BS 1930s|1932|Bollettino Salesiano Marzo 1932

Anno LVI.   1° MARZO 1932 (X)   Numero 3.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: In memoria di Don Rinaldi. - Altri grandiosi funerali. - Azione salesiana. - Don Giuseppe Vespignani. - Notizie di famiglia. - Monumento a Don Bosco in Roma. - La Messa d'Oro di uno zelante missionario salesiano. - Vita delle nostre missioni: Programma pel nuovo anno. - Dal Giappone. - Le vie della carità. - Notizie riassunte. - Lettera di Don Giulivo ai giovani. - Grazie ricevute per intercessione del Beato Don Bosco. - La potente intercessione di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.

In memoria di Don Rinaldi.

Funerali di trigesima.

I funerali di trigesima, celebrati il 14 gennaio nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, riuscirono grandiosamente imponenti. Il vasto tempio era gremito da una folla straordinaria di rappresentanze, di cooperatori ed amici.

S. E. Mons. Fossati, arcivescovo di Torino, assistette pontificalmente alla messa cantata dall'Economo generale Sig. D. Giraudi, presenti in presbitero gli Eccellentissimi Vescovi Mons. Colli, Mons. Pinardi, Mons. Mazzini, Mons. Perrachon, Mons. Rossi e Mons. Ciceri.

Foltissimo il gruppo delle Autorità, con a capo S. E. il Prefetto Ricci e il Vice Prefetto Marchese Di Suni; il Comm. Sclopis in rappresentanza del Podestà; S. E. Casoli, Primo Presidente di Corte d'Appello; i Generali Petitti di Roreto, Guerra, Rostagno e Perrol, in rappresentanza del Segretario Federale; l'On. Vassallo, Deputato; Comm. Pola, Procuratore generale di Corte d'Appello; Marchese di Roasenda; Conte Della Chiesa di Cervignano; Comm. Prof. Abba; Conte Olivieri di Vernier; Conte Prunas Tola; Comm. Assauto; Cav. A. Sigismondi; Ing. Ceradini; Avv. Comm. Richelmy; le Dame di S. M. la Regina, Marchesa Pallavicini Mossi e Contessa Rignon Di Robilant; la Contessa D'Agliano, Contessa Camerana e Sig.ra Carpano Govone della Presidenza delle Dame Patronesse Salesiane; le rappresentanze degli Ordini Religiosi, del Capitolo Metropolitano, del Collegio dei Parroci, del Convitto della Consolata e di Istituti religiosi della città; il Direttore dell'Istituto Industriale, Signor Buffa di Perrero; le rappresentanze del Nastro Azzurro, dell'Azienda Tranviaria, nonchè quelle numerose degli ex-allievi, degli Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Terminata la Messa, prima che Monsignor Arcivescovo impartisse la benedizione al tumulo, salì il pulpito S. E. Mons. Colli e pronunziò uno stupendo discorso commemorativo su Don Rinaldi.

Discorso di Mons. Evasio Colli.

Quando il 23 aprile 1922 - esordì l'Ecc.mo oratore - i delegati dell'immensa famiglia Salesiana, convenuti da ogni parte del mondo presso la tomba di Don Bosco, stavano per eleggere il Suo successore, giungeva dal Vaticano, colla benedizione, l'augurio che la elezione rispondesse per la Congregazione degnamente al suo passato, assicurando paternità e saggezza di governo.

In queste parole del Papa noi troviamo mirabilmente delineata la dolce e cara immagine paterna di Colui che fu allora eletto a primo scrutinio; di Don Rinaldi che, in nome della Fede e della riconoscenza oggi commemoriamo e la cui morte fu giustamente detta lutto della Chiesa, lutto del mondo civile e specialmente lutto nazionale ».

L'oratore entra subito nel vivo dell'argomento illustrando con incisiva parola le doti singolari di saggio governo e la paternità squisita di Don Rinaldi.

- Credono alcuni -- mi diceva un giorno Don Rinaldi - che Don Bosco procedesse nelle sue opere ad occhi chiusi. Nulla di più falso, Don Bosco aveva la previdenza dell'uomo pur contando sulla Provvidenza di Dio. -

Grande ponderatore e grande realizzatore.

Tale era Don Rinaldi, questo grande ponderatore e grande realizzatore di opere più grandi ancora. Le situazioni difficili, le difficoltà improvvise, le proporzioni immense delle iniziative non sgomentarono mai questo uomo di Dio; nè lo trovarono mai disorientato, neppure un istante. Per ognuna di esse pareva avesse in precedenza preparato le soluzioni adeguate, traendo ispirazione da Dio, da Don Bosco e da quel grande buon senso che non è virtù inferiore, ma equilibrio di molte virtù eminenti.

E rievocando le opere di Don Rinaldi, come direttore in Italia e nella Spagna, poi come ispettore, rileva dove si affermò maggiormente l'opera sua di Rettor Maggiore della Società Salesiana. Anzitutto nel campo delle Missioni.

- Andrò anch'io nelle Missioni? -mi diceva di avere un giorno domandato a Don Bosco.

- Tu manderai gli altri - gli aveva risposto Don Bosco.

Questa risposta apparve a Don Rinaldi una profezia allora quando, nella prima udienza pontificia, il 6 giugno 1922, Pio XI, dopo avergli detto che da parecchi giorni pensava ai Salesiani, gli raccomandava colle lacrime di dargli aiuto per diverse e difficili missioni. Nella parola del Papa sentì la eco di quella di Don Bosco. Ed ecco che, dopo quell'udienza papale, fonda l'Istituto Missionario Cardinal Cagliero in Ivrea, seguito, in nove anni, da altri nove Istituti dello stesso genere, che sono le pietre miliari del suo Rettorato e che - mirando alla più completa formazione spirituale, culturale e professionale di missionari, sacerdoti e laici destinati alle nazioni più colte e più difficili come l'India e il Giappone - confermano ai Salesiani, anche in questo campo, quel primato di sana modernità per cui Don Bosco soleva ripetere di voler essere sempre alla avanguardia.

Quando si pensi a questa formidabile opera di preparazione e di organizzazione si comprenderà come, in dieci anni, Don Rinaldi abbia potuto accrescere di oltre duemila il numero dei missionari, aumentandone annualmente le spedizioni, e abbia così potuto - nel nome del Papa e di Don Bosco - fondare Missioni nel Gran Chaco Paraguayo, nell'alto Luapula nel Congo, a Puerto Velho nel Brasile, a Miyazaki nel Giappone, a Rayaburi nel Sinni, a Krishnagar, a North Arcot ed a Madras nell'India.

L'esposizione Missionaria Salesiana del maggio-settembre 1926 fu una superba pagina di storia; non di quella storia che ha le date delle guerre, che è scritta con la spada e che passa seminando odio e distruzione; ma di quella storia vera che procede con la Croce, porta la pace, fa fiorire i deserti, edifica i costumi e consolida la civiltà. Nel giudizio di questa vera storia, Don Rinaldi è - con Don Bosco, col Cardinale Cagliero, con mille altri Confratelli - un eroe.

E dopo aver enumerate le varie opere in cui Don Rinaldi esplicò la sua attività pel bene della Congregazione Salesiana, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Monsignore prosegue:

Equilibrio di tutte le virtù.

Don Rinaldi fu una stella che spuntò nel firmamento salesiano quando l'astro maggiore già si avviava al meriggio della gloria terrena e del trionfo celeste; Don Rinaldi fu uomo che ebbe più l'equilibrio di tutte le virtù che la appariscente preponderanza di una di esse.

Egli fu, nello stesso tempo, uomo di azione formidabile ed asceta; audace e prudente; tenace ed umile; forte e paterno; uomo di affari e uomo di Dio; apostolo e costruttore; moderno e conservatore; fu, insomma, uomo spiritualmente completo, che lavorò in estensione e in profondità, con la fede dei Santi e il silenzio dei saggi, colla prudenza di un condottiero e la tenerezza di un padre, con la dignità di un capo e la modestia di un milite ignoto.

Tutto questo auspicava l'augusta parola del Pontefice quando augurava che il nuovo eletto fosse uomo per cui la Congregazione di Don Bosco rispondesse degnamente al suo passato, assicurando paternità e saggezza di governo.

Fedele al passato.

Con Don Rinaldi la Congregazione Salesiana rispose degnamente al suo passato.

Il periodo più pericoloso nella vita di un'opera come di una persona è la crisi della adolescenza e della crescenza; da essa il corpo e lo spirito escono definitivamente formati o irreparabilmente compromessi. Orbene, il governo di Don Rinaldi - quale Prefetto Generale prima, e Rettore Maggiore in seguito - rappresenta appunto, per la Congregazione Salesiana il periodo della adolescenza e della crescenza, dal quale essa doveva uscire definitivamente temprata nella sua organizzazione e nel suo spirito, rimanendo fedele al suo glorioso passato.

Questo passato Don Rinaldi non soltanto lo rappresentava ma lo impersonava. Nessuno, anche fra i discepoli della prima ora salesiana, lo aveva vissuto al pari di Lui, partecipando così lungamente e intimamente al governo della Congregazione. Don Bosco lo aveva chiamato, formato e forse divinato, quando a Lui giovanetto indicava a Borgo S. Martino il suo secondo successore - Don Albera - intravedendo in quel fanciullo il terzo, e quando -con tratto di eccezionale fiducia - fin dal 1882 lo invitava, novello Sacerdote, alle adunanze del Capitolo Superiore della Società.

In seguito Don Rua lo aveva voluto quale suo più intimo interprete e Don Albera lo ebbe sempre suo collaboratore.

A questo passato salesiano e specialmente ai ricordi di Don Bosco, Don Rinaldi si rifaceva in ogni occasione. Non scrisse una lettera, non pronunziò un discorso, non diede un ordine, forse non tenne mai una conversazione senza che vi ricorresse, come nota dominante, il pensiero che « Don Bosco diceva... Don Bosco voleva... Don Bosco faceva così ».

Quando davanti a qualsiasi iniziativa più audace e più nuova Egli - che non era facile agli entusiasmi ed era per tendenza un temporeggiatore -- si era convinto che Don Bosco avrebbe voluto e avrebbe fatto così, allora affrontava impavido qualunque difficoltà, certo di superarla. Non aveva fatto così fin dalla scelta della sua vocazione temporeggiando fino a quando vide chiara la volontà di Don Bosco? E così fece in tutta la sua vita. A chi gli osservava che pareva eccessivo il lavoro di udienze che Egli concedeva con imperturbabile serenità a quanti gli si presentavano, rispondeva semplicemente: Don Bosco voleva e faceva così.

Nè questo continuo richiamo a Don Bosco era in Lui un atto riflesso - che quasi interrompesse il corso ordinario dei suoi pensieri e della sua vita - era anzi un abito; tutto Egli guardando in Don Bosco, tutto sentendo in Don Bosco, tutto in Don Bosco vivendo; tanto che, alla sera quando... ritornava dalla preghiera detta presso l'urna del Beato, poteva ben dire amabilmente: - Sono stato a conferire con Don Bosco e a dargli un po' di resoconto della giornata. -

Ma non era, la sua, soltanto preoccupazione di seguire e far seguire il pensiero di Don Bosco; era invece tutto lo spirito del grande Fondatore che egli viveva e voleva che fosse vissuto e conservato.

Lo spirito di Don Bosco.

Lo spirito di Don Bosco - lo sappiamo - è espresso in due semplici parole che hanno sempre dominato il mondo: preghiera (che unisce a Dio), lavoro (che valorizza l'uomo).

L'oratore dopo aver tracciato scultoriamente il lavoro salesiano, dice:

Ma per il salesiano il lavoro diventa preghiera, perchè sull'esempio di Don Bosco egli lavora così unito, di pensiero e di cuore a Dio, da indirizzare tutto a Lui e tutto con Lui santificare. Questo spirito di unione con Dio - sul quale Don Rinaldi ritorna in tutte le sue circolari - è come la radice - nascosta, umile, ma sempre attiva - dell'albero gigantesco della vita salesiana; è come l'interno dell'edifizio che è spesso la parte più preziosa, ma sovente più sconosciuta ai profani che si contentano di ammirare l'esterno.

Ora occorre pensare a questo concetto del lavoro salesiano, a questo spirito di unione con Dio, per comprendere come e perchè Don Rinaldi, nella prima udienza pontificia avuta dopo la sua elezione, domandasse al Santo Padre ed ottenesse che, come la Chiesa arricchisce di indulgenze le preghiere, così di indulgenze fosse arricchito il lavoro.

Non faccia meraviglia che io mi sia indugiato in questo concetto; poiché è soltanto nella luce di esso che noi possiamo vedere tutta la fisionomia spirituale di Don Rinaldi. È infatti dalla abituale unione con Dio che derivava in Lui - come derivava in Don Bosco - la sua caratteristica calma serena e fidente, forte e perciò anche mansueta; quella catena con cui tutti accoglieva e tutti ascoltava come se in quel momento null'altro avesse a pensare; quella calma per cui nelle più terribili evenienze non si sgomentava, come nei trionfi non si esaltava; sempre uguale a se stesso, sempre serenamente vigile, sempre sanamente ottimista conce tutti i Santi e come tutti i grandi realizzatori; quella canna, infine, per cui trattava con la stessa cura e con la stessa veduta soprannaturale un caso di coscienza e un affare finanziario.

In questi tempi di dinamismo superficiale e stupefacente - che domina talvolta anche la vita religiosa - non tutti forse possono comprendere la figura di Don Rinaldi. Per misurarla bene occorre rifarsi al concetto che della santità e della perfezione cristiana dava San Francesco di Sales, da cui Don Bosco trasse non tanto il nome quanto lo spirito dell'opera sua. « La santità - diceva il grande Dottore - non consiste tanto nel fare cose straordinarie, quanto nella perfezione del fare le cose ordinarie ».

In queste parole - oso dirlo - io vedo la santità della vita di Don Rinaldi. Quando nell'ultima visita di Don Rinaldi a Madrid, Re Alfonso lo invitava a palazzo dicendo che voleva che la sua casa avesse la visita di un santo, quel Re cavalleresco diceva una verità. Non era certamente in quel Sacerdote - in Don Rinaldi - la luce soprannaturale dei prodigi, che rinnovava nella vita di Don Bosco i fioretti di S. Francesco; non era la trascendente e spirituale trasparenza di Don Rua; nè la aristocratica finezza mistica di Don Albera; non era, in una parola « il soprannaturale che - per usare una espressione di Pio XI a proposito di Don Bosco - sembra divenire naturale» o lo straordinario che diventa ordinario; ma è l'ordinario che diventa straordinario; è cioè, la santità che -- vorremmo dire - prende forma salesiana, cioè spontanea, bonaria e confidente.

Paternità e saggezza di governo.

Conservando nella Congregazione il fuoco sacro del suo Fondatore e delle tradizioni del passato; Don Rinaldi assicurò alla medesima secondo l'augurio del Santo Padre -- « paternità e saggezza di governo ».

Si dice che S. Francesco Saverio, scrivendo al suo Superiore, si poneva in ginocchio. Un Salesiano che scrivesse a Don Rinaldi in ginocchio noi non lo potremmo immaginare; sappiamo invece che le lettere a Lui dirette dai Salesiani, anzi che col solito «Reverendissimo Sig. Rettore » cominciano quasi sempre colla invocazione «Amatissimo Padre ».

Quello di S. Francesco Saverio era un omaggio alla autorità, questo a Don Rinaldi è un appello alla paternità; autorità e paternità che cristianamente formano una cosa sola, come i colori di una stessa luce, ma che sono diversamente rifratti a seconda del mezzo che attraversano.

E in Don Rinaldi la luce dell'autorità prendeva colore di paternità, di paternità avea l'aspetto, il gesto, la parola, e specialmente il cuore. Avvicinandosi a Lui si subiva il fascino di una superiorità che non ferma ma attrae; fra le sue valide braccia, tese al saluto, uno si sarebbe abbandonato con fiducia filiale anche nei momenti di maggiore sconforto; il suo sguardo, sempre sereno, infondeva coraggio; sulle sue labbra ciascuno sapeva di trovare, come sulle labbra di un padre, sempre la verità, ma anche sempre la carità.

