BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Novembre 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI NOVEMBRE 1897

IL S. PADRE E L'ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE    pag. 273 CHE DOBBIAM FARE PER I NOSTRI MORTI? » 275

INVECE DELLE CORONE FUNERARIE   » 277 I CONGRESSI CATTOLICI E LE OPERE SALESIANE    »

IL NUOVO VESCOVO D'IVREA .   . . » 278 LE FESTE SALESIANE per la benedizione ed inaugurazione della innova Chiesa ed Istituto di Novara    » 279

AGLI ITALIANI CILE VOGLIONO EMIGRARE . » 282 NOTIZIE DELLE MISSIONI: - PATAGONIA : Relazione di Mons. Cagliero al Ministro Bero mejo della Repubblica Argentina. - COLOMBIA: La gran Missione dei lebbrosi. - In fascio    » 285

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . » 292 AI GIOVANETTI    » 295

NECROLOGIA    » 297

NOTIZIE VARIE    » 298

COOPERATORI DEFUNTI    » 299

IL SANTO PADRE E LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

IL 5 agosto del 1872, Don Giovanni Bosco, istitutore della Pia Società Salesiana, seguendo l'autorevole consiglio di S. S. Papa Pio IX di v. m. e l'impulso del suo zelo per la salute delle anime, di pieno accordo coll'Ordinario della Diocesi di Acqui, aggregava in Mornese (Monferrato) la prima schiera di zitelle, che, animate dalla fiamma di carità, desideravano consacrarsi al vantaggio morale e religioso delle fanciulle, sulle orme e collo spirito della Pia Società di S. Francesco di Sales. Esse presero il nome di Figlie di Maria Ausiliatrice, ed ebbero per loro prima Superiora Suor Maria Mazzarello, pia e santa religiosa morta in Nizza Monferrato il 24 maggio 1881.

Or son passati venticinque anni da quella memoranda data. Ma quante cose in sì poco tempo! Quale incremento, quale sviluppo, sia interno che esterno, ha preso questa seconda istituzione di D. Bosco!

Sotto gli auspizi della potente Ausiliatrice dei Cristiani, nel periodo di soli cinque lustri, da quindici Figlie che erano crebbero a più migliaia, da un piccolo Oratorio germogliarono parecchie centinaia di Case, da un oscuro villaggio del Monferrato si estesero in tutta l'Italia, nella Francia, nella Spagna, nel Belgio, nella Palestina, nell'Africa e nelle Americhe, recando a migliaia e migliaia di fanciulle l'inestimabile benefizio di una soda e veramente cristiana educazione. Persone private, promotrici del pubblico bene, Parroci, Vescovi, Municipii, e gli stessi reggitori di Repubbliche parvero andare a gara nel richiederle, per affidar loro Scuole, Asili d'infanzia, Educatorii, Orfanotrofii, Ospedali, Opifici, Oratorii festivi, ne' quali diedero mai sempre consolantissimi frutti, specialmente per la classe operaia, a cui si dedicano di preferenza. L'opera loro poi fu veramente provvidenziale nelle Missioni, ed in particolar maniera là dove la luce della fede non aveva ancora recato i suoi salutari benefizi. Quivi mentre coadiuvano il Missionario nell'evangelizzazione del sesso debole, coll'esercizio della carità verso ogni maniera dì infelici, mostrano ai poveri selvaggi come sia divina la N. S. Religione e quanto essa sia amabile e cara, risolvendoli così ad abbracciarla con amore e servendo loro di potente incoraggiamento a praticarla.

Questo slancio di fede operosa, nonchè diminuire, accenna anzi ad aumentare col moltiplicarsi in numero e coll'estendersi delle Missioni Salesiane.

Per la qual cosa, nel compiersi il venticinquesimo anno della loro istituzione, le Figlie di Maria Ausiliatrice sentirono vivo il bisogno di ringraziare Iddio, autore d'ogni bene, con solenni festeggiamenti. De' quali informato il Santo Padre Leone XIII, in segno di vera soddisfazione e di particolar benevolenza, concedeva: 1°. Una speciale benedizione a tutte le Suore, alle loro alunne e alle loro intraprese di apostolato; 2°. Una speciale indulgenza plenaria, nelle consuete forme della Chiesa, da lucrarsi il giorno in cui celebreranno il 25° anniversario della loro istituzione, a favore delle Suore e loro alunne, in tutte le loro Case; 3°. Che nello stesso giorno si possa cantare la Messa propria di Maria SS. sotto il tìtolo di Auxilium Christianorum.

Ma, essendo il documento di tanta importanza, merita d'esser riferito per intiero. Eccolo: esso è diretto al nostro Superiore D. Michele Rua

REV.mO SIGNORE,

In relazione all'istanza, che in data dei 27 aprile la S. V. Rev.ma indirizzava al Santo Padre al fine di ragguagliarlo intorno all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in occasione del suo 25° anno di fondazione, specie per quello che ne riguarda lo sviluppo interno e il bene ottenuto dal medesimo, sono lieto di portare a di Lei conoscenza che Sua Santità accolse con vera e paternale soddisfazione tali notizie, che tornano di sempre maggior elogio per il Fondatore, il degno Servo di Dio D. Bosco, vero Apostolo di Carità.

Il Santo Padre, nell'encomiare altamente l'opera del medesimo Istituto così benemerito dell'umanità e che ha oramai già prese le stesse vaste proporzioni della Pia Società Salesiana, di gran cuore concede la sua speciale benedizione a tutte le Suore, alle loro alunne e alle loro intraprese di Apostolato.

In segno poi di particolare benevolenza si è degnato ancora concedere le implora te grazie, cioè: « 1°. Una speciale indulgenza plenaria, nelle consuete forme della Chiesa, da lucrarsi il giorno in cui celebreranno il 25° anniversario della loro istituzione, a favore delle Suore e loro alunne in tutte le loro Case. 2°. Che nello stesso giorno si possa cantare la Messa propria di Maria SS. sotto il titolo Auxilium Christianorum ».

Aggiungo di buon grado i miei voti di sempre crescente prosperità di tutte le opere dirette dai Salesiani, e mi valgo del nuovo incontro per affermarmi con sensi di ben distinta stima

Di V. S. Rev.ma

Roma, 15 Luglio 1897.

Aff.mo nel Signore M. CARD. RAMPOLLA.

Questi particolari favori, che la bontà del Santo Padre si è degnata concedere alle Figlie di Maria Ausiliatrice in questa fausta circostanza, mentre sono un segno certo del celeste gradimento da loro incontrato colle proprie fatiche ed un premio desideratissimo alle medesime, loro tornano pure, ne siam certi, di forte eccitamento a raddoppiare di zelo nel santificar se stesse e nell'attendere alle opere di carità proprie del loro Istituto.

Di tutto sia adunque data lode e gloria ed azioni di grazie sentitissime a Dio ed al Vicario di G. C. sopra la terra.

Evviva il Papa Leone XIII !

CHE DOBBIAM FARE PER I NOSTRI MORTI?

NEL II Libro dei Maccabei si legge che, essendo, in una battaglia, caduti alcuni pochi Giudei, il loro valorosissimo capitano Giuda v'andò colla sua gente per raccoglierne i corpi e riporli ne' sepolcri dei padri loro. Ed avendo trovato in seno degli uccisi varie cose state donate agli idoli, le quali, secondo la legge, erano proibite ai Giudei, tutti conobbero evidentemente che per questo erano periti, e benedissero i giusti giudizi del Signore, il quale aveva così manifestato il male nascosto. Però tutti, mossi a compassione di loro, si rivolsero alla preghiera e supplicarono Iddio pietoso a voler dimenticare il delitto commesso. Ed il fortissimo Giuda, presa di ciò occasione, nuovamente si fece ad esortare il popolo a conservarsi sempre senza peccato, mentre coi proprii occhi avean veduto come quella sconfitta fu toccata in causa del peccato di coloro ch'eran rimasti uccisi. Quindi, fatta una colletta, mandò a Gerusalemme dodicimila dramme d'argento, perchè si offerisse sacrificio per i peccati di quei defunti. E di avere ciò fatto fu grandemente encomiato Giuda Maccabeo, imperocchè santo e salutare è il pensiero di pregare pei defunti, affinche siano sciolti dai loro peccati.

Ecco, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, quello che noi pure dobbiamo fare per i nostri cari defunti, per coloro che forse trovansi a penare nel Purgatorio anche per causa nostra. Alziamo del continuo la nostra prece al Sommo Iddio, perchè loro rivolga il suo sguardo pietoso, loro mitighi il rigore dei tormenti, loro mandi l'Angelo consolatore a trarli da quelle pene e chiamarli al riposo eterno. E se vogliamo appigliarci al mezzo più sicuro, più pronto e più efficace per giovare a quelle sante anime, sull'esempio del prode capitano dei Maccabei, ricorriamo al Santo Sacrificio della Messa.

Se alcuno per sua grande disgrazia si trovasse in istato di peccato mortale, qualunque altro bene faccia o intenda di fare a sollievo delle anime purganti, non è certo che sia per giovare ad esse, essendo le sue opere morte per causa del peccato mortale in cui si trova. All'opposto egli è sempre certo che gioverà ad esse il S. Sacrificio della Messa, in qualunque stato si trovi chi la fa dire o la dice. E la ragione si è che nelle altre opere che si presentano a Dio in suffragio delle anime purganti, il Signore considera il merito e la disposizione dell'offerente; mentre nel S. Sacrificio della Messa considera unicamente il merito infinito della vittima a lui offerta, che è Gesù Cristo, e però con tale offerta sempre si possono sollevare le anime del Purgatorio.

S. Girolamo ci assicura che durante la celebrazione della S. Messa, quelle anime, a cui sollievo è ordinata, non provano dolore o spasimo di sorta; le fiamme perdono, rispetto ad esse, la loro acrimonia abituale e quelle povere penanti pigliano fiato dai travagli e dagli affanni che incessantemente le straziano. Anzi questo santo Dottore aggiunge che per ciascuna Messa divotamente celebrata a suffragio delle anime purganti, molte di esse volano al Paradiso.

Ben espressivo dell'efficacia del Santo Sacrificio della Messa per le anime del Purgatorio è quel fatto che ci racconta S. Gregorio Magno. Un uomo venne preso dai corsari e condotto schiavo in paesi lontani, ove stette lungo tempo alla catena, senza poter far sapere ad alcuno sue novelle. La moglie, dopo sì gran tempo credendolo morto, prese a far celebrare ogni settimana una Messa pel riposo dell'anima sua. Cosa mirabile! Ogni volta che si celebrava il S. Sacrificio per lui, le pesanti catene da se stesse cadevangli come per incanto ed egli, il povero schiavo, trovavisi intieramente sciolto. Alfine ottenuta la libertà e ritornato in patria, raccontando alla moglie quella sì grande meraviglia che gli soleva accadere in certi giorni della settimano ed in ore determinate, ambedue conobbero essere veramente il S. Sacrificio della Messa la causa d'un tanto miracolo. E S. Gregorio, dopo aver ciò narrato, soggiunge: E se tanta è la virtù del S. Sacrificio della Messa per la liberazione dei corpi, che non sarà per la liberazione delle anime!

Tommaso Cantipratense, dell'Ordine di S. Domenico e vescovo suffraganeo di Cambrai, racconta di un piissimo religioso che, offrendo il S. Sacrificio della Messa, arrivato alle parole Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem, intese una moltitudine di voci lontane che gridavano: Affrettatevi, affrettatevi a ricevere la pace, perchè la Messa sta per finire! E tenendo poi il santo religioso fra le sue mani il Corpo sacrosanto di Gesù C. per la Comunione, fu rapito in estasi e vide una moltitudine considerevole di anime che a lui accorrevano per ricevere la pace; e ricevuta che l'avevano, mentre si ritiravano le une, altre gridavano: Affrettatevi, affrettatevi, perchè la Messa sta per finire ! In quella il pio religioso stette ritto all'altare dal primo mattino fino alle ore nove. Gli astanti non potevano capacitarsi di tanta durata ; ma, passata l'estasi e compiuto il S. Sacrificio, per ordine del suo Superiore dovette comunicare all'assemblea la visione, di cui era stato favorito.

Il S. Sacrificio della Messa giova sopratutto alle anime purganti quando viene offerto ad un altare privilegiato, vale a dire ad un altare, al quale per concessione pontificia sia stata concessa un'indulgenza plenaria da lucrarsi a vantaggio dei trapassati pei quali vien detta la Messa.

Ogni chiesa salesiana, per privilegio pontificio, possiede uno di tali altari privilegiati quotidianamente in perpetuo. Il santuario di Maria Ausiliatrice in Torino poi, oltre all'altar maggiore, ha pure con tal privilegio quotidiano perpetuo l'altare della B. V. delle Grazie, per ragione della Confraternita ivi canonicamente eretta ed aggregata alla Primaria di Roma sotto il titolo di Maria SS. Assunta in cielo per suffragare le Anime del Purgatorio.

E qui ci pare il caso di ricordare ai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, che dà diritto alla partecipazione di 6 Messe quotidiane in perpetuo e ad altri moltissimi vantaggi spirituali colla semplice offerta di una lira per una sole volta.

Rammentiamo pure l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, di cui ampiamente parlammo e demmo il programma sul principio di quest'anno e la quale, mentre rende partecipi di molti beni spirituali e di molte Indulgenze anche plenarie applicabili alle anime del Purgatorio, è pure destinata a perpetuare ed a moltiplicare nella Chiesa il S. Sacrificio della Messa.

Si, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, in questo mese di novembre consacrato alle SS. Anime del Purgatorio, ravviviamo la nostra fede, raddoppiamo il nostro fervore, moltiplichiamo le nostre buone opere in suffragìo di quelle povere anime; ed esse, per opera nostra liberate da quelle pene e salite al Paradiso, sapranno ottenerci da Dio gran copia di celesti benedizioni.

INVECE DELLE CORONE FUNERARIE.

NELL' Osservatore Cattolico di Milano del giorno 11-12 ottobre leggiamo quanto segue:

« IN MEMORIA DEL DEFUNTO GENITORE ED IN SOSTITUZIONE DELLE CORONE FUNERARIE, L' INGEGNERE GIUSEPPE SANGUETTOLA OFFRE L. 50 PER L'ISTITUTO SALESIANO DI MILANO ».

È questo un esempio tanto bello ed edificante, che vorremmo fosse imitato da tutti i cristiani dei nostri giorni.

Non sono certamente le ricche corone che si appendono ai carri funebri o si depongono sulla bara quelle che giovano alle anime dei defunti. Queste ed altre simili pompe esteriori, come di drappi, musiche e marmi, quando non siano a scopo di vanità e di superbia, tutt'al più servono a dimostrare un cuore pietoso, ben educato e riconoscente verso dei cari trapassati, ma nient'affatto per sollevare le loro anime dalle pene del Purgatorio.

La preghiera, l'elemosina, il S. Sacrificio della Messa, le SS. Indulgenze, le mortificazioni, i digiuni ed ogni sorta di opere buone, offerte a Dio in loro suffragio, queste sì hanno forza di piegare il Giudice Supremo e indurlo a trarre da quelle fiamme terribili quelle sante anime e chiamarle al gaudio eterno del Paradiso.

E per restringerci in modo particolare all'elemosina, è dessa tanto raccomandata nella S. Scrittura, e dopo il S. Sacrificio della Messa è il suffragio più valevole e più meritorio pei poveri defunti.

Sta scritto nell'Ecclesiastico : « La beneficenza è gradita a tutti i viventi e tu non negarla nemmeno ai morti (VII, 37) ». Ma in qual modo si fa la beneficenza ai morti? Beneficando i poverelli coll'intenzione di suffragare i poveri morti.

