BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Aprile 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI APRILE 1897

IL PARADISO DELL'ANIMA    pag, 81 Il. MESE DI MARIA nel Santuario di Valdocco 83 L'IMMINENTE INAUGURAZIONE dell'Istituto S. Ambrogio in Milano   . .   84 COLLOCAMENTO DELLA PRIMA PIETRA dell'Istituto Salesiano in Bologna   . . . 86 DALL'ESTERO: - L'Orfanotrofio di La Marsa (Tunisi)    90

LA MANO DELLA PROVVIDENZA    91 NOTIZIE DELLE MISSIONI: - Un nuovo vasto campo di Missione nel Chaco Paraguayo. - Altri viaggi apostolici di Mons. Costamagna    93

AI GIOVANETTI    99 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 100

FIORI SALESIANI    103

Notizie varie    105

Bibliografia    106

Cooperatori defunti    ivi

IL PARADISO DELL'ANIMA

ALL' AVVICINARSI del bellissimo Maggio, tra la verdura dei campi e dei prati, in mezzo al commovente spettacolo della natura, a mille doppi abbellita dall'amore dei figli co ronanti di fiori e di luce la Madre amatissima, la potente Ausiliatrice del popolo cristiano, proviamo ogni anno soavi ed ineffabili dolcezze. Imperocchè, mentre ravvisiamo nel rinnovellamento della natura e nella leggiadra varietà dei fiori, onde s'ammanta la terra, l'a more provvidenziale che Iddio ha per noi, con vivi trasporti di gioia e di ricono scenza vi scorgiamo pure un materno invito all'anima nostra di rinascere anch'essa alla grazia, di adornarsi di nobili virtù per intessere come una corona d'amore alla dolcissima Regina del Paradiso.

Non vi è città, non villaggio, nè tugurio o capanna, non vi è spiaggia deserta, valle solitaria o bosco remoto, in cui non si vegga qualche sua immagine, non s'intuonino le sue lodi, non si adornino di fiori i suoi altari, non si ascoltino ripetere i suoi cantici in questo mese a Lei consecrato. Sembra che la natura concorde con tutte le generazioni sia intenta ad onorarla.

E noi pure cerchiamo prestarle i nostri omaggi per quanto possiamo. Benediciamo questa Vergine Madre di Dio, la più pura, la più amabile creatura, il più perfetto modello di tutte le virtù, la più amorosa di tutte le madri. A Lei rivolgiamo le nostre preghiere, apriamo i secreti del nostro cuore, narriamo i nostri affanni, a Lei, che è l'appoggio degli innocenti, la consolazione degli afflitti, la madre della santa speranza e del casto amore, la salute degli infermi, il rifugio dei peccatori e la efficace mediatrice presso il suo divin Figliuolo.

Oh! sì, la devozione del mese di Maria è sempre per i cuori cristiani una pura ed abbondevole sorgente di grazie e di benedizioni paradisiache. Epperò noi , all'avvicinarsi del mese più fiorito e ridente di tutte le stagioni, moviamo annualmente a tutti i cuori generosi una calda preghiera di volere - nel raccoglimento della preghiera, che tra il profumo dei gigli e delle rose ascende più gradita al cuore materno della potentissima nostra Ausiliatrice - provare il gaudio e la pace celestiale di questo mistico e reale Paradiso dell'anima.

* *

Senonchè, mentre raccomandiamo con verace entusiasmo ai nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici la devozione del Mese Mariano, vero Paradiso delle anime. non possiamo passar sotto silenzio una cosa di somma importanza. L'indimenticabile nostro fondatore e Padre D. Bosco, conoscendo per esperienza che la devozione del Mese di Maria è un anticipato Paradiso in terra, non solo ne promosse e fomentò mai sempre la pratica costante sotto le forme più attraenti, ma andò più innanzi e volle fare cosa, con la quale si potesse concorrere a perpetuare nel mondo questa bellissima fra tutte le devozioni.

Egli - vedendo con quanto accanimento e scaltrezza i nemici di santa Chiesa si adoperavano per strapparle, mercè l'irreligione e la miscredenza, le anime ricevute in deposito da Gesù Cristo suo divin Fondatore - andava struggendosi di ardentissimo desiderio di aver i mezzi necessari per risparmiare alla santa Chiesa un dolore sì grande ed impedire, con tutte le sue forze, la rovina di tante anime. E questi mezzi non cercò nelle deboli e vacillanti forze umane, ma nella potenza pressochè divina della Madre di Dio. E poichè Iddio aveva affidato tutta l'economia della sua Chiesa alla Madre del Divin Verbo, D. Bosco comprese che Maria, per mostrare in questi tristissimi tempi la validità del suo Patrocinio, desiderava di esser in modo speciale invocata sotto il titolo di « Aiuto dei Cristiani ». Perciò egli si dedicò a propagare in mille e mirabili modi la divozione a Maria Ausiliatrice ed i fatti dimostrarono chiaramente quanto bene D. Bosco avesse colto nel segno.

Maria Ausiliatrice infatti, rispondendo alle preghiere del suo servo fedele, lo inspirò a consacrare tutta la sua vita .per l'educazione della gioventù abbandonata; ed affinchè quest'opera - ricca della pienezza della più squisita carità - non avesse a venir meno alla sua morte, volle che fondasse la Pia Società di S. Francesco di Sales e quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali fossero eredi del suo spirito per il bene della gioventù d'ambi i sessi. Non contenta ancora di questi novelli presidii ed antemurali, dati per mezzo di D. Bosco alla mistica Sposa del suo Gesù, Maria Aiuto dei Cristiani volle pure che egli procurasse alla Chiesa dei buoni e zelanti Ministri, ed ecco sotto l'inspirazione di Lei sorgere « l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice perle vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico ».

Quest'opera, che tutti i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici già conoscono ed amano, perchè in quest' anno con provvido consiglio ci è stata additata ad unico centro della nostra mutua cooperazione, è destinata a perpetuare sulla terra il Mese di Maria, Paradiso delle anime nostre. Invero detta opera ha per fine di dare alla Chiesa dei buoni Sacerdoti, i quali avranno l'obbligo particolarissimo di predicare l'amore e la devozione a Maria. Lavorare quindi nel suo bel mese per preparare de li ottimi redicatori delle sue lodi e delle sue meraviglie, è l'omaggio più gradito che noi possiamo offrirle.

Ed ogni volta che ci troveremo prostrati dinanzi agli altari di questa nostra benignissima Madre, se con semplicità ascolteremo le inspirazioni del cuor nostro,, oh ! (ne siam sicuri) ci sarà dato di poter sensibilmente sentire Maria Ausiliatrice richiamarci alla mente con voce soavissima i gemiti della Chiesa ed ec citarci a secondarla e consolarla col concorso di tutte le nostre forze. Porgiamo dunque docile l'orecchio alle sue parole, ed in ogni giorno del suo bel Mese consacriamole un tantin di buona volontà e qualche ritaglio di tempo per raccogliere tra i nostri conoscenti ed amici degli associati all'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice. La tenuità dell'offerta, la ricchezza dei tesori spirituali che possiamo acquistare, l'obbligo che abbiamo di amare ed aiutare la Cattolica Chiesa, e più di tutto il pensiero dolcissimo che faremo cosa sommamente gradita alla Celeste Regina delle anime nostre, ci sia di stimolo a lavorare indefessamente per quest'opera santa. Si riempia ad onore di Maria la pagella unita al Bollettino dello scorso mese, se ne chiedano altre alla nostra Direzione, si diffonda ampiamente e nei centri delle città e nelle umili borgate di campagna, perchè desideriamo con tutta l'anima nostra che ogni cuore amante di Maria Ausiliatrice possa concorrere a perpetuare sulla terra la devozione del Mese di Maria, Paradiso delle anime. A ciascun associato a quest'opera si possono applicare con tutta verità quelle parole che Chiesa santa mette in bocca a Maria: « Qui elucidant me vitam aeternam habebunt. Eccli. XXIV, 31 ». Così dopo di avere, colla nostra tenue offerta annua in favore dell' Opera dei figli di Maria Ausiliatrice, cooperato alla diffusione della divozione a Maria, Paradiso dell'anima nostra, saremo sicuri di esser messi a parte dei gaudii inenarrabili del cielo.

Mese di Maria nel Santuario di Valdocco

Per norma di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino, ricordiamo che nel Santuario di Maria Ausiliatrice si darà principio al bel Mese di Maggio il 23 del corrente Aprile.

Assistendo divotamente alle funzioni della comunità che si tengono in detta chiesa alle ore 5 1/2 ed alle 7 1/2 del mattino, si può acquistare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni, e facendo la S. Comunione l'indulgenza plenaria quotidiana.

Nei giorni feriali al mattino dopo la Messa delle 5 1/2 ed alla sera alle 7 1/4 dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questi discorsi avranno luogo dopo i vespri delle ore 2 1/2 e delle 4 1/2.

Catechismi per le Scuole

Notifichiamo che l' Amministrazione Municipale di Torino, d'intelligenza coll' Autorità Ecclesiastica, dispose che fosse adottato nelle Scuole Elementari Comunali il Piccolo Catechismo per la I e II Classe e un estratto del Compendio della Dottrina Cristiana per la III, IV e V Classe conforme al testo autentico prescritto dai Vescovi del Piemonte e della Lombardia.

La Libreria Salesiana Editrice, uniformatasi strettamente alle indicazioni ricevute, ha testè pubblicato i due volumetti, che raccomanda vivamente agli insegnanti ed agli alunni, avendo posto la massima cura, affinchè riuscissero nitidi e corretti.

Piccolo Catechismo per la I e II Classe    Cent. 5. Estratto dal Compendio della Dottrina Cristiana per la III, IV e V Classe   „

L'IMMINENTE INAUGURAZIONE DELL'ISTITUTO S. AMBROGIO IN MILANO

NEL programma delle grandiose Feste Centenarie Santambrosiane, che si stanno per celebrare con pompa straordinaria nella Capitale della Lombardia, v'è pur segnata l'inaugurazione dell'Istituto SantAmbrogio che i benemeriti Cooperatori e le ottime Cooperatrici Milanesi e Lombardi vollero affidare ai Figli di Don Bosco.

Il zelante Comitato e Sotto-Comitato Salesiano Milanese, degnamente presieduto da quell'anima fervida di D. Pasquale Morganti, s'è affrettato ad innalzare, in tempo relativamente brevissimo, un lato dell'edificio progettato. Ed ora, avvicinandosi la fausta epoca che coronerà parte delle sue più vive aspirazioni e delle indefesse sue sollecitudini, s'è sentito nella necessità di rivolgere tuia calda preghiera al nostro venerata Superiore Don Rua, preghiera che noi giriamo a tutti i nostri lettori, facendo voti che, assecondato ora il desiderio del sullodato Comitato e Sotto-Comitato, possa esso, con alacrità sempre crescente, proseguire presto fino a perfetto compimento l'opera generosamente intrapresa.

Le belle parole, che il venerato nostro Superiore aggiunge in fine, crediamo basteranno a convincere i nostri lettori della necessità e dell'importanza della cosa.

Ecco pertanto la lettera che a nome di tutti scrive il Rev.m° Direttore Diocesano Milanese Don Pasquale Morganti:

R.mo SIGNOR D. Rua,

Milano, 20 Febbraio 1897.

ELLA conosce come da due anni lavori e si agiti il Comitato e Sotto-Comitato Salesiano Milanese per apprestare in questa nostra città ai Figli di Don Bosco un locale più ampio di quello che attualmente abitano, dove possano accogliere almeno una parte dei giovanetti studenti od artigiani assolutamente bisognosi di un ricovero.

Ricorderà parimenti la memoranda giornata del 4 settembre 1895, in cui Sua Eminenza il nostro veneratissimo Cardinale, attorniato da altri 10 venerandi Presuli e da una fitta folla, poneva e benediceva solennemente la Prima Pietra di questo bello e comodo edifizio in Via Galvani, esprimendo il suo desiderio che presto sorgesse completo secondo il proposto disegno e si potesse vedere rigurgitante di fanciulli, che in numero sterminato attendono la carità d' una sana educazione.

Orbene, eccitato fino all'entusiasmo il nostro Comitato e Sotto-Comitato dalla santità ed urgenza dell'impresa, si accinse, con slancio quasi temerario, alla fabbrica, affrettandone il compimento almeno d' una parte (il lato sinistro di chi guarda il disegno), per poterla inaugurare nelle Feste Centenario di S. Ambrogio ed accettare subito un 200 giovani dei più bisognosi.

Questo progetto è ormai un fatto compiuto, ed è universale la soddisfazione di quanti vi hanno fatto una visita il contemplare l'ampiezza, la solidità e sobria eleganza del fabbricato, dovute all'ingegno ed alla solerzia dell'egregio Architetto Cecilio Arpesani.

Ma anche questa rosa ha le sue spine e, me lo creda, acutissime ed assai lunghe; va' dire cioè che il locale è compiuto, ma non ne è compiuto il pagamento.

Devo però prima, R.mo Sig. D. Rua, anche a Lei dichiarare che l' abituale generosità dei Milanesi, nonchè smentirsi, ha superate le nostre aspettative, anche perchè contemporaneamente alla nostra altre non meno degne imprese stanno compiendosi in questa capitale lombarda, pur esse bisognosissime della pubblica carità. E in miglior occasione sarà per me una forte compiacenza far conoscere l' elenco interminabile di Sacerdoti, Avvocati, Ingegneri, Industriali, Nobili e Popolani, che vollero con tanta bontà venirci in aiuto, mostrandoci così come in ogni ceto D. Bosco abbia in Milano caldi ammiratori e l' opera nostra sia riputata di somma importanza.

Nondimeno sarebbe affettazione ridicola ed assai dannosa il dissimulare, anzi il non dichiarare apertamente che le somme raccolte finora sono molto al disotto delle spese già contratto, benchè i periti abbiano apertamente attestato che nella costruzione s'è proceduto con molta prudenza ed economia, tanto da meravigliarsi del costo infimo dell'opera manuale e dei materiali.

Ora poi ci incombono nuove e gravose spese sia pel fornimento dei mobili necessari per una grossa comunità e specialmente del macchinario per le officine, sia anche per celebrare convenientemente la solennità d'apertura dell' Istituto, che si vorrebbe riuscisse non indegna, nè minore delle altre, con che in quest'anno Milano onora il suo S. Ambrogio, e colle quali (come diceva l'apposito periodico: « Il S. Ambrogio » nel suo numero di Settembre) anche la nostra è collegata.

Noi non abbiamo mancato di fare frequente appello alla generosità dei buoni, per mezzo specialmente dei benemeriti giornali L'Osservatore Cattolico e La Lega Lombarda; ma ci pare proprio il momento in cui anch'Ella, R .mo Sig. D. Rua, dica una parola speciale a tutti i Cooperatori e lettori del Bollettino, a molti dei quali può non esser ancor giunta la nostra voce. Ci aiuti, nostro venerato Padre, e dica ai Cooperatori ed a tutti gli amici di D. Bosco, che vogliano fare ognuno un nuovo sacrificio ed inviarci con tutta sollecitudine il loro obolo o in danaro od anche in mobili od altri oggetti. Dica specialmente che ci si aiuti a procurare presto qualche macchina tipografica, essendo in gran numero i giovani che domandano posto fra i tipografi, se non vogliamo permettere che passino chissà in quali tipografie, delle quali rigurgita Milano.

E queste cose le ripeta con maggior lena ai numerosi Cooperatori della Città e Diocesi Milanese, facendo loro riflettere che così concorreranno in modo assai conveniente ad onorare S. Ambrogio, al quale colla splendida urna, che custodirà le preziosissime sue reliquie, tornerà certo non meno gradito il dono di questo Istituto, nel quale si metteranno in sicuro le anime di tanti fanciulli, redente dal Sangue preziosissimo di Gesù Cristo ed al nostro S. Ambrogio tanto care.

Anche a tutti in genere i Lombardi raccomandi i nostri bisogni, perchè anche a loro il nostro Istituto è per tornar assai comodo e proficuo per la sua vicinanza, che li dispenserà per l'avvenire di ricorrere a Case Salesiane più discoste.

Sì, faccia tutti persuasi degli urgenti nostri bisogni, ed anche coloro, che s'ingannano credendo che in Milano, perchè grande ed opulenta, sia una sola cosa sognare un progetto e vederlo attuato; è verissimo che in Milano c'è molto denaro, ma non è parimenti vero che desso sia nelle mani del povero Comitato Salesiano.

Oh ! quanto ci tarda, R.mo Sig. D. Rua, di allogar meglio questi suoi Figli costretti a frenare il loro zelo negli angusti limiti dell'Oratorio di Via Commenda! Come godrò specialmente io di veder finalmente il carissimo D. Lorenzo Saluzzo nella possibilità di spiegar tutta la sua naturale energia ed attività, che ce lo ha reso sì caro e che ci ha fatto concepire tante speranze ! Come vagheggio il momento di mirarlo coi degnissimi suoi Confratelli in mezzo ad una gran turba dei piccoli amici di Gesù!

Il Cuore amabilissimo del nostro Redentore, per l'intercessione della sua gran Madre, nostra Ausiliatrice, e poi meriti del suo gran Servo D. Bosco assecondi questi voti.

