BS 1930s|1932|Bollettino Salesiano Giugno 1932

Anno LVI.   1° GIUGNO 1932 (X)   Numero 6.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SAc. PIETRO RICALDONE

eletto Rettor Maggiore della Società Salesiana dal Capitolo Generale nell'adunanza del 17 maggio 1932.

Al novello Successore di Don Bosco il "Bollettino Salesiano" porge anche a nome dei Cooperatori e delle Cooperatrici le più vive felicitazioni coll'augurio di lunghi anni di fecondo apostolato.

Cinquanta chiese Salesiane dedicate al Sacro Cuore di Gesù

L'E.mo Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia, nel discorso detto nel solenne pontificale della Beatificazione di D. Bosco in S. Marco, poneva tra l'altro in rilievo molto opportunamente come nel sistema educativo del Beato il giovane fosse messo in frequente contatto con la Divinità, secreto divinamente potente per formare il cuore giovanile secondo il S. Cuore di Gesù.

Tutta la vita del Beato fu un continuo palpito serafico per l' Eucaristia, vivendo egli e facendo vivere gli altri di Gesù.

Ed ecco spiegato come la Divina Provvidenza gli facesse dare da Papa Leone XIII l'alta missione di erigere in Roma il gran tempio votivo internazionale del S. Cuore di Gesù sull'Esquilino, splendida opera che il Beato stesso potè condurre a termine felicemente e prodigiosamente, completata due anni or sono con la monumentale statua del S. Cuore sovrapposta sul campanile.

Nel 1886, recatosi il Beato a Barcellona, riceveva in dono da distinti signori una proprietà sulla cima del colle Tibidabo, che si erge superbo a occidente della città, per l'erezione di un tempio in onore del S. Cuore di Gesù. Intimamente commosso, il Beato rispose ai donatori: «Sono confuso della vostra offerta. Partendo da Torino per venire qua, pensavo tra me: - Ora la Chiesa del Sacro Cuore a Roma è pressochè terminata; bisogna che studi qualche altro mezzo per onorare il S. Cuore e propagare questa divozione salutare. - E una voce interna mi rendeva tranquillo, pensando che qui avrei potuto soddisfare al mio voto; era una voce che mi ripeteva: Tibi dabo. - Interrotto dal pianto suo e degli astanti, il Beato continuò: - Sì, o signori, voi siete lo strumento della Divina Provvidenza; sorgerà su questo monte un maestoso santuario dedicato al S. Cuore di Gesù, a gloria di Lui e a salute di tante anime ».

Ciò che il Beato predisse, ora si va ultimando. Di quel maestoso tempio già è da più anni aperta la ricchissima cripta, capace di oltre 2000 fedeli, con accanto un istituto salesiano per officiarla: il resto pure verrà.

Con questi due meravigliosi inizi la Società Salesiana, erede della divozione del Beato Don Bosco, seguitò di anno in anno a costruire altri templi e santuari (oggi sono oltre 5o) (1) in onore del Sacro Cuore, alcuni dei quali, grandiosamente splendidi, sono in varie parti della cristianità centri di efficace propaganda per la diffusione di questa divozione, tanto cara a S. Francesco di Sales, nostro Patrono, e al Beato Don Bosco.

Perseverando nello spirito del B. Fondatore, i nostri ottimi Cooperatori abbiano cara la divozione al Sacro Cuore e cooperino con tutte le loro forze a diffonderla; ciò che si dà al Cuore divino, ritorna a noi centuplicato dalla sua infinita generosità, secondo la promessa che Egli fece a Santa Margherita.

(1) SANTUARI E TEMPLI VOTIVI SALESIANI DEDICATI AL SACRO CUORE DI GESÙ. - In Italia: 1. In Roma il Santuario-Basilica del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio sull'Esquilino, alla costruzione del quale molto si adoperò ancora il Beato Don Bosco, e a cui convergono come filiali 51 altri tra Santuari e Templi votivi Salesiani dedicati al Sacro Cuore. Eccone l'elenco:

2. In S. Gregorio di Catania; 3. Napoli-Vomero; 4. Trino; 5. Vercelli; 6. Casale Monferrato ; 7. Catania- Barriera ; 8. Torino-Valdocco Chiesa Succursale; 9. Torino-Valsalice; 10. Livorno. - In Inghilterra: 11. Londra. - Austria: 12. Vienna. - Jugoslavia: 13. Radna. - Polonia: 14. Varsavia; 15. Klacza Dolna; 16. Vilna. - Baviera 17. Ensdorf. - Belgio: 18. Antoing. - Spagna: 19. Ronda; 20. Vigo; 21. Carabanchel Alto; 22. Las Palmas; 23. Barcellona - Tibidabo. - Portogallo: 24. Poiares do Regoa. - Messico: 25. Messico Capitale. - Colombia: 26. Mosquera; 27. Medellin. - Centro America: 28. Cartago. - Equatore: 29. Quito; 30. Indanza. - Brasile: 31. S. Paulo; 32. Meruri; 33. Recife; 34. Taracuà. - Uruguay: 35. Montevideo. - Argentina: 36. Buenos Aires - Almagro; 37. Buenos Aires - Maldonado; 38. La Plata; 39. Vignaud; 40. Bahia Blanca; 41. Choele Choel; 42. Bernal; 43. Castex (Pampa). - Chili: 44. Santiago; 45. Iquique. - Palestina: 46. Betlemme. - China: 47. Siu Lani; 48. Tau Moon Lappa; 49. Ying Tak. - Paragua: 5o. Assuncion.

A questo elenco dobbiamo aggiungere il TEMPIO DEL S. CUORE Di GESÙ IN BOLOGNA. Costruito dopo il 1901, restò affidato ai Salesiani fino al 1912; poi passò alla Diocesi e nel 1929 fu nuovamente affidato alla Società Salesiana. Il 21 novembre 1929 crollava la maestosa cupola e tutta la costruzione fu in questi anni sottoposta a perizie di tecnici che stabilirono definitivamente ciò che si deve demolire, o rafforzare, o ricostruire. Ora è stata decisa la ricostruzione integrale e quanto prima si riprenderanno i lavori: così risorgerà il bel tempio del Collamarini « dove era e come era », secondo il pensiero espresso, subito dopo il crollo, da S. Em. il Card. Nasalli Rocca, arcivescovo di Bologna. E i generosi Cooperatori saranno lieti di realizzare il desidero dell' Eminentissimo Arcivescovo.

IL CAPITOLO GENERALE DEI SALESIANI E I COOPERATORI

I nostri Cooperatori, che seguono con tanta simpatia le vicende delle Opere di Don Bosco, hanno seguito con non minor interesse l'importante avvenimento del Capitolo Generale, convocato all'Oratorio S. Francesco di Sales (Casa Madre) in Torino per l'elezione del « novello successore di Don Bosco e. Veramente anch'essi attendevano il loro « Capo », e d'altra parte conoscevano già per esperienza il benefico influsso che un Capitolo Generale ha sempre sul programma di azione che è proprio dei Cooperatori.

Se esistesse la «Storia dei Cooperatori » che ci narrasse nei dettagli l'origine, lo sviluppo, le vicende e le benemerenze dei Cooperatori dall'anno di fondazione fino ad oggi, si avrebbe in un quadro magnifico la visione piena e completa dell'immenso bene materiale, morale e spirituale che ha operato ed opera nel mondo la Pia Unione; ma si vedrebbero pure chiaramente le norme opportune e i provvidi suggerimenti tracciati da ogni Capitolo Generale per rendere sempre più agile, più aderente ai bisogni dei vari momenti e più feconda di bene l'organizzazione creata dalla mente di Don Bosco, e le fulgide orme lasciate da ciascun Rettor Maggiore nell'orientamento dell'attività meravigliosa dei Cooperatori.

La « storia » ancora non c'è: contentiamoci di esumare alcuni importanti ricordi che si collegano all'alba di vita dell'Associazione dei Cooperatori.

Proprio in questi giorni e per l'occasione del Capitolo Generale, il nostro solerte Don Eugenio Ceria, ha pubblicato un nuovo magnifico volume delle Memorie Biografiche di Don Bosco; il XIII della serie.

In esso troviamo al Capo IX e XIX notizie di grande interesse. Riservandoci di tornare con più agio sull'argomento dei due capitoli, rileviamo per ora un particolare importantissimo: ed è la benefica influenza che sulla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani ebbe il Primo Capitolo Generale (1).

Il chiaro Autore preavverte che «gli aiutanti maggiori di Don Bosco in un primo tempo non si mostrarono tutti disposti a secondarne le mire nel voler dare la vita ad un'organizzazione (quella dei Cooperatori) così vasta. C'era già tanta carne al fuoco! In questi casi Don Bosco non faceva vedere di aver fretta, ma senza scomporsi dava tempo al tempo e intanto agiva: adagio adagio la forza dei fatti smantellava le resistenze, finchè al momento da lui desiderato scoccava l'ora dell'unanime consenso e della volonterosa esecuzione. Per l'Associazione dei Cooperatori un lavorìo di tal natura, dopo tre anni aveva portato i suoi frutti; nel (Primo) Capitolo Generale del '77 gli animi apparvero mutati (2) ».

Il Primo Capitolo Generale si aperse a Lanzo Torinese il 5 settembre 1877: vi presero parte regolare 23 salesiani e discussero in 26 conferenze i temi all'ordine del giorno. La «Quarta Conferenza » fu consacrata ai Cooperatori e Bollettino Salesiano. Don Bosco, che presiedeva, prese più volte la parola sull'argomento e animò tutti ad adoperarsi nel diffondere la Pia Unione, da tre anni fondata, e dotata di un regolamento compilato nel '74 e ampliato successivamente nel '75 e '76 (I).

Prima di esporre le decisioni prese dal Capitolo Generale, riferiamo alcune parole dette da Don Bosco in quell'adunanza:

« Il più grande sforzo che io abbia fatto per questi Cooperatori, cosa per cui ho studiato molti anni e in cui per questo solo parmi di essere riuscito, fu appunto di trovare il modo di rendere tutti uniti al capo e che il capo possa far pervenire i suoi pensieri a tutti. Ora nemanco noi non possiamo farci un'idea dell'estensione che prenderà quest'opera e dell'influenza morale che eserciterà quando si sia così estesa. Quando siano varie migliaia, ed io sono persuaso che in poco tempo saranno 5 mila almeno, allora si otterranno effetti sorprendenti. Il Santo Padre stesso, quando vide questo vincolo di tutti col capo, del capo con tutti, sorpreso soggiunse: - Ma questa è una vera massoneria cattolica!

» ... Il loro scopo è di fare ai giovani tutto quel bene sì spirituale che temporale che per noi si possa, e si preferisce far del bene ai giovani più poveri e più abbandonati. Il Santo Padre volle farsi mettere come primo Cooperatore » (2).

Ecco, o cari Cooperatori, parole che riaffermano in un momento solenne ciò che la Pia Unione è costata al Beato, le speranze da lui riposte in essa e la sicura previsione delle provvidenziali propaggini che nel mondo avrebbe avuto. Leggendo le parole di Don Bosco ci pare che egli prevedesse il mirabile sviluppo che la sua associazione avrebbe avuto e il gran bene che avrebbe compiuto: pure la sua discrezione nel pensare a 5 mila Cooperatori almeno, è tale da sbalordirci, constatando che sono oggi oltre 16o.ooo nella sola Italia, senza quelli sparsi nel mondo.

(1) L'attuale Capitolo Generale è il quindicesimo. Ecco in ordine di data i precedenti: I (1877) - II (1880) - III (1883) - IV (1886) - V (1889) - VI (1892) - VII (1895) - VIII (1898) - IX (1901) - X (1904). A partire da quest'anno il Capitolo si raduna regolarmente ogni sei anni: XI (1910) - XII (1916) - XIII (1922) - il XIV (1929) ebbe luogo con la differenza di un anno per la coincidenza delle feste della Beatificazione di Don Bosco, e l'attuale è in anticipo per l'elezione del Rettor Maggiore in luogo del defunto D. Filippo Rinaldi.

(2) CERIA, Memorie Biografiche, Vol. XIII, capitolo XIX, pag. 6o5.

(1) Nel marzo 1876 Don Bosco presentò a Pio IX il regolamento e la supplica per i favori spirituali, che furono approvati col Breve 9 maggio successivo.

(2) CERIA, Memorie Biografiche, Vol. XIII, capitolo IX, pag. 264.

* *

Il Primo Capitolo Generale approvò adunque lo statuto fondamentale dell'Associazione e l'incorporò nel codice della Congregazione: così il nesso giuridico fra l'una e l'altra era stretto: la Pia Unione cominciò a essere di diritto una pertinenza della pia Società (3).

Da quel momento l'Unione dei Cooperatori ha seguito di pari passo la Società Salesiana e con essa intrecciò mirabilmente la sua attività da formare un tutto inscindibile. Da quel punto la storia dei Cooperatori si fonde intimamente con quella della Società Salesiana, come causa ed effetto.

Il Bollettino Salesiano - l'organo contemplato dal Regolamento per ragguagliare i Cooperatori delle cose fatte o da farsi per ottenere il fine ad essi proposto - uscito allora, rendeva possibile l'operare con unità di spirito e rivolgere tutte le sollecitudini ad un punto solo, che era la gloria di Dio e il bene della civile società (così diceva la presentazione del Bollettino stesso dettata da Don Bosco) (1).

Nè meno importante fu un'altra decisione sancita dal Capitolo Generale del 1877, a proposito dell'appellativo di salesiano che indistintamente si applicò d'allora in poi alla Pia Società e all'Unione dei Cooperatori. Ecco le parole dette da Don Bosco nella 24a Conferenza:

« Alcuni anni fa la voce di salesiano non si era ancora introdotta e quasi non si conosceva che volesse dire. Fu l'occasione della prima partenza dei nostri Missionari due anni fa quella che la introdusse e stabilì. Si cominciò a dire e ridire, stampare e ristampare dei Missionari Salesiani in Europa e in America, su libri e giornali si raccontava dei Missionari Salesiani e così invalse questo nome. Era cosa necessaria in questi anni scorsi: bisognava che la Congregazione prendesse un nome fisso.

» ... Un passo molto ardito si è fatto da questa perite: si è fissato questo nome nel Bollettino, che si manda ai nostri Cooperatori. È stato un passo ardito, dobbiamo dirlo, ma studiato. Era necessario farci conoscere e nel vero senso nostro... » (2).

