BS 1890s|1897|Bollettino Salesiano Gennaio 1897

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI GENNAIO 1897

LETTERA ANNUALE di D. Michele Rua . pag. 1 PER LA CONFERENZA di S. Francesco di Sales 6

UN PREZIOSO DOCUMENTO    7

ALCUNE NECESSARIE SPIEGAZIONI    8

I SALESIANI A BOLOGNA    ivi

DALL'ESTERO: - I Salesiani a Romans (Francia)    11

NOTIZIE DELLE MISSIONI: - Fiori e frutti raccolti da Mons. Cagliero nel Territorio del Rio Negro (Patagonia). - Da Nicaragua a Messico. - In fascio    13

ORATORII FESTIVI    19

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE    20

Modello di madre cristiana    22

Ai giovanetti    21

Necrologia    25

Notizie varie    26

Lettera annuale di D. Michele Rua

ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

Eccoci giunti al termine dell'anno 1896; ecco che un altro anno si è precipitato in seno all'eternità!

Pei tempi tristissimi che corrono , chi farebbe le meraviglie, se si dicesse che per molti infelici, i quali pur troppo non nutrono sentimenti cristiani, dei 366 giorni trascorsi più non rimane altro che una vana rimembranza e fors'anche un pungente rimorso per quanto hanno fatto ed hanno goduto ? Ma, ne sia lode a Dio! ciò non può dirsi di alcuno fra i nostri benemeriti Cooperatori e fra le zelanti nostre Cooperatrici. Per loro nè l'anno è intieramente scomparso, poichè rimangono i meriti del bene operato, nè essi ne sentono in fondo al loro cuore alcuna amarezza, poichè la loro coscienza li rassicura che quel tratto della loro vita fu convenientemente e cristianamente occupato. Le fervide loro preghiere, le opere di carità e di zelo, onde fu ricco l' anno 1896, sono state scritte a caratteri d' oro nei libri della Divina Giustizia, la quale loro prepara quella ricompensa che ogni desiderio avanza.

E che io non vada errato basterebbe a provarlo, oltre il bene che ciascuno di voi ha fatto in particolare o come membro di altro pie Associazioni, il dar un rapido sguardo alle opere buone che, mercè il vostro concorso e coll'aiuto di Dio, potè compiere la Pia Società di S. Francesco di Sales nel 1896.

Ciò mi propongo di fare insieme con voi a comune edificazione ed incoraggiamento ed in pari tempo per renderne le dovute grazie al Signore. Ma siccome nel lavorare a pro delle anime mai non dobbiamo arrestarci, nè maí dobbiamo dire basta; così alla rassegna ben sommaria che io mi accingo a farvi delle opere salesiane condotte a buon fine in questo anno passato, secondo l'abitudine, farò seguire qualche proposta per l'anno venturo,

Cenni delle opere eseguite nel 1896 in Europa,

Le dolorose vicende dell' anno precedente, sebbene alternate da qualche consolazione, le gravi perdite di personale, i debiti ond' erano gravate alcune Case salesiane, ed infine i tempi difficili che noi traversiamo, avevano ispirata una certa qual trepidazione sull' avvenire di varie opere che avevamo fra mano ; ma la Divina Provvidenza mostrò una volta di più che le Opere nostre sono le opere sue. Non solamente i nostri Istituti e le nostre Missioni continuarono ad esistere, ma continuano a dare consolanti frutti per le anime. Le novelle fondazioni non sono la sola prova della vitalità della Pia Società Salesiana e dell'attività e generosità dei suoi Cooperatori, ma ne sono una prova ancor più convincente la continuazione ed il sempre crescente sviluppo delle Case e Missioni già esistenti.

Se la morte aveva fatto larghe breccie fra il personale salesiano specialmente nel Brasile e nell'Uruguay, ci venne fatto di colmarle mediante lo zelo generoso di altri Salesiani e Missionarii. Come il sangue dei martiri fu seme di altri cristiani, così nell'umile nostra Società la perdita di alcuni Missionarii ha suscitate altre numerose vocazioni. E non è questo per noi lieve conforto.

Malgrado le difficoltà finanziarie, il numero dei giovanetti alle nostre cure affidati non solamente non fu diminuito, ma si accrebbe di varie migliaia, ed a tutti il Padre nostro che è ne' cieli, per mezzo dei caritatevoli nostri benefattori, provvide il pane di ogni giorno, i libri egli strumenti necessari perla loro istruzione intellettuale e professionale.

Mi consola e m'inspira coraggio a progredire nelle opere intraprese il vedere da quale spirito siate animati, benemeriti Cooperatori. Mi stan altamente fissi nel cuore e nella mente lo zelo e la carità che io ammirai nei Direttori dei nostri Comitati, convenuti nello scorso settembre presso la tomba di D. Bosco in Valsalice. Quell'assemblea fu veramente una eco fedele del grandioso Congresso Salesiano di Bologna, e basterebbe da sola ad assicurarmi che il seme gettato in quelle memorabili riunioni ha prodotto frutti abbondanti. Se si dovettero deplorare molti vuoti fatti fra le file dei Cooperatori dalla morte, ho constatato con grande gioia che altri ne furono inscritti, i quali promettono di emulare l'ardore e la generosità di coloro che abbiamo perduti.

La vostra industriosa carità non si tenne paga di continuare gli Istituti già esistenti e di dare ad alcuni di essi più grande sviluppo, ma ci venne inoltre in aiuto per fondarne degli altri.

Mi gode l'animo perciò di annunziarvi che nello scorso ottobre e novembre si potè assumere la direzione dei Collegi di Modena, di Ferrara, ed aprire quelli di Legnago e di Frascati. Per attestar poi la mia gratitudine alla dotta Bologna per la cordialissima ospitalità concessa al primo Congresso Salesiano, non volli fare più lungamente aspettar il personale per l'apertura almeno di un Oratorio festivo in quella città, in attesa che la Provvidenza ci mandi i mezzi di far di più. Sono ben umili i principii, ma è appunto ciò che mi fa sperare che Iddio benedirà la nostra buona volontà ed i generosi sforzi dei Cooperatori Bolognesi. Dietro reiterate calde istanze, i figli dì D. Bosco presero pure possesso del Collegio di Cuorgnè nel Canavese e d'Intra sul Lago Maggiore, e cominciarono a raccogliere dei giovanetti nei giorni festivi nell'Oratorio di Desenzano presso Verona.

Mercè l'ammirabile attività del Comitato e Sottocomitato Milanese, si poterono continuare alacremente le costruzioni del nuovo Oratorio di S. Ambrogio. Giova sperare che nella ventura primavera, durante le feste centenarie che si celebreranno in onore di S. Ambrogio, ci verrà dato di occupare il nuovo fabbricato, e così soddisfare almeno ad alcune delle molte domande che già ci furono presentate in favore di poveri giovanetti della metropoli lombarda.

La nuova Casa Salesiana di Novara è pure omai terminata e nel corso dell'anno or ora cominciato potrà essere abitata.

Il Bollettino Salesiano vi descriveva le feste fatte nell'Istituto di Genzano presso Roma quando fu benedetto; ed ora son lieto di darvi la novella che già colà sono raccolti parecchi giovani di belle speranze, che attendendo alla pietà ed allo studio si formano alla vita salesiana. Nè furono interrotti i lavori dell'Istituto di Caserta, di cui fu benedetta la pietra angolare nello scorso mese di giugno da S. E. Rev.ma il Vescovo di quella città.

Fu poi per me e per tutta la famiglia salesiana oggetto di alta meraviglia e di dolcissima consolazione il vedere con quanta sollecitudine siasi condotta a termine la chiesa di Maria Ausiliatrice nella città di Chieri. Da oltre dieci anni era lamentata la mancanza di una cappella proporzionata al gran numero di giovanette che frequentano quell'Oratorio; finalmente, superate innumerevoli difficoltà, il 14 marzo ultimo scorso Monsignor Arcivescovo di Torino, Davide Dei Conti Riccardi, benediceva la prima pietra della nuova chiesa, ed il giorno 8 di novembre io potei inaugurarla quasi in ogni parte finita. I benefattori che si mostrarono sì generosi nel cominciare e nel terminare i lavori, speriamo non vorranno lasciarci soli a portar il peso dei debiti contratti. Si abbiano intanto i miei più sentiti ringraziamenti.

In Francia debbo far cenno particolare dell' ampliazione fattasi nella Casa di Marsiglia, ove poco a poco s'innalzò un vasto edifizio, necessario complemento di anteriori costruzioni.

Il giorno 8 dicembre, data memorabile per la nostra Pia Società, si diè principio ad un Oratorio festivo nell'industriosa città di Romans presso Valenza nel Delfinato.

L'Oratorio di S. Antonio da Padova in Montpellier, per la carità d'un insigne benefattore, fu dotato d' una stupenda cappella che sarà ben tosto aperta al pubblico.

Vanno pure segnalate le fondazioni di Rueil presso Parigi, di Hechtel nel Belgio, di Bejar in Ispagna; nè infine posso passar sotto silenzio la consegna a noi fatta d'un Ospizio per poveri giovanetti in Lisbona (Portogallo), consegna che, sollecìtata ed attesa per molti anni da quei buoni Cooperatori portoghesi, quest'anno solamente si potè effettuare.

L'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1896.

Dacchè il cuore di D. Bosco, così sensibile ad ogni sventura, si sentì commosso dai pericoli gravissimi che corrono cotante inesperte fanciulle, e si arrese a quella voce che lo invitava a far per esse, coll'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ciò che fanno i Salesiani pei giovanetti, questi due rami della famiglia salesiana vengono per necessità ad intrecciarsi fra loro nel campo della carità. Ecco perchè nel rendervi conto di quanto fu fatto dai Salesiani, convien pure aggiungere un cenno sulle opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

In Europa esse contano quest'anno una ventina di novelle fondazioni. La maggior parte di esse sono Oratorii festivi, ove pare che il Signore abbia loro preparata un' abbondantissima messe. Accanto all'Oratorio, e come indispensabile complemento, esse aprirono, secondo il solito, un laboratorio, ossia scuola di lavori donneschi ; ed è questo un mezzo efficacissimo per rendere più radicato nei cuori l'insegnamento religioso, per rendere le zitelle ognor più affezionate all'Oratorio ed alle loro Maestre, mentre le prepara a quello stato, qualunque sia, a cui la Provvidenza le destina. Tali sono gli Istituti aperti in Alessandria, ad Intra e altrove.

Le nostre Maestre furono chieste a dirigere sale d'Asilo e scuole in Arignano Crusinallo, Faliceto, Fezzano e Samacata.

Esse si stimarono fortunate di poter esercitare la carità verso i poveri ammalati, assumendo il servizio dell'Ospedale di Buttigliera d'Asti e di Toceno presso Novara.

Senza trattenermi più lungamente su varie altre fondazioni da loro fatte ancora in Italia, in Francia ed in Ispagna, noterò solo di passaggio che anche nelle

Missioni esse hanno considerevolmente accresciuto il numero deì loro Istituti, e colla grazia di Dio continuano a dare un valido aiuto ai Missionarii salesiani nella Patagonia, nel Matto Grosso e nella Terra del Fuoco, compiendo pure le due fondazioni di Ouro Preto e Ponte Nova nel Brasile, a cui erano dirette le loro sorelle rimaste vittime del disastro ferroviario dello scorso anno.

Progressi delle Missioni salesiane!

Il sapientissimo Leone XIII nella sua Enciclica Preclara, dopo aver calorosamente raccomandate le Missioni, termina dicendo essere il massimo de' suoi voti che il nome sacrosanto di Gesù non tardi ad esser conosciuto e a dominare in ogni plaga dell'universo. Similmente il nostro dolcissimo Padre D. Bosco, fin dal principio della sua carriera sacerdotale, nell'ardente zelo ond'era divorato, proruppe in quel grido : da mihi animas; fu questo bisogno di salvar delle anime che gli fece parere angusto l' antico mondo e lo spinse ad inviare i suoi figli nelle lontane Missioni d'America.

Animato dalla parola del Papa, spronato dall' esempio di D. Bosco, anch' io ebbi ognora a cuore il progresso delle nostre Missioni. Si è perciò che oltre l'invio di personale, quando le vostre limosine me ne fornirono i mezzi, venni in soccorso alle nostre Missioni, ma specialmente a quelle di Monsignor Fagnano, il quale si trova sovente in gravissime strettezze, dovendo provvedere tetto, vitto e vestito a gran numero di selvaggi, specie nell'isola Dawson e nella Missione della Candelara presso Rio Grande.

Monsignor Costamagna con edificantissime lettere ci raccontò come siansi iniziate le Case salesiane di La Paz e di Sucre nella Bolivia. Ulteriori corrispondenze ci assicurano che colà negli Oratorii festivi si operano veri prodigi, ascendendo fino a 1400 circa i giovanetti che li frequentano.

Mores. Cagliero va estendendo in modo veramente consolante la sfera d'azione in favore dei poveri indigeni della Patagonia; e quest'anno, per aderire alle vive e replicate istanze di Monsignor Arcivescovo di Buenos Aires, si prese pure a cuore la nuova Missione della Pampa Centrale e vi mandò tre Sacerdoti che fissarono loro dimora alla capitale General Acha, donde però partono per apportare la buona novella con tutti i conforti di nostra santa religione alle varie popolazioni di quel vastissimo Territorio.

A costo di gravi sacrifizi si vollero compiere almeno in parte i voti di quel non mai abbastanza compianto Apostolo dei selvaggi che fu Mons. Lasagna, inviando un drappello di Salesiani ad Assunzione, capitale del Paraguay.

L'Arcivescovo di Bogotà in Colombia, per lettera dapprima e poscia venendo personalmente a Torino, ci fece caldo istanze perchè inviassimo qualche altro Sacerdote in Agua de Dios pei poveri lebbrosi, e altri Missionari ad evangelizzare i selvaggi dei Piani di San Martin, dove in principio del 96 si stabilirono i nostri confratelli D. Ferraris e D. Briata. I nuovi operai evangelici a quest' ora debbono essere giunti sul loro campo di azione. Dio benedica i loro sudori e renda fecondi di frutti consolanti i patimenti che li attendono.

Altra piccola schiera di Figli di Don Bosco partì alla volta delle Missioni di Capo di Buona Speranza, ed altri sono pronti per imbarcarsi per S. Francisco di California chiamativi dal Vescovo per aver cura dei nostri emigrati italiani, numerosissimi in quella contrada.

Ma poichè, quali membri d'una stessa famiglia, ci sono comuni le gioie ed i dolori, dopo aver accennati i progressi delle nostre Missioni d'America, è pur d'uopo che io aggiunga quanto sia stato afflitto il mio cuore paterno all'annunzio della morte di D. Agosta, martire dell'ubbidienza, annegato traghettando il fiume Neuquen. Mi strapparono pur le lagrime le sofferenze ed i pericoli dei Salesiani delle Case dell'Equatore nei torbidi della rivoluzione. Uno di essi, D. Giovanni Milano, soccombette ai disagi morendo nell'Ospedale di Guayaquil.

Nello scorso gennaio vi esponeva il mio ardente desiderio di iniziare un Istituto in favore della gioventù in Nazaret, in quella stessa città, ove il Divin Redentore passò lunghi anni, e santificò il lavoro manuale, esercitando il mestiere di falegname. Vi giungerà ora ben lieta la novella che il mio disegno comincia ad incarnarsi, poichè già una trentina di giovanetti orientali furono raccolti in una casa appositamente appigionata. Quanto prima, se la carità dei benefattori ce ne metterà in grado, prepareremo loro un'abitazione più adatta in quel terreno che a questo scopo si è colà acquistato.

Durante il breve soggiorno che io feci in Alessandria d'Egitto recandomi in Palestina, ne' termini più pressanti mi venne espresso, sia dal Delegato Apostolico R.` Mons. Corbelli, sia da altri ragguardevoli personaggi italiani e francesi, il voto che colà i figli di D. Bosco impiantassero un Istituto di arti e mestieri. Tal bisogno è sì urgente in quella cosmopolita città, che non mi parve dovessi frapporre indugio; fu comprato un vasto terreno; già un caritatevole ingegnere ne tracciò il disegno, e quanto prima si porrà mano al lavoro. Già si trova sul luogo il Direttore per assistere la novella costruzione e per occuparsi intanto dei figli dei nostri connazionali. Nè vogliate credere, o miei buoni Cooperatori, che uno zelo inconsulto ci abbia spinti a tali imprese, e che in queste due fondazioni siasi proceduto con troppa precipitazione. A me parve invece che per tal modo i Salesiani dovessero mostrare d'entrare nelle viste del S. P. Leone XIII, che da tre anni lavora a tutta possa per la riunione della Chiesa Orientale. Non sarà certo cosa di lieve peso la somma necessaria per le costruzioni e primo impianto, somma che noi attendiamo dalla Divina Provvidenza per mezzo dei nostri caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici.

