BS 1880s|1888|Bollettino Salesiano Giugno 1888

ANNO XII - N. 6.   Esce una volta al mese.   GIUGNO 1888

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario: I Missionarii alla morte di D. Bosco - LETTERE DI CONDOGLIANZA DEI VESCOVI AMERICANI : Lettera di Mons. Maria de Lacerda Vescovo di Rio Janeiro - Lettera del Vescovo di Montevideo - LETTERE DI CONDOGLIANZA DEI MISSIONARI : Lettera da Santa Rosa-Nictheroy; Lettera da S. Paolo (Brasile); Lettera da Puntarenas - Grazia di Maria Ausiliatrice - Lettere dalla Patagonia - I Funerali - La Conferenza ai Cooperatori in occasione della festa di Maria Ausiliatrice - Libretti di premio ad uso delle scuole e delle famiglie.

I MISSIONARII ALLA MORTE DI D. BOSCO.

Ci giungono dall'America del Sud le prime voci di dolore per la morte di D. Bosco. Poveri confratelli! Mentre si avanzavano coraggiosamente nel campo della loro missione erano ben lontani dal sospettare, che colui che amavano come padre, il più bel ricordo della loro fanciullezza, il desiderio che solo talor li traeva verso l'Europa, quell'anima grande nel cui nome compendiavano tutte le virtù, stimolo e conforto a compiere la grande impresa della salvezza delle anime, era scomparsa dalla terra. Al telegramma, che loro annunziava la gravezza della malattia di D. Bosco, elevarono le più ardenti preghiere al Signore. Al silenzio per qualche settimana di ogni notizia sperarono che la grazia fosse ottenuta, che Maria SS. si fosse interposta per lasciar loro sulla terra ancora per qualche tempo il caro padre.

Si illudevano anch'essi. E pure quel silenzio era segno di morte. Il dispaccio da noi spedito il 31 gennaio sull'aurora andó smarrito per cause che abbiamo cercato, e che finora non abbiamo scoperte. Noi credevamo che conoscessero la grande sventura, ed essi per qualche giorno nulla seppero : furono spedite lettere e queste non potevano giungere che tardi. I giornali locali annunziavano pochi giorni dopo la morte del fondatore dei Salesiani, ma essi prima non vollero credere e poi incominciare a dubitare. Un mese intero vissero in questa dolorosa incertezza.

Poveri confratelli! Noi avemmo il conforto di udire le sue ultime parole di essere consolati dal suo ultimo sorriso. veder condiviso il nostro col dolore dei Cooperatori e di tutta la cittadinanza, di essere preparati a poco a poco dalla lunga malattia al distacco preordinato dal Signore.

Essi nulla!

Qual dolore quando furono certi che Don Bosco non era più fra di noi ! Solo nel Sacro Cuore di Gesù, il quale è l'unione del Cielo colla terra, della Chiesa militante e purgante colla Chiesa trionfante, di tutti i credenti delle più divise parti della terra in un cuore e in un'anima sola, trovarono la consolazione nel primo istante di sbalordimento. Qui,, si videro riavvicinati a Don Bosco, qui respirarono al fianco dei confratelli d'Europa, qui conobbero che lo spirito dell'amato estinto era passato nel suo degno successore e si confortarono, continuando energicamente le opere intraprese. Gli illustri Vescovi di quelle regioni, che amano i Salesiani con amore paterno, in mille modi vennero in loro sollievo coi Cooperatori e le Cooperatrici che ad essi si unirono per onorare la memoria del grande estinto, pensando alla continuazione e prosperità della Pia Società di S. Francesco di Sales.

E i Salesiani d'America sentironsi tratti da nuovi palpiti del cuore verso l'Europa e volsero lo sguardo verso il Vaticano e verso Torino. - Chi ci guiderà! esclamarono. E Leone XIII; il sapientissimo Pontefice rispondeva: - Il Sacerdote Rua Michele! -

Allorchè in Francia moriva un Re si annunziava il fatto alla Corte ed al popolo con quel motto: - Il Re è morto; Viva il Re! - E i Salesiani d'America risposero : - Don Bosco è morto! Viva D. Bosco! ed ora per noi è D. Bosco Michele Rua. !

LETTERE DI CONDOGLIANZA DEI VESCOVI AMERICANI

Monsig. Maria de Lacerda

VESCOVO DI RIO JANEIRO

Casa di Nictheroy (nella stessa Diocesi)

Per la morte di D. BOSCO.

Rio Janeiro, 6 febbraio 1888.

CARISS. SALESIANI DEL MIO CUORE,

Dunque D. Bosco è in cielo ! Che felicità, che ventura per Lui, e per i Salesiani qual onore! Or più che mai Don Bosco aiuterà i figli suoi, che lasciò : più che mai or li amerà! Assai più vale Don Bosco in Cielo , che in Torino o in Roma: di lassù Egli vede in un sol momento i suoi cari sparsi per la terra, e tutti li ascolta , e per tutti s'interessa e più può appo Dio. Qual ventura e felicità per D. Bosco , e pe' Salesiani che onore, aver il lor Padre tra' Santi e Angioli, vicino alla SS. Vergine e a Gesù Cristo ! Che festa non vi fu colassù all'entrata di questo buon Sacerdote !... Quanta gente salva per mezzo di D. Bosco e de' suoi figli ! Tutti gli furon incontro e dierongli il ben venuto, e in santo abbraccio il festeggiaron sì, che noi neppur di lungi lo possiam immaginare. E che non gli avrà detto Cristo Gesù? - Euge, serve borse... Quello che facesti a pro dei parvoli, a me l'hai fatto, ed or io ti rimunererò. Intra in gaudium Domini tui... Felice D. Bosco! Felice! Felice !

Quindi a voi, carissimi Salesiani, io do mille felicitazioni ! e ben preziose son desse, chè hanno origine dalla fede cristiana.

Ma.... Dio buono !... Ragioni non mancano per le più vive condoglianze! Alla morte di Lazzaro piange Gesù; e alla morte di Don Bosco come non piangeran gli sconsolati e tristi Salesiani?... Piangete, adunque, figli miei, o meglio, noi tutti piangiamo , che ebbimo la ventura di conoscere Don Bosco, di sperimentare la bontà del suo cuore, i benefizi della sua carità !

Piangiamo, ma da cristiani! Piangiamo , ma come quelli, che piamente pensano che D. Bosco è in Cielo, e là non oblierà coloro che in sulla terra cotanto ha amati, ed or lasciò immersi nel più vivo cordoglio.

Oh Don Bosco, ricordati del povero Vescovo di Rio Janeiro; il primo Vescovo dell'America che ebbe la visita de' tuoi figli, allor che eran in viaggio alla volta del Rio della Plata ; il primo Vescovo del Brasile, che in quest'Impero aprì la prima casa a' tuoi cari figli ! Nell' ora della povera mia morte ricordati di me; e questo mi basterà !

A voi, adunque, dilettissimi Salesiani, invio felicitazioni e condoglianze, e v'assicuro che prendo parte al vostro dolore, afflizione e tristezza. Dio vi benedica e consoli.

Vostro aff.mo amico

+ PIETRO

Vescovo di San Sebastiano di Rio Janeiro.

Il Vescovo di Montevideo a D. Michele Rua Vicario Generale della Congregaz. Salesiana.

Montevideo, 9 marzo 1888.

REV.MO PAD. D. MICHELE RUA.

Profonda pena ha cagionato all'anima mia l'infausta notizia della perdita del virtuoso e venerabile sacerdote Don Giovanni Bosco, Fondatore e Rettore Maggiore della benemerita Congregazione Salesiana, e che V. R. si è degnata comunicarmi ufficialmente.

Obbligato per tanti titoli all'insigne benefattore della cristiana società D. Bosco, dal primo istante che il filo telegrafico ci trasmetteva il suo transito a miglior vita, nel mio grado di Prelato ed a nome del mio popolo innalzai umili preci al Supremo Fattore a bene dell'anima dell' illustre estinto e all'eterno riposo di lui ; e nello stesso tempo chiesi e pregai Iddio per la conservazione, propagazione e prosperità delle opere di zelo e di carità che Egli ci lasciava. D. Giovanni Bosco non è morto; la sua memoria vive e vivrà perpetuamente, perché hanno da vivere le opere che egli a nome e per la maggior gloria di Dio ha fondato coll' approvazione e la benedizione del Supremo Gerarca, il Vicario di Gesù Cristo sopra la terra.