Da questi fatti è possibile arguire l'influenza esercitata da quel Primo Capitolo Generale sull'Associazione dei Cooperatori. Con quello attuale un nuovo periodo si apre e non sarà, con l'aiuto di Dio e la protezione di Maria Ausiliatrice e del Beato Don Bosco, meno prospero e fecondo di quelli che precedettero.

(3) CERIA, M. B., cap. XIX, pag. 6o6.

(1) Rimandiamo ad altra occasione le belle pagine che il Ceria scrive sulla origine e scopo del Bollettino Salesiano. Ricordiamo soltanto che per circa due anni fu preceduto da un foglio intitolato Bibliofilo Cattolico e che uscendo nell'agosto 1897 portava il doppio titolo: Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano; così fino al gennaio 1878.

(2) CERIA, M. B., vol. XIII, cap. IX, pag. 287.

Sviluppi dell'Opera Salesiana

Nuova parrocchia salesiana in Roma.

Il 9 aprile venne eretta, presso l'Istituto Professionale Pio XI, la nuova parrocchia intitolata a Maria Ausiliatrice: essa farà capo al grandioso tempio, ancora in costruzione, con un'estensione assai vasta, abbracciando la zona che unisce i quartieri di S. Giovanni con la Borgata di Porta Furba, tra la Via Appia e la Via Casilina, da Ponte Lungo a Monte Porzio.

La cerimonia dell'erezione si è svolta alla presenza degli alunni e di gran folla. Dopo la lettura della Bolla fatta dal cerimoniere Mons. Capoferri, Mons. Pascucci segretario del Vicariato di Roma ha pronunziato un breve, elevatissimo discorso, ricordando le ripetute premure del Sommo Pontefice Pio XI pel suo gregge, le benevolenze dimostrate ai Salesiani cui vien affidato in Roma il privilegio di una terza parrocchia; ha rammentato i doveri dei parrocchiani ed ha terminato affidando a nome del Santo Padre e del Cardinale Vicario la parrocchia di S. Maria Ausiliatrice alla Pia Società Salesiana.

Ha risposto l'Ispettore don Festini, accettando a nome dei Salesiani la nuova parrocchia. Nel suo discorso don Festini non ha tralasciato di far notare come in 5o anni è questa la terza volta che i Salesiani sono chiamati alla cura di anime in Roma: gli inizi furono sempre in grande povertà di mezzi e di persone, ma il Signore benedì sempre e si può sperare che seguiterà a benedire l'ubbidienza e la povertà dei suoi figli. Nell'ultima parte del suo discorso don Festini ha ricordato la visione di don Bosco; visione che ora col tempio di Maria Ausiliatrice fuori porta San Giovanni può ben dirsi avverata.

Quindi il Cancelliere don Mattioli ha letto la Bolla per la nomina del nuovo parroco. È seguito il giuramento e l'atto di ubbidienza del parroco don Salvatore Rotolo nelle mani di Mons. Pascucci, Segretario del Vicariato.

* *

Al Vangelo della Messa cantata il novello parroco ha pronunciato un discorso, ricordando ai suoi parrocchiani i Papi (Pio V, Pio VII e Pio XI) che glorificarono Maria Ausiliatrice, ed ha espresso tutta la sua riconoscenza al Pontefice regnante per quello che ha fatto e farà pel grandioso tempio che, sta sorgendo sulla via Tuscolana. Promettendo poi ai suoi parrocchiani tutta la sua assistenza e il suo amore, ha invocato su tutti le benedizioni celesti.

Distinte personalità del clero e del laicato e numerosi amici delle Opere salesiane assistevano pure alla cerimonia alla quale il Capitolo Superiore della Società Salesiana era rappresentato dal R.mo Sig. D. Tirone, accompagnato dal Procuratore Generale Sig. D. Tomasetti.

Al termine della funzione ha avuto luogo la benefica distribuzione di 1000 buoni per minestra e 400 per pane ai poveri della nuova parrocchia.

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Nel refettorio dell'Istituto don Rotolo volle inoltre presso di sè a pranzo, insieme con gli alunni dell'Istituto Pio XI, gli invitati alla cerimonia della mattina.

Parlarono applauditi il comm. Poesio per gli ex allievi, il prof. Marinucci, il comm. Palmardita, padre Leone da Caluso, don Nobels, l'avv. Gessi, che lesse numerosissimi telegrammi ed adesioni di augurio e di plauso.

L'Ispettore don Festini lesse poi il seguente telegramma del Santo Padre:

« D. Salvatore Rotolo, Parroco di S. Maria Ausiliatrice, Roma - Da nuovo campo attività Signoria Vostra e benemeriti figli Beato don Bosco Augusto Pontefice attende larga messe di bene, e mentre accompagna con paterni voti inizio parrocchiale ministero codesta zona, invoca su Parroco e parrocchiani tutti perenne protezione ed ausilio Celeste Madre inviando di tutto cuore propiziatrice Apostolica Benedizione. - Card. Pacelli ».

L'affettuoso messaggio paterno accolto in piedi, è stato salutato con una affettuosa dimostrazione di filiale ossequio al Pontefice.

Per sostenere le vocazioni.

Siamo lieti di presentare ai nostri Cooperatori una stupenda iniziativa dei Cooperatori dell'Inghilterra e Irlanda per sostenere le vocazioni religiose e specialmente missionarie. Presentemente abbiamo nell'Inghilterra-Irlanda tre case di formazione missionaria: a Shrigley, a Cowley e a Pallaskenry, che accolgono complessivamente oltre 18o giovani aspiranti missionari salesiani: tutti cotesti giovani sono sostenuti nella loro vocazione da gruppi speciali di Cooperatori, denominati Cori Apostolici di Maria Ausiliatrice.

I « Cori Apostolici » sono formati da 12 membri (in memoria dei 12 apostoli), uniti tra loro allo scopo di sostenere una vocazione missionaria. Ciascun gruppo si propone di raccogliere durante un periodo di quattro anni la somma di almeno 120 sterline - ogni membro deve perciò procurare nel periodo suaccennato 2 lire sterline e 10 scellini (= circa L. 125). A capo di ogni Coro vi è un zelatore o una zelatrice, incaricata di raccogliere le contribuzioni dei singoli membri e versarle al direttore dell'Istituto prescelto, per un aspirante missionario. I membri dei singoli Cori sono al tempo stesso impegnati a promuovere la divozione a Maria Ausiliatrice, a diffondere la propria opera (dei Cori Apostolici) curando la costituzione di altri Cori, e a pregare spesso per l'aumento dei sacri ministri e specialmente pel candidato missionario da essi sostenuto. Alle preghiere quotidiane aggiungono la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum oppure Regina Apostolorum.

Ogni Coro è ufficialmente costituito con l'assegnazione di un aspirante da parte di una delle tre case di formazione.

I membri dei « Cori Apostolici» sono tutti Cooperatori Salesiani, e oltre al godere tutti i vantaggi spirituali di questi, usufruiscono pure dei seguenti favori:

1) Essi sono inseritti nella Pia Opera del S. Cuore di Gesù per godere dell'applicazione delle Sei messe quotidiane in vita e dopo morte.

2) Ogni «martedì » per essi è applicata la messa che si celebra all'altare del Beato don Bosco nel Collegio Missionario di Shrigley come pure le preghiere speciali fatte dagli aspiranti; ogni « 24 del mese » è ancora applicata per essi la messa in onore di Maria Ausiliatrice a Shrigley, a Cowley e a Pallaskenry. Inoltre le stesse case celebrano la novena mensile a Maria Ausiliatrice che comincia al 16 del mese; i membri dei Cori possono raccomandare per detta novena particolari intenzioni.

Con questa bella e provvida iniziativa i Cooperatori Inglesi e Irlandesi mantengono, senza aggravio, 18o aspiranti missionari; e poichè l'iniziativa incontra il favore di quanti vengono a conoscerla, speriamo di anno in anno veder aumentare il numero delle vocazioni missionarie in proporzione del diffondersi dei «Cori Apostolici ».

Per feste missionarie.

L'Osservatore Romano del 6 gennaio u s. pubblicava:

« Una festa della Santa Infanzia ben preparata e svolta può gettare in più di un fanciullo i germi della vocazione missionaria, può sviluppare i sentimenti di carità universale, Può ispirare l'amore al risparmio, può suscitare largamente lo spirito di sacrificio, può allargare il suo animo dalle concezioni ristrette e meschine, può disciplinare e volgere a bene quell'ideale avventuroso, che sonnecchia più o meno in fondo al cuore d'ogni fanciullo e ne fa un piccolo Odisseo.

» A questo scopo gioverà moltissimo il promuovere una letteratura infantile missionaria ben fatta, che sappia saggiamente sfruttare gli elementi fantastici ed educativi di cui il tema è ampiamente fecondo ».

Ciò ha fatto e continua a fare il Sac. Evasio Spriano pubblicando sul Periodico « Maria Ausiliatrice » poesie, dialoghi, ecc. missionari. Ne ha anzi raccolti e pubblicati un buon numero in volume - Dialoghetti missionari - L. 3 - che servirà egregiamente per accademie e recitazione di indole missionaria.

In onore del Beato Don Bosco.

Una testimoníanza.

Il P. Pietro Mouton, certosino della Molta Grossa, visitando nei mesi scorsi il nostro Istituto di Monteoliveto in Pinerolo, narrava ai confratelli questi preziosi ricordi del Beato Don Bosco:

Nel 1885, (raccontava il buon Padre sforzandosi di parlare la bella lingua di Dante) quando il Beato fece il suo penultimo viaggio in Francia, io mi trovavo in qualità di studente nel seminario di Grenoble.

Don Bosco vi giunse preceduto dalla fama di santo e di taumaturgo.

Io ebbi varie occasioni di avvicinarlo. Un giorno, mentre egli saliva le scale, il venerando Mons. Rabilloud, Rettore del Seminario, che lo vide assai affaticato e ansante, gli disse: - Ella, signor Don Bosco, a quanto pare, soffre assai... Ma Lei sa che la sofferenza è quella che santifica.

- No no, gli rispose tosto Don Bosco sorridendo, non è la sofferenza che santifica, ma la pazienza nel sopportare cristianamente le sofferenze.

Un'altra volta il Beato si trovava in una sala circondata da vari professori e allievi coi quali conversava familiarmente. Frattanto un chierico, desideroso di avere un ricordo personale dell'uomo di Dio, cheto cheto gli stava sforbiciando la fascia che Don Bosco, secondo l'uso francese, portava ai fianchi. Se ne accorse il Beato il quale, rivoltosi al Superiore e mutato discorso all'improvviso: - Monsignore, disse, qui dentro vi sono dei ladri! -- Possibile?... - Sicuro! in questa stessa stanza!... E così dicendo si volgeva bonariamente da un lato, mettendo allo scoperto l'incauto che stava compiendo la pietosa truffa. Meraviglia somma del superiore, che non mancò di rimproverare l'allievo; ma egli seppe così bene difendersi che ottenne, oltre il perdono, il più bel sorriso del derubato.

Non solo il vestito si portava via a Don Bosco. Fu proprio il chierico Mouton che, incaricato di servire l'illustre ospite, non contento dell'alto onore, complottò coi suoi colleghi di trafugare il servizio di tavola da lui usato in quei giorni. Difatti, provveduto a loro spese un nuovo servizio uguale al primo, si divisero... onestamente la refurtiva. Il Padre Mouton assicura che la sua famiglia conserva ancora al presente con venerazione il bicchiere che aveva servito al Beato in quei giorni e che nella divisione della preda era toccato a lui.

Ma il pio chierico ottenne ben più dal nostro Beato Padre. Egli soffriva da tempo di un mal d'occhi ostinato che minacciava di fargli troncare gli studi. Pieno di fede in Dio e ben sapendo quante meraviglie Egli avesse già compito per le mani di Don Bosco, colto il momento propizio, afferrò quelle mani taumaturghe come per baciarle e, in uno slancio di confidenza, se le appoggiò un istante sugli occhi... Il chierico Mouton non dovette più interrompere i suoi studi. Diventò presto sacerdote e, dopo circa vent'anni di sacro ministero in diocesi ebbe l'ispirazione (di cui egli riconosce il germe in una parola dettagli allora dal Beato Don Bosco) di ritirarsi nella Gran Certosa.

- Sicchè, concludeva commosso a questi cari ricordi, io debbo così, doppiamente, la mia vocazione religiosa al Beato Don Bosco. -

Un ritratto.

È tracciato sobriamente da E. T. nella Voce del Collegio di Borgo S. Martino con queste parole:

« Così lo vidi fanciullo e così lo vedo sempre. Era un prete bassotto: faccia bruna, bocca grande, capelli un po' ricciuti, il capo chino come sotto un carico di gravi pensieri.

Parlava piano, guardava fisso. Si lasciava dominare, cioè lasciava fare, dai piccoli.

Diceva bonariamente, cercando di liberarsi dalle nostre strette:

-- Lasème ste (lasciatemi stare!)

Pudùma nen! (non possiamo!)

- Strasème nen sta povra vesta...

Aveva le mani leggere, mulsine (morbide)..., le maniche larghe e le mani affondate l'una nell'altra.

Il tempo passa e Don Bosco resta. Chi l'ha visto quel sant'uomo, il ritratto se l'è fatto da sè, ed è il ritratto vero, sempre vivo davanti agli occhi e in fondo al cuore ».

Bontà indulgente di Don Bosco.

Una volta il Beato Don Bosco stava confessando in un corridoio vicino alla sua camera: quel corridoio le cui ampie finestre si vedono anch'oggi, nella bella stagione, chiuse, o quasi, dai pampini d'alcune viti. A un tratto, vòltosi, per confessarlo, a un ragazzetto che, appunto per confessarsi, gli stava non saprei se alla destra o alla sinistra, lo trovò che, avendo spiegato un grappolo dal tralcio della vite, s'affrettava a mangiare l'uva non sua. Il ragazzo rimase a bocca aperta, un po' turbato; non per il piccolo furto, del quale non era conscio, ma per la sorpresa.

Mangia tranquillamente » - gli disse il grande Educatore. E si voltò a confessare un altro... penitente. Quello dell'uva ora è - da molti anni - Sacerdote e, maestro, sa anch'egli educar bene: con la bontà ch'è indulgente, paziente, serena.

La "sagra" del Beato.

Fu celebrata la prima volta a Fino del Monte il 6 marzo, con otto archi trionfali sulla provinciale fino alla chiesetta di Poerza e nell'abitato. Un triduo di predicazione, con illuminazione e falò alla vigilia, raccolse un popolo in numero considerevole che celebrò la « sagra» con alto spirito di devozione, accostandosi ai Sacramenti, ascoltando con religiosa attenzione la Messa cantata, il panegirico del prof. Biolghini e partecipando alla splendida processione pel trasporto della statua e reliquia alla cappella di Poerza. La banda di Clusone prestò servizio d'onore.