Ed il vecchio Tobia dava questo legato per testamento al suo diletto figliuolo: « Metti il tuo pane ed il tuo vino sulla sepoltura del giusto (IV, 8.). » Ma che hanno a fare il pane ed il vino sopra le lapidi sepolcrali? È questo un detto allegorico, che significa: Dà ai poveri pane e vino ed altre elemosine, applicandone il merito alle anime purganti. Ed allude alla consuetudine che vi era anticamente presso il popolo ebreo, e più tardi anche presso i primi cristiani, che alla morte di un caro, oltre alle preghiere ed ai sacrifizi offerti a Dio tra i pianti, per suffragarne l'anima, s'imbandiva pure una refezione per i poveri, i quali, ricevuta una tal carità, si sentivano più facilmente animati a pregare coi parenti del defunto pel suo eterno riposo.

Quando, venuta meno in molti la fede, quest'uso fu convertito all'idea pagana, e venne a servire a vane superstizioni, ad intemperanze, a stravizi e peggio, giustamente fu dalla Chiesa proibito e severamente condannato da' SS. Padri, i quali però sempre esortarono il popolo cristiano a non intralasciare di soccorrere i poveri colle elemosine in suffragio delle anime de' proprii morti ; avvertendo che per tal modo si ottengono due salutarissimi effetti, di soccorrere cioè il povero vivo e di smorzare le fiamme del povero defunto. E se poi il poverello di questo mondo per la elemosina sarà mosso a pregare e ad operare il bene, queste sue preghiere, queste sue opere buone saranno un terzo soccorso in benefizio di quelle povere anime.

Oh ! adunque, Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, sull'esempìo del sullodato Ingegnere, piuttosto che in pompe esteriori, in sfarzo di fiori, di corone od altri simili cose che nulla giovano per sollevare le anime dei poveri defunti, convertiamo le nostre sostanze in opere di beneficenza, in elemosine ai poverelli di G. C.; e allora sarem sicuri di giovare a quelle sante anime, perchè le nostre beneficenze si convertiranno in quell'acqua misteriosa dell'Ecclesiastico (III, 33), che spegnerà le fiamme in cui esse giaciono, in quella chiave d'oro che loro aprirà presto l'eterne porte del Paradiso.

I CONGRESSI CATTOLICI E LE OPERE SALESIANE

L'UFFICIO di Presidenza del Comitato Regionale Marchigiano dell'Opera dei Comitati e Congressi Cattolici d'Italia, sul principio di ottobre, faceva pervenire al nostro Superior Maggiore D. Michele Rua una nota recante un'importante deliberazione presa dal V Congresso Cattolico Regionale Marchigiano, tenutosi in Fano nello scorso mese di settembre, a favore delle Opere Salesiane.

Mentre, pieni di riconoscenza, la riproduciamo nelle nostre colonne, vorremmo pregare tutti i buoni Marchigiani, che, prendendo in seria considerazione la decisione ed i voti del loro V Congresso, vogliano continuarci il loro aiuto morale e materiale, a fin di rendere sempre più prosperose le nostre istituzioni già esistenti nelle Marche ed aumentare il bene della loro cara gioventù, com'è nostro vivissimo desiderio.

REVERENDISSIMO PADRE,

Ancona, 30 Settembre 1897.

ADEMPIAMO ad un gradito dovere partecipando alla S. V. Rev.ma che nel V Congresso Cattolico Regionale Marchigiano, tenutosi recentemente in Fano con numerosissimo concorso di Cattolici, fu ad unanimità votata ed applaudita, la seguente deliberazione, proposta al Congresso da Monsignor Ragnini:

« Considerando quanto immensa copia di bene provenga alle popolazioni d'Italia dall'opera santamente educatrice che Dio ci ha suscitato creando Don Bosco e l'opera sua, e considerando con quanto verace e largo profitto per l'educazione religiosa del popolo i Figli di Don Bosco abbiano già intrapreso a lavorare in parecchie città delle Marche;

« Il V Congresso Cattolico Marchigiano invia un plauso cordiale ed un omaggio riconoscente al venerando successore del grande Don Bosco, ed ai suoi degnissimi Figli che lavorano nella regione Marchigiana, e fa voti che le sante istituzioni salesiane, vere ancore di salvezza nella tempesta sociale che infuria ogni dì più, proseguano a diffondersi ed a prosperare in tutte le Diocesi della regione Marchigiana ».

La preghiamo intanto gradire l'omaggio e l'augurio espresso con tanto cordiale entusiasmo dai Cattolici Marchigiani, e degnarsi parteciparlo a quei zelantissimi suoi figli che tanto efficacemente faticano nella nostra regione.

Con questi sentimenti abbiamo l'onore di professarci

Della Paternità V. Rev.ma

Dev.mi Vice-Presidente

FERDINANDO C. GREGORINI

Segretario DANIELE FERRETTI.

IL NUOVO VESCOVO D'IVREA

I nostri lettori sanno come la Pia Società di S. Francesco di Sales ha nella Diocesi d'Ivrea le sue principali Case di formazione del personale, le quali ebbero mai sempre dagli Ecc.mi Vescovi Mons. Davide de' Conti Riccardi di f. m. e specialmente da Mons. Agostino Richelmy non solo protezione, ma favore ed aiuto larghissimo. Tornerà quindi a tutti gradita la notizia che a succedere in quella Diocesi a Mons. Richelmy, elevato all'Arcivescovado di Torino, venne designato un personaggio, quanto pio, dotto e zelante, altrettanto benevolo verso i Figli di D. Bosco.

Egli è il Rev.mo Sac. Matteo Filipello, compatriota dell'indimenticabile nostro Padre D. Bosco. Nativo di Castelnuovo d'Asti, donde uscirono uomini celebri in santità e sapere, come un D. Cafasso, maestro e guida al nostro Fondatore, un Mons. Bertagna, Mons. Cagliero, Mons. Rossi ed altri, egli è nipote al dottissimo e venerando Vescovo Mons. Bertagna, da cui attinse copia grande di erudizione. È membro del Collegio Torinese dei Teologi, ascritto alla facoltà Legale Pontificia costituita in questo Ven. Seminario Metropolitano e Curato zelantissimo della insigne Parrocchia di S. Francesco da Paola nella stessa città di Torino.

Alla dottrina, specialmente teologica e morale, che possiede in copia non comune, si aggiunge la dovizia singolare delle virtù più elette, le quali in lui fanno presagire il Vescovo della prudenza, della carità, della dolcezza , della bontà e, giusta i bisogni del tempo, della sincera e sapiente azione cattolica. Giovane d'anni, che ne conta appena trentotto, ma di senno maturo, nella Parrocchia a lui affidata seppe in breve tempo, tanto nell'ordine spirituale a vantaggio delle anime quanto nel campo visibile pel decoro del divin culto, ideare e compiere opere egregie bastevoli da sole ad illustrare la intiera vita del più zelante pastore.

Mentre pertanto presentiamo al novello Vescovo le nostre più vive congratulazioni e l'omaggio della nostra figliale sudditanza, al gaudio ci associamo degli Eporediesi, con loro inviando sinceri ringraziamenti al Sommo Pontefice per questa felice scelta che pone sulla cattedra di S. Savino un degno successore e di Mons. Riccardi e di Mons. Richelmy.

LE FESTE SALESIANE

PER LA BENEDIZIONE ED INAUGURAZIONE della nuova Chiesa ed Istituto in Novara.

L'AVVENIMENTO della prima settimana d'ottobre in Novara si fu la benedizione della nuova Chiesa e l'inaugurazione dell'Istituto Salesiano : avvenimento caro e consolante svoltosi colla maggior solennità possibile e fra la gioia dell'intera cittadinanza. Se n'è occupato diffusamente la stampa cittadina; noi scegliamo la compitissima relazione della egregia Voce di, Novara, che è l'organo ufficiale del Comitato Diocesano.

La nuova Chiesa, di cui s'era posta la pietra angolare solamente l'anno scorso alla festa di S. Giuseppe, è dedicata a Maria Ausiliatrice, e l'Istituto a S. Lorenzo Prete-Martire.

È raro un così armonico intreccio di nomi! Maria Ausiliatrice è la fonte, donde sgorgò la Congregazione Salesiana, e S. Lorenzo è il Martire, donde germogliò la Chiesa Novarese. Maria Ausiliatrice venne posta da Don Bosco quasi scudo all'innocenza di tanta povera gioventù, insidiata dai tristi; S. Lorenzo, primo educatore cristiano della gioventù Novarese, difese fino alla morte i suoi fanciulli ed ebbe la sovrumana consolazione di morir con loro per la fede di Cristo. Maria Ausiliatrice ha in Torino un Santuario, donde escono ogni anno centinaia di Missionari, che intrepidi vanno a portare il Vangelo in tutte le parti del mondo; S. Lorenzo vede ora sorgere in Novara un Istituto, donde usciranno a centinaia i giovani cristiani, che, compiendo gli studi nel Seminario Diocesano, passeranno a predicare il Vangelo in ogni parte della Diocesi.

Viva Maria Ausiliatrice! Viva S. Lorenzo Prete-Martire !

Il mattino di venerdi, 8 ottobre, la porta della nuova Chiesa stava là aperta in attesa di S. E. Mons. Vescovo. Entrati, ci colpì subito la sguardo lo stile semplice e bello. Le muraglie erano nude affatto, le linee architettoniche spiccavano in una penombra dolce, soave; la lampada era spen... no, non v'era ancora; volli dare un giro intorno.

Lo stile del nuovo tempio è quasi un ritorno al basilicale antico. Non vi è che una sola navata fiancheggiata da sei cappelle e sormontata tutta all'ingiro da una lunga e larga galleria che gli antichi chiamavano matroneo. Le belle curve, che s'inarcano sulle classiche colonnine di questo matroneo, dànno alla chiesa quell'aspetto che tanto piace e tanto la distingue dal comune.

Il soffitto, tutto piano ed incorniciato a cassettoni, chiama una splendida decorazione per comparire in tutta la sua venustà. Passai oltre.

Il presbiterio pare soverchiamente staccato dal corpo della Chiesa da due muri, che alar vanzano quasi a chiudere la navata e si ricongiungono in alto in una grande arcata.

Parrebbe ! Invece il presbiterio grave, devoto, quasi timido in faccia al mondo, dice in quel suo raccoglimento che là è il Sancta Sanctorum. Lo cingo per tre lati una bianca balaustrata, e sopra si svolge una cupolina di incomparabile bellezza. Possa quella cupolina toccar la fortuna di un genio che la illustri con le più soavi visioni del suo pennellol

Il coro semicircolare, nudo affatto, uscito appena ieri dalla cazzuola del muratore, fa a noi un certo qual senso di freddezza, perchè siamo usi a vedere nei cori delle nostre Chiese una vera profusione di noce e d'intarsii. Ma ciò nonostante quegli archi quelle luci circolari, quella galleria sovrastante piaciono sempre e piaciono tanto.

A proposito.

Lassù nel matroneo, sopra al coro, vidi una vera novità. Era l'organo, che, uso a stare sulla porta d'ingresso, in questa Chiesa venne addirittura sbalzato nella parte diametralmente opposta; dimodochè i cantori fronteggeranno completamente i fedeli. Io mi pensai che tale destinazione dell'organo e dei cantori, se è secondo i desiderii della liturgia, non potrà però essere secondo i desiderii dell'acustica. Mi venne assicurato di no; e me ne convinsi al fatto, quando la domenica seguente potei gustare la esecuzione della messa imperiale dell'Haydn.

Molta gente stazionava avanti alla Chiesa; giunsero i Chierici del Seminario Teologico; ed infine alcuni RR. Canonici della Cattedrale accompagnarono S. E. Mons. Vescovo, che diè subito principio alla benedizione delle campane.

È una cara funzione; quelle preghiere, quelle benedizioni, quelle unzioni ci affezionano quei bronzi, che alfine, interrogati per la prima volta dal Vescovo, rispondono con suono dolce, soave. Quel suono ci scese al cuore e ci risvegliò nell'animo... quante reminiscenze!

Salvete, bronzee abitatrici dell'aria, mistiche voci d'Iddio, soavi scolte del tempio, salvete. Se un cuore errante s'intenerirà al vostro squillo, ditegli che sotto queste volte è il regno della pace. Se sconsigliato passerò la vita dimentico del suo finire, squillate; squillate quando una forte, irrefrenata voluttà di pianto mi scenderà nel cuore; squillate quando spuntano le stelle in cielo a ricordarci il Dio che lassù regna; squillate quando la città si sveglia a festa; squillate quando morente invocherò l'ultime preci della Chiesa.

Squillate, campane amiche, squillate: tu ti chiami S. Rosa Limana... comprendo, qualche benefattrice; ebbene, squilla sempre al suo orecchio le più dolci note di riconoscenza. Tu ti chiami Maria Aiuto dei Cristiani; di' sempre: « Ave Maria! » Tu ti chiami S. Lorenzo Prete; oh! sia cara la tua voce ai fanciulli tutti di Novara. Squillate, bronzee abitatrici dell'aria; squillate.

La sera dello stesso giorno noi eravamo ancora là; sono così care le feste salesiane..!

Nella Chiesa, non ancora benedetta, si doveva tenere un'accademia musico-letteraria. L'ampia navata era piena di popolo; su nella galleria vi stavano gli alunni del V. Semìnario Teologìco; nel presbiterio, diviso dall' altare con ampii panneggiamenti, sedeva Mons. Vescovo ed il V. Clero della città; appena sotto al presbiterio, in cornu Evangelii, vi stavano l'orchestra ed i cantori.

Dopo un inno di introduzione a grande orchestra, il Rev. Dottor Cerruti, del Capitolo Salesiano, leggeva uno splendido discorso a base di cifre. L'argomento ch' egli prese, a svolgere fu « la delinquenza dei minorenni cresce a proporzione dell'aumento delle scuole » e conchiudeva cercandone le cause nell'ateismo della scuola stessa.

Quel discorso ci parve così bello, che, quando l'oratore finì, glie lo domandammo per regalarne le colonne del nostro giornale. E tanto si fece che alfine ce lo dovette cedere, e noi lo pubblicheremo per appendice del prossimo numero.

Seguirono allora alcuni canti di Rossini e di Mendelsshon; belle ed opportune poesie. Ah, ma quello che ci ha veramente estasiati è la sempre bella, quanto divota Ave Maria del Gounod. E anche quell' a solo del basso ci piacque. Corpo! E chi non sarebbe stato impressionato da quella voce... come chiamarla? così profonda, così estesa, che pareva un coro di bassi, ed insieme così malleabile che or riempiva la chiesa, or segnava una sfumatura come di nebbia perdentesi nell'orizzonte.

Era la voce del celebre cantore chiesastico di Torino, sig. Grasso, e, per chi lo conosce basta; per chi non lo conosce, la verità sarebbe iperbole.

Ma io ho commesso un' ommissione che sono in obbligo di riparare.

Là, ai fianchi del presbiterio, sul gradino della balaustra, sorgevano a destra ed a sinistra due busti: di D. Bosco l'uno, dell'insigne benefattrice, la signora Pisani, l'altro. Ed ecco fatto.

Il mattino del giorno 9, ancora molta folla di gente, tutto il Seminario Teologico, molto Clero, alcuni Canonici della Cattedrale, e due Vescovi, il nostro, cioè, e quello di Casale, Mons. Barone.

S'incominciò il sacro rito della solenne benedizione della Chiesa stessa; dopodichè i due EE. Vescovi celebrarono la Santa Messa e dispensarono ai fedeli l'Agnello Immacolato, che per la prima volta era disceso in quel sacro tempio.

Tutto il giorno fu un via-vai di popolo accorrente a visitare la nuova Chiesa ed a pregare Maria Ausiliatrice, che troneggiava nel suo splendido simulacro posto là in alto all'Altare Maggiore.

La statua è opera di uno scultore dell'Oratorio Salesiano di Torino, Valsesiano di nascita.

Nel pomeriggio, verso le tre e mezzo il Rev. Signor D. Rua, Superiore Generale dei Salesiani, teneva ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane di Novara la conferenza, (come dicono i figli di Don Bosco), ed è invece un vero rendiconto dell'uso fatto delle beneficenze ricevute.

Don Rua disse appunto questo, che cosa ha egli fatto della beneficenza della Signora Pisani in Novara, e che cosa fa nelle altre città delle beneficenze che altre pie persone affidano alle sue mani.