Di questa paternità, oltre il senso, egli aveva la continua preoccupazione. Fin dalla sua prima lettera esortava i Confratelli a non riguardare in lui che il Padre, ed in ogni occasione temeva di non essere sufficientemente paterno, tutti seguendo col suo ricordo, tutti raggiungendo con una buona parola - anche se lontani - di tutti dividendo le gioie e le pene, di tutti domandando notizie; a tutti offrendo aiuto, consiglio e conforto. Potrebbe dire l'Ispettore Salesiano della mia Sicilia come Egli ricordasse anche di quell'isola ogni casa, ogni luogo, ogni persona ed ogni bisogno.

E questa cura paterna Egli non aveva soltanto pei Confratelli o per i loro alunni; ma per quanti lo avevano una volta avvicinato, e coi quali stabiliva come una spirituale parentela.

Ti voglio tanto bene che se avessi un solo pezzo di pane lo dividerei con te, aveva detto un giorno, Don Bosco a un mio amico, non salesiano, che ricorda sempre con commozione quelle parole.

Pensiero ugualmente paterno rivolgeva Don Rinaldi a me nell'ultimo saluto, nei primi dello scorso settembre: « ricordi che noi desideriamo che i nostri amici vengano anche senza preavviso nelle nostre case, come membri di famiglia, e ci dicano semplicemente: Siamo qui ».

Ho voluto ricordare, di Don Rinaldi, questa sua paternità che non ha limite di spazio o di tempo, perchè in essa noi troviamo il germe di quell'opera squisitamente salesiana degli ex allievi, che fu una delle creazioni più belle del suo cuore. Opera - dico - squisitamente salesiana perche dimostra quanto , il sistema educativo di Don Bosco unisce gli alunni ai loro educatori con un vincolo di affetto che, non soltanto dura oltre il collegio, ma aumenta col passare degli anni, come avviene dei più sacri vincoli di sangue.

E dopo aver ricordato che questa spirituale paternità spinse Don Risaldi a prodigarsi nel portare aiuto ai soldati, ai profughi ed agli orfani della guerra; ad estendere l'opera salesiana nel Nord dell'Europa; a redimere borghi di città con gli Oratorii festivi; l'Oratore chiude con queste calde parole:

Questa paternità che segnò tutta la sua vita, parve sedare pure la sua morte. Benchè i medici gli avessero imposto il più assoluto riposo - specialmente per evitare scosse al suo cuore - appena seppe dell'arrivo di un confratello di Francia, non seppe trattenersi, ma come un padre andò incontro al figlio venuto di lontano per vederlo, salutarlo, domandargli nuove dei Fratelli e benedirlo. Fu, quella benedizione paterna, l'ultimo atto di Don Rinaldi che dopo pochi istanti moriva.

Altri grandiosi funerali.

In Italia e all'Estero in suffragio dell'anima bella di Don Rinaldi furono celebrati molti grandiosi funerali, i quali ebbero tutti la caratteristica di commovente tributo di devota ammirazione per l'Estinto. Il concorso spontaneo e imponente delle Autorità e del popolo mise ancora una volta in evidenza l'immensa stima che godeva il nostro Venerato Superiore.

Non potendo, per ragioni facili a intuirsi, dare una cronaca dettagliata delle varie funzioni, ci limitiamo a un sommario ricordo, esprimendo pubblicamente da queste pagine, a tutti, la nostra più viva riconoscenza per quanto ovunque si è fatto alla cara memoria di Don Rinaldi.

ROMA. - Meritano a buon diritto la precedenza nella nostra cronaca i funerali svoltisi nella Basilica del S. Cuore di Gesù in Roma.

Vi hanno assistito quattro Eminentissimi Cardinali - Sbarretti, Pietro ed Enrico Gasparri, Laurenti - e S. Em. R. il Cardinale Vicario impartì l'assoluzione al tumulo. Erano pure presenti, oltre il celebrante S. E. Mons. Emanuel, gli Ecc.mi Monsignori Zonghi, Bartolomasi, Migliorelli e Carini; i Monsignori Borgia (in rappresentanza di S. E. Mons. Pizzardo), Respighi, Figlia, Vagni, Drago e Giovannelli: i Padri Generali dei Barnabiti, degli Agostiniani Eremitari, dei Mercedari; i Procuratori e rappresentanti di Ordini Religiosi, ecc.

Imponente era pure la rappresentanza del laicato, formata da illustri personalità politiche, da patrizi romani e da ottimi Cooperatori; delle Istituzioni Salesiane, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e di altri Istituti di Roma. Il Capitolo Superiore era rappresentato dal Sig. Don Fascie, accompagnato dal Procuratore Generale Sig. Don Tomasetti, dall'Ispettore e Direttori salesiani delle Case di Roma.

Prima dell'assoluzione, S. E. Mons. Salotti, arcivescovo di Filippopoli e Segretario della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, tessè l'elogio funebre di Don Rinaldi. Il valente oratore ha genialmente accostato la bella e cara figura di Don Rinaldi a quella del fondatore della Pia Società salesiana facendo rilevare che ha illuminata e guidata la vita del terzo successore lo stesso spirito fervido e gagliardo di Don Bosco, instancabile nel vincere le difficoltà per le opere di bene. Mons. Salotti con felice successione ha esposto quelle che sono state le caratteristiche virtù del compianto Don Rinaldi; e cioè la pietà, la fede, l'operosità, la bontà paterna e lo spirito di organizzazione. Con calda ed appassionata eloquenza si è compiacentemente indugiato nel tratteggiare la dolce e soave figura di Don Rinaldi degno figlio di Don Bosco, in cui due fiamme ardevano perennemente e si armonizzavano: la fiamma dell'intelligenza e quella del cuore; questa forse più luminosa, avvampante, per cui la paternità di Don Rinaldi era per tutti e per ciascuno, ma specialmente per i più provati dalle lotte e dalle sofferenze, conforto e luce. Quando egli è morto, una parola sola è risuonata da una parte all'altra del mondo: « È morto il Padre! ».

GENOVA. - La capitale della Liguria celebrò un solenne funerale nella vetusta Basilica di S. Siro, alla presenza delle primarie autorità politiche e cittadine. Vi assistettero S. Eminenza il Cardinale Minoretti, arcivescovo di Genova, con gran parte del Clero, gli Ordini Religiosi, le Congregazioni femminili, Associazioni e gran folla di popolo. La Messa fu celebrata dal Sac. Prof. Venzano, prevosto di S. Siro e novello Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani genovesi.

VENEZIA. - L'ampio e artistico tempio del SS. Salvatore fu scelto per gli splendidi funerali di trigesima, celebrati alla presenza di tutte le autorità civili, militari e politiche, e delle Istituzioni religiose della città, con l'assistenza di Monsignor Vescovo Ausiliare. Dopo la Messa celebrata da Mons. Scarpa, tessè l'elogio il parroco di S. Stefano, Don De Biasi, rievocando splendidamente il venerato Rettor Maggiore: quindi S. Em. il Cardinale Patriarca, giunto appositamente per la cerimonia, intonò il Libera me Domine, e impartì l'assoluzione al tumulo, che s'ergeva sotto la grande cupola presso l'altare maggiore.

NAPOLI. -- La Basilica di S. Giacomo degli Spagnuoli vide pei funerali di Don Rinaldi gremirsi le sue ampie navate di quanto di meglio vanta la capitale del mezzogiorno d'Italia: autorità e patriziato, cogli Ordini Religiosi e con le Istituzioni cittadine assistettero alla Messa cantata da Mons. Fabozzi Direttore Diocesano dei Cooperatori. S. Em. il Cardinale Ascalesi, assistito da S. E. Mons. Calcaterra vescovo di Ipso e Mons. De Nicola vicario generale, intervenne alla pia funzione; anche il Marchese Montemajor con tutto il governo dell'Arciconfraternita dei Nobili Spagnuoli e col Rettore della Basilica vollero testimoniare il loro grato animo alla memoria di Don Rinaldi che tanto si era adoperato per sviluppare nella Spagna le opere del Beato Don Bosco.

PALERMO. - Anche la bellissima chiesa del Gesù di Palermo vide per la trigesima del nostro Rettor Maggiore convenire tra le sue rasura una vera folla di fedeli, gli istituti della città, una folta schiera di dame dell'aristocrazia, ex-alunni salesiani, oltre alle autorità e al clero con a capo S. Em. il Cardinale Lavitrano, Arcivescovo. La pressa pontificale fu cantata da Mons. Genuardi vescovo ausiliare e l'elogio funebre fu letto da Mons. De Maria che fece rivivere alla rasente degli uditori la figura gigantesca dell'Estinto desideratissimo.

CASALE MONF. - Il funerale si svolse nel Santuario del S. Cuore di Gesù al Valentino che Don Rinaldi aveva fatto, anni sono, ultimare e aprire al culto, fregiandolo di una bella statua di Cristo Re. Le autorità tutte assistettero e ascoltarono attentamente la magnifica rievocazione che S. E. Monsignor Vescovo volle fare dell'Estinto, grande figlio della terra Monferrina.

CAGLIARI. - Il rito di suffragio si svolse nell'ampia chiesa di S. Anna con l'assistenza di S. E. Monsignor Arcivescovo, presenti autorità e alte personalità cittadine, con le associazioni civili e religiose. Alla fine della Messa il Vescovo di Nuoro, che assisteva, ha pronunziato una eletta orazione funebre tratteggiando la fervida attività di Don Rinaldi, specialmente missionaria, e invocando la divina benedizione sull'Estinto e sulla Pia Società che Egli volle chiamare tanto benemerita anche per Cagliari.

LIVORNO. - Più che riassumere si dovrebbe ampliare, tratteggiando nei minimi particolari, la imponente funzione svoltasi con tanta grandiosità nel tempio votivo del S. Cuore di Gesù in Livorno. Quanto numerose le autorità che intervennero, e quanta folla di popolo! S. E. Mons. Piccioni che assisteva pontificalmente la Messa cantata da Mons. Marcucci, Direttore Diocesano dei Cooperatori, prima dell'assoluzione del tumulo, volle esaltare l'Estinto presentandolo con smagliante eloquenza come il valoroso continuatore dell'Opera di Don Bosco, del quale cercò di ricopiare i metodi, di ripetere le parole, di glorificare la vita, di imitare le virtù.

TERNI. - Ai funerali di trigesima nella monumentale chiesa di S. Francesco in Terni, presenti i Rev.mi Parroci della città, gli Ordini Religiosi, le autorità cittadine e le scolaresche, S. E. Mons. Broccoleri, vescovo diocesano, salì il pergamo per tessere l'elogio di Don Rinaldi. Con quell'eloquenza che forma una delle sue più belle prerogative, Monsignore presentò in mirabile sintesi l'opera complessa di Don Rinaldi esaltandone le doti di cui Dio l'aveva fornito per svolgere la sua alta e nobile missione.

CATANIA. - La grandiosa funzione di suffragio ebbe luogo nel magnifico tempio di S. Francesco, e vi intervennero in folla Cooperatori e ammiratori, ex-allievi, Istituti salesiani, e delle Figlie di M. A., ex-allieve, rappresentanze di Ordini e istituti religiosi cittadini, del clero, ecc. Mons. Carmelo Scalia Direttore dei Cooperatori dell'Archidiocesi celebrò la Messa, assistita pontificalmente da S. E. Mons. Patanè arcivescovo di Catania, accompagnato dai Monsignori del Duomo. Prima dell'assoluzione del tumulo, parlò alla rigurgitante folla di invitati e di fedeli S. E. Mons. Evasio Colli vescovo di Acireale, ascoltato religiosamente nella rivivificazione piena e precisa della santa figura di Don Rinaldi, che egli seppe fare con un sentimento di affetto profondo e di tenera amicizia verso il suo concittadino estinto.

SAVONA. - La nuovissima chiesa di Maria Ausiliatrice fu scelta pei funerali che la città di Savona volle tributare a suffragio dell'anima cara di Don Rinaldi: e là convenne una folla di amici e Cooperatori, di giovani oratoriani ed ex-allievi, e di ammiratori dell'opera di Don Bosco. Alla Messa celebrata dal Rev.mo D. Giovanni Suetta, assistè pontificalmente S. E. Mons. Pasquale Righetti vescovo diocesano, col seguito di Rev.mi Canonici mentre i chierici del Seminario prestavano servizio all'altare. Monsignor Vescovo volle, al termine della Messa, dire l'orazione funebre, come il cuore gli dettava, esaltando le virtù che resero stimato il caro Estinto, e che attraverso la fervida parola di S. E. lasciarono nei presenti un soave ricordo del grande scomparso.

ALL'ESTERO

Segnaliamo in primo luogo il solenne funerale celebrato nel Duomo di BUENOS AIRES. - Pontificò S. Ecc. Mons. Fortunato Devoto, vicario generale, con numeroso intervento di clero secolare e regolare e immenso popolo.

In rappresentanza del Governo Nazionale intervennero il Ministro dell'Interno, il Ministro della Guerra e il presidente del Consiglio Nazionale di Educazione. Erano presenti anche l'Ambasciatore d'Italia, parecchie rappresentanze consolati, il decano della facoltà di scienze esatte, altri distinti personaggi e numerose delegazioni di istituzioni civili, religiose e sociali.

Tenne l'orazione funebre il P. Licinio Martinez del S. Cuore di Maria.

ALESSANDRIA (Egitto). - Si svolse il sacro rito nella parrocchia di S. Caterina, con intervento del R. Console Generale d'Italia, molte notabilità della Colonia Italiana e delle colonie straniere, Cooperatori e scolaresche. Assisteva pontificalmente il Vicario Apostolico S. E. Mons. Iginio Nuti.

PORTO SAID. - Solennissimi furono i funerali celebrati nella cattedrale di S. Eugenia colla partecipazione delle RR. Scuole Italiane, delle autorità e notabilità della Colonia Italiana e dei PP. Francescani. Assisteva pontificalmente alla Messa S. E. Mons. Hiral, vicario apostolico del Canale di Suez.

GERUSALEMME. - Nella cattedrale del Patriarcato latino fu celebrata la Messa di trigesima dal Rev.mo Vicario della Custodia di Terra Santa, assistita pontificalmente da S. E. Mons. Fellinger vescovo ausiliare e vicario generale della Diocesi. Tutte le comunità religiose intervennero per testimoniare la loro solidarietà spirituale verso i figli di Don Bosco nell'ora del loro lutto: vi parteciparono pure i titolari dei consolati dell'Italia, Francia, Austria, Spagna, Cecoslovacchia, Belgio e Messico; le personalità più distinte della nostra Colonia e S. E. Mons. Adriano Smets antico delegato apostolico della Persia.

SMIRNE. -- Il solenne funerale fu celebrato nella chiesa dei PP. Domenicani, presente l'Amministratore Apostolico dell'Archidiocesi col concorso del clero secolare e regolare.

In posti riservati si notavano il Console generale d'Italia Ing. Fontana, col vice Console Maffioli, il Cav. Gaddoni, molte notabilità della Colonia Italiana e tutti gli istituti scolastici e ospitalieri cattolici, francesi e italiani, della città e suburbio con buone rappresentanze di scolaresche.

Padre Agostino da Modica tessè l'elogio funebre, passando in rassegna la imponente mole di lavoro compiuta dal defunto.

DAMASCO. - Nella devota cappella degli Istituti Associazione Nazionale, con l'intervento del Cancelliere del Consolato Italiano, Sig. Dumar, del Direttore dell'Ospedale Italiano, delle ex-allieve delle Figlie di M. A., delle scolaresche e dei parenti degli alunni, si celebrarono solenni funerali a suffragio di Don Rinaldi. Il P. Conventuale Francesco Bastai, direttore della Scuola Maschile Italiana, celebrò la Messa e disse l'elogio del grande Estinto rilevando il suo attaccamento e sottomissione filiale al S. Padre, l'amore ardente alla Patria, l'attività instancabile nelle molteplici opere create dal suo zelo di apostolo.

AZIONE SALESIANA

In più luoghi si suole durante la quaresima invitare l'oratore quaresimalista a tenere una conferenza sulle Opere e Missioni Salesiane. Ciò, mentre può tornare di comune edificazione, torna di molto gradimento specialmente ai Cooperatori e agli ex-allievi nostri. Inoltre ove non si fosse tenuta l'annuale conferenza di S. Francesco di Sales, questa ne terrebbe le veci.