Don Giovannì Bosco vive e vivrà nella memoria e nel cuore di migliaia di fanciulli poveri che dalle sue labbra e dalla parola sua appresero i santi insegnamenti della Fede.

Don Giovanni Bosco vive e vivrà nelle future generazioni, che in altrettanti e più migliaia di giovanetti bisognosi nell'anima e nel corpo hanno da essere evangelizzati da' suoi degni figli.

Don Giovanni Bosco vive e vivrà per la Diocesi di Montevideo, per essere stata delle prime a ricevere le sollecite sue cure, degnandosi egli inviarci i suoi figli che si son segnalati e si fanno onore nelle scuole e nelle parrocchie affidate al loro zelo.

Don Giovanni Bosco vive e vivrà specialmente per me, che ebbi l'onore di conoscerlo e di apprezzare le rare sue virtù. Ed a testimonio della mia speciale stima e venerazione , ho stabilito , d'accordo col sig. Parroco della chiesa cattedrale di Montevideo, di fare solenni funerali a suffragio di lui, ne' quali io celebrerò pontificale.

Si degni la Congregazione Salesiana di ricevere i sensi espressivi di gratitudine verso la memoria di D. Giovanni Bosco, e le più sentite condoglianze per la morte sua , mentre imploro dal Dio della Misericordia ogni sorta di benedizioni sopra di quest'Istituzione.

Che Dio la conservi per molti anni.

+ INNOCENZO MARIA Vescovo di Montevideo.

LETTERE DI CONDOGLIANZE DEI MISSIONARII

I.

Santa Rosa-Nictheroy, 7 marzo 1888.

MOLTO REVERENDO E CaRISSIMO D. RICCARDI,

Ricevetti la sua carissima la vigilia stessa della mia partenza pel Brasile, dove per volontà di Dio ed in isconto de' miei peccati, mi trovo al posto di D. Borghino. Attribuisca il non averle risposto subito il trambusto naturale, conseguenza del cambio di casa, ecc.

La ringrazio dunque vivamente per la sua lettera scritta da Lu , e son ben contento che la gita di Monsignore tra quelle colline non sia stata affatto priva di consolazioni. Ciò che mi dice de' miei parenti non mi fa stupire, perché ben so che per loro tutto quello che è Salesiano è di famiglia, e perciò non è strano che le abbiano voluto dimostrare alla meglio il loro affetto.

Giunto qui a Nictheroy il giorno 29 febbraio ed accolto molto cordialmente da tutti, Salesiani, Cooperatori e specialmente da Monsignor Vescovo, la prima funzione pubblica e solenne che mi toccò combinare fu ben triste : il funerale del nostro amatissimo Padre D. Bosco, celebrato da noi ieri, 6 di marzo.

La chiesa era addobbata con eleganza e buon gusto , coadiuvati da una benemerita Confraternita che con tutto il cuore ci offrì i suoi ornamenti più belli. Quantunque fosse giorno di lavoro ed il luogo incomodo ed il caldo intenso, tuttavia la nostra Cappella era piena, e di gente scelta, molto clero, tutti gli Ordini religiosi rappresentati e moltissimi Cooperatori e Cooperatrici presenti.

Cantò la Messa solenne Monsignor Brito , vicario generale della Diocesi. Assisteva il Vescovo con un altro Monsignore e due canonici della Cattedrale. Cantammo, mi pare che non molto male, la Messa funebre prima di Monsignor Cagliero. Dopo la Messa Mons. Lacerda salì sul pulpito. Due ore e un quarto dopo ne discendeva dopo di avere pianto e fatto piangere parlando di D. Bosco , come può parlarne un Monsignor Lacerda. Io non voglio discutere so vi possa essere un oratore più eloquente del nostro Vescovo, ma che vi sia un cuore più gentile e più grande è permesso dubitarlo, dopo l'orazione funebre di ieri. Vi furono certi momenti , specialmente quando parlava dell'amore che D. Bosco gli aveva dimostrato , in cui scompariva assolutamente l'uomo e restava solo gigante il suo cuore. Omnia omnibus fu il suo tema e lo svolse ammirabilmente, dimostrando come Don Bosco seppe rispondere appieno a tutte le esigenze e necessità di questo secolo.

Il suo addio a D. Bosco fu ciò che più commosse l'uditorio. Diede egli stesso l'assoluzione al feretro, e nell'Oremus la sua voce era interrotta dal pianto... Benedetto sia il Signore che, togliendoci il Padre comune , ha lasciato ai Salesiani di Santa Rosa un altro che merita tutto il nostro amore e la nostra riconoscenza.

Monsignore resta ancora fra noi alcuni giorni; pare che goda di trovarsi in mezzo ai suoi figli.

Il Collegio pare che, grazie a Dio, vada innanzi bene. I giovani sono attualmento 80 interni, e vanno aumentando in numero ogni giorno.

Presenti gli ossequii di tutti i confratelli di Nietheroy ai Superiori di Torino, e specialmente a Monsignore, e preghi pel suo

Umil.mo e aff.mo Sac. PIETRO ROTA.

II.

San Paolo (Brasile) 30 Marzo 1888. MOLTO REVERENDO SIG. RETTOR MAGGIORE,

Ricevemmo la preziosissima lettera del nostro (ogni titolo é poco) D. Bosco colla sua e quella di Mons. Cagliero. Le leggemmo in conferenza e le rileggemmo e non le dico qual conforto abbiano apportato al nostro cuore afflitto

Noi pure celebrammo agli 8 di questo mese colla maggior pompa possibile i funerali. Sua Eccellenza Mons. Lino Deodato , vescovo diocesano, che tanto amava e venerava D. Bosco, pontificò con assistenza di tutti i canonici, dello stesso Presidente della provincia, entusiasta delle opere salesiane, di numerose rappresentanze del Seminario, di varii Collegi , di giornalisti e numeroso concorso di clero , di Cooperatori : fece l'orazione funebre da eloquente oratore il Vicario generale. I nostri giovani cantori eseguirono la Messa a tre voci di Mons. Cagliero. Ci giunsero lettere e telegrammi di condoglianza da molti benefattori e tra gli altri dal signor Internunzio che prende così vivo interesse delle opere di D. Bosco, e dal R. P. Superiore dei Gesuiti. Fu consolantissima per noi questa dimostrazione di stima e d'affetto verso del nostro santo Patriarca proclamato così a voce unanime santo... e noti che l'8 di questo mese la Chiesa celebrava la festa di S. Giovanni di Dio.

Altra consolazione pur grande per noi è l'aver in Don Rua un degno successore di Don Bosco, preparato dalle sue stesse mani e presentatoci da lui stesso.

Credo superfluo dirlo che i suoi figli di San Paolo, proprio cor unum et anima una, le professino ogni stima, amore e le promettano l'ubbidienza e la confidenza qual avevano verso di D. Bosco, perchè, a parte la fede che ci mostra nella sua la persona e la volontà di Dio, avemmo molti di noi la somma fortuna di conoscerla e vedere che Don Bosco l'aveva coperta col suo manto ben prima di volarsene al cielo.

Conti dunque su di noi come su figli divotissimi ed obbedientissimi a tutta prova e ci stringa più e più al suo cuor paterno.

Mi è sommamente grato per la prima volta che mi dirigo a lei come a Superiore Generale di poterle presentare le migliori informazioni sulla Casa di S. Paolo. Il personale è poco, ma di ottimo spirito: solo lascia a desiderare alquanto per la salute pel soverchio lavoro. I giovani interni sono 82 , gli esterni delle scuole diurne circa 300, oltre quelli dell'Oratorio festivo. Non solo continua e va crescendo la stima e l'amore dei Cooperatori, ma la stessa Camera provinciale dei deputati prese interesse pel progresso del Liceo del Sacro Cuore e concesse una lotteria di 50 contos.

Il nostro Santuario diviene sempre più centro di grande movimento per le istruzioni, catechismi, quindi frequenza sempre crescente ai Santi Sacramenti di persone di ogni nazionalità, specialmente Italiani.

Non seppi resistere all'invito di Mons. Vescovo di dettare una piccola muta di esercizi nei primi quattro giorni di questa settimana santa al fiore dei cattolici di S. Paolo, Cooperatori e Cooperatrici salesiane e delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli la più parte : il Signore si compiacque di benedirli di modo che ebbero -un esito felicissimo di 200 e più Comunioni. Per ricordo non trovai altro migliore che di presentar loro l'ultima lettera di D. Bosco.

