BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Febbraio 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI FEBBRAIO 1897

COOPERIAMO . pag. 29 LA MANO DELLA PROVVIDENZA    32 NOBILE ED IMPORTANTE APOSTOLATO . . . . 33

I SALESIANI A BOLOGNA    34 DALL'ESTERO: - I Salesiani a Lisbona (Portogallo). - Nuova Casa in Hechtel e all'Orfanotrofio di Liegi (Belgio). - Alla Colonia Agricola di Gerona (Spagna)   35 NOTIZIE DELLE MISSIONI : - La Missione del Rio Colorado (Patagonia Settentrionale). - Una visita agli Indii del Chubut (Patagonia Centrale). - Altri viaggi apostolici di Mons. Costamagna. - In fascio . . 39 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    48

Ai giovanetti    51

Necrologia    ivi

Notizie varie    53

Bibliografia    51

Cooperatori defunti    55

COOPERIAMO

CON questa parola, vera sintesi dell'azione sociale, quest anno intendiamo di richiamare in modo particolare l'attenzione di tutte le persone di buona volontà, sulla proposta fatta dal Sig. D. Rua, nella sua lettera ai benemeriti nostri Cooperatori e Cooperatrici, pubblicata nel Bollettino dello scorso gennaio.

I.

L'accettazione di questa proposta s'impone di per se stessa a tutti coloro che si gloriano di essere sinceri cattolici, pieni di zelo per la loro eterna salvezza e per la massima diffusione del regno di Gesù Cristo sopra la terra. Essa non è altro che il concorso nostro all'attuazione pratica di quella divina petizione che, ammaestrati da Gesù Cristo medesimo, quotidianamente innalziamo al Padre nostro celeste: « Adveniat regnum tuum! » Oh! sì, o Signore, venga il regno tuo sopra tutto le anime da Te create in un'espansione d'amore infinito! È questa l'aspirazione che prorompe dal cuore di quelli che in Te credono, in Te sperano, Te amano con tutte le loro forze.

Gesù Cristo però non si accontentò solo di insegnarci a desiderare il compimento di questo divino ed inalienabile suo diritto, ma volle altresì che i suoi seguaci gli fossero cooperatori nel realizzare questo grido del suo immenso amore verso le anime. Ben a ragione però S. Paolo, considerando la sublimità di questo onore concesso ai membri della mistica Sposa di G. C., rapito di ammirazione, nell' ardenza della sua carità, emise quel grido, che divenne poi comune ai Cristiani di tatti i secoli: « Dei sumus adiutores! » Noi siamo i cooperatori di Dio! Oh eccelsa ed inaudita dignità!

Sì, noi dobbiamo essere i Cooperatori di Dio, perchè egli, togliendo la distanza infinita, che esiste fra il nostro nulla e la sua immensità, ci ha innalzati ad essere principi, ministri e soldati del suo regno su questa terra, per poter poi, nell'altra vita, essere con lui coeredi di quell'inenarrabile beatitudine ch'ogni desiderio avanza.

Ma cooperare significa agire, ed agire continuamente, ordinatamente ed indefessamente. Quindi se vogliamo adempiere all'uffizio di Cooperatori di Dio dobbiamo operare continuamente, cioè senza interruzione; ordinatamente, cioè sotto una direzione in unità di principio; ed indefessamente, cioè senza mai perderci d'animo, alla massima diffusione del regno di Dio.

Questo dovere però, che obbliga ciascuno di noi in modo assoluto, il più delle volte rimarrebbe allo stato di semplice desiderio o di pia aspirazione, se, nella reciproca unione di forze, noi non ritemprassimo la nostra debolezza ed impotenza. L' unione della cooperazione ha sempre operato veri prodigi e ben si può dire che da essa trasse e trae tuttodì la propria vitalità e consistenza qualunque progresso che l'umanità faccia, sia nell'ordine materiale che spirituale.

Pertanto in questa fine di secolo, in cui lo spirito del male con satanica cooperazione cerca di distruggere il regno di Dio sulla terra, più pressante si fa sentire la necessita che i cattolici tutti, uniti in cooperazione, escogitino alacremente mezzi atti a rendere inefficace l'opera di Satana.

Questo comprese in tutta la sua pienezza il grande nostro Fondatore e Padre D. Bosco, ed il prodigio delle sue opere ci porge un vivo e palpitante esempio dell'efficacia della cooperazione di tutti. Certo però ch'egli non avrebbe ottenuto sì mirabili successi, se la favilla del genio sito provvidenziale, non gli avesse appreso che la cooperazione, perchè generi meraviglie immortali, dev'essere continua, ordinata ed indefessa. Egli perciò volle esser sempre l' anima, il centro , la forza del movimento salesiano; e, mentre la divina. Provvidenza si serviva di lui per operare veri prodigi, egli con lettere, circolari, inviti, per mezzo del suo Bollettino portate a conoscenza di tutti, dìrigeva volta per volta l'opera della Provvidenza, per lui vivente nei suoi Cooperatori.

Ed ora il R.mo Sig. D. Rua Suo successore, seguendone gli esempi, ogni anno dopo d'aver (secondo il consiglio di G. C. stesso) glorificato Iddio colla narrazione delle opere compiutesi - videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est (Matth. V, 16 )-dà per l'anno nuovo la parola d'ordine, propone il centro a cui tendere, in una parola ordina e rende pratico per ciascuno lo spirito di cooperazione.

II.

E il centro di cooperazione ch'egli propone per l'anno 1897, si riassume in questo semplicissimo concetto: Dirigiamo tutta la nostra attività in cercare mezzi per procurare alla santa Chiesa dei buoni Sacerdoti e Missionarí, affinchè Gesù Cristo, conosciuto ed amato mercè l'opera loro, regni in tutti i cuori e sopra tutte le nazioni.

Questo è il concetto generico della proposta che l'amatissimo Sig. Don Rua fa a tutte le persone di buona volontà; ma non si accontenta di ciò: egli viene al pratico e ci indica un' opera speciale, l' Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice avente per iscopo di facilitare la via allo stato ecclesiastico o religioso a quei giovani stessi, i quali già alquanto avanzati negli anni e pur sempre conservando i germi della vocazione, vuoi pel servizio militare, vuoi per difficoltà in famiglia, vuoi infine per mancanza di mezzi non abbiano potuto seguirla.

Quest'Opera fu affidata particolarmente ai membri di un'Associazione creata a bella posta da Don Bosco e da Pio IX benedetta ed approvata il 19 maggio 1876 e da Lui arricchita di numerosissimi vantaggi spirituali : Associazione che già diede, in soli quattro lustri di vita, un numero grandissimo di zelanti sacerdoti (oltre a 500) a non poche Diocesi d'Italia e dell'estero e di strenui Missionari a taciti poveri selvaggi sedenti ancora nelle tenebre e nell'ombra di morte: Associazione che, bene organizzata, pare sia chiamata a dare alla Chiesa un numero maggiore di buoni e ferventi Sacerdoti, che vadano qua e là spargendo con mirabile ardore il Regno di Gesù Cristo: Adveniat regnum tuum. Poichè (come si esprime il nostro R m° Superiore) « Iddio ricco in misericordia, in podestà del quale sono i tempi ed i momenti, ha forse disposto che sia questa l'ora opportuna per lo sviluppo di quest'Opera; forse le ha riserbate grazie speciali di salute : parimenti sembra che Maria Ausiliatrice riserbi favori speciali per coloro che se ne fanno promotori. »

Ecco quindi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, l'opera eccellente, a cui il successor di D. Bosco desidera sia indirizzata la generosità vostra nel corso di quest'anno. E noi, prima di riprodurre le norme di una sì provvìdenziale Associazione, sicuri che l'esortazione del nostro amatissimo Superiore già sia caduta in terreno ben disposto, di vero cuore ripetiamo la nostra parola d'ordine: - Cooperiamo a quest'Opera, perchè è quella che Dio vuole da noi in quest'anno. - I Salesiani metteranno il loro ingegno, il loro cuore, le loro persone, tutte le forze loro per educare i figli di Maria Ausiliatrice; e voi, o generosi Cooperatori e Cooperatrici, per l'affetto grande che vi lega a D. Bosco, a D. Rua ed alla Pia Società di San Francesco di Sales, cooperate attivamente, indefessamente, specie in quest'anno, nel diffondere presso tutti coloro che avvicinate quest'opera santa, chiamata da San Vincenzo de' Paoli la migliore di tutte.

III. Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico.

Questo, come abbiam detto, è il titolo dell' Opera che dobbiamo prenderci a cuore in quest'anno.

Ecco ora, a comune incoraggiamento, il Breve, con cui il Sommo Pontefice Pio IX di v. m. la commendava ed arricchiva di copiosi favori spirituali tutti quei fedeli dell'uno e dell' altro sesso che vi prendessero parte

PIO PAPA IX ad eterna ricordanza della cosa

Essendosi canonicamente istituita, come ci fu esposto, una Associazione di fedeli, ossia, copie dicono, Pia Opera, sotto il titolo della B. Maria Vergine Ausiliatrice, i cui membri si proposero di raccogliere giovani di buona indole inclinati ad abbracciare lo stato ecclesiastico a fine di renderli fermi in questa loro vocazione, istruirli nelle lettere e negli studi ecclesiastici; Noi, affinché, tale Società prenda ogni dì maggiore incremento, per la misericordia di Dio Onnipotente, ed affidati nell'Autorità dei BB. Pietro e Paolo suoi Apostoli, a tutti i fedeli dell'uno e dell'altro sesso già ascritti a questa Società o che si ascriveranno in avvenire, nel punto della morte di ciascuno di loro, se veramente pentiti, confessati e muniti della S. Comunione, o se non potranno ciò fare, almeno contriti invocheranno divotamente il Nome di Gesù colla bocca, se potranno, se no, almeno col cuore, e riceveranno con animo paziente dalla mano del Signore la morte quale castigo del peccato, concediamo Indulgenza Plenaria ; ed anche ai medesimi soci, veramente pentiti e confessati, i quali in un giorno che loro piaccia di qualsivoglia mese, in qualche Chiesa od Oratorio pubblico si saranno accostati al SS. Sacramento dell'Eucaristia e divotamente visiteranno questa Chiesa od Oratorio e quivi innalzeranno pie preghiere a Dio per la concordia dei principi cristiani, per la estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori, per l'esaltazione di S. Madre Chiesa, benignamente nel Signore concediamo parimenti l'Indulgenza Plenaria e la remissione di tutti i loro peccati. La quale Indulgenza per modo di suffragio potranno eziandio applicare a quelle anime dei fedeli che, unite a Dio in carità, abbiano già emigrato da questa vita. Inoltre, volendo Noi dare un segno di speciale benevolenza ai sopradetti soci, elargiamo loro tutte le Indulgenze tanto plenarie quanto parziali che i Terziarii di s. Francesco d'Assisi possono conseguire, e coll'Autorità Nostra Apostolica concediamo che essi lecitamente e liberamente possano ottenere nelle feste di s. Francesco di Sales e nelle Chiese dei preti della Congregazione Salesiana tutte le Indulgenze che i Terziarii possono guadagnare nelle feste e nelle Chiese di s. Francesco d'Assisi, purchè compiano a dovere nel Signore le opere di pietà che sono ingiunte per lucrare tali Indulgenze. Nulla ostando qualunque disposizione in contrario, dovendo le presenti aver valore nel tempo avvenire in perpetuo. Vogliamo poi che alle copie trascritte od agli esemplari stampati delle presenti lettere, sottoscritte dalla mano di qualche pubblico notaio e munite del sigillo di persona costituita in ecclesiastica dignità, si presti tutta quella fede medesima che si presterebbe alle stesse presenti se fossero offerte o mostrate.

Scritto in Roma appo S. Pietro, sotto l'anello del Pescatore nel dì 9 Maggio 1876. Del Nostro Pontificato anno trigesimo.

Pel Card. ASQUINI DOMENICO JACOBINI Sostituto.

Luogo dei sigillo

Condizioni per Associarsi.

Gli Associati si distinguono in tre categorie: OBLATORI, CORRISPONDENTI, BENEFATTORI.

1. Gli Oblatori si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all'anno. Pei Sacerdoti basta che celebrino una s. Messa, cedendone la limosina a beneficio dell'Opera.

2. I Corrispondenti sono quelli, che in onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o più dodicine di Oblatori, ne raccolgono le offerte, indirizzandole al Superiore dell'Opera. I Corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'anno.

3. Benefattori si appellano quelli, che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od in natura, p. e. in commestibili, in biancheria, in libri e simili. - Quelli che offrono fr. 300 annui possono a loro scelta inviare un allievo all'Istituto. Se poi l'offerta fosse di fr. 800, l'allievo sarebbe tenuto per tutto il tempo del Corso Ginnasiale. Le offerte per ora si indirizzino al Sac. Michele Rua in Torino, Superiore Generale dell'Opera.

LA MANO DELLA PROVVIDENZA

LA Provvidenza divina a nostro riguardo ha una mano tutta propria. Essa opera incessantemente in mille guise e con multiformi mirabili strumenti. È dessa che ha dato vita a tutto quanto hanno fatto e fanno tuttora i Salesiani, e quel giorno in cui cessasse od anche solo rallentasse la sua attività, le Opere di Don Bosco scomparirebbero dalla faccia della terra. Finora però - grazie a Dio - questa mano provvidenziale nell'opera sua non s'arresta un'ora.

Eccone alcune prove:

Una pia persona invia al nostro Superiore L. 100, e desiderosa di tenersi nascosta anche alla nostra gratitudine, nella lettera accompagnatoria, si sottoscrive con le semplici iniziali N. N. Manca la data e sulla busta v'è il timbro postale di Formia. Chi sarà mai questa pia persona? - È la mano della Provvidenza.

* *

Altre volte questa mano si manifesta collettivamente, cioè per mezzo di persone, le quali -- trovandosi nell'impossibilità di poter cooperare ciascuna per proprio conto alle nostre Missioni - si uniscono insieme, formano un piccolo nucleo, e, privandosi tutte di qualche cosa, concorrono con oggetti in natura o con qualche colletta di denaro ad evangelizzare i selvaggi. È la mano della Provvidenza, che chiama i deboli ed i poverelli a divenire suoi strumenti nella diffusione del regno di Gesù Cristo.

*

Così ad esempio, le Suore dell'Istituto San Giuseppe in Vittorio, volendo pur esse nella loro povertà cooperare alla conversione degli Indii della Patagonia, ogni anno s'industriano a preparare, con le proprie mani, piccoli abiti per i poveri figliuoli Indii, ed in ricompensa altro non chieggono che la consolazione di poter fissare i nomi da imporsi alle prime bambine Indie che verranno battezzate durante l'annata.

Non contente ancora di questo, si sottopongono a piccole mortificazioni nel cibo ed il risparmio lo inviano agli Indii per mezzo del Missionario. Ma poichè la carità è industriosa e sempre mirabile, persuadono pure le loro educande a fare altrettanto, ed ecco una povera comunità di religiose, bisognosa anch'essa dell' altrui carità, divenire anno per anno una vera Provvidenza per i nostri Indii dell'isola Dawson. Ora, non è la mano della divina Provvidenza che rifulge in questo esempio preclaro e degno di esser imitato da tutti quei cuori generosi che zelano alla diffusione del regno di Dio in mezzo agli infedeli'

Per ora basti; ma tutte le volto che lo spazio ce lo permetterà, ben volontieri presenteremo ai nostri lettori qualche mazzetto de' multiformi e mirabili strumenti della mano della Provvidenza.

NOBILE ED IMPORTANTE APOSTOLATO

UN nobile ed importante apostolato, proposto in modo particolare ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, si è quello della buona stampa, per la diffusione della verità e per opporre un argine ed un contravveleno alla irrompente stampa irrelìgiosa, sull'esempio del nostro fondatore D. Bosco, che sì fece egli stesso autore di molte opportune pubblicazioni e con sacrifizi non lievi die' mano a fondare nuove tipografie e librerìe cattoliche.

D. - Ma quali mezzi sarebbero da consigliarsi ai Cooperatori ed alle Cooperatrici per sì nobile apostolato?

R. - 1°. Osservando anzitutto che molti buoni libri non si diffondono perchè non sono abbastanza conosciuti, egli è da consiglìare che se ne scrivano articolì bibliografici o brevissìme riviste e si facciano pubblìcare dalla stampa perìodica. Questo non deve essere lavoro esclusivo dei giornalisti; questi valorosi atleti della causa cattolica non vi sì rifiutano ; ma essi accettano ben volentieri la collaborazione di altre persone. E però tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, che sono ìn grado di poter concorrere con tale collaborazìone a diffondere la buona stampa, vi si impieghino di buon animo e mandino frequenti articoli alle Redazioni dei periodici delle rispettive loro diocesi e regionì.

