BS 1890s|1893|Bollettino Salesiano Giugno 1893

ANNO XVII. - N. 6.   Esce una volta ai mese.   GIUGNO 1893.

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

L'Opera del S. Cuore di Gesù in Roma.

La Divozione al S. Cuore di Gesù nel Giubileo Episcopale di Leone XIII.

Il primo Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

Le conferenze di Mons. Gio. Cagliero ai Cooperatori e allo Cooperatrici Salesiane di Marsala, Catania, Napoli e Ancona.

Un nuovo Oratorio festivo a Catania. Una felice trasformazione.

Il Vescovado di Tripoli, titolo conferito a Monsignor Lasagna.

Notizie dei nostri Missionari: Dal Messico, Brasile ed Equatore.

Notizie varie. - L'Arcivescovo di Torino a Valsalice. - Il pellegrinaggio Olandese a Torino. - Un incendio. Azione Salesiana.

Cooperatori defunti.

L'opera del S. Cuore di Gesù.

A perpetua memoria del faustissimo Giubileo Episcopale del regnante Pontefice Leone XIII, i Salesiani ed i loro Cooperatori eressero il vasto Ospizio che ammirasi oggi finito presso la sontuosa basilica del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Ora che l'Ospizio è eretto, fa duopo che cresca fino a 500 il numero dei giovanetti nel medesimo già ricoverati. Ma come mantenerli senza l'aiuto dei Benefattori ? Pure a tale intento era stata istituita l'Opera del Sacro Cuore, per la quale si raccolgono offerte di una lira, ed in compenso degli offerenti sono celebrate in perpetuo ogni giorno sei Messe nella suddetta Basilica.

Tutti i Cooperatori e le Cooperatrici dovrebbero farvi inscrivere se stessi , tutti quelli della propria famiglia, non esclusi i defunti, e zelare per ottenere nuove ascrizioni tra gli amici e conoscenti.

Ad ogni offerente sarà spedito prontamente un bellissimo ricordo.

Chi brama circolari e pagelle per far conoscere e diffondere quest'Opera, non ha che da farcene domanda.

Onoriamo il Sacro Cuore di Gesù, con. correndo a compiere l'opera di eminente carità, che va crescendo all'ombra della sua Basilica in Roma.

LA DIVOZIONE AL S. CUORE DI GESU'

nel Giubileo Episcopale DI LEONE XIII

COMPioNO ora sei anni, dacchè si faceva in Roma la solenne consecrazione della chiesa monumentale del S. Cuore di Gesù. All' osservazione che la chiesa non era ancora artisticamente finita, Don Bosco , di sempre cara e venerata memoria, rispondeva: bisogna provvedere ai bisogni spirituali urgenti di una popolazione di oltre 15000 anime; le esigenze della carità vanno innanzi a quelle dell'arte. E poi, aggiungeva, il Papa mi affidò l'incarico della costruzione; mi sta a cuore che il Giubileo sacerdotale di Leone XIII sia fin d'ora dai Salesiani e dai loro Cooperatori iniziato coll'inaugurazione di un'opera, da lui così amata e desiderata.

Don Bosco scese nella tomba; ma l'opera di lui non rimase a metà. Il suo successore D. Michele Rua la continuò con pari ardore, condusse a termine quanto rimaneva ancora a fare riguardo alle chiesa sotto l'aspetto artistico, e ne compì l'annesso Ospizio, reso ora capace di oltre 500 giovani. E quel che Don Bosco fece nel maggio 1887 in preparazione al Giubileo sacerdotale di Leone XIII, D. Rua eseguì nel marzo u. s. pel Giubileo Episcopale dello stesso Leone XIII coll'inaugurazione e la dedica dell' Ospizio all'Augusto Pontefice. Come è mai consolante questa non mai interrotta continuazione di opere di fede e di carità, onde va glorioso il cristianesimo cattolico ! Muoiono le persone, ma vivono, e vivono d'una vitalità perenne le istituzioni che sovr'esso si fondano e da esso si diramano.

Nella Scrittura (1) la Chiesa di Gesù Cristo vien paragonata ad una regina maestosamente assisa alla destra del Re. L'abbella il manto d'oro, che è la carità, e la circonda ogni varietà di ornamenti, che sono anzitutto le virtù interiori e i doni suoi di grazia, poi il culto esteriore con la varietà delle cerimonie e de' riti sacri, così potente ad attestar la fede e a mantenere e confermar la pietà. Ora è al ravvivamento della fede, è al risveglio della pietà, è al riaccendimento della carità che s'indirizza appunto la divozione al S. Cuore di Gesù. Il cuore, sorgente ed, anima dell'affetto, come l' amore è la causa e la vita di tutto il creato, doveva in G. C. e per G. C. essere elevato alla più alta dignità; doveva in lui e per lui riuscire lo strumento più potente alla santificazione de' buoni e all' emendamento de' traviati. Non è quindi a maravigliare se i Papi, Vícarii di G. C., furono della divozione al Divin Cuore difensori e custodi incessanti. Certo la S. Sede procede ne' suoi atti con sapiente lentezza e perciò non approvò d'un colpo la nuova divozione; nuova diciamo nella forma, chè nella sostanza è antica quanto il Cristianesimo. Ma quel permettere che fece Innocenzo XI fin dal 1689 la celebrazione della prima Messa propria ad onore del S. Cuor di Gesù nella chiesa della Visitazione di Dijon; le numerose Confraternite, sorte ed intitolate dal Cuor di Gesù, che si propagarono in breve per tutto il mondo ; i privilegi e le indulgenze pontificie; onde furono arricchite; tutte queste cose rivelano fin da' loro esordii l' affettuosa disposizione de' Papi a favore di essa divozione.

Venne intanto il 1765, e Clemente XIII, fra le angoscie del suo travagliatissimo pontificato, trovava conforto nella concessione della Messa e dell'ufficio proprio del Cuor di Gesù a' non meno tribolati Vescovi della Polonia; concessione estesa poco dopo a molti altri Vescovi che s'affrettarono a chiedere la stessa grazia. Fu primo fra essi s. Alfonso de' Liguori, vescovo di S. Agata de' Goti, che celebrò la festa del S. Cuore con istraordinario slancio e premettendovi predicazioni e preghiere.

Invano si leva contro il Conciliabolo di Pistoia del 1789; Pio VI condanna gli errori de' novelli farisei ed approva 'solennemente la divozione al S. Cuor di Gesù, concedendo nel 1797 al piissimo re di Sardegna, Carlo Emanuele IV, quello che 20 anni innanzi aveva accordato alla Regina del Portogallo, vale a dire la Messa e l'ufficio del S. Cuore per tutti i dominii di Casa Savoia.

Spuntano al fine i giorni del trionfo Pio IX di s.a m.a estende nel 1856 a tutta la Chiesa la Messa e l' ufficio del Sacro Cuore ; innalza otto anni dopo all' onor degli altari quell'apostolo della divozione del Cuor di Gesù, che fu la B. Margherita Alacoque, e con Decreto del 22 aprile 1874 approva l'atto solenne della consacrazione di tutto il mondo al Cuor di Gesù.

Pio IX scende nel sepolcro; ma non muore con lui la divozione al Cuor di Gesù. Il suo glorioso successore Leone XIII la promuove, la dilata per tutte parti, sommamente bramando (son parole testuali del Decreto pontificio 18 maggio 1889) che in tanta malvagità di tempi non si tralasci veruna occasione di dare una testimonianza di speciale ossequio al Santissimo Cuor di Gesù.

Ricordiamo adunque, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, questo vivissimo desiderio del Vicario di G. C., e animiamoci a celebrar con fervore questo mese e soprattutto la festa dedicata al Cuor di Gesù. La preghiera, la limosina e la frequenza ai SS. Sacramenti , ecco i tre mezzi principali e più graditi al divin Cuore. Pratichiamoli con ardore questi mezzi, e Gesù benedetto non mancherà di assisterci e consolarci in questi tempi così difficili e travagliosi. La Chiesa e la società, esclamava un giorno Pio IX, hanno riposta tutta la loro confidenza nel Cuor di Gesù. Egli è che salverà la Chiesa e sanerà le piaghe della società.

(1) Adstitit regina a dextris tuis, in vestitu deaurato circumdata oarietate (Salm. XLIV).

IL PRIMO GIUBILEO del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino

COLL'ANIMO compreso d'ineffabile consolazìone e riconoscenza ringraziamo il Cielo del felice e trionfale esito che ebbero le feste giubilari di Maria SS. Ausiliatrice, celebratesi nel suo Santuario di Valdocco.

Venticinque anni fa, il nostro carissimo D. Bosco celebrava la dedicazione di questo tempio con feste le più grandiose e con giubilo d'infinita divozione verso la Gran Madre di Dio; ed ora noi, suoi umili figli ed ammiratori, ne celebrammo con pompa non meno solenne e grande il primo Giubileo che svolsi chiamare d'argento.

Novena.

Ogni giorno, quanto più ci avvicinavamo al 24 Maggio, altrettanto cresceva il numero dei divoti pellegrini al Santuario.

Mattino e sera continuava la predicazione, sostenuta tutto il Mese di Maria Ausiliatrice con gran frutto dagli oratori Salesiani, Sac. D. Giuseppe Rinetti e Sac. Prof. D. Albino Carmagnola, il primo alle ore 6 1/4 ant. ed il secondo alle 7 1/4 della sera.

L'affollarsi poi ai Confessionali fu edificantissimo e consolante. È questo ogni anno uno dei più bei trionfi della novena e festa di Maria Ausiliatrice.

Le grazie che ci venivano riferite a voce o per lettera erano molte ogni giorno. Ci piace qui pubblicarne una almeno che porta la data del 20 Maggio

Castellinaldo, 20 Maggio 1893. Reverendissimo D. Rua,

Le preghiere che la S. V. Rev.ma e gli ottimi suoi salesiani innalzarono al trono di Dio per questa popolazione, ottennero un ottimo risultato. Nelle ultime due annate, in cui ci votammo a Maria SS. Ausiliatrice, non solo fumano liberati dalla grandine che ci travagliava da più anni, ma abbiamo avuto un raccolto piuttosto abbondante dalle nostre campagne. Maria ci coprì col suo manto , ci protesse : oh ! quale fiducia non ispirò nel cuore di tutti noi quell'espressione: « Castellinaldo è la terra di Maria SS. ! » Fossimo noi al caso di meritarci un sì bel titolo!! La S. V. Reverendissima e gli ottimi suoi figli ci aiutino colle loro fervide preghiere, onde non ci rendiamo indegni di un tanto onore. E affinché la Madonna di D. Bosco voglia continuare a spandere sulle nostre campagne, ma specialmente sulle nostre anime, le sue celesti benedizioni, le facciamo una seconda offerta in L. 500, le quali deponiamo nelle mani di Maria Ausiliatrice, quale attestato del nostro animo riconoscente. Gradisca, Rev.mo D. Rua, i sentimenti della più profonda stima, coi più fervidi voti per la di lei prosperità e preziosa conservazione, per parte di chi ha l'onore di dichiararsi

Della S. V. Rev.ma

Obbl.mo Servitore Vico TOMMASO, arciprete.

Sulle sacre funzioni così esprimevasi l'Italia Reale

La novena che i Salesiani ed i loro Cooperatori celebrano in questi giorni in onore della loro celeste Ausiliatrice riesce oltremodo solennissima. Il maestoso Santuario è frequentato da mane a sera da un continuo intervento di fedeli e pellegrini. Alle sacre funzioni della sera la folla è immensa. L'esimio oratore salesiano prof. D. Albino Carmagnola ha tale facondia e mirabile unzione, da sollevare le menti ed i cuori fino all'entusiasmo. La maestà del tempio, gli addobbi ed artistici apparati, il numerosissimo clero, i soavi e grandiosi canti musicali di uno sterminato coro di giovanetti, la divozione del popolo... tutto concorre a presentare uno spettacolo imponentissimo.

Gli ultimi giorni.