La lampada votiva a Genova.

Nella grandiosa basilica di San Siro in Genova, mentre i buoni parrocchiani attendono ad erigere un artistico altare in onore del Beato, gli ex allievi genovesi, desiderando che la chiesa (che si può bene dire di Don Bosco) porti un segno tangibile della loro divozione, si sono messi con fervore all'opera per dotare di una lampada votiva la cappella del Beato in segno del loro perenne amore.

Un quadro nella chiesa di Millaures.

Nulla di particolare nel quadro del Beato: è uno dei soliti. Di speciale vi fu invece la gioconda festosità e il fervore di devozione con cui, dopo aver assistito alla benedizione di quello, il popolo cominciò a raccomandarsi all'intercessione del Beato.

Conferenze sul Beato.

Ne segnaliamo due. La prima tenuta al Politeama Venturini di Lugo dal Comica. Avv. Felice Masera, che tratteggiò la vita del Beato parallelamente allo svolgimento dell'opera sua: e raccontò deliziosi episodi della vita di lui per attestare l'immensa sua fiducia in Dio, la sua carità, la sua santità e il suo intenso amore per la Chiesa e per la Patria.

La seconda tenuta da D. Novasio, direttore della Casa di Pisa, a Cucceglia nel teatro del Fascio.

AZIONE SALESIANA

Convegni di Decurioni Salesiani

Ispettoria Romana.

Convegni salesiani si tennero il 3 marzo, a Roma, nell'Istituto Sacro Cuore, per il Lazio; l'8 ad Ancona, nell'Istituto Convitto S. Luigi, per le Marche; ed a Perugia, nell'Istituto Penna Ricci, per l'Umbria.

Particolarmente imponente il Convegno di Roma, onorato dall'intervento del Cardinale Pietro Gasparri, protettore della nostra Pia Società. All'Em.mo Porporato, sul palco della presidenza, facevano corona le LL. EE., l'Arc. Mons. Bartolomasi, Ordinario Castrense, Mons. Migliorelli, Mons. Olivares, Mons. Emmanuel, il Rev.mo Superiore Generale dei Giuseppini, il nostro Procuratore Generale Don Tomasetti. Nella sala, gremita, coi decurioni accorsi da tutte le diocesi del Lazio, numerosi e distinti Cooperatori di Roma. Fra gli altri: le LL. EE. il Conte Capello, Ministro del Nicaragua presso la S. Sede, e Contessa; il Sig. Ortis Zeballos, Incaricato di affari del Perù presso il Re d'Italia; il Sen. Rossi; l'On. Generale Turano; il Comm. Beverini, del Ministero degli Esteri per le Scuole Italiane all'Estero; il Comm. Arturo Poesio, il Comm. Avv. Luigi Longo, il Barone Tuccari per gli ex-allievi; i direttori delle Case Salesiane del Lazio e un gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice con l'Ispettrice.

Apre l'adunanza il regolatore del Convegno che ne fissa gli scopi e il carattere e Don Trione porge ai presenti il saluto dei Superiori del Capitolo Superiore. S. E. Mons. Olivares commemora con affetto salesiano il compianto don Rinaldi rilevandone le virtù caratteristiche e i grandi meriti.

Don Fasulo ricorda un altro caro scomparso: il compianto Mons. Francesco Faberi, benemerito direttore diocesano di Roma, ed invita i presenti ad onorarne la memoria con un istante di raccoglimento. L'assemblea sorge in piedi ed il Cardinal Gasparri recita una breve preghiera di suffragio. Ha quindi la parola la Contessa Amalia Capello che con calore di sentimento e forma eletta rievoca la figura di Mamma Margherita modello delle Cooperatrici salesiane. - Intercalati da norme di azione pratica, suggerite dai dirigenti, seguono interessanti rilievi sul Beato don Bosco. Il rev. dott. don Lorenzo De Angelis, Parroco di Magliano Sabino, ne illustra lo spirito e l'apostolato eucaristico; il rev. don Ottorino Bernini, Arciprete di Morlupo, ne ricorda lo zelo industre nel suscitare numerose, buone vocazioni; l'abate Mons. Guglielmo Grassi, di Marino, ne ricorda lo zelo forte e generoso nel difendere la fede del popolo contro gli attacchi e le insidie dei protestanti. S. E. Mons. Bartolomasi esalta l'apostolato di Don Bosco, santo dinamico, ed esorta i Cooperatori ad esserne i fedeli imitatori. - Sono passate due ore di viva, intensa, edificante comunione salesiana.

L'Ispettore, Don Festini, ringraziando, ricorda la prima adunanza dei Cooperatori tenuta da don Bosco in Roma alla presenza del Cardinal Protettore Parocchi e si augura che la presenza e la benedizione dell'attuale Cardinale Protettore sia, come la prima, auspicio santo di sempre maggior espansione salesiana.

In fine si degnò sorgere e parlare l'Em.mo Cardinal Gasparri. Espresse la sua alta compia-, cenza per il buon esito del Convegno, raccomandò di praticarne suggerimenti ed ispirazioni, formulò auguri e voti per lo sviluppo delle opere del Beato don Bosco e l'irradiazione del suo spirito nei Cooperatori, nel clero e nella società tutta, e chiuse impartendo la benedizione.

Al convegno di Ancona assistettero e parteciparono l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Giardini, e S. E. Mons. Ferretti, Vescovo di Macerata. Inviarono affettuose adesioni gli Ecc.mi Vescovi di Lesi, Osimo e Loreto.

Mons. Ragnini commemorò don Rinaldi fedele interprete e continuatore del pensiero e dei sentimenti del Beato don Bosco anche nei rapporti colle Marche e colla città di Ancona; il Can. Giustozzi, direttore diocesano di Macerata, ricordò la divozione del Beato per l'Eucaristia, centro e mèta della sua vita, della sua pedagogia, di tutto il suo apostolato; don Marcoaldi, direttore dell'Istituto Salesiano di Macerata, ricordò lo zelo e le benemerenze di don Bosco nel campo delle vocazioni. Sull'importante argomento interloquirono don Trione che indicò e raccomandò i mezzi per coltivare le vocazioni, particolarmente la preghiera e le compagnie del piccolo clero, e l'Ispettore che parlò del nuovo tipo di religioso ideato da don Bosco, il re ligioso laico senza divisa, il coadiutore salesiano.

Quindi il direttore dell'Istituto Salesiano di Ancona, don Carletti, ricordò lo spirito di generosa carità, caratteristica del Beato don Bosco e della sua istituzione. - Coronò la riuscita adunanza la parola di S. E. Mons. Arcivescovo, che si disse lieto e soddisfatto di avere assistito, per la prima volta, al convegno dei decurioni; ricordò con compiacenza di appartenere all'Unione dei Cooperatori da lunghi anni; di avere seguito con interesse e con ammirazione lo sviluppo della prodigiosa opera di don Bosco, particolarmente nel Giappone, dove passò un decennio in qualità di Delegato Apostolico; espresse la sua gratitudine di Pastore per il bene che i figli del Beato vanno facendo da 25 anni nella città di Ancona e chiuse impartendo, con Mons. Ferretti, la benedizione ai presenti, agli aderenti e a tutti i benefattori ed amici dell'Opera salesiana.

*

Anche il Convegno di Perugia si svolse in un'atmosfera di fraternità e di fervore salesiano.

L'Arcivescovo Mons. Rosa, inviò da Roma un caloroso telegramma e si fece rappresentare dal Vicario Generale, Mons. Beniamino Ubaldi, Vescovo eletto di Gubbio. Aderirono, benedicendo, altri Vescovi dell'Umbria: particolarmente gradita l'adesione del direttore diocesano di Nocera Umbra, Mons. Giuseppe Frangiolini, Vescovo eletto di Cortona.

Aperse la riunione don Fasulo comunicando ai presenti il riconoscente saluto di cui il compianto don Rinaldi lo aveva incaricato quando, tre mesi prima, partiva da Torino per questo ciclo di convegni nelle varie regioni d'Italia. Diede quindi conto dei convegni precedenti. Don Trione, dopo aver chiarito il concetto della cooperazione salesiana e raccomandato delle norme di azione pratica, commemorò Don Rinaldi rilevandone la bontà paterna e il calmo, forte spirito di lavoro. Mons. Luigi Piastrelli ricordò le intuizioni geniali del Beato don Bosco nel campo pedagogico-educativo e ne additò nella carità il segreto e le ragioni del successo. Il Can. Marinelli di Nocera Umbra parlò del Beato don Bosco grande devoto e apostolo dell'Eucaristia, precursore della comunione frequente e della comunione ai fanciulli. Mons. Alfredo Mignini, direttore diocesano di Perugia, esaltò di don Bosco la virtù caratteristica, la carità con cui divinizzò il suo secolo.

Parlarono infine l'ispettore, Don Festini, che raccomandò le vocazioni, e il Vicario Generale in nome dell'Arcivescovo. Mons. Ubaldi, lieto della riuscita del convegno, ringraziò i Salesiani e i loro efficaci Cooperatori del bene che fanno nell'Umbria ed e presse l'augurio che l'Istituto di Perugia, già tanto benemerito pur nella sua ristrettezza, allarghi presto i suoi confini per il bene della gioventù.

Ispettoria Lombarda.

Presieduti dall'ispettore, D. Luigi Colombo, regolati dal nostro Don Fasulo, coll'intervento di numerosi sacerdoti decurioni e di larghe rappresentanze di Cooperatori, Cooperatrici e delle altre associazioni salesiane, si sono tenuti tre importanti convegni: a Parma, nel Collegio

S. Benedetto il 13 c. aprile; a Bologna, nell'Istituto Salesiano, il 19; a Sondrio, nel Collegio S. Rocco, il 21.

A Parma, dove coi direttori diocesani Mons. Marchese Emilio Pallavicino, Mons. Giuseppe Bolzoni e Don Alberto Salsi, erano numerosi decurioni delle diocesi di Parma, di Fidenza, di Piacenza e di Reggio Emilia, il convegno, improntato a cordiale familiarità, si svolse in forma di conversazione cui parteciparono parecchi dei presenti.

Furono ricordati i compianti Mons. Conforti e don Rinaldi, rievocati ammestramenti ed esempi del Beato don Bosco e discusse norme pratiche di cooperazione salesiana.

Il direttore del Collegio S. Benedetto, prof. Don Paolo Lingueglia, diede il benvenuto e fece gli onori di casa ai graditi ospiti.

Il convegno di Bologna, indetto per le archidiocesi di Bologna, di Ferrara e la Diocesi di Comacchio, fu onorato ed incoraggiato dall'intervento di S. E. Mons. Ruggero Bovelli, Arcivescovo di Ferrara e del nostro Economo Generale, Sig. Don Fedele Giraudi.

L'eminentissimo Cardinal Nasalli Rocca, dolente di non poter trovarsi presente, perchè indisposto, mandò la benedizione. Il Vescovo di Comacchio, S. E. Mons. Menegazzi, si fece rappresentare dall'Arciprete del Duomo.

La Sig.na Maria Ricci Curbastro, ascoltatissima ed applauditissima, fece rivivere la santa figura della mamma del Beato don Bosco. Seguì Mons. Luigi Pedrelli, il quale, in qualità di direttore diocesano di Bologna, rivolse parole di saluto e di ringraziamento ai presenti ed agli aderenti, un pensiero di ossequio all'Em.mo Card. Arcivescovo e riferì brevemente sul Convegno precedente. L'ispettore Don Colombo commemorò don Rinaldi presentandolo degno successore del Beato don Bosco nello spirito, nelle virtù caratteristiche, nella vasta molteplice attività. Il prof. Cremonini esaltò l'apostolato educativo del Beato don Bosco ispirato a profonda umanità, soave paternità ed elevata santità.

Mons. Giovanni Valeriani, direttore diocesano di Ferrara, ricordò del Beato don Bosco una virtù grande, cui ci richiama la crisi che attraversiamo, la carità.

Prese quindi la parola don Giraudi, il quale, dopo aver ringraziato cordialmente i convenuti e relatori, prospettò la gravità ed impellenza del problema che si impone ai Cooperatori di Bologna e dell'Emilia: la ricostruzione del tempio del Sacro Cuore ed annunziò che a giorni si riprenderanno i lavori nella fiducia che la Provvidenza non farà mancare gli aiuti ne cessari per poterli continuare e portare a compimento senza dannose interruzioni.

Degna corona al riuscito convegno furono la parola e la benedizione dell'Ecc.mo Arcivescovo di Ferrara.

L'Economo Generale presenziò anche il Convegno di Sondrio dove si raccolse un gran numero di sacerdoti della Valtellina con a capo S. E. il Vescovo di Como, Mons. Alessandro Macchi, che vi partecipò attivamente.

Volle Egli, l'Ecc.mo Presule, aprire l'adunanza compiacendosene come pastore e come antico Cooperatore salesiano.

Don Lorenzo Saluzzo, direttore dell'Istituto S. Rocco, diede il benvenuto agli ospiti, ricordò l'origine e lo scopo dell'unione dei Cooperatori. Don Fasulo, rilevandone lo sviluppo, ricordò che la ripresa del consolante movimento che in quest'ultimo decennio si è andato allargando e intensificando in tutte le regioni d'Italia ebbe il suo inizio a Sondrio, in un primo convegno dei decurioni cui assistette, nel luglio del 1921, don Rinaldi, allora Prefetto Generale. La memoria del compianto Rettor Maggiore fu rievocata con devozione ed affetto filiale dall'ispettore Don Colombo. Don Melchiorri colorì un profilo vivo e brillante del Beato don Bosco. La Sig.a Alice Baserga, alla luce del Beato, colorì quello della degna madre, Mamma Margherita. Il Rag. Eugenio Tirinzoni portò ai decurioni il saluto e la fervida adesione degli ex-allievi.

Don Giraudi, invitato a parlare dall'assemblea, suggerì con verve opportune norme di azione ed espresse la riconoscenza salesiana ai benemeriti amici, decurioni e Cooperatori della Valtellina, particolarmente a S. E. Mons. Macchi il quale, prima di chiudere il convegno colla benedizione pastorale, volle aggiungere cordiali parole di ringraziamento, di compiacenza e di augurio.

Dopo avere riassunto felicemente le relazioni fatte dai vari relatori per ribadirne e raccomandarne le conclusioni pratiche, chiuse facendo proprii i sentimenti espressi in una nobile lettera di adesione da sua Ecc. il Prefetto di Sondrio, col voto che la provvidenziale opera del Beato don Bosco, vivat, crescat, floreat.