Occorrendo libri da offrire all'oratore per l'occasione, li spediremo a semplice richiesta.

Per un devoto ricordo al Beato Don Bosco, il giorno della sua festa che ricorre il 26 aprile, si faccia come parrà meglio d'accordo con l'Autorità ecclesiastica locale.

In adesione a quanto ci fu raccomandato in alcuni convegni di Direttori diocesani e Decurioni, comunichiamo che ove non si fosse ancora ottenuto d'introdurre il culto pubblico del Beato, lo si può facilmente ottenere col ricorrere alla S. Congregazione dei Riti pel tramite della Rev.ma Curia Diocesana. Occorrendo formolario per tale domanda, ne invieremo ben volentieri a semplice richiesta.

Rivolgersi alla nostra « Direzione Generale delle Opere e Missioni salesiane », Via Cottolengo, N. 32 - Torino (1o9).

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 ottobre 1904).

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte; 3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Nelle festività:

Marzo:

18 Sette dolori di Maria.

2o Domenica delle Palme.

25 Annunciazione di Maria Vergine. 27 Pasqua di Risurrezione.

Ricordare

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1) Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

NOVENA consigliata dal Beato Don Bosco per ottenere grazie e favori da Maria SS. Ausiliatrice.

1. Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora Pro nobis.

2. Accostarsi ai Ss. Sacramenti.

3. Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere Salesiane.

4. Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.

Don GIUSEPPE VESPIGNANI

Consigliere Professionale della Pia Società Salesiana

A poco più di un mese di distanza dalla morte del compianto Don Rinaldi, volava al cielo anche questo virtuoso superiore, membro del Capitolo Superiore, il 15 gennaio u. s. Aveva 78 anni. Un'emorragia cerebrale, con conseguente emiplegia destra, in quattro giorni lo portava al sepolcro.

Con Don Vespignani scompare uno dei pochi superstiti delle prime spedizioni missionarie nell'America del Sud. Partito il 6 novembre 1877, ne era ritornato nel 1922 essendo stato eletto dal Capitolo Generale a far parte del Capitolo Superiore, dopo una permanenza di 45 anni nell'Argentina, dove col suo zelo e colla sua attività aveva dato vita e sviluppato meravigliosamente l'Opera Salesiana con la fondazione di una quarantina di case tra collegi, oratori, scuole professionali e agricole. E aveva portato con sè un indelebile ricordo di quel suo campo di lavoro apostolico; ne parlava spesso con entusiasmo ed affetto, ne faceva risaltare le glorie più belle e si studiava di comunicare a tutti una scintilla di quella fiamma che gli ardeva in cuore per quella terra dove tanto aveva lavorato e dove il suo nome era rimasto in benedizione come quello di un benefattore, stimato e rispettato da tutti.

Era nato in Lugo (Romagna) il 2 gennaio 1854 da genitori così profondamente cristiani, che reputarono gran fortuna l'aver dato quattro figli alla Società Salesiana, due figlie alle

Suore di Maria Ausiliatrice ed una alle Carmelitane.

Fatte le scuole elementari in Lugo, Giuseppe fu a 9 anni inviato al Collegio dei Benedettini di S. Maria del Monte presso

Cesena, dove il 1° giugno 1863 fece la sua prima Comunione. Ricorda nel suo volume Un anno alla scuola del Beato Don Bosco che ebbe per la circostanza in regalo da una zia benedettina la Vita di Savio Domenico, scritta da D. Bosco e dopo averla letta, scrisse sotto l'immagine del santo giovinetto: Fa che io ti Possa seguire! Fu la prima scintilla della vocazione salesiana, sbocciata 12 anni dopo e che egli attribuiva ad una grazia speciale di Domenico Savio.

Per le vicende politiche del 1866 dovette lasciare il Collegio pel Seminario, dove sotto la santa guida di Mons. Paolo Taroni potè raggiungere il sacerdozio. Alla sua Prima Messa D, Bosco permise che assistesse Don Cerruti, Direttore di Alassio, che vi condusse i tre fratelli di D. Giuseppe, alunni di quel collegio e vi lesse un magistrale discorso.

Frattanto era giunto il momento di scegliere la via. La mamma, a chi le consigliava di mandare D. Giuseppe a Roma perchè facesse carriera, rispondeva: « La vocazione la manda Iddio ». Pareva che la santa genitrice intuisse l'imminente chiamata del suo caro D. Giuseppe. Infatti, recatosi questi ad Alassio per ringraziare D. Cerruti, udì chiara, irresistibile la voce di Dio; e senza frapporre indugi, senza neppure ritornare a conferire coi parenti, si recò a Torino.

Racconta nel suo citato libro (pag. 7), che partendo da Lugo per Alassio, aveva voluto consigliarsi col Prevosto della Collegiata intorno alla sua vocazione e quegli gli avesse detto: « Abbiamo grande bisogno noi qua di sacerdoti... Però potreste fare così: fermarvi un anno con Don Bosco, studiare in che modo egli abbia potuto fondare collegi con scuole ginnasiali e liceali, e poi, ritornando qua, informarci per vedere di aprire anche noi un istituto dello stesso genere ».

Quando la sera del 7 novembre 1876 si presentò all'Oratorio di Torino ed ebbe il primo incontro con Don Bosco, questi gli disse subito con un certo sorriso: « Sì, lei viene per restare con noi un certo tempo, forse un anno, e così vedere come facciamo noi nei nostri collegi e poi tornarsene al suo paese a fare ivi altrettanto! »:

Questa rivelazione inattesa del consiglio datogli dal confessore, affezionò ancor più il caro D. Giuseppe a Don Bosco col quale volle decisamente restare. L'anno dopo partiva per, l'Argentina.

Quanto lo zelante D. Vespignani fece di bene - e fu moltissimo - a Buenos Aires a fianco di Mons. Costamagna, del quale fu efficace cooperatore in quei primi anni di lavoro senza riposo e di sacrifici senza misura; poi come Direttore del Collegio Pio IX, che resse e sviluppò mirabilmente dal 1894 al 1902; e finalmente come Ispettore dal 1902 al 1922 non sarà facilmente dimenticato. « Questi ultimi vent'anni - bene scrisse il Sig. D. Ricaldone nella letteranecrologio - furono di lavoro fecondo nell'irrobustire e moltiplicare le opere; di cure assidue, paterne, instancabili intorno ai Confratelli; di arditezze, quali il magnifico Tempio di Maria Ausiliatrice e quello del Sacro Cuore a La Plata; di organizzazione di scuole professionali e agricole, di collegi, scuole normali, ecc.; di assistenza agli emigrati; di appoggio alle Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che s'andavano sviluppando parallelamente in modo mirabile ».

Don Vespignani aveva qualità speciali che gli procacciavano simpatia ed affetto. L'ha messe ottimamente in rilievo il Sig. Don Ricaldone nella lettera-necrologio con parole che meglio non potrebbero scolpire la figura morale del defunto: « ...Aveva sortito da natura un'anima buona, ingenua. Fra incline a pensar bene di tutti, ad apprezzare tutti, a una cortese ossequenza verso i superiori non solo, ma a una riguardosa osservanza anche cogli eguali e inferiori. La semplicità del suo occhio puro sì rifletteva effettivamente, giusta l'asserzione evangelica, sul suo corpo, rivestendone di spiritualità gli stessi sensi e comunicandogli ciò che S. Basilio chiamò aliquid iam non carnis in carne ».

Si era fatto uno studio di imitare Don Bosco ed era riuscito egregiamente a ricopiarne lo spirito di sacrifizio, lo zelo per la gloria di Dio, la grande bontà verso le anime, da riscuotere ammirazione e stima, da guadagnarsi ovunque e da tutti un profondo affetto. Per le sue alte virtù speriamo sia già con Don Bosco in Cielo; ma la premura dei nostri Cooperatori nel suffragarne l'anima benedetta darà alla nostra speranza consistenza più salda e consolante.

R.I.P.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Un umile dono al Papa.

Gli alunni del Collegio di Lugo, trovandosi a trascorrere le vacanze sulle montagne del Trentino, raccolsero un bel mazzo di edelweiss e messili in elegante astuccio li fecero pervenire al S. Padre pel tramite del nostro Procuratore Generale di Roma.

Col loro filiale omaggio essi vollero ricordare l'affetto del Pontefice per le ascensioni alpine e dimostrargli il loro devoto attaccamento. Sua Santità si degnava gradire il gentile dono e ringraziava con la seguente lettera del Segretario di Stato.

SEGRETERIA di STATO di Sua Santità

Dal Vaticano, 26 novem. 1931. Rev.mo Signore,

Non è piccolo dono quello degli edelweiss che i bravi orfanelli di Lugo hanno offerto a Sua Santità, in così nobile forma e con sì delicato senso del particolare momento, in cui i memori fiori furono da essi colti per il Padre comune.

Nel ringraziarli dell'omaggio la Santità Sua invoca sui cari giovanetti quanto si può desiderare di meglio per la loro formazione cristiana, e invia di cuore ad essi e ai loro benemeriti Istitutori l'Apostolica Benedizione.

Con sensi di sincera e distinta stima ho il piacere di confermarmi

Di V. S.. Rev.ma   aff.mo nel Signore

E. Card. PACELLI.

Un omaggio di riconoscenza.

Gli ex-allievi di Viedma (Patagonia) hanno offerto un banchetto al Governatore del Rio Negro, Sig. Federico Uriburu, la sera del 27 settembre, allo scopo di esprimere la loro gratitudine per aver il Governatore deciso di rendere omaggio all'Opera di Don Bosco con una lapide di bronzo da inaugurarsi al compiersi del suo primo anno di governatorato.

Il banchetto, tenuto nel Salone del Collegio S. Francesco, fu dominato da una grande cordialità. Al levare delle mense parlarono applauditissimi, il Sig. Manuel Linarez in nome dell'unione ex-allievi, la Sig.na Maria Salicioni, segretaria delle ex-allieve e il Direttore del Collegio S. Francesco. Al gentile omaggio parteciparono anche Autorità e invitati di riguardo.

Congresso e Gara catechistica a Bogotà.

Nell'occasione del Congresso Ispettoriale delle «Compagnie Religiose», tenutosi a Bogotà nell'ottobre u. s., si degnarono intervenire S. E. il Nunzio Pontificio e l'Ecc.mo Arcivescovo Primate di Colombia.

L'11 ottobre si svolse un interessante Gara catechistica tra i rappresentanti delegati (cinque per ogni collegio), durata circa 3 ore e mezza.

Dire dell'accurata preparazione dei concorrenti e della sicurezza delle loro risposte è superfluo, se si pensa che per otto mesi essi attesero seriamente allo studio con un potente stimolo nella preziosità dei premi annunciati. L'esito portò alla proclamazione di: Imperatore, Roberto Arciniegas (Bogotà); di Principi, Pietro Luis Rodrigues (Medelliu), Elvezio Calderon (Bogotà), Luis C. Mendoza (Bogotà), Pietro Paolo Olivo (Medellin); di Capitano, Henoc Càceres (Mosquera); di Alfiere, Gonzalo Bonilla (Bogotà).

L'Imperatore ebbe in premio dal Nunzio la corona di lauro, uno chèque di 1oo dollari e due preziose medaglie.

Nei giorni 12, 13, 14 ebbe luogo il Congresso. Le sedute si alternarono tra l'entusiasmo generale, animate da discussioni vivaci e da propositi fruttuosi, assai promettenti per la futura Azione Cattolica nella Repubblica. Piccoli e grandi usarono liberamente della parola e per affermare pratiche deliberazioni e per combattere utopie, rievocate dalla trattazione dei tre temi fissati: 1) Mezzi di vitalità delle Compagnie religiose. 2) Azione cattolica giovanile. 3) Pietà.

Alla solenne seduta di chiusura vi assistettero il Nunzio Pontificio e l'Ecc.mo Arcivescovo di Bogotà, ammirando e benedicendo il fervore dei buoni giovani, promessa di future, più ampie conquiste spirituali per la società colombiana.

Chiusura delle feste cinquantenarie a Faenza.

Domenica 15 novembre si è chiuso il ciclo di feste in ricordo del cinquantenario dell'Opera Salesiana in Faenza. Vi ha presenziato il nuovo Ispettore Salesiano, D. Luigi Colombo, che ha celebrato la messa di ringraziamento.

Alla funzione assistevano, insieme ai moltissimi giovinetti dell'Oratorio, anche otto veterani dei primissimi tempi, testimoni della fecondità del piccolo seme gettato da Don Bosco negli umili locali di Borgo d'Urbecco, oggi cresciuto in albero gigantesco.

Quindi nel teatro si svolse una cerimonia entusiasmante. Dopo una marcia eseguita dalla banda, il Presidente dell'Associazione D. Rua disse un vibrante discorso, e un giovane oratoriano, salito sul palco, in nome dei 5oo e più compagni, appuntò sul petto degli otto veterani un'artistica medaglia ricordo.

Così i figli hanno premiato i padri loro per il buon esempio ricevuto e per il bel nido loro preparato.

La giornata si chiuse con una applauditissima recita e con la lotteria Pro Missioni.

Conferenza missionaria.

Di comune intesa coll'opera diocesana missionaria e l'organizzazione locale dei Cooperatori Salesiani, il 25 novembre al Teatro Rubini di Bergamo, affollato di uditori, il missionario Salesiano bergamasco Don Luigi Algeri tenne un'interessantissima conferenza con proiezioni, facendo una diffusa relazione della sua attività tra i selvaggi della vasta regione dell'Alto Rio Negro, e illustrando le vicende della missione durante questi ultimi tre anni. D. Algeri aveva la settimana prima tenuto analoga conferenza davanti ad un pubblico distinto nella sede locale del Club Alpino, destando grande interesse.

Ovunque la sua parola ardente ha suscitato una nobile gara in favore della sua missione. E i cattolici bergamaschi si sono proposti di provvedere la Missione del Rio Negro di un motoscafo che porterà il nome di Città di Bergamo.

A tutti i Cooperatori bergamaschi aiutare per raggiungere l'intento; si raccomanda perciò di partecipare alle riunioni mensili, che si svolgono presso la chiesa Beato D. Bosco in via D. Bosco.

Un'opera salesiana nel Centro America.

Dal Collegio S. Cecilia ci viene comunicata una nuova interessante notizia che ci affrettiamo a portare a conoscenza dei nostri Cooperatori.

In quella importante casa già da qualche tempo era stata impiantata una sezione di conceria nelle scuole salesiane di arti e mestieri. Però il locale che da principio sembrava troppo vasto, col tempo è divenuto insufficiente, tanto da obbligare a costruire un nuovo ampio fabbricato. L'inaugurazione di questo e la benedizione di una modernissima macchina per stirare i cuoi, diedero luogo ad una festicciuola familiare, veramente salesiana, che avrà lasciato una benefica impressione nei buoni allievi e nei poveri operai esterni che frequentano la scuola.

La benedizione fu impartita con molta solennità. Il Signor Direttore, assistito dai Chierici studenti di Teologia recitò le preghiere di rito e, finita la sacra cerimonia, un Sacerdote del Collegio pronunziò un bel discorsino facendo risaltare con elevate e nobili parole come la S. Chiesa accompagni e santifichi il lavoro, aspergendo con l'acqua lustrale quelli che sono i mezzi per procacciare il necessario sostentamento alle famiglie operaie.

Nell'esposizione dei lavori fatti dagli alunni, alla chiusura dell'anno scolastico, la parte che riscosse i migliori elogi fu propriamente la conceria; e benchè nella repubblica in questi ultimi tempi si siano aperti altri laboratori di tal genere, ciò non di meno il nostro primeggia per la modernità dei lavori e dei mezzi di cui dispone. In essa si ammiravano tutte le rarità del paese, ed anche vari coccodrilli, uno dei quali di voluminose dimensioni incuteva ribrezzo anche ai più arditi, pensando alla triste sorte che lor sarebbe toccata nell'incontrarsi a tu per tu con simile bestiaccia... viva, s'intende...

Il laboratorio è conosciuto nel Centro America col nome di Conceria Italiana, e mentre onora la nostra Patria, il suo nome è ognora uno stimolo al missionario nelle sue aspre e dure fatiche.