Nell'interno dell'Oratorio per gli ultimi giorni si era preparato un gran Banco di beneficenza o Ruota della fortuna, intorno a cui ecco come parla una illustre nostra Cooperatrice nel numero di Pentecoste del sullodato giornale

Fervet opus ! È un grido che riassume l'attività febbrile, il lavorio allegro, l'ansia gioconda per cui si abbella d'un riso di letizia nova l'Istituto di Don Bosco in Valdocco , là dove l'imminente festa di Maria Santissima Ausiliatrice, e la solenne ricorrenza del 25° anniversario dalla consecrazione del suo magnifico tempio, vero gioiello dell'arte cristiana, fanno vieppiù accelerare i preparativi per le sacre funzioni, per i musicali con certi, per le illuminazioni variopinte e per il Banco di Beneficenza che chiameranno in quell'angolo remoto della città nostra una folla di gente a deliziarsi nel gradito e commovente spettacolo di mille e più giovani baldi, robusti, educati, all'ombra del sacro altare, nello studio, nella pietà, nel lavoro, nel bene.

Sotto un vasto portico, nell'ampio cortile dell'Istituto, è allogato il Banco di beneficenza che l'inesauribile carità dei Torinesi ha trasformato in bazar elegante , vario ed interessante per i tanti oggetti d'arte, di lusso, di ornamento, di utilità domestica ed in emporio gastronomico per le molte bottiglie di scelto vino e di prelibati liquori e per altri appetitosi stimoli alla borsa del visitatore, il quale, estraendo biglietti da 10 centesimi o da lire 2,50 potrà tentar la fortuna od assicurarsela propizia nell'intento di evitare il supplizio di Tantalo e soddisfare il ghiotto desiderio che, moderato dalla carità, non gli verrà certo ascritto a colpa.

Le feste incominciano oggi, domenica, e dureranno quattro giorni. Sia dunque il motto d'ordine: Tutti in Valdocco!

Sì, tutti a pregare la Vergine Ausiliatrice che festeggia le sue nozze d'argento colla nostra Torino; tutti ad ammirare i prodigi della filantropia cristiana ; tutti a portare modesto contributo di soccorso per i poveri orfanelli ricoverati nelle tante Case Salesiane sparse pel mondo ; tutti a benedire lo zelantissimo Don Michele Rua, il degno successore del grande Don Bosco, il quale, coadiuvato da un'eletta schiera di anime ferventi del bene, com'è il giovane direttore sacerdote Carlo Farina, dedica le virtù dell'alacre ingegno e la forza del cuor generoso a crescere falangi di sinceri credenti alla Chiesa, di uomini onesti alla società, d'integri cittadini alla patria.

C. Rosa-FORNELLI.

La domenica 21 ed il lunedì 22 furono due giorni di piena festa. La domenica pontificò S. E. Rev.ma Mons. G. B. Cagliero, ed il lunedì S. E. Rev.ma Mons. Bertagna, vescovo titolare di Cafarnao.

Il concorso dei fedeli fu imponente amendue i giorni.

Vi si eseguì scelta musica dai nostri allievi e piacque il primo giorno la grandiosa Messa a quattro voci di S. Cecilia, lavoro inedito di Mons. Cagliero, ed il secondo quella del M.° Haller.

Il martedì, 23 , crebbe il concorso dei fedeli e nel pomeriggio vi fu la solita annuale Conferenza Salesiana. Ne riportiamo brevissimi cenni pubblicati dal sopracitato giornale:

Non ostante il continuo piovere, l'uditorio che adunavasi nel Santuario di Maria Ausiliatrice per la conferenza di S. E. Rev.ma Mores. Cagliero era scelto ed imponente.

Dopo breve lettura ed il canto di un mottetto, alle 3 3/4 compariva sul pulpito il Vescovo-missionario. Esordì con le parole che formano la bandiera di Don Bosco : Da mihi animas, caetera tolle.

« Ora questo motto, così l'esimio oratore, è stato consegnato come preziosa eredità ai Salesiani ed ai loro Cooperatori, i quali vogliono essere aiutati nella grande impresa dell'educazione della gioventù, nella conversione dei selvaggi, nella salvezza delle anime. »

Con eloquenza semplice ed attraentissima l'oratore descrive lo stato presente delle opere di D. Bosco e si diffonde specialmente a parlare delle Missioni che in America i Salesiani sostengono a pro di tante migliaia di emigrati italiani e dei selvaggi patagoni e fueghini...

È un intreccio interessantissimo di fatti e di vivissime descrizioni da guadagnare attenzione ed ammirazione profonda.

La conferenza durò oltre un'ora, e parve a tutti brevissima. Dopo la benedizione, impartita col SS. Sacramento da S. E. Rev.ma Mons. Basilio Leto, titolare di Samaria, l'affollata udienza , si riversò nel primo cortile interno dell'annesso Oratorio , ove era aperto il banco di beneficenza preparato per questi giorni di festa in onore di Maria Ausiliatrice.

Il gran giorno. Viva Maria Ausiliatrice !

Il gran giorno 24 Maggio era atteso con ansia vivissima da mille e mille cuori, e giunse per dar luogo in Valdocco ad uno di quei trionfi di fede e d'amore che di rado ci è dato contemplare, massime ai tempi nostri.

Alle ore 2 1/2 ant. già un gran numero di fedeli raccolti in diversi gruppi sul piazzale del Santuario andavan recitando preci alla Vergine Santissima.

Non era che un lievissimo preludio della fede e della pietà che contemplammo in tutto il giorno. Non è meraviglia quindi, se cuori infiammati da tanta divozione ottengano dal Cielo le più ineffabili grazie. Surgunt pueri et indotti et rapiunt regnum Dei.

Un bambino di circa nove anni, accompagnato dalla propria mamma , venne in quel giorno a ringraziare Maria Ausiliatrice d'averlo sanato da una lunga infermità, per la quale aveva perduto l'uso delle gambe, ed in fede della grazia portava egli stesso le stampelle nella sagrestia del Santuario.

Sì, esclamava, porto alla Madonna questi sostegni, per dire a tutti che la Madonna mi ha guarito.» E traspariva dal suo volto una gioia di Paradiso e camminava disinvolto e leggero in conferma della grazia ricevuta.

Una bambinella, contro ogni speranza guarita per intercessione della Vergine, essa stessa portava un ex-voto d' argento d'appendere all'altare di Maria ed offriva pure il suo obolo in ringraziamento della guarigione miracolosa.

Accennammo due fanciulli, ma quanti ora non dovremmo qui ricordare anche più favoriti di questi primi da Maria SS. Ausiliatrice?

Quanti ex-voti si ricevettero in quel giorno dagli addetti alla sagrestia del Santuario ! (1) Quante relazioni di grazie ottenute dalla potente intercessione di Maria Ausiliatrice ! Ora erano umili contadini che da lontano avevano rivolto lo sguardo a Maria Ausiliatrice nei loro affari materiali e ne erano stati beneficati. Ora erano povere giovani che in pericoli spirituali avevano fatto ricorso a Maria, e Maria le aveva aiutate. Ora erano povere donnette, che riconoscenti a Maria Ausiliatrice venivano nel giorno della sua festa a ringraziare la loro Benefattrice e raccontavano con un linguaggio tutto cuore e verità i segnalati favori ricevuti dalla Gran Madre di Dio. Nè mancarono personaggi altolocati e Nobili matrone, che di Maria Ausiliatrice poterono raccontare segnalate grazie ricevute. Non finiremmo più se dovessimo qui riportare solamente i nomi di quelle persone che di Maria riferirono grazie segnalatissime in quel giorno.

Sí, viva Maria Ausiliatrice ! La sua divozione è arra di salute per il popolo cristiano !

(1) Tra gli altri merita particolare menzione quello ricchissimo portato dagli Operai ed Operaie del Cotonificio Valdocco della Città. Intervennero in corpo ad una Messa, che fu per loro celebrata all' altare di Maria Ausiliatrice, e vi assistettero con edificantissimo contegno.

A Maria Ausiliatrice.

(Dall'Italia Reale del 25 Maggio.)

Beatam me dicent omnes generationes. La nota profezia della Immacolata Vergine Nazarena compiesi anche in questo scorcio di secolo mirabilmente. La cattolica Torino ebbe a contemplare ieri quanto sia viva e potente nel popolo la divozione alla gran Vergine Maria.

Dalle 3 1/2 ant. fino a tarda sera fu un continuo accorrere di fedeli in gran folla al Santuario di Valdocco, eretto dall'indimenticabile Don Bosco.

Spettacolo imponentissimo di fede e di profonda divozione era il vedere la pietà, con cui patrizi e popolani, forestieri e Torinesi in gran numero accostavansi ai santi Sacramenti della confessione e della Comunione. Fu una Comunione generale continua dalle prime ore fino quasi alla Messa solenne.

Vi erano Cooperatori e Cooperatrici salesiane di varie provincie d'Italia, della Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera, Inghilterra, Polonia ed anche dell'America; brevi rappresentanze d'innumerevoli divoti che da lontane terre invidiano alla nostra città un Santuario che è centro e vita di tanta pietà e divozione. Essi chiamano la Gran Madre di Dio, l'Ausiliatrice di D. Bosco, e la pregano che, come benedisse Don Bosco, voglia copiosamente benedire i loro interessi e le loro famiglie.

Alle 10 1/2 incominciava la Messa pontificale, celebrata dal nostro veneratissimo Arcivescovo, coll'assistenza degli Ecc.mi Mons. G. B. Cagliero e Mons. Basilio Leto.

Dire a parole l'effetto sorprendente e grandioso della Messa in musica del cav. Gaetano Cappocci è impossibile.

Il coro dell'orchestra era di circa trecento cantori, altri cento tra soprani e contralti formavano il coro della cupola. Precisione inappuntabile negli attacchi e nel tempo, facilitata dal filo elettrico che metteva in comunicazione le distanze, affiatamento perfetto nelle masse, interpretazione artistica, ricchezza di scelte voci negli a-soli, tutto insomma ammiravasi quanto potevasi desiderare per una perfetta esecuzione d' un così stupendo lavoro musicale.

In mezzo a quelle onde sonore, se l'orecchio dell'artista ne era appagato , erano ineffabili e soavissime le impressioni religiose che ne venivano sull'anima di tutti. Si sentiva di essere presenti ai solenni misteri del sacro altare e con mille sentimenti di fede in cuore veniva spontanea e fervente sul labbro la preghiera.

Nel pomeriggio il popolo si rinnovò successivamente a tutte le ore e vi fu un continuo alternarsi di pubbliche preci.

Alle 6 incominciarono i Vespri, dopo i quali fu eseguita la grandiosa antifona Sancta Maria, succurre miseris, stupendo lavoro di Mons. Cagliero. I cantori erano divisi in tre cori : uno di 150 tenori e bassi presso il presbitero, l'altro di 100 tenori e bassi nell'orchestra, e un terzo di 200 soprani e contralti sulla cupola. L'effetto ne superò l'aspettazione, che pure era grandissima. I cori con melodia grave succedevansi l'uno all'altro maestosamente, quindi intrecciavansi con varietà e forza. Nei momenti poi che tutti si riunivano a fare una sola armonia, si provava come una specie d'incantesimo. Era un mare immenso di voci che riempiva solennemente e con armonia mirabile le ampie vòlte del sacro tempio e rapiva l'animo di tutti a santo entusiasmo.

Il panegirico, recitato dall'esimio oratore salesiano sac. prof. D. Albino Carmagnola, fu un inno solenne all'Ausiliatrice del popolo cristiano. La parola incisiva, portata da una voce quasi squillante, udivasi con facilità e diletto in tutto il vastissimo tempio.

Il Tantum ergo a sole voci, senza accompagnamento, del cav. Roberto Remondi, stupendo lavoro di genio e di arte, precedette la solenne benedizione, che l'Ecc.mo nostro Arcivescovo impartì all'immenso popolo col SS. Sacramento. Feste più belle, esclamava il popolo , non le vedremo che in paradiso

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE.