Scusi la prolissità e la mia consueta libertà e mi raccomandi con tutti i colleghi del Comitato e Sotto-Comitato nelle sue preghiere.

Dev.mo ed Aff.mo Servo

SAC. PASQUALE MORGANTI

Dirett. del Comit. Sales. Milanese.

benemeriti Cooperatori e Buone Cooperatrici,

Ho letto quanto qui sopra scrive il zelante Direttore Diocesano dei Cooperatori Milanesi e non posso trattenermi dall' aggiungere anch'io qualche parola. Ho visitato poc'anzi il nuovo fabbricato erettosi pei Salesiani in Milano, e son rimasto altamente maravigliato e soddisfatto nel vederlo così presto e così bene condotto quasi a termine; ne ringraziai in cuor mio il Signore pregandolo a ricompensare largamente colla rugiada delle sue grazie i generosi Oblatori, e non tralasciai di esprimere i sentimenti della mia riconoscenza anche all'eletta di Signori e Signore del Comitato e Sotto - Comitato che si trovarono presenti in quella circostanza, come pure alla dimane nella riunione che ebbe luogo nell'Oratorio di Via Commenda. Sento tuttavia il bisogno di manifestare a tutti in generale gli Oblatori la viva gratitudine che noi Salesiani proviamo per chi si mostra generoso ad aiutarci nelle opere a favore della povera gioventù. Si abbiano tutti i nostri più cordiali ringraziamenti.

Siccome poi, come dice il Presidente dei due Comitati, restano ancora a pagarsi molti debiti ed a compiersi i lavori, non vengano meno i Milanesi ed i Lombardi specialmente nell' ardore della loro carità, giacchè a vantaggio dei figli del popolo di Milano e di tutta la Lombardia s'innalza il nuovo Istituto di Sant'Ambrogio.

Il Santo Patrono, cui è dedicato e che tanto s'interessava della gioventù, non mancherà certo d'implorare su tutti i Benefattori le più elette benedizioni.

Sac. MICHELE RUA.

Collocamento della prima pietra dell'Istituto Salesiano in Bologna

CON l'animo ripieno di sincera ammirazione e riconoscenza, diamo una succinta relazione di questo importantissimo avvenimento, che segna nei fasti della Pia Società

Salesiana una nuova pagina di vita scritta a caratteri d'oro dallo zelo dei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Bolognesi, sempre instancabili e generosissimi nell'operare il bene.

La sera del 20 febbraio scorso, antivigilia del giorno fissato per la solenne cerimonia, l'amatissimo nostro Superiore D. Rua giungeva in Bologna, ricevuto alla stazione dai Membri del Comitato Promotore delle Opere Salesiane della città e da molti altri distintissimi personaggi del clero e laicato bolognese, i quali solennemente lo vollero accompagnare fino all'Arcivescovado, dove era atteso ed ospitato da, Sua Em. il Cardinale Domenico Svampa Arcivescovo.

Conferenza di Don Rua.

Il giorno dopo, 21 febbraio, nella Chiesa Parrocchiale della Trinità, D. Rua tenne una conferenza, presieduta dall' Eminentissimo Cardinale Svampa e dalle LL. EE. Mons. Conte Zoccoli, Vescovo di Sebaste, e Mons. Bonaiuti, Vescovo di Pesaro. La bellissima chiesa era letteralmente gremita di persone di ogni ceto e condizione. D. Rua, in mezzo al più religioso silenzio, prese la parola e per un'ora precisa tenne pendente dal suo labbro tutto quell'elettissimo ed imponente uditorio. Egli svolse questi pensieri, riprodotti dall'ottimo «Avvenire», giornale quotidiano delle Romagne e dell'Emilia (1)

« Trovasi nella Sacra Scrittura un testo che deve essere da noi tenuto in grande considerazione: Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea. Di più, nel Vangelo odierno si legge la parabola insegnata dal Divin Salvatore alle turbe, quella cioè del seminatore che gittó il seme parte sulla strada, parte sulle pietre, parte sulle spine e non portò frutto: lo gettò sul terreno fertile e produsse frutti buoni ed abbondanti.

» Qual è questo terreno così fertile, così atto a produrre frutti tanto abbondanti? È il cuore dei giovani, il cuore dei fanciulli, terreno che si lascia coltivare come si vuole, e che ove venga seminato bene, produrrà frutti abbondanti di bontà e di virtù, se male invece, pur troppo non darà che triboli e spine.

» Io debbo anzitutto, o miei cari Bolognesi, indirizzare a voi i miei complimenti ed in pari tempo i miei ringraziamenti, poichè vedo che a Bologna si sa stimare la gioventù e si vuol gettare in questo terreno fertile il buon seme. Non sono ancora trascorsi due anni, dacchè la gentile Bologna diede ospitalità ai Salesiani in occasione del 1° Congresso dei Cooperatori. In quella circostanza rimasi altamente commosso nel vedere le simpatie di cui eravamo oggetto, le premure spese per organizzare con tanta sapienza, sagacia e previdenza quel Congresso, che riuscì un vero trionfo sia per l'ordine che sempre regnò nelle sue sedute, come per la serietà ed il contegno di quanti vi presero parte e dell'intera cittadinanza. In quella circostanza, commosso da tanta bontà, io presi l'impegno di venir presto a Bologna, per realizzare qualche cosa a beneficio di questa gioventù, presi l'impegno di mandar presto i miei fratelli.

» Ora sono passati due anni e già si è aperto un Oratorio festivo, ove si raccolgono i fanciulli in numero grande. L'ho visitato stamane, e ne sono rimasto consolato e ne ho ringraziato Iddio.

» Domani poi avrà luogo la posa della prima pietra del nuovo Istituto, e questo non sarà che il germe che dovrà svilupparsi in seguito e fruttificare grandemente. La colletta che si farà alla fine di questa conferenza andrà tutta devoluta a quest'opera; ed io confido che la vostra generosità darà animo ai promotori a procedere in fretta alla novella costruzione, in guisa da poter installarvi quanto prima una bella e numerosa schiera di giovanetti.

» Dopo questo felicissimo esordio, Don Rua si addentrò' nell'argomento.

» Disse che, mentre nei tempi antichi l'uffizio dell'educazione della gioventù era reputato gravoso, quasi una dannazione, nella Chiesa cattolica invece i grandi Santi furono tutti grandi educatori della gioventù.

» L'oratore rammentò S. Girolamo Emiliani, S. Filippo Neri, S. Giuseppe Calasanzio, S. Ignazio, il B. La Salle e da ultimo nel secolo nostro l' immortale D. Bosco suscitato da Dio a salvezza della gioventù.

» E qui D. Rua si fermò a narrare alcuni tratti della vita di D. Bosco, ricordando un sogno meraviglioso che egli ebbe tenero fanciullo ed il cui significato comprese soltanto più tardi.

» Illustrò il sistema tenuto da Don Bosco nella educazione della gioventù, narrando alcuni episodii del più grande interesse, e ricordando che il segreto dei suoi trionfi consisteva nella educazione del cuore, congiunta al rinvigorimento delle forze del corpo mediante i giuochi ginnastici.

» Conchiuse constatando come l'Opera Salesiana continui a prosperare prodigiosamente, in guisa che tutti debbono convenire che essa è opera voluta da Dio, il quale largisce i suoi doni per mezzo di Maria Ausiliatrice. Spera che il nuovo Istituto, che si inaugurerà all'indomani, abbia da riuscire di decoro alla città, anzi si dice persuaso che produrrà frutti abbondantissimi non solo per Bologna, ma pel mondo intero, e però i Bolognesi vorranno essere larghi, certi che Iddio non si terrà verso di essi debitore di generosità.

» Finito che ebbe D. Rua il suo dire, venne dato termine alla funzione colla benedizione del Santissimo Sacramento, ed il Parroco della SS.ma Trinità, il zelantissimo Mons. Carpanelli, volle servire in canonica l'Em. Card. Arcivescovo insieme alle LL. EE. ed ai Signori del Comitato di un grazioso rinfresco ».

Alla sera poi dello stesso giorno, verso le ore 8, i giovanetti del nuovo Oratorio festivo di S. Carlino vollero dare una piccola rappresentazione onorata dalla presenza dell'Em. Cardinale Arcivescovo, da D. Rua e dal flore della nobiltà bolognese. Rappresentarono Le Pistrine », dramma romano in 5 atti del Sac. G. B. Lemoyne, che fu applauditissimo. II R.mo Dottor Masotti compose per la circostanza un bellissimo prologo, che siamo lieti di poter riportare per intiero:

Il prologo son io. Qualche gran fatto avviene Glorioso, inaudito, per queste umili scene. Un teatro improvviso, sorto come d'incanto, S'onora oggi, Eminenza, del tuo purpureo manto; E ai piccoli istrioni, quaggiù, di San Carlino, Pronto agli applausi un Padre giunge fin da Torino. Oh! quanto gaudio e gloria adduce a noi quest'ora, Angioli benedetti del Reno e della Dora!

Or per voi, per quest'alme sì elette e peregrine, Si dà un Dramma Romano che ha nome le Pistrine. Siam garruli fanciulli, che, truccati da attori, Vi sfiliam sotto gli occhi tribuni e senatori Nel pallio e nella toga, sacerdoti pagani,

Che uccelliam dal proscenio ai vostri battimani. Ma sotto i nivei manti e le clamide altere, Di monelli redenti ruzzan le gaie schiere:

Tra l'orror di Pistrine sì pauroso e fosco,'

Ci nomiam con orgoglio i figli di Don Bosco! No il vostr'obolo santo non fu gittato al vento: Senz'esser deputati, già siamo in cinquecento! E di fratelli innumeri ingrosserà la schiera Là nel fatato asilo, fuori porta Galliera, Che di mille pietosi susciteran le mani Su la magica pietra, che si apporrà domani.

Di carità l'incendio già per tutto divampa...

Oh! plaudiamo alla porpora di Domenico Svampa, Che i vividi fulgori irraggia nella tua Grand'anima di Padre, o Don Michele Rua!

S' alza la prece intanto dagl'infantili errori,

E si riversa in grazie sul capo agli oblatori. A chi la man protende ai derelitti infanti,

Su dai petti innocenti volino il plauso e i canti!

* **

Ma eccoci al giorno fissato per la solenne cerimonia del collocamento della prima pietra del nuovo Istituto Salesiano fuori Porta Galliera. Anche qui lasciamo la parola all'ottimo Avvenire, il quale assicura che questa cerimonia ha assunto il carattere di un vero avvenimento cittadino.

« Sotto ad un grande arco di festoni, che segnava il luogo d'ingresso al terreno ove deve sorgere l'Istituto, leggevasi la seguente epigrafe dettata dal Rev.mo Parroco della SS Trinità, Mons. Giacomo Carpanelli

XXII FEBBRAIO MLCCCXCVII

CON LA BENEDIZIONE DEL CARDINALE ARCIVESCOVO

DOMENICO SVAMPA

SCENDE OGGI IN QUESTO TERRENO LA PRIMA PIETRA DI UN AMPIO EDIFIZIO DESTINATO AI GIOVANETTI DEL POPOLO PALESTRA DI EDUCAZIONE RELIGIOSA E CIVILE SOTTO GLI AMMAESTRAMENTI E L'AFFETTO DEI FIGLI DI DON BOSCO

ACCORRETE O CITTADINI

AD ILLUSTRARE CON LA VOSTRA PRESENZA IL FAUSTO AVVENIMENTO

FORIERO ALLA CHIESA E ALLA PATRIA

DI UNA GENERAZIONE MIGLIORE.

» Tutt'all'intorno dell'area, che tra parentesi è di metri 17,717 e costò quasi L. 50,000, erano poste alcune banderuole che ne segnavano i confini.

» Alle dieci precise, con puntualità regale giunsero S. Em. R. l'E.mo Card. Arcivescovo ed il venerando D. Rua, accolti dai Membri del Comitato Promotore, i quali disimpegnavano il servizio d'onore, e con manifesti segni di rispetto anche dal pubblico che si accalcava dentro e fuori del recinto. Poco appresso giungevano le LL. EE. Mons. Conte Zoccoli Vescovo di Sebaste, Mons. Bonaiuti Vescovo di Pesaro il Procuratore Generale Comm. Carlo Lozzi, nonché il primo Presidente della Corte d'Appello Conte Commendatore Giambattista Ridolfi , i quali tutti, assieme all' illustre Barone Manno, Segretario dell'Accademia delle Scienze di Torino, prendevano posto nel palco delle Autorità, che erano state tutte indistintamente invitate. Durante l'arrivo degli invitati, il corpo musicale dell'Istituto Salesiano di Faenza, venuto appositamente per la faustissima circostanza insieme al zelantissimo Direttore di quella Casa Prof. D. G. B. Rinaldi, rallegrava i presenti con scelte armonie.

» Notammo tra i presenti una larga rappresentanza del Clero, del Seminario Arcivescovile col Rettore R.mo Can.co Lodi, il P. Superiore dei Domenicani, i Consiglieri Comunali Ambrosini, Sassoli, Bentivoglio, Malvezzi, Foresti, Marsigli, Facchini, il Prof. Acri dell'Università, il Conte Milesi Presidente del Comitato Diocesano, una rappresentanza del Comitato Regionale della Sezione Giovani, del Circolo della Gioventù Cattolica ed un nugolo di signori e signore appartenenti al nostro patriziato ed alla più eletta borghesia. Eranvi pure molti ragazzi appartenenti all' Oratorio di S. Carlino, condotti dal loro Direttore D. Viglietti, ed era pure largamente rappresentata la stampa così dai cronisti dei giornali cittadini come dai corrispondenti dei più importanti ed autorevoli periodici italiani.

» Innanzi che la cerimonia avesse principio venne fatto circolare ed ammirare ai presenti il progetto del nuovo Istituto, opera bellissima dell'egregio Ing. Luigi Reggiani e dell'esimio Architetto Collamarini. Tutti quanti lo videro, ebbero parole di vivissimo encomio per gli autori, i quali hanno ideato, specialmente col progetto della chiesa in stile romanico bizantino, una vera opera d'arte che verrà senza dubbio ad accrescere lustro e decoro al già ricco patrimonio artistico-sacro della città nostra.

» Allora il R.mo Mons. Carpanelli sempre infaticabile, fatto dispiegare lo stupendo vessillo della Casa Salesiana di Faenza, diè segno che si incominciasse la cerimonia.

» L'E.mo, che coll'assistenza dei Rev.mi Canonici Cesari e Lodi aveva già indossato i paludamenti pontificali, si avanzò maestoso fino sul limitare del palco, ove sopra un tavolo era stata posta la prima pietra, e raggiante in volto l'interna letizia che evidentemente doveva pervadergli l'animo tutto, pronunciò vibratamente questo discorso che siamo lieti di pubblicare integralmente.

Discorso dell' Em. Card. Svampa.

Il fondamento morale dell'Istituto Salesiano a Bologna fu posto nell' aprile del 1895 , quando fu tenuto il Congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani. In quel fausto avvenimento di sempre cara memoria, Bologna ebbe tutto l'agio di comprendere e veramente comprese l'opera salutare e benefica dell'immortale D. Bosco. Fu allora che in tutti i cuori sorse vivo il desiderio (del quale io stesso mi feci interprete) di avere fra di noi i figli di quel grande Benefattore dell'umanità, a vantaggio del popolo, a salute della gioventù.

E questo desiderio si convertì in aspettazione ansiosa, quando il venerato D. Rua, degno successore di D. Bosco, diede pubblicamente e solennemente la sua parola che, nell'anno seguente, i Salesiani sarebbero a Bologna. Quella promessa fu mantenuta.

Nello scorcio del 1896 i Salesiani erano a Bologna e iniziavano a San Carlino l' opera loro a vantaggio di più che seicento fanciulli. Omai il tempo è maturo. Pieni di fede in Dio e sicuri delle simpatie universali della nostra città, noi osiamo dar oggi principio ad una impresa ben grande, collocando la prima pietra d'un vasto Istituto, nel quale, come in arena adeguata, l'azione salesiana si svolga in tutta la sua pienezza e riveli tutta la sua efficacia.

Io sono ben lieto di vedere che questa cerimonia, presagio di più lieto avvenire, ha destato l'interesse di tutta la città, e si compie in mezzo a tanto popolo che accorse numeroso malgrado la contraria stagione.

Son felice di veder presente la pubblica autorità giudiziaria, alla quale porgo vivi ringraziamenti

Mi è grato in particolare di veder qui il dotto e valente giureconsulto, che, inaugurando testè l'anno giuridico, lamentava giustamente l'aumento della delinquenza dei minorenni, ed esprimeva il voto che a sanare questa terribile piaga crescente sorgessero provvide istituzioni educatrici degli abbandonati figli del popolo. Io sono sicuro che così egli, come tutti gli altri che sono presenti, benediranno in cuor loro ai nostri intendimenti, e affretteranno col desiderio il giorno in cui il nobile e santo scopo sarà finalmente raggiunto.