Don Rua, con quella voce, con quell'aspetto da santo, rubò i cuori di tutti, e quando discese dal pulpito fu una vera gara per avvicinarlo, baciargli la mano e raccomandarsi alle sue preghiere.

La sera sali il pulpito Mons. Vescovo di Casale ed innanzi ad una ressa di popolo, che andava sempre più crescendo, parlò della grandezza di Maria e del bene ch' Ella sparge a larghe mani su tutti quelli che la invocano.

Noi speravamo di vedere Mons. Barone anche nel dì seguente; invece egli partì troppo presto da noi.

Ma della sua bontà ci è rimasto un ricordo vivissimo.

Spunta l'alba del giorno solenne; i pressi della nuova Chiesa sono affollati di gente; i rivenditori di dolci e giocattoli hanno occupati gli interspazii dei giovani aceri del baluardo; attraverso la lunga cancellata del Collegio sì vede un verde giardino improvvisato, ed una limpida fontana che sprizza fino all'altezza del 3° piano un magnifico getto d'acqua.

I pompieri civici in alta uniforme hanno cura dell'ordine pubblico.

Nella Chiesa si susseguono alcune Messe lette, ed a quella di S. E. Mons. Vescovo vi è una lunga Comunione generale.

Così siamo presto alle 10. Il sole splende dorato nell'alto orizzonte, le nuove campane squillano ancora, tutte le adiacenze sono animate da gente festante e la Maria Ausiliatrice (bisogna pur decidersi a chiamar col suo nome la nuova Chiesa) è fatta un mare di teste.

Il coro, la galleria, le cappelle, tutto, tutto è occupato, e chi vi è entrato non cerchi di uscire, gli tornerebbe impossibile.

Allora ha principio la Messa solenne. Pontifica il Rev. Padre Mauro, Abate Mitrato dei Benedettini; Mons. Vescovo assiste dal trono in abito pontificale. I giovani allievi dell'Oratorio festivo ed i cori del maestro Gallina eseguiscono con perfetta intonazione e mirar bile esattezza la messa imperiale dell'Haydn, che fu sufficentemente gustata anche da noi, sebben così vivamente attaccati alla musica dei nostri grandi maestri Generali, Mercadante, Coccia, Cagnoni.

Il « qui tollis, » cantato con quella potenza di voce del basso venuto da Torino, ci ha fatto scorrere un fremito per tutte le vene, e mentre i violini ne lo accompagnavano scherzando con le note più dolci, il nostro pensiero si lasciò trasportare dalla fantasia a molti anni addietro.

- Quindici secoli or sono, sedeva in questi paraggi un Sacerdote di Cristo, e mentre spiegava il Vangelo ad alcuni fanciulli, i Sacerdoti Augustali, feroci pagani, ve l'afferrarono, e, spietati, l'affogarono in un pozzo lui ed i suoi allievi.

- I figli di S. Benedetto, venuti a Novara, raccolsero le ceneri di questo Padre della Chiesa Novarese e le custodirono gelosamente quale prezioso tesoro, finchè, partendo da questa città, ve le lasciarono in retaggio ai Canonici della Cattedrale.

- I baluardi, cementati col sangue degli avi nostri, cadono in ruina, e su questi ruderi sorgono le fortezze dell'innocenza e della preghiera. Come cambiano i tempi!

- Pochi anni or sono, noi vedevamo su questo suolo abbandonato ed incolto rovi e spine, e lento l'usignuolo affidava alla notte i suoi lunghi lamenti : or qui sorgono i fiori, e in mezzo a loro splende l'estetica per nuovi edifici, e le voci bianche di tanti fanciulli rallegrano l'aere con sacri cantici.

- Un tempo il giorno di S. Lorenzo era festa solenne pei Novaresi; quel tempo ritorna. Benedetti i Salesiani che ci procurano un tal ritorno !

- I Padri Benedettini conservarono a lungo le ceneri di S. Lorenzo; ed ecco qui un Superiore dei Benedettini che pontifica solennemente. Chi ve lo ha chiamato? - La Provvidenza.

Ed in questi pensieri vidi finire la Messa e sfollare la gente.

**

Il pomeriggio.

Questo doveva essere il tempo d'una grandiosa processione.

Ma le autorità non permisero che il simulacro di Maria passasse trionfalmente per la città, che invocava questa dimostrazione di fede cittadina.

Oh ! come ben disse il nostro Vescovo, quando, dopo il Vespro, salito il pulpito, colle lagrime agli occhi, colle mani tese verso l'altare, esclamava: « Vedi, o Vergine, vedi come quella libertà, che è concessa sconfinata al vizio, è negata a Te, a Te Regina del Cielo! »

Oh ! in quel momento il cuore di tutti lagrimava col cuore del Vescovo !

E quando è che noi cattolici potremo goderci la libertà?!

Quando i Collegi di Don Bosco saranno dìffusi in ogni città d'Italia, quando la gioventù sarà allevata come la voleva S. Lorenzo, quando le autorità atee non governeranno più una Nazione cristiana, allora, solo allora godremo la libertà.

Venga presto il sospirato giorno, e chi può, l'affretti coi suoi sussidi.

AGLI ITALIANI CHE VOGLIONO EMIGRARE

Richìamiamo l'attenzione dei nostrì lettorì sulla seguente gravissima lettera pubblìcata dall'Italia Reale-Corriere Nazionale di Torino nel suo numero del 12-13 ottobre.

ILL.MO Sig. AVVOCATO,

S. Francisco di California, 1 Settembre 1897.

LEssi nel suo benemerito giornale L'Italia Reale-Corriere Nazionale di alcune settimane fa una statistica, o meglio una notizia sul numero delle conversìoni che anno per anno sì verificano in questi Stati Uniti di America dal Protestantesìmo alla nostra S. Chiesa Cattolica. Sono cose invero che rallegrano ogni cuore crìstiano e lo muovono a benedire Iddio autore di ogni bene.

Però a quella lettura io provai una dolorosa stretta al cuore ; ed ora, per mezzo suo, Egregio Sìg. Avvocato, vorrei partecipare a tuttì i mìei cari compatriotti la pena ìndicibile che qui sì prova da ognì anìmo ben nato alla vista delle perdìte immense - perdite di molto superiori ai guadagni - che la Chiesa Cattolica subisce nelle Colonie degli Italiani emigrati in questi Stati, con questa differenza però che si convertono al Cattolicismo i protestanti più virtuosi e più dotti, fior dì galantuomini e di condotta irreprensibile, mentre lo stesso non può dirsi di coloro che abbandonano il Cattolicismo, verificandosi cìò che scrisse uno dei corifeì del protestantesimo, che la Chiesa Cattolica riceve i migliori fra i protestanti, loro lascìando la scoria dei cattolici.

L'amor dì patria e di cattolico che vivissimo alberga nel mio cuore ed il desiderio del vero bene mi fanno parlare ; e la mia parola desidererei arrivasse all'orecchìo di tuttì glì Italiani che vogliono emigrare e di coloro che ne li avessero a consigliare - specie i RR. Parroci acciocchè per l'acquisto, non sempre reale, dei miseri beni di questa terra, non avessero ad incontrare la somma disgrazia di perder la fede e con essa l'anìma.

Non si spaventi della cifra, Egregio Sig. Avvocato, se le dico che la metà degli Italiani venuti in quest'America hanno perduto la fede crìstìana: dìco la metà per parlare con maggiore esattezza. Della generazione italiana poi nata in America da trent'anni a questa parte, i quattro quìnti, tanto d'uomini che di donne, sono increduli, perfettamente increduli: ed una quarta parte dei loro figliuoli, a dir poco, sia piccoli che adulti e molto adulti, non sono battezzati, nè vi ha modo d'indurre i loro genìtori a lasciarli battezzare.

Questì dati li ho avuti da varie parti, specie da Sacerdoti di molte Parrocchie di città e di campagna.

Un Missionarìo italiano assaì rispettabìle, col quale ebbi conferenza in proposito, col cuore straziato e quasì piangendo mì diceva come, destinato in questì tre ultimi anni dai suoi Superìori a visitare gli Italìani dispersi in tanti luoghì, dopo aver lavorato assai, non era riuscito a guadagnar nulla, avendoli ìncontrati renìtenti a prediche e a Messe e a Sacramenti, sfacciati spregiatori del prete e giacenti nella più glaciale indifferenza per quanto riguarda la salute delle loro anime.

Ciò d'altronde si tocca con mano in modo veramente spaventoso in questa città stessa, donde io scrivo. Dei 20.000 Italianì, che risiedono in S. Francisco e dintorni, ben pochi sono quelli che conservano ancor viva in cuore la fede e che vanno in chiesa.

Le cause di tanta sciagura sono varìe ; le prìncipali, a mio parere, sono le seguentì:

1°. L'ignoranza, la quale, in materia di religione, s'intende, è tale e tanta, da non conoscere le verità più essenziali di N. S. Religione:

2°. I giornali italiani locali (di America). Ce n'è un numero grandìssimo e sono nìent'altro che l'eco fedele de' giornalì settarì d'Italia. Anzi, come se non bastassero per la pubblica edìficazione i fatti vergognosì che si commettono in questi luoghi, copiano e riproducono nelle loro colonne anche quelli che si commettono nelle cento città d'Italia, fossero pure i più luridì e scandalosi, i più rìpugnanti alla natura umana, fatti sanguinari e criminali, annunzìati con titoloni e con tanto di lettere per eccitare la curiosità di chì rìceve nelle sue mani il giornale. Sì potrebbe dire che questi giornalì non siano altro che una collezione o una completa cronaca, degli obbrobri d'Italia pubblicati in terra stranìera.... E dicono di amare svisceratamente la patria costoro!!! Bel modo di manifestare il loro amore, sciorìnandone per tutti i venti le luridezze più nefande ! Non dico poi del sarcasmo, delle satire e delle ingiurie continue contro Dio, la Religione, la Chiesa e i sacri Ministri, onde infarciscono ogni gìorno i loro articoloni... E intanto, abbeverandosi ogni giorno i poveri lettori, uominì e donne, grandi e piccoli, a queste schifose fonti, chi può misurarne le conseguenze?

3° La mescolanza cogli eretici protestanti, che formano la gran maggioranza, e coll'immenso numero degli increduli. Ignorantì come sono e obbligati a vivere in mezzo a costoro, i poveri Italiani apprendono come dogmi le eresie e credono che ciò che fanno gli eretici si possa pur da loro imitare. Quindi non vanno a Messa, scusandosi col dire che Dio (se qualche idea ancor ne hanno) è dovunque ; non battezzano i figli, perchè sentono dagli Anabattisti che bisogna essere adulto per scegliere la religìone e poi farsi battezzare; seppelliscono i loro morti con uno sfarzo e costo incredibile di pompa cìvile e senza preci religiose, perchè, dìcono, i protestanti pure non pregano pei defuntì. Anzi in questo arrivano a tal punto di paganesimo, da tenere in casa per una settimana intera i cadaveri ìmbalsamati (costando poco qui il balsamo) oppure coperti di ghiaccio artificiale per ìmpedirne la corruzione, asserendo essere segno dì poco affetto al morto mandarlo al cimitero nelle 24 ore ; ma frattanto glì fanno la veglia con vini, liquori, onori di bacco, precisamente come soleva farsi dagli antichi pagani e come tuttora si pratica da' popoli selvaggi. Da questa convivenza cogli eretici ne vengono pure assai numerosi i matrìmoni civili e mìsti, con danno incalcolabile delle famiglie cattoliche.

4° La moltiplicità delle loggie massoniche. Non appena sbarca un Italiano, gli emissari della setta lo circondano e gli dànno ad intendere che, se non appartiene a qualche società secreta, non troverà lavoro, nè protezione ; e il povero uomo, in terra straniera senza amicì, senza sapere la lingua... che farà? L'affiliazione è bella e conchiusa.

5° Le scuole pubbliche, dove non s'insegna religione, per la mescolanza di giovinetti appartenenti a tante sette. Ora, non insegnandosi religione neppure nelle famìglie, perchè i genìtori o non ne sanno o l'hanno rinnegata, ne avviene che i figli crescono senza idee relìgìose e senza morale e formano la disperazione dei loro colpevoli genitori, mentre costituiscono una minaccia terribìle per la società.

6° La propaganda protestante, fatta non solo in lingua inglese, ma particolarmente in lingua italiana appunto per accalappìare i nostri disgraziati connazionali. Foglietti, lìbercoli, pieni di infamie e calunnìe contro i Sacerdoti, il Papa, ì Sacramenti, tutto divien mezzo di conquista. E sebbene i nostri connazìonali non passino troppo facilmente al protestantesimo, perchè pìuttosto non vogliono saperne di religione, di qualunque colore essa sia, per questa cattiva lettura s'immergono viemaggiormente nella irreligione.

7° Finalmente il vivere nelle campagne, lontanissimi dalle chiese cattoliche e vicini a chiese protestanti, fa sì che al fine per le amìcizie e relazioni sociali colle famiglie protestanti finiscono per affiliarsi alla setta.

Queste ed altre sono le cause per cui la Colonia Italiana nell'America del Nord si distingue per l'incredulìtà e ateismo e pel suo odio contro la Relìgione Cattolica. E dissi si distingue ; perchè, se è certo che vi sono infinìti altri increduli di altre nazionì, l'incredulità dei nostri sventurati connazionali è apostasia, ed è questo precìsamente il motivo, per cui sono segnati a dìto e sono ancora l'oggetto del disprezzo universale sin anco degli stessi protestanti e mormoni. Senta fino a qual punto sono canzonati: - Mi hai preso per un Italiano, perchè io mangi carne il venerdì? - Mi haì preso per un Italìano, perchè odii e bestemmii il mio Creatore ? - Credi tu che io sia Italiano, che io lasci di andare a Messa? - Ed un gìorno un irlandese arrivava a dìre : - Come è possibile che ìl Papa sìa di nazìone italiana ?

Tali ignominie sono pur confessate dagli stessi giornalì ìtaliani localì, senz'accorgersì che essi sono precisamente una delle cause principali del dìsprezzo, in cui sono caduti i nostri poveri connazionali, coll'insinuare che fanno continuamente la guerra ed il dìsprezzo alla Religione, al Papa, ai Sacerdoti, non comprendendo che in questi paesi è comune l'opinione che uomo senza religione, sia pure quella dei Mormoni o di Maometto, è uomo ributtato e diseredato.

A sì gran male umanamente parlando non si potrebbe più dare alcun rimedio. L'unico che può sperarsi profittevole sì è quello di salvare dal diluvìo dell'incredulità e dell'ateismo i giovanettì di questi nostrì sventurati fratelli. E però fanno opera eminentemente patriottica e di sommo merito avanti a Dio ed agli uomini i Figli di D. Bosco, venuti sul principio di quest'anno a reggere la Parrocchia deglì Italiani di questa città, coll'aprire l'Oratorio festivo ; al che sono pur incoraggiati dallo zelantissìmo Arcivescovo, che troppo soffre nel vedere questi poveri Italiani, che la Provvidenza ha fatti suoi figlì, così abbassati nel loro morale e nella estimazione pubblica.

Però si dà un mezzo ad arrestare tanto male che non cresca, ed è quello di dimìnuire l'emigrazione a questi Stati. Oh ! alzi adunque la sua voce, ottimo Sìg. Avvocato, nel suo caro giornale ; dica a tuttì glì Italiani che non vengano agli Stati Uniti, dove corrono pericolo gravissìmo dì perdere la fede e l'anima.

Riproduca, se crede, questa mia nelle sue colonne, e l'Italia glìene sarà senza dubbio riconoscente.

Della S. V. Ill.ma

Dev.m° Suo Lettore R. P.

NOTIZIE delle MISSIONI

PATAGONIA

Relazione di Mons. Giovanni Cagliero

all' Ecc.mo Sig. Ministro di Giustizia, Culto e Pubblica Istruzione della Repubblica Argentina.