In occasione ed a corona dei convegni, don Fasulo ha tenuto a Parma, Bologna, Sondrio delle interessanti ed applaudite conferenze con belle proiezioni sul Beato don Bosco e le sue opere.

Degna di particolare rilievo la conferenza tenuta a Bologna nella grande aula del Seminario Regionale alla presenza di un numeroso e scelto pubblico e delle autorità.

LE SCUOLE SERALI

Il Beato Don Bosco sentì la necessità di istituire la scuola serale quotidiana nel suo primo Oratorio Festivo in Torino. Egli vedendo che molti giovani, desiderosi di istruirsi, non potevano frequentare le pubbliche scuole diurne, perche costretti dalla necessità al lavoro lungo la giornata, nell'inverno del 1844-45 istituì la scuola serale, facendosi egli stesso maestro dei suoi volonterosi alunni.

In Torino la novità suscitò dapprima qualche dissenso, ma poi incontrò l'approvazione e il plauso di tutti: tanto che il Cav. Gonella, ammirato del successo, nel 1848 l'introdusse egli pure nella R. Opera della Mendicità Istruita, di cui era Presidente.

Appena aperto il secondo Oratorio in Torino - quello di S. Luigi a Porta Nuova - il Beato volle anche là stabilire le scuole serali. Con esse l'Oratorio Festivo prese a divenire quotidiano, e vi si aggiunsero il doposcuola, il dopolavoro, la scuola di musica, di disegno, di ginnastica e simili. Le Compagnie religiose con le rispettive adunanze e conferenze ebbero agio di svilupparsi floridamente. E tutto determinò un grande progresso. In quei tempi l'istruzione popolare non era ancora obbligatoria e neppure molto diffusa; perciò la scuola serale era assai utile e necessaria per la conoscenza elementare del leggere e dello scrivere, per le nozioni sommarie di contabilità. Giovani e adulti vi accorsero avidamente e ne ebbero grande giovamento.

D'altra parte la scuola serale fu un mezzo efficacissimo per accrescere il numero degli assidui all'Oratorio Festivo e attirarvi non solo i piccoli ma ancora i grandi. Oggi pure si verifica questo fatto; l'Oratorio Festivo che manca del ritrovo serale quotidiano, per lo più è frequentato solo dai piccoli e poco dai grandi.

Man mano che il Beato Don Bosco passava dagli Oratori Festivi alla fondazione di Istituti, Collegi Convitti, ecc, in Italia e all'Estero, anche la scuola serale seguiva le nuove istituzioni, ampliando i suoi programmi per adattarsi alle nuove esigenze determinate dai rispettivi ambienti.

Ad esempio, nel paese natìo del Beato (oggi Castelnuovo Don Bosco) vi è ammessa all'Istituto salesiano una fiorente scuola di Agraria, Zootecnica e materie affini: programma opportunissimo, trattandosi di un paese eminentemente agricolo, con proprietà molto frazionata, dove gli allievi hanno pronta comodità di applicare gli insegnamenti utili della scuola.

A Cuorgnè (prov. di Aosta), centro industriale, commerciale e agricolo, il collegio diretto dai Salesiani ha, da oltre 30 anni, una scuola serale Tecnico Professionale e Commerciale: il corso è triennale e vi attendono otto insegnanti, tre interni del collegio e cinque esterni che offrono gratuita l'opera loro. Inoltre vi è pure la sezione Agricola con appositi insegnanti. Incalcolabili sono i vantaggi che ha ricavato dalla scuola la gioventù del paese e dei dintorni.

A San Paolo (Brasile) l'Istituto Salesiano del S. Cuore di Gesù (che ha circa 2000 alunni delle classi primarie e secondarie -Ginnasio, Liceo, Scuola Commerciale, Arti e mestieri) ha tra le sue scuole serali quella Commerciale identica alla diurna, con corso regolare di 4 anni, con preparazione e ammissione agli esami regolari e al conseguimento del diploma legale secondo il programma governativo. In tal modo i giovani operai ed impiegati, impossibilitati a frequentare la scuola diurna, ottengono lo stesso risultato con la scuola serale.

Scuole serali di altro tipo hanno ad esempio i Salesiani negli Stati Uniti del Nordamerica, dove è assai in uso la scuola - speciale per gli emigrati -per facilitare loro la via a certi impieghi o conseguire certi importanti diritti civili.

L'Istituto Salesiano « Don Bosco » di Lansder (Alsazia) ha aperto quest'anno un corso triennale serale di Agricoltura e scienze affini con un accurato programma moderno secondo le migliori scuole del genere: e rilascierà agli alunni il relativo diploma del corso.

Abbiamo dato queste brevi notizie per ricordare questo importante campo di azione culturale e raccomandarlo alla carità dei nostri lettori, quasi per animarli ad imitare l'esempio ove ciò riuscisse possibile, come più volte fu inculcato e caldeggiato in Congressi Internazionali della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, e in quelli da noi promossi degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione.

Ispirandoci allo zelo del Beato Don Bosco, studiamo le molteplici sue provvidenziali iniziative e istituzioni: e sosteniamole. Esse offrono a noi l'ispirazione perenne per svolgerne tante altre, uguali o consimili, a seconda dei vari momenti e dei vari bisogni, che ridonderanno a bene della società e a gloria della religione.

VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

Visita del Rev.mo Sig, Don Tirone alla Missione del Rio Negro (Brasile).

(Continuazione).

Dopo Manarè entriamo nel Rio Waupès.

Questo fiume è il maggior affluente del Rio Negro; ha un corso di 75o km. È molto tortuoso, pieno di vortici e di cascate. Ciò che interessa notare è che sulle sue sponde sorgono 33 villaggetti abitati esclusivamente da indi. E una cosa che commuove e consola quando nel nostro tragitto ci fermiamo in uno di questi villaggetti. Immaginate una via larga più di 2o metri, formata da due file di casette, di pali e fango coperte di foglie di palma, quasi tutte intonacate di calcestruzzo, ora bianche, ora gialle, con le finestre ora quadrate, ora ogivali, ora arcuate alla sommità; con porte di legno piallato, e una specie di portico tutto attorno; alcune hanno persino una balaustrata di legno sul davanti e arieggiano a villini svizzeri.

Le case sono suddivise in camere (3-5-6), provviste di tavole e panche ed altre suppellettili di lavoro o di pesca.

- Le ha fatte tutte il missionario?

- No, il missionario, specialmente il bravo Don Giovanni Marchesi, ne ha dato il disegno, ne ha indicato l'ubicazione; ma chi le ha fatte furono gli stessi indi. Quegli indi che prima abitavano tutti insieme promiscuamente nella lurida maloca, oscura e male in arnese.

Chi li ha guidati nel farle, sulle direttive del missionario, furono i nostri ex-alunni, pure indi, usciti dai nostri collegi della Missione e tornati in seno alle loro tribù.

In fondo o a capo di ogni villaggio, s'aderge la chiesetta, pure di pali e fango, coperta anch'essa di foglie di palma, ma pulita e decente, con a lato una casetta pel missionario. Anche queste sono opere degli indi.

Pensando che fino a poco tempo fa, queste creature, nude, selvagge scorrazzavano pei boschi e sui fiumi, pescando o cacciando, ed ora si aggruppano in villaggi secondo la propria tribù, e col loro capo; coltivano la terra, dalla quale traggono il sostentamento principale; e che nella maggioranza sono battezzati, conoscono la religione, frequentano i sacramenti, amano e venerano il missionario, che per loro è tutto, c'è da ringraziarne Iddio, che feconda i sudori dei Salesiani e del Prelato, esaudisce le preghiere dei buoni e moltiplica le elemosine dei generosi cooperatori in favore delle Missioni.

Il Sig. Visitatore ne rimase meravigliato, entusiasmato. Noi esultavamo di gioia.

Se i nostri giovani vedessero questi frutti ubertosi della Missione, generosamente si consacrerebbero alla Congregazione per diventare missionari e allargare l'opera di evangelizzazione, di civilizzazione, fra tanti e tanti altri indi, che ancora aspettano e sospirano la venuta del missionario.

Il giorno 21 ottobre arriviamo in vista di Taracuà, la terza residenza missionaria della Prelazia. Il panorama è incantevole. Si vede Taracuà due ore prima di giungervi. Le case della Missione sorgono sopra una collina, da cui si domina un lungo tratto del Waupès.

Noi dovendo continuare il viaggio sino a Jauaretè, vi passiamo la notte, e il giorno seguente ci rimettiamo in cammino.

Dopo 5 ore circa ci fermiamo a Ipanorè, bel villaggio della tribù dei Tarianos.

Qui rumoreggia una delle maggiori cascate del Waupès. E intransitabile. La Missione, per evitarla, aprì in mezzo al bosco una larga strada di 4 km. per la quale si passa al disopra delle cascate sino ad Urubucuara, altro villaggio di indi pure Tarianos.

In Ipanorè, abbandonata l'« Auxiliadora », dovemmo caricarci i nostri bagagli e, a piedi, percorrere i 4 km. sino ad Urubucuara, dove una lancia minore della missione, la « S. Miguel », ci attendeva per continuare il viaggio,

La pioggia scrosciava lontano nel bosco, i bagagli erano molti e le nostre gambe, mezzo intorpidite per la posizione incomoda nella lancia, non potevano muoversi. Ma eccoti indi e indie che caricandosi i bagagli, tutti, con cura e delicatezza, s'avviarono sulla strada correndo per iscansare la pioggia.

Noi cercammo di accompagnarli ma indarno. Cominciò a piovere e così grosso e così forte che ci inzuppò sino alle ossa. Arrivati a Urubucuara, nella pulita casa del tuchaua o capo tribù, rifocillammo gli stomachi vuoti e facemmo asciugare presso un bel fuoco i nostri vestiti.

Celebrata la Messa, a cui assistettero devotamente tutti gli indi di Urubucuara, ripartimmo nella lancia « S. Miguel », di 3 cavalli, col rimorchio di due barche per le suore e pei bagagli.

Il viaggio fu più poetico, ma più faticoso. Di tanto in tanto dovevamo fermare perchè canoe di indi, più o meno vestiti, meno i ragazzi completamente ignudi, ci portavano angurie, ananas, pesce affumicato o qualche cosa altro, domandando in cambio zolfanelli, sale, tabacco, aghi, pezzi di stoffa ed altro. Notai in qualche ragazzo indio il desiderio di accompagnarci per civilizzarsi insieme agli altri ragazzi accolti nel collegio di Jauaretè.

Il 24 passammo la notte nel villaggio Jupira, di indi della tribù di Tucanos; il giorno seguente si dovette lottare un'ora intiera prima di superare la corrente di Arapira. La lancia usava tutta la sua forza, ma la corrente l'arrestava e la ricacciava indietro; finalmente, cercato un altro canale, potemmo proseguire e trovarci in vista di Jauaretè.

È inutile dire la gioia dei Salesiani al vedere il Visitatore e l'entusiasmo degli indietti e delle indiette nell'acclamarlo. I loro occhietti neri, profondi, espressivi, davano guizzi di luce. Subito s'impossessarono dei nostri bagagli, ci presero per le mani, ci assediarono, domandando mille cose in una lingua più tucana che portoghese.

Io ho sempre creduto l'indio sospettoso, chiuso, difficile ad avvicinarsi: constatai invece il contrario. Egli sta volentieri col missionario che stima ed ama sinceramente.

All'indio la religione piace e vi si entusiasma. In occasione della visita del Sig. Don Tirone a Jauaretè si volle fare la festa del Sacro Cuore chiudendola con una devota processione. Il villaggio era in festa, tutti si erano mossi per accompagnare la effigie del benedetto Cuore di Gesù. Tutti apparivano divoti, e cantando si sforzavano di accompagnare gli alunni e le alunne dei due collegi. Non un indio rimase in casa: qualcuno ammalato si trascinò fuori per vedere. Quanta poesia! Laggiù il Waupès che rumoreggiava saltando di pietra in pietra, cantando nel suo linguaggio rubesto lodi al Salvatore, poi il bosco inaccessibile verde oscuro: e presso la spiaggia, la processione tutta composta di indi tucanos di ogni sesso e età!

Come avrà sussultato di gioia il Cuore del Salvatore in vedere onorata e portata in trionfo la sua immagine soavissima, tra quei fiumi e quelle foreste ancora selvagge e deserte, abitate da popoli ieri selvaggi e pagani, oggi già cristiani e divoti!

Jauaretè ha due collegi per 20 bambine e 40 ragazzi, tutti indi. Molti, giunti recentemente alla Missione, non parlano ancora il portoghese, quasi tutti però lo intendono. Tutti frequentano qualcuna delle 4 classi elementari e imparano un poco di agricoltura.

Il ritorno.

Il giorno 26 ripigliammo la via del ritorno a Taracuà, dolenti di abbandonare quelle care creature. La pioggia cadeva giù e sembrava accompagnare le lagrime che furtivamente qualche indio lasciava cadere in veder partire così presto quegli che da tanto tempo e con tanta ansia aveva aspettato: essa ci rese il viaggio faticoso, lento, sino a Taracuà dove arrivammo lo stesso giorno 26 alle 22.

Quando, il dì seguente, i nostri indietti di Taracuà ci videro, per dar sfogo alla gioia pensarono di organizzare una dimostrazione al Padre Visitatore.

Il villaggio che sorge a lato della Missione di Taracuà è ancor più elegante che quello di Jauaretè. Due belle file di case imbiancate al lato di una strada larga, adorna di alberi, mostrano il buon gusto dei Tucanos che vivono e portano alla Missione il resto dei prodotti che loro sopravanzano, ricevendo in compenso: aghi, ami, zolfanelli, tabacco, sale, pezzi di stoffe.

Anche i 74 giovani e le 53 ragazzine, mentre frequentano le classi elementari, si esercitano pure nell'agricoltura e imparano un mestiere che sarà loro di grande utilità tornando alla propria tribù. Vi sono 22 falegnami e 9 sarti. Le case della Missione sono di legno ma a due piani con portici tutto attorno ai due piani e trasfondono un senso di riposo e di pace in chi, dopo viaggi faticosi in mezzo a boschi e fiumi, abita in edifici di legno comodi, grandi, degni di una città.

In queste case i nostri indietti si trovano a loro agio, si divertono e imparano; essi ci tengono a civilizzarsi, o, come dicono nel loro linguaggio naturale, « a farsi bianchi ».

