BS 1890s|1893|Bollettino Salesiano Marzo 1893

ANNO XVII - N. 3.   Esce una volta al mese.   MARZO 1893

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO.

Nuova partenza di Missionarii.

Feste Giubilari di S. S. Leone XIII - In San Pietro ed ai Sacro Cuor di Gesù, Roma.

Associazione e stampa.

Notizie dei nostri Missionari - D. Angelo Savio. - Dal Chubut. - Un fatto luttuoso nella Patagonia. - Equatore - Venezuela.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

Un amico di D. Bosco defunto.

Per l'Opera Salesiana. - Conferenze a Torino, Modena, Pavia e Gorizia.

Beneficio centuplicato,

Festa della stampa cattolica ed un amico dello nostre Letture Cattoliche.

Altre notizie varie. - I Figli di D. Bosco a Marsala. - I bambini di Catania pel Papa - Il principino Gonzaga di Milano. Gli operai cattolici di Spezia. - L' anniversario di un miracolo.

Sul LAICISMO, pastorale dell'Arcivescovo di Torino, da diffondersi tra il popolo.

Le Cantate del Dramma « Cristoforo Colombo » del Sac. G. B. Lemoyne.

Cooperatori defunti.

NUOVA PARTENZA DI MISSIONARII

Il giorno 3 aprile prossimo, altri trenta Missionarii dalla Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino partiranno alla volta della Patagonia, e andranno a raggiungere i loro confratelli che li hanno preceduti in quelle terre lontane. La messe è molta, e gli operai sono sempre pochi, poichè quelle popolazioni sono divise le une dalle altre e sparse in regioni vastissime. Ma ciò non sarà di ostacolo a procedere per quella via che D. Bosco ci ha designata. I coraggiosi non mancheranno mai a rispondere all'appello di D. Rua, ed abbiamo certa caparra che la Provvidenza li guiderà ai loro destini

Dobbiamo intanto una parola di gratitudine per tutti i nostri Cooperatori ed altri Benefattori, i quali con varii mezzi hanno concorso al sostenimento delle grandi spese occasionate da questa spedizione.

Le conferenze tenute in varie città della Penisola da Mons. Giovanni Cagliero dal sacerdote D. Luigi Lasagna e dal missionario D. Domenico Milanesio hanno suscitato un vero entusiasmo per le missioni Salesiane. E molti cooperarono con mandare oggetti di biancheria, vestiari per gli Indii, paramenti, vasi sacri ed altri ornamenti di Chiesa. E dobbiamo poi speciale riconoscenza ai signori farmacisti fratelli Belmonte di Torino, agli specialisti Carlo Erba e Bertelli di Milano ed al Conte Mattei di Bologna, i quali con vera larghezza e carità cristiana hanno provveduto le Missioni della Patagonia e Terra del Fuoco di preziosi medicinali e rare specialità loro in favore delle Farmacie ed Ospedali Salesiani di quelle Terre.

E noi siamo ben lieti di poter segnalare alla pubblica ammirazione la bontà e carità dei prelodati benefattori, i quali al semplice annunzio vollero concorrere con rara generosità al bene della Umanità sofferente in quelle lontane regioni. Colà non solo il selvaggio e l'Indio, ma un numero grandissimo dei nostri stessi connazionali ricevono beneficio nelle loro sofferenze fisiche e morali dai Missionarii Salesiani.

FESTE GIUBILARI DI SUA SANTITÀ LEONE XIII

TUTTO il mondo, cattolico e scismatico, credente ed infedele, tutto in questi giorni si? commosse per il Giubileo Episcopale di S. S. Leone XIII. Mentre ogni nazione applaude al Papa, ogni paese con doni e monumenti inneggia al Papa, a Roma, sede del Papato e centro dei Cattolicismo, s' organizzarono feste grandiosissime, non più vedute, pel Giubileo Episcopale del Papa ed a migliaia a migliaia affluirono i fedeli da ogni parte per vedere il Papa, venerare il Papa ed assistere alla Messa Giubilare del Papa. E questa davvero riuscì una funzione imponente, solennissima e commovente quanto si può dire.

In San Pietro.

Il 19 febbraio 1893 sarà per certo una data memoranda nella storia della Chiesa e di una dolcissima, indelebile impressione nei cuori di tutti i cattolici e specialmente di quanti ebbero la fortuna di trovarsi in quel faustissimo giorno a Roma.

La città santa, la città eterna quel mattino pareva elettrizzata. Le campane di tutte le chiese suonavano a festa, le vie, le piazze rigurgitavano di cittadini e di forestieri tutti diretti a San Pietro; un entusiasmo indescrivibile.

Alle 6 1/2 s'apriva la gran Basilica Vaticana riccamente parata a festa, ed a frotte vi si spingeva dentro l' immensa moltitudine sin dalla mezzanotte raccoltasi nella vasta piazza e vie circostanti. Alle 8 si dovettero chiudere i cancelli e più di ventimila persone ne rimasero fuori .

Nella Basilica, oltre ai ricchi damaschi, ond'era tutta adorna, s'ammirava pure la statua del Principe degli Apostoli cogli abiti pontificali ed il triregno in capo, e la balaustrata davanti la Confessione risplendente di lumi e di fiori. Tutta la navata destra, dalla Cappella del SS. Sacrarnento a quella della Pietà, a diritta di chi entra , era chiusa da tendoni di damasco. È là che il S. Padre, scendendo da' suoi appartamenti, doveva andare a vestire gli abiti pontificali. Da questa Cappella fino presso la Confessione v'era disposto un doppio steccato destinato a lasciar libero il passaggio al corteggio.

Il colpo.d'occhio era stupendo: un mare di teste, un scintillio di decorazioni, un'iride di colori. Nel centro dell'abside prendeva posto l' Episcopato, più avanti il Sacro Collegio; verso l'altare v'erano gli Invitati straordinari, gli Ambasciatori ed i Ministri residenti ; vicino all' altare della Confessione notavansi le rappresentanze delle Università cattoliche tedesche nel loro pittoresco costume, con spada e cappello piumato. Il Capitolo di S. Pietro, con a capo S. E. il Card. Ricci Paracciani, Arciprete della Basilica, tutti in gran tenuta, stavano schierati nella Cappella del SS. Sacramento ad attendere il S. Padre, il quale giunse colà in portantina verso le 9 1/4, preceduto dalla sua nobile Corte.

Fatta orazione al SS. Sacramento e indossata la mitra e la pianeta bianca, dono delle dame romane, il S. Padre saliva in sedia gestatoria co' flabelli ed incominciava lo sfilamento.

Intanto una doppia fila di guardie nobili, in tenuta di gala, attraversando la grande navata della Basilica ed andando a prender posto ai due lati dell' altare della Confessione, annunziava che non molto avrebbe tardato ad arrivare il Papa. Tra la folla già si notava un movimento, un bisbiglio generale: si era impazienti di vedere la veneranda ed amabile figura di Leone XIII.

Comparvero tosto i bussolanti in veste rosa e cappuccio di raso, i cappellani e chierici segreti in veste rossa e cappuccio d'armellino, i camerieri di cappa e spada nel loro splendido costume spagnuolo, i camerieri segreti ecclesiastici, la Croce pontificia portata da Mons. Crocifero con ai lati due mazzieri, i Cardinali in porpora, il Card. Camerlengo, i Principi assistenti al Soglio, il Prefetto, i Maestri di cerimonie... finalmente ecco il Santo Padre, tutto raggiante in volto, sorridente, portato in alto nella sedia gestatoria, circondato dagli Ufficiali ed Esenti della Guardia Nobile e della Guardia Svizzera, dal Maestro di Camera, dal Foriere e Cavallerizzo Maggiore. Scoppia un immenso uragano d'applausi e di : Evviva al Papa! che dura continuo, altissimo per ben dieci minuti. Sventolano i fazzoletti e le bandiere, squillano le trombe dalla cupola, suonano le campane: è un momento di paradiso! - Tutti hanno gli occhi molli di pianto per la commozione; anche il Papa ne è visibilmente commosso. - I cantori intuonano il mottetto: Ecce Sacerdos magnus, mentre il S. Padre ín mezzo alle più entusiastiche acclamazioni giunge all'altare ed incomincia la S. Messa. Erano le 9, 50.

Servivano all'altare come ministri due Canonici di S. Pietro. Gli occhi di tutti erano rivolti al Sommo Pontefice. Per la Basilica regnava profondo silenzio, tutti pregavano col Pontefice. Un coro di 200 voci riempiva la Basilica di sublimi armonie: era il mottetto composto dal M° Mustafà per la solenne occasione. In risposta un incantevole coro di fanciulli faceva piovere celesti melodie dalla cupola molti piangevano di commozione. Fu solenne poi il momento dell' elevazione; mentre tutti erano profondamente inchinati ed un perfetto silenzio regnava pel vasto tempio, sotto la volta echeggiò come musica angelica il suono delle trombe di argento.

Finìta la S. Messa alle 10 1/2, il Santo Padre scese dall'altare, e recitate le preci d'uso, intonò il Te Deum, a cui risposero prima i cantori e poi le ottantamila persone accolte in quell' immensa Basilica.

Alle 11 precise il S. Padre in triregno e piviale montò nuovamente nella sedia gestatoria, e processionalmente portato innanzi alla Confessione, dove eravi eretto una specie di podio, fermossi e levatosi in piedi intuonò le preci che precedono la benedizione Urbi et orbi. Quindi ritornò per tutta la Basilica un silenzio rigoroso, ed il Papa, elevando la voce ed aprendo le braccia al cielo, a note chiare e vibrate impartì a tutti l'Apostolica Benedizione. Scoppiò quindi un nuovo indescrivibile uragano d' applausi, che non cessarono che molto dopo la scomparsa del Papa. La mirabile funzione era finita. Erano le 11,20.

S' apersero allora le porte del gran tempio e solo allora si potè giudicare dell' immenso numero di persone che aveva assistito alla Messa Giubilare del Papa. Impossibile descrivere lo spettacolo del defluvio di quasi centomila persone: vi erano parecchie migliaia di equipaggi e vetture: piazza S. Pietro, piazza Rusticucci, i borghi Pio, Nuovo, Vecchio, fino al ponte S. Angelo, non erano che un mare di teste. Eppure quanta compostezza, quanta divozione durante la sacra cerimonia !

Alla sera per tutta Roma vi fu una splendida luminaria ad onore del S. Padre. Oltre a tre quarti delle case private, gli stabilimenti cattolici, le chiese, erano illuminati moltissimi alberghi e tutte le Ambasciate presso il Vaticano, cosa non più vista in Roma da una lunga serie di anni.

Questo è appena qualche cosa delle feste straordinarie celebratesi in Roma per il Giubileo Episcopale di Leone XIII. Se si aggiungono a queste tutte le feste celebrate in tutto il mondo, se all'omaggìo d'ottantamila persone in S. Pietro si aggiunge quello pervenuto sulle ali del telegrafo da tutte le parti della terra, ben si vede come il 19 febbraio 1893 fu un vero e mirabile trionfo di Leone XIII, del Papato e della Chiesa.

Sì, da un simile trionfo di fede ben si vede risplendere di luce sfolgorantissima la vita immortale del Papato, nuova prova fra le mille altre dell'indefettibilità delle promesse di Gesù Cristo a San Pietro, e quindi l'arra sicura per i deboli nella fede dei futuri trionfi della Chiesa Cattolica.

Adunque stringiamoci sempre più intorno al Romano Pontefice, come i figli intorno al pare, se vogliamo sicurezza, pace, felicità in questa vita e trionfo nell'altra; o ricordiamo e ripetiamo sempre nel nostro cuore quelle solenni profetiche parole, colle quali Isacco benediceva a Giacobbe, rappresentante e capo del popolo di Dio: Qui maledixerit tibi, sit ille maledictus; et qui benedixerit tibi, benedictionibus repleatur. Chi ti maledirà, sia egli maledetto, e chi ti benedirà, sia di benedizioni ricolmo (Gen. XXVII, v. 29) ; mantenendoci continuamente fedeli a quella professione di fede che ci unisce al Vicario di Gesù Cristo.