Nell'ottobre ci venne pure affidata una Parrocchia nella città di Tunisi, dove poco dopo si aprì anche un Oratorio pei fanciulli di varia nazionalità, ma specialmente per gl'Italiani, di cui abbonda quella città dell'Africa.

Proposta pel nuovo anno.

L'esposizione che io vi son venuto facendo, o benemeriti Cooperatori, delle opere a cui abbiamo posto mano durante l'anno or ora spirato, potrebbe bastare, senza che io spenda più parole, a farvi conoscere a qual fine noi dobbiamo rivolgere i nostri sforzi ed i nostri pensieri nel corso di quest'anno; tuttavia devo segnalarvi la somma necessità di una nuova chiesa in Firenze nella via Aretina. Dietro le calde esortazioni dell'Emm° Arcivescovo il Card. Bausa, vi ci accingiamo nel terreno del nostro Istituto lungo detta via, e già si sono incominciati gli scavi. Le fondazioni di Nazaret e di Alessandria d'Egitto sono di tale importanza esse sole, da meritare tutta la nostra attività. Per continuare a vivere vi tendono pur le mani, implorando il vostro soccorso, quegli Istituti Salesiani che non hanno altro sostegno che la carità delle anime buone, ed io ve li raccomando in modo speciale. Ma sebbene io affidi alla vostra generosità queste opere gìà incominciate, non v'incresca, o benemeriti Cooperatori, che io vi faccia ancora una proposta, ossia vi trattenga ancor un istante intorno ad un'opera, la cui organizzazione sarà feconda di consolantissimi frutti; intendo richiamare alla vostra me.moria l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico.

Per chi ha fede com'è possibile non sentirsi straziare il cuore, pensando che oltre due terzi del genere umano gemono ancora nelle tenebre dell'ignoranza e dell'errore e per nulla conoscono quanto Gesù Cristo fece per la redenzione delle anime? E come mai ritenere le lagrime, se si riflette sul numero immenso di coloro che si perdono ne' paesi stessi, ove la vera religione è conosciuta? Si è questo che strappa soventi volte al nostro labbro il lamento: messis quidem multa, operarii autem pauci, e ci fa desiderare che, anche a prezzo di gravi sacrifici, il numero dei buoni e zelanti sacerdoti vada ognor crescendo, come crescono i bisogni delle anime. E se mai venisse ad essere meno ardente questa brama nei nostri cuori, ben varrebbe ad attizzarla di nuovo quel grido di S. Francesco Zaverio, che ad ogni piè sospinto ci ripetono per lettere ed a voce tanti Vescovi, tante città e gli stessi nostri Missionarii: mandateci operai evangelici in aiuto.

Il nostro amatissimo D. Bosco, al cui zelo nulla sfuggiva che potesse procurare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ben convinto, al pari di S. Vincenzo de' Paoli, che non si può far opera migliore che contribuire a far un prete, indirizzò dapprima sulla strada dei santuario un grandissimo numero di giovanetti; poscia egli ebbe un'idea, che, come s'esprimeva il Cardinal Alimonda, fu tutta sua. Egli trovò modo di facilitare la via allo stato ecclesiastico o religioso a quei giovani stessi, i quali, già alquanto avanzati negli anni, sempre avevano conservati i germi della vocazione, ma pel servizio militare, per difficoltà in famiglia o infine per mancanza di mezzi non avevano potuto seguirla. È questo lo scopo dell'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, affidata particolarmente ai membri d'un'Associazione creata a bella posta, approvata da Pio IX il 19 maggio 1876 e da lui pure arricchita di numerosissime indulgenze. Le speranze che D. Bosco aveva riposte nella sua Opera dei Figli di Maria non dovevano andar fallite, poichè erano corroborate dall'esempio di grandi Santi. Non erano diffatto allievi di tali scuole un Ignazio di Lojola, un Camillo de' Lellis, ed altri che erano venuti tardi alla scuola, come schernendolo dicevano a quest'ultimo i suoi giovani condiscepoli, ma erano poi giunti presto a far il bene?

Il nostro Fondatore ebbe la fortuna di vedere, prima di partire per l'eternità, i frutti delle scuole dei Figli di Maria, da lui istituite; e noi ne avemmo testè un esempio nel generoso Apostolo dei lebbrosi D. Michele Unia, che era uscito appunto dalle nostre scuole dei Figli di Maria.

Iddio, ricco in misericordia, in podestà, del quale sono i tempi ed i momenti, ha forse disposto che sia questa l'ora opportuna per lo sviluppo di quest'Opera; forse le ha riserbate grazie speciali di salute. Pare egualmente che Maria Ausiliatrice riserbi favori speciali per coloro che se ne fanno promotori. Com'è afflìtto il nostro cuore, quando, per mancanza di mezzi, non ci vien fatto di accogliere le domande, che ci sono presentate per i Figli di Maria! Tale angoscia ci sarebbe evitata, e noi vedremmo ben più numerosi nei nostri Istituti quegli aspiranti al sacerdozio, se molte anime buone volessero farsi Oblatori, Corrispondenti, Benefattori dei Figli di Maria Ausiliatrice, secondo il programma che D. Bosco stesso ne ha compilato.

Sarà cura dei Redattori del Bollettino il tracciar le norme, con cui raccogliere le offerte destinate a sostenere questa categoria di giovani, sui quali si fondano così belle speranze della Chiesa e della stessa civile società; perciò mi tengo pago per ora di questi cenni d'un'Opera cotanto cara al cuore di D. Bosco. Spero che queste mie poche parole cadranno sopra un terreno ben preparato, e che la vostra benevolenza ed il vostro appoggio non ci verranno meno. I Salesiani per istruire questi Figli di Maria Ausiliatrice spendono il loro ingegno, il loro cuore, le loro persone; voi date generosamente l'obolo della carità.

Non so porre termine a questa lettera senza rivolgere al Sacratissimo Cuore di Gesù una calda preghiera, perchè renda ognor più stretta ed operosa quell'unione che già esiste fra i Figli di D. Bosco ed i loro Cooperatori, quell'unione di mente e di cuore, la cui soavità ci fa passare ore sì liete e felici allorquando possiamo trovarci insieme riuniti.

Anche a costo di ripetervi ciò che già mille volte vi scrissi, sento il dovere di assicurarvi che, nelle nostre pratiche di pietà, ogni giorno preghiamo Maria SS. Ausiliatrice, perchè vi tenga ognora sotto la sua potente protezione, vi colmi d'ogni grazia spirituale, difenda voi e le vostre famiglie da ogni infortunio e vi prepari in cielo una degna ricompensa del bene che voi fate alle nostre Missioni ed ai nostri Istituti.

Col più profondo rispetto e colla più viva riconoscenza mi professo

Di Voi, benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici,

Torino, il 1° Gennaio 1897.

Obbl.m° Servo ed Amico in G. C.

SAC. MICHELE RUA.

Per la Conferenza dì San Francesco di Sales

Il Regolamento dei Cooperatori (Art. 4, § VII.) raccomanda quanto segue

Ogni anno si faranno almeno due Conferenze ; » una nella festa di Maria Ausiliatrice e l'altra in quella di S. Francesco di Sales.

In ciascuna di queste Conferenze si farà una colletta per le Missioni Salesiane. Nei luoghi dove i Cooperatori non potessero organizzare l'adunanza e dove tenendosi la Conferenza alcuno non vi potesse venire, si fara pervenire a destinazione la propria offerta col mezzo più facile e sicuro. »

Noi ci raccomandiamo pertanto assai ai nostri Cooperatori, che ci aiutino a promuovere la Conferenza Salesiana nella festa di S. Francesco di Sales ovunque la nostra Associazione è già estesa. Potranno in tanti luoghi aiutarci anche molto efficacemente le benemerite Cooperatrici ; perciò a loro pure ne facciamo speciale preghiera e calda raccomandazione

Per riuscirvi meglio, conviene alcuni giorni prima adunarsi in piccolo numero come in Comitato Promotore. Vi si tratterà del modo di promuovere la Conferenza, se pubblica o privata ; del giorno, ora, luogo ove tenerla ; quale Conferenziere invitarvi e come invitare i Cooperatori ed altri uditori, ecc. ecc.

Se la Conferenza non può aver luogo il giorno di S. Francesco di Sales, la si trasferisca ad altro giorno o feriale o festivo che presenti maggior comodità ai Cooperatori ed alle Cooperatrici.

Raccomandiamo che nella Conferenza stessa si legga od almeno si ricordi brevemente la lettera del nostro R.m° Rettor Maggiore D. Rua, che leggesi in questo medesimo numero.

Gli altri anni in alcune Parrocchie la Conferenza Salesiana fu tenuta pubblicamente al popolo in giorno festivo a modo di sermone di carità. Noi facciamo voti che ciò si ripeta in molte Parrocchie anche in quest'anno, tanto più che gli argomenti delle Conferenze Salesiane riescono molto edificanti pel popolo, come ad esempio i seguenti : D. Bosco e l'educazione della gioventù - L'istruzione religiosa, i Catechismi, gli Oratori festivi - La buona stampa pel popolo e per la gioventù secondo gli esempi di S. Francesco di Sales e di D. Bosco - Le Missioni Salesiane di D. Bosco ed i vantaggi che si hanno nel sostenerle, ecc. ecc.

Avvertiamo in fine che per facilitare il lavoro di tali Conferenze abbiamo pubblicato appositi opuscoli, di cui spediremo copia gratuitamente a semplice richiesta.

UN PREZIOSO DOCUMENTO

Sìcuri di far cosa gradìta a tutti ì nostri cortesi lettorì, con riconoscente affetto, riproduciamo questo bellissimo indirìzzo, del " Comitato Diocesano Torinese dell'Opera dei Congressi Cattolici Italiani„ inviato all'amatissimo nostro Superiore Don Rua,, nell'occasione dei 50° anniversario dell'Oratorio Salesiano di Torino.

Frattanto facciam noto come la nostra Tipografia ha pubblìcato di questa cinquantenaria ricorrenza un bellissimo ricordo ìllustrato, contenente lo splendido discorso dell'illustre Avv. Bianchetti e vani altri squisiti componimenti poetìci. Lo si può avere dalla Libreria Salesiana di Torino al prezzo di Cent. 40 la copia.

Ma ecco il succitato prezioso documento:

REV.mo Sig. D. RUA,

LE vie del Signore sono imperscrutabili , ma sempre sfolgoranti di sapiente potenza e di bontà infinita. Il Signore , in un mondo abbandonato alla superstizione pagana, chiamava un dì un uomo da Ur de' Caldei e, guidandolo ad un paese sconosciuto, lo faceva capo di una nazione, alla quale affidava il deposito sacro delle sue rivelazioni e delle sue promesse.

Passano i secoli. Nei tempi meno lontani da noi, nei tempi dell'eresia suscitò i Padri, i Dottori della Chiesa, nella lotta coll'Impero suscitò i Gregori, i Bonifaci, nei secoli più corrotti suscitò i Santi più grandi, e così ieri, così oggi, così sino alla fine dei secoli. L'occhio di Dio, sempre vigile sulle sorti dell'umanità, a novelli bisogni suscita uomini novelli.

Nessuno ignora le condizioni della povera gioventù, anzi le trame che si ordivano contro di essa or sono 50 anni. Sottentrato il potere laico al religioso nella direzione delle scuole e dei collegi , sguinzagliati per le piazze e fra gli scandali i figli dell'operaio, i buoni cristiani piangenti si andavano domandando : « dove si andrà di questo passo ? non saremo più noi, ma che sarà delle future generazioni ? se religione e morale son colpiti di ostracismo, che sarà del nostro povero paese? »

Ma qua in Piemonte, qua in Torino, che per mala ventura fu il covo delle malvagie trame, qua il buon Dio trasse un Uomo, fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Joannes, ed a quest'Uomo per nome Giovanni diè il mandato di conservare la fede alla gioventù credente e di rivendicarla a quelli che già l'avevano perduta.

Ecco Don Bosco !

Or fan cinquant'anni appena, su coteste fortunate sponde della Dora, esso gettava le radici di una gran pianta; pianta, i cui rami avrebbero abbracciato, siccome l'edera intorno all'olmo, tutta la terra; pianta, fra le cui fronde a migliaia a migliaia vispi ed innocenti fanciulli, siccome stormi di uccellini dal soave gorgheggio, avrebbero innalzato continue lodi a Dio.

Compiono ora 50 anni ! Per lui quanta fecondità di azione in sì breve lasso di tempo !

Quanti sacerdoti zelanti, quanti padri di famiglia esemplari, quanti onesti commercianti, industriosi operai, fedeli impiegati, valorosi soldati

Per lui quanta cittadinanza onesta, aiuto e decoro della patria, salvata dal disonore e dal peso dell'ergastolo ! Per lui le vie imperscrutabili di Dio si manifestane anche ora sfolgoranti di sapiente potenza e di bontà infinita.

Il Comitato per l'Opera dei Congressi Cattolici non può lasciar passare inosservata questa data gloriosa e benedetta per la città di Torino Cattolica, e nel mentre che porge a Dio umili e vive grazie per averle suscitato un D. Bosco a riparo di grandi mali, a Lei, suo degnissimo Successore, plaude per la sapienza, per l'operosità, per lo zelo onde continua quest'opera divina.

Il Comitato facendo voti che quest'opera abbia a fiorire sempre più a vantaggio del Piemonte, dell'Italia e di tutte le nazioni che ne hanno maggior bisogno, coi sensi della più alta considerazione e riverenza, si raccomanda alle sue orazioni e si sottoscrive in nome dei singoli membri

Torino, 14 Novembre 1896.

NOt. UMBERTO BORELLI

Presidente del Comitato Diocesano.

CAN.CO PROF. D. F. BRIELLI

Assistente Ecclesiastico.

ADOLFO CASASSA

Segretario.

ALCUNE NECESSARIE SPIEGAZIONI

a proposito del campo d' azione dei Cooperatori Salesiani

D. - In qual modo i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane possono promuovere novene, Tridui, esercizi spirituali ed altre straordinarie predicazioni, scuole di religione, catechismi e simili?

R. - Essi possono promuovere sìmili cose o per inìziatìva privata presso l' autorità ecclesiastica locale, o per iniziativa collettiva di pìù Cooperatori o Cooperatricì, ed anche con l' appoggio dì altre pie società, a cui fossero inscritti. - In molte Parrocchìe i Cooperatorì e le Cooperatrici Salesiane sono i primi Catechisti in aiuto del Parroco. - I primi Cooperatori Salesiani che ebbe D. Bosco erano quasi tutti Catechisti degli Oratori festivì. - Una gran parte delle molte predicazioni fatte da D. Bosco nel Piemonte si debbono all' inìziativa di Cooperatori o Cooperatrici Salesiane. - E tuttora sono moltìssimi i Cooperatori e le Cooperatricì Salesiane che promuovono, molte volte con non lievì sacrifizi, predicazioni straordìnarie, in città ed in campagna, con grande profitto spirituale delle popolazioni.

D. - Che cosa possono fare i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane per le vocazioni ecclesiastiche e religiose?

R. - Essi possono:

1° Cercarle con prudente studio tra i molti giovani di loro conoscenza.

2° Cìrcondare tali giovani con solerti cure per tenerli lontanì dai morali pericoli, illuminarli col consiglio e indirìzzarli ad un buon padre spìrituale ed alla frequenza dei SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione.

3° Avvìarli per tempo a quelle Scuole, a quegli Istituti, Collegi o Seminariì, nei quali possono essere ben coltivati e diretti nella loro santa vocazione.

4° Se son poveri, aiutarli direttamente con sufficienti offerte o procurare loro generosi benefattori. - Don Bosco ricordava gran numero di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, che coi loro risparmii mantenevano negli Istituti Salesiani dei giovani aspiranti allo stato ecclesiastico. - E tuttora il numero di siffatti gìovani per tal modo avviati agli studii è considerevolissimo ed anzi va ogni anno crescendo.

