 gennaio 1894 concedemmo al medesimo la facoltà di aggregare altre Associazioni dello stesso nome e scopo erette ovunque esistono o siano per esistere case e chiese salesiane. Ora Noi, essendoci state presentate dal medesimo Rettor Maggiore della Pia Società Sales., supplichevoli preci, affinchè volessimo concedergli la facoltà di aggregare alla sopradelta Arciconfraternita altre associazioni del medesimo nome e scopo, erette in qualsivoglia Chiesa e Diocesi, Noi, che conosciamo ed approviamo la pietà, lo zelo per le anime e le opere commendevoli della Pia Società Salesiana, confidando che questo abbia a conferire al bene e al vantaggio della religione, abbiamo giudicato di dovere assecondare tali preghiere... (1).

1903. - 13 febbraio!... È la data del memorando Documento Pontificio, con cui Leone XIII decretava la solenne incoronazione della Taumaturga Immagine, delegando a compierla in nome Suo e con autorità papale, l'Eminentissimo Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.

Pel 24 corrente.

Oltre le private intenzioni dei nostri benefattori, nelle sacre funzioni che si celebreranno nel Santuario il 24 corr., avremo anche quest'intenzione generale che raccomandiamo a tuti i lettori :

Raccomandare fervidamente a Maria SS. Ausiliatrice tutte le intenzioni del S. Padre.

(1) Nel Breve qui accennato del, 19 gennaio 1894 (di cui non facemmo parola il mese scorso come quello che venne confermato ed integrato dal breve presente) si leggono queste parole : Il Sacerdote Giovanni Bosco, di felice memoria, dopo aver fondato in più luoghi molli e varii pii istituti di carità e di studii per procurare la salvezza dei prossimi, rivolse pur l'animo a pie Associazioni, e grandemente s'adoperò perchè sorgessero e fiorissero tanto pel numero de' soci, quanto per virtù. Quell'uomo religiosissimo, e zelantissimo della salute delle anime, conosceva benissimo che la maggior parte degli uomini, i quali non si sentono di abbracciare la disciplina della vita religiosa, possono facilmente osservare le regole di pie Associazioni e così perseverare nella virtù. I figli poi della sua istituzione, che egli alla sua morte lasciava quasi rinascente propagine nella vi, ua del Signore, seguendo fedelmente gli esempi del loro Padre , queste pie Associazioni promuovono, e con diligenza si studiano di propagarle... » E noi torniamo con dolce insistenza a raccomandare ai Direttori diocesani l'erezione di nuove Associazioni dei divoti di Maria Ausiliatrice, e a tutti i Cooperatori le ascrizioni dirette all'Arciconfraternita.

Feste e date memorande

NEL SANTUARIO DI VALDOCCO. - Come avranno potuto rilevare dall'orario delle funzioni speciali che si celebrano nel Santuario, i lettori già sapevano che il primo Venerdì di ogni mese, ornai universalmente sacro al Cuore di Gesù, era in questa benedetta casa del Signore particolarmente ricordato. Alla messa degli alunni artigianelli si esponeva il SS. Sacramento e in fine si dava la Benedizione; alla sera poi premettevasi alla quotidiana Benedizione coll'Augustissimo Sacramento la Coroncina in onore del Sacro Cuore.

Coll'anno nuovo 1906 si cominciò a fare molto di più; nè, a dir vero, crediamo si possa far di più in avvenire. Infatti, il 5 gennaio u. s. un avviso posto alla soglia del Santuario diceva ai divoti : « Primo Venerdì del Mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento, per tutto il giorno - Venite, adoremus! » E i devoti trassero più numerosi del solito a corteggiare Gesù, che dopo di aver benedetto gli alunni e i fedeli intervenuti alla messa delle 6, fu nuovamente collocato sul trono dell'altar maggiore, ove rimase fino alla benedizione della sera.

Così si ripeterà quind'innanzi la devota funzione in ogni primo venerdì del mese; per cui, nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, mensilmente, si consacrerà tutto un giorno ad onore del S. Cuore di Gesù con gran gioia, pensiamo, del nostro buon Padre D. Bosco, il quale negli ultimi anni di sua vita, andava inculcando a tutti - ad ottenere grazie e favori - una breve novena di tre Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria omai popolare « Cor

Jesu Sacratissimum, miserere nobis » e tre Salve, Regina a Maria SS. con l'invocazione « Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis ». Soave e confortante unione di due dolcissime divozioni !

BENTO GONCALVES (Porto Alegre-Brasile). - Per opera di alcuni nostri emigrati, anche nel 19o5 e precisamente il 5 agosto, nel suddetto Comune brasiliano si celebrò una pubblica festa ad onore di Maria SS. Ausiliatrice. Il zelatore sig. Giuseppe Vigolo con lettera in data 5 settembre, scrive che « si fece precedere alla festa un triduo di preghiere. Molte furono le comunioni ; imponente la processione per il popolo numeroso; una cinquantina di fanciulle biancovestite circondavano il quadro della Vergine... Bello ed efficace fu il discorso del parroco rev. P. Michele Evangelisti Camaldolese ». Maria SS. Ausiliatrice continui a benedire i ferventi Cooperatori di Bento Gonçalves.

CALTANISETTA - La pia pratica del 24 del mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice va acquistando sempre maggior frequenza e devozione nella chiesa di Santa Maria Maggiore, detta della Saccara in Caltanisetta. Il 24 novembre col solito intervento dei cooperatori e numerosi fedeli, (molti dei quali si accostarono alla Sacra Mensa) celebrò la S. Messa e disse il fervorino d'occasione il cooperatole D. Nicoletti Michele, accendendo vieppiù i presenti nella divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, celebrò il Sac. cooperatore D. Girbino Michele. L'altare era parato splendidamente. Ben ventiquattro lampade, alimentate dagli stessi fedeli, ardevano innanzi la cara Immagine di Maria SS. Ausiliatrice, che nei buoni e numerosi Cooperatori di Caltanisetta ha acquistato dei ferventi divoti.

GRAZIE E FAVORI

Ai piedi di Maria Ausiliatrice.

Col cuore riboccante di gioia e di riconoscenza rendo grazie alla potente Ausiliatrice che ascoltò le mie suppliche.

Mio marito da varî mesi aveva perduta la voce. Credendo che fosse cosa da poco, si sperava che la voce colla bella stagione ritornerebbe, ma purtroppo non fu così.

Il disturbo crebbe e con esso anche il doloroso dubbio di un male grave.

Nel mese di luglio ci recammo a Torino a consultare un distinto professore, il quale, pur troppo nelle visite fatte, scoperse sotto le corde vocali un principio di tumore o papillone, che, crescendo, bisognava operare.

Addolorata e col cuore pieno di sconforto per tale responso, mi venne ricordata la potenza di M. SS. Ausiliatrice di cui avea in diverse circostanze sperimentato la materna bontà; per cui, assieme a mio marito , mi recai nel suo Santuario ; e a' tuoi piedi, o Vergine benedetta , ti pregai fiduciosa , con tutto il fervore del cuore, a voler guarire l'amato consorte, promettendoti un'offerta e di far pubblica la grazia; e intanto continuai tutti i giorni la recita di tre Ave Maria colla tua dolce vocazione.