Come vede non manchiamo di consolazioni il campo è così bello e vasto... Oh se ella si degnasse di fare una visita in questi paesi e vedere co' suoi occhi questo santuario così simpatico, malgrado l'essere provvisorio in parte , il vedere il progresso dei nostri artigiani di tutti i colori, nazione, lingua; se potesse assistere a queste scene commoventi degli schiavi al lavoro nelle campagne, e inoltrarsi nei sertaos poco lontani abitati da orde di selvaggi... Quanto bene da farsi, a quante miserie si deve metter rimedio... Quanto ridonderebbe a bene della Congregazione e delle anime questa visita!... Oh, venga... confratelli, aspiranti, giovani tutti la desiderano... ed io più di tutti, io che tante volte mi lasciai e mi lascio scappare dal cuore il doloroso lamento del trovarmi qui quasi che abbandonato, perchè D. Lasagna, oltre l'essere ispettore, è direttore di Colon... e ci può concedere così poco.

Lo so che il S. Cuore si prende a cuore l'opera sua e sa inspirare ottima volontà nei giovani aspiranti e sostenerli nel lavoro, uno fra i quali ha la scuola regolare di 120 alunni.

Molto Reverendo signor Rettor Maggiore, m'inginocchio a' suoi piedi per pregarla di una benedizione per me , per i confratelli, per i giovani interni ed esterni , pei Cooperatori , tutti suoi figli, e baciandole la mano, mi è dolce dichiararmi oggi più che mai con profondo rispetto

Suo aff.mo ed ubb.mo figlio D. GIOVANNI GIORDANO.

III.

Puntarenas 10 Marzo 1888.

CARISsIMo D. RUA,

Abbiamo ricevuto la circolare, nella quale ci partecipa la dolorosa notizia della morte del caro Papà, ed abbiamo pianto di cuore la sua perdita tutti insieme , ma specialmente io che tanto gli doveva. Per me fu una vera sorpresa , perchè sperava fra due mesi poterlo abbracciare ed essere ancora una volta benedetto, e non posso darmi pace d'aver perduto un' occasione di venire costi con Monsignor Cagliero. Sia fatta in questo la volontà del Signore!

Abbiamo celebrate le messe secondo le nostro Costituzioni ed abbiamo offerti i suffragi di comunioni, preghiere coi confratelli, alunne e persone a noi addette, e speriamo nella bontà del Signore che il nostro caro D. Bosco avrà già ricevuto il premio della sue fatiche e delle nostre orazioni.

Per nostra parte ci adopreremo con tutte le forze a corrispondere ai desiderii dei nostri Superiori e raddoppiare lo zelo nelle opere intraprese dalla Congregazione Salesiana, in particolare nelle Missioni ai selvaggi della Terra del Fuoco.

Vivono sotto la nostra responsabilità sette di questi infelici, dei quali tre sono cristiani e quattro, saranno battezzati il giorno di S. Giuseppe, Protettore, della nostra Congregazione.

Or sono tre giorni arrivò il Confratello Sac. Dìamond Patrizio e spera nei primi giorni d'aprile poter partire per le Isole Malvine a compire il desiderio del Cardinale Simeoni riempiendo di gioia i cattolici di quello isole.

Aspetto in questi giorni una trentina di Indii Fueghini che vogliono essere istruiti nella nostra Religione, educare i loro figli cristianamente ed essere battezzati, sicchè ci prepariamo per riceverli dando loro casa, vestiti, alimento ecc., perchè essi non hanno nulla, coperti solo con una cattiva pelle di guanaco.

Che bene farebbero le monache e quanta spesa risparmierebbero! Il Signore manderà i soccorsi necessarii per questa Missione, per giungere a convertire i duemila selvaggi , che scorrono la Terra del Fuoco colle isole adiacenti.

Riceva, carissimo D. Rua, i sentimenti di duolo dei Confratelli di questa Prefettura Apostolica e creda che tutti aneliamo a santificarci per fare santa la popolazione di questa vigna che il Signore ci ha mandati a coltivare.

Gli ossequi ai Membri del Capitolo per parte di tutti ed in particolare per parte del suo

Aff.mo in G. e M. Confratello

Sac. FAGNANO GIUSEPPE

Prefetto Apostolico.

GRAZIA Dl MARIA AUSILIATRICE.

REVERENDISSIMO SIG. D. BOSCO,

L'anno scorso una nipote ch'io aveva in casa lasciò cadersi di braccio una mia bambina di 11 mesi, la quale si ruppe una gamba alla coscia. Io, sentendola gridare disperatamente, chiesi alla nipote il motivo. Questa, temendo la sgridassi, non mi disse il vero. Ed io, inconsapevole del gran male, essendo quasi sera, non pensai a far chiamare il medico. Durante la notte la bambina non fece che piangere. Al domani venne il medico, e non conoscendone il vero male, la curava per tutt'altro. Dopo otto giorni, non vedendo miglioramento, mia moglie prese la bambina e la portò all'ospedale di S. Giovanni in Torino. Il professore la visitò e conobbe esser prodotta tutta la sua enfiagione dalla rottura d'una coscia, e non esservi altro rimedio che fare un taglio e raddrizzarne l'osso. A queste parole mia moglie rabbrividì, ed alzando gli occhi al cielo, disse : Mi si spezzerebbe il cuore, se alla mia bambina si dovesse far una tale operazione; e da quel momento le cominciò la febbre e non potè più essere in istato di darle il necessario nutrimento. Mi rivolsi pertanto a Maria Santissima Ausiliatrice, la pregai di cuore e feci voto di ascoltar Messa tutte le mattine e per un anno. Da quel punto la mia bambina si calmò, il pianto continuo cessò alquanto. Io intanto mi era risolto di non farla più visitare, benché fosse veramente in uno stato compassionevole, che la penna non è atta a descrivere. La raccomandai eziandio alle Suore di Maria Ausiliatrice che sono nel nostro paese, onde facessero pregare i bambini dell'asilo. Questa buona e celeste Madre M. A. subito accorse colla sua potente intercessione in mio soccorso, e la bambina andò sempre di bene in meglio. Infatti, a tanti che la videro allora, presentemente non par vero debba essere quella stessa che ora sta così bene. Quindi prego il signor Direttore del Bollettino a stampare sul medesimo questa grazia, onde chi si trova in qualche bisogno od in qualche disgrazia sappia con fiducia a chi rivolgersi. Oh! si, Maria Santissima Ausiliatrice è proprio la dispensiera di tutte le grazie, protettrice dei suoi veri divoti in vita ed in morte. Ringraziandola anticipatamente, mi sottoscrivo

Borgomasino, 13 gennaio 1888.

Dev.mo servo

CATTANEO ANTONIO.

DALLA PATAGONIA.

Lettera I.

Punta Arenas, 10 febbraio 1888. REV.MO E CAR.MO MONS. CAGLIERO,

Scrivo sotto il doloroso peso della notizia inviataci per telegramma da V. S. Rev.ma, e che ci tiene tutti in angoscioso allarme ! Dio voglia che presto giungano lettere rassicuranti intorno alla salute di D. Bosco !

Ritorno ora dalla missione alla Terra del Fuoco ed Isola Davson, nello Stretto di Magellano.

Partii di qui accompagnato dal catechista Audisio e da tre uomini, con la Goletta Vittoria, . che insieme con noi portava alcuni cavalli per i trasporti, e viveri e vesti per gli Indii.

Dopo un giorno e mezzo di navigazione giungemmo al porto della Baia Wiles dell'isola Davson, tra il 79 e 71 di long. Ovest e sul 54 di lat. Sud. La sua superficie può calcolarsi di circa 50 miglia da Nord a Sud nello Stretto.

E questo un punto centrale per gli Indii delle Canoe, Yagan ed Anacaluf, che vi si fermano, nel passare a terra ferma verso il Nord, o da questa ad Ovest, alla Terra del Fuoco, da loro detta Isola Grande.

Per questi viaggi gli Indii si approfittano delle calme e delle correnti, trasportandosi nelle loro canoe di corteccia di rovere connessa e stretta con pelle di lupo marino, ed avvicinano i vapori che con frequenza passano lo Stretto, e cambiano le pelli di nútria e lupo marino con galletta, tabacco , vesti ecc. , ecc. o domandano qualche limosina, che facilmente ottengono, giacché , poveri e nudi quali sono, muovono a compassione i capitani, i marinai ed i passeggieri.