Virgo potens! - Da qualche anno aveva incominciato gli studi di latinità affine di percorrere la carriera ecclesiastica; ma gravissime difficoltà mi si opposero mai sempre, e mi riuscirono inutili gli sforzi fatti per entrare nel Seminario di Ferrara e poi in quello di Rovigo. Vedendomi chiusa ogni via e costretto a tralasciare gli studi, mi rivolsi allora a Colei che viene invocata l'Aiuto dei Cristiani, e cominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice. Quando appunto sembrava impossibile il continuar più oltre nel mio intento, la Vergine benedetta mi volse dal Cielo uno sguardo di compassione ed esaudì le fervorose mie preghiere. Giunto alla metà della novena, ottenni di entrare per le Feste Pasquali nel Collegio S. Carlo a Ferrara, ed ora mi trovo qui con somma contentezza, ove continuo gl'interrotti miei studi. Sia pur benedetta quella Vergine potente e pietosa, che nulla nega ai suoi divoti, nè rigetta mai le preghiere di quelli che a Lei ricorrono con fiducia.

Ferrara, 5 Aprile 1893.

LONGATI ELISEO.

Andate da Maria Ausiliatrice. - Sabato scorso, 29 aprile, una fanciulla d'una famiglia a me carissima fu colpita da una terribile difterite : il medico ne fu altamente impressionato, e suo malgrado pose a detta famiglia il sequestro. Immaginarsi che dolore per quei poveretti! Ma la madre si sovviene in buon punto d'aver letto nel Bollettino Salesiano che Maria Ausiliatrice fa dì per dì molte grazie ai suoi divoti, e colla figlia inferma a Lei senz'altro si raccomanda. Il credereste? Dopo la preghiera, la bambina cominciò a sentirsi meglio, e alle undici del mattino di Domenica, 30 aprile, fra lo stupore del medico tornato a visitarla e de' genitori la bambina del tutto guarita poteva recarsi alla chiesa per ringraziar la Madonna di tanta sua bontà.

Tortona, Parrocchia di S. Michele,

5 Maggio 1893.

D. ODORICO MALVINO

Cappellano di S. Simone, Cooperatore Salesiano.

Viva Maria Ausiliatrice! - Quanta gratitudine e riconoscenza devo dimostrare a Maria Ausiliatrice per l'insperata ed ottenuta mia guarigione, dopo lunga e penosa malattia, che sette e più fra i migliori sanitari di questi luoghi, esauriti tutti i mezzi che la scienza loro suggeriva, non riuscirono a guarire.

Appena mi fu detto di rivolgermi a Maria Ausiliatrice, subito le indirizzai le mie deboli preghiere e le feci solenne voto di andare a prostrarmi ai sacri di lei piedi.

Ottenuta la guarigione, sciolsi con grande mio gaudio il fatto voto; ed ora, nell'inviare questo povero mio scritto, prego a voler rendere di pubblica ragione sul Bollettino Salesiano la grazia ottenuta. Viva Maria Ausiliatrice !

Novi Ligure, 6 Maggio 1893.

ROSINI GIOVANNI BATTISTA.

La Novena a Maria Ausiliatrice. La sottoscritta dichiara che, trovandosi una sua bambina spedita dai medici per polmonite e bronchite, letto il libro delle grazie di M. A., si sentì ravvivata la fede, pregò cotesta buona Madre con una novena di preghiere, al primo giorno della quale la sua bambina risanò perfettamente. Ora venne a Torino a ringraziare la Madonna di D. Bosco con tutta la sua famiglia.

Torino, Maggio 1893.

LOMBARDI TERESA di Saluzzo.

Riconoscenza a Maria. - L'Onnipotente Iddio e la SS. Vergine Ausiliatrice dei Cristiani mi hanno conceduto la grazia, che dopo sei mesi di grandi patimenti, i quali non mi lasciavano più alcuna speranza di guarigione, sono ora in punto di potere uscire di casa e mi trovo abbastanza bene! Offro dunque con umiltà un tenue dono in atto di fervida riconoscenza verso la gran Madre di Dio e mi raccomando di nuovo alle preci di cotesti pii giovanetti.

Gorizia, 11 Maggio 1893.

MARIA ECkE.

La Medaglia di Maria Ausiliatrice. - Certo Francesco Albonico, mio parrocchiano, era desolatissimo perchè un suo figlio era gravemente affetto da un malore alla caviglia di un piede. Per parecchi anni si praticarono all' infermo cure e rimedj, ma indarno. Il male peggiorò al punto, che, due anni or sono, in un consigli di medici, i migliori di Como, fu constatato infetto di cancro l' osso del piede alla caviglia, e quindi doversi eseguire l' amputazione del piede stesso, come unico rimedio. Nè il padre, nè il giovane figlio vollero che si venisse a quella dolorosa cura radicale, pur suggerita da altre autorità mediche. Intanto per più mesi nell' Ospedale di Como il giovane infermo era sorvegliato da quei medici curanti, che mediante parziali operazioni estrassero talora pezzetti ossei cariati. In pari tempo io suggerii al padre ed al figlio di rivolgersi con preghiere e novena alla Madonna Ausiliatrice di Don Bosco, previa qualche offerta. Ubbidirono al mio consiglio. Il buon giovane, ricevuti altresì i Sacramenti e baciata divotamente e messasi al collo una medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice, dame consegnatagli, continuò per mesi con fede in quella divozione, quando il medico curante Luzzani, disperando di guarirlo, lo rinviò, sorretto dalle gruccie, all'aria patria di Montorfano. Un bel giorno il giovane Albonico, sentendo come migliorato il piede, gittò una gruccia, e, alcuni giorni dopo, anche l'altra, e non n'ebbe più in seguito nessun bisogno: e da quel punto corsero circa due anni, senza che il mentovato giovane risentisse doglia di sorta a quel piede.

Per riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice e per altrui edificazione ed incoraggiamento, padre e figlio desiderano sia resa di pubblica ragione la ottenuta guarigione. Io poi ringrazio pure l'Ausiliatrice di D. Bosco d'altra grazia miracolosa, consimile alla surriferita, ricevuta da una mia parrocchiana coll'appendere al collo divotamente la medaglia dell'Ausiliatrice e facendo la solita novena.

Montorfano, 24 Aprile 1893.

Sac. TOBIA BOLGERI

Maria pietosa verso chi l'invoca! Da un anno e mezzo ero travagliato da una fortissima indisposizione di ventricolo. Dopo tutte le cure prodigatemi da varii medici a Firenze, al paese natio, e nella città ove ora mi trovo, vedendo che ogni umano rimedìo mi tornava inutile, pensai di ricorrere a Maria.

Essa, madre pietosa, si ricordò di me, che fiducioso, ogni sera prima di coricarmi l'invocavo col dolce nome di Aiuto dei Cristiani, e riverente mi ponevo sul petto l' augusta sua immagine. Mirabile a dirsi! Quasi per incanto sentii affievolirsi il male e dopo un rapido e progressivo miglioramento in tre giorni ottenni la perfetta guarigione.

Ne sia lode a Maria ora e sempre!

Parma, 2 Maggio 1893.

Sac. CALLISTO PASINI.

Ringraziano pure Maria Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti dalla sua potente intercessione i seguenti

Celestino Mazzetti, Mombercelli. - D. Luigi Colombini, Arciprete V. F. - Catterina Caria di Nicola, Orroli. - Calcaterra Bartolomeo, Milano. -Bargarello Ermeliuda, Trofarello - Ferrero N. - Bonanseo Angela, Lnserna - Gianotti D. Gio. Battista, Cassine - Poggetti Margherita, - Bertolo Angela, Torino - Fresia Gaetano maestro, Altezzano Veneria Reale - Fresia Provetti Luigia maestra, Altezzano Veneria Reale - Baralo Rosa, I'iobesi - Ferria Vincenza, Alba- Ferreri Giuliana, - Bovio Pietro, Bellinzago - Bagliauo Giuseppe, Grana Monferrato - Vana Carolina, Totino - Carello Teresa, Camiana - Turino -Domenica, Pessena di Pinerolo - Marchisio Giovarmi, Caramagna - Giordanengo Michele, Centallo - Camerana Maria Torino - Cuceo Francesca, Pecetto Torinese - Facchini D. Teobaldo, Marradi - Pairani Lorenzo, Algerbo - Rigo Giuseppe di Grugliasco - Audisio Catterina, - Borgarello Vincenzo, Cambiano - Milanesio Giuseppina, Cherasco - Montabone Francesco Villarfach.iardo - Lombardi Teresa, Salezzo - Treglia Gabriella Carignano - Rolando Carina, Torino - Bazzani Santina, Orno - Densi Marianna, Castelletto Scazzoso - Rognoni Antonio, Mellardo - Pacca Maria, - Montaldo Irene, Torino - Gariglio Celso, e Lina Bovis, Torino - Cappa Maria Teresa Torino - Ch. Francesco E. Foglizzo - Maria Ravera, Vobarno - Angelica Perozz.i, Carriola - S. G. R., Mondovì - Servilia Gallesio Piuma, Acqui - Luigi Valdattaro, Genova - Barberina e Giuseppe coniugi Sarbini, Chiesanuova - Teol. Luigi Manias Rettore Parrocchiale di Puili Maddalena Defilippi , Frabosa - P. B. S., Genova - Una Cooperatrice. Pavia -- D. G., Torino - G. B. Spolverini, Halifachs D. Alessandro Ganora Prevosto, Ln Mon ferrato - Maria de Sanctis, Elise - Rosa Maczoglio, Torino - Gina Levinis, Bologna - Paolina Rusca, Settimo Torinese - Carolina Groppi, Varano - Maddalena Gastaldi, Torino - Michele Cunial. Possagno (Treviso) - Ippolito De Battisti, Roscgaferro Domitilla Zin Vignato, Gambellara (Vicenza) - D. Callisto Maria Can. Teol. Peroni, Rimini - Maria Marozzi, ltirengh,i D. Federico Giulioca , Pievano di Badia S. Cristoforo - Cristina Bagnasacco, Chivasso - Giuseppe Saglietti, S. Stefano Belbo.

(Continua.)

LE CONFERENZE DI MONS. GIOVANNI CAGLIERO

ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

È nostro dovere rendere le più sentite grazie al giornalismo cattolico che prese a cuore le conferenze di Mons. Cagliero nelle varie città d'Italia, poichè non solo ebbe la bontà di annunziarle, ma ne diede eziandio belle ed entusiastiche relazioni. Noi non possiamo riportare queste per intero, stante l'abbondanza di notizie che dobbiamo pubblicare; ma ne faremo un breve sunto a modo di cronaca.

MARSALA.

Mons. Cagliero, arrivato a Marsala la sera del 16 marzo e festeggiato nella casa salesiana dedicata alla Provvidenza (della quale il generoso iniziatore P. Alagna, con un bel drappello di Cooperatori Salesiani, faceva gli onori dell'accoglienza,) il 19 seguente saliva sul pergamo della chiesa del collegio, officiata dal Capitolo della Chiesa-madre, a causa della rovina della cupola di questa.

Volle parlare al cuore e commosse l'eletto uditorio, narrando colla calda parola di chi descrive cose grandiose e sublimi, non per relazione altrui, ma per esserne stato non solo spettatore, bensì in gran parte autore, giacchè di esse ben può dire : quorum pars magna fui. Trattò specialmente delle Missioni Salesiane nell' America del Sud, campo fecondo della santa e infaticabile opera sua. Disse alcuna cosa degli stenti incredibili sostenuti nella Patagonia da lui e dai suoi compagni, dei pericoli tremendi corsi, delle lotte terribili superate, dei frutti raccolti. Fece toccar con mano i grandi vantaggi apportati dalle missioni in quegli infelici paesi, recandovi col lume della fede il vero progresso e la vera civiltà. E qui dipinse a colori vivissimi le miserie dei poveri selvaggi !

Con ardore patriottico fece conoscere quanto bene le missioni facciano pure ai molti Europei e al numero incalcolabile degli emigrati italiani che si trovano nell'America del Sud. Raccomandando agli uditori la fede dei loro padri, li eccitava a venire in aiuto dei Salesiani, dimostrando come questi rendono largo e prezioso servigio non solo alla religione, ma ben anche alla patria. Infatti sono i figli di D. Bosco che predicano in italiano ai nostri emigrati nelle Americhe, che insegnano l'italiano alle migliaia di bambini che frequentano le loro scuole nel nuovo mondo, e con la lingua mantengono vivo il ricordo della madre patria. E là essi lavorano in numero di 500, sparsi in moltissime stazioni, mentre parecchie centinaia di Figlie di Maria Ausiliatrice educano le giovanette abbandonate in quelle stesse regioni.

CATANIA.

Quanta gente vi era la mattina del 9 aprile Della Chiesa di S. Francesco in Catania per ascoltare Mons. Cagliero! Quella vastissima chiesa era piena zeppa in massima parte di uomini e di persone della più alta aristocrazia.

Monsignore stette più di un'ora sul pulpito, ma parve un minuto. Quanta grazia, quanto affetto nei cari e commoventi episodii che narrava ! Ebbe uno splendido e commoventissimo quadro delle miserie, a cui sono soggetti specialmente i Fueghini, mostrando con soave e dolce dipintura il moltissimo bene che hanno potuto far loro i missionarii Salesiani. Nell'isola Dawson i bambini sono vestiti, educati, istruiti e messi in cognizione della vera religione, che li rende liberi e civili. Le bambine poi e le loro madri sono nelle braccia delle intrepide eroine, pur esse figlie di D. Bosco, le suore di Maria Ausiliatrice, che dato un addio alla patria, soffocate e vinte le più lusinghiere aspirazioni, strappandosi con maschia abnegazione dalle lagrimanti loro madri e sorelle, colà portano i fiori, lo splendore e la vigoria di lor giovinezza, tutto immolando per Gesù e per quelle anime pur esse redente dal suo sangue preziosissimo.

Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Antonino Caff, presidente della conferenza, sedeva nel posto apparecchiato dirimpetto al pulpito. Avevano prima cantato egregiamente alcuni mottetti gli alunni della scuola serale dell'Oratorio salesiano di S. Filippo Neri; e dopo pose termine alla funzione una allegra sinfonia della nuova banda musicale dell'Istituto salesiano di Villa Piccioni.

NAPOLI.

Il 23 aprile, la Chiesa della Sapienza rigurgitava di una folla enorme, che rappresentava quello che a Napoli vi è di più eletto per nobiltà di natali e per ingegno. Fra gli altri vi erano i componenti il Comitato Regionale napoletano dei Congressi Cattolici, col loro Presidente, l'illustrissimo Marchese di Sangineto, ed i rappresentanti di tutte le Associazioni Cattoliche della città.

Mons. Cagliero parlò della missione provvidenziale di D. Bosco, suscitato da Dio nel nostro secolo per salvare la gioventù, la quale alla sua volta salverà la società. Narrò i primordii dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, il suo rapido svolgimento, l'estendersi dell'istituzione sulla faccia della terra, il numero immenso di giovani usciti dalle case salesiane, finito il corso della loro educazione letteraria o artistica; come ovunque D. Bosco andasse nei suoi viaggi si sentisse chiamare per nome da impiegati, da ufficiali dell'esercito, da professori, da artigiani, da medici, da avvocati. Affermò potersi calcolare essere 6000 i preti usciti dalle scuole di D. Bosco, molti parroci nell'Alta Italia, alcuni Vescovi. «Bisognava vederlo, esclamava Monsignore, questo servo di Dio per potere apprezzare le sue virtù. Pio IX e Leone XIII ne facevano grande stima : il regnante sapientissimo Pontefice ogni volta che mi ha parlato di lui, ha detto che la morte di D. Bosco è una calamità non solo per le congregazioni salesiane, ma per la Chiesa! »

Fece quindi osservare come D. Bosco nell'opera sua andasse innanzi eziandio mediante l'aiuto dei laici, fondando la società così presto divenuta fiorentissima dei Cooperatori e delle Cooperatrici salesiane la quale ha l'obbligo non solo di pensare alla santificazione propria, ma anche di muoversi e di agitarsi in pro degli altri. Monsignore finiva con magnifici e commoventi quadri, presentando all'uditorio la vita del missionario e la sua opera in mezzo ai selvaggi.

ANCONA.

Il giorno 30 aprile, Mons. Cagliero, proveniente da Loreto, dove era stato a visitare quella Casa Salesiana, alle 5 e 1/2 pom. appariva sul pulpito nella vasta chiesa del Gesù, la quale in quell'istante era bene affollata di gente incominciata ad affluirvi da più di un'ora innanzi. Il Vescovo diocesano assisteva in posto distinto. Per un'ora intera durò la conferenza, che tenne sempre attentissimo l'uditorio, composto nella quasi totalità di colte e distinte persone. Mons. Cagliero nella prima parte della sua orazione parlò di D. Bosco e delle opere meravigliose da lui compiute, e dedicò la seconda a narrare delle Missioni della Patagonia. Toccò anche della questione operaia, facendo splendidamente rilevare la somma importanza degli Istituti per artigianelli ed operai, e fece voti che pure in Ancona, come a Faenza e in cento altri luoghi, abbia a sorgere alcuno di tali istituti. Alle tante persone facoltose di quella città nulla costerebbe adoperarsi con efficacia alla desiderata istituzione.

Questa conferenza era stata preceduta dal canto di un'Ave Maria, egregiamente eseguita dal bravo tenore sig. Candelari, ed ebbe termine col canto delle Litanie e del Tantum ergo, eseguito da distinti maestri.

Monsignor Cagliero , da quanto ne dicono gli egregi giornali la Sicilia Cattolica di Palermo, la Campana di Catania, la Libertà Cattolica e la Discussione di Napoli e la Patria di Ancona, colla sua parola affettuosa, facile, piena di brio, cogli svariati episodii della vita apostolica, incantava davvero i suoi uditori e terminava le conferenze fa, pendo un caldo appello alla carità sempre generosa dei buoni Cooperatori. Ed essi non mancarono in ogni luogo di corrispondere in modo splendido al pietoso invito, fatto in nome di Maria SS. Ausiliatrice e per l'opera sua. La benedizione del SS. Sacramento, colla quale si ponea termine a quelle care adunanze, rimanga continua sui nostri Cooperatori, sulle loro famiglie, sui loro interessi spirituali e temporali, ed in tutto renda loro il cento per uno, secondo la sua divina promessa.

NUOVO ORATORIO FESTIVO A CATANIA

Togliamo il seguente articolo dall' ottima Campana di Catania del 23 marzo u. s.

Due paroline sull'apertura solenne del nuovo Oratorio festivo Leone XIII, compiutasi nella domenica 19 marzo.

Quell'oratorio sarà diretto dai Salesiani, ed è una delle Opere permanenti fondate in Catania da Sua Eminenza R.ma il Cardinal Dusmet, in perenne ricordanza delle feste giubilari del Santo Padre.

L'apertura fu bella, allegrissima, ordinata.

Dapprima, verso le tre pom., uno, due, tre squadroni di fanciulli, tutti in chiesa, alla Salette. Li accompagna un harmonium. Lì si cantano il Viva Maria, le Litanie della

Madonna, dai ragazzi delle scuole diurne del Don Porta, che fanno benissimo; poi Tantum ergo e benedizione del SS. Sacramento. La grande chiesa è gremita di fanciulli e di fedeli.

E poi dalla chiesa subito ad un grande atrio, che sta di dirimpetto.

Lì, sotto l'impennata, era, già preparata la nuova banda musicale dell'Istituto salesiano di Villa Piccione, con Don Chiesa e la sua verga magica.

Al suono di allegra sinfonia entrano i ragazzi a gruppi a gruppi, e più ne entrano, più ne succedono. Un torrente di fanciulli , che si agitano e corrono, quasi a prender possesso del nuovo locale vasto, acconcio e bello.

Nella murata a destra son disposti moltissimi graziosi oggetti regalati da Sua Eminenza, e sorteggiati ai fanciulli.

Quantunque l'ingresso siasi permesso ad uomini solamente, l'atrio era pieno di gente, che mostravisi soddisfattissima d'uno spettacolo completamente nuovo.

Sua Eminenza giunse lì verso le cinque. Musica, applausi, battimano, un'accoglienza entusiastica, indescrivibile.

Circondato da una turba variopinta di fanciullini, che reclamarono di fatto il diritto di far gli onori di casa, il Cardinale girò attorno con loro, che gli eran prodighi di attenzioni espansive, e poi fu invitato a sedere, per ascoltare un breve indirizzo letto dal caro giovane salesiano Don Brancati.

Il cronista, a lettura finita, glielo strappò, e ve lo riproduce, senza toccarlo.

« EMINENTISSIMO PRINCIPE, GIOVINETTI,

L'Arcidiocesi catanese a nessun'altra seconda nelle testimonianze di affetto, riverenza e devozione al Vicario di Cristo, al Supremo Gerarca della Chiesa cattolica, volle escogitare un nuovo, solennissimo modo di inneggiare a Leone XIII nel chiudere le feste del suo Episcopale Giubileo. L'apertura d'un Oratorio festivo al bene morale e materiale dei figli del popolo è uno dei fiori più belli ed olezzanti di quella mistica, immarcescibile ghirlanda che cinge in questi giorni l'augusto capo del Pontefice Sommo.

Ma, a chi gli encomi più cordiali, a chi le più sentite azioni di grazie per un'opera così eminentemente giovevole e salutare? - A voi, E.m° Principe, che sulla vetusta sede del glorioso Berillo, rinnovando gli eroici esempi degli Ambrogi, dei Borromei, dei Salesii, apparite come il modello dei Pastori, la fedele immagine del Patriarca d'Occidente, il padre, il benefattore, l'amico dei poveri; personaggio insomma secondo il cuore di Dio, insigne per virtù episcopali e segnatamente per prudenza e carità ! Questa ca rità, quasi torrente che alta vena preme, sgorgando dal cuore della E. V. R.ma, così conforme al divino modello, non mai arrestandosi o limitandosi, mentre va cercando ogni modo per beneficare tanti poverelli, tergere le lagrime di tanti infelici, non dimentica, tra le pastorali sollecitudini, la porzione più eletta del gregge di Cristo e proprio nel giorno faustissimo del vostro onomastico, facendosi tutto a tutti, getta il seme di un'istituzione onninamente religiosa ed umanitaria, che non mancherà a suo tempo di produrre frutti durevoli ed ubertosi.

Grazie adunque, o Eminenza, a nome di tanti genitori che scorgono aperto un nuovo asilo sicuro alla innocenza degli amati figliuoli ; grazie a nome dei miei Superiori e confratelli Salesiani che veggono presentato un nuovo campo al loro zelo, offerta una nuova occasione per testimoniare l'affetto tenerissimo e l'illimitata devozione che dolcemente li stringe alla E. V. - Possano i loro sudori, le loro fatiche, coronate da quel Dio che incrementum dat, essere salutari a tante anime ed appagare i giusti desideri di voi, E.mo Principe.

In tanta foga di affetti, in tanto trasporto d'ineffabile gioia, d'entusiasmo indescrivibile, non possiamo dimenticare d'innalzare fervide preci al Patrono della Chiesa universale, perchè nel giorno sacro alle sue glorie, ai suoi trionfi, intercedendo pel Pontefice Sommo, voglia ricordare l'Angelo della Chiesa catanese ed impetrargli ogni bene, ogni grazia, ogni più eletta benedizione de rore coeli et de pinguedine terrae !

E voi, o giovanetti, accorrete premurosi a questo nuovo Oratorio, che sotto il Patrocinio di Maria della Salette, con la protetezione di Leone XIII ed all'ombra del venerando D. Bosco , speriamo possa vedere giorni più belli ed essere il vanto più glorioso del nostro amato Pastore.

Riassumendo intanto ogni nostro sentimento di amore , di gioia, di riconoscenza , che spontaneo ci sgorga dal cuore, prorompiamo nell'entusiastico grido di Viva il Papa, Viva il Cardinale ! »

Dopo il Don Brancati, lesse altre poche affettuose parole il giovanetto Tropea.

E poi, nuova musica, nuovi evviva, sino che Sua Eminenza andò via. La lietissima adunanza si sciolse dopo le sei. E fu dichiarato aperto l'Oratorio, le cui riunioni cominceranno dopo Pasqua.

UNA FELICE TRASFORMAZIONE.

Teniamo dietro per alcuni istanti ad una frotta di giovanetti che percorrono una delle vie principali d' una popolosa città della Francia. Vestiti dimessamente mostrano pel loro contegno e per un non so qual disordine nella loro persona che sono oziosi, vagabondi, dinanzi a cui pur troppo non tarderanno ad aprirsi le porte della prigione.

Fra gli altri ne scorgerete uno, forse il più giovane, che fra tutti si distingue per la sua leggerezza e per la libertà de' suoi gesti e delle sue parole. Da poco tempo egli frequenta questi pessimi compagni, i quali lo conducono seco nelle escursioni che fanno in città e ne' dintorni. Il povero fanciullo ha benissimo apprese le lezioni de' suoi nuovi maestri di vagabondaggio e di mal fare : ha dimenticato affatto sua madre vedova, la quale dal canto suo non si dà punto pensiero del figlio.

Arrivati ad un ricco negozio di stoffe, i nostri giovanotti si frammischiano alla folla di coloro che si fermano a contemplare quella merce sciorinata dinanzi. Essi pure vogliono vedere e quel che importa di più, comperare.... s'intende.... senza denaro.

L'uno di essi, si direbbe il caporione, tocca col gomito il giovanetto, di cui si è parlato,. e gli fa cenno cogli occhi. Questi comprende subito; vuol dire che gli piacerebbe avere alcuni di que' foulards a varii colori, che stanno alla portata della sua mano. Tutta la banda continua il suo cammino come nulla fosse: quello sciagurato solamente resta a contemplare le stoffe o meglio a studiare il suo colpo. Egli vorrebbe far vedere ai suoi amici che è già capace di far qualche cosa.... Si guarda bene all' intorno, gli sembra che niuno badi a lui, stende la mano, afferra quel fazzoletti e li nasconde in tasca colla rapidità dell' elettrico. Ma s' era ingannato credendo che nessuno l' osservasse. Nell' istante stesso sentivisi stringere il braccio dalla mano di una guardia di pubblica sicurezza, che da alcuni istanti lo adocchiava. Non valsero le sue lagrime per farsi mettere in libertà, non valse il voler restituire immediatamente la merce rubata : bisognò avviarsi verso il delegato di polizia. Fra tanta gente che si raccolse intorno a lui, i suoi occhi cercavano invano gli amici, che avevano preso il volo appena si accorsero che il loro novizio aveva dato nel laccio.

Era presente a questa scena dolorosa il Sig. D... padre afflittissimo, perché alcuni giorni prima aveva perduto il suo unico figlio in età di 14 anni. Per combinazione il ladroncello aveva nella faccia varii tratti di somiglianza col defunto. Si può immaginare ma non descrivere la pena che fece al cuore del Sig. D... l'atto indelicato del giovanetto, la sua cattura e, quel che è peggio, il pensiero del suo avvenire. Senza sapere perchè, il Sig. D... teneva dietro al giovanetto ad al questurino. Macchinalmente egli entrò pure come fosse un testimonio del delitto, nella sala del Delegato. Fu commosso nell'udire le risposte di quello sventurato fanciullo. Ei disse nel suo cuore: Certamente i cattivi compagni e la negligenza de' genitori sono la causa della perdita di questo giovane. Meglio assistito e allevato con sentimenti di pietà e di timor di Dio non avrebbe presa la via del vizio. Ed ora ... che sarà di lui? Lo rinchiuderanno in una prigione con compagni ben peggiori di quelli che lo traviarono. Egli ne uscirà molto più istruito e disposto a malfare. - Questi pensieri agitano la sua mente e gli inspirano ardire. Il Sig. D... si fa strada, si presenta al Delegato, declina il suo nome, che basta da solo a disporre gli animi in suo favore. Lo prega di non tradurre alla prigione il giovanetto, ma di consegnarlo a lui medesimo. Promette di averne cura, anzi manifesta l'idea di affidarlo ai figli di Don Bosco che hanno una casa in quella città. La proposta fa stupire dapprima il Delegato e tutti gli astanti, ma poi è accolta come molto opportuna ed ispirata da vera carità. Ma più di tutti era stupito il nostro povero ladroncello, che era ben lungi dall'immaginare di trovare in quella sala un protettore, un amico, un padre. Ascoltò quindi senza più lagrimare i consigli del Delegato e partì col Sig. D...

Si presentarono al Direttore dell'Oratorio Salesiano. Il Sig. D... raccontó la dolorosa storia del suo protetto, pregando, supplicando di accettarlo immediatamente. La casa era piena zeppa. Non eravi più un letto disponibile nella casa, eppure il caso era tale da non ammettere indugio. V'era ancora un altro ostacolo. Le case di D. Bosco sono destìnate per giovanetti poveri, ma non pei discoli, o per quelli che già ebbero a fare colla giustizia. Dopo aver pensato e ripensato, si trovò modo di preparare il posto al nuovo raccomandato. Si fece un' eccezione in suo favore. Non occorre dire quante esortazioni siansi fatto al povero giovanetto. Eglì aveva un bel promettere miglior condotta, ma il suo passato inspirava il più grande timore che egli non tenesse parola, che ben presto cercasse di tornare co' suoi antichi amici, anzi ch'egli fosse di pericolo agli altri alunni. Ma Dio benedisse l' opera di carità del Sig. D... benedisse le buone intenzioni dei figli di D. Bosco e le loro industrie per tirare al bene il traviato.

La frequenza dei SS. Sacramenti rassodò i suoi buoni propositi. Ogni volta che il suo protettore va a vederlo, il caro giovanetto lo ringrazia colle lagrime agli occhi di averlo affidato a maestri sì buoni e zelanti. I suoi superiori ebbero sempre a lodarsi di lui.

Per ragioni affatto indipendenti dal giovane trattavasi un giorno di strapparlo all'affetto de' suoi maestri, doveva lasciare il suo caro Oratorio. Ma il buon giovane, tutt'affatto trasformato, rese vane tutte le trattative, e volle ad ogni costo rimanere nella casa ove la Divina Provvidenza l' aveva condotto. Dio gli accordi la perseveranza!

IL VESCOVADO DI TRIPOLI

TITOLO conferito a S. E. Rev,ma Monsignor LASAGNA

SUPERIORE DELLE MISSIONI DI D. BOSCO NELL'URUGUAY E NEL BRASILE

Varie sono le città episcopali che portano il nome di Tripoli. Avvene una nella Fenicia marittima, sotto il Metropolitano di Tiro; una nella Lidia, soggetta a quel di Sardi; altra nella Frigia, sotto Laodicea; e finalmente quella che le Notizie di Roma e la Gerarchia Cattolica pongono nella Libia, ed è Tripoli di Barberia, oggidì sede d' una Prefettura Apostolica; già Arcivescovado, e detta anticamente Oea, capitale della Reggenza di Tripoli sul Mediterraneo tra Cartagine, a ponente, e Tirene, a levante; celebre per le sue piraterie. - È situata a 80 leghe da Malta, 115 da Tunisi, 220 da Algeri, e 270 da Marsiglia. Sorge sull'estremo lembo d' un promontorio; è bagnata da tre lati dalle acque del mare, ed è unita al continente da uno spiano di sabbie. È circondata da mura fiancheggiate da sei torri; difesa da una batteria, avanzata a mezza-luna, di 24 cannoni di grosso calibro, unita alle mura da un molo di 12 cannoni e da un'altra batteria detta Forte Inglese. Evvi pure il Forte Spagnuolo e il Forte Francese. Ai piedi di dette mura, verso settentrione, vi sono le tombe dei Cristiani. Il porto è formato da un ammasso di roccie; il terreno è sterile. Ivi. risiede il Pascià o Dey, governatore della Reggenza. Vi si osservano i ruderi d'un arco di trionfo eretto in marmo, senza cemento, nell'anno 164 dell'Era nostra, ad onore dell'imperatore Marco Aurelio. Vi si vede eziandio una dozzina di Moschee, sei delle quali con Minaretti.

Fu detta Tripoli dalle tre città che la componevano, cioè: Sabrate, Leptis grande e Oea. Il Vangelo penetrò in quelle contrade per le. predicazioni dell'Eunuco della Regina di Etiopia, Candace, convertito dall'Apostolo San Filippo. Col tempo Tripoli fu eretta in Provincia Tripolitana avente a suffraganei i Vescovi di Girba, Napoli di Barberia, Gitta, Sabrate, Tamada, Tizia e Leptimagna.

Fra i Presuli di Tripoli si citano : Natali nel 255; Mariniano, donatista, nel 411; Cresconio, esiliato dai Vandali, nel 484. I Saracini, verso l'anno 697, privarono la chiesa di Tripoli de' suoi Vescovi. I Papi tuttavia non tralasciarono d'occuparsi di questo paese di Barberia, e vi spedirono Missionari i Padri della Mercede, i Trinitari, i Minori Osservanti e Riformati. In seguito l'eressero a Prefettura Apostolica.

Ecco ora i nomi dei Vescovi titolari di Tripoli, conservati nelle Glorie dell' Universo Cattolico.

Anno 1253. Opizzo San Vitale, traslocato a Parma nel 1257 e a Ravenna nel 1295; morto ad Orvieto nel 1303.

» 1514. Bernardo de Mesa, domenicano, trasferito a Perpignano nel 1517 e a Badajos nel 1521; morto a Roma nel 1524.

»   1547. Tomaso Frideline.

»   1559. Lorenzo de Chéry, ausiliare di Nevers; morto nel 1566.

» 1577. Amador Arraes, carmelitano portoghese, traslocato a Portalegre nel 1581; morto nel 1600.

»   1587. Giovanni Fontana, trasferito a Ferrara nel 1590; morto nel 1611.

» 1610. Enrico di Lorena, suffraganeo di Strasburgo; morto nel 1623.

» 1820. Giuseppe Habaisci, promosso nel 1823 al Patriarcato maronita di Antiochia; morto nel 1845.

»   1828. Ferdinandi Siciliani, ausiliare di Melfi; morto nel 1847.

» 1818. Giusto Recanati , cappuccìno, amministratore di Sinigaglia, poi Cardinale; morto nel 1861.

» 1854. Leone Sibour , ausiliare di Pa- rigi; morto nel 1864.

» 1866. Giovanni Williams, coadiutore, poi Arcivescovo di Boston, ove è ancora.

» 1867. Filippo Manetti, amministratore di Subiacomorto nel 1875.

1876. Alessandro Grossi di Pesaro, promosso Arcivescovo titolare di Nicopolis, Segretario della Congregazione dei Vescovi e Regolari, poi di quella delle Indulgenze e Sante Reliquie.

1893. Luigi Lasagna, Superiore dei Missionari dell'Uruguay e del Brasile. Ad multos et felices annos !

M. C. D'AGRIGANTE

autore delle Glorie dell'Universo Cattolico e del Saggio sulla vita, le opere e le pubblicazioui di Sua Em. il Cardinale Mermillod.

Monsignor Lasagna partiva la scorsa Pasqua con in animo di intraprendere quanto prima la nuova missione degli innumerevoli selvaggi del centro del Brasile. E noi incominciamo a presentare ai nostri lettori alcuni di quei tipi che s'aggirano tra quelle immense foreste e lunghesso quei vastis- simi fiumi.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

DAL MESSICO.

REV.mo E AMAT.mo SIG. D. RUA, Messico, 26 febbraio 1893.

VORREI poterle dar conto della conferenza ai Cooperatori Salesiani nella ricorrenza della festa del nostro Patrono, ma invece di una ne ho fatte otto : e come si fa a dar conto di tutte? Per graziosa concessione di questo Ecc.mo Arcivescovo Mons. Dr. D. Prospero Maria Alarcon, il quale ci ama e ci protegge come un padre, ho parlato della nostra Opera dai pulpiti della Metropolitana e delle chiese di S. Brigida, della Professa, di S. Teresa, di Santa Croce e stamattina della Santissima Trinità, dove il Circolo Patriottico Religioso di Artigiani assistette in corpo e con bandiera, dopo aver avuto la bontà di diramare inviti stampati per questa funzione. D. Piperni poi tenne la conferenza nella chiesa di S. Cosimo, che è la parrocchia, nella quale si trova il nostro orfanotrofio.

Tutte queste conferenze hanno avuto, grazie a Dio, buon esito e ne ottenemmo aumento di Cooperatori e qualche limosina.

Qualche giornale le volle mettere in canzonella, ma non vi riuscì, e fu abbastanza leale, da pubblicare una mia rettificazione agli errori, nei quali era incorso.

Non devo poi tacere come il sig. Editt. Borell, che fu il primo Cooperatore salesiano di Messico e ne ricevette il diploma da Lei stesso, sig. Don Rua, in un suo viaggio in Italia, ci fece l'onore di dare nel Centro di S. Pietro, da lui ben degnamente presieduto, un concerto dedicato alla famiglia Lascurain ed a noi : in questo veramente artistico trattenimento egli con un nobilissimo discorso tessè l'elogio dell'opera nostra, e il Rev. Parroco di S. Giuseppe fece col cappello in mano il giro della sala e raccolse per noi una pure bella limosina.

Lo stesso avvenne nella Lega Cattolica, presieduta dal sig. prof. Duran ed onorata dalla presenza di Mons. Arcivescovo. In quella sua tornata, oltre i sceltissimi componimenti letterarii e la stupenda musica, ci rallegrò una buona colletta.

Veda quanto son buoni per noi questi signori Messicani ! Io li raccomando alle sue preghiere nel tempio di Maria Ausiliatrice. Deh! che questa buona Madre ottenga loro il centuplo del bene che ci fanno !

Grazie a Dio ed a loro, la costruzione della nostra nuova e grande casa, vigilata da D. Piperai, va innanzi rapidamente e speriamo fra non molto di poter fare il nostro San Martino. L'ingegnere signor Antonio Torres Torija, ottima persona, valentissimo nell'arte sua, Direttore delle Opere pubbliche di questa città, presta gratuitamente e con impegno superiore ad ogni lode la preziosissima opera stia, e ogni settimana giungono le limosine necessarie per pagare i lavori.

A questo proposito mi è grato il dirle che, dopo le famiglie Lascurain e Zozaia, i Cooperatori e le Cooperatrici, ai quali dobbiamo maggiore riconoscenza, sono le signore Luigia Garcia Condi di Cosio e Dolores Quintana di Goribar, il signor Rodrigo Rincon e la famiglia Caballero de los Olivos. Oh quanti ringraziamenti e quante benedizioni si meritano !

Ma fra tutte le offerte ricevute, quella che più mi commosse fu quella che mi mandarono le povere figlie del Buon Pastore di Torino. Buone figliuole, Dio vi ricompensi del vostro sacrifizio ! Narrai il vostro bell'atto di carità ai miei orfanelli, che ne piansero di commozione, e tutti insieme abbiam recitato fervorose preghiere al Buon Pastore delle anime nostre, affinchè vi conceda la dovuta ricompensa (Chi scrive fu per più anni Cappellano zelante di quest'Istituto).

Anche noi abbiam voluto celebrare nella nostra povertà l'augusto Giubileo del nostro Santissimo Padre Leone XIII. Abbiamo adornato il meglio che si è potuto la nostra piccola cappella; i giovanetti .e molte altre persone vi fecero la Comunione generale per Lui, ed io dissi un sermone che avrebbe dovuto esser bello, ma che certamente fu molto cordiale ed entusiasta. E poi gli manderemo anche noi il nostro regalo, e sarà un disegno che un caro giovane messicano sta lavorando con grande amore e diligenza.

Durante la santa Quaresima, oltre le solite funzioni, facciamo tutti i venerdì l'esercizio della Via Crucis, si dicono quattro parole e si dà la Benedizione.

E anche lei ci benedica, o amatissimo signor Don Rua: faccia in modo che possiamo aver presto ad aiutarci almeno i maestri di musica, di sartoria , di calzoleria e d'un laboratorio da falegnami, e al resto Dio provvederà.

Preghi per noi, riverisca tutti cotesti buoni Superiori e riceva i più affettuosi ed ossequenti saluti di tutti questi carissimi confratelli e specialmente del suo

Ubb.mo aff.mo figlio Sac. ANGELO PICCONO.

DAL BRASILE.

Un'escursione nell'interno dello Stato di S. Paolo. REV.MO SIG. D. RUA,

FACCIO tesoro di un piccolo ritaglio di tempo per compiere il dovere impostomi dall'ubbidienza di darle una breve relazione di una mia escursione nelle regioni interne dello Stato di S. Paolo.

Come ella avrà inteso dal mio ottimo sig. Direttore e da altri miei carissimi confratelli, l'opera di D. Bosco in S. Paolo va prendendo proporzioni così straordinarie, da far trasecolare quanti ci conoscono e da vicino e da lontano. La parte però che presentemente chiama di più l'attenzione di tutta la Diocesi, e il nuovo e maestoso Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù e l'imponente campanile che s'innalza a più di 40 metri e che non tarderà ad essere sormontato da una statua colossale del Patrono in bronzo dorato. Tutti sono concordi nel dire, che è la chiesa migliore dello Stato e fors'anche di tutto il Brasile. I lavori sono già a buon punto. Nel presbiterio i pittori hanno quasi fatto la parte loro e stanno per passare nella navata dì mezzo. Anche le due laterali verranno fra breve ultimate. E poi? - Grandissime feste per la consacrazione!...

Se è vero che motu in fine velocior, dovremmo raddoppiare l'attività per far sì che in pochi mesi ogni cosa si trovi al suo posto. La buona volontà da parte dei Salesiani non manca; ma i u un'opera così gigantesca abbisogniamo di mezzi pecuniaria senza misura. Monsignor Lino , nostro venerando Vescovo e padre amatissimo, vedendo che nella capitale le forze di tutti erano quasi esaurite, risolse col nostro Direttore di mandare uno di noi nell'interno di questo vastissimo Stato in cerca di élemosine per condurre a termine un'impresa; che, tanto sta a cuore a lui ed a tutti i cattolici di S. Paolo. Prima di partire mi consegnò la seguente lettera di accompagnamento

Rev.mo Sig. Vicario,

È portatore della presente il Rev.mo Sig. D. Luigi Zanchetta, Sacerdote della Congregazione Salesiana, residente nel Collegio di arti e mestieri del Sacro Cuore. Il fine principale, se non unico, dell'escursione di cotesto Sacerdote nell'interno dello Stato, è domandare elemosine o donativi per ultimare il maestoso Tempio del medesimo Sacro Cuore, il quale, come Ella sa, è un EX-VOTO solennissimo del Rev.mo Clero e fedeli di questa Diocesi a Lui consacrata.

Ancora qualche sforzo da parte nostra, e in breve vedremo, colla potente protezione di quel Cuore Adorabile e coll'efficace intercessione di Maria Ausiliatrice, finito un sì maestoso Monumento della fede sincera dei cattolici di questa Diocesi, e la statua colossale di 6 metri di altezza in cima del campanile dominare in atto di proteggere e benedire questa grande Capitale e sede di tutto il Vescovato.

Spero in Dio, che malgrado tutte le difficoltà, si realizzerà tra noi questa grande impresa, come si realizzò in Francia con le statue colossali di N. Signora della Guardia in Marsiglia e

N. Signora di Fourvières in Lione; e in altre regioni con monumenti di simil genere, in cui così visibilmente si manifesta l'intervento della Provvidenza.

Il Sacerdote che si raccomanda va munito dell'autorizzazione nostra e del suo Rev.mo Superiore locale; e per ciò stesso, spero, Rev.mo Sig. Vicario, che V. R. gli presterà tutto l'appoggio presentandolo a' suoi parrocchiani, indirizzandolo co' suoi consigli e coadiuvandolo in modo che possa essere fortunato nella sua apostolica peregrinazione.

Conchiudo dichiarando che accetto come cosa fatta a me stesso qualunque servizio che V. R. presterà a questo mio raccomandato; e anticipandole fin d'ora la mia riconoscenza, con tutta l'effusione dell'anima e del cuore benedico Lei ed i suoi parrocchiani.

Della R. V.   Umile Prelato

e Servo in N. S. Gesù Cristo Lino, Vescovo Dioces.

Con questo secondo Angelo Custode in nomine Domini mi misi in cammino. Cominciai a far conoscere più da vicino D. Bosco e la Pia Società da lui fondata, in Santos, Piracicaba, Campinas, Rio Claro, Brotas, Santa Maria, Dons Corregos e Jaliù. Da per tutto fui accolto con tanta cordialìtà da rimanerne maravigliato al sommo.

Il punto, cui erano rivolte tutte le mie speranze, era Jaliù, uno dei villaggi più importanti delloo Stato. Appena arrivato, le persone di buona volontà mi si avvicinarono e vollero a qualunque costo che pensassi anche un poco al loro bene spirituale. Non passarono tre giorni e già la chiesa parrocchiale sembrava un nuovo Santuario del Sacro Cuore, pel grande concorso di fedeli nell'accostarsi ai ss. Sacramenti. Non si può negare, la mia dimora colà fu per molti veramente provvidenziale. Arrivata la domenica e dovendo surrogare il parroco, vidi che un'occasione più favorevole non si potea presentare per conseguire con facilità il fine per cui mi era allontanato da S. Paolo. Alla messa conventuale quindi feci a quel buon popolo una di quelle istruzioni all'apostolica, che tanto bene sogliono produrre nelle persone anche le più ignoranti. Tanto è vero, che ad un certo punto un buon numero di negri, fuori di sè dalla contentezza per le verità che udivano, diedero segni ben chiari che la parola di Dio non sarebbe caduta in un terreno sterile. Terminati i doveri di parroco, ripresi quelli di salesiano, e via a visitare le famiglie più importanti dicendo tra me : Finora ho seminato, adesso è tempo di raccogliere. Non incontrai una sola casa, dove non fossi accolto con particolare cordialità. Tutti udivano con grande piacere e con sommo interesse le grandi cose che fece D. Bosco in così breve tempo: notizie che poscia venivano coronate da elemosine alle volte molto generose.

La scena però che inteneriva fino alle lagrime era il vedere povere persone e piccoli neretti venire al mio incontro per consegnarmi il loro tenue obolo pel Santuario e por gli orfanelli del Sacro Cuore. Sarà stata certamente la monetina della vedova dell'Evangelo tanto encomiata da Gesù Cristo.

Il villaggio già l'avea percorso quasi per intiero, quando fui consigliato a dare un passo anche per fuori. Accettai il consiglio e preso un cavallo ed una guida mi recai alle così dette fazendas o vasti poderi quasi tutti coltivati a caffè. Com'è bello vedere quelle piante così piene di vita e sì cariche di frutti!... Anche nelle fazendas le dimostrazioni di stima e di affetto mi furono prodigate con tanta generosità, che l'arrivato non sembrava un povero figlio di D. Bosco, ma un membro molto caro di loro famiglia. Già io conosceva il popolo brasiliano come un popolo di cuor grande e per natura molto dato ad usare ospitalità, ma non pensava che arrivasse fino a tal punto. Che pena al cuore che in questa terra si faccia sentire tanto la necessità di operai evangelici!... Ad ogni passo si trova chi domanda il pane della parola di Dio, e non v' ha chi loro lo spezzi!... Non sono rare le volte che, per mancanza di tempo, ci tocca inviare anime già avanti negli anni a persone di qualche pietà e studio, affinchè vengano istruite nelle verità più indispensabili di nostra santa religione. Ah! Rev.mo Sig. D. Rua, se v' è una terra che con ragione meriti l'attenzione particolarissima della Pia Società Salesiana, è senza dubbio questa di S. Croce! Come le nostre povere fatiche sarebbero coronate di copiosi frutti di vita eterna!... L'indole del brasiliano è molto flessibile; basta che sia guidata come si deve.

La Settimana Santa già si avvicinava a gran passi, e sapendo in quali serii imbarazzi si sarebbero trovati i confratelli in simile circostanza, per attendere al lavoro incalcolabile che ci offre il Santuario; risolvetti di abbandonare il caro e simpatico Jaliù per far ritorno a S. Paolo. Le dico il vero, che la partenza mi tornò un tantino dolorosa. Tutti desideravano ardentissimamente che mi fermassi tra loro almeno altri quindici giorni. Le promesse che mi facevano erano le più lusinghiere, ma nessuno valse a togliermi dal capo il quod scripsi, scripsi. E questo era il mio dovere. Il giorno quindi di S. Giuseppe, per tempissimo, procurai di trovarmi in chiesa per celebrare la s. Messa prima di partire. Ma quale non fu la mia sorpresa, quando, entrato intesi che da più di un'ora era atteso da molte persone al confessionale per avere da me ancora un ultimo consiglio. Mi sottomisi per un poco al volere altrui, ma poi feci capire con belle maniere che il tempo di esser messo in libertà era già arrivato. Anche nella stazione non fui perso di vista, e perfino nello stesso treno non mancò chi venisse a consegnarmi qualche elemosina.

Il Profeta David dopo di aver detto: Beato quegli che ha compassione per l'indigente e pel povero, perché nel giorno della tristezza sarà consolato, aggiunge : Che il Signore lo conservi, lo vivifichi, lo faccia beato sopra questa terra e non lo faccia cadere in mano de' suoi nemici (Salm. XL. v. 1-2.). Non altrimenti dovetti far io nell'atto di distaccarmi da quel caro popolo. Sì, che il Signore lo conservi ad multos annos all'affetto ed alla riconoscenza dei Salesiani, lo ricolmi di ogni bene spirituale, gli conceda giorni felici su questa terra e poi lo chiami a parte del suo regno nella beata eternità!...

La vigilia dell'Annunciazione già mi trovava all'ombra del Santuario del Sacro Cuore e metteva in mano dell'amatissimo mio sig. Direttore i frutti della mia apostolica peregrinazione. Deo gratias !

I confratelli stanno tutti abbastanza bene e m'incaricano di presentarle i loro più cordiali rispetti. Ci benedica infine, Rev.m° Sig. D. Rua, e di quando in quando non lasci di ricordarci tutti a Mamma Ausiliatrice.

S. Paolo, 7 aprile 1893.

Il suo umilissimo figlio in G. e M. Sac. LUIGI di M. ZANCHETTA.

Da una lettera del Rev. D. Giordani, Direttore del « Lyceo de Artes e Officios do Sagrado Coraçào - S. Paulo-Brazil» in data 5 marzo 1893 si ricava quanto segue

« Il Signore sa in che strettezze mi trovai e mi trovo, dovendo (oltre le spese di fabbrica ed ordinario del Lyceo) tirar su una Chiesa, come questa. Mi trovo immerso nei debiti pagando il 9, 10, e fin il 12 per cento. Lo so: Dominus pars haereditatis meae et calicis mei... e per Lui è nulla tutto quello che si soffre, pagando egli tutto... Ma mi sento afflitto quando penso al peso che mi sto caricando. Non mi scoraggio per altro... Iddio e Maria Ausiliatrice mi aiuteranno, spero, come hanno aiutato sempre D. Bosco ed i suoi figli. »

Siano adunque ringraziati Iddio e Maria Ausiliatrice che sono andati in soccorso di quel povero Direttore!

DALL'EQUATORE

Laboratori Salesiani in Cuenca.

Dal Republicano, periodico settimanale dell'Equatore, del 18 marzo, ricaviamo quanto segue:

Mancava nella capìtale dell'Azuay questo utilissimo istituto, per la fondazione del quale si sono impegnati da alcuni anni molti ragguardevoli personaggi di quella parte della Repubblica così esuberante di robusta e laboriosa gioventù.

Uno di quelli che hanno posto maggior impegno, affinchè i benemeriti figli di D. Bosco venissero a gettare in questa terra vergine il fecondo germe del lavoro protetto dalla religione, è il benemerito sacerdote D.r Don Giulio Matovelle, assai conosciuto in tutta la Nazione per lo splendore della sua intelligenza, l'ardore de' suoi sentimenti cattolici e l'attività della sua propaganda in pro del vero progresso sociale.

Nel tempo, in cui egli si licenziava da Quito, dopo di essere segnalato, come sempre, nell'ultimo Congresso, fece col Capo dello Stato una stipulazione veramente patriottica; poichè, avendogli questi promesso che avrebbe fatto quanto poteva per parte sua affinchè i Salesiani venissero a Cuenca, egli promise che si sarebbe preso l'impegno di riceverli, ospitarli dove sarebbe stato possibile, aiutarli in tutto quello che abbisognasse, lavorar con loro fino alla fondazione definitiva della nuova casa di beneficenza, cooperare in fine alla realizzazione del disegno del Consiglio Municipale e di tutte le persone distinte di Cuenca.

Partirono già sei Salesiani per questa simpatica e fortunata città, come ben sanno i nostri lettori, e il telegrafo ci avvisa che sono stati ricevuti in trionfo, sorgendo la popolazione tutta a manifestar loro cordialmente quell'intima compiacenza, con cui i popoli amanti del progresso aprono le loro braccia a chi porta loro un raggio maggiore di luce, una nuova speranza di benessere futuro.

Ecco il telegramma che il Presidente della Repubblica ricevette dal sig. D. Matovelle il giorno 15 marzo

Eccellentissimo Signore,

Ieri arrivarono felicemente in questa città i Rev.di Salesiani. Iddio ricompensi V. E. dell'insigne beneficio che ha fatto a Cuenca dandoci questi benemeriti religiosi!

G. MATOVELLE.

Si è dunque vinta la più seria delle difficoltà. I Salesiani già si trovano nell'Azuay. Questo bel paese avrà laboratorii diretti da questa nobile società religiosa, ed inoltre avrà fra qualche tempo missionarii che catechizzeranno i selvaggi di Gualaquiza.

Sappiamo che l'istituto di arti e mestieri che si stabilisce in Cuenca porterà il nome dell'illustre religioso F. Vincenzo Solano, fulgido luminare dell'Azuay e della patria.

NOTIZIE VARIE

L'Arcivescovo di Torino nel Seminario delle missioni Salesiano.

Nel mese scorso abbiamo fatto cenno della splendida accademia tenutasi nei nostro Collegio di Valsalice ad onor di S. Tommaso d'Aquino. Ora diamo qui un sunto delle delicate parole pronunciate da Mons. Arcivescovo di Torino in quella circostanza, parole che per mancanza di spazio non abbiam potuto pubblicare nel numero antecedente.

Invitato a parlarvi, così l'Eccellentissimo Prelato, fui un po' esitante; preso così all'improvviso non so se possa tenervi un discorso degno di voi, della Congregazione Salesiana e sopratutto del Santo, di cui celebrate la festa e cui l' oratore salesiano ben chiamò il più santo tra i dotti e il più dotto tra i santi. Ad ogni modo voi accogliete la mia parola così com'esce spontanea dal cuore; ed abbiatela come ricordo di questo giorno solenne.

Una parola di plauso a voi per il riuscimento splendido di quest'accademia. Che bei componimenti, che bella musica, che bei versi, e sopratutto che belle idee! Queste specialmente fanno che io cessi dal meravigliarmi come Dio benedica tanto la Congregazione Salesiana; gli è perchè vi si mantiene lo spirito del suo grande fondatore: spirito di obbedienza alla Chiesa, di preghiera e di lavoro, di ammirazione per il grande Pontefice Leone XIII.

Due pensieri mi occupavano specialmente, durante la vostra accademia: - Primo pensiero : In mezzo di voi io vedevo un manipolo di giovani scelti da Dio a vocazione la più bella, la più santa, la più nobile. La vocazione di Mons. Cagliero, di Mons. Lasagna e di tanti altri salesiani. La vocazione di portare la luce del Vangelo in lontane regioni, tra popoli dove la fede non fu mai, o s'è dileguata.

Il mio cuore esulta, o cari giovani, nel veder voi sul fiore dell'età farvi campioni di Gesù Cristo sobbarcandovi a sacrifizi, stenti e privazioni.

Non vi pesi adesso il fermarvi in questo sacro recinto, ove apprendete quelle dottrine che poi dovrete predicare. Non vi pesi lo studio. Gli Apostoli ebbero la scienza infusa e il dono delle lingue; ciò Dio fece perchè in quel principii della fede cristiana manifestava la potenza sua. Ma dopo gli Apostoli, tutti quelli, che lavorarono per la salute delle anime, studiarono. Studiarono i vostri Superiori, studiò D. Bosco, studiano i vostri professori. Ha studiato molto S. Tommaso. Anche voi dovete studiare; non vi sembri lungo il tempo che occupate a prepararvi alla santa missione, cui Dio vi destina. Studiate, ed allo studio unite la preghiera, affinchè usciti di qui possiate fare molto del bene.

Secondo pensiero: Girando l' occhio in mezzo di voi scorgo un imponente numero di figli della Polonia. Oh! chi può pensare a questa generosa nazione, chi ricordare le dolorose vicende della nobile nazione polacca, chi può ricordare le sue benemerenze verso l'Europa cristiana, senza commuoversi e sentirsi in cuore sentimenti d'ammirazione e compassione! Figli della Polonia, io vi saluto. Ben so il sangue generoso che vi scorre nelle vene; e ne deste prova lasciando la patria e qua recandovi nel centro della Chiesa Cattolica, in Italia unita alla vostra nazione per comunanza di fede, di gloria, di sventure; qua recandovi per apparecchiarvi ad una nobile missione. Qui apprendete il sapere, qui vi formate allo spirito della Congregazione Salesiana, e più tardi andrete tra popoli lontani ad insegnarvi colla parola e coll'esempio la cattolica religione.

Bella idea!... I figli dell'Italia e i figli della Polonia uniti sul campo del lavoro; educati la mente e il cuore a grandi idee, a nobili affetti slanciarsi a compire una santa impresa, tollerare fatiche, privazioni, sacrifizi per la salvezza di popoli barbari; fors'anco incontrare la gloria del martirio! Oh! quale spettacolo. Allo spettacolo della vostra abnegazione e per le vostre preghiere, il Signore si commuoverà e sorgeranno giorni più belli per la Polonia, più belli, lo spero, per la nostra Italia.

Il Pellegrinaggio Olandese a Torino.

Il giorno 2 del passato maggio, giunse a Torino il pellegrinaggio olandese , guidato da due Vescovi. Alle ore 4 pom. 130 vetture conducevano tutti i pellegrini al nostro Oratorio di Valdocco. La piazza di Maria Ausiliatrice presentava uno spettacolo indescrivibile. Accolti dalla musica dell' Oratorio, che suonava l' inno olandese, i pellegrini visitarono il collegio, i laboratorii, la camera di D. Bosco, radunandosi poi tutti nel santuario di Maria Ausiliatrice, ove uno dei Vescovi diede la benedizione, e il Rev.mo Don Rua pronunziò qualche parola d'occasione in francese.

Il pellegrinaggio era composto in maggioranza di laici, tutti dell' aristocrazia e dell'alta borghesia. Essi apparivano entusiasmati dell'accoglienza ricevuta e della visita all' Oratorio, di cui essi da tempo domandano una succursale a Rotterdam.

La visita durò fino alle 6. Alla partenza i pellegrini in piedi sulle carozze fecero una calorosa ovazione ai Salesiani.

La piazza di Maria Ausiliatrice si era intanto gremita di gente. Fu una scena magnifica e commovente, che ricordava l' arrivo degli anni scorsi dei pellegrini della France du travail.

Un incendio nei sotterranei dell'Oratorio Salesiano.

(Dall'Italia Reale).

La mattina del 9 maggio, verso le 4 1/2, densi nugoli di fumo innalzantisi dai sotterranei all'angolo delle vie Cottolengo e Caselle, misero l'allarme all'Oratorio salesiano. Il fuoco si era appiccato al palcoscenico del teatrino dell'Oratorio festivo, e dopo aver covato tutta la notte, scoppiò violento distruggendo tutto il mobilio del teatro, il palcoscenico ed il camerino annesso, tutte le cinghie di trasmissione della stamperia, appiccando il fuoco ad un enorme deposito di carbone cok, e minacciando di investire tutto il fabbricato superiore, avendo già attaccato al pianterreno il magazzino della carta.

Tutto il personale dell'Oratorio fu in piedi, e colla pompa dell'Istituto si cominciò a lavorare per salvare dal fuoco il magazzino di carta, dove avrebbe potuto principiare un vero disastro.

Intanto giunsero sul luogo i pompieri della Sezione Moncenisio, e, non bastando i primi soccorsi, si dovette telefonare alla Sezione Santa Barbara, donde partirono tre pompe a cavallo con diverse squadre di pompieri, sotto gli ordini del bravissimo tenente Todo; i quali con grande celerità giunsero in tempo a penetrare nel sotterraneo e a salvare i motori a gas della stamperia, i cui conteurs minacciavano di scoppiare.

Dopo un'ora di lavoro ostinato e benissimo diretto, il fuoco era domato; e verso le 7, dopo tre ore circa di lavoro, anche il deposito di carbone era completamente spento.

Dàlla Sezione Moncenisio accorsero le guardie urbane col maresciallo Gonnet e quelle di P. S. pel servizio d'ordìne.

Il danno supera le ottomila lire; nulla è assicurato.

Per una grazia speciale della Provvidenza, mentre i muri dopo 4 ore erano ancora roventi, il fuoco non distrusse un semplice assito che divideva il sotterraneo del teatro da un enorme conteur a 100 becchi e dal deposito di grassi ed olii per le macchine della tipografia. In tal caso i danni sarebbero stati incalcolabili.

NOTA. - Alcuni nostri generosi Cooperatori avrebbero voluto iniziare sui giornali una sottoscrizione per riparare i danni di questo incendio. Noi li ringraziamo di gran cuore, sebbene non abbiamo creduto opportuno di approfittare del loro caritatevole disegno. Riceveremo per altro con riconoscenza ciò che i nostri benefattori crederanno bene d'inviare a questo Scopo.

AZIONE SALESIANA.

Dal 26 aprile al 17 maggio tostò decorsi il nostro Sacerdote D. Stefano Trione fu in viaggio per tenere Conferenze Salesiane in Cremona, Mantova, Rovigo, Chioggia, Portogruaro, Gorizia (Austria), Vittorio, Belluno, Schio e Lodi. In quasi tutte le suddette città tenne due conferenze, una al popolo ed un'altra ai Cooperatori Salesiani. Si fermò inoltre a Milano, Venezia, Treviso ed Udine per trattare dell' azìone Salesiana coi rispettivi Comitati nostri già fiorenti in tali città.

Ovunque il popolo ed i Cooperatori accorsero a queste conferenze in folla grandissìma e con edificante interesse.

Si poterono, grazie a Dio, fondare parecchi Comitati Salesiani e non fu lieve l' impulso che si diede alla Pia Unione dei nostri Cooperatori.

Dobbiamo poi pubblicamente e con la più viva riconoscenza ringraziare gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, ed i Reverendissimi Rettori di Chiese, che con tanta benevolenza e singolare bontà accolsero il suddetto nostro conferenziere e lo aiutarono ampiamente nella difficile impresa, per cui era stato loro da noi raccomandato.

Ringraziamo inoltre i benemeriti giornalisti ed i reverendissimi predicatori, che degnaronsi annunziare le dette conferenze e parlare con tanto affetto in tale occasione delle opere di D. Bosco.

E che diremo poi ai nostri Cooperatori e Cooperatrici delle suddette città e diocesi, i quali ci manifestarono anche in questa occasione tanto affetto? Essi sanno già che noi li amiamo più che fratelli: rinnoviamo perciò loro la nostra promessa di non dimenticarli mai nelle nostre orazioni e pregheremo ogni dì il Signore che voglia loro concedere quanto già per loro implorava D. Bosco, cioè: il centuplo della loro carità anche nella vita presente colla sanità e concordia nella famiglia, colla prosperità nelle campagne e negli affari, e colla liberazione ed allontanamento da ogni disgrazia.

I DIRETTORI DIOCESANI DEI NOSTRI COOPERATORI.

Le Norme Generali, che il nostro venerando D. Bosco dettava per regolare la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, prescrivono un Direttore Diocesano poi medesimi, ove questi siano in numero considerevole. Ossequenti a ciò, dietro proposta dei Rev.mi ed Eccellentissimi rispettivi Ordinarii Diocesani abbiamo nominato i seguenti Direttori per le città e diocesi seguenti

Acqui. - Rev.mo Teol. D. FRANCESCO NEGRONI Arciprete della Cattedrale.

Fossano. - Rev.mo Can. Teol. D. TOMMASO BERTOGLIO. Ivrea. - Rev.mo D. PAOLO BELLONO Rettore di S. Maurizio.

Mondovì. - Rev.mo P. GIOVANNI Rossi dell'Oratorio di S. Filippo.

Pinerolo. - Rev.mo D. VALERIANO PONS.

Saluzzo. - Rev.mo D. GIUSEPPE SAVIO Cancelliere Vescovile.

Bobbio. - Rev.mo Can. FRANCESCO CODEB6.

Tortona. - Mons. GIUSEPPE NOVELLI Rettore del Seminario Maggiore. R. Ch. Luigi ORIONE V. Direttore.

V. Direttore per Nevi Ligure: Rev.mo Teol. Siro MERIGGI Prevosto di S. Pietro.

Vercelli. - Rev.m° D. CARLO SOLAMANO Rettore di S. Agnese.

Novara. - Mons. Can. Teol. FELICE ROSSARI.

Vigevano. - Rev.m° D. ANTONIO COLLI Prevosto. Milano. - Rev.mo D. PASQUALE MORGANTI Direttore Spirituale del Seminario Maggiore.

Brescia. - Mons. D. GIUSEPPE SINISTRI Can. della Cattedrale.

Como. - Rev mo D. ANTONIO CASARICO.

Cremona. - Mons. BARTOLOMEO BORSIERI Can. Penitenziere.

Lodi. - Rev.mo D. ENRIco NOLI DATTARINI V. Rettore del Seminario Vescovile.

Mantova. - Rev.mo D. NARCISO Bonazzi Cancelliere Vescovile.

Pavia. - Rev.m° D. FRANCESCO MARIANI Can. della Cattedrale.

Venezia. - Mons. dei Conti Sanfermo. Sig. ILDELBRANDO MOSCHETTI V. Direttore.

Adria. - Mons. LiciNio VALERIANI Can. della Cattedrale. Rovigo. - Mons. Luigi BIGON Can. del Duomo.

Belluno. - Rev.m° D. ANTONIO SPERTI. Rev.mo D. GIANMARIA BORDiN Parroco.

Chioggia. - Mons. ANTONIO BASSANI. Portogruaro. - Mons. LUIGI TINTI. Treviso. - Mons. G. M. PELLIZZARI.

Udine. - Mons. G. B. DE BAULI Can. della Metropolitana. Sig. RAIMONDO ZoRZi V. Direttore.

Gorizia (Austria). - Mons. ALPI. Sig. BARONE Osrol Somaru,a V. Direttore.

Vicenza. - Mons. DE Luciii Can. della Cattedrale. Sig. ADRIANO NAVAROTTO V. Direttore. Rev.mo D. OTTAVIO RONCONI V. Direttore per Schio. Vittorio (già Ceneda). - Mons. ANDREA CARPENÈ Can. della Cattedrale.

Modena. - Rev.mo P. GIOVANNI BORCESI Curato di S. Pietro. Rev.mo D. SANTE FERRAR) V. Direttore.

Reggio Emilia. - Rev.mo Can. CAVANDOLI Arciprete del duomo.

Ferrara. - Mons. Luigi BaLDI Can. della Cattedrale. Napoli. - Mons. Luigi CARUSO Can. della Metropolitana.

Quasi tutti questi Rev.mi Direttori sono coadiuvati da appositi Comitati di zelanti Cooperatori ed in parecchi luoghi anche da Sotto-Comitati di Cooperatrici.

Speriamo che coll'aiuto di Dio, colla benevolenza degli Eccellentissimi Ordinarii Diocesani e coll' appoggio dei nostri carissimi Cooperatori si potranno avere fra breve Direttori e Comitati Salesiani in parecchie altre città e diocesi. Poniamo pertanto di gran cuore questa impresa sotto la protezione valevolissima di Maria SS. Ausiliatrice.

NECROLOGIA.

Raccomandiamo in modo speciale alle preghiere dei nostri lettori l'anima del canonico D. MATTEO SONA da Chieri, zelante cooperatore salesiano , morto il 18 maggio di quest'anno. Egli, amicissimo di D. Bosco, fu il sostegno dell'Oratorio femminile di S. Teresa in momenti difficili. Era uomo di Dio, e benchè malaticcio negli ultimi mesi , desideroso di morire nel campo delle sue fatiche, non cessò di attendere al confessionale fino al 15 Maggio. Spirò con tutti quei conforti di nostra santa religione, coi quali egli aveva rallegrate tante anime negli estremi momenti, e volle che la benedizione di Maria Ausiliatrice per mano di un Salesiano fosse come il pegno di quel premio che aspettavalo per quanto aveva operato a favore dei figli di D. Bosco.

Rettifica. - Nel numero di Maggio raccomandammo pure alle preghiere dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane l'anima di D. DOMENICO PERETTI, compagno ed amico di D. Bosco. Diciamo ora che il D. Peretti era Parroco zelantissimo di Buttigliera Alta e non d'Asti, come ci scappò lo scorso mese.

Cooperatori defunti nell'Aprile e Maggio 1893

1 Agrati Giuseppe - Meda (Milano). 2 Bertozzi Guerrieri Maddalena - Rimini (Forlì).

3 Blandina Domenica fa Giuseppe Rubiana (Torino).

4 Caggioli Angolo - Mura (Brescia). 5 Canavosio Lucia - Castagnole Piemonte (Torino).

6 Carcano D. Filippo Canonico - Milano.

7 Ceschini Pietro Paolo - Lasino (Austria).

8 Coluzzi D. Domenico Arciprete - Polcenigo (Udine).

9 Comotto Ch. Onorato - Borgo d' Ale (Novara).

10 Conti Angelica - Chivasso (Torino). 11 De Giorgi D. Enrico Parroco - Domo (Novara).

12 Enrico Comm. Felice Presidente della Corte di Cassazione - Torino.

13 Enrico Marini Emma - Torino.

14 Eutizi Ch°. Pietro - S. Severino Marche (Macerata).

15 Ferrari d'Orsara Giuseppina-Torino.

16 Fiorio Margherita - Gargagnago (Verona).

17 Fontanella Giovanni - Torino

18 Gallarini D. Egidio Parroco - Montalceto (Siena).

19 Gallina-Tacchini Giuseppina - Beinette (Cuneo).

20 Giambone damig. Carolina - Torino.

21 Giarizzo D. Pietro Canonico - Cinimmo (Palerino).

22 Giordani D. Vincenzo - Marsala (Trapani).

23 Imperatori Suor Angelica Maria - Saluzzo (Cuneo).

24 Marcucci D. Callisto Canonico - Viterbo (Roma).

25 Mariotti Cav. Dott. Giovanni -Monteggiovi (Grossetto).

26 Marson Antonio fu Luigi - Soligo (Verona).

27 Mazzarello Giuseppe - Mornese (Alessandria).   (

28 Mazzarello Pietro - Mornese (Alessandria).

29 Mazzoni D. Lorenzo - Vallisette (Massa Carrara.).

30 Melzani Giuseppe Pio di Giorgio - Bagolino (Brescia).

31 Nicola Antonio fu Giovanni - Prativero (Novara).

32 Olgiati Claudina - Torino.

33 Parato Comm. D. Giuseppe, Rettore collegio Convitto Nazionale Umberto 1. - Torino.

34 Prierone Giacomo -Cremolino (Alessandria).

35 Ponti D. Pietro Parroco - S. Maria Segreta (Milano).

36 Rachele Ermelinda vedova Roggieria - Torino.

37 Ramilli D. Ferdin. - S. Polo (Forlì). 38-Razzetti Edoardo - Torino. 39 Rivetti Maria - Susa (Torino). 40 Rotta D. Paolo - Torino. 41 Ruffini Matilde - Roma. 42 Sembiante D. Francesco Parroco - Predazzo (Tirolo).