BS 1920s|1920|Bollettino Salesiano Giugno 1920

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIV - N. 6-7   GIUGNO-LUGLIO 1920

NELL'INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO A DON BOSCO

CONGRESSI INTERNAZIONALI

Lettera di Sua Santità Papa Benedetto XV al Successore di Don Bosco.

Prima Adunanza Generale dei Tre Congressi.

L'ottavo Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.

Secondo Congresso Internazionale degli Ex-Allievi di Don Bosco.

Secondo Congresso Internazionale delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Seconda Adunanza Generale.

Adunanze Particolari: -- Comitato Dame Patronesse - Per il VI Centenario Dantesco -- Convegno dei Circoli Giovanili Cattolici - Al Circolo Cesare Balbo. Ultima Adunanza Generale.

L'inaugurazione del Monumento a Don Bosco.

La solennità di Maria Ausiliatrice.

Mostra-Programma delle Scuole Professionali e Colonie

Agricole Salesiane.

Pubblicazioni di circostanza. - Ringraziamenti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

CONGRESSI INTERNAZIONALI DELLE OPERE DI D. BOSCO

nell'Inaugurazione del Monumento al Fondatore

« Tornan giganti a riveder la culla gli sparsi figli... » e li abbiamo visti: son venuti a mille a mille, tutti col sorriso sulle labbra, con la gioia nel cuore, giovani fiorenti e vecchi venerandi, nobili signori ed umili operai: tutti han voluto partecipare all'apoteosi del Padre, e quelli che furono educati dagli eredi dell'anima sua, e quelli che volenterosi portano all'Opera Salesiana il proprio contributo. Per dire, in breve, le profonde impressioni dei giorni passati, possiamo definirli il trionfo della fede, della fraternità, e della riconoscenza.

Nella moltitudine accorsa da ogni parte, nella fiumana di popolo che si riversò nell'Oratorio, nelle ondate fluttuanti di gioventù, balda e fremente, al sole di maggio, era in tutti i cuori un sentimento di fede, che è divenuto più saldo e radicato nell'animo di tutti: fede non fatta di parole o dettata da sentimentalismo, ma attiva e materiata di opere sante, perchè dallo scambio di idee dei convenuti è maturato forte il proposito di lavorare a tutt'uomo per l'elevazione morale della società.

Così, nelle assemblee solenni, tra l'attenta moltitudine di ammiratori e di amici, mossi da un sol desiderio, oh! come è vibrato al di sopra delle lotte e competizioni umane il sentimento della carità che tutti avvince in vera fratellanza; oh! come si é sentita l'eterna giovinezza dell'ideale cristiano, sempre inspiratore di opere egregie, di sacrifizi e d'imposizioni eroiche: ogni cuore ripeteva commosso: « Solo l'amore può tanto ». In verità non fu privo d'alti ammonimenti e di commozione profonda il veder uomini, accorsi da ogni parte del mondo e di varie tendenze, stringersi la mano, affratellati dallo stesso ideale: la carità di N. S. Gesù Cristo.

E fu pure la festa della riconoscenza. Quante anime si prostrarono ai piedi di Colei che fu l'ispiratrice dell'Opera Salesiana. Quante fronti venerande abbiamo visto curvarsi al nome e alle sembianze di Don Bosco: quante ardenti pupille lagrimar d'affetto assorte nella visione dei ricordi lontani dei beati giorni trascorsi con lui, brillare di vivida luce ed irradiarsi di nuova vita! Vedemmo avvampare nel cuore di tutti, insieme con la devozione più tenera a Maria Ausiliatrice, l'ammirazione più profonda per Don Bosco, per il suo apostolato, per il suo sistema educativo, che, inspirato dall'amore, si perpetuerà nei secoli, più duraturo del marmo e del bronzo, per diffondersi di nazione in nazione sempre benedetto e sempre efficace.

Ora che le feste son passate e il Monumento di Don Bosco sta ad attestare alle generazioni future la corrispondenza che Egli ebbe dall'età che fu sua, noi sentiamo il bisogno di dir alto il grazie, che ci canta nell'anima, a coloro che cooperarono alla glorificazione del Padre nostro: grazie a tutte le Autorità che ebbero la bontà di parteciparvi ufficialmente: grazie al S. Padre Benedetto XV, che inviava ai Congressi il più lusinghiero messaggio: grazie particolarmente all'Ausiliatrice nostra, che, ancora una volta, volle mostrarci quanto grande sia la sua predilezione per Lui, che dall'alto del monumento, continuando quasi la sua missione in mezzo alla gioventù, dice ai figli, ai cooperatori, agli allievi, alle allieve, a tutti: - Lavorate, lavorate compatti per la salvezza delle nuove generazioni.

Ed ora, nel nome di Lui, tutti all'opera: come ci sarà sprone il ricordo dei giorni passati, così l'esultanza di ieri ci sia sostegno e conforto nelle fatiche future.

AL DILETTO FIGLIO

Sacerdote Don PAOLO ALBERA

RETTORE MAGGIORE DELLA CONGREGAZIONE SALESIANA DEL VEN. DON GIOVANNI BOSCO

BENEDICTUS PP. XV

Diletto Figlio,

Salute ed Aposiolica Benedizione:

La notizia che voi ci avete dato del prossimo ottavo Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani in Torino, il quale sarà coronato dalla inaugurazione del monumento eretto alla memoria del Ven. Giovanni Bosco dalla gratitudine e dalla pietà dei suoi figli, è stata appresa da noi con tanto maggiore letizia quanto più opportuna, a Nostro avviso, è l'ora di richiamare da ogni parte a raccolta tutte le migliori energie dei fedeli per ridestarle al massimo rendimento a prò della buona causa, e sopratutto al raggiungimento di quel nobile fine in cui s'impernia il programma del Venerabile Don Bosco, cioè la salvezza della gioventù. In una sì provvida iniziativa Noi abbiamo un nuovo documento della vigile ed oculata attività della grande Famiglia Salesiana e del senso pratico onde la medesima, camminando fedelmente sulle orme del glorioso suo Fondatore, è guidata nelle sue generose e sante intraprese. Non dubitiamo quindi che come dai precedenti Congressi così da questa nuova solenne assemblea uscirà rinsaldata la coesione e riacceso lo zelo dei Cooperatori, ed in pari tempo nuovo impulso trarranno e nuova forza di adattamento le molteplici Opere nelle quali, come albero gigantesco, la Pia Unione Salesiana dirama la sua attività nelle Diocesi e nelle Parrocchie di quasi tutto il mondo. Il nobile programma che la sapienza e la santità del Fondatore tracciarono ai Cooperatori Salesiani nell'istituirli, non può non apportare in mezzo al popolo cristiano i più tangibili e preziosi frutti di eterna vita. Ond'è che noi ben di cuore facciamo l'augurio che tale programma sia nel prossimo Congresso oggetto di utili deliberazioni in armonia coi bisogni di questi tristissimi tempi, ed abbiamo ferma fiducia che la mistica figura di Don Bosco, come si ergerà nel marmo dinanzi alla Basilica di Maria Ausiliatrice, così si aderga viva sempre nello spirito e nel cuore di tutti i Suoi figli e vi fomenti ognor più la devozione alla Vergine Madre di Dio e la frequenza alla Santissima Eucaristia, fonte di carità e di vita. A tal fine impartiamo con tutta l'effusione dell'animo a voi, diletto Figlio, degno Successore di Don Bosco, ai vostri Confratelli e alle Figlie di Maria Ausiliatrice sparsi in ogni plaga della terra, ai ai Cooperatori e Benefattori, agli alunni degli Istituti Salesiani, a tutte le opere della Congregazione ed in particolar modo a quanti prenderanno parte all'imminente Congresso Internazionale, l'Apostolica benedizione.

Dal Valicano, li 15 maggio 1920.

1a Adunanza generale dei Congressí.

L'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani- il 2° Congresso Internazionale degli ex-Allievi di Don Bosco - il 2° Congresso Internazionale delle ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice tennero l'adunanza inaugurale, nel teatro dell'Oratorio Salesiano, alle ore 17,30 del 2o maggio.

Lo spettacolo, che presenta la grande aula, è imponente. La platea è gremita di cooperatori e cooperatrici e di ex-allievi: la prima galleria è riservata alle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice: la seconda e la terza galleria rigurgitano di alunni e di sacerdoti. Sul palco, domina al fondo, il gruppo del Cellini « Don Bosco tra i fanciulli », che servì a preparare lo stampo di cera per la fusione del Monumento.

Davanti è una moltitudine di cospicui personaggi del Clero e del Laicato: membri attivissimi del Comitato esecutivo del Monumento, del Comitato effettivo dei tre Congressi, del Comitato Torinese delle Dame Patronesse delle Opere di Don Bosco, insigni Congressisti, . e i rappresentanti di 23 nazioni diverse. Sul proscenio, a destra è la tribuna per gli oratori; a sinistra il tavolo della presidenza, al quale siedono Mons. Comm. Luigi Condio, della Facoltà Teologica e Legale del Seminario Metropolitano per i Cooperatori: il Prof. Cav. Piero Gribaudi per gli ex-Allievi: la prof. Maria Vittoria Chiora per le ex-Allieve.

Le nazioni rappresentate al Congresso sono: Italia, Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Polonia, Germania, Austria, Ungheria, Jugoslavia, Turchia, Palestina, Egitto, Brasile, Uruguay, Paraguay, Argentina, Cile, Perù, Equatore, Colombia, Messico, e Stati Uniti del Nord America.

Alle 17,40 entrano, in compagnia di Don Albera, al suono di una marcia trionfale, le LL. Eccellenze Rev.me Mons. Re, Vescovo di Alba, Mons. Cambiaso, Vescovo di Albenga, Mons Malan, Prelato di Registro do Araguaya nel Brasile, e Mons. Pinardi, Ausiliare dell'Em.mo Card. Richelmy e Presidente del Comitato Generale Effettivo dei Congressi.

Parla Don Albera.

Per il primo, parla Don Albera. Egli sente il dovere di porgere il più cordiale saluto a tutti i presenti, che, non ostante le difficoltà dei viaggi, sono accorsi così numerosi per far onore a Don Bosco. Ringrazia in primo luogo gli Ecc.mi Vescovi, i quali han sospeso le gravi cure pastorali per dimostrare all'Opera Salesiana l'alta loro benevolenza: poi gli Ex-Allievi, che sono i promotori e la causa prima delle feste presenti le ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che gareggiano con gli ex-Allievi dei Salesiano a tener alta la bandiera di Don Bosco.

Ricorda alcune parole dette dal Venerabile, nel 1876 e sul fine della vita: - nel 1876, quando annunciò ai suoi figli, che avrebbe posto mano all'Unione dei Cooperatori Salesiani, e predisse, tra l'alto stupore dei presenti, lo sviluppo che, in breve tempo, essa avrebbe avuto in ogni parte della terra: - sul fine della vita, quando andava ripetendo ai suoi: « Noi non avremmo potuto far nulla senza i Cooperatori: essi sono per noi gli strumenti e gl'inviati della Divina Provvidenza ».

Agli ex-Allievi ricorda l'umile confessione di Don Bosco, che ascriveva alla loro bontà lai felice riuscita del suo sistema educativo, e la fama delle sue opere: « Vi ringrazio, diceva loro il Venerabile, dell'affetto che portate a Don Bosco, e della bella figura che gli fato fare con la vostra bella riuscita ».

Alle ex-Allieve rammenta le preghiere che, Don Bosco indisse prima di decidersi alla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e la viva speranza che ebbe nell'efficacìa dell'apostolato della donna cristiana.

«Don Bosco, prosegue Don Albera, quando fu ordinato sacerdote, nel celebrare la prima messa, domandò al Signore una grazia speciale, l'efficacia della parola, e l'ottenne pienamente Voi tutti conoscete, e in parte l'avete provato anche per esperienza, i frutti meravigliosi della parola di Don Bosco. A me pare che, lui morto, la stessa grazia sia passata a quelli che parlano di lui: e penso che la vista stessa del suo Monumento in Piazza Maria Ausiliatrice farà del bene a tutti, massime a quelli che, come voi, intendono lavorare sulle sue orme, per il bene della Chiesa e della civile Società ».

Parole del Presidente.

Dopo gli applausi, con cui la folla dei congressisti saluta le ultime parole del Superiore Generale, assume la presidenza Mons. Luigi Condio, recando il saluto del Comitato e rilevando come l'odierno convegno sia il campo felice di un lavoro fecondo, l'affermazione magnifica della riconoscenza verso il grande Apostolo della gioventù, il cui insegnamento è viva fonte di civiltà moderna.

A nome della Presidenza dei Congressi saluta gli Ecc.mi Vescovi presenti, accorsi a far onore a Don Bosco, che fu sempre umilissimo innanzi agli insigniti della pienezza del Sacerdozio: - i Salesiani che tengon alta la bandiera, sulla quale il Padre ha scritto: « Da mihi animas, caetera tolle »: - l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che è il primo magnifico rampollo, dèll'albero salesiano, col fervidissimo voto che, in giorno non lontano, esse possano venerare sugli altari la loro prima superiora generale Suor Maria Mazzarello: - la falange dei Cooperatori Salesiani che, versando le loro offerte nel gazofilacio nuovo della civiltà cristiana, mercè lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco, che è opera cattolica ed italiana, hanno concesso alla bandiera d'Italia di sventolar gloriosa agli ultimi confini della Terra: - e la falange dei Congressisti, convenuti da tutte le parti, anche dalle nazioni più doloranti, in lieto auspicio di nuove benedizioni sulle sponde della Dora.

« Chi l'avrebbe detto - esclama Mons. Condio - l'8 dicembre 1841, che Don Bosco fondava in quel giorno un'opera che si sarebbe sparsa in ogni parte della terra, donde oggi, qui, dove l'albero salesiano si vide crescere ed è divenuto gigante, qui, su queste zolle benedette, irrorate dai sudori del grande Apostolo della gioventù moderna, giunge solenne il grido dell'ammirazione e della riconoscenza: Viva Don Bosco!

» Signori! è con questo grido che dichiaro aperta l'assemblea ».

Le adesioni.

Don Trione, Relatore Generale dei tre Congressi, sale alla tribuna e legge un gran numero di adesioni di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e di altri illustri personaggi: prima, fra tutte, quella dell'Em.mo Card. Gasparri, Protettore della Pia Società Salesiana.

L'adesione del Card. Protettore.

Dal Vaticano, li 5 maggio 192o.

Reverendissimo Padre,

Il grandioso monumento che la gioventù educata dal Ven. Don Bosco e dagli ottimi suoi Figli volle erigere in Torino all'incomparabile educatore è ad un tempo e segno della riconoscenza dei discepoli e solenne omaggio alle virtù educative del Maestro.

Fatto al tutto nuovo e glorioso nella storia della Pedagogia, prova luminosa della potenza che la Religione nostra sa infondere nei suoi apostoli, sono le numerose Associazioni e Federazioni degli ExAllieví dei Salesiani e delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che con scopi altamente educativi tengono frequenti Convegni Regionali e Nazionali ed ora, rispettivamente, il loro 2° Congresso Internazionale.

Ottimo divisamento fu ancora quello di radunare per sì fausta occasione l'8° Congresso Internazionale della grande Famiglia dei Cooperatori Salesiani attorno al nuovo Monumento del loro Padre, per riprendere lena ed ardore nel vasto campo dell'azione salesiana secondo le sapienti norme ed i predavi esempi del grande Fondatore.

Ammiratore del Ven. Don Bosco, Cooperatore Salesiano da molti anni e Cardinale Protettore delle Istituzioni Salesiane, faccio i più caldi voti per il buon esito di così solenni festeggiamenti.

Mi è grato profittare dell'occasione per confermarLe, Reverendissimo Padre, i sensi della mia distinta e sincera stima.

Di Lei, Reverendissimo Padre,

dev.mo nel Signore

P. Card. GASPARRI.

Rev.mo Signor D. Paolo Albera Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana

Inviarono la loro adesione ai Congressi con splendide lettere autografe e con telegrammi, e parecchi si fecero rappresentare da appositi

delegati:

Dall'Italia.

S. E. R. il Card. Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità.

S. E. R. il Card. Giovanni Cagliero, della Pia Società Salesiana.

S. E. R. il Card. Giorgio Gusmini, Arcivescovo dì Bologna.

S. E. R. il Card. Giuseppe Francica-Nava, Arcivescovo di Catania.

S. E. R. il Card. Alessandro Lualdi, Arcivescovo di Palermo.

S. E. R. il Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa.

S. E. R. il Card. Boggiano, Arcivescovo di Genova.,

Le Loro Eccellenze Reverendissime: gli Arcivescovi di Conza e Campagna, Fermo, Gorizia, Modena, Parma, Perugia, Ravenna, Sorrento; Vercelli; gli Arcivescovi titolari di Damasco Efeso, Patrasso.

Le Loro Eccellenze Reverendissime: i Vescovi di Acqui, Alba, Alessandria, Anglona e Tursi, Biella, Borgo S. Donnino, Cagli e Pergola, Caltagirone, Casale Monferrato, Como, Crema, Cremona, Cuneo, Forlì, Gerace, Imola, Ivrea, Larino, Livorno, Mileto, Mondovì, Norcia, Noto, Pavia, Piacenza, Pinerolo, Potenza e Marsico, Nepi e Sutri, Saluzzo, Savona, S. Severo Civitate, Susa, Trento, Trieste, Todi, Ventimiglia: i Vescovi Titolari di Esbon e di Listri, Ausiliare di Catania; il Vescovo eletto d'Aosta.

Dall'Estero.

S. E. R. il Card. Dalbor, Arcivescovo dì Gnesen-Posen.

S. E. R. il Card. Soldevilla y Romero, Arcivescovo di Zaragozza.

S. E. R. il Card. Czernok, Arcivescovo di Strigonia, Primate d'Ungheria.

Le Loro Ecc. Reverendissime: gli Arcivescovi di Bamberga, Filadelfia, Friburgo, Montevideo, Quito, Salisburgo, Santiago di Cuba, Tuam (Irlanda).

Le Loro Ecc. Reverendissime: i Vescovi di Dijon (Francia); Cadice, Minorca, Orihuèla, Santander, Salamanca dalla Spagna; Ardagh, Kilmora, Meath, Raphoe, dall'Irlanda; Clifton, Hexham e Newcastle, Menevia, Nottingham, Salford dall'Inghilterra; Linz, Gurk, St. Polten, Eichstadt e il Vescovo Ausiliare di Vienna: i Vescovi di Newark dall'America del Nord e di Habana di Cuba; e i Vescovi Titolari di Colonia e di Obba.

Durante la lettura delle adesioni, la folla dei congressisti, scattando in piedi con unanimi applausi, saluta l'entrata dell'Em.mo Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, e il comm. avv. Carlo Barberis inizia li

Discorso inaugurale.

Con alata parola l'oratore sorge a considerare l'alto significato che vengono ad assumere le solennità salesiane e la inaugurazione del Monumento a Don Bosco « a questo grande benefattore dell'Umanità » in questi giorni ancor pieni dello squallore, dell'angoscia, e della divisione seminate dalla guerra. Riassume tutta l'opera da lui compiuta, e quella compiuta dopo di lui, sotto il soffio del suo spirito dai suoi figli, e dai suoi Cooperatori. « Quanto cammino, esclama l'oratore, e qual vastità di conquiste! Ne è emblema questo Congresso, cui partecipano delegati venuti da ogni parte, per riunirsi, nella Casa Paterna, attorno al Padre eternato nel bronzo; per esaminare insieme i problemi dell'azione salesiana, per prender lena a nuovi balzi in avanti ».

Scende a illustrare, dalle umili origini, l'opera meravigliosa di Don Bosco: ricorda l'azione benefica da lui spiegata prima a Torino e il successivo suo espandersi in Italia, nell'Europa, oltre Oceano. Dice della semplice, pratica efficace organizzazione dell'opera stessa, che ha permesso i rapidi successi, che si sono avuti e che è così larga di promesse per l'avvenire; e venendo a parlare della Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici che ha contribuito al diffondersi dell'Opera Salesiana, ne ricorda le tappe verso lo sviluppo rigoglioso raggiunto in tutto il mondo, e ne auspica altri e più grandiosi e pratici risultati.

Del provvidenziale soccorso pòrto a Don Bosco dai Cooperatori e dalle Cooperatrici, l'oratore mette in evidenza la vitale importanza ed osserva che questo soccorso e concorso non è soltanto di danaro, ma anche, e sopra tutto, di opere e di preghiere.

La sintesi felice si sviluppa con un accenno alle Figlie di Maria Ausiliatrice e alla copiosa messe da esse mietuta. Anche qui lo stesso metodo, lo stesso spirito di Don Bosco, la stessa alacrità, la stessa carità, lo stesso zelo.

Si riconduce, in fine, l'oratore a considerare la gloria, da cui è cinto il capo venerato di Don Bosco per l'opera compiuta. Le schiere dei suoi figli si dispongono oggi intorno al suo monumento con negli occhi la vivida luce di lui, con nel cuore lo spirito di lui, con nella mente il suo zelo: e dopo la breve sosta, dopo il fremito di entusiasmo, dispiegheranno nuovamente il volo per le contrade, donde son venuti per riconsacrarsi all'apostolato di cui, Egli ha tracciato loro il programma (Vivi applausi).

Criteri direttivi.

In seguito prende la parola Don Trione per tracciare i criteri direttivi dei lavori dei tre Congressi. Non sono i nostri Congressi - egli dice - adunanze di parata, ma convegni famigliari, ove si dà conto dell'operato e si guarda quello che resta a fare e si studiano, col consiglio di tutti, i mezzi per poterlo fare nel modo più pronto ed efficace. La Prima norma è lo spirito impresso da Don Bosco all'opera sua personale, che egli poi affidò alla Pia Società Salesiana: atteniamoci scrupolosamente a questo spirito. Altra norma è il modo col quale lavorava il Venerabile, la sua prontezza nell'abbracciare ogni opera urgente e la sua ampiezza ed opportunità di vedute secondo i bisogni dei tempi. Quante cose non ci direbbe oggi Don Bosco, se vivesse ancora! Ebbene studiamole noi, e mettiamole in pratica.

Nella trattazione dei singoli temii proposti dai rispettivi programmi, si proceda con calma e con viste larghe e improntate a opportuna praticità. Nè si tema che sia difficile esaurirli convenientemente nel breve tempo concesso, perocchè i voti, già preparati per ciascun tema dalle apposite Commissioni, portano non solo il frutto di lunghi e ampii studi fatti da, competenti, ma sono anche l'eco di illuminate discussioni fatte in precedenza dai convegni locali, regionali e anche nazionali., tenutisi in molti luoghi, in ossequio alle direttive inviate dal Comitato Generale organizzatore dei Congressi. Quand'anche, dopo tutto, vi fosse ancora da fare qualche ritocco, prima che il Rettor Maggiore ne comunichi le conclusioni a tutta la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani e alle Associazioni degli Ex-Allievi ed Ex-Allieve, tale ritocco potrà essere ancor fatto dalle suddette Commissioni, interpreti fedeli dello spirito del Ven. Don Bosco e di questi Congressi stessi.

I nostri Congressi sono internazionali, quindi negli studi e belle discussioni non è da restringersi ai Cooperatori e agli Ex-Allievi d'Italia o altra determinata nazione, ma è da guardare ampiamente a tutta l'azione di queste istituzioni in ogni parte del mondo.

I Rappresentanti Esteri.

Si succedono quindi alla tribuna i rappresentanti della Francia, della Spagna, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, della Jugoslavia, della Polonia, dell'Ungheria, del Chilì e dell'Argentina. Sono brevi saluti, pieni di

carità cristiana, di affetto per Don Bosco e di ammirazione per l'Italia, che Don Trione legge tradotti, dopo che ogni oratore ha parlato, e commuovono profondamente l'assemblea.

*

L'Eminentissimo Cardinale Richelmv, prima di lasciare il Congresso, vuol pronunciare, quantunque quasi completamente afono, brevi parole di congratulazione, e imparte ai presenti la sua benedizione, accolta da scroscianti ovazioni.

Mons. Condio chiuse la seduta inneggiando, tra vivi applausi, al triplice Congresso Salesiano in cui, per la prima volta, dopo il turbine sanguigno della guerra, si vede il trionfo della bianca bandiera della pace ai piedi di D. Bosco.

VIII° Congresso Internazionale DEI COOPERATORI SALESIANI

Rimarrà memorando nella storia dei Cooperatori Salesiani, non tanto per l'occasione in cui si raccolse, o per il numero degli intervenuti e le autorevoli adesioni ricevute da ogni parte, o per il lavoro preparatorio che si compì in molti luoghi guadagnando preziose energie a collaborare con Don Bosco, ma per la sanzione solenne, data a una più intensa organizzazione e alle linee direttive dell'azione locale. Crediamo di non esagerare dicendo, che dopo l'8° Congresso Internazionale si può attendere il compimento delle enfatiche parole di Don Bosco: « Verrà un tempo in cui il nome di cooperatore vorrà dire vero Cristiano! - I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. - Più la S. Sede sarà bersagliata, più la miscredenza in ogni lato va crescendo, e più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della lor fede operativa ».

La prima giornata.

Le adunanze si svolsero nel teatro dell'Oratorio Salesiano. La presidenza venne tenuta dal Can. Salamano di Vercelli. Rappresentava il sig. Don Albera, il rev.mo sig. D. Filippo Rinaldi, Prefetto Generale della Pia Società Salesiana. Nel primo giorno si trattò dell'Organizzazione dei Cooperatori. Relatore fu il Sac. Dott. Alessandro Luchelli, Ispettore delle Case Salesiane del Piemonte, il quale fece una chiarissima esposizione del tema.

I Cooperatori, disse, hanno il compito d'aiutare materialmente e moralmente l'Opera Salesiana: debbono essere buoni cristiani e insieme apostoli di berle in mezzo alla società, diffondendo praticamente lo spirito di Don Bosco.

Fin qui, per quanto splendidi, non si ebbero che esempi sporadici d'una completa cooperazione, come la concepì il Fondatore. Stretto dalle gravi necessità, in cui era nel periodo d'espansione dell'Opera, egli non potè esigere che i Cooperatori si dessero all'attuazione di tutto il programma che aveva tracciato; ma il suo frequente richiamo a cotesto ideale di cristiani ferventi ed operosi, ripetuto con devota fedeltà dal suo primo successore, il venerato Don Michele Rua, mosse l'attuale Rettor Maggiore dei Salesiani, il rev.mo Don Albera, a dichiarare che è giunta l'ora, almeno nei paesi dove l'Opera Salesiana è consolidata, di animare i Cooperatori, oltrecchè all'aiuto diretto alle Opere Salesiane, ad un'intensa azione locale secondo lo spirito di Don Bosco.

Per venire all'attuazione di questo programma è indispensabile una più compatta organizzazione, che stringa i Cooperatori al Centro dell'Opera, e permetta al Centro di far giungere prontamente ed efficacemente le sue direttive a tutti i Cooperatori. A differenza dei Terziari dei vari ordini Religiosi, che dipendono dalle direzioni locali, Don Bosco volle che i Cooperatori Salesiani, individualmente e nei vari gruppi, facessero capo tutti quanti al Superiore dell'Opera Salesiana, dal quale attendono la parola d'ordine e ogni direttiva.

Perfezionare quest'organismo, pur mantenendolo agile, in modo che possa essere in attivo movimento, è lo scopo del I° tema proposto all'adunanza.

Il 1920 - esclama il Relatore - resterà memorando, non solo per l'inaugurazione del monumento a Don Bosco, ma per il nuovo impulso dato all'Unione dei Cooperatori.

E passa alla lettura del 1° Tema.

Sull'organizzazione dei Cooperatori.

CONSIDERANDO:

1) Che il Ven. Don Bosco, nel fondare l'Unione dei Cooperatori Salesiani intese di « unire i buoni cattolici in un solo pensiero e in un solo lavoro, per promuovere la propria e l'altrui salvezza», con un programma proprio, informato allo spirito della Pia Società Salesiana;

2) che, in conformità di questo scopo, i Cooperatori hanno per còmpito di promuovere in sè, e attorno a sè, la pratica della vita cristiana, aiutando così, con tutti i mezzi di cui possono disporre, lo sviluppo dell'azione salesiana;

3) che il Venerabile stesso tracciò le linee direttive dell'Unione, mettendo a base della organizzazione di essa la dipendenza di tutti i Cooperatori dal Superiore dell'Opera Salesiana, e affidando a Decurioni e Capi dei Decurioni la direzione dell'azione locale, - e che nel 1882 sanciva altre norme generali per facilitare l'azione dei Decurioni;

4) che queste norme furono sviluppate ed altre aggiunte dai suoi Successori, in occasione di adunanze dei Capi dei Decurioni, o Direttori Diocesani;

5) che oggi è necessario, perché il lavoro dei Cooperatori risponda al programma secondo lo spirito di Don Bosco e i bisogni dei tempi, coordinare le deliberazioni adottate e determinare le relazioni che uniscono: a) i Cooperatori al centro dell'Opera Salesiana; b) i Cooperatori ai Rappresentanti dell'Opera, cioè agli Ispettori e Direttori Salesiani; e) i Cooperatori ai Direttori diocesani o Capi dei Decurioni, e ai Decurioni o Direttori locali:

SI COMUNICANO

i seguenti articoli da aggiungersi, in appendice, alle nuove edizioni del REGOLAMENTO col titolo:

Organizzazione dei Cooperatori.

1) Il Direttore Generale dei Cooperatori è il Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, che ne presiede e dirige l'azione:

a) per mezzo del Bollettino Salesiano, che è l'organo ufficiale della Pia Unione;

b) per mezzo di un UFFFICIo CENTRALE da lui dipendente, con Succursali presso ogni Ispettoria e Casa Salesiana;

e) per mezzo dei Direttori diocesani e locali.

2) L'Ufficio Centrale, costituito presso il Superiore Generale, ha il còmpito:

a) di promuovere lo sviluppo della Pia Unione per mezzo degli Uffici Succursali, dei Direttori, e dei Decurioni, dando norme, consigli, ed aiuti per suscitare e intensificare l'azione dei Cooperatori;

b) d'indire Congressi Nazionali e Internazionali, a tempo e luogo opportnno.

3) Gli Uffici Succursali Ispettoriali curano, d'intesa coll'Ufficio Centrale e con approvazione dei Rev.mi Ordinari, le nomine dei Direttori diocesani: favoriscono le Conferenze prescritte dal Regolamento nelle feste di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice, e corsi di Conferenze di propaganda; presiedono, ove occorra, a mezzo di appositi delegati le adunanze indette per determinare il lavoro locale; tracciano le linee d'azione in conformità dei bisogni locali e secondo lo spirito di Don Bosco; promuovono Congressi regionali o diocesani, previa intelligenza coll' Ufficio Centrale.