L'edificio, che noi vogliam qui costruito, è simbolo di ristorazione morale della società, che deve esser rifatta dai suoi fondamenti, ossia nell'età giovanile, e deve tornare onesta e virtuosa basandosi sulla pietra fondamentale di ogni moralità e giustizia, che è Gesù Cristo.

Finchè Gesù Cristo non rientri nelle officine, nelle scuole, nelle istituzioni, nei costumi, negli animi, insomma in tutte le fibre sociali, è follia sperare onestà di vita, fermezza di carattere, abnegazione, carità, eroismo, osservanza dei doveri religiosi, domestici, sociali. D. Bosco ben comprese questa verità e senza pompa di teorie astratte, mosso solo dalla carità e dallo spirito di Gesù Cristo, in questa carità e in questo spirito trovò il segreto di formare giovani alla virtù, e fu il primo educatore non solamente d'Italia, ma di tutto il mondo civile. E i figli di lui, che raccolsero la preziosa eredità de'suoi esempi, del vero metodo educativo e delle sue dottrine, nell'erigendo Istituto Bolognese cureranno con zelo e con amore la saggia educazione dei figli del nostro popolo, e prepareranno a Bologna una generazione migliore.

Forse alcuno domanderà se, prima di gittare la pietra fondamentale, noi ci siamo assisi in consiglio, ed abbiamo verificato se siano in pronto i mezzi necessari per la non facile impresa. A chi ne rivolgesse tale domanda, francamente rispondiamo che noi, invece di assiderci a consiglio, ci siamo inginocchiati dinnanzi a Dio: Lo abbiamo pregato con tutta l'umiltà del nostro cuore : abbiam confidato nella sua provvidenza, in quella provvidenza che è tanto più larga, quanto più urge il bisogno e quanto è più fiduciosa la speranza che in Lei si ripone. A noi, dopo aver pregato, parve certo che Iddio fosse con noi, e che non ci avrebbe abbandonato a metà dell'opera.

Con questa fede ci accingemmo coraggiosamente all'impresa. I Bolognesi saranno i ministri visibili della provvidenza divina a cui ci appoggiamo. Essi ci aiuteranno, come abbiamo già incominciato a sperimentare, persuasi che l'Istituto Salesiano sarà una gloria di questa città, un rifugio de' poveri figli del popolo, il palladio di salvezza della generazione crescente.

Animati pertanto da santi intendimenti, e confortati da legittime speranze, noi poniamo la prima pietra fondamentale dell'Istituto Salesiano nel nome della SS.ma Trinità, sotto gli auspici della B. Vergine di S. Luca, che dal suo Santuario ci sorride e benedice, colla protezione di S. Petronio, principale Patrono della città di Bologna, e con un riverente saluto allo spirito immortale di D. Bosco, che aleggia fra di noi, ci rivolge il paterno suo sguardo e ci assicura che il suo celeste favore non ci mancherà mai.

» Terminato il bellissimo discorso, che venne accolto alla fine da unanime e prolungato applauso, il Notaio Dott. Francesco Biancani diede lettura della pergamena destinata ad andar sotterra. racchiusa nella prima pietra.

» La pergamena che fu redatta dal Dottor D. Pietro Guermandi, Professore di lettere latine al nostro Seminario, è del seguente tenore

» DOMINICUS SVAMPA, CARD. ARCHIEP. S. R. E. PRINCEPS, VIII CAL. MART. A. MDCCCXCVII LAPIDEM AUSPICALEM EPHEBEI SALESIANI RITE STATUIT, NICOLAO ZOCCOLI Episc. SEBASTENO VICE SACRA ANTISTITE, MICHAELE RUA SUMMO SALESIANAE SODALITATIS MAGISTRO, ORDINE POPULOQUE DEui O. M. CORAM COMPRECANTIBUS, UT oPUS noNORI EIUS, TENUIORUM UTILITATI SUSCEPTUM, BENIGNO NUMINE PROVEIHERET, PROVECTUM CUSTODIRET.

» Dopo la lettura, vennero apposte le firme dall'E.mo Arcivescovo, dai due Ecc.mi Vescovi, da D. Rua, da Mons. Carpanelli, dall'Avv. Ambrosini dall' Ingegnere Reggiani, dall' Arch. Collamarini, dal Barone Manno e da qualche altro.

» Quindi lo stesso Eminentissimo colle sue proprie mani racchiuse la pergamena entro un astuccio, e questo venne posto nell'incavo della pietra insieme ad alcune monete d'argento d'Italia, di Francia, d'Inghilterra, Grecia, Stati Pontificii, ad alcune medaglie di bronzo e di argento di Pio IX e Leone XIII, nonchè ad una copia dell'Avvenire. Il tutto venne rinchiuso in una cassettina di metallo prontamente sigillata ed impiombata. Quindi l'E.mo, tenendo uno dei capi del cordone, portossi sul terreno ove era stata praticata una buca collocandovi la pietra.

» La funzione ebbe termine subito appresso, colla benedizione impartita dall'E.mo e ricevuta con affetto e devozione da tutti i presenti. Quindi al suono di un inno giulivo, tutta quell'enorme folla incominciò ad allontanarsi lentamente, quasi dispiacente di lasciare quel luogo ove erasi compiuta una sì bella cerimonia. »

Dopo questa solenne funzione l'E.mo Card. Arcivescovo inviò un telegramma al Sommo Pontefice per implorare l'Apostolica sua benedizione sull'opera iniziata.

Costituzione del Comitato Femminile.

Verso le ore 15 poi dello stesso giorno 22 febbraio, il Comitato Promotore delle Opere Salesiane in Bologna, approfittando della presenza del R.mo Sig. D. Rua, con gentil pensiero convocò in adunanza il fiore delle Dame Bolognesi e le più elette Signore della cittadinanza allo scopo di costituire il Comitato femminile a vantaggio dell'erigendo Istituto. Presiedeva l'E.mo Arcivescovo, circondato dalle L.L. E.E. Mons. Conto Zoccoli e Mons. Bonaiuti, unitamente al nostro Superiore ed al carissimo Mons. Carpanelli.

Aperta l'adunanza con una breve preghiera, prese pel primo la parola D. Rua. Dopo aver accennato alla parte importantissima che sempre ebbe la donna in ogni impresa ed anche in quelle di Don Bosco, e dopo aver ringraziate le Signore Bolognesi per quanto han fatto per D. Bosco medesimo vivente e ultimamente pel I. Congresso Salesiano, loro manifestò il bisogno che si sente ora specialmente dell'opera loro per condurre a buon punto e presto l'Istituto incominciato.

Mons. Carpanelli, con parola improntata della più alta stima verso le presenti e della più illimitata fiducia nell'opera loro, le pregò che volessero tutte di buon grado accettare gli uffici che loro si darebbero, e questo per amore di Gesù, per amore di D. Bosco, per amore della povera gioventù bolognese, sicchè D. Rua, partendo tranquillo da Bologna, potesse portare a Torino e di là far conoscere a tutto il mondo da quanto buona volontà, da quanto spirito di cristiana carità siano animate le buone Signore di Bologna.

Infine, come celeste rugiada scese nei cuori di tutte, la parola dell' Em.mo , Cardinal Svampa ; il quale,, additato lo scopo precipuo del novello Comitato Femminile quale di studiare ed avvisare ai mezzi di raccogliere la somma preventivata. per l'erigendo Istituto - colse l'occasione per esprimere i sensi della sua vivissima riconoscenza a D. Rua.

Don Rua, Ei disse, ha acquistato il diritto di essere riconosciuto uno dei principali benefattori di Bologna, col mandare qui. i suoi figli e col prendere tanta cura del l' Istituzione Salesiana fra di noi. In questo io son sicuro d'interpretare l'animo della Diocesi intera e di Bologna, che sente profonda mente in cuore tutta la gratitudine per Don Rua, Padre dei Salesiani, per D. Viglietti che ha iniziato. l'opera con tanto cuore ed abnegazione, per D. Rocca (1) che per abilità tecnica è certamente una delle migliori ruote della gran macchina salesiana. »

Colla benedizione dell'Eminentissimo Cardinale ebbe termine anche quest' adunanza che lasciò in tutte le Signore presenti un' ottima impressione ed un gran desiderio di unirsi al sullodato novello Comitato.

Nobile esempio dei Parroci Bolognesi.

Prima di conchiudere questa relazione ci è grato notare eziandio il nobile esempio dato in quest'occasione dal Collegio dei RR. Parrochi di Bologna, il quale, desideroso di contribuire alla fondazione dell'Istituto Salesiano, fece pervenire al Comitato l'offerta di 240 lire, pregando che non venga commiserato alla pochezza dell' offerta il suo affetto pei Salesiani e per le Opere loro.

Voi porgiamo a questo venerando Consesso le nostre più vive manifestazioni di illimitata riconoscenza, e facciam voti che l'esempio suo possa essere largamente seguito dappertutto, come segno di quella concordia fraterna che deve unire tutti coloro che lavorano. per la gloria di Dio e per la salute delle anime.

Circondata da tanto slancio di fede e di affezione, abbiamo ferma fiducia che l'opera testè iniziata in Bologna riuscirà un vero e monumentale trionfo della carità cristiana nel secolo XIX; tanto più che l'instancabile Comitato Promotore di essa va escogitando tutti i modi per provvedere ai mezzi necessari. Tra questi, merita special menzione quello che il sullodato Comitato, con felicissimo esito, già mise in pratica nelle Parrocchie di Bologna. Egli nominò una speciale Commissione, la quale trovasse in ogni Parrocchia delle persone che, recandosi alle singole case, chiedessero l'obolo della carità per tanti orfani, a cui si intende di aprire un asilo di istruzione e di educazione. La Commissione eseguì subito il suo mandato, e in breve riuscì a trovare in quasi tutte le Parrocchie della città varie persone che si prestano ad eseguire la designata colletta, casa per casa. Sia lode e gratitudine eterna a questi generosi, che gareggiano nella pratica della carità coi Santi più eroici del Cattolicismo.

A Dio la gloria di tutto, per esser poi un giorno fatti degni del premio destinatoci in mezzo agli eternali splendori della carità stessa che è Dio.

(1) Questo cattolico giornale, che in pochi mesi di vita ha già dato prove non dubbie di un'attività prodigiosa, si stampa in Bologna - Via Monari 1. - L'abbonamento non costa che L. 18 annue ed esce tutti i giorni ricco quanto gli altri di ultime notizie. - Noi lo raccomandiamo a coloro che amano tenersi al corrente delle vicende del giorno senza pericolo di perder la fede.

(1) Attuale Economo Generale della nostra Pia Società, che si trovava presente a quella radunanza.

DALL'ESTERO

AFRICA

Orfanotrofio Perret in La Marsa (Tunisi)

Il Direttore di questo Orfanotrofio, D. Antonio Josephidi, tempo fa scriveva quanto segue al R.mo Sig. D. Rua

« Il numero dei giovani di quest' Orfanotrofio di La Marsa in un anno solo di vita è stato duplicato ed è per difetto assoluto di locale che non sia quintuplicato. .

» La nuova Parrocchia e il nuovo Oratorio festivo di Tunisi sono già in pieno esercizio. Questa doppia fondazione, che vanta appena due mesi di esistenza, scarseggia di tutto, abbonda solo di fedeli e di giovani.

» Consolantissimo è l'andamento dell'Oratorio festivo. I giovani inscritti oltrepassano già i cento. Una settantina di questi, molti dei quali vantano già i loro cinque lustri, non appena finito il lavoro del giorno, corrono premurosi alla Casa dei Preti Salesiani, per assistervi al corso di dottrina cristiana che si fa regolarmente ogni sera e di cui finora, non avevano la minima nozione.

» Non parlo delle centinaie di ragazzi e ragazze che frequentano le scuole pubbliche e intervengono alle istruzioni catechistiche che si tengono durante il giorno nella nostra Cappella.

» In quanto alle Figlie di Maria Ausiliatrice, non restano per certo indietro. Raddoppiato il numero delle loro interne, notevolmente accresciuto quello delle esterne, hanno solo il dispiacere di non averlo reso dieci volte maggiore per man canza di mezzi pecuniari. Frattanto , colle loro sante industrie, traggono alla Chiesa buon numero di emigrati, che ne disimparavano la via, destando anche nelle stesse famiglie maomettane , di cui amorosamente accolgono e trattano i pargoletti, stupore, ammirazione e meraviglia per la Religione del Signor Nostro Gesù, come dicono, che tanto spirito di sacrifizio e di abnegazione ispira a deboli verginelle.

» Ecco il già fatto ed è relativamente molto, sebbene sia nulla in paragone di ciò che resta a fare... Ma speriamo coll'aiuto di Dio e col concorso dei Cooperatori Salesiani di potere nel corrente anno ampliare i locali di La Marsa, di Manouba e di Tunisi, dove più grande si fa sentire il bisogno di pronti soccorsi, perchè la sala destinata ad uso di Chiesa è insufficiente.

» In Tunisi i Salesiani hanno bisogno di una Chiesa e con la Chiesa si richiedono suppellettili, arredi, paramenti, vasi sacri , campane ecc. ecc. poichè manca quasi tutto. Per far fronte a tante spese non so se potranno bastare 80.000 lire.

» I giovani poi dell'Oratorio già si trovano allo stretto. Un cortile più ampio è indispensabile, e converrà pure pensare ad aprire un altro Oratorio festivo per le giovanette che sono in mezzo a mille pericoli.

» E urgentissimo pure l'impianto d'una scuola professionale. L'ambiente, in cui versa la gioventù operaia di questa città , è malsano quant' altro mai, e per giunta non esiste nessuna istituzione a pro della medesima. Mi si spezza il cuore quando, per mancanza di locale, mi vedo costretto a respingere quasi ogni giorno qualcheduno di questi poveretti che so esposti a perdere anima e corpo....

» Come vede, amatissimo signor D. Rua, la messe è abbondante. Ma dove sono gli operai? Li aspettiamo dal Gran Padre di famiglia. Dove sono i mezzi? La risposta alla carità cattolica. Il contingente nostro consiste lutto nel desiderio zero e sincero di spendere a gloria di Dio ed a pro delle anime sanità, talenti e vita. Si degni il Signore, da cui viene e l'effetto dell'opera e il principio della buona volontà, dar compimento a tutte queste imprese. »

LA MANO DELLA PROVVIDENZA

II

SEnza la mano- della Provvidenza divina i figli di Don Bosco sono nulla. Solo da lei - che in tempi di tanto scetticismo li sostiene e regge a confusione di coloro che stolti tentano sradicarla dal cuore dell'umanità - essi ricevono il sostentamento, la vita e la loro diffusione in mezzo ai popoli.

Essa è la scrittrice immortale dell'aureo libro della vita: i Salesiani ed i loro Cooperatori sono l'inchiostro e le penne, di cui essa in vario e mirabil modo si serve per delineare le sue attraenti pagine.

Il più delle volte quest' inchiostro non ha in sè virtù alcuna, e non di rado pure le penne sembrano troppo meschine ed inette affatto a tant'opera. Ma lasciamo che essa impugni quest'inutili strumenti, e noi vedremo le meschine penne acquistare un inapprezzabile valore e per un'ignota virtù loro infusa divenire atte a convertire lo sbiadito e pressoche acqueo inchiostro in oro fiammante.

È necessario quindi che tanto l'inchiostro quanto le penne siano in ogni tempo a disposizione di questa mano ineffabile, se vogliono aver parte alla compilazione di quel gran libro, in citi un giorno tutti saranno costretti a leggere pubblicamente la loro pagina.

Ora questa mano scrive sempre e con la velocità dell'elettrico: noi ne siamo testimoni e parte. Dappertutto ella sa trovare penne adatte all'inchiostro... e scrive. Scrive colla penna dell'esempio, della cooperazione, della mortificazione, dell'inspirazione e millanta altre di simil genere; le muta a piacimento ed i suoi scritti sono d'oro cotanto splendido che, a somiglianza del sole, accecano coloro, i quali presumessero leggerli con occhio terreno.

Colla penna dell'esempio essa scrive una commovente pagina. In prima linea sono impressi a caratteri indelebili i nomi di Mamma Margherita, della signora Gastaldi, della signora Rua e compagne, che vollero divenire sarte, lavandaie, rappezzatrici delle vestimenta di Don Bosco e dei suoi biricchini. Furono una vera provvidenza per più e più anni a tanti poveri orfanelli... Una mano invisibile scriveva per mezzo di esse misteriose cose; ma un giorno questa mano depose le penne, terminando quanto aveva scritto con alcuni nomi... La pagina però non è ancor finita, e la mano continua a scrivere con altre penne. E queste penne sono quelle numerose pie signore di Torino, che, all'ombra dell'umiltà e dell'abnegazione, almeno una volta per settimana vengono a lavorare pei nostri orfanelli. Verrà giorno, in cui la mano invisibile deporrà pure questo penne, ed allora compariranno i nomi.., ma la mano avrà già fatto acquisto di nuove penne e continuerà a scrivere....

Eziandio presso le altre nostre Case la mano della Provvidenza ha aperta una pagina speciale per questa nobile rubrica, ma forse non volle ancor assumersi le penne atte a scriverla. Ad ogni. modo, l'esempio di queste signore Torinesi sia per tutti un eccitamento a pregare il buon Dio, perché lo realizzi pure altrove a vantaggio di tanti poverelli.