Colà giunti pertanto, sbarcammo parte dei cavalli onde percorrere l'isola e poca provvisione, sperando incontrar tosto i Toldos degli Indii ed indurli a seguirci alla Baia Wiles, ove li istruiremo e daremo loro viveri e vestiti.

Ci volgemmo al Sud per cercarli alla Baia Harris e qui appunto incominciarono le difficoltà, poiché a percorrere due miglia impiegammo ben tre ore, tra boschi foltissimi ed estesi pantani, in cui più e più volte affondavano i cavalli.

Finalmente arrivammo , ma non vedemmo anima viva! Vennemi il dubbio che non vi fossero Indii nell' isola : non soddisfatti, la traversammo da Est ad Ovest dirigendoci alla Baia Lomas, ove essi passano la stagione estiva. Verso la notte infatti scorgemmo lontan lontano un fumo innalzarsi al cielo. Bisognò riposare alquanto e però collocatici all'estremità del bosco al riparo del vento e della pioggia, lasciammo libere le bestie pel pascolo, e noi cenammo con un po' di galletta e carne arrostita e rinfrescandoci alle pure e limpide acque di un ruscello vicino. Indi raccomandatici a Dio ed a Maria Ausiliatrice , prendemmo sonno sotto gli alberi dopo d'aver raccolti e legati a noi vicini i cavalli. Uno di noi montava la guardia agli animali, acciò non iscappassero, spaventati dalle volpi, siccome suole accadere spesso.

La notte tranquilla al principio, presto si turbò e vento e pioggia c' incomodarono assai, obbligandoci ad alzarci alle prime ore mattutine.

Bisognava assolutamente incontrar gli Indii, giacché tra loro alcuno ve ne sarebbe che capisse lo spagnuolo e mi servirebbe d'interprete con quelli dell'isola e della Terra del Fuoco.

Preso pertanto un po' di caffè con galletta, dirigemmo i nostri passi al Nord dell'isola, ed ecco scuopro le orme di due o tre Indii grandi , con alcuni cani. Le seguimmo e ci condussero in un luogo ove tuttora stavano ardendo alcuni tronchi, indizio certo che vicino stavano gli Indii : poco dopo trovammo due toldos abbandonati di fresco, poichè tuttavia era calda la cenere dove essi avean fatto fuoco e si vedevano in terra i resti di pesci freschi.

Seguimmo il cammino, e per essere la spiaggia pietrosa, non comparivano le traccie degli Indii, sicchè dubitammo non forse avendoci visti, si fossero nascosti nel bosco.

Ma non fu così. Verso le otto, scorgemmo verso il Nord a circa tre miglia una piccola colonna di fumo tra le rupi della spiaggia. Era l'asilo degli Indii!

Batteva il mio cuore di contento all'avvicinarmi , ed affrettai il passo per annunziar la buona novella a quegli infelici.

Allo scorgerci improvvisamente spuntare dietro un macigno, spaventaronsi ; i bambini che stavano giuocarellando sulla spiaggia fuggirono, e due uomini ci fecero colla mano segno di non inoltrarci.

Uno però degli arcieri che aveva viaggiato per i canali e visto già quegli Indii, si avvicinò fino a loro. Essi lo riconobbero e mentre stavano parlando con segni, noi ci accostammo, e smontati a terra fummo presso i loro toldos.

I cani latravano, ma di lontano ; i fanciulli e le fanciulle accovacciate in fondo al toldo stavano scaldandosi intorno al fuoco e facendo cuocere molluschi, e le donne sospettose miravano ogni nostro atto.

Chiamai gli uomini e per segni loro manifestai che eravamo venuti per far del bene a loro, ai loro figli (pekenini) ed alle loro figliuole.

Si tranquillarono e tosto domandarono galletta, tabacco ecc. Non mi era dimenticato di questo loro gusto, e ne distribuii tosto agli uomini.

Ciò vedendo le dorme sbucarono dai loro toldos e presero a gridare : A mí, à mi tambien. Mi rallegrai all' udire queste parole spagnuole, che indicavano mi capirebbero presto, e loro distribuii una razione di galletta e tabacco.

I piccini al veder questo corsero essi pure intorno a me stendendomi le manine, bramosi di ottener ciò che tanto gustano, la galletta; diedi loro quanto me ne restava, e non poteva saziarmi di accarezzarli e dir loro alcune parole nel proprio idioma.

Erano tre uomini, quattro donne e quindici creaturine. Significaronmi che gli altri compagni loro stavano parte in terra ferma all'Ovest traversato il canale , e parte all'Est in una Baia occupati nella pesca.

Potei intendere che erano tra tutti circa quaranta e scorrevano tutta l'isola ed i canali laterali ; che la vita loro è essenzialmente nomade, giacché cercansi il cibo giorno per giorno, e siccome non trovanlo in abbondanza in uno stesso luogo, così devono necessariamente muoversi ogni giorno. Quivi stavano essi aspettando che alcun lupo marino (foca) s'arrampicasse sopra una qualche pietra, per sorprenderlo , ucciderlo, togliergli il cuoio e mangiarne le carni e il grasso. Il cuoio , che chiamano Arcapùz , lo danno ai battelli o vapori, in cambio di galletta, tabacco e vesti.

Già erano le undici passate e sentivamo l'appetito. Avendo portato poco di viatico con noi, ebbimo a contentarci con sola galletta: ma il più adulto di questi Indii, cui demmo il nome di Giovanni, tolse dal fuoco una specie di pentola (1) piena d' uova di gallinaccio e ce ne offrì. Accettammo con gusto e ci sedemmo al suolo tutti insieme.

Oh! quanto godeva io nel vederli tanto contenti!

Giovanni mi presentava l'uovo dopo d'averlo spogliato del guscio, e se lo vedeva men che sano lo passava alle donne, riserbando per me e compagni i migliori e più cotti.

Terminata la frugale refezione, tolsi alcuni fazzoletti rossi e ne diedi uno a ciascuno, e loro parlai di venire alla Baia Wiles , donde teneva io molta roba, per dar loro molta galletta e molta carne. Risposero che ci verrebbero.

Domandai loro per segni se pur verrebbero a Punta Arenas coi loro figliuoli. Allora uno' che non aveva parlato sino a quel momento, disse che sì, verrebbe volentieri , solo aspetterebbe il ritorno dei suoi compagni per consigliarsi ed animarli a venir tutti. E con questo io li lasciai e seguimmo il cammino al Nord per vedere se altri fossero nell'isola ; ed allora quest'ultimo si offrì ad accompagnarci un poco. Costui chiamammo Ambrogio , e mentre noi andavamo a cavallo, egli ci precedeva a piedi alcuna volta ed altra seguivaci a poca distanza.

Non restai malcontento di questo primo incontro e cammin facendo domandai ad Ambrogio se presto tornerebbero i compagni suoi; ed ei rispose che fra due lune si troverebbero colà tutti riuniti.

Ci fu d'uopo passare per un sentiero spinoso e invitammo l'indio a montare a cavallo per non ferirsi. Accondiscese, ma temendo del cavallo, lo animai a montarlo ed io guidavalo per le redini camminando a piedi. Approfittai di questo momento per far comprendere a lui essere omai passato il tempo di andar così malamente vestito, e che giungendo a Punta Arenas egli e tutta la sua famiglia avrebbero casa, alimento e vestito, né più li tormenterebbe la pioggia ed il freddo.

Ascoltavami attentamente e dimostrava quanto sarebbe contento allora... Vidi un indio alla spiaggia del mare e domandai a lui se era de' suoi. Rispose esser suo figlio che attendeva alla caccia degli uccelli marini , e tosto si fece a gridargli e fargli cenno che non si movesse. Giunti noi dove egli stava ci salutò dandoci la mano, e disse a suo padre che finora non aveva cacciato nulla perché la marea era tuttora bassa. Allora compresi il loro modo di cacciare su quelle spiagge.

Gli uccelli acquatici, che quivi abbondano, al crescere della marea fermansi sopra le pietre, cui appena arriva a cuoprir l'acqua, e gli Indii prendono posizione immobile con loro arco e frecce di fronte a quelle pietre, e difficilmente errano il colpo.