2.° Altro mezzo efficace per diffondere la buona stampa si è il parlarne sovente e raccomandarla ad ogni propizia occasione. - Così facendo, molti amici nostri misero già in relazione colle Librerie Salesiane tanti Seminarii, Collegi, Educatorii, Scuole pubbliche e private. Quest'esempio dovrebb' essere largamente imitato.

3.° Trattandosi di libri (specialmente scolastici) che si possono avere tanto da Librerìe Cattoliche, quanto da altre, si provvedano preferibilmente da quelle anche quando i libri non fossero di loro edizione, per concorrere meglio a sostenerle.

4.° Si impiantino nelle città e nei paesi Biblioteche Circolanti di spirito cattolico. È questo uri bisogno riconosciuto oggi indispensabile per rimediare al male grande, che fanno altre innumerevoli biblioteche, le quali diffondono in mezzo al popolo, e specialmente tra gli operai, una stampa perniciosissima.

5.° Abboniamoci alla stampa periodica di spirito veramente e prettamente cattolico. È questa una raccomandazione da farsi ai padri ed alle madri di famiglia, ai Direttori ed alle Direttrici dì Istituti. - Tale buona stampa poi non la si tenga oziosa in casa; ma dopo averla letta, la sì faccia leggere da altri. A questo proposìto ricordiamo ben volentìeri l' esempio di un santo Canonico di Torino, Cooperatore Salesiano zelantissimo, il quale si dava somma premura di mandare regolarmente ad un pubblico caffè e ad altri luoghi di convegno gli ottimi giornali ed altri periodici cattolici, a cui egli era associato. - E qui ci pare pure il caso dì raccomandare nuovamente ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane le diverse pubblicazioni già più volte annunziate nel nostro Bollettino, quali sono Le Letture Cattoliche di Torino, Le Letture Amene ed Educative, Le Letture Drammatiche, Le Letture Ascetiche, La Biblioteca dell'Operaio e quella della Gioventù Italiana.

6.° Infine le persone agiate si persuadano bene dell'importanza e della necessità di quest'apostolato pei giorni nostri. E però si valgano di quei mezzi, che Iddìo loro ha dato, per sostenere la buona stampa. Vi concorrano col sovvenire quantì scrittori ed editori hanno consacrata la loro vita a questo santo apostolato. Non si limitino a comperare qualche buon libro od assocìarsi a qualche pubblicazione periodica per sè e per la famiglia; ma provvedano anche al bene di altre anime, procurando buon numero di operette, opuscoli e dì altre produzìoni di stampa sana, per diffonderli nel popolo, nelle Scuole, ai Catechismi, agli Oratorii Festivi, negli Ospedali, ovunque insomma vì sìa speranza di buoni risultati. E nelle ultime loro disposìzioni si ricordino che anche questo della buona stampa è un apostolato santissimo, un apostolato di grande merito innanzi agli uominì ed innanzi a Dio.

I SALESIANI A BOLOGNA

Gli inizii di questa fondazione.

LE notizie che provengono da Bologna, la sede del primo indimenticabile Congresso Salesiano, saran sempre lette con piacere da quanti ebbero la fortuna di assistere a quell'imponente assemblea , oppure poterono gustare anche solo parte delle dolcezze colà provate per mezzo della pubblica stampa e del nostro Bollettino. Egli è per questo che, dopo aver dato nello scorso mese la lieta novella dell'inaugurazione dell'oratorio Salesiano in Bologna, faccian ora seguire una cara lettera di quel Direttore D. Carlo M. Viglietti, la quale è un vero inno di gioia e di riconoscenza alla Provvidenza di Dio ed alla bontà e carità degli ottimi Cooperatori Bolognesi.

VENERATO PADRE D. RUA,

Bologna, 20 Dicembre 1896.

ELLA bramerà avere notizie della nostra Casa di Bologna. Di Bologna, sede del 1° Congresso Salesiano, di Bologna dove l'opera di Don Bosco è stata compresa prima che se ne sentissero gli effetti, ed invocata prima che ella apparisse. Oh! non poteva essere altrimenti, giacché qui, in Bologna, ogni opera che porti la scintilla della carità in fronte subito avvampa.

Il dì 25 aprile dell'anno scorso, l'Eminentissimo Cardinale Svampa dando l'addio ai Salesiani radunati a Congresso, soggiungeva «.... ma è per poco, giacchè Don Rua lo ha detto e la parola di Don Rua non si è mai smentita; è come la firma di una cambiale con data memoranda. E noi li avremo i Salesiani, non come ospiti, li avremo nostri; non di passaggio, ma stabilmente. » E l'addio del Cardinale fu davvero per poco; la parola sua, Padre mio D. Rua, non si è smentita, la cambiale si è pagata - i Salesiani sono a Bologna, non ospiti, non di passaggio ma stabili... e fatti Bolognesi.

Se è vero che dall'umiltà degli inizii di un'opera se ne può arguire la prosperità avvenire, questa di Bologna la deve pur essere la gran Casa, giacchè i suoi principii non potevano essere.... direi, più disperati.

Giunti a Bologna i suoi figli, senza casa e senza tetto, furono ospiti dapprima di buoni e zelanti Cooperatori. - Dopo dieci giorni di ricerche, finalmente si trovò ad appigionare un umile quartiere di 4 camere al terzo piano, in Via Maglio, nella casa incorporata alla Chiesa dei SS. Carlo ed Ambrogio. - Ma le camerette erano vuote. Una nobile e generosa matrona Bolognese, che è pei poveri figli di Don Bosco una vera madre, pensò a provvederci di ogni cosa, e proprio nel dì di S. Carlo pigliavamo possesso del nostro modesto quartiere.

Ma quassù, soli, non conoscendo quasi nessuno, a quasi tutti ignoti,... con nessuna prospettiva di un prossimo lavoro, passavamo i giorni, umiliati ed abbattuti. Qualche volta abbiamo anche pianto ed io dovetti fare il viso brutto al mio povero frate Ginepro, che mi spendeva in una sola settimana 5 lire per mantenere tre uomini.

Un giorno, era circa mezzodì, mi comparve in camera il povero Ginepro, tutto umiliato a chiedermi qualche soldo pel pranzo... la pentola bolliva, ma non c'era nulla da mettervi entro. Io frugo in tasca.... cerco di qua e di là.... niente! Faccio uscire il confratello.... : - Adesso vengo - gli dico - e rivolto al Signore esclamo: - Dacci oggi il nostro pane quotidiano! - In quel mentre suona il campanello. Si presenta un fanciullo, consegna una lettera e fugge ratto come un delinquente. Apro la lettera, nella quale non c'era che un biglietto così concepito: - Confitemini, Domino, quoniam bonus, quoniam in saeculum misericordia eius -- e unito a questo un biglietto di 5 lire, più che sufficiente alle prime necessità. Oh come è buono davvero il Signore!

Un altro giorno mi giungono da Lanzo e da Torino contemporaneamente varie casse di libri, oggetti di cancelleria, abiti ecc. e una nota di ben 30 lire. Dove trovare 30 lire? Per me era allora un capitale. - Abbiate pazienza! - dico a quegli uomini della ferrovia - tornate un altro giorno e vi pagherò.

- Ma noi - disse un d'essi - dobbiamo essere pagati subito: non possiam mica aspettare.

- E come ho da fare? - replicai io - dove ho da stampare le trenta lire, se non le ho?

Allora uno di quelli mosso a compassione : - Ma sì - disse -- povero prete, se non le ha come ha da fare a darcele? pagherò io e passerò un altro giorno.

Mentre questi ancora parlavano, entra in casa una fantesca che mi consegna una lettera d'un nostro caro benefattore, nella quale si diceva : - Voleva procurarle qualche oggetto che le fosse di prima necessità, ma non sapendo qual scegliere, mi tolgo d'imbarazzo accludendole queste 30 lire. - Le trenta lire volute, proprio quelle, non un centesimo di più, non uno di meno, che snocciolai subito l'una sull'altra ai miei uomini.

Ma intanto noi continuavamo nell' inazione. Nell'inazione salesiana, perche già, del lavoro non me ne mancava in confessioni e predicazioni. Verso la fine dello scorso mese, ella, caro Padre, scrivendomi mi ricordava che nella prossima festa dell'Immacolata Concezione, ricorreva l'anniversario della fondazione dell'Oratorio di Torino, dell'opera del nostro Padre indimenticabile. Mi esortava d'incominciare bene la novena alla Madonna, e di veder modo d'iniziare qualcosa pel giorno benedetto a Lei sacro. - Io mi vedeva precluse innanzi tutte le vie, ma pure mi feci coraggio e dissi: - Maria SS. le aprirà. - Infatti tante difficoltà che parevano insormontabili si dileguarono d'un tratto come nebbia al sole.... Il buon Don Codecà, Rettore della Chiesa, m'offrì l'opera sua; un bravo lavandaio in possesso d'un prato attiguo alla chiesa, mentre prima pareva restio a cederlo, me lo venne generosamente ad offrire, e Maria SS. pel dì dell'immacolato suo concepimento ci conduceva nell' Oratorio circa 300 fanciulli.

Ma il provvedere almeno dell'indispensabile un Oratorio festivo, non è cosa indifferente. I ragazzi non possono rimanersi in cortile col becco in su a cercar le stelle.... Ne occorreva un po' di ginnastica ed un teatrino. Lei sa del brutto abito contratto dai figli di Don Bosco, dietro il suo esempio. Quello di far contratti e comperare senza i denari. Mandai a chiamare l'ingegnere, (un bravo ingegnere, che fa il suo dovere in regola, perchè noi lo paghiamo con cambiali che scadono solo in paradiso) e un impresario. A far le cose proprio da galantuomo quest'ultimo non voleva meno di 500 lire. - Il Signore le manderà - diss'io - e sottoscrissi il contratto. Quei bravi signori uscendo di casa nostra s' imbatterono in un altro signore, che veniva da me. Questi mi consegua un plico, lo apro e dentro c'era una bella cartella verde della Banca di Risparmio di Bologna, proprio la cartella aspettata di 500 lire! Vede, caro Padre, se abbian motivo di ringraziare e lodare Iddio

Intanto i Bolognesi si danno attorno con uno zelo ammirabile a prepararci i mezzi necessari per continuare questa primavera i lavori incominciati fuori di Porta Galliera. Son già a centinaia le domande ch'io ho ricevute di ragazzi abbandonati o poveri che hanno bisogno d'essere raccolti dalle vie e dalle piazze. È una vera compassione e uno strazio al cuore, vedere certe madri che mi conducono piangendo i loro bambini, in questa cattiva stagione, mal coperti... e mi pregano ch'io dia loro ricovero.... Mi ci vuol tutto a far loro comprendere che la casa non c'è ancora. Ma verrà, bella, grande per più centinaia di fanciulli... e ci sarà la chiesa, una gran chiesa, lunga 60 metri, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Oh, caro Padre, qual larga messe ci presenta il Signore, se corrisponderemo alle sue misericordie!

Ancora una parola sui fanciulli nostri. I Bolognesi mi paiono di buon carattere, d'ottimo cuore e contentoni. Pensi che domenica scorsa ho trattenuta quella turba con una tombola, dove per premio c'era: una moneta di quattro soldi, una penna, ed una scatola di fiammiferi. In chiesa poi stanno bene e pregano con molta divozione. - Un fanciullo, cui io rimproverava il contegno in chiesa e diceva: - Ma dunque tu non vuoi bene a Gesù? - diede in uno scroscio di pianto, e mi disse: - Non lo dica che non voglio bene a Gesù; gliene voglio tanto...

Ma è tempo ch'io termini questa troppa lunga lettera. Caro Padre D. Rua, prostrato io, i miei confratelli e i nostri fanciulli a' suoi piedi, baciandole la mano imploriamo tutti la paterna sua benedizione.

Suo Aff.m° Figlio

SAC. CARLO M. VIGLIETTI.

DALL'ESTERO

PORTOGALLO

I Salesiani a Lisbona

Carissimo Sig. Direttore,

Lisbona, 9 Gennaio 1897.

Ho tardato veramente a mandarle qualche notizia della nuova Casa Salesiana di Lisbona; ma che vuole? Sono tante e sì svariate le cure ed occupazioni che naturalmente accompagnano le nuove fondazioni che, pur non volendo, mi ridussi sino a questo momento. Or dunque, senza lunghi preamboli, le dirò brevemente quel che più può interessare i carissimi confratelli ed i benevoli lettori del Bollettino.

I Salesiani erano aspettati a Lisbona da quattro anni per prendere la Direzione di una Casa fondata da pie signore per l'educazione de' poveri figli del popolo. Finalmente arrivò il giorno sospirato da questi nostri carissimi amici. Al 10 dello scorso novembre partimmo da Braga, ove i nostri confratelli di quella Casa ci avevano per alcuni giorni trattenuti e trattati con ogni cortesia. Dopo una notte di viaggio giungemmo a Lisbona, grande, incantevole e celebre capitale del nobilissimo Regno di Portogallo. Le accoglienze furono cordiali ed improntate a sensi di stima pe' figli di D. Bosco. Tosto ci fu consegnata la Casa che già contiene cinquanta alunni artigiani, e noi senza perder tempo ci mettemmo all'opera, sempre cara per noi (benchè difficile spesse volte) di svolgere il nostro programma d'azione salesiana. A questo proposito non posso tacere dell'ottimo effetto ed ammirazione che produce in tutti il nostro sistema educativo. « Studiare, lavorare, faticare per farsi amare e non temere » queste precise parole me le scriveva il nostro venerato Padre D. Bosco a tergo d'una immaginetta di Maria Ausiliatrice, or sono dodici anni, quando io stavo per partire per l'America. Oh sì ! Farci amare dai nostri cari alunni ; e farci amare come padri, come fratelli, come loro amici; e a loro consacrare un amore sviscerato, santo e puro, che gran bella cosa! Che cambiamenti ho visto operarsi!

Or dunque, signor Direttore, cammina l'opera nostra in questa capitale; e siccome la Casa attuale è piccola e priva d'ogni comodità, stiamo cercando ove trasportare le tende. A Lisbona si vuole una grande Casa; grandi laboratorii, chiese e scuole.... ed io spero che tutto si farà, mercè la Provvidenza divina e la cooperazione de' buoni. Frattanto mi commuove vedere come da tutti siamo stimati e protetti. Sua Maestà, l'ottima Regina D.na Amelia mi accolse con benevolenza e pel S. Natale non si dimenticò de' nostri alunni. Il giorno poi dell'Epifania fu un giorno di grande festa per la nostra Casa. Si fece la distribuzione de' premi. Ebbe la presidenza il nuovo Nunzio di Sua Santità, Monsignor Aiuti ; v'intervenne il Comitato delle Dame protettrici della Casa e molti altri signori e signore dell'aristocrazia lisbonese.

Nello stesso giorno avemmo la visita illustre del Principino erede del trono, e dell'augusto suo fratellino, l'infante D. Manoel. Sono due auguste creature adorne di quanto di più bello e più squisito sa dare madre natura. Appena entrati si recarono alla Cappella della Casa, ove io diedi loro a baciare il Bambino Gesù; poscia si fermarono per oltre mezz'ora nel sottostante salone, ove nobili signore avevano promosso una lotteria di bellissimi oggetti a favore dell'opera nostra. Ed anch'essi, gli augusti Principini, largheggiarono a pro de' poveretti. Ed io, compreso della più pura allegria e di ammirazione, andava ripetendo meco stesso : Reges Tarsis et insulae munera offerent, reges Arabum et Saba dona adducent » Era appunto, come già ho detto, il giorno dell'Epifania.

Finisco per non rubare maggior spazio al Bollettino Salesiano; a mezzo del quale intendo rendere vivissime grazie alle nobili signore portoghesi che s'interessano tanto per noi; il Signore e Maria SS. Ausiliatrice facciano loro gustare in terra e poi in Cielo i frutti della loro carità.

La riverisco, signor Direttore, e mi creda

Suo Aff.mo Confratello

D. PIETRO COGLIOLO.

BELGIO Nuova Casa Salesiana in Hechtel

Un nostro carissimo confratello ci scrive

« In Hechtel, pittoresco paesello, poco distante dall'industre e rinomata città di Liegi, il 15 dello scorso dicembre ebbe luogo un fausto avvenimento, degno di eterna ricordanza pei Figli di D. Bosco. Quella buona popolazione - dalla fede ardente, inconcussa, e, come le sue fertili pianure, ferace di copiosi frutti di buone opere - vedendo il gran bene che, da cinque anni, vanno operando i Salesiani in Liegi, volle essa pure partecipare alla fortuna di averli ad educatori dei propri figliuoli.

» Tre ottimi fratelli di Hechtel, i Sigg. Mallet, la cui esimia carità è conosciutissima in tutto il Belgio, dopo di avere con ingenti spese ingrandita ed adattata alle esigenze d'un istituto d'educazione la loro casa, generosamente la offrirono ai Salesiani insieme ad una vasta campagna attigua. D. Rua - benchè sempre alle prese con la scarsezza di personale - non potè protrarre più a lungo il compimento del comune desiderio, e stabilì il 15 dello scorso dicembre per l'apertura di detta Casa.