Sfortunatamente, quando arrivano all'età di 16 o 17 anni, rinasce in loro l'istinto della libertà e vogliono tornare in seno alla tribù, la quale ha la sua dimora in qualcuno dei villaggi del Rio Waupès. Nella tribù essi godono fama di istruiti e civilizzati, esercitando quindi un certo ascendente che è di grande aiuto al missionario, per conservare nei villaggi lo spirito di religione, di ordine, di lavoro.

Ecco come si completa la missione del Rio Negro. I collegi di Jauaretè, di Taracuà, di S. Gabriel, di Barcellos, sono un gran benefizio pei 400 indi delle varie tribù, agglomerate in 33 villaggi sulle sponde del Waupès e già civilizzati.

L'addio.

Ma anche da Taracuà dobbiamo partire. Il giorno di tutti i Santi gli alunni del collegio di S. Gabriel vollero dar prova al Sig. Visitatore del loro profitto negli studi e nella religione, con la gara catechistica tra i 4 corsi elementari. Ci volle tutta la severità del Consigliere scolastico per far cadere i concorrenti così pronti e sicuri nel rispondere alle domande di catechismo. Dopo lunga lotta, quattro rimasero vincitori del premio. Fummo lieti di riconoscere anche noi il loro merito, esclamando: - Come sanno bene il catechismo! Che memoria felice!

Durante gli intervalli gli alunni eseguirono vari pezzi in canto figurato e in canto gregoriano, da far meravigliare per la finezza del loro gusto musicale. Altrettanto va pur detto delle ragazzine che alla lor volta vollero rendere omaggio al Sig. Visitatore straordinario ed alla Sig.a Ispettrice.

Il 3 novembre si partì per Barcellos, discendendo la corrente del Rio Negro. Per rompere la monotonia del viaggio, visitammo la villa Pecil, una delle tante ville i cui resti s'incontrano sulle sponde del Rio Negro e che erano così ben tenute, piene di ogni conforto, quasi principesche, quando la gomma era di alto prezzo e veniva chiamata « l'oro nero ». Sopra questi avanzi dell'antica opulenza piangono gli eredi, soffrendo di fame, di penuria, di febbre. Se si avesse avuto più spirito di previdenza, più attività nell'assicurarsi il futuro, oggi il Rio Negro affronterebbe da solo la crisi dell'Amazzoni.

Barcellos s'aprì al nostro sguardo, omai stanco di tanta acqua e di tanta boscaglia, come l'ultima oasi della Prelazia prima di arrivare a Manaos.

Barcellos dista da Manaos 25o km.; è a 40 m. sul livello del mare; conta 15o abitanti, tra bianchi e meticci. Tutta la parrocchia ha 3500 abitanti. Da lontano si vede torreggiare la bella chiesa in cemento, la casa dei giovani di stile portoghese e l'ospedaletto. L'Opera salesiana di Barcellos estende i suoi benefici sopra un raggio di 298 km. Raccoglie ammalati nel piccolo ospedaletto. Nel 1930 raccolse pure 3o ragazzi, ora avviati ai primi rudimenti della lingua e dell'aritmetica, nonchè dell'agricoltura e dell'allevamento degli ovini.

A Barcellos eravamo stati portati dalla nostra lancia « Auxiliadora »; là venne a prenderci il gaiola « Parayba », che ci ricondusse a Manaos, dove riposammo alcuni giorni dopo un viaggio di 40 giorni ed un percorso di 6ooo km. tra andata e ritorno.

Manaos, novembre 1931

D. PIETRO GHISLANDI Missionario Salesiano.

Dal Vicariato di Shiu Chow.

Amatissimo Padre,

Mentre al nord infuria la guerra, e i nostri di Shanghai non sono troppo tranquilli; in missione si respira un poco, si vive in perfetta pace e coll'aiuto del Signore si fa una buona mietitura dei venticinque anni di lavoro, iniziati dai nostri eroi: Mons. Luigi Versiglia e D. Ludovico Olive.

La festa dell'Immacolata vide crescere la nostra famiglia. Sette alunni sui 15 anni, ed uno di 19 sul finire del tirocinio, dopo lunga e seria preparazione, ricevevano solennemente il battesimo e s'accostavano con altri alla prima Comunione, Rimangono così pochissimi i pagani interni il cui battesimo è appena tramandato per assicurarsi il consenso della famiglia e guadagnarle esse pure, se sarà possibile.

Tra i catecumeni uno in modo speciale ci edificò e fu di grande stimolo alla massa giovanile.

È il migliore fra gli studenti; nessuno direbbe che è pagano, tale è il suo fervore e la condotta irreprensibile. Tchan A Kong è di famiglia distinta e due dei fratelli maggiori sono mandarini nella provincia di Canton. Messo in collegio quasi per castigo, si rivelò subito la migliore pasta: aveva bisogno solo di un gran cortile e compagni per giuocare nei tempi di ricreazione. In casa lo tenevano chiuso per timore di cattive compagnie mentre A Kong aveva bisogno di sbattersi. Sano di costumi, di buona educazione, non solo guadagnò il primo posto in quinta elementare, ma prese tanto amore al catechismo ed alla preghiera, da emergere fra i più pii, specie nelle visite al SS. Sacramento.

Preparatissimo al battesimo, si credeva sicuro di esservi ammesso; invece fu necessario procrastinare, per non incorrere nelle ire del padre, attaccato alle antiche tradizioni e contrario alla conversione del figlio. Mi impegnai per preparare il terreno, ed ottenere il consenso alla prima occasione; ma A Kong non si sapeva adattare alle mie ragioni.

- Se mio papà non mi ammetterà più in casa, andrò da mio fratello a Canton e lui mi aiuterà a continuare gli studi.

- Sta tranquillo, io ti otterrò il permesso, e ti considero già come cristiano: tu potrai fare sempre le tue divozioni.

- Sì, ma intanto rimango col peccato originale e non potrò ricevere Gesù nel mio cuore, mentre i miei compagni Lo ricevono tutti i giorni!

A tali argomenti era difficile rispondere e mi commovevo alle lacrime dirotte di A Kong, che ogni giorno tornava ad insistere e non riuscivo ad acquetarlo. Solo la promessa che lo avrei battezzato privatamente senza che nessuno lo sapesse ed il padre non potesse sospettare di nulla, lo tranquillizzò.

Di casi toccanti me ne capitarono nei lunghi anni di missione; ma fanciulli di dodici anni con la piena conoscenza degli effetti meravigliosi del battesimo, tanto bramato, come da A Kong, non mi ricordo di averne veduti.

***

Non si fece in tempo di organizzare il Congressino delle Compagnie, ridotte assai a causa dei lavori di ricostruzione della casa, ma invece ci consolò assai il Convegno degli ex-allievi, tenutosi giorni fa.

Riunioni se ne tennero quasi ogni anno, ma non si raccolse mai un grande numero, nè s'era arrivati alla vera organizzazione. Molti ex-al lievi provenienti dalla missione sono impossibilitati a venire per la lontananza, per mancanza di comunicazioni, e specie per i pericoli.

In questi ultimi tempi il contingente maggiore degli alunni era dato da Macao, ed anche non pochi della missione si stabilirono nei porti vicini, (Hong Kong - Canton), ove più facilmente possono trovare impiego ed alcuni avviarono laboratori molto apprezzati, che dànno lavoro a decine di compagni.

Non solo a Macao tutti conoscono le Alfaiaterie « Ambrogio » - « Joao » e « Joaquim », con la « Sapataria Antonio »; ma anche ad Hong Kong - uno dei primi porti del mondo - le calzolerie « John Lo », « Jack Yep », « Po On », e la sartoria « John Hon », si sono ormai imposte ed è caro al cuore del Salesiano sentir parlare con lode ed entusiasmo di quegli exallievi.

Il Convegno quindi superò i precedenti e si può ormai affermare che l'Unione ex-allievi di Macao ha oggi la sua organizzazione.

Furono più di cento gli intervenuti ed un bel gruppo dei primi tempi. Il ritorno dalla missione, dopo 15 anni, dell'attuale direttore, che passò i primi anni a Macao, servì non poco a richiamare gli antichi alunni, in parte sconosciuti ai più giovani.

Fu una giornata piena, che accese molto le nostre speranze e fu una felice constatazione delle ottime qualità dei cinesi, non sempre da tutti apprezzate.

Si cominciò ai piedi di Gesù con la Messa e due parole del Direttore, poi si ebbe la riunione nel teatrino, quanto mai cordiale ed animata, che decise la pubblicazione del Bollettino dell'Unione (in cinese), la festa annuale al 10 ottobre, giorno comodo per tutti, e l'esercizio della Buona Morte per la prima domenica di ogni mese nella cappella dell'Istituto. La presidenza intanto studierà gli statuti dell'Unione, da approvarsi nella prossima riunione.

Molti ex-allievi non si conoscevano ancora; ma il pranzo servito con etichetta cinese, a tavole di otto, frammischiati coi superiori ed amici, con brindisi calorosi, cementò la più intima fraternità ed uscirono tutti come vecchi compagni ed amiconi, desiderosi di rivedersi spesso.

Chi più ne guadagnò furono gli alunni, meravigliati nel vedere tanti fratelli maggiori, buon numero con invidiabile posizione sociale - alcuni sono impiegati negli uffici governativi di Cantora - che s'intrattennero in familiare conversazione con loro, rinnovando le partite al foot-ball.

Una volta ancora abbiamo constatato come D. Bosco sia vivo nei cuori dei nostri ex-allievi, e come il suo nome basti a rimetterli e conservarli sul retto sentiero.

Macao, 15 gennaio 1932.

Sac. GIOVANNI GUARONA Missionario Salesiano.

UNA CONFERENZA A "PROPAGANDA FIDE"

Nel ciclo delle conferenze missionarie che con tanto successo si svolgono a « Propaganda Fide », il 18 febbraio ve ne fu una sulla « Concezione missionaria di Don Bosco e le attuazioni salesiane ».

L'oratore, il sacerdote salesiano professore D. Alberto Caviglia, svolse ampiamente il tema, illustrando la vitale e feconda virtù della concezione missionaria di Don Bosco, per apportare anche da parte della Congregazione Salesiana il debito contributo di esperienze agli studi di missionologia.

L'Opera salesiana, essenzialmente educativa, esercita da 57 anni sempre più vastamente la vita missionaria. Ma non è uno sdoppiamento. È l'idea madre della pedagogia di Don Bosco: quella della conquista delle anime mediante l'educazione della gioventù, particolarmente povera, e mediante lo stile e i mezzi per essa concepiti nel suo pensiero pedagogico.

A tale concetto s'informa anche la sua missionologia che diviene un campo particolare e specializzato, dove il frutto dei suoi metodi e del suo sistema ha da essere la penetrazione del Vangelo tra gli infedeli, mediante il ministero educativo tra i fanciulli e giovinetti dei paesi di missione.

L'oratore svolse brillantemente il suo pensiero esaminando le condizioni dell'esperimento salesiano, i modi con cui i missionari salesiani hanno risposto alle difficoltà, le realizzazioni ottenute, per giungere ad una formula conclusiva, cioè che i tre fattori della missionologia salesiana, i tre elementi della concezione missionaria di Don Bosco sono: la strumentalità dell'educazione giovanile e della scuola per l'evangelizzazione e l'apostolato - l'esercizio della carità del povero -- il benefizio fraterno di redenzione sociale mediante il lavoro e l'istruzione.

La conferenza, assai applaudita, fu accompagnata da entusiastiche parole di S. E. Mons. Salotti, Segretario della Sacra Congregazione di « Propaganda Fide », che ha sciolto un inno di gratitudine al Beato Don Bosco e di lode ai missionari salesiani..

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Visite illustri.

- S. A. R. il Principe di Piemonte ha visitato il 23 marzo l'Istituto Salesiano di Caserta. Tempo fa, in seguito al felice incontro nel territorio di S. Clemente di una squadra di convittori, che, riconosciutolo, l'aveva salutato fervidamente alla voce, egli aveva promesso di visitarli a Caserta; trovandosi in città per una visita al 15° fanteria, volle mantenere la sua promessa ai convittori.

Ricevuto da S. E. Mons. Moriondo, vescovo di Caserta, e dal Direttore e Superiori dell'Istituto, il Principe ricevette dai convittori schierati nel cortile un entusiastico omaggio di battimani, seguito dal canto di un inno di circostanza e dalla lettura di un indirizzo. S. A. visitò poi il giardino, la bellissima chiesa parrocchiale e rese omaggio alla memoria dei 40 ex allievi caduti sul campo, sostando riverente dinanzi alla lapide commemorativa. Risalendo in macchina per congedarsi, il Direttore D. Tenneriello a nome degli alunni faceva dono a S. A. R. di un artistico servizio da tè con incisione del B. Don Bosco e di una pregevole pergamena eseguita dal prof. De Core.

- L'Istituto Professionale Pio XI di Roma è stato onorato della visita di S. Em. il Cardinal Vicario (5 febbraio) e di S. Em. il Cardinale Lauri (24 febbraio). Entrambi gli Eminentissimi Porporati si soffermarono a lungo e restarono vivamente e favorevolmente impressionati della grandiosità dell'Istituto, dell'amenità del sito. Il 27 febbraio visitarono pure l'Istituto due insigni Cooperatrici della Repubblica Argentina: la contessa Unzué De Alvear e la nobildonna Concepción Unzué De

Casares, A queste segui la visita di S. E. Ortis Zeballos, incaricato d'affari del Perù presso il Re d'Italia, e quella dei seminaristi del Seminario Scozzese.

Dame di Maria Ausiliatrice.

Un'altra notizia riguardante l'Istituto Pio XI di Roma.

Si è costituito un gruppo di 25 Dame di Maria Ausiliatrice le quali prendendo ad esempio Mamma Margherita, l'incomparabile Mamma del Beato Don Bosco, prestano l'opera preziosa delle loro mani per cucire, rattoppare e rammendare gli indumenti e la biancheria dei nostri alunni artigiani.

Vere dacie di cristiana carità, con abnegazione, il dopo pranzo di ogni mercoledì si partono dai varii rioni della città per recarsi al « Pio XI » a compiere questa loro opera benefica.

In suffragio di Arnaldo Mussolini.

Nella Cripta del tempio di Maria Ausiliatrice di Cordoba (Argentina), presente il R. Console Cav. Mario Vattani e notabilità della Colonia e Associazioni italiane, per iniziativa del Mattino d'Italia si è celebrato un solenne funerale in suffragio di Arnaldo Mussolini. L'Ispettore Salesiano e i Superiori del fiorente nostro Istituto furono lieti di cooperare in tutti i modi alla buona riuscita della mesta cerimonia.

Tributo di riconoscenza.