Onorificenza a Mons. Munerati.

Con provvedimento in data 13 novembre 1931 (X) S. M. il Re, su proposta di S. E. il Ministro dell'Interno, si è compiaciuto insignire S. E. il Vescovo di Volterra, Mons. Dante Maria Munerati, della onorificenza di Commendatore nell'Ordine della Corona d'Italia.

Fauste ricorrenze.

- Mons. Broccoleri, vescovo di Terni, ha festeggiato il decennio di episcopato; autorità e popolo della città e della Diocesi gli hanno tributato testimonianze entusiastiche di stima e venerazione. Anche il nostro Convitto Umberto I si è distinto nell'esprimere all'illustre Presule il suo omaggio di affettuosa riconoscenza.

- S. Em. il Card. Pietro La Fontaine, Patriarca di Venezia, ha celebrato il suo giubileo episcopale, con l'unanime partecipazione esultante della sua Diocesi che gli ha dato una solenne manifestazione di devoto e riconoscente affetto. Formuliamo i più ardenti voti di prosperità e di sempre fecondo apostolato per lo zelantissimo porporato.

- Il Cristoforo Colombo, l'ottima rivista settimanale del Collegio San José di Rosario, è entrata nel suo quarantesimo anno di vita il 27 novembre. Da quarant'anni essa difende i diritti dei nostri emigrati e conforta la loro vita mantenendo viva nell'anima dei suoi lettori la fiamma sacra per l'Italia e per la Religione Cattolica. Auguri cordialissimi.

I lettori del Bollettino ricorderanno la figura di questo pio Salesiano, morto il 23 gennaio 1931, e da noi tratteggiata nel Bollettino.

Ora ci è caro annunziare che, per opera degli ex-allievi del Collegio di S. Francesco di Sales di Almagro (Buenos Aires) - dove il Gherra fu direttore dal '95 al '905 - e degli amici numerosi che egli contava, si è voluta ricordare la sua memoria con un'artistica targa di bronzo, pregevole opera dello scultore Quintino Piana, inaugurata il 15 novembre scorso.

Alle 8 un bel nucleo di exallievi e di amici si raccolse nella chiesa del Collegio per assistere alla santa Messa, e alle 10 alla cerimonia dello scoprimento. La dimostrazione non poteva riuscire più affettuosa e commovente. Parlarono eloquentemente dell'indimenticabile estinto il Sig. Emanuel Castello, presidente degli ex-alunni, due alunni dell'oratorio, il Dott. Juan B. Podestà, e l'ex-alunno Sac. Luis Muras. Rispose ringraziando il Direttore del Collegio e chiuse con appropriati ricordi D. Giorgio Serié, Ispettore salesiano. La banda degli esploratori di Don Bosco del 1° battaglione eseguì egregiamente numeri del suo repertorio.

Sacerdote salesiano premiato.

A Villa del Nevoso il 29 novembre, nella imponente adunata di agricoltori per la distribuzione dei premi dell'« VIII Concorso Nazionale per la Vittoria del Grano » - del «Concorso Provinciale Piccoli Proprietari » - e del « Secondo Concorso Nazionale fra Parroci e Sacerdoti », il salesiano Don Carlo Rusconi, direttore della Casa di Fiume, veniva premiato col Diploma del Ministero di Agricoltura e delle Foreste « come benemerito per l'attiva e intelligente propaganda e per l'insegnamento agrario che va svolgendo tra la popolazione allogena della Provincia ».

Benedizione del Tempio di M. A. a Guayaquil

Grazie agli sforzi generosi del benemerito Comitato di Dame Italiane della città di Guayaquil (Equatore), le quali presero a loro carica con patriottico entusiasmo la ornamentazione della facciata del Tempio di M. A. costruito dai Salesiani, si è potuto compiere il 19 luglio la cerimonia della benedizione. Vi intervennero S. E. Mons. Domenico Comin, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza e l' Ill.mo Comm. Giuseppe Sapuppo, Ministro d'Italia, insieme al Console Generale Dr. Anselmo Anselmi e alla Colonia Italiana di Guayaquil.

Dopo la solenne benedizione l'Ecc.mo Monsignore pronunziò un caloroso discorso, seguito da applauditissime parole dette dalla Signora Anna Bartoli, attivissima segretaria del Comitato.

Attualmente, entrando in Guayaquil, si distingue a colpo d'occhio la mole slanciata del Tempio di Maria Ausiliatrice, con la sua bella facciata, costituendo l'edificio una vera opera d'arte degna della « Perla » del Pacifico.

Conferenza di Don Dalmasso.

A GENOVA nello spazioso Teatro S. Giacomo di Carignano riuscì imponentissima la serata missionaria, svoltasi il 7 gennaio. La sala era gremita di un scelto pubblico in cui eran rappresentate tutte le categorie del mondo intellettuale genovese per ascoltare la vivida parola di D. Dalmasso. L'oratore, presentato con opportunissinre parole dal Prof. Fazio, presidente del Circolo Don Bosco di Genova, ha parlato del complesso problema cinese, interessando vivamente l'uditorio. Scriveva il Secolo XIX: « D. Dalmasso ha saputo darci tutti gli elementi di giudizio, per poter seguire e studiare questo imponente e interessantissimo problema. La sua bella conferenza è stata spesso interrotta da applausi e coronata alla fine da una vera ovazione ».

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I sette vincitori premiati sono: Leopoldo Gonzalez (Imperatore) - Antonío Mihovilovic. Marco Kusanovic, Giuseppe Navarro, Bernardo Alvarado (Principi) - Fernando Reyes (Capitano) - Donbosco Bolivar (Alfiere).

MONUMENTO A DON BOSCO IN ROMA

Sul Montesacro, nella Città giardino Aniene, il Governatorato di Roma ha voluto intitolare una scuola al Beato Don Bosco, e gli ex-allievi salesiani romani, come segno di riconoscenza all'Urbe per l'omaggio reso al grande educatore e perchè più vivo e presente sia il ricordo di lui nella mente degli insegnanti e nel cuore dei fanciulli, hanno donato un artistico monumento in bronzo. L'inaugurazione del monumento è avvenuta il 2o dicembre ed è riuscita particolarmente solenne per la cordiale familiarità e per lo spirito patriottico e insieme salesiano da cui fu animata.

L'edifizio scolastico ampio, solenne, costruito con i più moderni criteri di comodità, solidità ed eleganza, sì da destare l'ammirazione dei visitatori, era tutta una festa di fiori, di verde, di bandiere dai colori d'Italia e di Roma. Il Governatore di Roma in persona, S. E. il principe Boncompagni, ha voluto inaugurare il bel monumento dello scultore Cellini che mostra il dolce padre accogliente un artigianello ed un giovanetto studente.

Erano pure presenti il Comm. Di Lullo; il Comm. Padellaro, direttore generale delle Scuole del Governatorato; S. E. Mons. Emanuel, vescovo ausiliare di Sabina; il Sig D. Tomasetti in rappresentanza del Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana; l'Ispettore e i Direttori delle Case Salesiane di Roma con rappresentanze di allievi; il fiduciario del Fascio di Montesacro, Avv. Rizzacasa; il generale Baistrocchi; gli avvocati generali Comm. Pulvirenti e Longo; il Comm. Balboni, direttore generale al Ministero della Guerra; il Prof. Giovannazzi, ispettore della Federazione Nazionale Associazione Insegnanti Fascisti; il Comm. Poesio, presidente degli ex-allievi di Roma; l'Ing. Lombardi con numerosissimi ex-allievi; una larga rappresentanza delle suore di Maria Ausiliatrice e delle suore Dorotee.

Prima che il monumento posto nell'atrio della scuola fosse scoperto, tutti gli alunni disposti con ordinata genialità davanti al piazzale della scuola, accompagnati dalla banda salesiana dell'Istituto «Pio XI » e sotto la direzione del maestro salesiano Don Antolisei, hanno cantato saluti ed inni; caduta quindi la tela, mentre gli scolari in guardia d'onore alzavano ai lati del monumento i gagliardetti, un bimbo ha portato il saluto alle autorità e, a nome di tutti i suoi compagni, ha espresso la gioia e l'orgoglio che la paterna immagine di Don Bosco onorasse la sua scuola e ha promesso fedeltà ai suoi insegnamenti. Il Comm. Pulvirenti, quindi a nome degli ex-allievi donatori, ha illustrato il significato del dono che vuol dire compiacimento e gratitudine per l'iniziativa del comune di Roma di avere intitolata una scuola a Don Bosco. Ricordato che dopo il fallimento delle moderne pedagogie, il metodo di Don Bosco si è mostrato, alla luce dell'esperienza di cinquanta anni, il migliore, ha detto che il segreto non ultimo della sua benefica efficacia è quello di fare degli insegnanti altrettanti apostoli che curano non solo la mente ma anche il cuore dei fanciulli. Ha concluso con un pensiero riconoscente al Capo del Governo d'Italia, che volle che la dolce immagine di Gesù fosse messa in onore là dove si educano i fanciulli.

Alla inaugurazione è seguita la sfilata degli alunni davanti alla statua e quindi nel cortile della scuola un riuscitissimo saggio di ginnastica e di canto, questo sempre sotto la direzione del maestro Antolisei i cui alunni, accompagnati dalla banda del « Pio XI », hanno eseguito anche « Il labaro di Don Bosco ».

L'Em.mo Card. Gasparri, protettore della Società Salesiana, aveva mandato la sua adesione alla simpatica cerimonia.

LA MESSA D'ORO DI UNO ZELANTE MISSIONARIO SALESIANO

Se ci fosse stato conservato in vita l'amatissimo Rettor Maggiore Don Rinaldi, pensiamo che il suo cuore paterno avrebbe gioito infinitamente nel veder celebrare, in quest'anno, lo stesso suo giubileo un altro salesiano a lui carissimo, un valoroso superstite dei primi missionari della Patagonia. È il venerando Don Bernardo Vacchina che il 5 prossimo aprile compirà i suoi cinquant'anni di sacerdozio.

Non diciamo di lui tutto ciò che vorremmo, per non offendere la sua modestia; ma non possiamo in vista di cotesta data defraudare i nostri Cooperatori di alcune sommarie notizie, indispensabili perchè abbiano sott'occhio lo «stato di servizio » di questo bravo e zelante Figlio di Don Bosco, che ha consacrato oltre mezzo secolo della sua esistenza (52 anni) alla conquista delle anime con un ardore e uno spirito di sacrifizio ammirabili.

Nel 1876 fu qui all'Oratorio e, dopo aver fatto la sua professione, disimpegnò per alcuni anni l'ufficio di maestro. Poi nel '79 partì per l'America del Sud, fermandosi prima in Montevideo, quindi passando all'Argentina.

Per le sue belle doti d'intelligenza e di carattere divenne caro a S. E. Mons. Matera, internunzio apostolico, che lo volle per suo segretario; ma dopo aver fatto per qualche tempo la vita... diplomatica D. Vacchina si convinse che non era adatta per lui e insistette nel 1881 per ritornare al suo collegio e alla sua Comunità religiosa. L'Ispettore D. Giacomo Costamagna gli affidò l'assistenza generale degli artigiani nel Collegio Pio IX, ufficio che D. Vacchina assolse con felice successo. Egli portò la Compagnia di S. Giuseppe ad una floridezza insuperata, emulando brillantemente ciò che, nel medesimo campo, aveva operato all'Oratorio di Torino, sotto gli occhi di Don Bosco, il Ch. Giovanni Bonetti.

Nel 1882 fu a S. Nicolas de los Arroyos, e là venne ordinato sacerdote il mercoledì santo (5 aprile) e cantò la sua prima Messa il 9 successivo. Raccontava egli stesso che in quel fausto giorno non ebbe vicino nessuno con cui dividere la sua gioia, nè i parenti, nè i confratelli (che erano tutti impegnati per le feste di Pasqua nei paesi dei dintorni): solo ebbe la compagnia preziosa di due amici, Mons. Ceccarelli e D. Francesco Montaldo, e al pranzo si trovò con parecchie persone invitate da Monsignore, a lui perfettamente sconosciute.

Nell'83-84 troviamo il giovine sacerdote alla Boca, il quartiere più rivoluzionario di Buenos Aires. Colà egli lasciò un'impronta e un ricordo che, dopo 5o anni, sono di una meravigliosa freschezza. Vivono colà 52 ex-allievi di D. Vacchina e si preparano a tributare all'antico maestro le onoranze più affettuose e più cordiali. Essi sono i figli di quegli italiani che proprio allora, nell'85, minacciarono il... finimondo perchè si era loro tolto D. Vacchina e D. Milanesio, ai quali tanto si erano affezionati.

Col ritorno di Mons. Giov. Cagliero in America, in qualità di «Vicario Apostolico della Patagonia », D. Vacchina e D. Milanesio l'avevano seguito a Viedma, l'uno come Pro Vicario, l'altro come missionario esploratore ed evangelizzatore degli Indi. Alla Boca la partenza dei due sacerdoti, conosciuti ed amati dalla numerosa Colonia Italiana, fu come un fulmine che gettò in tutti lo scompiglio: e subito corsero propositi, tutt'altro che benevoli, a riguardo dell'Opera Salesiana.

Si ricorda ancor oggi la famosa... protesta che essi indirizzarono all'Ispettore, e colla quale minacciavano di bruciare la chiesa e la casa, se non si fossero richiamati i due sacerdoti partiti. Era vivo in tutti il ricordo dei settari che nel 1875 avevano incendiato il Collegio del Salvador dei PP. Gesuiti; e i nostri esaltati amici credettero che una minaccia del genere fosse la più efficace a raggiungere il loro scopo. Ma furono delusi, ed essi affezionatisi anche al nuovo parroco Don Bourlot, continuarono ad aiutarlo con tutto lo slancio del loro cuore nella costruzione del magnifico tempio di S. Giovanni Evangelista e nelle altre numerose opere religiose e sociali. E più d'una volta risero di sè e della loro minacciosa protesta vedendosi più che mai affezionati all'Opera Salesiana.

D. Vacchina compì in Patagonia il suo fruttuoso apostolato per 3o anni ininterrotti, specialmente nel Chubut, ed esercitò non meno, brillantemente l'apostolato della stampa per 29 anni, fondando in sostegno delle anime i settimanali Flores del Campo, La Cruz del Sur e La Verdad.

Spossato e cadente per l'eroica fatica, fu ricondotto dalla Provvidenza, come già D. Milanesio, a riposarsi all'ombra della chiesa tanto cara della Boca. nella casa che ricorda il suo zelo di 5o anni fa, presso amici e confratelli che, sempre ricordandolo con la nostalgica speranza di riaverlo, oggi lo circondano del loro amore più intenso.

In questi ultimi anni la salute di D. Vacchina fu assai scossa; una grave infermità lo tenne inchiodato per 8o giorni in un letto fra atroci dolori; ma ora è molto migliorato. I medici lo chiamano: un morto risuscitato!

Preghiamo il Signore che gli conservi la salute da poter celebrare la sua Messa d'oro e di vedere ancora, com'egli desidera, la canonizzazione di D. Bosco.

VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

Programma pel nuovo anno.

Da pochi giorni siamo ritornati alle nostre residenze, dopo aver fatti gli esercizi a Siu Chow, e ci accingiamo a svolgere il programma che ci venne affidato dai nostri Superiori. Eccolo:

1) Sviluppare e consolidare l'oratorio.

2) Sistemare definitivamente le scuole sia pei locali, sia pel personale insegnante.

3) Aprire la scuola dei catechisti. 4) Aprire il dispensario sanitario.

5) Costruire la nuova chiesa per i cristiani locali e farne un santuario dedicato a Maria Ausiliatrice.

Il programma non è indifferente per la vastità e per gli oneri che graveranno sulle singole residenze: ma è assolutamente necessario.

L'oratorio e la scuola sono il sicuro asilo pei nostri giovani. Là essi ricevono la formazione religiosa, e diventano mezzi efficacissimi di penetrazione nelle famiglie pagane. Più arduo è il problema dei locali delle scuole: si tratta di sei classi, sala di studio, di ricevimento; alloggio pei maestri, col relativo refettorio e dormitorio per gli alunni interni. Ma non c'è da discutere: ora che la scuola è stata pareggiata dovrà avere tutti i locali, tutti i maestri richiesti dal regolamento.

