BS 1880s|1888|Bollettino Salesiano Luglio 1888

ANNO XII - N. 7.   Esce una volta al mese.   LUGLIO 1888

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario : La festa di Maria SS. Ausiliatrice - Grazie di Maria SS. Ausiliatrice - Dimostrazione del 1887 e dichiarazione del Comitato degli Antichi Allievi - Guarigione ottenuta ad intercessione di D. Bosco - Gara catechistica tenutasi nell' Oratorio Festivo di S. Francesco di Sales in Torino - Lo Suore di Maria Ausiliatrice in Moncrivello - Esercizi Spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane - Viaggio dei Missionari Salesiani a Quito -- Il Papa e le Figlie di Maria - I funerali per la morte di D. Bosco - Le Tipografie Salesiane - Ritratto di D. Bosco.

LA FESTA DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Alle 3 e 1/2 pomeridiane nella vigilia della festa della nostra dolcissima Madre Maria Ausiliatrice si radunavano nella Chiesa in numero grande i signori Cooperatori e le signore Cooperatrici. Monsignor Cagliero salito in pulpito incominciò la conferenza : « Non è molto, a Roma nella chiesa parrocchiale del SS. Cuore di Gesù erano raccolti i nostri Cooperatori presieduti dall'Eminentissimo Cardinale Lucido Maria Parocchi Vicario di S. Santità e protettore della nostra Congregazione, e rivolgendo la parola a quei nostri confratelli dell'eterna, della cattolica città, il mio sguardo si stendeva sopra due stendardi, in mezzo ai quali, maestrevolmente ricamate sfolgoreggiavano queste due sublimi parole: Fides-Charitas, ammirabili compendiatrici di tutte le opere portentose di quel pio, di quell'umile, di quel modesto sacerdote di Cristo, che ogni anno in questa solenne ricorrenza c' infiammava colla sua presenza. Ma se in quest'anno il nostro venerato Padre non è più fra noi, ci avrà egli dimenticato, ci avrà abbandonato? No, o miei fratelli, D. Bosco, nè dimentica nè abbandona i suoi figli; D. Bosco, che compì coll'ardore della sua fede le opere più sublimi della carità cristiana, ha lasciato in mezzo a noi tutti il suo spirito benefico, che ci grida di continuo di non venire meno nella nostra fede per potere continuare le sue opere prodigiose di carità e di amore ». Quindi proseguiva spiegando l' inizio dell'opera di D. Bosco e l' obbligo che hanno i Salesiani ed i Cooperatori di continuarla e di eternarla, svelando eziandio i segreti di D. Bosco, il quale colla fede illimitata in Dio ed in Maria SS. Ausiliatrice , visse di quell'amore che ha nome di carità.

L' orazione era divisa in due parti: in qual modo la fede di D. Bosco si esplicò mercè la carità fra noi, e come si manifestò nelle missioni del nuovo mondo. Fede e Carità !

Fra noi la fede e la carità di D. Bosco s'indirizzarono principalmente alla gioventù abbandonata ed ai giovani leviti; nell'altro emisfero a quelli infelici sedenti fra l'ombra di morte, a cui deve recarsi la luce del Vangelo, per incivilirli in questa vita ed appianar loro la strada dell'eterna.

« Alle opere di Fede e di Carità di D. Bosco concorrete voi pure , terminò Monsignore, e fatele eterne colle vostre preghiere, colla vostra assistenza, coi vostri soccorsi, colle vostre elemosine, colla vostra carità, col vostro amore. Oh ! si , amateci , amateci ! Là, su quelle lande immense, su quelle interminabili infuocate arene, mentre ci studiamo di strappare tante povere anime all'idolatria, mentre affrontiamo i pericoli in mezzo a popoli barbari, a selvagge tribù, noi sentiamo il bisogno di essere sorretti dal vostro affetto, dal vostro amore. Il pensare che voi ci amate è un conforto alle nostre fatiche, è un sollievo dei nostri dolori. Così l'Eterno e Maria Ausiliatrice pioveranno sul vostro capo quella copia di benedizioni, che circondati da migliaia e migliaia di redenti invochiamo di continuo per voi là su quelle lande remote! »

Colla benedizione del Santissimo impartita pontificalmente da Monsignor Leto terminava la cordiale e bella funzione.

Alle 6 ore la folla dei cittadini accorsi ai primi vespri solenni, alla predica ed alla benedizione dava segno della moltitudine che si sarebbe radunata il giorno dopo. Infatti non spuntava ancor l'alba che il popolo attendeva che si aprisse la chiesa. I fedeli erano giunti in divoto pellegrinaggio da ogni parte del Piemonte, della Lombardia e della Liguria. In tutto il mattino i confessionali furono assediati. Tutti volevano mondarsi nel lavacro della confessione, tutti cibarsi del pane eucaristico. Dalle 3 circa fino oltre alle 10 senza interruzione si celebrarono messe a tutti gli altari e due sacerdoti alternandosi comunicarono continuamente i fedeli. Nel tempo poi della comunione generale furono cinque i sacerdoti che per più di un ora contemporaneamente distribuirono le sacre specie.

Mons. Cagliero cantò la messa solenne assistita pontificalmente dall'Eminentissimo Cardinale arcivescovo e alla sera pontificò nei vespri. L'orazione panegirica ricca di dottrina e di pietà fu recitata dal Rev. D. Giovanni Elena da Brescia, Missionario Apostolico.

La musica della messa era composizione di Monsignor Cagliero e quella dei vespri del valente maestro Carlo Galli venuto espressamente da Milano per prender parte con suo figlio, distinto musico, alla nostra solennità. L'inno Saepe dum. Christi dello stesso Monsignore fu di grandissimo effetto.

Il concorso della gente parve ancor più numeroso che negli anni scorsi. La Chiesa fu stipata di divoti da mattino a sera. Nel momento che Monsignor Cagliero dava la benedizione col SS. Sacramento, essendo spalancata la porta maggiore, una gran folla che non aveva luogo in chiesa piegava le ginocchia e la fronte nella piazza. Grande spettacolo di fede !

Fu una festa veramente stupenda. La Madonna largheggiò di grazie in modo straordinario, l'ordine in mezzo a tanta moltitudine regnò in modo meraviglioso. La gioia dei cuori era piena e soavissima.

Ma un uomo mancava da tutti amato, un sacerdote che sembrava personificar in sè Maria SS. Ausiliatrice , della quale con tutte le sue forze e con ogni sacrifizio aveva procurata la gloria sulla terra. Mancava D. Bosco! Tutti lo cercavano collo sguardo e col cuore, eppure quello non era il palpito della mestizia. Quando sul principio della Conferenza dei cooperatori videro collocarsi il seggiolone come solevasi gli anni scorsi al fianco sinistro della Cattedra sulla quale sedeva Mons. Leto , si aspettava quasi di veder ricomparire l'amico ed il padre per andarsi a sedere su quella sedia. Invece si avanzò D. Michele Rua, e un non so che di dolce illusione sembra appagare l'aspettazione di tutti. Infatti appena finita la funzione intorno a lui si strinsero i cooperatori e le cooperatrici, per dire ed ascoltare una parola, allo stesso modo come facevano gli anni scorsi intorno a Don Bosco. Nel giorno della festa il popolo si spingeva e accalcavasi nella sagrestia ove era solito a venire per ricevere la benedizione di D. Bosco e a raccomandargli i suoi infermi e ad esporgli le molte necessità per le quali aspettava soccorso da Maria SS. Ausiliatrice. Vi era Don Rua quasi tutto il mattino e buona parte della sera che benediceva gran numero di persone, inginocchiate intorno a lui, e che lui pregavano a farsi interprete presso a Maria SS. dei sensi della loro divozione. Alla sera mentre su tutte le mura interne dell'Ora-torio splendeva a caratteri di fuoco il nome di Maria Ausiliatrice, mentre tra le foglie degli alberi e tra un albero e l'altro brillavano ghirlande di innumerevoli fiammelle, mentre dall'alto della cupola quasi celeste visione in atto di promettere protezione ed aiuto, la statua dorata della Madonna rifletteva la luce di tante fiamme di gaz che le faceano corona, nel cortile tu vedevi una turba di giovani, di chierici e di sacerdoti stringersi in un punto solo. Negli anni scorsi si sarebbe detto senza timore d'inganno: -

Là c'è Don Bosco! - Ma in quest'anno si disse e si dirà in avvenire:-Là c'è D. Rua! - Quanti sentimenti di umile riconoscenza escono spontanei dal nostro povero cuore per i mille tratti di bontà coi quali il Signore ci ha beneficati in tante maniere. Sia in eterno benedetto il suo nome e quello. della sua SS. Madre !