Al Sacro Cuore di Gesù.

Le feste salesiane a Roma in onore del Papa, che noi annunziammo già nel numero precedente, si celebrano i giorni 7 , 8 e 9 del corrente mese e con quest' ordine

Martedì 7.

Alle ore 7 1/2 ant., Messa letta con comunione generale.

Alle 10, Messa solenne Pontificale.

Alle 12, Solenne Benedizione dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù, fatta da S. Em. R.ma il Card. M. Lucido Parocchi, vicario di S. Santità e nostro amatissimo Protettore.

Alle 3 pom., Accademia musico-letteraria.

Si chiuderà la giornata colla Benedizione del SS. Sacramento.

Mercoledì 8.

Alle 7 1/2 ant., Messa letta con Comunione generale.

Alle 10, Messa solenne da Requiem in suffragio culle anime dei defunti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, degli Oblatori e Benefattori dell'Ospizio e del tempio annesso.

Alle 3 pom., Conferenza dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane ; quindi Benedizione col SS. Sacramento.

Giovedì 9.

Alle 7 1/2 ant., Messa letta con Comunione generale.

Alle 10, Messa Pontificale.

Alle 3 pom., rappresentazione del dramma latino « Leo I. » del Sac. Prof. D. Francesia. Alla sera , canto solenne del Te Deum e Benedizione col Santissimo impartita da S.

Em. R.ma il Card. Parocchi.

Così avran fine le solenni feste che i Salesiani celebrano a Roma in onor di S. S. Leone XIII.

In questi giorni faustissimi noi Salesiani abbiamo un motivo speciale per festeggiare il Giubileo Episcopale di Leone XIII.

Nella sua paterna bontà il Santo Padre si è degnato di rivolgere a noi il suo sguardo e spedire a D. Michele Rua il decreto dell'erezione del Vicariato di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore, affidato ai figli di Don Bosco. Copia di questo decreto fu mandato ai Vescovi limitrofi del nuovo Vicariato e all'Ambasciatore dell'Equatore presso la S. Sede.

ASSOCIAZIONE E STAMPA

Bisogna coraggiosamente uscire in campo.., opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad associazione , congresso a congresso, azione ad azione (Lettera del SS. Papa Leone XIII al popolo italiano. = 8 dicembre 1892).

CIRCULUS ET CALAMUS FECERUNT ME.

È questo il notissimo detto di S. Agostino. Queste parole, che furono mai sempre come una provvida rivelazione nel campo dell' azione cattolica, non risplendono di minor fulgore ai giorni nostri. Anche oggi hanno un altissimo significato e additano al mondo cattolico i mezzi più efficaci per la santa lotta che tuttodì si deve sostenere. Circulus et calamus , associazione e stampa, ecco i mezzi onnipotenti che vanta il nostro secolo , associazione e stampa, ecco per gli uomini e pei popoli i due primi fattori d'ogni impresa e d'ogni successo.

I nemici della Chiesa non ignorano tal verità e con ansia febbrile adoperano associazione e stampa a' loro malvagi intenti. Chi non conosce la loro attività nel valersi di tali mezzi? I figli delle tenebre tentano per tal via di superare ed abbattere i figli della luce. Ma viva il cielo ! L'associazione e la stampa non sono incognite per noi. Sono anche oggi armi notissime e poderose nel campo cattolico.

Il nemico cresce di energia e di audacia ? Non verrà meno la nostra attività ! A questo c' invita l' amore che abbiamo pel trionfo della Chiesa, a questo ci anima il Sapientissimo Papa Leone XIII col forte grido di lottare indefessi opponendo associazione ad associazione, stampa a stampa.

La traduzione della ben nota frase di Agostino ce la offre quindi il Papa stesso. Ecco il circulus et calamus del cattolico nel secolo XIX.

Don Bosco, cui nulla sfuggiva di quanto potrebbe provvedere ai bisogni dei tempi nostri, poneva mano potente a questi due mezzi di lotta e trionfo. Fondava associazioni e tipografie, nè risparmiava sacrificio alcuno in affare di tanta importanza. Sotto il suo sguardo di apostolo sorsero come per incanto la Pia Società Salesiana, le Suore di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane e l'insigne Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Fondava tipografie e librerie in varie città d'Italia ed all'estero, e per la buona stampa suscitò un movimento più unìco che raro.

Che tocca ora a noi, o Benemerìti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici?

Provvedere ai bisogni dei nostri tempi ed ubbidire alla voce del Papa, perpetuando ed ampliando l'opera di D. Bosco. E per venire in particolare alla nostra Pia Unione ed alla stampa nostra, dobbiamo raddoppiare il nostro zelo e studio per farle rifiorire di sempre maggior vita, ed ampliarne le benefiche tende fino ai più vasti confini.

Movimento consolante.

Grazie a Dio, si è già lavorato e si lavora assai in questi due rami di azione. La Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane va progredendo ogni giorno per zelo, operosità e forza.

Oltre ai Bollettini Italiano, Francese, e Spagnuolo, fin dall'anno scorso si dovette pubblicare anche l'Inglese.

Si fondarono in molte città d'Italia appositi Comitati Diocesani promotori delle opere nostre, i quali con l'aiuto dei Cooperatori e delle Cooperatrici svilupparono già solerte attività.

In questi ultimi mesi si organizzò un gran numero di conferenze, molte delle quali furono tenute con esito felicissimo dal nostro Eccellentissimo Mons.Cagliero, dal Dott. Don Luigi Lasagna, Ispettore Salesiano dell' Uruguay e del Brasile e dal Missionario della Patagonia D. Domenico Milanesio.

Non si tralasciò di fare pervenire a quando a quando la parola d'ordine, ora a tutti i Cooperatori per mezzo del Bollettino o di lettere circolari, ora ai Decurioni , ai Direttori e Comitati Diocesani.

Per la buona stampa si ampliò l'attività delle nostre tipografie in Italia ed all'estero e se ne fondarono delle nuove, coll'aiuto dei Cooperatori e delle Cooperatrici, come ad esempio quella di Marsiglia in Francia e quella di Quito nell'Equatore.

Non basta.

Ma ciò non basta. Occorre che i nostri cari Cooperatori e pie Cooperatrici ci aiutino a far di più.

Ogni Cooperatore e Cooperatrice si rianimi nella pratica del Regolamento della nostra Pia Unione. (Per chi ne volesse copia gli sarà spedita gratis a semplice richiesta).

Si legga da tutti il Bollettino Salesiano, ove mese per mese non solo diamo conto per edificazione comune di quanto, coll'aiuto di Dio, si va operando dai Salesiani, dalle Suore di Maria Ausiliatrice e dalla Pia Unione dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, ma comunichiamo ancora opportune istruzioni e suggerimenti.

Adoperiamoci per far inscrivere alla nostra Pia Unione nuovi, ma zelanti ed operosi Cooperatori e Cooperatrici, che colla preghiera, coll'opera e colla elemosina siano in grado di porgerci aiuto.

Si promuovano Conferenze Salesiane pubbliche e private.

Si lavori per la fondazione di Comitati Salesiani in quelle Diocesi, in cui non esistessero ancora, e di Sotto-Comitati di Cooperatrici.

In quelle parrocchie, in cui il Parroco non potesse fare da Decurione, lo si preghi che deleghi a ciò uno tra i Cooperatori. Ci si dia comunicazione di quanto si va facendo di bene nella nostra Pia Unione, per essere sempre più in grado di saperla dirigere allo scopo pel quale fu da D. Bosco istituita.

Si moltiplichino i mezzi per ottenere dalla carità dei fedeli sempre maggiori aiuti, indispensabili per le ingenti imprese che abbiamo a sostenere.

E per la stampa? Anche per questa maggiore studio ed operosità.

Si facciano conoscere le innumerevoli opere di nostra edizione, specialmente per le scuole e pel popolo.

Chi è in grado, si serva a tale scopo dei giornali cattolici con la pubblicazione di frequenti articoli bibliografici.

Adoperiamoci per mettere in relazione zolla nostra libreria collegi, seminari, educatorii, scuole pubbliche e private. Procuriamo nuovi associati alle Letture Cattoliche ed alle altre nostre pubblicazioni periodiche.

Studiamoci insomma di usare quanti buoni mezzi possiamo avere, per un'opera tanto benefica quanto è quella della buona stampa.

Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, lavoriamo ! lavoriamo!

Il nostro venerando D. Bosco, già sfinito di forze, giacente sul letto dell'ultima sua infermità e vicìno a morte , andava ancora esclamando: Lavoro! Lavoro! E chi non sa che la bandiera di D. Bosco porta scolpito a grandi caratteri queste divine parole: Preghiera e lavoro?

Oh! adunque siamo degni continuatori e validi sostenitori dello spirito e delle opere di questo caro nostro fondatore e padre. Ad imitazione di D. Bosco uniamo alla preghiera il lavoro.

Due vie, due grandi mezzi ci si parano innanzi: Circulus et calamus: L' associazione e la stampa.

Sappiamcene valere e grande sarà il nostro frutto e la nostra consolazione.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

DON ANGELO SAVIO.

Pur troppo è vera la dolorosa notizia che ci portava il telegrafo dall'Equatore! Il nostro missionario Don Angelo Savio se ne è volato al Cielo prima di giungere al campo che l'ubbidienza gli aveva ultimamente assegnato.

In seguito al telegramma che ci comunicava l'infausta notizia, ricevemmo le seguenti corrispondenze che noi pubblichiamo a soddisfazione dei nostri lettori e Cooperatori. Una è scritta da D. Evasio Rabagliati, capo della squadra diretta a Colombia, che fino a Sebanilla accompagnò D. Savio e gli altri diretti all'Equatore; l'altra è di D. Luigi Calcagno, che ci conferma il triste annunzio: le altre sono di D. Savio stesso, che ci dava di sè buone notizie. Erano le ultime che vergava la penna di quest' Apostolo Salesiano. Eccole:

REV.MO SiG. DON RUA,

La Guaira, 26 dicembre 1892.

Siamo arrivati qui ieri, 25, alle 7 antimeridiano, e ci diedero libera pratica, a differenza della Martinica, dove, considerandoci come infetti e sospetti di coléra ci tirarono fuori del porto e senza comunicazioni quelli che discesero furono condotti al Lazzaretto.

D. Rabagliati ieri scese a terra coi Colombiani e non tornò fino alle 3 di quest'oggi,. essendo andato a Carácas.

Sac. ANGELO SAVIO.

MOLTO REV. SiG. D. RUA,

Sabanilla, 29 dicembre 1892.

Ci siamo; cioè siamo in terra dopo venti giorni di mare. Questa mane ci separammo dai fratelli che seguono a Panama. I poverini temono con fondamento di perdere il vapore del Pacifico per essere il nostro in ritardo ; in questo caso avrebbero parecchi giorni di fermata in Panama, il che non è molto aggradevole. Noi seguiremo col primo vapore che parta, per evitare così le febbri ed i forti calori della costa.

Il viaggio di mare non poteva essere migliore ; passato il male dei primi giorni , il resto fu magnifico. Deo gratias. Speriamo continuar bene prima per il fiume e poi per le montagne.

In Caràcas potei riverire l' Ecc.m° Arcivescovo ed il D. Arteaga. Ad ogni costo vogliono i Salesianì nei primi mesi dell'entrante anno. L'indomani del mio passaggio ebbero conferenza col nuovo Presidente Crespo, animatissimo per questa fondazione.

Il D. Monteverde della Guaira fu gentilissimo con tutti noi ; è un vero e caro amico dei Salesiani. Il giorno di Natale lo passammo con lui ; ma la Messa solenne si cantò a bordo alle 12 di notte, con ogni solennità. Tutti quelli del vapore furono cortesissimi coi Salesiani.