5° Concorrere nel sostenere l' Opera di Maria Ausiliatrice, fondata da D. Bosco appositamente per le vocazioni ecclesiastiche di giovani adulti, come pure gli Oratorii ed Ospizi Salesiani, nei quali si allevano moltissimi giovanetti chiamati allo stato ecclesiastico, cooperando così coi Salesiani a dare alla Chiesa molti Sacerdoti e zelanti Mìssionari.

I SALESIANI A BOLOGNA

Inaugurazione dell'Oratorio Festivo.

Togliamo dall'Avvenire, ottimo giornale testé sorto in Bologna, in data 10 dicembre

« Bologna, che per la prima ebbe l'ardimento e l'onore di convocare tra le sue mura a Congresso Internazionale tutti i Cooperatori Salesiani di D. Bosco, per far conoscere sempre meglio le istituzioni fondate da quel grande apostolo della gioventù e da quel vero benefattore della umanità; Bologna, al cui zelantissimo Card. Arciv. il Signor D. Rua promise tra il plauso dei Congressisti che entro il 1896 qui si sarebbe fondata una Casa Salesiana; Bologna aveva uno speciale diritto che sorgesse prontamente nel suo seno un Oratorio Festivo, al quale tenesse dietro poscia un laboratorio, un collegio, ecc., da cui le provenissero quei mirabili frutti in fatto di educazione cristiana che si ammirano e si lodano altrove.

» Tale Oratorio si è inaugurato ieri l'altro, festa della Immacolata, nella chiesa di S. Carlo, posta in fondo alla via omonima. Vi intervennero circa 300 giovinetti, i quali rimasero colà quasi tutta la giornata, contentissimi della carità paterna con cui vennero trattati, e dei cibi e dei dolci di cui furono regalati.

» Ne è Direttore il M. Rev. D. Carlo Viglietti, pieno di zelo e di entusiasmo per l'opera dall'obbedienza alle sue cure affidata

» Ma come di leggieri si comprende, quantunque sia animoso, il novello Direttore ha mestieri dell'aiuto di tutti i buoni per compiere il suo disegno. Questo non gli mancherà per fermo in Bologna, dove la carità e la pietà hanno sì fervido slancio. Già egli ha toccato con mano come il cuore dei Bolognesi sia disposto a secondare l'opera sua. Avendo egli manifestato il desiderio di comporre una banda musicale, subito gli sono stati offerti in dono alcuni strumenti musicali ; però ne mancano molti altri. Una nobile signora, della quale taciamo il nome per non offenderne la modestia, ha dato anch'essa molto, molto: e Dio la rimeriti.

» Quell'animo nobile e generoso dell'E.mo Card. Arciv. Domenico Svampa, sempre primo nel favorire le opere di carità, ha acquistato col concorso di altre persone tanto terreno fuori Porta Galliera per il prezzo di circa 50 mila lire. Colà debbono sorgere una gran chiesa, un collegio, un laboratorio, un oratorio festivo. Di questo ultimo sono già state gettate le fondamenta. A primavera si riprenderanno i lavori, e nella state si aprirà colà un secondo oratorio festivo. Poi sorgerà la chiesa, il collegio, il laboratorio. Anche qui in Bologna si deve avverare, e si avvererà che poca favilla gran fiamma seconda ».

Conferenza in S. Domenico.

La sera del lunedì 14 dicembre poi, una circolare dell'Em.mo Cardinal Svampa radunava il Comitato promotore di questa fondazione salesiana (una trentina di nobili signori sì del Clero che del Laicato Bolognese). Dopo aver parlato e discusso sui mezzi più convenienti per venire in aiuto de' Salesiani in questa fondazione, si decise che Don Viglietti la domenica seguente tenesse conferenza nella monumental Chiesa de' PP. Domenicani.

Se ne fece la necessaria pubblicità e sui giornali e alle porte delle chiese e con biglietti volanti che si distribuirono per le vie.... si fece insomma in maniera che la domenica designata un numero ragguardevolissimo di persone appartenenti a tutte le classi sociali ed a tutto le età, assistesse alla conferenza, la quale fu altresì onorata dalla presenza dell'Eminentissimo Arcivescovo e di S. Ecc. R.ma Mons. Zoccoli.

« Quando Don Viglietti salì sul pergamo, prosegue l'Avvenire, si fece nell'uditorio un silenzio religiosissimo, e l'oratore incominciò:

» Eminentissimo Principe, Eccell. Reverendissima, Signori e Signore. Si presenta a voi l'ultimo, il più indegno dei figli di D. Bosco, e mentre schiude il labbro a parlarvi, par quasi che la sacra maestà di questa Basilica, i ricordi ancor vivi delle solenni funzioni in occasione del Congresso Salesiano mi debbano strozzare la parola in bocca. Come mai dopo che illustri Principi della Chiesa, zelantissimi Pastori, Oratori insigni parlarono da questo pergamo in quei dì benedetti dell'Opera di D. Bosco, meriterò io d'essere ascoltato, io che non ho nè l' eloquenza, nè la santità, nè la dignità loro ?

» Eppure poichè a quei pontificali presero parte i giovanetti della Casa Salesiana di Parma, mi pare che l'eco delle loro armonie risuonanti ancora al mio orecchio, mi dia fiducia. La presenza dei Cooperatori amati ed amantissimi dell' Opera Salesiana, l'ambiente pieno dello spirito di Don Bosco, l'aura salesiana che mi circonda mi danno coraggio. Che se io esitassi ancora, mi anima a parlare la presenza di Voi, Eminentissimo Principe, più che protettore padre dei Salesiani, Voi su cui ancor fanciullo posò la mano benedetta il padre mio D. Bosco.

» Quindi dopo aver rivolto un saluto a Mons. Zoccoli, ai Cooperatori e Cooperatrici presenti, e premesso un ringraziamento alle Autorità governative e cittadine, disse dello scopo per cui i Salesiani erano venuti a Bologna non ospiti, non di passaggio, ma stabili per aiutare e redimere la gioventù abbandonata.

» Entrato in argomento, l' oratore tratteggiò brevemente l'Opera di D. Bosco, accennando allo sviluppo della Congregazione Salesiana, ed infiorando la sua narrazione con varii episodii della vita di D. Bosco, col quale egli visse fin da fanciullo e di cui fu segretario negli ultimi 5 anni.

» Passando a parlare dei principii dell' Opera Salesiana a Bologna, disse come umili davvero furono essi, giacchè qui giunti i Salesiani non avrebbero avuto luogo ove ricoverare, se non erano caritatevoli Cooperatori che li alloggiassero in casa loro.

» Trovata stabile dimora in S. Carlino, in 4 camere che una nobile signora provvide di suppellettili, furono in preda all'abbandono più completo.

» Là soli, non conoscendo nessuno, non potendo lavorare, ebbero talora per pascolo le sole lacrime.

» Ma poi giunse la Provvidenza sotto forma di caritatevoli persone che incominciarono a mandare cospicue offerte, colle quali si potè far fronte ai primi ed urgenti bisogni.

» E qui l'oratore parlò dell'inaugurazione dell'Oratorio fattasi il giorno dell'Immacolata, adunando circa 300 giovanetti alla domenica, nella chiesa di S. Carlo, e divertendoli con una tombola, e in seguìto con un teatrino, che mercè le offerte pervenute si sta apparecchiando

» Senonchè S. Carlino è ristretto per la larga messe che si presenta. Già si rifiutano molte domande, perchè non v'è più luogo nè in Chiesa, nè nel cortile, né in teatro. Bisogna dunque aprire quanto prima un secondo Oratorio. La carità dei Cooperatori Bolognesi ha procurato fuori Porta Galliera un vasto terreno, dove si sono gettate le fondamenta del nuovo Oratorio. Ma ciò è poco ancora.

» Gli è una compassione vedere tanti fanciulli dìsoccupati, assolutamente abbandonati a se stessi, talora senza padre, nè madre gironzare oziosi per le vie della città. Sono appena due mesi che siamo a Bologna, nè è conosciuta la nostra dimora; eppure oltre 340 sono le domande avute di accettare nell'Ospizio erigendo dei poveri fanciulli, affine di educarli agli studii ed avviarli ad un'arte.

» È uno schianto al cuore vedere certe madri che ci conducono innanzi i loro figli mal coperti, e ce li raccomandano colle lagrime agli occhi. Ci vuol tutto a far loro capire che la casa non è ancora fatta. Non è dunque per noi che imploriamo, è pei poveri figli del popolo della nobile città di Bologna. Fa d' uopo raccogliere questa gioventù; ed è perciò che accanto all'Oratorio festivo di Porta Galliera sorgerà un grandioso fabbricato capace di più centinaia di fanciulli. Altri saranno avviati agli studii elementari e secondarii, altri potranno esercitarsi nelle arti di falegnami, fabbro, calzolaio, sarto, stampatore, etc.

» Ma vi è un altro bisogno non meno urgente in quella località così densa di popolazione, che in gran parte non assiste alle sacre funzioni per la troppa lontananza delle chiese, ed è il bisogno di un tempio.

» E il tempio sorgerà, bello, grande, lungo 60 metri, dedicato alla divozione più cara e più dolce ad ogni cuore cristiano, dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

» Quando D. Bosco, osservando le aride zolle che circondavano il suo piccolo primo Oratorio, profetava quello che è presentemente l'opera sua, fu creduto pazzo, e si tentò rinchiuderlo in un manicomio. - A noi è lecito vedere attuati i nostri disegni, pensando a voi, al vostro buon cuore, alla carità di Cristo che vi anima in ogni vostra impresa.

» Disprezziamo i piaceri, le gioie del mondo, non curiamo la vita: dateci delle anime! Che nessuno di noi un dì nell' inferno debba udire questo rimprovero:- Se tu m'avessi fatto quella carità, noi non saremmo qui ad ardere eternamente. Io avrei avuto una educazione cristiana e mi sarei salvato, e tu facendo la carità godresti eternamente Iddio.

» No, ma faccia il Signore che presto, molto presto, possiamo avere una turba di fanciulli che preghi ogni giorno Iddio per voi, nostri cari Cooperatori, a' piedi della Immagine del Cuore SS. di Gesù, e possiamo nn giorno tutti insieme cantare le sue glorie in Cielo.

» Questo un breve e pallido sunto della bellissima conferenza tenuta dal nuovo Superiore dei Salesiani in S. Domenico. Noi non abbiamo che un augurio a fare: che i nobili e santi propositi del zelante apostolo possano trovare la più pronta e larga rispondenza in ogni ordine della cittadinanza, affinchè essi possano avere una completa attuazione a vantaggio dei figli del popolo ed a maggior bene della nostra Bologna ».

DALL'ESTERO

FRANCIA I Salesiani a Romans.

Lo zelo dei buoni Cooperatori di Romans nel Delfinato, che formò già l'oggetto dell'ammirazione dei nostri venerati Superiori durante le trattative per l'apertura di quella Casa, doveva mostrarsi in modo meraviglioso e superare di gran lunga ogni aspettazione il giorno in cui i figli di D. Bosco ne presero possesso.

Ben informati della storia della nostra Pia Società, i Cooperatori Romanesi vollero porre il loro Oratorio sotto gli auspizi di Maria SS. inaugurandolo il giorno sacro alla Immacolata di Lei Concezione. Si fu perciò il 7 dicembre che giungeva a Romans il piccolo drappello salesiano, accompagnato da D. Albera quale rappresentante del Rev.mo D. Rua e da D. Bologna Ispettore degli Istituti salesiani del mezzodì della Francia. Accolti colla più squisita cortesia dal Sig. Chopin, che da anni è il centro e l'anima dei Cooperatori a Romans e la cui prodigiosa attività ha dato vita all'Oratorio che ora si volle affidato ai figli di D. Bosco, nel recarsi in sul far della sera all'abitazione loro destinata i Salesiani furono testimoni di tale spettacolo da rimanerne profondamente commossi. Uno stuolo di Cooperatori e Cooperatrici gareggiavano nello zelo per procurare il necessario ai nuovi arrivati. Chi portò mobili, chi biancheria, chi utensili di cucina, chi paramenti di chiesa o vasi sacri. Qua avresti veduto alcune benefattrici intente a preparare i letti e ad allestire le celle dei Salesiani ; là un altro gruppo di signore con incarico di ornare la cappella e l'altare; altre a provvedere il necessario per la cucina. Quanto si mostrò industriosa la loro carità !

Nella carissima festa dell'Immacolata, alle 9 D. Renat, novello Direttore dell'Oratorio di Romans, celebrava la santa Messa nella nuova cappella. Avevano voluto assistervi vari Cooperatori e Cooperatrici. Terminata la Messa, D. Albera rivolse loro a nome di D. Rua semplici, ma sentite parole di ringraziamento, esprimendo pure la viva fiducia che cotanto loro zelo sarebbe stato coronato da frutti più consolanti. Nel pomeriggio fu una grata sorpresa pei Salesiani il veder giungere alla loro modesta abitazione i Fratelli Maristi e i loro duecento allievi colla loro musica strumentale, i quali venivano a salutare la novella famiglia religiosa testè giunta a Romans.

Il giorno seguente il Vescovo di Valenza accoglieva colla più paterna cordialità i figli di D. Bosco, a lui presentati dal Signor Chopin. Monsignore si degnava loro promettere, malgrado la sua malferma, salute, di venir in persona a benedire la loro abitazione. Diffatto il 10 dicembre Monsignor Cotton giungeva al nuovo Oratorio verso le nove, accompagnato dal Vicario Generale Chosson, dal Rettor del Seminario, dal Parroco di S. Bernardo e da molti altri membri del clero secolare e regolare. D. Albera celebrava alle 10 l'incruento sacrifizio coll'assistenza di Monsignore, del clero e di gran numero di Cooperatori e Cooperatrici. Immediatamente dopo la santa messa Monsignor Cotton percorreva ciascuna parte della nuova casa aspergendola dell' acqua benedetta ed implorando su di essa colle parole del rito le più abbondanti benedizioni del Signore.

In sul mezzodì si videro riuniti ad un'agape fraterna oltre 40 fra ecclesiastici e laici nella sala della festa. Verso la fine il Signor Chopin con delicatissime espressioni ringrazia i Salesiani d'esser venuti a prendere la direzione dell'Oratorio e Monsignore d'essersi degnato di venir in persona a benedirne la dimora. Dice quanto sia grande la gioia de' figli nell'aver fra di essi il Padre delle anime loro, ed assicura i Salesiani che in quanti erano là presenti avrebbero trovati altrettanti amici e protettori dell'Opera loro.

Allora Monsignor Cotton prende la parola, e fin dalle prime frasi gli uditori possono accertarsi che la tarda età e le lunghe sofferenza non hanno punto scemata la facondia del celebre oratore. Egli ringrazia il Sig. Chopin dello zelo da lui spiegato nell'intraprendere e condurre ad ottimo fine questo Oratorio destinato a fare un bene immenso alla gioventù. Si dice fortunato di poter aprir le porte della sua diocesi ai figli di D. Bosco ch'egli si gloria d'aver conosciuto, di colui che a giusto titolo fu chiamato il Vincenzo de' Paoli dei tempi moderni. Egli sa che ovunque i figli di D. Bosco impiantano un loro Istituto, colà essi fanno del bene, perchè l'ombra di D. Bosco li copre, o meglio lo spirito di D. Bosco aleggia fra quelle mura. Si compiace quindi pensando a quei giovani che mediante lo zelo dei Salesiani saranno strappati al vizio e guidati alla virtù. Ricordando un motto famoso pronunziato fra le mura di Romans il clericalismo, ecco il nemico, soggiunge Monsignore con forza : Hanno calunniato la città di Romans, e l'accoglienza che fu fatta ai Salesiani attesta al contrario quanto qui il clero sia amato. L'influenza che essi eserciteranno sulla gioventù, cambierà questo tristo motto in quell'altro : il clericalismo, ecco l'amico.