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Continuamente ci giungono relazioni di grazie ottenute dai devoti per l'intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice, e la maggior parte di coloro che scrivono chiedono con vive istanze che queste grazie sieno pubblicate sul nostro Bollettino. Ma come é possibile che noi soddisfiamo a questo pio desiderio? Bisognerchbe consecrare non un fascicolo al mese, ma più fascicoli e duplicati a questo solo scopo. Perciò mentre assicuriamo i devoti di Maria che le loro lettere sono conservate e a tempo e luogo vedranno la luce, anche se sia d'uopo in un libretto a parte, noi cercheremo che in ogni nostro numero siano pubblicata qualcuna. Ed ora diamo la seguente:

S. F. A. (Sicilia), 23 maggio 1888. CARIssiMo L.,

Quanto è buona la Madonna!

Il 14 del volgente mese, questa nostra buona Mamma mi liberò da un gravissimo pericolo.

Tu ben conosci la pia verginella Angela S..., che ammalata da dodici anni circa, ne ha passati cinque come inchiodata in un letto, senz'altro conforto che quello della Religione. Dapprima le si portava ogni otto giorni la s. Comunione dalla chiesa vicina ; poi, or son due anni, il Santo Padre le concedeva la grazia di poter celebrarsi la s. Messa, in casa una volta la settimana. Le si preparava un'altra consolazione.

In questa chiesa io sto facendo accomodare una stanza attigua alla cappella dell'Immacolata, l' altare della quale e la bellissima statua potrebbe vedersi da una finestra , che si potrebbe aprire nel muro della chiesa.

Ciò saputosi dalla S., nel suo vivissimo desiderio di ascoltare ogni giorno la s. Messa anche dal suo letto , e poter partecipare alla sacra mensa, tanto mi pregò essa stessa e mi fece pregare dal suo fratello maggiore , che io mi era indotto ad acconsentire: che venisse trasportata, a Dio piacendo, in quel Paradiso in terra verso l'ottobre, non essendo possibile prima, per lasciar asciugare le opere di muratura.

Stavano così le cose , quando in sul principio del volgente mese altri fratelli della S... ed una sorella cominciarono a brontolare contro la risoluzione presa dalla povera inferma, e la assalivano con invettive d'ogni fatta, ch'essa nel suo letto non poteva schivare , e che maggiormente le aggravavano i malanni. La domenica, 13 maggio, le invettive si cambiarono in minaccie aperte contro di me, che dagli esasperati fratelli volevasi autore di quel traslocamento. Fui avvertito da benevoli persone di guardarmi. Io però non mi poteva persuadere che, senza un abboccamento almeno con me, si fosse venuto da quella gente (a cui avevo fatto del bene) a vie di fatto..

M'ingannai. Il lunedì, secondo la consuetudine mi recai versa l'una pom. a confessare la povera inferma. Dietro le avute avvertenze provava un certo timore. Pria di uscire dalla canonica , baciando il crocifisso, me gli raccomandai; così pure pregai interiormente la SS. Vergine, quando giunsi alla casa della malata , che trovai quasi convulsa per alcune questioni avute con uno dei fratelli.

Erano nel camerino della paziente la madre, una figlia di Maria ed una nipote; le quali si ritirarono nella sala di entrata, perché io ascoltassi la confessione della inferma. Mi ero appena seduto , quando voci concitate delle tre donne ferirono il mio orecchio ; in un baleno la figlia di Maria fu nel camerino ad avvertirmi che la vita mia era in pericolo, che mi nascondessi in una specie di guardaroba vicina al camerino. Me ne aprì la porta, vi entrai. Le voci intanto continuavano ; sentivo una colluttazione concitata come di gente che voleva svincolarsi dalle mani di persone intente ad impedire un delitto.

Io temeva di momento in momento la morte; ma non ero troppo agitato. La Madonna però mi liberò. Dal mio giaciglio m'immaginava che fossero due o tre aggressori, tanto era lo strepito Ma per mia buona fortuna era uno solo, armato di coltello e di nodoso bastone. La madre ed altre donne più vicine, che corsero pe' primi alle grida di aiuto della figlia di Maria, ebbero forza di trattenerlo in sala. Poi v' accorse molto popolo, e la cosa si acquetò. Io di buon grado perdonai a quello sgraziato.

La pia inferma col suo cuore sensibilissimo immagina come sia rimasta. Non so come ancora abbia vita ; tali e tante sono state le convulsioni, che l'hanno angustiata al pensiero, che il padre suo spirituale stava per essere ucciso in casa sua, sotto i suoi occhi, da un suo snaturato ed ingrato fratello.

Ti prego , carissimo L., di ringraziare anche tu con tanti altri di costi la Madonna per la grazia ottenutami durante il suo mese. Nè solo di questa a me concessa voglio che tu ringrazi Maria Ausiliatrice, ma di un'altra ancor più strepitosa avvenuta alla detta inferma. Ascolta.

Il mattino del 19 corrente mese si sparge per tutto il paese la nuova che Angela S... è alzata per miracolo della Madonna.

Verso le 10 ore antim. in mezzo ad una folla immensa di gente ella è vista recarsi alla Collegiata parrocchiale chiesa di S. Antonio di Padova , dove solennemente si canta il Te Deum laudamus in rendimento di grazia per il beneficio ricevuto dalla pia verginella.

Ed eccoti come avvenne tal grazia.

Il giorno 15 la povera inferma, sempre sotto la impressione dell' assassinio tentato contro la mia persona, era in preda a forti convulsioni, pur conservande l' intelligenza. Nella previsione però che quinc' innanzi sarebbe destituita di ogni conforto spirituale , si raccomandò vivamente alla Madonna, perché le ottenesse la grazia della guarigione. Nel fervore della preghiera le parve vedere sulla parete di contro al suo capo come una luce splendidissima, e sentì in cuore non già la speranza, ma la certezza della sua guarigione. Nei giorni susseguenti a tutti andava dicendo, che per la Pentecoste sarebbe guarita, andrebbe a Messa. Il male per altro si aggravava, le convulsioni le erano più frequenti, una piaga, che da cinque lunghissimi anni la tormentava, s'inacerbiva, e faceva soffrire maggiormente la paziente

Vi si aggiunse la febbre. Essa però bevve per parecchie volte alcune stille dell'acqua miracolosa de Lourdes, invocando Maria Ausiliatrice; e parlava con tutta sicurtà del suo ristabilirsi in salute per il sabato, vigilia della Pentecoste. La sera di venerdì la malattia non presentava alcun miglioramento ; anzi il signor Dottore le trovò ancora la febbre. E pur l'inferma diceva, che il domani sarebbe andata in chiesa per ascoltar la s. Messa... La notte fu passata tra ambasce e dolori sino alle ore 3 1/2 antimeridiane. Pochi minuti dopo cadde in un lievissimo sopore, sentì una leggiera spinta al suo corpo, ed una voce dirle più volte : Alzati. Tentò la prova, si alzò davvero. Alle 3 3/4 era al capezzale della madre, che attonita la guardava, chiedendole le vesti. La piaga dolorosissima, ed invecchiata da cinque anni, era in un istante perfettamente guarita. La pia verginella più non soffriva nulla e le sue gambe la reggevano bene.

Appena sparsasi la notizia che la S... già era guarita dalla Madonna, fu un continuo vai e vieni alla casa di lei. Essa per contentar tutti dovette più volte alzarsi dalla seggiola e camminare ed affacciarsi al verone senza nessun appoggio.

Le venne consigliato di non andare in chiesa in quel giorno, per timore che l'aria aperta le facesse male , ma essa non volle ascoltar consiglio. Favorita dalla Madonna, sentiva il dovere di andarla a ringraziare nella casa di Dio, e vi fu accompagnata dal popolo , che piangeva per consolazione alla vista della bontà di Dio.

Da quel giorno la pia verginella è stata sempre bene. Esce regolarmente ogni mattina senza appoggio alcuno, e si propone di mettere ad effetto un suo non so se proponimento o voto.

Poiché sono a narrarti delle grazie ricevute per la buona Madre aiuto dei Cristiani, compiaciti, o mio caro, di ascoltare ancora quest'altra riguardante l'anima, avvenuta or fa un anno.