Colla penna dell'inspirazione essa scrive giornalmente pagine artisticamente adorne dei fiori immortali della più squisita carità.

Dalla lontana ed infelice Sardegna e più precisamente da Villaurbana di Cagliari, un ottimo Sacerdote manda al nostro Superiore L. 20 per gli orfanelli di D. Bosco. Questa offerta vale assai più di quel che sembra, perchè tutti ben conoscono le attuali miserande condizioni di quell'Isola. Ma quel buon prete da più anni sente dentro di sè l'inspirazione di far di tutto per sollecitare i Figli di D. Bosco a stabilire qualche Casa puro in Sardegna, e noi siamo sicuri che la mano della Provvidenza compirà quanto colla penua dell'inspirazione va scrivendo.

In Saluzzo due mesi fa si tenne la prescritta conferenza salesiana. L'oratore raccomandando l'elemosina disse che non avrebbe neppur rifiutati i marenghi, quantunque in Italia siano ormai andati in disuso. Questo diversivo fu una vera inspirazione per una ottima persona, che, presi cinque marenghi, desiderando che l'opera sua fosse nota solo a Dio, senz'altro li fece pervenire al nostro Superiore. La mano della Provvidenza con la penna dell'inspirazione scrisse sulla carta, che li avvolgeva, questo parole: « Per le Missioni di D. Bosco, un amico che si raccomanda alle preghiere dei Salesiani. »

Notizie delle MISSIONI

PARAGUAY Un nuovo vasto campo di missione nel Chaco Paraguayo.

(Lettera di D. Ambrogio Turriccia)

Rev.mo SIG. D. RUA,

Assunzione, 26 Settembre 1896.

SoNo già due mesi che ci troviamo nella Capitale delParaguay, dove per il momento abbiamo concentrate tutte le nostre forze per mancanza di maggior personale. Il bene che qui si può fare è già molto; ma io credo la nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice abbia disposto che i suoi Figli piantassero le loro tende in questa Repubblica principalmente perchè vuole regalarli di un nuovo ed estesissimo campo di Missione in mezzo agli Indii di queste terre. 1P di essi che intendo parlarle brevemente in questa mia.

Varie razze di Indii- Il Cacico Manuel-Primi incontri di Indii - Idea del Chaco - I Tacurù - Gli stimoli della sete.

Molte sono le razze degli Indii che abitano le foreste del Paraguay; ma le principali sono : nel Chaco i Lenguas, i Tobas, i Chanapanà ed i Guanà: sui confini della Bolivia i Chamacocos; e nel vasto territorio tra il il fiume Apa ed il fiume Bianco, che prima della guerra del 1870 apparteneva al Paraguay ed ora fa parte del Brasile, si estendono i Payaquà, i Cuayaquies, i Caygua, gli Angaité ed i Caduvios. L'indimenticabile nostro Missionario D. Angelo Savio (morto il 17 gennaio 1893 nelle vicinanze di Guaranda nell'Equatore) nel 1892 aveva già visitato gran parte del Chaco Paraguayo ed anche Argentino, trattenendosi specialmente coi Tobas, una tribù dei quali noi pure potemmo avvicinare e conoscere personalmente pochi giorni or sono. Il Chaco, secondo lo stesso D. Savio, è popolatissimo di Indii; nessuno però può farne una statistica esatta. Da informazioni raccolte qua e là, possiamo arguire che i soli Tobas nel territorio paraguayo ascendono a quattro mila.

Per intraprendere la nostra escursione nel Chaco, approfittammo della venuta ad Assunzione di un Cacico chiamato Manuel e dai Tobas nominato Cacique guazù (Cacico grande). Questi fin da principio non ci pareva tipo Indio, e difatti sapemmo che era cristiano e nativo della stessa capitale. Egli all'età di 8 anni appena, e più precisamente nel 1871, erasi recato un giorno in compagnia di un suo zio nel Chaco per raccogliere delle picanillas (specie di canne); ma sorpresi dagli Indii, fu da questi, dopo di avergli ucciso lo zio, costretto ad accompagnarli nella lor nomade vita. Per la tenera sua età facilmente vi si accostumò, e poichè sapeva un po' di spagnuolo e parlava bene il guarany, divenne in breve loro interprete. Per queste sue doti si acquistò tanta stima, che i Tobas lo elessero a Cacico. Visse con loro ben 25 anni, ma poi stanco di menar vita nomade, in una circostanza in cui i Tobas si erano avvicinati alla capitale, per far compre e vendere le loro bazzecole, loro manifestò che era cristiano e che d'or innanzi non voleva più seguirli.

Ma, non so se mosso da guadagno o da amore, non li volle abbandonare del tutto. Fabbricatasi perciò una capanna a poche leghe dalla spiaggia, ivi stabilì sua dimora, ed i Tobas continuarono a considerarlo come un piccolo re o padre. Egli tratta col Governo, dà gli ordini alle diverse tribù, vende le loro mercanzie, compra gli oggetti che desiderano e sa dare ragione ad ogni momento ai poveri Tobas.

Intesi quindi con questo Cacico, preparammo la nostra prima escursione al Chaco, e nel giorno stabilito con D. Queirolo ed il Ch.co Foglia, accompagnati da tre amici e da un Tenente, attraversammo in canoa il fiume Paraguay. La stazione militare, stabilita al di là del fiume per impedire le scorrerie ed i ladroneggi degl'Indii, ci imprestò i cavalli, e perciò potemmo subito avviarci alla volta della capanna del Cacico Manuel.

Ci avevano detto, che essendo pochi giorni prima passate varie tribù di Indii, difficilmente ne avremmo incontrate sul nostro passaggio. Più in là però venimmo a sapere come la notte innanzi, dal fiume Pilcomayo, confine del territorio argentino, erano arrivate in canoa due o tre famiglie di Indii, e si trovavano ferme a poca distanza da noi. Quindi, prima di dìrigerci alla capanna di Manuel, passammo a visitare quelle poche famiglie.

Spuntava appena l'alba, e, quantunque l'azzurro e limpidissimo cielo ci presagisse una giornata soffocante, trovammo i primi Indii attorno ad un gran fuoco tutti tremanti pel freddo. Erano due sole famiglie. Non può immaginarsi, amato Padre, la compassione che fin dal principio ci inspirarono quei poverini. Al nostro arrivo neppur si mossero. Chi dormiva sdraiato sul nudo suolo e appena ci mirò sonnecchiando; gli altri continuavano a cambiar posizione volgendo al fuoco ora la faccia, ora le spalle per riscaldarsi, ed i piccolini, spaventati pel nostro arrivo, si rannicchiarono vicino ad una donna, forse loro madre. In un angolo stava un'altra povera donna tutta piangente; da alcuni segni ci accorgemmo che era adirata, perchè uno degli uomini, forse il marito, l'aveva battuta e maltrattata. Poverina! Faceva compassione, ma non potemmo neppur consolarla per non saper come farci comprendere.

Il nostro viaggio doveva esser lungo assai, quindi bisognava sbrigarci in fretta per poter alla sera esser di ritorno fra i nostri giovanetti. Tutti e tre, osservando quelle faccia abbrutite, facemmo davvero una buona meditazione. Quei poverini, che ci guardavano con sospetto e timore, ravvolti in mille differenti stracci e sdraiati per terra, sembravano non già esseri umani, ma bestie, e davvero che allora ringraziammo il Signore della grazia singolarissima di averci fatti nascere in regioni cattoliche e civilizzate ! Volli porre al collo di ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice, e quantunque non potessimo farci intendere, nè capire il loro linguaggio, pure ci accorgemmo che l'accettarono volentieri. Con segni ci studiammo di far loro comprendere il significato di quella medaglia: forse capirono qualche cosa; però non si mossero e ci lasciarono partire senza incomodarsi menomamente. Solo alcuni ci seguirono cogli occhi per lungo tempo.

Montati a cavallo continuammo il nostro viaggio molto impressionati, e l'assicuro, Sig. D. Rua, che, sebbene mille volte avessi udito parlare di Indii e ne avessi già visti in varii punti, giammai mi commossero tanto come in quel giorno, in cui li visitai nella loro vita selvaggia. Che il buon Dio voglia aver compassione di loro e mandar presto zelanti e forti Missionarii, ad educarli e civilizzarli!

Man mano che ci inoltravamo nel Chaco, osservando la configurazione di quel territorio, ci persuadevamo sempre più della vita infelice di quei poveri Indii. Si immagìni, Sig. D. Rua, un'immensa ed estesa pianura, senza pur un avvallamento. L'erba cresce, ma in questi giorni per la siccità è tutta gialla e da lontano pare un campo di grano maturo. Camminavamo sotto i raggi di un sole cocentissimo senza trovar ombra, poichè in questa grande estensione non vi sono piante, sotto cui ripararsi., Essa però è seminata qua e là di un'infinità di isolette, come le chiamano gli Indii, somiglianti a tante vere oasi in un deserto. In queste isole crescono arbusti senza numero e così compatti, che non lasciano libero il passo. Gli Indii però in mezzo ad esse sogliono rifugiarsi quando sono inseguiti. Altra cosa curiosa sono certe elevazioni di terreno, che coprono varie parti di quel suolo. Esse sono alte un metro od un metro e mezzo al. massimo, e distano le une dalle altre dal più al meno un metro circa, obbligando così il cavallo ad un continuo e noiosissimo saliscendi. Queste elevazioni di terreno paiono veri promontorii o piccoli vulcani e sono conosciuti col nome di Tacurú. Alcuni di questi Tacurú sono di terra quasi nera, altri di terra rossiccia e la maggior parte servono di covo agli insetti; sopratutto a certe grosse formiche. Anche qui però si deve ammirare la Provvidenza del Cielo, poiche essendo il territorio tutto piano e senza alcun sfogo, quando piove per più giorni rimane subitamente innondato, ed allora i cavalli e le vacche per riposare si mettono col ventre sopra uno di questi Tacurú e con le gambe nell'acqua riposano e dormono. In questi giorni tutto era secco e soffrimmo di sete. Ci fermammo alla sponda del fiume Pilcomayo e cercammo nelle sue belle acque qualche refrigerio, ma trovammo l'acqua così salata, che servì solo ad aumentarci la sete. Meravigliati di tale privazione, domandavamo ai nostri compagni come potevano gli Indii vivere in quelle regioni senz'acqua dolce, e ci risposero che i poveretti di buon mattino raccolgono la rugiada, che in abbondanza cade durante la notte sopra alcune piante chiamate Caraguatà, numerosissime in questi luoghi e che per le loro foglie grosse e concave servono mirabilmente di recipiente.

In mezzo ai Tobas - Il Cacico Leon in camicia rossa - Costumi e stranezze di questi IndiiSi giuoca con dadi selvaggi - Uomini e donne alla caccia - Musica con gran cassa - Loro credenze - Gli episodii del ritorno.

Arrivammo finalmente alla capanna del Cacico Manuel, che si trovava circondata da varie famiglie Indie in uno stato veramente miserabile. Senza perdere tempo, il Cacico montò a cavallo e ci disse di seguirlo, perchè poco lontano si trovava una tribù da lui fatta fermare e resa consapevole della nostra visita. Lo seguimmo contenti di non aver fatto un sì lungo viaggio inutilmente, e ben presto ci trovammo di fronte alla tribù dei Tobas. Siccome eravamo molti a cavallo e per di più alcuni armati di fucile, all'avvicinarci osservammo negli Indii movimenti straordinarii e ci accorgemmo che pur essi si erano armati per paura di un assalto. Però furono molto prudenti; prepararono archi e frecce ed anche alcuni fucili, per averli pronti, ma ci aspettarono fermi al loro posto. Manuel ci precedette, per assicurarli di nostra pacifica intenzione. Perciò quando lasciammo i cavalli e ci avvicinammo, si eerano già tranquillizzati. Tosto fummo da Manuel presentati al Cacico della Tribù, chia. mato Leon, il quale si fece avanti dopo di essersi messo una camicia rossa ed un paio di pantaloni. Poscia si presentò il Dottore in mutande e giacchetto nero ed il padre del Cacico indio, il quale, secondo disse Manuel, ha più di 100 anni, ma è ancor vegeto e robusto. Questi Indii son tutti alti e tarchiati. Portano i capelli lunghi, tagliati in forma di cerchio sulla fronte. Da tutto però si conosce che questa gente mena una vita piena di stenti, perchè tutti abbronziti e macilenti. Le donne portano i capelli, come gli uomini; le maritate son pitturate con una tinta azzurra, da loro stesse formata con semenze di piante indigene. Vedemmo pure alcuni uomini pitturati in faccia. Vestono e non vestono; cioè amano di vestirsi, e siccome non trovano abiti, si servono di tutto per coprirsi, cosichè pare di vedere una mascherata di stracci e nudità. Si trovavano divisi in due schiere; in una le donne coi loro bimbi, e nell'altra gli uomini coi ragazzi. Il loro accampamento, che è ben povero, viene sempre costrutto dalle donne. Consta esso di alcuni pali, della lunghezza d' un metro, piantati per terra; sopra vi legano altri pali, e poscia vi stendono una stuoia, per ripararsi dal sole o dalla pioggia, ma serve veramente a poco. Vedemmo alcune donne fare una specie di tessuto, ed altre che preparavano collari per mettersi al collo. Molti portavano lunghe penne nei capelli, che erano intonacati con non so qual impiastro. Il loro corpo stesso era sudicio ed unto in mille maniere. Due di loro, che stavano seduti per terra, giuocavano tirando per il suolo due pezzi di pietra, come dadi, e si battevano a vicenda sulla nuda spalla, mandando un grido. Altri, stesa in terra una pezza bianca, erano intenti a cacciare tutte le mosche mangiandole saporitamente. Il quadro più ributtante fu quello di alcune donne, che, sedute per terra colla testa sopra le ginocchia della compagna, andavano cacciando con vera avidità certi schifosi parassiti del corpo umano.

Povera gente! Ci guardavan con meraviglia, sogghignavano e pareva ridessero di noi. Senza un pensiero al mondo, senza neppur preoccuparsi del mangiare, colà stavano ignari della loro infelicità. Per mezzo di Manuel, promettemmo loro col tempo di andare a vivere in mezzo ad essi per procurar loro una vita migliore. Demmo a ciascuno una medaglia, che tutti accettarono volentieri. Voglia Iddio che un giorno questi poveri Indii possano veramente conoscere Maria SS. Ausiliatrice, e fin d'ora questa Madre faccia sorgere cuori generosi disposti a tutto sacrificare per la salvezza di tante anime ! Feci loro dire per l'interprete, che custodissero bene quella medaglia, che un giorno darebbe loro grande fortuna e che giammai la deponessero, se volevano avere Iddio propizio.

Prima di partire, contenti della nostra visita, vollero salutarci, e fatto circolo attorno al Dottore, questi, presa nella sua destra una latta, in cui aveva rinchiuso alcune pietre, e alzata la sinistra quasi davanti alla bocca, incominciò un canto, che accompagnava percuotendo ad intervalli la latta. Cominciò come in tono di preghiera corale, e poi alzava la voce con grida fortissime di tre a tre, quindi la abbassava di nuovo per riprendere poscia i gridi a tutta forza. Finito il canto, ci accommiatammo e vedemmo con meraviglia varii Indii a cavallo; ci si disse però che li avevano rubati ai Lenguas; infatti in questi giorni si trovano fra loro (i Tobas ed i Lenguas) in guerra per cagione di quei pochi e miseri animali.

Nel ritorno facemmo domande al nostro Manuel e potemmo conoscere molte cose sulla vita dei Tobas. Essi credono e tutto sperano nella luna, che chiamano Yasy e di essa si servono per misurare il tempo. Per essi non esistono i mesi, ma sibbene le lune; e quando questa si mostra nella sua pienezza, vivono contenti e passano le notti intiere pregando. Per pregare si radunano in circolo guardando la luna; il sacerdote si mette a pregare con vociferazioni spaventose, camminando da un punto all'altro del circolo. Nelle fasi della luna, cioè quando scompare dall'orizzonte, essi si affliggono, piangono e temono l'ira di Yasy. L' eclissi producono il maggior spavento; alla vista di esse alzano le loro tende e fuggono. Ogni tribù possiede un Cacico, un sacerdote, ed un dottore. Il Cacico ha sopra tutti un potere dispotico. Il sacerdote è la seconda autorità ed alle sue parole credono come ad un vangelo. Egli canta, chè a questo si riduce il suo ministero; e quando ha sognato raduna la tribù e con canti strani manifesta i suoi sogni e ne trae le predizioni.

Il dottore o medico della tribù rappresenta la terza autorità: egli sana tutti, succhiando la parte in cui il paziente dice sentir dolore. Ma egli è anche medium per effettuare fra loro certe vendette. Quando un vendicativo si presenta al dottore e gli manifesta le sue idee, vuole che il dottore faccia ammalare o morire il suo nemico. Per questo si serve di mezzi, che mi parvero inverosimili e che lo stesso Manuel non seppe spiegare abbastanza; poichè, come cristiano, mi disse che certe cose, cui gli Indii prestano tanta fede, non potrà giammai capirle. Certo però che si rimedierà a tutto, quando la Religione apporterà a quest'infelici la luce necessaria per dissipare le tenebre in cui presentemente si trovano.