» Passo sotto silenzio i festeggiamenti prodigatici dalle autorità tutte e dall'intiera popolazione, perchè superiori ad ogni nostro merito ed encomio. Solo dirò che i Salesiani di Liegi e di Hechtel pregheranno incessantemente la nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice, perchè voglia concederci la grazia di poter corrispondere adeguatamente alla straordinaria fiducia che i buoni Hechtellesi in noi ripongono.

» L'amatissimo Vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux, tutto bontà verso di noi, volle inaugurare egli stesso la nuova Casa e così imprimerle un'impronta di singolare importanza. Nella chiesa parrocchiale, letteralmente gremita dal popolo, che festante aveva assistito al corteggio imponente fatto dalla nostra Casa alla chiesa, attraverso un lungo viale tutto festoni, fiori e bandiere, il M. R.do Vice-parroco D. Franken tenne una magistrale conferenza sulle Opere Salesiane, che meriterebbe, se fosse possibile, di esser riprodotta per intiero.

» L'oratore esordì rivolgendo la parola a Monsignore, dicendogli che la Parrocchia gli è debitrice di un raro onore e di un grande privilegio: di un raro onore per la presenza di Sua Eccellenza ; di un grande privilegio per l'apertura dell'Istituto Salesiano, ch'egli non dubita punto di chiamare una benedizione per la Parrocchia stessa. Raccontò quindi con fino discernimento quei tratti della vita di D. Bosco, che valgono ad attirarci la simpatia del pubblico. In seguito parlò dello sviluppo che l'Opera di D. Bosco ebbe nel corso di pochi anni non solo in Italia, ma anche in Francia, in Austria, in Ispagna, in America; fece menzione del bene grande, che dappertutto produce; poi rivolto all'attentissimo uditorio, ancor più animato esclamò: - Doveva andar priva di quest'Opera benefattrice una diocesi, in cui, come successore di S. Pamberto, risiede un Vescovo, che ha scelto per sua divisa: « Charitas aedificat » la carità edifica? - Fece quindi l'elogio dei tre fratelli Mallet, dicendo ch'essi avevano pienamente appagato il desiderio del Vescovo mercè la loro carità e generosità. Infine rivolse la parola ai Salesiani in questi termini : « Nobili figli di D. Bosco, noi vi salutiamo colla più intima gioia e sinceramente gridiamo : Benvenuti, fedeli imitatori del grande apostolo della carità ; sì, benvenuti siate in Hechtel. La nostra stima, la nostra affezione vi è assicurata. » - Noi non dimenticheremo giammai queste lusinghiere parole e la nostra gratitudine

...durerà quanto 'l mondo lontana verso questi esimii nostri benefattori.

» Senza avere bastanti parole per ringraziare tutti, ricordiamo però con effusione d'affetto, in primo luogo l'Eccell.mo Vescovo di Liegi per le sollecitudini paterne che ci ha prodigate e pel dono opportunissimo che ci ha fatto il giorno stesso dell'inaugurazione, un ricchissimo ciborio adorno di pietre preziose, vera provvidenza per la nostra cappella, che n'era priva. Vengono poscia i fratelli Mallet sopra mentovati, i quali, oltre alla Casa ed al mobiglio necessario, vollero aggiungere ancora una ricchissima pianeta lavorata in oro, del valore di più che mille lire; il R.mo Parroco Braekers, che ci regalò d'una graziosa statua di S. Luigi; il M. R. D. Franken, Vice-parroco, la cui conferenza è prova palmare della sua benevolenza a nostro riguardo; l'egregio Sindaco del paese, Sig. Bijvoet, che nel teatrino, dato per l'occasione dai nostri giovani di Liegi, andò egli stesso attorno col cappello in mano a far una colletta in favore della nuova Casa ; ed infine una pleade di benemeriti altri nostri buoni amici che sarebbe difficile nominare personalmente. Tutti indistintamente si abbiano i più sentiti ringraziamenti da parte del Direttore di questa nuova Casa D. Francesco Tomasetti unitamente agli altri Salesiani del Belgio, i quali si augurano di potere un giorno, lassù nel bel Paradiso, presentarli al nostro indimenticabìle Fondatore e Padre D. Bosco e dire : - « Ecco, o Padre amato, l'eletta schiera di generosi che procurarono ai tuoi Figli del Belgio i mezzi necessari per poter fare quel po' di bene, per cui ora ricevono imperituro premio ! »

All'Orfanotrofio di Liegi.

A proposito dell'ultima distribuzione de' premi fattasi all'Orfanotrofio di S. Giovanni Berchmans in Liegi, festa al tutto famigliare onorata dalla presenza di S. Ecc. Rev.ma Mons. Doutreloux, il Bien du Peuple di quella città così scrive

« Anzitutto siamo invitati a visitare l'esposizione dei diversi lavori dei giovani artigiani dei differenti mestieri insegnati nell'Orfanotrofio. Prima ci si presenta la sezione dei sarti, che ci mostra abiti civili ed ecclesiastici per taglio e correttezza di lavoro rimarchevoli. Vengono in seguito gli ebanisti , i cui graziosi mobili e sopratutto le belle scrivanie di quercia e di larice attirano la nostra attenzione. - Più in là fanno bella mostra i lavori dei piccoli tipografi e legatori, la cui riputazione è omai nota a tutti. - Ma eccoci ai calzolai ; frammezzo alle calzature di forme svariate ed eleganti, un paio di scarpe da cacciatore colle rispettabili dimensioni attira immediatamente lo sguardo ; la sua solidità e la sua comodità raccomandano in modo speciale questo laboratorio ai numerosi cacciatori di Liegi. - Arriviamo quindi alla sezione dei fabbri e dei meccanici : racchiude questa attrezzi ben lavorati : v'è anche una bicicletta tutta precisione, ma che sembra ancor un po' mancante di leggerezza e grazia : il lavoro principale di questa sezione è una macchina a vapore (sistema di locomotiva) riuscitissima e che funziona sotto gli occhi degli stessi visitatori : tutti i pezzi furono costrutti e messi insieme da un giovane operaio di 17 anni e mezzo !

» Non dobbiamo dimenticare i disegni che decorano le pareti : molti sono degni di considerazione sì per la regolarità delle linee, come per la finezza e franchezza di mano.

» Si esce da questa piccola esposizione veramente entusiasmati. Certo, v'è ancora da progredire; ma quando si osserva la perfezione che hanno già raggiunto, egli è giuoco forza chiedere come è possibile giungere a così brillanti risultati da operai che hanno solo 15, 16, o 17 anni e dopo tre o quattro anni appena di mestiere.

» Però se si fanno tanti progressi materiali, non è da credere che si resti indietro per ciò che riguarda la morale. Eccone una prova citata da D. Scaloni nella sua prolusione letta alla distribuzione dei premi sopra 150 giovani, 66 hanno meritato di esser inscritti nell'album d'onore, dove figurano soltanto quelli che ebbero condotta veramente esemplare per sette mesi almeno.

» Ma quali sono poi le risorse dello stabilimento ?.... Quasi unicamente la carità cattolica.

» In verità ci disse D. Scaloni che di 150 giovani solo 25 pagano la pensione intiera di 250 franchi annui, cioè 69 centesimi al giorno !... 50 sono mantenuti del tutto gratuitamente e gli altri 65 godono di una riduzione più o meno considerevole. A questo si deve aggiungere che, quando un fanciullo ha finito il tempo di apprendista ed entra nella classe dei piccoli operai , la sua pensione è ridotta a metà e dopo un anno condonata intieramente.

» Diciamo ancora di aver osservato con vero piacere che un certo numero di premi consisteva o in un Libretto della Cassa di risparmio da 10 a 15 franchi, o, per gli apprendisti, in un bel assortimento di arnesi adatti al loro mestiere, riunendo così in modo felicissimo la pratica e l'utile al piacevole. Questi premi erano doni di generosi benefattori.

» Terminiamo coll'inviare un caloroso appello a tutti coloro che hanno la fortuna di vivere sotto l'egida del santo Vescovo di Liegi. Chi non vorrà aiutare, secondo le proprie forze, il zelante Direttore dell'Orfanotrofio e i suoi benemeriti confratelli in quest'opera veramente cristiana e popolare, che fa dei nostri figliuoli tanti operai, tanti uomini abilissimi nel loro mestiere e nel medesimo tempo valorosi soldati di Gesù Cristo ? »

SPAGNA Lavoro e riposo.

In Gerona, città di Spagna , già da cinque anni i Salesiani hanno assunto la direzione della « Colonia Agricola di S. Isidoro » che ora è fiorentissima. I progressi di questi piccoli agricoltori sono veramente ammirabili, e questo dimostra una volta più quanto importi saper combinare il lavoro colla pratica della vita cristiana, la quale, per chi ben l'intende, sa unire sempre alla fatica, che è dovere per tutti, il piacevole e pur troppo necessario riposo. Così l'intendono i Superiori della Colonia, i quali di quando in quando sanno incoraggiare i piccoli eroi del campo con amene ed igieniche giornate di dolce riposo. Così nello scorso autunno li rallegrarono con un'incantevole e pittoresca passeggiata alla villa di Bañolas, un tempo monastero benedettino ed ora proprietà di una comunità di zelanti Sacerdoti dediti alle Missioni popolari.

Il venerando Superiore mise a disposizione della piccola famiglia salesiana non solo la chiesa, ma eziando la canonica, in cui potessero, giovani e superiori, riposare e rifocillarsi.

La Messa della comunità, assistita con edificante pietà dai giovani e rallegrata dalla banda istrumentale; l'abbondante refezione, cui tutti fecero grande onore; la visita ad un incantevole lago delle vicinanze, tutto concorse a rendere splendida e memorabile questa giornata.

Sieno rese grazie in modo speciale al generoso economo della Casa dei Missionari ed ai membri del Circolo della gioventù cattolica di .Bañolas, i quali vollero ad ogni costo servirli di un geniale rinfresco.

Verso sera un temporale minacciava di impedire loro il ritorno, ma non fu nulla. Tosto, saliti tutti sulle vetture graziosamente offerte dal Circolo Cattolico , l'allegra carovana si mise in via per Gerona, dove arrivò senza inconvenienti di sorta. Tutti furono pieni di soavi ricordi, e, benedicendo ai loro benefattori, appresero quanto dolce sia il riposo dopo il lavoro.

NOTIZIE DELLE MISSIONI

PATAGONIA SETTENTRIONALE La missione del Rio Colorado.

(Lettera di D. Bonacina)

REV.mO SIG. D. RUA,

Fortin Mercedes, 3 Agosto 1896.

CREDO le torneranno gradite le notizie che sto per darle intorno alla nuova residenza di missione stabilitasi a Fortin Mercedes, sulla sponda sinistra del Rio Colorado.

Posto a metà strada fra Bahia Bianca e Patagones, Fortin Mercedes è centro di una regione vastissima e assai popolata, forse più popolata che non quella del Rio Negro, regione che non gode troppo buona fama nella Patagonia, perchè fino ad alcuni anni addietro fu considerata come ricettacolo di malfattori, che vi commettevano ogni sorta di misfatti, i quali il più delle volte rimanevano impuniti, perchè le Autorità più vicine, quelle del Villarino, distano più di 150 chilometri.

Già i Missionari Salesiani conoscevano da parecchi anni questa zona, essendovi venuti più volte a predicare il S. Vangelo. Nel 1888 il nostro compianto Don Savio la percorse intieramente, lasciando dappertutto grata memoria di sè. Negli anni susseguenti altri Sacerdoti Salesiani ed anche il povero scrivente ne visitarono di tanto in tanto i punti più principali, ed io anzi nel 1892 vi stetti per ben otto mesi, ricorrendola da un estremo all'altro.

Però l'amatissimo nostro Vicario Apostolico Monsignor Cagliero, nel suo zelo instancabile non contento di questo semplici scorrerie apostoliche, pensò di stabilirvi un centro di missione e scelse questo punto, che, come diceva, è importante assai, pittoresco e sano per la sua posizione ed è come la porta di tutta la valle del Colorado.

Or fa poco più di un anno che qui si sono gettate le fondamenta per due Orfanotrofi, uno per fanciulli e l'altro per orfanelle, a 250 metri dal fiume e sopra un'elevazione di dieci metri da esso. Incaricato delle costruzioni è un ottimo cristiano, certo Sig. Esaudi, Cooperatore Salesiano, formato alla scuola del nostro caro D. Borghino. Lungo il fiume abbiamo chiuso un fondo di buon terreno produttivo, per l'estensione di 600 metri per 200, che, coltivato a dovere, col tempo spero darà la verdura e frutta necessaria pei due Collegi della Missione. Nell'inverno passato ed in questo che corre vi ho già fatto piantare, oltre a 500 pioppi, un 200 viti ed un buon numero di altre piante fruttifere.

Appena furono preparate tre camere, ho cominciato a raccogliere una ventina di orfanelli. Ma mette pietà l' indigenza in cui versiamo. S' immagini, o buon Padre, che per parecchi di essi non s'è ancora potuto provvedere un misero letticciuolo : dormono sopra alcune pelli di pecora. Debbo però tosto soggiungere che la Provvidenza non ci ha mai lasciato mancare il necessario alla vita. Le spese ingenti per le costruzioni poi ci sono fornite da una sottoscrizione fra queste popolazioni.

Abbiamo iniziato un laboratorio di falegnami per i lavori di casa ed anche per commissioni, e vi fa da maestro un bravo orfano venuto meco da Pringles, mia residenza precedente, aiutato da un altro orfano di questi campi. Ora ci abbisognerebbe un buon capo calzolaio ed un esperto giardiniere per dirigere i lavori del campo.

Nello scorso mese di aprile vennero qui a stabilirsi tre Suore di Maria Ausiliatrice, le quali pure hanno già ospitato una ventina di povere fanciulle, cui vanno allevando alla religione ed alla civiltà. Annessa alla loro Casa v'è la Cappella provvisoria, che serve anche pel pubblico.

Le poverette sono sopraccariche di lavoro sì da essere veramente insufficienti al bisogno. Tre sole, debbono attendere all'insegnamento delle loro venti allieve, alla cucina, al bucato, rappezzatura, ecc. delle medesime e dei nostri giovanetti.

Anche per parte mia mi trovo sopraffatto dalla fatica. Oltre alle molteplici occupazioni del sacro ministero, alla cura spirituale degli infermi dei dintorni, alla vigilanza dei lavoranti nel campo, debbo pur pensare alla scuola ed alla assistenza di questi poveri fanciulli.

Vorrei bene insistere presso Mons. Cagliero per avere qualche personale di più, ma troppo conosco le angustie in cui trovasi di non potermi accontentare. Se sapessi di essere ascoltato a Torino, ben forte alzerei la mia voce con lei, o mio buon Padre, e le farei toccare con mano l'estremo bisogno che qui abbiamo di maggior personale sia da parte dei Salesiani, come pure delle Suore di Maria Ausiliatrice per poter raccogliere l' abbondante messe che ci si presenta. Ogni giorno preghiamo Nostra Signora della Mercede, Patrona di questa Missione, affinchè voglia Ella inspirare ai nostri Superiori e Benefattori di venirci in soccorso di personale e di mezzi materiali.

Gradisca, o amatissimo Sig. Don Rua, gli ossequi miei e di questi poveri fanciulli. Ci raccomandi tutti al Signore ed a Maria Ausiliatrice; e voglia mandare a noi, alle Suore ed a tutta questa Missione una sua particolare benedizione. Baciandole affettuosamente la mano godo professarmi

Della S. V. R.ma

Dev.mo Obb.mo Figlio D. BONACINA.

PATAGONIA CENTRALE

Una visita agli Indii del Chubut. (Relazione di D. Bernardo Vacchina) (seguito dei Numeri di Agosto, Settembre e Novembre dello scorso anno)

QUESTA si può veramente chiamare la spedizione delle avventure. Il giorno 10 dicembre giunsero dal lontano Rio Mayo, ultimo confine Sud del Territorio, il Cacico Kankel ed un altro Indio, i quali, galoppando per ben dodici giorni, eran venuti accompagnando a questa Colonia - 16 Ottobre - un prigioniero più simile a fiera che ad uomo, per consegnarlo alla prima autorità governativa.

L'uomo inselvatichito. - Il Cacico Kankel. - Si muovon le tende per Genua. - Una fermata molto proficua. - Due graditissimi regali.

Il disgraziato uomo, di razza latina e nativo della Florida nell'Uruguay, arrestato per varii delitti, se n'era fuggito dalle carceri e si era internato nei deserti del Sud, dove era vissuto isolato per più di dieci anni, alimentandosi di carne di guanaco, lepri e cavalli, coprendosi con pelli di leone puma e riparandosi in una tana, precisamente come sogliono le belve. Però, avendo, da ladro abilissimo qual egli era, rubati più di 500 cavalli agli Indii, questi inaspriti giurarono di farne vendetta. Scopertane la tana, la circondarono tutt'all'intorno; quindi, come sogliono fare per la caccia degli struzzi, stringendosi più davvicino, gli piombarono addosso, e, avutolo nelle loro mani, con forti cinghie lo legarono sopra di una mula, e dopo una lunga trottata di dodici giorni vollero avere la soddisfazione di presentarlo allo stesso Governatore nella sua prima visita in questi paraggi.