4) Gli Uffici Succursali locali disimpegnano il lavoro tracciato dagli Uffici Ispettoriali, a seconda dei bisogni locali: e appoggiano ogni iniziativa dell'Ufficio Centrale.

5) I Direttori diocesani e locali hanno il còmpito di determinare e dirigere il lavoro che, localmente, possono assumere i Cooperatori: curano all'uopo la formazione di un Comitato d'azione salesiana tra i Cooperatori più attivi, tra i quali dividono il programma della Cooperazione, in modo che vi siano possibilmente, nelle città e nei paesi, una o più persone rispettivamente incaricate: 1) Per l'aiuto diretto alle Opere e alle Missioni Salesiane; 2) Per l'azione locale dei Cooperatori: a) per l'azione religioso-sociale; b) per le vocazioni allo stato ecclesiastico; e) per la buona stampa; d) per l'assistenza della gioventù. I Direttori diocesani possono indire adunanze diocesane, o interparrocchiali, previa intelligenza coll'Ufficio Ispettoriale.

6) Nelle Nazioni, dove non esistono Case Salesiane, d'intesa coll'Ufficio Succursale più vicino, l'Ufficio Centrale propone al Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana la nomina di un Direttore Nazionale.

7) Gli Uffici Ispettoriali e i Direttori Nazionali invieranno ogni anno, all'Ufficio Centrale, una relazione del movimento della Pia Unione nella rispettiva regione o nazione.

8) I Cooperatori, ossequenti al concetto fondamentale che ebbe Don Bosco nell'istituirli, inviano al Superiore Generale le proprie libere offerte a sostegno delle Opere e Missioni Salesiane, per il Bollettino Salesiano, e sopratutto per la diffusione dell'Opera in nuove terre di Missione e in tutti quei paesi che ne hanno urgente bisogno; ed appoggiano l'azione che si propongono i Comitati locali di azione salesiana.

9) Organo ufficiale dei Cooperatori è soltanto il Bollettino Salesiano, che si stampa sotto la vigilanza del Superiore della Pia Unione, nelle varie lingue. Al medesimo vanno indirizzate, dagli Uffici Succursali, dai Direttori, dai Decurioni, e dagli stessi Cooperatori, quelle relazioni che possono tornare a maggior gloria di Dio e a comune edificazione.

10) Il Bollettino Salesiano viene inviato con riconoscenza anche a quelle persone che, pur non iscritte all'Unione dei Cooperatori, favoriscono in qualunque modo lo sviluppo e l'azione dell'Opera di Don Bosco.

Il Congresso studia e approva, tra il più vivo interesse, ognuno dei dieci articoli che determinano l'organizzazione dei Cooperatori.

Il Cav. Oreste Macciotta, Presidente della Giunta Diocesana di Torino, illustra la convenienza che dove per scarsezza, o per soverchio lavoro dei sacerdoti, non si può avere un direttore diocesano che se ne occupi, anzichè privare l'Unione di una direzione viva, si elegga, come già si è fatto in consimili casi a pro-direttore o a vicedirettore diocesano, un laico fervente e d'azione, essendo troppo grande il bene che si raccoglie col programma di Don Bosco.

Il Can. Diverio, rappresentante di S. E. il Vescovo di Mondovì, trattandosi degli incaricati per lo sviluppo dell'azione locale dei Cooperatori, insiste perchè si faccia larga e continua propaganda a favore delle Missioni Salesiane, e suggerisce l'idea di un Calendario illustrato e di opuscoli e foglietti di propaganda che ne divulghino la conoscenza e i bisogni.

L'avv Teol. Milano di Torino ed altri Congressisti suggeriscono, per la maggior diffusione della Pia Unione, l'invio di numeri di saggio del Bollettino Salesiano con una breve notizia di ciò che ha fatto Don Bosco e di ciò che fanno i Salesiani e i Cooperatori, a persone che ancor non conoscono l'Opera e che potrebbero efficacemente aiutarla.

E accolta, con vivo compiacimento, la notizia, che il Bollettino Salesiano, nell'edizione italiana, a partir da questo numero, avrebbe oltrepassato la tiratura di CENTOMILA COPIE, e che si sarebbero pubblicate DIECIMILA copie del Regolamento dei Cooperatori con in appendice i due nuovi capitoli esplicativi sull'organizzazione e sulle linee direttive della Cooperazione Salesiana, studiati nel Congresso.

Assistettero, per qualche tempo, all'adunanza compatta, laboriosa e fattiva, anche il Superiore Generale Don Albera, Mons. Travaini, Vescovo di Fossano, e Mons. Gamberoni, Arcivescovo di Vercelli, il quale chiuse la seduta, chiamando « divina» l'opera dei Cooperatori e facendo voti perchè cresca sempre più nella stima e nell'amore di tutti.

La seconda giornata.

Il 22 maggio l'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori, si svolse in due adunanze, alle 9,3o e alle 16, ancor più numerose del giorno precedente, sul modo di tradurre in pratica integralmente, il programma tracciato da Don Bosco alla Cooperazione Salesiana. Presiedeva Mons. Barberis, direttore diocesano dei Cooperatori di Novara. Rappresentava il rev.mo sig. Don Albera, il Prefetto Generale sig. Don Risaldi. Relatore è il can. prof. Don Giuseppe Oldano, della Cattedrale di Casalmonferrato, che illustra. brillantemente lo studio proposto al Congresso.

Rileva l'origine della cooperazione materiale, iniziatasi fin da quando Don Bosco entrò in Seminario e i suoi buoni compaesani si diedero attorno per fornirlo del necessario. La cooperazione salesiana non ha limiti nel modo e nell'estensione. Don Bosco, meditando la conquista delle anime, vide che da sè, senza mezzi, senza aiuti, non vi sarebbe riuscito; e si procurò la cooperazione dei buoni, convergendone al suo scopo gli sforzi individuali e il lavoro collettivo: preghiera, azione personale, offerte materiali.

L'Opera Salesiana è ancor giovane ed esuberante d'attività, e sente il bisogno d'espandersi: è la reazione contro il quietismo causato dallo spirito liberale del secolo passato, che volle relegare l'azione della chiesa in sacristia.

I Cooperatori sono chiamati a lavorare localmente, come i Salesiani : essi devono rendere la società « salesiana », ossia cristiana, coll'essere luce e sale in mezzo al mondo.

I Cooperatori sono di due categorie: gli uni operano secondo lo spirito di Don Bosco individualmente, senza organizzarsi, restando liberi nell'azione ed anche sconosciuti; gli altri si organizzano e fanno opera collettiva. Gli uni e gli altri sono necessari: in certi casi si può far del bene solo da chi non ha l'aria di farlo: in altri e neccessaria la pubblicità, che suscita la cooperazione.

A tutti dà norme e pratica direzione il

II Tema Sulla Cooperazione Salesiana.

CONSIDERANDO:

1) che il Ven. Don Bosco nell'istituire l'Unione dei Cooperatori Salesiani si propose il duplice scopo:

a) di avere dei sostenitori delle sue opere:

b) di formarne degli uomini d'azione secondo il suo spirito ed apostolato, a servizio della Chiesa e della Civile Società:

SI RACCOMANDANO

le seguenti norme direttive da inserirsi, dopo gli articoli riguardanti l'organizzazione, in appendice alle nuove edizioni del REGOLAMENTO, col titolo:

Cooperazione Salesiana.

NORME GENERALI.

Per essere Cooperatore, secondo le esplicite dichiarazioni del Ven. Don Bosco, basta che in qualsiasi snodo, o con preghiere, o con offerte, o con

opere personali, si contribuisca allo sviluppo dell'azione salesiana. L'azione locale poi è particolarmente affidata e raccomandata ai Comitati d'azione salesiana, formati tra i Cooperatori.

2) Nei centri, ove sorge una nuova opera salesiana, seguendo la pratica osservata fin dai primi tempi dell'Unione, prima di assumere altra azione locale, si curi, con tutti i mezzi, il consolidamento della nuova opera iniziata.

I. Per le Opere e Missioni Salesiane.

Per assicurare all'Opera di Don Bosco le benedizioni celesti, e i mezzi materiali e morali necessari a svolgere la sua missione, a tenore del Capo IV, paragrafo V, del Regolamento:

1) I Cooperatori Salesiani preghino il Signore a benedirla; ne diffondano la conoscenza, mediante la lettura del Bollettino Salesiano; la sostengano colle proprie elemosine e col procacciarle nuovi Cooperatori e Benefattori.

2) I Direttori procurino che si tengano dappertutto le due Conferenze, prescritte dal Regolamento, nella festa di S. Francesco di Sales e in quella di Maria Ausiliatrice, e inviino le offerte raccolte al Superiore Generale.

3) Gli Uffici Succursali Ispettoriali e locali d'intelligenza con i Direttori e i Decurioni, promuovano, di quando in quando, Conferenze di propaganda al duplice scopo: diffondere la Pia Unione e raccogliere sussidi per i bisogni dell'Opera.

4) Nelle città e nei grossi centri si fondino Comitati femminili d'azione salesiana e di Patronesse dell'Opera di Don Bosco, i quali promuoveranno Conferenze o trattenimenti di beneficenza, e la preparazione di oggetti sacri per le Missioni Salesiane.

5) Nei piccoli centri si può stabilire dal Direttore locale una zelatrice, notoriamente incaricata di raccogliere offerte per le Missioni Salesiane.

II.

Per l'azione locale.

A) PER L'AZIONE RELIGIOSO-SOCIALE.

A tenore del Capo IV, paragrafo I, del Regolamento, i Cooperatori Salesiani:

I) Assecondino, individualmente e collettivamente, l'incremento della vita cristiana, con tutti quei mezzi che suggerisce uno zelo attivo ed illuminato, e sopratutto col buon esempio;

2) appoggino il movimento religioso-sociale, richiesto dai bisogni speciali del luogo - zelino l'istituzione di corsi popolari di religione per giovani e per adulti, e promovano con ogni miglior mezzo l'istruzione religiosa della. gioventù e del popolo, sopratutto nei luoghi dove regna indifferenza o astio verso la Religione, o è penuria di mezzi materiali per iniziare un programma di risanamento delle masse - curino l'oservanza del riposo festivo - combattano, senza tregua, il dilagare della bestemmia e del turpiloquio - favoriscano la formazione di leghe di padri di famiglia e madri cristiane, per ottenere l'educazione cristiana della figliuolanza, ecc. -- in fine si volgano con prontezza, sull'esempio di Don Bosco, a ogni forma di cristiana previdenza e provvidenza, richiesta da bisogni particolari.

3) diffondano l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice e la Commemorazione mensile al 24 d'ogni mese, unendovi, ove par conveniente, il pio Esercizio della Buona Morte,

4) sieno zelatori della « Festa del Papa ».

B) PER LE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE.

Memori della parola di Gesù « Pregate il Padrone della messe, perchè mandi dei lavoratori nel suo canapo », e delle vive raccomandazioni di Don Bosco, i Cooperatori Salesiani, a tenore del Capo IV, paragrafo II, del Regolamento:

1) Facciano e promuovano preghiere, affinché il Signore si degni suscitare, maturare e santificare le vocazioni allo stato ecclesiastico;

2) veglino sui giovinetti che dimostrano vocazione, perche non abbiano a perderla - li allontanino dalle cattive letture e dai compagni pericolosi -- li stimolino alla frequente confessione e comunione, per conservare in essi la regina delle virtù, la purezza dei costumi;

3) li indirizzino alle Case Salesiane più vicine, ai Parroci, o a Sacerdoti che siano in grado di favorirli;

4) si prestino con generosità e con fede, o cerchino loro dei benefattori, per avviarli agli studi, memori delle salite parole di D. Bosco: « Ricordiamoci che regaliamo un gran tesoro alla Chiesa, quando noi procuriamo una buona vocazione; che questa vocazione o questo prete vada in diocesi, nelle Missioni, o in una Casa religiosa, non importa. È sempre un grati tesoro che si regala alla Chiesa di Gesù Cristo ».

5) Diffondano l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico.

C) PER LA BUONA STAMPA.

Essendo la buona stampa una delle opere che il Ven. Don Bosco caldamente promosse e raccomandò a tutti i cristiani, i Cooperatori, a tenore del Capo IV, paragrafo III, del Regolamento:

1) Aderiscano compatti alle iniziative promosse dal Santo Padre e dai Vescovi per la diffusione della buona stampa;

2) si astengano dal comperare e dal leggere giornali o periodici e libri non buoni: e veglino attentamente sulle letture in famiglia;

3) si abbonino al giornale e al periodico buono locale, e ne promuovano la lettura, facendoli circolare tra i conoscenti;

4) zelino la diffusione gratuita di opuscoli e foglietti religioso-morali, quali le Letture Cattoliche di Don Bosco, e la fondazione e il funzionamento di buone Biblioteche Circolanti;

5) in forma attiva e prudente facciano ogni opera di propaganda, tanto per diffondere la buona stampa, quanto per arginare l'irreligiosa.

D) PER L'ASSISTENZA DELLA GIOVENTÙ.

Poiche la cura della gioventù, specie l'assistenza dei fanciulli abbandonati e la loro formazione cristiana, è il lavoro che il Ven. Don Bosco raccomandò più d'ogni altro per l'avvenire della Chiesa e della civile società, i Cooperatori, a tenore del Capo IV, paragrafo IV, del Regolamento:

1) Favoriscano dappertutto la frequenza dei catechismi parrocchiali, e il funzionamento e l'impianto di Oratorii festivi e di Scuole di Religione;

2) zelino ed assecondino la fondazione di ogni opera per l'educazione cristiana della gioventù, come.

a) collegi, educandati e convitti, di spirito schiettamente cattolico, preferibilmente diretti da religiosi, per la gioventù studiosa;

b) scuole e istituti professionali ed agricoli, educandati e convitti operai, preferibilmente diretti come sopra; e scuole serali professionali e di buona massaia, per la gioventù operaia;

e) la pubblicazione e la diffusione di libri di testo e di lettura, e di periodici scolastici ed educativi, improntati a criteri pedagogici cristiani;

3) si facciano promotori, a seconda dei bisogni dei luoghi, di altre opere per giovani studenti e operai, come: Circoli di sana coltura ed azione - Corsi d'istruzione sulla legislazione del lavoro - Conferenze d'igiene professionale - Segretariati del lavoro e Uffici di collocamento - Uffici d'iscrizione alle casse di previdenza - Assicurazioni operaie popolari, ecc. ecc.

4) Individualmente i Cooperatori avvicinino i giovani più bisognosi ed abbandonati, se li facciano amici, procurino loro l'istruzione religiosa; o, quand'è necessario, si adoperino per ritirarli in qualche buon istituto.

Lo studio di queste norme d'azione non si esaurisce in mattinata, e continua nel pomeriggio.

Il paragrafo per le Opere e Missioni Salesiane dà luogo ad un plebiscito di suggerimenti preziosi, dei quali il rev. Don Trione, a nome dell'Ufficio Centrale, promette con riconoscenza che si farà tesoro.

Il paragrafo Per l'azione religioso-sociale dei Cooperatori, sul quale interloquiscono vari Congressisti d'Italia e dell'Estero, chiarisce, con soddisfazione di tutti, un punto di somma importanza. Ovunque c'è del bene da fare, ogni cooperatore, individualmente, lo compia nel miglior modo possibile, perchè il fare del bene è il primo articolo e il fondamento di tutto il programma di Don Bosco. Collettivamente però, cioè i Comitati d'azione Salesiana, si limitino al programma tracciato, e lo svolgano fedelmente secondo lo spirito del Venerabile Fondatore.

Il tema delle vocazioni ecclesiastiche richiama, come suggerimenti pratici, esempi edificanti. Un buon padre di famiglia, vedendo l'unico figlio malamente incamminato, promette di pagare la pensione nell'Oratorio ad un povero alunno desideroso d'abbracciare lo stato ecclesiastico, e, d'incanto, vede il figlio rimettersi decisamente sulla retta via. Due vecchi genitori, avendo perduto tutti i figli in guerra, non trovano miglior modo di suffragarli che mantetendo agli studi un povero chierico fino al sacerdozio. Due altri, celebrando le loro nozze d'oro, d'accordo con la numerosa figliuolanza, spiritualmente e materialmente benedetta da Dio, deliberano di mantenere agli studi un orfanello, che vuol farsi sacerdote, perchè, dopo la loro morte, preghi ogni giorno per loro. L'esposizione di questi fatti commuove vivamente l'assemblea, e suscita in tutti ùn forte desiderio di lavorare dappertutto per moltiplicare ed aiutare le vocazioni al Sacerdozio. S'insiste perchè il Bollettino Salesiano torni con frequenza sull'argomento. A cementare tanti buoni propositi il rev.mo Don Rinaldi fa distribuire a tutti i presenti l'opuscolo di Don Cojazzi: «Don Bosco diceva così...! », che illustra popolarmente il sistema educativo del Venerabile.

Per la diffusione della buona stampa , è caldamente raccomandata la propaganda delle Letture Cattoliche e del Bollettino Salesiano. Il Teol. Avv. Carlo Milano propone ai Comitati l'esempio di Bologna, ove, durante una conferenza salesiana, auspice l'Em.mo Card. Gusmini, i Cooperatori si abbonarono a zoo copie delle Letture Cattoliche per diffonderle in mezzo al popolo. Chi non può fare di più, faccia leggere largamente il Bollettino Salesiano: è il modo più efficace per suscitare nuovi cooperatori, per inspirare in molti animi un buon pensiero,. per aprire i cuori alla beneficenza.

Il "grazie" degli ex-allievi.

A questo punto entra nell'aula e domanda la parola il prof. cav. Piero Gribaudi, Presidente della Federazione Internazionale. «Vengo, egli dice, a portare ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, il saluto riconoscente di tutti gli allievi di Don Bosco. Siete voi, che avete aiutato ,Don Bosco e tutti i nostri Superiori; a voi la nostra obbligazione imperitura... » e tronca il discorso, vinto dalla commozione. Un entusiastico applauso, insieme colla viva parola di Mons. Barberis, dice al Rappresentante degli Ex-Allievi, quanto sia profonda nei presenti la brama di continuare alacremente a sostenere e beneficare le Opere Salesiane.

Una proposta praticissima.

L'ultima parte del tema, per l'assistenza della gioventù, si afferma col proposito generale di favorire in tutti i modi i Catechismi parrocchiali e la frequenza agli Oratori festivi. Un Congressista del Brasile, il rev.mo Don Marto, prende la parola, e parla così:

Appoggiandomi al programma che dice « si volgano con prontezza, sull'esempio di Don Bosco, a ogni forma di cristiana previdenza e provvidenza, richiesta da bisogni particolari », faccio voti che i Cooperatori lavorino assiduamente per ripristinare nel seno della famiglia l'educazione e l'istruzione religiosa, che viene infelicemente a restringersi sempre più alla chiesa o parrocchia o all'Oratorio Festivo. Manca quell'istruzione materna o famigliare che anticamente formava il carattere della gioventù; e manca specialmente nella classe povera. Non basta la chiesa o l'oratorio: bisogna educare in famiglia, bisogna, anche qui, sostituire o sveglio prevenire il parroco, preparandogli il terreno.

A me pare opera efficacissima e pratica il fare un po' di catechismo in casa propria, riunendo i bambini anche dei vicini, per prepararli alla i Comunione, quando arrivano all'uso di ragione, per poi avviarli ai Catechismi parrocchiali ed agli Oratorii festivi.

Istruendo i bambini in tenera età, si prepara un ambiente migliore nel seno delle loro famiglie, si dà ai genitori occasione di parlar di religione ai figliuoli, si conquistano le stesse famiglie indifferenti, che forse non manderebbero mai i loro figli al catechismo, e poco per volta coll'aumentare di quest'apostolato in famiglia, si tornerà ai bei tempi, in cui la religione era succhiata col latte materno.

In una delle nostre chiese, in America, un gruppo di venti cooperatrici salesiane aprirono nelle proprie famiglie una piccola scuola di catechismo a questo fine, e in meno di sei mesi prepararono circa 25o prime comunioni, là dove prima se ne avevano appena 5o all'anno.

La proposta, pratica e concreta, è accolta con applausi. Ad essa, fa seguito, anch'essa applauditissima, quella degli padri di famiglia di Borgo S. Paolo in Torino, che si sono uniti in società per rendere più proficua L'opera dei Salesiani a prò dei loro figli nell'Oratorio festivo:

« Lo scopo dell'Unione dei Padri di Famiglia è quello di tenere uniti i soci con un vincolo fraterno ed ognora affezionati all'Oratorio S. Paolo, ove ha sede.

L'impegno primo dei componenti l'Unione è di proteggere e di edificare i giovanetti che frequentano l'Oratorio, prendendo parte alle funzioni religiose che in esso si svolgono: e aiutare i Salesiani nel disbrigo delle diverse manifestazioni

religiose e profane a favore dei giovani, promovendo pure gare e divertimenti....»

Un applauso cordiale risponde al bell'esempio dato dai padri di famiglia di Borgo S. Paolo. Sono già ottanta soci, che puntualmente, ogni festa accompagnano all'Oratorio i loro figliuoli compiono con loro le pratiche di pietà e coadiuvano i Salesiani nell'istruirli ed assisterli.

L'adunanza prosegue nel pomeriggio, animatissima, e non si chiude che all'ora della seduta generale. In tutti è vivo il desiderio di tornar presto a riunirsi, per riferire sul lavoro compiuto, e animarsì, colla parola e coll'esempio, a renderlo più fruttuoso e intenso, come lo voleva Don Bosco.

Altre adesioni.

Ci sono giunte all'ultimo momento altre adesioni d'importanti personalità dell'Episcopato e del Laicato Cattolico e di Comitati di Cooperatori Salesiani, dall'Italia e dall'Estero. Ovunque il programma della Cooperazione Salesiana va acquistando le più larghe simpatie. Un missionario salesiano della Cina, Don Bernardini, mentre veniva al Congresso, fu invitato a tener una conferenza sul piroscafo, e raccolse da Cinesi e altri viaggiatori spontanee offerte per quelle Missioni Salesiane.

II° Congresso Internazionale DEGLI EX-ALLIEVI DI DON BOSCO

Fu un trionfo. Diciamo trionfo nel senso classico della parola. Il trionfatore fu D. Bosco portato nei cuori, nelle voci, nella giovane baldanza dei suoi allievi. Malgrado le difficoltà di viaggio, di alloggio, malgrado i disagi sociali, il Congresso per numero d'intervenuti, per praticità di discussioni, per spirito di fratellanza superò le più ottimistiche previsioni.

Ventitrè nazioni diverse, circa mille convenuti da circa quattrocento unioni locali consacrarono definitivamente ciò che era nel pensiero di tutti e che varii espressero nei discorsi, l'Internazionale degli Allievi di Don Bosco. Così a distanza di nove anni dal 1° Congresso del 1911 l'organismo degli ex-Allievi si presentava con due frutti tangibili e consolanti: il monumento a Don Bosco, eretto, e la vitalità delle Unioni cresciute a dismisura per vincoli organici e abbondanza di frutti.

La prima giornata.

Alle ore 9,3o del 21 maggio si apre il 2° Congresso internazionale degli ex-allievi nella chiesa di S. Francesco di Sales, cambiata in elegante salone. Il prof. Piero Gribaudi saluta fraternamente i convenuti: «L'assemblea, dice, deve studiare i mezzi più acconci per dare incremento e definitivo assetto alla Federazione. L'opera dei Congresso eserciterà somma efficacia per deteminare un passo in avanti e agevolare il conseguimento di quei vantaggi morali e materiali, che gli, ex-allievi attendono dalla Federazione. Saluto gli ex-allievi venuti dall'estero per respirare quest'aria salesiana e per affratellare tutti i cuori, quasi a mostrare il realizzarsi della pace che fuori di qui è per molti ancora un pio desiderio. Non faremo discorsi, ma proporremo opere; le nostre saranno discussioni fattive e pratiche ».

Si passa quindi alla nomina della presidenza, accettata per acclamazione. Il cav. Arturo Poesio dell'Unione di Roma,. presidente; l'avv. Giacomo Mazzotti dell'Unione di Faenza; un ex-allievo francese, il signor Moullet di Marsiglia; un ex-allievo spagnuolo, il sig. Duran, presidente dell'associazione nazionale spagnuola; il Dott. Bernardo Marschall di Berlino, rappresentante pure dell'Austria, vice-presidenti. Il sig. Montalbetti di Roma, il sig. Rizian di Trieste, segretari.

Il Cav. Poesio assume la presidenza col grido: Evviva Don Bosco! « Rievocando il nostro primo Congresso, dice fra l'altro, che io ebbi l'onore di presiedere, dichiaro che questo secondo così imponente ne è un logico svolgimento e sarà animato dagli stessi ideali e intonato ai medesimi sentimenti di riconoscenza e fraterno affetto. Le vicende intercorse dal 1911 ci hanno tracciato le vie per le quali dobbiamo camminare. L'affiatamento degli animi e l'educazione ricevuta ci accomunano qui in una sola espressione. Qui vive la memoria e, più che la memoria, l'opera di Don Bosco, qui noi rintracciamo commossi le sue sacre orme, qui respiriamo il profumo delle sue virtù, qui è la fonte della storia salesiana, di qui trarremo gli auspici. Anch'io saluto gli stranieri di lingua ma non di cuore, e fratelli per sentimento. Fratellanza è la nostra che trascende ogni umana contesa. Siamo qui radunati per assistere al trionfo di Don Bosco; di qui partiremo con il proposito fermo di erigere in ogni parte del inondo un monumento non di bronzo, ma di opere, che dicano l'efficacia del sistema di Don Bosco ».

Dopo l'applaudito discorso d'apertura il presidente saluta e presenta il Dott. Don Arturo Conelli, rappresentante del rev.mo Don Albera al Congresso; dopo di che il prof. Piero Gribaudi, presidente della Federazione Internazionale, riassume il lavoro compiuto dal 1911. « Il fervore di attività, dice, che era stato segnato dal primo congresso che votò il monumento, andò crescendo col sorgere di nuove unioni fino a che ebbe un arresto nello scoppio dell'immane guerra. Le nazioni belligeranti dovettero ritardare il lavoro, ma le Americhe e la Spagna centuplicarono le loro attività, quasi a compensare la nostra forzata inazione. Coll'avvento della pace il lavoro fu ripreso e ora possiamo -ora legittimo e filiale orgoglio presentare al mondo il nostro voto compiuto: il monumento. Finora ci siamo orientati; oggi dobbiamo definitivamente organizzarci. Questa è la nostra assise; da qui dovrà uscire la nostra carta di costituzione, dalla quale tutto il movimento dovrà prendere e vita e norma. La Federazione non è opera burocratica, ma opera ispirata a quel senso di cristiana operosità che fece grande Don Bosco e fa mirabile l'opera sua.

» Se saremo fedeli alle tradizioni di D. Bosco noi porteremo un elemento di vita sana nella società ».

il Presidente Poesio, scusa l'assenza dell'On. Micheli, dando lettura della seguente lettera indirizzata all'Ispettore Salesiano D. Francesco Tomasetti.

Roma, 15 maggio 1920.

M. R. Sac. Francesco Tomasetti Ispettore Romano Salesiani Roma.

Molto gradita mi giunse la comunicazione degli imminenti Congressi delle Opere Salesiane, e particolarmente del II° Congresso internazionale degli ex-Allievi, tra i quali mi onoro di annoverarmi.

Qualora il grave momento politico me lo permetta, non mancherò di prender parte, sia ai deliberati congressi (a cui mando fin d'ora la mia più cordiale adesione), sia alla inaugurazione del Monumento al nostro Ven. Padre Don Bosco, eretto colle offerte degli ex-Allievi, secondo la proposta che io stesso ebbi l'onore di presentare al 1° Congresso del 1911.

Mi rallegro vivamente che questa manifestazione del nostro affetto e della nostra gratitudine al grande, nostro Maestro sia stata coronata da un successo degno di lui e degno dell'universale venerazione di cui è circondata la sua santa memoria.

Voglia ricevere, Reverendissimo Signore, i sensi del mio ossequio distinto,

G. MICHELI.

Il Segretario Generale del Congresso D. Antonio Cojazzi dà lettura delle adesioni e nomina le unioni partecipanti al Congresso con Delegati ufficialmente incaricati. Assommano a circa 400 i gruppi partecipanti con adesione o delegazione; numerosissimi telegrammi arrivarono dalle Americhe, da varie parti d'Europa. Primeggia fra tutte la Spagna con 8 delegati e con telegrammi e adesioni dei 20 gruppi.

Il 1° Tema.

L'Avv. Domenico Santacroce svolge con parola vivace e sentito entusiasmo il tema: « Organamento della Federazione Internazionale degli ex-Allievi di D. Bosco ». «Noi siamo, dice il monumento imperituro del Maestro; altri si associano in altri nomi, noi nel nome di D. Bosco. Il mio compito è questo: tracciare le grandi linee del nostro movimento, il quale affonda le sue radici nella riconoscenza e fratellanza, ed alza spandendo i suoi rami in tutte le più sane e cristiane forme di attività. È legge costante che ogni istituzione debba mantenersi fedele ai principii da cui ebbe la vita e da questa debba attingere norma e vigoria. Noi, nati come rampolli del grande albero Salesiano, dobbiamo riprodurre nella nostra forma organica il semplice e, perchè semplice, sapientissimo organismo salesiano. Per questo io propongo che ogni unione locale si stringa intorno al collegio, ospizio, oratorio salesiano e, pur agendo per proprio conto, si tenga in costante e perfetta comunione di spirito con la locale direzione salesiana. Le Unioni locali debbono fare capo a una associazione regionale, abbracciando il territorio della circoscrizione Ispettoriale. Così dall'Ispettore verranno norme e aiuti al movimento regio tale, e sarà facilitato l'intervento dei nostri maestri e superiori per rendere più lieti e più soavi di ricordo i convegni di Ex-Allievi. Le Associazioni regionali, a lor volta, si uniranno in una Associazione Nazionale, allo scopo di promuovere Congressi Nazionali o di curare gl'interessi che possono variare da Nazione a Nazione. Le Associazioni Nazionali infine siano legate nella Federazione Internazionale, che dallo spirito, dalla parola e dalla presenza del Successore di D. Bosco avrà conforto, guida, garanzia perenne e sicura di sano indirizzo e indefettibile operosità ».

Letto l'ordine del giorno proposto dal Relatore, si accende una vivace ma sempre dignitosa discussione, alla quale prendono parte i signori: Franchini di Firenze, Gribaudi di Torino, Marschall di Berlino, e nella seduta pomeridiana, il Prof. Mele di Faenza il Rev. Carvalho del Portogallo, D. Marto del Brasile, il sig. D. Binelli, Ispettore della Spagna e uno dei suoi Delegati, il sig. Compostizo, D. Rastello di Chieri, l'Avv. Mazzotti di Faenza, l'Avv. Battù di Lanzo, il Segretario generale D. Cojazzi. La discussione, sospesa alle 13 e ripresa alle 15, s'aggirò su questi due punti:

1° Convenienza delle Associazioni Regionali e Nazionali.