E la Vergine Ausiliatrice ascoltò le nostre suppliche; mio marito da oltre un mese è pienamente ristabilito. Riconoscente adempio la promessa fatta, pregando la Vergine Ausiliatrice a volerci continuare la sua protezione.

Muzio ROSA.

Saliceto, 8 dicembre 19o5.

Una famiglia doppiamente consolata.

Quanto sei buona, o Maria! A te lo slancio più riconoscente del mio cuore, a te il grazie fervido di tutti i miei cari !

Da ben 16 mesi ero in preda ad un interno malore che resisteva tanto alle cure del medico quanto alle affettuose premure delle mie consorelle. Desiderosa della guarigione, e ormai sfiduciata di ottenerla con altri mezzi, mi fu consiglìata l'aria nativa; sicchè il 24 agosto mi recai in famiglia ove trovai una croce, forse più penosa pel cuore dei miei cari. Un fratello, di 16 anni, attirato da cattivi compagni amareggiava di continuo i miei colla sua cattiva condotta. La mamma angustiata , ammoniva, scongiurava , pregava e faceva pregare ; ma, pareva, inutilmente.

Il mio pensiero volò allora a Maria Ausiliatrice, la cui potente intercessione avevo già sperimentato più volte, e tosto incominciammo una novena a cui prese parte lo stesso fratello. Oh, Maria, quanto sei pronta ad esaudire chi t'invoca con fiducia! Eravamo appena al secondo giorno e il mio Ettore si mostrò notabilmente cambiato, mentre io cominciavo a star meglio. Al termine della novena tutti facemmo la S. Comunione, compreso il fratello, che da quel giorno cambiò vita, calpestando ogni rispetto umano.

Anche la mia salute è ornai completamente ristabilìta e posso ritornarmene a lavorare nel campo dove mi chiamò il Signore.

In riconoscenza delle grazie ricevute accludo una tenue offerta pel Santuario dell'Ausiliatrice.

Viarigi Monferrato, 7 ottobre 1905.

Suor MARIA GANDOLFO.

La benedizione di Maria Ausiliatrice.

Il 26 maggio u. s., a Livorno, fui presentata al rev.mo D. Rua per chiedergli la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, affinchè questa buona Madre si degnasse liberarmi di certe forti nevralgie al capo delle quali soffrivo da più anni. Il sig. D. Rua si degnò pronunziare sopra di me la benedizione di Marìa Ausiliatrice, ingiungendomi di recitare ogni giorno, fino al 15 agosto, alcuni Pater, Ave e Salve, Regina colle invocazioni al Cuore di Gesù ed a Maria Ausiliatrice.

Così feci insieme alla mia amata sorella Alberta con scrupolosa esattezza fino a quel dì, col felice risultato che, ringraziando Iddio e Maria Ausiliatrice, da quel giorno in poi non ho più avuto quei spasimi.

A Maria SS. Ausiliatrice salga quindi l'espressione della profonda riconoscenza mia e delle mie care sorelle Alberta, Augusta e consorte, che la mia ricuperata salute ha reso tanto felici.

E su tutti continui a stendere il suo manto materno la Vergine Ausiliatrice. Pistoia, 8 dicembre 1905.

MATILDA BRAGGIOTTI.

Quanto sei buona, o Maria!

Una grave tribolazione era venuta a desolare la nostra casa, e minacciava di gettarla in un'angustia profonda. Sì, il caso era gravissimo, e quasi disperato. Oh Dio, come il cuore gemeva e sanguinava sotto l'incubo di tanto strazio! Si fu allora che ricorremmo con fede a Maria Ausiliatrice, promettendo di farle un'offerta, e di render pubblica la grazia, qualora ci avesse aiutati.

Ed oh, potenza di questa Madre ! In men di poche ore, ci esaudì. Riconoscenti e profondamente commossi, esaltiamo tanta potenza e bontà, ringraziando pubblicamente di questa e di altre grazie la cara Madonna di Don Bosco.

Cugnasco (Ticino), 10 dicembre 19o6.

Coniugi CARMINATI.

Belgrano (Mendoza). - Rendo pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice per aver liberato me e mio marito da una certa morte. Colti malamente sotto una vettura, io fui ridotta a tristi condizioni. Mio marito, che fortunatamente restò illeso, fece fare un triduo a Maria SS. Ausiliatrice. In capo a tre giorni incominciai a migliorare, ed all'ottavo giorno, completamente guarita, mi portai io stessa a questa chiesa di Maria SS. Ausiliatrice a fare la SS. Comunione e a ringraziare sì tenera Madre.

Luglio 1905.

OLIMPIA STALLI-MUSSO.

Varana (Modena). - Un mio parente ed amico, sulla trentina, fu colto da forte polmonite. Non si tardò a prodigargli tutte le cure possibili, ma invano ; il medico ebbe a dichiarare il caso gravissimo. Tant'io che la sua amata consorte lo piangevamo come perduto; quando sentendo nel mio cuore accendersi una gran fiducia nella bontà della Vergine Ausiliatrice, pregai e feci pregare, e in breve tempo la preghiera trionfò. Il giorno appresso il medico, al suo ritorno, trovò il malato quasi fuori di pericolo ; e difatti questi continuò sempre a migliorare, cosicchè oggi posso attestare che egli si trova sano ed allegro al par di prima.

Sia ringraziata la Santissima Ausiliatrice.

24 giugno 1905.

LUIGI FERRARI.

Marzi (Cosenza). - Da più anni soffrivo di catarro intestinale, che mi teneva angustiato tanto, che non avevo un minuto di pace... Il male vieppiù si andava aumentando, specialmente sul cominciar della primavera. A nulla mi valevano le cure prescritte dei medici curanti, ed io sentiva dolori sempre più insopportabili. Ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice e lo feci al principio dell'ultimo mese a Lei consacrato. Ciò che non valsero a ridonarmi le medicine, cioè la sanità che io tanto bramava, l'ottenni finalmente e prontamente dalla Vergine Ausiliatrice.

14 dicembre 1904.

PASQUALE FEDERICI, Coop. Sales.

Genova. - Verso i primi del corrente mese mi trovava in grandi angustie, perchè temeva fortemente di andare incontro a nuovi dispiaceri, non potendo soddisfare un forte impegno. Addolorata, feci ricorso alla cara nostra Madre invocata sotto il titolo di Ausiliatrice, e promisi che se poteva aggiustare la cosa, avrei fatto inserire nel Bollettino la grazia. Avendomi la buona e Santissima Madre consolato esaudendo la mia preghiera, compio il dovere, dolente di non poter per ora dimostrare anche in altra maniera la mia riconoscenza.

22 dicembre 19o5.

LUIGIA Bosio.

Lumezzane S. Apollonio (Brescia). - Colta da forti convulsioni nervose, non potevo trovar pace nè giorno nè notte, e mi pareva impossibile il poter guarire. Ma essendo Cooperatrice salesiana e leggendo il mio Bollettino, a vedere tante belle grazie recentemente ricevute da Maria Aiuto dei Cristiani, feci ricorso anch'io a Lei e promisi di far pubblicare qualora l'ottenessi la grazia e d'inviare un'umilissima offerta. Oh Maria, voi siete la Madre di tutti ! Difatti in poco tempo io cominciai a star meglio e fui perfettamente guarita. Rendo infinite grazie all'Ausiliatrice potente che mi ha stabilita.