QUESTA relazione, che Sua Eccellenza Reverendissima il Vicario Apostolico della Patagonia stendeva e presentava nell'aprile scorso all'Ecc.m° Sig. Antonio Bermejo, Ministro di Giustizia, Culto e Pubblica Istruzione del Governo Argentino, convincerà sempre meglio i nostri cari Cooperatori dei progressi che va facendo il Cattolicismo in quelle ultime plaghe dell'America Meridionale mercè lo zelo dei Missionari Salesiani, e nel tempo stesso farà loro toccar con mano la necessità grande che essi continuamente hanno di essere da noi aiutati e coll'obolo e colla preghiera.

ECCELLENZA,

Ho l'onore di presentare a V. E. il rendiconto del movimento e del progresso fattosi nell'anno scorso dalle nostre Missioni nei Territorii Nazionali del Sud.

I.

I nostri Missionari, come pel passato, anche in quest'anno hanno spiegato gran zelo, superando difficoltà d' ogni sorta e tollerando gravi privazioni, nel percorrere distanze immense per amministrare i SS. Sacramenti ai fedeli ed istruire nella fede cristiana gli Indii tuttora esistenti nei deserti del Chubut, Rio Negro, Colorado, Limay, Neuquen, della Pampa Centrale e Terra del Fuoco.

Accompagnato dai Sacerdoti Missionari e da un Catechista, io stesso ho percorso 240 leghe, evangelizzando ed amministrando la S. Cresima a tutti i giovani e adulti che non l'avevano ancora ricevuta.

I Coloni, riuniti in gruppi di varie famiglie, e gli abitanti del campo hanno partecipato dei conforti di N. S. Religione, che li ha avvalorati nel cammino della virtù e li ha convinti della necessità e dell'obbligo del lavoro, potente moralizzatore dell'individuo, della far miglia e della società.

In Roca si è inaugurata una nuova bella Chiesa,. dove accorrono i fedeli di quella località, nonche i due corpi dell'esercito, che rallegrano coi loro musicali concerti le sacre funzioni, le quali innalzano lo spirito sovente abbattuto dalle vicende e dallo disillusioni della vita.

In Conesa si è innalzata una Cappella provvisoria, assolutamente necessaria per quel nascente paese, sostenendone le spese la Pia Società Salesiana che rappresento.

In Junin de los Andes i nostri Missionari stanno terminando per quella remotissima popolazione un'altra Cappella, centro e vita di cristiana civilizzazione e di eterna salvezza delle anime.

In Rawson del Chubut, col favore e l'appoggio più spiegato del Sig. Governatore, Dott. Eugenio Tello, zelante del progresso e dell'avanzamento morale e materiale dei suoi dipendenti, si è ingrandita l'unica Chiesa cattolica colà esistente, innalzandovisi una graziosa facciatina su disegno di buon gusto e classica architettura. E ciò era ben giusto, trattandosi di una popolazione cattolica in maggior parte e che vive in mezzo a numerosi templi-sale dei dissidenti.

Sulle rive del Colorado si è edificato un Collegio colla sua Cappella provvisoria per gli abitanti sparsi in quelle vaste campagne. Quivi maggiormente necessita l'istruzione e l'educazione morale delle famiglie, dei genitori e dei figliuoli, i quali in generale non si trovano ancora in regola nè colla legge civile, nè colla ecclesiastica.

Altre opere poi si stanno compiendo, per dare maggior impulso al bene ed al progresso morale di questi nuovi paesi del Sud.

II.

Le nostre Missioni in questo anno ebbero a toccare due gravissime sciagure. Già sono in dominio del pubblico; basterà quindi ch'io le accenni soltanto.

La disgrazia toccata ad uno dei nostri Sacerdoti, il povero D. Francesco Agosta, che il 9 luglio dello scorso anno guadando il Neuquen per arrivare di quella stessa mattina a Chosmalal e prender parte alle feste patrie col canto del Te Deum, venne travolto dalle onde di quel vorticoso fiume ;

2.' L'incendio della Missione della Candelara, posta sulla costa orientale della Terra del Fuoco Argentina, il quale divorò tutto, Chiesa, Case, Collegi, lasciando all'aperto, senza tetto, nè ricovero i Missionari, le Suore di Maria Ausiliatrice e più di 170 Indii Onas.

III.

I nostri Collegi continuano ad essere rigurgitanti di fanciulli, nonostante le ostilità, cui son fatti bersaglio per parte di alcune delle autorità locali. L'ignoranza e l'accecamento non permette loro di comprendere come impossibile sia qualunque educazione e vero patriottìsmo e morale verace progresso senza la Religione, la quale è la base del nostro sistema educativo, come pure del programma ufficiale che proclama la legge della educazione comune.

Le Scuole d'Arti e Mestieri di questa Capitale del Rio Negro (Viedma) continuano ad attirarsi l'attenzione di tutti pei lavori ed opere di perfezione che escono dai loro laboratorii; e la nostra Scuola di Agricoltura forma la simpatia di quanti si interessano per la più utile, la più benefica e morale delle arti, quale è quella di coltivare la terra, mentre è pure un potente aiuto per i nostri Asili, Ospedali e Case di Missione, ripieni di fanciulli, di infermi, di orfani e vecchi abbandonati.

Le Suore di Maria Ausiliatrice, con l'amore e l'impegno proprio del loro sesso e della loro vocazione, curano l'educazione e l' istruzione delle povere fanciulle e delle orfanelle, mentre attendono pure alla riabilitazione delle infelici donne delinquenti, le quali riconoscenti benedicono il giorno in cui ebbero la sorte di conoscere i benefizi della virtù e le consolazioni della Religione.

Nell'Ospedale poi sono la vera medicina Dei per gli infermi; esse li accudiscono giorno e notte, loro prodigando ogni sorta di aiuti, li sollevano nelle loro pene fisiche e morali, e neglì ultimi istanti li confortano quali madri affettuose ed angeli di salvezza eterna.

IV.

Queste Missioni, Ecc.mo Sig. Ministro, queste opere di carità e di cristiana educazione e questi avanzamenti agricoli ed industriali, che per gli uomini più eminenti del Governo ed i cittadini più assennati della Repubblica sono prove patenti di civilizzazione e di progresso, qui non solo non sono protette, ma bensì osteggiate, con non poco pregiudizio di queste regioni e territorii.

Nutro pertanto speranza che il Supremo Governo e V. E., che sempre ci hanno addimostrato protezione e favore, vorran farci giustizia delle attuali contraddizioni di uomini nemici della religione e della cristiana educazione, unica base dell'ordine, della morale e del rispetto sociale.

Approfitto dell'occasione per ripetermi

Della Eccellenza Vostra

Viedma, 9 Aprile 1897.

Dev. m° Obbl.mo

+ GIOVANNI CAGLIERO, Vescovo.

COLOMBIA La gran missione dei lebbrosi.

(Relazione di D. Evasio Rabagliati)

REV.m° E CARm° PADRE,

Bogotà, 15 Agosto 1897.

SONO di ritorno dalla città del dolore, come generalmente si chiama qui il Lazzaretto di Agua de Dios. Molteplice era l'oggetto di questo viaggio: riposare alquanto dalle fatiche del mese di luglio, consacrato alla Madonna del Carmine, respirando aure più tiepide di quelle che si respirano in Bogotà, che sono sempre eguali durante tutto l'anno; fare anche colà la festa della Vergine del Carmelo, che è la Patrona di quei poveri infermi; visitare i cari Confratelli di quella Casa; e per ultimo, farmi un concetto esatto delle necessità di quel Lazzaretto.

Trovai i Confratelli non troppo bene in salute, perchè è impossibile non soffrire qualche cosa in quel clima di fuoco, con sotto gli occhi quel cumulo di miserie. Ad ogni modo erano tutti sul lavoro, pieni di buona volontà, pronti ad ogni sacrificio.

Ad Agua de Dios - La festa patronale - Una bella novità - Pericolo di contagio - Popolazione - Speranze e disinganni della seroterapia.

La festa riuscì brillante, come può desiderarsi in una popolazione che si trovi in quelle circostanze. Credo che nel solo giorno della festa si ebbero 800 Comunioni, la maggior parte di lebbrosi; eravamo sei preti, tre all'altare e gli altri tre occupati nel canto. Non mancò il panegirico della Madonna, tenuto dal grande amico dei Salesiani ed insigne benefattore dei lebbrosi, D. Leopoldo Medina, il fondatore della Società di S. Lazzaro, composta del fior fiore delle dame della capitale. Alla sera, dato giù un poco il fortissimo calore, vi fu la processione, alla quale presero parte molte centinaia di infermi e di sani. Sono sempre belle le processioni religiose; ma le processìoni più belle che io ho visto dacchè giro il mondo, sono certamente quelle d'Agua de Dios. Tutte le altre potranno chiamare l'attenzione per il numero dei concorrenti, la quantità delle luci, la bellezza degli stendardi, delle statue, concorso di musiche, soavità di melodie, ecc, ecc.; ma una processione composta di molte centinaia di ammalati, e quali ammalati! non si può vedere in nessun'altra parte che in Agua de Dios. Luigini, Figlie di Maria, Soci e Socie di S. Giuseppe, Società di adoratrici, precedute tutte dai loro stendardi, formavano una lunghissima fila. Veniva per ultimo la statua della Madonna, portata dalle Figlie di Maria, seguite dai Sacerdoti che cantavano inni alla Vergine Celeste e poi tutta la massa del popolo in attitudine la più riverente. Di quando in quando tutti si fermavano; si cantava dai musici una Salve Regina solenne; e poi il celebrante benediceva tutto quel popolo genuflesso.

In altri anni si era potuto avere una banda musicale; ma questa volta, per la grande miseria, non fu possibile. Non importa; non per questo sarà stata meno contenta la cara Vergine del Carmelo, degli omaggi che le offrirono gli esseri più disgraziati della terra, quali certamente sono i poveri lebbrosi.

Ho detto che non si potè avere una banda musicale per solennizzare la nostra festa; ma d'or innanzi più non mancherà. Una delle novità che ho trovato in questa mia visita al Lazzaretto, fu una incipiente e numerosa banda musicale. Iniziata or sono appena tre mesi, fece già progressi meravigliosi e presto abbellirà le feste del Lazzaretto. Credo che, fatte pochissime eccezioni, sono tutti lebbrosi i piccoli musici; ed è cosa che stringe il cuore e strappa lagrime di tenerezza, il vedere que' meschinelli passarsi ogni giorno qualche ora introducendo in quegli strumenti quel po' di forza che loro ancora rimane. Ma non si creda che lo facciano per forza o di cattiva voglia ; tutt'altro; è per loro il più gran piacere del mondo, un premio concesso ai più buoni e più assidui all'Oratorio festivo, un mezzo per stimolarli al bene ed attirare anche i più restii alle funzioni dell'Oratorio stesso.

Ma, e gli strumenti come si ottennero? Li concesse il Governo, e sono tutti strumenti vecchi e quasi inservibili. So che i Superiori di Agua de Dios scrissero alle fabbriche ita liane, principalmente a quella di Milano, per averne alcuni nuovi; Dio volesse che si potessero avere; sarebbe davvero un bel regalo per quei cari meschinelli.

E il Maestro? Lo è il nostro Chierico Luigi Variara, anima, vita e sostegno di quell'Oratorio fiorentissimo, frequentato ormai da tutti i giovani del Lazzaretto.

Ella, o buon Padre, mi chiederà ancora se non vi è pericolo di contagio in detta scuola per il nostro Confratello. Sì, che vi è, come vi è pericolo per il Sacerdote che ascolta le confessioni durante ore ed ore e principalmente nell' assistere i moribondi; come vi è pericolo per chi quivi dice Messa, distribuisce la Comunione e predica. Vivere in continuo contatto con tanti lebbrosi e voler evitare ogni pericolo di contagio è assolutamente impossibile. Ma il Signore e la Madonna Ausiliatrice sapranno liberare quei nostri cari Confratelli da ogni disgrazia. Del resto sono tutti e quattro disposti al sacrificio della loro vita; in questo caso non sarebbe disgrazia la loro, ma fortuna, come fu fortuna per l'eroico P. Damiano, che moriva di lebbra nelle isole di Molohay, martire della carità.

Nel Lazzaretto vi sono presentemente 1070 lebbrosi, e circa 2000 sani. In gennaio giunsero i primi fino a 1500 circa, attratti da ogni parte dalla speranza di guarigione per mezzo della seroterapia. Ma poi incominciarono a scarseggiare i mezzi di sussistenza e d'alloggio, e varie centinaia di loro si ritirarono alle popolazioni rispettive.

In quanto alla seroterapia, da due anni e più si fanno studi sperimentali qui in Bogotà, in Agua de Dios e nell'altro Lazzaretto di Contratacion; ma finora i risultati non furono soddìsfacenti. Può essere che più tardi la scienza trovi il gran segreto nella stessa seroterapia meglio applicata; ma per adesso tutte le speranze sono cadute; terribile il disinganno per questi poveri lebbrosi Colombiani!

Adesso i nostri sguardi sono rivolti a Berlino, dove nel prossimo ottobre avrà luogo il primo Congresso medico mondiale che si occuperà di nient'altro, pare, che della lebbra. Dio, che tutto può, riveli a quegli uomini di scienza il rimedio per distruggere questo rey de los espantos (re degli spaventi), e lo benediranno trenta mila lebbrosi Colombiani e migliaia e migliaia di altri sparsi in tutto il mondo.

Un altro Lazzaretto dl lebbrosi pei Salesiani.

Ed ora, amatissimo Padre, ho da farlo una preghiera, che è anzi, dirò subito, la ripetizione di una che si fece a me già ripetute volte. Giorni sono, dalle Autorità del Dipartimento di Santander riceveva una lettera piena di istanze, perchè volessi mandare al più presto qualche Salesiano in quel Lazzaretto di Contratacion. Sono già più di due anni che si tratta dell'apertura di quella Casa Salesiana; è questa la volontà delle Autorità religiose e civili; è questo il maggior desiderio di quegli 800 lebbrosi; ma finora non si potè per mancanza assoluta di personale. L'anno scorso fummo al punto di andarvi; ma poi venne l'obbedienza di dare principio alle Missioni di S. Martin, e si dovettero così riformare i nostri progetti. Adesso però la necessità di prenderci cura di quel Lazzaretto è più urgente che mai. Prima, almeno una volta al mese, visitava quei poveretti il Sacerdote di una Parrocchia vicina; ora non più, perchè il Sacerdote fu tolto da quella popolazione, ed i poveri lebbrosi di Contratacion sono privi affatto di ogni soccorso religioso; e se vi è un essere al mondo che abbia bisogno del prete e dell'opera sua, questi è certamente il povero lebbroso, l' uomo che più soffre su questa terra. Qui tutti i Salesiani della Colombia sono pronti a partire; ma la nostra buona volontà è defraudata dalla grande penuria di personale, che lei certamente conosce. Non è molto quello che le chieggo per poter aprire quella Casa; ci mandi un prete buono, zelante, che non abbia schifo delle piaghe, che non abbia paura della morte; vi aggiunga un coadiutore quasi santo, che s'intenda un po' di cucina, di sacristia, uso piuttosto alla vita di sacrifizio, e tanto ci basta. Nella Casa di Fontibon abbiano 40 Chierici Colombiani, tutti disposti a partire, e così col piccolo contingente che le chieggo potremo, quando si voglia, aprire quella Casa e salvare tante anime, che presentemente si perdono per mancanza di assistenza religiosa. Poverini! È troppo duro per loro soffrire due inferni, uno in questo mondo e poi l'eterno nell'altro. E giacchè non ci è dato liberarli dall'inferno temporale, liberiamoli almeno dall'eterno, posto che si può fare a costo di qualche sacrificio. Ce li mandi adunque, amato Padre, questi due Confratelli, ma ce li mandi presto. L'occasione è propizia: credo che sono di partenza i Salesiani che vanno ad aprire la Casa di Curaçao; vi aggiunga i nostri due per Contratacion. E se mai ce ne volesse regalare altri per le Missioni di S. Martin, tanto meglio, faremo così maggior bene; ma se questo non fosse possibile, almeno mi permetta di ripetere a lei la supplica che i lebbrosi del Vangelo dirigevano al Divin Maestro : Jesu praeceptor, miserere nostri Gesù, tutto bontà, all'istante ridonava loro la salute e riempiva il cuore di dieci disgraziati di una allegria indicibile; ascolti lei la mia preghiera e riempirà di grande gaudio il cuore, non di dieci, ma di centinaia e centinaia di lebbrosi, quanti sono quelli che vivono in Santander, che arrivano a molte migliaia.