E qui D. Albera prende la parola a nome del Superiore Generale dei Salesiani. Ricorda come si diportasse D. Bosco ogni volta che gli si proponeva una novella fondazione : egli si rivolgeva a coloro quos Spiritus Sanctus posuit episcopos regere Ecclesiam Dei. Per lui la parola del Vescovo era la manifestazione della volontà di Dio. Che avrebbe detto

D. Bosco della fondazione di Romans ? Qui non solo il Vescovo consente a ricevere i Salesiani nella sua diocesi, ma li accoglie a braccia aperte ; malgrado la sua malattia, ci viene a portar loro le più abbondanti benedizioni. È questo il più felice presagio del bene che i Salesiani sperano di fare in Romans. Conviene quindi che quest'Oratorio sia tutta cosa di Monsignore, e D. Albera chiede perciò a Monsignore di permettere che sia posto sotto il patrocinio di S. Carlo, di cui egli porta sì degnamente il nome. Monsignore ringrazia, ma intende piuttosto che l'Oratorio sia dedicato a S. Ippolito, nome del Sig. Chopin, precipuo strumento della Provvidenza nella fondazione dell'Oratorio. Il rappresentante di D. Rua rivolge infine delicatissime espressioni di riconoscenza al clero di Romans, ai Cooperatori ed alle Cooperatrici, assicurandoli che il concorso da loro promesso sarà ben prezioso ai Salesiani, i quali fin d'ora vi fanno assegnamento. Se questi riusciranno a far un po' di bene alla gioventù, il merito principale sarà di coloro che loro ne avranno procurato i mezzi.

In questo frattempo si assembrano nella vastissima sala delle feste l'eletta della cittadinanza e gli alunni delle scuole dirette da quegli intelligenti educatori che sono i Figli del B. Lasalle Dopo alcuni cori eseguiti con limpidissime, voci da quei cari giovanetti, la numerosa udienza ascolta dal labbro del Sig. Chopìn una chiara e precisa esposizione delle opere di D, Bosco. Un salesiano non avrebbe potuto meglio trattare delle opere sue. Parlò assai diffusamente degli Oratorii festivi, essendo questo lo scopo per cui i Salesiani erano stati chiamati a Romans.

Monsignor Cotton risponde anche qui con quell'eloquenza del cuore che la penna non saprebbe riprodurre, Si rallegra ancor una volta di possedere nella sua diocesi i Figli di D. Bosco, a cui promette il suo valido appoggio. Raccomanda ai Cooperatori di Romans di estendere sempre più questa provvidenziale Assocìazione e di aiutare efficacemente i Salesiani, perchè possano raggiungere lo scopo per cui sono qui venuti. Applica ad essi le parole che Samuele diceva ai Betlemiti nell'andare a consacrare Davide a re del popolo di Dio, invitandoli come il profeta a salire il monte e ad immolarsi essi pure nell'esercizio della carità, come i Salesiani s'immolano nell'esercizio del loro apostolato. Perchè Iddio confermi tali propositi, egli invoca sulla numerosa assemblea le benedizioni del cielo.

Quei zelantissimi Cooperatori si ritirarono poscia entusiasmati della paterna bontà del loro Vescovo, consolati dalla dolce speranza che i Salesiani abbiano a fare del bene alla gioventù e riconoscenti alla famiglia Chopin d'aver chiamati i Salesiani nella loro città.

NOTIZIE DELLE MISSIONI

PATAGONIA SETTENTRIONALE

Fiori e frutti raccolti da Mons. Cagliero nel Territorio del Rio Negro.

(Lettera di D. Evasio Garrone)

REV.Mo SIG. D. RuA,

Viedma, 1 Agosto 1896.

QUESTA volta sono incaricato di inviarle un bel mazzetto di fiori e frutti raccolti dall'amatissimo nostro Mons. Cagliero in queste remote e semincolte regioni del Rio Negro, nei mesi di maggio e giugno scorsi. L'epoca della raccolta potrebbe far credere, Sig. D. Rua, che essi siano ormai appassiti, come appunto suol avvenire di qualsiasi fiore o frutto che dalla terra vanti sua origine; ma, per mio conforto, quelli che le invio, amato Padre, quantunque siano stati celti due mesi or sono, niente hanno perduto della loro freschezza e fragranza , perchè i fiori e frutti dal Missionario raccolti nelle sue apostoliche escursioni sono fecondati e cresciuti fino a perfetta maturità dalla sempre fresca rugiada delle celesti benedizioni che li dona dell'immutabilità. Voglia dunque benignamente aggradirli, o buon Padre, e se crede farne parte ai benemeriti nostri Cooperatori e Cooperatrici per mezzo del Bollettino, tutto sia a maggior gloria di Dio e ad incremento di queste Missioni.

Da Viedma a Roca. - Fermata a Pringles e a Conesa. - Passaggio della travesia e del Rio Negro. - Felici incontri. - Violazione di domicilio.

La Missione, intrapresa negli scorsi mesi da Mons. Cagliero in tutta la Valle del Rio Negro, ricorrendo da Viedma fino a Roca un tratto di ben 120 leghe, riuscì veramente feconda di fiori e di frutti; fiori di gentilezza e d'ospitalità a nostro riguardo e frutti di copiosissimi vantaggi spirituali per tutte queste popolazioni.

Accompagnavano Monsignore, che parti da Viedma il 27 aprile scorso, D. Giuseppe Boido, lo scrivente ed il confratello Giovanni Bacis, valentissimo in guidar la diligenza. D. Boido si spingeva innanzi ad avvisare le famiglie sparse per il deserto della venuta di Monsignore e prepararle a ricevere i SS. Sacramenti; ed io, oltre a questo lavoro, doveva pur sovente far da medico, farmacista ed anche da cuciniere la dove nessuno si trovava a procurarci un po' di cibo.

In San Javier, Zanjón de Oyuelas e nella Colonia degli Italiani di Cubanca fummo ricevuti con dimostrazioni di sincero affetto dalla popolazione e di sommo rispetto dalle autorità. Monsignore, sempre infaticabile, mai non cessava dall'amministrazione dei Santi Sacramenti ; e per preparar tutti a ben riceverli, premetteva ogni volta calde esortazioni ed istruzioni, di modo che dal mattino alla sera, si può dire, non chiudeva mai bocca. Noi ammiravamo tanta operosità e ci studiavamo di coadiuvarlo nel miglior modo possibile. In tutte queste fermate molte furono le Confessioni e le Comunioni amministrate e numerosissimi furono quelli che ricevettero la S. Cresima. Le cattedrali e gli episcopii si improvvisavano ora in una stanzetta decente e talvolta in altra avente diretta comunicazione con il cielo, voglio dire quasi senza tetto, o come qui la chiamano, in una casa de mala muerte. Eppure in mezzo a questi squallori ci sembravano quasi più sensibili gli effetti della grazia del Signore, tanto erano copiosi e consolanti i frutti che si ottenevano! Si battezzarono pure alcuni Indii adulti, si regolarizzarono parecchi Matrimoni, e Monsignore ebbe pure la consolazione di veder una famiglia protestante a far battezzare e cresimare cattolicamente i proprii figli.

A Pringles fummo accolti con indicibile gioia dai Confratelli e dalle Suore di Maria Ausiliatrice colà residenti. Sostammo alquanti dì e per rimetterci e per provvedere ai bisogni più urgenti di quella povera Casa.

Poscia partimmo alla volta di Conesa, residenza della Missione affidata alle cure del carissimo D. Boido. Quivi fummo ricevuti dalla buona popolazione con giubilo e feste abbondantissime dei fiori e frutti tanto ambiti dal Missionario. Quei buoni abitanti si accostarono tutti a ricevere i conforti dei Sacramenti, e con mirabile assiduità ascoltarono per più giorni la divina parola, con tanta unzione adattata alla capacità loro da Mons. Cagliero. Furono consolazioni grandi, caparra di quelle più copiose ancora che sono riserbate allo zelo indefesso dei Confratelli e delle Suore di quella Missione.

Riconfortati da sì insperati successi, ci rimettemmo in viaggio attraverso la travesía. Con questo nome si suol indicare un tratto di cammino lungo, pericoloso, completamente sterile e sabbioso. È il Sahara Africano, privo della sua fenomenale estensione e dei suoi tropicali calori. Gli stenti però e le sofferenze, a cui si va incontro nel traversarla non sono certo minori. Monsignore, sempre calmo e sorridente, infondeva coraggio in tutti, e durante questo tratto di via fummo incontrati da molti paesani che venivano da lungi per far cresimare i loro figli, per ricevere i Sacramenti ed anche i rimedii medicinali dal loro Curita Doctor,chè tale è il nome regalato al povero scrivente.

A Choele Choel dovemmo affaticarci molto per trasportare la diligenza alla sponda opposta del Rio Negro. Fino a questo punto avevamo viaggiato dalla parte Sud del Rio, mentre da Choele Cohel a Roca si doveva continuare sulla sponda Nord dello stesso fiume. Si dovette quindi trasportare la misera diligenza all'altra sponda sopra di un piccolo battello.

Da Choele Choel a Roca il nostro viaggio fu felicissimo. In diverse estancie fummo favoriti di generosa ospitalità ed entusiastiche accoglienze, specialmente in quelle del Colonnello Belisle e del Generale Diaz, dove, grazie a Dio, avemmo occasione di poter fare anche a loro un po' di bene.

Però in una di queste tappe ci occorse cosa degna di esser ricordata. Una sera, a notte avanzata, arrivammo vicino all'estancia del Ministro Dr. Zorilla, dove avevamo stabilito di chieder ospitalità per quella notte. Bussammo a tutte le porte del casolare, ma al di dentro regnò sempre profondo silenzio, perchè era disabitato. Dovevamo quindi rassegnarci a passar la notte a ciel sereno col freddo dell'inverno. Per noi non avremmo neppur trovato troppo grave aggiungere ad altre notti simili anche questa: ma non potevamo permettere che l'amato nostro Monsignore ponesse così spesso a pericolo la tanto necessaria e preziosa sua salute. Che fare? Ci rammentammo in buon punto che (come avevamo letto nel Bollettino) il Rev.mo Arcivescovo di Torino, nel 1° Congresso Salesiano di Bologna, aveva detto dei Salesiani che erano invasori. Ebbene, dicemmo fra di noi, farem vedere che lo siamo veramente, venga poi quel che vuole. E senza che Monsignore avesse tempo di impedirmelo, io colle nerborute mie spalle sforzai una porta e la casa fu subito a nostra disposizione. Per tranquillizzare Monsignore presi sopra di me tutta la responsabilità del reato commesso. Per buona sorte il padrone che si trovava già da alquanti dì in Roca, invece di condannarmi a qualche ammenda o punizione, mi ringraziò sinceramente e si tenne assai onorato per questa nostra violazione di domicilio.

Nuove sorprese. - Ordinazione sacerdotale. - Frutti consolanti. - Pericoli incorsi. - La mano di Maria.

A Roca ci attendevano nuove sorprese. Il Direttore della Missione D. Alessandro Stefanelli, che aveva preparata una festosissima accoglienza, ci venne incontro a cavallo per un buon tratto di strada. Per ricevere degnamente Monsignore qui si era proprio fatto mirabilia. Le campane della nuova chiesa suonavano a festa e le vie del paese, qua e là trasformate in verdeggianti ajuole, rigurgitavano di popolo. Sul piazzale della Chiesa, in bell'ordine schierati stavano i ragazzi e le fanciulle dei Collegi della Missione, ed all'arrivo dì Monsignore la fanfara del 7° reggimento di cavalleria e la banda musicale delCasa della Colonia Agricola di Eribelarrea (V. pag, 19) e l'8° reggimento di fanteria diedero fiato alle loro trombe, e lo accompagnarono alla Chiesa per ringraziare il Signore del felice viaggio e dar principio alla Missione. Il Colonnello Belaonde, i Comandanti Munilla e Mallea, accompagnati dal loro Stato Maggiore, vennero in corpo a dar il benvenuto a Monsignore. Le Autorità municipali, gli impiegati dell'Intendenza ed. i più distinti cittadini ci trattarono con ogni attenzione e riguardo nei dieci giorni di permanenza in Roca.

La Missione fu assai frequentata, per la grande concorrenza delle popolazioni circonvicine, che unite ai cittadini continuamente stipavano il nuovo e non piccolo tempio.

Si celebrò con gran pompa la festa patria del 25 maggio e la solennità di Pentecoste, nella quale Monsignore, assistito da otto Sacerdoti Missionari (tra i quali v'era pure l'indimenticabile D. Francesco Agosta, che, destinato alla Missione di Chosmalal, doveva poi (inorridisco al dirlo) essere travolto dalle acque del Neuquen), ordinò Sacerdote Ismaele Salvioni addetto alla Missione di Roca. Padrini e testimoni dell'ordinazione furono il Colonnello Belaonde ed il Comandante Munilla. Fu una splendida funzione e ben rara in questi luoghi.

E quanto più fu imponente la grandiosità delle feste, tanto più furono copiosi i fiori, e frutti raccolti. Cresime, Confessioni e Comunioni erano la bella corona che ogni giorno andava tessendo a maggior gloria di Dio ed a salute delle anime proprie quel popolo fedele... Anche i sessanta soldati dei diversi corpi d'armata colà residenti, con ammirabile divozione si prepararono a ricevere il Sacramento della Comunione e della Cresima.

I fanciulli poi del nostro Collegio e le ragazze educate dalle Suore di Maria Ausiliatrice formarono la nostra maggior consolazione sì per il progresso nelle arti, come per la loro religiosa pietà. Le fanciulle vollero inoltre dare una splendida accademia in onore di Monsignore, cui con generale soddisfazione presero parte tutte le Autorità civili e militari. Così in mezzo ad indefesse occupazioni, alleviate però da tante dimostrazioni di affetto e venerazione, passarono troppo presto i giorni stabiliti per la nostra dimora in Roca, e dovemmo rimetterci in cammino per far ritorno a Viedma.

Ma qui il gran nemico dell'uman genere, invidioso di quel po' di bene che s'era fatto, volle metterci la coda, e, permettendolo Iddio, vessarci in più modi. Invero, dopo breve tratto di via, perdemmo due dei migliori nostri cavalli, morendo uno per caduta e restando l'altro inservibile perchè zoppo. Convenne perciò prendere cavalli prestati da amici e dai Comandanti le stazioni militari. E fu in una di queste circostanze che Maria Ausiliatrice ci salvò da prossimo pericolo di precipitarci nel Rio Negro, le cui acque profonde e vorticose ci avrebbero ingoiati belli e vivi. Una ruota della diligenza, incappatasi in un arbusto forte e di alto fusto, impedì la corsa matta dei cavalli per una strada di soli tre metri sulla sponda del fiume, e li arrestò sulla sponda del burrone e sull'orlo della morte. Pallidi e tremanti, saltammo a terra gridando: Viva Maria Ausiliatrice! E se eravamo scampati a quel pericolo, a Lei solo lo dovevamo, perchè Lei invocavamo sempre con fiducia in ogni disgustoso incidente che ci capitava.

Nè questa fu la sola volta che scampammo miracolosamente da certa morte. Scendevamo la traversata di Chichinal, tutta piena di burroni e precipizi. Dopo una giornata passata senza mangiare, ci sopraggiunse la notte buia. I pochi ed affranti cavalli andavano a passo lento e noi eravamo tutti pieni di sonno. Ad un dato pulito, avendo riservata per gli eventi incerti una bottiglia di vino e un po' di pan-biscotto, pensai di distribuirlo per rifocillarci alquanto , benchè miseramente. Poi, per vincere il sonno, o meglio ora dico per inspirazione celeste, scesi dalla diligenza e mi misi a camminare a piedi innanzi ai cavalli, i quali seguivano le mie traccie. Oh! Provvidenza divina! Non era andato avanti che pochi passi, quando mi trovo di fronte ad un orribile precipizio. Colla velocità del baleno ristetti, indietreggiai e diedi l'allarme perchè si fermassero i cavalli. Tutto fu eseguito all'istante e per vero miracolo fummo salvi.

Chiesa di Uribelarrea officiata dai Salesiani (V. pag. 19).

Tacio per brevità altri disagi e pericoli incorsi, per dirle che arrivammo a Viedma in tempo per commemorare l'onomastico di D. Bosco e celebrare la festa dell'Ecc.mo nostro Mons. Cagliero. Il quale poco dopo si rimetteva in viaggio alla volta di Bahìa Bianca, Buenos Aires e Montevideo, donde salperà a giorni per recarsi a visitare tutta la vasta Ispettoria delle Case Brasiliane. Noi lo accompagniamo col cuore e colle nostre preghiere. Voglia anch'ella, o Rev.mo Sig. D. Rua, pregare e far pregare nel santuario di Maria Ausiliatrice, perchè questo lungo viaggio dell'amatissimo nostro Vescovo sia prospero e riesca pur fecondo di frutti per le anime.

Intanto benedica questi suoi figli della Patagonia ed in modo particolare chi gode professarsi

Della S. V. Rev.ma

Rev.mo Ubb.mo in G. C. SAC. EVASIO GARRONE.

DA NICARAGUA A MESSICO

(Lettera di D. Angelo Piccono)

CARISSIMO DIRETTORE,

Colon, (Colombia), 7 Settembre 1896.