Le autorità e la popolazione reclamano da tempo un ospedale; non potendo allestirlo, cercheremo di aprire un ambulatorio ridotto perchè la povera gente abbia medicine e cure.

L'opera dei catechisti si rivela indispensabile per poter penetrare nella massa pagana. Presentemente per le nove residenze del distretto siano 5 missionari e 2 catechisti. In quest'anno sono disponibili circa dieci alunni nostri per aver ultimato le scuole: con essi speriamo inaugurare il nuovo corso e avere fra due anni i primi catechisti.

Anche la chiesa da riedificare non è un lusso, ma una assoluta necessità. L'attuale stanzonecappella è già insufficiente pei cristiani che toccano i 200: pensate quale disagio quando intervengono cristiani di altre località o i pagani.

Ecco dunque il nostro programma ben definito. L'unica incognita sono i mezzi per attuarlo: ed è per questa ragione che lo facciamo conoscere ai buoni Cooperatori perchè ci vengano in aiuto. Siamo certi che trattandosi della Cina - così tribolata da tante sventure - il nostro appello troverà sensibile il cuore generoso dei lettori del Bollettino, i quali con la loro carità ci aiuteranno a consolidare e accrescere le conquiste qui operate dal sangue di Gesù Cristo.

Ottobre 1931.

I missionari Salesiani del Lin Chow.

Dal Giappone.

Miyazaki, 15 dicembre 1931.

M. R. Sig. D. Ricaldone,

Non può credere quanto la dolorosa notizia della morte del nostro amato padre D. Rinaldi, abbia colpito noi tutti. Ne diedi notizia alle autorità e a quanti conoscono già l'opera nostra, ed un fascio di lettere è sul tavolo, lettere improntate al sentimento delle più vive condoglianze per la perdita, e assicuranti l'unione dei cuori nella preghiera. Molti che conoscevano personalmente il nostro Rettor Maggiore vollero aggiungere elogi sentitissimi ed assicurazioni di un più vivo attaccamento all'opera nostra. Il Signore dia il premio ben meritato al Padre buono, solerte e forte, soave e caritatevole, e a noi la volontà di imitarlo.

Che dirle di noi? Ci dibattiamo nelle spire vorticose della crisi e del dissesto economico mondiale, affidandoci alla materna bontà della Provvidenza, che non verrà meno, ne sono certo, e aiuterà i suoi poveri figli. Si passano ore d'angoscia, d'incertezza - è giuocoforza arrestare molto del lavoro - si corre il rischio di perdere il prestigio, non potendo far fronte agli impegni... Oh quante battaglie perdute

Ma così permette per i suoi fini la Provvidenza ammonitrice, purificatrice e riparatrice. Quanti insegnamenti per questo stato di cose! Prudenza e soprattutto umiltà - previdenza e maggior convinzione (se fosse necessario) della inanità delle provvisioni e previsioni umane... La base Lui e solo Lui. Dio che fa, che opera, che provvede... E insieme a questo materialume che purtroppo assilla e tormenta, la difficoltà del lavoro contrastato passo passo da un mondo di circostanze, di idee, di accuse trite e ritrite contro il cattolicismo, fatte rivivere da quanti hanno interesse a fare sì che il regno di Dio non si estenda.

Le accuse, le obbiezioni contro la religione cattolica del tempo di S. Francesco Saverio sono più che mai vive e tenute vive nel cuore di questo popolo, che, specialmente nelle città e villaggi lontani dai grandi centri popolosi o industriali o di cultura, è ancora l'antico popolo giapponese.

Sto raccogliendo coll'aiuto dei confratelli, come già scrissi, il materiale per la storia della nostra missione. Eccole la traduzione di un decreto di persecuzione contro i cristiani della zona di Nagasaki emanato 251 anni fa, tradotto da un vecchio libro di storia dal nostro D. Margiaria. Molto dello spirito di valutazione della religione cattolica che traspare dal testo e più fra le righe, è purtroppo ancora nella massa del popolo giapponese. « I missionari sono qui per impadronirsi del Giappone... Sono qui per sfruttare... ».

Ecco il testo:

DECRETO.

La religione cristiana è proibita da parecchi anni a questa parte. Perciò tutti quelli che ne sono sospetti debbono essere denunciati.

Il denunziante riceverà come ricompensa come sotto:

Chi denuncia un missionario L.1000 Chi denuncia un fratello laico L. 700 Chi denuncia un convertito che ritorna dall'estero L. 700 Chi dà albergo a un missionario o frate laico o denuncia un cristiano   L. 200.

Saranno somministrate le somme come sopra. Inoltre dai beni che saranno tolti ai denunziati, verranno prelevate L. 1ooo da aggiungersi come ricompensa al denunziante.

Se qualcuno tiene nascosto uno dei sopra incriminati, venendo scoperto per altra via, il padrone della casa, dove si tiene nascosto, riceverà una severa punizione.

Come sopra ordiniamo.

firmato il BuGHYò.

Il presente decreto deve osservarsi rigorosamente a tutti gli effetti di legge.

firmato il DAIMio di Ecciù.

DECRETI AGGIUNTI.

- In questi ultimi tempi si sa che quegli arnesi di missionari e cristiani han palesemente cessato di venire dall'estero. Tuttavia è certo che continuano a venire segretamente.

È pure saputo che anni fa furono mandati all'estero dei ragazzi della Missione cattolica (Nambarisi) e questo al fine di farne dei missionari.

Ora questi ragazzi, diventati missionari, fabbricate navi giapponesi, adottando costumi giapponesi, adoperando la lingua giapponese, è cosa certa che ritornano in Giappone.

- In questi ultimi tempi le navi straniere possono venire liberamente nei nostri porti. Perciò è necessario fare molta attenzione se si trova alcuno dei summenzionati. E trovatolo denunciarlo senza indugio. Se qualcuno dei summenzionati Padri o cristiani spontaneamente si viene a presentare, gli si condonerà la pena, gli si restituiranno i bagagli e lo si farà ripartire sullo stesso battello. Che se invece qualcuno di essi vuol nascondersi e in seguito viene riconosciuto come missionario, lui e tutti quelli che sono sulla nave verranno arrestati. Verranno sottoposti a pene severissime.

Siccome non devono stare nascosti e pur tuttavia non son denunciati, quelli che sono incriminati, verranno privati di ogni loro bene e ne verrà pure punita la famiglia.

Gli impiegati ufficiali, i pescatori, e qualunque altro devono fare attenzione e appena sospettano di qualcuno devono subito farlo sapere a questo ufficio.

Come sopra.

firmato il BUGHYÒ.

Il presente decreto deve osservarsi rigorosamente a tenor di legge.

firmato il DAIMIo di Ecciù.

Ad ottenere che la nostra cara Madonna pigliasse sotto la sua protezione le cose nostre e questo stato così anormale in cui ci troviamo, si è voluto solennizzare la festa dell'Immacolata, fra l'altro, con la processione notturna aux flambeaux. Era la prima volta che la statua della Madonna faceva la sua apparizione per le vie della città, fra centinaia di fiammelle, che al ritmo dell'Ave cantato dai vari cori, si elevavano al cielo, mentre portato dalle socie della Associazione femminile di Miyazaki incedeva maestoso il simulacro della Vergine. Sullo spiazzo della chiesa tutta la famiglia cristiana di Miyazaki e molti pagani, animati dalla calda parola di D. Cavoli, esplose nel potente grido «Viva Maria! » « Viva l'Imperatore! », congiungendo in devoto connubio religione e patria.

Amatissimo Sig. D. Ricaldone, Lei che de visu ha constatato il bene immenso che si può fare a queste anime, e che conosce assai bene di quali mezzi formidabili disponga questo impero per le opere di educazione, ci venga in aiuto per toglierci da questa criticissima situazione che significa arresto, arretramento, perdita... Ci ottenga dalla carità dei buoni quei mezzi che valgano almeno per sostenere le opere iniziate.

Con affetto filiale

Dev.mo

D. V. CIMATTI, Salesiano.

Le vie della carità.

Amato Padre,

Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri... ». Queste parole del Beato Padre nostro nei ricordi ai suoi Missionari, mi tornano alla mente, mentre sto prendendo la penna per dirle qualche cosa del bene operato dal nostro ambulatorio e dai nostri dispensarii, e tutta una lunga visione di uomini, di anime beneficate, rivive nella rievocazione delle cifre e dei fatti.

- Quanti miseri sono passati quest'anno all'ambulatorio? - Tolgo dagli appunti giornalieri: 3355.

- A quanti furono distribuiti medicinali? -- Ad un complesso di 7202 persone, mentre l'anno scorso erano 6825, e l'anno prima 5431.

Ricordo ancora quando si incominciò. Eravamo da poco giunti nel Siam, pressapoco nel novembre 1927, ed in una piccola escursione ci venne fatto conoscere un giovanetto di dodici anni, consumato dal deperimento, arso dalla febbre... Come non rimanerne commossi? Fu portato alla missione. La Madonna benedisse la nostra buona volontà e quel piccolo caro amico, dopo una quindicina di giorni, ritornava guarito alla sua casetta, tra la più viva sorpresa dei medicastri locali, che, non sapendo far altro, continuavano a mettere impiastri dove urgeva un taglio. Da quel giorno la modesta cassetta di pronto soccorso della Ditta Erba di Milano non ebbe più pace e per quattordici mesi fu tutto il nostro ambulatorio.

Gli inizi del nostro ambulatorio furono umili davvero. Tutte le opere di carità, specialmente nelle missioni, che nascono e vivono della beneficenza cristiana, traggono l'origine da umili cose; ma poi mostrano a questi popoli (ed è una eloquente lezione) quanto può fare la tenacia dello sforzo e del sacrificio di chi ama per amor di Dio, ed ama da lontano pur senza conoscere e senza aspettarsi ricompense umane.

La Missione Salesiana del Siam deve essere profondamente riconoscente a Donna Amalia Leumann Cerruti, se alla fine del 1928 ebbe un ambulatorio completo. Esso occupa provvisoriamente una piccola stanzetta a pianterreno della residenza missionaria ed ha esperimentato l'opera preziosa del giovane Dottor Camillo Gasparini, che nell'esercizio della sua professione unisce, cristianamente, intelligenza e cuore. Solo posto di medicazione nel vasto distretto, situato sul fiume Meklong all'incrocio del canale che ci mette in diretta comunicazione con Bangkok, ha accolto tutte le cate gorie di individui, con fortissima prevalenza, però, dell'elemento povero e giovanile. Ci siamo prodigati anche per i lebbrosi alleviandone i dolori e disponendo al Paradiso le loro anime. Uno di essi ebbe cure ed affetto per una degenza di più di 6oo giornate. Tutto può l'amore!

Vorrei farle, amato Padre, la lista di tanti casi pietosi, che sono scritti sui registri dell'ambulatorio, e più ancora nei cuori nostri: mi limito a raccogliere il grazie della riconoscenza affinchè, unito a quello dei suoi figli del Siam, arrivi a tutti i nostri Benefattori. Essi ci hanno dato medicinali, materie di medicazione, ricostituenti, fialette d'iniezioni, ecc. ecc... Senza di essi non avremmo certo potuto compiere il bene che si è fatto a piccoli e grandi, a cristiani ed a pagani senza distinzione alcuna e col medesimo senso di cristiana carità.

Un giorno i nostri buoni allievi missionari, in un passeggio del giovedì attraverso le immense piantagioni di cocco, entrarono, invitati da un vicino, in una umile capanna di un cristiano che da molti anni aveva abbandonata la chiesa. Giaceva sdraiato su una stuoia con un piede enormemente gonfio per una infezione che poteva produrre serie complicazioni. Con cure pazienti e lunghe egli guarì perfettamente... Ora tutta la sua famiglia è tornata a Dio con lui.

Queste sono le conquiste della carità! Ma anche quando i risultati non sono immediati e palpabili, l'opera caritatevole è sempre un seme che non va perduto e che vive, pronto a sbocciare nel senso di ammirazione e rispetto per la verità e per la religione che predichiamo. Forse sarà un gran, bene per le Missioni cattoliche un maggior studio del problema sanitario ed un maggiore sforzo per organizzare l'opera medica cattolica, che attraverso alla abnegazione, al sacrificio ed alla riservatezza cristiana dia l'impressione viva e reale della bontà divina. Il sacerdozio pagano l'ignora nel modo più assoluto.

Benedica, ansato Padre, il nostro umile lavoro. Le buone Suore, Figlie di Maria Ausiliatrice, che stanno per arrivare, potranno, nell'ambulatorio e nei dispensari trovare un immenso campo di bene ed un mezzo efficacissimo per affermare sempre più il regno della carità.

D. GAETANO PASOTTI Missionario al Siam.

ELENCO DI MATERIALE OCCORRENTE

Acqua analetica.   Arnica tintura.

Acido borico.   Aspirina pastiglie.

Acido fenico.   Bicarbonato soda.

Alcool puro.   Bismuto e oppio.

Ammoniaca pura.   Canfora.

t)ower pastiglie dolci. Magnesia bisural a. Etere solforico.   Magnesia solfato.

carina lino.   Odontalgici.

Glicerina.   Olio ricino.

Lacteol pastiglie.   Piramidone pastiglie.

Laudano liquido.   Tintura poligola. Liquore anis. ammonio. Salolo pastiglie.

Elisir paregorico.   Vaselina.

Luminal pastiglie.   Xeroformio.

Lysoform primo.   Jodoformio.

Lysoform greggio.   Fruit salt.

Permanganato pastiglie.

Collirio.

Sublimato pastiglie.

Dermo plastol Dusmenil flacconi. Iniezioni olio canforato.

»   caffeina.

morfina.

»   cocrene.

stovaina.

»   adrenalina.

»   euletina.

Cotone idrofilo primo grado.

»   »   secondo grado Bende assortite di Cambric.

»   »   di garza. Guttaperca.

Taftà inglese.

Leucoplast da 2 e da 5 cm.

NOTIZIE RIASSUNTE

Una commemorazione in India.

A Vellore, lo zelante parroco missionario D. Scagnetti ha promosso pel 15 novembre una solenne commemorazione dei morti nella grande guerra. Il Collector capo del distretto di North Arcot con molte autorità vi presero parte; era la prima volta che autorità pagane e protestanti assistevano ad una funzione cattolica e dopo la Messa solenne, cantata dagli orfanelli e piccoli seminaristi, a gara si congratulavano ripetendo: « Come sono belle e commoventi le funzioni della Chiesa Cattolica! ».

Dopo le cerimonie religiose ebbe luogo una commemorazione civile nel Salone D. Bosco del nuovo fabbricato. Molte delle persone che vi assistettero, vi intervennero con una certa diffidenza non avendo mai avvicinato i missionari, ma, dopo il trattenimento, ottimamente impressionate e soddisfatte, ringraziavano con effusione dell'invito avuto esprimendo il desiderio di assistere ancora ad altre cerimonie.

Tra i "Paria" del North Arcot.

Il Catholic Leader di Madras ha pubblicato una relazione della visita fatta ad Arni da S. E. Mons. Mederlet arcivescovo di Madras. Essa ci presenta un riflesso della vita di quella importante Missione.

« Il 13 luglio S. E. l'Arcivescovo di Madras, accompagnato dal suo segretario, giungeva ad Arni e di là si recava a Sandavasel per benedire la nuova chiesa di quel villaggio. Durante la Messa pontificale la Schola cantorum diretta da D. L. Pisano parroco di Arni eseguì per la prima volta la Missa de Angelis; dopo ebbe luogo un trattenimento in onore di S. Em., di cui ricorreva l'onomastico, al quale presero parte anche i pagani. L'accademia, cominciata coll'Inno di Don Bosco e chiusa con quello del Papa, fu assai varia per le declamazioni in tamil, in inglese, in francese e italiano e seguita da una ben riuscita azione drammatica delle ragazze della Scuola S. Giuseppe.

» Dopo il trattenimento S. Em., assistito da tutto il popolo, procedette alla benedizione di un pilone in onore di Maria Ausiliatrice, eretto dai cattolici nel centro del villaggio malgrado l'opposizione dei pagani. La funzione riuscì una entusiastica dimostrazione di fede e culminò a sera con una caratteristica processione con fiaccolata.