Essi lo chiamavano el hombre bagnal, vale a dire l'uomo selvaggio. E veramente tale figura faceva con quei capelli, barba e ciglia lunghi, folti e setolosi e con quell'abito leonino, donde spuntavano nere e lunghissime le unghie.

Poverino! Fu consegnato a due soldati, i quali mai lo abbandonavano e per giunta di notte ponevangli i ceppi ai piedi, sicchè impossibile gli riuscisse la fuga.

Io me gli avvicinai e mi provai a rivolgergli alcune parole. Mi ha fatto tanta compassione da strapparmi le lagrime. Ho visto che è assai suscettibile di buoni e cristiani sentimenti. Prima di lasciarlo, mi chiese un piccolo crocifisso: di buon grado glielo misi al collo. Ritornando a Rawson, lo andrò a trovare alle carceri e spero di potergli fare un po' di bene.

Il Cacico Kankel è nativo di S. Cruz; presentemente però vive in questo Territorio. È di statura superba,, ma nobile e simpatico all'aspetto. Parla bene lo spagnuolo, conosce il gallese e sembra molto sagace. La sua gente è composta di poche famiglie, che non vedono il Sacerdote da più di quattro anni. Mi sono profferito d'andarle a visitare, ma egli si mostrò indifferente. O si scires donum Dei...! Ma Kankel ha passato la gioventù tra i protestanti, e temo molto ne abbia attinto, non dico l'indifferenza, bensì l' intolleranza ed il fanatismo. Ad ogni modo cercherò tempo per andarlo a trovare.

Il 12 dicembre, dopo lungo ventilare e discutere, contrariamente a quanto si era stabilito con Sac-mata (V. Bollettino di Settembre 1896), si decise di portarci subito a Genua, dove trovavansi radunati gli Indii rivoltosi col sedicente indovino. Inforchiamo quindi le nostre bestie e via !

Ci precedeva un'avanguardia di quindici uomini; quindi veniva il Governatore, il Comandante, due Sergenti ed io; dietro a noi una piccola retroguardia. A certa distanza ci seguivano tutti gli altri con una riserva di 300 cavalli ed i cani. Fino alle radici del monte Thomas si tenne quest'ordine; ma poscia per l'angustia del passo si dovette rompere, e si procedette quindi in fila formando un'interminabile processione, e per servirmi di un paragone che viene a sétola, se non a capello, dirò che sembrava l'esercito di Annibale al passo delle Alpi, o, a meglio dire, certe processioni di Magi che sogliono vedersi nei presepii d'ambi i mondi.

I discorsi erano delle meraviglie della natura che s'estendeva tutt'all'intorno; ma io non ne era punto commosso; giacchè grandemente mi doleva che un viaggio tanto penoso, intrapreso unicamente per amor di pace, se n'andasse a finire in guerra, e meco stesso innalzava fervidi voti al cielo, perchè rabbonisse il vento e sedasse la burrasca.

Da Colonia 16 Ottobre a Genua vi saranno un centinaio di miglia. Nel primo giorno ne percorremmo solamente quindici, e la notte ci sorprese sopra di un altipiano, che prende il nome da un laghetto poco distante e detto Chunica-paria. Non vi è altra abitazione che una misera capanna appartenente ad un inglese dell'Alta Chiesa, del quale non posso a meno che lodarmi per l' affabilità e cortesia usatami.

Qui ci fermammo; e mentre eravamo tutti intenti a piantare le tende, mi si presenta un Indio Manzanero, chiamato Agostino Abroca, e mi prega di volergli battezzare una bambina di otto anni e la sua donna, e poi di benedire il loro matrimonio. Per non andar per le lunghe dirò che, dopo le necessarie istruzioni, tutto fu compiuto a dovere con mia grande soddisfazione.

All'indomani ebbi pure la gradita visita del capitanejo Huanqui, il quale veniva dal Paso de Heische, un quindici chilometri di distanza, per ringraziarmi di quanto aveva fatto per lui nella Colonia precedente. Aveva costui ricevuto una ferita gratuita da un colono prepotente ed io gliene aveva fatto rendere la debita soddisfazione. Ora in segno di gratitudine mi portava due splendidi regali, una magnifica pelliccia di guanaco ed un suo piccolo figliuolo.

- Ecco che ti ho portato mio figlio, mi diceva il bravo capitanejo, perchè venga teco. Tu abbilo in conto di figlio. Insegnagli pure la tua legge, che è pure la mia e addèstralo a capire i libri e ad usare papel (cioè a leggere e scrivere) : chè è l'unico e dev' essere il mio aiuto.

- Ottimamente, mio caro Huanqui. Sono molto contento di te. Sta tranquillo, che tuo figlio sarà mio figlio, ed io gli insegnerò molte cose pel bene della sua e della tua famiglia.

E Huanqui rivolto al figlio continuò: - Senti, figliuol mio; sii buono ed ubbidiente: non fumare, e impara a leggere e a spiegare papel (scrivere) e sarà meglio per tutti. - Poi raccomandò pure il suo tesoro anche al Governatore, al Comandante e al dispensiere della carovana.

Altra visita ed altri doni. - In una misera capannuccia. - Povero fanciullo : - Una scappatina.

Appena sbrigato Huanqui, ecco un' altra visita. È un individuo vestito di pelle di cane viene dalle lontane sorgenti del Chubut e si chiama Rosales. Per parlare col Padre ha fatto più di sessanta miglia a cavallo, e mi prega, anche a nome di un suo fratello, che vada a battezzare alcuni loro figli. - Dacchè siamo usciti dal Chilì, nostra patria, che son già otto anni, non abbiam più visto un Sacerdote. Venga dunque, Padre, che il buon Dio la premierà! Oh! se sapesse quanto si prega in casa per questo fine! Noi Chileni non possiamo vivere senza religione.

Ben volentieri avrei accondisceso alla domanda ed il cuore anzi era straziato per dover rispondere negativamente. Io non poteva assolutamente dilungarmi dalla carovana ed alla partenza di questa non ci mancava più di un'ora. Vista pertanto l'istruzione del buon Chileno, gli insegnai il modo di battezzare e gli raccomandai di insegnarlo pure a suo fratello, affinchè si battezzassero mutuamente i figliuoli. Lo regalai di catechismi e medaglie, gli raccomandai la preghiera, la santificazione delle feste, l'educazione dei figli....

A questo punto fui interrotto: - I nostri figli sono ancora in età da imparare. Se ella, Padre, ce li volesse accettare, come quello del capitanejo   

- Di tutto cuore, mio caro Rosales.

- Ma noi siamo poveri e non potremo fare nulla per aiutarla.

- Non importa; fate quel che potete. Iddio, che è grande e ricco, ci provvederà del necessario. - E qui il mio pensiero si portava alla generosità dei nostri cari Benefattori e Benefattrici , per i quali offrii al Signore quei pochi meriti che per la divina misericordia mi è dato d'acquistare in questa lunga missione.

Finalmente si parte. La strada non è punto migliore e la tappa assai più lontana; bisogna quindi galoppare.

Percorse sei miglia, spunta una capannuccia tutta annerita dal fumo. Qui si chiede l'opera del Missionario. Riccardo Tardón, che vi abita, ha due bambini da battezzare e cresimare, Smonto dalla mia cavalcatura, entro nella misera capanna, amministro i due Sacramenti a quelle due tenere animuccie, lascio alcune massime di vita eterna ai genitori; e poi di nuovo a cavallo e fa d'uopo

dar di sprone alla bestia per raggiungere la comitiva.

- Pare ! pare, Taita! Si fermi, si fermi, Padre, mi si grida di dietro. - M'arresto. È un altro chileno, certo Giovanni Muñoz, che ha egli pure un figlio da battezzare e cresimare. La sua abitazione è un po' fuor di strada, ma promette di accompagnarmi nel ritorno fino a raggiungere gli altri per mezzo di scorciatoie. Torno indietro e lo accontento.

Muñoz vive colla moglie e sei figli in una casupola aperta a tutti i venti. Un suo povero fanciullo è tormentato da due fistole in una stessa gamba. Ritornando da questa nostra spedizione lo condurrò meco al nostro Ospedale di Rawson per essere convenientemente curato.

Dopo trenta miglia di cammino, stanchi ed affamati, ci fermiamo sulla sponda destra del Teca-Leufù. Mentre si prepara il rancio ed i soldati si esercitano al bersaglio, io, preso in fretta un boccone, faccio una scappata al toldo dell'Indio Vicente Cayuñam, che si trova a duecento metri sulla sponda opposta del fiume. Cayuñam ha un figlio ammalato da battezzare; pertanto lo battezzo e gli amministro la S. Cresima; ravvivo in tutti della famiglia la fede nei principali misteri di nostra Santa Religione, e poi per la stessa via, cioè guadando il fiume, me ne ritorno all'accampamento. Trovai tutti immersi in un profondo silenzio: il sonno già si era impossessato di tutti.

All'indomani si viaggia l'intiera giornata in direzione all'altipiano che nelle carte geografiche più recenti figura col nome di Potra-choique, vale a dire gozzo di struzzo, ma a me pare piuttosto avente la forma di cuore. Esso si trova più al Sud. Gli Indii danno alla regione che attraversiamo il nome di Pampa Tappel, che vuol dire pianura ristretta, sebbene sia più estesa che tutta la vallata del Po. È un deserto arenoso, sterile, desolatissimo. Quivi non trovi altro che mucchi di sterco ed ossami spolpati di guanaco.

Da quest'altipiano si vede distintamente, incoronata di neve, la catena dei monti Aluche al Nord del lago Paz e quella del Corcovado all'Ovest del fiume dello stesso nome; catene abbastanza note in questi paesi, ma che finora non si trovano che in rarissime carte e molto inesattamente.

Alle due pomeridiane scorgiamo le prime montagne che circondano l'altipiano suddetto, ed alle loro falde alcune macchie nere, che sono i toldi degli Indii. Ci avanziamo innanzi a tutti il Governatore e lo scrivente, e troviamo infatti una mezza dozzina di famiglie della piccola tribù thehuelcha, del vecchio Cacico Foyel. Gli uomini erano andati alla caccia del guanaco e le donne erano intente a tessere.

Brutta usanza e bell'industria per troncarla. - Un addio alla sfuggita. - Arrivo a Genua. - La guerra è finita prima d'incominciare.

Una di queste donne aveva la faccia dipinta di nero lucente dall'angolo del mento fino alla metà della fronte, compresi i zigomi, in forma di triangolo. - Buona sera, le dissi, Come ti chiami

- Cristiana io, chiamar Manuela.

- Perchè ti sei pitturata la faccia così ? Sembri gualichu (un diavolo) : le cristiane non devono sporcarsi in tal modo la faccia, che loro diede Iddio. A te pare forse d'essere più bella così. Credi a me : sei più brutta che l'orco.

Il Governatore e tutti ridevano, e credo che l'India, se avesse potuto, m'avrebbe graffiata la faccia. Tuttavia rispose: - E le donne cristiane non si dipingono forse la faccia?

Dirò la verità : la domanda mi sconcertò un poco, perchè veramente se ne danno delle stupende in proposito. Pure risposi francamente : - No : le buone cristiane non usano di quest' inganni, crederebbero d'offender Dio.

L'India si tacque ed incominciò a lavorare; ma l'antifona sortì l'effetto e l'India più non si dipinse in faccia.

Qui vi furono solamente due Battesimi e due Cresime, nè potei parlar loro molto sia per il tempo limitato, sia anche perchè, essendo arrivati i volontari, quasi tutti protestanti, mi disturbarono un poco.

L'aspetto di Potra-choique è lo stesso che quello di Pampa Tappel: si viaggiò crepando di noia. Ci fermammo in Ñiri-ao (gola dell'albero gniri). Quivi intorno abitano alcuni Indii in sei o sette toldi; in uno dei quali vidi una giovanotta sui vent'anni colla faccia pure dipinta di rosso scarlatto. Salutatala, le dissi: - Ti sei rotto il naso, chè hai tutta la faccia insanguinata''

- Non è sangue: è colore.

- Come va, che ti sei così imbrattata?

- Pitturando il rovescio del quillango (pelliccia di guanaco).

- Ho capito: tu pitturi la pelliccia colla faccia, e cotesta tua nasaggine ti serve di pennello !

- A quest'uscita tutte le altre Indie incominciarono a ridere sgangheratamente, e colei mortificata: - No, disse, pitturo colla mano.

- Curiosa questa! pitturi colle mani e queste sono pulite, mentre la faccia è sporca. Non intendo !

L'India non volendo o non sapendo rispondere, m'andava guardando fissamente coi suoi due occhioni grigi in campo rosso.

- Basta: so tutto: prendi questa bella Croce e non voler più ingannare il mondo.

Gli Indii di questi toldi son tutti cristiani, battezzati in Valcheta da D. Milanesio e dal compianto D. Savio, nell'anno 1889. Feci

loro un po' d'istruzione, e me ne ritornai alla tenda. Il Governatore, sempre gentile con me, mi aveva fatto preparare il giaciglio, su cui mi gettai tosto e dormii profondamente tutta la notte. Ne aveva tanto bisogno !

Il giorno seguente, 16 dicembre, sbrigatomi più presto del solito, provvisto d'un buon cavallo, m'incamminai tutto solo per aver ancora occasione di salutare i miei cari Indii, come aveva loro promesso la sera precedente.

Chiamatimeli attorno, così dallo stesso cavallo, regalai una medaglia a ciascuno ed una croce per famiglia, e già stava per affidarmene, quando una vecchia, di nome Carmelina Choique-coy (struzzo d'acqua), prendendomi per uno stivale, voleva assolutamente che io discendessi, dicendo d'aver molto a parlare con me. Non potendo discendere e non volendo lasciarla malcontenta, colto un momento propizio, le gettai al collo una corona. Allora essa con puerile allegrezza incominciò ad acconciarsela intorno e ad accarezzarla con segni di compiacenza; ed io approfittandomi della distrazione dì lei, dissi un adios a tutti e spronai il mio cavallo.

Poco dopo fui raggiunto da alcuni della comitiva, e mentre tranquillamente procedevamo ci venne ordine da un picchetto di far alto ed unirci al corpo di guardia. Il picchetto però divorando la pianura correva correva alla volta di Genua, futuro teatro delle imprese della compagnia.

Noi, essendo le vie un po' pantanose per lo straripamento del fiume Genua, non potemmo arrivarvi se non verso notte. Poco prima trovammo alcuni toldi disabitati: gli Indii, spaventati al nostro arrivo, erano fuggiti abbandonando ogni cosa.

Ognuno s'aspettava gli avvenimenti temuti a suo modo: ma la guerra era stata finita prima d'incominciare. Il sedicente profeta Cayupul ed alcuni suoi complici eran già stati imprigionati e con due sentinelle a' fianchi.

Allora si comprese il perchè si fosse avanzato prima il picchetto militare. Il piano dell'esperto e prudente Governatore si era di approfittare dell'occasione, in cui gli Indii in piccoli gruppi separati attendevano alla caccia de' piccoli guanachi, cadlere addosso all'indovino con una mezza dozzina di soldati vestiti alla borghese, invitarlo a nome del Governatore alla tenda, ed ivi dichiararlo arrestato. Col medesimo agguato far cadere nella rete il Salpù da lui favorito. Quindi, senza perder tempo, chiamare i testimonii e i delinquenti, formare il processo in regola; levare il campo, movendo per la terza volta verso Tecà. Colà congedare i volontari non strettamente necessari pel corpo di guardia a' vani prigionieri, e finalmente fare ritorno a Rawson dopo alcuni giorni di riposo. Questo era l'unico modo per finire tutta la faccenda in poco tempo, senza spargimento di sangue, nè ostentazione di forze, il che avrebbe potuto allontanare gli Indii dal Territorio con pregiudizio del commercio ed anche di loro stessi, che si ritirerebbero, lungi da ogni pratica di vita civile e cristiana.

Questa tattica fu veramente indovinatissima. Giacchè in soli dieci giorni, tutto fu finito completamente, sicchè, si parva magnis componere licet, il Governatore potrebbe ripetere: Veni-vidi-vici. Arrestati i colpevoli, pacificati e proclamati gli Indii; ricostituito nel potere il bravo Sac-mata; congedati alla vigilia della partenza una metà de' soldati, presi alcuni giorni di respiro per noi e per le cavalcature, ci preparammo a ritornare.