IL 2 corrente, dopo un'ora di viaggio sopra una zattera sotto una pioggia dirotta, m'imbarcai alle 8 antim. in San Juan del Norte sul vapore inglese Essequibo, la cui ciurma era tutta composta di robustissimi Negri della Giammaica. Di passeggieri non eravam molti: era io solo. L'Essequibo è piuttosto per caricar merci: solo in questo porto aveva caricato ventimila sacchi di caffè. Questa solitudine mi servì per fare il mio giorno di ritiro mensile. Il pensiero che in questo mese questa parte dell'Atlantico è spazzata dai terribili cicloni del Golfo di Messico me lo fece far più seriamente.

Di passaggio al porto La Fè. - Una sosta a Limon di Costarica. - Si discende a Colon nella Colombia.

Poche ore dopo si salpava: siam passati al porto del Canale di Nicaragua, porto che avevano chiamato La Fè: ma la fede senza le opere è morta e il canale, che doveva essere lungo 324 chilometri, non ne ha di scavati che uno.

Alle 11 antim. del 3 si giungeva a Limon, porto di Costarica, dove sono anche chiamati i Salesiani. Discesi per visitare Gesù Sacramentato, e lo trovai in una decentissima Chiesa di legno, dedicata al Sacro Cuore e officiata dai RR. PP. Lazzaristi o Signori della Missione, ai quali appartiene anche il dotto e zelante Mons. Thiel, Vescovo di Costarica. Il porto di Limon ha un duemila abitanti, quasi tutti Negri : le sue case son tutte di legno, compreso il tempio protestante che s'innalza orgoglioso in tutti i porti di questa costa. Questo porto ha una bella entrata , un molo comodissimo , un grande albergo a tre piani e un vago giardino pubblico. Vi si sta costruendo una diga e piantando un viale: una ferrovia mette in comunicazione Limon con San Josè, capitale della Repubblica. Costarica è il più tranquillo, epperciò il più laborioso, prospero e progressista dei paesi centro-americani. Qui s'imbarcarono sull' Essequibo un giovane sacerdote guatemalteco e un prete scismatico giansenista della diocesi di Utrecht in Olanda. Non ci mancavano più che i giansenisti nell'America centrale!

L'indomani a mezzodì eravamo a Colon nella Colombia. Un fragoroso colpo di tuono a ciel sereno ci dà il benvenuto : pochi momenti dopo appaiono le nubi e giù la pioggia, che si è presa l'incarico d'accompagnarmi dovunque metto il piede. Qui ogni Compagnia di Navigazione ha il suo molo particolare, al quale s'accostano i vapori, di modo che con una tavola si discende a terra; e non c'è il gran fastidio dei viaggiatori, la dogana; perciò m'incammino subito, guidato dal giovane Sacerdote mio compagno di viaggio, Don Raffaele Salazar, all'Ospedale, dove mi assicura che troverò alloggio. Difatti le RR. Suore di Carità mi accolgono colla maggior cortesia e mi assegnano una camera nel loro ospedale di legno, che sostengono colle limosine che vanno raccogliendo di casa in casa. Colon, la porta atlantica del Canale di Panama, è un'agglomerazione di case di legno, qualcheduna bella e ben dipinta, abitata da una popolazione cosmopolita con molti Negri e Chinesi : la lingua che più vi si sente a parlare è l'inglese: non v'è altra Chiesa Cattolica, che la piccolissima Cappella dell'Ospedale fuori dell'abitato; ma non vi manca il solito tempio protestante di stile gotico, l'unica costruzione in pietra che ho visto in Colon. Eppure la Colombia è un paese cattolico! Nella Cappella dell'Ospedale ho celebrato la S. Messa e, invitatovi dal giovanissimo, ma ottimo Cappellano, di nazione Alemanna, l'unico prete cattolico di tutta Colon, vi ho predicato ieri Domenica ai pochissimi fedeli che vi possono capire.

Il vapore per Vera Cruz parte oggi e spero di essere a Messico in una settimana. Mi piace che nella prima tappa del mio viaggio, Paso del Norte, fui ospite delle Suore di Carità e lo sono nell'ultima; San Francesco di Sales e San Vincenzo de' Paoli erano amici.

Ella mi domanderà: Perchè in questa stagione pericolosa non ha preferito il Pacifico all'Atlantico? Per risparmio di tempo e di spesa, le risponderò, perchè ripassando sul Pacifico non sarei giunto a Messico che al fin del mese e mi sarebbe costato di più, e di qui vi giungerò, se Dio vorrà, alla metà e con minor spesa.

Di nuovo in mare. - Esempio a certi cattolici. - Aspetto dell'isola Giammaica. - Bisogna proprio andare tra i protestanti per vedere certe cose;

A bordo del « William Cliff » stesso giorno.

Dopo essermi raccomandato a Maria SS., Stella del Mare, e all'Arcangelo S. Raffaele, Patrono dei viaggiatori, e aver mandato un saluto ai cari Confratelli della Colombia, nel cui territorio mi trovava, m'imbarcai sta. mane su questo magnifico vapore lungo 127 metri e largo 15, accompagnato fino a bordo dal Rev. Cappellano dell'Ospedale D. Adamo Carlo Scheidel.

Alle 12 in punto, il « William Cliff », esatto come buon Inglese che è, parte. Abbiam vento di prua e il mare fa le pecore, ma appena si sente, e, ben inteso, piove.

Giorno 8 Settembre.

È la festa della Natività di Maria ed io non posso nè dire, nè ascoltar la Santa Messa! Son qui fra cielo e mare, solo cattolico fra molti protestanti, tutti gentili però e rispettosi verso questo povero prete ben più che certi cattolici. Non potendo dir Messa, dico il Rosario intero ad onor della Vergine e lo dico passeggiando sulla tolda colla corona in mano. Questi buoni Inglesi mi guardano un po' stupiti, ma nessuno ride o fa il minimo gesto spiacevole. Anzi ho parlato loro della Madonna e del Papa e mi ascoltarono con molta attenzione ; ed uno, benchè anglicano, ebbe parole roventi per certi festaiuoli e certe feste che chiamò le feste della viltà. Dio v'illumini, cari fratelli traviati !

Kingstown (Giammaica), 9 Settembre.

Stamane alle 8 si giunse a questo porto, avendo percorso in 44 ore le 500 miglia che lo separano da Colon. L' isola di Giammaica, celebre pel suo Rhum, si presenta in forma di mezzaluna a chi viene dall'Ovest, ed ed è attraversata da Ponente a Levante da una catena di colline e montagne coltivate e verdeggianti che van sempre digradando verso l'Est. Produce caffè, zucchero, tabacco, indaco, campeche, legnami da costruzione. È circondata da belle isolette piantate di palme ed abitate. Dinanzi ad una di esse, Port Royal, nella tranquillissima baia, il vapore si fermò per ricevere la visita del Capitano e del Medico di Porto. Poi proseguì fino ad afferrarsi al molo. Non essendovi perciò da pagar barca e fermandosi qui il vapore tutto il giorno, discesi a veder la città.

Kingstown, capitale dell'isola, che, come tutti sanno, è una colonia inglese, ha un 15 mila abitanti, molti dei quali Cattolici. Le sue vie, polverose e poco pulite, si dirigono tutte in linea retta al mare. Le sue case di due piani, quasi tutte eguali, son di pietre e mattoni. Ha un bello e vasto giardino pubblico, con una gran varietà di piante tratte dalle Indie Orientali, che mi sembrano meritare un po' più di cura . È attorniato da statue di marmo bianco, rappresentanti Ministri Inglesi e Governatori benemeriti dell'isola. Fra esse ve n'è una che raffigura un uomo senza barba, vestito di una lunga giubba abbottonata fino al mento, tenendo nella mano sinistra il cappello a tuba in atto di salutare la città. Leggo l'iscrizione che non ho copiata, ma che suona così: « Al Padre Dupont della Compagnia di Gesù, Kingstown ammiratrice e riconoscente ». Bisogna proprio venir in paesi protestanti per trovare statue a Gesuiti! Quando si erigerà in una piazza pubblica d'Italia una statua al Padre Secchi, per esempio, gloria della patria, della scienza e della Religione?

Per associazione d'idee vado a vedere il Collegio dei PP. Gesuiti, ed ho la fortuna di baciar l'anello a Monsignor Gordon, scozzese, anch'egli della Compagnia di Gesù, Vicario Apostolico dell'isola. Dettogli che ero Salesiano, volle che io rimanessi a pranzo con lui e mi disse aver già scritto al Sig. D. Rua per affidar ai Salesiani un orfanotrofio ora diretto dalle Suore della Misericordia. Ricevuta la benedizione dal Vescovo, andai a vedere la sua Cattedrale e a domandar la benedizione a Gesù Sacramentato. È un bello, ma non grande edifizio, di stile semigotico con tetto di legno levigato e alcune belle statue. Alla porta v'è l'orario stampato delle sacre funzioni nei giorni festivi e feriali. Nei banchi ad ogni posto è affisso il nome e cognome stampato del suo proprietario, che paga alla Chiesa una contribuzione per tenerlo.

Tornando al porto, vidi un Ospedale servito da Suore Irlandesi, una Scuola d'Arti e mestieri tenuta dal Governo e la Sinagoga degli Ebrei Inglesi e Tedeschi. Incontrai alcuni soldati negri, veri giganti, in pulitissimo uniforme bianco con berretta rossa a fiocco azzurro, che salutarono militarmente il prete cattolico. Seppi che vi sono due battaglioni di truppa inglese in Kingstown ma pel troppo calore della città e pel timore delle malattie il Governo la tiene accampata in una fresca valle ad alcune miglia dalla capitale, il cui servizio militare è disimpegnato da un battaglione di fanteria, formato di negri isolani. I soldati cattolici poi hanno il loro Cappellano stipendiato dal Governo Inglese : altro buon esempio da imitarsi in Italia.

E adesso a bordo ! Se no, piove !

Bellezza di mare. - Tra le arene del Yucatan. Gli ultimi compagni di viaggio. - Si giunge a Vera Cruz. - Sono 20000 chilometri percorsi in 84 giorni.

Giovedì 10 Settembre.

Di nuovo cielo ed acqua! Prego, leggo, converso e contemplo l'Oceano. E sia che svolga in pace l'umido peplo delle sue acque tranquille, o sia che le avventi verso il cielo nella furia della burrasca, l'Oceano è bello, immensamente bello !

Ma più bello è il cielo nella placida maestà dei crepuscoli tropicali. Nessun Raffaello può dipingere questo indescrivibile quadro.

Per quanto il cielo d'Italia sia bello, quando è bello, come nota il Manzoni, non è da paragonarsi col cielo tropicale nell'ora del tramonto, quando è sereno, s'intenda. Bisogna però che per farne risaltar la bellezza vi sia qualche nube, che vi faccia l'effetto delle ombre nel quadro. Allora gli spazii aerei si fanno d'una trasparenza cristallina e profonda, si tingono di tutti i colori dell'iride, ma colori così delicati e gentili che si trovano solo nella tavolozza dell'Eterno Pittore. Le nubi s'ammantano d'oro e di gemme, s'inghirlandano di rose e di viole, si distaccano dal cielo purissimo e par che ti volino attorno. Intanto il sole, che già valicò l'orizzonte, le accarezza cogli ultimi raggi e ne varia le tinte. Oh! specialmente sotto i tropici e a quest'ora i cieli annunziano la gloria di Dio, e si comprende l'entusiasmo di San Pietro sul Tabor e il laconismo eloquente di San Paolo quando ritorna dal terzo cielo !

Giorno 13 Settembre.

Di quando in quando il vapore si ferma e il piloto getta la sonda: siamo entrati stamattina nel Golfo di Messico e navighiamo in bassi fondi fra i banchi d'arena della penisola di Yucatan. Incontrammo un vapore francese e due brigantini colle vele spiegate uno domandò con segnali di bandiere a che punto si trovava e gli si rispose con altri segnali.

Il Capitano consulta il barometro, perchè teme il vento del Nord e il ciclone; ma, grazie a Dio, il barometro si mantiene alto.

Siamo tre soli passeggieri a bordo, e di tre religioni, tre patrie, tre professioni differenti : un Ebreo Alemanno commerciante, un Inglese Protestante ingegnere, un Sacerdote Cattolico Italiano. Parlo all'uno del Pentateuco, ma non sa neppure i dieci comandamenti. Domando all'altro a qual confessione appartiene : lo ignora. A bordo nessuno si accorge che oggi è Domenica: l'indifferenza religiosa regna e governa. Ah ! quanto ringrazio Iddio d'avermi fatto Cattolico, Religioso e Sacerdote !

Il luogo dove tutti convengono ben messi, pettinati, profumati, a capo scoperto, con gravità e raccoglimento è la sala da pranzo. È naturale: per chi non crede in Dio o vive come se non ci fosse, la sala da pranzo è il tempio dell'umanità, quorum Deus venter est.

Vera Cruz, 15 Settembre.

Eccomi finalmente in Vera Cruz, dopo una passeggiatina di ventimila chilometri in ottantaquattro giorni, nella stagione più calorosa e malsana, per paesi caldissimi e infetti di paludismo, febbre gialla e vomito nero, senza sentire il menomo incomodo di salute. Veramente l'Ubbidienza forma parte dell'Igiene. Domani rivedrò, piacendo a Dio, la mia carissima Casa di Messico, i Confratelli, i giovani... Dio sia benedetto e la nostra buona Mamma Ausiliatrice!

Suo Affezion. m° Confratello D. ANGELO PICCONO.

NOTA. - Se le sembrasse esagerata la cifra di 20.000 Km., pensi che da S. Francisco di California a Nuova Orleans per mare vi sono 13500 miglia inglesi; sottraendone la distanza da Nuova Orleans a Messico, che è di 2700 miglia, rimangon 10800; ora il miglio inglese equivale a metri 1910,92. Tiri il conto ed avrà chilometri 20637, nei quali non calcolo i percorsi da Messico a S. Francisco.

In fascio

BUENOS -AIRES (ARGENTINA) - All'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Almaqro -- Ci scrivono: « Consolantissimi oltremodo sono i frutti che continua a dare questo Oratorio festivo con Scuole annesse per esterni; anzi maggiori ancora ne promette il suo crescente sviluppo. Nel presente anno i giovani che lo frequentavano ogni domenica erano circa 1200, ma si spera che andranno aumentando fino a raggiungere presto i 2000. Anche qui si volle, nella festa di S. Luigi Gonzaga, solennizzare in modo speciale il Giubileo Eucaristico di S.S. Leone XIII. Settantacinque giovanetti, cui facevan corona un grandissimo numero di altri loro compagni, s'accostarono per la prima volta all'Eucaristico banchetto, in memoria del 75° anniversario della 1a Comunione del Papa. Fu quello per tutti un giorno di paradiso, e nella soave memoria di queste onoranze solenni i nostri cuori s'infiammeranno sempre più d' amore verso di Gesù e del suo Vicario in terra, il Sommo Pontefice! »

PAYSANDU' (URUGUAY) - Per i figli e per le figlie degli emigrati Italiani. - In quest'importante centro dell' Uruguay, i Salesiani nel 1890 aprivano un 2° Collegio-Esternato (il 1° Collegio già era stato aperto in questa città fin dal 1881) allo scopo di educare cristianamento i figli dei nostri emigrati italiani che colà si portano in buon numero in cerca di fortuna, o .per meglio esprimerci, in cerca di miseria, perchè.... questa è la realtà delle cose. Ora, mentre apprendiamo con piacere che detto Collegio, in favore dei nostri emigrati, produce già consolanti frutti, ci vien pure significato che si diede eziandio principio, sotto la direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice ad un 2° Collegio-Esternato femminile, dove si attende con somma industria all'educazione delle figlie degli emigrati, che, senza questo asilo si troverebbero esposte a mille pericoli. Le ragazze che quotidianamente lo frequentano sono già un 200, e nelle Domeniche l'Oratorio festivo è una vera benedizione di Maria SS., tanto è fiorente. Voglia Maria Ausiliatrice proteggere in modo speciale queste due istituzioni destinate a conservare nella fede cattolica e nell'integrità dei costumi i figli e le figlie dei nostri connazionali colà degenti.

