BS 1880s|1880|Bollettino Salesiano Maggio 1880

ANNO IV. - N. 5.   Esce una volta al mese   MAGGIO 1880

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - Un mistico fonte e l' Ordine Domenicano - Lettera del Maestro del Sacro Palazzo Apostolico - Il mese di Maggio e i divoti di Maria - Tre mezzi di preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice - Invito sacro - La Città di rifugio ovvero Maria Ausiliatrice - Furto ed incendio - Le insidie dei protestanti svelate - I Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice tra gli Indi Pampas e Patagoni - Arrivo dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice nella Patagonia - Partenza di Missionarii - La Patagonia e le Terre Australi del Continente Americano - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Bibliografia - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

UN MISTICO FONTE E L'ORDINE DOMENICANO.

Una delle anime che prescelse Iddio, per mostrarsi sovranamente maraviglioso, fu la Beata Catterina Mattei del Terz'Ordine Domenicano , nata in Racconigi nel 1486, e morta in Caramagna nel 1547, la quale fu sì ricolma di celesti carismi, ed operò in Italia, sopratutto in Piemonte , cotali prodigi, che un celebre letterato di quel tempo, il Principe Francesco Pico della Mirandola, stimò di tramandarli ai posteri con uno scritto immortale (Compendio delle cose mirabili della venerabil Serva di Dio Catterina da Racconigi). La sua vita fu in vero una serie non interrotta di superni favori, che in quel secolo fecondo di eresiarchi e di eretici servirono efficacemente a conservare nella fede i nostri Maggiori, e fecero scrivere che le contrade subalpine, che le diedero i natali , non hanno punto da invidiare né le Rose al Perù, né le Terese alle Spagne , né alla stessa Toscana quella Serafina d'amore, che in questi giorni, nella ricorrenza del V centenario dalla gloriosa sua morte, ha messo in movimento Siena sua patria , anzi il cattolico mondo.

Or bene , la Vergine Racconisia in sua mortale carriera ebbe un giorno la seguente visione. Rapita in mirabile estasi le fu mostrato un limpidissimo fonte a guisa di pozzo, intorno al quale spandevano una soave fragranza varii e bellissimi fiori. Di entro , l'acqua scaturiva così chiara, che vi si scorgevano i più piccoli oggetti. Le galleggiavano sopra alcune foglie e pagliuzze , ma miravansi in 'fondo preziosissime gemme di grandezza e colore diverso. Dall' alto del Cielo poi , dallo stesso trono di Dio, scendeva nel fonte un maraviglioso splendore, e dava luogo ad uno spettacolo così stupendo, che era giocondissimo il contemplare.

Bramosa di conoscere che volesse ciò indicare, la fortunata Verginella ode una voce celeste, che le dice : - Sappi, o figliuola mia, che questo fonte significa l' Ordine Domenicano, al quale tu appartieni. Siccome dal fonte zampilla limpida acqua , così da quest' Ordine si produce una vera e santa dottrina , nella quale , perchè da luce superna illustrata, ognuno vede la propria coscienza, ed i popoli, come in tersissimo specchio, conoscono quello che hanno da praticare e fuggire per loro salvezza. Le foglie poi e leggiere pagliuzze rappresentano i comuni difetti , da cui va inseparabile la vita dell' uomo, i quali però non sono di tal natura da oscurare la chiarezza del fonte, poichè per la vigilanza e lo studio dei buoni Prelati le immondezze sono presto purgate, o messe al di fuori. Le pietre preziose infine che stanno al fondo sono i Santi, dei quali quest' Ordine fu gran padre e maestro; sono i virtuosi soggetti, di che abbonda tuttora e abbonderà sempre (1).

Questa visione fece concepire alla Beata Catterina una sì grande stima dell' Ordine Domenicano, che se fosse nata cento volte, cento volte gli si sarebbe aggregata.

Or, se lo spazio e il tempo cel permettessero, non sarebbe difficile coi fasti della storia alla mano provare quanto veracemente venisse dinotato il rinomatissimo Ordine dalla ricordata visione. Imperocchè cominciando da s. Domenico, suo illustre fondatore , il quale col Rosario ricevuto per man di Maria, co' suoi miracoli e virtù sovrumane , colla sua predicazione sapiente ed efficace, debellò più eretici Albigesi, che non Simon di Monforte col valor delle armi, di quale risplendente corona di Santi e di Sante non adornò la Chiesa quest' inclito Ordine? - Vuoi dei Santi eruditi e sapienti ? Ed ecco il più grande dei dotti, che abbiano fiorito nel mondo , ecco un San Tommaso d'Aquino, appellato giustamente il Sole dei teologi, il Principe dei filosofi, il Dottore Angelico , ed ultimamente da Leone XIII, nella sua mirabile Lettera Enciclica Aeterni Patris, chiamato dei dottori scolastici Duce e Maestro , e della Chiesa Cattolica singolare presidio ed onore : Inter scholasticos Doctores, omnium princeps et magister : Catholicae Ecclesiae singolare praesidium et decus. Or questo dottissimo tra' Santi e Santissimo tra' dotti è appunto un Domenica o (2). Domenicano fu un beato Alberto Magno suo maestro , personaggio che nell'umano scibile non fu superato che dal suo discepolo incomparabile. Domenicano un s. Raimondo da Pegnafort, scrittore e maestro insigne di civile e sacro diritto. Domenicano fu un sant' Antonino Arcivescovo di Firenze, detto ai tempi suoi l'uomo dei consigli. Domenicani furono tanti e tanti altri sapientissimi uomini, i quali in ogni regno e provincia levarono di sè altissimo grido , non meno per la loro insigne dottrina, che per le loro virtù preclarissime , e che più non finiremmo, se li avessimo anche solo a nominare.

E tra i banditori della Fede, quale serie di zelantissimi Apostoli non venne formata dai figli di s. Domenico ? Figlio di s. Domenico un s. Giacinto, che in Asia ed Europa condusse a Cristo innumerevoli infedeli, Tartari e Russi, insieme coi Principi loro ; figlio di s. Domenico un s. Vincenzo Ferreri, che percorse la Spagna, la Francia, l' Inghilterra, l' Irlanda , la Scozia, la Savoia, il Piemonte, il Monferrato, la Lombardia, la Toscana, la Liguria ed altre contrade immense, colla sua parola potente e sonora, quale un' angelica tromba, riscuotendo dal sonno di morte milioni e milioni di anime ; figlio di s. Domenico un s. Luigi Bertrando, che, come s. Francesco Zaverio le Indie e il Giappone , diede alla Chiesa molte tribù e nazioni del nuovo mondo ; figlio di s. Domenico un s. Pio V, che dal soglio di Pietro eccitò i Principi cristiani a collegarsi alla comune difesa, e sommerse nelle acque di Lepanto la potenza della Mezzaluna ; figli di s. Domenico migliaia e migliaia di altri coraggiosi e santi Missionarii, che sparsi per tutta la terra composero tale una dolce e lunga catena, che condusse e strinse a Gesù Cristo popoli per numero incalcolabili.

E tra il debil sesso, vivente o nei sacri recinti, o tra le pareti domestiche, quali e quanti soavissimi fiori non isbucciarono e crebbero presso alla Domenicana mistica fonte, perchè inaffiati dalle sue freschissime onde ? Un eletto fiore Domenicano , il cui gratissimo olezzo di virtù si spande ancora oggidi per tutto il mondo, si fu una santa Catterina da Siena , consigliera di Principi e di Papi, onore d'Italia, vanto della Cattolica Chiesa ; fiori Domenicani non meno graziosi una santa Catterina de' Ricci, una sant' Agnese da Montepulciano , una beata Margherita di Savoia, una beata Luigia di Albertone, una beata Stefania Quinzani, e più altre da farne come un lungo martirologio.

Nè punto mancarono i Martiri Domenicani, che imporporati del proprio sangue, versato per amor di Cristo e in difesa di sua Religione, sì fecero del loro santissimo Ordine quali fiammeggianti rubini. Un martire illustre di cotal Ordine fu un s. Pietro da Verona, che trafitto dai Manichei di Lombardia spirava col simbolo della fede in sul labbro; martiri Domenicani un beato Bartolomeo, un b. Antonio Pavonio da Savigliano, un beato Pietro da Ruffia, vittime de' Valdesi ; martire Domenicano un Sadoc, che in Polonia per amore della Fede cristiana lasciossi mettere a crudel morte dai barbari; martiri Domenicani i suoi quaranta compagni, che nel luogo stesso ne seguirono lietamente l'esempio ; martire Domenicano un beato Antonio Neyrot, che per la medesima causa mostrò in Tunisi la fortezza di santo Stefano, ricevendo nel petto un nembo di sassi ; martiri Domenicani cento e cento drappelli di apostoli intrepidi, che in odio alla Religione Cattolica furono o da pagani, o da eretici, o da altri selvaggi, or nell'antico, or nel nuovo mondo, scannati, bruciati, tagliati a pezzi. E quando porremo fine a questo articolo, se degli eroi ed eroine, se dei Martiri, se dei Confessori, se delle Vergini , se di tante anime , che nel volgere di oltre a seicento anni fiorirono nell' Ordine di S. Domenico, dovessimo tessere un compiuto elenco (1) ?

La precitata visione , e quanto abbiamo accennato in prova di sua veracità ci fu chiamato a memoria da una importantissima lettera, che un Padre Domenicano, nostro Cooperatore, ha scritto poc'anzi a Don Bosco ; lettera, la quale e pei nobili pensieri, di cui è ripiena, e per l'alta dignità di cui è rivestito il suo autore , e soprattutto per la profonda umiltà che ne traspira, è argomento irrefragabile , che il mistico fonte della Domenicana Famiglia continua a scaturire limpide acque di celeste dottrina, continua a mostrarsi adorno di bei fiori di pellegrine virtù ; continua a risplendere nella Chiesa colle preziose gemme dei cospicui suoi membri.

Il Personaggio, che scrisse la prelodata lettera, è nientemeno che il Reverendissimo Padre Vincenzo Maria Gatti, Maestro del Sacro Palazzo Vaticano, che è quanto dire Colui al quale il Papa confidò la cura spirituale di sua Pontificia famiglia, e gli uffizi più importanti e delicati, come a suo intimo famigliare (1). In essa, dopo aver definiti i caratteri e prenotati i segni della divina Missione, l'esimio Padre ne mostra fregiata l' umile nostra Società Salesiana, toccando della sua origine, del suo scopo, delle sue opere. Ciò fatto, Egli con un'umiltà altrettanto profonda quanto è sublime il posto che occupa, passa a ringraziare Don Bosco, e perchè lo annoverò tra i Cooperatori del suo novello Istituto, e perchè gli porse così il mezzo di corrispondere più ampiamente allo scopo dell' Ordine suo ; imperocchè , come Egli sapientemente riflette , le genti da convertire sono più numerose che le convertite, e in queste i peccatori sorpassano di gran lunga il numero dei giusti. Sentenza dolorosa, ma pur troppo vera , la quale dovrebbe accendere in ogni cuor cattolico la fiamma di un ardentissimo zelo per la salute di tante anime, che battono i sentieri della perdizione.

Crediamo di fare cosa gradita e pur vantaggiosa ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici il mettere loro sott'occhio questo prezioso documento. Eccolo in tutta la sua bellezza.