I fanciulli si addestrano a tirare sulle pietre fin dai primi anni, e riescono ottimi bersaglieri. Volli osservare il loro piccolo toldo e scorsi in fondo altro bambino che per timore, al nostro sopraggiungere era scappato; era pure figliuolo di Ambrogio.

Quivi egli si accomiatò, con promessa di venir presto alla Baia Wiles con tutta la sua famiglia.

Noi lo ringraziammo per averci accompagnato, lo animammo a persuadere i suoi compagni a venire a Punta Arenas, e per dargli una prova della verità che li avrei trattati bene, lo avvisai che nella Baia Wiles, ove stava la Goletta Vittoria, lascierei della carne (iepper) nel luogo ove egli soleva fermarsi, e salutandolo ci separammo.

Continuammo il nostro viaggio fino alla punta nord dell'isola, e calando già la notte, cercammo alla sponda di un fiumicello un posto opportuno per accamparci. Non ci facea difetto l' appetito , e solo restavanci due gallette. Che fare? Iddio provvide a' suoi. Potemmo cacciare due grossi uccelli, che ci servirono di assai buona cena. Come é buono il Signore, e quanto malamente si disconosce la sua Provvidenza!

Prima di prender sonno recitammo il santo Rosario, e poscia col cuore contento nel pensare che presto quegli Indii, tolti alle tenebre ed agli artigli del demonio, entrerebbero in grembo della nostra Madre Chiesa , passai lung' ora prima di addormentarmi.

Alle quattro del mattino già stavamo sellando i nostri cavalli onde partire tosto , avendo terminato le provvisioni e dovendo quel giorno arrivare alla Baia Wiles, ancora molto distante.

Tutto il dì camminammo senza incontrar vestigia di Indii , e stanchi assai giungemmo alla Baia che passavano le otto della sera.

Feci deporre della carne e delle vesti sospendendole agli alberi, per gli Indii : imbarcammo i cavalli ed il giorno appresso ci preparammo a far vela per la Terra del Fuoco, luogo di missione più importante.

Di quella le darò relazione in altra mia.

Per ora conchiudo domandando aiuti per ricevere e ricoverare questi miei poveri Indii e provvederli di tutto, poiché è dal materiale che essi imparano ad apprezzare il bene spirituale che loro si fa, e solamente dopo che li avremo stabiliti e persuasi ad una vita regolarmente stabile, allora potremo con esito provvedere all' istruzione religiosa.

I Cooperatori Salesiani avranno tutto il merito di questa santa opera, proporzionandoci i mezzi a ciò necessarii.

Baci per noi le mani al caro D. Bosco, saluti il signor Don Rua e tutti i Superiori e confratelli, e benedica, prostrato al bacio del sacro anello, chi è

Di V. S. Rev.ma

A ff.mo nel Signore

Sac. GIUSEPPE FAGNANO Pref. Ap. della Patagonia Merid.

(1) È la prima e forse l'unica ch'io vidi tra gli Indii,

Lettera II.

Punta Arenas, 15 febbraio 1883.

REv.Mo E CAR.MO MONSIGNORE,

Ella attenderà con ansia da me il risultato della missione ultima alla Terra del Fuoco. Or eccomi a darle questa giusta soddisfazione ed a compire la mia promessa.

Lasciammo la Baia Wiles , porto naturale e molto riparato dell'isola Davson, e volgemmo la prora al Sud verso il canale dell'Ammiragliato. onde accertarci se alla spiaggia eranvi Indii per la raccolta dei molluschi , e sbarcarci in quel punto della Terra del Fuoco.

In due giorni consecutivi di mal tempo, vento e pioggia e mare grosso, non vedemmo alcuno, sicché decisi sbarcare l'ultimo di dicembre.

Ci avvicinammo con molta difficoltà alla costa ovest poiché non fu tuttavia sondeada né dagli Inglesi, né dai Chileni, e non offre punto alcuno di sicurezza a' piloti che non sieno molto pratici del luogo.

Cìrca le quattro di sera entrammo in una piecola Baia, alquanto difesa dalla parte Sud da alcuni macigni, ma aperta all'ovest, da cui ordinariamente soffia il vento più forte e quindi più pericoloso in questi paraggi.

Ci affrettammo in conseguenza a sbarcare noi, i cavalli, le pecore, l' equipaggio, i viveri e la roba per gli Indii, e rimandar la Goletta al largo.

Durò l'opera circa tre ore, e restava tuttavia di rizzar le tende ed ordinar tutto in modo che fosse riparato dalle pioggie.

Mentre Audisio con due arrieri attendeva a questo, e l'altro arriere custodiva gli animali, io, di un cassone facendo tavolo , scriveva a Don Ferrero per informarlo di noi e della Missione, che sebbene difficoltosa assai , dava pure molte speranze.

Altra lettera scrissi pure al signor Francesco Sampaio, Governatore del territorio di Magellano, indicandogli il cammino fatto e la direzione che pensava seguire in avvenire, per ogni evento possibile. Consegnai entrambe le lettere al capitano della Goletta, gli diedi istruzioni sul punto donde intendeva arrivare, ed in caso contrario ove potesse venirmi a cercare, salutammo e ci separammo dai marinai, i quali molto ci amavano e sentivano dolore nel doverci abbandonare, dubitando dell'esito di questa Missione.

Affinchè possa farsi una giusta idea della nostra situazione e del dubbio che in Punta Arenas si aveva circa il buon esito della Missione e delle precauzioni necessarie in questa terra o campo, dirò che gli Indii della Terra del Fuoco stettero tranquilli fino a tre anni fa, nel possesso della loro terra, poichè in essa nacquero e vivono: e talvolta la difesero contro gli stranieri che vi approdarono con cattiva intenzione.

Ma l'ingordigia dell'oro trasse alcuni dei così detti civilizzati sul Rio Santa Maria , che da Sud a Nord scorre per le montagne di questa Terra, e questi oltre all'estrarre l'oro, cercavano e cacciavano i guanachi per mangiar carne fresca. Gli Indii al veder che i bianchi si mangiavano i loro guanachi e li disperdevano , in principio soffersero e si contennero. Ma ecco che alcuni Inglesi stabilirono una Estancia di pecore nella Baia Gente grande e colla forza allontanarono di là gli Indii, che vi si erano stabiliti in vista dei luoghi difesi dal vento e dal freddo e dell'abbondante pesca : inde irae.

Questi infelici per rappresaglia ruppero i recinti dei campi e si appropriarono pecore e cavalli ; ed ai minatori, ché stavano sulla montagna, di notte rubavano i cavalli, unico mezzo di traslazione, e con ciò si resero colpevoli dinanzi ai cristiani,

A questo punto più non è possibile trattener costoro, che al veder gli Indii avvicinarsi, scaricano contro di essi i loro remington e rivoltelle, e ne fanno strage.

A noi tocca poi soffrir le conseguenze e vegliar giorno e notte i nostri cavalli e le pecore, affine di non rimanerci pedoni in un deserto e senza viveri, esposti continuamente a vederci derubati.

Ma torniamo a noi.

Spunta il giorno primo di quest'anno 1888, ed affin di cominciarlo bene, si confessano e comunicano quei che mi accompagnano, indi celebro la s. Messa, e dico due parole sul Giubileo del S. Padre. Oh! quanto era lungi dal pensare in quei momenti gli affanni dei Superiori e Confratelli e la disgrazia che minacciava la nostra cara Congregazione, colla mortale infermità di D. Bosco !

Nostro desiderio ardentissimo era vederci circondati da Indii, loro manifestare lo scopo della nostra Missione, insegnare la loro origine, i Cocomandamenti di Dio e della Chiesa, il modo di amare Iddio, servirlo, onde poterlo un giorno godere nel Paradiso: insomma insegnar loro la vera civiltà cristiana ed assicurarli che li aiuteremo e di viveri e di vestiti e di casa.. Se i poveri

Indii sapessero questo, oh ! come correrebbero a noi, e con quanto affetto circondandoci, celebreremmo insieme il Giubileo Sacerdotale di S. Santità Leone XIII!

Ma nulla di tutto ciò ci apparve in tutto il giorno, e solo udivamo il mormorio del torrentello a noi vicino, il canto degli uccelli sugli alberi, interrotto di quando in quando dal rumor delle onde infrangentisi negli scogli.

Visitando minutamente i dintorni del nostro accampamento scorgemmo alcuni raos o toldos di Indii abbandonati e resti di uccelli, carne di guanaco, arpioni di legno, pezzi di frecce e persin resti di cuoio di cavallo.

