BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Marzo 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI MARZO 1897

IL GEMITO D'UNA MADRE    pag. 57 ESPOSIZIONE DELLE MISSIONI CATTOLICHE nel 1898 in Torino    59 DALL'ESTERO: - Visita pastorale alla Missione Salesiana di Londra (Inghilterra)   . 60

NOTIZIE DELLE MISSIONI: - Incendio della Missione della Candelara (Terra del Fuoco). - Una visita agli Indii del Chubut (Patagonia Centrale). - In fascio    61

AI GIOVANETTI    69

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    70

FIORI SALESIANI raccolti in varie città d'Italia 72 Necrologia    75

Notizie varie    77

Bibliografia    79

IL GEMITO D'UNA MADRE

Appello ai Direttori e Decurioni dei Cooperatori Salesiani in favore dell'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico.

Gemitus matris tuae non obliviscaris „ Eccli. vii, 29.

QUESTA Madre , alla quale Iddio misericordioso per la s salvezza di tutti gli uomini fe' dono di vita perenne ed indefettibile, è la mistica Sposa di Gesù Cristo, la Chiesa santa, Madre celeste, Madre delle anime. Essa, seduta sopra il trono dal Divin suo Figlio erettole nel centro della Cattolicità, con occhio materno, mira la sterminata moltitudine di figliuoli alle sue cure affidati, e, scorgendone molti non solo insensibili e freddi all'immenso suo amore, ma protervi a segno di sottrarsi intieramente alla sua autorità, ne geme e piange amaramente. E quasi sì mostruosa ingratitudine fosse per lei focolare di più ardente amore, s'agita, si studia e lavora per richiamarli al suo materno seno, ne si dà pace per verun modo, e gemente prega, supplica di aiuto i figliuoli rimastile fedeli ed ossequenti:

« Da mihi liberos, alioquin moriar » (Gen. xxx, 1).

Deh! ridonami, grida a ciascun di essi, ridonami i miei figliuoli, altrimenti ne muoio di dolore!.... Io ho veduto andare lungi da me alcuni miei figli che amava teneramente: io li allevai con piacere, e li ho lasciati con pianto e con dolore. Nessuno si allegri in vedermi vedova e desolata: sono rimasta abbandonata da molta gente, pei peccati dei miei figliuoli, i quali deviarono dalla legge di Dio (Baruch. IV, 11 e 12).

E queste voci lamentevoli va iterando in modo particolare alle orecchie dei suoi figli primogeniti e prediletti, scongiurandoli a voler essi stessi raccogliere altri fratelli minori e formare così una potente legione, con la quale essa possa percorrere tutta la terra e riacquistare, incatenandoli con le funicelle dell'amore penitente, i traviati figliuoli. Ora i figli primogeniti e prediletti di questa Madre desolata sono per certo i Sacerdoti, i Ministri del suo Gesù e quelli eziandio che - senza esser sublimati a tanta dignità - pure spontaneamente intrapresero la nobile missione di attivamente e più da vicino aiutarla, come sarebbero gli scrittori dei giornali cattolici ed i capi del movimento cattolico di ciascun paese o borgata. A tutti questi incombe il sacrosanto dovere di non dimenticare il gemito straziante di questa tenerissima Madre: « gemitus matris tuae ne obliviscaris »; e ad essi noi rivolgiamo il nostro caldo appello, perchè vogliano efficacemente cooperare con noi alla formazione di quella potente legione di strenui difensori, tanto necessaria alla Chiesa per riavere i suoi figliuoli.

Ben a ragione quindi il R.mo nostro Superiore D. Rua, ascoltando i gemiti di questa tenerissima Madre delle anime, stabilì di indirizzare quest' anno tutte le forze dell'azione salesiana all'unico scopo di consolare la santa Chiesa, procurandole generose falangi di Sacerdoti e Missionari coll'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. Sostenere e diffondere quest'Opera non significa altro perciò che ascoltare i gemiti della nostra santa Madre Chiesa e procurarle i mezzi atti a consolarla ed allietarla di un gran numero di nuovi figliuoli, i quali formeranno l'avveramento totale della profezia di Isaia: « Filii tui de longe venient et filiae tuae de latere surgent (LX, 4) ».

* *

Ma ciò dipende in massima parte da voi, o zelanti Direttori e Decurioni dei nostri Cooperatori, perchè da voi deve aver principio il movimento e la vita di tutte le opere nostre. Voi siete il centro intorno a cui i nostri Cooperatori si debbono stringere : voi la forza per scuotere ed eccitare tutti i buoni a voler concorrere per consolare la Chiesa: voi la guida per far sì che la cooperazione sia retta, costante e proficua in ogni sua parte. A voi perciò l'amatissimo nostro Superiore in modo specialissimo affida l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, perchè dessa in certa qual maniera vi viene pure imposta dall' amore che dovete alla santa Madre Chiesa. Ed invero il celebre oratore Giov. Battista Giordano, splendida illustrazione del Clero Torinese, soleva dire: - « Che vi siano uomini nemici della Chiesa, che la odiano e vorrebbero schiantarla dal mondo, tutto ciò si comprende; ma ciò che si stenta a comprendere si è, come mai un Sacerdote, il quale attinge tutta la sua nobiltà dalla Chiesa medesima, da lei la forza e i vantaggi, e ne porta le divise e ne brandisce le armi e ne giurò la difesa, possa assistere indifferente in questi anni di cimento supremo, e contemplare le lotte della Chiesa, le angustie, gli assalti che la bersagliano, e non provare dentro un bisogno di uscire, di adoperarsi coll'opera e colla parola a pro di lei, o almeno consumarsene di brama e di desiderio ». - Questo con la debita proporzione, si deve pur dire, di chi, senza essere Sacerdote, ha consacrata tutta la sua attività per il bene della Chiesa.

*

Orbene, o benemeriti Direttori e Decurioni dei nostri Cooperatori, come meglio potremo noi tutti adoperarci colla parola e coll' opera al bene della Chiesa, che procurando ad essa utili Ministri ? E qual mezzo più facile per conseguire questo nobilissimo scopo, che quello di farsi centro di più dodicine di Oblatori associati all' Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico?

È forse difficile ai nostri Direttori e Decurioni trovare, tra i proprii conoscenti ed amici, dodici persone di buona volontà che diano ciascuna 10 centesimi al mese, oppure una lira all'anno ? E queste dodici persone volonterose, istruite dai Direttori e dai Decurioni, non potrebbero cercarsi ciascuna altri dodici Oblatori di 10 centesimi mensili, oppure di una lira annua per un' Opera sì santa? E se invece di dodici Corrispondenti soli, ogni Direttore e Decurione se ne procurasse a mo' d'esempio venti o trenta, chi non vede quanto facilmente si radunerebbe la somma necessaria per concorrere a dare alla santa Chiesa un Sacerdote all' anno? In altri termini, è forse cosa impossibile in un paese o parrocchia qualsiasi, a chi è costituito in dignità, oppure gode un po' di ascendente sopra i suoi compaesani, trovare 240, 250, 300 persone, le quali si obblighino a versare dieci centesimi mensili od una lira annua allo scopo di concorrere a formare un buon Sacerdote? - Oh! no per certo ! -Dunque basta volere; e volere, per chi ama teneramente e fortemente la Chiesa, in questo caso vale potere. Molte cose, diceva Seneca, noi non osiamo farle, perchè difficili; e sono difficili solo perchè non osiamo farle: « multa non audemus, quia difficilia sunt; et difficilia sunt, quia non audemus ».

Intraprendiamo perciò con molto coraggio questa santa crociata, ricordandoci sempre che ciò facendo noi coopereremo alla migliore di tutte le opere che da noi si possono fare e ci procureremo un cumulo immenso di meriti pel Paradiso; giacchè, come diceva il santo Curato d'Ars, un buon prete, che per qualsiasi titolo ci è debitore dell'avere potuto seguire la sua vocazione, è il primo anello di una catena di benefizi, che per la gloria di Dio, pel bene e per la salute delle anime si andranno sempre moltiplicando, attraverso gli anni, fino alla consumazione dei secoli.

Adunque, mano all'opera! Ogni Dirèttore Diocesano, ogni Decurione, ogni Zelatore e Zelatrice Salesiana, e vorremmo dire ogni Cooperatore e Cooperatrice nostra si prenda a cuore l' Opera di Maria Ausiliatrice. Ciascuno si faccia non solo Oblatore, non solo Corrispondente, ma Capo di varii Corrispondenti; si diffonda largamente nelle famiglie la pagella che uniamo al presente numero, se ne chieggano altre alla nostra Direzione, si faccia insomma in modo che molti concorrano a quest'Opera santa, Opera di grandi meriti per noi e di grandissima gloria per Iddio.

ESPOSIZIONE DELLE MISSIONI CATTOLICHE nel 1898 in Torino.

PER commemorare i quindici secoli dall'istituzione della Gerarchia Cattolica in Piemonte, il quarto centenario dalla riedificazione del Duomo dl Torino ed altri religiosi centenari che ricorrono nell'anno 1898, un Comitato di Cattolici Torinesi, cogli incoraggiamenti dell' Ecc.mo loro Arcivescovo Monsignor Davide de' Conti Riccardi e la Benedizione del S. Padre, si è fatto promotore di solenni festeggiamenti e di una grandiosa Esposizione di Arte Sacra antica e moderna, delle Missioni e di altre Opere Cattoliche collo scopo di mettere in luce, - accanto alla Generale Esposizione Italiana - la grande, benefica, multiforme azione della Fede nel campo dell'arte, dell'apostolato e della carità.

I lavori di preparazione sono già bene incamminati. La Commissione speciale per l'Esposizione delle Missioni ha inviato a tutti i Missionari Italiani il suo programma, chiedendone volonterosa cooperazione.

Le Missioni Salesiane - che si possono dire tutta gloria Torinese, perchè da Torino ripetono la loro origine ed il loro incremento - dovranno essere senza dubbio largamente rappresentate iu questa Cattolica Esposizione. E però il nostro venerato Superiore Don Rua, non appena fu pubblicato l'appello del Comitato Esecutivo, inviava a tutti i Direttori delle nostre Missioni la seguente Circolare che, siam certi, fu accolta con entusiasmo e devozione.

Torino, 16 Novembre 1896.

Carissimo Direttore,

Sotto la Presidenza del nostro veneratissimo Arcivescovo e benedetta dal S. Padre si sta preparando qui in Torino una solenne Esposizione Cattolica per l'anno 1898, alla quale sono invitate a prendere principalissima parte le Missioni. La nostra Pia Società, che coll' aiuto di Dio ha potuto nel breve spazio di venti anni portare l'opera sua a benefizio di tanti popoli dell'Asia, dell'Africa e specialmente dell'America, non può e non deve mancare di accondiscendere all'invito. E pertanto mio vivissimo desiderio che ciascun Direttore delle Case di Missione si occupi nell'anno 1897 a preparare oggetti da spedire alla sopra accennata Esposizione secondo il programma che sarà mandato. Per le spese che occorreranno, il benemerito Comitato costituitosi all'uopo ha promesso di venirci generosamente in aiuto.

Non sono una vana pompa queste Cattoliche Esposizioni; ma un saggio di quello che fanno i generosi Missionari a pro dei fratelli sepolti nella barbarie e nell'ignoranza ed un invito ai buoni a sostenerli nella pia impresa. Anche il nostro indimenticabile Fondatore e Padre incoraggiava sì fatte mostre, affinche si potesse conoscere il frutto della Carità dei benemeriti Cooperatori. Omnia ad maiorem Dei gloriam!

Il Signore benedica le opere tue e di cotesti carissimi Confratelli, e la Vergine Ausiliatrice vi sia di conforto nelle lotte e nelle difficoltà che dovete incontrare per allargare il Regno di Dio.

Prega pel tuo

Aff.m° in G. C. Sac. MICHELE RUA.

NB. Per tutto quello che riguarda alla Esposizione Cattolica, corrispondenze, spedizioni ecc. ti indirizzerai al Sac. Celestino Durando, che fu nominato membro del Sotto Comitato per le Missioni. Dal medesimo potrai sempre avere tutte le opportune istruzioni.

DALL'ESTERO

INGHILTERRA

Visita pastorale alla Missione Salesiana di Londra.

Battersea West (Londra), 9 Febbraio 1897.

NELLA festa di S. Francesco di Sales, da noi celebrata la domenica 31 gennaio nella magnifica Chiesa della Missione dedicata al S. Cuore, abbiamo avuto fra noi S. Ecc. Rev.ma Mons. Bourne, Ausiliare del Vescovo di Southwark, il quale accettando l'invito ci diceva che veniva di buon grado perché con noi gli pare di trovarsi in famiglia. Egli però coglieva quest'occasione per compiere pure la Visita Pastorale di questa Missione.

Arrivò domenica mattina direttamente dal Seminario, che è a qualche ora di ferrovia da Londra, e assistè pontificalmente alla Messa solenne. Il servizio e la musica eran degni dell'occasione. Il coro, che si è già fatto assai buon nome per esecuzioni di eccellente musica, cantò la Messa del Sacro Cuore di Gounod accompagnata da orchestra, di cui quasi tutti i membri sono Protestanti e prestano di buon grado l'opera loro gratuitamente.

Infra Missam il Padre Nolan della Missione limitrofa fece l'appello per la sottoscrizione annuale a vantaggio delle Scuole della Missione. Le Scuole Parrocchiali sono la pupilla dei Vescovi, stante la loro importanza per la conservazione della fede nei Cattolici; ma il mantenimento di esse costituisce tuttora un peso enorme e costa sacrifizi ingenti. Speriamo l'appello sia fruttuoso, ma considerando la povertà di questo borgo non v'è guari da lusingarsi.

Monsignore restò con noi a mensa, e non si lasciò di manifestare, in prosa ed in verso, quanto si apprezzasse la sua presenza.

La sera egli stesso volle pontificare ai Vespri, predicare, prendere parte alla processione e impartire la Benedizione. - Piacquero assai i Vespri in canto gregoriano armonizzato. La Chiesa era gremita di gente e buona parte della folla consisteva di Protestanti. Monsignore, prima di tessere il panegirico di S. Francesco, volle esprimere la soddisfazione procuratagli da questa visita; e constatando il progresso della Missione e lo zelo con cui è amministrata, esortò i fedeli a voler corrispondere. Le parole del Vangelo, « modicae fidei, quare dubitasti? » gli diedero il tema di un discorso su San Francesco che andò al cuore e fu diffusamente riprodotto da qualche giornale.

In seguito alla predica fuvvi la processione del Santissimo per le navate della Chiesa, la quale, tutta innondata di luce elettrica, dava risalto allo sfilare del coro in veste e cotta, del piccolo Clero, di varie Compagnie e dei Ministri che indossavano sfarzosi indumenti. Il canto solenne degli inni e il procedere grave fra due file di lumi non poterono non fare impressione, specie sui non cattolici poco avvezzi alle solennità del culto, i quali pure vi assistevano con contegno riverente, e direi quasi, devoto. Sono impressioni salutari,che presto o tardi apportano frutti, come si vede tutto dì dall'esperienza.

Monsignore nel lasciarci la sera non nascose che aveva passata una bella giornata e n'era rimasto tanto consolato.

Un corrispondente del « Catholic Standard and Ransomer» ne chiudeva la relazione dicendo che quel giorno rimarrà indimenticabile pei Cattolici di questa Missione ; ed io terminerò col dire che tornerà mai sempre di soave consolazione ai Salesianì di Londra il ricordo di questa graditissima visita di Mons. Bourne.

D. GIOVENALE BONAVIA.

NOTIZIE delle MISSIONI

TERRA DEL FUOCO

Incendio della Missione della Candelara

L'ANTIVIGILIA della festa di S. Francesco di Sales, l'amatissimo nostro Superiore D. Rua, riceveva da Punta Arenas la dolorosa notizia dell'incendio totale della nostra Missione della Candelara, situata sul Rio Grande nel centro della Terra del Fuoco. I danni da quest'incendio arrecati alle nostre Missioni fueghine sono immensi. Il materiale distrutto monta a più di 100000 lire italiane, e l'assoluta mancanza di nuovi mezzi di sussistenza mette i nostri poveri Missionari nell'impossibilità di poter continuare la civilizzazione degli Indii, la quale dava già consolantissimi frutti. Eppure non ci regge l'animo di far retrocedere i nostri Missionari da questo centro, che è facilmente accessibile per tutti gli Indii che vivono al Nord fino allo Stretto di Magellano e al Sud fino allo Stretto S. Diego, abbracciando così quasi tutti gli abitanti di questa grand'isola. Perciò mentre profondamente addolorati andiamo ripetendo col santo Giobbe: « Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomea Domini benedictum, » osiamo alzare la nostra voce per invocare sopra questa nostra pericolante Missione il concorso e l'obolo di tutti i nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. Siamo sicuri che Iddio misericordioso, avendoci dato di cominciare questa opera eminentemente cristiana e civilizzatrice, saprà pure sostenerla in mezzo alla tempesta di prove e tribolazioni mortali che l'inferno le suscita da tutte parti, e facendo un'altra volta sentire al cuore dei nostri Benefattori le arcane e celesti sue inspirazioni, si servirà di essi per manifestare la mano della sua provvidenza che tutto dirige con armonia di ordine alla massima diffusione del regno suo sopra le anime.

