BS 1880s|1888|Bollettino Salesiano Aprile 1888

ANNO XII - N. 4.   Esce una volta al mese.   APRILE 1888

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario: Nuova partenza dei nostri Missionari ed il Mese di Maria Ausiliatrice - Diario della malattia di DON Bosco - La Tumulazione - Avviso ai Signori Cooperatori - Dallo Stretto di Magellano.

NUOVA PARTENZA DEI NOSTRI MISSIONARI e il Mese di Maria Ausiliatrice.

Due avvisi ci diede D. Bosco prima di morire: - Vi raccomando le nostre missioni. - E : - Insistete e predicate sulla divozione a Maria Santissima Ausiliatrice e sulla frequente Comunione.

E noi obbediremo alle sue parole. Domenica, 11 marzo, altri sette nuovi missionaria partirono dall'Oratorio di S. Francesco di Sales per l'America del Sud , congedandosi dai loro confratelli colla solita funzione religiosa, così solenne , cose commovente , in mezzo ad un concorso numerosissimo di fedeli. Altre spedizioni seguiranno questa, ripetendo il motto di D. Bosco morente: - Coraggio ! Avanti, sempre avanti!

Per ciò che spetta alla devozione di Maria SS. Ausiliatrice, annunziamo che il giorno 23 del mese di aprile si darà principio al mese Mariano che finirà colla solennissima festa del 24 maggio. Al mattino alle ore 5 1/2 e alle 7 1/2 vi sarà una Messa, letta per la comunità , Rosario e Comunioni. Per concessione Pontificia ogni fedele cristiano assistendo divotamente a tali esercizi di pietà , può lucrare ogni volta l'indulgenza di tre anni.

Nella sera alle ore 7 1/2, dopo il canto di una lode, il valente oratore bresciano D. Elena terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Invitiamo caldamente i Cooperatori e Cooperatrici di Torino a prendervi parte, e tutti gli altri ad onorare Maria SS. in quel miglior modo che potranno, non dimenticando l'assicurazione di D. Bosco: - Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino le nostre missioni e saranno sicuri di ottenerle.

DIARIO DELLA MALATTIA DI D. BOSCO.

Per dare una giusta soddisfazione ai nostri Cooperatori, abbiamo pensato di presentare un estratto del diario dei due mesi che precedettero la morte del nostro caro D. Bosco, scritto in parte dal suo segretario D. Carlo Maria Viglietti che lo assisteva quasi di continuo, e parte dagli altri Confratelli che tennero fedelmente nota di quanto videro ed udirono. Coi primari della nostra Pia Società nominiamo alcuni altri sconosciuti ai nostri lettori; ma ciò si fa per testificare che la nostra narrazione è secondo verità in ogni sua parte.

2 dicembre.

D. Bosco teme di dovere presto tralasciare di dire Messa. La celebra con gran pena ed a voce bassissima nell'oratorio privato attiguo alla sua stanza , interrotto spesso dalla profonda commozione che lo comprende. Chi da tre anni lo assiste nella celebrazione del santo Sacrificio, asserisce di aver notato che vanno in lui mancando di mano in mano le forze necessarie. Incominciò nei mesi scorsi a non voltarsi nel diro il Dominus vobiscum; ora da un mese, nel tempo della Comunione dei fedeli che assistono, egli si siede ed altro prete distribuisce l'ostia santa: così pure nen ha forza dopo la Messa di dire le tre Ave Maria e gli Oremus, che sono recitati da un altro, mentre egli colla mente accompagna.

Qualche giorno però, permettendolo il tempo, esce in vettura per ordine del medico, e poi sostenuto percorre a piedi qualche tratto di via. Speriamo.

3 dicembre.

Stanotte D. Bosco fu molto incomodato. Stamane non potè dir la santa Messa, ma venne ad ascoltarla e fece la Comunione. Alle parole: Ecce Agnus Dei ruppe in lagrime di amore verso Gesù Sacramentato. Egli è contento. Al solito , gli fu letto il giornale, ed egli faceto ed allegro scherzava sul suo male.

4 dicembre.

Verso le 6 1/2 pom. fa chiamare D. Cerruti, al quale, appena entrato in camera, disse subito: - Non ho nulla di grave : solo desidero che discorriamo un poco, e mi informi interamente delle cose della Casa. Era la prima volta, dacché D. Cerruti trovavasi a Torino, che Don Bosco lo chiamava egli stesso direttamente per tale effetto. Ciò produsse in lui grande impressione. Lo trattenne a lungo , volle essere informato di tutto, e concluse con un consiglio ed un incarico a suo nome. Quindi gli chiese come stesse di salute con un affetto, si può dire, più paterno del solito: - Abbiti riguardo; sono io D. Bosco che te lo dico, te lo comando. Fa per te quel che faresti per D. Bosco. - A queste parole D. Cerruti non ne poté più dalla commozione. Egli allora lo pigliò per mano dicendogli : Coraggio, caro Don Cerruti ; in paradiso voglio che stiamo allegri. D. Cerruti si ritirò piangendo.

6 dicembre.

Da quattro o cinque giorni D. Bosco va declinando sensibilmente. Ieri sera ebbe febbre e mal di capo. Stamane si alzò alle 8. Ha eziandio tralasciata la santa Messa da lunedì, udendola tutti i giorni e facendo la Comunione. Stasera , benché stanco, volle portarsi in chiesa per assistere alla funzione della partenza dei missionarii. Entrò in presbitero sostenuto dal segretario D. Viglietti e dal chierico Festa , mentre don Bonetti faceva la predica di addio ai Missionarii... Davvero che la predica più bella e più efficace la fece il povero D. Bosco, così strascinantesi sulla sua persona. Tutta la gente si alzava per vederlo. Mons. Leto, dopo la benedizione col SS. Sacramento, diresse alcune parole ai missionarii , diede loro l'addio e li benedisse. Era una scena delle più commoventi. I missionarii passarono ad uno ad uno a salutare e a baciare la mano a D. Bosco. Piangevano essi, piangeva D. Bosco, piangevano tutti... Abbracciarono per l'ultima volta i confratelli della Casa, poi s'incamminarono per uscire dalla porta maggiore. La gente si prostrava ai loro piedi e baciava loro gli abiti e le mani. Scomparsi i missionari, la folla irruppe nel presbiterio e si accalcò intorno a D. Bosco. Quante parole di compassione si udirono sullo stato del povero vecchio! Quanti si videro piangere! Quanti benedicevano quell'uomo di Dio e lo chiamavano santo !

Passando pel cortile, D. Bosco fu acclamato dai giovani, e, stanco, si ritirò nella sua camera.

7 dicembre.

Partono gli uni, arrivano gli altri. Al dolore della partenza succede la gioia del ritorno. Ieri partirono i missionarii per Quito, oggi alle due pomeridiane giunse mons. Cagliero dall'America. Non si può descrivere la gioia festante dei giovani e il loro slancio cordiale. Belle iscrizioni appese ai poggiuoli della casa salutavano il Vescovo Salesiano; cento bandiere abbellivano il cortile ; mille grida e mille evviva, frammisti al suono della banda musicale, erompevano da tutti i cuori. Fu tenerissimo l'incontro di Monsignore con D. Bosco. Il buon vecchio se ne stava seduto nella sua camera. Abbraccìò il figlio, se lo strinse al cuore, erompeva in lagrime come un fanciullo : gli volle baciare l'anello. Le sue prime parole furono: Di salute come stai? Con monsignor Cagliero giunsero tre signori chileni , e i due missionarii D. Riccardi e D. Cassini. Tutto bene e felicemente.

8 dicembre.

Il giorno dell'Immacolata! Che sacrifizio fu per D. Bosco il non poter dir Messa! Ascoltò quella del segretario e fece la santa Comunione. Egli però è sempre allegro. Se lo interroghi sulla sua salute, ti dirà sempre che sta benissimo. Scherza sui suoi acciacchi, e parlando della sua schiena , che tanto va curvandosi, ripete quei versi tanto noti d'una canzone piemontese

Oh schiña. povra schiña.

T' as finì d' portè basciña.

Parole piemontesi che significano : Povera schiena, povera schiena, hai finito di portare dei pesi.

Né solo cosi egli soleva confortare il nostro cuore abbattuto per vederlo sempre peggiorare, ma in più altre maniere. Stasera indebolito più che mai , né potendosi quasi muovere , due sacerdoti lo aiutavano a recarsi in camera dal refettorio. Da due giorni non può più prendere nulla. Noi eravamo mesti e sa il Signore con quale affetto lo sorreggevamo ! Ed egli colla sua consueta maniera recitava questi versi piemontesi che egli stesso aveva composti, per compassionare le sue povere gambe che più non reggevano a portarlo.

Oh gambe. povre gambe.

Che sie drite, che sie strambe, Seve sempre 'l mé confort. Fiña a tant ch'i sia nen mort.

Oh le povere mie gambe Siate dritte, siate strambe Voi sarete il mio conforto Fino a che non sarò morto.