Le pratiche pel Gran Lazzaretto Nazionale di Colombia.

Vorrà sapere adesso a che punto si trovino, le pratiche pel Gran Lazzaretto Nazionale, iniziate due anni fa (1). Mi pare giustissimo il suo desiderio ed io sono pronto a soddisfarlo.

Fra le leggi sancite nell' ultimo Congresso Nazionale tenuto qui in Bogotà durante l'anno 1896, una ve n' è, firmata da quasi tutti i Rappresentatiti della Nazione delle due Camere ed applaudita da tutti i Colombiani, fatte pochissime eccezioni, colla quale si crea un gran Lazzaretto nell'isola di Coiba nel Pacifico, a 400 chilometri circa da Panama. Per dare principio ai lavori, il Corpo legislativo destinava nello stesso tempo la somma di scudi 200000. Tutto questo ha forza di legge.

Più volte io fui al punto di partire alla volta di quell'isola e così dar principio all'opera. Ma si tratta di più mesi di assenza, e non osai farlo senza il suo consenso. Si è per questo che or non è molto le scrissi in proposito; e lei ebbe la bontà di rispondermi che approvava in tutto i miei piani, ma che aspettassi ancora a partire, finchè arrivasse chi doveva prendere il mio posto in questa Casa di Bogotà.

Altri motivi secondarii influirono pure in questa mia risoluzione. Fu il primo una grande commozione nelle popolazioni della Costa, principalmente di Panama, contro questa legge; ed era prudenza aspettare che si calmasse questa effervescenza popolare. Fu il secondo il trovarsi adesso questa Repubblica in epoca di elezione presidenziale, durante la quale sono sempre a temersi rivoluzioni per causa dei partiti che si contendono il potere; e mettermi in un'isola quasi deserta, lontana 400 chilometri dalla terra ferma.... e se scoppiasse una rivoluzione... anche qui si deve ricorrere alla prudenza e prudentemente aspettare. Ma a elezioni finite, si incomincieranno i lavori interrotti, ed ho grande fiducia che la cosa si farà o che riuscirà bene. Molto a tempo viene il Congresso di Berlino, e le risoluzioni, che colà si prenderanno, saranno di grande appoggio al nostro progetto di un Gran Lazzaretto in un'isola, unico mezzo per l'isolamento assoluto di questi ammalati ed evitare la propagazione di un male tanto terribile e così temuto.

Frattanto, ai primi dello scorso aprile, fu emanato il Decreto relativo alla creazione del nuovo Lazzaretto di Coiba, fatto però in modo da tranquillizzare le popolazioni della Costa. Per maggior intelligenza lo unisco a questa mia.

DECRETO N°. 145 DEL 1897 (2 Aprile) IN ESECUZIONE DELLA LEGGE 55 DEL 1896

IL VICEPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA INCARICATO DEL POTERE ESECUTIVO

CONSIDERANDO

1°. Che il Governo è autorizzato a costruire uno o più Lazzaretti dove si giudichi più conveniente, previo il parere dell'Accademia di Medicina di Bogotà o del Consiglio Centrale di Igiene;

2°. Che, consultati i due Corpi Scientifici del Dipartimento del Governo, sono stati di parere che si dovesse costrurre un solo Lazzaretto nell'isola di Coiba;

3°. Che, malgrado di così rispettabile parere, il Governo deve declinare da esso; poiche, quantunque l'isolamento dei lebbrosi in un sol Lazzaretto sia il mezzo profilattico più adeguato per l'estirpazione della lebbra, per ragioni ovvie, quali l'enorme distanza a cui si trova l'isola di Coiba dall'interno del paese, la conseguente mancanza di mezzi di trasporto e l'incomodo di condurre migliaia di infermi per centinaia di leghe, è difficile riunire in un sol punto tutti i lazzarini della Repubblica;

4°. Che la costruzione di un nuovo Lazzaretto riesce tardiva, mentre urge prender misure opportune per l'isolamento dei lebbrosi;

5°. Che gli attuali Lazzaretti di Contratacion, Agua de Dios e Caño de Lora, se si ingrandiscono convenientemente, possono prestare utili servizi;

6°. Che il sovraesposto non impedisce punto che si costruisca un nuovo Lazzaretto, secondo le prescrizioni scientifiche, nell'isola di Coiba, come hanno consigliato l'Accademia Nazionale di Medicina ed il Consiglio Centrale di Igiene

DECRETA

Articolo 1°. - Dei 200000 scudi votati dal Congresso per dar compimento alla Legge 55 del 1896, si destina la somma di 120000 scudi per ingrandire e migliorare i Lazzaretti di Agua de Dios, Contratacion e Caño de Lora. Questa somma sarà così distribuita:

Per il Lazzaretto di Agua de Dios scudi 70.000

Per il Lazzaretto di Contratacion   »   30.000

Per il Lazzaretto di Caño de Lora »   20.000

Articolo 2°. - Le Giunte di Beneficenza delle Capitali dei Dipartimenti, in cui si trovano i Lazzaretti menzionati, si incaricano dell'ingrandimento e miglioria di questi Stabilimenti. Le dette Giunte nell'esecuzione di quest'incarico procederanno d'accordo coll'impiegato che all'uopo verrà designato dal Potere Esecutivo, previa l'adottazione del piano che stimano più conveniente ed economico, cui sottoporranno all'approvazione del Ministero del Governo.

Articolo 3°. - Le somme, di cui parla l'Articolo 1°., si consegneranno in dodici rate mensili ai Sindaci dei rispettivi Lazzaretti, i quali debbono comprovare la inversione di quanto ricevono, nel modo e termini stabiliti dai Regolamenti delle Giunte di Beneficenza.

Articolo 4°. - Con la somma di 60.000 scudi si concorre alla costruzione di un nuovo Lazzaretto nell'isola di Coiba, il quale rimarrà sotto la direzione della Giunta del Gran Lazzaretto Nazionale. Questa Giunta resta autorizzata a riunire in detto punto i lebbrosi che possono essere colà trasportati, mettendo in esecuzione a tal fine tutti i mezzi che d'accordo col Governo si considerano più pratici ed efficaci.

- Paragrafo. - Il soccorso, di cui tratta questo Articolo, si pagherà al Tesoriere della Giunta del Gran Lazzaretto Nazionale a misura che avanzeranno i lavori di costruzione nell'isola di Coiba, nella proporzione che determinerà il Ministero del Governo, d'accordo colla Giunta, e in vista delle

Informazioni che verran comunicate dall'impiegato incaricato della sorveglianza dei lavori.

Articolo 5°. - Nel caso che nell'isola di Coiba vi siano proprietarii o coloni, rimangono salvi i loro diritti , conforme alle leggi, qualora sia necessario occupare i loro terreni per la edificazione del Lazzaretto: e le indennizzazioni dovute a tali proprietarii o coloni saranno a carico della Giunta del gran Lazzaretto.

Articolo 6°. - Se i Governatori di Antiochia e Cauca, o alcuno di loro, risolvessero di fondare un Lazzaretto per isolare i lebbrosi esistenti in quei Dipartimenti, il Governo aiuterà la costruzione dello Stabilimento nella misura dei soccorsi votati colla Legge 55 del 1896 già citata e in proporzione dell'importanza delle opere che si intraprendono.

Articolo 7°. - Si crea in ciascuno dei Dipartimenti di Cundinamarca, Santander e Bolivar un Ispettore del Lazzaretto, incaricato di intervenire nei lavori di ingrandimento e miglioramento del rispettivo Lazzaretto, conforme al prescritto nell'articolo 2°. del presente Decreto, di invigilare sulla inversione dei fondi destinati a questi lavori e di dare mensilmente al Governo ragguaglio minuto del procedimento dello Stabilimento. Ogni Ispettore godrà del soldo annuale di 1600 scudi.

- Paragrafo. -La sorveglianza dei lavori del Lazzaretto dell'isola di Coiba rimarrà a carico dell'Ispettore del Lazzaretto del Dipartimento di Bolivar, impiegato che avrà un soprasoldo di 100 scudi mensuali nei mesi che si porterà all'isola per compiere i doveri impostigli.

Articolo 8. - Le spese richieste pel compimento di questo Decreto si assegneranno alla partita notata a tal fine nel Preventivo delle spese del biennio in corso.

SI COMUNICHI E SI PUBBLICHI. Dato in Bogotà ai 2 di Aprile del 1897.

M. A. CARO.

Il Ministro del Governo

ANTONIO ROLDAN.

Il Sotto-segretario del Governo

ANTONIO W. ROBAZ.

Monumento al nostro caro D. Michele Unia.

E giacchè in questa mia non ho parlato che di lazzarini e di Lazzaretti, finirò col darle, amato Padre, la notizia che il Congresso Colombiano del 1896, senza un solo voto contrario nè fra i Senatori, nè fra i Deputati, fece una legge, per la quale il nostro compianto D. Unia si avrà la sua bella statua di marmo nella piazza di Agua de Dios, a eterna memoria della sua carità per quei poveri lebbrosi.

Si era nel dicembre scorso, e commemorandosi il primo anniversario della morte di questo nostro carissimo ed indimenticabile Confratello, il Supremo Governo, memore della riconoscenza che deve a chi la vita sacrificò per gli esseri più infelici di questa Repubblica, emanava quanto segue:

IL CONGRESSO DI COLOMBIA

CONSIDERANDO

Che il Rev. D. Michele Unia, morto a Torino il 9 dicembre 1895, prestò con somma abnegazione e zelo eroico servigi importantissimi alla Patria,

DECRETA:

Articolo 1°. - Si onori la memoria del Rev. D. Michele Unia, Sacerdote Salesiano;

Articolo 2°. - Come dimostrazione di gratitudine si eseguirà: un ritratto ad olio da destinarsi alla Società di S. Lazzaro della Capitale, e una statua di marino da erigersi nella piazza di Agua de Dios. Tutti e due porteranno questa iscrizione

AL REV. P. MICHELE UNIA APOSTOLO DEI LEBBROSI IN COLOMBIA LA GRATITUDINE NAZIONALE.

Articolo 3°. - La somma necessaria per dar compimento alla presente legge si considererà inclusa nel Preventivo della prossima gestione.

Articolo 4°. - Copia autentica si manderà al Superior Generale della Congregazione Salesiana in Torino e al Superiore della medesima in questa città.

Dato in Bogotà ai 10 Dicembre del 1896.

Il Presidente del Senato

BELISARIO PEÑA.

Il Presidente della Camera dei Rappresentanti

DIONIGI JIMENES.

Il Segretario del Senato

CAMILLO SANCHEZ.

Il Segretario della Camera dei Rappresentanti

MICHELE A. PAÑAREDONDA. Governo Esecutivo di Bogotà, 11 Dicembre 1896.

Si pubblichi e si eseguisca

(L. S.)   M. A. CARO. Il Ministro del Governo

ANTONIO ROLDAN.

L'applauso, che il Congresso si ebbe per questa legge, fu generale. L'epoca delle elezioni ne ritardò finora l'esecuzione, e forse essa non avrà compimento fino a elezioni conchiuse; ma la statua si farà a suo tempo e spero toccherà ad un Italiano, un eccellente scultore che abbiamo qui in Bogotà, la gloria di perpetuare nel marmo la cara fisonomia del nostro D. Unia.

E adesso, Rev.mo Sig. D. Rua, finisco davvero, e lei mi paghi questa lunga relazione con una sua benedizione particolare, estensiva a tutti i Salesiani di questa Ispettoria, principalmente a chi lavora più e meglio, a quelli di Agua de Dios e di S. Martin. Sono tutto suo nel Signore

Aff.mo Figlio

Sac. EVASIO RABAGLIATI.

(1) V. il nostro Bollettino del Novembre 1895.

In fascio

SUCRE E LA PAZ (BOLIVIA). - Progressi di quelle nostre due Case. - Consolantissime notizie riceviamo da Suore e La Paz circa l'incremento meraviglioso che van prendendo le Opere Salesiane in quella Repubblica. I due Collegi sono già fiorentissimi e le popolazioni, con a capo le Autorità, prendono vivo interesse al loro sviluppo, sostenendoli col loro obolo e prendendo parte attiva a tutte le feste che ivi si fanno. Così tanto a Sucre come a La Paz, con pompa straordinaria venne celebrata la festa di Maria Ausiliatrice. Vorremmo poter dare dettagliata relazione di ciascuna, ma sia per deficienza di spazio, sia per il troppo ritardo, non ci è possibile. Perciò ci accontentiamo di presentare ai nostri lettori tre bellissime incisioni riguardanti quelle Città e Case Salesiane (V. p. 280, 83, 87) e facciamo voti che la continuazione corrisponda sempre a questi fortunati principii.

CHOSMALAL (PATAGONIA). -Quaranta giorni di missione in mezzo alle nevi. - Negli scorsi mesi di giugno e luglio il Missionario D. Matteo Gavotto diede su vari punti del Territorio bagnato dal Neuquen diverse missioni degne di memoria. Al Curileo, al Triucalmalal, a Rio Barranca ed a Botaranqui D. Gavotto, pien di coraggio e di zelo apostolico, predicò la parola di Dio con ottimo successo, dando a tutti comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti. Conviene notare che tutti questi luoghi, assai distanti l'uno dall'altro, si potevano dire pressochè inaccessibili, causa le continue nevicate di quei giorni. Ma l'ardore del ministro di Dio vivifica anche i luoghi più gelidi, purchè si possa accendere l'amor di Dio in qualche anima. E Dio benedisse le fatiche di questo nostro Missionario, perchè i frutti raccolti in quei 40 giorni di missione in mezzo alle nevi furono assai abbondanti. Oltre l'istruzione religiosa impartita a quella povera gente, fece più di 366 Comunioni, amministrò 28 Battesimi e benedisse 2 Matrimonii.

SAN MARTIN EN LOS LLANOS (COLOMBIA). - Buone notizie. - Confortanti notizie riceviamo da questa Missione. Gli Indii, anche i più internati nei loro vergini boschi, si recano di quando in quando alla Casa della Missione di S. Martin a domandare di imparare a coltivare la terra. Essi conservano ancora qualche idea confusa di religione, perchè è da sapere che i RR. PP. Gesuiti, che poi dalla rivoluzione furono scacciati, hanno lavorato lunghi anni in mezzo a quei poveri Indii, riportando consolanti frutti. Quindi è che gli Indii volentieri vanno a vedere le funzioni religiose ed a far battezzare i loro figliuoli, mostrandosi docili e semplici in tutto. La loro vita, s'avvicina alquanto alla patriarcale, sia perchè ciascun gruppo o tribù ha un capo, al quale gli altri obbediscono ciecamente, e sia perchè i loro costumi sono veramente semplici e morigerati. Tra di essi non regna la poligamia e le donne sono rispettate. I nostri Missionari sperano, coll'aiuto di Dio, di poterli presto raccogliere a vita comune e renderli laboriosi educandoli cristianamente.