Alle ore 3 pom. del giorno 8 maggio 1887, che coincideva di domenica, seppi che il giovane ventenne Epifanio C... fu Orazio era talmente peggiorato nel suo mal di petto, che temevasi di momento in momento la morte. In quel punto era una spina al cuore dei buoni la ostinazione dell'infermo nel respingere i conforti della Religione. Il povero Epifanio era un giovane intelligente e di buona indole, ma i cattivi esempii, i libri pessimi ed il rispetto umano lo avevano allontanato dalla Religione. Io trepidava per la sua anima. Non essendo egli mio parrocchiano, né potendo a quell'ora andarlo a visitare per le occupazioni del sacro ministero nel pio esercizio del Mese Mariano, feci avvertire del pericolo il proprio parroco. Ma né questi né un altro sacerdote poterono indurlo a confessarsi. Intanto il male faceva rapidi progressi. Io lo raccomandai alle preghiere del popolo ed a Maria. Dopo l'Ave Maria della sera, presa una medaglia della SS. Vergine, mi portai dall'infermo, che trovai molto agitato, e gli porsi a baciare la medaglia. E la baciò con affetto. La posi poscia sotto il guanciale ed in cuor mio recitai due Ave Maria. Avevo appena terminato , quando Epifanio disse ai circostanti : Allontanatevi.

Tutti credevano volesse un po' d'aria. Ma l'infermo : Ora che c'è il Preposito, allontanatevi, rispose, perché mi voglio confessare. Gli astanti uscirono dalla camera , quando una distinta signora, zia dell'infermo, mi chiama in disparte e mi dice : « Dubito che sia vera conversione ; sin qui ha rifiutato i sacramenti ed ha cercato armi per suicidarsi. La stia sull'attenti. Che ci faccia egli uscire per essere più libero a sbattersi la testa contro le pareti e morir presto? »

« Spero che ciò non sia, risposi a quella prudente signora; invece penso che la Madonna gli abbia detto di confessarsi davvero e morire da credente. »

Il buon giovane infatti sì confessò. Rientrati i suoi , disse sentirsi più sereno , e domandò il santo Viatico, che gli fu portato subito dalla vicina chiesa dell' Annunziata, e ch'egli ricevette con devozione. Durante la notte ebbe sfinimenti ed ambasce, ma non una parola che indicasse in lui mancanza di rassegnazione alla volontà di Dio. Ogni volta che si accorgeva della mia presenza, mi ringraziava e, pensando che io soffrissi per lui vegliando, mi obbligava ripetutamente a ritirarmi per prendere un po' di riposo. Cedetti alle sue insistenze.

Mi fu poi assicurato che il caro Epifanio, delizia della sua famiglia, spirava segnandosi con la croce.

Oh quanto è buona la Madonna!

Tuo affez.mo in G. C. I. G. C. Preposto.

DIMOSTRAZIONE DEL 1887

e dichiarazione del Comitato degli antichi Allievi dell'Oratorio per le dimostrazioni filiali al Rev. Signor D. Bosco.

Quando nel giugno dello scorso anno , ricorrendo l'onomastico del venerando D. Bosco, eravamo accorsi numerosi a lui, per attestargli a nome degli antichi Allievi dell' Oratorio i sentimenti di affetto e di riconoscenza, come avevamo fatto negli anni precedenti, sebbene la sua mal ferma salute non ci lasciasse nutrire più lunghe speranze, non avremmo tuttavia creduto che quella cara ed animata festicciuola non avesse mai più a ripetersi. E così doveva essere pur troppo!... Di cuor magnanimo e sensibile egli commovevasi alla nostra vista e ai nostri augurii, e quel giorno, dai suoi figli cotanto desiderato , era per noi e per lui un' occasione di grande allegrezza.

Come interprete dei sentimenti di tutti era stato eletto l'anno scorso il M. Rev. Sig. D. Piano Curato della Gran Madre di Dio ; il quale accettatone di buon grado l'incarico seppe così bene esprimere gli affetti da cui eravamo compenetrati, che fu interrotto più volte da vivissime acclamazioni. Dopo il Discorso, che fu poi dato alle stampe , presentavasi a Don Bosco un bel dono per la chiesa di Maria Ausiliatrice.

Ed ora che è scomparso quest' amorosissimo Padre, ora che il Cielo non potè più trattenersi dal rapircelo, crederemo noi che Don Bosco sia spento o che dimentichi lassù nella gloria gli amatissimi figli? - Oh! no, Don Bosco non è morto, nè può dimenticare quelli che furon sulla terra l'oggetto della sua più viva sollecitudine ; egli vive più che mai nelle sue opere prodigiose ed immortali e negli eredi del suo cuore ; il suo spirito aleggia ancora tra noi. Immensamente amabile , egli aveva lasciato scritto : - Se mi avete amato in passato, continuate ad amarmi in avvenire. - Questo per noi sarà un pio ricordo , ma non torrà punto che il nostro amore sia spontaneo, nè senza di queste sue memorande parole avremmo cessato di ricorrere a lui, di parlare di lui, di amarlo sempre.

Non vedremo più, è vero, quel dolce sembiante che tanto rallegrava, nè udremo più quella voce che innamorava i nostri cuori; ma la sua immagine paterna non si cancellerà dalle nostre menti. Ed all'Oratorio, dove imparammo ad amar la religione e la patria, ad essere buoni cristiani ed onesti cittadini, all'Oratorio, in omaggio alla memoria di lui, noi continueremo a deporre l'obolo della nostra riconoscenza e del nostro affetto.

Fra le doti che più lumeggiarono in D. Giovanni Bosco e che fecero dell' umil prete un grande eroe del nostro secolo, principalissima fu quella, mercè la quale traeva a sè tutti i cuori. Con questo mezzo , anzi con tal privilegio egli potè compiere nel modo splendidissimo a tutti noto la difficile missione di educare la gioventù: e questa dal suo canto, come lo attestano i fatti, corrispose condegnamente alle amorose cure del virtuosissimo Maestro.

Noi dunque i fortunati, che da molti anni protestavamo al lagrimato Padre il debito nostro di gratitudine e d'amore, e che oggi ci gloriamo di essere stati tra i suoi figli e beneficati, non penseremo ad onorarne la memoria con qualche ottima deliberazione? Un certo numero di proposte pervenute alla presidenza del Comitato sottoscritto sarebbero appunto intese a questo scopo. Per esempio alcuni propongono l'erezione d'un monumento a D. Bosco ; altri una commemorazione annua od un pellegrinaggio alla sua tomba; questi un'accademia il giorno stesso dell'Onomastico di lui; quegli una pia lega di beneficenze e suffragi; infine parecchi sì del clero che del laicato vorrebbero che si formasse di tutti gli ex-alunni dell'Oratorio una regolata associazione in Torino, allo scopo di mantener deste le sane massime colà apprese e di coadiuvarsi con materiali soccorsi.

Ed ecco la conclusione del Comitato, raccoltosi testè nella casa parrocchiale di Sant'Agostino, per deliberare in proposito

Considerando come esso siasi da circa vent'anni spontaneamente costituito per raccogliere adesioni ed offerte fra i compagni ex-alunni dell'Oratorio al fine nobilissimo di dare al comun Padre e Benefattore D. Giovanni Bosco un attestato di riconoscenza e d'affetto; e ritenendo dover sussistere una società così ben formata ed unita nel solo nome di Don Bosco, il Comitato, anche per render grazie alla benevola e continuata fiducia dei trecento e più aderenti all'annuale suo appello, dichiara innanzi tutto di non dimettersi dal suo ufficio.

Riconosciuta poscia intricatissima ed onerosa l'attuazione delle proposte suddette , massime la prima e l'ultima, che importano molte spese, il Comitato definì non potersi stabilire miglior cosa onde onorare la memoria di D. Bosco, fuorché di continuare la stessa Dimostrazione passata nella persona del suo degnissimo Successore, il Reverendissimo Don Michele Rua; essendo persuaso che a lui tornerà preferibilmente di gran conforto il sapere che l'affetto che noi avevamo per D. Bosco, oggi serbiamo per quelli che ne han raccolta l'eredità e che animati dal medesimo suo spirito ne continueranno l'opera benefica.