Ieri sera il 7 giungeva all'Oratorio il Vescovo di Liegi capo luogo della sua diocesi, per ottenere una Casa Salesiana nella sua città. Li 8 , festa dell' Immacolata si fa radunanza intorno a D. Bosco, il quale ora con meraviglia di tutti risponde affermativamente alla domanda di apertura di detta casa , mentre il giorno prima pareva quasi di parere contrario. Ebbe forse qualche celeste ispirazione? Dio lo sa.

Venne a pranzo sorretto dal braccio di questo venerando Prelato. D. Bosco lo ringraziò di quest'atto pietoso con parole che partivano dal cuore. Alla fine Mons. Vescovo tentò di ripetere la medesima cortesia e D. Bosco lo ringraziò e se ne scusò. Commosse tutti la tenerezza di questo esimio prelato che pareva cresciuto all'affezione verso D. Bosco come uno dei nostri , come ci edificò l'umiltà con cui D. Bosco se ne seppe schermire.

Venuto a cena cogli altri, dopo pochi minuti si alzò per ritornare in camera - Si faccia coraggio, gli disse qualcuno : Abbiamo da vedere la sua Messa d'oro. - A queste parole D. Bosco si fermò sulla porta, si volse indietro, fissò collo sguardo chi aveva parlato: - Sì, sì; vedremo rispose: La Messa d'oro! Son cose gravi, son cose gravi!

9 dicembre.

Lungo il mattino Mons. Cagliero presenta al nostro caro Padre una superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice , suor Angela Valese di Lu , proveniente dalla Patagonia, e suor Teresa Mazzarello, venuta dalla Repubblica dell'Uruguay. Esse, dopo 10 anni, ritornavano a rivedere la patria e D. Bosco. Conducevano seco una ragazza dodicenne che il nostro missionario D. Fagnano aveva salvata con altri selvaggi nella prima escursione nella Terra del Fuoco. Monsignore, nel presentarla, diceva: - Ecco, carissimo D. Bosco, una primizia che le offrono i suoi figli ex ultimis finibus terrae. - La piccolina, inginocchiata innanzi a lui, con un accento semi-barbaro ancora: - Vi ringrazio, proseguiva, carissimo Padre, di aver mandato i vostri missionarii a salvar me ed i miei fratelli! Essi ci hanno fatti cristiani e ci hanno aperte le porte del cielo. - D. Bosco, mentre sorrideva, aveva il volto bagnato di lagrime ed ebbe graditissimo questo primo fiore, venuto da quelle terre che formarono sempre l'oggetto de' suoi più cari desiderii.

10 dicembre.

D. Bosco passò la notte insonne. Già nella sera precedente aveva detto a D. Durando , che l'accompagnava: - Che brutta, notte mi toccherà di passare! Pazienza! Sia fatta la volontà di Dio! E prostrato di forze. Egli disse ancora: Finora camminammo sempre sul certo: non possiamo errare : è Maria che ci guida.

11 dicembre.

Riceve la visita di un antico allievo che molto lo consola. Pare ringiovanire nel richiamare alla memoria i compagni di lui, le avventure di quei tempi e specialmente la protezione manifesta di Dio sulle opere iniziate. Lo invita a ritornare per passar qua la festa di Natale con suo figlio.

12 dicembre.

Quest'anno D. Bosco, per un di quei graziosi pensieri che gli erano famigliari, differì la vendemmia del pergolato che sta avanti alle sue finestre. Dovendo arrivare Mons. Cagliero , volle aspettare perché anch' esso partecipasse del suo raccolto. In questi giorni pertanto sedendo, giacché non può reggersi in piedi, si diletta di vedere i suoi figli con alla testa Monsignore , distaccare l'uva, ripulirla e mangiarla allegramente. La vendemmia venne pure onorata da un altro Vescovo e da un Provinciale Americano dei Fratelli delle scuole Cristiane, accompagnato da altro fratello del medesimo Ordine.

14 dicembre.

Da qualche tempo vuol veder sempre al suo fianco i confratelli più anziani e dimostra gran rincrescimento quando, o per dovere o per carità, qualcuno di loro se ne deve allontanare. D. Francesia era tornato appena stasera da una predicazione, e sapendo che doveva ripartire, mostrando sorpresa e dolore, esclamò: ho più poco tempo da stare con voi e bisogna che cerchiamo di passarlo sempre insieme !

15 dicembre.

Da circa due settimane D. Bosco non sentendosi in forze per celebrare la santa Messa, la ascolta ogni giorno e fa la S. Comunione.

Informato che parecchie famiglie di Alassio soffrivano per causa del terremoto di febbraio dell' anno passato, ne dimostrò grande compassione. Disse quindi a D. Cerruti che scrivesse al Direttore del Collegio , D. Rocca, che l'autorizzava a fare tutto quello che credeva opportuno nella sua prudenza in questa circostanza, specialmente verso V . - Faremo economie un'altra volta, concluse:, ora soccorriamo il prossimo.

16 dicembre.

Stasera D. Bosco uscì a passeggio in vettura con D. Rua e col segretario D. Viglietti. Nella conversazione che ebbe luogo in tale passeggiata citò vari passi di poeti latini ed italiani recitandone brani considerevoli a memoria e facendone risaltare le bellezze morali e religiose, in guisa che i due interlocutori ebbero a rimanere altamente maravigliati della sua memoria , giacché certo non li aveva più letti dopo che cessò di frequentare le scuole di latinità. Ritornando fu incontrato il Cardinale Alimonda sotto i portici del corso Vittorio Emanuele. L'Eminentissimo Alimonda: - Oh! D. Giovanni, D. Giovanni! esclamò. -Salì poscia in vettura con lui, e lo abbracciò e baciò teneramente. Molta gente si era fermata a mirare questa scena pietosa dei due venerandi e illustri vegliardi. Più di uno esclamava : - Quanto si amano! - Andarono essi due soli in vettura sino in via Cernaia, e sceso il Cardinale, rimontarono i suddetti con D. Bosco, e ritornarono all'Oratorio. Giunto a casa e salite le scale affranto dalla fatica si rivolse a D. Rua e gli disse: Altra volta non potrò più fare queste scale.

17 dicembre.

D. Bosco è molto abbattuto. Non potendo più resistere alla fatica di confessare i giovani tutte le mattine, pure consecrava a questo sacro ministero il mercoledi e sabato sera. Questa sera pertanto una trentina di giovani delle classi superiori andò per confessarsi. Ma il chierico Angelo Festa disse loro, come non gli sembrasse opportuno che D. Bosco confessasse, perchè non stava bene di sanità. I giovani non si mossero, mostrando così il vivo desiderio di parlar col loro amato Padre. Allora il chierico ando a dirlo a D. Bosco, il quale sulle prime asserì di non poter resistere a quella fatica, ma poi riflettendo alquanto, rispose : - Eppure è l'ultima volta che potrò confessarli!

Il chierico non badando a tale espressione lo consigliava a non confessare , facendogli osservare come avesse febbre e oppresso il respiro. Ma egli, grandemente commosso, ripetè : - Eppure è l'ultima volta; di' pure che vengano. - E li confessò. Ed erano proprio le ultime confessioni che ascoltava.

18 dicembre.

Da qualche giorno D. Bosco va aggravandosi nel male. Non può più camminare ed è condotto nel seggiolone a ruote. Oggi essendosi disposta una preesposizione degli oggetti portati da Mons. Cagliero dalla Patagonia, D. Bosco aveva fatto invitare a visitarla parecchi benefattori ed amici. Si trattenne con loro a pranzo dando segni di particolare affetto. Ritornato in camera disse al Sig. Don Reffo: Caro mio, sempre ti ho amato e sempre ti amerò: sono al termine de' miei giorni, prega per me, io pregherò sempre per te.

19 dicembre.

Don Bosco è visitato da parecchi insigni personaggi del Chili avviati verso Roma. Uno di essi vedendolo cotanto affranto ed impedito nella respirazione, gli dice: Noi preghiamo molto il Signore perché lo liberi da' suoi incomodi e ce lo conservi ancora lungamente. D. Bosco gli risponde: —Desidero andar presto in Paradiso: di là potrò assai meglio lavorare per la nostra Pia Società e pei miei figli e proteggerli. Qui non posso più far niente per essi.

20 dicembre.

Il povero Don Bosco respira affannosamente, ed è costretto ad andare a letto alle 7 di sera e alzarsi alle 10 del mattino. Sente dal letto la Messa e fa la S. Comunione. Fino a mezzogiorno dà udienza ai benefattori delle sue opere e alle persone estranee alla Casa che vengono per affari diversi. Sono ormai quarant'anni che consacra tutte le mattine a consigliare, a benedire, consolare, soccorrere, rallegrare quanti desiderano avvicinarlo. Fu questa una delle occupazioni più faticose della sua vita. Questa mattina è talmente privo di forze, che sembra sia per mancargli il respiro. Stasera però volle uscire a passeggio in vettura e fu l'ultima volta. Fu trasportato al cocchio in seggiolone. Malgrado le replicate istanze de' suoi figli era la prima volta che ciò permetteva e fu l'ultima. Lo accompagnavano Don Bonetti e Don Viglietti, i quali in vettura presero a parlare dei confratelli, che desideravano tutti di aiutarlo e di sollevarlo. Egli taceva, ascoltando intenerito i loro ragionamenti , quando ad un tratto usciva in queste parole: - Viglietti, appena giunto a casa, ricordati di scrivere a nome mio queste parole per tutti i Salesiani: I Superiori Salesiani abbiano sempre una grande benevolenza verso i loro inferiori ; e specialmente trattino bene e con carità le persone di servizio.