» Mons. Mederlet avrebbe pure dovuto in quel giorno battezzare una sessantina di adulti di un vicino villaggio tutto pagano, ma all'ultimo momento dovette sospendere la cerimonia perchè i padroni dei catecumeni - i Mirasidars - li avevano minacciati di licenziarli dal lavoro se si fossero resi cattolici. In compenso S. Em. ebbe il giorno dopo la consolazione di battezzare 77 pagani di Amerdi, un villaggio a 15 km. da Arni. In seguito Monsignore visitò altri villaggi, attirando a sè grandi e piccoli coi suoi modi affabili e allegri, lasciando in tutti un caro ricordo della sua bontà ».

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Carissimi,

Un valente operaio tedesco, fervoroso cattolico, leggendo nel Vangelo come Gesù nella solenne entrata in Gerusalemme cavalcava un asinello avuto ad imprestito, disse tra sè: - Anch'io darei un asinello al Signore, se Egli avesse bisogno e... se io ne possedessi uno.

Poco tempo dopo gli capita tra le mani una moneta di rame del Brunsnwich (uno dei tanti ducati della Germania) con l'effigie di un cavallo in corsa, stemma del paese. Il buon operaio si ricorda della sua promessa: anzi gli sembra che un cavallo vale meglio di un asino, e senz'altro corre a mettere la moneta in una cassetta per le Missioni Cattoliche.

Un giorno poi, invece che una moneta di rame, gliene capitò una identica di oro. Ebbe un momento di esitazione. « Sono povero, pensa; non sarà meglio far servire l'oro per me? ». Mira e rimira la moneta e vi legge su questa iscrizione: « Nunquam retrorsum ». Va tosto dal parroco per farsi spiegare il latino. Il parroco gli dice che significa: Non tornare mai indietro. « Ebbene, esclama l'operaio, anche il cavallo d'oro lo dono al Signore ». E corre con gioia a gettar la moneta nella cassetta delle Missioni.

Sta scritto: « Iddio ama il donatore allegro ».

Amici miei fate anche voi allegramente generose offerte al Signore e sarete da lui ben amati e ricompensati. Addio. Vivete felici.

Fra GIOCONDO.

Grazie ricevute per intercessione del Beato D. Bosco

Guarita de esaurimento. - Colpita nel giugno 1928 da gravissimo esaurimento, mi rivolsi fiduciosa al Beato D. Bosco e tosto risentii un insperato miglioramento che stupì anche il medico curante. Ma la guarigione era ancora lontana e io non cessai dal pregare ancora il Beato, non diminuii in lui la mia fiducia nonostante il lungo trascorrere di tempo.

E la guarigione avvenne completa il 9 giugno 1929, giorno della traslazione della venerata salma.

Riconoscentissima, a più di due anni di distanza, durante i quali ho goduto sempre florida salute invio la mia offerta e l'esposizione della ricevuta grazia a sempre maggior gloria del Beato protettore.

Torino.

OLIMPIA VACCA.

Una guarigione meravigliosa. - Nel giorno 16 giugno 1931 il bambino Paccagnini Ambrogio di Silvestro e di Noè Maria, di 6 anni, veniva travolto da un'auto privata, mentre attraversava la via Milano, vicino alla stazione del tram « Milano-Castano». Nonostante la prontezza dell'autista, che arrestava la macchina in brevissimo spazio, il bimbo veniva gettato a terra e batteva del capo contro il paracolpi dell'automobile.

Il proprietario della macchina si slanciò subito sul piccino per prodigargli le prime cure, ma troppo tardi perchè Ambrogio giaceva al suolo semivivo, privo di sensi, con frattura della base cranica. Trasportato all'ospedale locale, il medico Dott. Riva dichiarò trattarsi di un caso disperato.

Si può immaginare lo strazio dei poveri genitori accorsi al capezzale del bambino, incapaci di poter usargli qualche conforto. Presentendo vicina la fine del loro caro, chiesero e ottennero dal Direttore dell'ospedale di poter avere almeno il conforto di vederlo morire nel proprio letticciuolo. Il caso pietoso e straziante chiamò intorno a quest'angioletto assieme al clero locale un mondo di parenti e di amici, che si studiavano di portare qualche conforto morale all'animo desolato degli sventurati genitori, che ormai avevano perduto ogni speranza di guarigione.

Era appena uscito dalla camera del bambino il Prevosto, quando entrò una bambina recante un mazzolino di fiori disseccati, colti sulla tomba di Don Bosco, affidati a lei dalle Suore di Maria Ausiliatrice perché si mettessero a contatto col morente, convinte che il Beato avrebbe esaudito le preghiere dei genitori.

Ed ecco la grazia meravigliosa.

Collocati i fiori sotto il guanciale, il bambino che giaceva inerte in agonia mortale, incominciò a muovere la mano destra e a portarla alla parte del cranio schiacciata, ma senza altri segni di vita,..

Fu un gran sollievo per i poveri genitori, che travidero in quel movimento un principio di speranza. Intanto si era incominciata la novena al Beato Don Bosco: i nove giorni passarono con un miglioramento progressivo, e arrivato il nono giorno il bimbo fu dal medico trovato completamente guarito.

Il piccolo, ammesso al primo corso elementare rivelò uno sviluppo maggiore di capacità di intendere e di volere.

Davanti a questa guarigione il medico esclamò:

Questo è un miracolo! (1).

Castano 1°.   Sac. GIUSEPPE CERMENATI.

Prevosto-parroco.

(1) Nel locale Bollettino Parrocchiale di luglio si legge inoltre questa constatazione:
« ... dopo una decina di giorni abbiamo visto ancora il bambino giocare completamente guarito, come se niente fosse mai successo. La cosa ha meravigliato tutti, anche il medico, perchè la guarigione la si vedeva tanto difficile e molto più lontana. La meraviglia crebbe quando, sottoposto il bambino alla radioscopia, si constatò che, non ostante la sua evidente (o apparente) completa salute, aveva vere e numerose rotture nelle ossa della testa, tanto che anche i medici dell'Ospedale di Novara non sapevano capacitarsi come mai il bambino con la testa tanto rovinata potesse rimanere in piedi, senza accusare più alcun dolore, che anzi rideva quasi della loro meraviglia e della loro preoccupazione ».

Protezione di Padre. - Adempio la mia promessa, o Beato b. Bosco, inviando un'offerta per le Opere Salesiane. La tua protezione è continua e sensibilissima. Tu hai sovente liberati i piccoli orfani e le care orfanelle dell'Asilo Savoia da malattie contagiose e da epidemie che sembravano inevitabili; hai ritratto dagli artigli della morte due bimbi gravemente infermi, altri hai salvati da pericoli imminenti e da disgrazie gravissime.

Ti rendo le più vive grazie, o Beato Don Bosco, e ti prego di continuare la tua paterna benevola protezione a questo Asilo che ricovera circa 250 anime di bimbi e di fanciulle che sono parte eletta del tuo cuore d'apostolo e di padre.

Roma, 24 ottobre 1931.

Suor TERESA CHIOLA Direttrice.

Una prodigiosa guarigione. - « Il mio bambino De Micheli Luigi di anni due da oltre due mesi era ammalato di bronco-polmonite migrante: ultimamente era sopraggiunta anche la nefrite, per la quale era tutto gonfio. I medici avevano esaurite le loro risorse e tutti tenevamo la sua morte da un giorno all'altro. Mi rivolsi con fiducia al Beato D. Bosco. Un mattino il bimbo si desta dal sopore in cui era abitualmente immerso e tutto sorridente mi dice: - Guarda! - Io non vedevo nulla, ma il bimbo continuava ad insistere perchè io guardassi e mi faceva cenno con il suo ditino... Chi o che cosa vedeva? Forse il Beato che noi invocavamo! Noti so, ma da quel momento il bambino cominciò a migliorare ed ora è perfettamente guarito.

Il Vescovo della nostra Diocesi, Mons. Menzani, che aveva veduto il bimbo malato all'Ospedale di Piacenza, mi domandò quale santo avessi pregato per ottenere una simile guarigione affatto insperabile. - Il Beato D. Bosco, risposi. E Monsignor Menzani: - È un gran santo, ma badate che il bambino se lo vorrà Lui! - Se lo vorrà, conclusi, quando sarà fatto grande, glielo darò. -Questo ho promesso e con l'aiuto del Signore manterrò la promessa fatta.

Podenzano (Piacenza).

EREMO GIOVANNINA.

Guarita da gastro-enterite. - Il giorno primo giugno 1930 la nostra bambina venite colpita gravemente da gastro-enterite, che in breve la ridusse in condizioni disperate tanto che si temeva imminente la sua morte. Sfiduciati poichè lo stesso dottore curante alla mamma che trepidante le domandava: -Me la salva dottore? - Questi rispondeva: - Faccio anche l'impossibile, ma in questo caso solo il Signore può farle un miracolo. - Ci rivolgemmo con grande fiducia al Beato D. Bosco, mettendo la nostra bambina sotto la sua protezione, con la promessa di fare un'offerta. D. Bosco ci esaudì. Ora la nostra bambina si trova in perfetta salute.

Torino.   ALicE e LUIGI CAZZANI.

Una mamma guarita. - Nel luglio 1929 la mia mamma si ammalò di occlusione intestinale di natura non ben formulata che aggiuntasi a gravi dispiaceri e sacrifici d'ogni genere l'avevano ridotta agli estremi.

Chiamato d'urgenza al suo capezzale, presi con me prima di partire alcune reliquie del Beato, le quali subito collocai al letto e alla parte dolorante, invitando tutti i miei cari a pregare. E il nostro Beato non fu sordo alle nostre preghiere; quasi repentinamente i dolori scomparvero, e la mamma con meraviglia di tutti dopo pochi giorni potè lasciare il letto e riprendere le sue molteplici e gravose occupazioni, non risentendosi d'allora più alcun male.

Roma.   A. R. Salesiano.

Esprimono pure riconoscenza al Beato Don Bosco i seguenti:

Teutorio prof. Giovanni (Valgreghentino) con la promessa di soccorrere le Opere Salesiane, e raccomandandosi al B. Don Bosco, potè riprendere l'uso della mano destra che gli era stato completamente interdetto da lui flemmone violento e maligno al dito medio.

Una riconoscente graziata (Nizza Monf.) nella scorsa primavera ebbe attacchi di mal di cuore accompagnati da diverse complicazioni che le fecero trascorrere mesi spasimanti. In quei momenti di angoscia non cessò di pregare e raccomandarsi al B. Don Bosco per esserne liberata. In poco tempo l'ostinata tosse scomparve e con essa tutti gli altri disturbi fisici.

Figlia di M. A. (Melilli) per una grazia di ordine spirituale ottenuta a intercessione di M. A. e del Beato.

Conti Teresa Ollino (Mongardino) ebbe il suo bambino Francesco in fin di vita, proprio il 2 agosto quando compiva il primo lustro di età, per broncopolmonite con complicazioni intestinali; nella desolazione dell'imminente catastrofe, quasi preannunziata dai medici, la famiglia ricorse con un triduo al Beato e con promessa di offerta. Nel secondo giorno del triduo il bimbo si riprende, e presto guarisce.

Turina Margherita (Cavour) per ottenuta guarigione da un malanno che la opprimeva da lunghi anni.

Dosolina Rosa Cristante (S. Giov. di Casarsa) ebbe parecchi figli che morirono tutti in tenera età; ma l'ultimo, avuto l'anno scorso, lo pose sotto la protezione del Beato ed è cresciuto prosperoso e forte.

Cesira Fagiolo (Genzano) per intercessione del Beato ottenne la guarigione del bimbo Vasco Piccin gravemente inalato di difterite, sperimentando quale efficace protettore di bimbi sia Don Bosco.

Pennisi Giuseppe per la guarigione di due nipotini.

Iraldi Paolo (Torino) disoccupato da 10 mesi aveva ormai perduto quasi ogni speranza quando sua moglie lo consigliò di far una novena al Beato D. Bosco. Vi si arrese ed aggiunse la promessa di un'offerta, se entro il mese avesse ottenuto il favore.

Tre settimane dopo aveva l'impiego desiderato.

Aurora Rago (Portici) per l'ottenuta guarigione senza intervento medico.

Ester Tomasini (Lizzanella) per la guarigione del fratello, padre di 5 bambini, colpito da una strana malattia e ridotto in fin di vita.

Zenone Paolo si rivolse al Beato per una grazia desideratissima e fu tosto esaudito.

N. N, per l'intercessione del B. Don Bosco ha ottenuto dai Cuori di G. e di M. la grazia desiderata.

Melania De Cicco per grazia ottenuta.

N. N. - Una sua sorella era stata operata ad un occhio, e pochi giorni dopo lo stesso male attaccando l'altro occhio rendeva necessaria la ripetizione dell'operazione. Allora si raccomandò al Beato: il male s'arrestò e da oltre un anno non ha progredito menomamente.

Maria Castegnaro (Montebello Vic.) raccomandò al B. Don Bosco una domestica che a giudizio del medico aveva un tumore intestinale: l'ammalata migliorò e si ristabilì.

Famiglia Argenton (Mede).- Per una caduta la bimba Piera si ruppe il braccio destro e fu dai dottori dell'ospedale giudicata grave la frattura con conseguenze d'immobilità perenne. Raccomandata a Don Bosco con una novella, al termine di questa la bimba era in grado di fare qualunque movimento.

N. N. giovane diciasettenne per un colpo di zappa al piede fu colpito da tetano e fu per molti giorni in pericolo di morte tra atroci dolori. Datagli a baciare l'immagine del Beato, le crisi cominciarono a diminuire di frequenza e di intensità, e al miglioramento costante seguì lentamente il ritorno alla perfetta salute.

Ester Berutti (Rapallo) raccomandatasi al Beato Don Bosco, i dolori reumatici di cui soffriva ebbero tregua e in due giorni scomparvero del tutto.

Cavalieri Pasquina (Comacchio) pregò il Beato di ottenerle miglioramento nella salute e fu esaudita secondo il suo desiderio.

G. A. (Fiera di Primero) per aver ottenuto coll'intercessione del Beato la guarigione senza intervento chirurgico.

Rosina Prior Garzieri (S. Bernardo) ringrazia il Beato della protezione accordatale in varie circostanze. Mentre si risollevava da una polmonite doppia, dovette essere ricoverata all'ospedale italiano di S. Paulo ed operata di alcuni tumori; ritornata poi a casa convalescente, poco dopo dovette essere riportata all'ospedale per un malanno che l'aveva colpita al polmone e che richiedeva d'urgenza la rescezione di due costole per l'estrazione del pus. Si temeva una catastrofe per la grande debolezza dell'ammalata, ma colla protezione del Beato tutto riuscì bene; ora l'ammalata è completamente risanata.

Silmo Valeria (Biella) deve al Beato la salvezza in un pericolo di morte. Travolta da un camion carico di merci, fu trascinata per un tratto di via per modo che non restò parte del suo corpo senza lacerazioni e ferite, ed ebbe la frattura della gamba sinistra che l'obbligò per cinque mesi a stare in cura all'ospedale. Ma non cessò mai di raccomandarsi al Beato ed ora è fuori di ogni complicazione e in buona salute.

A. D. (Moncalieri) è grata al Beato per averle ottenuto la guarigione da una bronchite con seguito di tosse ostinata e per aver protetto la figlia nel momento difficile della maternità.

Scuderi Rosa Daidone (Trapani) gravemente ammalata, insieme con altre due figliuole e una nipotina, fiduciosamente ricorse al Beato formulando una promessa. La sera stessa sognò D. Bosco che con paterno sorriso le fece coraggio e le disse: - Sta di buon animo, figliuola: il Signore ha esaudito la tua preghiera. - E da quel momento tutte le malate cominciarono a sentirsi sensibilmente migliorate.

Merlone Rosa (Cossombrato) per aver il Beato benedetto la sua campagna e il raccolto dell'annata.

Salvi Anna colpita da malattia cerebrale ricorse al Beato per ottenere la guarigione; ringrazia ora pel miglioramento conseguito, fiduciosa di ricevere completa la grazia.

Peluffo Romualdo (Savona) affetto da difterite grave, colla reliquia di Don Bosco ottenne una rapida guarigione.