URIBELARREA-(ARGENTINA)- Tutti a cavallo ! -Togliamo da una lunga corrispondenza quanto segue : « Gli allievi della nostra « Scuola Agricola Don Bosco » il 30 dello scorso agosto, fecero una romantica passeggiata a cavallo fino a Cañuelas, dove, ospitati dalla rispettabile famiglia Rizzi, passarono una giornata in tutto e per tutto invidiabile. La gioia e la felicità, che traspariva dal volto di ciascuno, diceva chiaro che miglior premio alla lor buona condotta l'amato Direttore D. Pestarino non avrebbe potuto escogitare. Poter montare un cavallo a lor piacimento, divorare ben 15 chilometri, ora galoppo or al passo, transitare luoghi paludosi, acque correnti, campi, prati e che so io, per giovani quindicenni era già pure un singolare e ben ambito premio, nè altro avrebbero desiderato davvantaggio, se la squisita gentilezza e cordialità dei fratelli Rizzi non avesse, per soprappiù, preparato loro un eccellente pranzo (all'americana s'intende) che li mandò tutti in visibilio. Inutile descrivere la chiassosa allegria che sgorgava viva dal cuore di tutti, per le tante novità vedute e gustate a Cañuelas fino al momento della partenza, che si avvicinava con dispiacere di tutti troppo presto. Ringraziati nel miglior modo possibile gli esimii nostri benefattori per tutto quello che avevan fatto a nostro favore, ammirati ed applauditi dalla popolazione di Cañuelas all'ora stabilita rimontammo i nostri cavalli e via di corsa per Uribelarrea, ripieni tutti di quella santa letizia che l'uomo prova quando sa di godere ciò che si è meritato. »

ORATORII FESTIVI

NIZZA MONFERRATO.

Nell'Oratorio femminile di questa città diretto dalle figlie di Maria Ausiliatrice, il 25 ottobre 1896, ebbe luogo una simpatica festicciuola: la 1a gara catechistica fra quelle giovinette. Onoravano di loro presenza questa festa dell'emulazione i RR. Parroci della città con vari altri Sacerdoti ed un'accolta di ragguardevoli persone. S' aperse la gara con un geniale inno d' occasione, e poscia, per un' ora e mezzo ebbe luogo l'interrogatorio che con vivacità e franchezza ammirabile fu sostenuto da tutte le concorrenti. La vincitrice venne incoronata regina e si ebbe un bell'orologio d'argento in premio con uno speciale diploma d'onore. Furono pure premiate e le due principesse e le quattro dame d'onore. Infine venne distribuito a tutte le concorrenti un bel ricordo della gara, che per esser la la non poteva riuscir meglio.

A PEDARA IN SICILIA.

Ci scrivono in data 10 dicembre 1896: - « Domenica scorsa fu una bella festa per l' Oratorio festivo della SS. Annunziata in Pedara. Il signor Direttore volle premiare i più buoni con una bella passeggiata, che lasciò in tutti le più dolci e soavi impressioni. Meta era il grosso paese di Nicolosi, sito alle falde dell' Etna, dalle cui lavo infuocate più volte fu seppellito. Colà fummo ricevuti, con quella gentilezza che gli è tutta propria, dal degno Preposto signor Don Tomaselli, il quale, dopo averci fatto visitare il paese, ci raccolse in un grazioso cortile, attiguo alla Chiesa - che pensa affidare ai Salesiani perchè vi impiantino un Oratorio festivo, - e ci servì un' abbondante e benvenuta colazione. Infine egli ci rivolse un bel discorsetto di circostanza, e mentre regalava a tutti una bella immagine, il nostro Direttore prese la parola e lo ringraziò di quanto aveva fatto per noi e gli augurò che presto possa aver anche nel suo gentil Nicolosi un fiorente Oratorio festivo. Indi, minacciando il tempo, dovemmo affrettarci al ritorno; ma i nostri cuori rimasero ancora per più dì in Nicolosi, e la rimembranza di questa passeggiata sarà uno stimolo ai nostri giovanì a meritarsene delle altre, ed ai nostri Benefattori un eccitamento a volerci aiutare generosamente a compiere presto il Collegio che stiamo edificando in Pedara e che arrecherà benefizi grandi a tutti i paesi circonvicini. Faxit Deus! - »

DESENZANO SUL LAGO (VERONA).

Una bella festa fu veramente quella che si fece il giorno dell' Immacolata in quest'Oratorio, che, contando solo pochi mesi di vita, si mostra già provetto nell' imitazione dello spirito di Don Bosco.

Eccitare i giovanetti ad amare Maria SS. con lo splendore e giocondità delle sacre funzioni è un mezzo che produce dappertutto ottimi risultati. Desenzano ben lo prova di questi giorni.

La festa fu edificantissima ; numerosi i giovani intervenuti ; frequentati i Sacramenti, ed imponente la precessione col simulacro dell'Immacolata. Sia gloria alla nostra buona Madre Ausiliatrice, che visibilmente ci protegge in tutti i luoghi ; ed i giovanetti di Desenzano siano sempre divoti di Maria, chè sotto il marito di Lei troveranno in abbondanza allegria e felicità.

Grazie di Maria Ausiliatrice

Evviva Maria SS. Ausiliatrice!

L'ho sempre detto io che la Madonna di Don Bosco è sempre stata l'Aiuto dei Cristiani. Ecco un nuovo argomento chiaro ed evidente di questa verità. Una piissima signora d'un paese qui vicino a Mariano stava facendo costrurre una casa, quando un uomo, il quale insieme ad altri portava una gravissima e pesantissima pietra, vinto dall'immane peso di essa, restava sotto schiacciato nelle gambe ed in altre parti del corpo. Alle grida disperate del poveretto accorre la pia signora, e vedendo un caso non mai visto in vita sua, fiduciosa ricorre alla SS. Vergine di Don Bosco, promettendo una offerta al santuario a Lei dedicato in Torino, se avesse ottenuta la grazia della guarigione; perchè, a dir il vero, a detta di tutti quel pover'uomo avrebbe dovuto soccombere in pochi giorni. Ma il Signore voleva far vedere come e quanto sia giovevole ricorrere alla sua SS. Madre nei momenti pericolosi. Ed ecco che di lì a pochi giorni quel povero uomo già fuori di pericolo ritornava adagio, adagio al lavoro; ed anche adesso continua a star bene ; lavora ancora, come se nulla fossegli accaduto. - Riconoscente a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, quella pia signora incarica il sottoscritto di far pervenire la qui unita offerta, perchè si celebri una santa Messa all'altare di Maria SS. Ausiliatrice ed un'altra all'altare di S. Giuseppe, assicurando che questa non sarà l'ultima offerta che farà per le Opere di Don Bosco. Io poi vorrei aggiungere che sarebbe ancora buonissima ed utilissima cosa pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano.

Mariano Comense, 7 Ottobre 1896.

Sac. FERDINANDO MINOTTI.

Maria Consolatrice degli afflitti.

Un giorno del mese di giugno dell'anno> 1895 fui assalito da forti dolori come di contrazione nel mozzicone, che mi rimane della._ gamba destra. Tutto il giorno lo passai molto male, potei però camminare e disimpegnare le mie occupazioni, non così alla sera ; non sapevo più in che posizione mettermi pertrovare qualche sollievo. Mi misi a letto credendo poter riposare un poco; inutile, peggio di prima : il male era così acuto, che mi fece. uscire un forte sudore per tutto il corpo. In tale stato mi rivolsi alla Consolatrice degli, afflitti, con queste parole: - Cara Mamma, Maria: Voi vedete in quale tribolazione mi trovo: se a Voi piace che mi siano alleggeriti questi dolori, fatemi questa grazia, Voi che tutto potete; se invece è di vostro gusto che siano maggiori, così sia, ne sono contento per piacere a Voi. - Questo avvenne intorno le dieci di sera. Io non so più quel che mi avvenisse, poichè mi addormentai quasi subito, nè più sentii dolore alcuno, ed al' mattino all'ora solita mi svegliai riposato così bene come non avessi avuto male alcuno. Oh ! quanto fu buona la Madonna con me, quanto sollecita nell'accorrere in mio soccorso. Oh ! se tutti ricorressero di cuore a Maria Ausiliatrice in ogni loro necessita, proverebbero quanto grande sia la bontà della Madre di Dio e Madre nostra tenerissima. E però desidero che questa grazia sia pubblicata nel Bollettino Salesiano, affinchè sempre, più si accresca nei cuori la divozione alla Mamma Celeste Maria Ausiliatrice.

Messico, 7 Ottobre 1896.

PIETRO TAGLIAFERRI.

Salus infirmorum, ora pro nobis.

Maria Vergine è pur sempre la vera Ausiliatrice di quelli che a Lei si raccomandano con fede. - A mio figlio Giovanni, d'anni diciasette, in seguito ad una grave ferita con ferro tagliente in un piede, si erano formate sul piede stesso delle piaghe, che davano a temere più che la ferita medesima. Questo stato di cose durava da oltre due mesi, e mi preoccupava assai il timore che mio figlio non ne potesse più guarire perfettamente. Vedendo inefficaci i rimedii umani, il 24 maggio scorso pensai di raccomandarmi a Colei che è Salute degli infermi, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani. D'allora in poi mio figlio andò sensibilmente migliorando, ed ora è perfettamente guarito ed in grado di applicarsi, come prima, ai faticosi lavori campestri - Ne sia lode alla Celeste Benefattrice. Accludo vaglia di L. 2,50 per una Messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice.

Salto Canavese, 12 Ottobre 1895.

CAROLINA BALERIA DEIRO. Miracoloso effetto della medaglia di Maria Ausiliatrice.

In principio dell'anno passato sotterrai in ogni angolo del mio podere, campo, prato e vigna, una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice; parimenti una medaglia di sì buona Madre appesi a ciascun albero da frutta, e misi in ogni stanza del mio abituro, fiduciosa che la Vergine Ausiliatrice mi avrebbe liberata da ogni malanno e avrebbe resa abbondante la mia raccolta. Le mie speranze non andarono deluse. Difatti la raccolta di quest'anno, come pure quella del passato, fu assai più copiosa che non per l'avanti, mentre l'annata nelle nostre regioni andò alquanto malo pel cattivo tempo. Intimamente persuasa che ciò si debba attribuire alla potente intercessione di Maria Ausiliatrice, piena di riconoscenza invito tutti coloro che si trovano nelle mie condizioni, a voler mettere sotto la protezione di sì amorosissima Madre le loro campagne e tutti i loro affari, valendosi dello stesso efficacissimo mezzo sopradescritto, e intanto mi sia permesso d'alzare la mia voce e gridare con tutta l'effusione dell'animo mio riconoscente: Sia benedetta, lodata e ringraziata Maria SS. Ausiliatrice !

Weberlingen (Lago di Costanza), 7 Novembre 1896. SOFIA VED. SORG.

Il Sig. Giovanni Marcheselli di Persiceto, in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta dalla SS. Vergine invia Lire Cinquanta quale prima offerta a vantaggio delle Missioni Salesiane.

Il Sig. Bartolomeo Vogliolo, Maestro a Montaldo Scarampi fa celebrare una Messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice per avergli salvata la moglie e la bambina, investite ambedue dalle fiamme nelle vesti.

La Sig.ra Eugenia Giusto -Tommasetti, Venezia, la quale da lungo tempo attendeva una promozione nell'impiego del marito, dopo delusioni ed amarezze, fatto ricorso alla Vergine Ausiliatrice, ne fu tosto esaudita. Ringraziando la pietosa Regina del Cielo, ne invoca la potente protezione e l'amorevole assistenza per nuove angustie sopraggiunte.

La Sig.ra Lucia Mina, Maestra a Villarbasse, nell'effusione della sua più viva riconoscenza a Maria Ausiliatrice, per aver prontamente esaudita una sua preghiera, sente il bisogno di benedire e ringraziare la sua celeste Salvatrice.

Il Sig. Valentino Paterchiutto, Cooperatore Salesiano, dopo aver tentato tutti i rimedii dell'arte per guarire un figlio che si incamminava a certa morte e di averli trovati inutili, fe' ricorso a Maria SS. Ausiliatrice e riebbe il figlio sano. Per mezzo del Sac. Luigi Mas, Parroco di Altimis, sciolse il voto fatto spedendo L. 7.

La Sig.ra Agata Rossi - Franzero di Torino, tormentata da più di un mese da mal di gola sì forte che le pareva di soffocare, intraprese una novena di preghiere a Maria SS. Ausiliatrice. Al terzo giorno si sentì migliorare; e liberata perfettamente dal terribile malore, rende vivissime grazie alla sua buona o potente Madre Celeste.

D. Francesco M. Agostinelli di Ostra, colto da mal di nervi cha lo costrinse ad interrompere gli studii, togliendogli eziandio la speranza di poter continuare nello stato ecclesiastico, cui pure egli sentivasi chiamato, dopo aver supplicato per più anni Maria SS. Ausiliatrice, finalmente nel settembre scorso potè esser ordinato Suddiacono, nell'ottobre Diacono e al giorno di Tuttii Santi Sacerdote. Riconoscentissimo alla Madonna di D. Bosco, egli vorrebbe per mezzo del Bollettino far sapere a tutto il mondo che egli è Sacerdote per grazia di Maria Ausiliatrice.

Ringraziano pure di cuore Maria SS. Ausiliatrice per segnalatissimi favori ottenuti mercè la potentissima sua intercessione i seguenti:

Luigi Celledoni, Faedis (Udine). - Canonico Luigi Manias, Ales(Cagliari).-JosephineVallet,Martignon, Aosta. - Maria Lera, Vigone. - Gaudenzina Borsotti, Marano Torino. - Amalia Reginato, Rossano Veneto. - Cristina Sartori, Maser (Treviso). - Salvatore Raineri, Bordighera. - Germano Conter, per una grazia temporale ricevuta da un Salesiano di Riobamba (America). - D. Alessandro Bottazzi, Prevosto di Castellar Ponzano. - Maria Cervini-Elia, Torino. - Vesco D. Savino, Mercenasco. - E. V. G., Messico. - D. Edoardo Lanzarini, Curato a Vetrego di Mirano. - Margherita Solieri, Cotignola. - Francesco Gennaro, Volvera. - Teresa De-Bernardi. - Angela Monticone, S. Damiano d'Asti. - Luigi Albero, Moretta. - Placido Ariano, Bianzè. - Teresa Capa, Farigliano. - Giuseppe Albertino, Torino. - Annunziata Gianotti, Torino. - Lucia Bosio Saluggia. - D. Stefano Torri, Savigno. - Luigia Bagnasco, Cortemiglia. -Maddalena Vittori, Racconigi. - Teresa Motto, s. Giorgio Canavese. - Maddalena Traversa, S. Giorgio di Susa. - Teresa Fariolo, Como. - Giuseppe Barbero, Chivasso. - Giuseppina Catellino; Collegno. - Caterina Momo, Saluggia. - Antonio Bacciarello, Benevagenna. - Cristina Serassio, Vesime-Teresina Ceccato, Montecchio-Elisa Ponta, Grondone. - Teresa Bodoira, Torino. - Gii)rgio Casale, Racconigi. - Giovanna Zucco, Mondovì. - Maddalena Gallo, Caramagna. - Francesco Bussi, Usasio. - Gio. Antonio Cavallero, Carmagnola,

MODELLO DI MADRE CRISTIANA

ossia cenni biografici della Sig.ra Angela Prasca Ved. Lemoyne.

COME annunciammo nel numero precedente, la sera del 29 novembre u. s., moriva in Genova nella veneranda età di anni 81 la Signora ANGELA

PRASCA VEDOVA del Dottore in medicina LUIGI LEMOYNE, fervente Cooperatrice Salesiana, vero modello di madre cristiana.

Visse in istretta relazione con quella plejade di nobilissime matrone genovesi, Pallavicini, Cambiaso, Cataldi, Ghiglino, Cattaneo, Parodi e altre molte che furono splendore di virtù e fuoco di carità in mezzo ai loro concittadini, poiche non vi fu opera buona che non sostenessero con generose largizioni e con saggi consigli. I ricordi più cari della sua fanciullezza, dei quali raramente parlava, erano un viaggio fatto a Roma e una sera del Santo Natale, innanzi ad un gentile presepio, in compagnia della Venerabile Maria Cristina di Savoia. Di questa conservò sempre i doni come preziosa reliquia.