Determinò parimente il giorno per la presentazione degli omaggi e dei doni, che rimane invariabilmente fissato al 24 di giugno d'ogni anno, alle ore 9 antim. Tale atto assumerà da quindi innanzi il titolo di Dimostrazione figliale alla memoria di D. Giovanni Bosco, e scopo della Società sarà quello di favorire le Opere Salesiane.

Il Comitato pertanto esorta tutti caldamente a volersi stringere ognora più attorno all'albero dell'unità fraterna , e a provare col fatto e coll'esempio che non vennemeno neppure in loro l' alto senso di grato animo e di sincero affetto verso l'Oratorio, quantunque divenuto privo del suo santo Fondatore.

Da ultimo avverte gli antichi Allievi che, atteso il sontuosissimo funerale dell' 8 marzo , la Dimostrazione ordinaria di quest'anno è rimandata al 1889.

Torino, 1° maggio 1888.

Il Comitato

GASTINI CARLO Presidente - FuMERO LUIGI - REVIGLIO Teol. FELICE - BURI Cav. DON

VINCENZO - MORRA Teol. GIACOMO - PIANO D. GIOVANNI - GIARDINO ANDREA - SANDRONE GIUSEPPE - FABRE Pro f. ALESSANDRO

REANO GIUSEPPE - CASASSA SECONDO - ALASIA MATTEO Segretario.

GUARIGIONE OTTENUTA ad intercessione di D. Bosco.

Col dovuto ossequio alle prescrizioni di Santa Chiesa, e perciò senza intendere che si creda da lei approvata o si meriti una fede più che umana, pubblichiamo una delle moltissime grazie, testè ottenuta ad invocazione di D. Bosco.

Torino, 25 maggio 1888.

REV.MO SIGNORE,

Sono lieta d'annunziare una grazia testè ottenuta mercè l'invocazione del nostro venerato Don Bosco. Avendo letto nel Bollettino che una moribonda guarì appena ebbe sopra di sè il ritratto del compianto Sacerdote, provai io pure colla massima fede d'invocarlo per la mia cara nipotina affetta da tosse con febbre fortissima.

Appena messa sopra di lei la immagine del santo Sacerdote, la febbre le cessò, ed essa si mostrò tosto Sorridente e tranquilla, tanto che venuto il medico, chiamato allora per toglierci dall'ansia in cui eravamo, la trovò perfettamente bene, senza alcun pericolo di malattia.

Se crede pubblicare questa mia per debito di riconoscenza e di fede a gloria del Servo di Dio ed insigne benefattore dell'umanità, lo faccia pure. Mi raccomando alla S. V. perchè preghi il Sacro Cuore di Gesù per me, che tanto ne ho bisogno.

Sua dev.ma serva

TERESA STUFFORI.

GARA CATECHISTICA TENUTASI NELL'ORATORIO FESTIVO DI S. FRANCESCO DI SALES in Torino.

Chi fosse entrato nell'Oratorio festivo di San Francesco di Sales nella regione di Valdocco in Torino il giorno 20 dello scorso maggio, lo avrebbe veduto tutto imbandierato e preparato a festa. Un alto e spazioso portico era stato bellamente convertito in salone per mezzo di tappezzerie. In fondo a questo salone si elevava un palchetto, su cui eravi una trentina di giovanetti o poco più. Sul loro volto leggevasi un misto di allegrezza e di agitazione, che a chi non ne sapeva la causa avrebbe per avventura potuto sembrare dispiacere ed affanno. Sorridevansi talora affettuosamente a vicenda, talora si facevan gravi e serii più di quello che l'età loro ancor tenerella poteva comportare. Che spettacolo ! Che bella mutazione di scena! Erano questi i giovanetti destinati alla gara ; essi dovevano dar saggio del loro sapere e della loro diligenza nello studio del Catechismo. Ma chi erano essi? Erano per avventura figliuoli alle primarie famiglie della città? Oh, no; essi erano i figli del popolo, che D. Bosco amò sempre con affetto di padre ; giovani che per io più passano la settimana occupati in lavori manuali, e ai quali da certi padroni negli eletti giorni festivi si lasciano a stento poche ore di libertà. Ogni arte e ogni mestiere vi era rappresentato ; tutti però puliti e vestiti con un certo qual garbo, come si conveniva a tanta festa. Ai loro piedi a destra ed a sinistra era collocata la Banda musicale dell'Oratorio festivo ed i cantori; e di fronte ai giovanetti della gara erano posti i seggi di quelle persone egregie, che nella loro esimia bontà non isdegnarono di venire a rallegrarsi dell'allegrezza del povero, e ad onorare di loro presenza quella dolcissima festa.

Contando le più centinaia di giovanetti che frequentano l'Oratorio nei giorni festivi oltre a 600 persone si trovavano presenti al nobile ed incruento combattimento. Si trovavano in buon numero i parenti dei fanciulli medesimi, di quelli specialmente che dovevano dare saggio del loro sapere. Tra le altre si vedeva una pia matrona, una delle principali benefattrici dell'Oratorio, la Signora Bernardina Vedova Magliano, la quale presiedeva alla festa.

Prima che si desse cominciamento, trovandosi nell'Oratorio Mons. Giovanni Battista Bertagna, Vescovo Ausiliare del Cardinale Alimonda, fece una visita alla radunanza, e, non potendola assistere, volse aì giovanetti poche ma sostanziose parole dicendo : Giovani, praticate coll' opere ciò che avete con tanta diligenza studiato ; e fate che un giorno vi si dia un premio non perché avete saputo bene il Catechismo, ma perché bene lo avete praticato.

Ritiratosi Monsignore, si diede principio alla festa. Per debito di gratitudine verso la prelodata Signora Magliano, a nome de' suoi giovanetti, il Direttore D. Giuseppe Pavia compose e lesse un bellissimo Inno, che venne cantato dai giovani musici ed accompagnato col suono della Banda. Era quello appunto il giorno onomastico della pia Cooperatrice, che rimase meravigliata della grata sorpresa ed altamente commossa. I musici e cantori seppero benissimo rivelare col suono e col canto tutto l'affetto dell'animo loro riconoscente e grato inverso della loro generosa Benefattrice.

Ciò fatto, cominciò la gara. I trenta giovanetti sorsero in piedi ; con atteggiamento modesto e dignitoso si rivolsero di fronte agli spettatori. Materia d'esame era tutto il Piccolo Catechismo dell'Archidiocesi di Torino. Inscritti alla gara erano in principio della quaresima ben 230 giovanetti. Questi dopo avere studiato il Catechismo come meglio potevano, poichè alcuni non sanno troppo leggere e debbono attendere ad un'arte o mestiere, e dopo aver sostenute diverse gare particolari e private, eransi ridotti a soli trenta ed erano i miglìori; e nella presente gara un solo doveva essere il vincitore e riportare il premio. Gli esaminatori per ordine facevano a ciascuno una dimanda estratta a sorte : appena uno avesse sbagliato o fosse stato alquanto titubante nel rispondere, suonavasi un campanello, ed egli scendeva dal palco e veniva così escluso dalla gara.

Non è qui il luogo di dire quanta fosse l'attenzione alle dimande che loro venivano fatte; il loro sguardo mai non si divertiva dall'esaminatore, eccetto quando dopo aver bene risposto si volgevano ai loro parenti per averne un plauso, un sorriso di approvazione. Quanta prontezza, quanta diligenza ed esattezza nelle loro risposte. Si pensava che presto molti sarebbero stati messi fuori di combattimento, ma non fu così; chè si dovettero far quasi tutte le dimande del Catechismo, prima che si riuscisse a metterne un certo numero fuori di campo. Non è qui a tacere di un giovanetto di otto anni circa, un certo Alocca, il quale rispose così bene, con tanta disinvoltura e grazia, che gli spettatori tutti ne furono grandemente meravigliati e più volte entusiasticamente applaudironlo.