Peluffo Diego (Savona) lavorando nottetempo nella Ditta Carboni Fossili, battè del capo in un ferro sporgente contraendo un'infezione. Con la novena al B. D. Bosco però scomparve presto ogni minaccia e guarì perfettamente.

Sibona Annunziata pel buon esito degli esami e ottenuto impiego.

N. N. avendo all'estero una persona cara, che affetta da paralisi progressiva nell'aprile 1931 dovette essere internata in casa di salute senza speranza di guarigione, ricorse all'intercessione del Beato Don Bosco. L'ammalata cominciò a migliorare e l'8 dicembre rientrava in famiglia quasi guarita.

Amalia Ansaldi (Torino) pel felice esito di un'operazione alla mandibola sinistra e per averne scongiurata altra più grave.

L. M. (Torino) per l'ottenuta guarigione senza ricorrere a dottori e far uso di medicine.

Coniugi Galetto (Cuorgnè) avendo il loro piccole di 9 mesi colpito da polmonite e meningismo, con le ore contate, lo raccomandarono con gran fiducia al Beato: in breve fu fuori pericolo e guarì perfettamente.

Giovanni e Vincenzina Pagliero (Settimo) per la guarigione del piccolo Adriano e per la continua efficace protezione sulla famiglia,

La potente intercessione di Maria Ausiliatrice

Risanata da meningite. - La nostra bambina Giuseppina, di anni tre, nei primi di maggio 1931, venne colpita da menengite con varie complicazioni. Chiamato d'urgenza il Professore Primario di Alba, giudicò il caso gravissimo e consigliò di trasportarla subito all'ospedale per tentare tutte le prove suggerite dall'arte medica. All'ospedale la piccina si aggravò talmente che il giorno 15 si temette di perderla.

Addolorati al sommo, ci rivolgemmo fiduciosi a Maria Ausiliatrice e all'intercessione del Beato D. Bosco, per ottenere la guarigione della nostra cara bambina; ed oh prodigio! Il 23 dello stesso mese, in un impeto di gioia, la bambina si mise a gridare: - Mamma, mamma, Maria Ausiliatrice mi ha guarita!

Il Professore, visitata la piccina, constatò la scomparsa di ogni sintomo del grave malore e permise che al domani fosse condotta a casa. Riconoscenti, mandiamo la nostra tenue offerta. Serralunga d'Alba, novembre 1931.

Coniugi GIOVANNI e TERESA GIUDICI;.

Salvata da grave congestione bronco-polmonare. -All'aiuto del B. Don Bosco e di Maria SS. Ausiliatrice debbo il notevole miglioramento della mamma da due anni colpita da grave nevrosi cardiaca che la portò parecchie volte in pericolo di vita e la mia recente guarigione.

Il 20 febbraio 1931, colpita da congestione broncopolmonare, dovetti pormi a letto. In seguito ad una imprudenza, ricaddi, ed il caso si dimostrò gravissimo. Rassegnata al volere divino lui rivolsi fiduciosa al Beato Don Bosco e a Maria SS. Ausiliatrice certa che il loro aiuto non mi sarebbe venuto a mancare nonostante la gravità del male. Infatti dopo due novene si iniziava un leggero miglioramento che andava sempre aumentando. Ora completamente guarita ho potuto riprendere l'insegnamento senza fatica alcuna.

Brà, 12-11-1931.   LUCIA CAPRA, Insegnante.

Guarita da flemmone gassoso. -- Condotta il 17 ottobre in una casa di cura in Trento per una infezione alla mano, il dottore mi disse chiaro che si trattava di un terribile, quanto raro, flemmone gassoso e che per salvarmi la vita sarebbe stato obbligato ad amputarmi la mano. La sentenza mi causò, com'è facile immaginare, una terribile agitazione; subito mi rivolsi alla Madonna Ausiliatrice con la promessa di un'offerta perche volesse allontanare la minacciata amputazione. Il 18 feci celebrare una Messa e lui sentii ritornare in calma; il 21 ne feci celebrare un'altra alla quale assistettero costernati parenti ed amici. Intanto ogni giorno lui venivano praticati dei tagli alla mano, mentre in me cresceva la fiducia nella protezione di Maria. Dopo quindici giorni, in un sabato, il dottore dichiarò che l'infezione era arrestata e il pericolo dell'amputazione scongiurato.

In riconoscenza alla Madonna mi adoprerò per promuovere la sua divozione fra conoscenti ed amici.

Aldeno.   MAssiMiNA PETERLINI.

Incolume sotto la propria auto. -- Mentre mio figlio scendeva, con passo moderato, una strada in forte pendenza, ad una stretta curva i freni non funzionarono, e la macchina precipitò giù da una scarpata alta più di 10 m. Il compagno che era con lui riuscì a saltare fuori per tempo; egli invece rimase completamente sepolto sotto l'automobile.

Accorse gente: tutti credettero che fosse morto non sentendo alcun lamento. Ma sollevata la macchina con grandi sforzi, con stupore, lo videro alzarsi incolume.

Questo è certo una grazia segnalatissima dovuta alle preghiere che quotidianamente mia moglie rivolge a Maria SS. Ausiliatrice e al Beato Don Bosco.

Villa Torri di Vezzano.

CAMERINI Comm. CESARE.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

Galli Luigia (Inveruno) gravemente ammalata di polmonite per suggerimento dell'ottima sua insegnante - la quale fece pure pregare i piccoli allievi per la poveretta - fu raccomandata al Beato Don Bosco. Ora è guarita ed esprime al Beato la sua riconoscenza con una tenue ma cordiale offerta.

Ottavio e Giuditta Meneguzzo rimpatriati dall'America dopo alcuni anni, volendo ritornarvi, trovarono insormontabili difficoltà per il passaporto non mai fatto vidimare al Consolato. Si raccomandarono al Beato con una novena e venne tosto concesso quanto desideravano.

Elide Gazzina (Pieve Delmona) avendo il marito gravemente malato in una casa di cura e bisognosa della sua presenza in famiglia, pregò fervidamente il Beato e vide esaudita la sua preghiera. Il marito potè finalmente far ritorno in via di completo ristabilimento.

A. G. (Parma) per grazia ricevuta dal babbo e per ottenere la guarigione della sorella ammalata da anni, invia al Beato una tenue offerta.

Una giovane (Gorizia) invia L. 50 invocando aiuto da Maria Ausiliatrice per fare la santa volontà di Dio e salvarsi.

Alda Ortensi (Monterotondo) avendo il marito ammalato di polmonite e ormai disperato dai professori, continuò più fervide le sue suppliche a Maria Ausiliatrice; e ottenne la grazia di rivederlo guarito.

Angelo Ferrari (Arquata) nella necessità di avere un impiego ricorse all'intercessione di M. A. e del Beato, promettendo un'offerta per le opere salesiane: dopo la terza novena otteneva quanto desiderava e un'altra grazia in più.

Maria G. Lepreri (Torino) ringrazia M. A. e il Beato pel felice conseguimento della laurea, sebbene molte difficoltà vi si fossero opposte.

I. L. (Torino) per aver coll'aiuto di M. A. e del Beato potuto avere, dopo ansiosi giorni di attesa, l'impiego desiderato.

B. M. C. (Trino Verc.) avendo un fratello affetto da ulcere allo stomaco lo raccomandò costantemente a M. A. rinnovando la novena suggerita da Don Bosco, finchè, passato il fratello di nuovo ai raggi, fu trovato perfettamente guarito.

Galli Giovanna (Briona) è grata alla Vergine e al Beato per la felice operazione che ha subito di un grosso tumore.

Giovanni Casale (Serre P.) raccomandò alla Madonna e a D. Bosco il suo bimbo Chiaffredo, di due mesi, in pericolo di esser accecato per una resta di frumento penetratagli in un occhio e potuta estirpare dopo due giorni dalla madre medesima.

Giuseppa Mattei (Garbatella) pregò la Vergine di ottenere dal S. Cuore di Gesù la forza necessaria alla sua figliuola per affrontare un'operazione che riuscì felicemente.

Stangalini Teresa (Legnano) raccomandò a M. A. e al Beato la figlia colpita da appendicite e fu esaudita.

Matilde Berlingieri ringrazia M. A. e il Beato per grazia ricevuta, inviando offerta in segno di riconoscenza.

Guastavigna Giuseppina (S. Pier d'Arena) colpita da tifo, ottenne la sollecita guarigione per intercessione di M. A. e del Beato.

Divoti di M. A. di S. Michele di S. Stefano Roero inviano 220 lire quale offerta per le Opere Salesiane.

F. R. G. (Brooklyn) trovandosi sull'orlo di una completa rovina per impossibilità di pagare le tasse, pose ogni sua fiducia in M. A. e fu efficacemente aiutata

Giovanna Picchi (Faenza) raccomandata con una novena a M. A. risanò da una grave polmonite.

Una Cooperatrice (A. R.) invia offerta implorando la protezione di M. A. e del Beato e in ringraziamento di favori ottenuti.

Maria Ferrai (Arzana) si rivolse con fiducia a M. A. e al Beato ottenendo al termine della novena la grazia desiderata.

Coniugi Volpini (Casanova) esprimono riconoscenza a M. A. e al Beato per varie grazie ottenute, scampando i loro figliuoli da gravi pericoli. Il primogenito di 15 anni fu salvato a stento sulla sera durante un'abbondante nevicata; colpito poi nelle risaie da insolazione fu prodigiosamente risanato. Il figlio più piccolo giocando in riva al fiume durante la piena fu travolto dalla corrente e salvato per miracolo.

Genoveffa Maia ved. Rosso. -- il 16 luglio il suo Giacomo di 28 mesi fu colto da gastro-enterite e andò aggravandosi da essere in vero pericolo sulla fine del mese. La mamma lo raccomandò a M. A. e al Beato, del quale pose una reliquia sotto il guanciale del piccolo sofferente. Subito si determinò un miglioramento che proseguendo portò in breve il bimbo fuori pericolo.

Cesare Cavicchioli (Ferrara) invia L. 50o riconoscentissimo per grazia ricevuta, fiducioso di avere sempre la protezione di M. A, e del Beato D. Bosco.

R. F. (Rivoli) pel buon esito dell'operazione di appendicite e pronta guarigione della sua nipote, ottenuta coll'intercessione di M. A.

N. N. offre L. 100 per ottenere la guarigione di persona cara coll'intercessione di M. A. e del Beato.

Giovanna Maria Gubba, insegnante, ringrazia M. A. per una guarigione insperata e pel successo felice di una difficile causa.

Anna Baria (Sezzadio) per grazie ricevute a intercessione di M. A. e del Beato.

E. R. riconoscente offre L. 98,70 a M. A. perclhè esaudisca le sue preghiere.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Antonioli M. B., Arrigoni P., Anzalone M., Acquistapace R. A., Arrighetti M., Armosino M. (pro Missioni), Avondetto M., Aimerito B., Agosto E., Artusio T. (catena d'oro con crocetta), Aprà L., Alfieri C. (orecchini), Androetto T., Ami A., Arduino M., Acchiardo O., Accastello, Avenati Ar., Altea D., Almondo G., Ansaldi M.

Bertolotti I., Billotti M., Boni C., Bianchi E;., Biarmasse R., Bernocco T., Bergamasco sorelle, Berlo A., Besa avv. A., Borsetti A. D., Barbero C., Bazzi A., Beraudi, Brizio C., Bollaratti M., Bianchi Ianetti I,., Beccetto, Buosa L., Belletti G., Barettini M., Bailo C., Barbetta, Bocca T., Benna M. L., Bonnin M., Bargetto D., Bignani R. (anello d'oro), Barale A., Borato R., Beltrami coniugi, Bonino M.. Brizio, Baragioli F., Buronzo C., Bensi G., Baro F., Bacco G., Barbetta M., Borgna M. (orecchini d'oro), Bollati G., Bortolussi A., Boglione, Bianchi M., Bonnin M., Brignolo L.

Calzamiglia V., Cologna A., Carosso O., Cannavale A., Ceccarelli M., Corradi L., Clementi M., Cornalba C. G., Capra G., Cavaciutti R., Congiu R., Cresta Fr. M., Capra M., Cernetto A., Cerato G., Calvo S., Campanella G., Caffaratti, Cerruti D., Cairola G., Capra O., C. E. G., Casalegno A., Calligaris O., C. O., Cominazzini C., Cerruti M., Chiabotto G., Canonica A., Can. Carcora, Colombo E., Chiosso R., D. Chiabotto L. (a nome di pia signora:

catena con crocifisso d'oro), Cotto T., Castello U., Cerrato A., Cappa M., Cresta M., Casnati C. e Giuliano Marianna (L. 500), Capra Ott., Coda F., Cornafede, Cappello M. (L. 500), Calova E., Corrotto A., Careggio A., Costa G., Caustico L., Capretto E., Colonna, Cavalloni R., Cebrario M., Castagna L., Cortesi M., Cagliero M., Cornagliotti Z.

De Nardo C., Del Basso Fr., De Gasperi M., Dozzi L. P., De Lorenzi G., Donini A., Delù G. B., D'Agostini A., Danna A., De Marchi M., Dieghi coniugi, De Piccoli E., De Paoli A., De Giuli A., De Bernardi O., Del Forno L., Dorato E., D. A. (Bagnolo), Divota di Forno.

Ex-allievo.

Fragale A., Fornica D. Fr., Fizzotti M., Flospergher E. V., Francescato V. M., Famiglia Brugnara, Ferro I,., Fiorio C., Ferria S., Fantino A., Furno, Fasano, Ferrero D., Ferreri U., Fortina F., Fassio, Fassio famiglia, Fossati O., Fontani famiglia, Fasano M. (L. 1000), Fassio E., Frasso M., Ferraris M., Figlia della Carità, Fracchia R., Frigero M., Frola G.

G. L. (Aquila), Gabbiani A., Gandolfo T., Gioncada C., Germanà A., Giacomozzi D., Grazioli A., Garise A., Gambino B., Giacoso L. F., Giacosa A., Garcia T. I., Garzeri R., Garavelli B. R., Girardi A., Guasco Piccotti G., Gatto T., G. M. (Novello), Galletto B., Giai V. E., Gruppati A., Giglio A., Gado coniugi, Gatto V., Gonella S., Giordano R. e R., G. M. (catena d'oro), Grillo C., Gonella A., Giordanengo M., Giovannini I., Galizia M., Gauna, Giraudo M., Gambino D., Gnecchi G., Giovanacci F., Ghiglieno P., Guelba, G. L., Grange R., G. A. C., G. Michele.

Lodigiani G., Lorenzi T., Lorenzi G., Lagomarsino E., Lippi C. G., Luongo P. P., Lauretto R., Lescaro C., Lusso A., Lanfranco M., L. M. (Torino), Lischetti C., Leoni M. (spilla d'oro).

Isnardi I,., Inglese Galosa S.

Martinoli S., Morone C. A., Mugnozza F. B., Maiolatesi A., Montebianco A., Micheletti M., M. C. (Pettinengo, per gr. rie. offre L. 200), Medda Fr., Mirabelli C., Martino M., Maffi G., Maggi G. e R., Maggi E., Menegasto A., Machet E. (francobolli), Morasco I., Milanesio M., Marchetti P., Margiante T., Margiante C., Modesti, Meliga T., Molino O., Mestralet T., Mercantelli B., Mascarino G., Merlo P., Maccagno M., Morbelli Fr., M. R. (5o), Marelli L., Mello famiglia, Musetta A. (catena d'oro), Martinola A., Magnazzi L., Moretta A., Morano L., Meliga C., Manocca M., Malinverni M. e E., Merlone R. e. M., Molinari N. e G. B., Mondino G., Martino M., Marra M., Mantellero coniugi, Minola A., Monaro D., Masini P., Marchello A., Masera C., M. M.

N. N. (5), N. N. (5o), N. N. (10), N. N. (10o), N. N. (10), N. N. (Alba), Nebiolo A. (orologio d'oro), N. N. (20), N. N. (5), Nicolello V. E., N. N. (25), N. N. (5o), N. N. (100), Novo F., N. N. (25), N. N. (25), N. N. (400), N. N. (Pinerolo), N. N. (200), N. N. (Torino), N. N. (10), N. N. (5o), Nanni A., N. N. (100), N. N. (spilla d'oro).