Sì, o benemeriti e zelanti nostri Cooperatori e Cooperatrici, nel nome del Signore, noi, deboli strumenti delle sue opere, vi affidiamo questa che abbisogna di pronto e vitale soccorso. Alla generosità del vostro cuore noi raccomandiamo caldamente i nostri Confratelli della Candelara: siate con essi larghi di preghiere e di aiuti materiali, senza dei quali loro torna impossibile compiere la volontà del Signore. Sono più centinaia di Indii che, bisognosi di tetto, vestito, pane, e Chiesa, protendono verso di voi in atto supplice le mani e vi chiedono aiuto, affinchè non siano costretti a ritornare alla vita selvaggia e nomade di prima. Deh! ascoltate questi gemiti e queste preghiere voi tutte, o anime caritatevoli, che siete gli angeli incaricati delle ambasciate di Dio sulla terra, voi che siete le mani della stia provvidenza e le immagini viventi del suo amore paterno.

E qui per meglio eccitare tutti a questa opera, trascriviamo la lettera, con cui l'amatissimo nostro Superiore ricevette il tristo annunzio.

AMATISSIMO SIG. DON RUA, Punta-Arenas, 26 Dicembre 1896.

QUESTA mia è l'ultima che a lei indirizzo nel 1896, amato Padre, ed oh! come vorrei poterla infiorare di liete e consolanti notizie per allietare alquanto l'animo suo paterno ! Ma neppur stavolta posso realizzare questo mio buon volere, perchè mi tocca narrarle un brutto tiro che l'eterno nemico delle anime fece alla nostra Missione di Candelara sul Rio Grande, per scoraggiare i nostri Con fratelli e farli desistere dalla santa impresa di evangelizzare quei poveri selvaggi. Sì, o buon Padre, nella Terra, del Fuoco, ferve tremenda ed accanita la lotta fra il bene ed il male, ed il demonio, scovato dal Missionario perfin nei più intimi penetrali dell'ormai venti volte secolare suo regno di queste lande, sbuffa e mette in opera tutti i mezzi di cui può disporre, per riacquistare il suo perduto dominio. E più nulla potendo coll'astuzia, cerca di rovinarci nelle cose materiali e quello che, mesi sono, aveva tentato di far qui a Punta-Arenas, lo ridusse a compimento alla Candelara, abbruciandoci tutta quella Missione. Ecco come andò la cosa. Io non faccio altro, Sig. D. Rua, che trascriverle fedelmente quanto mi comunicò il Direttore della Candelara D. Fortunato Griffa.

«Il giorno 12 c. m. (dicembre) all' una e mezza pomeridiana, non si sa come, prese fuoco la Casa delle Suore di Maria Ausiliatrice ed in men d'un'ora tutto il vasto edifizio di legno destinato alle Suore ed alle donne e ragazze indiane, la Chiesa, la Casa dei Salesiani e l'Ospizio dei giovanetti fu ridotto in cenere ! Come descrivere il panico dei Missionari, delle Suore, e degli Indii che furono spettatori di sì grande ruina? Gli Indii specialmente, spaventati, al veder tanta mole d'incendio, gridavano e piangevano disperatamente. In quei momenti terribili c'era proprio da perder la testa. Si cercò tutti i mezzi possibili per estinguere il fuoco, e gli Indii addimostrarono grande attività nell'eseguire una specie di salvataggio per le cose trasportabili, così che fu possibile ancora rapire alle voraci fiamme più cose di prima necessità. Tuttavia ciò è nulla in confronto di quello che le fiamme hanno divorato, cioè due grandi Case ed una magnifica Chiesa del valore complessivo di 50.000 pesos, ossia più di 100.000 lire italiane, senza tener conto degli infiniti stenti e sacrifizi di ben quattro anni di lavoro...

» Ed ora eccoci di nuovo nel deserto, senza casa e senza mezzi di sussistenza, circondati da una turba di Indii sempre famelici che ci chiedono pane e vestito, pane materiale e pane spirituale, e noi siamo nell'impossibilità di esaudirli! E ben straziante è certamente la nostra situazione, se si riflette come ultimamente avevamo già ricoverati 165 Indii, senza contare quei soliti nomadi, indecisi ancora sul quando si sarebbero fermati anch'essi per sempre con noi. Che fare ? Dovremo abbandonarli tutti, ora che avevano fatto molto profitto nello studio della religione e della civiltà? Dovremo ritirarci da questa Missione che tanto promette e per la Chiesa e per la civilizzazione di questi selvaggi? Non sia mai; la Provvidenza vi rimedierà.

» Intanto, colle poche lastre di zinco mezzo bruciate e coi travicelli risparmiati dal fuoco, ci costruimmo due capanne, una per le Suore e relative Indie e l'altra per noi e per gli Indii, cui non ci regge l'animo d'abbandonare a se stessi. Ma per vivere come faremo? Se la Povvidenza non ci vien in aiuto, quest'inverno morremo tutti di freddo e fame.

» Scriva, carissimo Direttore, a Mons. Fagnano, a D. Rua, affinchè ci possano sovvenire in tempo. Chi sa che la voce dell'amatissimo nostro Superiore Don Rua non abbia a suscitare tra i nostri Cooperatori d'Europa qualche anima generosa molto in favore di questa infelicissima Missione? Mi faccia questa grazia, sig. Direttore, perchè lei ha più mezzi di comunicazione col vecchio mondo che non io, e Gesù ne la rimeriterà con l'acquisto di molte anime di più pel Paradiso. »

Ecco, amato Padre, quanto mi scrisse il carissimo D. Griffa, ed io stimandomi troppo felice se posso in qualche modo aiutarlo, mi rivolgo a lei e quanto so e posso la supplico e scongiuro a voler prendere in seria considerazione la critica posizione di quella Missione, raccomandandola in modo particolarissimo ai nostri Benefattori. Qualunque minima offerta, sia in denaro, sia in oggetti di vitto e di vestiario, può esser la vita di questa nostra Missione, ed io confido che saranno molti coloro che vi coopereranno col privarsi di qualche cosa a loro superflua per offrirla alla salvezza delle anime di più centinaia di Indii.

Frattanto noi, privando questa Missione di Punta-Arenas di più cose, abbiamo cominciato ad inviare alla Candelara alcuni utensili di cucina più urgenti, panni per vestirsi, coperte per dormire e 100 sacchi di farina.

Il vedere quei nostri Confratelli, come pure le Suore di Maria Ausiliatrice, molto rassegnati e ben disposti a continuare a lavorare in quella Missione, quantunque abbiano a soffrire assai, creda, Sig. Don Rua, che mi è di sommo conforto, e mi arride la certezza che il Signore ci manderà gli aiuti necessari.

Preghi intanto, amato Padre, e faccia pregare molto per tutti i suoi figli della Terra del Fuoco, perchè anche dopo tutto questo il demonio non dorme, ma lavora di più ancora. Augurandole un anno nuovo più felice di quello che ora spira, con affetto, stima e venerazione le bacio la mano e mi professo

Della S. V. R.ma

Um.mo ed Ubb.mo Figlio in G. C. Sac. MAGGIORINo BORGATELLO.

Nota importantissima. - Era già terminata questa mia e pronta per la partenza, quando ricevetti un'altra lettera di D. Griffa, nella quale dice che i selvaggi della foresta ora si approfittano della nostra critica situazione per danneggiarci in tutti i modi. Una banda di questi, giorni sono, piombò sulla Missione rubando tutti i 59 capi di bestiame che costituivano l'unica risorsa di vita per i nostri Missionari. Non ostante questo, dei 165 Indii che abitavano alla Candelara finora neppur uno abbandonò la Missione; anzi, in questi ultimi dì ne vennero degli altri, così che ora vi sono colà più di 200 Indii. Che sarà di loro?

PATAGONIA CENTRALE Una visita agli Indii del Chubut.

(Relazione di D. Bernardo Vacchina)

(Seguito del numero precedente e fine)

ORA dovrei far punto e deporre la penna per non tentar maggiormente la sua pazienza. Ma, o mio amatissimo Sig. D. Rua, mi parrebbe di lasciare incompleta la mia relazione, se non aggiungessi alcune cose curiosissime dell'indovino Cayupul, del quale parlai più volte incompletamente, e dei suoi amici i Cacichi Salpù e Sac-mata.

Incontro con Cayupul - Suo lungo interrogatorio - Di nuovo in marcia. - Grave pericolo corso. - La giornata più brutta.

Il sedicente profeta Cayupul è un omiciattolo di presenza insignificante. È piccolo, smilzo, di color terrigno. Parla dondolandosi, con sguardo irrequieto, e non mai senza riflettere. Quando la domanda è capziosa o burlesca, non risponde o dice semplicemente No comprendiendo : No hablando en cristiano.

Appena mi vide, mi salutò dandomi la mano e chiamandomi: «Padre Cura» e facendo meco le grandi meraviglie che lo avessero arrestato, essendo egli uomo tanto pacifico, non bevitore, non ladro, che di null'altro s'occupa, se non della propria famiglia, della sua greggia e in dare buoni consigli a los paisanos. Ed incominciò a ricordare i pianti della moglie e dei figli, e terminò per supplicarmi gli ottenessi licenza di andare al suo toldo per consolarli... Il Governatore mandò tosto due uomini in cerca della famiglia, la quale in poco di tempo a cavallo comparve nell' accampamento.

Che donnone la moglie di Cayupul ! Ma quanto scarmigliata e sporca ! Essa ha tre figli : due maschietti ed una bambina, cui l'infermità ed il battesimo spalancheranno presto le porte de' Cieli. Vedendolo prigioniero e con quel pesante ordigno ai piedi, incominciarono tutti a levare un altissimo coro di strida e pianti attorno a lui, che sedeva in terra colla testa china sul petto e profondamente avvilito. Poi si rivolsero ad ognuno della carovana che stimassero di qualche importanza, piangendo, pregando, perorando, con parole e con gesti pietosi, la causa del povero prigioniero. Loro si permise di rimanere con Cayupul fino alla nostra partenza, si diedero alcuni aiuti in danaro, e lo stesso Governatore li munì d'uno scritto contro gli usurpatori degli armenti loro, onde avessero di che mantenersi.

Come piacque al Governatore, fu chiamato Cayupul a deporre alla mia presenza ed a quella di due testimonii e di un segretario. La cosa si fece per via d'interprete, secondo la più stretta giustizia ed osservando religiosamente tutte le formalità legali. Ecco parte della dichiarazione

Interrogato se è vero che Dio gli ha parlato e che cosa gli ha detto, rispose: - Che è certissimo che Dio gli ha parlato, ma non gli venne fatto di vederne altro che la bocca. - Interrogato quante volte Dio gli ha parlato, rispose : - Che solamente due volte, alle otto di mattino, essendo svegliato e trovandosi solo. - Interrogato che parole gli disse in coteste due volte, rispose: - Che gli disse che salutasse in nome suo gli Indii e che salutandoli a nome di Dio, l'Indio che fosse ammalato ricupererebbe la salute. Inoltre aggiunse che dormendo un uccello bianco si riposò sulla palma della sua mano, nè altro più seppe in proposito. - Interrogato sopra il sacrifizio degli animali, che, per ordine suo, fanno gli Indii, rispose : - Che in onore di Dio egli comandò di gettare in aria quattro pugni di yerba ed un po' di brodo di carne, e che, dopo d'aver mangiato la carne degli animali sacrificati, ne brucino le ossa e la pelle, perchè così Dio ha ordinato. - Interrogato chi comandasse agli Indii, rispose : - Che Sacmata comanda nelle cose che hanno relazione coi cristiani, e Salpù nelle cose di Dio e nella boleada (caccia de guanachi). - Interrogato se era vero che tutti gli Indii gli ubbidiscono ciecamente, rispose che sì; - se era vero che aveva fatto rinsavire la moglie impazzita dell'Indio Ailef, chiamata Giuseppa, rispose pure che sì, e la donna stare benissimo tuttora; - se era vero che aveva incitato gli Indii a combattere contro i cristiani, negò recisamente, dicendo esser queste bugie fatte correre da commercianti bianchi e da Indii suoi nemici; - se Iddio gli avesse predetto la venuta dell'autorità, rispose che gliel'aveva annunziato cinque giorni prima, assicurandolo che sarebbe venuta come amico e per salutarlo; - ed infine interrogato se avesse altro da aggiungere, rispose : - Non saper nient'altro.

Avute queste dichiarazioni, il Governatore rivolgendosi all'indovino, sorridendo un poco gli disse : - Mi rallegro d'aver trovato un uomo che faccia al caso mio: laggiù in Rawson ho alcune teste, che non vogliono proprio andar bene: tu m'accompagnerai, e poichè sai fare le cose tanto bene e così facilmente, saprai sanarmele, come hai fatto per la moglie dell'Ailef.

- Ma io nulla potendo con cristiani, rispose Cayupul, solo sanando paisanos; cosi ordenando Dios.

- Com'è mai possibile che Dio, che è il gran padre di tutti, pensi solo ai paesani e niente ai cristiani? La sbagli, mio caro: il potere devi averlo per tutti. In tutti i modi verrai a farne la prova: io ti pagherò le spese. Va pure, parlane colla moglie e tienti preparato.

Cayupul conobbe omai vana ogni speranza; si tacque ed uscì. In tutto questo tempo era sempre stato custodito da due soldati.

Dopo lui vennero interpellati molti altri testimoni cristiani ed infedeli, amici e nemici di Cayupul, alla deposizione de' quali non mi venne fatto di assistere, perchè mi restava poco tempo disponibile e mi premeva visitare alcuni toldi a tre o quattro miglia da Genua. Andai dunque, accompagnato dal soldato Alessandro Reccagno di Cogoleto, e amministrai qualche Battesimo e Cresima in ogni toldo, previa la necessaria istruzione.

Al mattino del 18 dicembre eravamo di nuovo in marcia alla volta di Tecà.

La valle di Genua, che ora lasciavamo, è più elevata sul livello del mare che quella di Tecà, più amena e fertile. È il luogo preferito da questi Indii. Trovammo un numero grande d'armenti appartenenti agli Indii e ad alcuni cristiani. Ci si disse che i bovini producono il 60/100 d'aumento ed 80/100 i lanuti. In 25 Kilom. quad. possono pascolare tutto l'anno più di quattro mila bestie. È dunque un luogo ottimo per una colonia pastorizia, ed io vi fo sopra molti calcoli pel bene della nostra Missione e per impiegarvi molti giovanetti che la Provvidenza ci viene affidando da educare. Volesse il cielo esaudire i miei voti !

A me era toccato un bel cavallo, mansueto e agilissimo. Camminava quindi riposato, contento e con certa boria per la mia nuova abilità equestre; quando l'animale incominciò a scuotere la testa, mordere il freno, imbizzarrirsi, ballonzare e poi d'un tratto a correre a rompicollo attraverso la valle, saltando fossi, cespugli e pantani, senza punto sentire il freno, che gli veniva tirando con tutta forza e tanto da squarciargli le mandibole. Invano tentava di conservarmi in equilibrio sulla mia pericolosa sella messicana; ad ogni istante pericolava di cadere. Tutti erano spaventati dell'imminente mia catastrofe. Raccomandatomi all'Angelo mio Custode, riuscii a togliermi i piedi dalle staffe, in cui erano come impigliati, e già stava per gettarmi giù dal cavallo in un tratto erboso, quando la mia bestia, rivoltatasi indietro, corse colla stessa furia verso il corpo di guardia, dove fu circondata, fermata e subito rappacificata. Tutto ciò era avvenuto perchè il povero animale non aveva mai portato il freno in uso generalmente, ma era accostumato al bocado, certo freno semplicissimo di queste campagne, che stringe ed assoggetta solamente la mandibola inferiore. Ad ogni modo non ne volli più sapere e lo cambiai con un altro.