L'Oratorio e il Collegio S. Luigi di Chieri, il 7 febbraio, hanno festeggiato il giubileo sacerdotale del Rev.mo Can. D. Francesco Altina, insigne cooperatore salesiano. Oltre le funzioni religiose della giornata (in quelle del pomeriggio il Sig. Arciprete Mons. Rho tratteggiò assai bene l'opera svolta dal Can. Altina nei 25 anni di apostolato sacerdotale, specialmente a pro' dei giovani), vi fu una simpatica cerimonia nel teatrino dell'Istituto, durante la quale velinero offerti in dono al festeggiato un bel Breviario, una statuetta del Beato Don Bosco e un diploma di alta benemerenza con croce d'oro per l'assidua opera costantemente prestata all'Oratorio festivo.

Il terremoto di Santiago di cuba.

Il giorno 3 febbraio u. s. un terribile terremoto riduceva la città di Santiago di Cuba ad un mucchio di rovine. Pochi edifizi rimasero in piedi: tutte le chiese furono così danneggiate, specialmente la grandiosa Cattedrale, che il Governo ha dovuto proibire il culto per il pericolo del crollo degli edifizi. La Casa Salesiana ha sofferto pur essa gravi danni, ma per una protezione speciale della Madonna, nessuna vittima di personale si è avuta nè tra i salesiani, nè tra gli allievi; anche tra gli ex-allievi e Cooperatori salesiani fu visibile la protezione di Maria Ausiliatrice, perchè tutti ne uscirono incolumi.

Una bella iniziativa del "Lo Scolaro".

Da sei anni il simpatico periodico Lo Scolaro (1) nell'epoca del carnevale riunisce in un teatro di Genova l'affezionata folla dei suoi

piccoli amici per un concorso di recitazione per bambini inferiori agli otto anni. La festa originalissima è sempre attesa col fervore più vivo, destato in tutti dalla lunga preparazione degli attori e della sorpresa immancabile della rivelazione di artisti in erba, educati con amorosa sollecitudine dai loro insegnanti. Ogni anno poi la festa ha uno scopo benefico: quella svoltasi nell'ultimo carnevale e riuscita brillantissima al Nazionale, ebbe lo scopo di beneficiare le erigende nuove Scuole Professionali D. Bosco in Sampierdarena.

Segnaliamo con riconoscenza l'iniziativa bella e praticamente molto utile.

(1) Lo Scolaro. Corriere settimanale dei piccoli studenti - Vico S. Matteo, 12 - Genova. (Abbonamento L. 15).

UN MAGNIFICO ALTARE

Il santuario di Maria Ausiliatrice a Novara si è arricchito di un magnifico altare, originale e fuori del consueto, che lo scultore Cantoni ideò per rappresentare in sintesi vigorosa e significatrice la Vita del Cristo. L'opera del valente artista, mirabile per l'equilibrio delle parti e l'armonia dell'insieme, rievoca: il primo dolore del piccolo Messia (la fuga in Egitto); l'atroce ascesa del Calvario: la Crocefissione; l'ultimo dolore del Cristo morto (l'angoscia ineffabile della Madre e delle pie donne). Nel centro della sublime epopea il grande segnacolo della salvezza del mondo; il Cristo Crocifisso.

Bene indovinata la distribuzione delle scene in uno sfondo ad abside che ha permesso allo scultore di usufruire di maggior spazio e di ottenere movimento e grandiosità dalle incurvature stesse della tazza ricavata.

La novità dell'altare è la figura del Cristo crocifisso, inspirato ad una visione pacata dell'Uomo-Dio immolato ed esprimente la sublime compostezza del dolore divino più che l'idea dell'uomo straziato e fatto brutto dallo scempio. Ci dispensiamo da un'esposizione dettagliata dei pregi artistici di quest'opera, che è di vero decoro pel Santuario di M. A. di Novara: ci basta l'averla segnalata e nel tempo stesso segnalare lo zelo dei Confratelli novaresi nell'abbellire il loro santuario con opere che servono all'incremento della vera divozione.

Per intercessione del Beato Don Bosco

(Grazie ricevute).

Si ricorse allora con viva fede al Beato... ». -Il 22 settembre dello scorso anno, nella via Marcacci di Locarno, ove maggiormente pulsa la vita cittadina, avveniva una grave disgrazia, a cagione di un'automobile, la quale, vuoi per la pendenza della via, vuoi per l'inesperienza di chi la guidava, d'un tratto sorpassava il marciapiedi e urtava con violenza la fanciulla Pia Branca di 9 anni. E fu vero miracolo della Provvidenza che la povera bambina ricadesse entro il vano della porta d'un negozio, chè altrimenti sarebbe stata schiacciata contro il muro. Ebbe però la gamba sinistra, dal ginocchio al piede, scarnificata fino all'osso.

Ricoverata d'urgenza nel Civico Ospedale i sanitari giudicarono assai grave la ferita, pronosticando una infezione cancrenosa, per cui la guarigione era stata giudicata impossibile. Intanto brividi di febbre alta agitavano la sventurata fanciulla nè c'era rimedio che si potesse applicare con esito buono.

Si ricorse allora con viva fede e divozione da, parte del sacerdote, delle suore infermiere e dei parenti alla protezione del Beato Don Bosco. Ne fu posta l'immagine sul letto dell'inferma, e genuflessi si recitarono preghiere. Al mattino seguente apparvero tosto, con stupore di tutti i primi sintomi della guarigione. La bambina tranquilla e serena, non fu più tormentata dalla febbre; la ferita si rimarginava, e lo stato di salute andò migliorando.

Oggi ella cammina in modo normale. La gamba è guarita così bene che, quanti osservarono le vicende del male subito, elevano l'inno del ringraziamento al glorioso Beato Don Bosco, del quale è pur anche di mezzo a noi Locarnesi assai viva la divozione, perchè già più volte contraddistinta da grazie e da guarigioni portentose.

Locarno (Canton Ticino) 14 gennaio 1932. Sac. BUETTI GUGLIELMo, Prevosto dei Borghesi.

Tu guarirai... - Mariarita, la nostra bimba di 8 anni, colpita da grave broncopolmonite nel gennaio 1931, era in vero pericolo di morte. La ponemmo sotto la protezione del Beato D. Bosco cominciando la novena e facendo baciare all'inferma la reliquia. Nella notte dopo due ore di sonno ristoratore, la bambina svegliatasi, ci disse contenta: - È venuto D. Bosco a trovarmi, vestito di bianco col crocifisso al collo; e dal fondo del letto mi ha sorriso e detto: Tu guarirai! Ora mi sento meglio... - Da allora fu fuori pericolo e in pochi giorni guarì.

Cuorgnè.   CONIUGI RONCAGLIONE.

Duplice grazia. - Una signora (mia buona amica, malgrado i suoi principii nettamente anticlericali e refrattaria sin qui ad ogni esortazione, tantochè da più di 5o anni non si era più accostata alla Eucaristica Mensa) fu colpita qualche tempo fa da carcinoma e dovette recarsi all'ospedale per tentare una cura col radio.

Io la indussi a tenere su di sè un'immagine del Beato, con reliquia (ex indumentis), ed a raccomandarsi fervorosamente a Lui, mentre io e gli altri di sua famiglia pregavamo il caro Don Bosco di voler salvare quell'anima.

E la grazia venne, piena e completa: nel periodo di degenza, non soltanto per ben 5 volte essa, confessatasi, fece la S. Comunione riconoscendo di sentirsi spiritualmente tanto contenta e sollevata, ma anche la terribile malattia fu vinta ed ora l'ammalata sta assai benino, data l'avanzata età e le sofferenze patite. I medici l'hanno dichiarata perfettamente guarita.

Riconoscentissima al Beato Don Bosco, in ispecial modo per la vittoria spirituale ottenuta, ne invocherò sempre il prodigioso patrocinio.

Roma.   Cooperatrice Salesiana.

Cuarita contro ogni speranza. - Un telegramma ci aveva annunziato che la mia cognata, madre di quattro figli, era stata gravemente colpita da un male che non perdona. L'ammalata passò giorni tristi, forieri d'imminente catastrofe. Con fede ardente mi rivolsi al Beato D. Bosco pregandolo della guarigione, a cui avrei fatto seguire la mia modesta offerta per la nuova statua del Beato che s'inaugurerà nel nostro Oratorio Festivo. Appena incominciata la Novena l'ammalata migliorò e alla fine era già fuori pericolo. Rendendo grazie al nostro Beato adempio la promessa.

Rovigno.   CATERINA BENUSSI.

Una iniziativa del Comitato Centrale Patronesse Salesiane di Torino.

Nell'ultima riunione generale tenutasi all'Oratorio Salesiano di Torino dopo una breve commemorazione del Ven.mo Sig. Don Rineldi, il quale tanto paternamente s'interessava all'attività delle Dame Patronesse che essenzialmente si svolge per le Missioni del Beato Don Bosco, le Sig.re Vice Presidenti proposero alle numerosissime Sig.re convenute, di iniziare una Borsa Missionaria in memoria del compianto Superiore Generale. (L'iniziativa fu accolta con larga approvazione ed oggi si stanno raccogliendo le offerte perchè si desidererebbe offrirla al novello Rettor Maggiore e IV Successore del Beato Don Bosco. Se a questo deferente omaggio delle Patronesse Torinesi volessero unirsi le Patronesse degli altri Comitati d'Italia e Sig.re Zelatrici delle Missioni, le offerte si possono inviare alla Segretaria del Comitato Centrale Patronesse Salesiane, Via Cottolengo 32, Torino.

Si raccomanda pure vivamente a tutti coloro che amano ed apprezzano le Missioni Salesiane quanto ad esse riesce di sommo aiuto e che i vari Missionari convenuti per l'elezione del Rettor Maggiore richiedono con vivissimo desiderio.

CASSETTA CAPPELLA

Alla quale si apporrà in una larga il nome della persona offerente.

Cassetta in legno con tabernacolo . L. 350 Piviale e velo omerale    » 150 4 pianete dei colori liturgici . . . . » 225 Camice, cingolo, rocchetto . . . . » 6o Tovaglie lino e piccola biancheria per la Santa Messa    » 45

Pietra Sacra    »   20

Calice coppa d'argento    »   80 Teca per il SS. Sacramento e pisside . » 65 Raggio per la Benedizione . . . . » 70

Turibolo e navicella    »   70

Vasetto per Olio Santo    »   35 Crocefisso, candeliere, ampolline, piattino, patena    »   50 Asperge, carte gloria, scatola ostie » 30 Messalino, porta Messale, Rituale . » 80

Campanello, lampadina    » 20

TOTALE L. 1350

VALIGIETTA ALTARE PORTATILE

Alla quale si apporrà in una larga il nome della persona offrente.

Cassetta in pelle    L. 125

Pianeta a doppio indritto    »   8o Camice, cingolo, rocchetto . . . . » 6o Tovaglie e biancheria piccola per la Santa Messa    »   2

Pietra Sacra    »   20

Calice coppa d'argento    »   8o

Teca per il SS. Sacramento . . . . »   25

Patena e piattino per ampolline . . »   25

Vasetto per Olio Santo    »   35

Crocefisso, candeliere, ampolline . . »   25

Asperge, scatola ostie, carte gloria . . »   30 Rituale

Messalino e porta Messale    »   45

TOTALE L. 600

CASSETTINA PER I SS. SACRAMENTI L. 175.

Monsignor LUIGI SPANDRE

VESCOVO DI ASTI

Prima le sofferenze di un mese di malattia, poi gli furono dischiuse le porte del cielo. Il 1° aprile Mons. Spandre, in sul mezzogiorno, spirava serenamente, lasciando nel più profondo dolore migliaia di cuori che tanto l'amavano.

Nato a Caselle il 2o giugno 1853, aveva fatto i primi studi sotto la guida del B. Don Bosco, all'Oratorio di Torino, quindi passato al Seminario dell'archidiocesi vi aveva percorso brillantemente il corso di filosofia e teologia. Animato da attivissimo zelo nel ministero sacerdotale, fornito di doti eccellenti e di preclare virtù, si distinse come Curato della Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo in Torino, quindi fu dal S. Padre eletto a Coadiutore dell'Em.mo Card. Richelmy il 1° settembre 1899 e consacrato Vescovo titolare di Tiberiade a 46 anni; dieci anni dopo veniva promosso alla diocesi di Asti il 12 giugno 1909.

L'ingresso episcopale di Mons. Spandre in Asti fu turbato da manifestazioni ostili, organizzate dai tristi: ma la bontà del Presule ebbe presto ragione di tutti i preconcetti e polarizzò intorno a sè l'amore devoto di tutto un popolo. Il quale fu visto, nel recente giubileo sacerdotale ed episcopale, stringersi compatto, fidente intorno al Pastore tribulandogli il più cordiale e delicato omaggio.

Mons. Luigi Spandre ben meritava così entusiastiche testimonianze: egli non solo fu un saggio Pastore nel governo della sua diocesi in tempi difficili, ma fu il Pastore buono, nel più vero senso della parola, generoso sempre e sovrabbondante di carità verso tutti. Fu anche un tenerissimo padre dei giovani, perchè alla scuola del B. Don Bosco egli attinse uno zelo particolare per la salvezza della gioventù.

Tutta la vita di questo pio vescovo i stata un ininterrotto fulgido esempio di virtù: la bontà, la pietà, l'alacrità nel lavoro pastorale e il suo spirito di abnegazione non soltanto rifulsero in lui come doni eletti del Signore, ma divennero mezzi efficacissimi di cui egli seppe valersi per giungere alla mèta ambita: salvare anime!

E le anime andarono a gara nel dimostrargli la loro riconoscenza, accompagnando la sua salma, il giorno dei funerali, commosse e oranti. Migliaia, decine di migliaia di persone capitanate da cinque vescovi delle diocesi piemontesi e da tutte le autorità scortarono la salma di Mons. Spandre all'ultima dimora.

All'anima del compianto Vescovo che sempre ebbe per l'Opera Salesiana la più affettuosa benevolenza tributiamo generosi suffragi di preghiere pel suo riposo eterno nella pace di Cristo.

La potente intercessione di Maria Ausiliatrice.

Da morte a vita. - Quando mi fu detto esser indispensabile che mi sottoponessi ad un grave atto operatorio ne fui veramente disperata. Non sapevo nè decidermi, nè rassegnarmi; uri rivolsi a M. Ausiliatrice e al Beato D. Bosco chiedendo a loro o il miracolo della guarigione o la grazia della calma e della rassegnazione necessarie in quei gravi e tristi momenti. Se non ottenni il miracolo, ebbi la grazia, e fiduciosa nell'assistenza dei miei potenti Intercessori entrai in clinica, portando su di me la medaglia di Maria Ausiliatrice e la reliquia del B. D. Bosco, e dopo aver lungamente pregato nella Basilica torinese.