31 dicembre 19o5.

GHIDONI ANGELA.

S. Pietro di Monterosso (Cuneo). - Durbana Catterina, da tre anni malata, non sapeva a qual partito appigliarsi. Vedendo che i medici non volevano più prescriverle alcun rimedio, ricorse a Maria SS. Ausiliatrice. Il male si calmò, e la povera paziente potè finalmente subire un'operazione, la quale ebbe l'esito il più felice.

Avevamo poi una lite ; e c'era molto a temere che la sentenza ci sarebbe stata sfavorevole. Si era sotto la festa di Maria Ausiliatrice. Ricorremmo a Lei, e la sentenza, che fu pronunziata il 22 maggio, ci assolse completamente. Sia benedetta la Madonna di D. Bosco!

Dicembre 1905.

A. e CATERINA DURBANA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - Agliano d'Asti: Pavia Angela 1 - Alcamo (Sicilia): Signora Lipari in Manno 2 - Albera Ligure (Alessandria): N. N. 5 - Alice Castello (Novara): Massara Francesca Rosa 2 - Andezeno (Torino): Lorenzo Pennasio - Aosta: Joseph Vallet 5 - Arcole: Sorelle Malesani 2 - Arena Po (Pavia): Una pia persona a mezzo del Sac. Scanarotti Fiorentino 10 - Arena (Novara): Sorelle Usellini 5.

B) - Bianzè (Novara): Vercellona Rosa 5 - Bibiana: Famiglia Giraudo Michele 37,50 - Bognamo (Novara): Pellanda D. Antonio 104 - Bologna: D. Frane. Comastri, Parr., 20 -- id.: Annunziatina Barigazzi S. - Borgotaro (Massa): Peci Pietro - Brusasco (Torino): B. A. - Busto Arsizio (Milano) Bellingardi Carolina 5-Buttigliera d'Asti: Marzano Bartolomeo, 36.

C) - Cabella (Alessandria): D. Daniele Guidobono parroco a Dova Superiore 19 - Cagliari Ch. Piras Francesco 2 - Cairo d'Egitto: Furlanetto Gualtiero - Calascibetta (Caltanisetta): Corvaia Elisa io - Castelnuovo Calcea: C. A. R. 2 - Capriglia: Pomi Giovanni io - Carmagnola (Torino): Abrate Giovanni Pasquale - Carpi (Modena): Canonico Ferdinando Righi, 2-Castelnuovo (Alessandria)P. N. 2 - Caxias (Brasile-Rio Grande do Sul): Giovanni Tomazzoni - Cevo (Brescia): Bazzana Pietro, 5 - Cignano (Brescia) Arici Vincenza 5 - Coiromonte (Novara): Sac. G. A. 2- Colloredo di Prato (Udine) Di Benedetto Agostino 3 - Coneliano (Treviso): N. N. 1o-Coneliano d'Alba (Cuneo): Battaglino Giuseppe 2 - Costigliole d'Asti: Montessino Luigia 5 - id.: Grinza Giovenale, 4 - Cherasco: Prasca Contessa Alessandrina 5 - Chivasso: Tesio Maria - Crochet (California): Manfrina Innocentina 10,30 - Crocefieschi (Genova): Parodi Modesta 4.

F) - Frascati: Elena Benedetti 5 - Frugarolo: De Cuneis D. E. 14

G) - Genova: Tola Francesco fio - Grezzana (Verona): Alcune divote 30.

I) - Iglesias (Cagliari): G. P. 1,50 - Isorella (Brescia): Pedretti Laura levatrice 6.

L) - Laigueglia (Genova): Benzi Angiolina 5 - Lama Mocogno (Modena): N. N. 5 - La Morra (Cuneo): A. G. B. 3 - id: Borgogno Maddalena fu Francesco- Lanzo Torinese: Piccione Sebastiano i.

M) -- Malta: Suor Orsola M. del monastero di S. Orsola 17,25, per due grazie ricevute - Mellea Allisiardi Angela, 5 - Mezzanabigli (Pavia): Moneti Rosa in Pretti 5 - Migliarino Pisano: Castelli Sigrida 2-Milano: Binola Maffei Sofia soid.: Sayno Teresa 1oo - Mirabello (Monferrato): Una pia giovinetta 1,5o - Moena (Tirolo-Austria): Sommavilla Margherita i,6o - id.: Romanese Catterina 2 - Montesilvano Spiaggia (Teramo): Giovannina Castellani - Monza (Milano): Tagliagliabue Virginia Balladio, 20 - Modica : Scala Luigi, 1o.

N) - Nizza Monferrato: Suor Damilano Catterina per sagnalata grazia - Negrar (Verona): Righetti Giuseppe 5 - New Jorh: Aimone Prina Angiolina 15 - Novaglie (Verona) : Andreoli Eugenio 4-Novello (Cuneo): Tarditi Lorenzo fu Giuseppe 5

O) - Ottiglio: Baracco Ludovina a mezzo dell'Arciprete Bobba 2.

P) - Padova: Volpato Eugenio 5 - Paullo Lodigiano (Milano): Chiappa Catterina 5 - Pietraperzia (Caltanisetta): Di Lavore Antonia 5 - Pinerolo: Fava Maria 20 - Pove: Fincati Caterina 20.

R) - Ragusa (Siracusa): Francesca Scribano Romeo 5 - Rapallo (Genova): Serra P. B. 10 - Regalido: Gianni Clelia io - Roma: Persiani Giuseppina 5 - Roncà (Verona): Centonio D. Luigi S.

S) - Salerno: Branca Angiolina 5 - Samorate Garbini Giovanni 5 S. Damiano d'Asti: Montirone Stefano S S. Pietro in Gù: Guglielmi Giovanni so - S. Stefano Roero: Vota Teresa 5 - Scarnafizi: Gullino Margherita - Scorzè: Valen e Amalia 3o - Schio: N. N. 10 - Sernio: Marchesi Catterina 2 - Sezzè (Alessandria): Oddone Anita Maria Sommaviva Bosco: Abrate Anna di Be-nardo 10 - Sommatino (Caltanisetta): Rocco B. Flores. - Susa : Cli. F. G. - id.: Maria Livio - Sparone Canavese: Costa M. Michele 5o.

T) - Tarsogno (Parma): Calestini Maria, un anello d'oro - Torino: F. G. 5o - id.: Gay Lucia -id.: Una divota di Maria A. per la conversione di cara persona e per altra segnalatissima grazia - id.: Giovanni e Carolina Ferrua - id.: Una figlia di Maria 3 - Tortona (Alessandria): Francesco Tedeschi, Curato, 5 a nome di Angeleri-Raccone Maddalena - Troina (Catania): Nerone Teresa 2 - id.: Benedetto Spinicchia 1,25.