Tutti i confratelli dell'Equatore stavano bene in salute; il vapore è ancora nel porto, e si vede di qui dal posto in che scrivo. Verso il 15 di gennaio arriveremo gli uni e gli altri. Riverisca per me e per tutti codesti Superiori, alle cui preghiere ci raccomandiamo. In particolare preghi lei, carissimo Padre, e benedica tutti questi suoi figli e specialmente il sottoscritto

D. EVASIO RABAGLIATI.

R.m°. SIG. D. RUA,

30 dicembre 1892.

Siamo in vista di Colon , dove penso impostare il presente biglietto. A Sabanilla discese D. Rabagliati con gli altri destinati alla Colombia. Sprovvisti di lingeria per esser i bauli rimasti forse ancora in Francia, abbiamo dovuto dar loro l'occorrente della nostra. Pazienza!

Di sanità tutti bene. Preghi per noi e ci benedica tutti.

Sac. A. SAVIO.

Panama,

3 gennaio 1893.

Il 30 dicembre ultimo sulla sera, il nostro vapore Amérique giunse a Colon con un giorno di ritardo; perciò , come temevamo, perdemmo la coincidenza del vapore sul Pacifico.

Ora siamo in Panama, ospitati fraternamente nella Casa della Missione degli ottimi Lazzaristi, verso cui io personalmente ho molte obbligazioni. Sua Eccellenza il Vescovo diocesano , a cui mi sono presentato, come di dovere, ha per noi un'affezione tutta particolare, e si proferì di aiutarci in ogni nostro bisogno.

La, città pel momento non ha attrattive, a cagione della mancanza di lavoro e del calore soffocante. V'è pericolo d'insolazione e di febbre gialla, specialmente per gli stranieri, ai quali si raccomandano molti riguardi di giorno e di notte, nel bere e nel mangiare. Noi finora abbiamo sofferto Poco; io poi nulla affatto, essendo già duro e stagionato.

Deo gratias.

Forse partiremo il 5, ma più probabilmente il 7 ; quindi il viaggio resta lungo e noioso.

Ho spedito un dispaccio a D. Calcagno, pregandolo di mandarci buone mule con selle per noi e basti pei bagagli. Tal breve dispaccio mi costò otto scudi e mezzo d'argento, cioè centesimi ottanta per parola. In questi viaggi , quando si è in molti , bisogna sempre avere la mano alla borsa, ora pel trasporto dei bagagli, ora per una bibita tonica, altra volta per una medicina e che so io; quante miserie ! quante miserie!

4 gennaio.

È arrivato il vapore Cochapoal che deve portarci a Guayaquil e domani sera andremo a bordo. Se a Guayaquil dovessimo far altra lunga fermata , temo che qualcheduno si ammali a cagione del clima niente aggradevole per noi dell'Alta Italia.

Ci raccomandiamo alle preghiere dei compagni e Superiori e preghiamo l'amato Don Rua a volerci benedire.

Mi creda sempre suo

Aff.mo figlio

Sac. ANGELO SAVIO.

REV.MO E CAR.MO SiG. DON RUA, Quito, 21 gennaio 1893.

Fiat voluntas Dei ! Il giorno 17 gennaio, alle ore 2 1/2 pom., moriva il nostro caro D. Savio in una capanna, situata alle falde del Chimborazo, nell'azienda di Ganguis appartenente ad un tal sig. Chiriboga.

Era partito cogli altri confratelli da Guaranda sul mezzogiorno; arrivarono a Ganguis verso le 4 pom.; dovettero dormire sul suolo e con quel freddo... D. Savio ebbe un forte catarro durante la notte, una forte febbre, e il dì seguente non potè continuare il viaggio. Restò in quella capanna col confratello Pancheri : gli altri andarono alla nostra Casa di Riobamba.

Saputo della malattia di D. Savio, partirono per Ganguis D. Bruzzone ed il ch. Ghiglione con medicine, coperte, alimenti, ecc. Io, appena seppi della situazione di D. Savio, pregai il Presidente della Repubblica, D. Luis Cordero, che telegrafasse al Governatore di Guaranda affinchè mandasse tosto un medico a Ganguis. Così si fece ; con una cura veramente paterna il Presidente ordinò attendessero al nostro Don Savio. Partì il medico da Guaranda, ed il Governatore mise a sua disposizione 10 uomini per condurre, se fosse stato conveniente, l'infermo alla città. Disgraziatamente non giunsero in tempo! Mentre il medico stava nella capanna di Ganguis preparando le medicina, D. Savio spirava.

La triste notizia corse per telegrafo da Guaranda a Quito , impressionando profondamente Salesiani ed amici.

Afflitto, S. E. il Presidente mandò un ufficiale a manifestarci la sua pena. L' Arcivescovo pure ci scrisse parole di rassegnazione e conforto.

Si trasportò il cadavere a Guaranda, ed ai solennissimi funerali, vi assistette il Governatore ed il Municipio : il cadavere fu collocato in una nicchia del cimitero della città.

Il nostro carissimo Dott. Matovelle, rispondendo al telegramma con cui S. E. il Presidente gli comunicava la mesta notizia, lamenta profondamente la perdita che ha fatto Cuenca e manda a nome di tutta la città sincere condoglianze ai Salesiani.

Lunedì prossimo, 23, pensiamo di fare i funerali nella cappella del Collegio e spero vi assisterà S. E. il Presidente, i ministri, ecc., ecc.

Oh ! voglia il Signore accettare la morte dell'invitto missionario come tributo che i Salesiani gli offrono per la salvezza eterna delle tribù selvagge di Mendez e Gualaquiza!

Caro Padre, raccomandi alle orazioni di tutti i confratelli e Cooperatori l'anima del caro defunto.

Ci benedica tutti e preghi pel suo

Aff.mo figlio in G. e M. L. CALCAGNO.

DAL CHUBUT.

Nello scorso mese abbiamo parlato dei nostri Missionarii al Chubut. Diremo ora come per territorio del Chubut (così detto dal gran fiume di tal nome), s'intende quella parte della Patagonia centrale che è compresa tra il grado 41° al 46° di latitudine e tra il 65° al 71° di longitudine. Dipende dal Governo Argentino, il quale vi tiene colà un suo rappresentante o governatore del territorio.

L'opera del Missionario è specialmente necessaria lungo le sponde del gran fiume Chubut, a Balcheta, Rawson, Villegas, sulle rive del Rio Chico, del Tecà ed in altri punti, ove sonvi tolderie di Indii Tehuelches.

Alcuni di questi paesi già sono stati più volte visitati dai nostri Missionarii nei passati anni; ma per assicurare i frutti di queste Missioni e per estenderli anche agli altri punti necessitosi faceva d'uopo stabilirvi colà una residenza di Missionarii. Or finalmente si è potuto mandar ad effetto questo progetto che era un vero bisogno, ed ecco che già di là riceviamo la lettera seguente

REV.MO SIGNOR DoN RUA,

Missione Cattolica de N. S. de los Dolores (Chubut), Dicembre 1892.

Eccoci in Rawson, microscopica capitale della Patagonia centrale. Vi siamo giunti dopo diciotto giorni di molestissima navigazione a vela. La bonaccia ci tenne per cinque giorni inchiodati sul Rio de la Plata, ed una furiosa tempesta ci procurò per trentasei ore spaventi ed agonie sulle coste meridionali dell'Atlantico, alla latitudine di Bahia Blanca. Il padrone del Pailebot, che viaggiava con noi, e che da dodici anni fa questa carriera, ci assicurò che due sole volte in tanto tempo si ebbe un mare sì brutto e sì pericoloso. Come a Dio piacque, per altro, la tempesta cessò, e sia benedetta e sempre ringraziata la dolce ed amabile Stella del Mare, che intervenne per placare i marosi e calmare i venti. Ne la avevamo pregata tutti e con insistenza ; anzi, prima di discendere in camera, io aveva gettate in mare alcune medaglie di quelle chiamate miracolose per placarne le ire.

La nostra accoglienza nel Chubut fu fredda fredda, anzi ancor attualmente spira per noi un'aria poco favorevole. Oltre a questo, le penalità del lungo viaggio, ci hanno un poco prostrati. Il catechista Marini , appena giunto, dovette mettersi a letto per ben cinque giorni, e, dopo, il primo giorno in cui si potè occupare, cadde da cavallo e si slogò la gamba sinistra in due punti pericolosi e difficili, e temo ne avrà per più di un mese. È un gran contrattempo ; ma Dio sia benedetto, che distingue l'umile nostra Missione coi segni delle opere sue, la contraddizione.

La nostra povertà è somma. Se non avessimo portato con noi un po' di biancheria e qualche piccola provvisione di commestibili, direi che è apostolica. Ci avevano detto che le case della Missione erano decentemente ammobigliate, e le trovammo quasi saccheggiate. La casa che vorremmo destinata per le Suore è per loro molto atta, ma bisognerà pagare i debiti di chi l'ha fatta, che ascendono a quattro mila lire cogli interessi al sei per cento, valendo la casa coi terreni adiacenti un sei o sette mila lire. Quest'affare e l'avvenire della Missione mi tengono un po' preoccupato.

Frattanto preghiamo giornalmente il buon S. Giuseppe, che chiarisca le cose e faccia loro prendere un buon avviamento : spero che ci ascolterà, come ha sempre fatto. Ne ho già avuto una prova nella deferenza del Giudice, che sbrigò subito certe mie questioni, e mi offerse aiuto nelle presenti strettezze con generosità e cuore.

Abbiamo già incominciato l'opera dell'evangelizzazione. Si dicono ogni giorno festivo due Messe, si predica tre volte, e si fa la dottrina a' ragazzi e ragazze. La popolazione frequenta le funzioni con piacere ed ascolta con. avidità la parola di Dio. Finora nessuna confessione , nè comunione. Incomincieremo da' ragazzi ad aprirci la strada e vedremo. Il Sacratissimo Cuore di Gesù deve procurarsi questo trionfo.

Ho già preparato il terreno per le Suore, che potrebbero molto aiutare la Missione materialmente e moralmente. Per ora potrebbero bastare tre o quattro. Ma bisognerebbe che venissero presto e prima che ci arrivi l'unica maestra del paese, che dicono sia protestante.

Ed a questo proposito debbo aggiungere che, eccetto il Governatore, che non ci è mai, ed il Giudice, i quali sono cattolici, tutte le altre Autorità sono protestanti, molto zelanti della loro setta , e da cui ci è poco o nulla da sperare. Hanno quattrini e potere, e fanno la pioggia ed il bel tempo. In tutto il territorio vi hanno duemila cinquecento dissidenti in otto o nove sètte colle loro chiese, scuole e ministri largamente stipen - diati, e noi... Basta; Iddio ce la mandi buona!

Gli Indii si trovano a sessantacinque leghe di qui sulle sponde del Chubut e formano la tribù più numerosa della Patagonia. Sto pensando, domandando e consigliandomi se convenga fare le pratiche col Governo federale per ottenere la trasmissione della colonia che la Missione anteriore fondò per gli Indii. Ha sedici leghe di estensione, di cui otto in proprietà e popolate. Vi ha pure una chiesa ed una casa di pietra per due preti e varii impiegati. Quest'ultima senza tetto. Credo sia necessario fare qualche cosa anche subito, perchè qui vicino si è stabilita una succursale della colonia Galense protestante, con cui gli Indii hanno commercio attivissimo di pelli o penne di struzzo. Per tutto questo aspettiamo l'arrivo pronto di Monsignore. Il Governo federale è cattolico e Monsignore è al medesimo persona grata. Maria Ausiliatrice ci inspiri e ci spiani ogni difficoltà ! Ma la fondazione e sostenimento di detta colonia agricola dovrà certo costare molto.