Arrivammo nuovamente alla capanna di Manuel, il quale ce la offrì per prendere mi poco di riposo; ma noi per più ragioni non accettammo, ed a nostra volta invitammo Manuel a venire con noi fino alla spiaggia del Pilcomayo, lontano appena duecento metri, a prendere un po' di ristoro. Mentre mangiavamo arrivarono varii Indii, che si avvicinarono a noi e con loro condividemmo il nostro mangiare. Uno di essi imbracciò quindi l'arco e la freccia e tirò a pesci per noi altri pressochè invisibili, poichè sommersi nell'acqua, e con tanta destrezza, che, con nostra, meraviglia, non falliva neppur un colpo.

Lasciammo questi infelici, senza poter dar loro nulla; perchè già non avevamo più nè medaglie, ne immagini, e ci incamminammo verso la capitale. Per via incontrammo pure varii altri Indii, che ritornavano da Assunzione, dove avevano spacciate le loro bazzecole e comperati alcuni oggetti. Al collo di alcuni vedemmo brillare la medaglia di Maria Ausiliatrice. Ne provammo somma consolazione e ci parve fin da quel momento che Maria SS. avesse preso possesso di quella gente. Chi sa che un giorno i futuri Missionari non s'abbiano ad incontrare in varii di quegli Indii, che furono da noi regalati della medaglia di Maria! Oh! potessimo veder vicino quel giorno, in cui a questi infelici sarà dato di trovare uomini capaci di comprendere ed alleviare la loro miseria ! Per parte del Governo non si troveranno difficoltà, anzi S. E. il Generale Eguzguiza, degno Presidente di questa Repubblica, come pure gli altri Ministri desiderano che si incominci presto a civilizzar questi Indii.

Resta quindi solo a pregare il Padrone della messe affinchè voglia mandare zelanti operai, ripieni dello spirito di Dio in questo nuovo e vastissimo campo di Missione.

Benedica, amatissimo Sig. .D. Rua, questa prima Casa del Paraguay, raccomandandoci in modo particolarissimo alla nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice.

Ubb.mo Figlio in G. C. D. AMBROGIO M. TURRICCIA.

ALTRI VIAGGI APOSTOLICI

di Monsignor Costamagna nel 1896.

(Dall'Epistolario di D. Antonio Sani)

II. - Da Lima a La Paz.

Da Lima a Tambo de Mora - Nell'azienda del Signor Carlo Elias - Attraverso il deserto di Pisco - Fermata forzata in Pisco - Missione in Ica - Ritorno e partenza da Pisco.

La Paz, 15 Ottobre 1896.

... Partimmo da Lima il 9 settembre u. S. e tacio per brevità i particolari della partenza. Monsignore nel breve soggiorno in quella città si era acquistato tanta famigliarità, che tutti si dolevano che partisse sì presto. Molti lo vollero accompagnare fino al porto di Callao ed il Sig. Carlo Elias, Presidente dell' Unione Cattolica di Lima, salito con noi a bordo, volle che andassimo a far visita alla sua azienda di Hoja-redonda in Tambo de Mora, dove sbarcammo il mattino seguente.

Dirimpetto a Tambo de Mora il Pacifico forma un piccolo seno, nel quale le onde si agitano in modo singolare e sono spesse volte assai pericolose ai naviganti. Noi entrammo felicemente e potemmo osservare la bella manovra del nostro timoniere, il quale doveva aspettare un'onda propizia che portasse dentro la barca. A certo punto ordina si volti la prua contro mare, il che venne eseguito in un batter d'occhi; poscia si rema, o dopo tre forti ondate: - Non c'è più governo! - grida il timoniere e lancia la fune agli uomini della spiaggia, i quali tirano la barca a secco. Discendiamo, e subito montati a cavallo in poco più d'un'ora giungemmo alla casa del signor Elias, che in quei luoghi è considerato come il padre del povero e dell'operaio. Tutta l'azienda si compone di mille e più abitanti, che divisi per famiglie, lavorano e fanno prosperare quelle terre. Il Sig. Elias impiantò a sue spese una scuola gratuita per i fanciulli e per le ragazze. Vorrebbe affidarla ai Salesiani e per questo volle che Monsignore visitasse il luogo. È disposto a far fabbricare chiesa e locale adatto, affinchè un giorno l' intiera azienda diventi in tutto e per tutto dei figli di Don Bosco. Eccellente generosità di un cuore cattolico ! Ci fermammo due giorni. Monsignore amministrò la Santa Cresima a duecento persone, e cinquanta ragazzi e fanciulle della scuola ebbero la fortuna di fare la loro prima Comunione.

Il Sig. Elias con sedici uomini del luogo ci volle accompagnare attraverso il deserto che conduce da Hoja redonda a Pisco.

È questo deserto una non piccola pianura tutta sabbia, la quale dai forti venti di quei luoghi ammonticchiata qua e là ne forma quasi tanto piccole ed aride colline. Sulla sommità di queste son poste a tre a tre delle croci di legno, per indicare il riposo dei poveri passeggieri uccisi dai briganti che infestavano ed infestano tuttora il deserto. Questa pia usanza delle croci risale ai tempi di S. Turibio, il S. Carlo dell'America del Sud. Innanzi ad una di questo croci, posta quasi nel centro, ogni notte arde un lumicino, ed i buoni fedeli non passano oltre senza deporre qualche offerta, che pia persona ogni sera ritira, per procurare l'olio necessario ad accendere la lampada in suffragio delle anime purganti. Oh! quanto è bella la religione dei defunti anche in mezzo al deserto !

Pisco, uno dei porti più importanti del Perù, e cittadina celebre pel suo liquore bianco di questo nome, è situata nell' arcipelago di Chincha e trae il suo nome dal numero sterminato di Alcatraces (pellicani), di cui è ricca e che volgarmente si chiamano pisco.. Secondo i calcoli fatti, noi dovevamo arrivare e partiro lo stesso giorno da Pisco, ma invece la Provvidenza, pel maggior bene delle anime, disponeva altrimenti e per mancanza di piroscafo dovemmo far sosta e metterci a disposizione dei pischegni, i quali fecero dolce violenza a Monsignore, perchè amministrasse la Santa Cresima.

Coll'aiuto dei RR. PP. Francescani scalzi d'Ica quivi dimoranti e che gentilmente ci ospitarono nella loro Casa di convalescenza, in due giorni si poterono cresimare più di tremila persone. Quindi poichè benefizio domanda benefizio, Monsignore non potè rifiutarsi dall'accettare l'invito che i RR. PP. Francescani gli avevano gentilmente fatto di passare ad Ica, capitale della Provincia omonima. Questo nome deriva da Incas, cioè paese de los Incas, e vi si vedono ancora varii fortini di quegli antichi abitanti. La città è regolare in quanto alla forma. La, popolazione è di solo 8000 abitanti e fu distrutta ben già tre volte dal terremoto. I PP. Francescani ne sono i veri angeli tutelaci, perchè col loro spirito di perfetta osservanza e colle frequenti missioni che dànno ivi e nei paesi vicini, tengono viva la fiaccola della Fede in mezzo a quel popolo. In Ica ci fermammo nove giorni, sempre intenti al lavoro perchè furono giorni, di vera missione, e Monsignore ebbe a cresimare più di 11000 persone, essendone intervenuti da tutta la Provincia. La messe era matura e noi fummo fortunati di poterne raccogliere in tanta quantità. Il giorno della nostra partenza da Ica, si ripeterono i commoventi addii che Monsignore ebbe a La Paz, Potosi, Sucre, ecc., e noi accompagnati dalle autorità civili ed ecclesiastiche facemmo ritorno a Pisco.

Quivi si conferì di nuovo la cresima nella piccola casa dei Francescani ed il Sig. Provetti di Fossano; già allievo di Monsignore a Lanzo-Torinese, ci regalò di una cordiale refezione in casa sua, situata sulla spiaggia del mare, e accompagnandoci poscia a bordo diede una generosa offerta per le nostre Missioni, frutto di un cuor nobile e riconoscente.

In Mollendo e paesi circonvicini - I fanciulli della Punta - Arequipa - Sul lago di Titicaca - L'isola omonima.

Dopo ventiquattro ore siamo a Mollendo e, ricevuti da tutte le autorità con grandi feste, Monsignore amministra subito ben 300 Cresime.

Nel vicino paesello di Tambo si trovavano in missione due Francescani Arechipegni, e Monsignore colse la bella occasione per amministrar ivi la S. Cresima. Passò quindi a Tambo, ed a lato della stazione, in una casa del Governatore del luogo, cresimò un buon numero di fanciulli. Nel medesimo dì passò pure alla vicina Parrocchia di Cocachacra accompagnato dal Governatore, dal Parroco e dai due Francescani. La lunga ed unica via, per cui dovemmo passare per giungere alla Parrocchia, era tutta imbandierata, e vi avevano anche innalzato un bell'arco trionfale.

Al nostro passaggio quella buona gente si affacciava con certa rusticità sulla soglia della propria capanna, per ricevere la benedizione episcopale. Giunti alla Chiesa si incominciò subito la S. Cresima, che durò fino alle ore cinque pom.; poscia si montò di nuovo in sella, e, percorrendo l'aprica valle che mette al mare, ci avviammo alla Punta, villaggio di 2000 anime, senza Sacerdote, dove ci aspettava una cara sorpresa. Passato il fiume, che alimenta tutta la valle, e giunti alla frazione detta la Pampilla, vediamo comparire una turba di fanciulli e fanciulle che, guidati dal loro maestro, vengono incontro a Monsignore. Avevano percorso quasi una lega, e Monsignore commosso innanzi a questa scena, che riproduceva al vivo l'ingresso trionfale del divin Redentore in Gerusalemme, fermò il cavallo e li regalò di una medaglia. Essi ci precedettero poscia annunziando al popolo l'arrivo del Vescovo. Grazioso e ben improntato da sincero affetto fu il ricevimento che quella buona gente fece a Monsignore, il quale ebbe a cresimare tutto il giorno seguente.

Per altra via si ritornò alla stazione di Tambo, dove nuova gente aspettava, e benchè fosse sera e piovesse, Monsignore amministrò la S. Cresima all' aperto ed all' acqua, persuaso che il maggior sacrifizio lo faceva quella povera gente, ritornando poscia alle proprie case con quel tempo ed a quell'ora.

In tutto si cresimarono 2000 persone. Il dì seguente partimmo in treno per Arequipa e durante il tragitto si amministrò la S. Cresima nelle stazioni di Cochendo e di Vitor. Dal grande ed estesissimo altipiano per dove passava la ferrovia, si potè distinguere fin dalla sua base il vulcano Misti o Coropuna alto 6100 metri slm, che si può vedere più da vicino dalla Pampa de arrieros nella provincia di Puno. In sul tramonto giungemmo ad Arequipa, dove eravamo aspettati da tutte le autorità, le quali ci colmarono di gentilezze. Monsignore trattò per la fondazione di una Casa Salesiana in questa città, amministrò molte Cresime, ed il giorno 4 di ottobre partimmo coll'animo ripieno di soavi ricordi.

L'esimio sig. Romagna Prefetto della città, compitissimo in tutto e perla di cattolico, degno allievo dei PP. Gesuiti di Londra, dove fu educato, ci volle accompagnare fino alla stazione ultima prima di giungere al Crucero alto, dove, salutatici affettuosamente e messo il suo vagone a nostra disposizione, egli ritornò in città, mentre noi continuammo a viaggiare verso Puno, posta sulla sponda del Titicaca fino alle 7 di sera, ora dell'arrivo. Mons. Ismaele Puirredon, Vescovo di questa città, ci attendeva alla stazione, e ci diede generosa ospitalità.

Al mattino seguente traversammo a bordo del vapore Coya l'istorico lago di Titicaca, il più alto dei navigabili, che si trova a 4000 metri slm ed ha un'area di 8,300 chilometri quadrati. Tranquillo com'era e limpido il cielo, godemmo stupendi panorama. Vedemmo nel bel principio, dove il lago è paludoso la famosa erba totora, colla quale gli Indii si fabbricano le loro barche ; poi, fra le tante isole, di cui è popolato, una destinata ai prigionieri di guerra del Perù, e verso sera rasentammo l'isola omonima, celebre nelle antiche storie del Perù, perchè da essa si suppone venisse Manco Copac e la sua moglie Mama Oella per conquistare il Perù e stabilirvi l' Impero. In quest' isola esistono ancora le ruine del tempio del sole ed altri monumenti importanti. Sull' imbrunire giungemmo in vista delle alte montagne della Bolivia e pervenuti a poca distanza dal porto Perez del paese di Chililaya, il piroscafo si fermò. Passammo la notte sulle acque, non senza aver un saggio delle burrasche che sogliono scatenarsi su quel lago, senza però soffrire disturbo alcuno perchè fermi. All'alba il vapore dopo un'ora di cammino entrò nel molo, e noi discendemmo recandoci subito alla Chiesa del paese dove Monsignore cresimò molti Indii.

(Continua)

AI GIOVANETTI

BELL'ESEMPIO DA IMITARE

Giovani carissimì,

VERSO la metà dello scorso marzo, un caro angioletto mi scriveva la seguente letterina, che merita di. essere conosciuta da voi tutti, miei buoni amici, perchè contiene un bellissimo esempio da imitare. Leggetela:

Caro D. Giulivo,

Tu, che sei l'amico dei giovanetti, devi farmi un favore.

Ho letto nell'ultimo Bollettino la terribile disgrazia capitata ai Missionari della Terra del Fuoco.

Poveretti! Dopo tanta pazienza, tanta fatica e tanti stenti per tirar su un bel paesello in mezzo al deserto per i poveri selvaggi, che strazio avran provato nel vederselo divorare intieramente dalle fiamme in poco d'ora! E, quali scene di dolore saran succedute tra quei disgraziati Indii, che ora già godevano il beneficio della nostra vita cristiana e civile!

A quella lettura ti assicuro che ho provato una dolorosa stretta al cuore.

So che in America ora si avvicina l'inverno e che in quella regione vicinissima al polo il freddo dev'essere molto intenso; anzi il babbo mi disse che si chiama appunto Terra del Fuoco, perchè i suoi abitanti accendono continuamente e giorno e notte dei grandi falò, per riscaldarsi, essendo la loro temperatura ordinaria come quella del nostro inverno. Quanto sarà rigido quindi il loro inverno!

È necessario pertanto far in fretta a tirar su altre case, perchè quei poveri selvaggi non abbiano a soffrire. Vi saranno anche dei bambini, ed i bambini lo sentono molto il freddo.

Il babbo e la mamma si sono affrettati a mandare la loro offerta al Sig. D. Rua. Ed io ho detto tra me: - E perchè non manderò anch'io la mia? - Ho chiesto il permesso al babbo e ne fu contento. La zia m'aveva regalato pel mio decimo compleanno uno scudo lucido lucido, ed io lo tenevo in serbo per comperarmi poi un bel libro. Ora non posso più e lo invio a te, mio caro amico, e tu mi farai il favore di spedirlo ai Missionari della Terra del Fuoco. Così farò in quest'anno tutte le volte che il babbo o la mamma e specialmente la mia buona zietta mi faranno qualche altro regalo.

Che ne dici, caro D. Giulivo? Sei contento?

Chiedendoti scusa del disturbo che ti reco, e facendo voti che tu possa ricevere tanti altri scudini da trasmettere ai Missionari della Terra del Fuoco, mi dico tuo amico

GIORGETTO ALLIANI.

Bravo, bravissimo Giorgetto mio! Sono contentone. Dammi pur sovente di questi disturbi, chè anch'io ho gran desiderio di aiutare i poveri Missionari e particolarmente questi della Terra del Fuoco che, credo, fra tutti siano i più bersagliati dall'eterno nemico delle anime. Mi terrò quindi felice ogni volta mi sarà dato di poter inviare a quei cari Missionari le tue monetine. Ed essi e i loro Indii e sopra tutto i bambini, che sono molti e molto buoni, pregheranno sempre per te.

Ma, o mio caro Giorgetto, il tuo esempio è tanto bello, tanto nobile, che io credo, fatto conoscere ai miei buoni amici, troverà certamente fra di loro molti imitatori. Nevvero, miei cari giovanetti, che anche voi, commossi dalla triste condizione dei Missionari della Terra del Fuoco, avete già pensato di imitare Giorgetto e di inviarmi voi pure il vostro obolino per quei Missionari ?

Su, coraggio! Ascoltate gl'impulsi del vostro cuore, o meglio i suggerimenti del vostro buon Angelo Custode.

Siete collegiali? Iniziate fra di voi una bella colletta, e per mezzo dei vostri ottimi Superiori fatemela pervenire insieme coi vostri nomi.

Frequentate voi l'Oratorio festivo, le Scuole Comunali, le lezioni del Catechismo parrocchiale? Ebbene, pregate i vostri buoni Maestri e Maestre, i vostri zelanti Catechisti, ed essi si terranno onorati di ricevere i vostri soldini e di inviarmeli per uno scopo così santo.