D'oggi innanzi non incontreremo che ostacoli, dovendo aprirci il passo nei boschi a forza di ascia, camminar sulle pietre della spiaggia, in mezzo a pantani, e per campi ove non s'incontrano che lagune di acqua salata, sotto la pioggia e contro il vento, ed ora con un freddo sotto lo zero, ora con un caldo a venticinque centigradi.

Tutto soffrimmo allegramente, tutto scordammo quando ci era dato incontrar gli Indii, comunicar con essi ed aiutarli.

De' molti incontri che ebbimo cogli Indii le conterò brevemente quello del 9 gennaio , che molto ci consolò.

Quel dì, celebrata la s. Messa, avea ordinato di sellare i cavalli e caricarli onde arrivare ad un punto ove scorgeva alzarsi un fumo, quando ad un tratto odo da una voce robusta forti gridi. Senza nulla dire ai compagni, che occupati nel caricare, non se n'erano accorti, mi diressi colà donde venian le grida. Di repente mi vedo innanzi a poca distanza tre Indii , molto alti, coi loro archi e frecce puntate contro di me. Allora alzando ambe le mani sopra il mio capo, io grido in loro idioma: Yegoa, yegoa; « Amico, amico, » fissando attentamente con quale intenzione si accostassero.

Essi rimasero immobili per un istante, osservando curiosi i nostri cavalli e la nostra gente ; e vedendomi risoluto di avanzarmi, risposero essi pure. « Amici, amici, » gettando a terra le armi e finalmente la pelle di guanaco che li copriva ed alzando come me le mani. Al mio cenno che si accostassero, cuoprironsi e s'avvicinarono.

Raccomandato ai compagni che stessero attenti, io mossi loro incontro e strinsi a tutti la mano in segno d'amicizia e battei loro la spalla onde non si spaventassero: m' avvidi che stavan tremando. Meco s'avvicinarono agli altri, cui salutarono e domandarono subitamente galletta, caffè, tabacco, calzoni ecc. Ad un mio cenno Audisio diede loro con che coprirsi e mangiare, mentre un altro preparava il caffè.

Io intanto, coll'aiuto del mio piccolo dizionario, presi ad informarmi circa il luogo della loro abitazione, le loro famiglie, la tribù, donde venivano ecc., ecc. Più con segni che con parole essi mi fecero intendere che le loro famiglie vivevano assai vicine, che la tribù in quei giorni stava occupata nella caccia del guanaco che loro fornisce vitto e vestito : che percorrevano tutta la costa e di quando in quando passavano eziandio all'Isola Dawson.

Tutte queste notizie mi rallegrarono assai; notificai loro l'oggetto della nostra Missione; ed essendo preparato il caffè, lo prendemmo insieme. Conobbi che erano alquanto civilizzati, essendo di quelli che s'accostano ai vapori nello Stretto di Magellano, e capiscono anche qualche parola d'inglese.

Ci aiutarono a caricare i cavalli e m' invitarono a passare ai loro toldos; lo che io desiderava ed aspettava ansiosamente. Guidati da loro per un sentiero , dopo due ore fummo alle rive di un ruscello che rimontammo per due chilometri, e ci trovammo quindi in un delizioso boschetto, ben riparato dai venti, abbondante di legnami e d'acqua. Quivi sotto l'ombra di un albero sedevano una vecchia di più che ottant'anni, una donna sui venticinque, una giovane di sedici ed un bambino di circa sei anni.

Li salutammo e loro distribuimmo abiti, galletta, carne secca, e cominciammo ad istruirli:

Chiamai gli uomini entro la mia tenda e dirigendo io la loro mano insegnai il segno della s. Croce; indi il Padre nostro e l'Ave Maria in ispagnuolo e la giaculatoria : Viva Gesù, Maria e Giuseppe !

Dopo un'ora feci venir le donne e diedi la stessa istruzione. Il bambino però era assai più perspicace ed aperto, ed in breve ci prese confidenza.

In questo frattempo gli uomini col fuoco fecero segno ad altri quindici o venti Indii giovanotti che stavano cacciando, ma essi non se ne accorsero e si allontanarono verso il Sud nei boschi, ove non potei seguirli, mancando il tempo. Lamentandomi di ciò con gli Indii, essi pure dimostrarono rincrescimento , perché, dicevano « Tu sei un capitano buono con noi, colle nostre famiglie e coi nostri pekenini (figliuoli). »

Allora io li invitai a venire a Punta Arenas con la Goletta , che io manderei a cercarli in Dawson nel mese di marzo (o di qui a due lune).

Passammo insieme alcuni giorni ed accomiatandoci mi promisero che sarebbero venuti insieme coi loro amici , colla condizione però che loro dessimo di che mangiare e non uccidessimo le loro donne ed i figliuoli.

Distribuii loro oggetti di vestiario e viveri e partimmo per visitare la Baia Inutil e Porvenir con le montagne , la Baia Filippo sullo Stretto di Magellano: e per la Baia Gente Grande ritornai a Punta Arenas.

Qui mi aspettavano gli Indii della Patagonia Meridionale per una Missione e per affidarmi alcuni dei loro figliuoli ad educare ed istruire, naturalmente a nostre spese.

Il Signore, che conosce lo scopo nostro, ci provvederà i mezzi necessarii per estendere il suo Regno sulla terra servendosi come finora delle anime buone e dei nostri Cooperatori Salesiani.

Saluti tutti i nostri cari Confratelli ed in modo speciale il sig. Don Bosco, che speriamo si sarà alquanto rimesso della sua grave infermità. Baci a lui le mani a nome nostro e con lui benedica tutti questi lontani suoi figli e questo suo

Aff.mo confratello in G. e M.

Sac. GIUSEPPE FAGNANO

Pr. Ap. della Patag. Merid. e Terra del Fuoco.

P. S. - Scrivo a D. Costamagna perché mi mandi tosto il confratello D. Diamond, per recarmi con lui alle isole Malvine, ove ci attendono quei poveri cattolici.

I Funerali.

Caramagna : il parroco di questa insigne borgata coi Cooperatori e Cooperatrici procurò un magnifico funerale. Vi intervenne il Municipio, la Congregazione di Carità, le scuole e l'asilo. Ne disse l'elogio il sacerdote Giovanni Bonetti di Caramagna e salesiano fra i più anziani. Ci piace riferire l'inscrizione della porta maggiore

ALL'ANIMA ELETTA DEL SACERDOTE D. BOSCO GIOVANNI AMICO DELLA GIOVENTU', BENEFATTORE DEI POVERI PROMOTORE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE FONDATORE DI ORDINI RELIGIOSI PROPAGATORE DELLA FEDE NELLE PIU' REMOTE REGIONI IL CUI NOME SUONA CHIARO NEL MONDO CARAMAGNA AMMIRATRICE DELLE SUE VIRTU' ED OPERE RICONOSCENTE AI RICEVUTI BENEFIZI OFFRE IL DIVIN SACRIFIZIO ED INVOCA LA LUCE DEI GIUSTI, IL RIPOSO ETERNO.

Cardè: A cura del Rev.mo Canonico Bollati e altri numerosi Cooperatori Salesiani di questo borgo, ove D. Bosco ha predicato più volte, si celebrò una solenne messa con intervento di tutti gli istituti del paese e grande concorso degli abitanti. La funzione riuscì commoventissima , quantunque da tutti si speri che il grande filantropo non abbia più bisogno delle nostre preghiere. Fu molto notata fra le altre cose la grande affluenza di giovanetti ed il contegno eccezionalmente composto che tennero, durante tutta la funzione, come una prova della sua assistenza a questa età, di cui l'illustre defunto é stato un apostolo. (Corrispondenza al Corriere Nazionale).

Casale-Litta (Milano). Per opera del Parroco locale, D. Rigoli Angelo antico allievo dell'Oratorio ed affezionatissimo a Don Bosco, si fece un solenne funerale. Tutta la popolazione accorse a pregare ed a sentire dal labbro del suo pastore, in quel dì più facondo del solito, le lodi di D. Bosco. Io intendo, disse terminando, che Egli serva di edificazione, di eccitamento a sostenere le sue opere, a diffondere il suo spirito ed a formare di tutti i miei parrocchiani tanti cooperatori salesiani.