V) - Valera: D. L. 25 - Valgatori: Fedrigo Teresa 3,50- Valle di Scalve Viminore S. Andrea. N. N. 5 per una segnalatissima grazia e 5 a nome di Giovanni Piantoni. - Vessalico (Porto Maurizio): Roggio D. Antonio io Villafranca (Piemonte): N. N. - Villavernia (Alessandria): Lovazzano Adelaide 2 - Villar Focchiardo (Torino): M. B. E. 2 - Viltà: P. A. 100 - Voghera (Pavia): Vogherese F. 2. - Vigevano: Bastico Luigia, nata Omodei.

X) - Signora A. A. per la guarigione della figlia - Maccagno Antonina - N. N. 1o - Brambilla Ved. Dell'Occhio 100 - P. Vendianini 5 - Benna Olimpia 3 - N. N. 20 per grazia segnalata.

Santuario di Maria Ausìlìatrìce

TORINO

Nei giorni feriali - Messe dalle 5 alle 1o - Ore 17 (5 pom.) benedizione.

Nei giorni festivi - Messe dalle 5 alle 11,30 - dopo la messa delle 10: spiegazione del Vangelo - Ore 14, Vespro, predica, benedizione - Ore 16, Vespro, predica, benedizione.

Ogni sabato, alle 7,30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 febbraio al 10 marzo.

17 febbraio. - Comincia il mese in preparazione alla festa di S. Giuseppe: - speciali funzioni alle ore 6, 7,30 e 17 per tutto il mese, con particolare ricordo secondo l'intenzione del Santo Padre.

24 febbraio. - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice: - speciale ricordo alle 6, 7,30 ed alle 17.

2 marzo. - io venerdì del mese: - alle 6 esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno - Benedizione coll'augustissimo Sacramento dopo la messa delle 6 ed alle ore 17.

7, 8, 9 marzo. -- Corte di Maria: - alle 6 Messa pei giovanetti artigiani, predica, benedizione solenne - 7,30 Messa della comunione generale per i giovani studenti. - Dalle 9 alle 18 gli alunni studenti ed artigiani, divisi per classe e per laboratorio, faranno preghiere speciali pei loro benefattori ai piedi della Taumaturga Immagine. - Ore 19, lode, predica e benedizione solenne.

NOTIZIE VARIE

A Valdocco.

Della festa di S. Francesco di Sales, della Conferenza che terrà ai Cooperatori di Torino il I° febbraio nella Chiesa di San Giovanni Evang. l'Em.mo sig. Card. Agostino Richelmy, veneratissimo nostro Pastore ; delle altre conferenze e feste che per opera dei sigg. Direttori, Condirettori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici avranno luogo in onore di S. Francesco di Sales nelle loro città e paesi, diremo nel mese di marzo, dovendo mettere in macchina questo numero prima ancora della festa di S. Francesco di Sales.

L'Albero di Natale. - Come due anni fa, la carità di alcuni nostri benefattori - i fornitori dell'Oratorio - procurò a tutti gli ottocento giovanetti alcune ore di lieto trattenimento ed a ciascuno qualche ambito regalo. Tutti sanno in quali strettezze si trovi l'Oratorio di Valdocco, ma più di tutti lo sanno i nostri fornitori di commestibili e combustibili e delle singole scuole professionali : le liste del loro avere, prese anche separatamente, si direbbero favolose... ma pur troppo son tutte reali, e unite insieme formano una realtà... che impensierisce.

Eppure l'invito del Direttore ad inviare qualche regalo per fare un bell'Albero di Natale che tenesse un po' allegri tutti i giovanetti, fu appunto rivolto a loro... ed essi, già tanto buoni, mostrarono tutta la loro squisita carità inviando offerte e regali da poter mettere insieme tanti oggetti, di cui la sorte dispose a favore degli ottocento giovanetti.

L'estrazione ebbe luogo il I° dell'anno nel teatrino ; ed anche questa volta fu preceduta dalla recita unanime di tre Ave secondo l'ìntenzione dei caritatevoli offerenti. Il sig. D. Rua ebbe la bontà di estrarre i primi numeri ; e il gradito divertimento, sempre pieno di ansie e di sorprese, durò circa tre ore.

Il giorno dell'Epifania si ripeteva lo stesso spettacolo nell'Oratorio Festivo, grazie alla carità di altri benefattori e a benefizio di altri giovanetti.

Torino.

Il 17 gennaio, furono ricevuti dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo A. Richelmy gli alunni della Scuola di Religione (sezione S. Giovanni Evangelista presentati dal loro professore Don Carlo Baratta. Lo studente Olmo del 2° anno di lettere disse un appropriato complimento al venerato Pastore. Don Baratta espose i criteri seguiti nell'assegnazione dei premi ai concorrenti che svolsero il tema : La divina Provvidenza e il disordine nel creato.

Furono premiati i signori Cesare Ghiglione del 3° anno di medicina (premio di L. 5o); Temistocle Celotti del 2° anno di lettere (5o lire; Olmo Francesco, Pettovello Decio del 2° anno di matematica, Roggero Attilio del 2° anno di lettere, Brunetti Giorgio del 2° anno di lettere. Di questi ultimi, tre ebbero una medaglia donata dal S. Padre, il quarto una bella medaglia d'argento, inviata dal sig. Don Rua. Sua Eminenza - che offerse pure quasi tutta la somma suddetta - si rallegrò per le condizioni fiorenti della Scuola, e incoraggiò gli alunni a perfezionare la loro cultura religiosa.

Dall' ltalia.

ALESSANDRIA - Il giorno dell'Epifania, al locale Oratorio Salesiano, ebbe luogo la distribuzione dei premi ai giovani più assidui all'Oratorio e più diligenti nello studio del catechismo, e insieme si fece un bell'Albero di Natale.

Il salone D. Bosco, apparato all'uopo, era al completo, occupato parte da signori e signore cooperatrici, parte dai 350 giovani dell'Oratorio. Il trattenimento musico-letterario piacque assai ; ma ai cari giovanetti piacquero più i premi ricevuti. Orologi, pezze di stoffa per abiti, maglie, libri, dolci, giocattoli, tutto era stato abbondantemente procurato dai benefattori, che rimasero contenti dell'ora passata in mezzo ai loro beneficati. Ci auguriamo che la loro carità continui ad aiutare un'opera tutt'intesa ad educare i figli del popolo.

COMACCHIO. - La solennità dell'Immacolata fu celebrata con molta gioia e devozione nell'Oratorio Salesiano. I giovani del Circolo Pio X e gli alunni dell'Oratorio si accostarono numerosi ai SS. Sacramenti. La Messa fu celebrata da uno dei nostri Missionari, partiti per l'India, il quale era ospite di quell'Oratorio.

Alla sera, nel teatrino, e alla presenza di tutte le Autorità ecclesiastiche, civili e militari e di numeroso e scelto pubblico, i giovani cantori del Circolo Pio X e dell'Oratorio, accompagnati da scelta orchestra cittadina, eseguirono sotto la direzione del sac. Michelangelo Rubino il melodramma Colombo fanciullo del Polleri, e le Scene notturne, scherzo comico del prof. Giuseppe Cicognani. I giovani attori seppero interessare vivamente il pubblico, il quale, compreso di ammirazione, ripetutamente li applaudì assieme a chi aveva saputo trasfondere in loro tanto gusto musicale e così fine sentimento.