Nel ritorno , quando si fu nel viale della Regina Margherita, per discendere alla chiesa di Maria Ausiliatrice, uno sconosciuto fermò la vettura. Chi era? Un buon signore di Pinerolo già stato uno dei primi giovani dell'Oratorio. Come D. Bosco lo vide volentieri! Era venuto a Terino per alcuni suoi affari, e volle vedere Don Bosco. Sapendo che sarebbe passato di là, ve lo aspettava in mezzo alla via : - Mio caro, gli disse D. Bosco, come vanno le tue cose?

- Così, così, rispose quel tale; preghi per me.

E dell'anima come stai?

- Procuro di essere sempre degno alunno di D. Bosco.

- Grazie, bravo ! Dio ti ricompenserà ! Prega anche per me ! - E lo congedò benedicendolo e con dirgli: Ti raccomando la salvezza dell' anima: vivi sempre da buon cristiano.

Ritornato a casa e portato in camera disse amorevolmente a Berrone, capo dei portatori, i quali con gioia grande si erano prestati a quel caro servizio: -Fa lista sai; Ti pagherò tutto in una volta. - Fu poco dopo visitato dal medico curante , dottor Albertotti, il quale lo trovò molto aggravato e lo fece porre a letto. Pochi istanti prima di porsi a letto , interrogato dal chierico Festa come si sentisse , rispose tutto commosso: - Ora non mi resta che a fare una buona conclusione , che termini bene il tutto. Gli si fece osservare che con un po' di riposo si sarebbe riavuto, ma egli fe' cenno che no, e ripeti accentuando le parole: Non resta che a fare una buona conclusione.

Durante la giornata scrisse sopra un'immagine queste parole: Maria, tu nos ab hoste protege et mortis hora suscipe. Ed in altra scrisse in italiano: Maria, l' aiuto tuo forte, da in punto di morte all'anima mia.

21 dicembre.

D. Bosco sta assai male ed è spesso eccitato al vomito. Nulla appetisce. Oggi sta tutto il giorno a letto. Ha il respiro affannoso estremamente, con febbre. Il dottore ci spaventò tutti , dicendoci: - Se l'infermo continua in questo stato, si può dire che non possa avere più che quattro o cinque giorni di- vita. - Egli però è tranquillo e scherza ancora.

Alle 8 1/2 pom. disse: - Oggi verso le 4 pensava che più nulla mi mancasse a morire. Non aveva più cognizione di nulla. Ora mi sento molto sveglio ! Preso un po' di zuppa, disse scherzevolmente al segretario: Viglietti, dammi un po' di caffè ghiacciato... ma che sia caldo... - E rideva.

23 dicembre.

D. Bosco continua male assai e non ritiene nulla. Verso mezzogiorno disse al segretario: - Fa di non essere qui solo tu prete. Ho bisogno che qualcuno sia qui pronto per l'Olio santo.

- D. Bosco, gli rispose, D. Rua è sempre nella camera qui presso. Del resto ella non è così grave da dover discorrere in questa maniera.

- Si sa, ripigliò D. Bosco, si sa qui in casa che io sto così male?

- Si, D. Bosco, non solo qui si sa, ma in tutte le altre case e ormai in tutto il mondo; e pregano tutti.

- Perchè io guarisca ? Me ne vado all'eternità !

Egli è commosso e a quanti de' suoi si accostano a lui dà dei ricordi come se dovesse abbandonarli. A D. Bonetti dice: Sii sempre il sostegno di D. Rua. Al segretario : Fa che sia in pronto il SS. Viatico. Siamo cristiani e si fa volentieri l' offerta a Dio della propria esistenza.

Alle 12 1/2 vennero tre belgi. Disse che entrassero pure, purchè promettessero di pregare per lui. Li benedisse, e : - Promettetemi, disse, di pregare per me, pei Salesiani e specialmente pei Missionarii.

Ad un giovane prete salesiano disse ancora - Di' poi a tua madre che la saluto, che si occupi in far crescere cristianamente la famiglia, e che preghi anche per te, che tu sii sempre un buon prete e che salvi molte anime.

Insiste sovente che tutto sia pronto per gli ultimi sacramenti.

Alle 2 pom. sta più male- e volge la parola a mons. Cagliero : - Procurate di dire al sig. L. che si ricordi dei nostri missionarii : io mi ricorderò di lui e della sua buona famiglia. Pregate tutti per me. Di' a tutti i compagni e confratelli che preghino per me, acciocché io muoia in grazia di Dio: non desidero altro:... che abbiano fede viva e che procurino di praticarla.

I primarii della Casa, D. Belmonte, D. Lazzero, D. Berto, Rossi Giuseppe e Buzzetti, quelli già nominati ed altri ancora andavano successivamente a passare qualche tempo in sua camera. E benché egli parlasse a stento, faceva loro le più care accoglienze. Ora scherzando li salutava militarmente portando la mano alla fronte, ora alzando ed abbassando le mani, ora indicando il sopravvenuto a chi già era al suo fianco. - Lo vedi ? E lui ! dicevagli; ora porgendo la destra e stringendo la mano di chi baciava la sua : - Oli ! il mio caro, sei sempre il mio caro. - Ad un Salesiano diceva sotto voce: - So che tua madre si trova nelle strettezze. Parlami liberamente e solo a me, senza che nessuno venga a conoscere i tuoi segreti. Ti darò io stesso, senza. che nessuno lo sappia, quanto credi necessario. - A tutti chiedeva con vivo interesse notizie della loro sanità , se fossero abbastanza riparati dal freddo, se abbisognassero di qualche cosa. Non tralasciava di domandare, eziandio a Monsignore, come si fosse passata la giornata , quali fossero le occupazioni di ciascheduno, qual lavoro speciale si avesse tra mani. Con quelli poi che lo vegliavano e servivano manifestava sempre il timore che la privazione di riposo e di ricreazione potesse essere nociva alla loro sanità. Ma l'amore tenne sempre inchiodati al suo letto i pietosi ed instancabili infermieri che non vollero cedere a nessuno l'onore ed il piacere di servirlo. E molte volte la tenerezza immensa che nutriva pe' suoi figli gli strappava dagli occhi lagrime tranquille. Avevaci detto anni sono : - L'unico distacco che io proverò in punto di morte si è quello di dovermi separare da voi. - La carità infatti del suo cuore non può essere pienamente compresa. E questa sua carità lo spingeva a distrarre la mente altrui con qualche scherzo quando li vedeva soffrire al suo letto. Ad uno dei Superiori che non potè, guardandolo , nascondere la commozione. - Hai già fatto merenda? domandò tra il grave ed il faceto. Domanda un po' anche qui a D. Viglietti, se l' ha già fatta! - Egli amava tutti e ciascheduno come se fosse l'unico oggetto della sua affezione.

Un giorno un giovane sacerdote voleva dìmostrare innanzi a varii confratelli, che lo ascoltavano silenziosi, come esso avesse goduto la speciale confidenza di Don Bosco. Ad un tratto un altro lo interruppe , dicendogli : - Costoro ti contraddicono col cuore, poiché ciascheduno di essi crede di essere stato il preferito.

- E vero ! esclamarono tutti. E se fossero stati migliaia presenti avrebbero tutti risposto così, perché amava con affetto di padre.

Alle 3 1/4 lungo consulto tra il medico curante dott. Albertotti e i consulenti dott. Fissore dott. Vignolo. D. Bosco è più sollevato. Dio solo può premiare le premurose cure, le continue visite di giorno e di rotte, il generoso disinteresse, e dimostrazioni di alletto verso D. Bosco di questi insigni medici e benefattori nostri. D. Bosco son cessava di ringraziarli colle lagrime agli occhi.

Alle 4 1/4 pom. entra nella stanza dell'infermo S. E. il Card. Alimonda che lo abbraccia e bacia teneramente. E una scena commoventissima. Don Bosco si leva il suo berrettino da notte, ed - Eminenza, le raccomando che preghi perchè possa salvare l' anima mia! dice per prima cosa al Cardinale. Poi: Le raccomando la mia Congregazione. E piange. Sua Eminenza gli fa coraggio, gli parla dell'uniformità alla volontà di Dio e gli ricorda che ha lavorato molto per Lui. Accortosi intanto che D. Bosco ha tuttora il suo berrettino in mano, glielo ripone egli stesso in capo. D. Bosco è estremamente commosso: - Ho fatto sempre tutto quello che ho potuto. Sia di me la santa volontà di Dio.