Eravamo di nuovo entrati nelle noiose lande di Potra-choique e Pampa-Tappel. Il tempo s'era fatto fosco, soffiava gagliardo il vento ed incominciò a rovesciarcisi addosso un torrente d'acqua, misto a piccoli chicchi di grandine, che ci venne inzuppando e pestando con rara tregua per quindici miglia circa, cioè fino a Ñiri-ao, di cui, ho già fatto cenno. In questa medesima gola piantammo un' altra volta le tende. Continuava a piovere, e sui monti di fianco cadeva fitta fitta la neve, di modo che in men di due ore tutti ne restarono mantellati di bianco. Nella chiusa poi l'acqua c'innondava correndo fin sotto la tenda. Quanto mi fu utile qui la pelliccia avuta da Huanqui ! I soldati ed i prigionieri non eran confortati d'altro che d'un mantello militare e di alcune pelli lanute di pecora. Degli animali non se ne parla; si sa ché in America, comunque sia il tempo, le povere bestie restano abbandonate all'avventura nella campagna. Questa fu la peggior giornata del nostro viaggio.

L'arresto di Salpù - La vecchia Carmelina e sua originale perorazione per Cayupul - Progetto d'una Chiesa anche a Genua - Dichiarazioni e famigliarità di Salpù - Altro abboccamento con Sac-mata.

Al nostro arrivo a Tecà, trovammo già prigioniero sul campo Juan Salpú, l'aiutante e favorito di Cayupul. Mentre noi in Genua si lavorava a tutt'uomo ne' processi, lo stesso picchetto, che aveva dato sì buona prova di sè nell'imprigionamento dell'indovino, cambiando cavalli e solamente dopo poche ore di riposo, vestito alla borghese, s'era diretto al toldo di Salpù ad una trentina di miglia di distanza. Importava far presto, perchè lo astuto e fiero Indio, conosciuto l'arresto dell'amico e principale, non prendesse il volo. La misura presa ottenne felice esito. Salpù, invitato cortesemente alla tenda del Governatore, accettò: solo si accorse del tranello, quando vide comparire l' indovino ben legato e custodito dalla soldatesca. A quella vista le sue narici si dilatarono enormemente ed ebbe gli occhi offuscati dall'ira. Dalle labbra contratte gli scoppiò un suono rauco come ruggito. Ma poco durò in simile stato; chè, preso di nuovo l'aspetto calmo e taciturno, comune a quasi tutti gli Indii quando si trovano con cristiani, pareva poco impressionato ed impensierito della sua nuova situazione.

Salpú è infedele, avrà cinquant'anni, è piccolo, tarchiato e di lunga e folta capigliatura nera. Ha due grandi ferite cicatrizzate nel volto, che dice aver riportate in una rissa fra compagni ubbriachi; ma si vuole che siano il risultato della disperata difesa dei tre Gallesi, che dicono da lui e compagni massacrati nella Valle dei Martiri. Egli però nega persistentemente, anzi nomina altri Indii della tribù di Sayuhueque e s'offre d'aiutare la Polizia nella cattura. Io quasi inclinerei a credergli.

Qui ci visitò la vecchia da me già mentovata, di nome Carmelina Choique-coy. Venne per raccomandar se stessa ed intercedere per Cayupul presso il Governatore. Incominciò la sua arringa in questo modo Io vecchia - e accennando colla mano al Governatore : - tu vecchio - e guardando a me : - tu non vecchio, chuhuentrù - e seguitò a dire come tre volte i soldati le avevano messo la spada alla gola, ma che Iddio l'aveva salvata, perchè il suo cuore è sano. Frattanto mentre perorava la sua causa, andava cacciando i pidocchi, che perseguitati dal freddo correvan disperatamente su e giù per le scompigliate trecce; e, se qualche malaugurato cadeva tra le aride dita della vegliarda, con particolar destrezza lo spingeva sotto i lunghi e corrosi denti per ischiacciarlo e assaporarne così il gusto con speciale fruizione. Io non perdeva di vista niuna delle abilissime manovre, mentre coll'immaginazione andava facendo sforzi sovrumani per indovinare il gusto di simile ghiottoneria. E ricordava il fatto del Generale Argentino Lucio V. Mansilla, quando, in un'ambasciata agli Indii Ranqueles del Nord, fu fatto padrino d'un figlio del Cacico Mariano Rosas. Il sudicio figlioccio, sedutosigli sulle ginocchia, andava trasportando sulla bionda barba dell'avvenente Generale le bigie bestioline, di cui formicolava, spingendo la sua amabilità fino a farle arrivare sulle labbra del bizzarro uomo, il quale, non meno valente in questo che nell' altro campo, le andava premendo ed inghiottendo, come se questo fosse sempre stato fatto suo, con gran piacere ed entusiasmo degli Indii, che l' andavan applaudendo a loro modo:-Bravo Generai Mansilla ! Ese generai Mansilla toro ! toro novo ! - E fu questa arte diplomatica riuscitissima!!

La Choique-coy non restò gran fatto soddisfatta dell'esito della sua perorazione. Temendo non avesse a comprometterci tra gli Indii co' suoi pettegolezzi, il Governatore ed io la regalammo di alcune bazzecole per lasciarle la bocca dolce, e così se ne partì.

Il temporale continuava ad imperversare: non si sentiva altro che il vento fischiare tra le fronde del Ñiri e qualche rara parola de' soldati, che assiderati dal freddo, stavano taciturni attorno al fuoco. Ed io, avvolto nella mia pelliccia, me ne stavo tutto pensieroso per non poter fare niente di bene in quel brutto giorno, quando entrato nell'accampamento, per non so qual faccenda, uno de' facoltosi di qui, di nome Pio Quinto Bargas, il Governatore mi tolse dalle mie distrazioni dicendomi: -Ecco, Padre, ecco qui il Sig. Bargas, che è padrone di tanti animali. Presto, si faccia dare qualche cosa per la erigenda Chiesa di Maria Ausiliatrice di Tecà.

Bargas rispose: - A Tecà ci pensi cui tocca : io ho i miei progetti per Genua. Voglio fare qui una piccola chiesetta e dedicarla a S. Giuseppe.

- E perchè a San Giuseppe e non piuttosto ad un altro Santo?

- Perchè la devozione a S. Giuseppe l'ho succhiata col latte, e poi è il Santo della buona morte, di cui qui, tanto lontani da' sacerdoti, abbiamo speciale bisogno.

Propagare il culto di S. Giuseppe è uno dei propositi della mia vita, com'è pure tra i propositi dei Figli di Don Bosco. Si può dunque immaginare, o amatissimo Sig. D. Rua, se non caldeggiassi la cosa! Mi ricordo anzi, nel trasporto di avergli promessi oggetti pel culto ed una bella statua. Nè ora mi pento qualche Santo m'aiuterà per ogni cosa.

Intanto quel giorno , che minacciava di essere il più sterile, tramontò lasciandoci lusinghiere speranze per quel remoto punto della Missione. Oh quanto sono ammirabili le vie della Provvidenza!

Brevi furono le dichiarazioni di Salpù al Governatore. Ei si sbrigò in poche parole: lui non saper niente, non poter dir niente, non aver fatto niente; desiderare lo si lasci in libertà, chè ha molto da fare.

Vennero i suoi tre figli in perfetto arnese indio, per salutarlo: nessuno si mostrò commosso, nè agitato. Sono veramente impenetrabili questi Indii!

Io m' intrattenni più volte a parlare con Salpù: egli si mostrava assai più rassegnato di Cayupul, anzi talvolta sembrava persino allegro. Tratto tratto mi chiedeva ed io gli donava qualche bazzecola, cui egli riceveva ridendo e dicendomi: - Yo un poco viejo ya para soldato: sirviendo para puchero no mas! - Io sono un po' vecchio pel soldato, servo per la pentola e nulla più! - Una volta gli tolsi dalla bocca la pipa e aspirai due golate di fumo, e poi mi diedi a tossire fortemente. Egli rise molto e sgangheratamente, e mettendomi confidenzialmente la mano sul petto - Vos, mi diceva, vos hombre buono, voi siete uomo buono, ma molti wincas (bianchi) cattivi, ladri...- Povero Salpù ! Chi sa dove lascierà le stanche ossa!.

Anche Sac Mata, di cui già ho parlato (V. Bollettino di Settembre 1896), chiamato con un espresso, dovette fare le sue dichiarazioni. Disse che a lui, Cacico e parente dei prigionieri, rincresceva molto parlare contro dei suoi; che i cristiani di qui avevano sempre trattato bene colla sua tribù; che all'Autorità si deve rispetto e ubbidienza; che egli compativa il cognato Cayupul ed il cugino Salpù, ma che questi erano colpevoli di avere disubbidito ai suoi ordini e tener sossopra la gente con sciocchezze incredibili. Ma in realtà non disse più di quello che potè dedurne esser già a conoscenza dell'Autorità, ed il Governatore avendo già assai più prove del necessario, rispettando in lui le voci del sangue e le esigenze della sua posizione, non insistette.

Con me in particolare però Sac-mata disse che egli credeva necessaria la misura presa almeno per Cayupul, affine di assicurare la tranquillità pubblica, e che anche la moglie sua ne era contentissima. Già il dissi precedentemente: costei ha tanto senno e maggior ambizione che non il marito. Sac-mata era venuto col suo figliuolo Venanzio, cui promise di condurre nell'aprile venturo a Rawson e lasciarlo nella Casa della Missione, perchè lo educassimo a nostro modo. Dopo alcuni giorni dalla sua venuta, mi pregò di ottenergli dal Governatore il permesso di andarsene alla sua tribù. Fu assecondato nel suo desiderio; ma prima di licenziarlo, il Governatore lo ricostituì Cacico, e siccome all'Indio pareva più efficace presentarsi a' suoi con un documento scritto e da proclamarsi, fu munito del seguente Proclama

« Si comanda al Cacico Sac-mata che conservi l'ordine tra gli Indii della sua tribù, procurando che vivano tutti da buoni fratelli, che si ricordino di Dio, che non facciano risse, che non s'ubbriachino, che non rubino, che lavorino ed educhino bene la figliuolanza. Dirà pure loro che il Governatore li ama come figli, ma che li castigherà se procederanno male. Firmato : EUGENio TELLO ».

Non potendo più capire nella pelle per la gran soddisfazione di aver riacquistato il quasi perduto comando, il povero Indio ringraziò profusamente tutti e salutatici col piccolo Venanzio, che già mi era divenuto molto amico, scomparve.

Le tribù di Sayuhueque e di Nancuche nel Territorio del Chubut - Le Feste Natalizie nel deserto - Riepilogo di quanto s'è fatto in questa lunga escursione.

Il giorno 24 dicembre ricevemmo comunicazione dal Supremo Governo Nazionale che si erano concesse a Sayuhueque ed alla poca gente rimastagli fedele dopo la sua deposizione da Cacico 12 leghe quadrate in questo Territorio.

Ricevemmo pure la visita di Nancuche, Cacico nel Rio Negro, e d'un suo fratello, che si rassomiglia moltissimo al caro Santiago Melipàn, quegli che venne in Italia nel 1892 per l' Esposizione di Genova. Ambedue m' avevano conosciuto in Viedma, e però mi fecero grandi feste ed io fui ben contento di poterli aiutare presso il Governatore. Anche Nancuche ottenne terre dal Governo Federale, ma, non essendo queste nè sufficienti, nè buone, ne chiese altre a questo Governatore, il quale gli diede il permesso d'andar cercando secondo le sue convenienze e poi si presentasse; anzi lo munì dei dovuti documenti e salutò anche le genti della sua tribù con una semplice, ma utilissima lettera, invitandole a venire a stabilirsi in questo Territorio. Abbiamo quindi fondata speranza d'aver due nuove tribù in questo nostro Territorio ; sarà perciò anche più abbondante la messe di questa Missione. Vengano, ed il buon Dio, che misura alle pecore la lana secondo il freddo, manderà a noi mezzo e modi di potervi attendere.

Frattanto vennero le Feste Natalizie, che noi dovemmo passare sulle sponde del Tecà-Leufú, celebrandovi tutte le funzioni possibili. Da molti anni non aveva passate queste care Feste fuori di casa, e quasi sempre m' era toccata la fortuna di cantare la Messa di mezzanotte tra tutti gli splendori del culto in uso presso di noi.

Sul Tecà-Leufú non clero compassato e devoto; non splendori di luci e d'aurei paramenti; non profumi e nubi d'incenso, che ricordino il Tabor, nè armonie, che ti rapiscano tra le celesti schiere. Tuttavia, dum silentium tenerent omnia et nox in suo cursu iter perageret, la tenda piantata a ridosso d'un'arida collina e tanto simile alla capannuccia di Betlemme; l' altare disposto su due cassoni, senz'altro ornamento che un povero lenzuolo; pochi fedeli, quasi tutti pastori male in arnese e coi calzoni di pelli di pecora; di lontano alcuni flebili belati di pecora; i soldati protestanti gravati dal sonno nelle loro tende, ricordandomi il gemito dell'Apostolo amato : In propria venit, et sui eum non receperunt; tutto quest'insieme mi rappresentavano così al vivo l' augusto mistero di Betlemme, che io non ricordo di aver sentito mai, come in quella bella occasione, l' unzione della pietà aleggiarmi intorno tanto sensibilmente. Oh cari e teneri misteri di Gesù Bambino ! quanto siete amabili ed ammirabili , non solo tra le solenni manifestazioni del culto, ma ben anche nell'austera povertà della rustica e solitaria capanna del deserto; dovunque voi formate l'incanto dell'uomo che crede, che spera ed ama all'ombra soavissima della pace di Dio!

È inutile aggiungere, che unito cordialmente ai tanti confratelli sparsi in quasi tutte le nazioni dell' orbe, nel mio Sacrificio raccolsi i loro e i miei voti più sinceri, ardenti ed affettuosi, e li offrii al Divin Pargoletto per la felicità dell'amatissimo Sig. Don Rua, di Mons. Cagliero e di altre persone a me care e venerande e di tutti i nostri ottimi Benefattori e Benefattrici. Oh io sento nel mio cuore che nè la lontananza, nè il tempo valgono a spegnere verso di loro quegli affetti così legittimi e doverosi, che essi hanno saputo instillare in me coll'esempio dell'esimia loro benevolenza, delle loro virtù e della loro carità!

Ma è omai tempo che io raccolga le fila del mio dire e ponga termine a questa mia relazione, tessuta, comunque sia, a più riprese, ora tra il fragore delle armi, ora tra le gravi formalità della magistratura; spesso nel silenzio e nella solitudine della natura, seduto su di una roccia, ovvero sulla sponda d'un ruscello, distratto dal mormorio delle acque, od all' ombra dei pini stordito dal cinguettio di innumerevoli uccelli.

Stiamo per arrivare a Rawson ed io faccio conto di suggellare questo volume e spedirlo tosto a consolare il cuore del mio amatissimo Superiore. Dirò adunque per conchiudere che si amministrarono settanta Battesimi, altrettante Cresime, una dozzina di Matrimonii, una ventina di Confessioni, ed un numero un po' più grande di Comunioni; inoltre che si è potuto fare un po' di Catechismo e varie istruzioni in quasi tutti i toldos.

Una decina di giovanetti poveri, indii e bianchi, sono accettati gratuitamente per la Casa della Missione; una parte vengono in mia compagnia, gli altri ci seguiranno.

Si sono istruiti tre buoni Chileni, perchè possano amministrare il Battesimo là dove forse non potrà arrivare mai, od almeno non troppo presto, il sacerdote.

S' è distrutta la superstizione di Satana, che si veniva consolidando sulle rovine del cattolicismo ancor poco radicato, mediante il favore di Cayupul e Salpú.

Speriamo prudentemente nella erezione prossima di tre altre Chiesette in differenti punti del Territorio, le quali, colle due già esistenti, soddisferanno per ora sufficientemente a' bisogni di questa Missione.

Si sono iniziate le pratiche per ottenere in Genua alcune leghe di terra per una Colonia pastorizia e coll'aiuto del Sig. Governatore spero si riuscirà a buon porto.

Inoltre, accompagnandoci in questa nostra spedizione volontariamente una trentina de' principali protestanti della Colonia Gallese di Gaiman e dell'altra 16 di Ottobre, ebbero occasione, vedendo da vicino le cose nostre, di chiarirsi bene sulla Fede e Religione Cattolica. Il Sig. Tommaso Awstin., anglicano, 2° Capitano della Compagnia, mi diceva un giorno : - Se dieci anni fa, gli Indii fossero stati visitati e trattati come adesso, non avremmo dovuto sostenere questa penosa campagna; - E l'ultima sua parola prima di separarci fu: - Se ella pensa fabbricare una Chiesa nella Colonia 16 di Ottobre, conti pure sul mio aiuto. - Ed il Maestro della Colonia Gaiman, metodista acerrimo, dopo varie discussioni, ebbe a convenire meco su alcuni punti fondamentali di dottrina, anzi ebbe lealmente a confessare che tra di loro corrono sul conto nostro errori grossolanissimi in fatto di religione. Devo aggiungere che in questa propaganda m'aiutò potentemente il Sig. Governatore, dialettico terri bile, che apre sempre larga breccia dove assalta. Saranno forse questi i primi barlumi dello splendido Sole di verità che illuminerà queste regioni ! Non voglio colorir tutto di poesia, ma vias Domini quis scit ? !