Forse a qualcuno sarà venuto il timore che la mia missione tutta religiosa ne abbia scapitato in mezzo a tanto tafferuglio. Risponderò subito che no; perchè, oltre aver l'ottimo Governatore usato a questo fine somma prudenza, io ho fatto di tutto per mostrarmi estraneo alle sue misure, anzi assicurai sempre i poveri Indii della mia amicizia, benevolenza e compassione e li regalai di ogni cosa che avessi meco e perfin di quel po' di danaro che portava con me per qualunque necessità.

È ben vero che senza questa campagna avrei potuto amministrare alcune centinaia di più di Battesimi e Cresime; ma quod differtur, non aufertur, ed io, coi mezzi che il Sig. Governatore mi promette e coll' aiuto dello stesso Cacico Sac-mata, tornerò a raccogliere più tardi i frutti, e spero saranno più abbondanti per la lontananza di Cayupul e delle sue superstizioni, che andavano rovinando tutto quel po' di bene che si era potuto fare con tanta fatica e spesa.

(Continua).

ALTRI VIAGGI APOSTOLICI di Mons. Costamagna nel 1896

(Dall'Epistolario di D. Antonio Sani)

I. - Dall'Argentina alla Capitale del Perù

REV.Mo SIG. D. RUA,

Lima, 23 Luglio 1896.

DALLA Capitale della Repubblica Peruana, dalla nobilissima cìttà che ebbe la fortuna di avere tra le sue mura il primo fiore di santità dell'America Meridionale, la Rosa del Cuore SS. di Gesù, incomincio, o buon Padre, una breve relazione di altri viaggi fatti dall' amatissimo Mons. Costamagna attraverso le Repubbliche del Chili, Perù, Bolivia, ed Argentina.

Dico breve, perchè ci vorrebbe la penna di Monsignore stesso per descrivere adeguata. mente l'attività apostolica, il coraggio e l'energia somma con cui egli occupa, per il bene di queste nazioni, tutto il tempo che è costretto - causa la mancanza dell'exequatur per parte del Governo Equatoriano - a passar lontano dal suo Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza.

Da Buenos-Aires a Mendoza - Festa di famiglia - Il monte dei Penitenti - Sulla Cordigliera - Arrivo e dimora in Santiago.

Ai primi dello scorso maggio, cioè appena otto giorni dopo il suo ritorno dalla Bolivia, dove era andato per fondare le Case di Sucre e La Paz e dove ebbe un continuo trionfo, Monsignor Costamagna, per timore che, avvicinandosi l'inverno la neve non gli impedisse il passaggio della Cordigliera, con tutto il suo personale, partiva da Buenos Aires alla volta del Chilì. Per noi non fu senza dolore il distacco dalla Casa di Almagro, dove tutto ci richiamava alla mente l'Oratorio di Valdocco e dove lo spirito di D. Bosco trovasi vivo ed incorrotto in tutta la sua purezza giovanile sì nei confratelli, come nei giovani.

Ma la volontà del Signore deve compiersi generosamente, e noi seguimmo il nostro capitano, fidenti nella protezione della nostra buona Mamma Ausiliatrice. Dopo due notti e un giorno di cammino per ferrovia giungemmo a Mendoza, accompagnati dal caro Ispettore dell'Argentina, il R.mo D. Giuseppe Vespignani, ed in quella città commemorammo, o buon Padre, la sua festa, essendo arrivati precisamente il dì 8 maggio, consecrato all'Apparizione di S. Michele Arcangelo sul monte Gargano. Monsignore visitò le due Case colà aperte; amministrò il Sacramento della S. Cresima a parecchi giovani interni ed esterni. Quindi il lunedì seguente, 11 del mese, si riprese il viaggio sopra il « Trasandino » che, passando sempre sulla sponda del fiume Mendoza, fra sassi e monti, e monti e sassi , ci trasportò rapidamente fino alla « Punta de Vacas », dove sostammo la notte. Al mattino montati in vettura, dopo sei ore di cammino giungemmo a' pie' della Cordigliera. Durante questo tragitto, fra molte altre meraviglie della natura, potemmo osservare il magnifico monte detto « el Cerro de los Penitentes ». Tagliato perpendicolarmente nella sua cima di sasso rosso-oscuro, si eleva per più di 50 metri così tutto del colore   

« .... ch'il cielo è quando Le nubi immote e rubiconde a sera Par che piangano il dì che va mancando »

e forma in questo modo una facciata maestosa, somigliantissima a quella di una diroccata basilica. Gli enormi macigni poi precipitati dal tempo e dalle nevi sul pendio del medesimo, rappresentano all'occhio del viaggiatore ammirato tanti monaci, i quali, in distinti gruppi divisi, inginocchiati a terra e coperti di largo manto, si direbbe che sono in atto di salire pregando al tempio maestoso e gigante.

Dal monte dei penitenti giungemmo ben presto a' pie' della Cordigliera. Rifocillato un po' lo stomaco e cavalcato ciascuno la sua pacifica mula, incominciammo la ripida salita (3900 metri s. m.). Circa le due, senza inconvenienti di sorta, ci trovammo sulla vetta, e volgendo lo sguardo dall'uno all'altro territorio, salutammo le due Nazioni sorelle , augurando a ciascuna prosperità e pace. La discesa durò fino a notte inoltrata, ed il dì seguente or invettura ed or in ferrovia si continuò verso Santiago, dove arrivammo circa la mezzanotte della Vigilia di Pentecoste.

I Confratelli del nostro Collegio ci aspettavano alla stazione. Le più liete e cordiali accoglienze, mille volte iterate, ci fecero dimenticare per un momento la stanchezza ed il sonno, ma poi si dovette pur dare alla natura il suo tributo.

Il giorno dopo, grande solennità di nostra Santa Religione, Monsignore fu trattato con ogni riguardo e si ebbe una grata ed indovinatissima sorpresa nell'esecuzione perfetta in canto Gregoriano della S. Messa e di altri canti liturgici, per parte degli artigiani dell'Istituto. Onore al merito!

Ci fermammo a Santiago oltre un mese, ed in questo tempo Monsignore visitò tutte le nostre Case di questa Repubblica, cominciando dalle cinque della Capitale, in due delle quali dettò gli Esercizi Spirituali. Visitò poscia le altre di Talca, Concezione Valparaiso e Macul e in tutti i luoghi rimase assai consolato per l'ottimo spirito salesiano che vi regna.

Partenza da Santiago - Ad Iquique - Il Callao e las palomiilas - In Lima - preghiamo;

Il giorno 9 del corrente mese partimmo alla volta del Perù sopra il vapore El Imperial della Compagnia Sud-Americana. Questo viaggio durò dieci giorni, e siccome il vapore portava ogni sorta di viveri per i diversi porti, così passammo in rivista oltre a quindici fra città e paesi , avendo perciò agio di vedere parte delle due coste Chilena e Peruana, le quali, quantunque si presentino aride e nude all'occhio del viaggiatore, sono ricchissime di minerali e formano per tal modo la vita e la ricchezza di quelle popolazioni marittime.

In una di queste fermate, ad Iquique, città importante di 36000 abitanti, ci attendeva una bella e gentile improvvisata. Il Vescovo di questa città, avendo saputo, non saprei come, del nostro passaggio, inviò a bordo nientemeno che il R.mo suo Vicario Generale ad ossequiare Mons. Costamagna, e tanto fece e disse che dovemmo scendere a terra e portarci insieme all'Episcopio. Ivi l'Eccellentissimo Vescovo Iquiquense ci colmò di finezze, e poi ci condusse a visitare la Chiesa e la Casa annessa destinata pei Salesiani ch'egli attende già da molto tempo. Il bisogno quivi è estremo, o Sig. D. Rua, perchè il Vescovo è solo a lavorare ed ha appena due Sacerdoti che lo coadiuvano. Quello poi che più strazia l'animo paterno di questo zelantissimo Pastore si è l'educazione della gioventù, che è tutta in mano dei protestanti e dei nemici di nostra Santa Religione, i quali vi hanno collegi e scuole fiorenti. Il carissimo nostro Monsignore, non potendo altro, lo consolò con buona speranza, e dopo di avere per alquanti minuti avanti a Gesù Sacramentato pregato il padrone della messe, perchè mandi operai nella sua vigna, saliti a bordo, continuammo la nostra via.

Giunti a Callao, porto della Capitale del Perù, vennero a bordo ad ossequiare Mons. i delegati del Presidente della Repubblica e del Prefetto della Capitania, nonchè l'egregio e benemerito Direttore della « Revista Catolica » periodico settimanale di Lima, i nostri Confratelli e molti altri distinti personaggi. Scesi a terra, ed in lor compagnia saliti sul treno che dal porto conduce in città, ci portammo alla nostra Casa, dove ci fermeremo fino a settembre.

Nei primi giorni Monsignore fu assediato da visite, perchè tutti i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici desideravano mostrargli di presenza il loro amore verso i figli di D. Bosco e le Opere Salesiane.

Le autorità ed i signori più influenti del luogo con mirabile insistenza sollecitarono Monsignore ad accettare varie nuove fondazioni di Case in Cuzco, Arequipa, Huaras, Truquillo, Hoja-redonda e Callao, insomma si vorrebbero i figli di D. Bosco in tutti i Dipartimenti della Repubblica !

E Mons. Costamagna, se avesse personale, incomincierebbe subito coll'aprire una nuova Casa nel Callao, dove maggiore e più sentito è il bisogno, perchè ivi sono già stabiliti i protestantì con sette collegi, mentre finora non ve n'è neppur uno cattolico! Inoltre il Callao, per esser porto della capitale, è centro importantissimo, e dove la gioventù è più traviata e corrotta. Ivi è celebre il ladroneggio dei ragazzi, i quali sono così petulanti ed ardimentosi da rubare sul treno, che dal porto va a Lima, anche quando è in movimento, tagliando con coltelli i sacchi di grano, riso, patate, ecc., e poi raccogliendo quanto cade lungo il binario, burlandosi così della vigilanza dei soldati, i quali per quanto facciano non riescono ad estirpare questi ladroncelli dal volgo chiamati : « las palomillas », perfettamente corrispondenti alla cocca di Torino. Veda, amato Padre, quanto urgente sia il bisogno di un buon Oratorio per questi futuri biricchini di D. Bosco ! Oh ! che provvidenza sarebbero alcuni buoni Missionari iu questi luoghi ! Noi preghiamo sempre perchè il buon Dio ce ne voglia mandare tanti da poter accontentare tutti coloro che da noi aspettano soccorso, e lei pure, signor D. Rua. faccia pregare incessantemente per questo fine, e così avrà la consolazione di veder presto aumentato a migliaia il numero dei veri figli della Santa Madre Chiesa.

(Continua).

In fascio

BUENOS AIRES (ARGENTINA). - La festa dell' Immacolata Concezione alla Boca. - Leggiamo con piacere nel Cristoforo Colombo quanto segue: « Con gran pompa si è festeggiata la solennità della Vergine Immacolata nella Parrocchia di S. Giovanni Evangelista nel rione di Buenos Aires detto la Boca. Alla mattina due Sacerdoti accompagnarono S. E. Mons. Cagliero nel distribuir la santa Comunione, che durò circa un' ora : i devoti che si comunicarono passarono il migliaio. Alla sera ebbe luogo la solenne processione che opportunamente era stata annunziata.

» Gli affissi irreligiosi, che alcuni individui di poco giudizio avevano collocato con gran profusione nelle cantonate della località, non fecero altro che aumentare la concorrenza a tutte le religiose funzioni di quel giorno e lo splendore della processione. Giacchi; gli uni, infiammati maggiormente nei loro religiosi desideri, vi assistettero con maggior devozione ; e gli altri attràttivi dalla curiosità, vi parteciparono e ammirarono quanto sia grande e maestosa la Chiesa Cattolica nella manifestazione del culto che essa prescrive ai suoi fedeli. Una immensa moltitudine di uomini e donne, fanciulli e fanciulle vi presero parte in bell' ordine e con devozione edificante.

» Da molti balconi si gettavano con profusione fiori sul passaggio della processione. Il Capo di Polizia concorse allo splendore della processione mandando un buon numero d'uomini del corpo della guardia di sicurezza a cavallo in grande uniforme, e un centinaio d'uomini del corpo dei pompieri che fecero la guardia di onore. Il servizio di polizia diretto dal Commissario della Parrocchia fu pre stato in modo corretto e degno di encomio. Ben lungi dal succedere disordini, non vi fu quasi uomo che non si levasse il cappello al passaggio della Sacra Immagine fra quell' immenso gentio che l'accompagnava.

» Aumentò grandemente la solennità dell' atto l'assistenza dell' Ecc.mo Monsignor Cagliero, Vescovo Tit. di Magida e Vicario Apostolico della Patagonia-, il quale presiedette alla processione. Erano accorse a prendervi parte le Associazioni delle Figlie di Maria delle cappelle delle Suore di Maria Ausiliatrice di S. Telmo, di Barracas al Norte e della Boca.

» Si son visti taluni pur di sentimenti poco cattolici, che stavano dai balconi osservando, con rispetto a capo scoperto, la processione. Naturalmente alla vista di quell' immensa moltitudine composta di ragazzi, fanciulle bianco-vestite, dame rispettabilissime e uomini che formano parte della Società Cattolica, Gioventù Cattolica e Circolo degli Operai, camminando in quattro file coi loro stendardi, si saran potuti convincere che la gran maggioranza dogli abitanti della Boca è cattolica.

» Entrata la processione nella Chiesa Parrocchiale, Mons. Cagliero tenne all' immenso concorso una splendida allocuzione, in cui elettrizzò gli animi, e al fine della medesima quell' enorme moltitudine di devoti elevò un grido entusiastico di Viva Maria Immacolata !

» Il Tantum Ergo, cantato dagli alunni del Collegio di S. Giovanni Evangelista e accompagnato dall'orchestra della Società della Gioventù Cattolica della Boca, fece un effetto ammirabile.

» L' ordine, la devozione e l' entusiasmo di questa processione, al dire di tutti, fu più grande che nelle processioni fatte alla Boca negli anni antecedenti. »

PIANI DI S. MARTIN (COLOMBIA). - Primizie dei nostri Missionari. - L'anno scorso l'Eccellentissimo Mons. Arcivescovo di Bogotà affidava ai Salesiani di Colombia, come i nostri lettori sanno, le Missioni degli estesissimi Piani di S. Martin. Si cominciò subito coll' aprire nel centro più importante, che dà il nome a tutta la pianura, una Casa di Missione, e ben possiamo dire che Maria Ausiliatrice benedisse questa nuova intrapresa, perchè dà già consolanti risultati. Infatti ci si scrive di là: - « Il carissimo D. Ernesto Briata, in quattro mesi, frammezzo a mille privazioni, visitò, con molto frutto, i villagi di San Juan de Arama, Guejar ed Uribe che conta più di 3000 abitanti. Oltre alle numerosissime Confessioni e Comunioni, egli amministrò pure 180 Battesimi e benedisse 13 Matrimoni. E pensare che tutti i centri di popolazione cristiana in questa pianura sono privi affatto di pastore, che li guidi per la via della salute ! Il luogo più vicino per poter aver un prete è San Martin, dove ci siamo stabiliti, che dista da' detti centri da due a quattro giornate di strade orribili a cavallo! Ora qual bene duraturo si può procurare a questi poveretti con solo qualche periodica escursione? ... Sarebbe necessario, per poterli rialzare dall' abbrutimento a cui son scesi, stabilire dei Missionari in ogni villaggio.

Allora ci sarebbe pure più facile poter penetrare in mezzo ai selvaggi... Ci mandi, Sig. D. Rua, dei Missionari in aiuto ed allora noi - quantunque lontanissimi e pressochè privi di qualsiasi mezzo di comunicazione, perchè il filo telegrafico, fatto impiantare a spese del nostro buon amico e benefattore Sig. Benito Rondon, è già da parecchie lune che non funziona più - noi troveremo mezzo e tempo per inviarle di frequente ricchi presenti di beni spirituali. La messe è abbondante: dunque mandi a raccoglierla. Qui a San Martin, abbiamo fatto il mese di maggio e giugno con particolare divozione: il popolo accorse numeroso ed i Sacramenti furono ben frequentati. Si vede che la gente è ben disposta; solo fa d' uopo aver persone atte a coltivarla.