- Pochi, osservò il Cardinale, possono dire come voi al punto di morte.

E D. Bosco interrompendolo: - Tempi difficili Eminenza ! Ho passato tempi difficili... Ma l'autorità del Papa... l'autorità del Papa ; l'ho detto qui a Mons. Cagliero che lo dica al S. Padre che i Salesiani sono per la difesa dell'autorità del Papa dovunque lavorino, dovunque si trovino. E in così dire appariva tutto acceso.

- Sì, caro D. Bosco ; rispose Mons. Cagliero che stava ai piedi del letto : lo ricordo; stia sicuro che farò la sua commissione al S. Padre.

- Ma lei, D. Giovanni, riprese il Cardinale passando ad altro , non deve temere la morte; ha raccomandato tante volte agli altri di star preparati.

- Ce ne parlò tante volte, seguitò Mons. Cagliero ; era anzi il suo tema principale.

- L'ho detto agli altri, soggiunse tutto umile D. Bosco : ora ho bisogno che gli altri lo dicano a me. - D. Bosco volle quindi la benedizione del Cardinale che nel congedarsi lo riabbracciò e ribaciò profondamente commosso.

Alle 5 venne il suo confessore, D. Giacomelli, compagno suo di Seminario, e rimasero soli per alcuni minuti. Quale ricordo ci destò questo buon sacerdote! Nel 1885 essendo questi caduto mortalmente ammalato, D. Bosco avevagli detto in nostra presenza : Sta allegro ; non temere non sai che toccherà a te assistere D. Bosco negli ultimi momenti

24 dicembre.

Alle 7 1/2 antim. si prepara pel santo Viatico. D. Bosco dice lagrimando ad alcuni sacerdoti che gli stanno d'intorno : - Aiutatemi, aiutatemi voi altri a ricevere bene Gesù... io son confuso... In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum. - Entra mons. Cagliero coi SS. Vìatico accompagnato solennemente dal Clero. D. Bosco rompe in lagrime ! Che spettacolo ! Don Bosco rivestito della stola sembra un angelo:

Fu un momento indescrivibile. Non si udivano che singhiozzi. Anche Monsignore piangeva.

Verso le 10 del mattino disse a D. Durando, che gli stava accanto al letto : - Ti incarico, di ringraziare a nome mio i medici per tutte le cure che con tanta carità mi usarono.

Alle 4 1/2 pom. il cardinale Alimonda venne a domandare notizie. Da stamane si nota in Don Bosco un segnalato miglioramento. Ha il respiro meno affannoso e nulla di agitazione. Dorme e riposa sempre : non parla.

Alle 10 però desidera D. Rua e gli dice:

Vorrei con D. Viglietti un altro prete presso di me per questa notte : temo di non arrivare a domani.

Alle 11 mons. Cagliero gli amministrò l'estrema unzione, prima della quale D. Bosco domandò che si chiedesse per lui la benedizione dal Santo Padre; ciò che Monsignore eseguì in quella notte stessa, prima ancora di recarsi a celebrare pontificalmente la Messa di mezzanotte nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Non parlò quindi che di eternità e diede avvisi. Disse poi a mons. Cagliero piangendo : - Domando una cosa sola al Signore, che possa salvare la povera anima mia Raccomando di dire a tutti i Salesiani che lavorino con zelo ed ardore : lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime - Quindi prese riposo.

25 dicembre.

A mezzogiorno venne il can. Bosso, Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata dal Venerabile Cottolengo. Don Bosco gli ricordò come lo avesse incontrato la prima volta a Castelnuovo quando era ancora giovanetto.

Avendo Mons. Cagliero domandata per Don Bosco la benedizione al Santo Padre con telegramma diretto all' Eminentissimo Cardinale Rampolla, riceveva il seguente dispaccio per telegrafo, che dimostrava la grande benevolenza del Capo della Chiesa e il vivo interesse che prendeva della malattia del nostro Don Bosco « Monsignor Cagliero, Torino. - Il Santo Padre, dolente dell'infermità di D. Bosco, prega per lui e gli invia l'implorata benedizione. - M. Cardinale Rampolla. »

Alla sera vennero a visitarlo i due Vescovi mons. Bertagna titolare di Cafarnao e mons. Leto titolare di Samaria. Erano già venuti prima i Vescovi di Casale, Fossano e Cuneo.

In questi giorni la vispa fanciulletta della Terra del Fuoco non sa darsi pace per la malattia di D. Bosco. Va ad ogni istante a chiedere notizie alla Superiora : - D. Bosco è ammalato - esclama continuamente e corre in Chiesa più volte al giorno e prega per lunga ora innanzi al SS. Sacramento per la guarigione del suo benefattore. Il suo volto color di rame è spesse volte bagnato di lagrime, tanto viva è la sua gratitudine e il suo dolore.

26 dicembre.

D. Bosco sta alquanto meglio. Ricevette la visita di congedo di quell'antico allievo che egli stesso a veva qualche tempo prima invitato a venire a passare con lui le feste di Natale, menando anche un suo figliuoletto. Gettatosi in ginocchio vicino al letto, quel vecchio amico rimase come estatico e non seppe dire altro, fuorchè esclamare : - Oh Don Bosco, oh D. Bosco ! - D. Bosco alzata la mano benedisse il padre e il figlio e sollevando lo sguardo fece intendere che li andava ad aspettare in cielo. Usciti di camera chiamò a sé D. Rua e con un filo di voce gli dice: - Sai che è di scarsa fortuna; a lui e al figlio pagherai il viaggio a nome mio.

Alle 4 3/4 pom. il Card. Alimonda venne a congedarsi, essendo imminente la sua partenza per Roma. Sua Eminenza ruppe in lagrime. Abbracciò, baciò più volte e benedisse il carissimo D. Bosco.

Essendo giunta da Nizza Monferrato la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice con altra assistente, fu introdotta a ricevere la benedizione : Si, disse D. Bosco, benedico tutte le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, benedico la Superiora generale e tutte le sorelle procurino di salvare molte anime.

A Mons. Cagliero verso sera D. Bosco disse: - Desidero che ti fermi in Italia fino a tanto che saranno sistemate tutte le cose dopo la mia morte. - A notte inoltrata prega lo stesso Monsignore a volergli impartire la santa benedizione.

27 dicembre.

S. Giovanni Evangelista! Il suo nome! Ascoltò la santa Messa e fece la S. Comunione.

Verso mezzo giorno si trattava di mutarlo di letto. Ragionavasi del come ciò fare con suo minore disagio : - Ecco, disse D. Bosco a D. Belmonte in tono faceto, bisogna fare così : Attaccarmi una corda al collo e tirarmi dall'uno all'altro letto.

In questo trasporto, che poscia si ripetè quasi quotidianamente, come pure quando gli si hanno da accomodare i guanciali e tirare un po' più su la persona, soffre immensamente. Egli però non lascia di scherzare : - Le ho fatto male, D. Bosco ? - Oh ! certo, risponde, non mi fai bene.

Verso sera venne D. Domenico Tinetti, direttore dell' Unità Cattolica, a cui D. Bosco intenerito, e con voce fioca e molto stentata, disse: - Come in passato, le raccomando la Congregazione Salesiana e le nostre Missioni. Aggiunse quindi altre parole di grande benevolenza, assicurandolo che sarebbero sempre stati amici fino al paradiso.

28 dicembre.

Stamane i medici lo trovarono meglio assai.

Cosa notevole è che pregato D. Bosco le mille volte da tutti, acciocchè domandasse a Dio la sanità, non volle mai acconsentire , dicendo : - Sia di me la santa volontà di Dio. - Quando gli suggerivano giaculatorie, esso le ripeteva ; ma allorché qualcuno gli suggeriva: - Maria Santissima, fatemi guarire! - esso non rispondeva.

E bene qui notare come molti giornali pubblichino ogni giorno nelle loro colonne il bollettino sanitario di D. Bosco e parlino di lui. La Casa è continuamente assediata da gente che vuol saperne notizie. Vengono pure corrispondenti di giornali nostrani ed esteri. I telegrammi si succedono ad ogni istante : un movimento straordinario, un continuo giungere di direttori dalle nostre Case, da ogni parte d'Italia e dalla Sicilia, dalla Francia e dalla Spagna.

Intanto notizie dai più rimoti paesi annunziano straordinarie preghiere pubbliche e private, tridui e novene.

Non vi ha monastero, non convento, non comunità qualsiasi ove non si facciano preghiere speciali per la guarigione di D. Bosco. In molte nostre Case vi è pure l'adorazione continua innanzi al SS. Sacramento. In moltissime famiglie di Cooperatori si piange , si prega, si offre la propria vita a Dio, si fanno voti e promesse. Lo stesso accade fra ì confratelli della Congregazione.