Divenuta madre di famiglia, volle essa stessa allevare tutti i suoi otto figliuoli. Base del suo sistema educativo fu istillare nelle loro anime tenerelle il santo timore di Dio ed una affettuosa divozione alla Vergine Santissima, vigilare continuamente sulla loro condotta, insegnar loro il catechismo, e pregare continuamente per essi. Volle ritenere per sè le fatiche della loro prima istruzione, insegnando loro a leggere e a scrivere e i primi elementi della lingua italiana e francese. Donna umile, di pazienza eroica, aliena da ogni divertimento, era tutta chiesa e casa. Amantissima delle pratiche di pietà, avida di udire la parola di Dio che riteneva mirabilmente nella memoria, di ascoltare la santa Messa anche tutti i giorni per tempissimo e della frequenza de' Sacramenti, pure sapeva a tutto ciò anteporre i suoi doveri famigliari, limitandosi all'occasione ad osservare con fedeltà i soli precetti di Dio e della Chiesa. Il suo affetto per i suoi cari era sereno, tranquillo, direi quasi angelico, e non si vide mai abbandonarsi a tenerezze inconsulte, sensibili, egoistiche, poiché sapeva che il vero amore è sinonimo di sacrifizio. Sua divisa era: Dio sopra ogni cosa. Quando il suo primogenito le confidò dí essersi risolto per la vita religiosa sotto la bandiera di D. Bosco, essa tolse sopra di sè il difficile compito di ottenergli la licenza dal padre, e quando l' ebbe : - Va, gli disse, dove il Signore ti chiama. Io non piangerò, ma ricordati di pregare per me. - Alla prima partenza dei Missionari Salesiani per l' America nel 1875, vi fu persona, la quale per metterla alla prova le disse : - E non sa che eziandio il figliuol suo è destinato per le Missioni e domani si imbarcherà co' suoi confratelli? -La buona madre parve scossa un istante a quell' improvviso annunzio, ma subito rimessasi, rispose pacatamente: - Mi sembra che mio figlio avrebbe potuto usarmi la delicatezza di palesare a sua madre tale risoluzione. Del resto io in questo ho nulla a vedere. L' ho dato al Signore e non ho più alcun diritto sovra di lui - Ma il buon Dio, che permise tale conferma di generosa offerta, si contentò di questa e lasciolle il figlio tanto che potè assisterla nel suo passaggio all' eternità.

Negli ultimi suoi anni le si fece osservare da persona amica, come per assisterla sembrasse conveniente richiamasse ella in casa la figlia, che da parecchio tempo aveva fatta professione religiosa nella Congregazione delle Suore di Maria SS. Ausiliatrice: - Io non ne ho bisogno, rispose che se mia figlia venisse per dimorare con me, credo che le chiuderei la porta in faccia; o senza dispensa o con dispensa, non voglio che manchi alla promessa fatta al Signore. Un fedifrago non porta mai benedizione.

In tutto il tempo della sua vita fu zelante promotrice dell' Opera della Propagazione della Fede, Collettrice dell'Opera della S. Infanzia per la salvezza dei fanciulli Cinesi, vi aggregava gran numero di persone, cooperava alle lotterie, promovevane le care festicciuole, ed ogni anno pel Santuario di Virgo Potens presso Sestri Ponente organizzava solennità e processione per i bimbi ascritti, procurando a sue spese quanto era necessario. Il suffragare le anime del Purgatorio specialmente per mezzo dei pii sodalizii era il suo più vivo impegno. A tutte queste opere faceva aggregare i suoi bamboletti, fin dai primi giorni di mano in mano che venivano alla luce. Nessun poverello, nessun religioso mendicante si rivolse a lei senza ricevere sussidio e di ciò aveva fermato proposito. Per queste sue carità, non volendo ledere l' eredità dei figli, che da sola seppe amministrare e conservare integra in mezzo a varie difficoltà, si impose privazioni inaudite, delle quali si scoperse il segreto alla sua morte; poichè vi si assoggettava con tale naturalezza da non lasciarsi mai scorgere.

D. Bosco ebbe per lei una stima grandissima, ed essa asseriva che dopo la morte del servo di Dio ebbe a provarne più volte l' evidente protezione in gravi circostanze. E la buona Signora per D. Bosco e per le sue Opere fu di tale generosità da meritarsi di essere considerata come una delle nostre più distinte Cooperatrici. Amava i Salesiani e da essi veniva cordialmente riamata. Mons. Cagliero, Mons. Costamagna, Mons. Lasagna, Mons. Fagnagno ed altri distinti Missionarii, ritornando dall'America e partendo per le loro residenze, non mancavano di visitarla e di intrattenersi molto tempo con lei che onoravano col nome di madre. Tutto il tempo infatti che le restava libero dalle occupazioni casalinghe, lo impiegava a fare calze per gli orfanelli di D. Bosco, e sorpresa dall' ultima malattia lasciava le sue maglie incompiute sui ferri. Ricevuto il Santo Viatico e rinvenuta da lunga e profonda preghiera, disse agli astanti : - Ho pregato per D. Rua, per i Salesiani e specialmente peri Missionarii. - Il mattino stesso del giorno della sua morte, interrogata se volesse bene ai figli di D. Bosco e alle Suore di Maria Ausiliatrice, rispondeva, sorridendo : - Li amo tanto, che ho quasi timore sia fanatismo il mio. - Due ore dopo, confortata dall' Estrema Unzione e dalla benedizione papale, avendo inginocchiati intorno al suo letto tutti e soli i suoi figli, fra i quali due Sacerdoti ed una Religiosa, spirava senza agonia la sua bell' anima. Lasciava scritto per i suoi cari figliuoli questo motto : - Che il Signore vi dia la sua santa benedizione, vi raccomando di star tutti d'accordo, di vivere da buoni cristiani.... e a rivederci in Paradiso.

Di quest'ottima madre il figlio primogenito Sac. Giovanni Battista Lemoyne, nostro carissimo Superiore e Redattore del Bollettino Salesiano per molti anni, nel 1879 intesseva un soavissimo encomio, in cui egli, mentre scolpiva, con l'aurea sua penna, l'immenso amore che la madre sua gli portava, palesò appieno quello per certo non minore che in cuor suo nutriva verso di lei, sicchè sarebbe un venir meno al compito nostro, non riproducendo questo capolavoro di mirabil gara dell'amor materno e figliale.

Una grazia che molti non ebbero ed alla quale molti di coloro che l'ebbero non badarono.

Spesso commosso io inedito

Le gioie e i cari incanti

Di un tempo, in cui l'ingenua Mia voce i primi canti Scioglieva, e ad ineffabili Speranze apriva il cor.

Ah no: quel dì non sparvero D'ogni letizia pieni, Quando una voce mistica Dal ciel diceami: vieni; Ne' suoi possessi il termine Pose per te il Signor.

O cari istanti ! o palpiti,

Che non comprende il mondo, Che mi salvar dal vortice Di Babilonia immondo: Voi foste l'incrollabile Sostegno alla mia fè.

Ma chi di fiori sparsemi

Di vita i miei primi anni, Chi mi difese, e incolume Mi trasse dagli inganni, Che ognor tendeva Satana All'inesperto piè?

Ben lo rammento, o Vergine Madre, del ciel Regina, Cui reverente estatico L'orbe universo inchina, Cui d'alma grata un cantico Novello scioglierò.

Allor che vidi splendere

La prima volta il giorno, Sotto muliebri spoglie, Alla mia cuna intorno, Vidi vegliare un angelo, Che in volto mi baciò.

Mia madre ! Inestimabile D'ogni virtù tesoro, Scelta dei casti spiriti Tra il più fiammante coro, Fu il tuo primiero ausilio, La prima grazia fu.

Il nome tuo ripetere

Mi fece inconscio ancora, Quel nome che l'empireo Qual musica innamora,

Che primo emise il pargolo, Tuo santo, il buon Gesù.

E quando i passi muovere Potei, la mamma mia Innanzi alla tua immagine Guidavami: È Maria, Dicea commossa; Pregala, Sii buono e t'amerà.

Ed io giungea le piccole

Mie mani, e il guardo fiso Tenea su quell'effigie: Un celestial sorriso Sembrava al mio rispondere Omaggio di pietà.

E dell'accesa lampada Rammento la fiammella, Della mia fede simbolo, Allor sì viva e bella! Non cadrà mai dall'anima Quel vivido splender.

E se l'altar domestico Per me di faci tante A te splendeva, o Vergine Del Santo Amore, innante, E di mia madre merito Che m'infornava il cuor.

I serti non dimentico

Di rose e di viole,

Delle campane il giubilo Al sorgere del solo, Delle campane il flebile Suono al cader del dì.

La mamma allor chiamavami, Ed ave a te dicea, Ave Maria, prostrandomi Con gaudio ripetea, Quell'ava che degli esuli La redenzion compì.

Oh quante volte al tacito Morir del giorno, all'ara La vidi innante supplice,

E sulla faccia cara Sorpresi il pianto scorrere,

E non sapea perchè?

E, madre mia, non piangere Io le dicea piangendo,

Ed essa al san stringendomi Andava ripetendo: Perciò ti salvi, o figlio, Prego Maria per te!

Un dì per mano trassemi Al tempio tuo, Maria,

E un aureo cuor porgendomi, Ponlo sull'ara e sia, Mi disse, un pegno stabile Che le sarai fedel.

E allor che in mezzo al turbine Andrai del secol rio, Il cuore tuo, rammentalo, Lo consacrasti a Dio; Tu di Maria sei figlio, Maria ti attende in ciel.

Gli sguardi suoi sì teneri, Quell'ispirato accento, Innanzi ancor mi brillano, Dentro dell'alma io sento, E foro il mio presidio Pel lubrico sentier.

Ed io promisi, e memore

Del suo materno detto, A mille doppi crescere Sentii l'amor nel petto,

Che a te portava, o Vergine. Negli anni miei primier.

Del dono inestimabile

Di santa genitrice

A te sien dunque grazie ! Essa fu allor felice, Quando mi vide fervido Sol per la tua beltà.

Tu se' degli anni teneri

La dolce ricordanza,

Negli anni che m'attendono Tu se' la mia speranza, Tu se' l'amore, il gaudio Di mia presente età.

E quando giunto il termine Vedrò della mia vita, Se mi turbasse un lugubre Pensier la dipartita, La cetra colle gelide Mie dita toccherò.

E il nome tuo dolcissimo Invocherò, Maria !

E allor dal ciel rispondermi Udrò la mamma mia,

E insiem con lei fra gli angeli Ai piedi tuoi verrò.

SAC. G. B. LEMOYNE.

AI GIOVANETTI

LA PRIMA VIRTU' DI UN GIOVANE

Amici Carissimi,

BUON anno ! Buon Capo d' Anno ! È l' augurio soave e caro che voi sentiste risuonare sul labbro di tutti allo spuntare del nuovo anno: augurio benedetto che voi pure colla più viva figliale tenerezza pronunciaste ai vostri parenti, ai vostri amici, agli amati vostri genitori.

Buon anno ! Buon Capo d'anno ! vi ripeterò anch'io coll' animo ripieno di santa letizia nel potermi ancora quest' anno presentare a voi, o miei buoni amici, augurandovi dal cielo ogni prosperità ed ogni bene.

Nè io mi contenterò d'un semplice augurio, per voi, o miei cari giovani ; ma vi indicherò altresì il mezzo migliore per poter passare felicemente non solo questo, ma tanti e tanti altri anni.

Sapete qual' è ? L' obbedienza ai vostri genitori e superiori!

È il Signore medesimo che ve lo dice : Onora tuo padre e tua madre e avrai lunga vita sopra la terra.

Ma in che cosa consiste quest'onore dovuto ai genitori ? Ve lo dirò colle parole di quel grande amico dei giovani che fu Don Bosco, della cui morte ricorre appunto in questo mese il nono anniversario. Consiste nell'ubbidienza, nel rispetto e nell'assistenza.

« Anzitutto nell' ubbidienza; e però quando i vostri genitori vi comandano qualche cosa, fatela prontamente, senza mostrarvi ritrosi, e guardatevi bene dall'essere di quei tali che brontolando alzano le spalle, crollano il capo, e, quello che è peggio, rispondono insolenze. Costoro fanno grande ingiuria ai loro genitori e a Dio medesimo, il quale per loro mezzo comanda questa o quella cosa. Il nostro Divin Salvatore, quantunque onnipotente, volle insegnarci ad ubbidire, sottomettendosi in tutto alla Beata Vergine sua Madre ed a S. Giuseppe nell' umile mestiere di falegname; e per ubbidire poi al suo celeste Padre si offrì a morire tra gli spasimi sulla croce.

» Dovete altresì portare grande rispetto al padre e alla madre, e non intraprendere cosa alcuna senza il loro permesso, nè mai mostrarvi impazienti in loro presenza, nè scoprirne i difetti. S. Luigi Gonzaga non faceva cosa alcuna senza licenza, e non essendovi altri, la chiedeva agli stessi servitori. Il giovane Luigi Comollo - un santo giovanetto, compagno di Don Bosco nel Seminario di Chieri, ove finì i suoi giorni nel 1839 - fu un giorno costretto a star lontano da' suoi genitori più che gli avevano concesso. Ma, giunto a casa, piangendo chiese umilmente perdono della disubbidienza involontariamente commessa (1).

» Inoltre ai genitori devesi prestare assistenza nei loro bisogni, aiutandoli in tutti quei servizi domestici, di cui sieti capaci, consegnando loro ogni danaro, regalo o roba che vi possa venire tra le mani e facendone solamente quell' uso che dai medesimi verrà suggerito.

» È pure stretto dovere di un giovane di pregare mattino e sera pei suoi parenti, affinchè Iddio conceda loro ogni bene temporale e spirituale.

» Quanto ho detto circa l'ubbidienza e il rispetto ai vostri genitori, s' intende pur detto di ogni vostro superiore, ecclesiastico o secolare, dei vostri maestri o istitutori, dai quali parimenti riceverete volontieri, con umiltà e rispetto, gli insegnamenti, i consigli, le correzioni, perchè ogni lor comando è indirizzato a vostro maggior vantaggio e perchè l' ubbidienza prestata ai superiori è come prestata a Gesù Cristo medesimo ed a Maria Santissima.

» Abbiate molta confidenza coi vostri genitori e coi vostri superiori. Siate sinceri con loro, non coprendo mai con finzioni e molto meno con negazioni i vostri mancamenti. Dite sempre con franchezza la verità, memori che le bugie vi rendono figli del demonio, principe della menzogna, e vi disonorano in faccia ai genitori, ai superiori ed ai compagni medesimi. Fate in modo che i consigli e gli avvertimenti dei vostri mag giori siano regola costante del vostro vivere e del vostro operare (1).

Don Bosco conchiudeva la sua esortazione con queste parole: - Beati voi, o giovanetti, se così farete; i vostri giorni saranno felici. - Ed io vi aggiungo: - I vostri giorni saranno felici e lunghi, secondo la divina promessa e secondo i vostri e i miei desiderii.

Vostro Aff. ° Amico DON GIULIVO.

(1) Di questo santo giovinetto D. Bosco ha scritto con aurea semplicità alcuni cenni biografici che formano un bel volumetto in 32 di pag. 120, vendibile presso la Libreria Salesiana al prezzo di Cent. 20.

(1) Queste belle parole, ch' io sentii più volte sgorgare dal cuore più che dal labbro del mio buon Padre, sono pure stampate in quel caro libretto di divozione scritto da D. Bosco intitolato« Il Giovane Provveduto» che voi tutti, o giovanetti, dovreste possedere. Costa solamente L 0,80 e lo potreste facilmente trovare presso tutte le Librerie Salesiane. Per le giovanette D. Bosco ha pure pensato colla « Figlia Cristiana provveduta » che si ha allo stesso prezzo.

NECROLOGIA

OGNI volta la morte ci rapisce alcuno dei nostri zelanti ed esìmii Benefattori , noi proviamo in tutta la sua estensione quell'inesprimibile sentimento che, generato dall'amore e dalla gratitudine, si identifica nel dolore e nel desiderio vivissimo dell'amico e fratello perduto.

È in simili occasioni che vorremmo, inspirandoci alle mestissime note di Geremia ed Isaia, palesare a tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici non solo i sensi dell' animo nostro, ma eziandio tessere un degno e particolareggiato encomio dei benefizi prodigatici dal defunto.

A ciò fare però siamo il più delle volte impediti dalla grande abbondanza di materia. Preghiamo quindi i parenti e amici dei nostri Benefattori defunti, a benignamente compatirci, se, nonostante il nostro buon volere, non possiamo dare lunghe e ben dettagliate Necrologie.

MONS. SILVINO NERVI Prevosto e Vicario For. di Trino Vercellese.