Prima della mia partenza da Buenos Aires ho scritto a S. E. Monsignor Cagliero ed al Rev.mo D. Belmonte , Prefetto generale della nostra Pia Società. Prego la bontà sua ad intercedere per me e per la Missione presso di loro. Abbiamo bisogno di tutto, e meno di tutti abbiamo comodità di ottenere. Non vi ha posta regolare, non vi ha telegrafo. Solamente ci visita ogni cinquanta giorni un bastimento a vele, su cui anche non possiamo troppo contare per tanti motivi. Il sacerdote che eravi prima, per avere i mezzi necessarìi di sussistenza, doveva lasciare abbandonata la Missione metà dell'anno , il che non è conveniente per nessun conto nè decoroso per la Chiesa cattolica.

Aspetto anche un prete. Ella, sig. D. Rua, sa che dovetti partire solo di preti. Ogni piccolo ritardo mi parrà sempre lungo e penoso. Se il prete fosse inglese tornerebbe assai utile. Anche i protestanti vengono qualche volta alla nostra chiesa e quelli che ci intendono piangono di tenerezza. Noi siamo tutti contenti ed allegri. Il chierico Diaz m'aiuta con molta buona volontà, e mentre noi attendiamo a' nostri ministeri od ai lavori manuali di cucina, pulizia, ecc., Marini dal letto prega per noi o ci guida nella recita del S. Rosario. La grazia di Dio condisce tutte le nostre privazioni, facendole a noi grate ed amabili.

Si degni salutare da parte nostra Monsignor Cagliero e gli altri veneratissimi Superiori. Mi creda

Di V. S. R.ma

Dev.mo obbl.mo figlio Sac. BERNARDO VACCHINA.

PATAGONIA. Un fatto luttuoso.

Da una residenza dei nostri Missionaria della Patagonia ci scrivono il seguente fatto, che noi pubblichiamo perchè serva di avviso e di ammaestramento a tanti sgraziati genitori. La triste esperienza altrui valga a noi d'esempio, per non incorrer noi stessi nelle medesime sventure

Patagonia, dicembre 1892.

Nel luglio scorso, in una località distante quattro leghe da questa nostra residenza , accadde un fatto luttuosissimo per questi paesi, che lasciò in tutti una triste impressione , voglio dire il suicidio d'una povera giovane sui quindici anni. Mentre tutta la famiglia si stava pranzando in compagnia di varii amici, si ode un colpo di rivoltella nella camera della ragazza. Si accorre e la si trova boccheggiante a terra coll'arma micidiale ancor nella mano.

La palla, penetrando nel petto, l'aveva passata per un fianco, ed uscita era andata a penetrare in una parete della camera.

La giovane però non perdette i sensi : il suo angelo era con lei. Dimandò subito del prete, ed un uomo insella tosto due cavalli e percorre a gran galoppo le quattro leghe.

Giunto in questo paese, chiede del Missionario in una osteria, raccontando il lugubre caso. Per ignoranza gli vien detto che prima di tutto bisogna avvertire il Commissario di polizia, ed egli corre da questo. Ma una buona signora, appena saputo il fatto, corse essa dal Missionario, il quale in tutta fretta si preparò a partire.

Mentre montava a cavallo , ecco arrivare il Presidente del Municipio pure a cavallo , proponendosi di accompagnarlo anch'egli. Se non che il Missionario dalle parole si accorge che costui è venuto piuttosto per intrattenerlo che per farglì compagnia. Non gli dà perciò retta, sprona il suo cavallo e via al galoppo. Quel signore tenta di impedirgli la via mettendosi a lui innanzi; ma il Missionario da bravo cavaliere, raccomandandosi pure a Maria Santissima, spronando vieppiù il suo destriero, guadagna cammìno, giunge a liberarsi da quell'importuno ed in men di quaranta minuti divora un tratto di via che su diligenza non si farebbe in men di un'ora e mezzo.

Giunse ancora in tempo. La giovane morente non può quasi più parlare ; ma tenendole una mano alla ferita, perchè non esca il sangue, e l'altra alla testa, per tenerla sollevata e ferma, può ancor farsi capire. Essa compie la sua confessione, ed alla presenza di tutti i parenti desolatissimi riceve l'Estrema Unzione e poi entra in agonia.

Aveva appena finito di amministrarle questi Sacramenti il Missionario, quando giunse sul luogo il Commissario di polizia con due soldati, e non potendo aver alcuna soddisfazione dalla giovane agonizzante, se la prende col Missionario, perchè ha esercitato il sacro ministero senza suo permesso, che egli, fosse giunto in tempo, glielo avrebbe impedito , che ora, giacchè la giovane non può più parlare, egli, il Missionario, deve dire ciò che ella gli ha confidato, e vìa di questo passo, tentando e minacciando il sacerdote. Ma questi rispose che egli è il ministro, il rappresentante di Dio , che l' autorità di Dio è superiore ad ogni autorità umana, che egli ha solamente fatto il suo dovere e che sa nient'altro. Quell'ufficiale s'infuriò viemmaggiormente vedendo che le sue pretese e minaccie a nulla approdavano ; ma poi si calmò, e si congratulò col sacerdote , alla presenza dei suoi soldati, dicendo : Costui è davvero un bravo soldato !

Varie sono le versioni che qui corrono sulla causa di questo suicidio. La vita di questa figliuola era quella di un angelo. Quindici giorni prima aveva ricevuto con tanto fervore la S. Comunione accanto al letto della madre morente. Già aveva manifestato il desiderio di rendersi religiosa tra le Figlie di Maria Ausiliatrice; e celebrandosi il funerale di sua madre, erasi recata da queste Suore, perchè la volessero accettare tra loro. Poi aveva supplicato i Missionarii, perché persuadessero il padre a lasciarla partir di casa, ma non ci fu verso : il padre, nonostanti i consigli , le suppliche e le lagrime, non volle mai acconsentire. Questa si crede sia la ragione più verosimile dell'attentato.

Iddio però usò misericordia alla povera figliuola e si spera l'abbia tirata con sè in cielo.

I funerali che le si fecero furono solenni con un accompagnamento straordinario di popolo.

EQUATORE.

Ricaviamo dai giornali che gli stabilimenti salesiani dell'Equatore sono una vera provvidenza per quella Repubblica. - All'Esposizione nazionale dì Quito los Talleres del Sacro Cuore di quella città si meritarono una medaglia d'oro (fabbri e falegnami), due d'argento (fabbri) e tre di bronzo (sarti , calzolai e sellai). - Ora gli stessi laboratorii prenderanno pur parte all'Esposizione di Chicago con armi, intarsi, selle, scarpe, abiti, ecc., ecc. - Ai suddetti laboratorii sappiam che ultimamente se ne aggiunsero tre altri, tipografia, legatoria e fabbrica di carrozze.

A VINCES, pure nell'Equatore, sull'esempio dei Salesiani si è aperto sin dallo scorso anno un Oratorio festivo. Là vi è scuola di canto, scuola di musica, un teatrino ed altri svariati divertimenti, e nei giorni festivi vi accorre un numero immenso di giovani di quel villaggio e degli altri circostanti. Tutto questo si deve all'ardente zelo di quell'ottimo parroco, il sig. Don Antonio Metalli, il quale seppe anche formarsi intorno a se dei buoni secolari che lo coadiuvano mirabilmente in quell'opera santa. Voglia Iddio benedire le loro fatiche e prosperare quell'Oratorio a bene di tanta gioventù.

VENEZUELA.

Col primo del corrente anno a San Raphael de Maracaibo nella Venezuela, tra i Cooperatori Salesiani si è fatta una santa lega per venire in aiuto della gioventù povera ed abbandonata di quei paesi. A tal uopo, nella speranza di aver presto tra di loro i figli di Don Bosco, incominciarono un Oratorio-Collegio, sul modello dei nostri, raccogliendovi sin d'allora 22 giovani e 14 bambini più necessitosi. - Noi non abbima parole sufficienti per encomiare tanto zelo; auguriamo all'opera incominciata prosperità e lunga vita ed imploriamo dal Cielo copiose benedizioni sopra di quei Cooperatori e di quelle Cooperatrici Salesiane. Essi poi preghino il padron della messe, perchè mandi operai alla Pia Società Salesiana , e noi allora con premura ci porteremo anche tra i Venezuelani.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE

Pregammo assai e fummo esauditi!

Viva Maria Ausiliatrice ! Ecco l'inno che dal nostro cuore riconoscente s'alza, a lodar la Regina del Cielo.

L'anno scorso, al nostro bambino s'era manifestato nella stagione invernale sul labbro inferiore un così detto tumor bianco, che, per giudizio del medico, gli avrebbe recato sfregio e fastidio. Il medico volle aspettar la primavera per far l'operazione, che pel caso credeva indispensabile. Intanto lo sfregio ed il fastidio s'eran manifestati in modo sempre più doloroso. All'operazione dovevasi venire : quale però? Al certo dolorosa ! Allora con divota novena ricorremmo a Maria, Aiuto de' Cristiani, e poi col bambino ci recammo a Torino per attingere la grazia proprio alla fonte. Fatto le nostre divozioni, chiedemmo d'un medico, dal quale avemmo per risposta : Il labbro dev'esser tagliato. Povero bambino! Lasciammo Torino e venimmo a Milano : ancor qui la risposta di due medici fu : Bisogna tagliare. - Oh Madonna, Aiuto de' Cristiani, dicemmo allora, deh, fateci trovar miglior fortuna ! E la Madonna ci fe'trovar in Milano un altro medico, coi suggerimenti del quale il nostro caro infermo in termine di pochi mesi fu completamente guarito senza taglio alcuno.

GIACOMO e CATTERINA RizzoLI.

Io sottoscritto attesto la verità di quanto sopra.

Borgnone, 5 febbraio 1893.

Sac. ENRlco PISoNi Curato. Potenza della fiducia in Maria. REV.MO SiG. D. RUA,

Il signor Bergaglio Giambattista, cooperatore salesiano e dilettissimo mio parrocchiano, mi consegnò 200 lire da spedirsi alla S. V. Rev.ma, in segno di riconoscenza alla Vergine Santissima invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, per una grazia straordinaria ricevuta.

Sul principio dello scorso anno 1892 cadde infermo d'una malattia seria e pericolosa. Vedendo l'addolorata sua madre che in. casa non gli si potevano usare tutte le necessarie cure, pensò di mandarlo all'ospedale di Alessandria, ove l'infermo si fermò alcuni mesi, senza provare nessuu miglioramento; anzi negli ultimi mesi andò talmente peggiorando, che la povera madre deliberò di farlo ritornare a casa, per non avere, oltre l'affanno di dover perdere l'amato figlio, anche quello di non potergli recare conforti, specialmente negli ultimi istanti della sua vita. Eccolo adunque ricondotto a casa nel mese di ottobre del medesimo anno 1892.

Pertanto la dolente madre e l'infermo, per mezzo mio, fecero spedire alla S. V. Rev.ma cinque lire, pregandola di far celebrare una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice e di far pregare i giovanetti dell' Oratorio per la sospirata guarigione. Ben presto se ne ottenne meraviglioso effetto, perchè l'infermo in breve ebbe a guarire, ed ora sta tanto bene, da potersi dire che non fu mai visto nel corso dei suoi 30 anni di età, così prosperoso come al presente.

Evviva adunque Maria Ausiliatrice !

S. Cristoforo (Alessandria), 14 gennaio 1893. LuiGi PE RUCCHIO, parroco.

Fede e costanza. - Da diciotto mesi io mi trovava affetto da epatite e da una tosse catarrale che non mi permetteva più riposare nè giorno nè notte; anzi tenni il letto per qualche tempo, nè era più atto a disimpegnare le sacre funzioni del mio parrocchiale ministero.