Stamane venne una ragguardevole signora in portieria, domandò notizie e le si diedero a leggere quelle che dava l' Unità Cattolica. Si sedette, si mise a leggere, e piangendo dirottamente per le migliori notizie, pose nelle mani del portinaio il portamonete, dicendo: - Oh ! dite a Don Bosco che risani presto, e consegnategli questi pochi danari. - Erano quattrocento lire in tanti napoleoni d'oro, che offriva ai poveri suoi orfanelli.

D. Bosco domanda spesse volte ai medici che gli dicano chiaramente il suo stato, - perchè, soggiunge, sappiano che non temo nulla. Sono tranquillo e disposto.

Infatti a D. Albera Paolo , direttore dell'Ospizio di Marsiglia, che gli diceva: - È la terza volta, o D. Bosco, che giunge fino alle porte dell'eternità, e poi ritorna indietro per le preghiere dei suoi figli. Sono certo che così accadrà anche questa volta.

- Questa volta non ritorno più! rispose Don Bosco.

I ricordi che in questi giorni più sovente ha inculcati e fatti scrivere, furono: - Dite che si abbia fede e si raccomandi l'osservanza esatta delle Regole.

Interrompiamo il diario per narrare una visita di un corrispondente del Figaro di Parigi. Ecco le parole di questo giornale: - Io mi presentai, verso le ore dieci del mattino, a D. Durando, il quale colla sua solita affabilità si mise a mia disposizione per tutte quelle informazioni che avrei Potuto desiderare. Egli mi disse che Don Bosco era gravemente infermo, e che il suo stato non lasciava più alcuna speranza di guarigione. -A momenti, egli continuò, vi sarà consulto. Scusatemi , soggiunse , se devo portarmi presso il letto dell'infermo. Io non credo che voi possiate parlargli, ma, venite, io lascerò la porta della sua camera semiaperta, e voi potrete vederlo.

Io lo seguii ed entrammo in un'anticamera dove si trovavano due medici, il dott. Fissore ed il dott. Albertotti. Il dott. Fissore, al quale mi rivolsi, mi rispose in questi termini: - Don Bosco è perduto, noi non abbiamo più speranza di salvarlo. Egli è affetto da una malattia cardio-polmonare, il fegato è attaccato con complicazione alla midolla spinale che genera paralisi nelle membra inferiori; egli non può più parlare. Le reni ed i polmoni sono essi pure intaccati, e voi vedete che non è più possibile sperare. - Ma a che attribuite voi questa malattia? - Nessuna causa diretta l'ha prodotta, ma essa è il risultato di una debolezza generale, di una vita logorata da un lavoro incessante, non scevro da continue inquietudini. Don Bosco si consumò per troppo lavoro, egli non muore di malattia, ma è un lucignolo che si spegne per mancanza d'olio.

Alcuni giovani preti attendevano con ansietà notizie in quell'anticamera, le cui mura sono ornate da quadri e carte indicanti i cento cinquanta istituti fondati da quest'apostolo della carità. A fianco di queste fotografie si trova il ritratto ad olio di sua madre, donna di virtù sublimi , nata a Capriglio d'Asti , che abbandonò la sua casa per seguire il figlio a Torino ed aiutarlo a fondare il suo primo stabilimento. I medici seguirono D. Durando, ed io potei intravedere l'infermo. Il consulto durò venti minuti, e quando i medici uscirono , D. Durando mi disse che Don Bosco avendo udito che eravi il rappresentante del Figaro, desiderava vederlo e ringraziarlo della benevolenza che sempre dimostrò in favore delle sue opere.

Il dott. Fissore mi aprì la porta, raccomandandomi di non farlo parlare.

Don Bosco era disteso in un modesto e piccolo letto di ferro ed in una camera che può dirsi una cella da frate. La sua fisionomia dolce ed angelica sforzavasi di sorridere ; i suoi occhi mi fissavano teneramente; con pena e lentamente mi stese la mano e strinse la mia. Le sue labbra, si muovevano come se avesse voluto dirigermi la parola. Io mi chinai... applicai l'orecchio alla sua bocca ed intesi come un soffìo di voce che diceva : - Grazie della vostra visita... pregate per me. - Il sant'uomo ! nella sua umiltà, egli mi diceva di pregare per lui!

Egli sa che nulla più gli resta a sperare, ma è sempre amoroso, rassegnato ed attende la morte colla massima tranquillità.

Io non poteva staccare i miei occhi dai suoi, ma temevo di stancare l'infermo , epperciò mi ritirai profondamente commosso dal pensiero di questa sublime esistenza che ha salvato dalla miseria e dal vizio milioni di fanciulli.

29 dicembre.

Stasera si sente assai male: è in continuo assopimento.

Fece chiamare D. Rua e Mons. Cagliero , e raccogliendo quel poco di forze diede da diramare a tutti i salesiani: - Aggiustate tutti i vostri affari. Vogliatevi tutti bene come fratelli, amatevi, aiutatevi e sopportatevi a vicenda come fratelli. L'aiuto di Dio e di Maria SS. non vi mancherà. Raccomandate a tutti la mia salvezza eterna e pregate. Alter alterius onera portate... Exemplum bonorum operum... Benedico le case di America, don Costamagna, D. Lasagna, D. Fagnano, D. Tomatis, D. Rabagliati; Mons. Lacerda, e quelli del Brasile; Mons. Arcivescovo di Buenos Ayres e Mons Espinosa, Quito, Londra e Trento! Benedico San Nicolas e tutti i nostri buoni cooperatori italiani e le loro famiglie e mi ricorderò sempre del bene che hanno fatto alle nostre missioni.

Verso le 10 ebbe la benedizione papale da Mons. Cagliero. Volle che lo stesso Monsignore recitasse per lui l'atte di contrizione. Poi gli disse: Propagate la divozione a Maria SS. nella Terra del Fuoco. Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuol guadagnare al cielo per mezzo dei Salesiani !

A notte avanzata l'infermo è molto più tranquillo e sereno.

Stasera pure si hanno notizie da Roma. E un continuo andirivieni al Sacro Cuore di Principi, Monsignori, Vescovi e Cardinali che chieggono notizie di D. Bosco. Lo stesso S. Padre ogni giorno manda a domandarne. Così a Barcellona, per contentare tutti quelli che chiedono nuove del nostro caro ammalato, si dovettero fissare tre centri. Ed a Parigi la malattia di D. Bosco fa maggiormente conoscere la casa di Ménilmontant. Così in quasi tutte le città ove sono case salesiane.

Chiamato per telegramma, l'Economo generale D. Sala giunse da Roma e si recò subito presso D. Bosco, che lo riconobbe. D. Sala gli disse come i suoi figli di Roma pregassero per lui e che il Card. Parocchi, nostro Protettore, molto dolente della malattia, gli mandava la sua benedizione.

D. Bosco fece atto di ringraziamento e con voce fioca e stentatagli rispose: - Di quanto riguarda l'ordine materiale delle case procura di tener bene informato D. Rua. - Lo farò. Ed, ora sono qui tutto a sua disposizione, e se potrò essergli utile in qualche servizio, sarà per me una fortuna. -Sì! ripigliò D. Bosco; mi farai piacere, anche per sollevare chi mi assiste, poichè dal giorno che mi posi in letto volle sempre venire di tempo in tempo a vedermi, anche ri notte.

30 dicembre.

Essendo imminente l'ultimo dell'anno, D. Rua chiede a D. Bosco, quale strenna intende dare ai giovani per l'anno prossimo. D. Bosco risponde: - Divozione a Maria e frequente Comunione. - Per i Salesiani disse per la seconda volta Raccomando il lavoro, il lavoro!

D. Cerruti gli annunzia che una baronessa genovese era stata all' Ospizio di Sampierdarena a fare l'offerta di lire 400 e a raccomandare si pregasse, si pregasse per la guarigione di D. Bosco. Egli soggiungeva averla ringraziata a suo nome, partecipandole la benedizione che le mandava dal letto stesso.

- Sì; la benedico di cuore, rispose commosso.

31 dicembre.

Dietro suo invito, D. Lemoyne glì comparte la benedizione di Maria SS. Ausìliatrice. Molte volte egli richiese ai suoi sacerdoti di essere benedetto e il suo umile contegno era un grande esempio per tutti di carità e di fede.

I medici trovano un miglioramento notevolissimo. Don Bosco dice che, sia che vegli, sia che dorma , non fa che pensare alla storia ecclesiastica. Ad un nostro confratello che aveva ricevuto l'incarico di voltare in latino la sua storia Ecclesiastica, sentendo che era ornai al fine del suo lavoro : - Bene : son contento, rispose. Era un lavoro che desiderava tanto di veder compito. Continua in Domino.

Oggi venne altro telegramma del Card. Alimonda colla benedizione del S. Padre per l'infermo.

1° gennaio 1888.

Si riceve la dolorosa notizia della morte quasi improvvisa del conte Fiorito Colle di Tolone, insigne nostro benefattore; si pensa al modo di comunicarla in guisa di non recar troppo pena al caro infermo stante la grande amicizia che stringevalo a questo signore. D. Bosco fa chiamare D. Rua, e in questi giorni lo trattiene da solo a solo in confidenziali colloquii.