Nella domenica susseguente, alla seconda rappresentazione data con ancor più felice successo, si vollero donati ai due giovani protagonisti Cavallieri Mario e Barillari Giuseppe due eleganti orologi d'argento, uno offerto dall'egregio capitano Canonico, comandante del presidio, e l'altro provveduto dal Direttore dell'Oratorio ; il quale, nel consegnare ai giovani il bel regalo, rivolse alcune parole ai parenti degli alunni, e ringraziò il Capitano del dono e dell'affetto che dimostra all'opera eminentemente provvidenziale degli Oratori festivi. Una parola di lode va pure rivolta all'ottima orchestra composta di bravi signori dilettanti della città, con a capo il prof. Filippo Bellini.

MILANO - Preziosa visita del Cardinale Arcivescovo. - La vigilia del S. Natale spuntò oltremodo lieta pei nostri confratelli di Milano e pei loro cari giovanetti. Al mattino, per tempo, S. Em. Rev.ma il Cardinal Arcivescovo Andrea C. Ferrari volle portar loro di sua presenza gli auguri delle Sante Feste. Sua Eminenza si recò all'Istituto S. Ambrogio per celebrarvi la messa della Comunità.

Al Vangelo, l'Em.mo Porporato rivolse ai giovanetti la sua calda ed eloquente parola, spiegando gli ammaestramenti che suggerisce la culla di Betlem, ammaestramenti di povertà volontaria, distacco dalle cose della terra, umiltà, obbedienza, mortificazione e santa purezza, esortando quei buoni giovanetti a praticare sì belle virtù che formano realmente la vera felicità dell'uomo su questa terra. Nel suo dire, ebbe anche la bontà di encomiare i poveri figli di D. Bosco e rallegrarsi con loro, che sull'esempio del loro Fondatore, fattisi volontariamente poveri per amore di Gesù Cristo « tutto e sempre dimandano ai loro Cooperatori e Cooperatrici per preparare una decente culla al Bambino nel cuore di tanti poveri giovanetti ed innalzargli grandiosi templi e case, veri focolari dell'amore di Dio ».

La S. Comunione fu, si può dire, generale, perchè tutti andarono a gara per ricevere il Pane degli Angeli dalle mani dell'amato Pastore.

Dopo la S. Messa, Sua Eminenza salendo per lo scalone maggiore, ove frammezzo a festosi addobbi una grande inscrizione diceva all' illustre Porporato come la stia visita e la sua benedizione fosse pei figli preludio della pace e del gaudio del Bambino di Betlem, recossi nella sala di ricevimento. Quivi un giovinetto, con accento commosso, a nome di tutti i compagni presentava all' Em.mo Principe sentiti ringraziamenti e fervidi auguri, assicurandolo che tutti avrebbero ricordato la sua visita preziosa e fatto tesoro dei suoi saggi ammonimenti. La Schola Cantorum eseguì un bellissimo inno a quattro voci, e Sua Eminenza ebbe parole di vivo elogio al maestro e nuovi incoraggiamenti ai giovanetti ad approfittare dell'insegnamento che loro s'imparte nell'Istituto.

Mentre la banda musicale faceva risuonar l'aria di note armoniose, l'Eminentissimo passò a visitare la Piccola Esposizione delle Scuole Professionali, ove mostrò viva soddisfazione pel profitto dei numerosi artigianelli in ognuna delle nove arti o mestieri, a cui sono applicati.

Sua Eminenza volle pur visitare la nuova Chiesa di S. Agostino. Si compiacque di vedere i lavori già portati a buon punto. Ammirò la bellezza dello stile, la solidità della costruzione, la vastità delle navate ; gli piacquero assai le massicce colonne granitiche coi loro artistici capitelli, nonchè le snelle colonnine delle tribune coi loro finissimi capitelli che sembrano un lavoro di traforo o di ricamo; trovò riuscitissimo il saggio di decorazione eseguito alla prima arcata d'ingresso ; e benchè costrutta solo per metà, mostrò vivissimo desiderio che venga quanto prima aperta al pubblico a vantaggio spirituale di tanta popolazione agglomeratasi in quella parte di Milano. Nel congedarsi l'Em.mo Pastore volle rinnovare a tutti i suoi auguri: e impartita la pastorale benedizione, partiva acclamato dai 400 e più giovanetti e salutato nuovamente dalle note festanti della musica istrumentale.

- Un'altra visita preziosa fu quella che pochi giorni prima aveva fatto all'istituto S. E. Rev.ma Mons. Morabito, Vescovo di Mileto, desideroso di visitare dieci orfanelli della sua diletta Calabria, raccolti nell'Istituto medesimo. Il suo arrivo fu salutato da un fragoroso scoppio di applausi di tutti i 400 giovinetti. Lessero un gentile e caldo saluto due artigianelli, uno dei quali calabrese ; e Monsignore si degnò rivolgere ai presenti alcune parole di ringraziamento e di lode ai figli di Don Bosco. Subito dopo, Sua Eccellenza passava a visitare i vari laboratori e la bella chiesa in costruzione.

- La piccola Esposizione, cui più sopra abbiamo accennato, venne aperta sotto le Feste Natalizie per dare ai Cooperatori milanesi una nuova prova del crescente progresso degli artigianelli e insieme offrir loro una bella comodità di provvedersi qualche opportunissimo regalo, beneficando contemporaneamente l'Istituto. Infatti la Scuola di Ceramica uso Capodimonte, che ebbe già parecchie onorificenze, espose riuscitissimi soggetti religiosi, storici, mitologici, di fantasia, di grandi e piccole dimensioni, che si prestarono mirabilmente per elegantissime Strenne Natalizie e di Capo d'Anno.

- Quando si aprirà la nuova Chiesa di S. Agostino? L'Em.mo Card. Arcivescovo C. Andrea Ferrari espresse ai nostri confratelli il voto ardentissimo che essa venga aperta il più presto possibile. E pur questo il vivo desiderio del nostro Superiore Don Rua: tuttavia il giorno sospirato certo non potrà essere prima di Pasqua. E perchè? Il perchè è facile a comprendersi ; diciamo quindi ai Cooperatori lombardi : « Accelerate coi vostri soccorsi l'apertura di questa chiesa, che è destinata a far tanto bene alle anime !... ».

TREVIGLIO - Tributo di riconoscenza. - Il Collegio della S. Famiglia di Treviglio , la seconda domenica di dicembre festeggiò il giubileo sacerdotale del suo primo e più insigne benefattore, il rev.mo Prevosto, Mons. Alessio Nazari.

Nel grande salone del collegio, ove numerosi erano accorsi i trevigliesi a far corona al loro amato Pastore, si svolse il programma di una simpatica e riuscitissima accademia. L'egregio avv. Tirigallo, con intensità di pensiero e spesso interrotto da applausi, tratteggiò nel discorso d'introduzione l'opera di Mons. Prevosto nei cinquant'anni dalla sua prima Messa. Egli, testimone dell'azione mirabile spiegata da Mons. Nazari in Treviglio, dalle difficoltà e delle lotte superate, potè meglio dì ogni altro preseutare in pochi vivacissimi quadri, quanto la mente sua illuminata, la fermezza del carattere, la fede iuconcussa nella sua missione, operarono di bene fra il popolo trevigliese che riconosce in lui il padre, l'amico, il benefattore.