Ridotti a tre soli i gareggianti, trattandosi di vedere a chi dovesse appartenere il primo premio, gli esaminatori rimisero la cosa a lero stessi , che si interrogassero a vicenda. Senza libro in mano ciascuno faceva una dimanda al competitore, e questi a lui, con tanta speditezza o varietà di domande, che gli spettatori erano fuor di sè per la novità della cosa. I tre egregi erano i giovanetti Allegro , Ruffino e Sclaverano. La cosa durò così qualche istante, e poi lo Sclaverano, rimasto incerto ad una domanda , dovette darsi per vinto. Il Ruffino e l'Allegro contesero ancora per alcun tempo, e poi quest'ultimo, che fin dal principio era rimasto tranquillo , imperturbabile e franco, avendo ancor tutta la sua calma riuscì a far una dimanda , a cui il Ruffino non seppe subito rispondere; e allora senz'altro la Banda , che già stava preparata, diede fiato alle trombe, e con bellissima marcia segnò la fine della battaglia. Così l'Allegro fra gli applausi ed i meritati evviva della moltitudine si ebbe per mano di chi presiedeva una gentile scatoletta contenente un orologio colla rispettiva catenella, il tutto in argento massiccio. Il Ruffino ebbe la Fabiola o la Storia delle Catacombe dell' E.m° Card. N. Wiseman, e gli altri ricevettero altri premii in proporzione del merito. Tutti poi i migliori per diligenza e studio ebbero regali o premii consistenti in oggetti di vestiario e simili.

Così ebbe fine la bellissima festicciuola, la quale lasciò dolce e soave impressione in tutti gli spettatori.

Oggidì molti si lamentano , perché i giovani non vogliono più intervenire al Catechismo; ed è pur troppo vero. Per la qual cosa à necessario cercare ed usare tanto industrie per attirarveli. Fra queste industrie una delle principali e feconda di buoni frutti è appunto la gara Catechistica con premii adattati. Con poca spesa si può ottenere che , centinaia di fanciulli accorrano al Catechismo o lo studino di per sè nella speranza che loro tocchi un premio, od anche solo una lode ben meritata. Quindi è che nel finire questa qualsiasi relazione, facciamo voti che nelle parrocchie, nei collegi , negli Oratorii o Ricreatorii festivi si stabiliscano le gare Catechistiche, prendendo esempio da quelle di Roma, Torino e di più altri luoghi d'Italia.

Siccome poi per la loro buona riuscita occorre eziandio qualche spesa nel procacciare i premii, così le persone di buon conto e facoltose faranno opera di esimia carità e religione, se presteranno la mano colle loro limosine ed offerte, delle quali Iddio nella sua bontà terrà conto per darne loro a suo tempo il più ampio guiderdone.

LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE in Moncrivello.

Da un anno le Suore di Maria Ausiliatrice apersero una loro casa a Moncrivello, Diocesi di Vercelli, dove, mediante la carità di benevoli persone e lo zelo del Signor Parroco, attendono al benessero delle fanciulle con grande soddisfazione del paese. Vi hanno scuola privata, laboratorio, ed Oratorio festivo. Ecco che cosa ci si scrive in proposito.

« Il giorno 15 di Maggio le allieve di questa scuola privata tenuta dalle Suore di Maria Ausiliatrice, ebbero gli Esami, i quali riuscirono assai bene. Gli esaminatori furono il Signor Mazzaro, l'ex-Direttore delle scuole Normali di Alessandria e il Sopr'intendente delle scuole di Moncrivello. Tutti e tre si mostrarono soddisfatti. Il Sig. Mazzaro, sempre buono e generoso, s'incaricò di provvedere i premii, la distribuzione dei quali ebbe luogo il giorno 10 di Giugno. Egli fece pure stampare apposite ed eleganti pagelle da distribuire a ciascuna allieva con sopra specificati i punti degli Esami, ed altri attestati di lode in premio alle giovanette, che accorrono assidue all'Oratorio festivo. Otto o dieci allieve appartenenti a famiglie agiate continuano a frequentare la scuola. Anche il laboratorio è frequentato da un buon numero di ragazze, specialmente nei giorni in cui non possono recarsi ai lavori della campagna. Le madri le mandano molto volontieri, perchè vedono per esperienza quanto riesca vantaggioso che le loro figliuole imparino i lavori femminili più conformi ai bisogni della famiglia, e le Suore le istruiscano assai bene.

Il giorno del Corpus Domini fecero la prima Comunione 45 fanciulle e 55 ragazzetti. E stata una funzione davvero commovente ! Tutti i Moncrivellesi erano meravigliati della compostezza e divoto contegno dei piccoli comunicati , che avevano aria di angioletti. Le ragazze bianco vestite, con ghirlanda in capo, accompagnate dalle Suore, furono il gradito spettacolo di. tutti. Esse fecero gli onori della festa e la corte al Re Celeste. Insomma il giorno del Corpus Domini fu un giorno di gioia indicibile per queste anime innocenti e poi loro genitori. Anche la pia Cooperatrice Rosa Persico, che contribuì assai a chiamare le Suore in questo paese, provò una grande consolazione nel vedere i bei frutti, che per loro già si raccolgono.

Di tutto sia lode a Dio e a quelle buone persone, che aiutano le Suore a fare del bene in questo comune. Dal canto loro queste religiose si mostrano degne figlie di D. Bosco, e la loro condotta e il loro zelo mantengono tra noi in venerazione la santa sua memoria. »

ESERCIZI SPIRITUALI PER LE MAESTRE e per altre pie signore e Cooperatrici Salesiane.

Anche in quest'anno nella Casa di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato avranno luogo 10 giorni di Esercizi spirituali per le maestre ed altre pie signore e Cooperatrici Salesiane, che desiderassero di attendere colla dovuta tranquillità di spirito alle cose dell'anima e dell'eternità.

Un buon numero di esse vi presero parte negli anni scorsi con viva loro soddisfazione; e speriamo che altrettanto sia per avvenire nell'anno presente.

Pertanto, desideroso di fare il maggior bene possibile alle anime, il Signor D. Michele Rua, successore del compianto nostro D. Bosco, fa loro caldo invito ad intervenire numerose; e qualora non potessero recarsi quelle degli anni passati, egli le prega ad inviarvi in loro vece le proprie figliuole o sorelle, oppure indirizzarvi altre pie donne o donzelle del paese, conoscenti od amiche.

La pensione è fissata a lire 20; per le maestre o per più persone della stessa famiglia a L. 15 per testa.

Gli Esercizi cominceranno la sera del 1° Agosto e termineranno il mattino del 10. Essi saranno dettati da Sacerdoti Salesiani, coadiuvati da Mons. Giovanni Cagliero , vescovo e vicario apostolico della Patagonia, che in quel mese troverassi ancora tra noi.

Chi intende di prendervi parte è pregata a significarlo, non più tardi del 30 luglio, alla Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.

N.B. Nizza Monferrato ha stazione propria sulla linea ferroviaria di Alessandria-Cavallermaggiore.

VIAGGIO DEI MISSIONARI SALESIANI a Quito.

Il dovere di occuparci nei mesi scorsi della malattia e della morte del nostro carissimo Don Bosco, ci fece mettere da parte molte lettere dei nostri missionarii e specialmente quelle riguardante la penultima spedizione, cioè quella a Quito. Siccome sono abbastanza interessanti, così noi le pubblichiamo per sdebitarci verso i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici, soddisfacendo al loro desiderio di conoscere quanto accadde ai nostri confratelli.

Parigi, li 11 dicembre 1887. AMAT.MO SIG. DIRETTORE,

Sono giunto stamane alle 5 da St. Nazaire e le scrivo qualche notizia del viaggio dei nostri cari missionarii. Ricevuto il dispaccio di D. Rua martedì sera, mi disposi ad andare ad incontrarli a Macon, dove giunsi mercoledì mattina alle 5. Ebbi così il tempo di celebrare la santa Messa prima del loro arrivo. Alle 7,54 giunse il treno e scorgo alla portiera di un vagone Don Calcagno che presto discende seguito dai confratelli. Dopo un' ora di riposo e di ristoro partiamo per Paray-le-Monial, che è per ora la meta sospirata dei missionarii. Vi arrivammo alle 1,25 e dopo essersi messi un po' in ordine all'Hotel Drago che è in faccia alla chiesa del Sacro Cuore, e rimandato ad un' ora più tarda il pranzo , tutti accorremmo al santuario. Vedevo scolpito sul viso di ognuno l'effetto che produceva quel luogo di predilezione. Quella chiesa semioscura in cui ardono a centinaia le lampade, tutti quei ricordi dell' apparizione, le promesse fatte ai divoti del S. Cuore, tutto giovava ad accendere quei cuori generosi di nuovo ardore e far loro rinnovare la promessa di propagare la divozione al Sacro Cuore.