Ricordatevi tutti di farmi avere anche i vostri nomi, perchè io li possa proporre alla riconoscenza dei Missionari e degli Indii. Anzi, i nonni dei pia generosi verranno imposti agli Indii man mano che i Missionari li battezzeranno ; dimodochè, se vi piace, il vostro nome potrà essere ripetuto e tramandato poi ai posteri fino all'ultimo lembo dell'America Meridionale.

Che ve ne pare? Non sarebbe anche questa una bella cosa, un bell'onore per voi ?

Adunque, animo! qualche giocattolo, qualche divertimento, qualche ghiottoneria di meno per amore di quei nostri infelici fratelli! Mostratevi generosi nelle vostre offerte, e voi farete davvero cosa graditissima a Dio e riuscirete a formare la gloria pia bella del

Vostro Aff.mo Amico D. GIULIVO

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Miracolosa guarigione.

Circa la metà del mese di giugno scorso, la giovane Margherita Nogara di Bellano (Lago di Como) veniva assalita dalla malattia di charcot (forme quasi istero-epilettiche), i cui accessi duravano sino a cinque e sei ore, con piccoli intervalli di quiescenza. Il medico curante la dichiarò inguaribile. Due professori specialisti di malattie nervose vollero tentarne la cura nello stabilimento di Regoledo. Quivi, dopo tre mesi di assistenza e di applicazioni mediche speciali, riuscì ad un notevole miglioramento; gli accessi divennero rari, di poca durata, benigni. Ritornata in famiglia, gli accessi si ripeterono quasi subito e spaventosi come prima. Consigliai allora una novena a Maria SS. Ausiliatrice; al terzo giorno sparirono le terribili convulsioni, e d'allora in poi, son già due mesi, non ebbe più alcun disturbo. La graziata desidera testimoniare pubblicamente la sua riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice.

Bellano, 30 Dicembre 1896.

Can. D. LUIGI ADAMOLIS. Evviva Maria SS. Ausiliatrice.

Il giorno 11 luglio scorso mia moglie fu sorpresa da una fortissima emorragia, che la ridusse al punto da sembrare che dovesse spirare da un momento all' altro. La raccomandammo tosto a Maria SS. Ausiliatrice. Le ponemmo al collo una medaglia benedetta di questa potentissima Regina; poi demmo principio, là nella stanza dell' inferma, insieme con essa e coi bimbi e tutta la famiglia ed altri ancora, ad una novena di preghiere. Si pregava con fervore e fiducia da tutti e frattanto si spedì ripetutamente a Torino una offerta per la celebrazione di una S. Messa. Aggravandosi il male, sì promise ancora di mandare a Torino in ringraziamento, se ottenevamo la grazia, un cuore d'argento con altra offerta per la celebrazione di Messa e la relazione pel Bollettino Salesiano. La nostra fiducia in Maria non andò delusa. La grazia ci venne fatta proprio quando tutti i medici disperavano di salvare la povera inferma. - Oh Maria, quanto sei stata buona!

Proprio quando io più temeva di perdere la madre de' miei teneri figliuoletti, Tu allora me la rendevi sana e salva. Sii Tu benedetta! Oh! possano tutti gli uomini conoscere quanto Tu li ami e come non mai inutilmente si invoca la tua possente intercessione! O Maria, deh! tienci sempre, in vita ed in morte, sotto la tua amorevole protezione !

Bellinzago Novarese, 31 Dicembre 1896.

GIACOMO FRATTINI.

Quanto è potente Maria Ausiliatrice !

Il giorno 6 settembre dell' anno scorso, il medico condotto unitamente ad altri medici avevano dichiarato spedito un bambino di circa cinque anni, di nome Giov. Costrini, di Loreto e di Assunta Roselli, colpito da morbillo (scarlattina) con complicazione di tifo. Già stava il poverino per restituire l'anima sua a Dio, quando il sottoscritto, Cooperatore Salesiano e parente dell'infermo, recatosi a visitarlo, trovati i genitori desolati e piangenti, li esortò a confidare nella Vergine Ausiliatrice, che avrebbe loro restituito il bambino sano e salvo, promettendo di far celebrare una S. Messa in suo onore. Intanto loro presentò una medaglina da porre al collo del fanciullo. Il miracolo fu istantaneo. Non appena la piccola medaglia toccò il bambino, questi aprì gli occhi e immediatamente incominciò la convalescenza ed ora tiene una salute da leone. La famiglia rende grazie infinite alla Vergine e brama sia pubblicata nel Bollettino Salesiano la strepitosa guarigione del figlio. Chi confida in Maria, non perisce in eterno

Pescasserali (Aquila), 9 Gennaio 1897. VINCENZO QUINTILIANI. Maria ci ha consolati.

Povero nostro Domenico! Sul fior dell'età, quando tutto è sorriso ed incanto conobbe il dolore. Una penosa malattia l' aveva un giorno visitato.... e da alcuni anni gli amareggiava la vita. La scienza umana aveva esaurito i suoi ritrovati, e più nulla poteva escogitare per troncare il passo accelerato della morte che stava per raggiungerlo. Ma tutto è possibile al credente e nulla impossibile a Colei che si gloria di chiamarsi Aiuto dei Cristiani. Si disse, che forse una crudele amputazione alla gamba destra avrebbe potuto assicurare la sua salute temporale. L'esito era incerto, il pericolo evidente, ma Maria con fede invocata doveva salvarlo. Domenico subì felicemente due importantissime operazioni. Si vide recisa la gamba, ma colla gamba anche la malattia che l'affliggeva. Ora, compreso dalla più sentita riconoscenza verso la sua celeste Consolatrice, a Lei offre l'omaggio del suo cuore e la sua tenue offerta.

Vicenza, 16 Gennaio 1897.

ANTONIO BOTTAZZI. Da morte a vita!

La sottoscritta colla più viva riconoscenza rende grazie all'amabilissima Ausiliatrice de' Cristiani per la ottenuta guarigione di suo figlio. Costui, di anni venti, lo scorso agosto s'infermava gravissimamente, per cui distinti medici chiamati a consulto fecero intendere trattarsi di tifoide, accompagnata da forte pleurite con emorragia interna, malattia assai pericolosa e che faceva temere moltissimo per la sua vita.

Io allora gli posi al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice , pregandola fervorosamente per la guarigione del mio caro Guglielmo. Aggravandosi però sempre più il male, gli vennero amministrati i SS. Sacramenti, e la notte del 7 settembre già entrava in agonia. Il Sacerdote D. Luigi Quintarelli, chiamato in fretta ad assisterlo in quell'estremo punto, vedendo omai prossima la fine, si mise la stola e cominciò a recitare le preci degli agonizzanti e a raccomandargli l'anima. Io me ne stava nella stanza attigua, inginocchiata, colla testa fra le mani, gli occhi gonfi di lagrime, in preda al più profondo dolore, pregando Colei, cui mai si ricorse invano. Già m'aspettava di momento in momento di sentire l'annunzio della morte del mio caro figlio. Ma oh! potenza di Maria!... passata la mezza notte, cioè cominciato l'8 settembre consacrato dalla Chiesa a festeggiare la preziosa Natività della Vergine SS. il male cominciò a recedere, e mio figlio a migliorare ogni giorno più, sicchè dopo alcuni mesi di felice convalescenza, adesso è perfettamente guarito. Seguendo perciò l' impulso del mio cuore, invio in ringraziamento una tenue offerta al santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, con preghiera di far pubblicare detta grazia sul Bollettino Salesiano a comune edificazione e ad esaltazione della Madonna di D. Bosco.

Negrar Veronese, 26 Gennaio, 1897.

MARIA FEDELI.

Faenza. - La mattina del 10 febbraio il Sig. F. Nessoli riceveva da Forlì il seguente telegramma. « Mio Aldo poche ore vita: ti attendo ». Aldo è un suo caro nipotino. - Il buon signore corse tosto al Collegio Salesiano di quella città, si prostrò riverente ai piedi di Maria Ausiliatrice, ed animato da viva fede in Lei ripose ogni sua speranza. Volò poi a Forlì colla consorte a consolare l'afflitta loro figlia, e nel partire di là lasciarono il bambino che ormai non dava più segno di vita. - Ogni colpo dato alla porta di loro casa era una scossa al loro cuore, temendo sempre fosse l'annunzio della morte. Ma Maria Ausiliatrice, a cui si era fatto ricorso, portò l'allegrezza alle due famiglie. Aldo è fuori di pericolo; ed i pii parenti ne rendono vivissime grazie alla gran Madre di Dio e Madre nostra Maria.

Pontestura. - Trovandosi una madre di famiglia gravemente ammalata e ridotta già in fin di vita, così scrive la Sig.a Adelaide Gonella, recossi in quella desolata casa una pia persona coll'immagine di Maria Ausiliatrice per animare tutti quei di famiglia a confidare in una Vergine così potente e così pietosa, specialmente nei casi più disperati. Anzi presi seco i tre figliuoletti dell'inferma, si prostrò con essi davanti a quell'immagine, chiedendo più col cuore che colle labbra la salvezza della loro genitrice. Maria intenerita da quelle preghiere innocenti ridonò loro sana e salva la buona mamma.

Moggio. - Il Cooperatore Salesiano Zefirìno Invernizzi, avendo pregato Maria SS. Ausiliatrice peI buon esito degli esami di un figlio e di una figlia, ed essendone stato esaudito, invia l'offerta di L. 10 per una Messa di ringraziamento all'altare della nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice e pei bisogni della Pia Società Salesiana, pregando sia fatto pubblico il duplice favore ottenuto dalla Vergine potentissima a favore de' suoi figli.

Puebla (Messico). - Don Raffaele Piperni, già Direttore di quel Collegio Salesiano ed ora mandato dall'obbedienza alla direzione della Missione Italiana di S. Francisco in California , ci scriveva quanto segue : « Da quattro mesi in Puebla infieriva il vaiuolo e dei colpiti molti soccombevano, fino a 40 e 50 al giorno, e la massima parte specialmente nel distretto ove si trova la nostra Casa. Noi ci ponemmo sotto la speciale protezione di Maria SS. Ausiliatrice. Grazie a questa nostra tenerissima Madre, il malore non passò la nostra porta. Ne sia in eterno lodata e ringraziata l' Ausiliatrice del popolo cristiano e dei figli di D. Bosco ».

Riva. - In data lo febbraio i Coniugi I. ed A. Righi, Cooperatori Salesiani, scrivono quanto segue: « Immensa era la nostra desolazione quando il 10 spirato mese ci vedemmo rapire da crudel morbo quasi improvvisamente la nostra Elisa di appena due mesi. Ma non erano ancora scorsi otto giorni, dacchè Dio volle per sè questa nostra figlia, quando in pochissime ore vedemmo ammalarsi un'altra nostra figlia ed il medico ci tolse tutte le speranze di più oltre vederla viva. Noi ricorremmo subito a Maria SS., ed appena due ore dopo la partenza del medico, la bambina incominciò a migliorare ed il miglioramento cresceva di momento in momento, e la mattina seguente il medico stesso, che credeva far visita ad un cadavere, vedendo la ragazzina vispa e sorridente, non potè a meno di esclamare: Miracolo ! - Grati a Maria SS. per così bella grazia che ci ottenne da Dio, nell'atto che rimettiamo la nostra piccola offerta per il tempio di Maria SS. Ausiliatrice, preghiamo sia pubblicato nel Bollettino Salesiano un tanto beneficio fattoci ».

Sparone. - La Ved. Candida Grisolano, guarita da un male tormentoso, ringrazia Maria Ausiliatrice, alla quale si era raccomandata. Riconoscentissima del favore ottenuto, invia la tenue offerta di L. 2 per la celebrazione d'una S. Messa all'altare di Maria Ausiliatrice in Torino.

Sampierdarena. Filomena Albertotti da ben quattro anni soffriva un interno malessere che i medici non potevano in nessun modo guarire. Avuto fra le mani un libretto delle Letture Cattotiche, ove si narrano le meraviglie da Dio operate merce l'intercessione di Maria Ausiliatrice, ravvivò la stia fede e fece ricorso ad una Madre tanto buona e potente. Non era passato un mese, quando essa come per incanto si trovò pienamente guarita. In segno di riconoscenza alla Vergine SS. inviava l'offerta di L. 20

S. Vittoria d'Alba. - Catterina Montanaro desolata per la sua piccola Eugenia, che da quattordici giorni si trovava ridotta quasi in fin di vita , fece scrivere al Sig. D. Rua per una benedizione e per preghiere a Maria Ausiliatrice. Ne ottenne subito la sospirata guarigione. Consolata per ciò prega sia reso di pubblica ragione il miracoloso avvenimento.

Harvest Row (Stati Uniti). - La Cooperatrice Salesiana Luigia Lagomarsino, trovandosi ridotta in fin di vita da gravissima malattia, promise a Maria Santissima Ausiliatrice che, se le avesse fatta la grazia di guarirla, avrebbe mandato una piccola offerta al suo santuario di Torino e l'avrebbe fatta pubblicare a sua maggior gloria. Incredibile a dirsi ! Il giorno seguente alla fatta promessa si trovò fuor di pericolo. Or mantiene le sue promesse, gridando nell'effusione dell'animo suo riconoscente: Viva sempre Maria Aiuto dei Cristiani!

Canale. - Avendo Lucia Giordano lasciato all'aperto per dimenticanza un botticino contenente un veleno-medicina, questo le fu preso e trangugiato da una bambina di quattro anni. In tale frangente il pensiero della buona mamma volò tosto a Maria SS. Ausiliatrice, a cui promise, se le salvava la figliuola, di far celebrare una S. Messa nel suo santuario di Torino. Maria accorse benigna in suo aiuto. La figliuola è guarita e la madre invia una tenue offerta per la celebrazione di una S. Messa cantata.

Altra serie di grazie strepitose.

NELLO scorso novembre l'Oratorio Salesiano di Torino ebbe l'onore di ospitare per alcuni giorni un gran divoto e gran propagatore della divozione di Maria Ausiliatrice , vogliamo dire il nuovo Vescovo della Diocesi di Spirito Santo nel Brasile, Mons. G. B. Correa Nery, già Parroco di Campinas nello Stato di S. Paolo.

Il pio Prelato era venuto a Torino per ottenere da D. Rua alcuni Salesiani per un Ospizio da lui eretto nella cara sua Parrocchia, che ora deve abbandonare; ma soprattutto per ringraziare la Vergine Ausiliatrice di segnalatissime grazie ottenute a favore suo e dei suoi diletti Parrocchiani, che già da parecchi anni, dietro suo consiglio, si sono in corpo consacrati alla nostra Madre celeste sotto di questo bel titolo. Tra le altre ci raccontava le seguenti strepitose meraviglie

Trovandosi gravemente inferma certa M. E. di Campinas, nè potendo il medico riconoscerne la malattia, comincia a curarla come fosse febbre eruttiva. Dopo tre giorni si riconosce per vaiuolo e si cambia quindi la cura. Passati altri giorni, debbono ricredersi e persuadersi che l'inferma è affetta veramente di febbre eruttiva. Si riprende quindi la cura primiera. Senonchè questi cambiamenti in meno di dieci giorni riducono la paziente a caso disperato ; la quale più non può inghiottire che qualche cucchiaino d'acqua, ed in famiglia già si pensa ai funerali. - Quando le cose sono a tal punto, viene chiamato l'ottimo Parroco, perchè le amministri gli ultimi Sacramenti. Questi conoscendo per prova la potenza di Maria Ausiliatrice, mette al collo della povera inferma una medaglia portante l'effigie di si buona Madre, implorando con viva fede la guarigione a quella signora distinta per la sua carità e religione.

Le suppliche sono tosto esaudite, la sua fede vien premiata, e quella pia signora è completamente guarita, e non cessa dal benedire il nome di Maria Ausiliatrice.

Altra volta, lo stesso Parroco di S. Croce di Campinas è chiamato per confessare una buona donna, la quale, dichiarata spedita dal medico curante, se ne stava aspettando il momento della morte. Confessatala, le appende al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice, animandola a confidare in sì buona e sì potente Madre. Nell'uscire di stanza s'imbatte in una figlia dell'inferma, che tutta sconfortata piange dirottamente.

-Non piangete, le dice allora il pio Sacerdote ; ho invocata la protezione di Maria Ausiliatrice e vostra madre guarirà.

- Ma il medico ha detto che è troppo avanzata la sua malattia e che è impossibile guarire   

- V'assicuro, replica ancora il buon Parroco, pieno di fiducia in Maria, v'assicuro che vostra madre guarirà, non solo affinchè ancor una volta si faccia palese la potenza di Maria Ausiliatrice, ma eziandio perchè rimanga confusa la scienza innanzi al potere di lei.

Al mattino per tempo si porta il Viatico all'inferma, la quale con Gesù nel cuore e colla medaglia di Maria Ausiliatrice tra le mani, con viva fede implora la sospirata guarigione. Mirabile a dirsi ! Contro tutte le previsioni del medico, l'inferma guarisce perfettamente ; ed ora essa e tutti i membri della famiglia sono altrettanti figli amantissimi di Maria e propagatori zelantissimi della gloria sua.