Le parti musicali, intramezzate da brevi declamazioni, vibranti di riconoscenza e di sincera devozione, furono di bell'effetto, specialmente nella parte corale, e piacquero per la vita che le due Scholae Cantorum del Collegio e dell'Oratorio festivo, seppero trasfondere nell'interpretazione, e per l'amore che mostrarono nell'esecuzione. Il Direttore dell'istituto offriva a Mons. Prevosto un elegante Messale della nostra tipografia, dono dei numerosissimi giovanetti dell'Oratorio festivo, ed un bel servizio d'argento per il Lavabo della Messa, dono dei superiori ed alunni del Collegio. Un terzo dono, artistico lavoro della scuola di ceramica dell'Istituto Salesiano di Milano, fu presentato dall'ispettore delle Case Salesiane della Lombardia, il rev. D. Lorenzo Saluzzo , il quale, presa per ultimo la parola, portò anche il saluto e l'augurio del nostro Superiore Don Rua, e sintetizzando rapidamente quanto era stato detto dell'opera di Mons. Nazari, ne riaffermava la importanza come di un nuovo trionfo del sacerdozio cattolico, che passa beneficando in seno alla società, trasformando e ritemprando gli spiriti col soffio vivificatore della fede, della carità e dell'amore.

Nel Canton Ticino.

MAROGGIA. - Il Collegio D. Bosco, apertosi a Maroggia, ridente località sul lago di Lugano, fu inaugurato il 14 dicembre u. s. con una simpatica e riuscitissima festa, che lasciò la più lieta impressione.

S. E. Rev.ma Mons. Peri-Morosini, Amministratore Apostolico del Canton Ticino, che degnossi presiedere la festa inaugurale, fu fatto segno alle più vive espressioni di riverente affetto dai giovanetti del collegio e dai numerosi intervenuti. Cordialissima l'agape cui presero parte molti sacerdoti e laici ammiratori di D. Bosco e delle Opere sue ; inappuntabile il concerto dato dalla banda dell'Istituto S. Ambrogio di Milano invitata per la circostanza ; splendida l'accademia musico-letteraria in cui quei giovanetti diedero prova di una disinvoltura non comune e mostrarono ancora una volta a quali principii di educazione vengano informati gli alunni nei collegi di D. Bosco. E questo appunto volle far rilevare Sua Eccellenza nelle parole di chiusa: « I collegi di D. Bosco, disse Mons. Vescovo, sono i migliori per l'educazione della gioventù moderna, perchè vi si insegna la vita pratica, vi si forma il carattere e vi si educa il cuore, per cui stiano certi i Salesiani che mi avranno loro padre e protettore. »

La festa venne pur onorata dalla presenza del dott. Don Francesco Cerruti, rappresentante del sig. D. Rua, dal sac. Lorenzo Saluzzo, Ispettore delle Case Salesiane Lombarde, dal Cons. di Stato dott. Casella, nonché da moltissimi signori e signore che rimasero molto bene impressionati sia della festa, sia degli splendidi locali e dell'amena posizione del Collegio, che è senza dubbio uno dei punti più incantevoli del lago di Lugano.

Spagna e Portogallo.

VITTORIA (Spagna) - La Casa salesiana aperta a Villaverde de Pontones per uno studentato pei figli di Maria, nelle scorse vacanze autunnali venne trasferita a Vittoria, bella cittadina della Biscaia. Quivi attendeva i superiori e gli alunni l'illustre cooperatrice salesiana D.a Felicita ved. di Olave, benemerita fondatrice di quelle scuole. Arrivando alla nuova dimora, i giovani restarono maravigliati al contemplare gli spaziosi corridoi e le belle sale e tutto il comodo edilizio. Anche nel refettorio e nei dormitori nulla mancava di quanto era necessario per un buon ristoro dopo una lunga camminata: ovunque si scorgeva la mano premurosa di una vera madre. Iddio ricompensi la buona signora!

LISBONA - Il primo dicembre fu il giorno sospirato per il trasloco delle Scuole Professionali dell'Istituto S. Giuseppe di Lisbona ai nuovi locali, costrutti su disegno dell'architetto Mario Ceradini.

Dal volto dei giovani ammiranti i nitidi dormitori e gli alti e spaziosi porticati, traspariva la gioia più intensa. Il nuovo fabbricato venne eretto-secondo ogni regola d'igiene, su alto poggio donde si scorge l'entrata del poetico e profondo porto di Lisbona. Il luogo è quanto mai ameno e salubre. La costruzione, nel suo disegno, è ben lontana dall'essere finita; se n'è compiuta solo una parte, sufficiente però per raccogliere tutti gli ottanta giovanetti che abitavano la casa che si aveva in affitto, ed anzi una quarantina in più. Ma a misura che si riceveranno dai Cooperatori di Lisbona gli aiuti che finora non son mai mancati, si continuerà ad attuare il disegno fino a veder coronata l'ardua impresa con un bellissimo tempio in onore di Maria Ausiliatrice.

Preparansi grandi feste per l'inaugurazione della parte edificata, che costituisce già un insigne monumento della carità dei generosi Cooperatori Portoghesi a pro' della gioventù povera ed abbandonata.

Centro America.

S. SALVADOR (Centro America) - Gli Oratori festivi, aperti nella Repubblica di S. Salvador, esercitano un benefico apostolato e sono tutti fiorenti.

Quello di S. Tecla è frequentato ogni domenica da 16o e più ragazzi. Presentemente la loro assiduità è proprio degna di lode. Ogni mese, il primo venerdì, quasi tutti si accostano ai SS. Sacramenti, per compiere il pio esercizio detto della Buona Morte; così pure nelle principali solennità v'è comunione generale. Le patronesse dell'Oratorio provvedono frutta abbondante tutte le domeniche, ed ogni trimestre oggetti per una bella lotteria. Questi sono molto cari ai ragazzi, poichè consistono in vestiti, biancheria, calzature ecc. ecc.

Gli alunni del Collegio dànno di tanto in tanto delle rappresentazioni teatrali esclusivamente per gli oratoriani.

Anche l'Oratorio di S. Salvador, vive di vita benefica e rigogliosa. Il direttore è tutto pei suoi ragazzi; i quali passano quasi sempre i duecento e sono assai docili. Anche qui si cominciò a praticare ogni mese il pio esercizio della Buona Morte, con ottimi risultati. Vi si stabilì anche un circolo per i più grandicelli, chiamato Sociedad D. Bosco, che ha per distintivo un medaglione, coll'effigie del nostro buon Padre circondata da un'elegante coccarda dai colori della bandiera nazionale. Molti dei soci non si tolgono mai questa divisa, e quindi si incontrano sovente per le vie, nei negozi e nelle officine, giovanotti che senza il minimo rispetto umano portano attaccato all'occhiello della giubba il detto distintivo, facendo sempre più conoscere il nostro D. Bosco. V'è pure la Compagnia di San Luigi Gonzaga, di cui celebrano la festa con vero entusiasmo. L'anno scorro vi assistette Mons. Vescovo col suo degno Vicario e molti benefattori.