Reverendissimo Sig. D. Bosco,

Ringrazio la Signoria Vostra Reverendissima dell'onore che si degnò farmi, coll'annoverare il mio umile nome tra i Cooperatori del benefico Istituto, di cui Ella è fondatore. So che esso, avvegnachè recente , é già moltissimo diffuso e va di giorno in giorno viemmaggiormente diffondendosi non in Europa solamente, ma eziandio in America. Questa rapida propagazione di gente, che edifica case ed ospizi ove mette piede, vi ferma stabile dimora, e si guadagna la benevolenza e l'amore de' popoli, è certamente argomento dell' utilità religiosa e civile che loro ne viene , e della benedizione che Dio misericordioso largisce abbondantemente sovra l' Istituto e sovra coloro, cui tocca la buona ventura d' averlo nel proprio seno. La Storia c'insegna che la benignità del Signor Nostro Gesù Cristo invia gli uomini secondo il cuor suo e a seconda de' bisogni, ne' quali in diversi tempi versa la Società. E dessa c'insegna pure, che Egli, per quanto grandi sieno i bisogni e calamitosi i tempi, li trasceglie sempre nella sua Chiesa , e non mai fuori di Lei dona Missione straordinaria ad alcuno, come pretesero Lutero e Calvino, i quali anzi di ridurre le popolazioni nell'ubbidienza ai legittimi Pastori, specialmente al Sommo Pontefice Romano , ne le sottrassero. La Misericordia Divina suscita tali personaggi, e gli arricchisce delle qualità necessarie per essere riconosciuti dall'Autorità Suprema idonei Ministri ad esercitare l' Apostolico Ministero, e a formare innumerevoli altri dello stesso spirito da trasmettersi come in eredità ai posteri. Allora veramente comincia in essi la Missione legittima e regolare, fornita di tutto quel potere e di quella giurisdizione, che al mittente nel nome di Gesù Cristo piacque conferire. Di qui nasce la fecondità prodigiosa della Chiesà Cattolica, e dal difetto di tal Missione deriva la sorprendente sterilità del protestantesimo e di tutte le sétte. Esse ponno bensì pervertire, convertire no. La loro origine é da superbia, il loro mandato è dal diavolo: per costui lavorano, non per Cristo: sviano dal sentiero della verità e dell' eterna salute ; e mettono nel sentiero dell' errore e dell' eternale perdizione.

Ella , Rev.mo Padre , fu dal Divino Salvatore eletto a moralizzare la Società Cristiana, togliendo la giovinezza all'ozio e all'ignoranza delle cose di Dio e di sua religione santissima, e a recare la fede tra gli infedeli. Il Sommo Pontefice Romano Vicario di Lui in terra riconobbe questo supremo consiglio , e colla Suprema sua Autorità divinamente conferitagli l'approvò, e die' a V. S. i poteri necessarii ad attuarlo, e la Missione di lavorare nella vigna del Padre Celeste per trarne copiosi frutti di sempiterna vita. Tutti in mano di Dio possono servire al nobilissimo e umanitario scopo della propagazione della fede e della pratica delle buone opere, senza di cui la fede é, non che sterile, morta. Onde V. S. date , secondo la divina ordinazione , le prime parti al Sacerdozio, volle mercè l' opera de' Cooperatori chiamare in aiuto eziandio il laicato, come quello che, stando tuttodì in mezzo alla società, è in grado di conoscerne assai intimamente i mali e i bisogni, dal più alto al più basso, in tutta l' estensione. La messe é molta, gli operai Sacerdoti pochi, e vengono sempre più diminuendo. L' opera dunque del laicato può tornare utilissima sì direttamente facendo esso quanto è in se e la sua condizione comporta, e sì: indirettamente preparando e disponendo gli animi a ricevere docilmente l'azione sacerdotale, che deve santificare quella del laicato, e colla sua benedizione renderla feconda ed efficace. Imperocchè ai Sacerdoti Gesù Cristo disse : Chi voi ascolta, ascolta me : Chi voi spregia, spregia me: « Qui vos audit, me audit : Qui vos spernit, me spernit. » Per lo che Ella con savio intendimento volle chiamare eziandio Sacerdoti esterni a cooperare all'altissimo fine di moralizzare, cominciando sovra tutto dall'adolescenza , perché dice lo Spirito Santo : « Adolescens juxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea; » i semi buoni gettati in terra vergine fruttificano di più. Ma l' azione benefica e vivificatrice non si limita a ciò : Essa sradica vizi ove li trova, toglie miserie ove le scorge, provvede secondo sue forze riunite e moltiplicate ad ogni sorta di necessità: Essa attende alla purità della fede e del costume tra i credenti, e a portare il nome di Cristo dove non ancora fu udito, o adulterata ne fu per gli eretici la dottrina. Missione pertanto universale quanto alle opere e quanto alle persone.

Io sebbene appartenga ad un Ordine avente cotale Missione che da'suoi primordii fino adesso va esercitando con frutto e con zelo , veggo che più ampiamente puossi corrispondere al fine di esso in aiutando eziandio altri Istituti,che Iddio a quando a quando fa sorgere mediante i suoi Servi a ciò eletti per conseguirlo più largamente e più abbondevolmente. Imperocche le genti a convertire sono più numerose delle convertite, e in queste i peccatori sorpassano di gran lunga il numero dei giusti. V'é adunque materia per tutti a lavorare. Ve n'ha pei Missionarii erranti; ve n'ha pei permanenti ; ve n' ha pei predicatori e pei confessori nelle nazioni Cattoliche; ve n'ha pei dotti, cui incombe propugnare la sana dottrina e combattere l'errore; ve ne ha per gl'indotti, cui é dato con le preghiere e con l'esempio cooperare al trionfo della causa di Gesù Cristo, che é la causa nostra, la causa della divina gloria, e della nostra temporanea ed eterna felicità. Io pertanto le rendo di bel nuovo grazie per avermi porto un mezzo di concorrere al nobilissimo scopo del suo Istituto, e datomi impulso a chiedere a Dio maggiori forze per potere effettuare il mio buon desiderio, e corrispondere con quella migliore e più proficua maniera, che per me si potrà, agli intendimenti di Dio.

La prego di raccomandarmi al Signore e alla Immacolata Vergine Augustissima Madre di Lui, affinché consegua quando che sia il fine supremo dell'eterna beatitudine.

Mi creda quale con distinta stima e profondo ossequio mì protesto

Di Vostra Signoria Reverendissima Roma, 5 Aprile 1880.

Umil.mo e dev.mO Servo

P. F. VINCeNZO MARIA GATTI

Maestro del S. P. A. Cooperatore dell'Istituto Salesiano.

(1) V. Opera cit., lib. III, cap. XI.

(2) I ben meritati elogi, che il Maestro infallibile del Vaticano tributa alla dottrina del Dottore Angelico, oltre al riflettersi sopra tutta la Domenicana famiglia, a cui egli apparteneva, sono ancora una conferma del quanto sulla medesima dottrina giustamente si esprimesse 300 anni prima una semplice Verginella, che non sapeva neppure a leggere, ma che da Dio illuminata era nondimeno l' oracolo dei suoi tempi. E qui ci piace riferire alcuni periodi del memorando Documento Pontificio, che riguardano la stima, in che fu sempre tenuta la dottrina di e. Tommaso d'Aquino, il quale anche di per sè solo avrebbe bastato a rendere perenne d'acque la mistica fonte dell'Ordine suo, colle quali irrigare, in ogni tempo e luogo, e campi e giardini della Chiesa Cattolica.

« Gli stessi Ecumenici Concilii , così il Santo Padre Leone XIII, gli stessi Ecumenici Concilii, in cui risplendeil fiore della sapienza raccoltovi da tutto l' universo, si studiarono di onorare in modo singolare Tommaso d'Aquino. Nei Concilii di Lione, di Vienna, di Firenze e del Vaticano si direbbe che Tommaso abbia assistito e quasi presieduto alle deliberazioni ed ai decreti dei Padri, combattendo con invincibile valore e con lietissimo successo contro gli errori dei greci, degli eretici e dei razionalisti.

» Ma somma lode e tutta propria di Tommaso, a niun altro dei Dottori Cattolici concessa, si è l' aver voluto i Padri del Tridentino Concilio che nel mezzo dell' aula delle adunanze, insieme coi codici della sacra Scrittura e coi decreti dei Romani Pontefici, stesse aperta in sull'altare anche la Somma di Tommaso d'Aquino per derivarne consigli, ragioni e sentenze.

» Finalmente parve riserbata a uomo sì incomparabile la palma di strappare di bocca agli stessi nemici del nome Cattolico ossequii, elogi ed ammirazione. Imperocchè è cosa nota, che fra i capi delle fazioni eretiche non mancarono di quelli, i quali confessassero pubblicamente che tolta una volta di mezzo la dottrina di Tommaso d' Aquino , essi potrebbero facilmente affrontare tutti i Dottori Cattolici, e vincerli ed annientare la Chiesa. - Vana speranza senza dubbio; ma non vana testimonianza ». (1) Dalla nostra tipografia di Torino in questi ultimi anni uscirono tre opuscoletti sopra tre Santi dell'Ordine domenicano. Il primo sopra s. Tommaso d' Aquino; il secondo sopra santa Catterina da Siena , il terzo sopra la beata Catterina da Racconigi; scritti eziandio da due Sacerdoti Salesiani. Si vendono presso la Libreria Salesiana.: il primo a Cent. 30, il secondo a Cent. 40, ed il terzo a L. 1 per ogni copia.

(1) L' origine di questo importantissimo uffizio risale al 1218. La sua erezione ebbe motivo dal fatto seguente. S. Domenico aveva in Roma ottenuta dal Papa Onorio III il convento e chiesa di Santa Sabina sul monte Aventino, con una parte del palazzo pontificale per abitazione dei suoi religiosi. Or mal soffrendo il suo zelo che, mentre i Cardinali, i Prelati e i Ministri della Santa Sede si trattenevano col Papa nel Palazzo Apostolico o per affari o per le sacre funzioni, i domestici e segretarii se ne stessero disoccupati, consigliò Onorio III che deputasse qualcuno a far loro morali e cristiane istruzioni. Gradi il Papa il savio consiglio , e a Domenico stesso ne affidò l'incarico e l'esecuzione. Il Santo prese allora a compiere quell'uffizio, e ne riportò frutti cosa copiosi, che Onorio III non solamente volle che egli continuasse, ma decretò che dopo di lui altri e poi altri religiosi dello stesso suo Ordine gli succedessero nella medesima carica , col. titolo di Maestro del Sacro Palazzo; e così avviene tuttora.

In processo di tempo molte altre rilevanti attribuzioni furono aggiunte dai Sommi Pontefici, ed oggidì il Maestro del Sacro Palazzo tiene uno dei primi posti della Pontificia famiglia. Egli è considerato poi suo uffizio quale teologo del Papa. Esamina i sermoni che hanno da recitarsi nelle cappelle pontificie ; esercita speciale giurisdizione sulla stampa in Roma ; ed ogni libro , litografia , incisione e simili, per potersi lecitamente pubblicare nell'Alma Città, oltre la permissione o del Cardinal Vicario, o di Mons. Vicegerente, deve ancora ottenere l'approvazione e la licenza dal Maestro del Sacro Palazzo. E sempre Consultore delle Cardinalizie Congregazioni dell' Inquisizione, dell'Indice. delle Indulgenze e Sacre Reliquie, dei Riti , della correzione dei libri della Chiesa Orientale, dell'esame dei Vescovi in sacra Teologia, ed ancora esaminatore dei Parrochi di Roma pei concorsi, che si tengono avanti al Cardinal Vicario. E presidente altresì del Collegio Teologico dell'Università Romana, che conferisce la laurea dottorale di teologia e di filosofie.. Ha moltissime altre prerogative e facoltà: le quali cose tutte dimostrano di quanto merito e dottrina debba essere fornito tale personaggio, che viene ogni volta nominato dal Papa.