E mi lusingo che questo po' di bene debba avere la sua stabilità, per gli umilissimi principii che ebbe questa Missione, per la lotta che ha dovuto sempre sostenere, per la povertà che ancora la circonda, e specialmente perchè, essendo l' Autorità civile animata da verace spirito di religione, aiuterà certamente l'Autorità religiosa con quell'esito, che, ricordando la storia di altre Missioni, ci possiamo ragionevolmente promettere. Così voglia Iddio!

Temo solamente di noi; temo specialmente di quel poveraccio che le scrive.... Preghi pertanto, o amatissimo Padre, preghi il buon Dio che mi faccia ora e sempre docile strumento di sua gloria e benedizioni nelle onnipotenti suo mani.

Ed ora ho veramente finito: vorrei che ogni parola, ogni lettera, ogni apice di questa, mia sconnessa relazione fosse uno splendido poema d'amore, di gloria, di gratitudine verso il buon Dio , che ci ha circondati collo scudo della sua paterna protezione; che ci ha colmati di tanti e sì ineffabili consolazioni e beni. A Lui solo dunque omnis honor et gloria et gratiarum actio in scecula saeculorum. Amen! Fiat!

Suo obb.mo figlio in G. C. Sac. BERNARDO VACCHINA.

In fascio

BUENOS-AIRES (ARGENTINA). - Educatorio femminile in Almagro. -Riportiamo di vero cuore quanto segue

« Quest'Educandato aperto già da più anni in Almagro, che è il quartiere più popoloso della città, sotto la direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice, diventa ogni anno più importante per il gran bene che si fa alle nostre giovanette. Le educande interne sono ora 200: le esterne 300 e tutte sono dirette ed istruite con amore materno nei lavori domestici e negli studii elementari e superiori. Nè a questo solo si limita il lavorìo delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esse ogni domenica e festa di precetto tengono Oratorio per le ragazze, le quali in numero di 600 lo frequentano assiduaniente. Ognuno quindi si può immaginare il gran bene che vi si fa.

» La pratica delle virtù cristiane vien talmente promossa con compagnie ed opportune istruzioni, da non potersi desiderare di meglio. Nelle solennità son di solito un migliaio che con fervore grande si accostano ai Santi Sacramenti. Oh ! per BuenosAires questi Angeli tutelari delle nostre ragazze sono una vera benedizione di Dio, e tutti i buoni si stimeranno sempre felici di poter concorrere a sostenere un'opera cotanto proficua di vantaggi spirituali. »

Un'AMMIRTRIACE.

MESSICO - Un prezioso documento. - Esso ci viene dalla capitale del Messico, dove i figli di D. Bosco hanno eretto un vasto edificio a due piani - vedine la fotografia a pag. 65 - che già accoglie un bel numero di giovanetti, ed è degno di esser registrato a caratteri d'oro nei fasti della nostra Pia Società, per la sua eccezionale importanza. L'Eccell.mo Arcivescovo di quella Repubblica nello scorso ottobre radunava nella Capitale tutto il Venerando suo Clero per il solenne Sinodo Diocesano.

Ora questo Sinodo all'unanimità faceva questa significantissima deliberazione, che non può non tornare di somma gloria a Dio e di ineffabile conforto a noi. Eccola nel testo originale : « Hoc Concilium summis laudibus extollit Congregationem a Rev.do D. Bosco institutam, quae potissimum pueris informandis atque erudiendis operam navat. - Dominus Bosco coetum erexit, quem Oratorio Festivo nuncupavit. Faxit Deus ut tanti Patris filii hos coetus amplificarent, quo pueri atque etiam operarii diebus festis, honestae recreationis causa, possent confluere. (Tit. VII v. 11) ».

La traduzione suona così : « Questo Sinodo loda altamente la Pia Società istituita dal R.mo Don Bosco, perchè ha per scopo precipuo l'educazione e l'istruzione dei fanciulli. Don Bosco diede vita a quell'istituzione che chiamò Oratorio Festivo. Faccia il Signore che i figli di un tanto Padre diffondano ognor più questi Oratorii, dove i fanciulli ed anche gli operai nei giorni festivi possono radunarsi ed onestamente ricrearsi ».

Noi accettiamo ben volontieri il voto emesso da questo venerando consesso, e mentre porgiamo a tutti le più vive grazie, li assicuriamo eziandio che faremo, col favor celeste, tutto quanto sta da noi per poterlo realizzare.

Intanto ci è grato pure di poter aggiungere un'altra prova della bontà, che l'amatissimo Arcivescovo di Messico ha per i figli di D. Bosco. Egli volle che gli Atti del Sinodo fossero stampati in quella nostra Tipografia. E quest'atto di fiducia a nostro riguardo dice tutto.

RIO JANEIRO (BRASILE). - Esposizione industriale e le Scuole Professionali del nostro Collegio di Nictheroy. - Il 15 dello scorso novembre in Rio Janeiro si era inaugurata una splendida Esposizione Industriale, cui vollero pure prendere parte i nostri laboratorii del Collegio di S. Rosa in Nictheroy. E noi siamo ben lieti di poter riprodurre dai giornali locali questo consolante ed onorifico giudizio

« Fra le cose esposte nell'Esposizione chiamano specialmente l'attenzione i lavori tipografici e di legatoria delle Scuole Professionali dei Salesiani di Santa Rosa, alle quali debbonsi speciali elogi perchè tutti i lavori, dalla più modesta brochure alla legatura in marocchino finissimo, splendidamente ornata in oro, tornano in lode dei santi uomini, a cui è affidata l'educazione tecnica dei nostri giovani artisti. »

Un bravo di cuore ai nostri egregi Confratelli ed agli studiosissimi loro alunni.

NICTHEROY(BRASILE).-Passeggiata a Petropolis e solenne distribuzione de' premii.- Nello scorso dicembre i giovani del nostro Collegio di Santa Rosa in Nictheroy, accompagnati dai loro Superiori e dalla banda musicale in pieno uniforme, fecero un'imponente passeggiata fino alla capitale dello Stato di Rio Janeiro, detta Petropolis. Scopo principale di questa era visitare l'Ecc.mo Sig. Internunzio, S. E. Mons. Francesco Maia Vescovo di Nictheroy, le LL. EE. il Presidente dello Stato coi Ministri e gli Onorevoli Deputati.

Con treno speciale graziosamente concesso dalla locale Società ferroviaria giunsero a Petropolis il 2 dello scorso dicembre. I 250 giovanetti, con a capo la banda che eseguiva scelti pezzi del suo repertorio ed accompagnati dai loro Superiori, attraversarono le principali vie della capitale suscitando in tutti le più vive simpatie. Si recarono nelle diverse sedi a far visita alle surriferite Autorità, e dovunque furono ricevuti con entusiasmo e con le migliori felicitazioni. Anzi il D.r Maurizio de Abreu, Presidente dello Stato, assicurò il Direttore D. Zanchetta che il Governo non verrebbe mai meno dall'appoggiare l'Opera Salesiana con tanto successo da lui diretta in Nictheroy. Questa passeggiata fu un vero trionfo, lasciando nei giovani le più liete e soavi impressioni.

Noi speriamo che le Autorità dello Stato di Rio Janeiro di fronte all'ognor crescente sviluppo e progresso di questo Collegio vorrà continuare a sostenerlo ed aiutarlo con tutti i mezzi di cui possono disporre.

Pochi giorni dopo, cioè al 20 dicembre, nello stesso Collegio, ebbe luogo la solenne distribuzione dei premi preceduta da un trattenimento drammaticolirico-musicale riuscitissimo. Presiedeva l'Ecc.mo Vescovo di Nictheroy, con alla sua destra il R.mo Can.co Curio, rappresentante l'Arcivescovo di Rio Janeiro. Tutte le principali Autorità civili e militari unitamente alla nobiltà di Nictheroy e paesi circonvicini, intervennero a quest'importante saggio finale che fu per tutti una vera rivelazione. La stampa locale ne fece i più lusinghieri elogi, ed il popolo ammirò con soddisfazione somma i progressi dei nostri piccoli falegnami, calzolai, sarti, tipografi, legatori ed arti affini.

AI GIOVANETTI

IL LIBRO DELLA VITA. Miei cari amici,

V'ha a questo mondo un libro che tutti gli uomini devono leggere e studiare, se vogliono imparare a rettamente vivere da esseri ragionevoli quali sono: un libro che, sotto un titolo semplicissimo, contiene la storia più interessante che vi sia mai stata, la poesia più bella, la filosofia più sublime, la soluzione più sicura ed infallibile di tutte le umane questioni: un libro a cui voi sopratutto, o giovani, dovete sempre ricorrere come al fonte d'acqua viva per estinguere l'ardente sete della vostra intelligenza e del vostro cuore: un libro, il cui studio formerà mai sempre il sole del vostro intelletto, il faro luminoso del vostro cuore, la scorta sicura de' vostri passi, l'albero insomma della vostra vita.

Questo libro, voi già m'avete compreso, è quel piccolo compendio della dottrina cristiana che chiamasi Catechismo.

O miei cari amici! Lo studiate voi con piacere questo caro libriccino? Accorrete voi con slancio alla Parrocchia, all'Oratorio Festivo, alla Scuola di Religione, dove vi viene spiegato, sminuzzato, per così dire, il contenuto di questo eccellente volumetto?

Oh! quanta sapienza si attinge alla Scuola del Catechismo! L'origine del mondo e dell'uomo, il destino dell'uomo in questa e nell'altra vita, le relazioni che passano tra Dio e l'uomo, i doveri di questo verso i suoi simili, i diritti suoi sul creato e mille e mille altri problemi che grandemente affaticarono altissime menti umane senza risultati, voi li trovate chiaramente sciolti nel Catechismo.

Il Catechismo è il codice più perfetto che l'umanità abbia mai conosciuto: esso solo può supplire a tutti e nessuno può surrogarlo: da esso deriva e sovra di esso si appoggia tutto quanto avvi di giusto, di saggio, di ragionevole in tutti i codici umani. Coi dodici articoli del Simbolo ha dissipato le spaventose tenebre del mondo antico e colle brevi quindici linee del Decalogo e dei Precetti della Chiesa ha dato il vero incivilimento al mondo, la migliore soluzione a tutti i problemi sociali. Esso ha soltanto bisogno di essere studiato ed osservato, per formare della società terrena un'immagine e un preludio della società de' cieli.

Studiatelo adunque con vero ardore, o miei cari amici. Lo studino coloro che ne hanno ancora l'obbligo, per essere ammessi alla S. Comunione; ma lo ripassino eziandio gli altri, perchè non vi avvenga di dimenticarne il contenuto. Tutti poi procurate di conformare la pratica della vostra vita ai sublimi suoi insegnamenti.

A comune eccitamento vi ricorderò le memorabili parole di un illustre giureconsulto francese del nostro secolo, il Sig. di Troplong, Presidente del Senato francese, morto nel marzo del 1869. Dopo essersi confessato e ricevuti gli ultimi Sacramenti, rivolto al Parroco di S. Sulpizio che l'assisteva, gli disse: «Dopo aver letto, studiato e vissuto molto, quando si avvicina il momento della morte si conosce esservi una cosa sola essenziale in questo mondo, ed è il Catechismo. »

Sì, o miei, cari, lo studio e la pratica del Catechismo sarà il miglior conforto che potrete avere al punto della morte.

Vostro Aff.mo Amico DON GIULIVO.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Maria Ausiliatrice protegge dal vaiuolo i lebbrosi di Agua de Dios.

In data 12 dicembre u. s. il carissimo Direttore della Casa di Agua de Dios, Don Raffaele Crippa, scriveva a D. Rua quanto segue: - « Gli infermi di lebbra ricoverati nell'Ospedale lo scorso agosto erano 850 ; ora invece sono più di 1250, e si dovettero far stare nelle medesime abitazioni, restringendo ed ammonticchiando, son per dire, i poveri ammalati gli uni agli altri. Pazienza, diceva tra me, fin qui ci si vive ancora, perchè alla fin fine non v'è pericolo d'infezione, essendo già tutti affetti di lebbra... Ma ecco in ottobre manifestarsi in questa popolazione e nei dintorni il vaiuolo, minacciare di infierire e fare terribile strage eziandio in mezzo ai nostri poveri infermi. Si figuri, caro Padre, la costernazione degli animi nostri in simil frangente. Perche l'inesorabile contagio non si propagasse, sarebbe stato necessario poter dividere gli ammalati, rendere più ariose le camere e sottoporre a rigorosa quarantena quei meschini che ne erano già vittima. Ma tutto ciò era impossibile, perchè affatto privi di locale. Che fare? Non potendo valermi di mezzi umani, pensai non esservi rimedio più efficace che far ricorso alla nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice. Perciò indissi subito una solenne processione con la statua di Maria SS.; invitai tutti a prendervi parte e in modo speciale le figlie di Maria Ausiliatrice, la Confraternita di S. Giuseppe, del SS. Sacramento e la Compagnia di S. Luigi. Così si fece e riuscì una processione rogativa molto divota. E la potente Ausiliatrice del popolo cristiano, se con tutti si mostra Madre amorosa, con questi infelici volle esser ancor più tenera e compassionevole, poichè il vaiuolo nello stesso giorno perdette la sua forza. Quelli che già l'avevano e che da un momento all'altro si aspettavano la morte, come per incanto cominciarono a migliorare, tanto che nessuno morì e attualmente il nostro Ospedale è perfettamente libero dal contagio. Siano però rese le più vive e sentite grazie alla nostra buona Mamma Maria per averci, in modo cotanto prodigioso e fuor d'ogni umana speranza, protetti e difesi in questa spaventosa circostanza. »

Maria ci preservò dalla grandine.

I Parrocchiani di San Martino al Tanaro, riconoscenti alla Vergine SS. Ausiliatrice, che preservò i loro raccolti del 1896 dal flagello della grandine, offrono a suo onore, al di Lei santuario di Torino, la tenue somma di L. 100, confidando e pregando di essere ancor favoriti negli anni avvenire.

Teol. GIOVANNI CELLERINO.

Arciprete.

Auxilium Christianorum, ora pro nobis

Sconfortato per l' esito infruttuoso di lunghe cure mediche, invocai fiducioso il vostro patrocinio, o Maria SS. Ausiliatrice, e mercè vostra nel corso di una novena in vostro onore, ottenni la guarigione completa di un ostinato mal d' occhi che da due anni straziava una povera mia bambina. Come esprimervi la mia riconoscenza, o SS. Vergine ? L'offerta promessavi e ch'io depongo a' piè del vostro altare non è adeguato contrasegno della mia gratitudine e del mio amore verso di Voi ! Sia dunque da tutti e sempre lodata e benedetta Maria SS. Ausiliatrice!

Castelnuovo d'Asti, 2 Nov. 1896.

CESARE SCANAVINO

Riconoscenza a Maria.

Nel settembre scorso la nostra buona mamma Carolina Canevari di Sannazzaro de' Burgondi fu colpita da una forte costipazione che rapidamente si convertì in polmonite. Povera mamma, quanto doveva soffrire! Avesse almeno avuto i figli attorno al letto dei suoi dolori.... Non desiderava altro : vederli ancora una volta, dar loro gli ultimi ricordi e poi... morire. Povera mamma! Noi eravamo tenuti lontani dal dovere. Ma il pensiero era di continuo rivolto a lei; e ricordando la sua tenerezza per noi, le veglie ed i disagi patiti, s' addoppiava l' affetto, e nell' esacerbazione del nostro dolore chiedemmo con slancio di fede a Maria Ausiliatrice la conservazione di quel nostro angelo tutelare. Che avremmo noi fatto senza la guida dei suoi consigli? Le nostre preghiere, avvalorate da quelle dell'inferma, fecero dolce violenza a Colei, che pone il suo vanto in largheggiare di consolazioni e misericordie cogli afflitti, e ridonava a noi la madre, ad essa i pegni più cari del suo amore. Come è buona Maria Ausiliatrice con quelli che La invocano ! quanta confidenza inspira la sua bontà! S'abbia ora le più sentite azioni di grazie dei nostri cuori riconoscenti per mezzo del Sacerdote che celebrerà la Messa di ringraziamento che noi promettemmo e per cui ora mandiamo una tenue offerta. E perchè sempre più sia amata ed invocata Maria Ausiliatrice, preghiamo si pubblichi questa relazione nel benemerito Bollettino

Salesiano.