Mi rivolsi subito al caro D. Rua per aver un consiglio, ed ci mi rispose di ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice con tre Salve Regina, tre Pater e le giaculatorie solite che consigliava già il suo antecessore D. Bosco. Feci queste preghiere per una novena io con i miei della parrocchia e vi aggiunsi un'altra particolare divozione a S. Anna. Ma non migliorai punto. Spedii allora una piccola offerta a Don Rua ed egli mi consigliò altra volta le medesime preghiere. Fatte le quali, il mio male parve che peggiorasse. Ricevetti i conforti religiosi e mi disponeva già per morire, rassegnato ai divini voleri. Ma intanto io era sempre più fiducioso in Maria SS. Ausiliatrice ed in S. Anna, e continuai anche mentalmente come poteva lo mie preghiere, facendo voto, se guariva da poter almeno adempiere ai mìei doveri parrocchiali , che avrei spedito nuova offerta al Santuario di Torino. Incominciai allora a migliorare con meraviglia di tutti che mi credevano già perduto. Ed in breve mì riebbi, tanto che ora posso compiere ogni mio dovere di parroco senza alcuna fatica.

Mentre adempio la promessa fatta, manifesto pubblicamente la mia profonda riconoscenza per la grazia ricevuta.

Fornolasa-Locana, 18 novembre 1892. ALLONO D. DOMENICO, Prevosto.

Dolore e gaudio! - Nella piena della gioia penso alle passate angoscie, alla bontà di Maria che si degnò esaudire le mie preghiere, e vorrei che ogni cuore s'unisse a me per ringraziarla e benedirla.

Una mia diletta sorella era caduta gravemente ammalata ed i medici le davano poca speranza di perfetta guarigione.

Rìcorsi a Maria ! A Lei, Regina dei mesti, presentai le lacrime di mia madre e le mie, a Lei parlai del dolore della mia famiglia e di tutti i miei cari. Fui esaudita. Oh! Maria Ausiliatrice, quanto sei buona e potente ! Possa io in questa e nell'altra vita lodarti e ringraziarti quanto meriti ! Maria, in Te ripongo ogni mia speranza ; sei tanto misericordiosa, che da Te attendo grazie maggiori.

Nizza-Monferrato, 8 gennaio 1893.

SILVIA N.

Varazze. - La mia famiglia era in preda a sommo dolore e costernazione per la gravissima infermità d'una mia bambina. L'arte salutare non poteva più offrire alcun sollievo alla piccola inferma. Invitammo allora un sacerdote salesiano perchè venisse a benedirla e ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice con un triduo di preghiere. Dapprima il male s'aggravò, ma avanti che il triduo fosse terminato l'inferma entrava in convalescenza. Ora gode perfetta salute. Ne sia eterna lode a Maria SS. Ausiliatrice.

10 gennaio 1893.

Bassano. - Maria SS. Ausiliatrice mi ridonò alla mia famiglia col guarirmi da gravissima infermità. Ottenni inoltre, mediante la sua celeste protezione, altre grazie, che da me e dalla mia famiglia erano desideratissime; perciò, sarà perenne in noi la più viva riconoscenza verso questa celeste nostra Benefattrice.

1° dicembre 1892.

FRANCESCO VANZO ex-Garibaldino.

Verona. - Misericordias Mariae in aeternum cantabo. Oppresso da infermità, mi rivolsi al successore di D. Bosco, perchè facesse pregare per me nel santuario di Maria Ausiliatrice. Appena ricevetti la desideratissima di lui risposta, mi cessò il male come per miracolo. In segno di riconoscenza mando tenue offerta.

31 gennaio 1893.

ALESSANDRO CERRUTI.

Sac. GIUSEPPE BOCCINI.

Torino. - A Maria SS. Ausiliatrice debbo la mia guarigione da lunga malattia. Riconoscente adempio la promessa fatta di far pubblicare detta grazia nel benemerito Bollettino Salesiano.

M. CESaRE LOVERA.

Ci duole di non poter pubblicare le altre relazioni pervenuteci, tra le quali ve ne sono delle interessanti assai. Lo spazio concessoci non ci permette di pubblicarne che pochissime e compendiate. Tuttavia ci raccomandiamo a quanti ottengono grazie da Maria SS. Ausiliatrice, che ce ne mandino ampia relazione. Se non potremo pubblicare nei Bollettino le loro lettere, le conserveremo come prezioso documento nell'archivio del santuario ed un buon numero delle medesime sarà pubblicato nelle Letture Cattoliche.

Dalle relazioni scritte in lingua francese, spagnuola od inglese si fa cenno nei Bollettini scritti in tali lingue.

Mandarono altre relazioni di grazie ricevute e riconoscenti ne ringraziano la Celeste Benefattrice con offerta al suo santuario di Torino od alle Missioni Salesiane:

Can. Pietro Dompè, Bene-Vagienna - Sabina Tos Azeglio - Angela Torelli, Racconigi - Ch. Tommaso Mazzoglio, Foglizzo - Ermelinda Capuzzo nata Fer raris, Castagnole Monferrato - Domenica Floretta Cloz - E. Maddalena, Bellinzona - Candida Rocca Montelupo Fiorentino - Stefano ed Onorina Soldini, Bellinzona - Suor Serafina Facelli, Priora delle Te resiane, Mondovì Piazza - Dottor Daniele Amerio. Borgo San Siro (Garlasco) - Barbarina Ferrazzi, San Gervasio Bresciano - N. M., Trino Vercellese - D. Pa squale Ronchi, -Omegna - D. Michele Bncci del Pon. tificio Seminario Pio, Roma - Cristina Bocca Ra velli, S. Giuliano Nuovo - Suor Ernesta Farina, Col legio di Maria Ausiliatrice, Moron (Repubblica Argen tira) - Domenica Pederzini, Nave (Brescia) - Suor Cherubina, Superiora delle Piccole Suore del Buon Consiglio, Torino - Rosina Collio, Nave (Brescia) - Pagliero Rosa, Settimo Torinese - Mangiarda Agostino, Alpignano -- Martini Angela, Quero (Belluno), - Ge min Catterina, Quero (Belluno) - Feira Domenico, Ponti Canav„sc - Baccano Michele - Pepato Domenico, Torino - Rticca Maria - Bussi Agata, Torino - Luccocastello Maddalena, Alpignano - Moriondo Francesco, Torino - Armando Elisa, Nizza di Mare - Curvi Antonio Maria - Sergnotti Lucia, Torino - Peretti Clementina - Orso Milietta, Vercelli-Gatti Domenico - Boggio Emilia Cesare - Garetto Anna, Moncalieri - Reviglio D. Michele, Reaglie (Torino) - Massa Giovanni, Vercelli - Fumasoli Adelaide, Tesserete (Svizzera) - Craveri Felicita, Cirasca - Marrone-Pollo Giovanni e Carolina, Biella -Sac. Antonio Bruno, Mondovì.

Dalle Cordigliere tra il Chilì e la Patagonia percorse dai nostri Missionari: - Giovanni Tilleria - Gricelda Riquelmi - Clarizo Reyes - Darila Ortiz -Ramon Meu.reira - Maria del Rosario Beltran - Zoila Borros - Dolores Osez - Pietro Nolasco Alarcon - Giovanni Paolo Villar - Felice Jaque - Alessio Castillo - Pasquale Lifuente - Luca Becerra - Emanuele Jaque.

UN AMICO DI D. BOSCO DEFUNTO.

A Sassi presso Torino, il giorno 13 Febbraio moriva il teologo Pietro Abbondioli, curato da oltre quarant' anni di quella parrocchia. Fu sacerdote piissimo e di gran zelo, che non si restrinse a promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime nel limite della sua parrocchia. Fu indefesso nel dettar missioni ed esercizi spirituali alle popolazioni del Piemonte e ne riportò frutti consolantissimi. Era amico di Don Bosco. Nel 1846 lo ospitò nella sua casa parrocchiale, quando la sua salute deteriorata dal troppo lavoro aveva assoluta necessità di rinfrancarsi. È là dove gli allievi dei Fratelli delle Scuole Cristiane corsero da Torino per confessarsi da Don Bosco, come ci narra la storia dei primi venticinque anni dell'Oratorio, scritta dall'aurea penna di D. Giovanni Bonetti. Rare volte Don Abbondioli venne all'Oratorio, occupato continuamente nelle sue apostoliche fatiche, ma lo vedemmo comparire e passare un giorno intiero con Don Bosco quando compieva il cinquantesimo anniversario della sua prima Messa.

La parrocchia di Sassi ed i Salesiani piangono la perdita di sì benemerito pastore ed amico e noi ne raccomandiamo l' anima generosa alle preghiere dei nostri Cooperatori.

CONFERENZE PER L'OPERA SALESIANA

TORINO.

La Conferenza salesiana, temutasi nella chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino verso le 3 pom. del 2 febbraio scorso, è riuscita una cara ed imponente funzione. Nell' ampia chiesa era tutta una folla di Cooperatori, attirati anche dal nome dell'oratore D. Luigi Lasagna, che essi conoscono per fama, come uno dei più benemeriti fra quei missionari che da molti anni nella lontana America gloriosamente si affaticano per la causa della religione e della civiltà.

Ogni volta che assistiamo a queste Conferenze non possiamo trattenerci dal riguardare commossi ed ammirati il pubblico pietoso che vi accorre. Là accanto alla dama illustre ed al nobile gentiluomo vedi l' umile operaio e la povera donna del popolo, tutti uniti in un solo pensiero , in un medesimo intento, tutti lieti ed orgogliosi di cooperare, secondo le proprie forze, ad una fra le più meravigliose imprese del nostro secolo. Là è la vera democrazia cristiana.

Si vedono là dei giovani, i quali anelano di apportare il loro aiuto ad un'opera che desta in essi un generoso entusiasmo ; e ci sono altresì dei vecchi che da più lustri si adoperano per le Missioni Salesiane. Questi ascoltano la parola del conferenziere con un dolce sorriso di compiacenza sul labbro, ma pur senza meraviglia. Qual cosa infatti potrebbe ancora sorprenderli ? Forse che essi non hanno veduto D. Bosco, nel nome di Dio e della Vergine , accingersi ad un'opera che pareva follia il tentare ? Forse che loro non fu dato essere spettatori della sua vittoria contro difficoltà ed ostacoli d'ogni genere? Ah, essi ricorrono col pensiero ai tempi in cui la Congregazione Salesiana nasceva nel silenzio e nell'oscurità, come il seme che l' agricoltore getta nei solchi fecondi; e , misurando colla mente l'immenso cammino percorso nello spazio di pochi lustri, benedicono la Provvidenza che li ha voluti partecipi e strumenti di quella che è per eccellenza opera di Lei !

L'illustre e venerando conferenziere, che è uno dei veterani della falange salesiana, ha nella fisonomia e nei modi qualche cosa che rammenta il compianto D. Bosco. Parla con facilità e con una semplicità che non è priva di espressione. Egli ha riassunto i lavori ed i mirabili progressi compiuti dai missionari in America con la competenza e l'affetto di chi in quelle remote regioni ha passato lungo tempo e fu gran parte di quanto si è compiuto. Descrisse con vivaci colori la dolorosa esistenza che traggono laggiù, sia tanti sventurati indigeni , sia quei nostri connazionali che di continuo vi emigrano, tanto che, in meno di venticinque anni, il loro numero vi raggiunge l'enorme cifra di 2,500,000! Ricordò come il Superiore della Congregazione, volendo partecipare alle feste di tutta la cattolicità per il quarto centenario dello scoprimento dell'America, abbia stabilita la partenza di un nuovo e folto drappello di missionarii , dei quali alcuni già sono partiti ed altri non tarderanno a raggiungerli. E dopo aver tributato un meritato elogio alla carità non mai esausta dei Torinesi, che si vantano di avere fra le loro mura la culla e la sede principale dell'Opera di D. Bosco, fece appello ancora una volta all'aiuto di tutte le anime buone e pietose.