**

Ultimamente viaggiando egli alla volta di Roma per essere consacrato Vescovo di Santo Spirito, attraversato lo Stretto di Gibilterra, un'oscurità profondissima prodotta da folta nebbia avvolse tutt'intorno il bastimento. Era giorno, quindi nessun timore. Ma arri vando la notte, il capitano se ne impensierisce non poco. Il pio Prelato ricordandosi di Maria Ausiliatrice, scende in cabina e con una breve preghiera ne invoca il potente patrocinio, promettendo di recarsi a Torino a ringraziarnela e di rendere pubblico il fatto per mezzo del Bollettino Salesiano. Appena finita la preghiera, torna sulla tolda, e trova che tutto era sparito e tutti tranquillizzati. La stella del mare era comparsa a far svanire ogni pericolo.

*

Questo gran divoto di Maria Ausiliatrice, in segno di riconoscenza pei tanti favori ottenuti dalla Vergine sotto il bel titolo di Auxilium Christianorum, volle che nel suo stemma vescovile campeggiasse l'immagine di Maria Ausiliatrice, e fosse pure impressa sull'anello che porta in dito. Sotto l'egida di sì potente Regina egli porterà sicuramente un soffio gagliardo di vita cristiana in quella nuova e vastissima Diocesi, che l'Augusto Vegliardo del Vaticano volle affidare al suo zelo.

Rendono pure grazie infinite a Maria Ausiliatrice per favori segnalatissimi ottenuti mercè la potentissima sua intercessione, i seguenti

D. Angelo Caimi, Desenzano sul Lago. - D. Luigi Masoero, Torino. - Una Cooperatrice Salesiana, Quinto al Mare. - Faride Bernardini, Buti. - Eugenio Spalla, Rivanazzano. - Ermenegilda Bocca-Delù, Asti. - Marina Reggi, Gragnano Trebbia. - Luigia Botto, Dogliani. - Giovanni Leddi, Voghera. - Carmelo Litteri, Catania. - Le Sorelle Adorna, Villette (Ossola). - Agnese Barbero e Scolastica Soffietti-Almonte, Guarene d'Alba. - Il Sac. Teodoro Seni di Chiesa (Sondrio), a nome d'una Cooperatrice Salesiana di quella Parrocchia.Marcella Colura, Bosco Marengo-Maddalena Ponzano, Castellar Ponzano. - S. B. - N. M. , Catania. - Valente Fontana, Cerisola. - Domenica Brancardi, Torino. - Adele Vercelli, Marcorergo. - Sac. Francesco Falcone, Conversano, a nome della giovane Maria Sisto. - Samuele Dolfi, Montagnana Pistoiese. Teresa Sabbadin, Venezia, per l'ottenuta guarigione alla zia Maria Ferretti. - Z. B. C., Ivrea. - Vittorio Scavino, Bosia, con offerta di L. 5. - V. C., Broni. - B. G. coll'offerta di L. 50. - La Famiglia F. A. di Valenza. - Carlotta Giorgetti, Racconigi. - Ch. Lino Carpignano, Asti. - Ch. Antonio Bianchi, Chivasso. - Francesco Pezzuoli, Orvieto. - Una pia persona di Prateglione, con offerta di L. 20. - Salvatore Valentini, Dipignano. - Pietro Boccardi, Sampierdarena. - Marianna Balestro, Montecchio Maggiore. - Una Maestra. - Margherita Papina, Mergoscia - Lucrezia Brunelli, Quinzano d'Oglio. - Ch. Ersilio Magni, S. Pietro Martire. - Sac. Francesco Mari, Roma. - Filomena Cardinali, Buzzò. - Antonio e Giov. Battista Gallo, Vinzaglio. - Sac. Celestino Calcaterra, Bellinzago Novarese. - Raffaele Ciulla, Noto. - Ch. Michele Pirazzini, Bologna. - Sac. Antonio Testa, Rivalta Bormida. - Angola Ziveri, Asparetto. - Ch. Giorgio Gennaro, Modica. - Riccardo Losito, Andria. - Leonarda BiddauMelis, Nuoro. - Una Maestra della Provincia di Belluno, che ottenne il desiderato impiego dopo aver fatto ricorso alla Madonna di D. Bosco: in segno di viva riconoscenza invia l'offerta di L. 100. -Michele Rauca, Pavia. - Giovannina Morandi, Maestra, Barzesto. - Sac. Giovanni Roneda, Isolato. - Ernesta Paglieri, Treiso(Alba). - Una Cooperatrice Salesiana di Alassio, per l'ottenuta guarigione del mal d'occhi a varii suoi nipoti in seguito ad una novena di preghiere e la celeb azione di una S. Messa nella Chiesa del Collegio Salesiano di quella città. - G. V. Torino, con offe ta di L. 5. - Suor Andreina Saretto. - Santina Mondini e Sorelle, Imola, per l'ottenuta guarigione della veneranda loro madre, donna di 74 anni. - Bernardo Cavagliato, Cellarengo. - Domenico Miletto e Giovanni Pelazza, Asti. - Gio. Battista Arduino, Valfenera. - Carlo Tacca, Cavaglià d'Agogna. - D. Ottavio Bianchi, S. Angelo Lodigiano. - Maria Golzi, Castelrosso. - Battista Donadio, Ferrere d'Asti. - Giovanni Arrigoni, Rogeno. - D. Pietro Tornaghi, Monza. - Pasquale Cantatore, S. Antonino. - D. Domenico Ramelio, Genova. - Giovanni Salieri, Cotignola. - Teresa Borsarelli, Vicoforte. - D. G. Mulas, Barumini. - Giacomo Gallo, S. Stefano Roero. - Metilde Tavailini, Vercelli. - Prospera Bersanino, Torino. - Chiaffredo Girando, S. Peire. - Eugenio Rossi, Mathi. - Virginia Casissa, Savona. - Francesco Scarrone, S. Stefano Belbo. - Lorenzo Orrù, Barumini. - Agostino Mangiardi, Alpignano. - Maria Barato, Villardo. - Agnese e Antonio Carbone, Canale. - Giuseppe Masera, Torino. - Maria Strada, Morgarolo. - Teresa Lovera, Garino. - Antonio Martinasso, Rubiana. - Ernesto Poggio, Isola S. Antonio. - Secondo Ponzio, Castelnuovo Calcea. - Giuseppe Banchio, Moretta. - Felicita Caramelli, Torino. - Francesco Raviolo, Torino. -Maria Audisio, Levaldigi. - D. Maurizio Maineri, Rocchetta Cencio. -- Anna Morra, Cherasco. - Antonio Cortese, Castagnole d'Asti. -D. Lorenzo Tool. Ellena, Pertu8io Canavese. - Irene Zavattaro, Borgo S. Martino. - Fili ppo Seguenza, Messina -Cristina Olivero, Cherasoo. -Angela Viglietta, Trinità. -Maria Basso, Pralormo - Stefano Bovio, Aosta. - Martino Ronchetto Torino.

Fiori salesiani

Portogallo.

Ci si scrive da Braga in data 18 febbraio scorso

« Qest'anno la festa di S. Francesco di Sales fu per tutti un vero avvenimento. I figli di D. Bosco, che già da due anni tengono aperto un fiorente Collegio in quest'illustre città, dimostrarono quanto bene si possa fare con la buona volontà e riuscirono a meraviglia. Il 30 gennaio vi fu la prima Conferenza Salesiana, tenuta dal M. R.do Don Pietro Cogliolo, Direttore della Casa Salesiana di Lisbona. S. Ecc. R.ma Mons. l'Arcivescovo, spiacente di non potervi intervenire, vi mandò il proprio rappresentante nella persona del R.mo Sig. Dottor Giovanni Alfonso da Cunha Guimaraes, e tutta la nobiltà cittadina corrispose ampiamente all'invito. Il conferenziere, con parola facile e briosa, fece toccar con mano quanto D. Bosco operò per la gioventù abbandonata mercè la cooperazione di tutti i buoni d'ogni paese e nazione. E continuando a parlare della cooperazione salesiana, vinse tutti i cuori, i quali per certo d'ora in avanti saranno sempre pronti a coadiuvare in modo speciale le Opere Salesiane del Portogallo. Terminata la conferenza, il degnissimo rappresentante dell'Arcivescovo ebbe parole piene di affetto e zelo ardente per le Opere di D. Bosco, e poscia impartì la benedizione col Santissimo. Solennissimi furono puri,, il giorno dopo, i festeggiamenti religiosi a S. Francesco di Sales tanto in chiesa, quanto in teatro, dove i giovanetti del Collegio Salesiano di S. Gaetano si fecero veramente onore; onore che ridonda eziandio sopra i loro educatori e sul sistema tutto lor proprio di educazione. »

Milano.

Dalla Capitale della Lombardia riceviamo la seguente corrispondenza, che quantunque un po' lunghetta pubblichiamo per la sua eccezionale importanza

« Ecco una giornata veramente albo signanda lapillo pel nostro Comitato e per tutti i Cooperatori Milanesi. La festa fu trasferita al 3 marzo perche volea prendervi parte S. Emin. il veneratissimo nostro Arcivescovo, prima impegnato nella Visita Pastorale.

» Al mattino, nella splendida chiesa di S. Maria Segreta celebrò la S. Messa ad un gran numero di Cooperatori l'Ecell.mo Mons. Mantegazza, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale, che poi nel discorso commentando ed applicando il testamento del grande Salesio, oltre nutrirci il cuore con sodi ed opportunissimi documenti, uscì in espressioni per noi assai confortanti, nuovo segno del grande interesse, che sempre addimostrò in varie occasioni molto vivo per le Opere di Don Bosco ed in particolare per questa iniziata a Milano. Si diffuse specialmente a dimostrare come spera grandi frutti in quella plaga, ove sorge l'Istituto nuovo, che quantunque provvista già e coltivata da un clero zelantissimo, e per la sua ampiezza e per la sua natura abbisogna di aiuti ancora più larghi, massime per la gioventù addensata in quegli immensi stabilimenti industriali. Sieno rese grazie sentitissime a Sua Eccellenza per tanta sua benevolenza.

» Alle 14 poi si tenne l' adunanza dei Cooperatori e delle Cooperatrici nella Cappella Arcivescovile, che n' era gremita ed ove era accorsa in gran copia l'aristocrazia cattolica della città, desiderosa, come sempre, di sentire la parola del suo nuovo S. Carlo, il Card. Ferrari.

» Parlò prima il carissimo Prof. D. Francesia, notando e contando i passi fatti in Milano dall'azione salesiana, cominciata dallo stesso D. Bosco venutovi ripetutamente fin dagli inizii dell'Opera sua. Toccò anche della parte, che ebbero nel presente movimento Mons. Cagliero ed il martire Mons. Lasagna, e terminava il suo giocondo discorso accennando all'urgente bisogno d'aiutare ora più che mai il Comitato, gravato già da impegni molto serii cogli assuntori della fabbrica.

» Seguirono poi poche, ma ardenti parole dell'egregio Avv. Not. Alberto De-Mojana, Presidente del Comitato Regionale Lombardo, il quale rivelò anche qui quanto profondo e schietto sia il suo sentimento cristiano, massime quando dipinse i giovanetti del popolo, oltrecchè poveri e abbandonati materialmente, molto più miserabili perchè lasciati senza Dio, quel Dio che invece D. Bosco ed i Salesiani indefessamente si adoperano a ricondurre nei loro cuori.

» Sorse infine il Cardinale, il cui discorso meriterebbe davvero d'esser tutto riferito, se non fosse troppo ristretto il campo libero del Bollettino. Fu un discorso efficace, come sono sempre i discorsi del nostro Em. Arcivescovo, il quale mira sempre e in tutto al concreto ed al pratico, sdegnando fronzoli e lungagnole. In sentenza dunque disse ch'era lieto di trovarsi innanzi tanti buoni cattolici, intenti con ogni zelo ad un'opera di sì grande utilità, qual'è quella di ridare il suo Dio alla gioventù abbandonata. Protestò vivacemente d'avere ne' suoi buoni Milanesi trovato sempre « molto cuore, tanto cuore, » specialmente nel ceto delle buone Signore, sempre pronte e sempre generose ovunque siavi del bene a fare. Una gran prova dice d'averla in quanto s'è fatto e si vuol fare per nuovo Istituto Salesiano, che a lui preme cotanto e da cui Egli si ripromette frutto grande. Aggiunse non ignorare le difficoltà, i momenti di trepidazione ed anche qualche opposizione dovuta sostenere per tale opera; ma c'incoraggiava a non ismarrirci e a non ripetere il ritornello dei pigri : ma... come si fa... ? Anzi ci spronava col farci riflettere che imitassimo i figli del secolo tanto prudenti, accorti e generosi nelle loro imprese anche perverse. E qui con dolore diceva d'avere qualche sera prima, rasentando in carrozza il teatro della Scala, veduto affollati gli sportelli da una gran folla, ed esclamava : « Quanto denaro non si butta in vani divertimenti ! Oh se si sacrificasse perle nostre buona istituzioni la quota anche d'una serata sola! » Venendo poi a far cenno dei Salesiani, che dirigeranno la nuova Casa, egli ne parlò con enfasi ed ammirazione, dicendo e ripetendo: Io mi tengo molto, ma molto obbligato ai Figli di D. Bosco, poichè essi vengono a Milano per assistere i giovanetti del nostro popolo, non badando a sacrifici personali... Sì, lo ripeto, noi dobbiamo essere molto, ma molto obbligati ai Salesiani, che ci porgono generoso il loro aiuto per salvare la società, per lavorare a vantaggio del popolo di questa nostra cara città. Ho seguito sempre con affetto le pene, le trepidazioni, per le quali sono passati e tuttavia debbono passare per compiere l'opera loro, opera più che ogni altra necessaria ai giorni nostri e come tale più d'ogni altra da promuoversi e da aiutarsi con tutte le nostre forze. » Toccò quindi dei mezzi pratici per venire in aiuto al Comitato Salesiano Milanese.

» Nè qui si limitò la benevolenza del caro nostro Padre, che , sciolta l'adunanza, volle con sè a pranzo D. Francesia, D. Saluzzo e D. Morganti, coi quali aperse ancora più confidenzialmente il suo cuore, incoraggiandoli in questi momenti prossimi all'inaugurazione, che sono appunto per essi i più angosciosi, e intrattenendoli per quasi due ore con affabilità squisitissima. E anche qualche giorno dopo alla Signora Segretaria del Sotto-Comitato, recatasi appositamente a ringraziarlo di tanta bontà usataci, Sua Eminenza aggiunse che Egli voleva ringraziare noi, perchè ci vede zelare un'opera a lui tanto cara, e che presto nel periodo delle Feste Ambrosiane sarà ben lieto d'inaugurare colla maggior solennità.

» Ah siano qui rese nuove grazie a Dio, a Maria Ausiliatrice, a S. Francesco di Sales ed a Sua Eminenza per una giornata piena di tante consolazioni! »

UN COOPERATORE SALESIANO

Biella. Per l'Erigendo Oratorio Salesiano.

Il giorno 14 dello scorso marzo, nella Cattedrale di Biella ebbe luogo un'imponentissima Conferenza tenuta dal Revmo. Prof. D. Simonetti, affine di interessare tutti i cittadini a prender viva parte all'erezione di un Oratorio Salesiano per i fanciulli abbandonati di quell'industriale ed operosa città. A questo scopo si era già costituito un apposito Comitato Salesiano, il quale con zelo indefesso si mise subito all'opera e va già riportando consolantissimi frutti, non ultimo dei quali si è la sullodata Conferenza. La parola fluida ed incisiva del chiarissimo Oratore, delineando la provvidenziale azione dei Salesiani a pro della gioventù abbandonata, fu per tutti i Biellesi una vera rivelazione ed un potente eccitamento a cooperare generosamente e prontamente all'Opera del Comitato Salesiano di Biella, e noi confidiamo che Maria SS. Ausiliatrice, ci darà forza per non venir meno al nostro mandato della rigenerazione morale della gioventù Biellese, che la Provvidenza divina pare voglia quanto prima affidare alle nostre cure. Intanto, cominciamo a porgere a tutti i Cooperatori di quest'opera i nostri sinceri e cordialissimi ringraziamenti, assicurandoli che, per quanto sta da noi, tutto faremo per realizzare i loro buoni propositi.

Altre Conferenze Salesiane in occasione della festa di S. Francesco di Sales ebbero pure luogo:

1°) nella Chiesa dei Dolori della Pietà nell'isola di MALTA per opera del M. R. Ch.co Vincenzo Cassaz ;

2°) in CARAGLIO presso Cuneo dal zelante nostro Decurione e con gran concorso di gente;

3°) in ACQUI dal R.mo Direttore Diocesano Canonico Francesco Negroni Arciprete. Fu riuscitissima per ogni riguardo ;

4°) A LOBBIA presso S. Bonifacio di Verona per opera di quel Decurione;

5°) a SALERNO nella Parrocchia di S. Lucia dal Molto R.do Parroco Scaramella.

Noi vorremo poter parlare un po' più diffusamente di tutte, ma dovendo soggiacere alla tirannia dello spazio per abbondanza di materia, porgiamo a tutti coloro che s'interessano di far conoscere ed imitare le virtù di S. Francesco di Sales, mercè la diffusione della Cooperazione Salesiana, le nostre sincere e cordiali manifestazioni di gratitudine e riconoscenza.