2 gennaio.

D. Bosco raccomanda a Mons. Cagliero di dire ai Salesiani : - Che stiano preparati alla morte, ma ad una. buona morte , mediante il corredo di molte opere buone.

3 gennaio.

Don Bosco va sempre sensibilmente migliorando.

Per questo motivo Mons. Cagliero gli disse che , se permetteva , si sarebbe assentato per qualche giorno onde recarsi a Nizza Monferrato per vestizioni religiose. D. Bosco , sorridendo , rispose: - Va pure, e benedici da parte mia quella Comunità. Ma ritornerai?

E Monsignore partiva.

Questa sera disse al segretario: - Sei D. Viglietti?

- Si, rispose quegli, sono Viglietti.

- Ebbene, caro Viglietti, sai perché quando, anni sono, partiva Mons. Cagliero per l'America, non voleva lasciarti andare?

- Si, adesso lo intendo- rispose piangendo.

- Bene, soggiunse, l' intendi e lo vedi... te lo dissi ! Lo ricordi? Sei tu che devi chiudermi qli occhi.

4 gennaio.

Da Alassio scrivono raccomandando alle preghiere di D. Bosco un giovane pressochè moribondo ed un chierico malato di pleurite ! - Ma.., rispose : sono io che adesso ho bisogno delle preghiere degli altri. - Anche altre volte in simili casi rispose nello stesso modo. Però giovane e chierico guarirono entrambi.

7 gennaio.

Stasera, dopo consiglio dei medici, si cominciò a dare a D. Bosco un pan trito ed un uovo. Prima di prendere cibo si tolse il berretto, si fe' il segno di croce e pregò piangendo. Gli astanti temevano fortemente che quel cibo potesse fargli male ; invece lo ritenne benissimo. Quindi, con insolita vivacità, cominciò a domandare nuove di mille cose. Volle sapere notizie di Roma, del Papa, delle feste del Giubileo Sacerdotale ; poi chiese novelle dell'Oratorio e volle parlare con alcuni chierici. Non si era trovato maì così bene.

Verso le 6 di sera fece dire a D. Lemoyne queste parole : - Come si può spiegare che una persona, dopo ventun giorni di letto, quasi senza mangiare, colla mente indebolita all'estremo, ad un tratto sia ritornata in sé. percepisca ogni cosa , sì senta in forze e quasi capace di alzarsi, scrivere, lavorare ? Si, mi sento sano in questi momenti, come se non fossi mai stato infermo. A chi domandasse il come, gli si può rispondere così : Quod Deus imperio, tu prece Virgo potes... Certo questo non é ancora il mio momento; potrebbe essere fra poco: ora no. -

Questa sosta insperata della malattia fu l'effetto certissimo delle molte preghiere innalzate alla Madonna da molte parti della terra. Egli così potè ordinare moltissimi affari, dare norme anche per l'andamento materiale dell'Oratorio , decidere sul personale di qualche Casa.

Nei giorni antecedenti però e in quelli che seguirono questo miglioramento, anche quando passava la giornata quasi assopito , era mirabile al suo svegliarsi il segnalare che faceva qualche pratica iniziata, qualche provvedimento da prendersi, qualche disposizione legale, che era caduta di memoria a coloro che dovevano eseguire. I medici facevano le meraviglie, come conservasse fino all'ultimo la sua attività e lucidità di mente.

8 gennaio.

Stamane alle 12 giunse ìl duca di Norfolk, il quale s'intrattenne con D. Bosco per una mezz'ora, prendendo commissioni pel Santo Padre , e discorrendo della nuova Càsa nostra, stabilita a Londra , e delle missioni nella China. Volle la sua benedizione, e partì.

D. Bosco stasera disse al segretario

- Mi rincresce che non posso aiutarvi , come una volta faceva , coll' andare in persona in cerca della carità ; ho speso fino all'ultimo soldo prima della malattia, ed ora tuttavia sono senza mezzi, mentre i nostri giovanetti continuano a dimandar pane. E come faremo? Bisogna far sapere che chi vuol fare la carità a Don Bosco ed ai suoi orfanelli , la faccia senz'altro, perchè Don Bosco non potrà più nè andare, nè venire.

11 gennaio.

Quest'oggi il Santo Padre essendosi degnato di ricevere in udienza i pellegrini piemontesi, ammetteva eziandio alla sua presenza alcuni Salesiani, fra i quali D. Cassini , venuto con Mons. Cagliero dalla Repubblica Argentina. Giunti ai piedi del Pontefice, il Cardinale Alimonda glieli presentò, dicendo : - Questi sono Salesiani, figli di Don Bosco.

- Oh bene ! si degnò di chiedere il Papa ; e che notizie mi date di Don Bosco? Ho saputo che era stato molto male, ma che ora sta un po' meglio.

- Si, Santo Padre, rispose D. Cassini; le ultime notizie ricevute sono buone. D. Bosco va migliorando,

- Oh! sia ringraziato Iddio, esclamò il Pontefice: e pregate per la sua conservazione. _Ditegli che il Santo Padre si ricorda di lui e che gli manda la sua apostolica benedizione. La vita di D. Bosco è preziosa e la sua morte in questi giorni avrebbe funestate le nostre feste di Roma. -

12 gennaio.

In questo e nei giorni seguenti passano molti pellegrini francesi, belgi, svizzeri, inglesi, tedeschi, provenienti da Roma, desiderosi di veder D. Bosco e riceverne la benedizione. Quanto può D. Bosco li riceve con cordialità, raccomanda alla loro carità i suoi figli ed alle loro preghiere se stesso; poi cedendo alle loro istanze li benedice. Qualche volta sentendo che alcuni per eseguire gli ordini del medico non furono introdotti, ne mostra rincrescimento.

13 gennaio.

D. Rua gli annunzia come tutti prendano vivo interesse per aver notizie della sua malattia, e continui l'affluenza di distinti personaggi alla portieria dell'Oratorio; e come non solo i giornali cattolici, ma quelli che lo avevano avversato, scrivano di lui con rispetto e simpatia. D. Bosco gli rispose:

- Facciamo sempre del bene a tutti, del male a nessuno.

15 gennaio.

Scherza volentieri e stentando alquanto nel respirare dice a coloro che gli stavano attorno:

- Se poteste trovarmi un fabbricante di mantici che venisse ad accomodare i miei, mi fareste un buon servizio. - E il soave sorriso che illumina il suo volto è un dolce conforto per noi e ravviva le nostre speranze.

16 gennaio.

Continuando il miglioramento i dottori danno disposizione perché si provveda un seggiolone comodo per facilitare la respirazione pel caso, che ora mostrasi probabile, che D. Bosco possa incominciare ad alzarsi dal letto. D. Bosco però parlando con D. Durando dice chiaramente che sarebbe inutile tale provvedimento.

17 gennaio.

D. Bosco vedendo che gli stendevano sul petto un tovagliolino nuovo;

- Che cosa è questa roba ? chiese.

- E il ritiro del Buon Pastore che ne ha mandato alcune dozzine in regalo a D. Bosco; rispose D. Sala.

- Ebbene ricordati di fare a mio nome tanti ringraziamenti.

Alla sera dovendosi rialzarlo di peso, si prestò all'opera pietosa il professore D. Francesia.

- Oh, disse D. Bosco, non occorreva per questo disturbare le celebrità. - E poi una risatina.

Ma siccome per le piaghe cagionate dal decubito questa operazione riusciva dolorosa al povero infermo D. Sala gli disse : Povero D. Bosco! quanto lo faccio soffrire.

- No, rispose D. Bosco: di piuttosto povero D. Sala che dovette fare una tal fatica! Ma lascia fare a me, ché questo servizio te lo restituirò a tempo opportuno.

D. Bosco soffriva non tanto pel male, quanto pei disturbi che credeva di dare agli altri.

18 gennaio.

D. Bosco ricevette visita dall'Arcivescovo di Malines nel Belgio accompagnato dal suo Vicario e da altri distinti Ecclesiastici.

A Mons. Cagliero che stava al fianco del letto disse: - Prendi a cuore la Congregazione salesiana; aiuta gli altri superiori in tutto quello che potrai. E poi: Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice aiutino le nostre missioni e saranno sicuri di ottenerle.

19 gennaio.

Sebbene adagio, D. Bosco va sempre migliorando. Si può omai dire che non gli rimane che acquistar forze per lasciare il letto. Egli però sente che solo la preghiera e la preghiera efficace può prolungargli più o meno la vita.

- Sig. D. Bosco, gli disse uno dei Superiori: preghiamo molto e tutti per lei.

- Va bene , rispose tosto , ma bisogna pregare con fede, con viva fede.

20 gennaio.

Oggi ricevette la visita del Vescovo di Lari nelle Indie.

21 gennaio.

Mons. Cagliero oggi diceva a D. Bosco: - Caro D. Bosco, io sono chiamato a Lu per la festa di S. Valerio, patrono di quel paese da Lei molto amato e che diede un numeroso contingente di persone per le missioni e specialmente di Suore.