L' appello , non v'ha dubbio, sarà ascoltato. E noi affrettiamo col desiderio il giorno in cui una nuova e dolce festa di famiglia raccolga ancora i Cooperatori Salesiani per udire il racconto di altre imprese, di altre gesta benefiche e civilizzatrici che i nostri missionari avran compiuto coll'aiuto di Dio e mercé l'obolo generoso dei loro benefattori.

(Dall'Italia Reale del 3 febbraio). MODENA.

Dal Diritto Cattolico di Modena ricaviamo quanto segue : - La Conferenza dei Cooperatori salesiani per la festa del loro santo Patrono tenuta il 29 dello scorso gennaio nella chiesa di S. Sebastiano, rende splendida testimonianza del come vada prendendo piede tra i Modenesi tale sodalizio e com' esso sia destinato dalla Provvidenza a fare del gran bue ad una società che sgraziatamente va ogni dì più allontanandosi da Dio, per le arti ornai troppo palesi dei nemici del nome cristiano.

All'ora indicata pertanto, davanti a un uditorio scelto e numeroso ed al benemerito Comitato Salesiano, che in presbiterio aveva ricevuto posto distinto, il zelante Sac. Prof. D. Sante Ferrari vice-Direttore del Comitato stesso, prese a svolgere l' importante argomento della necessità dell'azione cattolica a vantaggio della società presente.

Esordì accennando come Dio provvidentissimo, se permette gravi assalti contro la sua Chiesa, la fornisce ancora di validissimi difensori, suscitando uomini eccelsi ed opere di carità grandi e meravigliose. Perciò anche nelle odierne angustie della Chiesa ha suscitato le opere di D. Bosco a difesa. Ricorda che tali opere furono da un figlio di Don Bosco fatte largamente conoscere nella conferenza del decorso anno, e che egli si limiterà a comprovarne la necessità, o come debbasi da tutti operare per sostenerle.

Entrando in argomento disse che tutti debbono preoccuparsi seriamente dell'avvenire della Chiesa e della società, visto lo spirito che ora regna di ribellione a Dio. I settari palesemente e attivaniente tentano corrompere la gioventù, educandola all'odio alla religione ed al sacerdozio. Quindi ne derivano danni gravissimi, specialmente la scarsità delle vocazioni al sacerdozio, le quali non possono svilupparsi o restano soffocate dalla educazione anticristiana. Le opere di D. Bosco hanno questo scopo, educare la gioventù cristianamente e favorire così anche le vocazioni ecclesiastiche, condurre al santuario i figli del popolo, quasi i soli a cui oggidì Dio faccia sentir la sua voce. Le generazioni che crescono senza Dio formeranno un pericolo permanente per la società.

I settari sono operosi nel porre in pratica ogni mezzo per conseguire il loro intento, nè indietreggiano innanzi ai mezzi più disastrosi ed immorali. Tutto ciò si vede dai buoni , si deplora, ma si opera con lentezza. Epperciò il Sommo Pontefice coll'ultima Enciclica al popolo italiano ha parlato chiaramente della necessità di contrapporre azione ad azione nello singole manifestazioni. L'oratore riporta qui un passo della stupenda Enciclica. Poscia parla della carità, in forza della quale si dee soccorrere coll'opera chi di soccorso abbisogna.

Concluse invocando la protezione del Salesio, pregando che Egli, esemplare di questo spirito di azione e di sacrifizio , impetri ai Cattolici tutti questo doppio suo spirito.

Il dotto conferenziere ebbe momenti felicissimi. Il suo discorso fu quanto dir si possa interessante e tale da scuotere anche i più indifferenti ; cosicchè è a sperare che quanti trovavansi presenti si saranno persuasi della necessità dell'azione cattolica in tempi nei quali lo spirito anticristiano ha tutto invaso, tutto corrotto, e che quindi non si rifiuteranno in avvenire a prestare il loro appoggio a quelle Opere, che da D. Bosco fondate, ora ricevono incremento e sviluppo per lo zelo illuminato del suo degnissimo successore il Sac. Michele Rua.

Il canto a voci bianche dell'Iste confessor, del Tantum ergo e la Benedizione col Sano Sacramento chiusero la divota e ben riuscita funzione, la quale speriamo non sarà rimasta infruttuosa per le opere salesiane eminentemente civilizzatrici e tutte di carità.

PAVIA.

Per iniziativa del R.mo Canonico D. Francesco Mariani, direttore del Comitato Salesiano di Pavia, celebrossi in detta città con pompa solenne e gran concorso di fedeli la festa di s. Francesco di Sales, il 29 dello scorso gennaio, preceduta da un divoto triduo.

Prima di dar principio al triduo il sullodato Canonico radunava a conferenza tutti quei nostri cari Cooperatori e Cooperatrici, i quali vollero mandarci altre generose offerte, non inferiori a quelle che pochi giorni innanzi con esimia carità avevano consegnate al nostro missionario D. Lasagna, che era di là passato a parlar loro delle missioni nostre d'America.

La Vergine Ausiliatrice ne li ricompensi largamente ed i benefici Pavesi ci continuino il loro affetto.

GORIZIA.

I Cooperatori e le Cooperatrici salesiane di Gorizia, la sera del 29 gennaio scorso, si radunarono insieme ad altre ottime persone, nella sala delle Signore cattoliche di quella città, ove campeggiava la bella immagine di S. Francesco di Sales illuminata da gran numero di fiammelle.

Il Rev.m° Mons. Alpi, Direttore di quel Comitato, dopo aver accennato alla relazione che unì l'opera di Don Bosco a S. Francesco di Sales, sicchè volle chiamare l'opera sua Salesiana, venne a parlare di quello che, mediante l'aiuto di Dio e la carità dei Cooperatori e Cooperatrici, hanno operato i Salesiani nell'anno decorso, e di ciò che D. Rua propone per il corrente anno 1893 allo zelo degli stessi Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

Accennò poi al quinto anniversario della morte del compianto D. Bosco, che cadeva appunto l'indomani, 31 gennaio.

Dipoi parlò dell'Opera Salesiana nel Litorale, della prima radunanza che quei Cooperatori tennero il 25 ottobre p. p., nella quale fu costituito anche il Comitato Salesiano ; disse che giunsero relazioni dei diversi Cooperatori della Provincia e del Litorale; e annunziò con speciale soddisfazione come a Gradisca si sieno aggiunti in quei giorni_ quindici nuovi Cooperatori.

Riflettendo alle opere pratiche che possono quei Cooperatori promuovere maggiormente tra di loro, due ne propose, e sono la gioventù e la stampa quella da aiutarsi cogli Oratorii, e fece voti che altri se ne aggiungessero ai tre esistenti nella città di Gorizia ; questa col mezzo specialmente della biblioteca circolante cattolica.

Il baron Somaruga, membro di quel Comitato Salesiano, lesse una lettera di D. Rua, nella quale questi ringrazia vivamente i Cooperatori del Litorale dei sussidii inviati per le Opere Salesiane.

Parlò anche il chiar. Dr. Faidutti sulla festa ricorrente di S. Francesco di Sales, e riflettendo opportunamente a certi tratti della vita del gran Santo, rilevò la sua viva carità, che lo fece veramente tutto a tutti, vittima consumata di zelo, raffinata anche al crogiuolo delle persecuzioni e delle calunnie - esempio sublime dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiani, come debbano essi pure sacrificarsi pel bene specialmente della gioventù tanto insidiata, affrontare le beffe del mondo, professare francamente la fede e in tal modo portare davvero in sè lo spirito del Salesio.

Qual chiusa consolante della Conferenza fu l'ascrizione di undici nuovi membri all'Opera Salesiana.

BENEFIZIO CENTUPLICATO.

Nel supplemento, «La Domenica» dell'Eco d'Italia (giornale genovese tanto apprezzato dai buoni per la santa causa che sostiene , i robusti articoli , le accurate notizie , gli interessanti racconti e le spiritose vignette), abbiamo letto un commovente fatto che crediamo bene di presentare ai nostri lettori. È una prova di quanto assicurava D. Bosco, cioè che la Misericordia di Dio ricompensa in modo generosissimo chiunque aiuta un giovanetto a percorrere la carriera ecclesiastica.

Il sacerdote è la pupilla dell'occhio di Dio, ed è il ministro suo nella salute delle anime. Quindi. un benefattore che soccorre alla povertà di un giovanetto, che senza di lui non potrebbe pervenire a tale altissima dignità, è amato da Dio con amore inenarrabile, ed a lui restano eziandio attribuiti i meriti dei sacrifizi delle opere di salvazione che il giovanetto fatto sacerdote acquista nel campo evangelico. E non è questo un pensiero consolante in mezzo ai travagli della vita di avere un Dio infinitamente buono nostro debitore?

Il Sangue della Vittima immacolata offerto tutti i giorni sull'ara santa, le anime liberate dal Purgatorio , quelle tolte dalla schiavitù del peccato e guidate alla gloria del cielo, il frutto delle virtù seminato colle predicazioni, le grazie dei Sacramenti che come limpido e fecondante fiume innonderanno la terra, staranno sempre alla presenza di Dio intercedendo per noi, e le benedizioni celesti saranno sempre preparate in tempo opportuno per noi , per le nostre famiglie, pei nostri cari in vita, in morte e dopo morte.

Ed ora veniamo al fatto:

Il signor Steiner era un uomo molto ricco. Egli abitava una magnifica casa in una grande città della Germania.

Benchè colmato di tutti i beni della terra, non lo era guari di quelli del cielo. Cattolico di nome, da molto tempo non aveva adempiuto ai doveri di ogni buon cristiano.

Vicino all'abitazione del ricco trovavasi una misera casupola con un giardinetto. Un falegname l'abitava con tutta la sua numerosa famiglia. Maestro Sturm era un bravo e pio operaio, che insegnava ai suoi fanciulli il modo conveniente di praticare la virtù.

I due giardini non erano separati che da una siepe; ciò che permetteva al signor Steiner di intrattenersi spesse volte coi figli del vicino.

Alfonso, il maggiore, un gentil biondino dagli otto ai nove anni, diventò bentosto il suo prediletto.

Sovente lo richiamava in casa sua, si compiaceva di sentirlo chiaccherare, e non lo rinviava mai senza dargli qualche segno della sua benevolenza.

Alfonso intanto cresceva e faceva così rapidi progressi nella scuola, che tutti consigliavano i genitori di fargli continuare gli studi. Questo era pure il desiderio ardentissimo di Alfonso ; ma come fare?

Egli vedeva, con dolore, che suo padre poteva appena con gran stento sovvenire ai bisogni più urgenti della famiglia.

Ma un giorno il signor Steiner, accorgendosi della tristezza del suo protetto, ne domandò la cagione, e Alfonso gli confidò il suo dispiacere.

In un subitaneo slancio di generosità, il ricco signore decise di incaricarsi della sua educazione.

Alfonso, compiuti con onore i suoi studi al collegio, divenne un fervente sacerdote e poscia un zelante missionario.

Trascorse molti anni in paesi stranieri, portando ovunque la stia parola consolatrice.

Ma in quei paesi, per le dure fatiche dell'apostolato, essendosi a poco a poco indebolita la sua salute, i superiori lo richiamarono in patria, ed egli ritornato andò a passare alcune settimane nella città nativa.

Tuttociò che venne allora a sapere del suo benefattore, l'afflisse profondamente.

Il signor Steiner si era del tutto allontanato da Dio ; anzi si era affigliato ad una di quelle empie società, il cui scopo non è altro che distruggere nelle anime la vera, la santa religione

Ed ora, gravemente ammalato, stava per morire, come un reprobo : i suoi complici, veri satelliti di Satana, facevano la guardia attorno al moribondo per impedire al prete di avvicinarlo.

Situazione veramente dolorosa, che angustiava il cuore del riconoscente e zelante missionario !