Questo insigne magisterio, senza interruzione da Onorio III, viene, come sopra dicemmo, esercitato da un Domenicano. Da san Domenico sino all'attuale Rev.mo Padre Vincenzo Gatti si annoverano circa 80 Maestri del Sacro Palazzo, tutti segnalati per santità di vita , per cultura di mente e per dignità ecclesiastiche e vescovili. Sedici furono sublimati al Cardinalato. (V. Dizionario ecc. di Gaetano Moroni, art. Maestro ecc. ).

 

IL MESE DI MAGGIO E I DIVOTI DI MARIA.

Tra i mesi dell' anno il Maggio é il più bello, il più caro , il più amabile. Egli è il mese dei fiori, il mese delle speranze. E per questo appunto la Chiesa l'ha consacrato a Maria , come la creatura più santa, più nobile , più sublime , la prima nostra speranza dopo Dio. Quindi é che in questo mese il nome di Maria suona con giubilo per tutto l'universo cristiano. Là, dove il bell'astro del giorno cade a recare ad altre genti lo splendore ed il caldo benefico de' suoi raggi, si canta in cento lingue e cento il nome venerato, e là dove egli sorge si ripete ancora con enfatica gioia. Così questo nome dolcissimo eccita la piè tenera confidenza, l'amore il più soave, il giubilo più puro , ed accende negli animi il fervore di spirito, il santo entusiasmo, che consola e santifica i veri credenti in tutto il mondo.

Nel Maggio i fiori i più olezzanti e vaghi vengono deposti ai piedi di Maria, e gli altari su cui brilla la santa sua immagine si mutano come in giardini di delizie. Allora le anime dei fedeli, tra quel soave profumo levano al Cielo gli infuocati loro sospiri, e si fanno migliori , spandendo nelle famiglie il profumo di preziose virtù.

Nel Maggio tutto invita alla divozione a Maria. Il sorriso del cielo sereno, il lieto cinguettio degli uccelletti, il variopinto ammanto, di cui si ricoprono i prati ed i campi, insomma la natura tutta, lasciata la sconfortante monotonia dell'inverno, e rivestita degli abiti festosi di primavera, c' invita a rendere gloria a Dio ed all'augusta sua Madre.

E questo adunque il tempo opportuno per rivolgere i nostri pensieri ed affetti alla gran Donna, e mostrarsi di Lei affettuosissimi figli.

Fin dal 23 dello scorso Aprile, nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco, si diede principio al mese di Maria , che andrà a terminare colla sua festa del 21 corrente. Schiere di giovanetti dell' Oratorio di S. Francesco di Sales, abitanti di quel quartiere della città, ed altri buoni fedeli si accostano ogni mattina alla Mensa Eucaristica. Lungo il giorno drappelli di fedeli divoti si portano ad ossequiarla al suo altare; altri dai paesi vicini ed anche lontani vi si recano come in pellegrinaggio a deporre un fiore di virtù, ed un voto, ad effondere una cordiale preghiera per sé e pei loro cari. Alla sera, soprattutto dei giorni festivi, é commovente il vedere il concorso dei fedeli, pendenti dal labbro del predicatore , la cui parola scuote gli animi, gli infiamma nella fede, e nella pietà. Ripieno quindi il cuore di nobili affetti si gettano ginocchioni avanti all'Adorabile Sacramento, pregano con un fervore che rapisce, e ne ricevono la Benedizione. E Maria ? Maria è là sopra un trono di nubi che campeggia in un mare di luce e di maestà, con una schiera di ani oli e di santi che le fanno corona , e mentre accoglie le preghiere de' suoi devoti par che dica, essere dolce lo sperare in Lei , Madre di Misericordia.

Cooperatori e Cooperatrici, ad esempio di tanti divoti prepariamo ancor noi con tutto l' affetto mistiche ghirlande di preghiere e di buone opere da porre sul capo di Maria ; stringiamoci tutti in santa unione ; ciascuno faccia quanto può secondo il proprio stato e la propria condizione, chi nelle parrocchie, chi nell' Istituto, chi nella propria camera , ed adoperiamoci così, che pel 24 Maggio, festa solenne di Maria Ausiliatrice, si levi dalla terra come una nube di preghiere, che, andandosi a posare ai piedi dell' augusta Regina, là si converta per noi in una pioggia di grazie e di benedizioni.

TRE MEZZI DI PREPARAZIONE ALLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE.

Il primo mezzo quello si é di celebrare la sua novena con qualche pratica di divozione. Cominciando dal 15 corrente nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino ha luogo ogni sera verso le ore 7 una predica analoga, il canto delle Litanie e la Benedizione col SS. Sacramento. Noi speriamo che i Cooperatori e Cooperatrici della città non mancheranno di prendervi parte numerosi e divoti; anzi ne facciamo loro caldo invito. Agli altri tutti poi raccomandiamo che vogliano supplirvi col celebrarla privatamente o in chiesa, o nelle proprie case, recitando per nove giorni qualche preghiera speciale. Per venire loro in aiuto in questa divozione si è pubblicato dalla Tipografia Salesiana un apposito libretto intitolato: Nove giorni consacrati all'Augusta Madre. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno; ed é molto adattato alla circostanza. (Cent. 20 la copia).

Il secondo mezzo viene indicato dal Regolamento dei Cooperatori. Esso prescrive di tenere nell'occasione della festa del 2,1 Maggio una Conferenza per animarsi vicendevolmente alla divozione verso Maria SS., e per invocare il valido suo aiuto sopra di ciascuno e sopra tutte le opere Salesiane. Noi ricordiamo questa prescrizione ai Direttori delle nostre Case , non che a tutti i nostri benemeriti Confratelli , Capi e Decurioni , pregandoli ad un tempo che vogliano pensarvi qualche giorno prima, e dare gli avvisi opportuni. In Torino detta Conferenza sarà tenuta il 22 Maggio per le Cooperatrici , e il 23 pei Cooperatori ; qualche giorno innanzi si darà avviso a ciascuno per l'ora e pel luogo.

La limosina che ognuno potrà fare in quella circostanza sarà destinata per la costruzione della Chiesa e Scuole di Vallecrosia , delle quali abbiamo parlato nel numero precedente, non che per ultimare i lavori di S. Giovanni Evangelista in Torino , Monumento dei Cooperatori Salesiani al Grande Pio IX.

Finalmente il migliore di tutti i mezzi per celebrare degnamente la solennità di Maria Ausiliatrice è quello di accostarsi divotamente ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione. Non si può meglio onorare Maria, scrive il dottore sant' Alfonso , che col ricevere in cuore il sito diletto Figliuolo Gesù. Pertanto quelli, che possono, vadano a fare le loro divozioni nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, e così vedranno gli splendori della festa, udiranno le melodiose voci di 200 e più giovanetti musicanti nella Messa , nei Vespri e Tantum Ergo , e quello che più importa si arricchiranno di celesti tesori delle Sacre Indulgenze. Gli altri, che sono i più, vedano di compiere queste pratiche di pietà nelle loro Chiese e Parrocchie; e qualora si accorgessero di non poter ciò fare il -24, perchè giorno di lavoro, procurino di eseguirlo alla vigilia, che é la Domenica della SS. Trinità.

Cari confratelli e consorelle, noi abbiamo bisogno che Maria Ausiliatrice stenda il suo valido manto sopra di noi e sopra delle nostre famiglie, ci protegga, ci benedica nell' anima e nel corpo. Ebbene, mostriamoci sue figlie e suoi figli affettuosi e divoti; onoriamola il meglio che sappiamo, ed Ella non mancherà di farci gustare le dolcezze del suo materno amore, e farci provare gli effetti del suo possente Aiuto.

INVITO SACRO

NOVENA E SOLENNITÀ

IN ONORE DI

MARIA SS. AUSILIATRICE

NELLA CHIESA DELL'ARCICONFRATERNITA A LEI DEDICATA IN VALDOCCO - TORINO

INDULGENZA PLENARIA a chi Confessato e Comunicato visiterà questa Chiesa in un giorno dell'anno ad arbitrio e nel dì della Festa.

ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI.

La Novena comincia Sabato 15 Maggio.

In ciascun giorno lungo il mattino sino a mezzodì celebrazione di Messe lette, e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. Ogni mattino

alle 5'/2 ed alle 7'/2 Messa e Comunione

con particolari esercizi di pietà. Tutte le sere alle 7 canto di una lode sacra, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Chi interverrà in qualunque giorno dell'anno ad alcuni di questi divoti esercizi, per ogni volta lucrerà Indulgenza di 3 anni (Breve di Pio PAPA IX, 26 febbraio 1875).

DOMENICA 16 SOLENNITÀ DI PENTECOSTE, MATTINO.

Alle ore 7 Messa e Comunione generale. »   10 Messa solenne.

SERA.

Alle ore 3'/2 Vespri, Predica e Benedizione col Santissimo Sacramento.

DOMENICA 23 FESTA DELLA SS. TRINITÀ.

L'Orario delle sacre funzioni tutto come nella Domenica precedente.

Tutte le pratiche religiose, compresa la Messa delle ore 7, le Comunioni e le preghiere di questa giornata sono offerte a Dio, secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici delle Missioni e delle altre opere e Case Salesiane, sia di Europa che di America.

LUNEDI' 24 SOLENNITÀ DI MARIA AIUTO DEI CRISTIANI. MATTINO.

Alle ore 7 Messa e Comunione generale. »   10 Messa solenne.

SERA.

Alle ore 6 Vespri solenni , Panegirico, Tantum ergo e Benedizione col Santissimo Sacramento.

In questo giorno verrà eseguita dai Giovani dell'Oratorio Salesiano e da distinti Professori di canto l'antica e grandiosa Messa a quattro parti del Maestro BENEDETTO MARCELLO, che si bel posto tiene tra i più grandi musici Italiani. Nato Egli in Venezia nel 1687 si inspirò al grande Ristoratore della musica sacra , il PALESTRINA, imitandone la solennità e severità dello stile insieme colle sue caste e sublimi bellezze armoniche. E' la prima volta che questa Messa, dedicata dall' Autore a PAPA CLEMENTE XI, si eseguisce nella Città di Torino.

Nei Vespri si eseguiranno i Salmi Dixit e Magnificat (inediti) del Maestro SAVERIO MERCADANTE; gli altri salmi e l'Inno Saepe Dum Christi rappresentante la battaglia di Lepanto del Sac. Teol. GIOVANNI CAGLIERO; Il Tantum ergo a 4 voci del celebre Maestro FELICE FRASI.

MARTEDI' 25. MATTINO.

Alle ore 71/2 Messa , Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori Salesiani, e dei defunti Confratelli dell' Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

NB. - Chi desidera farsi iscrivere nell' Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della Chiesa.