Torino, 18 Dicembre 1896.

Ch. CARLO LUCCA E SORELLE.

Baldissero. - Maria Berbatto, ripieno il cuore d'inesprimibile consolazione per averle Maria Ausiliatrice salvato un bimbo da crudele bronchite, fa celebrare una Messa di ringraziamento alla taumaturga Vergine di Valdocco e prega sia fatta pubblica la grazia da lei ottenuta, affinchè tutti conoscano quanto è buona Maria con coloro che La invocano con fiducia.

Pinerolo. - Fortunato Guglielmone, Cooperatore Salesiano, scrive: « Mia figlia Vittoria nel 1895 era travagliata da fortissima nevralgia alla testa, senza provare alcun sollievo da tutti i rimedii suggeriti dall'arte salutare. Una sera trovandomi nella stanza da letto della povera sofferente, nè potendo più reggere a quei crudi spasimi, con fede mi gettai ginocchioni innanzi all'immagine di Maria e La supplicai che volesse soccorrere la povera fanciulla. All'istante questa entrò in un dolce assopimento, dormì tutta la notte, e all'indomani già si era resa assai sensibile l'incominciata convalescenza. Grazie adunque siano rese, grazie infinite alla Vergine SS., la quale già altre volte aveva liberato anche lo scrivente da forte erpetismo alle gambe ed alla quale ora nuovamente mi raccomando peraltro importantissimo favore. »

Castellazzo Bormida. - Pietro Molinari, capitano del genio, in seguito a lunga malattia ebbe la somma disgrazia di rimanere come scemo. Ma buon per lui che un amico suggerì all'afflitta moglie di fare una novena a Maria Ausiliatrice, con promessa di pubblicare la grazia, se questa buona Madre glie l'avesse concessa. Difatti, appena finita la novena, il povero infermo si trovò perfettamente guarito, e adempiva egli stesso alla fatta promessa dando lode e gloria a Maria SS. Ausiliatrice.

Torino. - Antonio Audisio, ringraziando Maria SS. Ausiliatrice d'averlo salvato da una grave malattia, adempie alla promessa fatta di una piccola offerta e intanto prega caldamente questa Vergine potentissima a volerlo tener sempre sotto la sua valida protezione.

Coggiola. - Luigia L. rende grazie a Maria Ausiliatrice che volle favorirla di segnalata grazia ai 7 ed 8 gennaio scorso e per un'altra ottenuta oltre la metà dello stesso mese.

Ovada. - Anna Odone invia la tenue offerta di L. 5 a Maria Ausiliatrice, in ringraziamento di due grazie ottenute e colla fiducia di impetrarne una terza dalla potente Ausiliatrice dei Cristiani.

Milano. - Alfonso Boldini gravemente ammalato da forte polmonite ebbe da una persona, insieme con una medaglia da mettere al collo, il consiglio di raccomandarsi a Colei che tutto può presso al Divin Trono. Si incominciò pertanto in famiglia una novena a Maria SS. Ausiliatrice; al terminare di essa l'infermo era pienamente guarito e nell'effusione della sua riconoscenza inviava tenue offerta al santuario di Valdocco in Torino.

Spezia. - Giuseppina Orlandi-Termanini nel gennaio scorso trovandosi per grave malattia quasi in fin di vita, chiese soccorso a Maria SS. Ausiliatrice e ne ebbe all'istante un sensibilissimo miglioramento : dopo pochi giorni guarita completamente ne rendeva vivissime grazie, inviando essa pure una tenue offerta alla Madonna di D. Bosco.

S. Giuliano Vecchio. - Il Capo-Stazione Sig. Giuseppe Chiastellino, a mezzo del Vice-Parroco D. Alessandro De-Giorgi, invia l'offerta di L. 5 per segnalatissima grazia ricevuta da Maria SS. Ausiliatrice, fiducioso di poterne ottenere ben presto un'altra importantissima da quest'amorosissima Madre nostra.

Rendono pure grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mercè la sua potentissima intercessione i seguenti:

I Coniugi Vittorio e Maddalena Parrocchia, Saluzzo, coll'offerta di una catenella d'oro. - Lucia FabrisAlbertone, Cittadella (Padova). - Ch. S. C. - D. Domenico Negri, Arciprete di Trisobbio, per esami felicemente sostenuti da giovanetti divoti di Maria. - Sac. Paolo Torre, Cabella Ligure. - D. Giovanni Gamoleri, Parroco di Torremenapace. - Rosa Terenghi, Olginate - F. D. con offerta di L. 5 per voto fatto. - D. Paolo Giampieri per un'inferma guarita in seguito a voto fatto a Maria Ausiliatrice. - L. Urbani, Venezia, che invia a nome della Signorina Margherita Cozzi, Cooperatrice Salesiana, L. 10, di cui 5 in ringraziamento alla Vergine per grazia ottenuta. - Un Bolognese, con offerta di L. 10. - Beniamino Ughetti. Giaveno. - D. Marcello Gramegna di Costa Tortona, che spedisco a nome di Maria Cantalupo L. 5 quale offerta a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta. - Cleonice Corradi, Trecasali. - Luigi Demarchis, Villa-Deati. - Pietro Scotti, Monticelli Pavese. - N. N., Roma. - Giuseppe Pezzucchi, Segretario Comunale a Passerano. - Monaco Annetta Gastaldo, riconoscente alla B. Vergine per la grazia ottenuta della guarigione di sua mamma, offre la tenue offerta di L. 50. - Teresina Ceccato C., Montecchio Maggiore. - Paolo Laiolo di Sezzé, per una buona donna guarita da un male al viso in seguito ad una novena a Maria SS. Ausiliatrice. - Suor Maria Cane, Figlia di Maria Ausiliatrice, Castellanza. - Sac. Carlo Rabbia, S. Francesco d'Albaro, (Genova) con offerta di L. 5. - V. M. D. per la guarigione ottenuta ad un suo fratello. -- Matilde Graziani Ved. Rocca, Quinto al Mare, per grazia ricevuta in favore di suo figlio. - N. N., Bologna, per aver ottenuto un esito felice nei suoi difficili esami. - Cristina Barbero Mognonevolo. - D. Ambrogio Salvaneschi, Vigevano. - Modestina Cozzetti, insegnante, Rodio. - Anna Cornacchia, Maestra. Fognano. - Avv. Stefano Gaeta, Girgenti. - Ch. P. Tirone, Lombriasco. - D.na, Carmela Piazza in Vaccari, Serradifaccio. - I Coniugi Gio. Battista Dalmasso e Teresa Bruno, Chiusa di Pesio. - Alessio Rotanzi, Peccia(Locarno). - G. Bruni, Rivare. - D. Gio. Battista Vrizzi, Rance a nome della Sig.ra Valentina Bonanni-Ariis, con offerta di L. 5. - Sac. Claudio Stefani, Poggio Bruni, con offerta di L. 10. - Valentino Magrin, Grisignano di Zano. - Antonio Merlin, Este.

Fiori Salesiani raccolti in varie città d'Italia ,

A comune edificazione e ad incoraggiamento di tutti diamo qui una breve rassegna di quanto si è fatto quest'anno dai nostri cari Cooperatori e dalle nostre pie Cooperatrici d'Italia, in ossequio a quanto prescrive il loro Regolamento all'Articolo iv, § vii, per onorare il nostro amabile Patrono San Francesco di Sales.

È una bella ghirlanda di fiori, che, siamo sicuri, è riuscita di alto gradimento al santo Apostolo del Chiablese, il quale, mirando con dolce compiacenza questa gara de' nostri buoni amici per tributare a Lui solenni onoranze e cooperare alla salvezza delle anime, avrà steso certamente sopra di loro il manto di sua particolare protezione.

Notiamo che da parecchie città e paesi non ci fu trasmesso alcun cenno particolare, ma fummo però assicurati che dappertutto si è dimostrato grande slancio di pietà cristiana e di zelo per cooperare alle Opere della nostra Pia Società.

Coraggio e avanti, o Cooperatori e Cooperatrici; nel far il bene non bisogna mai arrestarsi.

Torino.

Colla maggior pompa possibile si è celebrata nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino la festa del nostro Santo Patrono. La Messa fu assistita pontificalmente da S. Ecc. Rev. Mons. Agostino Richelmy, Vescovo d' Ivrea; ai Vespri ed alla Benedizione del SS. Sacramento celebrò lo stesso nostro Ecc.mo Arcivescovo, Mons. Davide dei Conti Riccardi. Il concorso dei Cooperatori e delle Cooperatrici Torinesi fu imponentissimo.

Nel pomeriggio del 2 febbraio poi fu tenuta la prescritta Conferenza Salesiana nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista sul Corso Vittorio Emanuele.

Conferenziere era il Missionario D. Carlo Graglia, pochi giorni prima arrivato dal Brasile.

Con parola facile ed insinuante parlò del Brasile e del vasto campo che in quella Repubblica sta aperto all'attività dei Salesiani. Accennò alla predilezione che D. Bosco e Mons. Lasagna ebbero mai sempre per quella Repubblica, la quale dal ricetto a più centinaia di migliaia di emigrati italiani, e con infinita varietà di fatti e dati storici descrisse quanto i Salesiani vanno colà operando in favore dei nostri connazionali. Ma dove fermò più di tutto l'attenzione del numeroso uditorio fu sulle Missioni del Matto Grosso, estesissima provincia brasilena, in massima parte tuttora inesplorata. L'infelicità degli Indii di quella regione, le fatiche, gli stenti dei nostri cari Missionari colà stabiliti, tutto ci venne richiamato alla mente dalla faconda parola di Don Graglia, che per oltre un'ora tenne tutti gli sguardi ed i cuori a se rivolti.

Le sue parole per certo non sono cadute in terreno sterile.

Si terminò colla benedizione del SS. Sacramento, impartita dal Rev.mo nostro Superiore Don Rua; benedizione che sarà scesa copiosa di consolazioni e favori sopra tutti i presenti.

Roma.

Ecco il programma delle feste celebratesi nella monumental basilica del Sacro Cuore di Gesù in Roma: - 28 Gennaio: Vigilia di San Francesco di Sales. Alle ore 15,30, lettura di un brano della vita di S. Francesco di Sales, canto di un mottetto, Conferenza Salesiana tenuta da Monsignor Omodei-Zorini, Questua e Benedizione col SS.mo Sacramento impartita dall'E.mo Satolli. - 29 Gennaio : Festa di S. Francesco di Sales. Alle ore 7,30, Messa con Comunione generale, celebrata dall'E.mo Macchi; alle ore 10, Messa solenne, pontificata da S. E. R.ma Mons. Sabatucci, musica del maestro Cherubini; alle ore 16,30, recita del S. Rosario, Panegirico recitato dal Rev.mo Prof. Don Carlo Lombardi e Benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'E.mo Segna.

Quanti intervennero a queste solenni funzioni, se ne partirono roll' animo ripieno di soavi consolazioni e poterono persuadersi quanto fruttuosamente viene impiegato quell'obolo con cui i benemeriti Cooperatori sostengono le ópere Salesiane e quell'appoggio morale che alle medesime prestano.

Treviglio.

Tralasciando di parlare, per amore di brevità, della splendida festa di San Francesco di Sales celebratasi in quel nostro fiorente Collegio e delle solenni funzioni compiutesi nell'attigua Chiesa di S. Carlo sotto la presidenza del Rev.mo Prevosto Mons. Nazari, ricorderemo solo la Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Trevigliesi tenuta dal carissimo nostro Sacerdote D. Giov. Garino, nome già noto ai nostri lettori per la sua valentia nelle lingue latina e greca e per le molteplici pregevolissime opere da lui pubblicate. Suo intento fu di far conoscere D. Bosco e le Opere sue. Parlò come sa parlare un figlio che ama e venera il padre ; le parole sgorgavano da un cuore pieno di affetto e di stima, e gli uditori coll'ammirazione dovettero sentirsi crescere in cuore lo zelo nel coadiuvare sempre più efficacemente le Opere Salesiane.

Verona.

L'ottimo giornale « Il Verona Fedele » ci dà il seguente resoconto di quanto fecero i nostri buoni e numerosi amici di quella città per onorare San Francesco di Sales

« Alle ore 9 del 28 gennaio fu celebrata la Messa solenne dal Cav. Prof. Pietro Scapini, membro del Comitato Salesiano locale, eseguendovi scelta musica un buon gruppo di alunni dell'Istituto. Finita la Messa, il Rev. D. Giuseppe Manzini parlò per circa 3/4 d'ora, mostrando in D. Bosco il vero apostolo, perchè dell'apostolo ebbe la fortezza, l'azione e lo zelo. E, svolgendo questi tre punti, fece una bella e completa sintesi di tutto quanto operarono ed operano in mille guise i Salesiani a bene della società non solo d'Italia, ma di tutto il mondo. Terminò raccomandando calorosamente l'obolo per la Casa di Verona. Quindi fu impartita con il SS. Sacramento la benedizione dal Rev. D. Francesco Serenelli, Presidente del Comitato Salesiano.

» L'insieme di tutta la festa ci pare sia stata una prova della simpatia che circonda i Salesiani in Verona; simpatia che crescerà, speriamo, ogni dì più, vedendosi il frutto della loro fortezza, della loro attività, del loro zelo. »

Torrione di Bordighera.

« Bella, divota riuscì la festa del Patrono della Pia Società Salesiana, celebratasi il 31 genn. u. s. nella Chiesa Parrocchiale di Maria SS. Ausiliatrice al Torrione (Bordighera). A renderla più lieta e solenne vi prendeva parte S. E. Rev.ma Mons. Ambrogio Daffra. veneratissimo Vescovo di Ventimiglia e grande amico dei figli di D. Bosco, il quale alle 7 3/4 vi celebrava la Santa Messa della Comunione Generale, coll'assistenza dei RR. Can. Callisto Amalberti e Teologo Antonio Marzocco. Prima della Comunione rivolse agli astanti parole inspirate dal più ardente amore a Gesù Sacramentato. In posto distinto assisteva il nuovo Comitato Parrocchiale, i cui membri tutti si accostarono alla S. Comunione con divoto raccoglimento e con edificazione di tutti, e dopo la S. Messa si presentavano ad ossequiare Sua Eccellenza, che disse loro parole d' incoraggiamento, raccomandando a tutti di essere e mostrarsi sempre ed ovunque buoni padri di famiglia e buoni cristiani, senza rispetto umano.

» Alla Messa solenne, cantata dal Rev.mo Can. Don Giovanni Boeri, Primicerio della Cattedrale, Sua Eccellenza assistette pontificalmente, e dopo il Vangelo fece il Panegirico del Santo, fermandosi sopratutto a parlare delle lotte che il Santo ebbe a sostenere per mantenersi fedele a Dio e a Lui serbare immacolato il suo cuore.

» Nel pomeriggio, dopo una breve funzione per le Figlie di Maria, in cui si ammisero alla Pia Unione alcune nuove aspiranti, e dopo i Vespri solenni Mons. Daffra si degnò ancora di tenere la Conferenza Salesiana. Notato dapprima il progresso che in questa seconda metà del secolo si è fatto nelle arti, nell'industria e nel commercio sì da superare tutti i secoli, lo mise al confronto del regresso in fatto di virtù e di moralità. Poscia con ardore sempre crescente parlò dell'Opera provvidenziale di D. Bosco, della sua altissima importanza pei bisogni del secolo nostro e della necessità che essa venga aiutata e sostenuta dai Cooperatori e dalle Cooperatrici Salesiane non solo, ma da tutti i buoni, sia colla preghiera e sia colla elemosina, affinchè possa dilatarsi sempre più a maggior gloria di Dio ed a salvezza delle anime e particolarmente della povera gioventù.

» Oh! voglia il buon Dio che la calda parola del pio Vescovo di Ventimiglia sia ascoltata non solo dai diletti suoi figli, ma per mezzo del Bollettino Salesiano abbia un'eco in ogni parte del mondo, affinchè tutti i buoni di ogni regione concorrano alla mondiale opera dei Figli di D. Bosco !

Asti.

In modo veramente splendido s'è celebrata in quest'anno la festa di S. Francesco di Sales nella Parrocchia di San Silvestro, per opera del nostro Direttore Diocesano, il quale invitò a predicarvi il Rev.mo Francescano P. Domenico da Favria, già alunno di Don Bosco. Il buon Padre da quel valente oratore che è, tenne due pubbliche Conferenze: una sulla buona stampa e l'altra su Don Bosco e le Missioni Salesiane, elettrizzando col fascino del suo dire l'affollatissimo uditorio. Infine si fece la questua pei nostri Missionarii ed alcuni Cooperatori pensarono di portarvi pure oggetti di vestiario. Iddio rimuneri la loro carità.