GENERAL ACHA (PAMPa CENTRALE). - Una missione nelle carceri. - Il carissimo Confratello D. Pietro Orsi, Direttore della Casa di General Acha, ci invia relazione di una bella missione data nelle Carceri dello Stato lo scorso agosto. Dai figli di D. Bosco i carcerati possono ripetere la precedenza sugli altri, perche fu appunto in pro di essi che il venerando nostro Fondatore e Padre consacrò i primi sudori e le prime fatiche dell'apostolico suo zelo: quindi non è a meravigliare se, anche in mezzo alla Pampa, questi disgraziati salutano i Salesiani veri angioli consolatori delle loro pene. D'accordo col Direttore Generale delle Carceri il Sig. Emilio Gonzales, D. Orsi si dedicò per 17 giorni ad evangelizzare quei poveretti, cui non pareva vero di trovare ancora un cuore che li sapesse comprendere e consolare. Tutti, nessuno eccettuato, approfittarono della grazia divina, e, rassegnati sotto il peso del castigo, si prepararono con fervore a ricevere, la maggior parte per la la volta, i SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. L'Alcalde delle Carceri, Sig. Ferdinando Albornoz, con gentil pensiero cedette il suo appartamento per la Cappella provvisoria, e l'ultimo giorno della missione fu per tutti un'indicibile festa. Durante tutta la funzione fu perfetto l'ordine ed ammirabile la divozione e la pietà. Dopo venne servita a tutti un'abbondante colazione, la quale se non potè esser fatta, come già un tempo fece fare ad altri il nostro buon Padre D. Bosco, all'aria libera della campagna, non fu però meno appetitosa ed allegra. Il ricordo di questa missione rimarrà eterno nella memoria di quei carcerati, varii dei quali, messi in libertà lo scorso settembre, si recarono subito alla Casa della Missione per ringraziare D. Orsi e per accostarsi di nuovo ai SS. Sacramenti.

ROSARIO DI S. FE (ARGENTINA) - Inaugurazione di Scuole professionali. - Il 27 dello scorso maggio i nostri Confratelli dell' Istituto S. Giuseppe facevano la solenne inaugurazione di 5 nuovi laboratorii per i giovanetti di quella città, in gran parte figli di Italiani emigrati. Onoravano l' Accademia le principali Autorità della Provincia di S. Fè, il Ministro del Governo, il Capo Politico, parecchi Membri del Foro ed i primarii Medici della città. Erano accorsi i 300 e più giovanetti dell'Oratorio festivo salesiano, gli alunni dell'Istituto S. Luigi, altro Collegio Salesiano di quella città, la banda ed i Soci del Circolo Operaio Cattolico e gran numero di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Il discorso del Direttore dell'Istituto S. Giuseppe fu una vera Conferenza Salesiana. Parlò pure, il Ministro del Governo, Sig. Pietro S. Alcacer, il quale, dopo aver encomiata l'Opera Salesiana ed animati i presenti a sostenerla, assicurando che ciò che si dà ai figli di D. Bosco, si dà ai figli del povero popolo, corroborava le sue parole coll'esempio, deponendo tosto nelle mani di quel Direttore la sua generosa elemosina. Oh! se invece di incagliare, le Autorità fossero le prime ad incoraggiare, quanto maggior bene si potrebbe fare dovunque !

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

A Maria Santissima.

« Venite a me, o voi che soffrite, e sarete da me consolati ! » Ecco quello che dice al nostro cuore la Vergine Santissima, quando stanchi, sofferenti facciamo ricorso a Lei fiduciosi.

E dal volto soave e caro spira un'insolita dolcezza che conquide, che affascina; le sante labbra pare si muovano ad un nuovo celestiale sorriso, un sorriso tutto amore, tutta bontà che c'invita a contemplare, ad appressarei maggiormente, a pregare...

Che momenti sublimi! Nel tempio dedicato alla nostra Madre, tutto tace, la preghiera deve essere del cuore e innalzarsi a poco a poco come il profumo dell' incenso sino al trono della Vergine, e da Lei fortificata e ravvivata salire fino a Dio. I fedeli pregano, la Vergine dal trono di grazie sorride, sorride... e intanto le grazie piovono copiose sugli infelici, sugli ammalati, sovra la testina bionda del bimbo che, tra le braccia della mamma, non sa far altro che tendere le manine verso la statua miracolosa; piovono sulle giovanette sconfortate, bisognose di aiuto: piovono sulle mamme affannate, straziate da mille dolori; piovono sulle teste canute dei vecchi che implorano pace, perdono, riposo.

E la Madonna continua a parlare dolcemente al nostro cuore: - « Venite, o figli diletti, venite, non temete, io son la vostra Madre, domandatemi le grazie che avete bisogno e io ve le concederò...»

Ed è in forza di questo linguaggio d'amore che io feci ricorso a Voi, o dolce Madre dei peccatori e degli afflitti; prostrata dinnanzi alla vostra immagine io pregai con fervore, con fede e con entusiasmo.

A me pure sorrideste benigna, o Maria, ed esaudiste le mie suppliche.

Oh ! siate le mille volte benedetta l

Oh! Maria! sempre, ad ogni ora, ad ogni momento io ho bisogno di Voi; nell'incerto cammino della mia vita io potrei smarrirmi, perdermi e non gustare più mai le dolcezze promesse agli animi buoni. A questo pensiero io tremo... sento tutta la debolezza mia, e, come bimba paurosa, ricorro a Voi, mi nascondo sotto il vostro manto verginale; non ho più paura allora... oh! come il mio cuore riposa in pace ! La mente sale in ambienti più puri, sente tutta la grandezza di Dio, sente la vostra infinita misericordia.

E Voi, o rifugio dei peccatori, non distogliete gli occhi vostri da me, guidatemi, sorreggetemi, sovvenitemi, fatemi santa, fate che a vostro esempio brilli in me il candore verginale. Beneditemi fin d'ora, o Maria, e con me benedite i miei fratelli, i miei genitori, tutti i miei cari. E in particolar modo vi raccomando i miei benefattori : io non potrò mai ricompensarli del bene che mi han fatto e stan facendo, rimeritateli Voi che potete.

Guidatemi nell'aspra lotta della vita, datemi la fortezza necessaria per combattere con valore, la perseveranza per giungere fino a Voi, presso al trono dell' augusto Vostro Figlio, che dal Golgota Vi creò nostra Madre. Non mi lasciate allontanare un momento da Voi !

All'ombra del vostro manto verginale io sarò forte, educherò i cuori giovanili, che mi verranno affidati, all'amor di Dio e al vostro, infonderò nei loro animi la vostra divozione.

E nel vostro aiuto incessante io crescerò bimbe buone, che nei dolori vi invocheranno con fiducia e con fede.

Ora Voi, o Madre diletta, avvalorate i miei proponimenti, benediteli e fate che si innalzino al trono del buon Dio.

MARGHERITA BRUNO.

Trionfo di Maria SS. Ausiliatrice.

Da un paese, ove risiedono le Suore di Maria Ausiliatrice, ci si scrive:

« Grazie, grazie, o Maria Ausiliatrice, nostro conforto!

» Da più settimane era in pericolo della vita il ricco proprietario di un' importantissima fabbrica; a nessuno era permesso di parlargli, nessuno poteva avvicinarsegli, e tanto meno il Sacerdote, che si suole falsamente chiamare il precursore della morte.

» Si pregava dal buon Arciprete con altre pie persone, si supplicava con la più viva confidenza Gesù Sacramentato, Maria SS.. S. Giuseppe..., ma tutto pareva inutile, anzi sempre più forti divenivano le proibizioni. Notti insonni passava non lungi dall'infermo il virtuoso e zelante Arciprete; ma niuna speranza gli veniva di potersi presentare al povero ammalato.

» Venuto ciò a conoscenza delle Figlie di Maria Ausìliatrice, queste dissero : - Bisogna portare nella casa dell'infermo una medaglia benedetta della nostra potentissima Madre; se si riesce ad introdurla nella stanza dell'infermo, appoggiarla al suo capezzale, il miracolo sarà fatto senza dubbio. - Frattanto esso diedero princìpio ad una fervorosa novena di preghiere alla loro celeste Patrona ed il zelante Parroco procurò che la detta medaglia di Maria Ausiliatrice entrasse in quel palazzo e posasse sul letto dell'infermo.

» Pei primi due giorni non ne fu nulla. Ma, nella notte del terzo giorno della novena, si compiva davvero il miracolo: lo stesso infermo chiedeva i conforti di N. S. Relìgione. Si confessava, riceveva il Santo Viatico, l'Estrema Unzione e consolava per tal modo tante pie anime, che cotanto si interessavano dell' eterna sua salvezza, e le quali ora intonano l'inno di gloria e di riconoscenza all'Ausiliatrice del Popolo Cristiano.

» Oh! sì, Vergine Santa, grazie, onore e lode a te sia dato da ogni cuore, perchè senza numero sono i mirabili trionfi che tu del continuo operi in favore di noi miseri peccatori. »

Altra conversione miracolosa.

Fra i miei parentì contavo uno separato dalla Chiesa Cattolica: professava lo scisma greco. Lascio immaginare quanto me ne piangesse il cuore, specialmente allorchè nel 1891 abbandonai l'Italia. Non avevo speranza di rivedere quel povero parente, nè d'indurlo ad abbandonare lo scisma, perchè era egli assai tenace nel suo errore. Nel 1895 in modo speciale mi impegnai e feci impegnare altri ad impetrarne la conversione da Maria Ausiliatrice. Sebbene anche prima avessi pregato molto per tal fine, tuttavia la preghiera e la fiducia aumentarono in questo anno. Fu interposta la mediazione potentissima di San Giuseppe: e la grazia non poteva essere dubbiosa. Confesso che vi fu un tempo, in cui, quasi mi mancasse la fede, non pensai più alla grazia. E si fu appunto in quei giorni che, aprendo una lettera, mi trovai confuso dalla bontà di Maria; poichè in quella mi veniva riferito che quel mio parente aveva abiurato lo scisma ed era rientrato nel seno della Chiesa Cattolica. Sia gloria a Maria Ausiliatrice ed al suo celeste Sposo che tal potere hanno sui cuori degli uomini!

Arequipa (Perù), 10 Aprile 1897.

SAC. FELICE TALLACHINI.

Miracoloso effetto della medaglia e della benedizione di Maria Ausiliatrice.

In questi giorni Maria SS. Ausiliatrice ha voluto dimostrare quale sia il suo potere e quanto amore nutra verso i Cristiani, particolarmente verso i Benefattori delle Opere di D. Bosco. Abita di fronte al nostro Collegio un negoziante , certo Sebastiano da Paula Souza, nostro benefattore, padre d'un unico figlioletto di appena 20 mesi. Questo bimbo venne assalito da grande infiammazione al ventricolo, accompagnata da acutissima febbre. Dopo alcuni giorni il morbo lo attaccò fortemente alle meningi. Il caso era gravissimo; i medici non davano più speranza di guarigione. Senza essere chiamato, andai a visitare il piccolo malato : lo trovai veramente in pessime condizioni: le mani ed i piedi freddi come il ghiaccio con altri sintomi di morte prossima. Quale costernazione in quella famiglia ! I genitori piangevano desolatamente, nella dolorosa previsione di perdere anche questo che era il secondogenito, mentre il primo già era stato loro rapito dalla stessa malattia all'età di soli 2 anni. Cercaì di animarli e indurli ad adorare i decreti della Divina Provvidenza, e a confidare nella bontà e protezione di Maria SS. Aiuto dei Cristiani. Frattanto feci mettere al collo del bimbo una medaglia di Maria Ausiliatrice benedetta da Sua Santità Leone XIII, e vestito di cotta e stola benedissi l'infermo colla formola prescritta. I genitori ne rimasero contenti e si tranquillizzarono, riponendo tutta la loro speranza nella potenza e bontà di Maria. Oh ! quanto è vero che questa buona Madre esaudisce sempre le preci di chi ricorre a lei con pìena fiducia ! La notte seguente il piccolo moribondo, come se si destasse da profondissimo sonno, comincia a proferire qualche parola coi genìtori e chiedere latte. Non è a dire la contentezza e l' allegria che questa novità produce nel cuore della desolata madre, la quale a tal meraviglia piange di consolazione. Il bimbo viene appagato, e da quel momento ha principio la sua convalescenza. Ora è fuori d'ogni pericolo. I genitori non sanno come esprimere la loro riconoscenza verso di Maria Ausiliatrice: tanto essi, come le famiglie che si recarono a visitare il fanciullo ammalato, confessano tutti che questa guarigione è un vero miracolo, ed insistono perchè sia pubblicata sul Bollettino Salesiano. Nel giorno 30 del corrente mese, facendosi nella Cappella del Collegio la chiusura del Mese Mariano, il favorito dalla Madonna verrà condotto innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice per rendere a questa buana Madre le debite azioni di grazie. Evviva sempre Maria Ausiliatrice !

Campinas (Stato di S. Paolo-Brasile), 24 Maggio 1897.

SAC. ALESSANDRO FIA-MUSSO Salesiano.

Evviva Maria.

Alli 8 settembre del 1896, giorno della Natività di Maria SS., mia moglie cadde improvvisamente ammalata per emorragia. Il caso si presentava assai grave, tanto che lo stesso giorno si credè conveniente portarle il S. Viatico. All'indomani fu presa da convulsioni così forti, che perdette la cognizione e pareva dovesse spirare da un momento all'altro. I parenti e gli amici tutti piangevano intorno al letto, mentre le si amministrava pure l'Olio Santo. Dura era per me quella prova: perdere una compagna così buona e vedere i miei cinque bambini restare orfani di madre... il cuore mi si spezzava pel dolore. Eppure due buoni medici l'avevano detto che il caso era disperato e fra breve sarebbe avvenuta la catastrofe. Desolatissimo, mi rivolsi di cuore e con gran fiducia a Maria SS. Ausiliatrice: insieme col mio buon padre, col fratello Direttore del Collegio Salesiano di Firenze, coi bambini e tutta la famiglia diedi principio ad una novena a Maria Aiuto dei Cristiani. L'intervento di questa nostra buona Madre fu istantaneo. Dopo poche ore cessavano le convulsioni, l' ammalata riposò un istante; e mentre noi stavamo osservando con timore quel che avveniva, la poveretta girando a noi lo sguardo, ci dice che si trova alquanto sollevata. Da quell'istante cominciò la sua guarigìone. Lunga fu la convalescenza; ma ora la mia consorte è perfettamente guarita ed in mia compagnia si è recata a Torino a far celebrare ed ascoltare una S. Messa di ringraziamento ed a porgere una tenue offerta ed un piccolo dono alla Taumaturga Madonna di Don Bosco. - Oh ! sia pubblicata questa strepitosa grazia, affinchè tutti conoscano quanto sia grande la potenza di Maria Santissima.

Castelnuovo d'Asti, 12 Giugno 1897.

LUIGI FEBRARO.

Maria lo ha salvato dall'operazione.

Un sentimento di gratitudine mi induce a far pubblica una grazia ottenuta nella persona di un mio figlio per intercessione di Maria Ausiliatrice. Soffriva il poveretto da oltre 5 anni dolori inauditi ad un occhio: il male aveva fatto sì rapidi progressi, che, dietro il parere dei medici, si doveva venire ad una grave operazione, con pericolo di perdere l'occhio medesimo. Io temeva assai, quando mi venne l'ispirazione di rivolgermi per aiuto a Maria Ausiliatrice. La pregai di tutto cuore con promessa di offrire quale pegno di riconoscenza L. 5 e di fare insieme celebrare una S. Messa al suo altare nel santuario di Torino. Ottenni la grazia tanto desiderata, giacchè mio figlio ha schivato il pericolo di subire l'operazione; anzi il suo miglioramento mi dà ferma speranza di una radicale guarigione in breve lasso di tempo. In ringraziamento pertanto di quanto ho ottenuto e di quanto mi riprometto di ottenere, soddisfo al mio dovere inviando la promessa offerta, cui aggiungo altre L. 2 per la celebrazione di una S. Messa.

Casoni (Vicenza), 23 Giugno 1897.

ANGELA GIROTTO.