Ogni domenica, dopo la messa che si dice alle otto e mezzo, i più grandicelli hanno scuola di Canto Gregoriano, hanno cominciato a studiare la Missa Angelorum; sono appena ai principi ma si spera di ottener molto a poco a poco. Nel pomeriggio, per tre quarti d'ora s'insegna il catechismo a domande e risposte, quindi segue una chiara spiegazione del medesimo per un quarto d'ora.

Gli stessi oratoriani poi dànno rappresentazioni teatrali alle quali accorrono con interesse le principali famiglie...

Tali le consolanti notizie che ci provengono dagli Oratori festivi aperti in quella republica.

NECROLOGIA

Il Card. Marcello Spìnola y Maestre Arcivescovo di Siviglia.

IL 19 gennaio abbandonava questo luogo d'esilio il Card. Marcello Spinola y Maestre, uno dei quattro Cardinali creati dal S. Padre nell'ultimo concistoro dell' 11 dicembre. Come è vero che la morte non guarda in faccia a nessuno ! Appena venti giorni prima il neoPorporato aveva solennemente ricevuto la benedetta cardinalizia nella reggia di Madrid, dal giovane Re di Spagna.

L'Em.mo Spinola fu un zelantissimo Cooperatore Salesiano, ed un ammiratore entusiasta del nostro D. Bosco. Una delle più belle monografie del nostro buon Padre uscì dalla penna dell'Em.mo Spinola, allora vescovo titolare di Milo.

Ammiratore di ogni opera di carità, intrecciò le fatiche del ministero sostenute con apostolico coraggio, all'esercizio indefesso della pìù cara di tutte le virtù. Nella terribile crisi agricola che afflisse poco tempo fa l'Andalusia, si pose alla testa del comitato costituitosi per la raccolta di soccorsi e fu visto bussare alle porte di tutti i facoltosi in cerca di elemosine... La memoria di tali uomini rimane eternamente in benedizione.

Sia pace all'anima sua elettissima.

La marchesa Marìanna Polìtì ved. Zambeccari.

Come abbiam promesso, torniamo a raccomandare ai pietosi suffragi dei nostri Cooperatori l'anima della pia, illustre e caritatevole marchesa Zambeccari, morta a Bologna la mattina del 19 dicembre nella veneranda età di 87 anni.

« Esempio nobilissimo di fede, di integrità di vita, e della più illuminata carità, come scrisse egregiamente l'Avvenire d'Italia, spese la sua lunga esistenza nel fare il bene, prodigando il largo censo in ogni opera buona, e sopratutto nel favorire l'educazione della gioventù povera.

« Quanti la conobbero ricorderanno sempre la intelligenza viva, il giusto criterio, e l'equanimità benevola di quell'illustre gentildonna.

« Era vedova del Marchese Camillo Zambeccari, ultimo di questa famiglia, e con Lei si estingue pure la nobile famiglia Politi di Parma. »

L'illustre marchesa non appena conobbe Don Bosco (e fu più di trent'anni fa), ebbe per l'apostolo della gioventù una stima e venerazione profonda. Fu ella che a far meglio conoscere i nuovi prodigi della carità, incaricava il conte Carlo Conestabile della Staffa di stendere una monografia su D. Bosco e il P. Ludovico da Casoria, monografia che la zelante signora fe' stampare a sue spese e diffondere gratuitamente per la penisola.

Anche dell'Opera Salesiana la compianta marchesa Zambeccari fu grande ammiratrice, fu realmente delle più illustri Cooperatrici salesiane ; e come tale, noi sentiamo vivo il dovere d'invocare per lei copiosi e ferventi suffragi. Noi pure abbiam pregato ; dal Signore che è giusto retributore delle opere buone, Le ab= biam implorato il godimento di quel premio che Ella si meritò nella sua lunga vita coll'esercizio delle più elette virtù.

Il Sac. D. Luìgì De=Vicente Rìos.

S. Raffaele di Maracaibo, il 16 novembre u. s. si spegneva ancor nel fiore degli anni il virtuoso e zelante Cooperatore Sacerdote D. Luigi De-Vincente Rios.

La sua morte fu quella d'un santo. Fervente Cooperatore prima ancora di essere consacrato Sacerdote, zelò con tutte le sue forze la fondazione salesiana di Maracaibo, compiutasi l'anno 1902 : e di quei nostri confratelli fu l'amico più tenero, il più cordiale benefattore fino alla morte.

Morì, promettendo che avrebbe pregato molto per l'opera Salesiana di Maracaibo : e noi crediamo che egli abbia cominciato a compiere la sua promessa, poichè ci giungono le notizie più liete per lo sviluppo di quella fondazione.

Raccomandiamo il pio Cooperatore ai più devoti suffragi.

Facciamo particolari suffragi anche pei seguenti Cooperatori defunti

Reatti Ernesto - Quattro Castella, Reggio Emilia. Regna-Spinelli Chiara n. Bovio - Bitonto, Rari. Rocchi D. Domenico, mansionario - Città della Pieve. Rocco D. Giuseppe - Ontagnano, Udine. Roero contessa Alina di Monticelli - Torino. Roero contessa Annetta di Monticelli - Torino. Rolando Maddalena V." Allisiardi - Torino. Romanzecchini Maria - Suna, Novara. Rossi D. Gaetano - Palestrina, Roma. Rossi com,n. Giuseppe, tenente generale - Torino. Rossi D. Serafino - Pergola, Pesaro-Urbino. Sandri Pietro - Rovere della Luna, Tirolo. Sangiorgio Placido - Biancavilla, Catania. Santi Luigi - Vergemoli, Massa-Carrara. Sartori Antonio - Grancona, Vicenza. Sassi Antonia in Boschi.- Faenza. Sassone Maddalena - Rossignano, Alessandria. Schielotto Ignazietta in Gorlero - Alassio, Genova.

Scoperi D. Bernardo, Arcip. V. F. - Marinasco, Genova. Scrinzo D. Gio. Batt., beneficiato - Giarole, Alessandria. Semeria D. Giovanni, parroco - Onzo, Genova. Sette D. Gioachino, cappellano - Mossano, Vicenza. Settimo Genoveffa - Alba, Cuneo. Siletti D. Pietro -- Montalenghe, Torino. Solveni Teodolinda, maestra - Recorfano, Cremona. Sona Lucia - Negrar, Verona.

Sottocornola D. Bernardo, Vic. For. -- Settala, Milano. Spellanzon Mons. Giuseppe - Vicario, Venezia. Sulfrini D. Pietro - Ravenna.

Svarz Giuseppina - Verona.

Tardelli D. Michele, rettore - Cambiano, Firenze. Tartara Gio. Battista - Lobbi, Alessandria. Toniasi Luigi - Bormio, Rovigo.

Tosi D. Lorenzo, arciprete - Pellegrino Parmense. Trentin D. Pacifico - Este, Padova. Tronfi marchesa Antonietta - Ancona. Turri Paolo - Negrar, Verona.

Tusiti D. Marcello, arciprete -- Quinto, Treviso. Vacchina Giuseppe fu Domenico - S. Damiano d'Asti. Vanzetti Irene Tolladore -- Schio, Vicenza. Vegas Rebecca - Catania.