Messina.

La sera precedente la festa del nostro caro Patrono, un buon numero di Cooperatori e Cooperatrici Messinesi radunavansi nella Cappella di quell'Istituto Salesiano per ascoltare la Conferenza tenuta dal nostro Sacerdote D. Piccollo.

« Dopo aver tratteggiato a vivi e smaglianti colori la vita di D. Bosco, dice il Risveglio di Messina, D. Piccollo intrattenne i suoi uditori sulla benefica istituzione degli Oratori festivi, e ne mostrò la indiscutibile necessità che essi si diffondano nella moderna società per potere salvare la gioventù dalle unghie delle sette, le quali l'hanno omai interamente scristianizzata nelle scuole, nelle officine e dappertutto. Con episodii commoventi, con esempi di conversioni di giovani induriti nel peccato, l'oratore provò come l'opera del nostro buon Padre Don Bosco tenda a risuscitare moralmente la gioventù avvelenata dalle insidie della setta. Quindi esortò tutti i presenti a sostenere con la parola, col consiglio, coll'aiuto pecuniario questa importante e benefica istituzione, che già mirabilmente fiorisce nella città di Messina ».

Novi Ligure.

Nella seconda metà dello scorso gennaio quattro dei nostri Sacerdoti predicarono in Novi una sacra missione di diciotto giorni. Ricorrendo allora la festa di S. Francesco di Sales, da bravi Salesiani presero occasione per tenervi pure una Conferenza Salesiana, che fruttò un'offerta superiore ad ogni aspettazione. Il nostro Don Carmagnola, colla limpidezza di parola che gli è propria, seppe scuotere le fibbre più delicate dei numerosissimi uditori, entusiasmando tutti delle Opere di Don Bosco.

Alessandria.

La missione dettata con slancio e felice esige nella città di Novi dai nostri cari confratelli ebbe un'eco fino ad Alessandria, dove si espresse il desiderio che qualcuno di essi scendesse a tenervi la Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di Alessandria. Questa fu tenuta dal nostro D. Pentore, che lasciò tutta l'elemosina a beneficio dell'Oratorio festivo locale.

Le Suore di Maria Ausiliatrice già vi hanno aperto quello femminile, a cui accorrono circa 300 fanciulle; speriamo fra breve si potrà pure aprire quello maschile.

Iddio benedica tanta buona volontà e appaghi il desiderio dei Cattolici Alessandrini.

Cuneo.

Leggiamo nel Dovere, giornale cattolico di Cuneo, quanto segue: « Il 29 di gennaio, occorrendo la festa di S. Francesco di Sales, fu un bel giorno e memorando pei Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. Nel mattino assistettero in corpo alla Messa per loro celebrata nella Chiesa Parrocchiale di S. Ambrogio. La sera, in un'ampia sala del Circolo della Gioventù Cattolica, convennero numerosissimi alla Conferenza che vi era indetta. Eravi presente, quale rappresentante del Comitato Diocesano dell'Opera dei Congressi, a cui i Cooperatori Salesiani fecero lodevolmente atto di adesione, l'ill.mo sig. cav. Mattone di Benevello, Vice-Presidente del suddetto Comitato. S. E. Rev. Mons. Vescovo, che in tutte le buone opere vuole trovarsi a spronare e coll'esempio e colla facile e paterna parola tutti al bene, intervenne a rendere più cara la bella e geniale adunanza. E dopo che l'ottimo D. Biglia, benemerito Direttore dei Cooperatori, ebbe rivolto parole di vivo ringraziamento a S. E. Rev. del suo gentile intervento, ricordato il fine dell'Associazione e annunziato che un povero giovinetto cuneese era stato ultimamente ricevuto nell'Istituto di D. Bosco, Monsignore prese la parola, e per tre quarti d'ora tenne pendenti dal suo labbro ed entusiasmati tutti gli intervenuti.

» Ringraziato il D. Biglia del suo gentile invito, e assicurato essere per Lui somma soddisfazione il trovarsi in mezzo a tante care e benefiche persone, passa a ricordare un brano del libro dell'Esodo in cui si racconta come Faraone, Re d'Egitto, temendo l'accrescersi continuo e prodigioso degli Israeliti in quel paese, cercava ogni mezzo per impedirlo, fino a comandar la morte di tutti i neonati maschi, ma invano. Paragona questo fatto a quello odierno delle sette, che cercano appunto tutti i mezzi più iniqui e scellerati per distruggere la fede nel cuor della gioventù e allontanarla dalla vera Chiesa di Cristo. Anima quindi i presenti a fare con tutta forza argine a tanto male, essendo l'Opera di D. Bosco adatta appunto al caso nostro. Fa pure menzione di un altro fatto dell'Esodo, della nascita cioè e della miracolosa salvezza del fanciullo ebreo Mosè, e dice che le stesse parole dette dalla Salvatrice figlia di Faraone alla madre del bambino: - Prendi questo fanciullo e allevalo per me - sono pur quelle che in lingua misteriosa proferisce la Chiesa all'atto che restituisce il battezzato alla madre sua. Rammenta gli odierni tentativi di scristianizzazione della gioventù nelle scuole e in altri luoghi, disprezzando la religione, mettendola in ridicolo, e richiama quindi i doveri d'una buona madre di famiglia, dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, animandoli con racconti di fatti di coraggio cristiano dato da tanto madri di famiglia.

» Ha una parola d'encomio pel Rev. D. Biglia per il bene da lui fatto al Circolo della Gioventù Cattolica colla Scuola di Religione, istituzione provvidenziale che raccomanda caldamente alla bontà ed allo zelo dei Cooperatori e delle Cooperatrici ; e da ultimo consola tutti colla sua pastorale benedizione.

» Voglia Iddio che la parola del Vescovo, che è seme di buone opere e di celesti benedizioni, fruttifichi nel cuor degli uditori non il trenta solamente, ma il sessanta ed il cento per uno.

» L'adunanza si sciolse, non prima d'aver raccolto una buona colletta per le Opere di Don Bosco ».

Pavia.

Da Pavia riceviamo la seguente corrispondenza:

« Le qui unite L. 413,65 rappresentano le offerte fatte dai signori Cooperatori e Cooperatrici di Pavia nella Conferenza tenuta in questa mia Chiesa del Carmine per la festa di S. Francesco di Sales. Di esse L. 50 sono la solita offerta annuale del Sig. Coop. Damaso Nascimbene, per le Missioni Salesiane d'America.

» Come vede Vostra Paternità Rev.ma, lo spirito di questi buoni Cooperatori e Cooperatrici Pavesi si mantiene sempre fervido nell'amore verso le benefiche e sante Istituzioni di D. Bosco, e dà fondatamente a sperare che si accrescerà ancor più quando saranno tra di noi i Salesiani, la cui venuta è vivamente desiderata e aspettata.

» E fu davvero uno scoppio di gioia allorchè, nella p. p. Conferenza, io potei assicurare che entro quest'anno li avremo. - Che bella benedizione del Cielo per la nostra città ! - si ripeteva da tutti : e la sarà certamente massime pei figli del nostro popolo, che hanno tanto bisogno di chi si interessi del loro bene con quelle sante industrie di carità, che sono un segreto speciale dei discepoli di quel gran servo di Dio che fu Don Bosco.

» Anche quest'anno, la festa del nostro Santo Protettore (che celebrammo nella Chiesa di S. Francesco, ove se ne solennizza con pompa particolare la memoria) riuscì consolantissima e molto edificante per concorso e per fervore di cristiana pietà. Numerosa la S. Comunione Generale distribuita dal sottoscritto nella sua Messa alle ore 7 1/2 e nella quale tenni ai Cooperatori ed alle Cooperatrici, nonchè al popolo che assisteva, un discorso di circostanza, svolgendo questi pensieri

» Che la festa di S. Francesco di Sales ben potrebbe chiamarsi l'apoteosi e il trionfo della bontà, della carità e dell'amore, perchè son queste le virtù caratteristiche che ci son proposte in lui da imitare....

» Che ben a ragione, pertanto, D. Bosco ha voluto scegliere di preferenza il Salesio come Protettore di tutte le sue grandi Istituzioni e darlo quale Patrono ai Cooperatori, appunto perchè, trattandosi di Opera diretta alla carità e sulla carità fondata e stabilita, i Cooperatori avessero ad imparare dal Salesio quella bontà, generosità e grandezza di cuore che si richiede in chi è chiamato a sostenere le Opere più belle, più utili e salutari della Beneficenza Cristiana.... Imperocchè, nelle Istituzioni di Don Bosco, non è solamente un tozzo di pane che si dà a chi ha fame, non è solamente un abito che si porge a chi è ignudo, non è solamente un asilo che si apre a chi è abbandonato sulla strada, non è solamente un mestiere che si insegna a chi dovrà guadagnarsi la vita; ma sono ancora, ben più e ben meglio, migliaia e migliaia di giovani che si strappano al vizio, al socialismo, all'anarchia e alla perdizione, e s'educano alla virtù, al bene e al cielo; migliaia di apostoli che s'allevano all'ombra del Santuario, per portare nella società e nei più barbari paesi la luce del Vangelo, il verbo della rigenerazione e della vita ; migliaia E migliaia di selvaggi che, mercè le Missioni Salesiane d'America, si convertono alla S. Religione di Cristo e diventano a noi fratelli nel vincolo di una stessa fede e di un medesimo amore, benchè lontani e separati da noi dall'immensità dell'Oceano....

» Che, per soccorrere un poverello, può bastare tante volte quel po' di cuore e di bontà naturale che si chiama filantropia; ma per soccorrere e sostenere quest'Opera, ci vuole una bontà, una generosità e grandezza di cuore, che sappia elevarsi ben più in alto, che sappia inspirarsi ai grandi principii della fede e della carità di Gesù Cristo, che sappia attingere i suoi generosi impulsi alla fonte stessa del bene che è Dio, che sappia comprendere e stimare in tutta la sua grandezza il pregio, l'eccellenza, il merito e la gloria d'essere chiamati a cooperare alla santificazione E alla salute di tanta parte dell'umanità....

» Ecco perchè ai Cooperatori è dato per modello il Santo della bontà, della generosità e dell'amore, non di una bontà e di un amore puramente umano e naturale e perciò troppo freddo e troppo sterile al bisogno, ma di quella bontà, generosità e amore che si forma sui palpiti e sugli affetti del Cuore di Gesù, e che perciò riesce tanto grande, tanto eroico, tanto potente ed efficace nelle sue benefiche operazioni a sollievo dei fratelli.... Che se vi fu mai Santo che abbia studiato bene il Cuore di Gesù per trasformare in esso il suo cuore, egli è S. Francesco di Sales... E dove principalmente lo studiò e alla sua divina fiamma si scaldò di tanta carità pei proprii fratelli?... nel Sacramento dell'Amore, dell'Immolazione, del Sacrificio... È a questa scuola dove il Salesio imparò a farsi tutto per tutti e a darsi tutto a tutti, per tutti guadagnare a Gesù Cristo

» Che perciò anche i Cooperatori Salesiani devono amare Gesù in Sacramento, al suo divin fuoco scaldare i proprii cuori e da Lui che tutto vive, tutto si dona e tutto si sacrifica per gli uomini, imparare a vivere, a donarsi, a spogliarsi, a sacrificarsi generosamente e largamente pei proprii fratelli soccorrendoli nelle provvidenziali Istituzioni di D. Bosco, che sono il trionfo della carità di Gesù Cristo sulla terra....

» Infine che - Da mihi animas, caetera tolle - fu il grido di San Francesco; il grido sublime dell'amante di Gesù Sacramentato ; il grido che compendia tutta la sua vita; il grido che raccolse e fece suo l' immortale Don Bosco, che pose nello Stemma Salesiano, che scrisse a capo di tutte le sue Opere mondiali - il grido magnanimo che dev'essere pure la parola d'ordine dei Cooperatori - Da mihi animas, caetera tolle ! »

Prev. FRANCESCO MARIANI.

Direttore Diocesano. * *

Altre Conferenze Salesiane - pubbliche e private - furono tenute a NovARA dal Rev.mo D. Carlo Salamano, Direttore Diocesano di Vercelli; a CERANO da uno dei Sacerdoti locali; a MANTOVA dal Rev.mo Direttore Diocesano Arciprete Amos Marchesi ; a CESARò di Sicilia dal Rev.m° D. Michele Gusmano ; a FOSSANO dal nostro Rev.mo D. Francesia ; ed a VERCELLI, SALUZZO, CARMAGNOLA, CASALE MONFERRATO, CHIERI, ALBA e CHIVASSO dal nostro D. Stefano Trione, il quale ci prega di presentare a tutti i suoi sentiti ringraziamenti per la somma cordialità, con cui fu dovunque ricevuto.

NECROLOGIA

Mons. Placido Pozzi Vescovo di Mondovì

La città e diocesi di Mondovì alla metà dello scorso gennaio veniva gettata in profondo lutto per la repentina morte del suo mite e pio Vescovo Mons. Placido Pozzi.

Nato in Villanova di Mondovì il 17 settembre 1819, per la sua profonda coltura e pei suoi modi signorili, in giovanissima età venne scelto a precettore dei Principi di Casa Savoia Umberto, Amedeo e Oddone, i quali serbarono sempre grande affetto e vivissima venerazione per il loro maestro ; ed egli si valse in diverse circostanze di questi suoi rapporti per scrivere al Sovrano nobilissime lettere, ricordandogli i doveri che incombono al Capo di uno Stato, giusta i dettami della Religione Cattolica.

Nel 1873 succeduto nel governo della diocesi di Mondovì a Mons. Ghilardi, tempra fortissima di Vescovo e di scrittore, non fu a lui inferiore nelle opere di religione e nel tener desti gli animi all'azione del bene. E difatti la diocesi di Mondovì è tra quelle dove le tradizioni religiose ed il movimento cattolico sociale danno più copiosi frutti, contendendo con successo il campo alle dottrine dissolvitrici del moribondo secolo XIX.

La sua pietà, lo zelo e le grandi beneficenze, che prodigava ai poverelli di Cristo, lo resero mai sempre amatissimo a tutti i Monregalesi, i quali gli diedero una vera dimostrazione d'affetto, di venerazione e di profonda pietà figliale nelle solennissime estreme onoranze funebri.

Anche i figli di D. Bosco ebbero a sperimentare in varie circostanze la gentilezza d'animo e la generosità del pio Vescovo di Mondovì. Quanto godeva il suo cuore nell'apprendere che varii suoi diocesani s'arruolavano sotto la bandiera salesiana per diffondere il regno di Gesù Cristo in ogni angolo della terra ! Quanto impulso non diede egli in questi ultimi anni all' Associazione dei nostri Cooperatori nella sua cara diocesi ! E quanta gioia non provò, solamente qualche anno fa, quando gli fu dato di venire a pontificare e presiedere alle nostre feste di Maria Ausiliatrice ! Ancor ci stanno impresse nel cuore le dolci, le lusinghiere parole che in tal circostanza, ammirando più davvicino l'Opera nostra, ebbe a nostro riguardo e la vistosa elargizione che si degnò lasciarci a soccorso de' nostri orfanelli ed a nostro incoraggiamento !

È quindi giusto che noi pure prendessimo viva parte al grave lutto della Diocesi Monregalese e che invitiamo tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici ad unire alle nostre le loro fervide preci per l'eterno riposo dell'anima bella di Monsignor Pozzi.

D. Giov. Battista Rivetti

Il 29 scorso dicembre a Rossignol-Coigneux, nella diocesi di Amiens (Francia), finiva il suo mortale pellegrinaggio questo nostro dilettissimo Confratello, già da otto anni Direttore infaticabile della nostra Colonia agricola del Sacro Cuore colà aperta.

Questo degno figlio di D. Bosco, per ben 15 anni fu modello del perfetto religioso. Compiuto in Italia il suo noviziato, venne mandato a Nizza Marittima in qualità di assistente. Tutti coloro che lo conobbero poterono ammirare la sua pietà, il suo zelo e la sua esatta ubbidienza. Da Nizza venne poscia inviato alla Casa di Marsiglia, perchè sopraintendesse alla piccola Colonia agricola di S.ta Margherita. Nel 1889 i Superiori gli confidarono la fondazione e la direzione della Colonia Agricola di Rossignol, dove operò veri prodigi. Fece prosperare la nuova casa in pochi anni e fu sempre la consolazione di tutti coloro che a lui fecero ricorso per consiglio e conforto. La sua fede ardente ed il suo zelo gli acquistarono la venerazione di tutto quel popolo, il quale ben diede a conoscere quanto gli fosse affezionato e riconoscente, quando se lo vide mancare di mezzo rapito dalla falce della morte a soli 45 anni. I suoi funerali a Rossignol furono un trionfo e la sua memoria rimarrà indelebile nel cuore di tutti gli abitanti della Piccardia e dell'Artois.