Casal Monferrato. La Diocesi di Casale che fu la prima, dopo Torino, a raccogliere i frutti dell'apostolato di Don Bosco, con un collegio a Mirabello nel 1863, trasferito poi a Borgo San Martino, non volle essere l' ultima ad attestargliene la riconoscenza all' epoca della sua morte. I funerali furono splendidi con l' assistenza pontificale di S. E. Rev.ma Monsignor Vescovo, che ne fece l'assoluzione solenne del feretro. Cantarono i giovani del Collegio di Borgo S. Martino. Ne disse l'elogio Mons. Bonelli, Cameriere segreto di S. S. e prevosto di Rosignano. La Gazzetta di Casale nel darne la relazione così terminava

« Colla salma di D. Bosco fu deposta nella bara una pergamena. In questa si legge : Ossa lacrimate, riposate in pace finché non venga a svegliarvi il suono dell'angelica tromba. No! io credo che quelle ossa non aspetteranno quel suono per levarsi dal sepolcro. Se l'affetto non ci fa velo alla mente , abbiamo la cara fiducia che la Chiesa comporrà un giorno quelle ossa sull'altare di Maria Ausiliatrice, ed il nome di D. Bosco sarà registrato nel catalogo della Chiesa accanto ai nomi venerati del Salesio e di Vincenzo de'Paoli. »

(L'eloquente discorso fu poi dato alle stampe e si vende a Casal Monferrato per le Opere salesiane).

Castagnole (Piemonte): funerale con intervento della popolazione.

Castelnuovo d'Adda : per cura del Parroco fu disposto e celebrato un gran funerale col concorso di Cooperatori e Cooperatrici.

Castelnuovo d'Asti, patria di D. Bosco, non rimase indifferente alla morte di questo suo grandissimo figlio. Pianse e pregò come doveva. Anzi quel parroco, il sig. Teol. Rossi, dal pulpito parlò dei meriti speciali di D. Bosco anche in riguardo alla sua patria, sebbene egli fosse cittàdino del mondo, e quanto avrebbe voluto fare, se, per cause indipendenti da lui, non avesse dovuto tralasciare l' opera benefica che intendeva di fare. Fu un bel funerale accompagnato da moltissime comunioni.

Cesarò (Sicilia): gran messa funebre con l'uffizio da morto cantato solennemente ed accompagnato coll' harmonium. Tutto il clero volle intervenire a quella pia funzione e suffragare l'anima di D. Bosco con la celebrazione del s. sacrifizio della Messa.

Una guarigione straordinaria, avvenuta il dì prima, per intercessione di Maria Ausiliatrice, infervorò quei divoti cittadini, a raccogliersi più numerosi in Chiesa per pregare la pace eterna all'anima di Don Bosco (1).

(1) Ecco come la cosa avvenne.
Lunedi, 30 Gennaio, si telegrafo a Torino perchè d. Bosco benedicesse e pregasse per la nipote del Vicario di quella città, gravemente inferma. Anzi certuni la credevano già morta. D. Rua telegrafò della sera: « D. Bosco aggravatissimo, benedisse di cuore inferma e famiglia. Pregate Ausiliatrice. » Ora prima che arrivasse il telegramma, l'inferma non aveva più ombra di febbre.

Chiusa di Pesio (Cuneo). I Cooperatori e Cooperatrici fecero celebrare un solenne funerale in suffragio dell'anima benedetta del loro caro Padre.

Crispiero di Castel Raimondo. Il parroco D. Luigi Cettini fece gran funerale con intervento di molta popolazione.

Cunico d'Asti. Si fece solenne funerale. Intervennero i parroci di Montiglio, Colcavagno e Carboneri, le cui popolazioni, dice il parroco di Cunico, D. Griva, provano i benefizi da cinque anni del voto fattosi a Maria Ausiliatrice col suggerimento del venerato D. Bosco. Il voto era, che quei buoni villici, tormentati e ridotti alla miseria dalla tempesta, promettessero di astenersi dalla bestemmia e mandassero il decimo dei loro raccolti alla Madonna. Da quel dì non cadde più tempesta su quelle amenissime colline. - Disse l'elogio D. Griva, antico allievo, facendo vedere D. Bosco « gran capitano della milizia cristiana, combattendo la superbia, l'ignoranza ed il rispetto umano; e ciò con l'umiltà dei suoi principii, col promuovere l'istruzione popolare, mostrando coraggio con certe autorità, coi protestanti e coi maligni di ogni genere ».

Diano d'Alba. Nella parrocchia, per cura di quel prevosto, Mons. Alfonso Cagnassi, si cantò una messa solenne funebre. La popolazione accorse numerosissima, volendo , secondo che dice la Gazzetta d'Alba, col suo concorso attestare , come l'egregio defunto abbia saputo nel tempo della sua vita mortale acquistarsi quella devozione e quell'affetto, di cui lo rendevano degno le sue grandi doti d'intelletto, gli squisitissimi sentimenti dell'animo e le sue infinite opere di carità e di zelo. Ne disse egregiamente l'elogio funebre il medesimo Monsignor Cagnassi.

Este: nel Collegio Manfredini, ove accorsero molti parroci e sacerdoti e cooperatori. Il duolo scolpito sulla fronte di quegli alunni e dei fedeli contribuì a dare a quella mesta funzione tanto spirito di pietà e di amore, che i nostri buoni fratelli ne furono più che confortati, consolati. Con gradita sorpresa il Rev. Lancellotto Parroco di S. Maria delle Grazie di Este, dopo cantata la messa parlò con entusiasmo di D. Bosco. Lo mostrò uomo di Dio per questo, che operò la gloria di Lui: lo mostrò uomo di sommo ingegno, di forti risoluzioni e di costante fermezza, di cuore caritatevole e benefico per questo, che dal nulla alzandosi seppe abbracciare il mondo beneficando sempre, attirando a sè gli uomini con mirabile stimolo d'amore. E Dio l'ebbe caro e benedisse, e fu il granello di senapa che, per la benedizione di Lui, crebbe a coprire de' suoi rami la terra.

Faenza: Col concorso di molti cooperatori e cooperatrici. La comunione veramente generale degli alunni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales interni ed esterni e divota diceva a tutti come quei giovanetti sentivano il dolore della grave perdita fatta.

Firenze. Nella chiesa di S. Firenze celebrandovi pontificalmente S. E. R.ma Mons. Giusti, vescovo di Arezzo. L'arcivescovo, Mons. Cecconi, dolente di non poter egli stesso, per salute, assistere alle funzioni, si compiacque far sapere che impartiva una speciale benedizione ai sacerdoti ed ai fedeli che avessero celebrato la Messa per tal fine o vi avessero fatta la santa Comunione il giorno della trigesima. Disse la Messa della Comunione generale Mons. Vicario. L'E.mo Mons. Velluti-Zati Duca di S. Clemente fece l'elogio delle virtù e delle opere di Don Bosco. Il chiaro e virtuoso P. Mauro Ricci, preposto generale degli Scolopi, dettò le inscrizioni, tra cui scegliamo la seguente:

TU MODELLO DELLA SOAVITÀ FRANCESCO DI SALES TU DUCE INVITTO DELL'INVINCIBIL FALANGE LOJOLESE IGNAZIO E TU NELLA SCUOLA APOSTOLO AI FIGLI DEL POPOLO GIUSEPPE CALASANZIO ACCOGLIETE IL PRODE EMULO NEL BEATO CONSESSO.

Foglizzo : gran funerale nella parrocchia , al quale intervenne il Sindaco, con quasi tutti i consiglieri, e gli alunni delle scuole comunali. Fu cantata la Messa di Mons. Cagliero.

Formigliana (Vercelli). Quel degno sig. Prevosto cantò la Messa per D. Bosco; e la popolazione vi intervenne assai numerosa pregando per il suo riposo eterno.

Fontanile (Acqui). Il parroco fece un gran funerale con intervento della popolazione, ed in forma solenne, vi intervenne col suo gonfalone, velato a lutto , la società degli operai cattolici. Vi intervennero anche gli alunni e le alunne delle scuole. Si fecero pure molte comunioni.

Fossano. Si fecero due solenni funerali: 1. Nella chiesa di S. Giovanni Battista, coll'intervento dei giovani dell' Oratorio vescovile , per cura del cav. Filippo Cerruti e del priore Canonico Perruchetti.

2. Nella chiesa della Misericordia, promotori i benemeriti signori Cooperatori e Cooperatrici. In tutti e due i funerali fece l'elogio il Reverendissimo sig. Can. Magni, Segr. Vescovile.