LA CITTÀ DI RIFUGIO ovvero MARIA AUSILIATRICE

L'anno scorso pel mese di Maggio la Direzione delle nostre Letture Cattoliche depose ai piedi di Maria Ausiliatrice una copiosa raccolta di grazie, ricevute per sua intercessione dai fedeli Cristiani. Sappiamo che il fascicolo fu letto con avidità, e servì ad accendere nel cuore di molti un amore, ed una confidenza speciale verso la SS. Vergine.

Quest'anno la stessa Direzione é lieta di poter ripetere a Maria la figliale offerta colla pubblicazione di una nuova corona di altri celesti favori , attestati dalla riconoscenza dei suoi divoti. Il libretto porta per titolo : La Città di Rifugio , colla Revisione ecclesiastica di Genova , essendo stampato a Sampierdarena. Speriamo che esso incontrerà la stessa sorte, ed egualmente che gli altri fascicoletti di simil natura servirà alla maggior gloria di Dio e dell'Augusta sua Madre, non che di giovamento alla pietà, di consolazione e di conforto ai fedeli Cristiani (1).

Noi dovremmo qui dimostrare come questa pubblicazione sia pienamente conforme alle savie disposizioni emanate dai Romani Pontefici ; ma siccome abbiamo svolto questo argomento nel primo articolo del Bollettino di Aprile dell'anno scorso, così rimandiamo a quel numero del periodico i nostri lettori, e ci limitiamo a pubblicare per ora il giudizio di un dotto e rispettabile parroco, nostro Cooperatore, il quale letto il mentovato articolo ci scriveva in data 18 dello stesso mese in questi termini

« Ho letto nel Bollettino Salesiano che alcuni poco amici dell' onore della Madonna, e poco intelligenti nelle cose ecclesiastiche , hanno mossa opposizione alla stampa dei miracoli di Maria Ausiliatrice. A confondere questi tali bastano le risposte che ivi si leggono ; ma per coprirli di rossore si potrebbe presentar loro la lettera di Pio IX allo scrittore della Storia della !Madonna di Lourdes, il signor Lasserre , che tanto viene encomiato dal grande Pontefice , e da lui benedetto per tale lavoro. Ora é certo che i miracoli, i quali si trovano registrati in quell' opera, non sono ancora esaminati dalla Santa Sede, molti di essi nemmeno riconosciuti dall'autorità diocesana, ma solo lasciati pubblicare col Nihil obstat della Revisione ecclesiastica. » E di ciò basti per questa volta.

(1) Gli altri fascicoletti sono: Meraviglie della Madr di Dio; Maria Ausiliatrice col racconto di alcune grazie; Rimembranza di una solennità; La Nuvoletta del Carmelo ; l'Arca dell'Alleanza ; e si vendono tutti nella Libreria Salesiana di Torino e di Sampierdarena

FURTO ED INCENDIO.

Nell'ultima pagina del Bollettino del mese scorso noi pubblicammo una lettera che scriveva da Roma il segretario di D. Bosco, nella quale si accennava ad un infortunio. Siccome alcuni giornali del trivio hanno narrato il fatto sinistramente, e a danno di persone innocenti, così crediamo bene di riferire un articolo dall'ottimo Osservatore Romano, il quale nel suo numero del 9 Aprile narrava la cosa con quella gravità e precisione , che è dote precipua di quel benemerito ed accreditato giornale.

« Alcuni giornali della città hanno parlato di un fatto avvenuto in Via Tor de' Specchi, travisandolo malignamente per denigrare la fama di persone intemerate, contro le quali lanciano calunnie inqualificabili. Desiderosi di dare esattamente conto dell'avvenuto abbiamo raccolto le seguenti notizie che, per la verità, ci crediamo in dovere di pubblicare. E da premettersi che una pia signora di Marsiglia a mezzo della ferrovia aveva fatto pervenire al R. D. Bosco una somma di danaro da deporsi nelle venerate mani del Santo Padre. Per esigere questo danaro si dovettero fare dei passi, sia per farsi conoscere, sia per scegliere il giorno e l'ora opportuna pel Cassiere. E questo ha fatto sì che trapelasse nel pubblico l'entità della somma di cui é parola. Attesa la gran folla di gente, che ne' giorni passati accorse al Vaticano, non avendo ottenuto ancora Don Bosco l'udienza del S. Padre, il danaro venne chiuso in una borsa da viaggio e collocato nella camera più sicura di quella casa , alla quale non si poteva accedere se non passando per tutte le altre camere. Ma Don Bosco dovea recarsi a Napoli per fondare una Colonia agricola ed un Ospizio di arti e mestieri pei fanciulli poveri ed abbandonati. Egli partiva il giorno 29 Marzo per ritornare il 1° Aprile. Fu nei pochi giorni di sua assenza, e precisamente verso le sette ore del mattino 31 detto mese, che il Dottor Dalmazzo Procuratore Generale dei Salesiani si accorse del fumo e poi dell'incendio che minacciava tutto l'edilizio.

« Si cercò tosto di salvare la valigia che cominciava ad ardere, e ad esportare il letto che andava in fiamme, e fu quindi chiamata gente perché accorresse in aiuto. Spento l'incendio e assicurati d' aver allontanato ogni pericolo si esaminò ogni cosa per constatare il danno, e fu allora solamente che si conobbe essere stato scassinato il secondo compartimento della borsa ove stava il denaro, e si dovette pure con dolore verificare che questo era scomparso. Datane querela, come era dovere, i carabinieri e le guardie di P. S. invece di cercare il colpevole si posero a minacciare le persone di casa, quasi che fossero altrettanti stupidi a derubare se stessi. Dalla visita che abbiamo fatto sul luogo noi ci siamo convinti che il malandrino potè con molta facilità arrampicarsi alla colonna di una vicina chiesa, e dal cornicione della porta della medesima entrare comodamente per una finestra nella camera dove fu perpetrato il delitto.

« Alcuni malignamente dissero che D. Bosco aveva già preparata la vettura a fine di portare il danaro al S. Padre, e che accortosi del furto sospettasse su certe persone. Ridicole sciocchezze ! Egli era assente, ed é ben lungi dal sospettare sopra coloro che erano in casa, conoscendoli di fedeltà a tutta prova, e tanto meno sul suo segretario che era con lui a Napoli. Noi siamo persuasi che se la polizia avesse promosse indagini immediate, forse in quel momento avrebbe potuto trovar traccia del delitto.

« I giornali, che hanno pubblicate notizie erronee e dannose alla fama altrui, dovrebbero riprodurre quanto sopra abbiamo narrato e della cui verità ci rendiamo mallevadori. »

LE INSIDIE DEI PROTESTANTI svelate da un Vescovo e da un Soldato.

Uno scopo, a cui mirano i nostri deboli sforzi, quello si è di conservare nella vera fede le popolazioni Cattoliche, e preservarle dagli errori dei protestanti, i quali oggi più che mai si arrabattano per togliere all'Italia nostra il bel vanto di figlia prediletta della Chiesa. Questo noi ci adoperiamo di ottenere e colla predicazione , e colla diffusione di buoni libri , e coll' erigere scuole , Collegi, Ospizi e Chiese in quei luoghi sopratutto, dove gli eretici hanno piantate le loro cattedre di pestilenza. Colla grazia di Dio e mediante il concorso dei Cooperatori noi abbiamo potuto finora preservare moltissimi Cattolici dal cadere nelle zanne dei lupi rapaci, coperti dalla mentita pelle dell'agnello ; ed altri, che già vi erano caduti, li abbiamo fortunatamente strappati, e restituiti in braccia al buon Pastore.

Ora per viemeglio stimolare i nostri Cooperatori ad aiutarci nel conseguimento di questo nobile fine noi vogliamo qui riferire alcune parole di un zelante Vescovo italiano, il quale con apposita circolare svela le insidie di questi nemici della cattolica Fede, e suggerisce i mezzi opportuni da preservarne gli incauti. Faremo seguire una bella lettera di un soldato italiano sullo stesso argomento.

I. Parole dell' Arcivescovo di Palermo.

« Non sono ancora due mesi da che alla chiesa protestante in contrada Carella, rimasta da parecchi anni pressoché deserta, una seconda se ne é disgraziatamente aggiunta , e questa in centro più frequentato - nella estremità della via Macqueda. - Comunque persuasi che la frequenza di taluni, sebbene pochissimi in confronto al numero di dugento mila abitanti della città nostra, sia causata piuttosto da malinteso spirito di curiosità, che da animo depravato e vacillante nella fede, pure non possiamo su di ciò tacere. Il nostro silenzio infatti, mentre dall'una parte potrebbe interpretarsi quale noncuranza del pericolo, dall' altra confermerebbe nello stesso pericolo gli incauti, che lasciansi per qualsivoglia ragione trascinare ad una pratica, che è per se stessa peccaminosa, quando anco di fatto non ne segua guasto nella fede. Ma chi assicurerà intanto gli incauti da questo pericolo , quando lo Spirito Santo ci ammonisce che chi ama il pericolo ne resterà vittima ?

Per il bene quindi vivissimo che vi vogliamo in Gesù Cristo , carissimi Palermitani , porzione più eletta del nostro gregge , noi vi esortiamo a ricordarvi degli esempii nobilissimi di costanza nella fede dei Padri nostri, e, secondo l'ammaestramento dell'Apostolo ai Tessalonicesi, vi inculchiamo a stare fermi, ed a tenervi alle tradizioni, che apprendeste sia per la istruzione, sia per le parole scritte : Fratres, state, et tenete traditiones, quas didicistis, sive per sermones, si ve per epistolam nostram.

Perché intanto tutti quanti tengano nel meritato orrore il peccato del solo intervenire a tali protestantici convegni, dichiariamo a noi riservato il peccato in parola, ordinando che nessun confessore assolva senza nostra previa facoltà chiunque, sia in Palermo, sia in qualunque altro luogo dell'archidiocesi, intervenga a chiese o scuole protestanti.»

II. Lettera di un soldato sulla propaganda protestante.

Pochi dì or sono, in un quartiere di... vennero gratis distribuìti a ciascun soldato dei piccoli libretti della propaganda protestante , e ciò con consenso, si dice, dei comandanti dei Corpi o almeno dei singoli pelotoni. Ed ho argomento di credere che ciò sia seguito in tutti i reggimenti dell' esercito italiano (salvo in quelli nei quali il sentimento religioso dei comandanti siasi opposto). Come mai in un paese che ha per primo articolo dello Statuto che la Religione cattolica é la Religione dello Stato , e che gli altri culti sono soltanto tollerati, si permettono tali abusi ? Vi sono nell'esercito ebrei e protestanti , ma dell'esercito unica Religione riconosciuta é la cattolica. Invero sono prescritti onori sovrani al SS. Sacramento, e tutti , checché ne pensino nel loro cuore , sono tenuti a renderglieli. Come può dunque ciò stare colla concessione di distribuire ai soldati libri condannati dalla Chiesa, libri di protestanti? Chi interrogasse un ministro del perché siasi tolto e voglia togliersi dalle scuole il catechismo cristiano, si udirebbe rispondere che ciò fu fatto e si fa per non violentare i molti ebrei, e protestanti che vi concorrono, ad imparare una religione opposta a quella che professano ; ma si permette intanto d'insegnare ai soldati del Regno, che sono le speranze delle famiglie e della patria , una religione contraria a quella che professarono i loro Avi, e che professano essi stessi? Taluno potrà dire che la lettura di tai libri non reca alcun male. Certo che non parlerà così chi riconosce la Chiesa cattolica.

Questi libri, che hanno per iscopo di minare il Cattolicismo, non fanno quel male, grazia al cielo, di cui sono capaci, poiché alla maggior parte di loro fu assegnato dal buon senso dei soldati quell' ufficio di che erano meritevoli : ma ciò nulla osta che a molti non riescano, non solo di scandalo, ma di danno, diminuendo in essi quella fede, che ci solleva nelle miserie e sofferenze della vita. Un soldato, poco istrutto in materia di religione, come sono in maggior parte , legge questi libri vinto dalla naturale curiosità, se non altro perché li sa proibiti, e perché non vuole parere di coscienza troppo meticolosa, e così si ribella all'autorità della Chiesa, che ha proibiti tali libri. Non avendo sufficiente istruzione per conoscere quelle minute particelle di veleno qua e là sparse, dice che v' é nulla di male , a suo giudizio , e comincia a domandare perché la Chiesa osi proibire libri innocenti : che se vi scorge qualche parola di disprezzo o qualche sarcasmo (che sono le sole armi di cui si servono i vili e gli ignoranti per combattere la verità e la virtù), lanciato contro Roma e contro la Chiesa, invece di gettare il libro alle fiamme, lo scusa con dire che la Chiesa pur troppo commise dei gravi abusi. Ed ecco come costui, convinto della reità, per dir così, della Chiesa, non la possa più considerare come madre e maestra , e , ponendo la sua ragione sopra l' autorità della Chiesa stessa, sia già vero protestante.

Non son forse gli scismi religiosi che tal fiata rovinano le nazioni ? Qual calamità non sovrasta all' Italia per simili abusi ? Questo male crescerà ognor più se verranno distribuite certe bibbie , che , dicesi , si tengono in serbo per tale scopo. Non sono questi segni evidenti della guerra che si muove contro il cattolicismo ?

Un soldato di buon senso.

I SALESIANI E LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE tra gli Indi Pampas e Patagoni.

Nello scorso anno abbiamo pubblicato lettere e relazioni sul viaggio di esplorazione nei deserti dei Pampas e sulle sponde del Rio Negro in Patagonia, del nostro D. Giacomo Costamagna e compagni di missione. Ora a comune soddisfazione dei nostri Cooperatori e Cooperatrici, diamo qui la notizia della missione definitivamente stabilita in Carmen de Patagones , dove già sono aperti due Collegi ed Ospizi per gli Indii e per le Indie, diretti il primo dai Salesiani, il secondo dalle Suore di Maria SS. Ausiliatrice.

Ed ecco come ne parla lo stesso giornale l'America del Sud di Buenos-Ayres in un suo articolo del 13 del Gennajo scorso, intitolato

I veri Eroi del deserto.

« Noi non intendiamo con questo titolo così glorioso inneggiare a quelli , che con le armi alla mano penetrarono lo scorso anno nel deserto dei nostri Pampas e lo conquistarono con la morte e con l' esiglio delle infelici tribù selvagge i Questo illustre titolo crediamo convenga con più ragione ai Missionarii Salesiani, che con le sole armi del Crocifisso e del Breviario penetrarono nel deserto con la incruenta vittoria della Religione, convertendo i suoi abitatori alla civiltà cristiana ed al vero progresso.

Questi eroi della nostra Santa Religione, guidati dall' intrepido Monsignor Antonio Espinoza, Vicario generale di Buenos-Ayres, sono partiti per stabilire definitivamente il centre della Missione in Carmen de Patagones , posto sulle sponde del Rio Negro. - Non li spaventa il ricordo dei passati patimenti nella difficile impresa, né la memoria della spaventosa burrasca sofferta due anni or sono, per cui fu gioco forza retrocedere ; non li arresta il timore della fame, del freddo e delle infermità, alle quali furono esposti attraversando il deserto nel loro viaggio di esplorazione or fa un anno.

Avvalorati dalle promesse (li Gesù Cristo vanno a dar compimento alla divina parola, che disse ; In omnem terram exivit sonus eorum et in fines orbis terrae verba eorum ; in tutta la terra risuonò la loro voce e le loro parole furono udite fino agli ultimi confini dell' orbe.

Ai Missionarii Salesiani si unirono questa volta le degne figlie di D. Bosco, vere eroine della carità sotto il titolo di Suore di Maria SS. Ausiliatrice.

Con tanto insigni Cooperatrici la missione non può a meno di dare copiosi frutti di eterna salvezza per quelle infelici tribù selvagge. È la prima volta dacché il mondo esiste che si vedono Suore in quelle remote terre australi, ed esse con le loro dolci maniere e con la loro carità proverbiale contribuiranno moltissimo alla conversione delle Indiane.

L'andata di Monsignor Espinoza ha questo speciale oggetto, per concessione straordinaria del Santo Padre Leone XIII, di amministrare la Cresima in quelle regioni dove non si vide mai alcun Vescovo, che è il ministro ordinario di questo Sacramento.

I Missionarii, cui toccò la sorte di aprire questa gloriosa campagna, sono il signor D. Giuseppe Fagnano , D. Chiara Luigi e D. Emilio Rizzo con alcuni catechisti e coadiutori. Le Suore di Maria Ausiliatrice sono: Suor Angela Vallese, Giovanna Borgo , Angiolina Cassolo e Laura Rodriguez (americana).

Riuniti nella Chiesa parocchiale di S. Giovanni Evangelista ed esposto il SS. Sacramento, Sua E. Reverendissima Monsignor D. Federico Aneyros Arcivescovo di Buenos-Ayres, assistito da molto clero e popolo recitava l'Itinerarium Clericorum, e loro impartiva la benedizione col SS. Sacramento. Dopo con una unzione tutta propria, con fervorose e commoventi parole faceva presenti ai campioni del Vangelo le molte difficoltà ed i grandi ostacoli a cui andavano incontro, ma che nulla li doveva intimorire, stando con loro quel Gesù, al quale il Padre aveva dato ogni potestà nel cielo e nella terra.

Terminò augurando ai Missionarii frutti i più copiosi nelle loro escursioni apostoliche, e facendo voti di potersi rivedere di nuovo, onde ammirare le loro gloriose conquiste, e stimolare altri a séguirli nella loro nobile intrapresa.

E questi sono anche i voti nostri e quelli di quanti desiderano vedere trasformata la nostra Pampas solitaria e sterile in un popolo civilizzato ed eminentemente cristiano.

(Fin qui il detto giornale).

ARRIVO dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice nella Patagonia.

In attesa di altri ragguagli cominciamo dal qui pubblicare la lettera, che il Sac. Giuseppe Fagnano, capo della missione di Patagonia, scriveva al Sac. Francesco Bodrato Superiore delle Case Americane, che ce ne spediva copia, invitandoci a ringraziarne il Signore.

Carmen di Patagones, 22 Gennaio 1880.

CARissmo D. BODRATO,

Eccoci al nostro destino da Martedì alle ore sei pomeridiane, sani e salvi, fratelli e sorelle, contenti sempre per aver fatto l'ubbidienza.

Dopoché Ella ci lasciò sul molo della Bocca del Riachuelo tutti ci ritirammo nel nostro Camarote, e pensammo ad aggiustar le nostre valigie , i nostri letti, ed a tenerci pronti pel viaggio.

Mi parve meglio dormire a bordo per non disturbare i confratelli della Bocca, ed anche per far conoscenza dei passeggieri, che con noi si erano imbarcati sul vapore Santa Rosa per venire a Patagones.

Passammo bene la sera con tutta la comitiva, e tutti ci auguravamo un felice viaggio , aspettando la crescente, prodotta dalla marea, onde poter uscire dal fiume (Plata).

Al mattino alle quattro svegliai i confratelli e li invitai a celebrare la Santa Messa , perché il Capitano ci assicurava che non vi era ancora acqua abbastanza da poter salpare. Don Rizzo e D. Chiara andarono a celebrare nella Parrocchia, ed io nella Cappella delle nostre Suore, raccomandando al Signore il nostro viaggio, diretto a salvare anime nelle Colonie e Tribù degli Indi Patagoni (sulle sponde del Rio Negro). Alle otto il Capitano del vapore ci avvisò di andare a bordo. Mandai subito ad avvisare Monsignor Antonio Espinosa, ed io coi Fratelli e colle Suore m'incamminai tosto, dopo aver salutato Don Bourlot, D. Scagliola e D. Milanesio. Sopra una barchetta eranvi le quattro Suore , e sopra altra Mons. Espinosa ed io. Don Rizzo e D. Chiara vennero sopra una terza con D. Bourlot.

Dopo mezz'ora d'aspetto il vapore dava un fischio e s'innoltrava alla volta dell'Oceano. Il vapore ad elice Santa Rosa é della lunghezza di cinquantacinque metri circa, e sette di larghezza, della forza di 75 cavalli, molto marino, come lo chiamano i Genovesi, cioè che sta bene sulle onde; però a nostro parere troppo piccolo per l'Oceano Atlantico. Alle undici pranzammo tutti insieme. Il Capitano era alla testa della tavola. Dopo pranzo facemmo la nostra ricreazione sul ponte fino alle due, ora in cui le Suore si ritirarono per la preghiera, e noi per recitare Vespro e Compieta ed anche Mattutino. La giornata passò bene ; ma verso sera cominciò un po' di malessere. A cena eravamo ancor tutti, ma alcuni senza voglia di mangiare, perché già facevano lor prova i sintomi del mareo, mal di mare. Infatti Sabato le Suore non poterono uscire dalla Cabina. Dei nostri, D. Rizzo soffriva molto. Mons. Espinosa più forte di tutti si alzò come gli altri dì , ma sul cader del giorno dovette pur egli pagare il tributo al mare. D. Chiara ed il catechista Luciani non si mossero dal letto, ed io, che avevo nel 1875 attraversato il Mediterraneo e quasi tutto l'Oceano senza imposta di sorta, questa volta sulle coste Patagoniche ho dovuto pagare a Nettuno fino all'ultimo quattrino.

La Domenica mattina il mare era alquanto più agitato, e faceva ballare il nostro vapore come un guscio di noce ; tuttavia ho potuto alzarmi, visitare i nostri, far loro la meditazione ed animarli a soffrire il tutto per amor del Signore.

Il Capitano ci usava tutte le gentilezze. Ci visitava tre o quattro volte al giorno, offrendo quanto aveva per sollevarci.

La notte della Domenica al Lunedì avemmo per giunta il vento contrario , il che ci fece perdere circa venti miglia di cammino, sicché non arrivammo a tempo per entrare nel fiume Negro, la cui entrata é molto pericolosa.

Il Capitano fece gettar l'àncora a quattro miglia dalla spiaggia, aspettando di partire al mattino quando la marea fosse alta; aspettava pure il Pratico, ma non comparve. Così dovemmo passare la notte sulle onde dell' Oceano , dondolando senza poter dormire.

Al mattino alle quattro eravamo già sul ponte a mirare la spiaggia , l' entrata o la bocca del fiume, ed in aspettazione che il vapore levasse l'àncora. In due ore entrammo ; ma quando credevamo di poter continuare il viaggio, siamo caduti d'animo, vedendo che gettavano di nuovo l'àncora per far sosta. Era poca la profondità del fiume pel nostro vapore, che pescava circa quattro metri. Dovemmo quindi aspettare fino alle tre pomeridiane, tempo in cui la marea incominciava ad innoltrarsi nel fiume.

In quel frattempo fummo molto rallegrati, vedendo alcuni che s'imbarcavano sopra un bastimento a vele, l'Oscar , che ritornava a Buenos-Ayres. Vennero tra gli altri a farci visita il Capitano del Porto di Patagones, il Commissario militare, ed altri passeggieri, cosiché potei fare conoscenza con alcuni di Patagones prima d'arrivarvi.

Sulle rive del fiume l'aspetto é veramente pittoresco ; arido in certi punti, ed in alcuni abbellito da una o più file d'alti pioppi. Gli abitanti uscivano dalle case a vedere il vapore, e ci salutavano con fazzoletti bianchi. Alle cinque e mezzo di sera comparve Patagones sopra la collina col suo forte e colla sua torre.

Sbarcammo e c' indirizzammo, i Salesiani alla casa Parrocchiale, e le Figlie di Maria Ausiliatrice nella casa per loro preparata, quantunque ogni cosa fosse ancora sossopra , casse , letti , sedie ecc. ecc. L'indomani del nostro arrivo a Patagones ci ponemmo tosto a radunare nella nostra Cappelletta i ragazzi e le ragazze per il Catechismo, nonché gli adulti per un poco di predicazione a uso di Missione e preparazione alla S. Cresima ; per amministrare la quale, Mons. Espinosa, Vic. Generale di Monsignor Arcivescovo di BuenosAyres, ottenne la straordinaria facoltà dalla Santità di Papa Leone. XIII. In un' altra mia le darò relazione delle escursioni, che pensiamo di fare presto alla Colonia Conesa, Guardia Mitre e specialmente alle tribù di Choele-Choel.

Preghi per noi , perché il Signore voglia benedire il principio di questa nuova ed importantissima Missione della Patagonia.

Suo affez.mo

Sac. GIUSEPPE FAGNANO.

PARTENZA DI MISSIONARII.

Anche in questo mese noi andiamo consolati di poter registrare nelle colonne del nostro umile periodico nuovi campioni della fede che abbandonando patria, famiglia e tutto ciò che rende lieta e comoda la vita, imprendono un lunghissimo viaggio per portare la luce del vangelo e della civiltà a tanti poveri infelici, che giacciono nelle tenebre. Quattro RR. PP. Missionari oblati di Maria, e cinque Fratelli appartenenti a varie diocesi di Francia, d'Irlanda e di Germania, dato un generoso addio a parenti ed amici, fermi in cuore di farsi nuovi parenti, nuovi amici pel cielo, salparono all'Hàvre sull'America, il giorno 10 Aprile, pel Vicariato di Mackenzie nell'America del Nord. Era in loro compagnia Mons. Clut Vescovo di Erindal, ausiliare di Mons. Feraud, Vicario Apostolico di Mackenzie. Fra alcune settimane si troveranno nei loro posti per combattere le battaglie del Signore. L'esempio di tanti eroi e il numero grandissimo di anime ancora immerse nella barbarie spingano il cuore di altri Sacerdoti a batterne le orme gloriose.

Nei passati mesi di Marzo e di Aprile partirono eziandio alcuni Salesiani, che andarono a riempiere i posti, lasciati vuoti in Buenos-Ayres e in S. Nicolas dai nostri Missionari, recatisi nella Patagonia.

LA PATAGONIA e le Terre Australi del Continente Americano

CAPO Il. I tre regni della Natura.

Le alte montagne delle Ande le quali attraversano la Patagonia, sono completamente di roccia dura. 'Tutta la pianura é cospersa di pietre calcaree: grandi estensioni sono coperte di sabbia e di sale. Intorno al porto Deseado , baja sicura e profonda, le roccie sono composte di marmi venati di nero, di bianco e di verde, di pietre focaje e di talco sì lucente, che pare cristallo. Le conchiglie fossili formano in quelle coste banchi considerabili , che sono di rara bellezza.

- Le foreste, che vestono i fianchi delle montagne per due terzi della loro altezza, gareggiano per rigoglio con quelle delle regioni tropicali , ed abbondano di legnami da costruzione ; ma all'Est delle Ande non sono che vaste pianure saline coperte di erbe e di eriche. Una specie di palma o di felce si diffuse fino allo stretto di Magellano. Tra i frutti proprii della Patagonia due sonvi principali : l'algarrove e il pichequino. L'algarrove (soè) ha l'apparenza della scorza di fagiuoli, e racchiude un grano molto duro. Questo frutto colto a maturanza, pestato fra due pietre, messo in un sacchetto di pelle ed immerso nell' acqua per la fermentazione dà bevanda buona, ma che facilmente ubbriaca.

Il trulca o pichequino é un piccolo frutto rosso e nero, di forma ovale, della grossezza d' un pisello, molto aggradevole e dolce. L'arboscello che lo dà è assai folto di rami; abbonda di foglie eccessivamente piccole. Tanto i grossi quanto i piccoli arboscelli sono zeppi di spine, di grande ostacolo per cogliere i frutti. Il mezzo impiegato dagli Indi per coglierlo è semplice e comodo: depongono ai piedi della pianticella alcune pelli su cui cadono i frutti , mano mano che con un bastone scuotono leggermente ogni ramo. Vagliato accuratamente, i Patagoni lo mettono in sacchetti di cuoio posti sul dorso dei loro cavalli. Alla scossa del galoppo quei frutti si ammaccano emettendo un sciroppo di color del vino, che riversato in una pelle, e fermentato, dà un delizioso liquore, inebriante anch' esso se bevuto in abbondanza.

- Se la Patagonia é povera per quanto riguarda il regno minerale e vegetale, é ricca assai pel regno animale. Errano colà torme innumerevoli di cavalli, vacche, buoi, che trasportati dagli Europei in America moltiplicarono straordinariamente , tanto da formare la principale ricchezza ancora dì quelle regioni. I buoi specialmente alimentano un commercio attivissimo specialmente con Carmen, tra i Patagoni e gli abitanti dei villaggi posti alle loro frontiere.

Tra gli animali indigeni sono degni di osservazione i seguenti:

Il Puma detto anche leone americano. Non vi sono in America veri leoni ; ma questo animale fu così chiamato, perchè la sua vista incute spavento, ed ha qualche rassomiglianza col leone d'Africa, sebbene per sé non sia feroce.

Il Couguar detto anche tigre americano, perché molto feroce. Esso si satolla di carne palpitante e di sangue, poi copre di erbe, di foglie e di arena l'avanzo della preda per ritornarvi all'occorrenza.

La Volpe patagonica differisce poco da quella d'Europa, ma pare ancor più astuta della nostra, ed anche dai Patagoni si raccontano come fra noi mille fatti curiosi. Esce alla sera dalla sua tana per andare a sorprendere il pollame nei chiusi. Sovente spinta dalla fame e nulla trovando per acchetarla, si getta sulle correggie di pelle non conciata. di cui gli abitanti fanno uso, le taglia e le porta via. Così accade che frequentemente bestiami o cavalli, rinchiusi in un parco formato di palicciuoli e di traversi uniti da legami di cuoio, fuggano notte tempo, messi in libertà da qualche volpe col divorare i legami dello steccato. I Patagoni le temono assai e raccontano di esse cose più o meno stravaganti, fino ad assicurare che ve ne sono di così ardimentose, che vanno a tagliare, mentre essi dormono, le correggie a cui sospendono le loro armi poste sul guanciale. Narrano che una notte una volpe, a fine di mangiarsi comodamente il guinzaglio di cuoio a cui era legato un cavallo , trasse il cavallo sin presso la sua tana.

Vi è poi una specie di quadrupedi ben singolare hanno sotto il petto come una borsa o saccoccia, nella quale nascondono i loro piccoli nati ad ogni pericolo che li minacci. Sulle coste poi trovansi varie specie di crostacei, che costituiscono durante una parte dell'anno il cibo principale degli abitanti. I topi sono a stormi innumerevoli, molti indigeni e molti condotti dai navigli Europei e colà moltiplicatisi. Vi sono anche delle Lepri chiamate Mara, assai somiglianti a quelle d'Europa, ma più grosse e notevoli per l'abitudine che hanno di scavarsi profonde tane. Gli indigeni fanno loro caccia accanita , e vi si mostrano assai destri. Siccome il Mara ha l' andamento molto irregolare e fa mille giri fuggendo, così i cavalli, usi a questo genere d'esercizio, fanno uguali evoluzioni, di maniera che, chi non è abituato a questo maneggio è in pericolo di cadere di sella. Ma i Patagoni vi sono così accostumati, che seguono tutti i movimenti del cavallo, ed arrivano a stancare la lepre al punto da poterla afferrare per le orecchie e portarla via.

Il Guanaco, la cui carne e pelliccia sono assai preziose, è animale che abbonda forse più d'ogni altro nella Patagonia , e nella Terra del fuoco. Quest'animale é considerato da alcuni naturalisti della famiglia dei lama o dei camosci. Puo essere paragonato per le sue forme esteriori ad un asino, con gambe e collo più lunghi, con un po' di gobba sul dorso. Benché preferisca i luoghi elevati abita nondimeno le paludi della Patagonia meridionale. In generale questi animali camminano a piccoli stormi , da venti a trenta ; nulladimeno , sulle rive settentrionali dello stretto di Magellano si riuniscono in stormi più numerosi e fitti. Sono anche buoni nuotatori , e nello stretto medesimo se ne vedono talora delle turme a passare da un'isola all'altra. I loro escrementi servono ad ardere, ed in alcuni luoghi deserti e paludosi formano l'unico combustibile adoperato dai Patagoni. Pare constatato a loro riguardo una cosa che ha del singolare. Sembra che il guanaco prescelga di morire vicino ai fiumi. Si osserva difatto generalmente che quando un guanaco è ferito si dirige verso un corso d'acqua. Si vide inoltre sulle spiaggie del Rio Santa Cruz e del Rio Gallegos il suolo bianco di ossa di questi animali.

Numerosissimi sono pure i Nandù o struzzi americani: verso il Nord della Patagonia si trovano in grande quantità : sono più piccoli di quelli d' Africa con piume grigie in tutta la lunghezza del corpo. La sua carne é molto ricercata dagli indigeni , i quali non mangiano che il petto. Le uova si vendono non solo nel paese , ma ancora a Buenos Ayres e a Montevideo. Le penne del nandù non possono essere paragonate, nella beltà , a quelle dello struzzo africano ; esse non servono che a fare delle spazzole. La caccia di questo uccello si fa a cavallo , e gli abitanti di Carmen di Patagonia vi si mostrano oltremodo destri. Lo struzzo non é così facile ad avvicinarsi, imperocché corre rapidissimamente. Fa duopo appena che si scorge spronare il cavallo a gran galoppo nella sua direzione, per giungerlo al primo istante, altrimenti invano si stancherebbe la cavalcatura col seguire l' agile nandù nei suoi gironi. Appena il cacciatore é ad una convenevole distanza , gli getta i suoi bolas , colla cui corda lo attortiglia e lo prende. Talvolta, vedendosi circondato cerca di allontanare i cavalli, punzecchiandoli con una specie di unghia terminale, di cui son fornite le ali; e quando ha perduta ogni speranza di salvezza si getta tra le gambe dei corsieri , che spaventati sovente sbalzano di sella sulla sabbia i cacciatori mal fermi. Il cacciatore che riesce a prenderlo gli taglia le ali, e le appende in segno di trionfo al collo del suo cavallo. Questa caccia è uno spettacolo dei più interessanti per lo straniero , ed anima singolarmente le deserte pianure della Patagonia settentrionale.

Il numero degli uccelli di rapina é considerevole in Patagonia. Essi radunansi talvolta a centinaia sui corpi morti, e sono utilissimi ai Patagoni in questo, che li sbarazzano dagli avanzi infettanti, che rimanendo nei luoghi umidi potrebbero dar origine a malattie epidemiche. Il formidabile Condor è il principale ; esso é un vero colosso alato , il più grosso degli uccelli ; le sue ali nell'impennamento giungono fino a 5 metri.

Tra gli uccelli é ancora da menzionare il Fiammingo che si trova in numero considerevole. E uccello assai grosso, migratore; si nutre specialmente degli insetti , che trova nell' acqua torbida e limacciosa. Fa il suo nido nel mezzo delle vaste saline naturali, che bianche come la neve si stendono nel mezzo delle pianure le più aride. Questi nidi, alle volte in numero di molte centinaia, formano come un oasi nerastra, che contrasta in modo singolare col lustro brillante di quei laghi di cristallo.

Ogni nido é un cono alto un piede, tagliato alla cima e concavo al disotto per ricevere le uova. Sono tuttì isolati tra loro dallo spazio d'un piede circolare , e questa disposizione è perfettamente regolare. Questa riunione di coni, tutti assolutamente simili e di eguale altezza, somiglia ad una città con vie tortuose , come quelle delle antiche nostre piazze di guerra.

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

CAPO XVII.

Bisogno di un secondo Oratorio festivo - Accordo di due amici - Suggerimento di Monsignor Fransoni - Il capitano in cerca di una posizione strategica - Un colpo di fulmine - Le api e l'annunzio del nuovo Oratorio - Visite - Facoltà - Invito - Felice presagio - Apertura - Primo sermoncino - Il dono della madre -- I primi Direttori.

Quanto più D. Bosco e l'incomparabile suo aiutante, il teologo Borelli, davansi sollecitudine nel promuovere l'istruzione scolastica e religiosa nell'Oratorio di San Francesco di Sales, altrettanto più cresceva il numero dei giovanetti che lo frequentavano. Nel giorno di festa erano questi in sì grande folla, che una parte appena poteva raccogliersi nella Cappella ; laonde in tempo delle sacre funzioni era mestieri trattenerne un ducento e più nelle scuole , o in un angolo del cortile. Questo poi sebbene non affatto ristretto era divenuto nondimeno insufficiente al libero divertirsi ; imperocchè lo ti pareva una piazza d'arme, nella quale pei troppo fitti soldati torni pressoché impossibile fare gli esercizi militari senza pigiarsi, urtarsi l'un coll'altro, o darsi delle involontarie sciabolate. Occorreva quindi un provvedimento.

Una festa del mese di Agosto, dopo le funzioni della sera , D. Bosco prese il teologo Borelli in disparte e così gli parlò : - Da qualche Domenica in qua ed oggi sopratutto V. S. avrà osservato lo sterminato numero di giovanetti all'Oratorio : non sono meno di ottocento. Come vede, in Chiesa non istanno più tutti, e gli altri si premono che é una compassione. Nel cortile poi che ne diciamo ? Ad ogni istante l' uno cade sopra l'altro ; sembra il giuoco dei mattoni. E più andiamo innanzi e peggio sarà. Diminuirne il numero col metterne fuori una parte non conviene, perchè sarebbe come un lasciarli, anzi esporli al pericolo di perdizione. Come fare adunque , signor teologo ? - Ho veduto tutto , rispose questi, e mi sono convinto che questo sito , il quale da principio pareva abbastanza spazioso , si fece ormai ristrettissimo ; ma dovremo di bel nuovo levare le tende, ed emigrare altrove come fanno tutti gli anni le grue e le rondinelle ? - A me pare, riprese D. Bosco, che potremo rimediare in altro modo. Da varie domande fatte sono venuto a conoscere che un buon terzo di questi ragazzi vengono qui sin da piazza Castello, da piazza San Carlo, da Borgo Nuovo e da San Salvario, facendo chi uno e chi due miglia di cammino. Or se noi aprissimo un secondo Oratorio da quelle parti , non le sembra che otterremmo egualmente il nostro intento pur rimanendoci qua ? - A questa uscita di D. Bosco, il savio teologo stette alquanto a pensare , e poi con un' aria di gioia , optima propositio, esclamò , ottima proposta. In questa guisa noi conseguiremo due vantaggi : diminuendo il numero dei giovani di quest' Oratorio potremo coltivar meglio i rimanenti ; e intanto ne tireremo al nuovo Istituto altri molti, i quali ora non si portano a questo, perché troppo lontano. Dunque mettiamoci all' opera. - Così l' accordo dei due amici era perfetto.

Anzitutto nell' indomani D. Bosco si presentò da Monsignor Fransoni , e gli espose il bisogno ed il progetto di un secondo Oratorio per le adunanze festive, domandando l' appoggio del suo illuminato consiglio. Il degnissimo Arcivescovo lodò ed approvò il nobile divisamento, e conoscendo il bisogno della popolazione , che gli era affidata , suggerì che l' impianto del nuovo Istituto si facesse al mezzodì della città.

Confortato dalle parole del venerato Pastore , D. Bosco si condusse un giorno nelle parti di Porta Nuova, e visitò parecchi siti di quei dintorni. Dopo aver bilanciato i motivi di maggiore o minore opportunità dell' una e dell' altra posizione deliberò di scegliere un sito sul così detto Viale del Re , ora Corso Vittorio Emanuele Il , nelle vicinanze del Po. Quel luogo è presentemente coperto di magnifici palazzi, intersecati da spaziose vie e deliziosi giardini; ma in quel tempo non era che un vasto gerbajo con alcune casupole sparse qua e colà in disordine e senza disegno, abitate generalmente da lavandaje. Essendo una regione libera e come fuori di città, ombreggiata in oltre nei suoi dintorni, prestavasi molto ai pubblici convegni. Sopratutto nei giorni festivi radunavansi colà nugoli di giovinetti a fare i monelli, molti dei quali vi duravano nel tempo stesso del Catechismo e delle funzioni parrocchiali, crescendo nella ignoranza delle cose religiose, e nella scienza di ogni malizia. Era quindi luogo molto adattato per lo scopo che si prefiggeva D. Bosco, che da esperto Capitano lo elesse appunto quale posizione strategica per mettere i suoi accampamenti.

Sorgeva colà presso una casetta, con una misera tettoia ed un cortile. Domandato di chi fossero , seppe che ne era proprietaria una certa signora Vaglienti. Egli pertanto l'andò a trovare, ed espostole lo scopo di sua visita la pregò che volesse affittargli quel locale. La buona signora si mostrò disposta al contratto, ma non potevasi accordare sull' annuo prezzo della pigione. Dopo un lungo disputare si correva ormai pericolo di rompere le trattative , quando un caso singolare venne a togliere ogni difficoltà. Il Cielo era rannuvolato. In quell'istante si fa sentire un colpo di fulmine così gagliardo da mettere in grande turbamento la pia signora, la quale voltasi a D. Bosco gli disse - Iddio mi salvi dal fulmine, e io le concedo la casa per la somma che lei mi esibisce. - Io la ringrazio, rispose D. Bosco, e prego il Signore che la benedica ora e per sempre. - Dopo alcuni momenti cessa il rumoreggiare del tuono, si estinguono i lampi, e il contratto viene stipulato a lire 450. In tal guisa anche il fulmine mostravasi propizio a D. Bosco , facendogli da mediatore benevolo.

Licenziati gl'inquilini , furono tosto mandati i muratori a preparare la Cappella. Intanto D. Bosco una Domenica raccoltici intorno a sé ci dava l'annunzio, che presto si sarebbe aperto un secondo Oratorio. Ci ricorda tuttora la bella similitudine che usò nel comunicarci la grata novella. « Miei cari figliuoli, egli ci disse, quando le api si sono moltiplicate di troppo in un alveare, una parte di loro se ne esce, costituisce un' altra famiglia, e vola ad abitare altrove. Come vedete, qui siamo tanti da non sapere più dove rivoltarci. Nella medesima ricreazione di tratto in tratto or l'uno or l'altro é sospinto, cacciato a terra, e ne porta insanguinato il naso. In Cappella poi stiamo pigiati come le acciughe. Allargarla a colpi di schiena e di spalla non ci conviene, ché potrebbe caderci addosso. Che faremo adunque ? Noi imiteremo le api : formeremo una seconda famiglia, e andremo ad aprire un secondo Oratorio. »

Queste parole furono accolte da un grido di gioia. Lasciato calmare alquanto il giovanile entusiasmo , il buon Sacerdote riprese la parola e disse : Ora voi sarete curiosi di sapere dove si aprirà il nuovo Oratorio, e quali di voi lo dovranno frequentare ; vorrete sapere quando si aprirà , se presto, se tardi ; e qual nome gli sarà dato. Fate silenzio e risponderò in breve - L' Oratorio sarà impiantato verso Porta Nuova, a poca distanza dal ponte di ferro, sul viale del Re, detto anche viale dei platani, da cui è fiancheggiato. Quindi dovranno frequentarlo quelli di voi, i quali abitano in quelle parti, sia perché più vicini , sia perché col loro esempio vi attirino altri giovani di quei dintorni. - Quando lo si aprirà? - Presentemente gli operai già stanno eseguendo i lavori per la Cappella, e io spero che nel giorno otto del prossimo Dicembre, festa dell' Immacolata Concezione di Maria, noi potremo benedirla. Così, come questo primo , noi apriremo il secondo Oratorio in un giorno consacrato alla gran Madre di Dio , mettendolo sotto la valida sua protezione. - E qual nome gli daremo noi? - Lo chiameremo Oratorio di S. Luigi per due ragioni : la prima si è per dare ai giovanetti un modello d' innocenza e di ogni virtù da imitare, quale si é appunto San Luigi Gonzaga , propostoci dalla Chiesa stessa ; la seconda per riconoscenza e gratitudine al veneratissimo nostro Arcivescovo Monsignor Fransoni Luigi, il quale tanto ci ama, ci benefica, ci protegge. Vi piace ? Siete contenti ? - Una fragorosa salva di Si fu la risposta, seguita da ripetuti evviva San Luigi , evviva l' Oratorio di Porta Nuova, evviva D. Bosco.

La suddetta notizia portata dai giovanetti in seno alle loro famiglie, scuole e laboratorii, fece ben tosto il giro del quartiere. Quindi di quando in quando drappelli di fanciulli si portavano a visitare il sito del nuovo Oratorio, e vedendo come fosse bene adattato ai loro graditi trastulli ne andavano in gioia, e loro pareva ogni giorno mille che venisse aperto. Per siffatta guisa alcune settimane innanzi alla sua inaugurazione l'Istituto era già per quelle parti conosciutissimo.

Avvicinandosi il tempo prefisso per la sua apertura fu domandata a Monsignor Fransoni la facoltà di benedire la Cappella del nuovo Oratorio con quante altre occorressero a pro dei giovanetti ; e lo zelante e sempre benevolo Arcivescovo le concesse amplissime e senza restrinzione di sorta.

La Domenica precedente D. Bosco diede avviso che nella festa consecutiva avrebbe avuto luogo l'inaugurazione dell'annunziato Oratorio, e invitò i giovani della parte meridionale della città a trovarsi fin dal mattino per tempo sul luogo già loro ben noto ; che si sarebbe data comodità di confessarsi ; poscia benedetta la Cappella; celebrata la Messa e distribuita la santa Comunione a chi vi si fosse preparato. « Sì, portatevi numerosi e divoti, miei cari figli, ei disse, perché si tratta di onorare degnamente la Immacolata ed Augusta Regina del Cielo , e Madre nostra carissima ; si tratta di pregarla che si degni di volgere i suoi occhi benigni sopra il nuovo Oratorio, prenderlo sotto il suo manto, proteggerlo, difenderlo, farlo prosperare per la salute di tanti giovanetti. Coloro poi , che sono di queste regioni , facciano altrettanto nell' Oratorio di San Francesco di Sales. Così in quel giorno memorando noi formeremo come due famiglie, le quali, quantunque separate di corpo, saranno nondimeno unite di spirito nel celebrare in due parti opposte di Torino la più Santa, la più Amabile delle creature, la gran Madre di Dio, stata sempre pura ed immacolata. »

Usciti di Chiesa una turba di giovani furono attorno a D. Bosco e al teologo Borelli , e chi prometteva di condurre al nuovo Oratorio il parente , chi il vicino , chi il compagno ; laonde i due Sacerdoti ebbero un felice presagio che per la bontà di Dio l'opera loro non avrebbe fallito.

Alla vigilia della festa la Cappella da dedicarsi a San Luigi era allestita. Un quadro del Santo, candellieri, candele , tovaglia , camice , pianeta , piviale, panche, inginocchiatoi, non che un piccolo 'armadio con una mensa ad uso di sacrestia, erano stati provveduti dalla carità di parecchi benefattori e benefattrici, che costituivano in allora i così detti Cooperatori di D. Bosco. Quei pochi oggetti che ancor mancavano per le sacre funzioni vennero portati dall' Oratorio di San Francesco di Sales, o pigliati ad imprestito dalla vicina parrocchia.

L' otto Dicembre 1847 era finalmente spuntato in mezzo alla neve, che cadeva turbinosa e fitta. Compievasi in quel giorno il terzo anniversario dacché D. Bosco presso l' Ospedaletto della Marchesa Barolo benediceva in onore di San Francesco di Sales la prima Cappella del nostro Oratorio , che da quel tempo prendeva il nome dal dolcissimo Santo , e dilatavasi in modo sorprendente. Come a certa prova che questo secondo Oratorio avrebbe pure, come il primo , arrecato immenso vantaggio alla gioventù ed avuta la stessa felicissima sorte, Iddio dispose che gli si desse principio nella medesima circostanza, cioé in un giorno sacro alla Vergine Immacolata , vigile custode e sostegno potente delle opere più belle. Anche le bianche falde , che dal ciel cadevano , ci furono un lieto augurio. Parve difatto che il Signore volesse con- ciò indicare che i giovanetti di quest' Oratorio si sarebbero col tempo moltiplicati come i fiocchi di neve , il cui candore fosse altresì quale un simbolo di quella innocenza , che verrebbe nelle anime loro conservata o ricondotta.

Il Santo ancora, che si prendeva a titolare ed esempio, eraci pure alla sua volta un'arra sicura di un tanto bene. Che le nostre non fossero illusioni l'evento lo provò, lo prova, e lo proverà in appresso.

Il tempo cattivo non trattenne i giovani dal recarsi al nuovo Oratorio in numero grande. Al mattino circa le sette parecchi già vi si trovavano per confessarsi, e intorno alle otto la Cappella erane piena. Don Bosco dovendo attendere all' Oratorio in Valdocco , la funzione venne eseguita dal teol. Borelli. Ei benedisse la Chiesetta, celebrò la Messa, dopo la quale voltosi sull'altare fece un breve e cordiale sermoncino, che in sostanza fu questo.

« Io non posso qui contenermi , o giovani carissimi, dal manifestarvi la immensa gioia , che m'innonda il cuore in questo momento avventurato. » - Dette queste parole il buon teologo si fermò un istante , perché la commozione gli tolse la voce egli piangeva di consolazione. Ripigliato poscia il suo dire continuò : » Il tempo ed il freddo non vi hanno scoraggiati. La divozione alla Madonna, e l'amore al vostro nuovo Oratorio vi scaldarono il cuore , traendovi qui divoti e numerosi. Parecchi avete pur fatta la santa Comunione ; tutti udiste la Messa con particolare raccoglimento. Io ne godo molto, e nel tempo stesso apro il cuore ad una grande speranza. Sì, io spero che voi continuerete a portarvi qui con assiduità e buon volere. Spero che col vostro esempio e savii consigli vi condurrete ancora molti altri compagni. Spero che quest' Oratorio di San Luigi sarà degno fratello di quel di San Francesco, e che ambidue guadagneranno molte anime a Dio. Oh ! la Vergine Immacolata , nella cui festa abbiamo dato incominciamento a quest'opera, ci aiuti, ci protegga , ci difenda. » - E qui fattosi strada, e colta la circostanza del giorno, egli esorto i giovani a fuggire il peccato, e a praticare sopratutto la virtù della purità, proponendo per modello San Luigi, della cui vita raccontò alcuni fatti edificanti.

Finito il discorso, si recitarono alcune preghiere, si cantò la giaculatoria : Sia benedetta, e si uscì di Chiesa con ordine e silenzio. Alla porta i giovanetti trovarono persona appositamente incaricata di distribuire a ciascuno una pagnottella ed una fetta di salame, che tutti ricevettero di buon grado, quale un dono, che loro faceva la Madre celeste, mangiarono con singolare appetito per esser l'ora già alquanto avanzata.

Crediamo inutile il fermarci a dire dell' andamento festivo di questo Istituto. Basta il notare che vi fu introdotto il regolamento dell' Oratorio di San Francesco di Sales, ed ogni cosa facevasi si fa collo stesso metodo.

Siccome poi D. Bosco non poteva assumerne la direzione immediata, così egli d'accordo col teologo Borelli l'affidò successivamente a varii zelanti Sacerdoti di Torino, mandando ogni festa, mattino e sera, a coadiuvarli varii giovani più adulti ed assennati. Sovente andava egli stesso o il teologo Borelli. Da prima ne fu eletto a Direttore il teologo Giacinto Carpano. A lui venne dietro il Sac. D. Pietro Ponte, che ebbe per successore il teol. Felice Rossi uomo di molto zelo , ma di precaria salute. Morto questi ancor giovane in quell' uffizio, seguì un intervallo di alcuni anni , in cui non fuvvi più Direttore fisso. In quel tempo D. Bosco avendo già dei Chierici a sua disposizione ne mandava uno ogni festa, il quale lungo la settimana industriavasi di cercare ed impegnare or questo , or quell' altro ecclesiastico della città che vi andasse a confessare, dire la Messa e predicare al mattino , e talvolta un secondo per la predica e funzione della sera. Fra quelli che si prestarono più assiduamente in quel frattempo é degno di speciale menzione il Sac. D. Demonte. Egli per la sua età e difetto di parola non poteva ne predicare, nè confessare, ma vi suppliva colla celebrazione della santa Messa, col fare il Catechismo , e col provvedere a sue spese premii e trastulli , non che oggetti di Chiesa , tra cui ci rammenta di un intiero paramento di damasco giallo, il quale, da quanto ci dicono, trovasi oggidì nel Collegio di Borgo S. Martino. Questo caritatevole Sacerdote venne già pur chiamato da Dio a ricevere il premio delle sue virtù. Dopo alcun tempo D. Bosco pregò ad accettare la direzione di detto Oratorio il sig. teol. Leonardo Murialdo, che la tenne con molto frutto dei giovanetti sino a che dovette assumere il governo del Collegio degli Artigianelli, altro Istituto utilissimo di Torino. Allora ne fu Direttore il signor Abate Teodoro Scolari, che vi lavorò pure varii anni con mirabile zelo. Finalmente D. Bosco avendo ormai dei Sacerdoti usciti dal suo Istituto prese ad incaricare di quell' Oratorio or l'uno or l'altro dei medesimi, secondo le circostanze, come pratica tuttora.

Ora rifacendoci da capo dobbiamo toccare della guerra atroce , che da principio si mosse contro l'Oratorio di S. Luigi. Prime ad ingaggiar battaglia furono le lavandaje colla lingua ; loro si unirono i monellacci colle pietre ; infine alcuni scellerati colle armi da fuoco. Ma essendo questo capitolo già lungo abbastanza daremo il resto nel numero seguente.

BIBLIOGRAFIA.

Il Santo Rosario esposto in versi dal Prof. D. PAOLO Can. ANGELICI. - Capitatoci tra mano il mentovato libretto, sia per la novità della cosa, sia per giudicarne del merito, lo scorremmo tosto con avidità. Viva l'abilissimo autore, il valoroso poeta ! Fu questa la esclamazione che ci fiorì spontanea sul labbro, terminata che ne avemmo la lettura.

Eccone un saggio nel V mistero doloroso, dove ricorda e fulmina il gran delitto di Gerusalemme coll' aver data la morte al suo Messia.

Esulta, ingrata Solima, Barbara, esulta, hai vinto Dell' odio tuo esecrabile Cadrà l'obbietto estinto ; Ala sulla fronte, o perfida, Eterno avrai descritto

Il tuo delitto.

Colui, che sul patibolo

De' rei per te fu appeso, Ebbe su te benefico . Sempre il suo braccio steso. Gli antichi fasti accusano Fin dal remoto Egitto

Il tuo delitto.

Là sciolse a te le barbare

Di servitù catene

Scorta ti fu a una patria Per le deserte arene: E tu, piagato e lacero

In croce or l' hai confitto?....

Ahi rio delitto!...

E qual per te prodigio

Ei non oprò ? D'amore Ostia pur or consumasi.... E tu tel vedi.., e in core Più infellonisci... e strazio Accresci al Derelitto

Nel tuo delitto?

Trema, o sleale. - Ascondesi Per tanto orrore il sole Scosso vacilla il cardine Della terraquea mole Tutta natura un vindice Supplizio impreca inflitto

Al tuo delitto.

Ne tarderà. - Dall' italo

Cielo d' armati e d' armi Spunta già un nembo : intonansi Già bellicosi carmi Già vibra ultrice folgore Di Tito il braccio invitto

Sul tuo delitto.

E l' odiato popolo,

Che avanzerà al tuo scempio, Più non avrà pei secoli Ara, non re, non tempio ; Ma dall' uman consorzio Attesterà, proscritto,

Il tuo delitto.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori salesiani.

Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta ché si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di j sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili Í alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto f notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi I secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Maggio.

I. Santi Apostoli Filippo e Giacomo.

6. Ascensione di N. S. G. C.

16. Domenica di Pentecoste. 17. S. Pasquale Baylon. 18. S. Felice da Cantalice. 20. S. Bernardino da Siena.

23. Domenica della SS. Trinità.

24. Festa di Maria SS. Ausiliatrice. Indulgenza plenaria visitando il suo Santuario in Torino. 27. Solennità del Corpus Domini. 28. S. Ferdinando re di Castiglia. 31. S. Angela Merici.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip, di San Vincenzo de'Paoli. Sampierdarena 1880.