Imponenti furono pure i funerali di trigesima che si vollero tributare a D. Rivetti in Novalesa (Susa) suo paese nativo. Un fratello del defunto, Arcidiacono e Vicario Generale della Diocesi di Susa, cantò la Messa solenne da requiem, a cui intervenne il R. P. Cherubino Verguera, carmelitano scalzo, parente del defunto, tutto il clero dei dintorni e numerosissimo popolo. L'amatis.m° Sig. D. Rua inviò eziandio due Sacerdoti a rappresentare la nostra Pia Società. Un coro di Sacerdoti eseguì una bellissima Messa inedita, accompagnata all'organo dall'autore stesso, e prima delle esequie un Vice-curato della Parrocchia pronunziò una commoventissima orazione funebre, dipingendo maestrevolmente le virtù religiose e sociali del suo venerato compatriota. A tutti i nostri piè sentiti e vivi ringraziamenti, perchè in quel molto ch'essi han fatto per onorare la memoria di questo nostro esemplare Confratello, oltre alla pietà patria, noi vi scorgiamo pure tutta la grandezza del loro affetto verso D. Bosco e le Opere sue. A Dio la gloria di tutto!

Il Can. D. Giov. Battista Filippi di Saluzzo

Nel numero di quegli spiriti generosi che consacrano la loro vita a sollievo dei poveri e degli orfani v'ha annoverato, quale uno dei più preclari ed illustri, il Can. Giov. Battista Filippi, decesso negli ultimi giorni dello scorso anno in Saluzzo sua patria. Tutta la sua vita fu un intreccio mirabile di attività e di zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Sensibilissimo di cuore, sembrava avesse ereditato la squisitezza, l'entusiasmo ed il sacrifizio della grand'anima di Silvio Pellico suo compatriota. Epperò, appena consecrato Sacerdote, si dedicò intieramente alla cura degli orfani ed unitosi al compianto D. G. B. Gorla - iniziatore del Ricovero dei poveri orfani di Saluzzo, attualmente Ospizio Gianetti - col consiglio e coll' opera lo coadiuvò in questa santa impresa. Morto che fu D. Gorla, dovette egli stesso assumersi la direzione di detto Ospizio, cui presiedette fino alla morte con saviezza ammirabile. Il suo zelo però non si limitò solo a questo ; ma egli, ben persuaso della grande sentenza di S. Vincenzo de' Paoli - che la migliore di tutto le opere si è quella di procurare alla Chiesa dei buoni preti - promosse eziandio e sempre le vocazioni allo stato ecclesiastico. Ed in questa sua modesta missione raccolse pure consolantissimi frutti; perchè non pochi sacerdoti, molti dei quali ancora viventi in quella diocesi, dopo Dio debbono alle cure del Can. Filippi, la grazia della loro vocazione.

Ammiratore di D. Bosco e delle sue Opere, si fece pure zelante Cooperatore. E sopratutto era mirabile nel cooperare alla diffusione delle « Letture Cattoliche di Torino » delle quali divenne attivo corrispondente per più centinaia di abbonati. Quantunque quest' incarico traesse seco non poche noie ed eziandio considerevoli perdite, pure non volle mai per ben cinque lustri tralasciarlo neppur negli ultimi anni. Oh! imitassero quest'esempio preclaro quelli, cui il Signore ha legato in retaggio specialissimo la carità verso il prossimo e la salute delle anime dei proprii fratelli ! Quanto bene si farebbe in più e più luoghi ! Voglia quest'ottimo Canonico dal cielo, dove con fiducia crediamo goda già il premio meritatosi coll' instancabile suo zelo, inspirare in altre anime questo suo spirito nobile e sublime a favore di tanti poveretti, che chiedono il pane di buona istruzione ed il più delle volte non trovano chi loro glielo somministri. Sia questo il mesto fiore, che insieme ai nostri suffragi deponiamo sulla santa sua tomba.

II Sac. Francesco Missaglia di Lecco

Carico di meriti questo venerando sacerdote morì in Lecco alla metà dello scorso gennaio. Visse anni 81 e tutta la sua vita fu un luminoso e non mai interrotto apostolato di carità, quantunque negli ultimi cinque lustri del suo mortale pellegrinaggio avendo, per un caso fortuito, dovuto subire l'amputazione d'un braccio, vivesse quasi segregato dal mondo e pressochè impotente a realizzare le brame ardenti del suo cuore generoso. Fu uno dei fondatori della Cassa di risparmio per gli Operai di Lecco, e poscia ebbe l' amministrazione del nascente Ospedale di quella cittadina, non venendo meno al difficile incarico anche in momenti assai critici.

Novello Ambrogio, « con l'animo che vince ogni battaglia, » seppe tutelare di fronte alla prepotenza dell'autorità, lo scarso patrimonio dei poveri Lecchesi, anche a costo della sua vita. Zelò pure con tutte le sue forze le altre opere di beneficenza e le istituzioni cattoliche dei nostri tempi. Perciò fu mai sempre operoso ed affezionatissimo Cooperatore delle Opere del nostro Fondatore D. Bosco, e in sul finire della sua mortal carriera volle dare solenne prova di questa sua affezione per i figli di D. Bosco, volgendo ad essi i suoi ultimi pensieri e le sue ultime beneficenze.

I funerali in Lecco furono degni di questo attivo servo di Dio : tutta la cittadinanza vi prese parte, e mentre la memoria di tanti, che nel secolo furono grandi, è già ormai divenuta possessione dell' oblio, quella di D. Francesco Missaglia invece sarà eterna, perchè « In memoria aeterna erit justus. » E di lui, vero apostolo della carità, serberanno grata ed imperitura memoria, non solo i cittadini e le molteplici istituzioni benefiche di Lecco, ma eziandio i Salesiani sparsi su tutti i punti della terra in unione a tutti i loro Cooperatori e Cooperatrici. Possano i nostri suffragi non già accelerare l'entrata in Paradiso di quest'anima eletta - perchè abbiam ferma fiducia ch'ella subito sia stata ammessa a far parte dell' infinita falange de' Santi - ma bensì farci degni di un nuovo angelo protettore che ci aiuti, che ci guidi sul sentiero scabroso della nostra vita.

Notizie varie

L'ERIGENDO ISTITUTO SALESIANO in Bologna.

Mentre il presente numero va in macchina, in Bologna si compiono avvenimenti ben consolanti per l'Opera Salesiana : la Conferenza del nostro Superiore D. Rua nella Chiesa della SS. Trinità, la posa della prima pietra dell'erigendo Istituto Salesiano in quella città e la costituzione del Comitato delle Signore in aiuto del Comitato Promotore di esso.

Frattanto godiamo di sapere che la sottoscrizione iniziatasi dal sullodato Comitato Promotore di quell'Istituto procede felicemente e come nello scorso gennaio veniva impreziosita da una cospicua somma di Sua Ern. Rev.ma il Cardinal Domenico Svampa Arcivescovo di quella città.

L' E.mo Principe inviava la sua offerta colla seguente lettera, che è grande ventura poter rendere di pubblica ragione, perchè prova qual tesoro di affetti nutrano i Vescovi per i loro popoli, e come la carità sappia ispirar loro anche dei sacrifici pervenire in aiuto dei poveri.

L'esempio nobilissimo del capo dell'Archidiocesi Bolognese avrà senza dubbio un largo seguito di imitatori. Ecco senza più la lettera

MOLTO REv. DoN VIGLIETTI,

Godo grandemente vedendo che le offerte per l'erigendo Istituto Salesiano si vanno sempre più moltiplicando. Non fu illusione la fiducia che io posi nel cuore generoso dei miei dilettissimi figli bolognesi. Ne benedico il Signore, e grandemente mi rallegro nella ferma speranza di veder presto aperto un asilo a tanti poveri figli del popolo abbandonati.

Bramoso di veder registrato il mio nome nelle liste degli offerenti, mando a Lei lire mille, con vivo desiderio di potere ulteriormente cooperare ad uno scopo così santo e vantaggioso.

La benedico di cuore.

Bologna, 23 gennaio 1897.

Affezionatissimo

+ Domenico CARDINALE ARCIvEscovo.

GIUBILEO D'ARGENTO del Collegio Municipale di Varazze.

Un corrispondente da Varazze scrive al Cittadino di Genova in data 10 febbraio

« Non posso tralasciare di scrivervi un po' di relazione della festa riuscitissima che ebbe luogo domenica scorsa 7 febbraio per il 25 anniversario della fondazione di questo Convitto Municipale. Ho tardato perchè speravo che altri più diligente mi prevenisse ; ora eccomi a fare il mio dovere.

» All' invito del Comitato, presieduto dal sig. G. B. Cerruti, figlio di uno dei più sinceri amici della Pia Società Salesiana, Comitato composto di antichi allievi dell'Istituto, risposero volenterosi i compagni.

» Ad ogni arrivo di treno, numerosi gruppi di persone s'avviavano al Collegio, ove venivano con squisita cortesia ricevuti dal Direttore Rev. D. Luchelli, ispiratore ed anima della festa.

» Ammirammo la lapide posta all'entrata del Collegio e destinata a tramandare ai posteri la memoria del lieto avvenimento.

» L' iscrizione, semplice e bella, è dovuta al Canonico Rosso, antico allievo dell' Istituto : il lavoro al Cav. Colombo Buttera, che eseguì l'opera con singolare precisione e buon gusto. Non ci aspettavamo un ricordo così gentile di sì caro avvenimento.

» Trovammo i tre Direttori che precedettero il Luchelli nel governo del Collegio : Francesia, Mo nateri e Bordone, come pure Monsignor Boraggini, Vescovo della Diocesi, sempre pronto ad accorrere dove vi è un' opera buona da compiere; trovammo molti antichi compagni, da ogni parte convenuti alla festa dell'affetto e della riconoscenza.

» Il Collegio sempre eguale, per quanto (si capisce) vestito a festa. Qualche saggia variazione nella disposizione dei locali, qualche abbellimento, ma è sempre il nostro Collegio.

» Il cortile portato ad un solo livello, allungato, migliorato. Non si vedono più traccio degli antichi orti dove si coltivavano le cipolle e l' insalata ; sono sparite anche quelle provvisorie divisioni di legname che l' ingombravano.

» La cappella è la stessa; i medesimi quadri ; i medesimi banchi logorati da venticinque anni di uso.

» Passiamo alla parrocchiale, magnifico tempio, sotto le cui volte, adorne di splendidi arazzi, la musica di Gounod ci rapisce ed affascina.

» Sono gli alunni del Collegio, assieme ad una squadra di Alassio, questi ultimi guidati da un mio antico compagno, ora salesiano, il rev. D. Urbano, nell'arte dei suoni grande maestro, quanto diligente conservatore delle memorie antiche.

» Pari a sè il Canonico Rosso nel panegirico di San Francesco.

» Al pranzo di oltre cento coperti, con gentile pensiero preparato nell'antico refettorio, presero parte Monsignor Vescovo, i Parroci delle due parrocchie, la rappresentanza municipale, il clero di Varazze e dei luoghi vicini e numerosi amici e convittori.

» I cibi furono squisiti, il servizio inappuntabile. Fioccarono i brindisi, fra cui graziosissimo quello di D. Francesia, che non smentì la sua antica fama di mago della parola.

» Furono festeggiatissimi, oltre Monsignor Vescovo, i quattro Direttori del Collegio e D. Paseri, antico istitutore dello stesso.

» Anche l'artista esecutore della lapide commemorativa ricevette molti complimenti; parlò applaudito il farmacista sig. Ameri.

» Più tardi musica di Cagliero e di Mozart e quattro parole dette come al solito da D. Francesia. Dopo accademia nell'Oratorio dell'Assunta, onorata dalla presenza di Monsignor Vescovo e da numeroso e scelto pubblico.

» Tralascio i dialoghi, le poesie, i discorsi tutti belli e riuscitissimi : mi limito a far cenno della musica che fu addirittura splendida.

» Il maestro del Collegio deve aver sudato parecchio ! Un encomio speciale spetta al prof. Enrico Calabria, un superbo violinista amicissimo dei Salesiani, che da Savona accorre e si presta gentilissimamente ad ogni loro chiamata.

» È un' artista valentissimo e finissimo, e contribuì efficacemente tanto in chiesa quanto nell'accademia, dove fu molto applaudito, alla buona riuscita della festa.

» Peccato che l'ora della partenza ci viene ad interrompere nel più bello e ci costringe in fretta ed in furia a correre in treno, senza nemmeno poter ringraziare tutti quelli cui fummo debitori di una sì bella giornata, specialmente i membri del Comitato che si fecero in quattro perchè le cose procedessero a dovere ! Del Direttore del Collegio non parlo: tanto nomini nullum par elogium ! »

ESEMPIO DA IMITARE.

Nello scorso mese il nostro Superiore riceveva da Alassio una busta contenente lire tredici involte in un foglietto colla soprascritta : « Oblazione spontanea dei Liceisti di Alassio per gli Orfani Armeni raccolti nell'Orfanotrofio di Betlemme ».

Il bell'esempio è degno di essere imitato, e noi lo proponiamo a tutti i giovani dei Collegi ed Istituti, in cui penetra il nostro Bollettino.

La triste condizione di quei poveri Orfanelli si merita tutta la nostra considerazione; epperò facciamo voti che il Can. Belloni, mercè l'aiuto de' nostri Cooperatori e specialmente di tutti i giovani nostri lettori, possa ingrandire il suo stabilimento ed accogliere un maggior numero di quegli abbandonati figli della sventurata Armenia.

LEONE HARMEL A VALDOCCO.

Verso la metà dello scorso gennaio, il nostro Oratorio di Torino, venne onorato di una breve visita del Sig. Leone Harmel, il buon padre degli Operai di Val-des-Bois. Era accompagnato dal Rev. Padre Giulio del Sacro Cuore, O. S. F., Commissario Generale del Terz' Ordine in Francia, e dal Sig. de Palombera, Vice-console di Spagna a Cognac. L'eminente sociologo cristiano, conosciutissimo nel mondo del movimento cattolico, tenne a Torino una conferenza famigliare nel locale del Comitato Cattolico diocesano.

Il Sig. Harmel era diretto a Roma, perchè chiamato espressamente dal Santo Padre, il quale lo volle incaricare dell'organizzazione di un prossimo Congresso internazionale di Operai, che si terrà facilmente quest'anno a Torino o a Milano.

Il Sommo Leone XIII gli fu largo d'incoraggiamenti e consigli ed il Bon Pére cominciò subito il suo lavoro tenendo prima a Firenze e poscia a Milano brillantissime conferenze.

Al 6 dello scorso febbraio era di nuovo in mezzo a noi; alla sera del 7, presenziò il nostro teatrino, dove fu fatto segno a cordialissime ovazioni da parte del numerosissimo pubblico. La mattina seguente ripartì per la Francia accompagnato dall'unanime desiderio di presto riaverlo fra noi.

IL CAV. SOLARI.

Altro illustre ospite del nostro Oratorio nel mese di febbrajo fu il celebre agronomo Cav. Stanislao Solari di Parma, il quale tenne in Torino due interessanti conferenze, una alla Sede dell'Unione Agricola Torinese, l'altra nel Palazzo Arcivescovile, intorno al suo sistema di agricoltura a base di induzione dell'azoto. Noi facciam voti che questo suo sistema venga largamente conosciuto e praticato a vantaggio delle nostre popolazioni agricole.

Censurae latae sententiae nunc vigentes, auctore BONACINA ALOYSIO, Sac. Mediol. olim professore. Augustae Taurinorum ex Typ. Salesiana 1896. Vendesi presso l'Autore in Oggiono (Prov. di Como) a L. 1,20 franco di porto.

Il Prof. D. Luigi Bonacina è gia noto ai nostri lettori per il Manuale Univ. Theol. Moralis pubblicato nello scorso anno coi nostri tipi.

Annunciandolo noi dicevamo che era difficile trovare un Compendio di Teologia Morale più perfetto e commendevole sia per la, materia che abbraccia, sia per la sicurezza della dottrina, sia per le doti che lo abbelliscono. Questo elogio ebbe il suffragio di molti dotti illustri, e la conferma dei sacerdoti e degli studiosi, presso cui andò a ruba il libro, così da essere quasi esaurita la copiosa edizione.