Cercò ogni mezzo per entrare nella camera del malato ; supplicò, pregò ; ma invano!...

Scherni, insulti : ecco tutto ciò che egli otteneva ! Che fare?...

Si rivolse al Cielo, e scongiurò l'Onnipotente ad aver pietà dell'anima del suo benefattore Dio esaudì la sua fervida preghiera.

Era una bella e tiepida notte d'estate. Il prete si trovava nel piccolo giardino attiguo alla casa di suo padre.

Triste, pensieroso, egli rivolgeva lo sguardo addolorato alla finestra della camera ove giaceva il povero malato.

Il muro era tappezzato di una vite selvatica, e contemplandola, egli tutto ad un tratto si ricordò come negli anni della sua gioventù si era arrampicato una volta lungo quei rami con pericolo della sua vita, ed era entrato da una finestra,. presentandosi all'improvviso al signor Steiner, offrendogli un mazzo di fiori per il suo onomastico.

Ciò che per divertimento aveva fatto altra volta, non poteva farlo ora per procurare al moribondo le ultime, le supreme consolazioni?

Il suo corpo, è vero, ha perduto l'agilità della gioventù, ma si tratta di salvare un'anima, e, pieno di confidenza in Dio, il missionario intraprende la pericolosa scalata.

Raggiunge senza disgrazie la finestra socchiusa, penetra nella camera, si avvicina lentamente al letto del malato...

Il signor Steiner sonnecchiava e sembrava molto agitato.

Si svegliò con sussulto , ed esclamò gemendo « Un prete! un prete! ... Ah! se avessi un prete !...»

Il sacerdote , prendendogli la mano : « Calmatevi, gli disse, calmatevi, amico mio, padre mio; un prete è presso di voi ! »

Il malato si solleva penosamente, fissando un momento il prete senza profferire parola , poi esclama : « Alfonso, sei tu ? È forse per sollevare il mio cuore dal suo pesante fardello, che sei venuto? Ma sai tu da quali infernali catene io sia avvinto ? Sai tu ch'io non sono più padrone della mia volontà ? »

« Coraggio, amico mio, soggiunse il prete, so, tutto ! ma pensiamo a ciò che più urge, regolare il vostro conto col Cielo... :

L'ammalato ubbidì, ed il prete gl'impartì in nome di Dio la santa assoluzione...

Come dipingere la rabbia dei settarii, allorchè, giunti al mattino nella camera , videro il prete, il quale notificò loro che il malato si era riconciliato con Dio, e rinunziava alla loro infernale società ?...

Si allontanarono incolleriti, irritati della loro sconfitta, per non ritornare mai più!...

Il signor Steiner , aiutato dal prete, potè prepararsi, come si conveniva, al supremo passaggio e ricevette con esemplare pietà gli estremi Sacramenti. Dio gli accordò il tempo necessario per riparare alle sue colpe.

Contro ogni previsione la sua malattia si protrasse a lungo. In testimonianza della sua gratitudine verso Dio consacrò la maggior parte della sua fortuna in fondazioni per i giovani poveri che si dedicavano al sacerdozio.

Dopo aver così soddisfatta la giustizia di Dio , il signor Steiner si addormentò... per non risvegliarsi che nell'altra vita...

La Provvidenza, in quella conversione del benefattore di Alfonso Sturm, si era visibilmente fatta conoscere.

Eppure il signor Steiner aiutando la vocazione d'un prete non l'aveva fatto con quella intenzione soprannaturale, la quale sola può rendere meritorie le nostre azioni innanzi a Dio.

Quale ricca rimunerazione non devono allora aspettarsi quei generosi cristiani, i quali donando alla Chiesa dei santi sacerdoti, non operano che per la fede, non ricercano che la gloria di Dio e la salvezza delle anime?

A. P.

LA FESTA DELLA STAMPA CATTOLICA

Il giorno 5 febbraio, nella nostra chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino ebbe luogo l'annuale funzione, solita a celebrarsi in onore di S. Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica. Le funzioni del mattino e della sera furono compiuto da S. E. Rev.ma Monsig. Giovanni Cagliero, Vescovo titolare di Magida e Vicario Apostolico della Patagonia. Erano convenuti i rappresentanti della buona stampa di questa città. Il canonico Vincenzo Papa dopo i Vespri solenni recitò uno splendido panegirico dal gran Santo, mostrandolo come l' antesignano di quella stampa cattolica, che nel nostro secolo è chiamata all'alto ufficio di diffondere e difendere la verità assalita dalla stampa malvagia, quella stampa venduta che va continuamente minando le fondamenta di ogni ordine religioso e sociale. In sul finire rivolgevasi alla Pia Società Salesiana, della quale tesseva l' elogio, che per verità non riguarda noi come noi, ma tutto ridonda a gloria di quel Grande che seppe creare e condurre a termine opere meravigliose pel bene della società.

Esclamava dunque l'illustre oratore : - Quanto bene hanno inteso lo spirito di s. Francesco di Sales i tigli di D. Bosco, i figli di quell'uomo che conobbe i tempi e seppe provvedere a tutti i bisogni. Recatevi all'Oratorio Salesiano e là voi troverete un' accademia simile a quella fondata da s. Francesco di Sales, il cui motto era flores et fructus, fiori eletti di sapere e frutti di virtù. Là troverete un' accademia di zelanti operai intenti a diffondere il bene, un' accademia di professori occupati ad insegnarlo, un'accademia di sacerdoti indefessi nel promulgarlo, un'accademia di scrittori diligenti nel farlo conoscere, un' accademia di oratori instancabili nel procurarlo.

Entrate in quella tipografia, dove la figura di s. Francesco di Sales con mille diverse tinte pare diriga Egli l'azione molteplice degli operai, e voi vedete i torchi consecrati il 1° a s. Tommaso, il 2° a s. Alfonso, il 3° a s. Teresa ecc.

Da quella tipografia escono le Letture cattoliche, compendio di dottrine popolari, di filosofia, di lettere istruttive ed amene, che presentano sotto umili sembianze le verità salutari e sante della nostra religione.

Alle Letture cattoliche s'associano i Classici italiani e latini, dei quali può fornirsi ogni biblioteca, ogni famiglia e procurarsi quelle cognizioni scientifiche e letterarie di che abbisogna senza danno dell'anima.

Viene per ultimo il Bollettino Salesiano, ottimo periodico per lo spirito che lo informa, pel bene che opera : e mentre reca le notizie, delle quali si è avidi, ne presenta insieme bellamente uniti l'antico ed il nuovo mondo a dilatare il regno di G. C., le tende della Cattolica Chiesa: ci dà notizie dei missionari nostri fratelli, di quei cari figli di D. Bosco, cresciuti, allevati in mezzo di noi, di cui oggi Mons. Cagliero è degno rappresentante, come indefesso apostolo di quei lontani popoli e tra' primi figli di D. Bosco.

Amate adunque, promovete, coadiuvate come potete meglio la stampa cattolica e farete cosa grata al Sommo Gerarca, al regnante Pontefice Leone XIII e festeggierete degnamente il suo episcopale Giubileo, al quale a gran passi ci avviciniamo.

Un amico delle LETTURE CATTOLICHE

Un nostro insigne benefattore , il m. R. Don Paolo Taroni , Direttore spirituale del Seminario vescovile di Faenza , in data del 15 febbraio ora decorso scriveva ad un suo antico allievo, che ora è con noi, quanto segue : « Ho letto ieri che trovandosi S. Francesco di Sales in Parigi nel 1619, vi fece 365 prediche. La mia associazione, alle Letture Cattoliche è di copie 360, converrà quindi. aumentarla di 5 copie. Così spargeremo in questa quaresima non più 360, ma 365 Letture Cattoliche, in memoria delle dette prediche del carissimo Patrono dei Salesiani. »

Serva questo esempio di tenerissimo zelo per la buona stampa ad ottenerci molte altre nuove associazioni alle Letture Cattoliche ed alle altre nostre pubblicazioni.

ALTRE NOTIZIE VARIE

I figli di D. Bosco a Marsala.

Rev. Sig. D. Rua,

Ci troviamo in Marsala dal 25 ottobre dell'anno ora decorso e siamo stati ricevuti dai tanti affezionati Cooperatori con quell'affetto che avrà potuto conoscere nella sua ultima venuta in Sicilia.

Il pio ed infaticabile P. Alagna aveva fatto di tutto per farci trovare la casa provvista di quanto era necessario per aprire un convitto ; ed infatti il 16 novembre s'incominciarono le accettazioni dei convittori e di non pochi artigianelli, i quali ora sono giunti al bel numero di 32.

Tutti i principii sono difficili e richiedono sacrifizii, ma è però consolante il vedere come in pochi mesi questi giovanetti si siano uniformati allo spirito dalie nostre case, e come si mostrino insaziabili di notizie delle opere e della vita dell'indimenticabile Don Bosco. Bisogna vederli poi con quanta divozione pregano davanti alla nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice e con quanto fervore si accostano ai santi Sacramenti.

Lo spettacolo però che mi ha riempito il cuore di santa allegrezza è stato la solennità del nostro amabile protettore s. Francesco di ,Sales, che celebrammo il 29 dello scorso gennaio. Per meglio prepararci alla festa si fesa precedere una novena, e in essa i giovanetti con santa emulazione gareggiavano per mettere in pratica quel fioretto che, dopo breve notizia di qualche punto della vita di s. Francesco, si dava ogni sera.

La solennità riuscì proprio splendida. Tutti i giovanetti s'erano accostati al Sacramento della Penitenza, e verso le otto del mattino in numero di più di quaranta facevano corona all'altare per ricevere il Pane degli Angioli.

L'amatissimo nostro direttore, Prof. D. Giacomo Ruffino, prima di comunicarli rivolse loro la sua affettuosa parola, tutta unzione e spirante amor di Dio. Affettuoso più di quanto saprei dirle, fu il punto in cui si rivolse agli otto giovanetti che per la prima volta ricevevano l'Agnello Divino.

Alle 10 1/2 fu cantata Messa solenne. Alla sera prima dei vespri saliva, il pulpito il M. R. canonico Carlo Barbera, parroco di S. Matteo. L'eloquente oratore esordì col dire che, come Gesù C. diede tutto se stesso per noi, così s. Francesco di Sales, vero imitatore del Divin Redentore, specialmente nella dolcezza, diede tutto se stesso pel prossimo. Il valente oratore dimostrò quindi il suo argomento , trattando maestrevolmente come il Santo cominciò a lasciar tutto quanto il mondo gli offriva in ricchezze ed onori per seguire il divin Maestro; espose sopra tutto l'offerta che fece di se stesso per la pericolosa e difficile missione del Chiablese e i suoi patimenti e disagi, che furono coronati col ritorno di ben 72 mila eretici nella Chiesa di Gesù Cristo. Nella seconda parte l'oratore instituì il confronto tra Elia ed Eliseo e il santo Dottore e Don Bosco. Siccome Eliseo col retaggio del suo maestro operò prodigi, similmente Don Bosco, novello Eliseo e discepolo di s. Francesco di Sales, collo spirito del santo Vescovo di Ginevra opera in pieno secolo XIX prodigi strepitosi e in Italia, in Francia e nelle lontane Americhe. Accennò al bene che fanno gli istituti salesiani col strappare dal vizio, dal disonore migliaia e migliaia di giovanetti ; quindi poneva fine al suo dire con fervide parole di ringraziamento a Don Bosco, che dal Cielo aveva rivolto i suoi occhi su questo estremo lembo della bella Italia, e invocando dal nostro dolcissimo san Francesco la sua protezione sopra di tutta la Pia Società Salesiana e specialmente sopra di quest'incipiente istituto, lasciava il numeroso uditorio col cuore pieno di santo entusiasmo.

Quindi si cantarono i vespri e poco dopo chiudeva la religiosa funzione la benedizione col Santissimo.