Gerusalemme. Dai RR. Padri custodi dei luoghi santi si celebrò una Messa solenne per l'anima di Don Bosco. E con riconoscenza speciale, che noi facciamo memoria di queste preghiere fatte, su quel luogo, che ci ricorda quanto ha sofferto Gesù per la nostra salute. Ci pare poi come una tal quale ricompensa, che il Signore abbia voluto dare anche su questa terra al venerato nostro Padre, per gli studi che pose per illustrare la Terra Santa, e per le cure con cui cercava, che i suoi figli la studiassero bene, e potessero accompagnare quasi passo per passo i viaggi di N. S. Gesù Cristo.

Ghignolo-Po: per cura del degnissimo sig. Prevosto si celebrò Messa solenne e si pregò da tutta la popolazione.

Gorizia : nella chiesa delle RR. MM. Orsoline di questa città dell'Istria si celebrò un ufficio funebre con messa pontificale del R.mo Monsignor Giuseppe Grusovin , e col canto degli studenti di teologia. Un'inscrizione fuori della chiesa diceva:

A D. BOSCO PREGANO LA PACE DEL GIUSTO I SUOI COOPERATORI E LE SUE COOPERaTRICI.

Il R.mo L. Dall'Angelo tessé con molta proprietà e cuore l' elogio funebre, col testo di s. Paolo, che la carità tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Non potendo altro, ci piace riferirne un punto singolare che ci parve tenerissimo ed improntato di novità e di cristiano affetto per D. Bosco e la sua pia Società:

« Dove i suoi religiosi fondano una casa di educazione , una colonia agricola , una scuola, un collegio, non si dice già son venuti i Salesiani, ma è venuto D. Bosco; ed Egli per mezzo loro continua ancora la sua missione di apostolo della gioventù. » Molti fedeli e d' ogni classe accorsero alla pia funzione. - Ma si fece ancora di più. La raccolta della elemosina, che avanzò dalle molte spese di quel funerale, fu mandata per le opere salesiane.

Grana (Casale): Messa funebre nella parrocchia.

Granaglioni (Bologna): Nella parrocchia di S. Agostino dei Boschi; per cura del parroco, Don Carlo Benassi, si fecero funerali solenni, con recita della Via Crucis e del s. Rosario.

Grontorto : Messa solenne con intervento dei Cooperatori, per opera del parroco D. Luigi Rozzi.

Guines (Francia): Le pie sorelle Morgant, zelanti nostre cooperatrici, fecero fare un gran funerale. E i Cooperatori accorsero numerosi, come pure il popolo, a pregare per il riposo eterno di D. Bosco.

Imola; nella Chiesa di S. Agostino con un concorso grandissimo di Cooperatori e Cooperatrici non solo della città, ma delle vicinanze. Ne disse l'elogio funebre con ammirabile affetto quel Rettore, trattenendo quell'immensa folla di gente per più di un'ora in una soave estasi di meraviglie per il copioso racconto delle opere di carità compiute od iniziate dal nostro caro D. Bosco. I nostri Salesiani accorsi dalla vicina città di Faenza furono argomento di molta pietà e paterna benevolenza di tutti i membri del clero e specialmente di quel veneratissimo Vescovo.

Lanzo: Si fecero due funerali, oltre a quello del Collegio, nella chiesa parrocchiale, a comodo di quella popolazione, che intervenne numerosissima a pregare per D. Bosco. Molti membri del Municipio, e signori e signore, e i giovani delle scuole, diedero a quella pia funzione un'aria di dolore profondo e generale.

Leggiuno : Solenni onoranze funebri furono celebrate per iniziativa di quel Proposto, fervoroso cooperatore salesiano, intervenendo tutto il clero della Pieve. Al Vangelo della messa l'elogio delle preclare virtù di D. Bosco, delle sue opere, del suo apostolato, fu dettato dall' affetto e dalla gratitudine del suo antico allievo sacerdote Angelo Rigoli, parroco di Casale Litta.

Lenta (Vercelli). Solenne funerale con numerosissimo clero e popolo. Intervennero le scuole maschili e femminili con i bimbi dell'Asilo. Si cantò Uffizio in forma corale... Dobbiamo dire che se di persona quella buona popolazione non conobbe Don Bosco, dimostrò di amarlo assai.

Lille (Francia) : Gran messa nella chiesa di quella nostra Casa di arti e mestieri. Intervennero i molti Cooperatori di quella città, ed alcuni fin dal Belgio, e tutti gli Ordini religiosi. Il sig. Doven di S. Maurice parlò mirabilmente sulle virtù di D. Bosco, e raccomandò le sue opere con le parole quasi per intero del successore di D. Bosco, il Rev. Don Rua. Quel Direttore ricevette in quei giorni i più grandi segni di attenzione e di condoglianza da tutte le vicinanze.

Lomello : Nella chiesa parrocchiale di S. Michele e col concorso numeroso e divoto della popolazione, si fece un gran funerale, per iniziativa del Prevosto D. Paolo Farina, zelante cooperatore salesiano. Il medesimo fece un breve elogio di D. Bosco, che fu assai bello ed ammirato. Né pago a questo , scrisse e pubblicò per le stampe due bellissimi sonetti, uno sulla morte e l'altro sulla tomba di D. Bosco, che é il seguente:

Amata tomba, che le sacre spoglie

Serbi d'un Uom, cui pochi ha pari il mondo, Col pensier ti saluto ed in profondo Riverente doler l'alma s'accoglie.

Ciò che la terra ebbe già caro accoglie Un freddo sasso, che col pianto inondo ; Ma il tener suo ci tornerà fecondo

Di sublimi pensier, di sante voglie.

Riposa in pace, lacrimata salma;

Cui la pietà de' figli tuoi circonda,

Nè mai ti turbi un empio ardir la calma.

Che se avverso destin ci tolse un Padre, Ferma credenza il nostro cuor gioconda, Che già si bei fra le celesti squadre.

(Continua).

CONFERENZA AI COOPERATORI in occasione della festa di Maria Ausiliatrice.

Crediamo che i Signori Direttori e Decurioni, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice, avranno ricordato di raccogliere a pia Conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici alla loro cura affidati. Qualora non lo avessero ancora fatto, li preghiamo rispettosamente di prestarsi a questo atto di carità, e in compenso invochiamo sopra di loro la protezione dell' augusta Regina del Cielo.

Due punti potrebbero trattarsi utilmente : lo zelo di D. Bosco nel promuovere la divozione di Maria Ausiliatrice in mezzo al mondo, e l'amorosa corispondenza di questa Madre potente nell'aiutarlo nelle sue sante imprese, e nel benedire quelle persone ancora che gli vennero in soccorso per amore di Lei.

Facendosi la colletta, preghiamo umilmente che abbiano la bontà di spedirla al Superiore in Torino, perchè sia tosto impiegata alla maggior gloria di Dio e della SS. Vergine.

LIBRETTI DI PREMIO ad uso delle scuole e delle famiglie.

É usanza or ormai invalsa che ad incoraggiamento degli studi si diano libri di premio a quelli tra gli alunni che màggiormente si segnalarono per ingegno e per buona condotta. Questa usanza , la quale ha luogo per lo più in fin d'anno e con apparato esteriore più o meno sfarzoso, non può non essere altamente commendata , come quella che riesce di potente stimolo nell'educazione della gioventù. Ma nello stesso tempo non manca di difficoltà, né è scevra di pericoli. Non rare volte avviene che si diano incautamente in mano ai giovani, libri, che diventano poi la prima causa della loro rovina morale e religiosa. Quanti giovani di belle speranze furono rovinati da libri cattivi, od anche solo non abbastanza castigati! Quanti genitori piangono la rovina dei loro figli, derivata da quelle letture ch'essi stimavano tutt'altro che dannose!

Ad ovviare a questo inconveniente così spesso lagrimato , la Libreria Salesiana ha compilato anche in quest'anno un catalogo bellamente assortito di libri di premio, li ha ornati di squisita legatura ed or li pone in vendita ad un prezzo abbastanza mite. Ve n'è per l'uno e per l' altro sesso, e per ogni genere di studi; tutti poi mirano di congiungere l'utile al dolce. Noi li raccomandiamo quindi volentieri a tutti , specie ai Seminari, Collegi , Educatori e simili , sicuri di far opera buona e gradita - Il detto catalogo sarà spedito gratis a chiunque ne faccia domanda.