Gli stessi elogi vanno tributati tutti e totalmente a questa operetta, la quale, quanto è piccola di mole, altrettanto deve essere costata di fatica e di diligenza all'Autore.

La materia vi si tratta completamente. Le censure oggi in vigore vi sono enumerate tutte - proprio tutte - E questo è pregio importantissimo, tanto più che nei molti compendii di Teologia Morale ed anche nei Commentarii sulle Censure è assai difficile trovare una enumerazione completa.

Pregio importantissimo è pure quello di aver tenuto calcolo di tutti, o quasi tutti i casi, che ponno accadere, anche dei più rari, e di averne indicato con pochi tratti e francamente le risoluzioni. Le decisioni delle S. Congregazioni sono notate con diligenza superiore ad ogni encomio ma abbiamo dovuto ammirare la perizia dell'Autore nella applicazione franca e sicura dei principii di S. Alfonso : Lex dubia non obligat.... Licet se qui opinionem probabilem... Odia restringenda etc. così bene illustrati ed inculcati dal Padre Ballerini. L'Autore, come un abile chirurgo che sa trovare prontamente la strada per arrivare alla radice del male, in mezzo alle molteplici controversie e titubanze dei Teologi sa aprirsi la strada francamente, e proporre quelle risoluzioni pratiche dei casi, che e sono appoggiate a ragioni sode e sono meno dure alla libertà e quindi tutte in pratica. Il che quanto giovi e a quelli che intraprendono la carriera degli studi teologici, e a quelli che si trovano nella necessità di dover dare una risoluzione pronta e decisiva, niuno è che non vegga.

Ma vi ha di meglio. Questo libretto ha un pregio tutto speciale, che lo rende incontestabilmente uno dei migliori Commentarii sulle Censure finora pubblicati ; ed è l'ordine che esso tiene nelle singole censure. Generalmente anche i migliori commentatori hanno badato poco ad un ordine logico e razionale, e parecchi sono che prendono a commentarle parola per parola, come sono materialmente scritte.

L'Autore distingue in ogni censura l'objectum e il subjectum, ne indica, delimita e spiega l'uno e l'altro, e ne dà la opportuna postilla in margine, cosicchè a colpo d'occhio il lettore ne apprende l'ambito. Metodo questo, che facilita assai la intelligenza di questa parte di Teologia così intricata, ed aiuta potentemente la memoria.

Per tutto questo, e pei pregi esterni di bellissima carta, comodo formato, tipi elzeviriani etc. siamo certi che questo libretto avrà larga diffusione, e facciamo voti che l'illustre A. ci regali altri suoi lavori, i quali, se non porteranno incrementum luxurians, come egli modestamente nota nella prefazione, conferiranno però certamente in commune bonum, ed egli ne avrà benemerentiae laudem e presso i dotti e presso tutto il Clero.

A. P. M.

Praeco Latinus - Filadelfia 1328, Spring. Garden Str.

È un breve, ma utilissimo periodico mensile, redatto in latino, che si propone il notabile scopo di promuovere e diffondere l' amore e lo studio della lingua latina, anzi di ottenere possibilmente che questa lingua diventi lingua internazionale. Oltre all'articolo di fondo, con cui perora nella lingua del Lazio la nobile causa, contiene lavori originali latini in prosa e in poesia e saggi di traduzione da lingue moderne in latino. Ad es. il numero di novembre ha, tra altre cose, una bella epistola in esametri sulle lodi della campagna e un punto della 1° Deca di Tito Livio voltato in latino.

Noi segnaliamo volentieri questo valoroso periodico, che certo costituisce una novità giornalistica, e facciamo voti che possa trovare molti associati, sicchè se ne avvantaggi la lingua latina de' padri nostri e la lingua della chiesa cattolica.

La Madonna della Guardia Bollettino mensile del Santuario di N. S. della Guardia in Val di Polcevera presso Genova, che si pubblica in Via Aurelio Saffi 19, Sampierdarena. - sotto la responsabilità del Sac. Carlo Cresta, Rettore del detto Santuario. Abbonamenti presso al sunnominato Sacerdote, Bolzanetto (Genova). Prezzo L. 1 all'anno.

La Cooperazione popolare, rivista delle Cooperative cattoliche, organo ufficiale della Cassa Centrale per le Casse rurali cattoliche. - Un anno, 26 fascicoli in-16 con copertina, L. 2. - Borgo Macina, 31, Parma.

Il Bollettino dei Parroci. - E questo il titolo di un nuovo bel periodico settimanale che vide la luce quest'anno in Milano. In ampi fascicoli di 20 pagine tratta tatto ciò che può interessare un Parroco gli atti della S. Sede, gli Evangeli, la predicazione, le sentenze de' tribunali, casi di morale, liturgia, dogmatica, sacra ermeneutica, gli avvenimenti della settimana, i listini delle borse, dei mercati ecc. e dà consulti gratuiti in qualunque occorrenza. Chiederne un numero di saggio all'Amministrazione, Via Visconti, 4.

Pia Associazione della buona stampa. - Un bel modo veramente facile e pratico per promuovere la buona stampa ed ottenere gratis giornali, libri ed in modo particolare le Letture Cattoliche, è quello escogitato dalla Pia Associazione della buona stampa, stabilitasi in Asti. A questo fine basta inscrivere in apposite schede tanti soci aderenti, che paghino annualmente 5 centesimi. Essi per sì piccola offerta vengono inscritti nella Pia Società godono tra gli altri vantaggi anche l'applicazione di dodici messe all'altare della S. Famiglia. Ai promotori poi, ai cooperatori e zelatori, che inscrivano 50, 100, 200 di tali soci, si spediscono gratis, in conformità del regolamento, tanti bei libri e buoni giornali. Per essere poi scritto in perpetuo, come socio aderente e goderne i vantaggi, basta pagare una volta per sempre una lira. Per avere il regolamento e le schede, rivolgersi con cartolina doppia al M. Rev. D. Secondo Gay in Asti, direttore di detta Associazione.


OPERA DI MARIA AUSILIATRICE

PER LE VOCAZIONI DEGLI ADULTI ALLO STATO ECCLESIASTICO

« Fratelli, pensiamo pure finchè vorremo, e trove. remo di non potere contribuire a cosa più grande che a formare un buon Sacerdote. »

(S. VINCENZO DE' PAOLI).

Scopo dell'Opera. - Scopo di quest'Opera è di raccogliere giovani grandicell1 , che abbiano decisa volontà di fare gli studi letterari , mercè corsi appropriati , per abbracciare lo stato ecclesiastico. Termìnati questi studii e cerziorata la loro vocazione, gli allievi restano affatto liberi di ritornare in Diocesi presso ai rispettivi Ordinarii, abbracciare lo stato religioso, oppure dedicarsi alle Missioni Estere.

Mezzi di sussistenza. - Quest' Opera sussiste per mezzo d'un' Associazione creata appositamente a questo fine, benedetta e commendata dal Sommo Pontefice Pio IX di v. m. e da lui arricchita in perpetuo di molti favori spirituali. Tutti possono associarsi a quest' Opera, uomini, donne, fanciulli, comunità religiose, educatorii, collegi ecc. Gli Associati formano una categoria ben distinta da tutte le altre , e siam per dire che costituiscono una legione sacra di Cooperatori di Dio per la diffusione del Regno di G. C. sopra tutta la terra. Sì può associare anche chi non è Cooperatore Salesìano.

Condizione per associarsi. - Prima ed essenziale condizione è quella di aver un gran desiderio di concorrere, secondo le proprie forze, all'opera migliore di tutte che è di procurare alla Chiesa dei buoni e zelanti Sacerdoti.. Però affinchè tutti possano cooperare a quest'Opera sublime, gli Associati si distinguono in tre categorie:

1.0 Oblatori, i quali si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all' anno. Pei Sacerdoti basta che celebrino una S. Messa, cedendone la limosina a beneficio dell'Opera. - 2.° Corrispondenti, i quali in onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o più dodicina di Oblatori, ne raccolgono le offerte e le indirizzano al Superiore dell'Opera. I Corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'anno. - 3.0 Benefattori, e sono quelli, che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od in natura, p. e. in commestibili, in biancheria, in libri e simili. Quelli che offrono L. 30o annue, possono a loro scelta inviare un allievo all' Istituto, purchè desso sia nelle condizioni accennate nel programma. Se poi l'offerta fosse di L. 800, l'allievo sarebbe tenuto per tutto il Corso Ginnasiale.

Vantaggi spirituali. - 1.° Coloro, che concorrono eziandio con piccolissima offerta, ricevono il merito d'aver contribuito ad una grande opera di carità. Non si può far opera migliore, dice S. Vincenzo de' Paoli, che contribuire a fare un prete. - 2.o Ogni giorno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, come pure in tutte le Chiese o Cappelle ove sono raccolti questi giovani sotto il titolo di Figli di Maria Ausiliatrice, si celebra la S. Messa e gli allievi l'ascoltano, facendo delle S. Comunioni con particolari preghiere pei loro Benefattori. - 3.° I medesimi Oblatori partecipano ai meriti di tutte le Messe, predicazioni e delle altre buone opere , e del merito grande delle anime che i preti, formati dalla loro carìtà, guadagneranno a Dio nell'esercizio del loro ministero. Di modo che saranno per certo applicate loro le parole di S. Agostino : Animam salvasti, aninzam tuam praedestinasti. - 4.° Inoltre, per la sovrana bontà del Sommo Pontefice Pio IX di v. m., che si degnò d'approvare e benedire quest'Opera con suo Breve del 19 maggio 1876, gli Associati possono lucrare a) l'Indulgenza Plenaria in articolo di morte; b) l'Indulgenza Plenaria una volta al mese, applicabile alle S. Anime del Purgatorio, in quel giorno a scelta , in cui debitamente confessati si accosteranno a ricevere la SS. Eucarìstia in qualche Chiesa od Oratorio pubblico ed ivi pregheranno secondo la mente del Sommo Pontefice; c) tutte le numerosissime Indulgenze tanto Plenaris quanto Parziali che possono lucrare i Terzìari di S. Francesco d'Assisi; d) e quelle altre Indulgenze che i medesimi Terziari possono conseguire nelle feste e nelle Chiese di S. Francesco d'Assisi, essi le possono acquistare nelle feste -di.S. Francesco di Sales e nelle Chiese dei preti della Pia Società Salesiana.

NORME PRATICHE.

1. In ogni città, borgata o paese vi sono moltissime persone che si trovano in grado di offerire una limosina di dicci centesimi mensili o di una lira annua; tutto sta nel cercarle, far loro conoscere la san; tità e l'importanza dell'Opera, i grandi vantaggi che se ne ricavano, e pregarle del loro concorso. Tale uffizio è affidato a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, ed in modo particolare ai Direttori Diocesani, ai Decurioni ed ai Zelatori e Zelatrici delle Opere di Don Bosco, i quali si potranno giovare pure di quelle persone di famiglia o conoscenti, che giudichino più atte ad aiutarle.

2. A coloro che dànno speciali offerte, come di 300, 800 o più lire, il Superiore dell'Opera, insieme coi suoi sentiti ringraziamenti, farà pervenire un particolar Diploma di Benefattore, ed alle signore quello di Dama d'Onore di Maria Ausiliatrice. E però i Corrispondenti, cui venisse fatto di trovare simili Benefattori, ne avvertano tosto il Superiore.

3. Qualora questi Benefattori non avessero alcun giovane da proporre per gli studi ecclesiastici, il Superiore dell'Opera, a cui molti se ne presentano privi d'ogni mezzo e forniti di buona volontà, s'incaricherà di proporne loro qualcheduno, il quale e durante gli studii e poi in tutto il corso della sua vita pregherà sempre per il suo Benefattore o Benefattrice.

4. Per essere Corrispondenti di quest'Opera basta raccogliere le offerte di una dozzina di oblatori; però confidiamo che i nostri buoni amici troveranno modo di farsi capi di parecchie dodicine.

5. Si raccomanda di scrivere chiaro e preciso il Cognome e Nome dell'offerente sul Modulo qui unito da trasmettersi poi a Torino , perchè gli Associati possano essere tutti inscritti nel Registro generale dell'Opera, e di essere esatti nel raccogliere ogni mese, se mensile, l'offerta dei proprii Associati.

6. Quando il Corrispondente ha riempiuto il suo Modulo in tutto o in parte, oppure non ha speranza di presto riempirlo, è pregato di rimandarlo sottoscritto e col proprio indirizzo, franco col bollo da Cent. 20 come manoscritto. Il danaro poi sia inviato in biglietti di Banca con lettera raccomandata, oppure per vaglia postale in lettera chiusa con semplice affrancamento di Cent. 20. L'indirizzo è: Al Rev.mo Sig. D. Michele Rua, via Cottolengo 32, Torino.

7. Occorrendo altri Moduli, se ne faccia dimanda a Torino, al Superiore dell'Opera o alla Direzione del Bollettino Salesiano, che si faranno premura di spedire quanti se ne desiderano.

8. Fiduciosi che quest'Opera abbia a trovare zelanti propagatori specialmente in ciascuno dei Direttori Diocesani, dei Decurioni, dei Zelatori e Zelatrici delle Opere Salesiane, preghiamo Iddio e Maria Ausiliatrice che vogha consolarli tutti di celesti e copiose benedizioni.

PROGRAMMA

per norma degli allievi e di coloro che dovessero incaricarsene o che desiderano brevi notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice.

CONDIZIONI D'ACCETTAZIONE.

i. Ogni allievo deve appartenere ad onesta fami-• glia, esser sano, robusto, di buon carattere, nell'età dai i6 ai 3o anni. Saranno preferibilmente accettati coloro che sono sciolti da servizio militare, oppure hanno qualche probabilità di andarne esenti (i).

2. Abbia un certificato che dichiari la condotta edificante, la frequenza alle funzioni parrocchiali ed ai Santi Sacramenti, la decisa volontà di abbracciare la carriera ecclesiastica, ed abbia almeno compiuti i corsi elementari della lingua italiana.

3. Attestato di nascita, di sofferto vaiuolo, notandosi pure come e quando può pagare le spese prescritte dal Programma.

4. Non si andrà in vacanza nelle fcrie autunnali. Il necessario sollievo sarà procurato in Collegio od in altro sito scelto a quest'uopo.

5. Terminati i corsi letterarii ogni allievo è libero di farsi religioso, recarsi nelle Missioni estere o ritornare nella rispettiva Diocesi per chiedere al proprio Vescovo la facoltà di vestire l'abito chiericale. In quest'ultimo caso il Direttore dell'Opera si farà premura di raccomandare umilmente i candidati al rispettivo Ordinario, affinchè secondo il merito si degni prenderli in benevola considerazione.

STUDIO.

i. Lo studio abbraccia il Corso Classico fino alla filosofia esclusivamente; ma l'insegnamento si estende soltanto alla lignua italiana, lingua latina, storia, geografia, aritmetica, sistema metrico, ed agli elementi della lingua Greca.

(i) Si ricevono anche oltre i trent'anni, purchè abbiano già fatto qualche corso letterario.

2. Da queste classi restano esclusi quelli che non hanno l'età sopra descritta o non intendono consacrarsi allo stato ecclesiastico.

3. La retta è fissata a fr. 25 per ogni mese, e si pagano a trimestri anticipati. Per un anno fr. 300. Per tutto il tempo degli studi letterarii fr. 800.

4. Con questa retta viene soddisfatta ogni spesa di scuola letteraria , scuola di canto fermo, di musica, di declamazione, vitto, alloggio, medico, parrucchiere. Restano a carico degli allievi le spese di vestiario, calzatura, riparazione, medicine e libri. Pel bucato L. 1,5o al mese.

5. Il trattamento del vitto sarà come segue : A colezione e a merenda pane sufficiente; a pranzo minestra, pietanza e vino; pane a piacimento; a cena minestra e companatico; pane a piacimento.

CORREDO.

Gli allievi andranno vestiti in borghese, nè avvi divisa obbligatoria. Entrando porteranno seco due mute per la stagione estiva e due per l'inverno: delle quali una da portarsi nei giorni feriali in casa, l'altra pei giorni di festa e nei casi di uscita.

Il corredo comprende almeno 6 camicie - 4 lenzuola - coperta e coltri per l'inverno - guanciale con tre foderette - 6 paia calzette - 3 paia mutande - corpetto a maglia - 8 fazzoletti - 4 asciugamani - 2 paia di scarpe - 2 cappelli o berretti - baule - materasso (se si vuole) lungo m. 1,75, largo 0,70.

Lo stabilimento somministra solo la lettiera e pagliericcio o saccone, per cui si pagheranno fr. 12 per una sola volta, le quali più non si ritornano.