Bologna. -Scrive la Sig. Ildegarda Romagnani Govoni: «Il mio caro ed unico figliuoletto di nome Tonino, di mesi 20, fu colpito nella Settimana Santa da una terribile malattia cutanea, nuova, non conosciuta da medici o da professori. Sparita quasi istantaneamente questa, gli venne una grande infiammazione alla testa, da sembrare addirittura un mostro. Si fece consulto, e mi si rispose che il bambino stava assai male e che non v'era più alcun rimedio. Partiti i sanitari, mi sembrò impazzire: mi prostrai per terra ed esclamai con accento, direi, disperato:O Maria Ausiliatrice, salva la mia creaturina. Alla sera, parrebbe impossibile, il mio bambino cominciò a migliorare, e in tre giorni guarì perfettamente, con meraviglia e stupore di tutti. Desidero render pubblica questa grazia ottenuta, a cui solamente pensando mi vengono lagrime di tenerezza, di gioia e di gratitudine; affinchè tanti infelici siano animati a rivolgersi con fede a questa Madre Celeste, che non mai abbandona chi a Lei ricorre. Accludo tenue offerta, o perla celebrazione di una Messa, o per quel fine che si crederà meglio. Raccomando nuovamente alla Vergine il mio caro bambino, perchè cresca buono e con sentimenti da vero cristiano ».

Carmagnola (TORINO). - Lucia Giachello del Borgo S. Giovanni si sente in dovere di far nota al pubblico una segnalatissima grazia ottenuta da Maria SS. Ausiliatrice. Quattro mesi fa suo figlio, che si trovava sotto le armi a Torino, venne assalito da un grave malore in tutta la persona, che poi si svolse in tifo, portandogli una febbre tanto violenta, che in poco tempo salì fino ai 42-43 gradi. Fatta consapevole di tale sventura e che il figlio non ostante tutte le cure mediche era ridotto in fin di vita, oppressa dal dolore, ebbe la felice inspirazione di ricorrere a Maria Ausiliatrice. Ecco che di repente il figlio incominciò a star meglio, ed il miglioramento andò proseguendo di giorno in giorno, sicchè in poco tempo si trovò fuori di ogni pericolo e potò recarsi a casa convalescente a consolare i cari e desolati parenti.

Casale Monferrato. - Da due e più anni Palazzo Pietro giaceva infermo, causa una forte infiammazione al petto, per cui ogni speranza umana era svanita. Fiducioso nell'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice, il cognato suo Francesco Pozzo, Cooperatore Salesiano, a Lei si rivolse con una novena, promettendole di far celebrare una Messa alla sua cappella e di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Non appena terminata la novena, ricevette il gradito annunzio che orinai il pericolo era cessato e che il cognato si trovava in via di guarigione. Riconoscente a Maria fece celebrare la S. Messa ed ora prega sia pubblicata la grazia sul Bollettino, secondo la fatta promessa.

Cascine de' Rossi (ALESSANDRIA). - La Cooperatrice M. E., sulla fine dello scorso anno, raccomandò caldamente a Maria SS. due persone a lei care, che dovevano subire esami piuttosto difficili, promettendole, se otteneva la grazia desiderata, di farla pubblicare sul Bollettino Salesiano. Maria SS. esaudì i suoi voti : le due persone raccomandate a questa potente Signora superarono felicemente i loro esami: e la pia Cooperatrice, mantenendo la sua promessa, invia pure lire due per la celebrazione di una S. Messa.

Fagnano Olona (MILANO). - Giovanni Bosetti, trovandosi già da un anno con un malore al piede che gli rendeva difficile e doloroso il camminare, fece ricorso alla B. Vergine Maria SS. Ausiliatrice con una novena di preghiere per impetrarne la guarigione. Pienamente esaudito, rendo grazie vivissime all'Ausiliatrice del Popolo Cristiano, inviando pure L. 5 per la celebrazione di una S. Messa.

Provincia di Roma. - Un giovane trovavasi lo scorso anno in fin di vita, e rifiutava i SS. Sacramenti. Dopo ripetute preghiere fatte dalla famiglia a Maria SS. Ausiliatrice, l'infermo chiese da sè il Sacerdote e con edificazione di tutti ricevette per ben tre volte la S. Comunione prima di render l'anima a Dio. Evviva Maria Ausiliatrice!

Provincia di Verona. - Una maestra ricorse con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice per essere riammessa nel posto, dal quale, per motivi di economia, era stata licenziata. Ottenuta la grazia, ora scioglie la promessa che aveva fatta di renderla pubblica, e riconoscente offre ad onor della Vergine Benedetta la tenue offerta di L. 5.

Ottennero pure grazie segnalatissime da Maria SS. Ausiliatrice , e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di ss. Messe di ringraziamento , o per le Missioni Salesiane , o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

D. Gio. Battista Gianotti, Barge (L. 5). - Giuseppe Beber, Pergine (Tirolo.)-Pietro Valleso, Arsiad (Aosta). - Guglielmina Aste (L. 10). - Lucia Mellica, Cavour. - Carlo Sagrini della parrocchia di S. Eufemia nella Diocesi di Faenza e D. A. C. della stessa Diocesi, a mezzo del Parroco D. Luigi Cantimorri. -Maria Colla per la guarigione della propria madre. - D. Luigi Fioravanzo, Breganze (Vicenza). - La Sig. R. A. per l'ottenuto impiego a suo marito. - N. N. di Milano, che spedì lire Cento a Maria Ausiliatrice per varie grazie ricevute. - Ambrogio Trezzi, Barlassina (Milano), per la mirabile assistenza di questa Vergine nei passati esami (L. 2). - Lucia Longo-Longo, Gaiarine (Treviso), con L. 20. - Annettina Amuj-Moreno, Borgomaro (Portomaurizio). - Catterina Mautino, Bosconero. - Pietro Giorgio Mercalli, Cagliari. -Anna Povero e Giuseppe Bossotto, Cisterna d'Asti. - Caterina Torta, Riva di Chieri, con L. 10 per due grazie - Ch. Giuseppe Gera del Seminario di Alessandria per l'ottenuta guarigione da febbre pericolosissima. - Una Cooperatrice Salesiana del Tirolo, con offerta di L. 2 per Messa. - Adolphine Vuillermet, Brasson. - Catterina Gallea n. Manassero, Macello. - Antonio e Maria Viaceli, Orgiano (Vicenza), con offerta di L. 5 per due S. Messe, a mezzo del 1ev. D. Pietro Marcolungo. - Un Sacerdote Salesiano di Santiago del Chili, per aver potuto superare Ima gravissima difficoltà mercè l'intercessione di Maria Ausiliatrice. - P. A. L.H. di Genova con offerta di L. 20 per due Messe. - Paolo Majolini, Verre. - Maria Troglio, Ottone (Pavia), mandando L. 2,50 a mezzo del Sac. Crescenzio Lupi Arciprete. - D. Antonio Gallarati, Rettore di S. Rocco in Tortona, con L. 5 per celebrazione di una Messa di ringraziamento. - D. Giuseppe Quartero, Prevosto a Castel S. Pietro Monferrato. - Giulia Giorgio, Thiene (Vicenza) L. 10.D. Eusebio Palestro, Rettore a Terrosa Lomellina (L. 10). - D. Giuseppe Malighetti, Paratico (Brescia) L. 15,50. - D. Gaudenzio Baldelli, Arciprete, Regnane (Reggio Emilia) con offerta di L. 12. -Avv. Salvatore Gaetani, Casteltermini (Girgenti) con L. 10 per due gran zio segnalatissime. - La Famiglia Lirussi di Sammar denchia del Friuli (Udine) con L. 10 a mezzo del Sac. Antonio Ferigutti. - Maria Toschini, Blenio-Comprovasco (Canton Ticino) con L. 10 a mezzo della Sig. Angiola Veglio. - M. R., Padova, per la ricuperata salite ed il buon esito degli esami. -Francesca Fiorano, Bianzè. - Antonia Ponzio, Varallo Sesia. - Lucia Giorello, Cornegliano d'Alba, per l'esito felice di un'operazione chirurgica a sua figlia. - Annettina Baggiano in Nattero, Alassio. -S. Raiteri, Valenza Po. - Irene Caletti, Motta Balu8si. - G. F., (Asti) - Anna Ranuzzi-Friselli, Bologna. - D. Sante Manganotto, Parroco di Albisano (Verona) per l'ottenuta guarigione di un suo cugino. - B. A., Sano. - Leonilda Ravizza, Vignole. - Angela Fagnani, Galbiate (Brianza).

Ai Giovanetti

I PICCOLI AMBASCIATORI Miei cari amici,

Già più d'una volta son venuto ad invocare la vostra carità, e sempre vi ho trovati arrendevoli e pietosi. L'aver buon cuore è bel segno a vostra età; è come l'aurora che annunzia uno splendido giorno.

Oggi mi rivolgo a voi di nuovo per un atto di carità; ma non per quei poverelli che ci fan piangere con le loro voci supplichevoli e che sanno benissimo perorare la propria causa ed attirarsi l' altrui compassione e soccorsi.

Vi parlo invece di altri poverelli, che, anche nostri parenti, benefattori, amici, fratelli e sorelle, ci chiedono la carità, ma senza alzare la voce. Non mi avete ancora inteso? Eppure tra di noi quasi quasi ci possiamo far capire a segni!

Sapete adunque chi sono questi poverelli? Son le anime benedette del Purgatorio, che in tutte questo mese volgono le loro suppliche verso di noi e domandano che portiamo a loro l'aiuto delle nostre elemosine e delle nostre preghiere. Ed io voglio esser loro ambasciatore a tutti voi, e spero che fra tutti faremo qualche bene a loro sollievo e che molte di loro potranno col nostro suffragio lasciar la terra d' esiglio per il bel Paradiso.

Voi mi dimanderete come abbiate da fare per mandare questi soccorsi che adesso io vi chiedo. Ve lo dirò, raccontando ciò che una volta ha fatto un giovinetto -della vostra età per i suoi parenti. Il poveretto aveva dovuto soffrire nei primi anni; anzi la madre giunse al punto di metterlo fuori di casa, lamentando le troppe spese per doverlo mantenere. Raccolto dalla carità di un suo fratello, il buon Pietro, che così si chiamava, crebbe subito alla pietà, dando i più bei segni di felice riuscita.

Essendogli morto il padre e la madre, egli nel suo dolore lamentava di non potere far celebrare almeno una volta la S. Messa a loro suffragio. Pregava, sì, per loro; ma gli pareva che assai meglio avrebbe potuto venire in loro soccorso, se avesse fatto dire il S. Sacrifizio.

Un bel dì trovò a caso per terra una moneta d'argento, e non trovandone il padrone, poteva impiegarla come meglio gli pareva e gli piaceva.

Anche la fame si faceva sentire. Non dico che fosse tentato di comperarsi dolci; ma almeno del pane per togliersi la fame.

Nemmanco per sogno ! Egli giudicò quella una provvidenza del cielo per potere così suffragare i suoi parenti, e senza fermarsi in altri pensieri corse alla chiesa e fece celebrare subito la S. Messa per loro.

Voi indovinerete con quanta divozione vi avrà assistito e come avrà pregato per il riposo eterno de' suoi cari defunti !

Dio ha poi benedetto questo pio giovanetto, che, passando di virtu in virtù, potè rendersi Sacerdote, diventare uno dei più celebri uomini del suo secolo, Vescovo e Cardinale di S. Chiesa, e venerato sugli altari col nome di S. Pier Damiani.

Oh! la divozione alle anime del Purgatorio come piace al Signore!

Voi poi potete assai meglio impetrar grazia da Dio per loro.

Ricordo ciò che una volta fecero gli abitanti d'una città minacciata da un furibondo Imperatore di Germania; dopo vani tentativi di pace, finalmente pensarono di raccogliere quanti più bimbi potevano e mandarli incontro di quell'Imperatore tanto feroce. I poveretti uscirono dalla città assediata, vestiti di bianco e con una piccola palma in mano. Tutti silenziosi, cogli occhi pieni di lagrime si avanzarono verso il campo nemico. Quando furono annunziati all'Imperatore, se li fece venire davanti.... Allora con una voce sola a gridare tra i singhiozzi. « Pace, Perdono per i nostri Parenti ! » Fu tale l'impressione che produsse nel cuore di quell'Imperatore, che tutto commosso trattò con molta carità quei piccoli ambasciatori, e per loro si mostrò più discreto verso i loro parenti, contentandosi di una piccolissima retribuzione di guerra.

Miei piccoli amici, siate anche voi gli ambasciatori per le anime del Purgatorio. Le vostre preghiere siano fatte con anima pura e con palme in mano, cioè con qualche piccolo sacrifizio da parte vostra, o nella bocca, o negli occhi, o nelle orecchie, o nell'ubbidienza, ed anche voi sarete causa che il Re del Cielo, il Giudice inesorabile perdonerà a tante anime, per cui si prega. Quanta gloria a Dio, quanta gioia a quelle care tribolate e quanta consolazione anche a voi, mentre porterete un vero mare di contento al

Vostro Aff.m° Amico

DON GIULIVO.

NECROLOGIA

QUATTRO MISSIONARI SALESIANI

D. Dallera, D. Isabella, D. Mazzarello e Don Milano.

QUATTRO volte in questo anno scolastico il Signore ha visitato le nostre Missioni d'America. Non possiamo fare a meno di parlare di queste gravissime perdite, sia per raccomandare ai pubblici suffragi le anime di questi nostri carissimi Confratelli morti in Missione, sia anche per invitare i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici a pregare il Padrone della messe, perche mandi nuovi zelanti operai a prendere il posto dei caduti, rimanendo ancora molta ed abbondante messe da raccogliere.

Il primo è D. Carlo Dallera. Nato a MezzanaBigli, in quel di Pavia, da Luigi ed Annunziata Gandini il 5 maggio 1866, all'età di dodici anni entrava nell'Oratorio di Torino, dove compiva il ginnasio. A S. Benigno Canavese fece gli studii filosofici, dopo i quali, pel suo gran desiderio di consacrarsi alle Missioni, fu ammesso a far parte della grande spedizione guidata da Mons. Cagliero, di fresco consacrato Vescovo, che partiva da Torino il 1° gennaio del 1885. Passò ben dieci anni nelle Missioni della Patagonia, rivelandosi buon musico, esperto maestro di scuola, zelante Missionario e sopratutto pio religioso, lasciando a tutti i suoi Confratelli e Superiori il più grato ricordo delle sue esemplari virtù. Colto da un'infermità in un viaggio che fece alla Missione di Chosmalal, dopo lunghi ed acerbi patimenti sopportati con eroica pazienza, spirava l'anima sua bella a Bahia Blanca il 17 dello scorso dicembre in età di soli trent'anni.

**

Due mesi dopo, il 18 febbraio del corrente anno, un altro Missionario il Sac. D. G. B. Isabella, trentottenne, dal Collegio di Almagro in Buenos Aire veniva chiamato all'eternità.

Don Isabella era nato a Domo Val Travaglia sul Lago Maggiore. Fece i primi studii nei Seminarli della Diocesi Milanese ed apprese pure la pittura all'Accademia Brera di quella città. Essendosi recata la famiglia a Montevideo, continuò i suoi studii nel Collegio Pio di Villa Colon. Entrato nella nostra Pia Società ed ordinato Sacerdote, esercitò il sacro ministero a Montevideo, Paysandù, Bahia Bianca, S. Nicolas de los Arroyos, Buenos Aires, brillando specialmente nella predicazione della parola di Dio per la sua eloquenza veramente singolare. Insegnò nelle scuole superiori del Collegio Pio di Villa Colon ed in altri Collegi Salesiani, con grande profitto e soddisfazione de' suoi alunni, che di lui nutrivano sempre ottima stima e lo avevano particolarmente caro pel suo carattere buono e compassionevole, sempre disposto a sopportar disagi pur di tenere allegro e consolare altrui. Per una malattia d'orecchi inabilitato a molte cose, gli ultimi anni consacrò unicamente alla predicazione ed alla redazione del Cristoforo Colombo, periodico settimanale italiano di Buenos Aíres. Le sue produzioni in prosa ed in poesia, in italiano ed in ispagnuolo, sono notevoli per la dottrina che racchiudono, per la proprietà di lingua e per l'eleganza e facilità di esposizione.

La morte di questo caro Salesiano fu rimpianta specialmente nelle due Repubbliche Argentina ed Uruguaya, dove egli aveva esercitato il suo apostolato e dove popolarissimo era divenuto il suo nome.