L'operazione quantunque grave anche per le condizioni fisiche in cui ero ridotta riuscì felicemente, ma il giorno seguente febbri altissime ed un grave colasso di cuore mi ridussero in fin di vita. Comprendendo la gravità del mio stato, poichè io sentivo che morivo, raccolsi le poche forze che mi rimanevano e fissando l'effige dei miei patroni, che avevo in camera, invocai ad alta voce: « Maria Ausiliatrice, B. Don Bosco salvatemi, non voglio morire per i miei figliuoli! ». Detto questo perdetti la conoscenza... Medici ed infermiere disperavano di salvarmi... il cuore cedeva... Ma Maria Ausiliatrice ed il B. D. Bosco avevano accolto la mia preghiera e la grazia avvenne... Dopo 8 ore di completa incoscienza ripresi i sensi, il medico mi somministrava l'ossigeno, ma io ricuperando la conoscenza, ripresi fiducia... sicura che la grazia sarebbe stata completa. Il miglioramento verificatosi poche ore dopo meravigliò gli stessi medici curanti e continuò lento ma regolare. Tre settimane dopo lasciavo la clinica in completa convalescenza e mi portavo alla Basilica di Maria Ausiliatrice a ringraziare la Vergine ed il B. D. Bosco della grazia grande che mi avevano ottenuta e a portare la mia offerta per le Opere Salesiane.

Milano.   LINA BIANCHI JANETTI.

Salvata per miracolo. - Il 2 novembre 1931 la mia bambina prudenza di alcuni mesi fu assalita da febbre alta: la notte seguente cadde in preda a convulsioni spasmodiche. Due giorni dopo il medico scopriva una risipola alla gamba destra, e dichiarava il caso assai grave.

Il mio pensiero corse subito al Beato Don Bosco e a Maria Ausiliatrice, incominciai una novena. La bambina rimase tre giorni fra la vita e la morte: il giorno 8, con grande meraviglia dello stesso medico, l'infezione diminuì, e la bambina fu salva.

Grazie, Beato Padre! Grazie, Madre Celeste! Proteggete sempre la mia cara famiglia.

Capranica, 1 febbraio 1932.

PORTA NAZARENO ex-allievo.

Salvo per miracolo! - Colto da un gravissimo attacco di appendicite, con peritonite, il carissimo fratello Placido era proprio in fin di vita. Tale fu dichiarato dal medico curante e dal chirurgo chiamato d'urgenza al suo capezzale. Mancandoci ormai tutte le speranze terrene, ci rivolgeranno fidenti al Cielo con l'invocazione: Maria Ausiliatrice, D. Bosco, salvatelo!... Furono messe sul petto dell'ammalato una medaglia della Vergine e una reliquia del Beato...

Oh prodigio! La peritonite si arresta e l'infermo comincia subito a migliorare. Dopo alcuni giorni venne operato ed oggi gode ottima salute.

Bronte.   GIOVANNINA IsoLA.

Una guarigione meravigliosa. - La nostra bimba Attilia di 5 anni in un accidente fu colpita così gravemente alla testa da riportarne la frattura della base cranica con forte emorragia interna e spostamento dell'occhio destro. Il medico, che le prestò le prime cure, la fece portare d'urgenza alla clinica; ma venne respinta perchè già in agonia, anzi il professore ci avvisò che la bimba aveva pochi momenti di vita.

Riportata in casa i medici, più che altro, cercarono di disporre noi alla rassegnazione per l'imminente catastrofe; noi però ci sentimmo confortati da una dolce speranza. La bambina era sotto la protezione di M. A. e del Beato D. Bosco, di cui portava indosso la reliquia. Appeso alla parete era il quadro della cara Madonna, alla quale rivolgemmo le nostre fervorose preghiere, memori di tanti favori che precedentemente ci aveva dispensato.

I vicini accorsi sentendoci parlare con tanta , certezza della guarigione, credettero che noi fossimo poveri illusi e quasi non ragionassimo più.

Due giorni dopo giungeva da Cannes un professore accompagnato da un'infermiera per visitare la bambina: egli la trovò completamente fuori pericolo, ma non potè nascondere il suo grande stupore. In pochi giorni la bimba si ristabilì, non sentì più alcun dolore, l'occhio ritornò al suo posto; ora è sana e robusta come prima.

Noi ogni anno esprimeremo la nostra riconoscenza a M. A. e al Beato coll'aiutare secondo le nostre forze le Opere salesiane.

Mandelien (Francia).   Famiglia RoTICci.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

Vaudagnotti Nelva (Torino). Colpita da influenza pochi giorni prima di un concerto, nel quale doveva sostenere la prima parte, invocò con fiducia il Beato Don Bosco, di cui aveva ricevuto allora una medaglia dal Brasile, e per il giorno stabilito si trovò improvvisamente e stabilmente guarita. Invocò pure e ottenne la guarigione del proprio fratello sacerdote.

N. N. (Caltanissetta) ringraziando M. A. invia varie offerte in francobolli.

Maria Torello (a nome della Sig.na Re Margherita) invia offerta, per riconoscenza, ad una missione con lebbrosi (L. 22).

Drapetti Marco per guarigione da bronco polmonite e nefrite.

Mantelli Teresa guarita da un eccesso cardiaco coll'applicazione della reliquia dopo che i medici avevano perduto ogni speranza.

Matilde Bologna R. (Sarteano) per grazia ricevuta.

Roagna Annetta (Priocca d'A.) per guarigione ottenuta a intercessione di D. Bosco.

Maria Toschini (Acquarossa) invia offerta in riconoscenza di grazia ottenuta con preghiere al Beato.

Enrieù Delfina per ottenuta miracolosa guarigione della figlia Alda offre L. 50.

Un gruppo di ricoverate del Sanatorio Benito Mussolini di Roma per il lebbrosario più bisognoso L. 31.

Fidelia Cotti-Cotti (Alvaschein) ci scrive: « Da vari anni soffrivo dolori atroci in tutto il corpo, e specialmente vicino al cuore, che mi toglievano completamente il respiro.

» Le Cappuccine di S. Rosa (Osimo) mi fecero pervenire per mezzo di mio fratello una reliquia del Beato, che io con viva fede collocai sul cuore. Al tocco della mirabile reliquia scomparve ogni dolore, nè più ebbi a provarne ».

La relazione è convalidata dalla firma del R.mo D. Giacomo Cotti parroco di Alvaschein.

N. N. invia devota offerta a M. A. per la protezione concessa, pregando che gliela mantenga.

B. M. (Bosconero) esprimono a M. A. e al Beato riconoscenza per protezione avuta in vari casi.

Canonica Santina affetta da forte anemia con ripercussione sulla vista fu in pericolo di perdere l'occhio destro; cominciò allora la novena al Beato e ritornò perfettamente in salute.

D. Paolo Rabagliati (Santiago, Cile) fa offerta di mille pesos in riconoscenza al Beato per aver, durante la rivoluzione del settembre scorso, protetto il suo istituto e i suoi confratelli, liberandoli da ogni disgrazia.

Elvira De Conti (Cercivento) per una forte bronchite la sua bimba Diana venne data come perduta dal medico curante: la mamma si rivolse con viva fede alla protezione di Don Bosco, cominciando una novena. Non era questa finita, che la bimba migliorava, ed ora è perfettamente guarita.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Aimonetti sorelle, Arri R., Albertino G., Alemandi Famiglia, Arland G., Arese, Ambrosetti C., Asperti G., Artero G., Arolfo E., Audino, Amerio P. G., Aveuna B., Airnobot, Airaldi A., Albesiano Clot., A. B., A. P. con riconoscenza, Adamoli L., Aprile G., Agrati I,., Alvisi F.

Bosso avv. F., Bessone Dr. (Pinerolo), Barello D.I., Barberis I,., Biletta T., Bazzi A., B. C., Boggetti S., Bruno. U., Baroffio C., Bagnasacco E., Barberis Famiglia, Bongino C., Busso D. (catenella d'oro), Bodino Fr., Borgaro C., Berardo B., Barbetta, Bottino G., Boschetti A., Braccale M., Brazzo T., Borlando G., Balliano M. A., Bianco I., Bodrito T., Buffa E., Barberis L. (catenella d'oro), Bertolotto L., Basso Famiglia, Bici Dr. C., Baietto G., Biglieni F., Brandoni Famiglia, Bonino F., Bertola L., Boscatta A., Baldano A., Blandino G., Bardessoni A., Bianco M., Bastaroli C., Ballario Teol. S., Boldi sorelle, Biancotti, Bernetti M., Bussi R., Bussi C., Borella, Borra, Bruno G., Barbero R., Biancino T., Barone I,., Bietto C.. Botto, Bollero M., Berri M., Bandino, Baglione G., Borgogno G., Bottero O., Bonico L., Bersa coniugi, Bertellini, Bazzini sorelle, Busso E., Bovo C., Bucchena M., B. B., Bosco N., Bigatti G., Beffa R., Baravaglio, Blanchi G., Bianca C. F., Basellino Don G., Brusati G., Barabino R.

Corio A. per le missioni (L. 6), Capellino, Cairola G., Cabrini R., Caruso C., Chiesa D. e R., Casassa L., Costanza R., Castagna R., Conti M., Comotto G., Corno A., Cuscino R., Chiardini F., Capellero, Chiarolini F., Cortini M , Ceruti M. e famiglia, Caligaris A., Calori A., Clerico D., Corio A., Casoli Belli M., Capella R., Casarso F., Calcagno E., Costa O., Cottella M., Cerrutti famiglia, Cogida G., Conti Voli, Contessa Carassi, Cavaglià L., Curti, Carpano I., Contesse E. e M. di Baldissero, Cosma, Costa G., Chiantaretto G. e M., Canonica S., Catalani S., Cravosio B., Camoratti T., Crosetti L., Casale M., Colognesi, Chiesa G., Chiappo Dr. FI., Chiavarino D., Costa T., Casavecchia, Chiesa I,., Calesi G., Cantucci L., Chiapasso F. e I. per gr. rie., Capello L., Carassi E., Canepa L.

De Agostino (due spille d'oro), Depetris R., Dormo, Dotto A., Drago, Durando cav. A., Professoressa Durando, Durio A., Doletti M., D. v. S.

Egidi, Esposito Salvatore.

Fantoni, Falco A., Francese L., Fioretta, Franco F., Fenoglio F., Ferrero R., Ferrari P., Ferrero P. Famiglia R., Ferrari P., Ferrero P., Famiglia Giac. Fugazza, Famiglia Giov. Fugazza, Fontana M., Fenoglio I,., Fenoglio M., Filippa F., Frascarolo, Fioretta L., Francese, Facciotti M., F. F., Fratta E. e famiglia, Fassone B., Ferrero R. per gr. ric., Foscale sorelle, Fazio R., Franchi E., Tormenti F.

Gavinelli L., Galletto A., Gastaldi B. L., Guarlotti S. R., Gniotti M., Giannone, Giardino E., Gallione G. (portalapis oro), G. G. (Torino), Garavoglia T., Gay C., Ghisolfi G., Giuliana M., Gedda M., Gatti P. e E., Gennaro A., Giachino C.,

G. A. (Montreuil), Giovetti T., Giustetto A., Geranzani, Galbiati A. (anello d'oro), Giardino, Genti G., Gamba E., G. R., Gottardi F., Gianti C, e M., Gavello F. e famiglia, Giannaria M. C., Giorgi T., Giordano C., Gramaglia I,., Grassi S., Gozzelino A., Gatti G., Gaddo I., Giacchetto, Giovannini E., Garrone, Giovara B., Gerbelli T., Guloso T., Gianninone P., Grisanti cap. M., Giono G., Ghio A., Giovara A., Grillo, Garetto R., Ghisolfi, Girando A., Ghioni G., Gianoglio M., Gattiglio M., Giachino T. M., Galletto P., Gerosa C.

Istituto M. A. (Via Dalmazzo, Roma), Ivaldi V., Ivaldi E.

Lupano G., Lombardi, Lasagna M., Lanfranco M., Lodigiani G., Laurent G., Locandi M.

M. B., Maraschi, Mileto M. T., Massa D., M. C. (Incisa S.), Massa A., Miglioretti C., Murgia G. e R., Mezzano B. G., Mangola F., Massa T., Massa (L. 90), Maioglio M., Mazzonis V., Migliassi B. M., Mosetti Don F., Martinotti L, Manolino E., merenda, Meschini G., Montessori, Marrè T., Musazzi G., Maritano R., Maddio G. B., M. P., Marengo M., Malcotti G., Malino A., Marengo P., Mucci M., Manolino A., Martinotti L. e N., Marchello M. de P., Miroglio F., Mazzucchelli A., Mazzini, Morelli A. M., Miletto I,. R., Martinetto I,., Motta A., Marengo, Meizel M., Musso C., Masino T., Molinari M., Marsili D. G., Moresco E.

N. N. (Benna.), N. N. (L. 1ooo), Nolai A., N. N. (orecchini d'oro), N. N. (Torino), N. N. (Orbassano), N. N. (L. 400), Nepote P., N. N. (L. 5oo), N. N. (Fossano), N. N. (orecchini oro), Novannone C., N. N. (Vigevano), Nasi C., Navone M. (anello, orecchini oro), Novelli G., N. N. (Montevalenza), N. N. (Caluso), Nubile V., Nestis S.

Oddone C., Obezzi B., Omodei G., Ottani avv. R.

Puglino A., Prono, Peloso A., Pia P. (Brusasco), Parola V., Pocalana B., Potenero M. e E., Pilati M., Pino P., Parola T., Piccablotto A., P. A., Poggio E., Piretto, Peghini F,., Prinetto R., Parato A., Pastore L., Pronello T., Poesio M., Patrocchio M., Plazio L., Pezzana, Pierone P., Pagliassotti G., Pagani L., Peluffo S., Provera L., Pozzi Don D., Paganessi Don L.

Quarena, Quaglia L., Quaglia G. B.

Rolfi, Rossetti I,., Riccardi D., Rabbione M. S., Rollone A., Roggero P., Regazio M., Regazio sorelle, Rivalta D., Reviglio D., Regis N., Rossotto R., Raimondo A., Raviola L., Rosso E. C., Raffaele F., Rizzoglio E., Reynaud P., Roncaglione coniugi, Richetto M., R. P., Rodella L., Rasca E., Ricetti G. A., Rollone G., Rosso M., Reghenzi, Riva F., Rubiano S., Rossi C.