Odetti V., Oddo avv. G., Olivieri D., Oddone L., Odello F., Oneglio P.

Paccanoni E., Pollini G. S., Paradisi M. G., Petralli E., Preti L., Pacini Fr., Poncato A., Pelezzi A., Preverino coniugi, Piazza M., Primo A., Pezzana FI., Peradotto famiglia, Pane A., Pennazio, Dr. Pinacci G., Pigna Lamberti R., Prono V., Pavesi M., Polastro C., Petrini, Peghini E., Pistone M., Pastore M., Pepparini G. (tovaglia di altare), Poesio

M., Priotto V., Provera ing. . Peppino B., Pacanini A., Pona G.

Quattroccolo C., Quarello.

Revelli A., Rollero A., Rolfi M., Re M., Rossi A., Rampone, Rosetti V., Rolle A., Righetti A., Rigotti M., Roncucci, Rossotto coniugi, Rassini M., Rinaldi P. (spilla d'oro), Rissart M., Rapalino I., Racca A., Ronco M., Rolandin G., Rappelli famiglia, Robotti famiglia, Rosa C., Rosa Fr.

Schillaci Dom. G., Siano P., Spallarossa Don P., Savino M. F., Saracco M., Santos T., Satta A., Scala R., Sonaro S. A., Serra M. (braccialetto d'oro), Sorba F., Sacco A., Scoffoni D., Strolengo M., Secondo V., Sola G., Salvi A.

Torti R., Tramontano M. (varie), T. C., Tosco sorelle, Tornassoni G., T. B., Tavella A., Toffoletto M., Tione F., Trioero A., Turina M.

Vanotti coniugi, Vanon C., Vignozzi M., Virgona Fr., Vallory G., Vecco P., Vigliani I., Varvelli C., Voglino A., Vacca O., Vigna P., Visconti P., Viviani avv. C., Varga M., Verrua, Valle M., Velasco P., Venzaghi Ferrario E. (offre I,. 5o).

Zema M., Zanon E., Zucchetti P., Zanello N., Zili C., Zanna M., Zucca C.

Nuove indulgenze per la Via Crucis.

Con decreto della Sacra Penitenzieria Apostolica del 20 ottobre 1931, il Santo Padre Pio XI, abolite le indulgenze sinora concesse per l'esercizio della « Via Crucis », stabilisce e concede nuove indulgenze connesse alla pia pratica.

Tutti i fedeli che, o singolarmente o a gruppi, fanno, almeno con sentimenti di viva contrizione, il pio esercizio della « Via Crucis » legittimamente istituita, e secondo le prescrizioni della Santa Sede, possono lucrare:

a) Un'indulgenza plenaria « toties quoties » se compiranno il pio esercizio;

b) un'altra indulgenza plenaria se si comunicheranno in quel medesimo giorno in cui fanno il pio esercizio, oppure entro un mese dal medesimo esercizio compiuto dieci volte;

e) l'indulgenza parziale di dieci anni e di altrettante quarantene per ogni singola stazione se a caso incominciato il pio esercizio, per qualsivoglia motivo ragionevole, non lo si conduca sino alla fine.

Queste stesse Indulgenze vuole il Santo Padre che siano estese a quelle persone impossibilitate (infermi, naviganti, carcerati, ecc.) che, per decreto 8 agosto 1859, possono compierlo solo nella forma stabilita da Clemente XIV, con la recita di 20 « Pater », « Ave» e « Gloria » e tenendo in mano un Crocifisso di materia non fragile, benedetto da chi ne ha la facoltà.

E anche a quegli infermi così gravi che appena possono baciare o guardare tale Crocifisso e recitare qualche pia giaculatoria in memoria della Passione e Morte di Gesù (decreto 25 marzo 1931). E con questo in più, che se per giusta causa non possono recitare i prescritti « Pater », « Ave » e « Gloria » per l'indulgenza plenaria, acquistino l'indulgenza parziale di dieci anni ed altrettante quarantene per ogni « Pater » con « Ave » e « Gloria » recitato; e che se qualcuno, per la violenza della malattia può soltanto baciare il Crocifisso (espressamente benedetto) o solo rivolgergli uno sguardo, senza poter aggiungere una preghiera giaculatoria, possa egualmente acquistare l'indulgenza plenaria.

NECROLOGIO

Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze:

FUJISAWA JINSHIRO.

Catechista nella Missione Miyazaki (Giappone) era zelante cooperatore ed aiutò assai a propagare la devozione di Maria A. (traducendo in giapponese il Manuale degli Associati) e la conoscenza del nostro B. Padre in Giappone. Alla desolata vedova e alla famiglia l'assicurazione delle nostre riconoscenti preghiere. Volava in cielo nel passato agosto.

Sig ra MADDALENA SERRA, ved. QUARANTA.

Alla tarda età di 86 anni si è spenta in Torino questa piissima signora, zelante Cooperatrice salesiana fin dal 1884.

Conobbe personalmente il Beato Don Bosco, dalle cui mani ricevette più volte la Santa Comunione, e parecchi oggetti di pietà da lui benedetti, che conservava con pio affetto. Grandemente affezionata all'Opera Salesiana, la favorì costantemente con tutti i mezzi a sua disposizione.

Era anche devotissima di Maria SS. Ausiliatrice e ne frequentò giornalmente la Basilica durante quarant'anni.

Fece una morte santa assistita dalle amorevoli figlie e da parecchi sacerdoti salesiani che molto la confortarono nei suoi ultimi momenti.

GIOVANNA VASSALLO.

Volò al cielo il 13 dicembre u. s. Quest'ottima cooperatrice pochi giorni prima della sua morte, avvenuta a La Valletta (Malta), incaricava il nipote di far pervenire alle Opere Salesiane il generoso obolo della sua carità; così, anche in punto di morte, dominò il pensiero che per tutta la vita fu stimolo a un'intensa azione di carità e di virtù religiosa.

POLLA NATALE CARLO.

Ex Maresciallo Maggiore RR. CC.

Dopo breve malattia si spense in Torino il 22 dicembre 1931. Uomo di carattere profondamente cristiano, improntò la sua vita ad una costante rettitudine di coscienza e ad una bontà di cuore che lo fecero amare da quanti lo conobbero e benedire, soprattutto nei giorni della grande guerra, dalle numerose famiglie cui prodigò generosamente le cure proprie del suo ufficio. Raccoltosi omai a godere il meritato riposo, seppe fare a Dio il sacrificio del proprio figlio Ezio, chiamato dal Signore alla vocazione missionaria salesiana. E pregando pel figlio lontano, compì l'olocausto della sua vita preziosa.

Comm. Avv. GENNARO DE SIMONE.

Si è addormentato nel Signore all'alba del 24 dicembre 1931, confortato dai carismi di nostra religione e dalla speciale benedizione del Santo Padre, con l'assistenza dell'Em.mo Card. Arc. di Napoli.

Fu antesignano dell'Azione Cattolica, fin dai primi anni, maestro di apostolato a tutte le generazioni di giovani; primo Presidente della Giunta Diocesana; Consigliere ed Assessore del Comune di Napoli, portò nei pubblici consessi la voce austera della rettitudine tradizionale, nei Congressi nazionali dei cattolici il palpito generoso del cuore di Napoli. Fu tutta la sua vita un esempio di mirabile rispondenza dell'azione all'idea.

Entusiasta dell'apostolato giovanile salesiano, volle essere ascritto tra i Cooperatori, e fu dei primi amici del Beato D. Bosco, di cui spesso in meravigliose conferenze, in calde orazioni ed a Napoli ed a Roma ed in altre città magnificò l'opera.

Alla famiglia inconsolabile, ed in modo speciale al figliuolo Prof. Ludovico, nostro zelante Cooperatore, siano di conforto le nostre preghiere e le nostre sentite condoglianze.

Nobildonna ANTONIETTA MATILDE GIUSTINIANI.

Si spense cristianamente e serenamente la mattina del 19 dicembre 1931 in Costantinopoli in età di 87 anni. Di animo buono e gentile, di soda pietà fondò nel 1903 l'attuale Istituto Salesiano, che porta il nonne del defunto suo marito. Donna di elette virtù, fu di una grandezza d'animo veramente mirabile, congiunta ad una dolce bontà, non d'altro sollecita che di adempiere il dovere e praticare il bene - e a una rettitudine e fede profonda che aveva attinta alle tradizioni della famiglia e all'educazione religiosissima ricevuta.

Il bene compiuto dalla Nobildonna Matilde Giustiniani in Costantinopoli e altrove è veramente grande. Il nostro dolore per la sua scomparsa è pari alla vivezza del desiderio coli cui vorremmo che tutti i Cooperatori salesiani facessero speciali suffragi per l'estinta.

I suoi funerali riuscirono solennissimi per concorso di persone di ogni condizione e di ogni età, e i 195 allievi dell'Istituto Salesiano vollero accompagnarne la venerata salma fino al cimitero e rendere così l'ultimo tributo di affetto e di venerazione a chi era stata per tanti anni la loro munifica e generosa benefattrice.

Sac. Teol. TESTONE Cav. Prof. CARLO.

La vigilia del S. Natale u. s. chiudeva improvvisamente la sua laboriosa giornata in Casteggio, dove fu arciprete e Vicario foraneo per ben 34 anni.

Sacerdote di eletto ingegno, di alti e generosi sensi religiosi e civili, amò d'un forte amore la Chiesa e la Patria. Fu benefico coi poveri come un padre, pei quali istituì una cucina permanente con un servizio non di rado quasi signorile. Amò le Missioni, per le quali lavorava anche più ore della notte. Fu cooperatore e ammiratore dell'Opera Salesiana, e sostenitore delle Missioni di Mons. Versiglia in Cina, al quale mandò più volte generose offerte raccolte tra la sua popolazione.

Raccomandiamo vivamente la sua anima eletta ai suffragi dei nostri Cooperatori.

Cooperatori defunti:

ABELLI ASSUNTA, Levanto (Spezia). AMELIO LUIGIA, Imperia 1a.

ARLATI ADELE, Osmargo (Como).

BACILIERI CARLO, S. Maria del Monte (Varese). BALLATORE Cav. GIOVANNI, Possano (Cuneo). BARBERIS Grus. ANTONIO, Oviglio (Alessandria). BAZZICA LUIGI, Dalcè (Verona). BELLUGI PATRIZIO, Buonconvento (Siena). BERRINO FELICITA, Bra (Cuneo). BERLINGERI LUISA, Civitavecchia (Roma). BERNABEI ERMINIA, Riccò (Modena). BIE ELIA, Valtournanche (Aorta). BAGLIoLO GIUSEPPE, S. Giorgio Scarampò (Aless.). BONACCORSI MARIA, S. Agata di Battiati (Catania). BoRIo FILIPPO, Castigliole d'Asti (Alessandria). BoSI AUGUSTO, Trecasali (Parma). BRUNEL LUIGI, Soraga (Trento). CAMISASCA FELICITA, Milano.

CARIDI ANGELINA ALCARA, Siderno Marina (R. Cal.). CASAZZA TERESA, Porto Taniglia (Genova). CASSIS TRODINA, Bergamo.

CONTARINI TERESA, Gervasutta (Udine).

CONTINI GIUSEPPE, Villanova (Padova). COSTA Can. MARIO, Mineo (Catania). COSTANTINO SAVINA GENTA, COStigliole d'Asti (Aless. ). CRAVERO D. GIOVANNI, Moriondo (Torino). CRISTOFANINI TERESA, Cevio (Svizzera). DEBLAW D. ENRICO, Parma.

DEFLORIAN ANGELICA, Fiano (Trento). DEL SONNO CONSIGLIA, Foggia.

DELLA VECCHIA CARLO, Schio (Vicenza). FABBRONI Gio. BATT., Gorgo di Latisana (Udine). FARONI BOCCAFOGLIA CAROLINA, Gazzoldo Ippolito. FOURNIER FRANCESCO, Beaulard (Torino). FRANGIONi D. GIOVANNI Priore, S. Miniato (Firenze). FREZZA GIOSAFAT, Lanuvio (Roma). GIACOMUZZI FRANCESCO RIASI, Ziano (Trento). GIACOMUZZI GIORGIO, Ziano (Trento). GIAMBONINI MATTEO, Gandria (Svizzera). GIOVANNINI CAROLINA, Dazio (Sondrio). GIORGIONI CROCIFISSA ved. COSTELLI, Ascoli Piceno,

GILARDI Prof. Can. AMBROGIO, Firenze.

GUSMAN ADOLFO, Brindisi (Lecce). LANDI ISIDORO, Bologna.

LENNA D. GIACOMO Arciprete, Bistagno (Alessan. ). LOBBio GIUSEPPINA, Padova. LODIGIANI MARIETTA, Genova. LONARDI LAVINIA, Fumane (Verona). LUCARELLI ADELAIDE, Roma. LUSONA ANNA, Alfiano Natta (Alessandria). MALGARATTI GRONGHI AGNESE, Sonico (Brescia). MANDIS CESARE, Samatzai (Cagliari). MARINI MARIA SANTIS, Roma. MARTIN SANTE, Cordenous (Udine). MARZOLINI Cav. GIUSEPPE, Bardi (Parma). MORTAROTTI ANGELA, Casorzo (Alessandria). MASSERANO EMILIA, Biella (Vercelli).

MAZERCHI ADELE nei MARTINi, Tegoleto (Arezzo). MICHELETTI MARIA, Balzola (Alessandria). MoRCHIO EMILIA.

MORANDUZZO MARIA GAMBA, Castel Terino (Trento). MOSCANZONI MARIANNA, Fumane (Verona). NEGRI MANOZZA TERSILLA, Cassolnovo (Pavia). PAGANI AMALIA, Montorso (Vicenza). PAGANI MADDALENA, Borgomanero (Novara). PANACA TERESA, Terzo d'Acqui (Alessandria). PAPERO STEFANO, Roseto (Cuneo). PENNACCHI Prof. FRANCESCO, Assisi (Perugia). PEROTTI MIANI Cont. FULVIA, Cassano Murge (Bari). PIERMATTEI MARIAved. CARAFFA, Tolentino (Macer.). POZZINI ANGELA, Nerviano (Milano). OIALI ENRICO, Maggiate Superiore (Novara). ORLANDI Ing. Cav. GIOVANNI, Legnago (Verona). QUAGLIA CATTERINA, Garzigliana (Torino). RIBECAI FRANCESCO, Montemagno (Pisa). RiCCHINI MARGHERITA, Brescia. Ricci Marchesa GANDOLFI, Parma. RICONDA TERESA, Settimo Rottaro (Aosta). RIVA ANGELA, Ovada (Alessandria). RIVASI FRANCESCO, Cadignano (Modena). Rizzi MARIA, Bondo (Bergamo). ROBBIATI MARIA BANDI, Garbagnate (Milano). RoI FAUSTINO, BarasSO (Como). Rossi PIETRO, Murisengo (Alessandria). RosSIGNANI CESARE, Borgomanero (Novara). RUCHENA ANTONIETTA n. BONOME, Vignale (Aless.). SCOTTI PALLENZONA MARIA, Pozzolo Formigaro (Al.). SELLA TERESA, Santhià (Vercelli). STEFANI FERRARI STEFANIA, Lanzo Torinese. BARUFFI Suor PLACIDA, Carassone (Mondovì). TESTA GIUSEPPE, Rocca del Colle (Bergamo). ToAJANI ARTURO, Roverbella (Mantova). TOGNETTI TERESA, Rovetta (Bergamo). TAIA CIRILLO, Sacconago (Varese). TALA BATTISTA, Genoni (Cagliari). TASOLINI MARIA, Felettano (Udine). UGOLINi ROSA, Fumane (Verona). VACCHINO ANTONIO Prev., Settimo Rottaro (Aosta). VALERio ADELE, Moneglia (Genova). VANZETTA GIULIA, Ziano (Trento). VARESCO GIUSEPPE BEPOLO e moglie DOROTEA, Ziano (Trento).

VILLA CARLOTTA GRIMALDI, Genova.

VISIOLI FELICITA v. LAZZARI, Pieve Delmona (Crem. ). ZoLINI MONTIRONI, S. Agata Feltria (Pesaro).