» Certo che per poter fare po' di bene bisogna esser disposti a tutto. Si figuri, Sig. D. Rua; la nostra posizione è un vero deserto, e noi stiamo giorno per giorno in mano della Provvidenza. Siamo affatto isolati, perchè alle spalle abbiamo le cordigliere; a destra e sinistra più di trenta fiumi impossibili a guadarsi ; e di fronte un' estesa pianura tutta coperta di erbe e boscaglie pericolose. Così in tempo di pioggie, se non abbiamo in riserva qualche po' di ben di Dio , la sirocchia fame ci vien subito a far visita. Aggiunga inoltre che è assai difficile conservare i viveri per la troppa umidità; quindi è necessario aver sempre qualche capo di bestiame pronto, onde ucciderlo e così aver almeno un po' di brodo. Un giorno noi avevamo una vacca, e non avendo più nulla decidemmo di ammazzarla. Ma dessa, presaga forse del pericolo irmninente, quella mattina stessa che il coadiutore dovea farle la festa, ruppe il laccio e se ne fuggì, nè ci fu più verso di farla riprendere. In paese non trovammo nè pane, nè uova, e per conseguenza dovemmo accontentarci per alcuni giorni di pochi grani di riso cotti nell' acqua e di una tazza di caffè... E Deo gratias, perchè la Provvidenza non ci ha ancor lasciati privi di tutto! Con tutto ciò siamo sempre contenti, perchè quotidianamente esperimentiamo in noi la mano provvidenziale di Colui che veste i gigli del campo e provvede i passeri del cibo necessario, e tanto ci affida che l' opera nostra en los Llanos de San Martin è proprio voluta dal Signore. »

MACUL (CHILì). - Volere è potere. - Presso la nostra Casa di noviziato in Macul, situata in un'estesa e quasi disabitata pianura, vicino alla gran Cordigliera delle Ande e lontano da ogni centro abitato, si aperse, nell'anno scorso, un'Oratorio festivo, che non mancherà di produrre buoni frutti, quantunque il numero dei ragazzi che lo frequentino non possa aumentare di molto perchè in un vero.... deserto ! Nessun paese all'intorno, solo alcune capanne sparse qua e là per la vasta pianura.... Eppure lo zelo industre dei figli di Don Bosco seppe, contro ogni speranza; far sorgere anche colà un grazioso Oratorio festivo per una cinquantina e più di vispi giovanetti , i quali si recano pur colà per apprendere a leggere e scrivere, perchè annesse all'Oratorio sonvi pure lo Scuole elementari. E ciò prova una volta più che volere è potere.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Una famiglia consolata.

Col cuore esultante e compreso della più viva riconoscenza, rendiamo pubblica testimonianza d'una gran grazia ricevuta. Da molto tempo la nostra madre era ammalata; finalmente ai 13 dello scorso agosto fu dichiarata dai medici necessaria un'operazione chirurgica e per questo dovette recarsi a Torino. Tutta la famiglia sfiduciata gemeva nella più grande costernazione, poichè si temeva che l'ammalata già attempata non potesse sopportare l'operazione tanto difficile ; se non che ancora una speranza ci brillava agli occhi : l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice. Infatti ci recammo alla sede dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, si fece dare da un Sacerdote Salesiano la benedizione all'ammalata, e quindi si raccomandò caldamente alle preghiere dei figli di D. Bosco, promettendo che, se si otteneva la grazia, l'avremmo fatta pubblicare sul Bollettino Salesiano, e avremmo fatta una tenue offerta all'Oratorio di Torino. Quel buon Sacerdote ci promise che avrebbe subito fatto incominciare una novena dagli orfanelli di D. Bosco, e la buona Mamma Maria ci esaudì. Prima del termine della novena, venne fatta all'ammalata l'operazione, la quale riuscì felicemente, e dopo qualche tempo potè tornare a casa fuori di pericolo. Ora, ancora convalescente, si unisce a tutta la famiglia per ringraziare la Vergine Ausiliatrice d'una sì gran grazia. Viva Maria Ausiliatrice !

Bianzè, 12 Ottobre 1896.

La famiglia CARLETTA.

Guarito dal mal caduco.

A gloria di Dio e della, SS. Vergine il sottoscritto attesta coscienziosamente che, venuto in qualità di cappellano in questa borgata il giorno di Tutti i Santi dei 1892, vi trovò il giovane Giuseppe Gariglio già da parecchi anni sorpreso soventi volte da mal caduco. Curato da medici valenti del paese a casa, non potè guarire. La buona e pia madre, vedendo inutili i tentativi dell'arte salutare, ricorse per santa ispirazione alla Vergine SS. sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani. Pregò, fece pregare, interponendo pure le preghiere dei figli di Don Bosco; ed ecco, mirabile a dirsi ! cessare immantinente questo misterioso mal caduco nel suo figlio. Quello che non ottenne Parte medica, l'ottenne la SS. Vergine per mezzo delle preghiere!

Ceretto di Carignano, 12 Ottobre 1896.

Sac. D. PIETRO MELLINO. Grazie a Maria.

Vergin eccelsa e pura, a Te pubbliche grazie io rendo, poichè non invano io Ti rivolsi la mia debole voce. Oh! Aiuto dei Cristiani, il crudo morbo (febbre tifoidea) da me fugasti e salva mi ridonasti al dolente genitore, che già perduta mi piangeva. Grazie, o Maria, e la tua valida protezione deh! continua a chi in Te ripone ogni sua speranza. Fa che la tua grazia io non sprezzi, e sol mi sia di sprone a pubblicar tue glorie ed a proclamar ai popoli la tua potenza, o Madre!

Torino, 23 Novembre 1896.

ANNETTA CoMINOLA.

Efficacia di un voto a Maria Ausiliatrice.

Un cotale di Sparone di nome Giovanni Battista Riva mi spedisce lire 10, perchè io ne rimetta metà per Messe al santuario di Maria Ausiliatrice in Torino per grazia ricevuta a favore di suo figlio pur nominato Giovanni Battista. Trovandosi costui agli estremi per malattia tifoidea il 13 ottobre scorso, il buon padre fece voto a Maria Ausiliatrice di tale offerta per celebrazione di Messe, ove avesse ottenuta la guarigione del figlio. Ebbene chi il crederebbe? Il voto fu fatto alle nove del mattino. Verso le tre di sera il povero figlio, che già da varii giorni non prendeva più cibo, dimandò con insistenza da mangiare. Con timore, ma pur con confidenza nell'intercessione di Maria, gli fu portato il desiderato nutrimento. Ma da quel giorno andò sempre migliorando, finchè presentemente trovasi fuori pericolo. Detto padre riconoscentissimo di tanta grazia, scioglie il voto fatto e desidera essere inscritto tra i Cooperatori Salesiani e ricevere il Bollettino.

Ribordone, 27 Novembre 1896.

DoN PIETRO PESANDO, Rettore.

Evviva Maria Ausiliatrice !

Quanto sia buona e potente Maria lo esperimentarono i coniugi Giovanni e Margherita Dassano. Stavano, festosi e contenti, su di un carro i loro bambini, un figliuoletto e tre figlie, la maggiore delle quali in sui dieci anni, quando i buoi si spaventarono e si diedero a furiosa corsa. I genitori, che dovettero assistere a sì dolorosa scena, non poterono far altro che alzare gli occhi al Cielo e raccomandarsi a Maria Ausiliatrice. Il figlio venne sbalzato via dal carro, ma non riportò che lieve ferita; la figlia maggiore venne avviluppata fra le ruote, trascinata per lungo tratto di via e lasciata a terra come morta. La pelle della capigliatura, staccatasele quasi totalmente per lo sfregamento delle ruote e per le pedate dei buoi, le pendeva rivolta all'indietro, di modo che a mirarla metteva orrore. Il medico ebbe a darle ben dodici punti per unirla e fermarla nuovamente al capo ; e poi si allontanò col timore che la cosa non avesse a complicarsi ed a condurre fra pochi giorni la povera bambina alla tomba. Ma la madre in questo mentre col pensiero era volata a Maria Ausiliatrice. Le aveva promessa un' offerta, e coll'offerta aveva pur promesso di rendere pubblica la guarigione, ove la Vergine Ausiliatrice l'avesse accontentata. Cosa veramente miracolosa, in tre giorni con stupore di tutti, la figlia era, si può dire, totalmente guarita. Ah Maria è proprio buona

Pralormo, 1 Dicembre 1896.

GIOVANNI e MARGHERITA DASSANO.

La medaglia di Maria Ausiliatrice.

Non può affatto mettersi in dubbio che Maria Ausiliatrice non manchi di venire in aiuto a tutti coloro che nei momenti più difficili della vita si rivolgono con viva fede al suo Cuore materno. Ecco un fatto dichiarato prodigioso da tutti coloro che ne furono testimoni. Giuseppa Baggieri, mia concittadina, tre mesi addietro circa veniva gravemente colpita da forte polmonite, accompagnata da altro malore non men pericolose; il medico adopera tutti i mezzi suggeriti dall'arte, e riusciti questi vani, dichiara spedita la povera inferma. Ricevuti tutti i conforti della Religione, si aspetta che la Baggieri da un momento all'altro passi all'eternità. Quando ecco un Cooperatore Salesiano, amico dei figli dell'inferma, dà loro una medaglia di Maria Ausiliatrice, affinchè l'appendano al collo della loro moribonda madre ; questi, animati da grande fiducia, portano la medaglia alla madre, la quale la riceve coi sensi della più profonda devozione e insieme coi figli promette che, se la Vergine Santissima le ridona la salute, tutta la famiglia si farebbe ascrivere tra i Cooperatori Salesiani, ed in ringraziamento alla Madonna farebbe una piecola offerta proporzionata alla loro povertà.

La grazia è tosto ottenuta: la Baggieri è pienamente guarita, ed i figli insieme ad essa, ringraziando di cuore la sempre misericordiosa Vergine Ausiliatrice, mandano la tenue offerta di L. 6.50 con preghiera che tale prodigiosa grazia sia resa pubblica nel Bollettino Salesiano.

Conujo (Siracusa), 31 Dicembre 1896.

Can. RAFFAELE PERNA.

Persiceto. - Il Sig. Giovanni Marcheselli, a compimento della sua promessa invia altre Lire Cinquanta per le Missioni Salesiane, in segno di viva gratitudine per grazie ottenute da Maria Ausiliatrice e per implorarne il potente patrocinio nelle gravi necessità di sua vita.

Catania. - La Sig.ra Tommasa Scitti Ved. Gemma rende vivissime grazie a Maria SS. Ausiliatrice per l' ottenuta portentosa guarigione a due suoi figli. In segno di riconoscenza invia essa pure Lire Cinquanta.

Casale Monferrato. - N. N. inviando l' offerta di Lire Dieci, ringrazia la Gran Madre di Dio per una grazia ottenuta ad un suo parente ; già si erano tentati per lui tutti i mezzi umani per uno scopo particolare, ma invano, si fece ricorso a Maria SS. Ausiliatrice e se ne ottenne il desiderato effetto.

Ragusa in Sicilia. - N. N. avendo fatto umile ricorso a Maria Ausiliatrice in varie tribolazioni, ne ebbe sempre favore ed aiuto. Però riconoscentissima a questa buona Madre invia Lire Cinquanta al Sig. D. Rua per le Opere Salesiane, che sono Opere di Maria Ausiliatrice.

Genova. - D. V. V. promise a Maria Ausiliatrice che, se esaudiva la sua preghiera facendolo guarire una nipote da serio malore, avrebbe fatto pubblicare il fatto sul Bollettino Salesiano. Trovandosi ora la detta sua nipote libera dal grave incomodo che soffriva, compie la sua promessa rendendogliene vivissime grazie.

Padova. - Una famiglia decaduta esprime la sua viva gratitudine verso Maria Ausiliatrice, avendola questa benedetta Madre assistita in tutti quei frangenti, in cui purtroppo versa da tre anni, ed avendole pòrto speciale aiuto in dolorosa circostanza.

Levaldigi. - Maria Audisio, avendo ottenuto dalla nostra buona Madre Maria Ausiliatrice la guarigione d' una grave malattia ed altri segnalati favori, piena di riconoscenza, spedisce una piccola offerta al suo santuario di Valdocco, con preghiera di pubblicazione.

Noto. - Un Cooperatore Salesiano, colpito da grave sventura di famiglia, bisognevole di pronto soccorso, veggendosi mancare ogni aiuto umano ricorso a Maria SS. Ausiliatrice ed immantinente ne fu esaudito. Compie la promessa di far pubblicare il fatto a maggior gloria di Maria SS. Aiuto dei Cristiani.

Marsala. - Il Sig. Bartolomeo Lombardo fu Gaspare adenpie la promessa fatta dell' offerta di Lire Cinquanta in rendimento di segnalatissima grazia ottenuta, or son quattro anni, dall' amorevolissima Vergine sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani. E acciocchè si conosca maggiormente che non si ricorre mai invano a questa Gran Madre, prega se ne dia pubblicità nel Bollettino Salesiano, a comune edificazione e ad esaltazione della Madonna di D. Bosco.

Calliano Monferrato. -Mortarotti Angela, tormentata da questioni in famiglia difficili a sciogliersi, ricorse alla nostra Madre carissima sotto il titolo di Auxilium Christianorum; ed appena terminata la novena ottenne quanto con fiducia aveva domandato; come tributo di riconoscenza offriva Lire Dieci.

Cumiana. - Celestina Rossetti, Cooperatrice Salesiana, avendo sentito che una sua conoscente era stata dal medico dichiarata come spedita e che aveva già ricevuti tutti i conforti di N. S. Religione, le mandò una medaglia di Maria Ausiliatrice pregando gliela si ponesse al collo. Incredibile a dirsi ! L' ammalata da quel giorno incominciò a migliorare, ed ora, guarita completamente, s' unisce alla suddetta Cooperatrice nel ringraziare la sua Salvatrice, Maria Aiuto dei Cristiani.

Torino. - Giuseppe Ellena, memore di altre grazie ricevute da Maria Ausiliatrice, ricorse ancora di questi mesi alla pietà di tanta Madre per ottenere la guarigione di artrite, da cui nell'anno scorso fu lungamente tribolato. Le sue suppliche non furono vane, e dove non valsero i rimedii, trionfò la grazia, tantochè ora si trova molto migliorato e gli svanirono le apprensioni destate dal miserevole stato. Riconoscente di tanto favore invia la sua modesta offerta al santuario di Valdocco, invocando per sè e per la sua diletta famiglia le benedizioni del cielo.

Chironico (Canton Ticino). - Essendo stato il capo di casa della famiglia Farei Camossin colpito da apoplessia, fecero tosto celebrare una S. Messa all' altar di Maria Ausiliatrice nel suo santuario di Torino e raccomandarono il povero infermo alle preghiere di Don Rua e de' suoi figli e giovanetti.. Le preghiere di tante buone anime non potevano a meno di far violenza al Cuore di Maria. Dopo poche settimane infatti l' infermo, con grande ammirazione di tutti, si trovò pienamente ristabilito. E la famiglia intiera, nell'effusione della più viva riconoscenza, invia affettuosi ringraziamenti ad una Madre sì buona e sì potente.

Somendenna. - Maria Gritti, dovendo sottostare ad una difficilissima, pericolosa e lunga operazione chirurgica, interpose la mediazione di Maria Ausiliatrice con una novena di preghiere nel santuario di Lei in Torino. Ottenuto un esito felicissimo, inviò l' offerta promessa in ringraziamento alla sua Celeste Ausiliatrice.

I Coniugi C. da un paese del Piemonte scivono: « Lode eterna alla gran Madre di Dio e Madre nostra Maria! Abbiam ricevuto la grazia. Non abbiamo materialmente intascato il quarto del nostro credito, ma quei signori, vistisi perduti, vennero ad un accomodamento e così furono finiti per noi i fastidi. In lettera raccomandata inviamo Lire Cento per sovvenire alle necessità dei poverelli di Don Bosco. Grazie delle preghiere per noi fatte! Grazie infinite sian rese a Maria Ausiliatrice, alla cui gloria ed onore intendiamo cooperare in ogni modo a noi possibile. »

La Cooperatrice D. M. invita i Figli di D. Bosco, i loro giovanetti e tutti i Cooperatori e le Cooperatrici a volessi unire a lei nel ringraziare Maria SS. Ausiliatrice d'una grazia segnalatissima a lei concessa. Dopo più di cinque anni di gravissime sofferenze per una malattia bronchiale-polmonare, senza provare alcun sollievo dalle prolungate cure mediche, ricorse a Maria SS. Ausiliatrice con promessa di offerta e ne ottenne la tanto sospirata guarigione. Lodiamo adunque la potenza della intercessione di Maria Ausiliatrice.

Il Cooperatore Salesiano S. C. C., calunniato in mille guise da persone invidiose e piene d'inestinguibile odio, accasciato sotto il peso di danni incalcolabili e di perniciosissime conseguenze, con viva fede fece ricorso a Maria Ausiliatrice con novene e preghiere e con promessa di pubblicare la grazia e di fare un'offerta a grazia ottenuta. Maria degnossi esaudirlo: sorsero valorosi difensori a rivendicare cori autorevoli testimonianze la sua innocenza, sicchè gli accusatori, scompigliati e trovati fra di loro in contradditorio, scornati e conosciuti calunniatori, dovettero battere in ritirata, ed il nostro caro Cooperatore, unitamente a tutti i suoi buoni conoscenti, rende grazie infinite alla provvidentissima Madre di misericordia, alla Soccorritrice dei Cristiani, Maria SS. Ausiliatrice.