In quel frattempo io stavo prendendo le disposizioni per le visite da farsi e la prima persona che incontrai fu una generosa benefattrice dei Salesiani, che conobbi per tanti anni a Nizza ed a cui il Patronato S. Pietro deve molto ed anche i missionarii. Mi rimise L. 500 che non dispiacquero a Don Calcagno, e raccomandò tutte le sue intenzioni ai missionarii ed a tutti i Salesiani. Terminata la prima visita al Santuario, si andò a vedere il Museo Eucaristico, dove sono raccolti molti quadri che ricordano tanti miracoli del SS. Sacramento e tutto quello che contribuì a propagare la divozione a Gesù nell'ostia. Non posso darle ragguagli particolari, perché il tempo era oscuro e mi vi fermai pochi minuti, dovendo preoccuparmi delle visite da farsi. Il cappellano della Visitazione si mise graziosamente alla nostra disposizione e si fissò per le ore 4 la consecrazione dei missionarii al Sacro Cuore.

A quell' ora era bello vedere i nostri confratelli inginocchiati intorno all'altare con in mezzo il loro direttore che leggeva l'atto di consecrazione, seguito da preghiere fervorose per Don Bosco, pei superiori, pei confratelli, pei giovani e in particolare per le missioni.

Terminata quella piccola funzione andammo a far visita alla Comunità dei Cappellani del Sacro Cuore, che ci ricevettero non come amici, ma come fratelli. Ci dissero che era giunto al dopo pranzo Mons. Perraud vescovo della Diocesi, che era venuto per presiedere l'indomani ad una professione e ad una vestizione al convento della Visitazione. L'occasione era troppo bella e condussi i nostri confratelli a ricevere la sua benedizione. L' accoglienza fu quella di un padre, e quando seppe che eravamo figli di Don Bosco, fu oltremodo contento , ci domandò notizie della sua salute e volle avere il suo indirizzo preciso, perchè spera fra breve aver da intrattenerlo per fondazione di una Casa salesiana nella sua Diocesi. Ricevuta la sua benedizione andammo nel parlatorio della Visitazione dove ci aspettava la Superiora con la sua assistente, tanto desiderose di vedere i figli di Don Bosco, i figli di San Francesco di Sales che dovevano andare nella Repubblica del Sacro Cuore. Promisero il concorso delle loro preghiere pel felice viaggio dei missionarii , e ci dissero avrebbero mandato all'Hotel qualche ricordo di Paray-le-Monial. Usciti dalla Visitazione i confratelli andarono a riposarsi, mentre io andava con D. Calcagno a fare una visita alla Superiora delle Suore de la Retraite, che si occupano molto della propagazione della divozione del S. Cuore. Sono le medesime che hanno una casa vicino alla nostra chiesa di San Giovanni ,a Torino per gli esercizi spirituali delle signore.

Non avevamo portato la valigia, ma ritornammo tutti e due ben carichi. La Superiora fece dare pei missionarii 25 belle immagini grandi del Sacro Cuore , 100 altre formato album, 2000 Cuori su tela e varii pacchi di corone. Quando i confratelli videro tutte quelle cose furono molto contenti. In quel mentre la torriera della Visitazione mi fece rimettere un pacco per i missionarii. L'apersi e vi trovai oltre a varie qualità d'immagini, un bel reliquiario contenente reliquie di s. Francesco, di s. Giovanna di Chantal e della B. Margarita per ciascheduno dei missionarii ed anche uno per me. Inoltre vi era per ciascheduno almeno una cinquantina di ricordi preziosi del santuario e sotto un bel foglio di carta non tanto lungo, nè largo, ma filigranato, e che è accettato nelle banche di Francia, d'Italia e d'altre parti ancora. Erano le figlie di s. Francesco che facevano la limosina ai missionarii salesiani.

Alle 8 1/4 partivamo per la stazione. Alle 8,44 lasciavamo Paray-le-Monial passando per Moulins e siam giunti a Parigi giovedì alle 5 1/4 del mattino ed alle 6 entravamo a Ménilmontant.

La giornata non era favorevole per ricevere delle visite, malgrado gli avvisi che diedero vari giornali e così fummo noi soli a goderci per qualche ora i missionarii. Il signor Console dell'Equatore ci aveva pregato di annunziargli l'arrivo dei viaggiatori e lo facemmo con un dispaccio. Ad un' ora dopo mezzo giorno arrivò in casa per far visita ai missionarii e mettersi alla loro disposizione. Ignorando che avessimo una casa a Parigi, aveva già dato gli ordini all'Hotel Massillon, ma fu ben contento che si trovassero coi confratelli.

Un'ora dopo D. Calcagno con due altri andarono a restituire la visita; quindi in quel poco tempo che rimaneva fecero qualche giro in città per visitare le chiese, ad eccezione di D. Santinelli, che, avendo voluto andare al mattino per celebrare la santa Messa alla Madonna delle Vittorie, era troppo stanco.

Venerdì mattina tre vetture ci condussero alla stazione di S. Lazzaro ed alle 10,25 lasciavamo Parigi per dirigerci verso Saint Nazaire , dove giungemmo alle 8,10 della sera. Il piccolo omnibus dell'Hotel Bély ci condusse in due volte perchè c'erano anche altri passeggieri. Alle 9 ci mettemmo a tavola e ciascheduno fece la parte sua, contenti perchè prima di entrare nella sala da pranzo avevamo ricevuto la visita di quattro Padri Endisti, che s'imbarcarono anche l'indomani per Cartagena.

Alle 10 1/2 si andò a riposare, perchè l'indomani mattina bisognava alzarsi presto per celebrare la santa Messa e prendere le ultime disposizioni per la partenza. Infatti alle 8 del mattino tutti avevamo celebrato nell'antica chiesa di

St. Nazaire ed alle 8 1/2 si faceva colazione, mentre si vedevano arrivare Religiosi dello Spirito Santo con quattro Suore della Congregazione di San Paolo di Chartres che dovevano anche partire per Caienna. Altre religiose e preti secolari destinati alla Martinica stavano pure preparandosi, e tutti facevansi premura per arrivare a tempo.

Alle 9 andai con Don Calcagno dal Direttore della Compagnia, che ci ricevette con tanta bontà e ci disse aver raccomandato al capitano ed al commissario i missionarii salesiani. Fece prendere a conto della Società tutti i bagagli che erano ancora alla stazione , mentre noi ritornavamo a far le ultime provviste e prendere i confratelli nella stazione. Alle 10 1/2 si saliva sul bastimento e l'Amministrazione faceva posare in cabina, in presenza dei missionarii, tutte le casse che avevano portato nel viaggio e due altre casse che erano già arrivate, di modo che in qualunque occasione potessero averle a loro disposizione; poi si andò a prendere possesso delle cabine. Ve ne sono tre che in tutte contengono 8 posti, tutte di seguito e intieramente a disposizione dei Salesiani. I posti furono presto distribuiti, e si andò a déjeuner.

Il Direttore della Compagnia m'aveva graziosamente invitato a déjeuner coi confratelli ed accettai con piacere. Il gran concorso di passeggeri in prima e seconda classe faceva sì, che il servizio si organizzava lentamente ed alle 11 1/2 non si era ancora a metà del déjeuner; ma replicati colpi di campanelli mi fecero capire che non mi conveniva più stare. Abbracciai D. Calcagno a nome di tutti e corsi in fretta a cercare il mio cappello nella cabina. Arrivato sul ponte il bastimento si muoveva già ed avevano ritirato la passarelle, ma per fortuna non avevano ancora tolto la catena ed una dozzina di facchini di buona volontà in poco tempo la rimisero. Ma qualche minuto dopo non sarei più stato in tempo. Discesi in fretta e giunto sul porto mi voltai a contemplare quel bastimento che se ne partiva, ma con un certo rincrescimento di essere uscito a tempo, e l'assicuro che se questo modo di partire non fosse stato di contrabbando, sarei partito volentieri.

Non c'era più nulla che mi ritenesse a Saint Nazaire , e dopo aver spedito un telegramma a D. Bosco ed al Console in Parigi m'avviai verso la stazione. Ad un'ora partii e fino ad un certo punto potei ancora contemplare il bastimento La France che si allontanava portando i nostri cari confratelli. Mi fermai quattro ore a Nantes e seguitai per Parigi finché rientrai nella nostra Patagonia di Ménilmontant...

D. GIUSEPPE RONCHAIL.

IL PAPA E LE FIGLIE DI MARIA

Nell'interesse delle persone che aderirono all'invito fatto due anni or sono dalla signorina Lorenzina Mazé de La Roche di Torino a tutte le Figlie di Maria dell'Orbe Cattolico per festeggiare le Nozze d'Oro di Sua Santità Papa Leone XIII, invito già inserito nel Bollettino di quell'epoca, siamo vivamente pregati di pubblicare la qui unita circolare, onde tutte possano godere del vantaggio spirituale benignamente accordato dal Santo Padre.