- Va, son contento, rispose D. Bosco; ma starai fuori poco tempo, non è vero?

- Passata la festa andrò a fare una breve visita ai nostri giovani di Borgo S. Martino, e ritornerò.

- Sia pure; ma fa presto! - E Monsignore partì.

22 gennaio.

Da due giorni D. Bosco retrocede alquanto nella malattia. Verso le 10 ant. vennero a visitarlo l' Arcivescovo di Colonia e il Vescovo di Treveri col loro seguito. Può a stento parlare. Facendosi forza, raccomanda loro i poveri giovani e li prega di chiedere per lui la benedizione del Santo Padre.

23 gennaio.

Trovandosi accanto al letto D. Rua col sacerdote che lo assisteva continuamente, D. Bosco dice a questi: Ti affido a D. Rua; tu presta poi a lui le stesse sollecitudini che presti a me.

24 gennaio.

Stamane alle 11 ebbe la visita di Monsignor Richard, arcivescovo di Parigi. Don Bosco volle la benedizione da lui; egli lo accontentò, ma poscia, gettatosi in ginocchio, pregò Don Bosco a dargli la sua : - Sì, rispose Don Bosco , benedico lei e benedico Parigi.

- Ed io, esclamò l'Arcivescovo , annunzierò a Parigi che porto la benedizione di D. Bosco.

Oggi sentesi molto male , ed i medici lo trovano peggiorato tanto da star male come un mese addietro. Mandò a chiamare un giovane della Casa, e gli fe' dire pel segretario che stesse a pregare Gesù e Maria tutto quel tempo che gli rimaneva libero, perchè in questi suoi ultimi momenti potesse aver viva fede in aspettazione dell'ora sua. Venne quel giovane, a cui D. Bosco ripetè la stessa cosa tutto commosso, e poi lo benedisse.

Verso sera l'infermo è più sollevato, e ciò in grazia , egli ripetè a D. Lemoyne , delle preghiere di quel buon giovane.

25 gennaio.

D. Bosco è più aggravato. Supplica che gli si suggeriscano giaculatorie divote.

Stasera parla con grande stento.

A D. Sala che avevagli presentata una bibita disse : Studiate il modo per cui io possa riposare. - Quindi sembrò che realmente fosse per addormentarsi: ma ad un tratto si scuote, batte palma a palma le mani e grida : - Accorrete, accorrete presto a salvare quei giovani!.. Maria SS. aiutateli... Madre, Madre !

D. Sala si avvicinò subito al letto chiedendogli che cosa comandasse.

- Dove siamo noi in questo momento? chiese D. Bosco.

- Siamo nell'Oratorio di Torino.

- Ed i giovani che cosa fanno

- Sono in chiesa alla benedizione che pregano per Lei!

26 gennaio.

Mons. Cagliero è di ritorno, e come è solito a fare più volte al giorno, corre subito al letto di D. Bosco che in quel momento trova aggravato. D. Bosco parla a stento e non gli dice che queste sole parole : - Salvate molte anime nelle missioni.

27 gennaio.

Interrogato da Mons. Cagliero se gli permettesse di andare a Roma, perchè non ci sarebbe andato senza il suo consenso: - Andrai , ma dopo, rispose con grande stento.

- Ma, D. Bosco, mi dica, se andando dopo S. Francesco, posso stare tranquillo. Devo anche andare in Sicilia

- Si, replicò, ci andrai, farai molto bene, ma aspetta dopo.

Si capisce, quale è il dopo cui voleva alludere. Soggiunse poi a Monsignore: - La tua venuta è molto opportuna- e vantaggiosa per la Congregazione in questi momenti.

Esortato ne' suoi dolori a ricordarsi che Gesù sulla Croce soffriva senza potersi muovere da una parte nè dall'altra, rispose : - Si, è quello che faccio sempre.

Parlandosi poi della Pia Società Salesiana, disse allo stesso Monsignore : - La Congregazione non ha nulla a temere: ha uomini formati.

Questa sera D. Sala era solo nella camera con D. Bosco. Colto un momento nel quale sembrava che avesse più libero il respiro: - D. Bosco, gli disse: si sente molto male, è vero?

- Eh, sì! rispose: ma tutto passa e passerà anche questo !

- E che cosa posso fare per sollevarlo un poco ?

- Prega ! - E congiunse le mani e si mise a pregare.

Lasciatolo riposare un momento, D. Sala ripigliò : - D. Bosco, ora si troverà contento al pensare che dopo una vita di tanti stenti e fatiche riuscì a fondare case quasi per tutto il inondo e stabilire la Congregazione Salesiana..

- Sì, rispose ; ciò che ho fatto, l' ho fatto pel Signore... e si sarebbe potuto fare di più... ma faranno i miei figli. E pigliato un po' di respiro proseguì : La nostra Congregazione è condotta da Dio e protetta da Maria Ausiliatrice. -

Alle 8 con istento poteva farsi intendere e dar segno di capire. Intorno al suo letto parlavasi dell'iscrizione da porsi sulla tomba del conte Colle, suo amicissimo e fra' suoi più generosi benefattori, morto il 1° di gennaio. D. Rua opinava di apporre questa sentenza: - Orphano tu eris adiutor i Mons. Cagliero proponeva invece Beatus qui intelligit super egenum et pauperem. Don Bosco, che sembrava non badasse, a un tratto apre gli occhi e si sforza a dire con voce abbastanza intellìgibile : - Scolpirete

Pater meus et mater mea dereliquerunt me, Dominus autem assumpsit rne.

28 gennaio.

D. Bosco va sempre deteriorando. Continua tuttavia ad ascoltare ogni giorno la santa Messa e fare la S. Comunione. Oggi in tempo della S. Messa , era assistito come spesso accadeva , da D. Lazzero. Era sorpreso ad intervalli da assopimento, cessato il quale, gli si faceva pìù affannoso il respiro. In quello stato, giunta la S. Messa all'Agnus Dei, D. Lazzero l'interrogò - D. Bosco, fa la Comunione stamattina ? -

E D. Bosco tra sè: - E tosto la fine.... e poi voltosi a D. Lazzero fe' cenno del capo e disse ad alta voce : - Conto di fare la S. Comunione ! E si tolse il berretto e giunse le mani. Tutte le volte che fece quest' atto, il suo volto prendeva un aspetto tale di profondo raccoglimento, da destare in chi lo guardava sensi di viva fede. Vaneggia sovente. Spesso fu udito ripetere : Sono imbrogliati ! - Poi: - Coraggio! Avanti... sempre avanti! E talvolta chiama per nome qualcuno.

Stamane chiamò ben venti volte : - Madre ! Madre! - e da qualche ora colle mani giunte ripete : - Oh Maria ! Oh Maria ! Oh Maria ! Gli fu indossato l'abitino nuovo della Vergine Carmine da D. Berto e lo ricevette con grande compiacenza.

A tutti coloro che si avvicinano al suo letto va dicendo : - Arrivederci in Paradiso ! Fate pregare per me e che i giovani facciano la Comunione.

Disse pure a D. Bonetti: - Di' ai giovani che io li attendo tutti in Paradiso. - E poi: - Quando parlerai o predicherai, insisti sulla frequente Comunione e sulla divozione a Maria Santissima. Prende sovente il Crocifisso e lo bacia. Essendogli stata presentata da D. Bonetti una immagine di Maria Ausiliatrice, egli guardandola esclamò : - Ho sempre avuta tutta la mia fiducia in Maria Ausiliatrice !

I medici oggi lo trovarono gravissimo: nessuna speranza di salvarlo. Il dott. Fissore dicevagli: D. Bosco, faccia coraggio... vi è speranza che domani la cosa vada meglio... E già così accaduto altre volte   Oggi il cattivo tempo influisce... - D. Bosco, che fino allora era stato immobile, si mise a sorridere, e coò dito indice minacciando scherzevolmente il buon dottore , disse a stento : - Dottore che vuol fare risorgere i morti ! Domani ?... Domani ?... Farò un viaggio più Lungo!

Dopo il consulto dei medici si sentì molto spossato. Soffriva più del solito: - Aiutatemi, diceva a D. Lazzero e a D. Viglietti, che gli_ erano vicini: Aiutatemi.

- Si, D. Bosco, ben volentieri: in che cosa desidera che l'aiutiamo ? Allora egli quasi scherzando: - Aiutatemi a respirare!

29 gennaio.