Più anziano d'età e più ricco di meriti fu il Sac. D. Agostino Mazzarello, e però più sentita fu la sua morte, avvenuta in Buenos Aires il 27 giugno. Nato in Mornese Monferrato il 31 ottobre 1850, già egli era figlio di D. Bosco nel 1872. Partì per l'America nel novembre del 1876. Sostenne le cariche di Prefetto nel Collegio Pio di Villa Colon, quindi quelle di Direttore e Parroco in Las Piedras. In seguito, dieci anni fa, fu eletto ad esercitare l'importantissima Missione fra i nostri connazionali assai numerosi nell'Argentina, in qualità di Cappellano e Direttore della Confraternita, Casa e Chiesa di Mater Misericordiae nel centro di Buenos Aires.

Tanto l'opera sua spirituale di amministrare i SS. Sacramenti e la parola di Dio, assistere e consigliare i nostri Italiani e dirigere in tempi difficili la numerosa Confraternita di N. S. della Misericordia; come l'opera materiale di ordinare e compiere un vero Santuario di Maria, che ricordasse alla numerosa Colonia Italiana la fede e l'amore dei Savonesi alla loro Celeste Protettrice, e preparare un Collegio per i figli degli Italiani, furono la speciale aspirazione di questo figlio di D. Bosco, mentre costituirono la sua maggior consolazione al punto di morte e formarono certo la corona più bella di meriti per l'eternità.

La sua morte fu un lutto generale per tutti gli Italiani di Buenos Aires, che lo consideravano ed era veramente il loro buon Padre, l'Angelo salvatore delle loro anime.

**

Sebbene prima ancora che incominciasse questo anno scolastico, pure dobbiamo fare qui anche menzione del Sac. Giovanni Milano, morto in Guayaquil l'11 ottobre 1896, in seguito agli strapazzi sopportati nella via dell'esiglio dall'Equatore.

Da soli cinque anni si trovava in Missione; ed il Signore lo volle chiamare tanto presto a ricevere il premio dell'apostolato. Spirava tra le braccia de' suoi Confratelli compagni d'esiglio, munito di tutti i conforti di N. S. Religione, nell'ospedale di quella città.

*

Benchè abbiamo fondata speranza che le anime belle di questi nostri cari Missionari siano state accolte da Dio nel bel Paradiso, tuttavia le raccomandiamo caldamente alle preghiere dei nostri cari lettori. Preghiamo poi tutti insieme il Padrone della messe, perche faccia sorgere presto altri Salesiani, che vadano a soccorrere tanti poveri figli sparsi nelle immense lande americane, tanti poveri Italiani emigrati che trovansi in pericolo di perdere l'anima.

TERESA CALDONAZZO DA VICENZA.

Questa veneranda matrona, benefattrice esimia delle Opere salesiane, passò agli eterni riposi il 29 dello scorso settembre in Vicenza sua città natale, in età di anni 78.

Tutta la sua vita fu una continua sorgente di beneficenze a pro delle chiese, degli istituti religiosi e di innumerevoli poveri, seguendo in ciò le tradizioni dei suoi antenati, dei quali fedelmente ne interpretò mai sempre le intenzioni. Da lunghi anni purificata al crogiuolo delle malattie, non venne mai meno a se stessa ed alle opere di carità che sosteneva, ma, soffrendo con cristiana rassegnazione nella fermezza della sua fede, trovava la forza necessaria per divenire una vera eroina. E ben le si addice questo titolo a testimonianza stessa di tutta la cittadinanza vicentina, la quale per quest'ultimo rampollo della distinta famiglia dei Caldonazzo avrà eterna riconoscenza e benedizione.

Negli annali poi della nostra Pia Società, il suo nome rimarrà eterno monumento del suo affetto e delle sue predilezioni per i figli di D. Bosco, e, mentre noi già pregammo e facemmo pregare i nostri giovanetti per la sua bell'anima, deponiamo sulla tomba di lei questo mesto fiore, simbolo della nostra viva riconoscenza e gratitudine.

Notizie varie

Mentre il presente numero sta per andar in macchina, una circolare del nostro Superiore D. Rua invita tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino e d'intorni alla commovente funzione della partenza di nuovi Missionari Salesiani, che ha luogo nella chiesa di Maria Ausiliatrice la sera del 31 ottobre.

Si tratta di volare sul posto lasciato dai caduti: si tratta di accorrere a sollevare alquanto i fratelli curvi sotto il peso della fatica: si tratta di assumere nuovo Missioni, come quelle di S. Salvador, di Curaçao ed altro; numeroso quindi è il drappello in partenza.

Nel prossimo numero daremo relazione della cara funzione. Siccome però è in questo mese che i novelli Missionari fanno viaggio a loro destinazione, li raccomandiamo caldamente alle preci di tutti i nostri cari Cooperatori e Cooperatrici.

L'ARCADIA E I SALESIANI.

Un atto di grande deferenza verso i Salesiani ha compito testè la secolare e mondiale Accademia dell'Arcadia in Roma, di cui è membro lo stesso Sommo Pontefice. Ha ceduto al nostro Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma la proprietà e stampa del Periodico mensile il Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti, fondato dal Perticari, dal Betti, dal Biondi e da altri grandi letterati nell'anno 1820 e proseguito in due serie fino al 1870.

Sarà detto periodico diretto da una Commissione di Arcadi, presieduta dal Custode Generale, Monsignor Agostino Bartolini, e vi collaboreranno i migliori ingegni del clero e del laicato cattolico, come gli Em. Cardinali Capecelatro, Jacobini, Parocchi, i Monsignori Agostino Bartolini, Francesco Regnani, l'Abate Cozza-Luzi, il P. Berthier, il P. Vannutelli, i Professori Enrico Costanzi, Barone Rodolfo Kanzler, Alfredo Monaci, Orazio Marucchi, Virginio Prinzivalli, Giulio Cambiasi, il Dottor Lapponi medico di S. S., ecc. ecc.

I più colti dei nostri Cooperatori che volessero associarsi pel venturo anno 1898 all' interessante periodico, potranno rivolgere la loro domanda e mandare l'importo di, L. 10 al Direttore dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma.

BUONI EFFETTI delle nostre Letture Cattoliche.

Alla metà dello scorso mese il Direttore delle Letture Cattoliche di Torino riceveva il seguente biglietto, che noi pubblichiamo a comune edificazione, ad incoraggiamento di quanti si occupano di tale pubblicazione e per convincere sempre più tutti dei buoni effetti che sono destinate a produrre e che realmente producono queste care Letture, la prima pubblicazione periodica fondata da D. Bosco.

Rev.mo Sig. D. FRANCESIA,

Torino, 13 Ottobre 1897.

Mando per le Opere di D. Bosco lire Cinquanta e queste in merito alla lettura del vostro libro in due fascicoli nelle Letture Cattoliche. Sono un povero industriale; pregate il Signore che benedica me, i miei figli ed i miei lavori e lavoratori.

Le Letture Cattoliche fanno un gran bene. Mesi fa, leggendo delle due opere: «Propagazione della fede e S. Infanzia » nel fascicolo « Apostolato dei fedeli per gl'infedeli (1) » mi sentii spinto a mandare Cento lire per queste due opere; ed ora dopo letto i due opuscoli « l'Elemosina. ossia il Paradiso assicurato ai ricchi (2) » mando queste 50 lire alle Opere di D. Bosco.

Ho molto bisogno di preghiere. Io ho poca voglia e poco tempo; mi raccomando. Volesse Iddio che anch'io potessi una volta farmi povero volontario, come i Padri Cappuccini. S'incominciano le scuole; che Sedes Sapientiae illumini i miei figli.

Nel Signore

UN COOPERATORE SALESIANO.

(1) Opera del P. Pietro Laurenti d. C. d. G., vendibile ai prezzo di L. 0,20 (E).

(2) Questi due fascicoli del Francesia sono vendibili al prezzo di L. 0,35 (E).

CONFERENZA SALESIANA.

Come a corona delle solenni feste a S. Giuseppe nell'ottobre 1897 in Bagnacavallo, lunedì, undici corrente, nella Chiesa Collegiata di S. Michele Arcangelo, dopo la Messa letta dall'Eminentissimo Svampa, Cardinale Arcivescovo di Bologna, alla presenza di un popolo affollatissimo, delle principali famiglie della città e vicinato, di numeroso Clero, di Monsignor Gioachino Cantagalli, Vescovo Diocesano, nonché del sullodato Eminentissimo Principe di S. Chiesa, il Sacerdote Carlo Maria Viglietti, Direttore della Casa Salesiana di Bologna, dal pergamo faceva conoscere ai convenuti l'Opera Salesiana. La sua voce era chiara, la parola semplice, il modo insinuante, espressione di una mente elevata, di un cuore amorevole. Dipinse D. Bosco l'Angelo della Gioventù; l'opera sua ispirata da Dio pei tempi che corrono. Chiese limosina ai facoltosi, preghiere ai poveri; a tutti benevolenza pei figli di D. Bosco e per la provvidenziale Opera Salesiana.

Si abbia il degno allievo di D. Bosco l'attestato della più sincera amorevolezza e riconoscenza del Clero e di tutta la città, che inviando la tenue offerta raccolta promettono di adoprarsi sempre maggiormente a pro delle Opere Salesiane.

Bagnacavallo, 11 Ottobre 1897.

Pel Decurione e Condirettore dei Coop. Salesiani

D. CIRIACO CAPUCCL

La Voce del Popolo, ANNO II, Corriere settimanale della diocesi di Chiavari e della Riviera Orientale. Sorse per impulso dello zelantissimo Mons. FORTUNATO VINELLI, primo Vescovo di quella città. Tende a diffondere l'azione cattolica nella nuova: Diocesi, ed in esso vi collaborano ottimi scrittori. Abbonamento L. 3 all'anno. Ne è Direttore il Sig. Avv. Sebastiano Solari, Vico al Teatro N. 2, Chiavari.

Cooperatori e Cooperatrici defunti nei mesi di Agosto, Settembre e Ottobre

1. Abbò Don Gio. Batta. Prevosto - Lucinasco (Porto Maurizio).

2. Alinovi Teresa - Cevola di Felino (Parma).

3. Barbe D. Giuseppe - Ghedi (Brescia).

4. Binda D. Pietro, Parroco - Monsolaro (Como).

5. Reni Mons. Evangelista - Corfù (Grecia).

6. Caddeo D. Giuseppe A. Teol.-Sardara (Cagliari).

7. Cairola-Nani Leonice - Torino. 8. Capalbo D. Rallaele, Arcipreto - Longono Sabina (Perugiao,

9. Capotto Carola - Revigliasco (Torino).

10. Cerruti Luigia ved Ossella - Penango (Alessandria).

11. Corradi Virginia- Lugo (Ravenna.). 12. Corradmi D. Gio. Batta - Castello Fiemme (Trentino).

13. Cussotti ved. Carolina - Torino. 14. Dal Cin Regina nata Marchesin - Anzano (Treviso).

15. Del Favero D. Arcangelo - Perarolo (Belluno).

16. Emandi C. Sebastiano - Lugo (Ravenna).

17. Farrugia Ch. Michele - Senglea (Malta).

18. Girardi Scolastica - S. Benedetto (Caserta).

19. S. E. D. Carlo Maria Conte Guglielmi XIII Marchese delle Rocchetto in Sabina - Roma.

20. Laureati Marchese Ing. Ferdinando - Tolentino (Macerata).

21. Lembo D. Giovanni - Ferrazzano (Campobasso).

22. Marocco Francesca - Torino.

23, Melano Don Gio. Batta, Priore di S. Maria Ap. - Caval l erleone (Cuneo). 24. Menchetti Orsola - Pergola (Pesaro). 25. Miglio Antonia nata Bovio - Bellinzago (Novara).

26. Pastoni Carlo - Milano.

28. Donna Placida Passino - Oristano (Cagliari).

29. Ramacci Contessa Luigia ved. Vitturi - Treviso.

30. Ravalli Suor Maria - Monterosso Almo (Sircausa).

31. Ronchi Gio. Batta - Treponti (Belluno).

32. Ronchi D. Luigi, Canonico - Lugo (Ravenna).

33. Ruga Celeste - Borgomanero (Novara.)

34. Sacco Giovanni - Torino.

35. Scaravilli Malaponte D. Calogero Vic. For. - Cesarò (Messina).

86. Soldati Don Lorenzo, Canonico - Lago (Ravenna).

37. Stagni Cesare di Giuseppe-Bologna. 38. Suor Maria Pia (Degli Angiolilli Sofia) - Innsbruck (Austria).

39. Tommasi Carlo - Verona.

40. Travaglio D. Filippo, Capp. (Decurione) - Loreto di Canale (Cuneo). 41. Trivellini Nob. D. Francesco Prof. - Bassano (Vicenza).

42. Vallauri Prof. Tommaso Senat. del Regno - Torino.

43. Vela Beatrice - Verolengo (Torino). 44. Veronesi Don Raffaele, Arciprete - Monteveglio (Bologna).

45. Zerega Maddalena - Genova.

1 Andreotti Ch. Attilio- Sirone (Como). 2 Bandi di Vesme Conte Alessandro - Torino.

3 Berga Luigi - Cumiana (Torino). 4 Bernardi Mons. Iacopo - Venezia. 5 Bianco Elisa di Giuseppe - Torino. 6 Bon Giuseppa - Pinerolo (Torino). 7 Buglione di Monale Donna Carolina in Galletti, Principessa di Fiumesalato - S. Cataldo di Cannizzaro e Belmurgo - Palermo.

8 Canepa Can. Jacopo - Chiavari (Genova).

9 Caprotti Mons. Pietro, Vescovo - Hyderadab (Indie Ing. Nizain).

10 Castelli Cav. Roberto, Notaio - Torino.

11 Conti Amalindo - Gambassi (Firenze). 12 Covatta Luigi - Limosano (Campobasso).

13 Crespi Antoni a - Sacconago (Milano). 14 Crotta Domenico fu Gio. Batta - Cuscinetto (Torino).

15 Dall'Agnola Elisa in Gianfilippi - Bardolino (Verona).

16 Dal Todesco Luigi - Venezia.

17 Ferrarlo Catterina Novati - Albiate(Como).

18 Florio Teresa fu Amedeo - Castagnole - (Torino).

19 Gallucci Mons. Tommaso, Vescovo di Recanati e Loreto - (Ancona).

20 Gamba Maria Ved. Gambaio - Genova.

21 Ghezzo Giovanni, Capitano Mercantile - Venezia.

22 Graziani Mons. Enrico, Vescovo di Sarsina - (Forti).

23 S Em. Guarino Giuseppe, Cardinale, Arcivescovo di Messina.

24 Leopardi D. Dionisio, Rettore di S. Giovanni - Treviso.

25 Londini D. Luigi - Legnano (Milano).

26 Maj Cav. Andrea - Travagliato (Brescia).

27 Meinardi Margherita - S. Giorgio Canav. (Torino).

28 Mario D. Francesco, Arcip. Vie. For. - Fusignano (Ravenna).

29 Mazzetto Angelo - Arco (Padova). 30 Martini Giuseppe di Giovanni - Beinasco (Torino).

31 Miravalle Stefano - Pecetto (Torino).. 32 Montanelli Maria - Firenze 33 Nicolini Can. Gaetano, Direttore Seminario - Rimini

34 Padre Carlino, Missionario - Hyderadab. (Indie Ingl. Nizam).

35 Pareto Pessagno March. Teresa - Genova.

36 Pellugo Assunta - Genova.

37 Perazzi D. Antonio Ilaria - Strevi (Alessandria).

38 Pinna Vittoria nata Dotta - Monastero Bormida (Alessandria).

39 Ratti D. Carlo, Prevosto - Ticineto (Alessandria).

40 Rossini Ersilia - S. Pelegrinotto (Massa Carrara).

41 Scavelli-Veccia D. Giacomo - Roma. 42 Tirano D. Maurizio - Salassa (Torino).

43 Tubino Maria Ved. Bagnara - Sestri Ponen. (Genova).

44 Valcasali Maria Ved. Malandra - Fano (Pesaro Urbino).

45 Zoppi Giorgio di Battista - Igliano (Cuneo).