Ill.mo e Molto Rev.do Signore,

Il giorno 5 aprile 1888 il Santo Padre riceveva solennemente le Rappresentanze di tutte le congregazioni delle Figlie di Maria esistenti nel mondo Cattolico, convenute in Roma dietro invito della nobile Damigella Lorenzina Mazè de la Roche di Torino, promotrice del pellegrinaggio.

In questa Udienza Sua Santità si degnava accordare facoltà straordinaria a tutti i singoli Direttori delle Pie Unioni, che presero parte colle loro offerte alla detta Dimostrazione pel Suo giubileo Sacerdotale , d' impartire una speciale benedizione Apostolica, in una delle prime loro adunanze, a tutte le Ascritte ai rispettivi Sodalizi, previo ricevimento dei Sacramenti della Confessione e Comunione.

Il Sottoscritto, mentre si reca ad onore di partecipare alla S. V. Ill.ma e M.to Rev.da tale sovrana e Pontificia disposizione profitta di buon grado dell'occasione per rassegnarsi con sensi di ben distinta stima

Della stessa S. V. Ill.ma e M.to Rev.da

Dev.mo Servo

D. BOSSATIS ANTONINO

Direttore della Pia Unione presso il Monastero di Sant'Anna e della Provvidenza, Via Consolata N. 20 - Torino.

Ex Aedibus Vaticanis - 23 aprilis 1888.

subscriptus fidem facio, vera esse quae hisce littera exprimuntur.

S. F. DELLA VOLPE ab admissionibus.

P.S. - Affinché i Direttori e Direttrici delle Pie Unioni delle Figlie di Maria possano informare le Consorelle circa l'Udienza suddetta , quanto prima ne sarà spedita una particolare ed esatta relazione.

Coloro poi che a ricordo di questa Udienza desiderassero avere in dono copia dell'elegante Album offerto al S. Padre, sono pregati d'inviare sollecitamente alla promotrice Signorina Mazè de La Roche, via Giulio N. 20, Piazza Consolata, Torino, la loro adesione coll' offerta di L. Una, anche in francobolli, onde sopperire alle spese di franchigia postale e di spedizione. In quest'Album , oltre all' elenco di tutte le Consorelle dei Pii Sodalizi che presero parte col loro obolo alla Dimostrazione, avvi pure una finissima zincotipia del Paliotto arazzo, un esemplare della Dedica che venne miniata sulla pergamena storica, e l'indirizzo letto dalla promotrice al Santo Padre nel solenne ricevimento.

I Funerali per la morte di D. BOSCO.

Lu (Monferrato). I Cooperatori, circa 300, vollero suffragare solennemente l' anima di Don Bosco. Cantò la Messa il Can. Prevosto Alessandro Ganora. Intervennero tutti i Canonici della Collegiata ed i Parroci. La Società operaia cattolica in corpo e colla propria bandiera La chiesa era stipatissima di gente.

Lucca : Solenni funerali nella Parrocchia di San Pietro Somaldi. S. E. Mons. Nicola Ghilardi Arcivescovo di Lucca celebrò la Messa della Comunità e distribuì la S. Comunione ai giovanetti dell'Oratorio ed ai numerosi fedeli accorsi a pregare per l'anima del comun Padre ed amico. Alle 10 celebrò pontificalmente la Messa solenne l'Ill.mo e M. R. Sig. Luigi Frosini Can. della Metropolitana e dai giovanetti dell'Oratorio venne cantata la Messa funebre di Monsig. Cagliero. Disse l'elogio del caro estinto il M. Rev. Sig. D. Jacopo Bassi parroco di Fiano, il quale, colla sua parola piena di verità e di caldo affetto, commosse tutti i cuori. La religiosa funzione ebbe termine alla sera colla recita dell'Ufficio dei Morti , la Benedizione col SS. Sacramento ed i mesti suoni della fanfara dell'Oratorio. Lo straordinario concorso della popolazione della città e della campagna, dei benemeriti Cooperatori e l' intervento di molte illustri persone, mostrò in quel giorno quanto vivo sia nei Lucchesi l'affetto verso il gran Benefattore della gioventù.

Ad onorare D. Bosco volle pure accorrere il Municipio, il quale con atto gentile mise a disposizione dei Salesiani il magnifico catafalco che si ergeva nel mezzo della Chiesa, ornata di ricchi drappi; e fregiato all'intorno di bellissime iscrizioni, che dettava il M. Rev. Sig. Prof. Giuliano Petrucci. Una di esse parlava così:

CON LA FERVIDA FEDE, COI SANTI COSTUMI CON GLI AUREI SCRITTI COLL'EFFICACE PAROLA NOBILITANDO L'UMILE NASCIMENTO FU SALUTATO, APOSTOLO NOVELLO DEL CALASANZIO, DEL DE' PAOLI, DEL SALES EMULATORE GLORIOSO.

Lusigliè (Ivrea) : Questo piccolo paesello, per cura del suo parroco, D. Carlo Gioannini, cooperatore salesiano, ha dimostrato di amar molto D. Bosco col fare pel riposo dell'anima sua due funerali. Uno di settima, molto solenne, e poi un altro più modesto di trigesima col concorso di tutta la popolazione.

Malines (Belgio) : Nella chiesa dei Padri Recolets si fece un gran funerale di trigesima. Ricordiamo con la massima riconoscenza questo atto pietoso che i religiosi e cooperatori salesiani vollero fare in suffragio dell' anima del nostro ven. Superiore. Un'ottima signora, facendo appello alle anime pie trovò con che rendere quella funzione splendidissima. E Don Bosco aveva mostrato d' amare con particolare affetto quel cattolico paese e tanto industrioso. Perché prima di coricarsi, per non rialzarsi mai più, aveva acconsentito di aprire un asilo di orfanelli a Liegi, per le premurose sollecitudini del ven. Vescovo di quella città. E fu questa l'ultima casa che Egli raccomandò a' suoi figli, dove speriamo ci accompagnerà con la sua benedizione dal cielo.

Marsala (Sicilia). Il R.do D. Sebastiano Alagna con gli altri Cooperatori cantò messa solenne ed esequie per l'anima di D. Bosco.

Marsiglia (Francia); Solenni e splendidi funerali si fecero nella chiesa di S. Giuseppe, una delle più belle e più vaste di quella città. Il veneratissimo Pastore della Diocesi assisteva, circondato da numerosissimo ed eletto Clero. Moltissimi canonici, quasi tutti i parroci della città, tutti gli ordini religiosi rappresentati; nell'assistenza numerosissima le più nobili famiglie di Marsiglia , in una parola un vero trionfo per l'umile apostolo della gioventù.

Mazzarino (Sicilia) : Nella chiesa, che già era dei Gesuiti, per cura dei Cooperatori Salesiani, fu cantata una messa solenne, per non mancare, come si esprimono, di rendere questo contrassegno di affetto alla imperitura memoria dell'amico costante della gioventù.

Milano : per cura della gioventù cattolica del Circolo dei SS. Ambrogio e Carlo si fece un gran funerale nella chiesa della Madonna delle Grazie, ove D. Bosco due anni prima, andando da Torino, a prendere, come dicea, il commiato da quel venerando Arcivescovo, erasi recato per far una conferenza per le sue missioni. Celebrò il Prevosto di S. Vittore al Corpo, D. Ermenegildo Pogliani, e ne disse le lodi D. Carlo Locatelli, prep. parr. di S. Satiro, cooperatore salesiano, legato al defunto per tanti titoli di cristiana carità. Il popolo fu numerosissimo , e vari Istituti ed Associazioni e Circoli cattolici della città e molti Cooperatori salesiani, sacerdoti e laici della Diocesi. Commosse fra gli altri la vista del celebre storico italiano Cesare Cantù, che, malgrado l'avanzatissima età, volle unirsi a tanti divoti, per pregare la pace di Dio a colui, che egli amava. Tenero oltre ogni dire, elegante e nello stesso tempo affettuoso fu il discorso funebre. Parlò della fede di D. Bosco, che, come Abramo, lo rese padre di una moltitudine di giovani, di infelici, di bisognosi d' ogni maniera, di genti diverse. Patrem multarum gentium, come disse Dio di Abramo (Genesi, 17). Tra le altre cose l'oratore narrò, come un dì s'incontrò con D. Bosco e l'Arcivescovo di Milano, al santuario di Crea, in Monferrato, dove pure l'avevano raggiunto i giovani del nostro Collegio di Penango.