2° Rapporti dell'Unioni e Associazioni rispetto alle Direzioni dei collegi, delle ispettorie e dell'intiera Opera di D. Bosco.

Sulla convenienza delle Associazioni Regionali e Nazionali si fu presto d'accordo, quando i delegati della Spagna portarono i frutti della loro Organizzazione Ispettoriale. Più difficile fu l'accordo per la formazione dei consigli Regionali, Nazionali e Federale. Coloro che patrocinavano un'elezione autonoma fatta dagli exallievi, erano animati dal lodevole proposito di favorire con ciò le iniziative per portare maggiore aiuto morale all'opera di D. Bosco negli eventuali bisogni. A loro veniva fatto osservar che il movimento degli Ex-allievi, nato come rampollo dell'albero Salesiano, non poteva desiderare un'autonomia che potrebbe segnare un pericoloso indirizzo. «Ricordiamoci, dice l'avv. Mazzotti di Faenza, che la nostra è un'associazione, profondamente diversa da tutte quelle a cui noi possiamo eventualmente appartenere. Spogliamoci quindi degli abiti mentali contratti in altre assemblee. Su questa potrebbe scrivere, qui regna amore. Siamo rampollo dei nostri Superiori e come tali non perdiamoci a sospirare dietro a un'autonomia, che non è possibile, e se lo fosse, non sarebbe utile. Se la nostra Federazione è bella, lo è perchè è diversa dalle altre ».

Dopo la vivace e assennata discussione proponenti le modificazioni s'accordano nel seguente ordine del giorno che è votato articolo per articolo e approvato dall'Assemblea:

Organamento della Federazione Internazionale degli Ex=Allievi di Don Bosco.

IL 2° CONGRESSO INTERNAZIONALE Ex-ALLIEVI

Considerando:

1° Che dall'ultimo Congresso Internazionale degli ex-Allievi (1911) sorsero parecchie Unioni locali, mentre non poche preesistenti si irrobustirono accrescendo il numero dei soci e ampliando la loro azione;

2° che alle nuove istituzioni e alle altre ampliatesi occorre più frequente e più efficace indirizzo da parte dì un centro coordinatore, quale è appunto la Federazione Internazionale;

3° Che cotesto indirizzo sarà tanto più sicuro quanto più il centro coordinatore della Federazione Internazionale e i centri minori prenderanno norme e vita dalla suprema direzione dei Salesiani e dalle direzioni ispettoriali e locali;

DELIBERA:

1° Le Unioni locali, sia dei singoli collegi o case locali, sia quelle che sorgeranno in località che non possiedono opere salesiane, formano un'Associazione regionale riproducendo, per quanto è possibile, la circoscrizione ispettoriale salesiana; le Associazioni regionali formano le Associazioni nazionali; tutte le Associazioni nazionali costituiscono la Federazzione Internazionale;

2° I Consigli delle Unioni locali - sono eletti in conformità dei propri statuti.

I Consigli regionali sono costituiti dai presidenti delle Unioni locali e hanno un Segretariato regionale, al quale è preposto un presidente eletto dal Consiglio regionale, d'accordo con l'Ispettore.

I Consigli nazionali sono formati dai presidenti dei Consigli regionali, dagli Ispettori, e hanno un Segretariato nazionale, al anale è preposto un Presidente eletto dal Consiglio Nazionale, d'accordo coll'Ispettore che ha giurisdizione nella città prescelta a sede del Consiglio nazionale.

La Federazione Internazionale è retta da un Consiglio formato dai presidenti delle Associazioni nazionali ed ha per organo esecutivo un Comitato Federale di cinque membri nominati dal Rettor Maggiore, ad uno dei quali sono demandate le funzioni di Presidente Federale, previo accordo coi Presidenti Nazionali.

3° I presidenti dei Consigli regionali, nazionali e il presidente federale durano in carica sei anni.

4° I Consigli regionali, rispettando l'autonomia delle Unioni locali, hanno per compito:

a) di dichiarare regolarmente erette le Unioni locali aventi un sacerdote rappresentante del Superiore;

b) di mantenere inalterato e fattivo lo scopo delle singole Unioni;

c) di presentare le Unioni locali al Consiglio nazionale per essere federate alla Federazione Internazionale.

5° Ogni Consiglio regionale e nazionale richiederà rispettivamente dalle Unioni locali e Associazioni regionali resoconti annui quali redigerà un resoconto regionale o nazionale da inviare alle rispettive Unioni locali e Associazioni regionali.

6° L'Organo Ufficiale Internazionale degli exallievi uscirà in fascicoli trimestrali, col titolo

« Rivista dei Giovani», a cura della Federazione internazionale « Allievi di Don Bosco».

Come appendice, l'Assemblea approva pure il seguente ordine del giorno presentato a firma dei due Italiani (Santacroce e Gribaudi) d'uno Spagnuolo (Duran), da un Francese (Moullet), e da un tedesco (Marschall).

IL CONGRESSO:

Ritenuto che ai fini pratici della organizzazione internazionale, nazionale, regionale e locale degli ex-allievi di D. Bosco sia utile, anzi necessario, conoscere le nostre masse nelle quantità e qualità loro; ritenuto che ogni ulteriore sviluppo sia legato alla cognizione continua della popolazione dei collegi e degli oratori di D. Bosco;

Fa voti : che si proceda ad un censimento degli ex-allievi, che si istituisca un annuario anagrafico e che ogni anno i collegi e gli oratori, ecc., diano ai rispettivi segretariati regionali il movimento degli allievi; fa voti perchè in tal tempo si diano le necessarie disposizioni secondo un sistema statistico da concordarsi perche i singoli Direttori rispondano a queste supreme esigenze organizzative ».

Prima di chiudere la prima giornata di lavoro viene votata la seguente disposizione transitoria:

Ai fini d'applicare la, nuova costituzione della Federazione si stabilisce che, entro 6 mesi dalla data della odierna adunanza, nelle unioni locali e Associazioni Regionali e Nazionali si proceda all'elezione delle proprie cariche sociali.

All'uscita viene distribuito il primo Numero della Rivista dei Giovani, che incontra la generale e calorosa simpatia.

Particolari commoventi.

La prima giornata del Congresso passa in un'atmosfera di una così schietta, spontanea e sincera libertà fraterna, che strappa a molti presenti lagrime di commozione. Il Congresso segue con visibile e commossa ammirazione la relazione del rappresentante Portoghese. Egli riferisce come nel Portogallo, privo affatto di case salesiane soppresse dalla rivoluzione, sorsero varie Unioni di Ex-allievi, senza che vi fosse un sacerdote salesiano a guidarle. Di più questi ex-Allievi si prendono cura dei giovanetti abitanti nei collegi non più retti dai salesiani, a fine di mantenere vivo in loro il ricordo di D. Bosco. Il Congresso scoppia in applausi dopo l'interessante relazione e il Presidente opportunamente nota il fatto, come indice di quella indelebile impronta, di quella specie di crisma o di stigma che D. Bosco lascia nelle anime alle quali arriva, per mezzo dei suoi figli. Pari commozione suscita il delegato di Asti dove, prima che si aprisse l'attuale oratorio festivo, nacque e visse rigogliosa un'Unione Ex-Allievi. Il sacerdote che riferisce la cosa e domanda se un'unione può sorgere senza la presenza di un sacerdote salesiano, riceve come da una sol voce, accompagnata da scroscianti applusi, la risposta di tutti i cuori: ogni ex-allievo Sacerdote in questo casi è un salesiano.

Anche Perugia presenta coi suoi Delegati un caso simile. Circa 20 giovinotti si unirono senza una sede fissa e iniziarono un'Unione ex-allievi vagante, come era vagante il primo oratorio di D. Bosco. Il loro padre è Mons. Mignini, zelante Cooperatore Salesiano.

Ad accrescere l'entusiasmo l'On. Cesare Nava porta la parola alta e forte su D. Bosco e sull'opportunità delle associazioni ex-allievi. « Giustizia e Carità, disse, leggo scritto sulla ricchissinia bandiera dell'Associazione Spagnuola degli Ex-Allievi. Giustizia e carità porterà la Società a Dio. Don Bosco, col far trionfare la carità, affretterà per mezzo degli ex-allievi anche il trionfo della giustizia ».

La seconda giornata.

Al mattino del 22, alle ore 10 si apre la 2° giornata di lavoro. Il Presidente ricorda al Congresso, come l'amico ex-Allievo Giuseppe Micheli, proprio in quel momento prestava giuramento a S.M. il Re come ministro dell'Agricoltura. A lui ispiratore del Monumento a Don Bosco, allievo di quell'anima grande che fu Don Baratta, educato ai principi della sociologia cristiana di Stanislao Solari, manda l'applauso e l'augurio e propone l'invio del seguente telegramma: - S. E. Micheli Ministro Agricoltura - Roma - Inaugurandosi monumento Don Bosco, da voi genialmente proposto, Congresso Internazionale ex-Allievi, accoglie plaudente vostra fraterna adesione, porge al nuovo Ministro, formato ad una stessa scuola, congratulazioni ed auguri. - Poesio Presidente.

Relazione sul 2° Tema.

Il Relatore, avv. Francesco Brazioli di Bologna, prende a svolgere, con nota di vivissima commozione e signorilità di linguaggio, il tenia « Sulle attività delle Unioni ex-Allievi». Ricorda la sua vita collegiale a Valsalice, i suoi frequenti contatti col Ven. Maestro e indica nei fattivo sentimento della riconoscenza la radice di quella multiforme attività che distingue un ex-allievo d2 un minimo di lavoro a un massimo di piena e integra cooperazione salesiana. «Sono quarant'anni, disse dacchè fui a Valsalice: d'allora non passò giorno senza che il mio pensiero tornasse al dolce nido, in nessuna ora mancai di trovarmi al fianco dei miei maestri con profondo e legittimo orgoglio. Quest'orgoglio, da tutti diviso, auguro che ci accompagni fino alla tomba, cosicchè si possa dire degli ex-allievi. Cambiano il color dei capelli, ma non cambiari gli entusiasmi; i raggi del loro tramonto somigliano ai raggi della loro aurora e.

Presenta quindi i considerando e le conclusioni sulle quali il presidente apre la discussione. E questa ancor più nutrita e più vivace che il giorno precedente. Vi prendono parte: Corini di Parma, Brunori di Ravenna, Viano di Torino, Marcheselli di Bologna, Lignani di Milano, Perlo di Torino, Pellizzari di Este, Pretto di S. Benigno, Franchi di Firenze, Mele e Placidi di Faenza.

Le divergenze si riassumono in questo: Il Congresso deve approvare un piano sintetico di lavoro o additare una serie di attività in modo analitico? Per un ordine del giorno sintetico militano le seguenti ragioni: la complessità e varietà delle Unioni e la conseguente impossibilità di abbracciarle tutte nelle loro particolari attività; la convenienza che un Congresso internazionale non discenda a minute particolarità da lasciarsi ai consigli nazionali o regionali. I fautori dell'ordine del giorno analitico notano l'opportunità di assegnare un compito' specifico agli ex-allievi, che tracci il lavoro dal 2° al 3° Congresso, conte il Monumento aveva concretato il lavoro dal 1° al 2°.

La discussione procede animatissima, serrata, in vari punti quasi drammatica per la convinzione degli oratori e la commossa partecipazione della imponente e stipatissima assemblea. Sospesa alle 13, l'adunanza è riaperta alle 15. Nell'intervallo i vari interlocutori e i capi-gruppo delle diverse tendenze si accordano e alla fine della seduta pomeridiana convengono nel seguente ordine del giorno che tiene per base le proposte dell'Unione di Roma e i varii suggerimenti delineatisi nel corso della discussione.

Caratteri e attività speciali delle Unioni degli ex=allievi di D. Bosco.

IL 2° CONGRESSO INTERNAZIONALE EX-ALLIEVI:

Considerando:

1° Che le Unioni ex-Allievi trovano la loro ragione di essere non soltanto nel sentimento di gratitudine che lega i soci ai loro antichi educatori e nel vincolo di fratellanza che li unisce agli antichi condiscepoli, ma eziandio, e più ancora, nel desiderio e nell'obbligo che i soci sentono di ravvivare e di perpetuare nelle loro anime e di attuare nella vita pubblica e privata quei supremi principi di fede e di lavoro, che costituiscono l'essenza ed il frutto dell'educazione ricevuta alla scuola di Don Bosco;

2° che le Unioni ex-allievi debbono quindi prefiggersi lo scopo non soltanto di promuovere affermazioni e manifestazioni sentimentali, ma anche e sopratutto di procurare l'attuazione pratica dei supremi principi suaccennati;

3° che l'attuazione di tali principi deve essere ottenuta mantenendo sempre l'azione nel campo vastissimo dell'attività salesiana-che non esclude nessuna forma di bene - e con caratteri e metodi schiettamente salesiani, evitando di invadere la sfera di lavoro riservata ad altre attività e di usare sistemi e mezzi propri di altre organizzazioni;

4.° che la vita delle Unioni ex-allievi deve svolgersi, in continua e piena armonia di spirito e d'intendimenti coll'opera della Società Salesiana, secondo le direttive autorevoli dallo stesso Ven. Don Bosco, il quale, nel rivolgere la parola ai gruppi di ex-allievi che si recavano ogni anno, dal 1870 in poi, a rendergli testimonianza del loro perenne filiale affetto, nel giorno suo onomastico, ha più volte dimostrato ed espresso chiaramente il desiderio che essi dovessero considerarsi, e diventare di fatto, quasi parte integrale della famiglia salesiana e come i più fedeli e zelanti cooperatori;

DELIBERA:

1° Che ogni Unione ex-allievi debba prefiggersi, come scopo precipuo, quello di ridestare e ravvivare sempre più neii propri soci il vero spirito di Don Bosco, per modo che essi sentano il dovere di essere nella vita privata specchio ed esemplo delle virtù religiose e civili imparate alla Scuola dei Salesiani, e di rendersi sempre più atti ad esercitare nella società quella missione di rinnovazione cristiana, che è stata ed è la mèta suprema per la quale Don Bosco e i suoi figli hanno consacrata e consacrano tuttora la loro vita di lavoro e di sacrifizio all'educazione della gioventù;

2° che ogni Unione ex-allievi si studi di compiere un lavoro pratico, immediato, inquadrato nel vasto campo dell'Opera Salesiana, adottando quella forma di azione che si presenta più opportuna e più efficace secondo i propri mezzi e secondo le esigenze del luogo e dell'ambiente in cui essa vive;

3° che ogni Unione ex-allievi si faccia un dovere di studiare e seguire con intelletto d'amore l'azione benefica e provvidenziale della Società Salesiana, col proposito di voler essere fedele e volonterosa collaboratrice dei Salesiani in quelle particolari iniziative ed opere, nelle quali potesse essere ritenuta utile l'azione e l'intervento dei soci.

La Federazione, allo scopo di dare indirizzo pratico all'azione delle organizzazioni, delibera che ogni Unione svolga progressivamente il seguente programma:

a) Procurare che gli allievi partecipino alle feste che si celebrano nel collegio o oratorio, dove ha sede l'Unione: indire ogni anno un convegno fraterno fra i soci stessi dell'Unione;

b) Organizzare un Circolo di studio, di cultura e di ritrovo per i soci: indire frequenti convegni;

e) Continuare l'opera di Don Bosco, accompagnando e guidando i giovani uscenti dai collegi salesiani nei primi passi alla vita del mondo, indirizzandoli, con la propria esperienza, nella retta via, conforme i dettami dell'educazione salesiana, mediante i carezzi che saranno ritenuti più idonei, fra i quali è la casa degli ex-allievi;

d) Iniziare, sviluppare e moltiplicare tutte quelle opere di assistenza, di previdenza e di mutualità ecc.; in conformità dello spirito salesiano.

e) Finalmente, proporsi, per quanto è possibile, la raccolta dei fondi allo scopo di mantenere almeno un orfano in un istituto salesiano.

Particolari commoventi.

É impossibile dare l'impressione delle due adunanze, da cui uscì fuori questo meraviglioso programma di lavoro. Basti dire che i Congressisti, nonostante il caldo e la ristrettezza della sala, seguono attentissimi e frementi il dibattito da cui deve sbocciare l'anima dell'unione.

L'avvocato Pelizzari di Este parla del Veneto desolato di chiese e di campane, ma più desolato moralmente. «Domando, dice, preghiere e azione, o compagni, per la nostra regione. Ieri non volli parlare, quando si trattava. di maggiore o minore autonomia nostra di fronte all'opera di Don Bosco. Non volli parlare, perchè un nodo mi stringeva alla gola. Ma il mio sentimento lo espressi, anche questa volta senza parlare, quando, incontrato Don Albera, stampai un bacio sulla sua venerata mano. Quel bacio voleva significare ciò che io dico ora in pubblico: Piena adesione, perfetto affiatamento, indefettibile e filiale dipendenza dalla Società Salesiana. Nel monumento il Maestro è in atto di sollevare per mano un fanciullo: noi fummo da lui elevati e vogliamo esserlo ora e sempre. Da quella mano pendemmo e penderemo ».

Uno scrosciante applauso è la risposta a queste commosse parole.

Brunoni di Ravenna si preoccupa di quegli ex allievi che purtroppo non conservano genuina l'educazione ricevuta in fatto di convinzioni religiose e morali. Come comportarsi a loro riguardo? Un filo di ragno li tiene ancora uniti all'opera di Don Bosco. Dobbiamo reciderlo? «No » urla l'assemblea. L'ex-allievo tenga per sua prima opera questa di ricondurre all'ovile qualche smarrita pecorella e così sarà il continuatore dell'opera del Maestro e, a suo tempo, ne raccoglierà i frutti, come molte volte è già avvenuto.

Lignani di Milano propone l'esempio di quella Unione, che mantiene a sue spese, da tre anni, due orfani di guerra. L'assemblea plaude alla nobile iniziativa, e s'augura che tutte le Unioni vogliano imitarlo.

Viano, Pretto e Gribaudi propongono che nelle maggiori città si fondi la casa dell'ex-allievo per ospitare gli studenti e gli operai che altrove corrono pericolo nella fede e nei costumi. L'assemblea, plaudendo all'idea, desidera che sia presentata copre una vivissima preghiera ai superiori salesiani, senza l'opera dei quali sarà difficile tradurla in pratica.

Pivano, dell'unione ex-Allievi Oratorio Festivo di Valdocco, propone che le Unioni si prendano cura dei giovani che, avendo la divina chiamata al sacerdozio, trovano ostacoli finanziari o morali per seguirla. ì facile avviare questi giovani nelle case sorte a tale scopo. L'assemblea applaude e caldeggia la proposta.

Marschall addita agli ex-Allievi un'opera eminentemente cristiana a riguardo dei molti bimbi viennesi portati in Italia. Si sa che questi bimbi sono figli di famiglie cattoliche e vengono sovvenzionati da comitati cattolici, eppure sono affidati a istituti o a famiglie che insultano ai loro principi religiosi e li costringono a lasciare il saluto « sia lodato Gesù Cristo! », per imparare la parola dell'odio e della ribellione. Ecco un'opera pratica e santa per gli ex-Allievi di quei salesiani, che nelle case dell'Austria, della Baviera e dell'Italia, raccolsero centinaia di questi poveri bimbi, ai quali col pane materiale somministrano quello spirituale. Il Congresso segue commosso il racconto, fatto in un italiano molto stentato, ma altrettanto eloquente, nel quale non le parole ma le cose stillano lacrime : sunt lacrimae rerum

Franchini di Firenze, che molte volte elettrizzò l'assemblea colla vivacissima e convintissima parola, si domanda: « Qual'è lo scopo per cui ci riuniamo? È quello di formarci uomini e di formare uomini. Noi dobbiamo continuare in noi e negli altri l'educazione ricevuta. Quindi noi dobbiamo prenderci cura di quei giovani che escono dai collegi, accompagnandoli nei primi passi che muovono nella libera società, essere per loro i fratelli maggiori, come una continuazione o un prolungamento dell'opera di Don Bosco » .

Poesio, che, dovendosi deliberare sull'ordine del giorno della sua Unione romana, lascia la presidenza all'avv. Mazzotti, mostra magistralmente quali debbano essere le caratteristiche e le attività degli ex-allievi: « Noi ci troviamo in un mare magnum d'attività e dobbiamo conservare la nostra fisionomia, senza essere nè confusi nè fusi con altri e senza invadere i campi altrui. Siamo degni seguaci di D: Bosco. Cerchiamo di fare il bene, come lo faceva lui, senza tante regole e tanti programmi. Leggendo la vita di Don Bosco, noi vediamo che D. Bosco presentiva profeticamente le nostre unioni e ne delineava i caratteri con quelle familiari parlate, che indirizzava ai primi antichi allievi nell'occasione dei loro auguri onomastici. Gli ex-allievi devono avere per principio la vita cristiana e per esplicazione qualsiasi opera di cooperazione, come la intendeva Don Bosco. Egli ci infuse i suoi principi, perchè li praticassimo e li infondessimo nella famiglia e nella società ».

L'assemblea, coll'applauso, approva queste direttive, ufficialmente consacrate nell'ordine del giorno suriportato.

La visita di Don Albera.

Durante la seduta pomeridiana del 2° giorno il Congresso è onorato della visita del signor Don Albera, salutato da imponente ovazione e da ispirate parole del presidente. Rivolse ai convenuti la stia parola così semplice, eppure così penetrante, nella quale vive Don Bosco. «Vi ringrazio, dice, del vostro imponente numero. Mai vedemmo tanti ex-allievi raccolti da ogni parte del mondo. Un pittore, volendo dipingere l'incontro della beneficenza colla gratitudine, le dipinse in cielo, perchè gli pareva impossibile il loro incontr sulla terra. Se fosse qui quel pittore cambierebbe idea, perchè in ognuno di voi questo raro incontro si avvera. Basta vedervi per dire che siete sinceri: questo vi fa onore. Vi ringrazio ancora dell'affezione con cui parlate dei vostri antichi superiori. Ho speranza che da questi legami di affezione vengano grandi frutti. Io vi prometto che voi non sarete mai dimenticati nelle nostre preghiere. Qualunque cosa possano fare i vostri superiori a vostro vantaggio, domandatelo: lo faranno volentieri. Noi saremmo ben dispiacenti, se i avessimo amati solo per i brevi anni che foste con noi : v i amiamo ancora e desideriamo di amarvi sempre. Mi auguro che l'esito del congresso sia felicissimo, e che segni un passo avanti nella vostra efficace azione per diffondere nel mondo lo spirito di Don Bosco. Egli soleva dire ai primi ex-allievi: Mi trovo tanto felice quando sono con voi, perchè siete voi che fate onore n Don Bosco; perciò non parlatemi di gratitudine; sono io che debbo ringraziare voi. Anch'io vi dico come Don Bosco: Vi ringrazio; questo imponente convegno è il più evidente segno del vostro amore ».

Il signor Don Albera, salutato da affettuoso applauso, dopo d'aver assistito a parte della discussione e al discorso dell'avv. cav. Pola, che invoca l'opera dei Salesiani a pro' dei poveri delinquenti minorenni, lascia l'assemblea. Alle ore 17 il Presidente Poesio con voce commossa saluta i congressisti e dichiara chiuso il 2° Congresso internazionale degli ex-Allievi di Don Bosco.

Il pranzo sociale.

Alle ore 13 del 23, dopo l'indimenticabile plebiscito d'affetto per l'inaugurazione del monumento, gli ex-allievi in numero di circa 800 si radunano a fraterno banchetto nella platea e nelle gallerie del teatro. Sul palco 5o e più invitati e personaggi onorano la lieta brigata. È una scena deliziosa per schietta gioia e intima familiarità. Presiede il Card. Arciv. di Siviglia, il sig. Don Albera, il Sen. Conte Rebaudengo, lo scultore Gaetano Cellìni, e molti altri illustri personaggi. Dopo il pranzo, servito con fraterna e schietta cordialità, viene la volta degli addii. Parla il simpatico Compostizo a nome dei fratelli spagnuoli, a nessuno secondi nell'affetto a D. Bosco: il prof. Gribaudi che leva un evviva a D. Bosco: a D. Rua, a Don Albera, e a Manni a Margherita; ricorda gli ex-allievi morti o caduti in guerra, e invita il sig. D. Albera a recitare per loro un Deprofundis. Tutti s'alzano in piedi e pregano con visibile sentimento di commozione. Poesio, che ricorda la fraternità e il gaudio che fa pensare a quello del paradiso. Ricorda i compagni assenti e specialmente quelli legati dal simbolico filo di ragno, e augura che l'opera degli ex-Allievi li riconduca all'ovile. Don Zerollo di Genova parla per i cooperatori; Don Rubino per gli ex-Allievi di Trieste; Mons. Pini per la Gioventù attolica Universitaria; P. Robotti per i Circoli giovanili; il prof. Mele per Firenze artistica all'artista Cellini; Moulle per la Francia; il prof. Habrich di Colonia per la Germania; l'avv. Giorgi per i giornali; l'avv. Santacroce per la Sicilia; Frangellini per Trento; Lignani per Milano; l'avv. Mazzotti, in fine, fissa due punti: Gli ex-Allievi sono i martiri, cioè i testimoni, dell'opera di Don Bosco; i convenuti debbono in D. Albera ringrazare i superiori che procurarono due giorni di così giocondo godimento, che ben si desidererebbe potessero perpetuarsi. Il simpatico Franchini di Firenze addita D. Bosco come esempio di lavoro e di fede nella Provvidenza, e ricorda che il Congresso rappresenta per tutti una cambiale firmata: Non parole, ma lavoro. Dobbiamo vivere, esclama, in modo che non ci avvenga mai di vergognarci dei nostri superiori e in modo che i superiori non si debbano mai vergognare di noi. - Riprendendo un pensiero espresso nel Congresso dalla delegazione spagnuola, domanda

che i salesiani e gli attuali convittori dei collegi aggiungano alle consuete preghiere un esplicito ricordo per gli ex-allievi.

Il prof. Gribaudi annunzia all'assemblea che si è ottenuta la croce di Cavaliere al felicissimo e ispirato esecutore del Monumento. L'assemblea saluta con scrosciante applauso l'esimio e modestissimo scultore Cellini. Alle 16 il fraterno banchetto si scioglie con queste parole veramente salesiane

Arrivederci.... non sappiamo dove.... certo in Paradiso!

II° Congresso Internazionale DELLE EX=ALLIEVE DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

Anche il 2° Congresso Internazionale delle ex-Allieve, promosso e preparato dal Comitato Centrale di Torino d'accordo col Comitato Direttivo di Federazione e col Comitato Centrale dei Cooperatori, fu un insuperabile trionfo del sistema educativo di Don-Bosco, una nuova affermazione del suo spirito, una solenne dimostrazione di riconoscenza delle ex-Allieve alle Superiore per il benefizio inestimabile della buona educazione ricevuta.

Dalla Casa benedetta, che più è dappresso al primo Santuario di Maria Ausiliatrice, dinanzi al quale - oggi - s'eleva il monumento al Venerabile D. Bosco, era partita la voce del richiamo; e a centinaia a centinaia, da ogni paese d'Italia, da ogni Nazione d'Europa e d'America, risposero le figliuole educate dalle Suore di D. Bosco e di Maria Ausiliatrice.

Fu un accorrere festoso, nel ritorno gentile del maggio dai mille profumi, delle giovinette, delle fanciulle, per rivivere un giorno, un'ora, l'età bella trascorsa nel collegio, nel convitto, nell'oratorio, nel laboratorio di loro educazione. Vennero da lontano le buone figliuole, tutte figlie di un'unica fede, di un unico spirito, di una sola attività, umile e conquistatrice: la fede, lo spirito, l'attività delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che è quella del loro Maestro, il Ven. D. Gio. Bosco.

Quante le convenute? Presso il migliaio... Ma lontano, altre e altre ancora, una schiera infinita di anime, hanno con queste vissuto e palpitato di un medesimo e solo affetto nella Casa benedetta di Maria Ausiliatrice, e di lontano hanno fatto sentire la loro voce di adesione, che suona augurio e desiderio. Tutte le 255 Unioni risposero all'invito. I telegrammi piovvero a fasci alla Presidenza del Congresso. Fu un commovente plebiscito d'affetti, la cui significazione ha un alto valore pedagogico-sociale.

La prima giornata.

Il Congresso svolse le sue sedute nel teatro dell'Istituto Maria Ausiliatrice, che fu trasformato in una splendida sala, pavesata a drappi di velluto cremisi, fra palme e bandiere, sul cui sfondo troneggiava la figura soave del Maestro.

Attorno al Rappresentante del venerando Successore di Don Bosco, il signor D. Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole e della stampa salesiana, e al relatore generale signor D. Felice Cane, sedevano al posto d'onore la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Caterina Daghero, e Suor Luisa Vaschetti, Suor Marina Coppa, Suor Eulalia Bosco, Suor Caterina Arrighi, Suor Clelia Genghini del Consiglio Generale; le Ispettrici della Spagna, della Francia e dell'Italia; le Delegate dell'Inghilterra, Argentina, Brasile, Albania, degli Stati Centrali d'Europa, e delle varie regioni italiane.

Tennero la Presidenza effettiva del Congresso la prof.ssa Maria Vittoria Chiora, della R. Scuola Normale « Domenico Berti », Presidente del Comitato Esecutivo; ed erano Vice-Presidenti: la sig.na Maria Luisa Boselli, figlia a S. E. Paolo Boselli, la dott.ssa Serapia Cristina Cotto per l'Italia, M. Limone Grandperret per la Francia, Senorita Carmen Borrell per la Spagna; Signora Baldi Teresa ved. Bauer per gli Stati Centrali. Segretarie: Sig.na E. Peona e prof. Maria Scaglia.

L'odierna missione della donna. DISCORSO DELLA PROF. VITTORIA MARIA CHIORA.

La prof. Maria Vittoria Chiora, con animo commosso, saluta le Superiore, le amiche convenute da ogni parte, particolarmente le Delegate estere, che, con molti sacrifizi, si trovano presenti:

« Mi è caro rivolgere - ella dice - un saluto pieno di affettuoso giubilo, di conforto, di speranza, ed ho nell'anima commossa, l'impressione che lo invii dal cielo, dove esulta, lo stesso nostro Don Bosco, a tutte noi, con ineffabile sorriso e amico gesto, paternamente benedicendo. E con lui e con noi esultano nella grande anima, ardente di santo zelo, la Rev.ma Superiora Generale, le Madri, le Ispettrici, le Direttrici, le Suore tutte di Maria Ausiliatrice, perchè questo nostro Internazionale Congresso e imponente e significativo omaggio di affettuosa riconoscenza al sommo Educatore Don Bosco, è grandiosa manifestazione dei santi principi che ci furono inculcati, promessa per parte nostra di vera e durevole elevazione morale, proposito di farsi diffonditrici gagliarde delle sante dottrine di D. Bosco, sicchè dal loro impulso interiore riceva lume e vita ogni nostra azione, e tutte noi ci si avvalori d'intima fortezza nel compito tutto nostro di efficacemente cooperare, col fervore e colla continua operosità, all'attuazione del provvidenziale programma, che è programma cristiano-sociale tracciatoci da D. Bosco. Egli precorse i tempi, ne presentì i bisogni, e volle, sono sue parole: « Unire i buoni cattolici in un solo pensiero, in un solo lavoro, per promuover la propria e l'altrui salvezza »: promuovere la propria e l'altrui salvezza « lavorando », sono ancora sue parole, « a benefizio della gioventù, sopra cui è fondato il buono o triste avvenire della società ». Ora la società nostra attraversa una crisi terribile: se ne fa da molti rimontare le cause alla cruenta guerra mondiale, che ha provocato impreveduti rivolgimenti, e imposti nuovi problemi, ma le cause della crisi enorme sono anche più remote: si è voluto scristianizzare la famiglia e la scuola, il tribunale e la cattedra, la banca, l'officina e il laboratorio, e tutti i valori si sono capovolti; si è rotto l'equilibrio tra le energie più vitali, tra capitale e lavoro, tra intelletto e anima, tra opera manuale e pensiero, e si constata oggi spasimando che la società nostra è malata di cancro roditore, corrosa com'è dal liberalismo settario e dalla frenesia rivoluzionaria del bolscevismo, sicchè si ha della vita d'oggi l'impressione di chi muove i passi su un terreno vulcanico, da cui, ad ogni istante, si tenie l'eruzione che tutto travolge e rovina.

» Ora noi, ex-Allieve delle Figlie di M. A. non avremo l'audace pretesa di cambiare la faccia del mondo, ma è certo che, a superare la gravezza enorme del periodo che si attraversa, a risolvere i gravi problemi che l'éra nuova impone alla coscienza universale, ad affrettare il processo di evoluzione e di trasformazione della società, col rimettere in onore la virtù, l'onestà, la moralità, la giustizia, la carità nei rapporti individuali e sociali, anche noi ex-Allieve, che siamo sterminata falange, potremo far molto, se avremo la visione sicura del compito nostro e sapremo prendere posizione decisa per assolverlo: - se sapremo avere, occorrendo, il coraggio delle gravi rinunzie - se sapremo dar prove risolutive di serietà, di disciplina, di energia, di moderazione, di giustizia e di amore.

» Anche bisogna ricordare che il motto « domi mansit, lanam fecit », fu altra volta il miglior elogio per una donna: oggi, quello che ieri fu vanto, sarebbe colpa; oggi bisogna sapere uscire dallo stretto, caro ambito delle domestiche pareti, e, senza nulla togliere alla famiglia di quanto le è dovuto, bisogna che tutte noi, nel nome stesso di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice, sappiamo vincere naturali timidezze e innate avversioni, per essere le donne dell'oggi, che affrontano per il bene proprio ed altrui non soltanto i tradizionali doveri intimi e di famiglia, ma anche nuovi doveri sociali, e li affrontano preparandovisi con la coltura, con la organizzione, con la sana riforma di se stesse, senza cui non vi è vera riforma sociale - e li compiono - ognuna nella sfera d'azione in cui Dio la pose - con risolutezza umile, ma coraggiosa; con modestia ed arditezza, anche quando « dovere » voglia dire « sacrifizio », anche quando volesse dire «dolore ».

» Urge di concorrere ad affrettare questo impellente processo di riforma sociale, verso una più serena giustizia, che deve compiersi senza distruzione dell'ordine sociale; verso una maggiore onestà, serietà e compostezza di vita; verso un più alto rispetto della dignità personale propria ed altrui, quale si manifesta pur negli atti esteriori del vestire, del muoversi, dell'acconciarsi ; - epperciò bisogna, senza false timidezze, pigliare posizione attivamente operante, dovunque la nostra azione possa giungere efficace e fattiva. - Nessuna ex-Allieva delle attivissime Figlie di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco, può sottrarsi a questo nobilissimo compito, che, giovando agli altri ed a noi, ci eleva ed onora. E se esso possa essere o parere difficile, ricordiamo che di ben più ardite trasformazioni fu capace il cristianesimo, nulla distruggendo, ma tutto sapientemente rinnovando. - Preghiamo con fervore, operiamo con attività, educhiamoci ed educhiamo, abbiamo fiducia in Maria SS. Ausiliatrice e speriamo in bene.

» Pertanto, nel dichiarare aperto il Congresso e bene augurandone i lavori, invio alle amiche lontane d'Italia e dell'estero, che non possono partecipare di persona a queste nostre care riunioni, ma sono con noi col pensiero e col cuore, invio il nostro saluto col voto, certamente da tutte condiviso, che da questo Congresso trag gano maggior impulso di vita tutte le nostre Sezioni, e il maggior rigoglio di esse coadiuvi efficacemente l'avvento sociale del regno di Cristo, sorgente unica di vero benessere, fattrice unica di vero progresso, promessa indefettibile di perenne gaudio nell'al di là ».

Gli applausi echeggiarono altissimi durante e dopo il discorso della Presidente e cessarono per rinnovarsi scroscianti al presentarsi dell'Ispettrice delle Case piemontesi, Suor Rosina Gilardi, che diede alle ex-allieve a nome della Superiora Generale il suo cordiale « benvenute » disse il grato compiacimento per la loro venuta a Torino, presso-il tempio di Maria Ausiliatrice, intorno al monumento del Padre e Maestro, qui, dove in una lontana visione profetica la cara Madonna lo rassicurava con queste parole: « Questa è la mia casa, qui il avio nome, di qui la mia gloria».

Il Congresso inizia i lavori.

La signorina prof. Margherita Pierina Stoppino, pel Comitato Centrale, dà lettura della relazione sullo sviluppo delle Unioni, sui convegni regionali e nazionali, sulle opere promosse ed attuate dalle Sezioni e dal Comitato Centrale dal 1911 al 1920; relazione, che riempie il cuore delle presenti di santa soddisfazione e di giusto orgoglio, perché segna il passo mirabile, veramente gigantesco, che l'Unione ex-Allieve fece in solo nove anni di affermazione.

Nel 1911 essa si presentava, infatti, al Congresso con 74 Sezioni e 7942 inscritte. Oggi si presenta con 255 sezioni e 66,487 socie, e con un fascio di opere di apostolato cristiano, veramente consolante: opere, che - per dirla con la parola della relatrice - « sono la traduzione dei bisogni inestinguibili ed incancellabili dello spirito umano, e sono la preziosa caratteristica dell'apostolato salesiano, il profumo spirituale che dà l'aroma e il sapore alla coltura, all'educazione, con cui le Figlie di Maria Ausiliatrice, fanno cristiane le loro allieve, e, per esse, cristianizzano la scuola, la famiglia, la società, secondo gl'intendimenti del venerabile D. Bosco »

Le Sezioni sono così ripartite:

IN ITALIA: Nell'ispettoria Monferrino-Ligure sezioni 39, con 10154 socie - nelle LombardoVeneto-Emiliana, n. 26, con 8283 socie - nella Piemontese n. 31, con 8815 socie - nella Novarese n. 15, con 4191 socie - nella Romana n. 19 con 6755 socie - nella Toscana n. 6, con 3675 socie, - nella Sicula n. 20, con 5195.

ALL'ESTERO: a) in Europa: Belgio n. 4, con 763 socie - Spagna n. 8, con 2566 socie - Inghilterra u. 2, con 15o socie.

b) in Oriente: Terrasanta n. 2, con 540 socie.

c) in America: Argentina n. 23, coli 6ooo socie

Brasile, n. 15, con 2100 socie - Centro America n. 3, con 6oo socie - Chile n. 6, con 1500 socie -Colombia n. 8, con 1ooo socie- Equatore n. 2, con 200 socie -- Messico n. 6, con 1ooo socie - Perù n. 5, con 90o socie - Stati Uniti n. 2, con 300 socie Patagonia n. 4, con 6oo socie - Uruguay e Paraguay n. 9, con 1200 socie.

Totale: numero Sezioni 255, con 66.487 ex-allieve associate.

Durante la relazione è un fremito di commozione che pervade tutta l'assemblea, la quale applaude, calorosamente.

Il primo tema.

Riaffermato lo spirito caratteristico delle Sezioni delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, se ne propone la definitiva organizzazione per mezza di Comitati regionali e nazionali, collegati al Comitato Centrale di Torino.

La relatrice, signorina OLIMPIA PERETTI, nella sua eloquente e chiara trattazione, stabilisce, come base, i seguenti principi caratteristici:

Le Sezioni e i Circoli delle ex-Allieve non si debbono considerare, nè una Pia Unione religiosa, nè una Società di Mutuo soccorso, nè un'Associazione professionale, nè un Circolo sportivo o filodrammatico: nessuna forma, insomma, di associazione, che possa sostituirsi a quella formante le organizzazioni di qualsiasi natura, di qualsiasi indirizzo sociale, esistenti nelle varie tendenze della vita pubblica.

La Sezione delle ex-Allieve sorge e vive per un bisogno istintivo del cuore, quello, cioè, di poter continuare, anche dopo la vita di collegio, di convitto o di oratorio, l'appartenenza all'antica famiglia di adozione.

Lo spirito caratteristico delle Sezioni dev'essere uno spirito familiare. L'ex-Allieva nella sua Sezione, sente di essere ancora l'allieva delle sue Superiore, la loro figliuola, e ritorna fra le pareti del suo istituto, vibranti sempre della poesia santa che seppe animarla al bene, per dimenticare tutto ciò che di grave o di penoso l'assilla al di fuori; si riunisce intorno alle sue superiore, intorno alle sue Suore per avere una parola buona, per ricevere un consiglio, per avere il conforto di quella luce spirituale che ha virtù di sollevare lo spirito, ed ha possanza di ritemprare cuore ed energie e tradurli in forze viventi, capaci di dare copiosi frutti. Con limpida documentazione di aneddoti colti dal vero, illustre il grande bene che dalla vita della Sezione attingono la sposa, la madre, l'operaia, l'impiegata, la maestra; fa rilevare i vantaggi che la Sezione apporta alla famiglia, alla società, pel tramite delle ex-Allieve, le quali animate da forti propositi, da nobili aspirazioni, si propongono di portare, ciascuna secondo le proprie tendenze, secondo le proprie forze, un contributo di attività, e sopratutto di esempio che possa giovare al miglioramento sociale.

E passa alla lettura dell'ordine del giorno:

Il 2° Congresso internazionale delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice:

a) richiamando le considerazioni e le deliberazioni del 1° Convegno del 1911, intorno al modo pratico d'istituire le Sezioni delle ex-allieve e confermando lo spirito caratteristico di simpatico risveglio di pietà, di riconoscente dimostrazione di affetto alle antiche Superiore ed Educatrici, di fraterno sollievo, di vicendevole sostegno morale ed economico e di benefica diffusione dello spirito di Don Bosco;

b) considerando che l'azione benefica delle Sezioni avrebbe un più pronto e largo risultato - col facilitare specialmente il ritrovarsi delle ex-allieve con le antiche Superiore - ove esse fossero organizzate e coordinate secondo le circoscrizioni dell'Istituto delle Figlie di M. A.:

FA VOTI:

1° - che le Sezioni, i Circoli e i Comitati delle ex-allieve - in ogni loro forma di organizzazione e di attività -- conservino immutabile il genuino proprio carattere famigliare, sviluppantesi intorno alle Suore, specialmente nella festa di Maria Ausiliatrice, nella commemorazione mensile del giorno 24, nelle tradizionali feste interne delle Superiore, in quelle accademiche, scolastiche, ecc., dell'Istituto e in adunanze ordinarie o straordinarie, per studiare, promuovere e favorire l'istituzione di opere e per lo sviluppo di altre esistenti, alle quali le ex-allieve daranno ogni migliore impulso pel bene della Chiesa e della Patria;

2° - che presso ogni Ispettoria si costituisca un Comitato regionale, formato dalle Presidenti delle Sezioni, da due ex-allieve, residenti nella città sede dell'Ispettoria, e da una Suora designata dall'Ispettrice;

3° - che, ove se ne vegga la convenienza, s'istituiscano Comitati nazionali, formati dalle Presidenti dei Comitati regionali e da una Ispettrice rappresentante l'Istituto, designata dalla Superiora generale;

4° - che i Comitati regionali e nazionali curino il sorgere e lo sviluppo delle Sezioni locali, in accordo col Comitato centrale di Torino, promuovano Convegni regionali o nazionali, secondo l'opportunità dei tempi e dei luoghi;

5° - che il Comitato centrale (modificando il comma a dell'art. 8° del suo Regolamento comunicato alle Sezioni il 10 Gennaio 1912) prenda gli opportuni accordi con la Direzione di « Federazione» - Organo ufficiale degli ex-allievi di Don Bosco - per una rubrica speciale delle ex-allieve, e provveda alla regolare redazione di articoli direttivi e informativi generali e per mezzo dei Comitati regionali faccia pervenire brevi ed interessanti relazioni delle attività locali.

Un'ovazione piena, nutrita, delle Congressiste, risponde alla bella relazione. L'assemblea raccoglie tutta la sua attività sulla discussione, piena e concorde, delle conclusioni del 1° tema, che non lasciano dubbi sul carattere informativo delle Unioni e le approva ad unanimità, e ne sorge spontaneo il bisogno di formare l'Unione Internazionale delle Sezioni, Circoli ecc., con un Consiglio Direttivo e uno Statuto proprio, qual risultato di preziose esperienze - e voto di tutte le ex-Allieve dell'antico e del nuovo mondo.

La seconda giornata.

La seconda giornata del Congresso, segna un crescendo meraviglioso per il numero delle Congressiste, per l'entusiasmo delle discussioni e per la praticità delle proposte e delle deliberazioni.

Le 7oo tessere preparate dal Comitato esecutivo sono esaurite: e continuano a giungere nuove congressiste - L'aula è rigurgitante. Non uno spazio rimane libero. Il rev.mo signor Don Fascie, annunzia la visita del signor Don Albera, dicendola un'occasione di più per raccogliersi nel pensiero di D. Bosco, invita a portare tutto lo sforzo della propria attività ed esperienza sul tema che verrà trattato e che darà luogo a molte discussioni e a molte proposte.

« Il nostro dovere è l'apostolato della carità, egli dice; carità attiva, carità diffusiva, fra noi e con gli altri.

» San Paolo, predicando il Vangelo ai Corinti, venne a conoscenza di qualche scissura fra essi: c'era chi affermava di essere di Pietro, chi di Paolo, chi di Giacomo, ecc... - Voi di Corinto, disse loro, non siete stati battezzati nel nome di Pietro, di Giacomo, ecc., ma siete stati battezzati nel norie di Cristo... - e quindi, figli di uno stesso padre.

» Anche noi, qui, convenuti da ogni parte, siamo figli di Maria Ausiliatrice e di D. Bosco lavoriamo, lavoriamo uniti per l'attuazione del nostro programma, che è programma di carità».

Un battimani corona l'esortazione paterna.

Il secondo tema.

L'opera delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, informata allo spirito di Don Bosco, nella urgente necessità di restaurazione e rinnovazione della vita religiosa, famigliare e sociale della donna.

Lo spirito di D. Bosco, afferma l'egregia relatrice signorina MARIA TERESA BENVENUTI, ha una caratteristica tutta propria « prevenire »

E non solo prevenire il male nelle molteplici sue forme, ma altresì prevenire i tempi, presentire le loro caratteristiche e le loro necessità, per provvedervi con carità cristiana.

Lo spirito di D. Bosco, immutabile nel principio, ha nelle sue forme tale facoltà di adattamento, che può applicarsi in tutti i tempi e in tutti i luoghi. È dunque indispensabile che sia conosciuto e diffuso in seno alla società, pel bene della quale, tale spirito buono, retto, capace di ottenere trasformazioni che paiono miracoli, dovrebbe animar tutti, ma specialmente la donna. Poichè la potenza della donna non si smentisce mai e la sua influenza sarà massima nel dare indirizzo al rinnovamento che sentiamo profondo attuarsi attorno, a noi.

La famiglia sia ìl campo naturale della donna, ma poichè disgraziatamente oggi, per cause varie e complesse, il sentimento della famiglia decade, occorre ravvivarlo, infonderlo nelle giovinette, prepararle alla missione materna che è e sarà sempre la più nobile della donna, quella che la circonda di venerazione.

Maternità fisica o maternità spirituale, ogni donna è madre: cioè colei che forma, che educa, che plasma le generazioni nuove.

« Infondere nelle fanciulle le doti che sublimano la madre, dignità di sentire, spirito di abnegazione, capacità di sacrifizio; preparare il terreno da cui possano fiorire queste virtù che devono avere per fondamento indispensabile, la purezza, da difendere e proteggere nelle giovanettè con ogni mezzo e ad ogni costo»: ecco il grande compito che la relatrice presenta alle ex-Allieve delle Figlie di M. A. proponendo a modello Maria, che, umile ed alta più che creatura, è cinta dalla duplice aureola che la creatura sublima: purezza e maternità.

Ma se la famiglia dev'essere la base indispensabile pel rinnovamento della società, occorre riconoscere che la donna, in questi tempi particolarmente, ha pure una grande missione sociale; bisogna prepararla, istruirla, educarla, affinchè ella acquisti una visione chiara e netta dei suoi nuovi diritti e dei suoi nuovi doveri.

Ad iniziativa, e con la indefessa cooperazione delle ex-Allieve delle Figlie di M. A.; sorgano scuole professionali, di economia domestica, di legislazione del lavoro, di diritto elettorale, che mettano la donna in grado di opporre validamente, arma ad arma, nella lotta che si combatte fra il bene e il male. Lavoriamo amiche - conchiude la relatrice - nella fede che Dio benedirà la nostra umile opera di seminatrici, e che sarà dolce un giorno, davanti al campo trasformato, poter dire con Dante:

Io vidi già per tutto il verno prima il prun mostrarsi rigido e feroce, poscia portar la rosa in sulla cima.

Mentre la relatrice avvince l'assemblea con la rigorosa sua relazione, un caldissimo applauso annunzia la visita del venerando signor D. Albera. Con quella dolcezza che gli è propria, il Successore di Don Bosco, dopo aver rivolto un saluto paterno alle Congressiste, partecipa che SS. il Papa Benedetto XV ha rivolto lo sguardo di compiacenza ai Congressi Salesiani e manda a rappresentarlo il Signor Cardinale di Siviglia.

La visita di Don Albera.

La notizia provoca una gioia grande in tutte. D. Albera, confortandosi nello spirito che aleggia tra le congressiste, rievoca la soave figura di D. Bosco, di cui interpreta il compiacimento e la benedizione.

«Straordinario è il risveglio - egli dice - che pervade uomini e nazioni per D. Bosco; dovunque si parla di lui, sempre si vorrebbe sentirne parlare. Quando visitai le case Salesiane di America, fui meravigliato nel vedere l'attenzione che mi si prestava, allorchè parlavo di D. Bosco. D. Bosco non era mai andato in quelle regioni, ma tutti erano pieni del suono del suo nome. Libri, opuscoli, periodici, fogli volanti, sono ora insufficienti a soddisfare la santa brama di sapere di Lui, e di conoscere le sue opere. So di Cardinali e di deputati, che, dopo aver letto ed assaporato la lettura della vita di D. Bosco nei due volumi del Lemoyne, vollero ricominciarne la lettura, per gustarla meglio e per meglio nutrirsi del soave spirito di Lui: spirito di carità cristiana: spirito di prevenienza amorosa, di pietà profonda, vissuta senza ostentazioni, spontanea e lieta, come l'amore che le ispira. D. Bosco - continua D. Albera - amava l'allegria che è frutto di grazia di Dio; voleva che i suoi figli, i suoi giovinetti, le sue figliuole, fossero sempre allegri, secondo il concetto cristiano: e insisteva, perchè i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice inculcassero, negli allievi e nelle allieve, l'amore alla pietà serena, così che tutti fossero la rappresentazione della massima:

« Servite Domino in laetitia ». Così a chi si presentava a lui triste o scoraggiato, o gli esponeva timori o diffidenze sulla bontà di Dio, Don Bosco diceva di confidare, di confidare nel Signore, animando tutti ad accostarsi, spontaneamente e per amore, ai SS. Sacramenti.

» Voi pure, o mie buone figliuole, siete chiamate a fare nella società un gran bene. Voi compirete con frutto la vostra missione, se amerete la pietà serena, secondo lo spirito di D. Bosco. La vostra parola, il vostro esempio saranno allora come i raggi del sole, che dovunque penetrano, ristorano e dànno vita. Maria Ausiliatrice benedica e riaffermi la vostra buona volontà ».

La parola del 2° Successore di D. Bosco, nei cuori che l'ascoltarono, sarà custodita preziosamente.

Un'ovazione imponentissima filiale di « viva

D. Bosco » « viva D. Albera » dice il ringraziamento delle convenute.

***

Partito il sig. D. Albera, la relatrice continuò la sua illustrazione e, in fine, presentò il seguente ordine del giorno:

Il 2° Congresso Internazionale delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice:

a) considerando che è proprio dello spirito di Don Bosco il tendere con perseverante, amorevole e industriosa operosità a, possibilmente, prevenire o prontamente rimediare ai mali religiosi, famigliari e sociali, usando qualsiasi più nuovo e ardito mezzo fosse richiesto dai tempi e dai luoghi per conservare l'integrità della fede, l'onestà del costume famigliare, specialmente salvaguardando la purezza della giovinetta, e per contribuire al miglioramento sociale;

b) considerando che la recente guerra mondiale produsse e va preparando impreveduti rivolgimenti e rinnovamenti, in ogni ordine del vivere famigliare e sociale, al cui buono o cattivo indirizzo avrà un'insolita éfficace influenza la donna;

c) affermando che amore di religione, carità di patria e genuina tradizione salesiana esigono che l'ex-allieva delle Figlie di M. A. sia preparata a tutte le nuove e urgenti forme di apostolato, evitando ogni inutile e debilitante deplorazione di tempi che furono, adoperandosi invece a migliorare i nuovi;

PLAUDE:

all'azione varia, pronta e pratica svolta dal Comitato centrale di Torino e dalle Sezioni di ogni parte del mondo per attuare le Deliberazioni prese nel Convegno del 1911 e per le generose e pronte attività benefiche svolte durante la guerra;

E FA VOTI:

I° - che perseveri e si moltiplichi sempre più l'azione personale e collettiva, per favorire ed attuare le provvide iniziative elencate nel comma 4° deliberato sul secondo Tema dal Convegno del 1911 (1);

2° - che il Comitato centrale, i Comitati regionali e nazionali, le Sezioni e le ex-allieve aventi attitudini speciali si facciano centri direttivi di ogni utile e urgente istruzione, informazione e istituzione (ad es. corsi serali, invernali, festivi di religione appropriati alle varie classi sociali; scuole professionali serali, festive e invernali; corsi e conferenze di economia sociale, di diritto costituzionale, amministrativo e elettorale; di legislazione del lavoro, delle opere di beneficenza pubblica e di previdenza e risparmio, ecc.) atte a preparare le ex-allieve a compiere i nuovi doveri sociali, ai quali la donna è chiamata;

3° - che l'ineluttabile preparazione sia fatta con provvedimenti e cautele tali, che non ne venga scapito, o almeno il minore possibile, al carattere propria della donna, per la conservazione dello spirito della vita famigliare, secondo il retto senso cristiano.

Vagliate, discusse ed approvate le surriferite conclusioni, l'assemblea approva lo Statuto dell'Unione Internazionale ed elegge il Consiglio Direttivo così composto:

Prof. M. Vittoria Chiora Presidente; dott. Serapia Cristina Cotto, Prof. Maria Pia Rodellono, signora Baldi Teresa ved. Bauer, signora Mesturini Casimira Berruto, signora Emanuel Savio Rosa, sig.na M. Pierina Stoppino, sig.na M. Teresa Benvenuti.

Unanimi approvazioni ebbe pure il Regolamento tipo per le Unioni, i Circoli locali delle ex-Allieve come segue:

Schema di Statuto per le Sezioni e i Circoli dell'Unione Internazionale ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

ART. 1. - È costituita presso l'Istituto di una Sezione o Circolo, ecc. di ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice col titolo di... federata all'Unione Internazionale.

ART. 2. - La sezione - coi mezzi che giudicherà più opportuni - si propone:

a) di conservare ed accrescere i vincoli della cristiana fratellanza fra le ex-allieve;

b) di mantenere vivo e fattivo il sentimento della riconoscenza verso le Superiore;

c) di aiutare le opere dell'Istituto, annesse alla propria sede, particolarmente l'Oratorio festivo, con iniziative collettive di beneficenza, drammatiche, ecc.

d) di promuovere speciali convegni, secondo lo spirito famigliare proprio dell'Unione, particolarmente nella festa di Maria Ausiliatrice, nella commemorazione mensile del 24: nell'onomastico della Direttrice, e, nella casa Ispettoriale, in quello dell'Ispettrice, nonchè nella visita di qualche Superiora: nelle feste scolastiche, accademiche, ecc.

ART. 3. - La sezione è retta da un Consiglio direttivo così composto: da una Direttrice - che è la stessa dell'Istituto, presso cui sorge la sezione - da una Presidente nominata dalla Direttrice, una Vice-Presidente, due Consigliere, una Cassiera e la Segretaria, elette dai membri della Sezione. Ogni adunanza e deliberazione dev'essere assistita e approvata dalla Direttrice, o da una Suora sua delegata.

ART. 5. - Il Consiglio si raduna con quella periodicità che la Direttrice e la Presidente giudicheranno opportuno.

ART. 6. - La Sezione conserverà nel suo archivio:

a) il registro delle proprie Associate; b) l'elenco delle Socie defunte; c) il registro cassa;

d) il registro dei verbali delle adunanze, con i cenni cronistorici di qualche importanza.

ART. 7. - Sull'esempio degli ex-allievi di Don Bosco, ogni anno, la sezione presenterà alla Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, un omaggio di riconoscente devozione in quella forma che si crederà migliore, nella ricorrenza del suo onomastico.

ART. 8. - Ogni associata contribuirà annualmente alle spese della Sezione con l'offerta di almeno L. 1. Ogni Sezione contribuirà annualmente alle spese dell'Unione Internazionale col versamento di L. 5.

ART. 9. - Alla morte di una socia, la sezione farà celebrare una Messa in suffragio dell'anima sua, e, nel mese di novembre, ne farà celebrare o cantare una per tutte le ex-allieve defunte.

ART. 10. - La sezione non partecipa, in corpo, a nessuna dimostrazione pubblica.

La parola del Sig. D. Rinaldi.

Altra sanzione cara e confortevole al lavoro delle congressiste fu la parola e il compiacimento del rev.mo sig. D. Rinaldi, Direttore del l' Oratorio « Maria Ausiliatrice ».

Egli facendo sua la felicissima espressione che il Card. Maffi ebbe per D. Bosco: « Sicut palma florebit », animò le congressiste a lavorare a fianco delle sorelle ex-Allieve, pel bene della Unione Internazionale; a crescere, a fiorire a dar frutti di buone opere al sole dell'amore cristiano secondo i principi della cristiana fraternità a cui furono educate nel collegio, nell'oratorio, nel convitto: quell'amore - dice - che più e più avvicina a Dio, quanto più dona al prossimo, pensiero, parola, opera, con affettuosa dedizione, anche se questo costa sacrifizio ».

L'assemblea scatta in un'acclamazione festosa e un prolungato battimani. Ultimo, il saluto, il ringraziamento della Presidente, prof. Chiora, ai Superiori, alle Superiore, alle amiche. l una parola calda, commossa che avvince gli animi e li fa benedire Dio, nella promessa santa di una vita operosa secondo gli ideali del Venerabile Don Bosco.

Proposte varie.

A compimento di questi resoconti delle adunanze, e perchè meglio si comprenda da quanto zelo fossero animate le Congressiste, accenniamo alcune proposte, presentate al Congresso.

La prof.ssa Maria Pia Rodellono propone di formare una lega contro la moda indecorosa tra le ex-Allieve. Le Sezioni dell'Argentina e di Nizza Monferrato l'hanno già costituita.

La sig.na M. Teresa Benvenuti - d'istituire in Torino, in locale proprio e presso la Sede dell'Unione Internazionale delle ex-Allieve, una Scuola professionale femminile con insegnamento teorico-pratico, conforme alle esigenze moderne.

La sig.na Ninetta Tamà di Alì Marina: - di fondare una Società missionaria per favorire le opere e le missioni delle Figlie di M. Ausiliatrice.

La sig.na Turco Carolina: - di istituire dei « dopo scuola » gratuiti, nei quali i bambini e le bambine che rimangono abbandonati dalle ore 16 alle 18 perchè i genitori sono al lavoro, possano fare i loro compiti, assistiti da signorine di buona volontà. I Comitati facciano richiesta, alle Direzioni scolastiche locali, dell'elenco degli alunni che rimangono senza la diretta sorveglianza delle famiglie; e le insegnanti incoraggino i ragazzi ad accorrervi e persuadano le famiglie a mandarli.

La prof. Maria Luisa Marchisio: - di formare Circoli magistrali giovanili integratori per là formazione di insegnanti di buono spiritò mediante lezioni di religione.

La sig.na Civalleri Erminia: - di raccogliere, nei grandi centri, le ex-allieve, propriamente insegnanti, una volta al mese per l'esercizio di buona morte ed una conferenza pedagogica secondo lo spirito di Don Bosco.

La sig.na Celestina Dominici, - di fondare presso i Comitati di ex-Allieve degli uffici di collocamento per le alunne che lasciano la scuola pel mestiere, perchè trovino lavoro in fabbriche sotto buona guida, in laboratori onesti, ecc.

La sig.ra Felicina Gastini: - di provvedere una casa di ricovero Per le associate anziane, e istituire, allo stesso scopo una Cassa di risparmio per le meno abbienti.

La sig.na Caglieris Gina: - di aprire, nei centri più popolati, presso le Figlie di M. Ausiliatrice, delle Case-Famiglia, dove le impiegate e le insegnanti possano trovare non solo vitto e alloggio - che potrebbero trovare anche altrove - ma una seconda famiglia secondo lo spirito di Don Bosco.

La sig.na Anita Balestrino, sull'esempio degli ex-allievi di Don Bosco, propone che nell'Unione Internazionale delle ex-allieve, si fornii una Commissione, con l'incarico di presentare alla Superiora Generale delle Figlie di M. A., nella ricorrenza del suo onomastico, l'omaggio di auguri, preghiere, offerte, adesioni delle Sezioni. Si stabilisce che detta Commissione si formi nella Sezione di Nizza Monferrato.

La sig.na Cecilia Lanzio raccomanda vivamente l'istituzione di Scuole di religione presso tutte le Sezioni.

La sig.na Babini di Lugo propone l'istituzione di un Uffizio-notizie Centrale per consigli e indirizzo alle ex-Allieve insegnanti nella scelta dei testi scolastici, specialmente di lettura, i quali dànno, in massima, la linea d'indirizzo educativo-morale delle scuole.

(1) Il primo Convegno fa voti... 4° che le ex-Allieve assecondino gl'inviti dellle Figlie di Maria Ausiliatrice per per completare l'opera degli Oratorii festivi, secondo gli attuali bisogni di alcune città, rendendoli quotidiani, serali, istituendovi scuole di buona massaia, scuole professionali, uffici di collocamento, opere di assistenza economica e sociale ; in modo che le giovinette possano trovare nel loro Oratorio tutti gli aiuti necessari a formarsi una posizione sociale e professionale, senza la necessità di ricorrere ad istituzi,,ni presso cui può esser messa in pericolo la loro fede e virtù.

Episodi consolanti.

Dalle delegate di Roma vien ricordato come, nell'immane disastro del terremoto che colpì nel 1915 l'Abruzzo, le ex-Allieve di quella Sezione, con pietosa opera di carità, raccolsero nella Casa delle Figlie di M. A., in via Marghera, molti piccoli derelitti. Si fecero un dovere, di donare per essi non solo il loro superfluo, ma ancora e, sopratutto, di prestarsi per l'assistenza, sostituendo le Suore in alcune ore del giorno, per le più umili esigenze della pulizia alla persona, ai locali e alle suppellettili.

In molte Sezioni le ex-Allieve che stanno per contrarre matrimonio, alla vigilia delle Nozze si rec no ad implorare la benedizione di Maria Ausiliatrice nella Cappella del loro Istituto, e vi si accostano ai SS. Sacramenti.

La delegata di Sicilia riferisce che la sig.na Turrisi di Catania, dirigente essa stessa un ben avviato negozio, mise una vetrina del medesimo a disposizione delle Opere Salesiane e un'altra a disposizione delle Opere delle Figlie di M. A., e che le sig.ne Papali, che hanno un bel laboratorio, offrono lavori di cucito e di ricamo ed altre ex-Allieve altri oggetti, che si espongono nella vetrina, e il provento della vendita, va a benefizio delle opere sudette.

2a Adunanza generale.

Si tenne la sera del 21 alle 17,30, e riuscì imponentissima, come quelle d'inaugurazione, e di chiusura. La Presidenza d'onore fu tenuta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Gamberoni Arcivescovo di Vercelli; l'effettiva come la sera precedente. S'inaugurò con la lettura dell'Autografo di Papa Benedetto XV al Sig. Don Albera, che abbiamo riportato.

La lettera del Papa.

Il solenne documento è ascoltato con profonda commozione dall'assemblea, ed è sottolineato con evidente compiacenza, ove accenna alla soddisfazione che prova il S. Padre nel rilevare la vigile ed oculata attività della grande Famiglia Salesiana e il senso pratico, onde la medesima, camminando fedelmente sulle orme del glorioso suo Fondatore, è guidata nelle sue generose e sante intraprese: dove si collauda esplicitamente il nobile programma che la sapienza e la santità del Fondatore tracciarono ai Cooperatori Salesiani nell'istituirli: e dove si fanno voti perche, rinsaldata la coesione e riacceso lo zelo dei Cooperatori, n'abbia nuovo impulso la Pia Unione Salesiana nelle diocesi e nelle parrocchie di quasi tutto il mondo.

La seconda seduta generale è onorata dalla parola di tre illustri personaggi: S. E. l'On. Cesare Nava, che parla de l'Opera di Don Bosco e l'emigrazione: il prof. Cav. Rodolfo Bettazzi che dice de l'Opera di Don Bosco e la gioventù delle scuole: l'On. Avv. Federico Marconcini, che tratta de l'Opera di Don Bosco e la gioventù operaia.

"Salviamo l'emigrante!"

Discorso dell'On. C. Nava.

L'assemblea accoglie con un caloroso saluto S. E. l'On. Nava, il quale esordisce col dire che invitato a parlare sulle opere di assistenza agli emigrati, non ha potuto rifiutarsi, per quanto egli sappia che il suo sarà più propriamente un omaggio al Ven. Don Bosco, che un efficace contributo alla risoluzione delle questioni relative all'assistenza agli emigrati. Egli non ha potuto rifiutarsi ai continuatori di Lui, come nessuno dei maggiori uomini del suo tempo ha potuto dir di no a Don Bosco, perchè tutti, Principi e ministri, umili e grandi sono stati vinti dalla sua lucidezza pratica, dalla sua equilibrata parola.

Rileva quindi l'importanza grande, assunta dall'emigrazione come fatto etico, sociale, economico, politico e morale. L'Italia ha inviato all'estero circa cinque milioni dei suoi figli, un sesto quindi della sua popolazione. Esamina le conseguenze di questo flusso di masse umane che non riguarda soltanto l'Italia, ma tutta l'Europa e lo esamina dal punto di vista degli interessi e dell'atteggiamento dei Paesi che dànno un contributo all'emigrazione, come di quelli che questo contributo ricevono.

Ricorda l'allarme destatosi nei primi tempi a causa dell'emigrazione nei Paesi emigratori, ed il movimento che quivi si produsse per ripararne i primi effetti. Ricorda i provvedimenti adottati in questi Paesi e gli altri dei Paesi immigratori, intesi a regolare il flusso e il riflusso delle masse, per tentarne una selezione culturale e morale e la naturalizzazione spesso coattiva.

Tutti gli emigranti sono spinti all'emigrazione da necessità economiche e dal miraggio del guadagno. Conseguenze gravi si hanno quando le masse non sono educate e nel Paese di adozione portano pessimi fermenti.

Accenna alla necessità di salvare l'emigrante, di educarlo, di istruirlo, affine di elevarlo e portarlo ad un alto valore e ad una preziosità, da cui esso ritrarrà i primi vantaggi nella Patria di adozione. Accenna alla necessità che alcuno gli ricordi la patria, la religione e lo ricongiunga ad esse nelle grandi solennità.

Questa, osserva l'oratore, è opera di solidarietà nazionale! L'opera del Governo è giunta: il Governo con parecchie leggi si è occupato della protezione dell'emigrante, ma sfugge ad esso di occuparsi dell'assistenza sua spirituale, della coltura, degli affetti e dei sentimenti. Quest'opera è stata intuita prestissimo e compiuta da Don Bosco per emigranti avviati verso ogni paese. Caratteristica dell'Opera di Don Bosco è l'assistenza affettuosa, morale, materiale, intellettuale degli emigranti, fin da quando nessuno aveva preso in considerazione questo problema.

« Permettete, o Signori - prosegue l'Onorevole - che oggi, trovandomi in mezzo a cooperatori salesiani venuti da ogni parte del mondo civile, onde concentarsi sopra un vasto piano di azione, informato allo spirito di intraprendenza e di operosità che ha lasciato il Ven. Don Bosco e che viene mantenuto vivo e fervente da Chi gli è degnamente succeduto nella direzione della vasta opera; che trovandomi in mezzo a voi, io volga la niente specialmente al vostro grande Fondatore e ricordi come Egli sia stato il primo che in Italia, pensasse, provvedesse all'assistenza morale, intellettuale ed altresì materiale dei nostri emigranti; quando ancora il mondo ufficiale non aveva degnato di considerazione il pure già vasto fenomeno della emigrazione.

Le date informino!

La prima statistica ufficiale dei nostri emigranti, continentali e transoceanici, è del 1876 e ci dice che già fino da allora oltre 100 mila lavoratori italiani attraversavano ogni anno le Alpi od il mare in cerca di lavoro o di fortuna: eppure i primi provvedimenti organici da parte dello Stato, non furono sanciti che nel 1901.

L'umile sacerdote Don Bosco aveva invece già fino dal 1875 organizzato un piccolo drappello di missionari, e li aveva inviati nell'America del Sud, allo scopo di conquistare nuove anime alla fede, ma sopratutto per offrire assistenza amorosa agli italiani emigranti, colà residenti. E nel congedare paternamente l'11 novembre di quell'anno nel Santuario di Maria Ausiliatrice, quegli intrepidi suoi figli, Egli raccomanda loro, con insistenza particolare, la posizione dolorosa di molte famiglie italiane, che numerose vivevano in quelle città, in quei paesi ed in mezzo alle stesse campagne. E li avvertiva, per notizie avute, che avrebbero trovato un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che vivevano nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso: e li eccitava a cercare quei loro fratelli, cui la miseria o sventura aveva portato in terra straniera e ad adoperarsi per far loro conoscere quanto grande fosse la misericordia di Dio che ad essi li mandava per il loro bene.

E da quel giorno e da, quel modesto inizio ad oggi, quale mirabile generazione e moltiplicazione di opere di ogni natura, a favore degli emigranti, non soltanto italiani, ma di ogni paese: Case, scuole, oratori, istituti di istruzione professionale, tipografie, laboratori, comitati di assistenza e patronati, periodici e via dicendo. E si può dire che non vi sia nessun Stato, come non v'è continente, che non abbia numerosi centri di assistenza degli emigranti, dovuti all'opera di fede e di carità dei figli di Don Bosco ed altresì alla vostra, o generosi loro Cooperatori.

Eppure - non ostante tante maraviglie di sforzi e di sagrifici - il compito è ben lontano dall'essere esaurito: e specialmente in questo torbido e procelloso dopo guerra, il grido affannoso di «Salviamo l'emigrante! » riacquista tutta la sua importanza e gravità primitiva. Sicchè è indispensabile e urgente riprendere con rinnovata lena l'opera mirabilmente disegnata ed iniziata dal Ven.le Don Bosco. Pur troppo il prolungarsi doloroso della guerra ha portato in tutti gli spiriti uno stato morboso di irrequietudine e di insofferenze; che si risolve spesse volte in manifestazioni di violenti propositi e di fatti deplorevoli. Lo spirito di bontà sembra essere scomparso dalla società umana. Una sete sfrenata di godimenti desta la naturale cupidigia della ricchezza: e l'esempio di queste fortune rapidamente conseguite con mezzi dubbi, fa ritenere lecito ogni più condannevole mezzo per aver danaro.

Lo stato psicologico degli emigranti costretti a rivarcare l'oceano, è quindi certamente oggi assai più grave e più pericoloso che non fosse quello che io ho preso in esame nel principio del mio dire: e le condizioni di ambiente dei paesi ai quali si avviano, non possono che aggravare le conseguenze morali di un tale stato d'animo.

Che sarà dei nostri fratelli emigranti? Come ricondurre la serenità in tanti spiriti profondamente turbati: come ridare al sentimento del dovere, il predominio ormai perduto, per la sete dei guadagni e dei godimenti: come far rinascere lo spirito di famiglia: l'amor alla Patria, alla casa, alla Chiesa, alla scuola, al lavoro: come ricostituire negli emigranti l'antica anima semplice e virtuosa del nostro popolo?

Signori miei: se noi avessimo a confidare soltanto nei mezzi umani, dovremmo ritener inutile, perchè assolutamente sproporzionato al formidabile bisogno, ogni sforzo, per quanto generoso, inteso alla restaurazione morale e civile della società: e quindi disperatamente sterile anche l'attività stessa di tante istituzioni che, nel nome Venerabile di Don Bosco, sono state fondate per l'assistenza degli emigranti.

Ma noi sappiamo che quel grande Apostolo di carità e di civiltà, non aveva mai dubbi circa il successo finale delle opere che intraprendeva, anche di quelle che trovavano i maggiori ostacoli e le più formidabili difficoltà, perchè egli sapeva di operare il bene, in Dio e per Dio.

E mi sovviene, a questo proposito la risposta da Lui data al Ministro Rattazzi, maravigliato perchè avesse saputo, solo e senza bisogno di forza pubblica, condurre i trecento discoli della Generala ad una passeggiata a piedi fino a Stupinigi e ricondurli poscia al carcere, in perfetto ordine e senza che nessuno avesse nemmeno tentato di fuggire: « Eccellenza -- disse allora Don Bosco al Ministro - la forza che noi abbiamo è una forza morale. Mentre lo Stato che non sa che condannare e punire, noi al cuore della gioventù ci rivolgiamo anzitutto, e la nostra è la parola di Dio ».

Ebbene, o signori, ai traviati dei giorni nostri, intolleranti di ogni autorità e di ogni disciplina, ed assetati soltanto di materiali godimenti, rivolgiamo anche noi - colla volontà di bene che era in Don Bosco - una parola di carità, che sia parola di Dio!

Indirizziamoci ai loro cuori con serena fiducia e facciamo risuonare ancora una volta, in mezzo al turbine violento degli odii, e delle cupidigie alto l'accento della umana bontà! E non disperiamo dei primi insuccessi: la dottrina e la carità cristiane, le quali costituiscono la forza morale che noi possediamo, ed alla quale accennava Don Bosco, sono giunte a noi intatte e vitali attraverso a venti secoli di lotte e di persecuzioni, sempre vittoriosamente superate.

Perchè dubiteremo dunque?

Valiamoci di quella forza morale, con fermezza di propositi e con generosità di sagrificio, per la salvezza dei nostri fratelli, delle nostre famiglie, della nostra Patria; e poichè siamo sicuri che quella forgia ci viene direttamente da Dio, nessun dubbio può essere in noi, che essa non abbia a vincere, a trionfare e a ricondurre nuovamente la Società, assetata di pace e di giustizia, alle pure fonti della civiltà cristiana!

Don Bosco e la gioventù delle scuole.

Discorso del Cav. Prof. Rodolfo Bettazzi.

L'eloquente oratore, sempre giovane di quella giovinezza che sgorga, da un cuore alimentate da un purissimo ideale di bellezza e di bontà cristiana, inizia il suo dire ben rilevando come la gioventù sia la gioia dell'oggi, ma sia specialmente la speranza del domani. Nota come la giovinezza nostra si riveli in gran parte deficiente in confronto di quella dei tempi passati, della quale pare meno ordinata, meno docile, meno disciplinata. Ma in sua difesa egli sostiene che, a parte queste mende, la gioventù odierna ha a suo vantaggio l'ardore. Mende e meriti sono frutto dei tempi che si vivono; e forse, per quanto riguarda i difetti, un po' di errore è dovuto ai vecchi, che s'illusero di foggiar l'avvenire sulle orme precise del passato. La colpa è nostra, esclama l'oratore: non abbiam capito i tempi: Don Bosco invece fu un vero precursore, previde l'avvenire e lo preparò: di modo che oggi la sua dottrina è la norma su cui dobbiamo regolarci per preparare gli uomini del futuro. Noi quindi, sulla traccia fornitaci dal grande Educatore, dobbiamo rivolgere tutte le nostre cure di padri e di maestri al giovane studente, studiandoci di perfezionarne l'animo colla fede, colla coltura che rafforza la fede e colla pietà che riscalda lo spirito. Bisogna lavorare alla formazione del carattere che sa combattere contro le malvage tendenze, alla custodia della purezza che rende le tempre forti e gagliarde.

Insiste sulla necessità che la scuola sia libera, perchè i genitori possano assicurarsi di avere i figli istruiti ed educati secondo i principii cristiani. Rileva la necessità di intensificare l'opera delle scuole di religione, di propugnare con tutte le forze la buona stampa, togliendo dalle mani e dagli occhi dei giovani ogni scritto che non corrisponda a quella sana moralità, che è fonte di benessere sociale. Ha parole di encomio per le provvide istituzioni miranti alla disciplina della gioventù, quali i « Giovani esploratori » e la «Società di San Vincenzo de' Paoli » dove i giovani possono molto imparare della vita, venendo a contatto diretto colle sventure umane, confortate dalla pietà cristiana. È necessario, insiste l'oratore, che maestri e genitori si uniscano in un saldo gruppo che studi l'anima dei giovani e vigili oculato sulle anime loro seguendo le norme preziose dettate dal genio immortale di Don Bosco. In fine si volge famigliarmente ai maestri e agli insegnanti presenti, ed esclama: « La nostra è una missione: noi dobbiamo fare dei buoni cristiani: perchè non potremmo promettere a Don Bosco di unirci in una lega santa a questo scopo? I giovani corrisponderebbero certamente alle nostre sol lecitudini, perchè i giovani sono buoni : amateli i giovani, e ne farete quello che volete!,

Telegrammi al Re e al Papa.

Dopo i lunghi applausi che coronano il discorso del professor Bettazzi, Mons. Condio desta un'entusiastica ovazione colla lettura del seguente telegramma al S. Padre in omaggio e in ringraziamento per la splendida lettera inviata al Successore di Don Bosco.

« Augusta e paterna parola Santità Vostra viene accolta con venerazione filiale e fecondo entusiasmo dall'Assemblea Generale dei Tre Congressi, dei Cooperatori, degli ex-allievi, delle ex-allieve, che, da Vostra autorevolissima approvazione ai nostri modesti intenti di bene, trae forza a Proseguire Proprio programma d'azione, zelo Per attuarlo, fiduciosa di conseguire benefici risultati: Don Paolo Albera ».

Eguale manifestazione d'entusiasmo suscita la lettura di quest'altro telegramma, indirizzato a S. M. il Re:

« Comitato Monumento Don Bosco, che sarà inaugurato domenica, unito Cooperatori, ex-allievi, ex-allieve Istituzioni Salesiane, convenuti da 23 nazioni di Europa e America, inneggianti ospitalità italiana, invia Maestà Vostra ossequente omaggio. - Il Presidente: Sen. Rebaudengo ».

Sua Maestà il Re rispondeva:

On. Senatore Conte Rebaudengo, 2 - Torino - Pregiomi annunziare che Sua Maestà il Re si è compiaciuto delegare S. A. R. il Duca di Genova a rappresentarlo alla cerimonia che si compirà domani in Torino Per celebrare la memoria di Don Giovanni Bosco -- Generale Cittadini.

Don Bosco e la gioventù operaia.

Discorso dell'On. Marconcini.

L'on. Marconcini, salutato da vive manifestazioni di simpatia comincia col rilevare che in ogni tempo una parte della gioventù passò nella preoccupazione del proprio domani : e ciò avviene particolarmente oggi, che attraversiamo una crisi che non è solo economica ma anche morale; poichè parte della gioventù reduce dalle cruenti fatiche della guerra ha perduto il senso del lavoro e del dovere.

A coteste giovinezze scoraggiate occorre rifare lo spirito ed 'il carattere, ricordando loro il retto senso della giustizia e del diritto, la coscienza della responsabilità del lavoro, e della solidarietà esistente tra i loro interessi e quelli delle altre classi sociali.

Solo in tal modo si potrà salvare la società dall'abisso, richiamando oggi le maestranze, non sufficientemente preparate. a dar tutto quanto potrebbero dare alle nostre industrie, mentre nella Germania, più disciplinata, molto maggiori speranze di restaurazione si dànno oggi, dalla classe lavoratrice.

Insiste sulla necessità di far rinascere il senso, di solidarietà fra le varie classi. Questo fu il concetto che animò Don Bosco, e che fu attuato dai suoi successori nel campo del lavoro, come in quello dell'agricoltura. È sulla traccia da lui segnata, che la società moderna deve foggiare le coscienze dei lavoratori dell'avvenire.

Il denso discorso dell'on. Marconcini, viene più volte interrotto e coronato da cordialissimi applausi.

Tra l'uno e l'altro discorso hanno la parola altri rappresentanti esteri, tutti accolti da. quel vivo sentimento di fratellanza cristiana, che si è manifestato così profondo fin dalla prima assemblea.

In fine prende la parola l'Arcivescovo di Vercelli: «C'è da benedire il Signore - esclama - per la meravigliosa attività e lo schietto amor cristiano, che informano queste adunanze. La benedizione di Dio, che imparto a tutti voi, anche in nome del caro Don Bosco, vi conforti a coronare degnamente l'opera iniziata ».

Adunanze particolari.

Comitato Dame Patronesse.

Nel pomeriggio vi fu adunanza particolare per le Cooperatrici, promossa dal Comitato Torinese delle Dame Patronesse dell'Opere Salesiane. Presiedeva il sig. Don Albera. La segretaria Contessima Maria Teresa Camerana fece un'esposizione dell'opera multiforme svolta dal Comitato, che tornò alle Congressiste presenti di grande consolazione ed ammaestramento.

Quindi prese la parola l'egregia signora Maria Bettazzi-Bondi, per illustrare la missione della donna, nell'ora presente, in conformità del programma della Cooperazione Salesiana.

L'aiuto della donna nella grande famiglia Salesiana è il tema del nobilissimo discorso. L'illustre signora - la valente Direttrice di Matelda e di Ars Italica -- esordisce col delineare l'alta missione della donna attraverso i secoli cristiani; s'intrattiene ad illustrare l'o pera della madre di Don Bosco, Mamma Margherita, e di altre pie donne nei primordi dell'Oratorio; e continua: - Il lavoro femminile iniziato con Mamma Margherita, continuato con altre pie donne, diveniva in seguito, per volere di Don Bosco, come una istituzione che prese poi proporzioni vaste, che si ampliò, che ebbe da quel grande educatore una guida, un regolamento, perchè, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane debbono essere, come disse Leone XIII, « un cuor solo, un'anima sola Per aiutare ad effettuare quella che è la missione della Società Salesiana ».

Io non debbo qui ricordare a voi i punti principali di questa guida, di questo regolamento: ma in questi giorni di grande commozione per noi, in questi giorni che un palpito potente di vita e di amore, ci porta tutti attorno al nostro grande Ven. Don Bosco, e che tutti noi siamo spinti a piegare la testa e le ginocchia non solo, ma a piegare il cuore, qui ove lo spirito del Venerabile aleggia; in questi giorni, nei quali noi dobbiamo ringraziare Iddio, che ci fece l'alto onore di appartenere in qualche modo, sia pure come Patronesse o Cooperatrici, alla grande Famiglia Salesiana; permettetemi, dico che io con voi - come un ricordo ed un incitamento - ripeta quello che noi donne possiamo e dobbiamo fare per l'opera di Dio.

È un ricordo, un incitamento, ma sarà pure una promessa!... Vorrei suscitare una fiamma che non avesse a spegnersi; vorrei poter dare a voi quell'entusiasmo profondo, continuo, che più lavora e più si infiamma; e che da fiamma produce incendio, e da incendio roveto che non si estingue.

Poche frasi ancora, o Signore, per noi e per noi sole, ma che Iddio, e Iddio solo più che gli uomini, voglia inspirarmele e benedirle, perchè tutte noi, il nostro grande esercito di Patronesse e Cooperatrici Salesiane dei due mondi, sappiamo essere degne di appartenere alle opere di Don Bosco, sappiamo esser degne di lavorare per il trionfo della sua Chiesa e dei suoi figli ; sappiamo promettere e mantenere, sappiamo far vivere l'opera secondo i tempi

Signore, nel suo testamento Don Bosco par che dica: Tutto quello che è nato, che si è sviluppato attorno a me, tutto quello che continuerà a nascere ed a svilupparsi attorno ai miei successori, dev'essere pure opera continua del vostro amore, del vostro lavoro, della vostra carità.

E noi, o Signore, noi dobbiamo prometterlo perchè lavorando con loro, con i Salesiani, noi non continuiamo soltanto l'opera di lui, del fondatore, ma continuiamo l'opera della prima donna che gli chiese di lavorare con lui, noi continuiamo l'opera della madre che sapeva e seppe spogliarsi di tutto, fino a non avere che la sola veste consunta, rattoppata, stinta che la copriva, fino a privarsi perfino dei cibi più adatti alla sua tarda età, pur di vestire e nutrire i bimbi del Signore; perciò noi promettiamo qui solennemente in questi giorni di vita e di amore, promettiamo ai piedi dell'altare alla Vergine, che Don Bosco ci dette come protettrice nostra : «la carità per i fanciulli che Don Bosco ha affidato anche a noi! ». E siccome per i fanciulli nacquero tante opere, siccome per i fanciulli sorsero e seguitano a sorgere case, istituti, chiese, officine, la carità nostra sia pure propaganda per portare vicino alle opere di bene altre donne, che sappiano e che vogliano fare quella vera carità, che avrà la sua ricompensa solo lassù nei cieli, vicino al trono del Signore.

Don Bosco ebbe una madre vicina; molti figli di Don Bosco, molti di coloro che vorrebbero consacrarsi al Signore, hanno bisogno di un cuore materno, che a somiglianza di quello di mamma Margherita, sappia far sentire le carezze e la fortezza della madre: ebbene fra noi vi siano coloro che adottino un figlio per arrivare a farne l'uomo di Dio.

L'Opera Salesiana sa, per lo spirito del suo fondatore, vivere e svilupparsi secondo i tempi: sa far sorgere tutte quelle nuove istituzioni che sono un vantaggio dei giovani e dell'azione religiosa e sociale e patriottica della società, del popolo: ebbene noi, noi donne, noi patronesse, noi cooperatrici, siamo le umili ancelle, che accolgono tutte le loro opere, che le appoggiano, che sanno irrorarle con la loro carità, che sanno inaffiarle con la dedizione, e qualche volta col sacrificio.

Sappiamo essere gli angeli benefici di tutte quelle istituzioni che son adatte ai tempi nostri. Noi non dobbiamo solo continuare il lavoro che già fu fatto, ma dobbiamo farne del nuovo, dobbiamo esser pronte a raccogliere le scintille delle opere salesiane, per accendere i nostri cuori di amore, di carità, di vita spirituale, che da noi donne si estenda e si diffonda, secondo gli insegnamenti che quel Grande, inspirato da Dio, volle e seppe dare.

Ma noi non sapremo raccogliere, non sapremo fare, se non sapremo essere, noi non sapremo zelare, assicurare la vita prospera e rigogliosa alle Opere Salesiane, se non cercheremo di avere e di zelare la perfezione religiosa e caritativa nostra. - Noi perciò preghiamo ed uniamoci in preghiere. - Mamma Margherita pregava sempre: ogni suo lavoro era preceduto, accompagnato, seguito dalla preghiera: ogni suo atto, ogni suo colloquio con qualunque persona l'avvicinasse, aveva il principio e la fine nella preghiera: prima di ogni sua azione ella aveva il pensiero a Dio ed ai comandamenti suoi! Ecco perchè il Fondatore dei Salesiani chiese a sua madre l'aiuto nell'opera sua, perchè Ella appunto sapeva quale era e quale deve essere la vera via per arrivare al lavoro completo e fruttuoso; e noi, seguendo le direttive che ci vengono dai superiori nostri salesiani, dobbiamo cooperare con l'umiltà, con l'abnegazione, con il sacrificio, con la preghiera, che ci ha insegnato Mamma Margherita.

Chiuse l'adunanza il Sig. Don Albera, effusamente ringraziando per l'azione svolta dal nobile Comitato, nella certezza di concordo perseveranza in avvenire.

Per il VI Centenario Dantesco.

Prese parte al Congresso dei Cooperatori Salesiani, anche il rev.mo Prof. Giovanni Mesini, redattore del Bollettino Dantesco di Ravenna, che fece attiva propaganda in mezzo ai Congressisti, per le onoranze che si preparano alla memoria del Divino Poeta a Ravenna, pel prossimo anno 1921, sesto anniversario della sua morte. A questo scopo tenne un'apposita adunanza tra i rappresentanti delle 23 nazioni che presero parte al Congresso. Il prof. Mesini fu loro presentato dal salesiano dott. D. Matteo Ottonello, il quale spiegò il motivo della radunanza, che era di promuovere anche nelle varie Nazioni, dove i Salesiani hanno residenze o possono avere influenza, le onoranze a Dante Alighieri nel VI° Centenario della sua morte: che niente di ciò è più naturale, perchè in Dante non si onora solo il poeta italiano, ma l'uomo dell'ingegno straordinario, che è quindi d'onore all'umanità, e sopra tutto perchè è il cantore del cristianesimo. Sotto questo aspetto i Pontefici in genere, i tre ultimi in modo particolare, hanno sempre onorato e han voluto che fosse onorato il Sommo Poeta. Cosi Leone XIII riguardo al Monumento, che col consenso di tutto il mondo si doveva innalzare a Ravenna: così Pio X, Benedetto XV, rispettò alle onoranze che ora si vogliono tributare all'Alighieri l'anno venturo.

Prese poi la parola il prof. Mesini che, parlò del programma delle feste, di ciò che si fa in Italia, di ciò che si fa nelle altre Nazioni, tra le quali niuna deve mancare, che si vanti di vero progresso, di civiltà cristiana. Ricordò quanto già si è cominciato a questo proposito nell'Argentina e nel Brasile, e raccomandò che l'azione iniziata proceda alacre e si allarghi quanto più è possibile. In fine distribuì il programma che contiene anche la Lettera di SS. Benedetto XV a Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, dove con l'autorità che non ammette eccezioni, si dànno le ragioni per le quali le feste centenarie debbono farsi con somma magnificenza, come letteralmente si esprime il Pontefice.

Un'altra conferenza ebbe luogo nel Collegio Salesiano di S. Giovanni Evangelista, Via Madama Cristina i. tra gli abbonati torinesi al Bollettino Dantesco, per la formazione d'una Commissione provvisoria, che si trasformerà in Comitato stabile, con sede Via Madama Cristina 1, Torino.

Convegno di Circoli Giovanili.

Accogliendo il pensiero manifestato dalle presidenze di varii Circoli Giovanili, la Commissione ordinatrice dei Congressi indiceva per la sera del 21 maggio una serata d'onore per i Circoli Cattolici Giovanili della città. Fu un'idea stupenda. Come per incanto, nonostante la giornata laboriosissima, alle 9 di sera i tre ordini di gallerie, e tutta la platea e il palco del teatro, erano stipati da una folla di gioventù nostra, confusa coi Congressisti venuti da ogni parte.

Sul palco d'onore prendon posto, insieme con altre personalità, Mons. Malan e Don Rinaldi, Prefetto Generale della Pia Società Salesiana. La musica dell'Oratorio Festivo di S. Francesco di Sales fa servizio d'onore.

La riunione è aperta da Renato Willermin, presidente regionale della G. C. I., che si compiace, a nome delle varie associazioni dell'esito dei Congressi Salesiani; porta a nome dei giovani cattolici piemontesi un entusiastico saluto ai Congressisti, e invita a seguire i meravigliosi ammaestramenti del grande Apostolo dei tempi moderni.

Prende quindi la parola l'oratore ufficiale, l'on. avv. Saverio Fino.

Il discorso dell'On. Fino.

Il suo è un discorso della più alta opportunità, denso di vita e di pensiero, che elettrizza l'assemblea.

L'oratore passa in rassegna tutta l'attività prodigata nei vari campi dell'attività umana dal Venerabile Don Gio. Bosco e mette in rilievo lo spirito di apostolato, che lo colloca tra i grandi della Chiesa. Dà uno sguardo fugace a quella che è diventata l'opera del Maestro in ogni parte del mondo, ed eleva un inno al grande preveggente che ha presentito i problemi sociali che agitano attualmente il mondo ed ha cercato di porvi riparo, prodigando la sua opera in mezzo a poveri, agli operai, ai contadini e ai giovani.

Ricorda le varie affermazioni dell'Opera Salesiana, soffermandosi a toccare il culmine rag giunto nelle scuole professionali, nelle colonie agricole, ecc.

Rammenta come il Padre abbia intravvisto la necessità di stringere gli uomini di tutte le nazioni in un fascio unico e compatto, mandando i missionari a compiere l'opera benefica in ogni continente.

Conclude invitando i Cooperatori Salesiani a contribuire efficacemente alla riuscita di tutte le iniziative, specialmente di quelle rivolte in soccorso degli umili.

Il discorso, interrotto da frequenti applausi, è coronato da una grande ovazione.

Dopo un intermezzo musicale, prende la parola il prof. Italo Mario Angeloni per illustrare l'opera del Cellini. Il Monumento di D. Bosco è minutamente descritto in tutte le sue parti, e il gran concetto animatore dell'opera artistica vien glorificato tra vivi applausi che s'intensificano alla chiusa della poetica esposizione.

Sale poi alla tribuna il cav. Poesio di Roma, che porta alla gioventù raccolta un entusiastico saluto degli ex-allievi.

Chiamato insistentemente, sorge quindi a parlare il beniamino dei giovani, Padre Robotti, Domenicano, che improvvisa un discorsetto tutto brio e verve, che trascina al più alto entusiasmo l'uditorio.

La serata si chiude, dopo opportune parole del presidente Willermin, con la benedizione pastorale di Mons. Malan.

Al Circolo "Cesare Balbo".

La sera del 22, nei locali del Circolo Universitario « Cesare Balbo », gli studenti universitari cattolici offrivano un solenne ricevimento agli studenti stranieri intervenuti ai Congressi Salesiani. Le ampie sale furono ben presto riempite da numeroso e rumoroso pubblico giovanile, che esprimeva il proprio entusiasmo in tutte le lingue europee.

Porse il primo saluto, con un elegante indirizzo latino, il Presidente del Circolo Cesare Balbo, studente De Nicola. Parlò quindi brevemente il vicepresidente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, seguito dall'Assistente Ecclesiastico can. Bues. Ebbero quindi la parola il prof. Habrich di Colonia, che portò in tedesco il saluto dei professori e studenti cattolici della Germania, il padre Robotti, il prof. Bettazzi, l'avv. CappaLegora per l'Unione del Lavoro, Renato Willermin per la Gioventù Cattolica Piemontese, Marschall a nome degli studenti viennesi, un polacco, di cui ci sfugge il nome, ed in fine Mons. Gian Domenico Pini, che chiuse la serata con un eloquente e caloroso discorso. Tema di tutti i discorsi fu la fratellanza cristiana, che deve animare tutti i cattolici ed unirli al disopra di tutte le barriere create dagli interessi e dalle passioni umane, e dar vita alla Internazionale Bianca, basata sul principio del Vangelo e raccolta attorno alla Croce di Gesù Cristo.

Ultima Adunanza generale.

L'ultima adunanza generale dei tre Congressi, svoltasi la sera del 22 maggio, alla vigilia dell'inaugurazione del Monumento, dopo che nelle singole adunanze particolari si era formato in ogni cuore il fermo proposito di lavorare con Don Bosco e per Don Bosco, cioè per l'attuazione dei suoi grandi ideali, tra cui il primo è la salvezza della gioventù, fu veramente il più gran trionfo. Il teatro era stipatissimo: non meno di tremila i presenti. Al posto d'onore, circondato dall'Arcivescovo di Puebla nel Messico, dal Vescovo di Trujillo nel Perù, da Mons. Pinardi, Ausiliare dell'Em.mo Card. Richelmy, da Mons. Antonio Malan, e da numerosissimi Monsignori e Prelati, siedeva, nello splendore della porpora romana, Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Almaraz y Santos, Arcivescovo di Siviglia.

L'adunanza, pur nella semplicità del suo programma, riuscì imponentissima. Tre oratori, la prof. Pierina Stoppino, il Cav. Arturo Poesio e il Sac. Giovanni Battista Zerollo, presero la parola, per dire, rispettivamente, del lavoro compiuto, nelle singole sedute, dalle Ex-Allieve, dagli Ex-Allievi, dai Cooperatori.

Parla un'Ex-Allieva.

Per la prima ha la parola la professoressa Pierina Margherita Stoppino che, riferisce brillantemente sui lavori compiuti dai Congresso delle ex-Allieve.

«Sono orgogliosa - esclama la gentile relatrice - di poter affermare qui, che durante questi giorni densi di commozione, vibranti di fraternità, anche noi donne abbiamo lavorato con fede e con ardore, strettamente unite da affetto e gratitudine imperituri intorno alle nostre rev.me Educatrici ; unite da un sentimento di carità generosa, gentile, espansiva l'una verso l'altra. Sono orgogliosa, dico, di poter affermare che, rinsaldati e riafforzati tali sentimenti e proponendoli a base di tutto il nostro operare, abbiamo costituito definiti vamente l'Unione Internazionale delle ex-Allieve.

Esauriti i due temi: l'uno sullo spirito caratteristico dell'Unione; l'altro sull'opera delle exallieve nella urgente necessità di restaurazione della vita religiosa, familiare e sociale della donna, si passò all'approvazione dello Statutotipo per ogni sezione.

Molte furono le proposte pratiche, tra le quali pongo in rilievo : una lega contro la moda indecorosa, - l'istituzione di una Scuola professionale femminile, modello, qui a Torino, di, fronte alle prime scuole professionali maschili, istituite da D. Bosco: - il voto per il felice esito della causa di beatificazione della Serva di Dio, Madre Maria Mazzarello, 1a Superiora delle Figlie di M. A.: - e sopratutto il proposito che la nostra Unione sia una forza magnifica di azione e di apostolato, che traduca in pratica nella famiglia, nella scuola, nella società, lo spirito informativo che l'anima e che è lo spirito di Don Bosco, diffondendo, ovunque e sempre, quell'ardore di carità cristiana che tutte ne fa sorelle.

Questo s'impone ogni ex-Allieva e lo adempirà! Lo abbiamo promesso tutte, lo vogliamo tutte, e lo adempiremo, avendo fede nel nostro programma: la fede che nella riuscita di ogni opera hanno le anime che lavorano con la coscienza di rettamente operare.

Parla un Ex-Allievo.

Per gli ex-Allievi parla il Cav. Arturo Poesio di Roma, Capo-sezione al Ministero del Tesoro. L'egregio oratore, con voce vibrante di intimi affetti, dettati dalle reminiscenze più care della prima gioventù, rifece a brevi tratti magistrali la storia del monumento, che oggi sorge a perenne esaltazione di Don Bosco e con entusiasmo di figlio che non dimentica mai il sacro nido ove l'anima sua s'aprì alla luce del vero, rilevò i progressi mirabili, raggiunti dalla Federazione degli ex-Allievi, i cui associati sorpassano oggi la cifra di 3 5.000. Afferma con giusto orgoglio, che gli insegnamenti di Don Bosco son fermi negli ex-allievi sparsi per tutto il mondo e che ovunque vogliono fermamente applicarli nella vita pubblica, come nella privata, attingendo la forza inesauribile dal continuo contatto cogli antichi superiori, come figli ossequenti ai loro padri.

« Noi vogliamo essere sempre con Don Bosco, al quale dobbiamo le più intime gioie della nostra coscienza cristiana: noi vogliamo essere sempre uniti di mente, di cuore e di opere con i suoi figli, lavorando con loro al trionfo degli ideali del comun Padre in mezzo alla società ».

Parla un Cooperatore.

Gli applausi che salutarono la chiusa della commossa relazione del cav. Poesio, si confusero con quelli che salutarono il Sac. Giov. Battista Zerollo, da Genova, il quale, riferendo sui risultati del Congresso dei Cooperatori, volle rilevare innanzi tutto come la Società delle nazioni sia un fatto realmente compiuto nella famiglia di Don Bosco, che in nome dell'amore cristiano seppe radunare, nella Casa Madre Salesiana, i rappresentanti di ventitrè nazioni, all'indomani, si può dire, del turbine sanguinoso che travolse l'una contro l'altra la maggior parte di esse. « E tutto ciò - nota l'oratore tra ripetuti applausi è opera di un umile prete, che non conobbe la politica, la quale ha troppe ambizioni e troppi interessi da difendere: ma conobbe soltanto la generosità dell'amore, colla quale, al disopra di tutti gli ostacoli, riuscì a conquistare tutte le nazioni. Cosi dinanzi al monumento che si inaugura, si attutiranno tutte le ire recenti, perchè oggi ancora Don Bosco chiama le genti all'amore che trionfa.

Non è opera d'amore anche il lavoro ampio e compatto, che il Congresso si è proposto nel acme dell'immortale Maestro che intuì meravigliosamente questi tempi nuovi, per suscitare dovunque nuove energie a vantaggio della Chiesa e delle civile società?

Le parole di Don Zerollo, pronunciate con slancio cordiale, commossero profondamente l'imponente assemblea.

Rappresentanti esteri.

Anche l'ultima adunanza generale venne resa più famigliare e solenne dal saluto di vari rappresentanti esteri, i quali, nel nome di Don Bosco, inneggiarono tutti alla restaurazione della pace cristiana tra le nazioni. Particolarmente espressivo fu il seguente omaggio che pronunciò il prof. Habrich di Colonia, autore di un interessantissimo studio sul sistema educativo di Don Bosco, pubblicato in occasione del Centenario della nascita del Venerabile (1915).

Fio fatto il lungo viaggio da Colonia a Torino per rappresentare la grande Associazione dei Maestri cattolici della Germania a questo Congresso Internazionale dei Cooperatori e degli Ex-Allievi Salesiani, per salutare gli amici di Don Bosco, e per deporre una corona a piè del monumento, che la riconoscenza dei figli eresse all'amato Padre.

L'Associazione dei Maestri cattolici della Germania conta circa 30.000 membri ed esiste da 30 anni. Inoltre abbiamo l'Associazione delle Maestre cattoliche, che è ancor più numerosa. Queste due associazioni vedono in Don Bosco già da .molti anni il modello stupendo dell'educatore cristiano. Non vi ha periodico pedagogico, che non abbia con uno o più articoli fatto conoscere D. Bosco ai suoi lettori. Perciò volle l'Associazione essere anche rappresentata a Torino in quest'occasione.

Gradiscano quindi, Signore e Signori, il saluto cordiale della nostra amicizia e simpatia. Che da noi prima della guerra gli amici e i Cooperatori di Don Bosco fossero numerosi, lo dimostra già la grande tiratura del Bollettino Salesiano tedesco, di 36.000 copie; ed ora è nostro desiderio che tal numero vada sempre più aumentando. Abbiamo il desiderio e la speranza che i figli di Don Bosco anche da noi in Germania, dove presentemente lavorano a Monaco, Wùrzburg, Bamberga, Passavia e Freyung, compiano la loro nobile missione di educatori della gioventù povera e sopratutto pericolante.

Anche a nome dell'Unione per la scienza educativa cristiana porto saluti ed omaggi. Questa Unione fu fondata 14 anni fa sotto la presidenza onoraria del nostro grande pedagogista e filosofo tedesco Otto Willmann, ed ha a tutt'oggi dato alla luce dieci pregevoli lavori di pedagogia, e tenuto una serie di corsi di pedagogia. Ne è presidente il prof. dott. Goettler dell'Università di Monaco. Il gruppo della Germania del Nord è presieduto da chi vi parla.

Oltre all'ufficio di rappresentante, fu anche l'affetto personale e la stima per Don Bosco, che hanno condotto me e il mio antico a Torino. Fu nostro desiderio di vedere qui rappresentato il nostro amato popolo e paese germanico.

Noi uomini della scuola ci rallegriamo che, oltre a tante altre attrattive dell'arte e della scienza, ora anche l'opera dell'educazione e formazione della gioventù abbia in Italia, a Torino, un centro così ammirabile e attraente. Non posso dire qui tutto quello che noi apprezziamo nella persona e nell'opera di D. Bosco. Solo un pensiero vorrei far risaltare: non sono le teorie pedagogiche che al mondo, alla gioventù povera e abbandonata, portan la salvezza. Non voglio con ciò disprezzare la pedagogia teorica, a cui io stesso ho dedicato la mia vita. Noi pedagogisti dobbiamo alle false teorie contrapporre teorie giuste, e a questo scopo serve la nostra Unione per la scienza pedagogica, della cui Presidenza io faccio parte. Ma la pedagogia teorica purtroppo ha perduto di vista una cosa: la potenza stragrande del buon esempio.

Non colla sua dottrina soltanto, ma col suo esempio Gesù Cristo ha rigenerato il mondo. Lo stesso è a dire di tutti i grandi fondatori d'Istituti religiosi; più importante delle loro dottrine e regole è l'esempio che hanno lasciato alla loro figliuolanza spirituale. Così ha fatto anche Don Bosco. Il mondo gli deve riconoscenza per le parole auree ch'egli ha scritto sul sistema preventivo, ma ancor più per l'esempio ammirabile che ha lasciato dell'amore educativo. Non vi è cosa, che così profondamente, così immediatamente agisca sull'anima, conte la vista immediata del bene nell'esempio vivente. Così dice il primo filosofo cattolico tedesco dei nostri giorni, il Prof. Schneker della nuova Università di Colonia. Per l'esempio educativo che Don Bosco ha lasciato a suoi Salesiani e allievi, egli ha la riconoscenza non di questi soltanto, ma di tutto il mondo. Per me fu grande soddisfazione e onore poter esprimere in questa circostanza, a nome del mondo pedagogico della Germania cattolica, queste parole di ringraziamento. Chiudo colle parole: Evviva Don Bosco e la sua opera in tutto il mondo! Evviva Don Bosco e la sua opera particolarmente nella mia patria germanica! Evviva la terra che gli diede i natali: Evviva l'Italia! (1).

Parla il Sig. D. Albera.

In fine, tra la più viva attenzione di tutti, prende la parola il veneratissimo Don Albera. «Di questi giorni ho riletto, egli dice, il manoscritto, nel quale Don Bosco narra le pene e le fatiche che dovette sopportare nella sua giovinezza e nel principio del suo apostolato. Quante difficoltà non ebbe superare per poter giungere al sacerdozio! Quante lotte e contraddizioni per fondare l'Oratorio! E fondato l'Oratorio, quante pene non ebbe anche da coloro che avrebbero dovuto maggiormente aiutarlo! Eppure egli restò sempre calmo e tranquillo. Un giorno, che si mostrava più contento del solito, ci fu chi gli disse: « Oh! come è allegro Don Bosco quest'oggi! » «Eppure, egli rispose, oggi ho avuto il più grande dispiacere della mia vita ». Oh! se egli vivesse ancora, potrebbe finalmente consolarsi un poco, vedendo che alle continue e grandi difficoltà dei primi tempi è sottentrato un periodo di tranquilla attività e di grandi consolazioni. Chi mai ci ha procurato questa trasformazione? Sono i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici: sono i nostri exallievi: sono le ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Io ringrazio tutti, di ciò che hanno fatto per noi. Una volta potevamo contare soltanto su pochi nostri confratelli : ora abbiamo un gran numero di persone, che ci prestano tutto il loro appoggio morale e materiale. Sieno esse ringraziate e benedette da Dio. Un grazie particolare a tutti i presenti. Un grazie a tutti gli ex-allievi: io mi congratulo con loro, particolarmente per il generoso proposito di gloriarsi sempre d'essere stati allievi di Don Bosco. Ricordo con speciale commozione l'episodio edificante, avvenuto attorno alla salma di Don Bosco, quando, compiutosi il verbale di tumulazione da collocarsi nella bara, al dott. Tomaso Bestente fu domandato quali fossero i suoi titoli onorifici. « Figlio di Don Bosco! » ripetè egli con fierezza. Io credo che lo stesso sentimento sia comune a tanti altri ex-allievi qui presenti. Ho raccomandato ad essi di far onore a Don Bosco colla loro buona condotta: è la raccomandazione che rinnovo a tutti. Quando Don Rua scrisse all'Arcivescovo di Vercelli che si voleva iniziare il processo per la Causa di Beatificazione di Don Bosco, il venerato Mons. Fissore rispondeva benedicendo cordialmente, e diceva: la miglior prova della santità di Don Bosco sia la santa vita dei figli. L'intensità della vita cristiana e lo zelo di quanti si gloriano di camminare sulle orme del Ven. Don Bosco: Salesiani, Cooperatori, Ex-Allievi, ExAllieve: sia la più bella prova della santità del Fondatore.

Mi rallegro del lavoro compiuto : godo dei santi propositi che si son fatti: in questi giorni non si lavorò invano. Avanti ora, nel nome di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice... E venga presto il giorno, in cui si farà un'altra festa, più bella di quella di domani, quando Don Bosco sari elevato all'onore degli altari (applausi e commozione generale).

(1) La fascia della corona portava le parole : « Al Grande Educatore l'Associazione dei maestri cattolici della Germania .

Discorso del Presidente Generale.

Dopo Don Albera prende la parola Mons. Condio, constatando con compiacenza l'ardore col quale fu compiuto il lavoro dei Congressi, e la messe copiosa d'insegnamenti e di propositi raccolti.

Come tutte le cose belle e care, i nostri tre Congressi sono finiti; ed a me, cui fu dato l'onore di aprire, oggi è il dolore di chiudere queste nostre adunanze.

Avete lavorato e lavorato molto.

Ho veduto nei vostri convegni quanto avete fatto nel volgere di questi giorni; e dei vostri lavori sono prova i voti raccolti e che qua stassera sono stati così mirabilmente prospettati.

A coloro che sono venuti da lontano è grande conforto il pensare che non hanno perduto il loro tempo. A noi che li abbiamo ospitati, resta il nobile orgoglio di aver accolte genti di tante nazioni diverse, e che partiranno pensando di non essere qua venute invano, e che porteranno partendo, non un ricordo qualunque, ma un ricordo materiato di opere che dovranno portare lontano.

Quello che avete udito, serbatelo come un testamento; il testamento è sacro; e siano ricordi i vostri, che non si abbiano a cancellare dal cuore più mai.

È l'ora questa in cui nessuno ha il diritto di stare nell'ozio. E se del passato, come ha detto il prof. Bettazzi, dobbiamo chiamarci in colpa, sappiamo fare in modo che non sia più per noi un pentimento futuro. I sacri diritti del lavoro, la nobiltà dei lavoratori sono stati rivendicati col sangue. Quello che abbiamo imparato, quello che abbiamo sentito essere il nostro dovere, dobbiamo ora compierlo con tutto l'entusiasmo del cuore.

Nel volgere di questi giorni, o Signori, lo spirito di Don Bosco parve aleggiare tra noi.

Oratori potenti ci hanno ripetuto le sue parole; essi hanno ricordati gli insegnamenti del Maestro; attraverso le loro parole abbiam veduto rivivere la figura di Lui. Ma la parola più sacra che abbiamo raccolta, quella parola che è come la sintesi di tutta l'opera sua, è quella che ha scritto sulla sua bandiera: « Da mihi animas, coetera tolle! » Ah! le anime, Signori, le anime! Altrove si cerca la materia, si trattano le questioni economiche; noi qui abbiamo specialmente cercato lo spirito, abbiamo cercato le anime, e specialmente quelle della gioventù.

Voi specialmente, o giovani, voi che siete i cavalieri dell'ideale, voi che ieri il prof. Bettazzi ha salutato nel lirismo potente della sua parola, voi siete coloro ai quali noi abbiano rivolto il pensiero. E quante volte, nel volgere di questi giorni, guardando a voi io ho sentito fremere il mio spirito; quante volte sollevando alla vostra tribuna, o giovani, il mio sguardo, ho dimenticato i miei trent'anni di ministero, e mi sono sentito tornar giovane anch'io, ho sentita tutta la vita che pulsava nelle anime vostre.

Voi, giovani studenti, dovete dare alla patria tutta l'energia ammirabile del vostro pensiero e della vostra fatica. Voi, giovani operai, pei quali, con una democrazia nuova, Don Bosco ha specialmente fondata la sua opera, voi dovete sentire tutta la grandezza di quell'Apostolo che vi ha cosi fortemente amato.

Ed ora, o Signori, io vi devo il grazie riconoscente.

Grazie a Voi, Don Albera: è per voi che abbiamo avuti questi giorni belli, che abbiamo sentite queste ore vibranti di fede e d'amore.

Grazie, o reverendi Salesiani: siete voi che avete lavorato, che avete tutto ideato, tutto compiuto; noi qua abbiamo solamente raccolto il frutto dell'opera nostra.

Grazie all'Eminentissimo nostro. Non ha potuto oggi trovarsi tra noi; ma pure, così malfermo in salute, Egli non ha saputo restarsi ed ha voluto portarci il primo giorno la Sua benedizione paterna.

Grazie a Voi, Eminentissimo sig. Cardinale Arcivescovo della bella Siviglia: Voi, collo splendore della porpora, avete oggi resa più bella questa nostra adunanza; e per mezzo Vostro il Papa ha voluto inviare ai nostri Congressi la sua Benedizione di Padre. Oh! il Papa! Il grande Benedetto XV, l'uomo che oggi tutto il mondo onora, non volle mancare; a Lui, il nostro osanna, il ringraziamento forte, sentito, che esce dal profondo del cuore.

Grazie a Voi, Eccellentissimi Vescovi, venuti dalla lontana America: quale affermazione magnifica ha oggi portata la vostra presenza all'Opera Salesiana.

Ma a Voi specialmente grazie, Eccellentissimo Mons. Malan, a Voi, Vescovo Salesiano, che ci avete portato il saluto dal Matto Grosso lontano, del Brasile cattolico, che fin dalla prima ora avete raccolta tutta la nostra simpatia, tutto il nostro riverente affetto. E, come gli apostoli antichi, che corsa la Grecia, toccato il Campidoglio, spintisi lontano attraverso le grandi vie consolari dell'Impero, a quando a quando sentivano il bisogno di rivedere la loro Gerusalemme, il luogo dove aveva predicato, sofferto, trionfato il Cristo, Voi a quando a quando sentite il bisogno di ritornare alla casa sacra dove siete entrato, alla casa della vostra speranza e della vostra fede, qua dove l'albero gigante è stato piantato.

Grazie a Voi, Cooperatori e Cooperatrici: è per voi che l'Opera Salesiana ha potuto estendersi e condurre lontano le sue gloriose falangi.

Grazie a voi, ex-allievi che, diventati uomini, sposi, padri, fondate le vostre famiglie, siete qui ritornati a ritemprarvi lo spirito. Oh! la famiglia è il fondamento della patria, ed abbiamo bisogno delle famiglie cristiane per rendere grande e forte la patria.

Grazie a voi, ex-allieve, che siete venute a rivedere le vostre maestre, e che oggi nell'espressione gentile di colei, che ha parlato in vostro nome, ci avete detto quello che debba essere la donna in quest'ora triste in cui la donna è stata trascinata nel fango.

E di voi, ex-allievi ed ex-allieve, di voi il vostro Don Albera, come il poeta cantava della Cornelia antica, di Voi si farà un monile, e con volto gentile, e con fiero e giocondo paterno orgoglio, andrà dicendo al mondo: Queste son le mie perle: Queste le gemine e gli ori:

Questi sono i miei figli, i miei tesori!

Oh levate la fronte, Don Albera, guardate questa imponente assemblea! Nessun uomo può girare lo sguardo dall'una e dall'altra parte del mondo, e guardando l'Europa, l'America, l'Asia può dire: « Questi sono i miei figli, i miei tesori! »

Domani, o Signori, cadrà il velario che ricopre il monumento a Don Bosco. Fino ad ora le falangi salesiane, la falange magnifica degli ex-allievi salesiani, a quando a quando si erano adunati per ritemprare le forze a camminare avanti. Arrivati a questo svolto della loro storia vollero segnare con una pietra miliare questo punto del loro grande cammino. E col bronzo e col marmo hanno innalzato il monumento a Colui, dal quale hanno avuta la vita ed a Cui devono l'ispirazione della loro impresa.

Signoria

Levate lo sguardo su questo sfondo magnifico. Improntata nel gesso è la figura del Padre, bianca, candida come la fede della sua anima. Attorno sono le piante verdi, simbolo di quella speranza che lo sostenne nelle sue fatiche. E tutto lo sfondo rosso ricorda l'ardore potente della sua carità.

E, come il poeta cantava della bandiera della patria, possiamo oggi ripetere dell'opera del grande Maestro:

Il verde è la speme tant'anni nutrita, Il rosso la gioia d'averla compita, Il bianco è la fede d'antico valor.

Ho finito.

Domani, quando cadrà il velario, l'Italia, l'Europa, il mondo avranno suggellato nel bronzo un giuramento di fede e d'amore. (Ovazione generale)

* *

Con alto gradimento generale è accolta la notizia che anche S. M. la Regina Madre sarà ufficialmente rappresentata all'inaugurazione del Monumento.

Senatore Eugenio Rebaudengo, Presidente Comitato Monumento a Don Giovanni Bosco, Via Consolata - 2 - Torino. - Mi è grato parteciparle che Sua Maestà la Regina Madre, ben lieta accogliere desiderio espressole e dare nuova testimonianza sua alta ammirazione e simpatia memoria Don Giovanni Bosco, si è compiaciuta delegare Conte Luigi Provana di Collegno, Gentiluomo di Corte, a rappresentarla inaugurazione Monumento Venerabile Filantropo. - D'ordine: la Dama di Palazzo, Contessa Pes.

Parla il Cardinale di Siviglia.

Ultimo prende la parola S. E. il Card. Almaraz y Santos, Arcivescovo di Siviglia, che rappresenta al Congresso e alle nostre feste la stessa augusta Persona di Benedetto XV.

La sua parola, smagliante e incisiva, comunica al Congresso una speciale Benedizione del Papa: l'alta venerazione sua personale per Don Bosco, che incominciò a conoscere ed amare sin dalla giovinezza: l'appoggio suo più cordiale all'Opera Salesiana, che ha sette case nella sua archidiocesi: e in fine, rievocando l'imminente solennità della Pentecoste fa voti che tutti i Congressisti partano da Torino col fermo proposito di lavorare per la restaurazione cristiana con Don Bosco e per Don Bosco, come gli Apostoli, uscendo, dal Cenacolo, si divisero il mondo per conquistarlo a Gesù Cristo.

Una triplice prolungata ovazione saluta il discorso dell'Eminentissimo, che imparte all'assemblea la Benedizione Apostolica, e al grido di Viva il Papa, Viva Don Bosco, Viva l'Italia, hanno termine i Congressi.

L'inaugurazione del Monumento AL VENERABILE DON BOSCO.

Il 23 maggio, solennità di Pentecoste e vigilia di Maria Ausiliatrice, fissato per l'inaugurazione del Monumento al Ven. Don Bosco, spuntò nell'attesa più viva di mille e mille cuori a lui devoti e riconoscenti, e nell'ansia più febbrile.

Tutta la notte lo scultore Cellini, l'architetto Giulio Valotti, e la schiera dei loro collaboratori, lavorarono per dare al monumento un'apparenza di opera finita e, se non vi riuscirono del tutto, noti è loro colpa. I due grandi altorilievi principali giunsero di fuori, la mattina del 21 maggio, allo stato grezzo, come uscirono dalla fondita, e soltanto per collocarli, o meglio per accostarli al loro posto, sarebbe occorso più tempo di quello che in realtà era disponibile. Si dovette quindi necessariamente ricorrere ad una collocazione provvisoria.

Il Monumento.

È un'eccellente opera d'arte ciel Cav. Gaetano Cellini, di Ravenna, dinanzi alla quale sostano, ammirando, quanti passano in Piazza Maria Ausiliatrice.

Domina, al centro, il gruppo di Don Bosco in mezzo ai fanciulli: uno splendido gruppo, che l'occhio non si sazia di contemplare. La mite figura del Venerabile non bada all'apoteosi che le si svolge d'intorno: tanto è assorta nel giocondo quotidiano colloquio con i suoi figli di adozione. Col suo mite sorriso parla e scherza con un fanciullo, in dolce atto di sollevarlo: è il simbolo più semplice ed espressivo di quell'elevazione morale, che fu lo scopo del suo apostolato. Due altri fanciulli, i rappresentanti di una lunga catena, attendono con impazienza il momento di dire anch'essi al buon Padre e d'ascoltarne una parola; l'ultimo coglie l'istante opportuno, e gli bacia furtivamente la sottana in segno di riconoscenza. A sinistra è un quarto fanciullo, in una posa cosi tranquilla e soave, che rivela tutta la giocondità della vita dei giovani con Don Bosco.

A basso, sul davanti, in posto d'onore, è la sintesi o il simbolo dello scopo supremo dell'Opera del Venerabile: «restaurare ogni cosa in Cristo », espresso in una classica ed erculea figura d'uomo - la forte umanità dei tempi nuovi - che si curva al bacio della Croce, presentatagli dalla Fede. ,

Uno splendido fregio in bronzo, figurante frutti d'ogni parte della terra, fascia la base del gruppo centrale e lo rannoda ai gruppi laterali.

Nei due altorilievi del fronte, verso il centro, sta l'espressione dell'influenza benefica dell'apostolato del Venerabile, che s'estende a tutte le miserie umane, a tutti gli uomini. A destra è una madre, con un bimbo in braccio che manda baci a Don Bosco; a sinistra, un infelice lebbroso che si sforza di additare, con lo sguardo e con la mano, il suo benefattore.

Ai lati, contro le due stele, sorgono due gruppi meravigliosi, il culto all'Ausiliatrice e quello all'Eucaristia: le due grandi divozioni promosse dal Venerabile, le colonne incrollabili su cui poggiano la creazione e lo svolgersi dell'opera sua. L'uno e l'altro sono incantevoli: e il contrasto del fiero selvaggio, prostrato innanzi a Maria Ausiliatrice, cui due vergini devote recano fiori, trova riscontro nell'umile atteggiamento cosciente del robusto operaio, che si curva in adorazione al SS. Sacramento, innanzi ai quale una donna prega, e una madre, supplice anch'essa, sente tutte le tenerezze della maternità cristiana.

Nel retro, sono tre bassorilievi: in quello del centro è ritratta l'opera d'assistenza agli emigranti di qualunque regione, a ricordare l'ampiezza dell'Opera Salesiana: ai lati son raffigurate le scuole professionali e agricole salesiane, a rilevare che l'Opera di Don Bosco è eminentemente sociale, perchè va ai figli del popolo e li assiste con amore nell'avviamento alla vita. L'incanto della scena dell'approdo al porto lontano, dove si fa incontro agli emigranti il figlio di Don Bosco, è suggestivo anche nei quadri laterali: nel raccoglimento operoso della scuola tipografica, e nella pace solenne che si diffonde per i campi sudati, all'ora dell'Angelus.

È un'opera d'arte squisitamente ispirata e finemente modellata, che fa onore all'artista che la lavorò di sua mano in tutti i particolari: - a Torino, dove sono pur tanti altri grandi monumenti, antichi e recenti: agli Allievi di Don Bosco, che l'hanno voluta: - a Don Bosco stesso, che, con la dolce e buona immagine paterna, continua a inspirare, in chi lo rimira, una buona idea, un buon pensiero.

Lo scultore.

Gaetano Cellini, nato a Ravenna il 27 agosto 1875, restò orfano di padre a quattro anni. Di famiglia modestissima, sentiva forte il dolore di non potersi dedicare all'arte, alla quale era decisamente chiamato. Costretto a far le prime prove da sè nel disegno e nella musica, tra cui pendeva incerto, a quattordici anni entrava nello studio dello scultore Attilio Maltoni e quindi studiava sciato il prof. Alessandro Mazzarenti, insegnante di scultura. In seguito necessità famigliari lo fecero emigrare a Torino, dove per qualche tempo dovette appigliarsi alla musica, e fu suonatore in orchestre teatrali. Finalmente potè tornare all'arte prediletta. Entrò nello studio di Pietro Canonica come sbozzatore di marmo; e quando ne uscì, con lena risoluta e ispirazione propria intraprese decisamente il cammino sospirato.

Il suo primo lavoro fu l'Umanità contro il male: opera egregia, iniziata e svolta in ore rubate al sonno, che rivelò al mondo l'anima sua di artista. Premiata col premio Fumagalli all'esposizione di Milano nel 19o6, ebbe dal Ministero della Pubblica Istruzione l'onore di esser tradotta in marmo per la Galleria d'Arte Moderna, e la gran medaglia d'oro a Monaco di Baviera.

Al primo trionfo ne seguirono altri e altri: le sue statue erano premiate, lodate e vendute.

Il bozzetto per il monumento a Don Bosco coronava così un'ascesa faticosa verso la gloria.

Sua Maestà il Re ha conferito a Gaetano Cellini la croce della Corona d'Italia (1).

(1) L'Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove il Cellini attese ai primi studi, gl'inviò il seguente affettuoso telegramma: «Accolga rallegramenti sinceri inaugurazione monumento, nel quale Ravenna mira con orgoglio il merito e la finezza artistica di un suo figliuolo, che altamente la onora. - Conte Guaccimanni, direttore dell'Accademia.
Gli artisti di Torino gli diedero un pranzo d'onore. Al lieto convegno aderì anche Leonardo Bistolfi, che, applaudendo «al collega e all'opera sua, così felicemente e nobilmente compiuta, pur attraverso a tanti ostacoli e a tante preoccupazioni», gli esprimeva il voto «che da questa sua intensa e appassionata fatica egli abbia ad avere - insieme a qualche non vano conforto - la più eletta ricompensa di cui ogni nostro sacrificio dovrebbe farci degni: un po' d'amore e un po' di riconoscenza». I Salesiani, gli avranno riconoscenza imperitura.

L'INAUGURAZIONE.

Nelle prime ore del mattino, quanto era stato possibile fare, era fatto. Era già steso anche il velario, destinato a coprire il monumento sino all'ora della inaugurazione.

L'aspettazione era grande. Si erano distribuite più di tremila tessere da Congressisti, e quasi altrettante di riconoscimento a quanti avevano caldamente domandato di avere un posticino in piazza nell'ora dell'inaugurazione: si calcolavano oltre a seimila gli allievi dei Collegi Salesiani, degli Oratori Maschili e Femminili, dei Circoli Cattolici Giovanili, e delle Rappresentanze di altri Istituti della città: per cui si vide necessario sbarrare tutt'intera la piazza, e limitarne l'accesso alle persone munite di biglietto e agli invitati. Infatti Via Maria Ausiliatrice, a livello del Corso Regina Margherita, venne chiusa da una palizzata : e cordoni di guardie e di carabinieri, fin dalle 9, limitarono la circolazione di via Cottolengo, verso via Cigna e via Salerno. Così, in un attimo, la piazza fu sgombra.

Per le Autorità era stata eretta un'ampia tribuna, alla quale dava una grazia primaverile la profusione di fiori e di piante ornamentali che la circondavano. Accanto a questa, un'altra era riservata alle autorità consolari.

Altre tribune, a gradinate, si allungano sui tetti di fianco alla libreria della Società Editrice Internazionale e sulla lunga e vasta terrazza delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Da alti pennoni sventolano due gonfaloni giganteschi: il tricolore italiano e la bandiera della città di Torino; drappi bianchi e rossi pendono dalle finestre dei caseggiati che dànno sulla piazza.

Nell'attesa.

Nonostante le limitazioni accennate, le adiacenze della piazza sono animatissime. Corso

Regina Margherita, corso Valdocco, via Cottolengo, via Cigna e le altre strade minori, sono di buon'ora tutto un formicolio di gente che cerca un posto per sbucare sulla piazza di Maria Ausiliatrice: è un passaggio continuo di associazioni e di istituti con vessilli, che si recano a prendere posto per la commemorazione.

Non meno che all'esterno, all'interno dell'Otorio Salesiano il movimento è intenso.

Alle 9,30, nel cortile maggiore, rigurgitante di giovani dei Circoli Cattolici della città e dell'archidiocesi, si celebra una messa al campo , ascoltata con divozione.

Sulla piazza.

E subito dopo, sulla piazza la folla comincia ad affluire. È una folla varia: uomini, e donne, e ragazzi di tutti i ceti, molti sacerdoti e molte suore. Dalla porta dell'Oratorio escono, preceduti dalle loro bandiere, gli alunni di tutti i Collegi Salesiani e Oratori di Torino, e di Lanzo, Possano, Chieri, Castelnuovo, S. Benigno, Ivrea, Lombriasco, Foglizzo; e numerose squadre di quelli di Penango, Cuorgnè, Biella, Borgo San Martino, Trino Vercellese, Treviglio, Savona, ecc. vanno a disporsi attorno alla cancellata del monumento. I « boys-scouts » cattolici stendono i cordoni e suddividono la piazza in varie zone: intorno al monumento i giovani dei collegi, più indietro i congressisti ed il pubblico. Particolarmente ammirati gli Orfani di guerra di Pinerolo con la loro fanfara, gli Orfani di guerra di Grugliasco e quelli di Sassi, le Orfanelle di guerra delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e i fanciulli Viennesi, raccolti da Don Albera nell'Istituto di Perosa Argentina.

In poco più di mezz'ora la piazza è gremita. È una folla rumorosa, animata, pittoresca. Qua e là spiccano, macchie di vivacissimi colori, le varie divise delle scuola e quelle delle Società sportive. Le terrazze che sono a fianco della facciata della chiesa di Maria Ausiliatrice sono assiepate di sacerdoti. Sul fabbricato della Società Editrice Internazionale è un'altra larga schiera d'invitati. Sulla lunga terrazza delle Figlie di Maria Ausiliatrice è il nobile Comitato delle Dame Patronesse dell'Opera di Don Bosco con altre illustri e venerande signore. Anche le finestre dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice sono gremite; persino sulle finestre dei campanili si scorgono gruppi di spettatori: e la porta principale della chiesa e, giù giù, tutta la gradinata, fino ai cancelli, è un mare di teste.

Le personalità giungono alla spicciolata: precede il Rettor Maggiore Don Albera, al fianco di S. E. il Cardinale di Siviglia; seguono i vescovi, Mons. Pinardi, che ha l'incarico di rappresentare S. E. il Cardinale Richelmy, Mons. Arcivescovo di Puebla nel Messico, il Vescovo di Trujillo nel Perù, e Mons. Malan. Da questo momento le Autorità civìli, militari ed ecclesiastiche, giungono successivamente, ininterrottamente. Si notano il Prefetto, Grand'Uff. Comm. Taddei, in rappresentanza del Governo; il Commissario Regio Conte Olgiati, il conte Luigi Giovanni Provana di Collegno, rappresentante la Regina Madre, il conte Pinelli, il generale Ponzio, Comandante il Corpo d'Armata, il generale Delprà, Comandante la Divisione, il gen. Berra, l'on. Di Saluzzo, il conte Rinaudi, il vice-questore cav. uff. Tabusso ed il Corpo Consolare quasi al completo, che prende posto nell'apposito palco, eretto di fianco a quello delle autorità. Accanto al Console generale di Francia e ai Consoli del Brasile, del Paraguay, del Cile, della Polonia, ecc., stanno i Consoli dell'Argentina, della Colombia, del Nicaragua e del Messico, incaricati di rappresentare ufficialmente quei Governi.

Sono presenti anche molte autorità della Magistratura: il comm. Gonella, Presidente della Corte di Appello; il comm. Manno, presidente della Corte di Cassazione; il Provveditore agli studi, il Rettore dell'Università, ecc. ecc.

Alle ore il precise lo squillo della Marcia Reale annunzia l'arrivo della Duchessa e del Duca di Genova, che nella cerimonia rappresenta il Sovrano. La folla prorompe in un'ovazione. Muovono ad incontrare i Duchi, per ossequiarli e accompagnarli al palco d'onore, il Prefetto, il Commissario Regio, il Sen. Rebaudengo e il rev.mo Don Albera, Don Rinaldi e il cav. prof. Gribaudi. I Duchi passano acclamati tra la folla, e prendono posto sulla tribuna, avendo a fianco Don Albera, il Cardinale di Siviglia, il Prefetto Taddei, il conte Olgiati, il generale Delprà ed il gen. Ponzio.

Non appena i Duchi si son seduti, i pompieri municipali, in alta tenuta, tirano le corde del gran velario che copre il monumento; e l'artistica statua di Don Bosco appare serena, troneggiante sulla folla che applaude. Il sole, che poco prima s'era nascosto tra le nubi, esce e illumina in pieno l'effigie dell'Apostolo! Agli spettatori che si trovano sulle tribune affollate la figura del Venerabile Don Bosco, circondata dai fanciulli, appare radiosa e gigante, in contorni nitidi e decisi, sullo sfondo purissimo del cielo. La folla prorompe in entusiastiche grida di Viva Don Bosco. Per un momento in tutta la piazza è uno scrosciar d'applausi e un agitar convulso di mani e di cappelli. Moltissimi piangono. Tutti gli sguardi son fissi sulla bella figura di D. Bosco. L'entusiasmo cresce, quando il corpo musicale degli ex-allievi, raccoltosi per la circostanza e diretto dal M. Cav. Federico Caudana, organista della Cattedrale di Cremona, intona l'inno a Don Bosco, scritto dal M. D. Gio vanni Pagella, mentre un coro di più migliaia dì voci giovanili ne scande le parole. L'entusiasmo che anima i giovani, si propaga in un attimo. E un'onda di commozione che penetra ogni cuore, mentre tutti gli sguardi sono fissi al Venerabile. Lo scultore Cellini è presentato al Duca di Genova, che si congratula vivamente per la pregevolissima opera d'arte.

Quando la musica tace, quando gli ultimi applausi "si perdono lontan lontano, oltre la piazza, prende la parola il sen. Conte Rebaudengo, Presidente del Comitato per l'erezione del Monumento a Don Bosco.

Parla il sen. Rebaudengo.

Altezze Reali, Eminenza, Eccellenze, Signore, Signori,

Per un contrasto consueto nella vita di Don Bosco, di quest'uomo straordinario in quotidiano contatto con uomini di tanto a lui inferiori, la cui ascensione costituì appunto lo scopo di tutti i suoi sforzi, l'applicazione delle molteplici sue virtù, oggi, giorno del suo trionfo, preludio del giorno, speriamo prossimo, in cui l'alta Autorità della Chiesa ne decreterà la beatificazione, tocca ad un uomo mediocrissimo per l'ufficio meritatamente assegnatogli e da lui per obbedienza accettato, di Presidente del Comitato esecutivo, di fare solenne consegna all'egregio Rappresentante di questa, industre, forte, credente città - dove l'Apostolo della gioventù diede inizio a un ampio svolgimento della mirabile epopea - del Monumento, pegno di amore e di fede, destinato a tramandare ai posteri le soavi sembianze del Modello degli Educatori. E ciò in cospetto dell'Augusto Rappresentante di Chi impersona la Patria, della Augusta e graziosa Duchessa di Genova, e di numerosi e cospicui Personaggi, qui convenuti, parecchi con personale disagio, a rendere omaggio alle glorie immortali del Venerabile Don Bosco.

Questo monumento, espressione di affettuosa venerazione e di imperitura riconoscenza, è dovuto ai figli di Don Bosco che nel loro Convegno internazionale del 1911, su proposta di Giuseppe Micheli, allora soltanto ex-allievo, oggi ministro del Re, ne decretarono l'erezione.

Esso avrebbe dovuto inaugurarsi nel 1915, nell'anno cioè in cui si compiva il 1° centenario dalla nascita del grande benefattore dell'Umanità. Pur troppo la terribile guerra, che per tanti anni sconvolse il mondo, impedì che, alla data prescritta, il figliale omaggio venisse tradotto in atto. Ma appena l'amistizio ci fece sperare in una prossima pace, il Comitato esecutivo, riprese con lena i lavori forzatamente interrotti e così li accelerò, che oggi ci è possibile ammirare l'opera dovuta al magistrale scalpello dell'insigne scultore di Romagna, ed in quest'opera, la radiosa figura di Don Bosco, circondata dai giovani che egli tanto amò...

Qui l'oratore ricorda alcuni tratti più salienti della vita di Don Bosco, particolarmente le difficoltà che gli si pararono innanzi, e che parevano insormontabili, quando mosse i primi passi nell'apostolato: poi continua:

Egli fu guidato e animato da una fede in Dio incrollabile, da un traboccante amore del prossimo, da una passione del lavoro non mai sazia. Egli diede origine e sviluppo ad una solida compagine mondiale che affratella le nazioni, elevandole materialmente e spiritualmente, mediante la pratica delle virtù che paiono meglio atte a far superare le difficoltà dei tempi che attraversiamo.

I figli di Don Bosco, che mi fanno l'onore di considerarmi dei loro e di autorizzarmi a parlare in loro nome, sono certi che il monumento oggi qui inaugurantesi fra il plauso festante di milioni di beneficati sparsi nei due emisferi, la cui eco qui si ripercuote, gioverà, quale face luminosa in notte oscura, fra onde agitate, a far raggiungere il porto della salvezza alla nave pericolante, che con sè reca i sommi principii della civiltà.

Grazie, mille volte grazie a voi tutti, che colla vostra gradita presenza attestate di condividere il nostro convincimento e di comprendere e, di approvare l'entusiasmo affettuoso con cui salutiamo giubilanti l'opera dell'Uomo superiore, la cui vita è tutta un fulgore di virtù.

In modo particolare grazie alla Maestà del Re, che, primo interprete dell'anima nazionale, è oggi in spirito fra di noi degnamente rappresentato da Voi, Altezza Reale, cui è titolo di benemerenza, come dev'essere motivo di vivo compiacimento, di averlo in anni travagliosi potuto effìcacemente coadiuvare nella suprema direzione dello Stato.

Grazie alla Maestà della Regina Madre, che pure si compiacque essere in spirito presente alla odierna funzione e farvisi rappresentare, confermando così la sua ammirazione per la Pia Società Salesiana, che, fra i molti suoi meriti, ascrive precipuamente quello di dare un potente contributo alla diffusione della lingua e della coltura italiana nelle estere contrade.

Grazie all'Angelo dell'Archidiocesi, che, trattenuto lontano da imprescindibili doveri del suo ministero spirituale, volle qui essere rappresentato da Voi, Monsignore eccellentissimo.

Grazie a Voi, Eminentissimo Principe, venerando per splendore di dottrina e di virtù, che il sorriso della vostra Siviglia ci portate con la benedizione del Padre dei Fedeli.

Grazie a Voi, Don Albera, dalla calma sempre sorridente, che, stato preconizzato da Don Bosco suo secondo successore, tutelate con sicura mano ed accrescete il gran retaggio da Lui lasciato. Se sapeste quanto da noi si pregò Iddio onde concedesse a Voi la soddisfazione di assistere in perfetta salute a questo giorno di gioia suprema per la Pia Società Salesiana, da voi dirittamente guidata per la via tracciata da Don Bosco; a noi il conforto di avervi alla nostra testa in questa giornata, in cui uno dei nostri più cari voti vedesi alfine felicemente appagato.

Grazie a Voi, Rappresentante del Governo, che ricordate i delicati incarichi di fiducia stati dal Governo affidati alla prudenza ed al patriottismo di Don Bosco e da lui con buon esito adempiuti: grazie dell'alta parola che Voi qui porterete e che costituirà l'apprezzamento solenne dell'Opera Salesiana da parte del Governo, il consenso che questo porta alla dimostrazione di riconoscenza, di amore, di fede.

Grazie a Voi, Rappresentante della Città, che apprezzate il lustro ed il vantaggio, dal modesto Figlio dei campi recati alla sua patria di adozione, col renderla centro di una delle più poderose e diffuse organizzazioni internazionali, che intessuta d'amore e sotto gli auspici di una Fede, predica dovunque il, sentimento del dovere, lo spirito di sacrificio, la nobiltà dell'uomo, i pregi della semplicità e della bontà.

Grazie a Voi, o componenti il Corpo Consolare; il vostro intervento a questa cerimonia è altamente significativo.

E grazie a voi, Filippo Crispolti decoro e lume del Parlamento e della stampa, che giustificate e rialzate la nobiltà della nascita colla dignità, colla probità e colla operosità di una vita egregiamente coerente. I figli di Don Bosco esultarono quando seppero che voi, assecondando cortesemente un loro grande desiderio, accoglieste l'invito di pronunciare oggi il discorso inaugurale. Per voi, che aveste la fortuna di avvicinare Don Bosco, ne studiaste a fondo l'indole, gli atteggiamenti, le manifestazioni, su di lui scriveste pagine che non morranno, la bronzea figura di Lui si animerà e darà preziosi moniti, salutari incoraggiamenti. Parlate. L'universo, qui rappresentato da amici, ammiratori, beneficati degli istituti Salesiani, qui accorsi, oltrepassando oceani e monti, dalle terre più lontane, vi ascolta.

Cessati gli applausi dati al discorso del Senatore Conte Eugenio Rebaudengo, che a forti ondate incalzanti si ripercossero a intervalli per le tribune, per la piazza, per tutte le terrazze e le finestre gremite di spettatori, prese la parola il R. Prefetto della Città di Torino, Comm. Paolo Taddei, delegato dal Presidente del Consiglio, S. E. l'On. Nitti, a portare l'adesione, il plauso e il saluto del Governo d'Italia.

Parla il Rappresentante del Governo. Altezze Reali, Eccellenze, Signori,

Le recenti vicende politiche non hanno consentito che alla solenne inaugurazione di questo monumento alla memoria del Venerabile Don Giovanni Bosco assista un Ministro del Re, ed hanno concesso a me, per diretta delegazione ricevuta da S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, l'altissimo onore di rappresentarvi il Governo e di portarvi in Suo nome la parola del più largo consenso e plauso e il saluto augurale.

Dopo quanto, con tanta profonda verità è stato detto dal precedente oratore, non io debbo a voi qui convenuti da ogni parte d'Italia e dall'Estero con l'animo traboccante di ammirazione e di entusiasmo per il grande Apostolo, non io debbo voi ripetere della vasta e multiforme opera umanitaria e sociale, di istruzione e di carità, svolta da Don Bosco, dai suoi collaboratori e successori dal 1841 ad oggi; nè del mirabile sviluppo assunto dall'opera stessa iniziatasi in Torino con la fondazione dei primi Oratori festivi per l'educazione ed istruzione dei fanciulli poveri, fino alla fiorente attuale vita di circa 900 istituti, dei quali più di 250 in Italia e gli altri sparsi in tutto il mondo.

Ma su dué spiccate ed eminenti caratteristiche delle opere salesiane piacerci insistere, in considerazione anche della delegazione ricevuta e della rappresentanza governativa, e cioè sulla obbiettività e universalità loro e sulla loro italianità.

Infatti: la grandiosa opera degli Istituti Salesiani non fu, nè è ispirata da calcoli, o criteri di natura politica o di parte, ma soltanto illuminata dalla fiamma della carità e dalla luce del bene, senza alcuna distinzione di Nazionalità o di confessione religiosa.

Oltre a ciò, l'opera stessa, specie negli istituti sorti all'Estero ed anche più particolarmente in Oriente, fu ed è guidata da alto e puro sentimento nazionale, poiche gli istituti colà esistenti impartiscono l'insegnamento della lingua italiana, fanno colà conoscere, diffondere ed amare il santo nome d'Italia, vivono sotto il protettorato italiano e all'egida della bandiera nazionale.

E perciò che l'opera di Don Bosco trascende i limiti confessionali ed assurge a tale altezza da trovare consenziente al plauso ogni persona d'intelletto e di cuore.

E se a tutto questo si aggiunge come l'ardenza del grande suo cuore, oltrepassando i monti e i mari, mandasse a ricercare ed istruire i figli del popolo per ogni terra, se si aggiunge che ogni nuova iniziativa di carità e di bene, ogni nuovo metodo di insegnamento e di miglioramento per la vita di essi, nelle città e nella solitudine dei tuguri e dei campi, lo ebbe assertore ed operatore illuminato e sapiente, noi tutti sentiamo che bene gli si avvenga il saluto che accompagna la sua memoria: Apostolo della carità.

Applausi prolungati salutano il Rappresentante del Governo alla fine delle sue nobili parole: quindi l'On. Marchese Filippo Crispolti inizia il discorso inaugurale.

Parla l'On. Crispolti. Altezze, Eminenza, Eccellenze,

Gli antichi allievi di Don Bosco, che nel 1911 annunciarono il proposito del monumento e lo promossero, le antiche allieve delle Suore dell'Ausiliatrice che pronte li assecondarono, i Comitati, onorario ed esecutivo, che tosto si costituirono, il Municipio che liberalmente concorse, i sottoscrittori che d'ogni parte del inondo affluirono, il geniale artefice che compì l'opera, tutti quei benemeriti insomma che si erano prefissi di sciogliere il voto nella data centenaria del 1915, non devono dolersi se quest'ora solenne fu protratta di cinque anni.

Noi non facciamo fuor di tempo, oggi, ciò che in tempo non si sia potuto fare. Gli avvenimenti pubblici anzi, che cagionarono la tardanza, hanno tanto accresciuto le ragioni del monumento e l'evidenza dei suoi significati, che esso sorge in una nuova e impreveduta pienezza di tempi.

Serrava la guerra i popoli nelle loro barriere, che non ha ancora riaperto la pace; ma non ci sono porte chiuse dagli odi e dalle armi che la carità non disserri, e la carità, che in nome di Don Bosco i suoi discepoli compiono, s'è giovata appunto di questi anni per espandersi ancora. A fianco delle tende guerriere, delle « mobili tende », essa ha posto le sue, che nessuna diana farà più spostare e levare, poichè si fondano nel suolo, come pietre dell'Eterna Città. Durante questi anni si è fatta più intensa o è giunta per la prima volta l'Opera Salesiana in Italia, in Polonia, in Baviera, in Austria, in Ungheria, in Irlanda, nel Brasile, negli Stati Uniti, in Cina. Così quando lo scultore immaginò popoli d'ogni stirpe, che, affratellati, all'adorator degli idoli sparso per ogni lido, recano fiori, per influsso di Don Bosco, all'altare dell'Ausiliatrice, non poteva pensare quanto in questa quinquennale vigilia sarebbe divenuto più vero il detto poetico da lui parafrasato nel bronzo:

In che lande selvagge, oltre quai mari di sì barbaro nome fior si coglie, che non conosca dei tuoi miti altari le benedette soglie?

Gli emigranti, che i seguaci di Don Bosco assistono visibilmente nell'alto rilievo, sono anch'essi nel frattempo divenuti tali, che l'assistenza si fa più efficace. Torneranno ancora oltre monti ed oltre mare, ma con in cuore un senso d'un più chiaro obbligo verso la patria, per il loro sangue che essa costò, pei patimenti della vittoria che essa sostiene, e sentono che richiede da loro una pari fedeltà nell'opera quotidiana e remota; fedeltà che la rinsangui coi loro risparmi, la onori col loro buon nome, la faccia esser dappertutto l'Italia, ossia l'espanditrice della Fede, della giustizia, della civiltà. E i sacerdoti e le suore di Don Bosco, che furono ministri d'italianità sempre, riusciranno con maggior certezza ora, che l'italianità si è fatta così più consapevole di sè, dei suoi doveri, della sua dignità.

Quel lavoro dei campi e delle officine, che il monumento rappresenta quale Don Bosco volle educarlo ed elevarlo, s'erge a richiedere, dopo la guerra, in ogni parte del inondo, non solo benefici tali, ma tale partecipazione ai poteri pubblici da non trovar paragone con le migliorìe di cui pareva contentarsi quando il suo simbolo scultorio fu modellato. Ma il pensiero di Don Bosco, che ebbe, direi quasi, l'istinto d'ogni più ardito avvenire, ci si traduce oggi, per mezzo di quelle scolpite figure, in parole che ieri non avremmo tutti comprese: dice che il lavoro, se vuol essere materialmente degno dei grandi destini suoi, deve giovarsi sempre più di quel lungo e metodico tirocinio professionale, che egli, prima d'oggi altro italiano recente, rimise in onore; dice, che se vuol poi farsene degno moralmente, deve ogni giorno più trarre dal Cristianesimo, professato e praticato, quella spiritualità, per cui nessun'opera dell'uomo è soltanto manuale, ma tutte, anche le più umili, quando siano fatte con amore, quando siano ricollegate intimamente alla grand'opera del Creatore, sono elevazione e preghiera.

E che lume nuovo hanno dato questi cinque anni all'effigie del Maestro, collocata al sommo fra i suoi giovinetti! Bene l'artefice ha conservato sulle labbra di lui il sorriso che fu il segno visibile della sua carità educatrice, ma non leggetevi il sorriso vincitore e soddisfatto di chi veda felicemente terminato l'ufficio suo, bensì quello di chi con serena prontezza affronterà nuovi cimenti e s'affiderà a Dio per superarli. Poiche l'immane lavoro, ch'egli fece in prò degli adolescenti, domanda d'essere accresciuto ancora, dinanzi ai pericoli di nuovi pervertimenti, o di nuovi avvilimenti, che, come malo vapore del sacro oceano di sangue, minacciano di varia anarchia l'anima della gioventù. Don Bosco e i seguaci sono chiamati a lasciare la vetta della loro simbolica apoteosi, per cedere al rinnovato ed urgente appello del popolo e di Dio:

discendi al fondo altra fiata; gli orfanelli prendi

sopra il tuo seno e col gravoso pondo ancor la rupe della vita ascendi.

E sia domani - come lo fu dai primi giorni - ispiratrice, guida e mèta dell'Opera Salesiana l'Eucarestia, il culto della quale fu figurato dallo scultore a parte. Essa, che è la somma comunione fra Dio e l'uomo, manda dal bronzo l'ammonimento che suonò nelle parole di Giuseppe Toniolo: « Il progresso che rinnovi la civiltà non può muovere che dal Tabernacolo, perche la civiltà non è altro che il sempre maggiore contatto dell'umano col divino ».

E introduttrice agli eccelsi ed efficaci misteri sia ancora quella che lo scultore espresse in un principalissimo dei suoi gruppi: la Fede, che offre la croce al bacio dell'umanità. Se ancora la Croce, per tanta parte degli uomini, che sono essi « la più superba altezza», non apparisce se non come il « il disonor del Golgota », l'artefice, per farla trionfare, non l'ha posta già trionfalmente in mano alla « bella immortale », che eretta in maestà si rivelasse « ai trionfi avvezza ». No: non ha voluto mettere l'una di fronte all'altra; la superiorità della Fede seduta in basso nell'atteggiamento materno, e la Croce distesa sulle ginocchia di lei, e l'uomo, vigoroso di fibra ma umiliato del suo isolamento, in atto finalmente d'avvicinarlesi prostrato. Così Don Bosco la propagò: così la guerra ha moltiplicato la carità religiosa; così l'umanità uscì ferita e sperduta dalle sue sfortune e anche dalle sue vittorie cruente. E viene oggi più ardente dalla Fede la sua parola di sempre: «Io ti chiamo, o uomo, nel nome della mia pietà, e tu verrai a me nel nome dei tuoi dolori».

Questo monumento non è dunque la glorificazione conclusiva dell'opera di Don Bosco, è la pietra miliare per nuovo cammino. L'ardore progressivo dei suoi sacerdoti e delle suore sue lo dice: lo dicono i tre congressi di ieri, in cui i coo peratori e gli antichi allievi ed allieve hanno lavorato per il futuro.

Non pretende, colla durata dei suoi marmi e del suo metallo, di render esso durevole la memoria di Don Bosco. Questa è aere perennior, e, se la Chiesa lo concederà, verrà giorno in cui gli si dedichino i templi, cioè monumenti più insigni e più vasti. E l'attestato che la Cristianità dà a se stessa, mostrando colla propria gratitudine a lui quanto sia atta a comprendere il benefizio che ne ha ricevuto e quanto perciò sia degna di riceverlo.

O piemontesi, nessuno dei vostri conterranei di qualunque secolo fu pari al vostro Don Bosco nello spirito romano d'espandere fino ai più remoti confini del mondo la civiltà cristiana e italiana. O torinesi, nessuno dei vostri contittadini, o nativi o adottivi, gareggiò quanto lui con Giuseppe Cottolengo nel far della vostra Torino la metropoli mondiale dei recenti prodigi della carità. Custodite il monumento, quale suggello che gli uomini d'ogni terra pongono nel nome di lui a questa doppia gloria vostra.

Come la prima fanciulla selvaggia, che il grande discepolo Giovanni Cagliero battezzò e che fu qni condotta presso Don Bosco morente ed egli di commozione ne pianse, così l'obolo di tutta la terra, di tanta gioventù confortata o rendenta, quest'obolo, che ha preso forma e vita in una solenne opera d'arte, dica a un altro grande discepolo, Paolo Albera, dica a tutti i prosecutori dell'attività salesiana, che anch'esso è il frutto d'anime, raccolto per virtù dell'Ausiliatrice dalle mani del Maestro.

Da questo tempio egli mosse: a questo tempio tutto ritorna. Gli aratri che egli svelse dalla terra vostra, perche lavorassero in ogni dove, fecondano lontano le colonie di Dio, e pie fortune ed opere leggiadre rimandano alla bella Italia Madre.

L'incisiva e nobile parola dell'On. Filippo Crispolti, ascoltata con religiosa attenzione da tutti quelli cui potè giungere, fu coronata da entusiastici applausi.

Sale quindi alla Tribuna, applauditissimo, il signor Conte Olgiati, Commissario Regio della città, che prende in consegna il Monumento.

Parla il Commissario Regio.

Altezze, Signore, e Signori,

Torino che fu testimone diuturna dell'opera feconda di bene svolta dal modesto Sacerdote di Castelnuovo d'Asti, e fu per lui la patria di adozione: Torino che ebbe la fortuna, il privilegio di prestare a quel grande i primi soccorsi, i primi aiuti materiali, i primi conforti morali: Torino, la culla delle istituzioni salesiane, salite poi a tanta altezza, a tanta rinomanza: esulta con tutto l'animo, con tutto il cuore nel trionfo tributato oggi alla memoria di Don Bosco dai suoi allievi di oggi e di ieri.

Attorno a questo trionfatore non si raccolgono i vinti trascinati in catene con una visione di dolore, di tormenti, di schiavitù, come seguiva per i trionfatori dell'antichità. Oggi attorno a questa effigie sono accorsi spontanei i rappresentanti di quelli che nella nostra Italia, nell'Europa, nelle Ameri.che, nell'Asia, nell'Africa furono redenti dall'abbandono, dalla ignoranza, dalla miseria in grazia al Sacerdote che noi onoriamo, per il quale elemento di trionfo fu non la forza bruta, ma l'amore.

Fra i convenuti d'oggi si odono le favelle le più disparate, ma nei loro occhi brilla uno sguardo solo, quello della riconoscenza: nel loro cuore s'annida un sentimento solo, quello della devozione per il loro benefattore: nella loro mente campeggia un solo pensiero, quello di essere degni del grande loro Educatore.

Infatti Don Bosco non attese solo al benessere materiale dei suoi ricoverati, egli ne volle l'elevazione morale, intellettuale: quelli, che più lo meritavano, furono da lui protetti, sorretti nella loro vita; ed il suo spirito, che qui aleggia deve provare una gioia infinita nel vedere che vari dei suoi allievi hanno raggiunto i supremi fastigi nelle carriere, religiose, civili, militari, che molti di essi hanno stampato una grande orma nel campo delle lettere e delle scienze, portando un largo contributo al loro progresso.

Oggi è una rassegna solenne dei militi dell'esercito di Don Bosco; e della grandiosità della manifestazione odierna non può non rallegrarsi Torino. Il poeta divino disse grande la sua Firenze perchè il nome di essa si spandeva per l'inferno. Torino può dirsi grande se il suo nome si diffonde non nel regno del male, ma in tutte le parti del mondo, mercè i Salesiani, come fonte di bene, come faro di civiltà.

Torino può ben dirsi riconoscente se, mercè queste pie istituzioni, il suo nome, i frutti del suo lavoro intellettuale e materiale valicano i monti, varcano i mari, accrescendole fama e dandole prosperità.

Torino deve sentirsi altera, orgogliosa che nel suo seno sia sorto quell'embrione, da cui si sviluppò tutta l'opera magnifica di Don Bosco, di quell'apostolo dell'internazionalismo bandito da Cristo, che disse tutti gli uomini figli di Dio e li volle fratelli fra loro.

Torino pertanto sarà la degna custode di questo monumento, che in nonne di essa ho l'onore di prendere in consegna.

Subito dopo, i Duchi e le Autorità scendono dal palco per firmare la pergamena, finemente miniata dal prof. D. Ruffini, della Scuola Normale Pareggiata « Valsalice », contenente il verbale della cerimonia.

Il verbale.

L'anno 1920, il giorno 23 maggio, alle ore 11, in Torino, sulla piazza Maria Ausiliatrice.

Verbale di consegna del Monumento a Don Giovanni Bosco all'Ill.mo sig. conte comm. Filiberto Olgiati, R. Commissario della città di Torino.

Il 10 settembre 1911, nel Congresso Internazio nale degli ex-allievi di Don Bosco, al quale parteciparono rappresentanti di 22 Nazioni, sorse l'idea di erigere in Torino, sulla piazza di Maria Ausiliatrice, un monumento alla memoria di Don Giovanni Bosco, nella ricorrenza nel centenario della sua nascita (16 agosto 1915), come solenne manifestazione di riconoscenza al grande educatore e filantropo. Al Consiglio direttivo della Federazione Internazionale degli ex-allievi, presieduto dal prof. cav. Piero Gribaudi, costituitosi in Comitato Promotore, si associarono illustri personaggi, constituendo per tal modo un Comitato Esecutivo, sotto là Presidenza Onoraria del sig. cav. Paolo Boselli, del Supremo Ordine dell'Annunziata, ministro di Stato, primo segretario di S. M. il Re pel Gran Magistero dell'Ordine Mauriziano, deputato al Parlamento Nazionale, e la Presidenza Effettiva del compiato barone Don Antonio Manno, senatore del Regno, sostituito poi dal conte senatore Eugenio Rebaudengo. Vice Presidenti: Micheli dott. Giuseppe, deputato al Parlamento; Condio mons. Luigi, dott. coll. della Pontificia Facoltà giuridica di Torino; Corsi prof. marchese Alessandro, della R. Università di Pisa e consigliere comunale di Torino; Rinaudo comm. prof. Costanzo, grand'uff. della Legion d'onore, Consigliere comunale di Torino; Rinaldi Sac. Filippo, prefetto generale dei Salesiani di Don Bosco. Commissione artistica: Bairati ing. cav. Giovanni; Ceradini cav. arch. prof. Mario, della R. Accademia Albertina; Caselli ing. prof. Crescentino, della R. Accademia Albertina; Migliore ing. Spirito; Molli comm. ing. Stefano. Membri del Comitato: Berrone can. cav. D. Antonio della Metropolitana di Torino; Cane sac. Felice, delegato per la Federazione Intern. degli ex-allievi di Don Bosco; S. E. Capello conte avv. cav. Maggiorino; Fino avv. cav. Saverio, Consigliere comunale di Torino; Minguzzi sac. Giovanni; Oliveri di Vernier conte Carlo; Rovasenda di Rovasenda march. Amedeo. Segretario Generale: Gribaudi prof. cav. Piero, della Scuola Superiore di Commercio e consigliere comunale di Torino.

Il Comitato Esecutivo bandì un concorso internazionale per il progetto dell'erigendo monumento, sulla base preventivata di lire 2oo.ooo, oltre le opere di fondazione. Componevano la Giunta Internazionale lo scultore Enrico cav. Barbieri da Bologna, l'architetto Carlo conte Ceppi da Torino, l'architetto Edoardo comm. Collamarini da Bologna, il critico d'arte Filippo marchese Crispolti da Rieti, lo scultore cav. Dal Zotto da Venezia, il pittore e scultore Ludovico comm. Pogliaghi da Milano, lo scultore Francesco Vermeylen da Lovanio, nominato dal Ministro dell'istruzione del Belgio.

Nel secondo concorso, bandito dal Comitato Esecutivo, fra i cinque artisti Cellini, Graziosi, Rubino, Vespignani e Zocchi, giudicati migliori sui 59 concorrenti al primo Concorso, venne scelto il progetto presentato da Gaetano Cellini.

L'esecuzione del Monumento e la sua inaugurazione vennero differite ad oggi per motivo della sopravvenuta guerra mondiale.

La sottoscrizione per le spese del Monumento trovò largo favore non solo fra gli ex-allievi, le ex-allieve dell'Istituto delle, Figlie di Maria Ausiliatrice, ma anche fra persone di ogni classe e di ogni paese. Il Municipio di Torino, concesse lo spazio occorrente sulla piazza e volle, con solenne deliberazione del 13 maggio 1914, accordare la somma di L 20.000 per testimoniare la sua ammirazione all'opera benefica del suo grande figlio adottivo.

Il Monumento si compone di una statua in bronzo, rappresentante Don Bosco, circondato da una vivace teoria di giovinetti, poggiante su una base di granito porfidico di Val Camonica. Cinque quadri bronzei illustrano la varia attività benefica di Don Bosco. Un gruppo, sottostante la statua principale, rappresenta l'Umanità chinata al bacio della Croce offertale dalla Fede: sintesi di tutta l'opera filantropica di Don Bosco, caratterizzata dalla sua religiosità. Sul fronte del monumento è l'iscrizione: « A DON BOSCO - 1915 ».

(Seguono i nomi delle Autorità intervenute alla cerimonia),

Dopo l'inaugurazione.

Le Loro Altezze Reali, il Duca e la Duchessa di Genova, visibilmente soddisfatte, accompagnate dai seguiti e dai superiori salesiani, si avvicinano al monumento e ne ammirano gli artistici particolari, mentre tra le reiterate ovazioni la folla giovanile canta ancora una volta l' «Inno a Don Bosco ».

Terminata la imponente cerimonia, i Duchi, coi loro seguiti, entrano nel Santuario, ricevuti dal Conte Prospero Balbo di Vinadio, Presidente onorario della Società del «S. Nome », sorta nella parrocchia di Maria Ausiliatrice per combattere la bestemmia e il turpiloquio, dal cav. dott. Edoardo Bellia, dal generale Vialardi di Sandigliano, dall'avv. Gallarini e dal Presidente sig. Giovanni Minetti. Il signor Don Albera, a nome di S. E. il Cardinale Richelmy, essendo padrini il Duca e la Duchessa di Genova benedisse il nuovo vessillo della numerosa e compatta associazione. Il Santuario in un attimo è gremito. Terminata la Messa solenne, alla quale le Loro Altezze Reali assistono devotissimamente, insieme col loro seguito, dalla Tribuna dell'altare di San Pietro, il Presidente della Società del S. Nome offriva alle LL. AA. RR. i cenni storici sull'inizio e la costituzioni e della Società e della Lega Nazionale contro la bestemmia ed il turpiloquio, che gli Augusti Principi gradirono, con molta deferenza, bene augurando all'azione educativa che la Società si propone..

Accompagnati all'automobile al grido di «Viva il Re! viva l'Italia! viva i Duchi di Genova! viva Don Bosco! », gli Augusti Rappresentanti del Sovrano lasciavano l'Oratorio alle ore 13.

La Solennità di Maria Ausiliatrice

Quest'anno la festa di Maria Ausiliatrice nei suo Santuario in attesa dell'inaugurazione del Monumento al Ven. Don Bosco, fu preparata da preghiere più fervide e da più larga partecipazione di popolo. Fin dai primi giorni del mese la moltitudine, specialmente alle funzioni della sera, si accalcava nella vasta basilica e s'attardava a sfollare nelle ore già pur avanzate della notte, spettacolo sublime di fede e divozione.

La parola di Dio, calda e suasiva, spezzata abbondantemente da tre valenti oratori, traeva le turbe ai piedi della Madonna, preparando così le vie del Signore nel cuore di tutti. Per comodità del pubblico, tre furono le funzioni del mese. Predicava al mattino, il salesiano Don Giovanni Aimerito, e i suoi sermoncini furono dolci richiami alle pratiche di pietà e ad una divozione tenera alla Madonna.

Nel pomeriggio predicava il Can. D. Giuseppe Oldano di Casale Monferrato, che prese come tema la vita della Madonna, analizzandola con finezza e maestria e illustrandone i più salienti momenti psicologici, facendoli oggetto di profonde e forti meditazioni e di opportuni paralleli colla vita di D. Bosco.

A notte saliva in pulpito il Teol. D. Pietro Colombatto, dalla parola facile e fluente, che illustrò le bellezze della vita cristiana, ribattendo con efficacia gli errori moderni contro la fede e i buoni costumi, ottenendo larga messe di bene nell'uditorio.

A poco a poco, avvicinandosi il giorno della festa, l'entusiasmo, il fervore crebbe nel cuore di tutti. Si sentiva che il trionfo era vicino e se ne pregustavano le dolcezze.

Il giorno dell'Ascensione convennero al Santuario, in pio pellegrinaggio, i giovani interni degli Istituti Salesiani della città, che si accostarono tutti alla S. Comunione, con grande, edificazione del pubblico. Alle 10,30, la « schola cantorum » di Valsalice eseguì, con molto sentimento, una messa a tre voci del maestro D. Cimatti.

La novena.

La novena venne aperta da Mons. Scapardini, Arcivescovo di Damasco e già Nunzio Apostolico nel Brasile, che celebrò la messa degli alunni studenti e pronunziò infra missam un vibrato, discorso.

La mattina del 16 maggio fu salutata da migliaia di voci argentine. Erano i giovani degli Oratori nostri di Torino, convenuti anch'essi ad onorare Maria Ausiliatrice. Si distinguevano quelli di Borgo S. Paolo, intervenuti in numero di oltre 400, colla loro piccola banda, accompagnati da una settantina di padri di famiglia, che uniti in società cooperano, come abbiam detto, al buon andamento dell'istituzione. Il vasto cortile dell'Oratorio si riempì quella mattina di giovani, frementi di vita e di entusiasmo, che mandavano al cielo le loro voci esultanti: « Cantiam di D. Bosco, fratelli, le glorie», per ripeterle con più slancio il giorno dell'inaugurazione del monumento.

Alla loro sfilata, mentre le tre bande convenute squillavano marce briose, fu un vero commovimento di tutti i presenti, vari dei quali andavan ripetendo : « Con Don Bosco si è sempre giovani: con Don Bosco è la vita e la gioventù ».

Il 17, anniversario dell'Incoronazione, pellegrinarono al Santuario le madri cristiane di Borgo S. Paolo; ed alle 10 si celebrò la messa solenne, egregiamente cantata dalle giovinette dell'Opera Pia Barolo, sotto la direzione del rev.mo D. Giov. Battista Grosso.

Omai il fervore si è raddoppiato in tutti i cuori. La presenza degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, Mons. Gamberoni di Vercelli, Mons. Cambiaso di Albenga, Mons. Malan del Brasile, Mons. Re di Alba, che si avvicendano all'altare e rivolgono la loro parola al popolo riverente e pio, l'affluire dei primi Congressisti, figure veramente rappresentative, venute da ogni parte del mondo, l'alternarsi dei vari istituti e sodalizi religiosi della città, che vanno a gara per tributare i loro omaggi alla Vergine Ausiliatrice, il canto di sacri mottetti, per parte dei nostri giovani studenti ed artigiani, nelle funzioni mattutine e vespertine, destano un'onda entusiastica di gioia e di affetto, che prorompe in sante manifestazioni di fede e di pietà.

E fu sopratutto commovente la vigilia della festa lo spettacolo offerto dal popolo, il quale, reduce dall'inaugurazione del monumento a D. Bosco, coll'animo pieno di sante emozioni, si riversò a pregare in quel santuario, che seppe i palpiti segreti e gli interni affetti del gran Servo di Dio, che ora campeggia maestosamente sulla piazza, effigiato nel bronzo.

La santa Messa, celebrata dal Rev. Don Tirone, Ispettore Salesiano della Polonia, fu presenziata dalle Altezze Reali, il Duca e la Duchessa di Genova, e la « schola cantorum » dell'Oratorio, diè una prima esecuzione della grandiosa messa a sei voci, detta di Papa Marcello, del Palestrina.

I vespri furono pontificati dal Vescovo Salesiano, Mons. Malan: e il Teol. Colombatto, con l'eloquenza consueta, disse il discorso sulla Pentecoste. Una gradita sorpresa attendeva i pellegrini e i torinesi all'uscita dal Santuario. A cura del Comitato promotore del Monumento a Don Bosco, la facciata della basilica e la cupola era quest'anno illuminate a lampadine elettriche che, nel loro splendore, dipingevano a vivi colori la scena indescrivibile che si svolgeva in piazza, dove un popolo si premeva attorno al monumento, e la musica improvvisata degli ex-allievi, sotto l'abile direzione dei maestro Caudana, eseguiva un gustosissimo concerto. Solo a tarda ora la piazza cominciò a sfollarsi, mentre il tempio rigurgitava di pellegrini accorsi per la veglia santa, aperta dalla parola eloquente di Mons. Antognini di Lugano con un'ora di adorazione solenne innanzi al SS. Sacramento. Non è facile il descrivere la pietà profonda e la divozione sincera dei presenti, che, coll'alternare cantici e preghiere, si preparavano al sorgere del giorno santo.

Il 24 maggio.

Spuntò fra le preghiere più ferventi e la più dolce soddisfazione di tutti. La distribuzione della S. Comunione cominciò fin dalle primissime oro e durò ininterrotta per tutta la mattinata.

Se si pensa che nei due giorni, 23 e 24 maggio, vennero distribuite oltre ventimila comunioni e 55 mila complessivamente nei giorni precedenti del mese, non si può far a meno di ringraziare anche quest'anno il Signore, per questa prova tangibile di fede e di divozione, che è l'esponente più espressivo delle Feste di Maria Ausiliatrice.

La Messa solenne venne celebrata da S. E. Mons. Emilio Sanchez y Paredes, Arcivescovo di Puebla del Messico, assistito pontificalmente da S. E. il Card. Enrique Almaraz y Santos, Arcivescovo di Siviglia.

Nel pomeriggio il rev.mo Can. Oldano disse il primo panegirico di Maria Ausiliatrice, e venne impartita una prima benedizione col Santissimo per comodità dei pellegrini.

Nel frattempo anche la piazza, le vie adiacenti al Santuario e i cortili dell'Oratorio erano gremiti. Nel cortile Don Bosco, le squadre ginnastiche dei nostri alunni artigiani e dei Collegio di Lanzo, insieme cogli Orfani di guerra di Monte Oliveto, davano un riuscitissimo saggio.

Ai vespri pontificò S. E. Mons. Carlos Garcia Irigoyen, Vescovo di Trujillo nel Perù. Il Santuario parato a festa fin dal primo giorno della novena, artisticamente illuminato da migliaia di lampadine elettriche, gremito di popolo orante, presentava una vista stupenda, che destava nel cuore vivo e santo fervore. Il Teol. Colombatto tessè il secondo panegirico, dopo il quale venne ripetuta la grande antifona del Pagella: « O Maria, Virgo potens ». Impartì la Trina benedizione S. E. Rev.ma il sig. Card. Agostino Richelmv, Arcivescovo di Torino, che, nonostante la delicata salute, volle anche quest'anno rendere il consueto omaggio alla Madonna di D. Bosco. L'Em.mo Principe, insieme col Cardinale di Siviglia, e gli altri Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, venne fatto segno, dalla folla che gremiva non solo il Santuario, ma il cortile maggiore dell'Oratorio e la piazza, ad una dimostrazione di entusiastico affetto.

A notte, la rinnovata illuminazione elettrica dell'esterno del Santuario, rese la serata più gaia, più allegra, più cara, mentre i nostri alunni, sfilati sulla piazza, davanti al monumento di D. Bosco, cantavano a gran coro vari inni accompagnati dalla banda dell'Oratorio Festivo, che dava pubblico concerto.

Quel giorno solenne ed indimenticabile, pieno di gaudio e di letizia, si chiuse col saluto delle voci argentine dei bimbi viennesi, che coi loro canti nostalgici, rievocanti la patria lontana, infusero in tutti i cuori un senso di pace e di carità profonda.

L'Ottavario.

Per tutto l'ottavario continuò ad affollarsi ai piedi di Maria Ausiliatrice una gran turba devota. L'ultima domenica del mese celebrò la 2a messa della Comunione Generale ed assistè pontificalmente alla Messa solenne Mons. Malan.

Dopo i Vespri, salì in pulpito per la conferenza ai Cooperatori Mons. Condio. La sua parola, fremente di nuovo entusiasmo, rievocò in bellissima sintesi i trionfi dei giorni precedenti e preannunziò con entusiasmo i futuri, che non possono mancare, e non mancheranno, se l'azione compatta dei Figli e dei Cooperatori di Don Bosco proseguirà fedele il santo programma di Lui, che i tempi nuovi fanno riconoscere, una volta più, supremamente provvidenziale.

Dopo il canto del Te Deum, del Card. Cagliero impartì la Trina benedizione eucaristica S. E. Rev.ma Mons. Cantwell, Arcivescovo di Los Angeles negli Stati Uniti.

Nei dì seguenti pellegrinavano al Santuario tre Ecc.mi Vescovi del Canadà, coll' Em.mo Card. Bégin: S. E. R. Mons. Guerra, Arcivescovo di Santiago di Cuba: Mons. Hallinan Vescovo di Limerich: Mons. Hanna, Arcivescovo di S. Francisco di California e due Vescovi del Portogallo.

La partecipazione di tanti Pastori della Chiesa alle Feste dì Maria Ausiliatrice ha potentemente contribuito ad accrescerne lo splendore, e noi, dall'intimo del cuore, rinnoviamo a ciascun di loro i più umili ringraziamenti.

La musica.

Parlare delle esecuzioni musicali delle Feste non è di nostra competenza. Possiamo però attestare, ch'esse rivelarono ancor una volta l'abilità e valentia del maestro Cav. Dogliani e il profitto costante della sua scuola. « I Cori - scriveva il Momento, -- così sapientemente ammaestrati dei soprani e contralti, gareggianti con quelli delle voci virili nella esatta interpretazione del testo sacro, assursero ad un tal grado di finezza e perfezione da non potersi desiderare di più ». Il programma fu il seguente: - 23 e 24 maggio, mattino: Messa a 6 voci di Pier Luigi da Palestrina, detta di Papa Marcello. - sera: Vespri in falso bordone del M.° Cav. Dogliani: Inno: Veni Creator del M.° Pagella. - Tantum ergo di S. Cecilia del Card. Cagliero. - O Maria Virgo Potens del M.° Sac. G. Pagella.

Terminiamo la relazione con un grazie commosso a Maria Ausiliatrice. «Tre giorni di congressi, una giornata di giubilo, ed un ultimo giorno di particolare letizia. Si chiudono così - scriveva La Stampa di Torino - le festività salesiane, la cui eco, per l'importanza assunta dai Congressi e per la inaugurazione del Monumento, si diffonderà in tutte le parti del mondo. Nei tre giorni di Congresso, con quella praticità che contraddistingue tutte le iniziative dei discepoli del grande astigiano, tutti i temi riguardanti la educazione della gioventù vennero esaminati, discussi, e si presero delle deliberazioni chiare e precise, che fissano i nuovi compiti per tutti i Cooperatori dell'Opera di Don Bosco. Nuove provvidenze vennero escogitate perchè i giovani, usciti dagli istituti salesiani, non restino abbandonati a loro stessi, ma trovino, nella vita, con degli appoggi materiali, delle correnti spirituali forti che evitino loro quelle evoluzioni improvvise, che possono esser fonte d'infinite amarezze, se non di totale rovina. Nuove istituzioni sono state pensate e di esse già vennero gettate le basi, nuovi mezzi ideati per fronteggiare l'attuale momento pericolosissimo per le anime giovanili facili a essere travolte da passioni malsane; e sin la giornata dell'inaugurazione del monumento a Don Bosco, è stata tutta un seguirsi d'impressioni luminose, che lascieranno tracce indelebili nel cuore degli ex-allievi. La figura di Don Bosco per essi tutto racchiude. Racchiude particolarmente quella divina cosa che è la giovinezza, che il canto popolare dice che non torna più, ma che è il ricordo che con più insistenza batte nella memoria.

»L'epilogo, come la giornata dell'esaltazione, è stata tutto un inno di giocondità... che ha circonfuso di nuova venerazione la « Madonna di Don Bosco » nel suo Santuario di Valdocco ».

Mostra = programmi delle Scuole Professionali ed Agricole Salesiane.

In occasione dell'inaugurazione del Monumento a Don Bosco e delle feste di Maria Ausiliatrice, a cura della Direzione Generale della Scuole Professionali ed Agricole Salesiane, venne allestita una Mostra-programmi. Benedetta, in forma familiare dal rev.mo sig. Don Albera la sera del 19 maggio, ha riscosso le più vive simpatie da numerosissimi visitatori.

Non è una mostra di quello che si fa nelle nostre scuole, che noi abbiamo voluto fare. Come viene impartita l'istruzione professionale da noi, e quali risultati si abbiano, è noto. Mostre del genere ne abbiamo fatte parecchie e anche qui a Torino, riscuotendo il generale consenso. Con questa piccola esposizione, noi abbiamo voluto invece dare un'idea precisa e organica, di quello che intendiamo fare nell'avvenire, dimostrare cioè dove tendono i nostri sforzi e quale perfezione vogliamo raggiungere. La guerra europea ha profondamente turbato e sconvolto il mondo aprendo nuovi campi all'attività e segnando nuovi orientamenti. Noi intendiamo che le nostre istituzioni rispondano ai nuovi bisogni ed assolvano alle nuove necessità. Il mondo si orienta verso il lavoro e noi intendiamo cooperare alla formazione di una mano d'opera tecnicamente perfetta e di cittadini di sentimenti cristiani. In questi giorni affluirono all'Oratorio Salesiano ex-allievi nostri da tutte le parti del mondo; essi conoscono quello che noi abbian fatto sino ad ora, e si volle dar loro una idea di quello che intendiamo fare nell'avvenire.

Anche la stampa locale si è benevolmente interessata della Mostra: il Bollettino ne parlerà di proposito in altri numeri.

Pubblicazioni di circostanza.

La benemerita SoCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE di Torino (Corso Regina Margherita, 174) merita l'espressione più viva del plauso e ringraziamento nostro per la larga parte presa ai festeggiamenti, che accompagnarono l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco, con una serie di pubblicazioni, che ci onoriamo di elencare:

1) Un ALBUM in quattro formati (da quello cartolina al più ampio, elegantissimo, di 30 per 45 centimetri) dove il MONUMENTO A DON Bosco, l'opera egregia del Cav. Gaetano Cellini, è artisticamente ritratto in 12 quadri.

II) Un profilo di Don Bosco, scritto dal Sac. dott. Alberto Caviglia, Salesiano, (DON Bosco: Profilo storico) elegante volume di 16o pagine, in due edizioni: una su carta finissima di puro lino.

III) LA VITA DI DON Bosco NARRATA ALLA GIOVENTÙ dal Sac. Dott. Giovanni Battista Calvi, Salesiano: un elegante volume di circa 260, pagine con la riproduzione del gruppo centrale del Monumento del Cellini in copertina.

IV) IL VENERABILE GIOVANNI Bosco: Cenni aneddotici a cura del Sac. Paolo Valle, Salesiano; pubblicati nelle « Letture Cattoliche ».

V) DON Bosco DICEVA così...! Brevi parole sull'educazione, del Sac. Dott. Antonio Coiazzi, Salesiano: ottimo volumetto di propaganda.

VI) La ristampa de LA GIOVINEZZA Di DON Bosco: Libro per i ragazzi del Sac. Giovanni Cassano, Salesiano: con illustrazioni fuori testo e copertina in tricromia.

VII) La ristampa dei due volumi del Sac. Giov. Battista Lemoyne: VITA DEL VENERABILE GioVANNI Bosco, Fondatore della Pia Società Salesiana, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani: nuova edizione di 15oo pagine con 6o illustrazioni ed elegantissima copertina: - sarà in vendita ai primi di luglio.

Ringraziamenti.

L'On. Sen. Conte Eugenio Rebaudengo ha inviato a quanti presero parte ufficialmente all'inaugurazione del Monumento, la seguente circolare:

La simpatia e il caldo interessamento dimostrato dalla S. V Ill.ma per le feste inaugurative del Monumento a Don Bosco esigono il ringraziamento più sentito da parte del Comitato Esecutivo.

Ed io, nell'esprimere la viva riconoscenza di quanti con me collaborarono alla buona riuscita di queste festività non posso che aggiungere il mio particolare tributo, sicuro che la S. V. vorrà accogliere benevolmente questo atto doveroso e cordiale del Comitato per l'alto onore resogli col pregiato intervento e caldo appoggio alla modesta opera sua.

Il rev.mo Don Albera nel porgere, a sua volta, l'espressione della più viva riconoscenza alle LL. Altezze Reali, il Duca e la Duchessa di Genova, alle Autorità Governativi, Civili ed Ecclesiastiche, al Comitato Promotore ed Esecutivo del Monumento, al Comitato Generale Effettivo dei Congressi Internazionali, e a tutti i Congressisti, promette a tutti particolari. preghiere con i giovinetti beneficati; e chiede umile scusa se, involontariamente, non ebbe per ciascuno in particolare quelle delicate attenzioni che avrebbe cordialmente desiderato di poter prodigare, sull'esempio del Venerabile Don Bosco.

Un grazie particolare, alla Stampa quotidiana e periodica, particolarmente di Torino e anche di Roma, Milano e Firenze, che seguì i nostri Congressi e festeggiamenti colla più deferente cordialità e interesse. La nostra riconoscenza è tanto più profonda, in quanto che tutti i giornali e periodici con meravigliosa concordia « da buoni Cooperatori Salesiani » così avrebbe detto Don Bosco - si sono largamente occupati delle opere nostre, facendo conoscere le due « magnifiche organizzazioni » - come scriveva Arrigo Pozzi nell'Avvenire d'Italia -- «una di carità e l'altra di riconoscenza », che « fioriscono e progrediscono con una spontaneità mirabile e commovente, a lato delle Opere di Don Bosco.

» I Cooperatori Salesiani, tutti cioè i cattolici del mondo che, membri dell'insegnamento di Cristo, consapevoli dei bisogni materiali e morali dei propri fratelli, mantengono il provvido stillicidio di offerte senza di cui l'opera di carità salesiana non potrebbe, non si dice propagarsi, ma neppur mantenersi, formano una legione innumerevole.

» Per essi la gioventù studiosa apprende con la scienza anche l'amore a Dio, alla Patria ed alla Famiglia e la gioventù operaia impara quelle virtù di onesta ed attiva laboriosità, che già resero in altri tempi apprezzatissimo il lavoro italiano anche in terre straniere; per essi selvagge tribù, cui era negata la conoscenza di Dio, si son viste schiudere innanzi le vie della fede e la tranquilla consapevole attesa della felicità; per essi, infine, si mantiene nel mondo un nobile esempio di apostolato, che non può non influire come monito, come esempio, come rimprovero, come incoraggiamento sulle menti e sui cuori di molti...

» A fianco, sono gli ex-allievi. Turbe di giovani audaci e di uomini vigorosi, nel primo rigoglio delle speranze o nella pacata maturità del rendimento, si mantengono strette attorno ai Figli di Don Bosco, dai quali, in nome del Padre, che alcuni di essi conobbero, ma i più non amarono se non attraverso le sue opere, la sua memoria ed i suoi continuatori, ripetono una salda coscienza cristiana, una rigida dirittura morale, una efficace preparazione alla vita, la poesia nostalgica di un ricordo, la bellezza di un affetto, la soavità di una speranza ».

IMPORTANTE. - Dalla sera del 9 alla mattina del 15 agosto, nel Seminario delle Missioni Estere, Torino-Valsalice, avrà luogo un corso di esercizi spirituali per Cooperatori Salesiani ed Ex-Allievi. Quanti vogliono intervenirvi, abbiano la gentilezza di preavvisare l'Ufficio Centrale del Bollettino Salesiano prima del 5 agosto p. v.