Questo esimio e munificentissimo nostro benefattore veniva chiamato da Dio misericordioso, a ricevere il premio delle numerose sue buone opere, la sera dell'8 dicembre 1896, giorno consecrato all'Immacolata Concezione di Maria SS., la quale volle così premiarlo anche in faccia al mondo del grande amore, con cui egli l' aveva onorata mai sempre durante la sua vita.

La sua morte fu uno schianto per tutti i cittadini di Trino Vercellese, perchè in lui perdevano l'amato Pastore che già da 23 anni li guidava nella via della salute eterna con zelo veramente apostolico. Ciascuno piangeva in lui la perdita di un Padre, d'un amico, d'un consigliere ... E quanto egli fosse riamato da' suoi fedeli parrocchiani chiaramente fu dimostrato nella sua sepoltura, a cui intervennero ben 6000 persone, unitamente alle rappresentanze delle Autorità civili ed ecclesiastiche e di tutti gli Ordini religiosi ed Istituti della città. Si può dire, senza errare, che tutti i buoni Trinesi vollero deporre un fiore o versare una lagrima di riconoscenza sulla sua gelida salma.

Ma se la morte di lui fu acerba e dolorosa a tutti i Trinesi e conterranei, acerbissima e dolorosissima fu al cuore dei Salesiani a lui in modo speciale legati dal vincolo della gratitudine e della riconoscenza. Grande ammiratore delle Opere di D Bosco, di cui condivideva le idee ed i sentimenti ; zelantissimo della salvezza delle sue pecorelle e particolarmente della gioventù ch'egli vedeva miseramente crescere ignorante e viziosa, si fece caldo promotore dell'erezione d'una chiesa e d'un locale attiguo, in cui tanta gioventù abbandonata potesse ricevere l'istruzione adatta ed esercitare comodamente le pratiche del buon cristiano.

Coadiuvato dalle offerte di numerose persone del luogo, il 15 agosto 1877, egli poneva la prima pietra d'un'artistica chiesa che volle dedicata al Sacro Cuore di Gesù, ed in capo a tre anni l'opera fu terminata ed aperta a beneficio dei giovanetti.

Nel 1883 vedendo che da solo non poteva attendere a tutto, cercò di realizzare il desiderio che sempre aveva fitto in cuore : di avere cioè nella sua Parrocchia alcuni Figli di D. Bosco per l'educazione della gioventù. Scrisse all'indimenticabile nostro Padre D. Bosco, supplicandolo a voler assumere la direzione del suo Oratorio festivo ... Siccome però tutte le opere della Provvidenza divina debbono essere provato al crogiuolo della costanza, D. Bosco, sì per mancanza di personale come di mezzi materiali, gli rispose che per allora non poteva e con parole di speranza l'incoraggiò a proseguire egli stesso nella santa impresa .... Altri forse che non fosse stato della tempra di Mons. Nervi, si sarebbe certo scoraggiato in mezzo alle tante difficoltà che lo battagliavano, ma egli fidente nella parola di D. Bosco, sperò e continuò, con costanza degna di alta ammirazione, per ben 7 anni, in capo ai quali il Signore lo volle premiare concedendogli i mezzi necessari per completare la sua istituzione ; la qual cosa egli potè fare coll'aiuto del Canonico Antonio Montarolo, che lo lasciava erede fiduciario di tutti i suoi beni. Allora pieno di fiducia di esser esaudito, interponendo l'intercessione di Mons. Basilio Leto di venerata memoria, pregò il Rev.mo Sig. D. Rua a voler dar compimento alle promesse di D. Bosco. La risposta fu affermativa e nell'ottobre del 1890 un drappello di Salesiani prendeva possesso dell'Oratorio di Trino. Così egli vide compiuti i suoi voti, e per ben sei anni continuò sempre n prodigare ai Figli di D. Bosco tutti i benefizi della sua carità che non aveva limiti.

Nel 1894 il Sommo Pontefice Leone XIII, ve nuto a cognizione del gran bene che egli operava in Trino, lo decorava del titolo di Monsignore e lo assumeva a suo Cameriere Segreto. Il delicato pensiero del Vicario di G. C. gli fu certo di somma consolazione; ma egli andava già preparandosi, col sopportare con rassegnazione la croce che Dio gli volle regalare negli ultimi due anni, a ricevere un premio infinitamente più grande e più onorifico dalle mani medesime di Gesù Redentore col metterlo a parte del bel Paradiso, in cui abbiamo viva fiducia che egli goda e trionfi in compagnia di D. Bosco. Tuttavia, non essendoci lecito scrutare i giudizi di Dio, lo raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori, cui egli amò e predilesse con particolarissimo affetto.

D. MANFREDO ORTELLI Parroco e Vicario For. di Vira Gambarogno.

La morte di questo zelante sacerdote, avvenuta in Como il 26 novembre 1896, fu dolorosissima non solo ai Cattolici Ticinesi, ma eziandio ai Salesiani, i quali perdettero in lui un amico vero ed un zelatore esimio. Egli consumò tutta la sua vita lavorando indefessamente e pel trionfo della causa cattolica nel Canton Ticino, sua patria, e per la massima diffusione della cooperazione salesiana presso tutti quelli cui, in qualsiasi modo, poteva avvicinare. Dotato di fino ingegno aveva una forza persuasiva tutta propria, per cui in breve divenne nella Gambarogna l'anima dell'azione cattolica e l'apostolo fervido di molteplici opere di carità, ed in particolare delle nostre Missioni d'America. Per la sua eloquenza era stimato e venerato da tutti i Ticinesi ; i buoni lo amavano, ed i cattivi ne temevano la maschia sua attività. Il Signore, nei suoi imperscrutabili giudizi, lo rapiva da questo mondo proprio quando più necessaria sembrava l'opera sua, e nel pieno vigore degli anni, poichè non ne contava che 43! ... Sia fatta la volontà di Dio! E noi mentre deponiamo sulla sua tomba in Vira Gambarogno questo mesto fiore, simbolo della nostra riconoscenza, da Dio misericordioso gli preghiamo il riposo dei giusti, e lo raccomandiamo alle preghiere di tutti, ma in particolare a quelle dei nostri Cooperatori e Cooperatrici del Canton Ticino, tra cui ci auguriamo che molti altri abbiano ad imitar lo zelo e la carità fervida di D. Manfredo Ortelli.

Raccomandiamo pure alle preghiere dei nostri Cooperatori l'anima bella di mons. VINCENZO SALLUA, Arcivescovo Tit. di Calcedonia, Commissario generale della S. R. ed U. Inquisizione, dell'inclito Ordine di S. Domenico, volata al Paradiso da Roma la notte del 21 dicembre scorso. Poi molti e segnalati servigi resi alla nostra Pia Società in varie circostanze, D. Bosco lo ha sempre tenuto in conto di grande amico e benefattore. Gli conceda Iddio il premio di tanto suo benemerenze!

R. I. P.

NOTIZIE VARIE

BENEDIZIONE della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Chieri.

In soli otto mesi di tempo la città di Chieri vide sorgere come per incanto questa nuova chiesa ad onore di Maria SS. Ausiliatrice. Al 15 marzo dell'anno scorso S. Ecc. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Torino con tutta la solennità del rito ne poneva la pietra fondamentale ; al 7 novembre Don Rua colà si recava per benedire il nuovo edifizio ed aprirlo al divin culto.

Alle 12,30 di quel sabbato il nostro Rev.mo Superiore era ricevuto alla stazione dai RR. D. Paolo Albera, Direttore spirituale della nostra Pia Società che l' aveva preceduto il giorno innanzi, D. Modesto Davico, Direttore dell'Oratorio di S. Luigi, e D. Giovanni Branda, Direttore dell'Oratorio ed Istituto di S. Teresa, il promotore di questa nuova costruzione.

Verso le 17,30 ebbe principio la funzione. D. Rua, assistito da numeroso clero, a porte chiuse compì la rituale benedizione.

Verso le ore 18, una moltitudine di popolo si riversò nel nuovo tempio, che, quantunque non ultimato in ogni sua parte, faceva bella mostra di sè nella sveltezza delle sue linee.

Si cantò il solenne Te Deum, s'impartì la benedizione col SS. Sacramento, e poscia D. Rua rivolse agli astanti calde ed affettuose parole, rifacendo la storia dell'Oratorio di Chieri dal giorno in cui il benemerito Sig. Bertinetti colla propria consorte decise chiamare il venerato D. Bosco erede delle sue sostanze.

Esortò ad esser costanti nell'aiutare i Salesiani, ricordando che ottima maniera d'impiegare il danaro è impiegarlo a favore della gioventù.

Molti Cooperatori e Cooperatrici Chieresi passarono poi a presentare i loro ossequi al Successor di D. Bosco, dal quale ebbero tutti una parola di conforto e d'incoraggiamento a continuare alacremente a cooperare a queste opere di spirito prettamente cattolico.

All' indomani, domenica, ed al lunedì solenni funzioni nella nuova chiesa. Grande fu il concorso del popolo chierese, che volle dimostrare quanta pietà nutra in cuore e quanta divozione verso Maria SS. Ausiliatrice. Tutto il giorno la nuova chiesa ebbe visitatori, sia per acquistare il tesoro delle S. Indulgenze concesse per l'occasione, sia anche per ammirare il maestoso monumento erettosi alla grande Ausiliatrice dei Cristiani in così breve lasso di tempo.

Alle ore 18 della domenica il nostro Sac. D. Tommaso Pentore pronunciò un magnifico discorso di circostanza, a proposito del quale l' ottimo

Cittadino Chierese dice che « avrebbero dovuto trovarsi ad ascoltarlo certi dottori in quarantottesimo che amerebbero fosser chiuse le Chiese od aperte per formalità forse due volte all'anno cesserebbero costoro di gridare - meno Chiese - quando sapessero che-meno Chiese-vuol dire più prigioni e più galere - »

Commovente infine riuscì la funzione del lunedì, colla quale si chiusero le feste, che ebbero un sol torto, di essere cioè troppo brevi.

Non possiamo terminare questa breve relazione senza prima tributare una parola di elogio all'ottima Schola Cantorum, diretta dal sig. Mondo, - che fusa per la circostanza colla Scuola di S. Luigi, eseguì ottima musica con sentimento, colorito ed espressione, e presentare i nostri più sentiti ringraziamenti al zelante Comitato di Dame promotrici di questa chiesa per la solerte ed intelligente opera loro, ed all'ottimo Clero Chierese per l'efficace appoggio ed aiuto prestato in quest'impresa ed in queste feste, specialmente ai RR.mi Canonici Unia, Chiaffrino e Teol. Prof. Zucchi, il cui affetto pei Salesiani è ben degno di particolar menzione.

Come a chiudere degnamente la serie di queste care feste, otto giorni dopo si aggiunse la preziosa e graditissima visita di S. Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo, accompagnato dal Rev.mo Arciprete Can.co Duina, dal Rev.mo Chiaffrino, Rettore di S. Filippo, e dal Segretario. Fu ricevuto alla porta dai Salesiani e da bel numero di persone accorse all'annunzio dell'illustre visita, e nell'interno dalle alunne dell' Educatorio colle loro Maestre schierate in due ali, mentre una parte di esse dalla cantorìa eseguirono un grazioso mottetto. Monsignore, dopo aver adorato il SS. Sacramento, rivolse ai presenti belle parole di compiacenza per la nuova chiesa già condotta a termine, donde si ripromette gran bene per la gioventù chierese, e di incoraggiamento alla divozione verso di Maria SS. Ausiliatrice. Benedisse gli astanti e poi passò nell'annesso Istituto, dove quelle allieve gli presentarono i loro omaggi di sudditanza e di sentita gratitudine.

A lui e a tutti quanti i nostri cari benefattori e benefattrici della città di Chieri porgiamo i sensi della nostra profonda riconoscenza.

L'EM.mO CARDINAL FERRARI.

Dall' Osservatore Cattolico apprendiamo quanto segue: « La domenica 20 dicembre l'Oratorio Salesiano di Via Commenda in Milano ebbe l'onore di una visita dell'Em.mo Cardinal Arcivescovo. L'Em.mo Principe indirizzò dapprima un fervido discorso ai giovanetti dell'Oratorio, loro raccomandando di far nascere e conservare poi nei loro cuori Gesù Benedetto e di saper trar profitto dell'ottima educazione loro impartita dai figli di D. Bosco. Poscia rivoltosi ai membri del Comitato, colà convenuti in buon numero, espresse la sua approvazione e commendazione del loro lavoro nell'aver procurato a Milano la presenza e l'opera dei Salesiani, e li incoraggiò a proseguire indefessi nell'erezione ed allestimento della nuova Casa in via Galvani, nella quale si allieta di aver presto a veder raccolti tanti altri poveri giovani. Ed è qui che con linguaggio degno del Borromeo, descrisse i formidabili pericoli di tanta gioventù ancora sprovvista di assistenza ed istruzione religiosa, notando che, per quanto numerosi e rigurgitanti siano gli Oratorii in Milano, sono ancora ben lungi dal soddisfare al bisogno.

» Ben giustamente richiamò la sentenza del Redentore : Filii huius saeculi prudentiores filiis lucis in generatione sua sunt, dimostrandola verificata anche oggi nell'armeggio delle sette che s'appigliano con gran zelo ad ogni industria per attirare alle loro scuole gli incauti giovanetti. Epperò infiammandosi e commovendosi al pensiero di tante anime in pericolo, esclamava : - Chi viene, chi si fa innanzi per liberarle ? - E di nuovo eccitava i membri del Comitato Salesiano a non rimettere della loro attività anche di fronte a difficoltà, ad opposizioni, a prove anche imbarazzanti, segno che l'opera contrastata è voluta e benedetta dal Signore.

» Aggiunse infine che riflettessero alla protesta del Salvatore di ritenere fatto a sè quanto si prodiga a un povero piccino. - « Poteva, esclamò con enfasi, poteva Gesù promettere di più, esibire un premio più lusinghiero ? - È a sperarsi davvero che le sante parole dell'Em.mo Pastore avranno maggiormente accentuato lo zelo degli uditori a favore del nuovo Istituto Salesiano, bisognoso di straordinari aiuti per ammortizzare in parte almeno i forti suoi debiti. »

ALTRA BENEDIZIONE DI CAPPELLA.

Ci scrivono da Intra

« Ad Intra, graziosa cittadina che si specchia nelle acque del Lago Maggiore e che per l'importanza delle sue manifatture è detta la Manchester del Verbano, il giorno dell' Immacolata Concezione si benedisse solennemente la Cappella dell' Istituto Salesiano, la quale servirà pure pei giovanetti che frequenteranno l' Oratorio festivo eretto nel grandioso locale del Collegio, il cui fabbricato, sorgente in mezzo ad ampio giardino in saluberrima e ridente posizione, puossi annoverare fra i migliori che possegga la famiglia salesiana.

» Una splendidissima giornata, favorì l'intervento de' moltissimi invitati, talchè la vasta cappella ne era letteralmente piena.

» Compì la funzione, premettendovi un forbito. discorso, il Rev.mo Sig. Prevosto, il quale si ripromette e spera da quest' incipiente istituzione. un bene incalcolabile.

» Tenne poscia una conferenza sulle Opere di D. Bosco il Direttore del Collegio, e la sua parola facile ed animata raccolse l'attenzione di tutto il numeroso pubblico per circa un'ora. Impossibile dare un sunto di quanto disse, ma siamo certi che le sue parole resteranno scolpite nella mente dei buoni Intresi e produrranno buoni frutti, specialmente per le Opere Salesiane iniziate nella, nostra città in quest' anno. »

NEL COLLEGIO PONTIFICIO DI ASCONA.

La festa dell'Immacolata celebratasi quest'anno, in detto Collegio merita di essere in particolare modo ricordata, perchè fu solenne prova dell'impulso grande che i Salesiani danno allo studio della musica sacra.

I giovani convittori eseguirono con felice successo la grandiosa messa di S.ta Cecilia del Gounod; il « Tota pulchra » del medesimo autore; l' « Ave Maria » del Breitenbach ed un « Tantum ergo » del Mozart.

Ora se si osserva che tutto questo programma fu preparato in un sol mese di tempo e da cantori novelli, apparirà chiaramente e lo zelo e la valentìa di quei nostri cari confratelli, che sì bene corrispondono all'aspettazione generale. Ben di cuore auguriamo che nel Canton Ticino la musica sacra abbia a decorare le funzioni religiose con sempre crescente sviluppo, e che i figli di D. Bosco non rimangano gli ultimi nell'ottenere questo nobilissimo fine.