« Era bella, come la sua anima, serena , splendida l' atmosfera un dì, che su pei colli che conducono con facile ascesa al santuario della Vergine, saliva un drappello di giovani, e venuti là al sommo dell'erta, ove, miracolo d'arte, s' erge una cappella che dal Paradiso prende il nome, faceva echeggiare un canto alla Vergine Ausiliatrice, e pioveva quell' armonia pel sottostante colle per i cui dolci declivi passeggiava un venerando vecchio, un Pastore d'illustre chiesa d'Italia. Ed allorché anche il vegliardo ebbe guadagnato quell'erta, e si trovò con quei giulivi garzoni, l'inno si ripeté alla Vergine Ausiliatrice ed al Paradiso, e insieme il plauso al lor padre, e discendea quel grido Viva! giù per la valle. E contemplavo quella letizia d'atmosfera serena, e mi ricordava d'allorché ebbi per alcun tempo (1) comuni i giorni col padre di quei figli, e quella serenità del cielo dicevami anche una volta la serenità dell' animo suo... e quel santuario era la Madonna di Crea e quel Pastore il nostro Pastore, e quel gruppo di giovani erano i figli di D. Bosco che sciamavano Viva ! »

Anche i professori di violino in buon numero pregati d'accompagnare la gran messa, lo vollero fare gratuitamente, contenti di partecipare a quella spontanea manifestazione d'amore verso D. Bosco. Essi, i cantori, e quanti resero così bella e così degna di Milano quella pia funzione, e specialmente il maestro Galli , si abbiano tutta la nostra riconoscenza coi più sinceri atti di ringraziamento.

(1) Il R.do D. Locatelli allude al tempo, che per causa di studi, stette ospite nostro graditissimo all'Oratorio di Torino.

LE TIPOGRAFIE SALESIANE.

Fin dall'anno 1883, in queste medesime colonne del Bollettino Salesiano, il nostro compianto e sempre venerato D. Bosco esponeva ai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Salesiani quanto, mercè la diffusione della buona stampa, egli erasi studiato di operare, specialmente a pro' della gioventù abbandonata. Nel dicembre poi del 1885 noi stessi soggiungevamo nel medesimo periodico, che la nostra Tipografia di Torino si era ampliata, del che rendevamo grazie alla Divina Provvidenza, la quale di continuo inspirò ai prelodati nostri benefattori d'esserci larghi di aiuti, di soccorsi e di consiglio.

Oggi ci è pur caro di ripetere le nostre vive azioni di grazie a Dio ed a Maria Ausiliatrice, e di annunziare che, per il lato tipografico, l'opera veramente provvidenziale dell'amato D. Bosco è compiuta. Chè oltre all'ampliamento della Salesiana principale, di Torino, fornita di dieci grandi macchine da stampa delle meglio perfezionate, e delle succursali di S. Pier d'Arena e di S. Benigno Canavese, altre sei tipografie col complessivo lavoro di ben quarantacinque macchine sono state impiantate negli Ospizi ed Orfanotrofi Salesiani d'Europa e di America, tutte poi dotate di copiosi caratteri e fregi d'ogni specie, e perfezionatamente lavorati nella fonderia annessa alla nostra Salesiana centrale dell'Oratorio di Torino. Ed affinchè un materiale di tal fatta fosse efficacemente produttivo, intese pure il nostro dilettissimo D. Bosco a dare l'ultima mano alla nostra Cartiera in Mathi Torinese, provvedendola di tutti i più perfetti mezzi meccanici, affinchè le nove tipografie salesiane per la fabbricazione e per la provvista della carta non sottostessero alle esigenze di una concorrenza, spesso piena di pericoli e talvolta anche rovinosa.

Si è in tal modo che per noi si potè aumentare il numero de' giovani ricoverati, che all'arte tipografica ed alle affini intendono dedicarsi; è in tal maniera che le nostre pubblicazioni, massime le recenti, (alcune delle quali si ebbero encomii dagli intelligenti, incoraggiamento e premii in pubbliche Mostre sì italiane come straniere, tuttochè opera dei nostri giovani allievi), possono, a giudizio di persone competenti, reggere al confronto delle più riputate che ci vengono d'oltr'alpe e d'oltre mare.

I quali fatti, se dimostrano con quanta cura noi c'industriamo di crescere e di educare buoni ed attenti compositori, fonditori e macchinisti tipografi, sono eziandio prova manifesta che noi possiamo dare alla luce libri con maggior economia di spesa e miglior nitidezza di stampa, siccome fanno fede le copiose edizioni d' opere anche di lunga lena, uscite in questi anni coi nostri tipi.

Coll'aiuto di Dio, pervenuti a questo grado, e nello scopo di rendere sempre più produttivi i mezzi di cui ora possiamo disporre, ci venne in pensiero di rivolgere un caldo appello a tútti i nostri buoni Cooperatori e Benefattori, affinchè a noi si degnino far capo per la pubblicazione dei loro scritti o per qualsivoglia lavoro tipografico di amministrazione bancaria , ferroviaria , industriale , commerciale e simili.

Siccome poi ad ogni nostra tipografia, e specialmente a questa di Torino, va annesso un laboratorio da legatori, fornito di tutti gli attrezzi necessarii pel pronto e felice eseguimento d'ogni genere di legatura, così nutriamo fiducia di incontrare il generai gradimento. e ci sarebbe discaro che i nostri Benefattori cooperassero eziandio presso i loro amici e conoscenti per procurarci altri lavori.

Già l'Episcopato, gran parte del Clero ed uomini preclari nelle lettere e nelle scienze, pei quali tutti non verrà meno giammai la nostra affettuosa riconoscenza, onorarono de' loro lavori la tipografia Salesiana di D. Bosco la quale con ogni studio ed agevolezza si sforza di secondare le loro brame e di rispondere ai loro desiderii. Dobbiamo però aggiungere che ora più che mai siamo in grado di condurre a fine colla massima celerità, eleganza, nitidezza e con somma facilitazione nei prezzi,

Nè crediamo qui fuor di luogo richiamare alla mente dei benevoli nostri committenti, che la retribuzione modica del prezzo di stampa non è altro che il puro necessario per sostentare, nutrire e vestire più migliaia di giovanetti, figli del povero popolo, per lo più orfanelli abbandonati e derelitti, sottratti in tempo ai pericoli di una precoce corruttela o della prigione, i quali abbisognano e del pane dell'anima e di quello del corpo. '

Vuolsi eziandio avvertire che la nostra Libreria Salesiana può agevolare agli autori la vendita delle loro opere da noi edite, mercè i numerosi corrispondenti che essa novera in Italia ed all'estero, potendo disporre ancora di molteplici mezzi di mensuale pubblicazione. Il modesto sconto da convenirsi per sopperire alle spese d' annunzi, di cancelleria, di posta e di magazzino, per quelle opere che si lasciano alla medesima in deposito per la vendita, è ampiamente compensato dalla maggior facilità e celerità dello smercio, che in pari tempo assicura all'autore un certo beneficio.

Così proseguiremo a contribuire ognora alla maggior diffusione della buona stampa, ed in una a porre un argine, per quanto è nelle nostre forze, alla fiumana irrompente, con cui i perversi si sforzano di rovinare la società, specialmente la povera gioventù, che vuol essere allontanata da quei pascoli micidiali, dai quali essa ritrae succhi di morte precoce. Certo poi i nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, coll'adoperarsi alla diffusione della verità e della vita, appresteranno soccorso eziandio a tanti orfani indigenti, i quali colle loro preghiere non cesseranno dall'invocare dal Cielo sui loro Benefattori le più elette benedizioni.

RITRATTO DI D. BOSCO.

Presso la libreria Salesiana si vende un'assai bella fotolitografia rappresentante la venerata salma di D. Bosco nel modo col quale fu esposta nella sua camera e nella cappella ardente. La calma serena di un profondo riposo, il riposo della morte, fa un singolare contrasto coll'idea che abbiamo dell'immensa attività della sua vita e ci ripete che il meritato eterno riposo del giusto è premio solamente di chi si tenne ognor stretto a Gesù Crocifisso e lavorò unicamente per la sua gloria. Questo ritratto vale 10 centesimi la copia.