Velasco D. Magno - Torino.

Venerati D. Natale - Udine.

Vici D. Francesco, canonico - S. Ginesio, Macerata. Villa D. Teodoro, parroco - Gropello, Milano. Vinzio Teresa - Romagnano Sesia, Novara. Visconti Paolo - Spigno Monferrato, Alessandria. Visetti cav. Vittorio Emanuele - Torino. Zanetti Maria - Venaria Reale, Torino. Zangirolami Antonio - Cavarzere, V inezia. Zapulla D. Gaetano - Bucchieri, Siracusa.

Zileri Dal Verme cont. Gabriella n. Massimo - Vicenza.

Dal 15 ottobre al 15 dicembre 19o5.   -

Amici Luisa - Bologna.

Andreani Giovanni - Orvieto, Perugia.

Ardissino V.' Rosa - Romano Canavese, Torino. Ardizio Clemente - Bellinzago, Novara.

Arnaldi cav. G. B. dei conti di Finalborgo - Torino. Auxilia Comm. Gio. Battista - Torino. Atzeri Ottavio - Cagliari.

Avial Costanzo -- Tigliole, Alessandria.

Bacigalupo Caterina V.a Obertello -- Bargone, Genova. Bacilieri D. Giuseppe, rettore - Focomorto, Ferrara. Bartoli Salvatrice fu cav. Ercole - Mazzarino. Bertolotto sorelle, maestre -- Savona, Genova. Bisighini Carlo - S. Pietro di Legna,o. Bodini Antonio, prestinaio -- Manerbio, Brescia. Bolgeri D. Tobia, parroco - Montorfano, Conio. Bonamico Paolina - Breme, Pavia. Bonanomi D. Canziano, parroco - Botta, Bergamo. Bonzani prof. Francesco - Savona, Genova. Borrotto D. Antonio - Cologna Veneta. Botta Marianna - Pavia.

Bovio Carlo fu Giacomo - Bellinzago, Novara.

Buccio D. Bortolo - Ponte Caffaro, Brescia. Buniva D. G. B., parroco - Pinerolo, Torino. Bussolini Maria fu Lorenzo - Arsago, Milano. Cabras can. Giuliano - Sassari. Callegari ch. Angelo - Pavia. Calvo Teresa - Carignano, Torino. Candiani Angelo - Busto Arsizio, Milano. Canepa Teresa - Genova. Cappellano Catterina - Biella, Novara. Carli dottor Ignazio, notaio - Cerea, Verona. Carnevali Filomena - S. Severino Marche, Macerata. Casacci D. Gernignano, prevosto -S. Dalmazzo, Modena. Caselli D. Luigi, arciprete tit. - Molinella, Bologna. Cassini Margherita V.a dei marchesi di Orengo -S. Remo. Cecchini D. Oreste - Lizzano, Firenze. Cecconi D Giuseppe - Caselle, Treviso. Celli can. D. Raffaele - Roma. Cesani Irene - Vigevano, Pavia. Chiappano D. Giovanni - Varzi, Pavia. Chiappino Luigi - S. Sebastiano Po, Torino. Cioffi D. Amato - S. Cipriano Picentino, Salerno. Ciresa D. Giacomo, parroco - Ballarlo Superiore, Conto. Cofano can. D. Abele - Fasano, Bari. Colli can. D. Vincenzo -- Vigevano, Pavia. Cocozza Teresa - Portici, Napoli.

Cosner Gaspare - Imer, Tirolo.

Cucchi D. Paolo, arciprete - Filacciano, Roana. Dall'Agnol Giuseppe - Nova Padova, Brasile. Dalzocchio D. Carlo, parroco - Baselga, Tirolo. De Felice Teresa - Montoro Inferiore, Avellino. Del Colle D. Francesco, curato - Coltura, Udine. De Sanctis Alessandro - Bovara, Perugia Di Canossa marchese Ottavio - Verona.

Di Paolo D. Ignazio, arciprete - Civita Campomarano. Druis D. Agostino - Fiumicello, Austria. Fabris D. Domenico - Monti nel Nuovo, Vicenza. Falcone D. Gaetano, parroco - Cava dei Tirreni, Salerno. Farina Antonio, tipografo - Torino. Ferdinando Francesco - Castellazzo Bormida. Ferronato Elena n- Mazzucchini - Bento Gonçalves. Fiandaca-Seminatore Maria Grazia- S. Caterina Villarm. Fiori Macedonia - Milano. Fiorillo D. Lucio, parroco - S. Leccio, Caserta Frigerio Antonio - Barlassina, Milano Galeazzo Marco Baralla. colonnello - Savona, Genova. Gambero Giovannina - Parabiago, Milano. Gamna V.a Delfino - Torino. Gargnani Marini contessa Marianna - Firenze. Gatti Catterina V.a Graziano - Dogliani, Cuneo. Gemassini Angela - Lendinara, Rov, o. Giusti Angela - Savona, Genova. Gnocchi Carlo - Codogno, Cremona. Gobbi Catterina - Bre me, Pavia. Gramaglia Teresa - Torino. Grazzini Enrichetta V.a Morelli - Firenze. Gasparini D. Marco, pievano -- Siena. Gastaldi can. D. Carlo - Tortona, Alessandria. Gonella l'almira - Terranova Bracciolini, Arezzo, Grassi ch. Venanzio, sem. teol. - Como. Grecchi dottor Vincenzo - Brisighella, Ravenna. Guastavino Giulio - Varazze, Genova. Leone D. Giovanni - Croce Mosso, Novara. Lezzerini D. Angelo, parroco - Matelica, Macerata. Maluccetti D. Gioachino, rettore - Formignano, Forli. Malusa Maddalena --- Pellestrina, Venezia. Manfredi D. Vincenzo - Isola della Scala, Verona. Manfrinotti Giovannina - Tornaco, Novara. Manini Rosa - Manerbio, Brescia. Manoni Raffaele - Assisi, Perugia. Martinengo D. Antonio - Savona. Genova. Marchetti D. Giovanni, arciprete - Cerano, Novara. Marchiai Maria - Breme, Patria. Marchisio cav. Giuseppe - Novara. Matsa Catterina n. Data - Torino. Massarenti D. Marcello - Roana.

Massari D. Bartolomeo, part. - Piano di Artogne, Brescia. Massotti D. Antonio - Verecchie, Aquila. Mattei Giuseppe, maestro - Grana, Novara.

Melotti D. Antonio, part. Vic. For. - Gorzone, Brescia. Mensio Rosa di Giuseppe - Druent, Torino. Mercandino Giuseppina - Torino. Merlo D. Pietro, arciprete - Castino, Cuneo. Minguzzi Tommaso - Bagnacavallo, Ravenna. Mischia Tommaso - Negrar, Verona. Montellauico D. Iginio, canc. - Velletri, Roma. Monti D. Luigi - Vignale, Alessandria. Mughini D. Giuseppe rettore - Modigliana, Firenze. Musso Enrico - Laigueglia, Genova. Nardi D. Antonio, parroco - Piè del Poggio, Aquila. Naselli Feo conte avv. Carlo - Savona, Genova. Naselli contessa Margherita n. Arnaldi -- Savona, Genova.