A compire la festa la sera vi fu bella rappresentazione sul nostro piccolo teatrino, per l' impianto del quale il P. Giovanni Livigni ci aveva regalati tutti i lavori necessari di pittura.

Maria Ausiliatrice voglia ricompensare coi suoi celesti favori questi e tanti altri nostri ottimi Benefattori.

Marsala, li 2 febbraio 1893.

D. G. B. G.

I bambini di Catania pel Papa.

La domenica 8 gennaio i bambini di Catania s' univano in ispirito ai bambini romani per offrire al Papa il loro omaggio pel suo Giubileo Episcopale. Un quattrocento di essi, ben preparati, si accostarono per la prima volta al Banchetto degli Angioli. Un centinaio di essi erano dell' Oratorio Salesiano di S. Filippo. La Messa ed il fervorino furono detti dal nostro sacerdote D. Piccollo. Tra tutto riuscì una funzione bella, commovente, che piacque assai a quell'Arcivescovo, il cardinal Dusmet, il quale poscia volle rivolgere affettuose parole di lode e di incoraggiamento e distribuire di sua mano a ciascuno un bel ricordo.

Il principino Gonzaga di Milano.

Il 15 gennaio scorso, quando Mons. Cagliero fu a Milano, nella chiesa di S. Sofia presso le Suore della Visitazione amministrava la Confermazione al giovanetto Carlo, figlio del principe Gonzaga, discendente dalla illustre famiglia di san Luigi. Mons. Cagliero, dopo la cerimonia, rivolse al principino belle parole sul Sacramento amministratogli e lo esortò a volersi sempre mostrare fervido e coraggioso cristiano, come lo fu quel suo antenato, che ora venerasi sugli altari.

Gli operai cattolici di Spezia.

Si diede precedentemente contezza dell'andata di S. E. Monsignor Cagliero alla nostra Casa di Spezia. Vogliamo ora dare qualche cenno di una tra le visite fatte in tale occasione all'amatissimo Monsignore che recò vivissima consolazione al suo cuore, quella cioè della Società Operaia Cattolica di detta città, nella persona del suo degno Presidente, sig. Francesco Drovandi, farmacista, dello zelante assistente ecclesiastico Rev.mo Can. Vicario Foraneo Don G. B. D'Isengard e di 14 soci.

Quella Società conta varii anni di florida esistenza e, per l'opera indefessa del Consiglio direttivo, prende ognor parte alle imponenti dimostrazioni di fede che segnalano il trionfo del sentimento religioso in seno alle popolazioni della cattolica Liguria. Monsignore, dopo aver ripetutamente ringraziato per l'atto di affettuoso ossequio adempiuto con quella visita, rivolse speciali interrogazioni al Presidente sullo sviluppo ed andamento della Società, ascoltò benignamente la relazione dell'operato, delle difficoltà passate e presenti, raccomandò poscia di tenersi fermi alla voce del proprio Vescovo, ubbidienti ai rispettivi parroci, aiutandoli anzi in tutto ciò che è possibile, di palesarsi esemplari padri di famiglia, perchè certamente solo da una educazione impartita secondo le massime del Vangelo e della morale cristiana devesi attendere il miglioramento del mondo. - Siate pur fieri, così Monsignore, siate pur fieri della vostra fede e francamente professatevi devoti figli della Chiesa cattolica; non badate ai giudizi, alle derisioni degli stolti e di quei disgraziati che hanno fatto getto del costume e della fede. - Aggiunse che si cercasse d'ingrossare le file, senza che però debba soffrirne lo spirito della Società e l'unione che ne è la forza Vis unita fortior. Accennò che egli stesso caldeggia grandemente simile istituzione in America, dove pur troppo da anni assai spiegano la precoce azione loro le società di Satana, e che coll'opera dei Missionarii Salesiani lavora a tutt'uomo per impedirne il proselitismo.

Valgano questi cenni un encomio ed un incoraggiamento a quei bravi operai ed un plauso all'opera solerte del Presidente ed Assistente ecclesiastico.

L'anniversario di un miracolo.

Anni sono, il giorno 27 febbraio, nella città di Torino, cadde fragorosamente la tettoia del mercato in piazza Bodoni, senza che, miracolosamente, nessuno fosse vittima della catastrofe. Da allora le devote popolane vollero solennizzare l'anniversario, tutti gli anni, davanti ad un altarino da esse fatto erigere nel serraglio stesso. Ed il 27 febbraio ora, scorso, dopo pranzo, venne celebrato appunto la festa della grazia ricevuta, con grandissimo concorso di popolo. La banda del nostro Oratorio eseguì scelti pezzi di Gounod, Listz , Ponchielli e Burgmein, ed i nostri giovanetti cantarono alcuni mottetti riscuotendo calorosi applausi. Il Rev.mo Parroco della Madonna degli Angeli, nella cui circoscrizione trovasi detto serraglio, pronunciò un elevatissimo e commovente discorso sui benefizi di Maria. La festa riuscì ín tutto degna del sentimento religioso così profondo del popolo torinese.

Quantunque non ci sia possibile per la ristrettezza dello spazio segnalare ai pietosi suffragi dei nostri buoni Cooperatori le care e benemerite persone cui la morte, tra le lor file istesse, vien mietendo, e, come vedono i nostri lettori, dobbiamo quasi sempre limitarci all'elenco mensile in fine del periodico , questa volta nondimeno aderiamo di cuore alla preghiera che ci vien fatta annunziando la morte del Rev.mo sig. can. Giovanni Panizzi da Montalcino avvenuta in Genova il giorno di Natale dello scorso anno. Lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori, affinchè resti lenito il dolore che per tal perdita provò la famiglia coi parenti tutti, fra cui il nipote del defunto , prof. A. Vincenzo Panizzi, modesto quanto valente ispettore scolastico del circondario di Spezia.

DA DIFFONDERE IN MEZZO AL POPOLO

Con felice pensiero la nostra Tipografia ha pubblicato un'edizione economica della interessante Pastorale sul Laicismo, che l'Eccel. Arcivescovo di Torino, Mons. Davide de' Conti Riccardi, dirigeva a' suoi diocesani per questa Quaresima.

In questa edizione si è messo il titolo a ciascuno dei punti principali in cui è divisa, e sono: - L'influenza del prete anche fuori del sacro ministero - Il prete negli affari civili e pubblici - Perchè non si vuole il prete? - Nuovo sistema: il Laicismo - I doveri dei cattolici ai tempi nostri, ecc.

Questa Pastorale, come dissero varii giornali, fu lodata moltissimo dal Santo Padre. Meriterebbe di essere ampiamente diffusa tra il popolo, per il gran bene che è destinata a produrre. Noi la raccomandiamo specialmente ai Rev. Parroci.

L'edizione non è senza gusto artistico e proprietà. Contiene inoltre un finissimo ritratto dell'illustre scrittore. Si vende al prezzo di L. 4,25 per 100 copie.

LE CANTATE DEL DRAMMA «CRISTOFORO COLOMBO»

del sac. G. B. Lemoyne.

Musica del maestro Dogliani.

Quando il Sac. Salesiano Don Lemoyne pubblicò il. suo dramma Cristoforo Colombo diede incarico di musicare i cori al maestro Dogliani. Il dramma fu rappresentato all' Ospizio di S. Giovanni Evangelista per la numerosa partenza dei missionaria il 6 dicembre. Furono applauditissimi si il sacerdote Lemoyne, che il maestro Dogliani. Però, mentre tutti avevano in mano il libretto del dramma, nessuno aveva le cantate. Ora cedendo alle istanze dei molti amici, il Maestro le ha pubblicate coi tipi della Calcografia Salesiana. Sono un vero gioiello. Notiamo di volo un coro caratteristico di selvaggi in si b ed una Salve Regina in sol b che rivelano ad oltranza lo squisito sentimento musicale del noto artista.

Si vendono nella Libreria Salesiana al prezzo di L. 1,00 la copia.

Cooperatori defunti nel Gennaio e Febbraio 1893

1 Abbene Suor Maria - Torino.

2 Adolasio Nobile Margherita vedova Bertuletti - Bergamo.

3 Amedeo D. Giuseppe Maestro - Grinzana (Cuneo).

4 Androis Bernardo - Saluzzo (Cuneo). 5 Armissoglio Giuseppina ved. Bacchialoni - Torino.

6 Avogadro Nobile P.O Vincenzo - Brescia.

7 Bargnoni Nob. Marianna BelluzziS. Marino (Repubblica).

8 Bocca Don Carlo Parroco - Torre Garofoli (Alessandria).

9 Bononcini Pasquale-Ranocchio (Modena).

10 Buscelferri D. Teodoro Canonico - Esanatoglia (Macerata).

11 Calvi Angela - Fiera di Primiera (Austria).

12 Castellani Fantoni Contessa di Castelnuovo Lanzo - Torino. 13 Castelli D. Giuseppe Parroco - San Giacom,, (Alessandria).

14 Cocconi Catterina- Antognano (Massa Carrara).

15 Chiatellino-Ferrero Anna - Carignano (Torino).

16 Comini D. Pietro Parroco - Carcina (Bresciao.

17 Costa Angolo -Alpignano (Torino). 18 Dall'Olio D. Federico Parroco - Baragazza (Bologna).

19 Della Savia D. Francesco Parroco - Palmanova (Udine).

20 Delle Piane Carlo - Genova.

21 Do Gorenzi Prof. Canonico Carlo - Intra (Novara).

22 Desenzani Luigia - Esenta di Lonato (Brescia).

23 Engelfred Avv. Enrico - Torino. 24 Eula Giuseppe fu Giov. Batt. Ass. Comunale - Villanova _Mondovì (Cuneo).

25 Forrar; Canonico Nicola fu Carlo - Porto Maurizio.

26 Gallo Gio. Battista - Torino.

27 Ghè Avv. Soralìuo Segretario all'Intendenza di Finanza - Cuneo. 28 Ghiselli Suor Adriana - Ravenna. 29 Gilardi Giuseppe - Pino Torinese (Torino).

30 Giona Santo - Baone (Padova).

31 Giustiniani Marcb. Anna nata Acquietapace - Roma.

32 Gottero Ghial cedo -Cavou.r)Torino). 33 Maneschi D. Benedetto - Siena.

34 Maren;Do Luigia - Carina posta (Torino).

35 Masotti Filomena - Peschiera (Verona.

37 Matis Giuseppina - Torino.

37 Mazzotti Don Lorenzo - Sartina (Ferii).

38 Mengozzi D. Edoardo Parroco - Rimini (Ravenna).

39 Mondino Barbara - Cavour (Torino). 40 Montanari Giacomo - Camerlata (Como).

41 Moretto Giuseppe fu Paolo - S. Benigno (Torino).

42 Muratorio Clementina vod. Novara - Diano Marina (P. Maurizio). 43 P. Illario da Alassio Cappuccino - Genova.

44 Pesce Cav. Ing. Luigi - Genova. 45 Pez Marianna vedova Cantarutti - Castions di Strada (Udine) 46 Placereani D. Leonardo Parroco - Castions di Strada (Udine). 47 Raffaele D. Antonio Canonico - Barletta (Bari).

48 Rey Commendatore Luigi - Torino. 49 Rossi Paolo - Lesmo (Milano). 50 Sallier do la Tour Conto Carlo Police Marchese di Cordon-- Torino. 51 Sanginliano Giuseppe - Lanciane (Chieti).

52 Scarrone Cav. Federico - Torino. 53 Sigaloti D. Silvio Parroco - Cordenons (Udine).

54 Siliano Don Felice Canonico - Cherasco (Cuneo).

55 Sottocasa Conte Luigi - Pedrengo (Bergamo).

56 Stenghel D. Luigi - Vigolo Vottaro (Trento).

57 Timorelli Don Francesco - Fermo (Ascoli Piceno.)

58 Toschi Nobile Alfonsi - Reggio Emilia.

59 Trucco Genesia - Torino.