La festa di S. Francesco di Sales! Esternamente allegri scampanii, canto musicale, pontificale in Chiesa e dolore in tutti i cuori! Stamane, benché taluni fossero del parere di non dare la santa Comunione all'infermo, perché pareva sempre fuori de sensi , il segretario insistette pel sì, sperando che il Signore in quei momenti gli avrebbe ridonata la cognizione. Celebrò adunque. D. Sala che assisteva aveva aperta la porta che dalla stanza metteva nella cappella. Passata l'elevazione D. Bosco si volge a Don Sala e gli dice : - E se dopo la Comunione mi sorprendessero impeti di vomito? - Sala lo assicurò non esservi alcun pericolo di simile inconveniente. Quando gli si portò l'ostia santa D. Bosco era assopito. Disse allora il segretario con voce forte: Corpus Domini nostri lesu Christi.... A queste parole diede una scossa, aprì gli occhi, fissò l'Ostia, giunse le mani e, fatta la Comunione, stette raccolto ripetendo le parole di ringraziamento che suggeriva D. Sala. Fu questa la sua ultima Comunione, Quindi ritornò ai soliti vaneggiamenti, nei quali dura tuttora che sono le 5 pomeridiane. Aveva previsto questo suo stato oltre un mese prima. A D. Rua che il secondo giorno di letto aveagli chiesto una dispensa da certo suo obbligo, aveva risposto : - Te la do fino al giorno di S. Francesco di Sales. Dopo se ne avrai bisogno andrai a fartela rinnovare dal tale confratello.

Abbiamo usato la parola vaneggiamento, perché così esternamente appariva; tuttavia abbiamo indizi positivi per argomentare che il mancamento di forze non gli togliesse la lucidità dell'intelletto. Verso le 10 del mattino con pienezza di cognizione interrogò D. Durando, che ora era, che cosa si faceva in Chiesa, qual festa si celebrava; e quando gli fu richiamato alla memoria che era la festa di S. Francesco di Sales, ne provò giubilo. Esso in quel momento, entrati i medici, disse loro poche parole, ma senza vaneggiamento. Quando si ritirarono rimase per alcuni minuti assopito; poi ridestatosi interrogò D. Durando:

- Chi erano quei signori che sono usciti adesso ?

- Non li conobbe? Erano i dottori Albertotti, Fissore, Vignolo.

- Oh si! Insisti adunque che quest'oggi si fermino qui con noi.... e voleva proseguire che si fermino a pranzo, ma non poté più.

E qui poiché abbiamo parlato di gratitudine, noteremo come nominasse sovente i benefattori delle sue Case con una tenerezza che commoveva. Avendo saputo che il figlio di uno di questi benemeriti signori era caduto gravemente ammalato : - Ebbene, disse al padre, intendo che tutte le preghiere, che ora si fanno per me, siano rivolte al fine di ottenere la sanità di suo figlio !

E al 15 gennaio , vigilia dell'onomastico di detto giovane, non ostante che da tanto tempo non avesse più visto il calendario, all'improvviso uscì a dire : Domani è S. Marcello : mandale a Marcello un canestrino di quell'uva che ci hanno regalata.

Questa sera potè ancora riconoscere e bene- dire il conte Incisa, priore della festa di S. Fran- cesco di Sales, e Mons. Rosaz, vescovo di Susa, che aveva recitato il panegirico del santo.

Lungo il giorno aveva detto al suo segretario: - Quando non potrò più parlare e qualcuno verrà per chiedere la benedizione, tu alzerai la aria mano, formerai con questa il segno di croce e pronuncierai la formula. Io metterò l'intenzione.

Nel suo assopimento continuo nulla intende , eccetto si parli di Paradiso e delle cose dell'a- nima. Se gli si porge cibo o bevanda, colle mani rifiuta, Quando gli si parla di cose di anima, al- lora fa cenno di sì col capo, o compisce la pre- ghiera. Così avvenne a D. Bonetti, che sugge- rendogli: Maria Mater gratiae, tu nos ab hoste protege... - Don Bosco continuò: - Et mortis hora suscipe.

In tutto il giorno aveva ripetuto : Madre ! Madre ! domani! domani !

E verso le fi tra sè sotto voce : - Gesù Gesù ! Maria   Maria ! Gesù e ~1laria, vi dono il mio cuore e l'anima mia.... In manus, tuas, Domine, commendo spiritum rneum... Oh 3ladre   Madre   apritemi le porte del Pu-

Ora colle sue mani giunte va ripetendo molti testi scritturali, che per lo più guidarono lui in tutta la vita e furono regola nelle opere sue: Diligite... diligite inimicos vestros... Benefacite his qui vos persequuntur... Quaerite regnuin Dei... Et a peccato meo... peccato meo... munda... munda me.

Suonando l'Ave Maria della sera D. Bonetti lo invitò a salutare la Madonna dicendo : Viva Maria ! Ed egli ripetè : Viva Maria ! con voce sensibile e divota.

A notte avanzata si volta ad Enria , che da circa due mesi aveva passato tutte le notti al suo fianco per assisterlo , e gli dice : - Di' ma... ma... ti saluto! - Poi recitò l'atto di contrizione ed esclamò qualche volta: - Miserere nostri, Domine. - Quindi per lunga ora, alzando di quando in quando le braccia al cielo e giungendo le mani, ripeteva : - Sia fatta la vostra santa volontà ! - Intanto, paralizzandoglisi a poco a poco tutta la parte destra , il braccio destro immobile restava disteso sul letto; ma egli continuava ad alzare il sinistro , ripetendo ancora qualche volta : - Sia fatta la vostra santa volontà! - Poscia cessò di parlare, ma tutto il giorno e la notte seguente continuò ad alzare la mano sinistra in quello stesso modo che indicava l'offerta a Dio della propria esistenza.

30 gennaio.

D. Bosco più non parla : sembra affatto fuori di sè. Ha il respiro così affannoso, che rassomiglia ad un gemito. Alle 10 antim. Mons. Cagliero gli recita le Litanie degli agonizzanti e gli comparte la benedizione del Carmine , standogli d'intorno molti Superiori delle Case Salesiane, addoloratissimi sullo stato di un padre che tanto amano. Si succedono nel suggerirgli qualche giaculatoria. D. Berto suo primo segretario per molti anni, e suo braccio forte nelle più critiche circostanze, volle per sè una parte di questo pietoso uffizio; ed essendo venuto a visitarlo più volte nei giornì precedenti aveva avuta la consolazione di sentirsi ripetere dalle sue labbra Tu sarai sempre il mio caro D. Berto. - Don Sala stese eziandio sulle spalle del caro infermo una camicia del Santo Pontefice Pio IX che Don Bosco teneva custodita gelosamente. D. Bosco e Pio IX si erano tanto amati in vita

Il dott. Fissore e gli altri medici dicono che a sera o prima che sorga il sole del giorno seguente egli non sarà più in vita.

La notizia dello stato di Don Bosco , dell'ora vicina della sua morte, si diffonde per l' Oratorio e strazia i cuori. I confratelli chiedono di veder ancor una volta il loro amato Superiore e Padre, e D. Rua permette a tutti di andare a baciargli ancora una volta la sacra mano. Silenziosi si radunano a piccoli gruppi nella cappella privata, e ad uno ad uno sfilano nella camera dell'agonizzante D. Bosco. Egli è là disteso sul suo letticciuolo; ha il capo alquanto rialzato, un po' chino sull'omero destro e appoggiato a tre guanciali. Calmo il viso, non scarno ; gli occhi socchiusi, le mani distese sul letto. Sul petto ha un crocifisso e ai piedi del letto è stesa la stola violacea, insegna del Sacerdozio.

I figli dolenti gli si accostano in punta di piedi, gli si inginocchiano ai lati e piangendo gli stampano un bacio su quella mano che tante volte s'alzò per soccorrerli e benedirli. Sono più centinaia, giacchè v' accorrono anche coloro che hanno stanza ne' collegi vicini. Con questi si alternano i giovani delle classi superiori e gli artigiani più adulti. Tutto il giorno continuò questa scena tenerissima. Tutti gli portavano a toccare medaglie , crocifissi, rosarii, immagini, per ritenerle quindi qual segno della sua paterna benedizione.

Frattanto giungeva un telegramma dalla Repubblica dell'Equatore che annunziava il felice arrivo dei nostri missionarii a Guayaquil. Era in questi termini : - Bosco, Turin (Italia) - Llegamos bien. Calcagno, Presidente. - D. Rua si affrettò a dare a Don Bosco la cara notizia. Sembrò che Don Bosco comprendesse , poichè aperse gli occhi e rivolse le pupille al cielo.

Alle 3 1/4 essendo per un istante rimasti vicino al letto il solo segretario e Buzzetti Giuseppe, D. Bosco spalancò gli occhi, guardò a lungo per due volte il suo segretario, e, alzata quindi la mano sinistra che aveva libera, gliela posò sul capo. Il signor Buzzetti a quest' atto si mise a piangere, e : - Sono gli ultimi addio, esclamò: non lo vidi mai a guardare così in questi giorni. E proprio lei doveva essere privilegiato in questo modo. Sono gli ultimi saluti al suo fido: e la sua ultima benedizione. - D. Bosco era ritornato nell'immobilità di prima, e il segretario proseguiva a ripetergli qualche giaculatoria.

Mons. Cagliero, Mons. Leto si alternano con altri Salesiani nel suggerirgli qualche giaculatoria. Le più frequenti che si odono ripetere sono: Iesu spes mea, miserere mei : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. - Verso le quattro pomeridiane entra a vedere D. Bosco il Conte Radicati grande benefattore dell'Oratorio. