BS 1880s|1880|Bollettino Salesiano Aprile 1880

ANNO IV. - N. 4.   Esce una volta al mese   APRILE 1880

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO - Nuova Chiesa e Scuole di Maria Ausiliatrice - Benedizione e collocamento della Pietra angolare della suddetta Chiesa - Regola pel buono impiego del danaro - Il Mese Mariano nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino - Maria Ausiliatrice ed un Cooperatore Salesiano - Storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales - I Santi dei protestanti - La Patagonia e le Terre Australi del continente americano - Effetto di un buon Riflesso - Bibliografie - Notizie di Roma - Avviso pei nuovi Cooperatoti - Indulgenze speciali poi Cooperatori Salesiani.

NUOVA CHIESA E SCUOLE di Maria Ausiliatrice.

Già più volte noi abbiamo accennato alla necessità di una Chiesa per le pratiche religiose, e di un fabbricato per le scuole elementari nei Piani di Vallecrosia. Tra Ventimiglia e Bordìghera, per lo spazio di 4 chilometri, la dolcezza del clima, la bellezza della riviera, la comodità della ferrovia, la vicinanza alla Francia 'attirano ogni anno gran numero di persone a stabilirvi la propria dimora. Quindi sorgono come per incanto molte case e palazzine, e la popolazione crebbe e va crescendo a dismisura. Or molti Cattolici, trovandosi distanti dalle parrocchie, non hanno più agio di frequentare la chiesa, compiere i loro doveri religiosi, e perciò insensibilmente vengono ad ignorare le verità della Fede ed a perdere l'uso delle pratiche di pietà, con grave danno delle loro anime. Ciò che si dice della Religione per difetto di un edifizio destinato al divin culto, va pur detto della istruzione elementare per mancanza di un sito capace per le scuole a prò della gioventù dei due sessi. Parecchi fanciulli e fanciulle di quei dintorni, per la lontananza della scuola comunale, e perchè privi di mezzi da farsi altrimenti istruire, non apprendono neppure i primi rudimenti della lettura , dello scrivere e del conteggiare, con non lieve scapito di loro medesimi , delle loro famiglie e della civile società.

Nè qui è il tutto. Da qualche tempo a questa parte un grave e manifesto pericolo di pervertimento nella Fede minaccia la tenera e la matura età di quella regione: I Protestanti, così detti Valdesi ed Evangelici, con l'oro di Londra e di Berlino, hanno innalzato in quel sito amenissimo un convitto con iscuola maschile e femminile, un ospizio pei poveri ed un tempio: questo per attirarvi padri e madri, se dato lor fosse ; quelli per raccogliervi gratuitamente i figli e le figlie. « Non è a dire, scriveva già 5 anni or sono Mons. Biale, compianto Vescovo di Ventimiglia, non è a dire quanto lusinghiere ed insidiose sieno le condizioni di accettazione ; ma scopo principale si è di fare abbandonare ai ricoverati la Religione dei loro maggiori, e indurli a seguire l'errore. » Così, sotto il manto dell' istruzione e della filantropia, coloro rapiscono dal cuore dei nostri fratelli la Religione di Gesù Cristo, e le loro anime a Dio , battendo le orme di quegli eretici in Roma, i quali, al dire già di s. Silvestro Papa, mentre dei poveri sollevavano il corpo, ne strozzavano l'anima.

L'ignoranza religiosa è già un gran male , ma l' eresia è un male maggiore e più esiziale ancora; imperocchè per salvare l' ignorante, basta seminare nel suo cuore le verità da Dio rivelate ; ma per salvare l' eretico è d' uopo estirpare prima le male erbe, gli sterpi e la gramigna degli errori, che è uno dei cómpiti più difficili. Il Cattolico ignorante ed anche cattivo, per quanto disgraziato egli sìa, mantiene pur sempre un principio di vita. Egli è come un ramo infruttifero, ma attaccato all' albero; è un tralcio senz' uva, ma tuttavia unito alla vite. Almeno nell'ultima sua malattia, agli estremi aneliti, col mezzo dei Sacramenti, si ha speranza di richiamarlo alla vita della grazia ed alla gloria. Per l'opposto l'eretico, al riflettere dei santi Padri, è quale un ramo, quale un tralcio tagliato dalla pianta; egli è perciò senza sugo, senza umore di vita spirituale; egli è non solamente sterile , ma inetto a fruttificare, perchè arido e secco. Egli, al dire di s. Cipriano, è un figlio bandito e cacciato di casa, un figlio che ha rotto ogni relazione, ogni commercio col padre suo, perchè, non riconoscendo più per madre la Chiesa, non è più alla sua volta riconosciuto per figlio da Dio: Habere iam non potest Deum patrem, qui Ecclesiam non habet matrem. L' infelice neppure in morte domanderà i conforti della Religione, e quindi senza un miracolo egli si morrà riprovato. Laonde per una diocesi, per una parrocchia, per una città, per una popolazione non vi ha disgrazìa più tremenda che l' impianto di una cattedra, di una scuola di eresia nel suo seno. Ed è una sventura sifatta, che pendeva e pende tuttora sul capo delle famiglie cattoliche dei dintorni della città di Ventìmiglia e di Bordighera, non che delle parrocchie di Vallecrosia, di Borghetto e Camporosso. Ognun vede pertanto quanto prema una Chiesa ed una Scuola in quel luogo, atte a scongiurare il fatale pericolo, capaci ad allontanare l'infausto malanno pel presente e per l'avvenire.

Vero è che fin dall' anno 1875, invitati dal sullodato Mons. Lorenzo Biale, alcuni Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice sono andati a stabìlirsi colà per mettere, secondo le deboli loro forze, un argine ali' eresia invadente, e che, col favore del degno suo successore Mons. Tommaso dei Marchesi Reggio, eglino vi durano tuttavia ; ma è pur vero altresi che, per difetto di locale adatto , non possono farvi tutto quel bene e impedirvi tutto quel male, che sarebbe d'uopo. La ragione si è che per Chiesa, ove raccogliere i fedeli, non si possiede finora che una piccola cappella, chiamata giustamente dal prefato Mons. Reggio: Angusto e disadorno andito, tale da disgradare le piú meschine chiesuole aperte dai missionarii sulle coste del Malabar e della Oceania; per le scuole poi altro non si ha che la sacrestia e un corridoio accanto alla cappella medesima, da cui è separato solo da una tenda.

Questo sito parve così poco acconcio allo scopo, che i Protestanti, nostri vicini, nella brama di farci chiudere le odìate scuole, presero il partito di farlo rilevare con uno stampato, dove tra le altre si leggono le parole seguenti: « Ritorniamo alle scuole di D. Bosco. Se quelle minacciate di chiusura , a Torino (1), rassomigliano a quelle di Vallecrosia, non era poi tanto fuor di luogo il decreto ministeriale. Si figuri il lettore un tugurio a qualche centimetro sotto il livello della strada, umido, privo di aria e dì luce sufficiente, ed avrà un'idea del locale, che serve per la scuola, che D. Bosco ha impiantato nei Piani di Vallecrosia nel 1876, dietro invito del vescovo L. Biale di Ventimiglia, il quale confessò d' aver bisogno di quell' aiuto contro l' invadente eresia. Visto quel locale, habemus legem, avrebbe detto il R. Provveditore di T... Sig. R....; ma quello di S. Remo non osò fiatare (2). » Così scrivono i nostri caritatevoli vicini, i tollerantissimi discepoli di Pietro Valdo, di Lutero e di Calvino. Quantunque con queste parole essi intendessero di farci un cattivo servizìo, manìfestarono nondimeno una verità, vale a dire che il locale, che ci serve oggidì per le scuole, non è sufficiente , e che un altro ce ne occorre.

In vista di ciò, incoraggíàti dal Pastore della diocesi, ed animati dalla fiducia che la divina Provvidenza e la carità pubblica non ci verrebbe meno, noi l' anno scorso provvedemmo il terreno necessario, e gettammo le fondamenta di una Chiesa in onore di Maria Ausiliatrice, con a fianco un fabbricato conveniente per le scuole maschili e femminili. Il S. Padre Leone XIII, avuto contezza di quest' opera, la benedisse, e non ostante le gravi strettezze in cui versa Egli pure, degnossi altresi d'inviarci L. 500, che ci pervennero accompagnate da queste preziose parole di Mons. Serafino Cretoni Sostituto alla Segreteria di Stato: « Essendomi affrettato di rassegnare nelle venerate mani di Sua Santità la lettera unita al piego da Lei direttomi il 16 corrente, l'Augusto Pontefice, avendo con vera soddisfazione appreso le premure del Vescovo di Ventimiglia, per la fondazione di una Chiesa e scuole di Salesiani in Vallecrosia, ha concesso una speciale benedizione a tutti coloro, che coopereranno a quest'impresa, e malgrado gli immensi bisogni ai quali deve provvedere pei governo della Chiesa universale, ha pur voluto elargire , come incoraggiamento ad altri benefattori , la somma di 500 lire. Nell' accluderle qui il relativo vaglia postale, coi sensi di ben distinta stima , mi confermo. »

Prime poi a concorrere materialmente e a faticare alla santa impresa, vollero essere le Suore di Maria Ausiliatrice colle fanciulle della loro scuola, ed alcune buone signore del vicinato. Fin dall'estate scorsa elleno presero ad occupare varie ore del giorno festivo, portando pietre dal vicino torrente al luogo della costruzione. Una volta tra le altre vennero incontrate per via da due signori protestanti, di cui tino, che doveva essere il Pastore, vedendo il femminile drappello sudato e trafelante sotto il peso dei duri macigni, fece un sogghigno e disse : « Finchè lavorate solamente voi, la Chiesa non si farà. » Essi pensavano che l'innalzamento di una Chiesa in quel luogo, non fosse altro se non un pio desiderio delle donne e delle fanciulle; ma contro le loro previsioni, il pio desiderio si risolse ben tosto in un fatto. L' esempio delle Suore e loro allieve non tardò ad essere seguito dagli uomini, i quali, coi loro giumenti e coi loro carri, prepararono e vanno tuttora preparando pietre, sabbia e materiali, con un disinteresse e con uno slancio degno del più alto encomio. Presentemente i muri sono a due metri da terra, e a Dio piacendo, prima che spiri l'anno, la Chiesa avrà il suo coperto.

Cooperatori e Cooperatrici, diocesani di Ventimiglia, abitanti di Vallecrosia, anzi Cattolici tutti, a voi, dopo Dio, noi raccomandiamo questo sacro edilizio. Fate si, che nel passargli innanzi, nella via provinciale e nella ferrata, sulle quali fronteggierà, voi possiate ripetere un giorno : Anche noi con limosine ed offerte abbiamo portato una pietra per innalzare questo tempio. Egli è là, quale monumento imperituro ad attestare la sincerità e l' ardore della nostra fede; quale baluardo incrollabile, per difenderla dai nemici vicini e lontani ; quale fortezza insuperabile per custodirla intemerata e pura in noi e nei nostri figli. Egli è là, quale un faro luminoso, che in mezzo alle tenebre di tante insane dottrine, in mezzo agli scogli di tanti madornali errori, tra mezzo ai molti pirati che ci assediano la vita, guiderà la barchetta della nostra mente dietro la gran nave della Chiesa cattolica, che quantunque agitata da gagliardi venti, percossa da spumanti marosi, flagellata da onde adirate, circuita da nemici potenti, non teme nè naufragio, nè disfatta, ma cammina sicura al porto di eterna salute, perchè governata e protetta dalla mano esperta di Colui, al quale nella persona di Pietro fu detto dal Padrone dei mari: Duc in altum: Spiega le vele, e spingiti innanzi senza paura, perchè io sono con te. Egli è là ancora, dove noi verremo a fabbricare ed affilare le nostre armi per combattere con esito felice le battaglie del Signore; è là, dove feriti verremo a cercare il rimedio per rimarginare le nostre piaghe; è là finalmente, dove soldati timidi ed inesperti verremo ad ascoltare dai nostri Capitani la parola efficace, che ci dovrà rinfrancare alla pugna, animarci alla vittoria, spronarci alla conquista del Cielo.

(1) I Cooperatori hanno da sapere che l'anno scorso le scuole di carità dell' Oratorio di S. Francesco di Sales, furono chiuse per decreto del ministro Coppino e per opera del Cav. Minghelli Vaini Prefetto di Torino (stato poc'anzi trasferito in Sicilia), quantunque riaperte poco dopo per alta protezione. Non sappiamo dunque il perchè i Protestanti le dicono solo minacciate di chiusura, nel tempo stesso che parlano del decreto che le chiudeva ! Davvero che costoro sono sempre in contraddizione.

(2) Lo scritto suaccennato porta per titolo: L'asilo evangelico di Vallecrosia e le scuole di D. Bosco. Risposta agli articoli del Bollettino Salesiano. - Da quanto pare esso fu divulgato fin dall'anno scorso, e a noi venne nelle mani il mese di marzo dell'anno corrente. Con quello stampato i Protestanti tentarono di rispondere agli articoli del Bollettino del mese di luglio, che si occupava di loro dottrine; ma il tentativo, come era da aspettarsi, andò fallito. Le risposte date non sono che cavilli e spropositi, e non fanno cadere una sillaba delle nostre ragioni. Se il tempo e lo spazio ce lo permetteranno, speriamo di darne alcun saggio in qualche N° del nostro periodico. Per ora, basti il seguente.

I Protestanti, come si sa, tra gli altri errori questo insegnano ancora, che cioè non si devono invocare i Santi in nostro aiuto, nè ricorrere alla loro intercessione, sia perchè essi non possono aiutarci, sia perchè tale ricorso fa torto alla bontà, di Dio, ed ai meriti di Gesù Cristo nostro mediatore. Noi a dimostrare che essi la sbagliano ci servimmo della Bibbia, e cogli esempi alla mano facemmo loro vedere che questa, lungi dal condannare l'invocazione e l' intercessione dei santi, dice invece che Dio stesso talora, per concedere grazie a qualche persona, ha voluto essere pregato dai suoi Servi fedeli. Tra gli altri portammo il fatto degli amici di Giobbe, ai quali il Signore non volle perdonare, se prima il santo Paziente non pregava per essi ; riferimmo le parole,, con cui l'apostolo Paolo si raccomandava alle preghiere dei Cristiani di Roma; adducemmo dal profeta Zaccaria l'esempio di un Angelo che intercede pel popolo israelitico, e ne venne esaudito.

Or bene, volete sapere quale risposta diedero a questi fatti i nostri avversarii? Eccola in sostanza: Questi esempi provano niente, essi dicono, perchè gli esseri, che la Bibbia ci rappresenta a pregare Iddio per gli uomini, sono tutti esseri vivi, ed invece i Santi, che voi Cattolici invocate, sono esseri morti. Possibile! voi esclamerete, possibile che i Protestanti abbiano data una tale risposta? Proprio così, ed eccovi le loro parole testuali: « Dato e non concesso, che questi esempi servano, conviene aver fatto profondi studi nei seminarii. dove s'impara a trarre conclusioni a bizzeffe, à tort ou de travers, per dire: poichè Giobbe, i Cristiani di Roma, un Angelo, tutti esseri vivi, possono pregare per altri , dunque i morti possono, e pregano per noi. » E questa la protestantica risposta, dalla quale si rileva che, almeno ei dottori, i quali piantarono cattedra presso le porte Ventimiglia, lungi dal potersi chiamare Evangelici, sono del Vangelo i primi nemici, perchè negano l'immorta- lità dell'anima, scrivendo e professando che coloro, i quali muoiono al di qua, come i Santi, rimangono pur morti al di là, vale a dire che insieme col corpo perisce anche lo spirito. Da questa stravagante risposta puossi conchiudere a tutto rigor di logica, che quei sedicenti Evangelici, non già cristiani sono, non già a Cristo appartengono, ma alla sétta dei Sadducei, alla sétta di Epicuro tra gli antichi, alla sétta dei materialisti tra i moderni ; sono di coloro insomma, dei quali già cantava Dante Alighieri:

Suo cimitero da questa parte hanno Con Epicuro tutti i suoi seguaci, Che l'anima col corpo morta fanno.

E non è da farne le meraviglie, perché appoggiati al Liso principio d'interpretare la Bibbia come loro talenta, i Protestanti aprono la via a negar tutte le più sacrosante verità. Ciò è tanto vero, che presso di loro senza cessare di essere protestante, e senza perdere il nome di cristiano, questi nega la necessità del Battesimo, quegli il dogma della Trinità di Dio, e la stessa divinità di Gesù Cristo, gli uni ripudiano il Purgatorio, gli altri l'Inferno; anzi i Razionalisti e gli Hegeliani, che pur si dicono ancor protestanti non credono nemmeno più nell'esistenza di un Dio personale. Quindi con ragione lo stesso ministro protestante Harms diceva: « Si potrebbero scrivere sull'unghia del dito mignolo le dottrine ancora ammesse generalmente dai protestanti. » E il Pastore Smatz soggiungeva: « Il protestantismo ha spinto tant'oltre il gusto delle riforme, che egli più non offre oggidì che una serie di zeri, senza alcuna cifra significativa. »

Padri e madri, figli e figlie, grandi e piccoli, ricchi e poveri, se vi cale della Religione di Gesù Cristo, che ereditaste dai vostri maggiori, se vi cale dell'anima vostra, e di quella dei vostri cari, aprite gli occhi, tenetevi in guardia. Ormai si ha da face non solo più con eretici, ma con razionalisti, con increduli, con liberi pensatori.

BENEDIZIONE E COLLOCAMENTO della Pietra angolare nella suddetta Chiesa.

Il 7 dell'or passato marzo si compieva la sacra cerimonia della benedizione e del collocamento della pietra angolare della nuova Chiesa di Maria Ausiliatrice, di cui abbiamo di sopra parlato.

La funzione fu oltremodo splendida e pel concorso di popolo e di clero, che vi prese parte, e soprattutto per l'intervento di tre Rev.mi Prelati della Liguria, il sullodato Mons. Tommaso Reggio , Mons. Filippo Allegro vescovo di Albenga, e Mons. Giuseppe Boraggini di Savona. Fu notato un singolare riscontro. Le LL. Eccellenze al mattino consacravano in Ventimiglia la restaurata Cattedrale alle glorie di Maria Assunta in Cielo, e alla sera benedicevano i principii della nuova Chiesa ad onore della stessa Augusta Regina, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani.

Fin dalle prime oro del giorno nella piccola Cappella provvisoria molte persone si accostarono ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione. Ad una cert'ora poi vi fu Messa solenne. Essendo Domenica in Laetare, alcuni allievi del Collegio di Alassio e dell'Ospizio di Sampierdarena, venutivi appositamente, eseguirono la Messa musicata da D. Cagliero e dedicata a Maria Ausiliatrice. Ma la maggior solennità fu alla sera.

Verso le ore quattro, fissate appunto per la religiosa cerimonia, circa sei mila persone già si trovavano sul luogo, mentre la via provinciale che mette da Ventimiglia e da Bordighera continuava a versarvi gente di ogni ceto, età e condizione. Tu vedevi frammisti gli uni agli altri ricchi e poveri, sacerdoti e laici, cittadini e campagnuoli, commercianti e pescatori, gendarmi ed impiegati , dame di città e donne di montagna, comunità, scuole e collegi, avidi ognuno di assistere alla rara funzione. La banda musicale dei Piani di Vallecrosia si prestò a rallegrare la festa col suono giulivo dei suoi armoniosi strumenti, ed accolse con una lieta marcia l'arrivo dei tre Vescovi. Insieme coi Reverendissimi Monsignori ed altri ragguardevoli personaggi faceva bella mostra un uomo venerando per età e per alti sensi di religione. Era questi il Cav. Giuseppe Moreno di Bordighera, eletto Priore della festa, e in tale qualità incaricato a porre la prima calce sulla pietra benedetta.

Assunti gli abiti pontificali, il Rev.mo funzionante, che fu il Vescovo della Diocesi, e gli altri due Prelati, adorni ancor essi secondo il rito, partirono dalla mentovata Cappella, e insieme con numeroso clero ed immenso popolo si portarono processionalmente entro al recinto della futura Chiesa, e diedero incominciamento alla sacra funzione come prescrive il Pontificale Romano. Il procedimento della religiosa cerimonia fu quel medesimo già .da noi descritto nel Bollettino di settembre del 1878, quando riferimmo il collocamento della pietra angolare della Chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino, che coll'aiuto dei Cooperatori abbiamo già innalzato, e stiamo ora completando, quale monumento di riconoscenza e di amore al grande Pio IX nostro insigne benefattore ; e quindi ci rimaniamo dal ripeterlo in questo luogo.

Non dobbiamo tuttavia passare sotto silenzio l'apposito Verbale letto da D. Bosco e deposto nella pietra, e il discorso tenuto in quell'occasione da Mons. Reggio.

Verbale di detto collocamento.

Fra la città di Ventimiglia e Bordighera nei Piani di Vallecrosia, nel sito detto Torrione, fu posta in costruzione una Chiesa con due edifizi a lato, uno pei maestri Salesiani e loro alunni, l'altro nella parte opposta per le Suore, chiamate Figlie di Maria Ausiliatrice, e loro allieve.

La Chiesa è dedicata a Dio, Ottimo, Massimo, in onore dell'Augusta Regina del Cielo Maria, sotto il titolo di Auxilium Christianorum. Fu scelto questo titolo glorioso allo scopo di collocare sotto la valida protezione di Maria Santissima i fedeli Cristiani di questa regione, e soprattutto la gioventù, che Dio conservi sempre nella nostra santa cattolica Religione.

Questo sacro edifizio encomiato dal grande Pontefice Pio IX di veneranda memoria; promosso dal benevolo suo successore Leone XIII con offerte e scritti incoraggianti; ideato dal compianto Mons. Lorenzo Battista Biale già Vescovo della Diocesi; posto in opera per le sollecitudini di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Tommaso dei Marchesi Reggio, attuale nostro veneratissimo Pastore, fu incominciato il giorno 28 di ottobre del 1879.

La Chiesa ha la forma di croce latina. E lunga metri trentasei ; la sua maggior larghezza è di metri ventisei. I muri sorgono oltre ad un metro da terra. Il disegno fu concepito dal benemerito sig. ingegnere Cav. Campanella, che ne assiste i lavori. Capo impresario è il sig. Angelo Maderni. Priore della festa é l'Ill.mo e benemerito sig. Cav. Giuseppe Moreno, che pone la prima calce sulla pietra angolare. La Commissione promotrice per la costruzione di questa Chiesa, prescelta da Sua E. Rev.ma Mons. Vescovo di Ventimiglia, è formata dai rispettabili signori : Cassini Cav. Antonio Gio. Battista Can. Teol. della Cattedrale di Ventimiglia, Presidente ; Viale Mons. Emilio Can. della medesima ; Borea Filippo Can. della medesima e Prevosto di S. Agostino; Galleani D. Placido, cassiere; Amalberti Sac. Callisto, segretario ; Moreno Cav. Giuseppe ; Lamberti Cav. Bernardino ; Porro Domenico ; Aprosio Giuseppe fu Giovanni Antonio.

Superiore Generale della Congregazione Salesiana, il Sac. D. Giovanni Bosco ; e Direttore locale della Casa di Maria Ausiliatrice, il Sac. D. Nicolao Cibrario.

Pertanto l'anno del Signore 1880, il 7 di marzo ; l'anno III del Pontificato di Leone XIII gloriosamente regnante, eletto il 20 febbraio 1878; l'anno III del Regno di Umberto I nostro Augusto Sovrano ; l'anno III dell'Episcopato di Mons. Tommaso dei Marchesi Reggio nostro amato Pastore ; la prelodata Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Reggio, adorna degli abiti pontificali, assistita dalle LL. EE. RR.me Mons. Filippo Allegro, Vescovo di Albenga, Mons. Giuseppe Boraggini Vescovo di Savona , insieme col mentovato sig. Cav. Giuseppe Moreno, partì dalla Cappella di Maria Ausiliatrice, e processionalmente si recò al sito destinato per la sacra funzione. Una gran folla di devoti fedeli prendeva parte alla religiosa cerimonia, la quale veniva pure rallegrata dalla banda musicale dei Piani di Vallecrosia e da una scelta di cantanti, giovani allievi del Collegio Convitto di Alassio e dell'Ospizio di Sampierdarena.

Il Rev.mo funzionante colle prelodate LL. EE., compiute le cerimonie secondo le norme del Pontificale Romano, procedette al luogo del presbitero della futura Chiesa tra la croce piantatavi il giorno innanzi ed il pilastro del lato del Vangelo. La Pietra angolare venne collocata nel detto pilastro un metro sotto al pavimento. La medesima ha una cavità di centim. 24 in lunghezza, 15 in larghezza, e 11 in altezza.

Entro un'urna di vetro si posero fotografie di persone benemerite di questa Chiesa; una copia della lettera Circolare di Mons. Lorenzo Biale in data dell'otto dicembre 1875, ed un'altra copia di quella di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Tommaso Reggio, in data del 12 giugno 1879, non che due articoli estratti dal Bollettino Salesiano, anno III, N. 7, 1879; alcune medaglie religiose, tra cui una portante da un lato l'immagine di Maria Santissima Ausiliatrice e dall'altro lato quella del glorioso Patriarca S. Giuseppe suo purissimo Sposo; varie monete recenti ed antiche, tra le prime una di Pio IX e due altre dei nostri Sovrani; tra le seconde una di Papa Innocenzo XI dell'anno 1684, portante da una parte il detto Qui dat pàuperi non indigebit: Chi soccorre al povero non sarà nell'indigenza; e un'altra della Repubblica di Genova avente l' impronta della Immacolata Concezione col motto : Sub tuum praesidium; e più altri oggetti, atti a tramandare ai posteri il fatto memorando.

(Qui D. Bosco volse al popolo le parole seguenti, vergate eziandio nel Verbale):

« In questo giorno, in questo momento solenne, o Signori, io compio un dovere di gratitudine verso di voi, che interveniste a questa religiosa funzione, e verso di quelli soprattutto, che coll'opera personale e pecuniaria, e colle preghiere hanno concorso a cominciare questo sacro edifizio. Prima che esso sia condotto a termine , noi dovremo ancora sostenere non leggieri sacrifizi ; ma la vostra carità non verrà meno, né ci mancheranno la protezione della gran Madre di Dio e gli aiuti del Cielo. Dagli uomini voi avrete riconoscenza e preghiere in vita e dopo morte. I posteri loderanno la vostra fede e il vostro zelo per la gloria di Dio e per la salute delle anime, e Dio pietoso vi assicura larga mercede in sulla terra, seguita dalla gloria immortale, che Egli vi tiene riserbata in Cielo, avverando così il suo detto : « Io non toglierò la mia misericordia a chi edificherà la casa al mio nome, e gli stabilirò un trono nel regno sempiterno : Misericordiam meam non auferam ab eo ; et stabiliam thronum regni eius usque in sempiternum (II Reg. vi). »

Finitane la lettura, il Verbale fu sottoscritto dai tre Vescovi , da D. Bosco, dal Cav. Moreno e dal Cav. Cassini Presidente della Commissione promotrice. Poscia cogli oggetti ivi notati venne messo nella sopradetta urna di vetro, ed il tutto collocato finalmente nella descritta cavità della pietra. Intanto il Vescovo toccando questa colla destra mano pronunziava la seguente preghiera : « Nella fede di Gesù Cristo noi collochiamo questa primaria Pietra in questo fondamento, nel nome dei Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, affinché sieno qui in vigore la vera fede, il timor di Dio e la fraterna carità ; e sia questo luogo destinato all'orazione e ad invocare e lodare il nome del medesimo Signor nostro Gesù Cristo, il quale col Padre e. collo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli. » Rispostosi Amen dagli astanti, il sacro Ministro sparse l'acqua benedetta sopra la Pietra, e il Priore vi versò la prima calce. Allora gli operai assistiti dal loro Capo le collocarono sopra a modo di coperchio una grossa pietra, ben lavorata, e vi innalzarono un buon tratto di muro, assicurando ogni cosa in modo da non temere alcuno spostamento.

Se non accadrà un disastro od un vandalico atto, certamente niuno di coloro, che vivono al presente, può aspirare al vanto di vedere ancora il contenuto di quella pietra, la quale forse rimarrà in quel sito sino allora quando, come canta la Chiesa : Caeli movendi sunt et terra; sino a quel dì, che non solo le case, i palazzi ed i tempii, ma crolleranno le colonne istesse che sostengono il firmamento.

Discorso di Monsignor Reggio Vescovo di Ventimiglia.

Operato il collocamento della pietra nel modo suesposto, i mentovati allievi accompagnati coll'Armonium cantarono in musica la stupenda antifona : Oh ! quam metuendus est locus iste ! Vere non est hic aliud nisi Domus Dei et Porta caeli : Oh quanto è terribile questo luogo ! Veramente qui altro non v'é, che la Casa di Dio e la Porta del Cielo! Parole che già pronunziava il Patriarca Giacobbe dopo la mirabile sua visione di una scala, che dalla terra toccava il Cielo. Finite le ultime cerimonie ed orazioni prescritte, il Vescovo di Ventimiglia salì sopra apposito palco, e, visibilmente commosso, tenne alla numerosa e divota moltitudine un magnifico discorso, di cui ecco un sunto che ci pare fedele:

FIGLIUOLI DILETTISSIMI,

Di quale stupendo riscontro, di quale commovente spettacolo noi siamo oggi testimonii, o Figliuoli in Gesù Cristo amatissimi. Stanane tra un popolo immenso noi abbiamo consacrato in città la magnifica Cattedrale , che i nostri Padri già avevano innalzato a Dio in onore di Maria dalle schiere angeliche assunta in Cielo; Cattedrale che in questi anni, figli non degeneri dai Padri nostri, eredi della stessa lor fede e religiosa pietà, noi abbiamo restaurata ed abbellita; e questa sera eccoci qua per un'altra funzione dalla prima non guani dissimile. Fra una folla incalcolabile e pur divota noi abbiamo or ora benedetta e collocata a posto la Pietra fondamentale di un'altra Chiesa, che sorgerà tra breve in questo luogo a ricordare a noi e ai nostri posteri la bontà e la potenza della stessa Augusta Regina del Cielo, sotto il titolo di Ausiliatrice. Oh ! io mi sento il cuore commosso, o miei dilettissimi Figli, perché il felice riscontro di queste due funzioni mi è caparra sicura che questa mia Diocesi sarà dal Cielo ognora protetta ; che Maria la coprirà sempre col valido suo manto; che Dio non ci lascierà perdere né rapire il più prezioso dei tesori, legatoci dai nostri Avi, la Religione di Gesù Cristo, la Fede cattolica.

Questa felice circostanza mi porgerebbe ora propizia occasione a tenervi un lungo discorso; ma il tempo non me lo permette , dovendoci restituire in città per incoronare nella Cattedrale la funzione cominciata stamane. Ciò nondimeno vi fo brevemente rilevare quello che sia per noi una nuova Chiesa materiale. Essa , secondo le parole che noi usiamo nel benedirla e consacrarla, é la Casa di Dio, é la Porta del Cielo : Domus Dei et Porta Caeli. Or 'se la Chiesa e' Casa di Dio ne segue che noi dobbiamo venirvi volontieri e di spesso. Chi di noi non andrebbe di buon grado e di spesso alla casa del re, se dato gli fosse? E in Chiesa, nella Casa di Dio non. solamente ci é concesso di venire quando vogliamo, ma ne siamo dal Padrone stesso invitati, ci viene caldamente raccomandato. Ravviviamo dunque la nostra Fede e portiamovici con frequenza. Ma non basta il venirvi; è pur d'uopo lo starvi con rispetto. Ohi di certo non oseremmo nella sala del Principe cicalare indegnamente , ridere e tanto meno peccare. E quello che non osiamo nella casa di un uomo, lo faremo noi nella Casa di Dio? Non sia mai, o Figli miei. Veniamo in Chiesa, sì, ma rechiamovi ognora la riverenza e la divozione quale si conviene alla Casa ed alla presenza di Dio medesimo ; rechiamovici con un santo timore, perché, sta scritto : Oh quam metuendus est locus iste !

Ho detto inoltre che la Chiesa é la Porta del Cielo: Porta caeli. E porta del Cielo ? Dunque è qui che voi dovete condurvi per apprendere le verità della fede e della morale di Gesù Cristo, per entrare un giorno in quel luogo di delizie; é qui dove padri e madri, padroni o padrone sono obbligati a mandare i loro figli, i loro domestici ; é qui dove giovani e vecchi , ricchi e poveri, giusti e peccatori dobbiamo colla preghiera venire a battere , come ci raccomanda il divin Salvatore, affinchè ci siano concesse le grazie necessarie pel corpo e per l'anima , pel tempo e per l'eternità; é questo luogo insomma, che noi dobbiamo assediare , affinché giunto il termine dei nostri giorni, giunto il momento di abbandonare questo terreno esilio, trovandoci ormai sulla porta del Cielo, non ci resti che a fare un passo per entrarvi felicemente.

Poiché la Chiesa é Casa di Dio e Porta del Cielo, noi dobbiamo oggi godere che in questo sito medesimo una se ne innalzi a comodità dei nostri fratelli, che ne son privi; né solo godere, ma cooperare alla gloriosa impresa.

Dopo la schiavitù babilonica ritornati in patria, gli antichi Israeliti posero mano ad erigere un nuovo tempio, ché il primo era stato distrutto; ma correvano allora giorni cattivi, e la divina Scrittura ci narra che gli operai nel fabbricarlo dovevano non solo adoperare gli strumenti acconci al lavoro, ma la spada eziandio per difendersi dai nemici, che astiosi li assalivano di spesso per impedir loro quella costruzione. Nè fuor di proposito io alludo a questo fatto della Storia Sacra; imperocchè ancor noi innalziamo questo tempio , avendo dei nemici della nostra san- tissima Religione , stanziati qui dappresso , i quali, per seminare più facilmente i loro errori a danno della nostra incrollabile fede, amerebbero ancor essi di vedere fallita quest' opera nostra. Ma coraggio, Figli miei, e, ad esempio degli an- tichi Israeliti, brandiamo ancor noi la spada, non la spada materiale, ma la spirituale, la spada cioé della preghiera, la spada della parola di Dio, ricevuta dalla Chiesa, dal Papa, dai Ve- scovi, da coloro insomma, che da Gesù Cristo hanno la facoltà e il diritto di predicarla, inter- pretarla, insegnarla.

Ma, mentre colla spada della preghiera e della divina parola noi difendiamo la nostra santa Re- ligione , la conserviamo intemerata nei nostri cuori, la professiamo e propaghiamo fra i nostri fratelli, noi dobbiamo eziandio usare gli strumenti necessarii per tirare innanzi questa fabbrica, la qualo dovrà essere quale un baluardo, quale una fortezza, onde meglio custodire e difendere dai nemici assalti il prezioso tesoro della nostra fede.

Figliuoli dilettissimi , voi non ignorate che per costruire questo sacro edifizio occorre danaro per provvedere materiali; danaro per retribuire operai; danaro per tante altre spese. Per la qual cosa a voi tutti, cui sta a cuore la gloria di Dio, la salute delle anime, il decoro e la difesa della Religione cattolica, io raccomando che vogliate pure concorrere a quest'opera con quei mezzi, che la divina Provvidenza ha posto in vostre mani, con limosine ed offerte secondo le proprie forze. Allora usando da una mano la spada della pre- ghiera e della parola divina, e dall'altra i mezzi necessarii, noi condurremo a termine questa Chiesa, e tra non molto avremo il dolce conforto di consacrarla a Dio tra i cantici degli uomini, tra le feste degli angeli.

Termine della Festa.

Finito questo magnifico discorso qui riportato solamente per sommi capi, D. Bosco, dato di mano al taschetto, si pose all'uscita del recinto della futura Chiesa per raccogliere la limosina. Era bello e pur commovente il vedere con quale affetto uomini e donne, ricchi e poveri, tratta fuori un'offerta secondo la lor condizione, la mettevano nelle mani del raccoglitore. « Dio ve ne renda il centuplo; » questi diceva loro. A questo sì caro augurio si udivano molte persone a rispondere : « Se è così , ecco ancora una moneta ; » e sì dicendo ripetevano l' offerta. Le buone madri soprattutto ponevano il soldo in mano dei proprii bimbi, e lo facevano offrire da loro , affinché la benedizione del Cielo si versasse copiosa sul capo di quelle care speranze di loro famiglia.

Verso le ore sei le Loro Eccellenze Reverendissime , tra le acclamazioni di più migliaia di persone, e il lieto suono dei musicali strumenti, ripartivano per Ventimiglia per terminarvi la funzione in Cattedrale, e intanto nella piccola Cappella di Maria Ausiliatrice, cantatosi il Tantum ergo in musica , s' impartiva la benedizione col SS. Sacramento. La festa quindi terminava colla comune soddisfazione. Non un disordine, non uno scandalo venne ad amareggiare la gioia del giorno memorando. Ne siano dunque vive grazie a Dio ed a Maria Ausiliatrice ; siano ancora le meritate lodi alla .popolazione di Ventimiglia, di Bordighera e dei Piani di Vallecrosia, dimostratasi in quell'occasione altamente savia e divota.

Regola pel buono impiego del danaro.

Regola generale dovrebbe essere questa : Fare pel bene quello, che i cattivi fanno pel male. I figli del secolo , a mo' d'esempio, sprecano il danaro in abiti lussureggianti, in cibi squisiti , in case e in camere sontuose ; e noi figli della luce, pensando che tante povere creature, tante disgraziate famiglie soffrono di fame per mancanza di cibo, di freddo perché mal ricoperte ; di ricovero, perchè prive di tetto, contentiamoci del necessario alla vita , e disponiamo del resto a loro vantaggio. Un principe di Casa Savoia, il Beato Amedeo, interrogato un giorno da un signore dove tenesse i suoi cani da caccia, egli, che punto non ne aveva, il condusse ad una turba di poverelli da lui mantenuti , ed , « Ecco qui, rispose il caritatevole Duca, ecco qui i miei cani, coi quali confido di procacciarmi il cielo. » Quello che questo pio Monarca faceva per la caccia , pratichiamolo noi per altre inezie , e ci metteremo in grado di fare maggior bene per Dio e pel prossimo.

I figli del secolo sprecano il danaro comprando fogli e libri irreligiosi ed immorali , e spandendoli tra il popolo , a fine di corromperlo nel cuore e pervertirlo nella mente ; e noi figli della luce spendiamolo a fare incetta di libri e giornali buoni, seminandoli tra i nostri parenti ed amici. facendoli entrare in tutte le case quale un rimedio al morbo del mal costume, che c'invade, quale un riparo al torrente dell'empietà, che ci allaga. Nella città di Milano uno dei nostri Cooperatori diffonde tre mila libretti all'anno, che non gli costano meno di quattrocento lire ; spesa che gli sarà computata nel regno dei cieli.

I figli del secolo sprecano il loro obolo offrendolo a società più o meno segrete, a comitati, ad associazioni aventi per iscopo di aprire istituti, impiantare scuole , promuovere ricreatorii donde viene bandito Gesù Cristo e il suo Catechismo, che ha incivilito il mondo ; e noi all'opposto consacriamo le nostre offerte a sostegno di quelle case di carità, di quegli ospizii, di quegli asili, di quegli oratorii , dove coll'arte e colla scienza si collega in bell'accordo l'insegnamento e la pratica della morale e della Religione cattolica, senza di cui indarno si lavora per richiamare l'individuo, la famiglia, la società sulla via dell'onestà e della pace. Per non accennare ad altri molti, ché troppo lungo sarebbe, i Cooperatori di Lucca, con a capo il loro degnissimo Arcivescovo, si mostrano in questa parte di uno slancio ammirabile. Per loro iniziativa tre anni or sono si aperse colà una Casa Salesiana con Oratorio festivo ; si sostenne da essi; ed oggi per opera loro già sorge un bell'Ospizio a ricovero dei giovanetti più bisognosi ed abbandonati, che vi sono avviati allo studio o ad un'arte. Le famiglie povere ne gioiscono ; la onesta cittadinanza se ne allieta e ne va altera.

I figli delle tenebre largheggiano in doni per fabbricare casini e teatri, divenuti ormai, per la massa del popolo, putrido semenzaio di empietà e di corruttela; e noi largheggiamone per innalzare chiese e cappelle, che sieno pei dotti e per gli ignoranti cattedre di verità , focolari di generose azioni. La chiesa di S. Giovanni in Torino e quella, di Bordighera in Vallecrosia si stanno da noi innalzando con questo santissimo fine. Ecco i nostri casini ; ecco i nostri teatri. Quale persona di fede e di cuore rifiuterassi di provvedervi una pietra?

I figli delle tenebre legano danaro per aggregare addetti alle società massoniche, per inviare in ogni parte cospiratori contro gli Stati e la Chiesa ; e noi leghiamone per istruire pii giovanetti, e per creare sacerdoti, i quali colla virtù del sacro ministero promuovano il buon ordine in ogni classe di cittadini, colle armi della divina parola conquidano le nemiche falangi schierate contro Dio, la Società, la Religione, i quali col Vangelo alla mano portino la luce del vero e il progresso della soda civiltà a popoli tuttora idolatri e selvaggi. Datemi un punto d'appoggio , esclamava un antico sapiente, e io solleverò il cielo e la terra. Dateci, gridiamo noi, dateci dei mezzi opportuni onde raccogliere giovani , e formarci degli apostoli quanti ci bastino , e tra pochi lustri, colla grazia di Dio e colla benedizione del Vicario di Cristo , noi vi daremo cristiana e civile la Patagonia. - Ecco, o Cattolici, ecco la regola da seguire pel buon impiego del nostro danaro. Sì, facciamo pel bene quello che i cattivi fanno pel male, e tutti ci renderemo della Religione e della civile Società altamente benemeriti.

IL MESE MARIANO nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino.

Venerdi 23 del corrente aprile , nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in Torino, si comincia il mese a Lei consacrato, che terminerà il 24 Maggio, giorno di sua festa.

Nei giorni feriali alle ore 7 1/2, del mattino vi sarà Messa colla recita del Santo Rosario, ed altre pie pratiche , e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione.

Alla sera alle ore 7 1/2 avrà luogo il canto di una lode, un breve discorso e la Benedizione col SS. Sacramento.

Nei giorni festivi le funzìoni del mattino principieranno alle 7 e quelle della sera alle 3 1/2.

Ogni volta che si assiste in detta Chiesa alla funzione del mattino si acquista l' indulgenza di tre anni. Si acquistano pure 300 giorni d'Indulgenza ogni volta che vi si ascolta la Predica od il Catechismo colla recita di un' Ave Maria prima e dopo. Tali indulgenze , applicabili ai fedeli defunti , furono concesse dalla Santità di Papa Pio IX con decreto del 20 febbraio 1875.

I Cooperatori e le Cooperatrici di Torino e gli Associati all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, eretta in detta Chiesa, sono invitati ad assistere a queste funzioni insieme coi giovanetti e membri dell'Oratorio Salesiano , sia per godere dei mentovati spirituali favori , sia per fare ogni giorno con loro una più bella e divota corona alla gran Madre di Dio, nostra celeste Benefattrice.

Nel prossimo mese di Maggio poi, in quasi tutti i paesi cattolici , per cura di zelantì parroci e rettori di Chiese, sogliono aver luogo speciali pratiche di pietà in onore di Maria. Noi raccomandìamo ai Cooperatori e Cooperatrici che vi prendano parte. Se poi le loro occupazioni ciò non permettano di fare in Chiesa, noi li esortiamo a preparare in casa loro un altarino od un' immagine della SS. Vergine, e recitarvi ognì sera qualche orazione insieme colla propria famiglia , come sarebbe la terza parte del Rosario , o le Litanie , od anche solo 12 Ave Maria in memoria delle dodìci stelle, delle quali, al dire dell'Apostolo S. Giovanni, è formata la corona della celeste Regina : Et in capite eius corona stellarum duodecima.

MARIA AUSILIATRICE ed un Cooperatore Salesiano

Molto Reverendo Signore,

Nello scorso Febbraio mi scriveva il fratello da Roma che aveva per la seconda volta sperimentato quanto valga il Patrocinio di Maria SS. Ausiliatrice in un affare per esso importante, in conseguenza della prima grazia ricevuta nello scorso

Settembre da sì gran Madre, e resa pubblica dalla í S. V. nel Bollettino Salesiano del Novembre 1879. Perciò m' inviava la conveniente limosina, perché la facessi pervenire alla S. V. Reverendissima per la celebrazione d'una Messa innanzi alla sacra Immagine in cotesto Santuario.

In quel torno un fatto doloroso avveniva nella mia famiglia. Mentre io stava desinando colla consorte e figli, d' improvviso il più piccolo d' essi sui 20 mesi, incolto da terribile malore, cogli occhi stravolti, cadde in seno alla madre, senza respiro e senza colore, cosicché lo si credé morto. Il malore come si seppe dappoi era il così detto Group, che fece perire tanti bambini in questi mesi. S'immagini l'affanno e il dolore di tutti a quella vista. In sì tristo frangente io mi risovvenni che avea in cielo la mia buona madre Maria, che più volte mi prodigò favori e grazie sebbene immeritevole. In qualità di Cooperatore Salesiano , avendo in mente che Ella ama e protegge tutti i medesimi con particolare affetto, a Lei ricorro pieno di fiducia. Pertanto prostrato a terra prometto ancor io una Messa al suo Altare , se mi fa la grazia della vita del bambino, almeno fino a che non fossero adoperati i mezzi umani , dappoichè erano varii giorni che egli andava decadendo , ed io non aveva richiesto del medico , supponendo quel deperimento un effetto della dentizione. Dopo esauriti quelli, io Le diceva, farò la volontà SS. di Dio, essendone esso il Padre vero ed il Padrone ; ma non mi lasciare in mia vita il cruccio del rimprovero per aver esitato a domandare il medico nei giorni addietro. Sono uno dei Cooperatori Salesiani, i quali Tu ami cotanto. Sono l'ultimo e il più indegno, è vero, ma pur sempre tuo figlio. Deh ! Maria, abbi pietà di me.

O cara Madre , o Madre pietosissima , non so come degnamente lodarti e farti conoscere da tanti sventurati , che non sanno confidare in Te , ne ti chiamano in aiuto nelle loro tribolazioni ! Oh ! io non so davvero come facciano a sopravvivere senza il pensiero di Te nelle disgustose vicende di questo terreno esiglio. O Maria, tu scherzasti per 7 minuti all'incirca, e mentre godevi per la mia spe- ranza, mentre che genuflesso a terra coi miei di casa ti pregava colle Litanie Lauretane e coll'invocazione Maria Ausiliatrice soccorrimi e fammi la grazia, la grazia Tu me l'avevi fatta. Tu mi ridonavi il bambino redivivo e colorato, come se allora sorgesse da un lieto riposo, come suole accadere a chi si sveglia al mattino da un tranquillo sonno. Oh! sii ringraziata, o Vergine potente o pia, o dolcissima Maria.

Adempio adunque con grato e riconoscente animo al dovere della promessa fatta coll'inviare alla S. V. la qui unita somma, per la celebrazione d'una Messa di ringraziamento all'altare di Maria SS. Ausiliatrice unitamente a quella di mio fratello.

In questa circostanza aggiungo L. 3 per le missioni Salesiane nella Patagonia ; ed altrettante per la Chiesa di S. Giovanni, che si sta erigendo a memoria del gran Pontefice Pio Nono, pel quale nu- tro sempre venerazione ed ammirazione pei suoi alti meriti, certissimo che pei medesimi Maria Ausiliatrice vorrà ancora per l'avvenire mostrarsi larga di misericordia con me e con mio fratello, ambidue bisognosi di ajuti celesti.

Evviva sempre Maria SS. Ausiliatrice.

Mi benedica caro Padre in Gesù Cristo, e preghi pel suo

Siena il 18 Marzo 1880.

Affez.mo figlio e Cooperatore FRANCESCO DeSIDeRI.

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

CAPO XVI.

Necessità di un Ospizio - Un crocchio di monelli - Tentativo fallito - Il primo giovane ospitato - Il primo letto e il primo dormitorio - Il primo sermoncino avanti al riposo - Prudente precauzione - Umile ed oscuro principio e benedizione di Dio - Il pianto dell' Orfanello.

Mentre si organizzavano i mezzi per far fiorire l'istruzione religiosa e letteraria nelle scuole domenicali, serali e diurne, e con acconcie pratiche di pietà si eccitavano alla virtù i giovanetti dell'Oratorio, un altro bisogno venne a farsi sentire pur grande assai. La quotidiana esperienza faceva a D. Bosco toccare con mano che per giovare stabilmente ad alcuni giovinetti non bastavano le scuole e le radunanze festive, ma era duopo di un caritatevole Ospizio. Difatto molti di loro , e torinesi e forestieri, mostravansi pieni di buona volontà di darsi ad una vita morigerata e laboriosa; ma invitati a cominciarla o a proseguirla, solevano rispondere che non avevano nè pane, ne abiti, né casa. onde ripararsi, ed erano talora costretti a menare una vita così stentata, ed alloggiare in siti così pericolosi, che facevano dimenticare in un giorno o in una notte i buoni proponimenti di una settimana intera.

In vista di cio , D. Bosco , col vivo desiderio di venire in aiuto a quella gioventù pericolante, cominciò dal provvedere un ripostiglio per alloggiare di notte i più abbandonati. Il ripostiglio era un fenile presso all' Oratorio stesso con un poco di paglia, alcune lenzuola e coperte, e in mancanza di queste un sacco , entro cui ravvolgersi alla meglio. Ma in sul bel principio questa sua paterna sollecitudine fu assai male ricompensata. Eccone i fatti.

Una sera di aprile D. Bosco, essendosi dovuto fermare più a lungo in città presso un malato , veniva a casa tardi passando pei prati , detti in allora i prati di cittadella, coperti oggidì di superbi palazzi. Quando egli fu presso ai quartieri sulla via di Dora Grossa, e a principio del corso Valdocco, eccoti un crocchio di circa 20 giovinastri dal primo pelo, ignari ancora di D. Bosco e dell'Oratorio, i quali, scorto un prete che veniva alla loro volta, cominciarono a gettare frizzi poco gentili - I preti sono tutti avari, diceva uno - Sono superbi ed intolleranti, soggiungeva un altro - Facciamone la prova con quello là , gridò un terzo ; e via dicendo.

A queste voci poco lusinghiere D. Bosco aveva preso a rallentare il passo : egli avrebbe voluto evitare quel circolo, ma accortosi che non era più in tempo, tirò innanzi, e vi s'introdusse coraggiosamente. Non dandosi per inteso di averli uditi : Buona sera , cari amici , disse loro : come state? - Poco bene, sig. Teologo, rispose il più audace ; abbiamo sete, e non abbiam quattrini ; ci paghi Lei una pinta (1). - Sì, sì, ci paghi una pinta, signor Abate, gridarono tutti gli altri con isquarciata voce, una pinta, una pinta, altrimenti non la lasciamo più andare; - in così dicendo lo accerchiarono siffattamente, che era impossibile dare un passo. - Ben volentieri, disse allora il buon prete , ben volentieri io ve la pago ; anzi stante il numero in che siete ve ne pagherò anche due; ma voglio bere ancor io con voi - Si figuri, signor Teologo, s' intende. Oh! che buon prete è Lei! oh ! se tutti fossero così. Andiamo adunque, andiamo all' albergo delle Alpi qui vicino. - E a D. Bosco fu giuoco forza accompagnarsi con quei disgraziati e per evitare maggiori guai, e per vedere se mai gli riuscisse di far loro qualche bene all'anima.

Ognuno può immaginarsi che spettacolo fosse quello ! Un prete in un albergo , cinto da cotale corona ! All' entrarvi tutti fecero tanto di occhi; ma quanti si trovavano colà presenti non tardarono a sapere chi fosse quel prete , e perché vi fosse, e niuno ne prese scandalo.

Chiamato l' oste , D. Bosco mantenne la data parola, e fece portare una e poi un'altra bottiglia ancora. Quando vide i suoi monelli alquanto esilarati , e fattisi più mansueti e benevoli, egli disse loro : Ora voi dovete farmi un piacere Dica, dica, sig. D. Bosco, che aveva già loro manifestato il proprio nome, dica pure, non solo un piacere , ma due , ma tre gliene faremo , perché d'ora innanzi vogliamo essere suoi amici. - Se volete essere miei amici, voi dovete farmi il piacere di non più bestemmiare il nome di Dio e di Gesù Cristo, come taluni hanno fatto in questa sera. - Ha ragione, rispose uno dei bestemmiatori, ha ragione, sig. D. Bosco. Che vuole ? Talora la parola ci scappa senza che ce ne accorgiamo ; ma per l' avvenire non sarà più così , e ce ne emenderemo mordendoci la lingua; - e lo stesso promisero gli altri. - Bene ; io ve ne ringrazio e me ne parto contento. Domenica poi vi aspetto all'Oratorio. Ora usciamo di qui, e voi da bravi giovinotti recatevi ciascuno alla propria casa. - Ma io non ho casa, prese a dire uno di loro; e io nemmeno, aggiunse un secondo; e così parecchi altri. - Ma dove andavate a dormire alla notte? - Talvolta presso a questo o a quell'altro stalliere insieme coi cavalli dell' albergo ; tale altra al dormitorio comune , dove si dorme per quattro soldi. - D. Bosco si accorse ben tosto del pericolo d' immoralità in cui versavano quei poverini, la maggior parte forestieri, e quindi soggiunse : Allora facciamo così : quelli che hanno casa e parenti se ne vadano ; e intanto li salutò, ed essi se ne partirono; gli altri vengano con me. - Ciò detto riprese la via di Valdocco seguito da dieci o dodici di quei meschini.

Giunto all'Oratorio, dove la madre lo aspettava ormai con ansietà, D. Bosco fece recitare ai suoi ospiti il Pater noster e l' Ave Maria, che avevano quasi dimenticato ; poi per una scala a piuoli li condusse sul mentovato fenile ; diede a ciascuno un lenzuolo ed una coperta; e infine raccomandato loro il silenzio ed il buon ordine , ed augurato una felice notte , discese di colà , contento di aver dato principio, come ei si credeva, al divisato Ospizio.

Ma non era di cotal gente , che la divina Provvidenza voleva servirsi per gettare le fondamenta di un sì magnifico edifizio , e Don Bosco ebbe a persuadersene fin dall' indomani. Infatti al mattino appena giorno egli si esce di camera per vedere i suoi giovinotti , e invitarli che si rechino ciascuno al lavoro presso al proprio padrone. Fattosi nel cortile, egli non ode il minimo rumore. Credendo che fossero tuttora immersi nel sonno, sale per isvegliarli; ma quei bricconi si erano alzati due ore prima e se l'erano chetamente svignata, portando via lenzuola e coperte per andarle a vendere.

Il primo tentativo di un Ospizio andava dunque fallito ; ma non falliva la buona volontà di colui, che n'era da Dio incaricato.

Era una sera di Maggio in sul tardi ; la pioggia cadeva dirotta ; Don Bosco e sua madre avevano poc'anzi cenato, quando si presenta loro alla porta un giovinetto sui quindici anni tutto bagnato da capo a piedi, che domandava pane e ricovero. Era stato a loro indirizzato da qualche persona conoscente dell' Oratorio, o meglio dalla Provvidenza di Dio , che in quella sera appunto voleva dare stabile incominciamento all' Ospizio di S. Francesco di Sales.

La buona mamma Margherita lo accolse amorevolmente in cucina, lo avvicinò al fuoco, e, dopo averlo riscaldato ed asciugato, gli porse minestra e pane.

Ristorato che fu, Don Bosco lo interrogò d'onde venisse, se aveva parenti, e che mestiere esercitasse. Egli rispose : - Io sono un povero orfano, venuto poc'anzi da Valsesia per cercarmi lavoro, e fo il muratore. Aveva con me tre lire, ma le ho spese prima di guadagnarne altre ; adesso non ho più niente, e sono più di nessuno.

- Sei già promosso alla Comunione ?

- Non sono ancora promosso.

- Hai già ricevuta la Cresima ?

- Non ancora.

- E a confessarti sei già stato?

- Sì, qualche volta, quando viveva ancora la mia cara madre.

- E adesso dove vuoi andare ?

- Non so : dimando per carità di poter passare la notte in qualche angolo di questa casa.

Ciò detto , egli si mise a piangere. A questa vista la pia Margherita , che aveva un cuore di tenera madre, pianse ancor essa. D. Bosco n'era estremamente commosso. Dopo alcuni istanti egli riprese a dire

- Se sapessi che tu non sei un ladro, cercherei di aggiustarti in questa casa; ma altri mi portarono via una parte delle coperte, e temo che tu mi porti via il resto.

- No, signore : stia tranquillo ; io sono povero, ma non ho mai rubato niente.

- Se vuoi , domandò a D. Bosco sua madre, io lo accomoderò per questa notte, e domani Iddio provvederà.

- Dove volete metterlo ?

- Qui in cucina.

- Vi porterà via le pentole.

- Procurerò che ciò non succeda.

- Fate pure, ch'io sono contentissimo.

Allora la madre ed il figlio uscirono fuori, e aiutati dall'orfanello raccolsero alcune teste di mattoni, fecero con essi quattro pilastrini in mezzo alla cucina , vi adagiarono due o tre assi , e vi sovrapposero un pagliericcio con due lenzuola ed una coperta.

Questo fu il primo letto ed il primo dormitorio del Salesiano Ospizio , che contiene oggidì circa mille ricoverati, diviso in quaranta e più cameroni ! Chi non ravvisa in questo fatto la mano di Dio ?

Preparato il letto , la pietosa donna fece al garzoncello un sermoncino sulla necessità del lavoro, della fedeltà e della Religione. Ella, senza punto avvedersi, diede così l'origine ad una pratica, che si mantiene tuttora nell' Oratorio , che anzi venne introdotta in tutte le case da Esso dipendenti ; di volgere cioé alcune cordiali parole ai giovinetti alla sera prima del riposo ; pratica feconda di ottimi risultati.

Infine lo invitò a recitare le preghiere. - Non le so più, rispose. - Le reciterai con noi, soggiunse la buona madre; - e postisi in ginocchio gliele fecero ripetere parola per parola. Auguratogli la buona notte , Don Bosco e sua madre uscirono di colà per portarsi a riposo ; ma questa, per assicurare le sue pentole, ebbe la precauzione di chiudere a chiave la cucina, e più non aprirla che al mattino. Ma il giovinetto non era punto un furfantello come gli altri ; anzi per la sua condotta egli era ben degno di servire di prima pietra fondamentale ad un Istituto , tutto affatto provvidenziale.

Al domani D. Bosco gli cercò un posto ove lavorare. Il fortunato ragazzo continuò a portarsi per mangiare e dormire all' Oratorio sin verso l'inverno, quando cessando il lavoro ritornò in sua patria. D'allora in poi non se ne ebbe più notizia alcuna, e si ha ragione di credere che egli sia morto poco dopo. A noi duole di aver dimenticato persino il suo nome. Ma forse così ha disposto il Signore , perché viemeglio spiccasse il suo intervento in un'Opera ormai cotanto grandiosa, la quale ebbe sì umile ed oscuro principio.

Dopo questo primo ricoverato, un secondo se ne aggiunse poco di poi ; ed ecco in quale occasione. Sul principio di giugno di quell'anno stesso, un giorno verso il cader del sole D. Bosco dalla chiesa di S. Francesco d' Assisi si recava verso l' Oratorio. Giunto sui viali di Corso S. Massimo, appellato ora Corso Regina Margherita, vide un povero ragazzo in sui dodici anni, che appoggiato il capo ad un olmo piangeva dirottamente. L' amico della gioventù gli si avvicina. - E che hai, figliuolo mio? gli domandò; perchè piangi ? - Piango , rispose il poverino tra i singhiozzi e a stento, piango perché sono abbandonato da tutti. Mio padre morì prima ch' io potessi conoscerlo mia madre , che mi prodigò tante cure , la mia povera madre, che mi voleva tanto bene, é morta ieri, e l'hanno portata poc' anzi a seppellire. - Ciò detto si pose a lagrimare più dirottamente ancora da muovere a compassione.

- La notte scorsa dove hai dormito?

- Ho ancora dormito nella casa d'affitto ; ma oggi il padrone a motivo della pigione non pagata, si appropriò le poche masserizie che vi erano, e appena trasportato il cadavere di mia madre chiuse la camera, e io son rimasto orfano e privo di tutto.

- Adesso che cosa vuoi fare e dove vuoi andare ?

- Io non so che fare né dove andare. Sento bisogno di ristoro per non morir di fame ; ho bisogno di ricovero per non cadere nel disonore.

- Vuoi venire con me? Io farò di tutto per aiutarti.

- Sì che vado, ma Lei chi é ?

- Chi io sia il conoscerai dappoi ; per ora ti basti il sapere che io voglio farti da fedele amico. Ciò detto, invitò il fanciullo a seguirlo, e poco dopo consegnavalo nelle mani di sua madre Margherita dicendole: Ecco un secondo figlio che Dio ci manda : abbiatene cura , e preparate un altro letto.

Essendo di una famiglia civile il giovinetto fu posto in qualità di commesso in un negozio di Torino. Col suo ingegno svegliato, colla sua fedeltà a tutto prova, egli sui 20 anni era già riuscito a crearsi in società una posizione onorata e lucrosa. Ei vive tuttora buon padre di famiglia, buon cittadino, buon cattolico, affezionato sempre al luogo ed all'uomo che lo ha raccolto,, istruito, educato. Tempo fa insieme coi figli egli fece visita a D. Bosco , gli aperse il cuore come fanciullo, gli narrò le sue vicende , e se ne partì pieno sempre di riconoscenza e di amore. Per degni riguardi noi tacciamo per ora il nome di questa seconda pietra dell'Istituto di S. Francesco di Sales, fiduciosi di poterlo manifestare un giorno, che non crediamo lontano.

Dopo questi due , più altri se ne aggiunsero ; ma di quell'anno per difetto di locale Don Bosco si limitò al numero di sette, che per la loro buona condotta furono pel suo cuore altrettante allegrezze e gioie, che lo incoraggiarono a proseguire l'ardimentosa impresa.

(1) La pinta era una misura piemontese, che conteneva poco più d'un litro

I Santi dei protestanti.

Visto ormai che non possono starsi senza Santi da invocare, i Protestanti sono in via di fabbricarsene una caterva a loro immagine e somiglianza. Già ne hanno scoperto uno, che può servire di capo, e n' ha merito certo Dide. ministro evangelico, che in un discorso da lui recitato in Parigi in un teatro, dopo aver fatto l'apologia di Voltaire, concluse dicendo : « Amico Voltaire, ci aiuta! ci proteggi ! Protégez-nous!» A scegliere Voltaire a capo dei santi del protestantesimo, quella gioia di ministro evangelico é stato indotto dal ravvisare in lui e nelle sue opere, non solamente l'avversario dei Preti, ma sopratutto il precursore che animò Danton, Desmoulins, e tutti i più grandi rivoluzionari, ossia carnefici dell'umanità. Miracoli dello spirito privato !

LA PATAGONIA e le Terre australi del Continente americano.

CAPO I. Descrizione fisica del paese.

Ad austro della repubblica Argentina e del Chilì giacciono quasi incognite le Pampas, la Patagonia e la Terra del Fuoco. Queste vastissime regioni dell'America del Sud costituiscono il terreno più australe che vi sia sul globo. Poste all' estremità del Nuovo Mondo e sotto un clima inospitale esse non sono esplorate che in piccolissima parte. Si slanciarono è vero i navigatori nello stretto di Magellano e nelle acque del capo Horn per arricchire di nuove osservazioni la scienza nautica su quei paraggi così pericolosi ; varii Missionarii cercarono bensì di inoltrarsi in quelle terre per evangelizzarle; ma non riuscirono se non leggerissimamente ad esaminare l'interiore del paese, a conoscere il carattere e le attitudini degli indigeni, ed a studiare la natura del suolo ed i suoi prodotti. Finora i geografi furono costretti a lasciare in bianco sulle loro carte anche le più particolareggiate tratti vastissimi di quelle contrade. I Missionarii poi non poterono finora riuscire a convertirne gli abitanti ; anzi la maggior parte di essi dovette soccombere alla barbarie dei selvaggi, e varii furono ben anche mangiati da quei cannibali.

La parte più settentrionale di queste terre col nome di Pampas attornia in gran parte la repubblica Argentina, mentre la parte meridionale col nome di Patagonia, propriamente detta, si slancia nel mare del Sud, costituendo una penisola in qualche modo triangolare, rotta in più luoghi dal mare medesimo, che vi forma porti , golfi e seni in gran numero, e tra essi penisolette, punte e promontorii.

Le isole poi sono sparse qua e là, e specialmente verso il mezzodì ve ne sono molte e grandi. Esse prendono il nome di Terra del Fuoco, vuoi a cagione dei tanti vulcani, che in esse si trovano, vuoi perché nel momento in cui si scopersero gli Spagnuoli videro molti fuochi accesi qua e là, essendo l'ora in cui quei miseri abitanti facevano arrostire un po' di carne per loro sostentamento. Si chiamano anche terre Magellaniche , perché scoperte per la prima volta dal celebre viaggiatore Magellano, come diremo in seguito.

La Patagonia ha per confini al Settentrione il Rio Negro, la Repubblica Argentina ed il Chili; al mezzogiorno lo stretto di Magellano; le Cordigliere del Chilì e il Grande Oceano ad occidente , l'Atlantico all 'oriente. Le tribù dei Patagoni verso Nord-Ovest cominciano al grado 35° e si estendono fino ai gradi 57° di latitudine meridionale, occupando una regione lunga 2,200 chilometri e larga 840.

La Patagonia comprende due ben diverse regioni; una montagnosa nella parte occidentale, l'altra piana nella parte orientale. La regione delle montagne occupa lo contrade che estendonsi lungo le sponde del mar Pacifico e la parto occidentale dello stretto di Magellano. Essa è ingombrata di monti e di colli, formata di roccie primitive, bagnata da fiumi in gran quantità sebbene piccoli, e coperta di boschi. Va soggetta a quasi continue pioggie, ed il caldo maggiore dell'estate non é che dai tre ai sette gradi circa. Le pianure occupano la parte orientale dello stretto di Magellano e le spiaggie dell'Atlantico. Questa parte fu denominata dagli Spagnuoli Costa Deserta o Comarca Desierta. Essa é, generalmente parlando, bassa, piana, arenosa, povera d'acque e priva d'alberi. Gode di un'aria asciutta e serena; e il calore dell'estate é dai 5 ai 9 gradi. Tutti gli autori s'accordano anche nel riconoscere che verso il settentrione della Patagonia il suolo è più ricco e più fertile che nelle regioni meridionali. A settentrione lo sguardo per lo meno qualche poco si riposa su ridenti oasi, e qualche volta anche su piante fruttifere d'Europa trasportate dai primitivi coloni Spagnuoli, le quali si confondono con salici ed altre piante indigene. Si resta dolcemente sorpresi di trovar sulle rive del Rio Negro le ficaie, i ciliegi, i pomi in tutto il lusso d'una vegetazione vigorosa. Fuori di questi paesi, i quali confinano colla Repubblica Argentina, l'aspetto del resto della Patagonia é essenzialmente monotono. Grandi pianure, dove non si scorgono che rari cespugli bruciati dalla siccità ; qua e là qualche monticello che alza la sua testa in mezzo a lande estesissime. Tale é il tristo panorama, che si presenta agli occhi dell'esploratore per grande spazio di territorio Patagone.

Le pianure di questi paesi sono cosperse di conchiglie d'acqua dolce e marina, ed anche di una quantità sterminata di sale, per cui varii laghi hanno l'acqua salata come quella del mare. Questa disposizione del suolo ed altre recenti scoperte fanno credere che la Patagonia fu già coperta dal mare.

Le coste della Patagonia sono estremamente frastagliate, soprattutto quelle a ponente sul Grande Oceano; nel quale trovansi molti promontorii e labirinti di scogli e di isole, tra le quali varie considerevoli per ampiezza. Lo coste orientali presentano due grandi golfi , e molti piccoli ; i due grandi sono quelli di S. Matteo al Nord,, e più basso al Sud quello di S. Giorgio, formando in mezzo la bella penisola di S. Giuseppe.

La Patagonia é attraversata dalla catena di montagne che percorre tutto il Nuovo Mondo da mezzodì a settentrione, seguendo a maggior o minor distanza la costa del Grande Oceano. Porta essa il nome di Sierra Nevada de las Andes, perché vi si nostra tutto l'anno coperta di nevi, ed in alcuni luoghi supera l'altezza ordinaria delle nostre Alpi. Tra questi monti vi sono anche varii vulcani. Nella Terra del Fuoco ve ne sono agglomerati in numero straordinario e sono attivissimi.

Molti fiumi scaturiscono sul fianco orientale delle Ande e gettansi nell'Atlantico ; ma il principale é il Rio Negro, che nasce fra i paralleli 35° e 30° di latitudine meridionale, e gittasi nell'Atlantico ai gradi 41°. Su questo fiume venne fondata la piccola città di Carmen o Patagones circondata da selvaggi, i quali vengono a vendere le loro derrate cangiandole con altre a loro necessarie. Quivi da qualche mese è stabilita una casa Salesiana ed una chiesa, e vi si amministrò già il battesimo a più centinaia di selvaggi. - Pel clima la Patagonia può chiamarsi la Scandinavia dell' America, perché è freddissima, ha venti impetuosi ed improvvisi cambiamenti di temperatura. Nella parte meridionale, per metà dell'anno la terra é coperta di novi. Dirottissime pioggie cadono in certe stagioni , specialmente sui monti, mentre secco e sereno é nelle altre parti. Humboldt spiega nel modo seguente la rigidità del clima del mezzodì d'America : « La poca larghezza del continente, il suo prolungarsi verso il polo, l'Oceano glaciale, la cui superficie non è interrotta ed è dominata da venti periodici, i quali soffiano dal polo verso l'Equatore correnti d'acqua freddissima e ghiacciata, che si spingono verso lo stretto di Magellano fino al Perù; numerose catene di montagne, le cui sommità ricoperte di neve elevansi al di sopra delle regioni delle nuvole ; i deserti non affatto arenosi e per conseguenza meno atti ad inaridirsi pel caldo; foreste impenetrabili che coprono le pianure equatoriali, ripiene di fiumi; tutte queste cause producono nelle parti basse dell'America un clima assai meno caldo, a proporzione di latitudine, che quello dell'antico continente. »

EFFETTO di un buon Riflesso.

Troviamo nella Settimana Religiosa, ottimo periodico di Milano, il seguente racconto, già alquanto antico, ma pur sempre bello ed istruttivo.

Troppo di frequente accade che l' uomo agisca dimentico affatto d'un avvenire che l'attende, mentre il riflettervi e pensarvi alquanto servirebbe a regolare la sua condotta, ad arrestarlo sulla china del vizio, e, se già caduto, a ricondurlo sul sentiero dell'onore e del dovere.

Il fatto seguente ce ne porge splendida prova.

Era l'anno 1837. Dite giovani sottotenenti, esciti appena dal Collegio di San Ciro, visitavano i monumenti e le curiosità di Parigi , quando entrati nella Chiesa dell'Assunzione presso le Tuileries stettero ad ammirare i quadri, le pitture e i lavori artistici di cui va ricca sì bella rotonda. Quanto a pregare non vi pensavano punto.

Ad un tratto l'un d'essi scorge un giovane prete che inginocchiato presso un confessionale adorava il SS. Sacramento.

- Guarda quel curato, diss'egli al compagno, par quasi che aspetti alcuno.

- Aspetta te , probabilmente , ribatté l'altro ridendo.

- Me ? per che fare?

- Chi lo sa ? forse per confessarti.

- Per confessarmi ! Ebbene vuoi scommettere che ci vado?

- Tu ? a confessarti ? Baie ! e si pose a ridere, alzando le spalle.

- Che ci scommetti ? riprese il giovine ufficiale con piglio beffardo e risoluto.

- Scommettiamo un buon pranzo e una bottiglia di Champagne.

- Vada pel pranzo e pel Champagne : io ti sfido d'andarti a rimpiattare in quella scatola.

Appena dette queste parole , il compagno dirigesi al giovane prete, sussurrandogli una parola all'orecchio : questi si alza ed entra nel confessionale, mentre il penitente improvvisato getta sull'altro uno sguardo di conquista, e s'inginocchia.

- E da sfrontato, mormorò il sottotenente rimasto, e sedette a vedere quanto stava per succedere : attese cinque minuti, dieci... un quarto d'ora.

- Ma che diavolo fa ? si domandava con curiosità impaziente. Cosa gli avrà detto in tutto questo tempo?

Infine il sacerdote uscì dal confessionale con volto grave ed animato , salutò il giovane militare ed entrò nella sacristia : l'ufficiale s'alzò tutto rosso, lisciandosi i baffi con aria confusa ed impacciata, e fece segno all'amico d'uscir insieme dalla chiesa.

- Ma dimmi che t'é accaduto ? gli disse questi. Sai che sei rimasto quasi venti minuti con quell'abatino ? Parola d'onore, vi fu un' istante in cui credetti che ti confessavi davvero. Ad ogni modo hai guadagnata la tua scommessa. Vieni per questa sera.

- No, rispose l'altro con malumore, stassera no, un'altro giorno : ho fretta e ti lascio. Strinse la mano all'amico e s'allontanò prestamente con volto crucciato.

Che era avvenuto fra il sottotenente ed il confessore ? Questi, aperto appena lo sportellino, s'accorse che trattavasi d'una burla, giacché il giovine aveva spìnto l'impertinenza fino a rispondere:

- La religione, la confessione ! me ne rido !

Il sacerdote era uomo di spirito.

- Mio caro signore, diss'egli interrompendolo con dolcezza. Comprendo che ella intende celiare. Lasciam dunque da parte la confessione, e, se vuole, discorriamo un tantino. I militari mi sono carissimi, e per dippiù ella m' ha l'aria d' un giovine buono ed amabile. Mi dica, qual'é il suo grado?

L' ufficiale frattanto comprendeva d' aver fatto una sciocchezza, e felice di trovar mezzo di trarsi d'impaccio , rispose urbanamente.

- Non sono che sottotenente. Esco da S. Ciro.

- E rimarrà molto tempo sottotenente?

- Non saprei... due, tre e fors'anche quattr' anni.

- E poi ?

- Passerò luogotenente.

- E poi?

- Passerò capitano.

- Capitano? e a che età potrà esserlo ?

- Se la fortuna m' è propizia , potrò essere capitano a vent'otto o ventinove anni.

- E dopo?

- Dopo é difficile l' avanzamento : si sta per lunga pezza capitano : si passa in seguito capo di battaglione, poi tenente colonello, e quindi colonnello.

- Bene, eccolo colonnello a quaranta o quarantadue anni. E dopo ciò ?

- Dopo, diverrò generale di brigata, e dopo ancora generale di divisione.

- E in seguito?

- In seguito non rimane che il bastone da Maresciallo : ma le mie pretese non mirano tant'alto. 

- Sia pure : ma non intende di ammogliarsi ?

- Oh certo : quando sarò ufficiale superiore.

- Ebbene, eccolo maritato, ufficiale superiore, generale di divisione, chissà? fors'anco Maresciallo di Francia, e dopo, o signore ? aggiunse il prete autorevolmente.

- Dopo... dopo... disse l' ufficiale impacciato in fede mia, non so che avverrà dopo.

- Veda quanto é singolare, rispose di rimando il sacerdote sempre piú gravemente. Ella sa tutto ciò che potrà avvenire fin allora, e non sa che accadrà in seguito. Ebbene io lo so e voglio dirglielo : dopo ella morrà: e appena morto comparirà davanti a Dio per essere giudicato, e, se continuerà a vivere a questo modo, sarà dannato ed andrà a bruciare eternamente nell' inferno. Ecco che cosa succederà poi!

E siccome il giovane, stordito e infastidito di simil fine, voleva schermirsi ed andarsene

- Un momento, signore, disse il sacerdote, ho ancora una parola a dirle : ella é uomo d' onore nevvero ? io pure lo sono : ella s'é reso colpevole di gravissima mancanza a mio riguardo, e mi deve una riparazione. Gliela chieggo e l'esigo; d'altra parte essa sarà semplicissima. Lei mi darà la sua parola d' onore , che per otto giorni , ogni sera , prima di coricarsi, si porrà in ginocchio dicendo ad alta voce : Verrà giorno in cui morrò , ma io me ne rido; dopo morte sarò giudicato , ma me ne rido; dopo giudicato sarò dannato, ma pur me ne rido. Ecco tutto. Mi darà parola di non mancarvi , nevvero ?

Sempre più stizzito , e volendo ad ogni costo uscire dal mal passo il sottotenente aveva promesso, ed il buon sacerdote l'aveva congedato con dolcezza dicendogli

- Non è d'uopo ch'io aggiunga che le perdono di tutto cuore, amico carissimo. E se venisse giorno in cui avesse bisogno del mio ministero mi troverà sempre a questo posto. Ma , le raccomando, non dimentichi la parola data.

A questo punto s'eran lasciati come abbiamo visto.

L'ufficiale pranzò solo : era visibile il suo turbamento. Alla sera, coricandosi, esitò un istante, ma la parola era data ed eseguì l' ammenda : - Morrò, sarò giudicato: forse andrò all'inferno. Non ebbe il coraggio d'aggiungere: Me ne rido.

Passarono alquanti giorni. La sua penitenza gli ritornava sempre alla mente e gli risuonava agli orecchi. In fondo in fondo, come il novantanove su cento de' giovani, egli era più stordito che cattivo. L'ottava non era interamente trascorsa, ch'egli ritornava, solo questa volta, nella Chiesa dell'Assunzione, si confessava davvero, partiva quindi dal tribunale di penitenza col volto innondato dalle lagrime, e la gioia nel cuore. Divenne e si conservò dipoi degno e fervente cristiano.

BIBLIOGRAFIA

Vita di Santa Catterina da Siena raccontata al popolo dal Sacerdote Giovanni Battista Francesia.

Alla fine dell'andante mese occorre il V centenario dalla morte di una Santa, la quale colle sue virtù sovrumane, col suo zelo apostolico, colla sua dottrina celeste fu l' onore della Toscana, che le diede i natali , la gloria d'Italia, che ne godette gli alti benefizi, il vanto dell'Ordine Domenicano e della Chiesa cattolica, che l'ha educata, e che l'ebbe sempre figlia ossequentissima: vogliam dire Santa Catterina da Siena, nata in questa città il 25 marzo 1347 , o morta in Roma il 29 aprile 1380.

Dappertutto è un moto, un fervore, uno slancio a celebrare degnamente questo fausto avvenimento. La Direzione delle Letture Cattoliche volle ancor essa concorrere a questa centenaria solennità. A tal fine diede alla luce in un fascicolo di circa 200 pagine la vita dell'inclita sposa di Gesù, scritta dal Sac. D. Giovanni Battista Francesia, Dottore in Lettere, ed attuale Direttore del Collegio Valsalice di Torino.

Quanti hanno già letto il prezioso fascicolo ne portarono impressioni consolantissime. La Santa ti viene rappresentata in tutte le sue fattezze celestiali, così che, dopo averne percorsa la vita, tu resti preso ed innamorato di tanto virtuosa creatura; te la prendi a modello e a protettrice.

Nei teneri suoi anni pia ed obbediente, modello delle fanciulle ; negli anni giovanili ritirata, laboriosa, candida come un giglio, esempio alle giovinette cristiane, non solo a quelle che vivono in mezzo al mondo, ma alle fortunate abitatrici dei sacri recinti. Crescendo in età , cresce in amor di Dio e del prossimo. Quindi in tempo di peste tu la trovi negli ospedali e nelle case private a fianco dei malati e dei moribondi più abbandonati. Ardente della salute delle anime e della conversione dei peccatori Ella scrive dolcissime parole ai prigionieri ; assiste ai condannati e li accompagna fino al patibolo per confortarli e consegnarne l'anima nelle mani di Dio. Che più? Il suo zelo e la sua parola si fanno così efficaci nel convertire i popoli, che Papa Gregorio XI la delega Missionaria nel contado di Siena ; ed Ella compie questo uffizio con tanto frutto, che i molti Sacerdoti che l'accompagnano non sono sufficienti a confessare tutti coloro, che ne fanno richiesta.

Né qui si contenne la fiamma del suo zelo; ché vedendo città italiane straziate da lotte intestine, Ella fiduciosa nel suo sposo Gesù, Principe della pace, fassi paciera tra le parti, e riesce a spegnere inveterati rancori ed odii. Ad allontanare poscia viemeglio la causa di tanti mali che desolavano l'Italia, Ella consiglia una Crociata contro i Turchi in Oriente e per liberare dalle loro mani i Luoghi santi, e per divertire e volgere altrove gli spiriti bellicosi degli Italiani, che si guerreggiavano tra loro. A tale scopo questa gran Donna, questa giovane Eroina si porta a Pisa per radunare uomini al gran passaggio ; scrive lettere le pili affettuose ed infuocate alla Regina Giovanna di Napoli, spronandola alla grande impresa ; e con altro scritto rampogna acremente Bernabò Visconti di Milano, che invece di unirsi ai Crociati dava briga alla Chiesa. In fine tu la vedi intraprendere animosa il viaggio di Avignone, dove da circa 70 anni sedeva il Papa; prostrarsi ai piedi di Gregorio XI, e coi lumi coi quali Iddio la illustrava dall'alto, colle parole efficaci che lo Spirito Santo le metteva sul labbro, eccitarlo a ritornare a Roma, ed ottenerlo. Ma questi non sono che abbozzi; é duopo leggere il libro intiero per avere una qualche idea dei meriti di sì gran Santa.

La lettura di questa vita é pur molto acconcia ai tempi che corrono, per isfolgorare il falso pregiudizio che la pietà e la divozione, la frequenza alla Chiesa e ai Sacramenti snervi lo spirito, impicciolisca il cuore. La Vergine Senese era pure una divota, eppure quale spirito più forte, quale cuore più grande del suo ? quale persona più utile a' suoi simili ? qual personaggio più benemerito della patria e dell' Italia?

L'aureo libretto si vende dalla Libreria Salesiana in Torino a Cent. 40 alla copia.

II Cattolico in mezzo al mondo. Pensieri di Angelo Vitelleschi.

Ci venne testé in mano questo opuscolo, e lettone i primi capi, dallo stile fiorito ed elegante, e sopratutto dal soggetto, che vi si tratta, ne fummo così innamorati, che malgrado le molte occupazioni che ci assediano abbiamo dovuto finirne la lettura per assaporarne per intiero l'utile e il dolce. Siamo quindi in grado di assicurare che é un' operetta assai utile ed acconcia pei tempi nostri, nei quali molti Cattolici che pur si dicono e vogliono essere tali, imbevuti dei falsi principii e massime del mondo , oggidì più specialmente in voga, corrono pericolo di non conservare di Cattolico che il puro nome. A premunirli da sì grave danne il ch. autore, che é un

Patrizio romano , ragguardevole e per nobiltà di sangue e per alti sensi di religione, vi tratta argomenti palpitanti di attualità, o, per meglio dire, argomenti di pratica quotidiana. Egli vi discorre quindi dello Spirito Cattolico , della Educazione , del Salone, vale a dire delle conversazioni, della Lettura, del Duello, della Politica, e svolge i suoi pensieri con una maestria ammirabile.

Noi andiamo perciò convinti di fare un' opera buona col caldeggiare la diffusione di questo prezioso opuscolo, e vorremmo che ogni famiglia non solo nobile, ma per poco signorile e benestante se lo provvedesse. Si vende in Roma alla Tipografia di Propaganda presso il C°. Melandri al prezzo di L. 1.

Cantici di Sion.

E questo il titolo di un prezioso volumetto uscito testé alla luce -coi tipi della stamperia Reale di Torino. In esso il ch. ed esperto autore,il Teologo Guido Teresio Massi, raccolse quattordici salmi da lui in vol gar poesia tradotti con singolar maestria di verso, bellezza di lingua, e quel che più importa in tali generi di scritti , con buona perizia delle Lettere Sacre. E poiché l' erudito autore nel raccogliere detti salmi ebbe in mira, come egli stesso si esprime nella dedica che ne fa alla Santità di Papa Leone XIII, quelli che più riguardassero le presenti condizioni della Chiesa, così feceli seguire dal gloriosissimo e sublimissimo cantico di Abacuc, il quale leggendo non é a dire quanto si illumini la mente d'ogni fedel cristiano, quanto se ne conforti il cuore. Da parte nostra raccomandiamo ai lettori, che si dilettano di sacra poesia, il volumetto che annunziamo, e intanto facciamo voti che piaccia all'autore di farci dono di altri simili lavori, e di consolarne coloro, che sono desiderosi di contemplare nella nostra poetica favella i sublimi misteri che io Spirito Santo rivelava tremila anni or sono al cantor di Sionne.

L'autore, nell'intento di giovare in ispeciai modo a Seminari, Monasteri, Collegi ed altre simiglianti Comunità , dichiara che chiunque acquisterà non meno di quindici copie in una volta dell' opera suddetta , le avrà al prezzo di L. 1,20 ciascuna franche di porto. Tali domande però, accompagnate dalla somma corrispondente (in vaglia postale od in biglietti di banca con lettera raccomandata) dovranno essere dirette all' autore medesimo, Sac. Guido TERESio MASSI, Santuario della Consolata,

Torino.

NOTIZIE DA ROMA.

Nel momento di mettere il periodico in maochina riceviamo da Roma la lettera seguente, che scrive il segretario di D. Bosco.

Roma, 6 Aprile, 1880.

CARISSIMO D. BONETTI,

Jeri 5 Aprile, festa in Roma della SS. Annunziata, fu un giorno pieno di consolazione e di gaudio. Al mattino appena levati ci giunse dal Vaticano il biglietto della tanto sospirata udienza privata del Santo Padre, che la fissava alla sera intorno alle ore sette ; e nel giorno stesso aveva luogo la Conferenza dei Cooperatori Salesiani.

Questa fu splendida, numerosa ed imponente. Vi intervennero tre Cardinali; il Cardinal Nina come protettore ; il Card. Alimonda pel discorso ; ed il Card. Sbarretti come uditore. Non parlo di tanti altri personaggi distinti che v'erano presenti, perché D. Dalmazzo sta redigendo una relazione minuta da mandarle.

Come era annunziato nel Programma d'invito, D. Bosco fece la sua relazione od esposizione sommaria e semplice delle opere Salesiane. Poscia il Card. Alimonda tenne un discorso sì bello, tenero e commovente, da strappare le lagrime ai presenti. Nel timore di guastarlo non gliene dico nulla per adesso. D. Dalmazzo ebbe agio di scriverlo quasi ad litteram. In fine il Card. Nina diede la Benedizione col SS. Sacramento; e così si chiuse la pia funzione, lasciando nell'animo de'nostri Cooperatori di Roma le più soavi impressioni.

Finita la Conferenza, D. Bosco, D. Dalmazzo ed io, presa la mantelletta, ci portammo al Vaticano. D. Bosco stette in lunga udienza col Santo Padre, e fu assai consolato per le bellissime parole di conforto e d' incoraggiamento , che dissegli il Vicario di Gesù Cristo. Dopo fu introdotto anche D. Dalmazzo ed il povero scrivente, il quale portava a benedire alcune medaglie salvate dall'incendio della sua valigia , mentre Don Bosco si trovava in Napoli (1). Il Santo Padre ebbe per D. Bosco e per la Congregazione Salosiana parole ed espressioni così paterne e consolanti, da far dimenticare ogni passato infortunio. Io però soffersi tanto nei passati giorni, che mi trovo ancora in uno stato di grande abbattimento. Il demonio invidioso e maligno tentò di farci del male ; ma Dio non ci abbandonò.

In fretta, ma con molto affetto mi professo

Tutto suo in G. C.

Sac. BeRTO GIOACHINO.

(1) L'ultimo giorno di marzo, nell'assenza di D. Bosco e del suo segretario da Roma, si appiccò il fuoco nella sua camera, e tra le altre cose bruciò la valigia, parte del letto con altri oggetti preziosi. Si deve attribuire ad una grazia speciale, se l'incendio non mandò in cenere tutta la casa

IL SUCCESSORE DI MONSIG. GALLETTI.

Il Santo Padre ha eletto a successore del compianto Mons. Galletti il Rev." padre Lorenzo Pampirio, provinciale dei Domenicani di Torino, uomo eloquente, di grande dottrina, pietà e zelo. Noi andiamo lieti di questa nomina, perché fatta dall'alta sapienza di Leone XIII, che conosce gli uomini appieno, e perché il padre Pampirio fu sempre benevolissimo all'Oratorio di S. Francesco di Sales, ed é un nostro zelante Cooperatore.

AVVISO PEI NUOVI COOPERATORI.

In questi ultimi mesi si sono aggiunti alla nostra Pia Unione molti nuovi Cooperatori e Cooperatrici, i quali riceveranno per ora il Bollettino coll'indirizzo scritto a mano.

Se mai taluni di loro vedessero sbagliato il proprio nome, o il paese di destìnazione, noi li pregheremmo a volercelo tosto significare mandandocelo corretto, affinché nella stampa delle fascette, che si farà tra poco, non succedano rincrescevoli errori, che non si potranno più emendare senza grave spesa e lavoro.

Fin dall'anno passato noi abbiamo preso a pubblicare la Storia dell'Oratorio di San Francesco di Sales. Se i nuovi Cooperatori e Cooperatrici ne desiderassero il principio, non hanno che da farcelo sapere, e questa Direzione invierebbe loro la collezione dei Bollettini dell'anno scorso, la quale ne contiene i dodici primi capi. La spesa sarebbe di Lire 3. La stessa cosa si dica dei numeri arretrati del 1878.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Aprile.

4. S. Isidoro Vescovo, Dottore della Chiesa. 18. Patrocinio di S. Giuseppe, Sposo di Maria. 24. S. Fedele da Simmaringa. 28. S. Paolo della Croce.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARl GIUSEPPE gerente respons.

Tip. di San Vincenzo de'Paoli, Sampierdarena 1880.