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Rendono pure grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mercè la sua potente intercessione i seguenti

Angela Benso, Carmagnola. - Pietro Gibello, Castelrosso. - Marianna Bogetto. - Stanislao Gravine, Canelli. - Davide Meardi, Bastida de' Mossi. - Catterina Martinengo, Vinovo. - Margherita Boasso, Villanova d' Asti - Lorenzo Sola, Carmagnola. - Bernardo Becchio. - Domenica Martini Piobesi. - Luigi Bussi, Conto. - Domenico Trocato, Torino. - Cesarina Peiretti, Vigone. - Maddalena Bioglio, Carmagnola. Margherita Fascio, Castelrosso. - Cristoforo Turchelli, Palestro. - Luigia Franchino, Alpignano. - Luigia Mazzini, Semiana Lomellina. - Michele Faura, S. Secondo di Po. - Giuseppe Bonino, Collegno. - Battista Bagnati, Bellinzago Novarese. - Bartolomeo Marchiano Caramagna. -Domenica Guidetti, Castellamonte.- Antonio Vota, Rivarolo Canavese. - Domenica Bragia, Castiglione. - Sorelle Torello, Torino. - Vincenza Stara, Pesaro. - D. Evasio Delpiani, Torre Lombarda. - Isabella Vicini, Saluzzo. - Rosa Aliberti, Finovo. - Corinna Bezzi, Lavagna.-Caterina Artino, Torazza. - Florinda Bozzi, Gorro- Veronica Martinetti Montanaro. - Maria Palatini, Ficoforte. - Matilde Graziani, Quinto al Mare. - Lorenzo Testa, Colma. - Arciprete Antonio Mistro, Frivignano di Camp. - Albini Ciancia, Milano. - Ch. A. G. del Seminario di S. Abbondio, Corno. - Clara Ferguglia, Sartirana. - Francesco Canna, Novara. - Gaetano Righini, Longastrino (Ferrara). -Ch. Luigi Vancini, Bazzano (Bologna). - Rosa Bovini, Pieve Pagliaccia. - B. R., Trento. - M. M. E. dell'Istituto di N. S. delle Grazie in Nizza Monferrato. - Giovanni Tarditi, Novello. - Corinna Amati, Milano. - Ch. G. Balladore. --Anacleto dal Pozzo, Faenza. - Agnese Barbero e Scolastica Soffietti, Cooperatrici Salesiane di Guarene. - Angela Gallo e Concetta Furia, Collesano Palermo. - Pietro Tappati, Cerea, con offerta di L 10 per la celebrazione di una 5. Messa. - Maria Comizzoli, Varallo Pombia. - De Carlo Diodato Nicola, Giuliano, con offerta di L. 10. - Salvatore Raineri, Bordighera. - Emma Bernasconi, Mendrisio. - Catterina Franco, Caresana. - Maria Ugolini-Morelli, Cecalocco (Terni), con offerta di L. 5 per la celebrazione di una S. Messa all'altare di Maria Ausiliatrice. - T. C. Alessandria. - Catterina Osella con L 5. - M. P. di Badia di Stura. - Maria Pellegrina, Brescia. - Margherita Nogara, Bellano, con offerta di L 5. - B. C. di Castelferro. - Cantono. - Ambrogio Ghiglione, Villatalla. - Giulia Piazza, Costamezzene. - Lucia Mina, Villarbasse. - D. Giacomo Tracanelli, S. Vito al Tagliamento, a nome di pia persona, con offerta di L. 5. - Margherita Schiapparelli, Occhieppo inferiore.

AI GIOVANETTI

ASSOCIAZIONI GIOVANILI Amici miei,

MOLTI di voi appartengono già certamente a qualche pia Associazione ed altri non pochi vi vorranno appartenere. Orbene, permettete che io vi parli di alcune di queste fondate da quel grande amico ed apostolo della gioventù, che fu Don Bosco.

Egli, il buon padre, per animare i giovanetti al bene e per formare il lievito e l'anima de' suoi Oratorii ed Istituti fondava dapprima la Compagnia di S. Luigi Gonzaga, con sapientissimo regolamento e con frequenti adunanze e conferenze. Questa salutarissima Associazione, che ha per iscopo d'impegnare i giovanetti a praticare le virtù che furono più luminose in San Luigi, si estese ben presto anche nelle Parrocchie sì di città che di campagna ed è feconda di ottimi frutti.

Don Bosco istituiva poscia la Compagnia del SS. Sacramento pei giovani già più grandicelli e maggiormente alla pietà inclinati, per procurare a Gesù in Sacramento un bel gruppo di cuori ferventi, che lo visitassero ogni giorno, lo ricevessero colla Comunione frequente ed anche quotidiana, si studiassero insomma di consolare il suo Cuore Sacratissimo e risarcirlo degli oltraggi che riceve in questo Sacramento di Amore.

Infine venne la Compagnia di S. Giuseppe per i giovani operai, collo scopo di fomentare tra loro il desiderio della propria perfezione, santificando il lavoro colla pratica delle virtù cristiane.

Anche per queste ultime Don Bosco dettò bellissime regole e assai facili, prescrivendovi pure per esse le conferenze settimanali.

A tutte queste pie Associazioni i Sommi Pontefici Pio IX di s. m. ed il gloriosamente regnante Leone XIII concessero gran copia di sante Indulgenze, com'è notato nei singoli Regolamenti stampati; di modo che fra voi, o giovanetti, vi dovrebb'essere una vera ambizione di appartenere ad esse, per acquistare tanti spirituali favori.

Esultino pertanto di santa letizia tutti coloro fra i miei amici che già fanno parte di qualcuna di queste Compagnie istituite da Don Bosco, ne frequentino le conferenze e vedano di osservarne sempre con fedeltà il facile Regolamento.

Coloro poi che ancora non vi sono inscritti, ne facciano domanda al più presto possibile con vivo desiderio di perseverarvi costanti. E se mai ove vi trovate, o miei cari giovani, non esistessero ancora simili Associazioni, ascoltate una mia preghiera: rivolgetevi ai vostri Superiori ecclesiastici e supplicateli che le istituiscano anche fra voi a vostro vantaggio ed a bene di molli altri vostri amici.

State bene e arrivederci un altro mese.

Aff.mo Vostro Amico DON GIULIVO.

NECROLOGIA

Mons. Vincenzo Leone Sallua.

Pieno di meriti e di eminenti servigi a vantaggio della Chiesa si è spento piamente a Roma la notte del 21 dicembre scorso, come annunciammo nel numero precedente, Mons. Vincenzo Leone Sallua, Arcivescovo Titolare di Calcedonia, Commissario Generale della S. R. ed U. Inquisizione e grande amico dei Figli di Don Bosco. Era giunto alla grave età di 82 anni, e solo negli ultimi tempi si era manifestato in lui quell'esaurimento di forze che doveva condurlo al premio immortale.

Mons. Vincenzo Sallua nacque in Garessio (Diocesi di Mondovì) il 24 luglio 1815. Entrò giovanissimo nell'Ordine di S. Domenico, ove si distinse per profondi studi nelle materie teologiche e di diritto canonico. Di carattere attivo, intraprendente, energico, si diede ben presto ai sacri ministeri di predicazione e d'insegnamento in varie città di Romagna. come a Lugo ed Imola, dove contrasse relazioni con quel Cardinale Mastai, che Fu poi Papa Pio IX. Nel 1850 chiamato a Roma dai suoi Superiori, coprì dapprima la carica di 1° Compagno del Commissario generale del S. Uffizio, poscia, dal 1870 in poi, quella stessa di Commissario generale, adempiendone ognora le funzioni con zelo indefesso e con mirabile dottrina.

Non è agevole dire in brevi parole in qual modo abbia servito il Sommo Pontefice e la Santa Sede nel lungo periodo di ben 46 anni. Niuno certo lo superava nella devozione e fedeltà al Vicario di G. C. e nell'ardore di sfibrarsi in servizio della S. Chiesa. Tutto ciò che veniva dal Papa era per lui tanto sacro, che non avrebbe tollerato osservazioni di sorta, addimostrando pur tale animo costantemente ossequioso al Vicario di Gesù Cristo fino nelle più minute circostanze, come è noto a quanti lo hanno potuto di frequente avvicinare. Ciò era effetto di quella gran fede, cui era stato allevato fanciulletto e nella quale era stato fortemente corroborato sotto la regola e la disciplina dei benemeriti Figli di S. Domenico. In premio di tanta sua devozione verso del Papa e de' suoi meriti preclari verso della S. Sede, il Sommo Pontefice Pio IX nel marzo del 1877 lo nominava Arcivescovo Titolare di Calcedonia e Leone XIII lo promovea a Vicario generale della Basilica di S. Maria Maggiore.

Degno figlio del gran Patriarca S. Domenico, nutriva una tenerissima divozione verso di Maria Santissima, per cui gongolava di gioia ogni volta vedeva comparire qualche nuova Enciclica sul Rosario. Nelle ultime ore dei suoi dolori, stretta fra lo mani quella corona benedetta, che aveva amata, predicata e portata al fianco per tutta la vita, non finiva di baciarla e ribaciarla con affetto.

Sui primi del settembre scorso fu colpito da gravissima emorragia interna, per la quale ricevette i Sacramenti e si credeva perduto. Ma, per una grazia singolare della B. Rita da Cuscia, in breve tempo potè riaversi e volle tornare al lavoro. E quest' idea di voler morire lavorando per la S. Sede egli espresso in una lettera ai Papa, scritta appena ne ebbe le forze. E mantenne il proposito. Riaperte infatti in novembre le Congregazioni, Mous. Sallua tornò assiduo a tutti i lavori del suo ufficio; finche venne vinto da una paralisi intestinale, che, manifestatasi il giorno 13 dicembre, in otto giorni lo portò agli estremi.

Il Santo Padre mandò ripetutamente al buono e fedel servitore l' Apostolica benedizione. Ricevette di nuovo l'Estrema Unzione, e come sicuro del premio della sua fede, salmeggiando lungamente e sempre presente a se stesso pur nelle ultime ore, circondato da' suoi confratelli, placidamente s'addormentò nel Signore.

Questo pio religioso, questo santo Vescovo, questo valorosissimo campione della Chiesa di Cristo, portava tanto affetto a Don Bosco ed ai Salesiani da considerarli come suoi fratelli medesimi : rallegravisi di cuore ogni volta gli era dato di trovarsi qualche ora in mezzo di essi e grandemente godeva sempre che poteva rendere loro qualche servizio; il suo bel cuore sembrava fatto per beneficare i Figli di D. Bosco. - Ora egli già trovasi a godere il premio di tante sue benemerenze. Mentre nuovamente invitiamo i nostri lettori tutti a suffragarne l' anima benedetta, se pur ancora ne abbisognasse, innalziamo fervidi voti al Cielo, perchè mandi alla diletta Sposa di Cristo tanti imitatori dell'instancabilità, della devozione e dell'affetto che per la Chiesa nutriva Mons. Vincenzo Leone Sallua.

Maria Magiano Ved. Milanesio.

Verso la fine dello scorso anno si spegneva in Settimo Torinese una cara e preziosa esistenza, vo' dire la pia ed umile Sig. Maria Magiano, madre dell'infaticabile nostro Confratello D. DoMENICO MILANESIO, Missionario degli Indii della Patagonia Settentrionale. Povera donna del popolo, visse nell'umiltà del suo stato, amando Iddio e beneficando per quanto poteva il prossimo. In tutte le sue azioni essa - donna dello stampo antico e di viva fede - aveva sempre di mira la salvezza dell'anima sua e di quella dei suoi figli. Noi la udimmo più volte a domandarci con profondo sentimento di umile diffidenza: « Ma mi salverò poi?.... Ed il mio Domenico continua a lavorare pel Signore?... Oh! io temo per lui, perchè già da un po' di tempo non veggo più nessuna sua lettera sul .Bollettino, temo... » E qui esponeva tutti i suoi timori e si acquetava soltanto quando l' assicuravamo che suo figlio avrebbe scritto, che continuava a far un gran bene ai poveri Indii e che essa doveva stimarsi ben felice di aver un figliuolo cotanto zelante della gloria di Dio.

Ed ora il Signore l'ha chiamata a sè e dal bel Paradiso, di cui, con piena fiducia, la crediamo già in possesso, perchò è lassù che le anime umili trionfano, con occhio di materna compiacenza, osserverà il suo D. Domenico aggirantesi continuamente per le lande patagoniche in cerca di anime.

Possa questo pensiero lenire alquanto l'acerbo dolore del nostro carissimo Confratello ed essergli soave conforto in mezzo alle sue apostoliche fatiche.

PER DON BOSCO.

Cadendo in domenica il giorno 31 gennaio, quest'anno il solenne funerale anniversario in suffragio dell'anima di Don Bosco si tenne il giorno 1 febbraio. Pontificò S. Ecc. Rev.ma Mons. Bertagna, e si eseguì la musica del Cherubini, con accompagnamento di piena orchestra, per generosa iniziativa di esimii artisti torinesi. L'affluenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiano di Torino e dintorni non poteva essere più soddisfacente.

Notizie varie

S. FRANCESCO DI SALES.

Con gran pompa fu celebrata a Torino la solennità patronale di S. Francesco di Sales nel giorno 29 gennaio. Ne daremo breve relazione nel prossimo numero. Speriamo altrettanto siasi fatto nelle altre Case nostre e dovunque esiste un discreto numero di Cooperatori e di Cooperatrici Salesiane. Il 2 del presento mese un Missionario di fresco tornato dall'America tenne la prescritta Conferenza nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista.

ARRIVO DI MISSIONARI.

Il venerdì 22 gennaio l'Oratorio Salesiano riceveva in festa tre Missionari D. Antonio Malan, Superiore della nuova Missione del Matto Grosso (Brasile), D. Carlo Graglia da S. Paolo e D. Giuseppe Menichelli da Montevideo, gli uni venuti per invocare personale per le loro Missioni e l'altro per prendere la benedizione del Superiore e recarsi poscia tra i lebbrosi della Colombia. I nostri lettori preghino, acciocche ciascuno di essi possa conseguire lo scopo del proprio pellegrinaggio in Italia.

UN CONSOLANTE AVVEMIMENTO a S. Pier D'Arena.

Da quest'industre città della Liguria, ove i figli di D. Bosco dirigono da varii lustri l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, la Parrocchia di San Gaetano, l'Oratorio Festivo, - un vero centro insomma di vita cattolica - in data 9 gennaio scrivono al Cittadino di Genova

« Un vero avvenimento per questa nostra città fu la predicazione per soli uomini, tenuta di questi giorni -- dall'1 al 10 c. m. - dal Salesiano prof. D. Albino Carmagnola di Torino nella Chiesa Parrocchiale di S. Gaetano, e promossa dagli zelanti D. Gìo. B. Tamietti, Rettore dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, e D. Luigi Bussi, Parroco.

» Ogni sera alle ore 20, dopo il suono maestoso della campana maggiore, raccoglievansi ben più di due mila uomini di ogni condizione, professori e studenti, padroni ed operai, commercianti, industriali, guardie daziarie e della dogana, e tutti, recitata in comune la terza parte del Rosario, ascoltavano poscia colla massima religiosa attenzione il sacro conferenzista, che con parola chiara e semplice, ma calda e vigorosa apprese loro i più importanti doveri dell'uomo cristiano.

» Noi , a dir vero, andiamo santamente alteri di aver visto nella nostra città di S. Pier d'Arena uno spettacolo così imponente di fede religiosa dato da soli nomini, e crediamo che i frutti sieno stati abbondantissimi ed abbiano a durare per lungo tempo. Tra di essi vuol essere specialmente menzionata la costituzione di numeroso Comitato Parrocchiale.

« Il S. Padre informato di tutto mandò subito la sua benedizione, accompagnata da espressioni di alta compiacenza. »

Noi facciam voti che l'esempio dato da S. Pier d'Arena venga largamente imitato specialmente nelle città e nei grossi centri operai, perchè queste predicazioni a soli uomini sono destinate a produrre un bene grandissimo alle anime.

ANTICHI ALLIEVI del Collegio Salesiano di Parma.

Anche gli antichi allievi nel nostro Collegio di Parma si sono riuniti in Associazione, ad esempio di quelli del nostro Oratorio di Torino e di altri Istituti Salesiani.

Nella prima adunanza tenutasi, per invito del Prefetto del Collegio stesso, il 19 novembre u. s., si procedette all'elezione del Cousiglio Direttivo che risultò come segue: -Presidente: Dottore Ginseppe Micheli - V. Presidente: Sig. Guido Capra - Cassiere: Prof. Terenziano Marusi- Segretario : Sig. Pierino Rognoni. -- Consiglieri: Ch. Carlo Casa - Conte Giovanni Calvi Luigi Boldrocchi - Giovanni Borella.

Gli aderenti all' Associazione furono subito una settantina. Venne compilato apposito regolamento e vi si ottenne ampia benedizione ed approvazione dall'Eccel.m° Vescovo Diocesano e dal Rev.mo Signor Don Rua.

Ecco i principali articoli del regolamento.

1. Lo scopo dell'Associazione è quello di conservare i vincoli di cristiana fratellanza e vicendevole buon esempio, tenendo vivo fra i soci il ricordo dell' educazione ricevuta in Collegio, e procurare di diffondere nelle proprie famiglie il soave spirito di D. Bosco.

2. Tutti gli anni una larga rappresentanza dell' Associazione prenderà parte all'accademia che si suol tenere in Collegio per l' onomastico del Signor Direttore. Sull'esempio degli antichi allievi di Torino si terrà un annuale convegno con lieta agape fraterna. Ciascun socio si terrà in relazione almeno epistolare coi superiori del Collegio. Ogni anno si presenterà l'omaggio di riconoscente devozione al Successore di D. Bosco nella commemorazione del 21 giugno.

3. Ciascun socio verserà ogni anno una quota per l'acquisto di un ricordo da porsi nella Cappella del Collegio, per le spese di amministrazione e per costituire la Borsa degli Antichi Allievi del Collegio di Parma a favore delle Missioni Salesiane

4. Possono far parte dell' Associazione anche gli alunni provenienti da altri Istituti Salesiani, che dimorassero in Parma o dintorni.

5. L' Associazione si propone inoltre di zelare costantemente per la diffusione delle Opere e Missioni Salesiane di D. Bosco.

Non è a dire frattanto con quanto entusiasmo siasi inaugurata l' Associazione; ed il generale convegno all'agape fraterna, indetta dal Direttore stesso del Collegio pel 26 novembre, riuscì e con ineffabile giovialità e consolantissima edificazione.

Vivo interesse vi presero pure gli attuali allievi dei Collegio, i più anziani dei quali anzi si costituirono in commissione pel ricevimento degli Antichi Allievi e vollero essi stessi servirli a mensa.

Benedica Iddio questa incipiente Associazione e la renda feconda di sempre maggiori frutti.

NELLO STATO DI RIO GRANDE DEL SUD (Brasile).

SIAMo ben lieti di poter pure registrare negli annali delle glorie di Maria SS. Ausiliatrice quanto un nostro zelante Cooperatore di quelle lontane terre ci scrisse in data 13 settembre u. s.

« Trenta famiglie Italiane dimoranti sulla linea Ostensia del Municipio di Caxias, costituitosi in società e procuratesi una bella statua di Maria SS. Ausiliatrice, vollero erigerle, nella loro cappella dedicata a S. Giacomo Apostolo, un grazioso altare, per così assicurare a tutti gli abitanti di quella frazione il validissimo patrocinio della miracolosa Madonna di D. Bosco. Ciò fatto, il 9 dello scorso giugno, per la 1a volta nello Stato di Rio Grande del Sud, si solennizzò con tutta la pompa possibile la festa di Maria SS. Ausiliatrice. Il Molto Reverendo D. Carmine Fasulo, Parroco di Caxias, durante la Messa cantata disse un forbito discorso su Maria SS. ed eccitò tutti a coadiuvare le Opere Salesiane, che più propriamente sono opere dell'amore e della potenza di Maria,. Le sue parole, improntate tutte della semplicità ed ardenza di un vero amante di Maria, furono ascoltate con visibile commozione e produssero ottimi risultati. Dopo la S. Messa si fece la processione, e la celeste Regina, avente lo scettro in mano, prendeva solenne possesso di queste foreste e pareva dicesse al divin Bambinello che tiene in braccio, di spargere copiose le sue celesti benedizioni sopra di noi e sopra le nostre torre.

» La funzione vespertina aggiunse splendore alla nostra cara festicciuola, di cui conserveremo imperitura e grata memoria. »

A MURELLO (PROV. DI CUNEO).

ANCHE in questo paesello distante circa 40 Km. da Torino, nella chiesa della Confraternita di San Giuseppe , di recente artisticamente restaurata, s'ammira un prezioso altare di marmo dedicato alla potentissima Ausiliatrice dei Cristiani. Ciò si deve ad un ottimo Cooperatore Salesiano, assai devoto della Madonna di D. Bosco, della quale in varie circostanze ebbe a sperimentare l'aiuto e la validissima sua protezione. Egli è il Sig. Alessandro Gaido, che diede alla Pia Società Salesiana un figlio, ora Sacerdote, il quale nello scorso ottobre trovandosi presso l'amato genitore tenne ai suoi conterranei una conferenza salesiana, inneggiando particolarmente a Maria SS. Aiuto del popolo cristiano. Con piacere sappiamo poi che l'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice conta moltissimi associati in quel paese. Buon segno, diciamo noi, e buon pronostico per quella popolazione, perchè chi è divoto di Maria, chi in Lei confida, non sarà confuso in eterno!

BIBLIOGRAFIA

Il Custode della Divina Famiglia San Giuseppe Modello, Maestro e Protettore dei Cristiani. Ragionamenti pel mese di Marzo del Sac. Prof. D. ALBINO CARMAGNOLA Salesiano.

La divozione a San Giuseppe tanto accresciuta in questi ultimi tempi domanda nuovi libri intorno a questo gran Santo. Il Prof. D. A. Carmagnola in questa sua nuova opera ce ne offre uno per molti pregi commendevolissimo. In esso la vita di S. Giuseppe è mirabilmente e diffusamente tratteggiata, ed ai varii punti della stessa sono applicate le più opportune considerazioni per la vita cristiana tanto privata che pubblica. Ma gli esempi o gli ammaestramenti di S. Giuseppe in questo libro sono giustamente più spiccati per gli sposi, pei genitori e pei figliuoli, così che non crediamo esagerato il dire che esso riesce un vero manuale per le cristiane famiglie. Lo raccomandiamo caldamente, tanto più perchè vendibile al mitissimo prezzo di L. 1,70.

La Porta del Cielo ossia la vera divozione a Maria SS. spiegata ai fedeli in 33 discorsi dello stesso autore Prof. D. ALBINO CARMAGNOLA - Edizione II. - Prezzo. L, 1,50.

La 1a edizione di questo libro uscito alla luce nell'aprile del passato anno 1896, fu interamente esaurita prima della metà del seguente maggio, e ne continuano tuttora frequentissime le dimande. Crediamo che questo sia la miglior raccomandazione che si possa fare per la seconda edizione compiutasi recentemente.

Istituzioni brevi e famigliari pei giovani chierici. - D. GIUSEPPE GALASSI (Bologna-Tip. Pontif. Mareggiani) L. 2,50

Ecco un libro destinato a fare del gran bene nei nostri Seminari. L' egregio A. non è di quelli che si perdono in sottili elevazioni, che rendono pesante e pressochè inutile la lettura, ma vien al particolare, al pratico. Ecco, a nostro avviso, un merito grandissimo che gli si conviene attribuire.

E con questa norma egli tocca dapprima de' vizi che deve fuggire colui che aspira a diventar l' esempio o la norma delle anime a lei affidate; poi, più diffusamente, di quelle indispensahili virtù che adornano il sacerdote di quell' aureola di santità per la quale si acquista la stima anche dei men rettamente pensanti.

Noi lo raccomandiamo a tutti coloro che o aspirano al sacerdozio o che hanno cura dei giovani chierici.

L'Aurora del Secolo del Sacramento, novello splendido periodico illustrato che esco una volta al mese a Milano per impulso di quel prodigio d'attività che è il Rev. P. Beccaro, Provinciale dei Carmelitani. Pei tipi elzeviriani, pei fregi nitidi e graziosi, per correttezza di composizione nulla lascia a desiderare.

Prezzo d'abbonamento L. 3 annuo nel Regno, 4 per l'estero.

Cooperatori defunti nei mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre 1896.

1 Alasia Can. Marco Ins. Colleg. - Rivoli (Torino).

2 Angelo Filippo - Passarella di Monte S. Giovanni (Trapani).

3 Ardito Angela - Chivasso (Torino). 4 Astrua Giacomo-Courgné (Torino). 5 Azzi Eugenia - Milano. 6 Baima Felicita - Torino

7 Balestra Giordano - Malò Magra (Austria).

8 Bednarovitz D. Giovanni- Verona. 9 Rocchi D. Giuseppe - Bondanello (Mantova).

10 Bonaparte Card. Luciano - Roma. 17 Bonazzi D. Giuseppe - Torricella (Mantova).

12 Borioli D. Paolo - Villongo (Bergamo).

13 Brognani Giuseppe - Trecate (Novara).

14 Calcagno Teresa - Torino.

15 Camoletti D. Michele Cappellano - Lingotto (Torino).

16 Campagnari D. Martino Cappellano - Larzine sul lago ( Verona).

17 Campi Giusepppe - Cergnago (Pavia).

18 Conevelli Teresa - Zoagli (Genova). 19 Capello di S. Franc. Can. Luigi - Cam. d' Onore di S. S. ( Venezia). 20 Cappello D. Emmanuele - Ragusa Inf. (Siracusa).

21 Cappelletti D. Luigi Curia Arciv. - Bologna (Cuneo).

22 Cardini Camilla - Cavallermaggiore. 23 Carena D. Antonio Rettore - Bastida dei Dossi (Pavia).

24 Carlod D. Giuseppe - Mondovi (Torino)

25 Castagno Giuseppe. Flebotomo - Envie (Cuneo).

26 Cattani Rosa nata Fabbri - Marradi (Firenze).

27 Carezzi D. Luigi Arciprete - Casaloldo (Mantova)

28 Chelotti D. Giuseppe - Mongreno (Torino).

29 Comin Giovanni - Venezia

30 Coppi D. Domenico Vice-Curato - Casello (Parma).

31 Crogioli Angolo - Caxias (Brasile). 32 Dal Magro Pietro - Caxias (Brasile).

33 Dal Vecchio D. Marco-Curato - Tribano (Padova).

34 De Baroni Azopardi Gaetano - La Vallette (Malta).

35 Deila Carlo - Abba-Garima (Africa)

30 De Gaspari D. Enrico - Rovoledo (Sondrio).

35 Deperio Mons. Paolo - Parenzo (Austria).

39 De Ruggiero Card. Gaetano - Roma. 40 Devecchi Astemio-Chieri (Torino). 41 Favori Piezagalu Giuseppina - Ponte di Nossa (Bergamo).

42 Fenoglio Giulio - Villanova Mondovì (Cuneo).

43 Ferrabò D. Luigi - S. Giovanni del Dosso (Mantova).

44 Ferrara Scipione - Castel Petroso (Campobasso).

45 Fignana D. Gius. Prof. Tool. di S. Lorenzo - Castiglione dei Popoli Bologna).

40 Fontana Maddalena - Borgomanero-Cureggio (Novara).

47 Fondriest D. Antonio - Bozzana Val di Sole (Tirolo Austriaco).

48 Franco Rosa V.va Pomba (Torino) 49 Gabotto Giuseppe - Locarno-Sesia (Varallo-Novara).

5o Gadioli D. Francesco - Schivenoglia (Mantova).

51 Gallo Apollonia - Chivasso (Torino).

53 Gallo D. Giovanni Arciprete - Cerreto Langhe (Cuneo.)

53 Garquini Bortolo - Castelgoffredo (Mantova).

54 Ghitti D. Francesco Prov. V.° F.° - Siralta (Bergamo).

55 Ghiozzo Maria -- Cesarò (Messina). 56 Gianolli D. Vittorio - Cella Montale (Alessandria).

57 Giani D. Fortunato - Lunazzi (Alessandria).

58 Giordano D. Giov. Priore SS. An.ta - Salerno.

59 Giuliano Domenica fu Giov. B. - Ponzone (Alessandria).

60 Giurlani Antonio Castel Franco di Sotto (Firenze).

61 Givani D. Francesco - Boccadiganda (Mantova).

62 Gnocchi D. Eugenio - S. Prospero (Mantova).

63 Gradoli Vittoria - S. Venanzio (Perugia).

64 Groppi Nob. Luigia Valentina - Milano.

G5 D' Hohenloe Card. Gustavo - Roma. 66 Isacchi Carlo Barzago (Como).

67 Leandri Teresa - Albano Laziale (Roma).

68 Leoncini D Ferdinando - S. Donato D' Enza (Parma)

69 Lombardi Ferrero Margherita-None (Torino).

70 Lorenzoni D. Emilio - Coredo (Austria).

71 Lucca Virginia - Balerna (Svizzera). 72 Maganzini D. Antonio - Pelaloco (Mantova).

73 Malaspina D. Giov. - Serravalle Scrivia (Alessandria).

74 Manari Can.° Alessandro - Velletri (Roma).

75 Manzini D. Gaetano - Pottiolo (Mantova).

76 Marchis Antonio - Torino.

77 Marchisio Giuseppe - Torino.

78 Marinelli D. Luigi - Esanatolia (Macerata).

79 Matteini Antonia - Vira Magadino (Svizzera).

80 Mazzè D. Domenico - Palermo.

81 Meriglio D. Giuseppe - Lenta (Novara).

82 Meschini Teresa di Federico - Magadino (Svizzera).

83 Meschini Teresa n. Antognini - Magadino (Svizzera)

84 Mitosi Laurent - Chatillon.

85 Miotti Federico - Breganzé (Vicenza).

86 Monaco Card. La Valletta - Roma. 87 Montomanni D. Natale - Alessandria.

88 Mora D. Tommaso - Vercelli (Novara).

89 Muza Teol. Franc. Luigi Parroco - Laconi (Cagliari).

90 Negri Giuseppina-Settala (Milano). 91 Nocito Grazia - Catanzaro. 92 Olivi Elisabetta nata Carnio - Treviso.

93 Omodei Solé Giovanni - Vigevano (Pavia).

94 Paccanari Anna - Venezia.

95 Padovan Filomena - Chioggia (Venezia).

96 Palermo Vito Saverio Barone di Lazzarini (Torino).

97 Panzora D. Gioachino Parroco - Palermo.

98 Pastorelli Leonardo - Porto Maurizio.

99 Perego D. Antonio Parroco - Villa Romanò (Como).

100 Porro. Can. Efisio - Iglesias (Cagliari).

101 Perratore Giovanna V.va Cardellino - Torino

102 Porrino D. Paolino Arcip. - Rossazza (Novara).

103 Pozza Adele n. Fiori - Corredo Vicenza).

104 Privileggi Pietro - Parenza (Austria).

105 Raimondi Stefano - Rubiana (Torino).

106 Ramello D. Vincenzo - Rivadora (Torino).

107 Ravizza Rosa - Torino.

108 Regazzi Teresa - Vira Magadino (Svizzera).

109 Riccardini D. Giacomo Vice Parroco - Romano Cavanoso (Torino).

110 Ricci D. Francesco Can. - Valmontone (Roma).

111 Ridella D. Luigi - Mairano (Pavia). 112 Saccarelli D. Luigi - Castel S. Giov. (Piacenza).

113 Sandulli D. Gaetano - Monteforte Irpino (Avellino).

115 Scarrono Maria di Camillo - Borgo S. Martino (Alessandria).

116 (Schiapparelli Caterina - Occhieppo Infer. (Novara).

117 Squarani D. Antonio - Scorzarolo (Mantova).

118 Tamburlini Vittoria - Caxias (Brasile).

119 Tommasini D. Marcello - S. Donato di Murano (Venezia).

120 Torelli Maria - Costigliole d' Asti (Alessandria).

121 Vaccaneo Giuseppina - Calosso (Alessandria).

122 Vacchini Giuseppe - Mendrisio (Svizzera).

123 Vitali D. Giuseppe - Indovero (Como).

124 Zampa D. Giovanni - Cornedo (Vicenza).

2. Abbo Suor Angela Serafina - Pieve di Teco (Porto Maurizio).

3. Agati Maria Domenica - Florida (Siracusa).

4. Agonese G. B. fu Antonio - Saicedo (Vicenza).

5. Alasia Caterina - Camo (Cuneo).

6. Albin Don Francesco parroco - Exilles (Torino).

7.. Amprino Giuseppe - Bussolono (Torino).

8. Aprosio Giuseppe - Torrione (Porto Maurizio).

9. Arzela Eugenio - S. Stefano Magra (Genova).

10. Astorri Don Luigi - Martignana Po (Cremona).

12. Battisti Don Alfonso rettore - Cascia di Regello (Firenze).

15. Rozzo Rosa di Andrea - Camogli (Genova).

16. Badia Francesco - Cerca (Verona). 17. Balzano Francesco - Torino.

18. Baralla Giovanna - Varinna (Alessandria).

19. Beretta Don Carlo - Rocca delle donne (Alessandria)_

20. Bergamaschi D. Pietro - Piacenza. 21. Bernardini Don Demonico, Curato - Ospanesco (Aquila).

22. Borgnor Catterina - Torino.

23. Bercino Gennarina nata Breglione di Menale - Saluzzo (Cuneo).

24. Borsetti Don Antonio - Villavorla (Vicenza).

25. Brizzolari Giovanni - Galbiate Brianza (Como).

26. Brugnoli Veronica - S. Pietro lmarione (Verona).

37. Caneva Ch. Tommaso - Sanguinetto (Verona).

38. Coppo Teresa - S. Giusto Canavese (Torino).