Notizie varie

SCUOLA DI RELIGIONE in Modena.

Con sommo piacere e consolazione registriamo negli annali della nostra Pia Società la fondazione di questa Scuola di Religione in Modena, perchè quel zelantissimo Arcivescovo, Mons. Carlo M. Borgognoni, volle darci una prova di più di quell'affetto sincero, che ha sempre portato a D. Bosco ed alle sue Opere, con affidarla ai nostri Confratelli di quella città.

Egli nella sua Circolare ai M.M. R.R. Parroci, dopo di avere con animo paterno dimostrata la necessità di simili Scuole, così si esprime : « La Scuola da Noi fondata avrà la sua sede nell'Istituto dei benemeriti Sacerdoti Salesiani, che rendiamo grazie al Signore di aver potuto finalmente introdurre in mezzo a noi, acciocchè animati dallo spirito del venerando loro Padre D. Bosco, ne continuino le opere a vantaggio specialmente della cristiana gioventù, e verrà inaugurata da Noi la seconda domenica della prossima ventura Quaresima... »

L'Ecc.mo Arcivescovo passa quindi a dare le norme e le prescrizioni opportune per la retta gestione di detta Scuola.

Noi auguriamo di cuore che i nostri cari Confratelli di Modena, coadiuvati dai benemeriti Cooperatori di quella città, abbiano a realizzare, per la maggior gloria di Dio, le aspirazioni e le speranze grandi del venerando ed inclito Presule della Modenese Diocesi.

UN ALTRO ESEMPIO DA IMITARE.

Gli Alunni dell'Istituto Leonino in Orvieto ebbero un pensiero felicissimo, che noi segnaliamo a loro encomio e ad altrui esempio.

Il penultimo giorno di Carnovale, secondo l'uso di quell'Istituto, doveano fare il teatrino con intervento dei loro parenti e d'altri signori e signore della città. Ma ricorrendo in quel giorno il I° anniversario del disastro di Abba-Garima, divisarono dare alla serata uno scopo di beneficenza, promovendo una colletta a favore delle nostre Missioni d'America, che tanto si occupano degli emigrati Italiani in quelle regioni. Con lodevole gara, rivendicarono l'onore di presentarsi per raccogliere le offerte fra gli invitati alcuni signorini Orvietani, alunni della Sezione Collegio, e la colletta fruttò la bella somma di L. 82,60, che vennero subitamente spedite al Signor Don Rua per lo scopo suddetto.

Noi ringraziamo quegli ottimi giovani ed i generosi signori offerenti a nome del nostro veneratissimo Superiore, e li assicuriamo che la somma inviata venne già trasmessa ai nostri Missionari pel nobilissimo scopo, pel quale venne raccolta.

L'ARCIVESCOVO DI LIONE A VALDOCCO

Il 10 dello scorso marzo, S. E. Rma. Mons. Coullié, Arcivescovo di Lione, ritornando da Roma, si degnò fermarsi a Torino per visitare il nostro Oratorio di Valdocco. Era accompagnato dal suo Segretario particolare il R.mo Canonico Vignon.

Egli aveva stabilito di fermarsi tra noi alcuni giorni ; ma un telegramma annunziantegli la morte del suo Vicario Generale Jeannerot, lo obbligò a partire subito il dì appresso per la sua sede.

Non passerà l'anno però che noi lo riavremo di nuovo e più lungamente tra le nostre mura,. perchè, secondo i giornali ben informati delle cose del Vaticano , il Sommo Pontefice richiamerà questo venerando Primate delle Gallie per elevarlo alla dignità cardinalizia.

Fin d'ora noi uniamo i nostri voti a quelli della Francia Cattolica, per l'avveramento di questo ben meritato onore e preghiamo Mons. Coullié, a volerli gradire come pegno di quella profonda riconoscenza e sincera ammirazione che tutti i figli di D. Bosco nutrono per lui.

MONETE ANTICHISSIME DELLA CINA.

Il veneratissimo nostro Superiore D. Rua ricevette tempo fa dalla Cina una cassettina contenente circa 300 sapeche (moneta cinese) con l'effigie di più di 20 Imperatori dei tempi antichissimi. È una tenue offerta che un povero Missionario, antico allievo di D. Bosco il Rdo. Padre Pacifico Fenocchio, colà stabilito, intende di fare in pro delle nostre Missioni d'America.

Queste monete possono tornare di non piccolo pregio e rarità per gli amanti delle antichità straniere, ed il nostro Superiore, per assecondare il pio desiderio del Padre Fenocchio, è disposto a cederle a coloro, i quali faranno un'offerta per le nostre Missioni, e se le 300 sapeche si convertissero ora in 300 marenghi, sarebbe una vera benedizione per la nostra pericolante Missione della Candelara, del cui totale incendio abbiam dato relazione nel numero precedente.

L'ISTITUTO SALESIANO DI MARSALA.

Celebrandosi a Mazzara, sullo scorcio del passato febbraio, la festa anniversaria della consacrazione episcopale di quell'Ecc.mo Vescovo Mons. Quattrocchi. con piacere apprendemmo come il nostro Istituto di Marsala, invitato da apposita Commissione, intervenne in corpo colla banda mnsicale, cantori, declamatori, ecc. e vi prese parte sì viva, da riscuotere accalorati applausi da tutta la popolazione, dai Seminaristi e dall'Ecc.mo Vescovo stesso, che degnossi chiamarlo l'anima della festa.

A nome pertanto de' nostri fratelli e giovanetti di Marsala, ringraziamo di cuore la sullodata Commissione per l'onore loro fatto, nonche il Seminario e l'Ecc.mo Vescovo, per la cortesia e gentilezza onde li han trattati; mentre facciamo voti che quel nostro Istituto venga sempre più conosciuto, amato e aiutato da tutti i buoni Siciliani.

BIBLIOGRAFIA

Vita di S. Ambrogio, Vescovo di Milano. narrata al popolo dal Sac. Prof. G. B. FRANCESIA. Edizione economica , un Vol. in 24 di pag. 332 prezzo L. 0,50. - Ediz. di lusso, un Vol. in 72 di pag. 280 con 20 splendide illustrazioni. - Libreria Salesiana., - Torino.

Di questa nuova opera, pubblicata dal Francesia per la ricorrenza delle solennissime Feste Centenarie Santambrosiane, il Verona Fedele dà il seguente giudizio : « Quando il Francesia prende in mano la penna per dettar la vita di qualche Santo, si è certi ch'ei possiede l'arte magica di render popolare quella vita, senza nuocere per nulla alla grandezza del Santo stesso. Il che deriva e dalla piena conoscenza che il Francesia ha sempre dell'argomento e da quella scioltezza d'esprimersi che è in lui non ultima dote. Per ciò consigliamo che questa vita di S. Ambrogio si diffonda largamente fra il popolo, e si conoscerà per essa il gran Santo che fu quest'illustre, e l'uomo d'azione, al cui esempio possiamo e dobbiamo oggi ispirarci, chè d'azione cristiana v'è tanto bisogno. »

L'arte di ben governare i Seminari ed i Collegi. - Con questo titolo il Sac. Salesiano D. Stefano Trione ha pubblicato testò una stupenda lettera del P. Antonio Bresciani, che tratta appunto di siffatto argomento e vi ha aggiunto interessantissime note che rendono il fascicolo doppiamente utile.

Tale pubblicazione dovrebbe andar in mano non solamente ai Rettori, ma, se fosse possibile, a tutti i Prefetti ed Istitutori che attendono alla educazione della gioventù nei Seminari e Collegi cattolici. - Vendesi presso la Libreria Salesiana di Torino al prezzo di Cen. 20 la copia. Per più copie si concede forte riduzione.

Cooperatori e Cooperatrici defunti nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo.

Avviso importantissimo. - Col più profondo dolore dell'animo nostro noi, seguendo l'esempio del nostro Fondatore e Padre D. Bosco, in quasi tutti i numeri del nostro Periodico procuriamo di annunziarvi, o benevoli lettori, il nome di quei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici che furono da Dio misericordioso richiamati alla patria celeste, affinchè voi pure in modo speciale, possiate raccomandarli alla divina clemenza nelle vostre preci. Quest'atto esimio di carità vieu prescritto a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane al Cap. VII del Regolamento, in cui si esortano i Cooperatori Sacerdoti a voler applicare, potendo, una Santa Messa in loro suffragio, e gli altri a fare per lo stesso fine una santa Comunione. Per vie meglio eccitarci a quest'opera di carità, pensiamo che quello cha or facciamo in suffragio degli altri, Iddio disporrà che altri dopo la nostra morte il facciano per l'anima nostra. Dal canto nostro poi, noi, appena ricevuta la notizia del loro trapasso, facciamo nel Santuario di filaria Ausiliatrice ed in tutte le nostre Case speciali preghiere per l'anima loro, dimodochè abbiamo morale sicurezza che i nostri Cooperatori defunti siano superiori a tutti per abbondanza di suffragi.

Dobbiamo tuttavia far notare che, essendo oggidì grandissimo il numero di coloro, a cui inviano il BOLLETTINO SALESIANO, alle volte ci riesce assai difficile appurare l'esattezza delle liste dei defunti. E già più volte ci avvenne il caso di notare fra essi delle persone, che, grazie a Dio, godevano ancor perfetta sanità nel bel numero dei mortali. Studiando bene la causa di questo inconveniente, abbiam dovuto persuaderci che consisteva nel fidarci troppo di quelle persone, le quali respingevano il BOLLETTINO apponendovi la parola morto. Quindi d'or innanzi, per non esser causa d'involontari dispiaceri, stabiliamo di inscrivere nell'elenco dei Cooperatori defunti quelli soltanto, di cui ci sarà fatto pervenire o l'annunzio di morte a stampa o per mezzo di lettera o cartolina scritta da persona di fiducia. La parola morto nel respingere il BOLLETTINO, verrà da noi calcolata solo per la semplice sospensione del Periodico stesso e non per esser messi a parte dei suffragi universali della nostra Pia Unione.

Preghiamo perciò i Direttori e Decurioni dei nostri Cooperatori a voler essi stessi, per quanto sarà possibile, renderci avvisati ogni volta qualche Cooperatore o Cooperatrice da loro dipendente passa a miglior vita. Al qual scopo ottima cosa sarebbe che, ove esiste Direttore Diocesano o Decurione, la famiglia del defunto ne renda lui pure avvisato, acciocchè possa adempiere anche quest'altra incombenza.

1. Alessio Catterina Ved. Bonetti - Torino.

2. Avogrado Della Motta Conte Giuseppe - Torino.

3. Banaudi Teol. Colog. Avv. Prof. Casimiro - Torino.

4. Bedini S. E. Mons. Agostino, Vescovo - Fiume (Austria).

5. Bossi D. Carlo -- Castano Primo (Milano).

6. Brivio Don Antonio Forno (Milano).

7. Campagnari Don Martino - Lazise sul Lago (Verona).

8- Camussi Cav. Emilio- Torino.

9. Capello di S. Franco Con. Luigi Cam. d'onore di S. S. -(Venezia. 10. Cardini Camilla -- Cavaller Maggiore (Cuneo).

11. Carlod Don Giuseppe - Mondovì. 12. Carpanelli Argentina - Bologna. 13. Castagno Giuseppe flebotomo-Envie (Cuneo).

14. Cavalieri Leopoldina - Oreno (Milano).

15 Cerrina Domenica - Torino.

16. Chaurean Chanoino bon - S. Genis (Charente inf.).

17. Cicero Michelangelo esattore - Ver la (Siracusa).

18. Claretta Contessa Marianna - To- rino.

19. Clerici Giuseppe - Milano.

20. Coppi Don Domenico vice-curato - Caselle (Parma).

21. Cselka Mons. Ferdinando Vescovo di Carhoe (Budapest).

22. Dal Teschio Don Marco curato - Tribano (Padovao.

23. Delama Don Dionisio prof. seminario - Trento (Austria).

24. Di Bella Giuseppe Arciprete di Bronte.

25. Devecchi Antonio - Chiori (Torino).

26. Di Saluzzo di Paesana March. Federico - Torino.

27. D'Hohenloe Card. Gustavo - Roma. 28. Franco Giovanna - Torino. 29. Gambaro Suor Colomba - Genova. 30. Garrone Can. Domenico - Genova. 31. Gande Don Vincenzo - Poirino (Torino).

32. Gey Don Francesco - Susa (Torino).

33. Ghitti Don Francesco prevosto vie. for.-Serina per Siralta (Bergamo). 34. Giasone Griva Battista - Giaveno. (Torino).

35. Gianoli Giuseppe - Torino.

36. Giordano Don Giovanni priore SS. Annunziata - Salerno.

37. Girardi Gio. Batta - Venezia.

38. Greppi Conte Paolo - Milano.

40. Guala Antonietta - Molare (Alessandria).

41. Gualchi Giuditta - Pavia. 42. Guasco Don Michele, Canonico - Alessandria

43. Guazzotti Don Antonio - Caste S. Pietro (Alessandria).

44. Isnardi Domenica - Castagnito (Cuneo).

45. Lanciaprima D. Francesco -Chianciano (Siena).

46. Lazzarini Vincenzo - Cavallino (Venezia).

47 Lusani Pietro - Bagolino (Brescia). 48. Maggi Cesare-Sannazzaro (Pavia). 49. Manari Don Alessandro can. - Velletri (Roma).

50. Mancini Caleandro-Starzema(Lucca).

51. Manzi Pietro - Loranzè (Torino). 52. Marchesi Margherita - Tirano (Sondrio).

53. Marietti Villa Carolina - Milano. 54. Martino Auna Rita in Ledda - Bosa (Cagliari)

55. Matta Don Pietro - Torino.

53. Mazzocco Giuseppe - Bergamasco (Alessandria).

57. Milesi Laurent - Chittillon.

58. Montemanni Don Natale - Alessandria.

59. Orsenigo Don Enrico -Meleguano (Milano).

60. Orsi Don Giovanni - Podenzano (Piacenza).

61. Papè do' Principi di Valdina Contessa Ippolita - Palermo.

62. Polari Francesco fu Gerolamo - Mele (Genova).

63. Porri D. Gerolamo - Macorata. 64. Ricci Prof. D. Mario - Colle San Magno (Caserta).

65. Riva Angela - Calcotto (Como). 66. Rostaguo Giuseppe - Torino. 67. Rinonapoli Concetta - Napoli. 68. Rossari Mons. Felice - Novara. 69. Ruggeri Don Luigi - Robecchetto (Milano).

70. S. E. Sanfelice Mons. Guglielmo dei Conti di Acquarelle Card. Arcivescovo - Napoli.

71. Sanfermo Contessa Benedetta - Venezia.

72. Sarvia Giuseppe - Fossano (Cuneo).

73. Sasso Don Gio. Batt., Canonico - Porto Maurizio.

74. Scalvini Rosina - Bagolino (Brescia).

75. Mons. Pietro Giocondo Salvaj, Vescovo di Alessandria.

76. Sarteur Maria - Ayas (Aosta). 77. Secco Suardi Nob. Don Federico Parroco -- Bellusco (Milano). 78. Schiapparolli Maurizio -Occhieppo Inferiore (Novara).

79. Schiappapietra Ida - Spezia (Genova).

80. Simianda Don Pietro - Rochemolles (Torino).

81. Sodomaco Giuseppe - Umago (Istria).

82. Sollier sorelle - Susa (Torino).

83. Spaldo Domenico - Melazzo (Aleasandria).

84. Speroni Anna fu Filippo - Genova.. 85. Statella Contessa Maria - Castagnetto (Torino).

86. Stoppani Teresa - Tirano (Sondrio).

87. Spontoni Cleofe, Brugnolo ( Cremona).

88. Sticca Nicolai Teresa - Torino. 89. Talotti Don Giuseppe - Venezia. 90. Tavecchia Alfredo - Milano. 91. Tensi Onorato - Torino. 92. Toraldo Carlo fu Nicola - Tropea. 93. Toscano D. Domenico - Rifreddo (Cuneo).

94. Tovini Avv. Giuseppe - Brescia. 95. Travan Orsola - Cormons (Tirolo). 96. Tresoldi D. Carlo - Milano.

97. Trono Agostina - Aglio (Torino).. 98. Troia Cav. Carlo - Roma.

99. Vaccari Don Giovanni parroco - Rho (Milano).

100. Vallanzasco Don Carlo (Decurione) - Gattico Novarese (Novara).

101. Vallarino Battistina - Varazze (Genova).

102. Vallone Don Francesco - Bozzolo (Alessandria).

103. Vola Alessandro - Calciavacca (Torino).

104. Vietti Felice-- Druent (Torino). 105. Visconti Giuseppina - Tradate (Como).

106. Vignato Don Pietro Gambellara (Vicenza)

107. Vignato Luigi fa Pietro - Cambollara (Vicenza).

108. Volpe Giovanni - Agliè (Torino). 109. Zacagni Suor Maria - Coriano (Forlì).

110. Zenere Antonio - Vicenza.

111. Zinotti Don Giuseppe - Sanguinetto (Verona).

112. Zordan Giov. Battista - Cogollo (Vicenza).