Simondi A., Steri A., Sisto R., Salpietro L., Saletta E. e famiglia, Surra C., Strobbia, Scavarda M., Sampieri F., Serafero, Saracco L., Superiora Sacramentine (Bergamo), Sereno G., Sappa A., Saddo E., Saita A. M., Suore S. Carlo, Stevano C., Suita P., Sr. Carlotta, Sola avv. Guido, Sandroni A., Scartezzini, Salmi, Sammartino Contessa, Stramenga M. (due anelli oro), S. B. (Torino), S. N., Scarroni D., Sospetti M., Sainaghi S.

Toso A., Toseo sorelle, Tibone T., Terando M., Tarvani I,., Tagini A., Terando M., Tarvani L., Tagini A., Terzuolo G., Tosta L., Torino Orsola, Taramino, Trinchero G., Tabbia, Tucci M., Teglia D.

Valsania F., Viora M., Varia F., Visentin L.,

Vassarotto M., Vaudano I., Vaudano N., Vendi coniugi, Versino, Vallino M., Voglino C. A., V. S., Vitrotti C., Vecchio G. G., Verney Suor V.

Zampieri.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Giovinezza del Beato Don Bosco.

Carissimi,

Una rara novità ha allietato di recente il teatrino dell'Oratorio Salesiano di Valdocco. La Compagnia Filodrammatica «Don Bosco » dell'Oratorio Salesiano « San Luigi Conzaga a di Chieri (Torino) vi rappresentò una Commedia in tre atti del direttore salesiano Don Rufillo Uguccioni, in cui si mettono in scena gli episodi più salienti degli anni passati dal Beato Don Bosco a Chieri come studente di quel civico ginnasio.

Lo studente modello, le scene edificanti ed amene di scuola, gli amici, la Compagnia dell'Allegria, la difesa dei condiscepoli ebrei dai maltrattamenti dei compagni, l'amicizia e la conversione dell'ebreo Giona, il battesimo solenne

Giona in Duomo tra l'esultanza di tutta la

le lezioni al sacrestano del Duomo per avviarlo al sacerdozio, i mestieri esercitati per pagarsi la pensione, il giocoliere, il saltimbanco, l'assiduità alla chiesa conducendovi con sè molti compagni, il giovane apostolo, il preconizzato alla santità: tutto sfila dinanzi agli spettatori in un geniale intreccio di scene il cui interesse va crescendo dal principio alla fine.

Quali prodigi di attività, di studio, di virtù, di apostolato, in quel giovane! Ma insieme, quale bel programma di vita anche per tutti voi, o cari giovani! Io vi auguro che sappiate ispirarvi a così nobili esempi, rendendo anche voi ricca di altrettanta mirabile attività la vostra giovinezza, come quella del Beato Don Bosco.

Lo stupendo lavoro del benemerito D. Uguccioni opportunamente in quest'anno scolastico 1931-32, in cui ricorre il centenario dell'ingresso del Beato Don Bosco nel ginnasio, è stato rappresentato già quattro volte nella città di Chieri e ripetutamente altrove, sempre molto applaudito.

Ora è stato dato alle stampe e volerà di teatro in teatro nei collegi, oratori, associazioni giovanili e farà ovunque del gran bene. Voi siatene felici propagatori.

State sempre allegri dell'allegria del Beato Don Bosco. Addio.

Affezionatissimo amico

Don GIULIVO.

P. S. - Leggete qualche vita del Beato Don Bosco (per esempio: del Lemoyne, Mons. Salotti, Don Francesia, Don Calvi, Don Zarbà D'Assoro, Don Sisto Colombo, Don Giovanni Cassano, Don Lucato, ecc.).

NECROLOGIO

Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze:

Don ENRICO SAGNIER y VILLAVECCHIA. Marchese di Sagaier.

A 73 anni chiudeva santamente la vita operosa in Barcellona (Spagna) il 2 settembre 1931. Architetto valentissimo, più volte di seguito ebbe il premio annuale che Barcellona conferisce alla migliore opera urbana costruita nell'annata, finchè con un premio straordinario venne giudicato fuori concorso; ma volle l'ambito onore di porre l'arte sua specialmente a servizio di Dio. Il bel Santuario di Maria Ausiliatrice in Sarrià, la chiesa di S. Giuseppe delle nostre Scuole di Barcellona, quella del Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice e del Collegio di S. Dorotea, opere del Sagnier, sono il documento del suo genio e al tempo stesso del suo profondo affetto per le Opere Salesiane, perchè l'insigne amico e benefattore diede sempre interamente gratuita la sua edile fatica; ma anche meglio rifulse il suo amore per Don Bosco nell'impegno che egli si assunse, di dar realtà magnifica al vaticinio del Beato coll'opera monumentale del grandioso santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù sulla collina del Tibidabo. Quando nel 1923 ebbe da S. S. Papa Pio XI l'onorifico titolo di « Marchese » a riconoscimento delle virtù personali e dei meriti illustri acquistatisi coll'arte sua, il Sagnier si compiacque di fregiare il suo stemma nobiliare col disegno del tempio che formava la sua suprema preoccupazione e la sua più fulgida gloria; e quando nel 1929, sentendo declinare la sua salute, rinunziò a tutte le cariche ufficiali, non rinunziò alla direzione della fabbrica del tempio; anzi si concentrò più che mai in questo suo lavoro, ed ebbe la gioia prima di morire di poter ultimare i disegni di dettaglio dell'opera in cui si vedrà un giorno trasfusa la grandezza non solo del suo genio, aia ancora della sua fede e del suo amore per G. C., e della sua divota ammirazione pel Beato Don Bosco.

Barone ETTORE MAZZONIS di Pralafera.

Chiudeva la sua vita attivissima e feconda di opere, il 15 marzo in Torino, dopo lunga malattia. Grande industriale, stimato non solo per le provvide iniziative che diedero lavoro a tanti operai, ma anche per la squisita bontà di cuore che lo rivelò sempre come un padre ai suoi dipendenti, egli amò beneficare largamente con senso cristiano istituzioni ed opere religiose. Ammiratore delle Opere salesiane le favorì con generosità, lieto di cooperare alla loro espansione e alla missione di bene che esse compiono in favore della gioventù. Alla consorte baronessa Vittoria, attivissima Patronessa Salesiana, ai figli e parenti rinnoviamo l'espressione del .nostro cordoglio e l'assicurazione di suffragi pel caro Estinto.

TERESA BARIGGI ved. RAMELLI.

Spirò in Milano, nell'età di 79 anni, il 25 febbraio. Donna di nobilissime virtù e di profondo sentire cristiano, rimasta vedova in ancora giovane età, concentrò nei suoi due figliuoletti tutte le sue cure, non trascurando nel tempo stesso di dedicarsi ad iniziative svariatissime di apostolato religioso e di azione cattolica. Campo suo prediletto, e particolarmente fecondo per tanti anni, fu quello delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli. Morì confortata dalla Benedizione del S. Padre e da quella di S. Em. il Cardinale Schuster, fra lo schianto dei suoi figli che non potranno mai dimenticare la sua saggezza e fermezza cristiana, il suo spirito di sacrificio e di completa dedizione al suo dovere. Era da lunga pezza affezionatissima e devotissima al

B. Don Bosco, cui donò, senza esitanza, in un pe riodo assai critico della sua esistenza, uno dei suoi figliuoli, affidando l'altro alla educazione dei Collegi Salesiani, dei quali è ex-allievo affezionatissimo e tra i più attivi. Ai figli Don Ferdinando, Prevosto nella Chiesa salesiana di S. Agostino in Milano, e Comm. Mario, Vice-Presidente regionale degli exallievi della Lombardia e Presidente della fiorente unione del Collegio di Treviglio, le nostre più sincere e profonde condoglianze coll'assicurazione del nostro suffragio per la veneranda estinta.

Le Sorelle GAZZOLO.

A distanza di circa due mesi l'una dall'altra, sono volate al Cielo le ottime sorelle Gazzolo, la signorina Angiolina e la R.da Suor Maria Teresa, Superiora Generale delle Suore della Purificazione in Savona Dal loro padre (il comm. G. B. Gazzolo, console generale della Repubblica Argentina in Savona, morto 38 anni fa, e che ebbe col Beato D. Bosco importanti rapporti personali in occasione della prima spedizione dei nostri missionari) le due sorelle Gazzolo, insieme allo splendore delle cristiane virtù ereditarono pure un vivissimo amore filiale per il Beato, che ebbero la fortuna di conoscere e di ospitare in casa loro. La signorina Angiolina, che volle in vita erogare parte della sue sostanze in favore dell'opera di Don Bosco e fu sempre insigne benefattrice dell'Oratorio Salesiano di Savona, andò a ricevere il premio eterno il io gennaio, a 74 anni, assistita dalla buona sorella; le sue ultime parole, ripetute per tre volte, furono: « Grazie, o Don Bosco! ». Suor Maria Teresa spirò il 23 marzo in Genova, a 76 anni, nella casa della sua Congregazione dove si era recata per assistere varie consorelle ammalate. Anch'essa fu sempre larga di affetto e di aiuti verso le opere Salesiane.

Cav. Uff. ENRICO FRANCESCO PICCININO

Direttore Farmacia dell'Ospedale Oftalmico.

Chiudeva la sua vita a 5o anni, serenamente, coi conforti della religione.

Ex allievo del Collegio di Alassio onorò i maestri che l'educarono, con la rettitudine e l'attività della vita, mantenendosi sempre in affettuosa relazione con essi, e zelando col fervore d'un apostolo le Opere salesiane, specialmente le Missioni della Cina, che aiutò generosamente. Morendo, legava alla diletta consorte, essa pure fervente cooperatrice, il còmpito di continuare la pia opera di carità in suo ricordo e a suo suffragio.

Comm. ANGELO VASSALLO

Primo Presidente di Corte d'Appello a Macerata.

Decedeva a Macerata il 18 gennaio.

Di animo dolce e mite, fu impareggiabile nel culto degli affetti familiari e nella devozione alla Patria. Per virtù d'ingegno salì ai più alti gradi della gerarchia giudiziaria, e con la chiara intelligenza e con la specchiatissima dirittura morale tenne sempre alto il prestigio. Professò con franchezza la Fede cattolica e fortificò, fino all'ora del transito, l'anima sua coi preziosi conforti della Fede. Fu molto affezionato alle Opere del B. Don Bosco che beneficò largamente.

Cap. G. B. PROSPERO MASSA.

Secondo ufficiale di bordo, decedeva vittima del dovere sul piroscafo « Principessa Maria » il 29 febbraio a 38 anni. Ex allievo dell'istituto salesiano di Sanpierdarena dove aveva trascorsi 5 anni col fratello Gerolamo Antonio, conservò sempre inalterato l'amore alle Opere salesiane, di cui fu cooperatore costante e generoso. Militante nell'Azione Cattolica infornò ogni sua azione ai principi della Fede, rivelando le preclari virtù dell'animo suo, che lo resero caro ai Superiori, ai colleghi e agli amici.

Alla mamma inconsolabile giunga il nostro cordoglio e l'assicurazione di suffragi per l'anima eletta del figlio.

GIUSEPPINA CASTELLO MINUTILLI.

Si spense cristianamente a New York il 3 febbraio. Cooperatrice fervente, fu molto benemerita della chiesa di Maria Ausiliatrice e delle Opere Salesiane di New York.

SALVATORE DE MARIA.

Moriva a Trapani l'8 febbraio compianto da quanti ammiravano le sue preclare virtù e specialmente dai poveri che avevano in lui un benefattore generoso. Si era fatto un'agiata posizione col lavoro e ne benediceva il Signore per essere in grado di beneficare gli altri: particolarmente manifestò la sua generosa carità, in vita e anche in punto di morte, verso le nostre Missioni e verso le opere di beneficenza locali.

RINA FAMA.

Umile e pia fu il primo fiore della Compagnia delle Figlie di Maria Ausiliatrice erettasi nell'Oratorio B. Don Bosco di Alba. Zelante cooperatrice ebbe vivissima la divozione a M. A. e al Beato, e fu chiamata in cielo il 24 gennaio u. S. La sua morte fu santa come la vita e la memoria di lei vive in benedizione.

Cooperatori defunti:

AIRALDI GIOVANNA, Torino.

ANDRIANI GIOVANNI, Carrara (Massa). AuDisIo Can. GIUSEPPE, Rivoli (Torino). BERSANO ELENA, Villafalletto (Cuneo). BERTOLONE LINO, Passerano (Alessandria). BIGATTI MARIA, Varazze (Savona).

BOMBARDELLI ISIDORO, Buricà S. Angelo (Brasile). BONA VIRGINIA, Chiavazza (Vercelli). BONETTI MARGHERITA, Malonno (Brescia). BONVANTI CATERINA, Perterano (Conio). CASICCi FAITANINI MARIANNA, Rimini (Forlì). CAVADINI BELLOTTI LUIGIA, Longuello (Bergamo). COLOMBO VINCENZO, Trieste. FASOLI MASSIMINO, S. Pietro in Cariano (Verona) FELICETTI D. GIACOMO, Varena (Trento). FERRARI LUIGIA Ved. DURONI, Varese. FERRARIS Dott. COSTANTE, Gattinara (Vercelli). GAGLIo GIOVANNI, Burgio (Agrigento). GRASSO CELESTINA, Mosso S. Maria (Vercelli). MACHET EMILIA, Torgnon (Aosta).

MARTANO D. DOMENICO Prevosto, Samone (Ivrea). MAZZEI Prof. GERARDO, Maratea (Potenza). MOLINARI GIUSEPPINA, Corte miglia (Cuneo). NOVARA GIACOMO, Cisterna d'Asti (Alessandria);

ODDONE MATTIA, Cassinelle (Alessandria). PIAZZA ANT. V.a GUALA, Orsara Bormida (Ales.). PIOVAN TERESA, Este (Padova). POLITO ANGELO, Eboli (Salerno). ROGNONI ELISA, Novara. RUBATTO GUGLIELMO, Villastellone (Torino). SANNA VITTORIA V.a MASIA, Alghero (Sassari). SCARANO Dott. GIUSEPPE, Agnone Cilento (Salerno). SERRA LUIGI, Albugnano (Alessandria). STURLE Can. FRANCESCO, Brugnato. TARANTOLA VIRGINIA, Leniate S. Severo (Milano).

VENESIO CARLO, Bergamasco Belbo (Alessandria). VILLARI MARIANNA, Mercato S. Severino (Salerno). ZANONI CATTERINA, Malonno (Brescia).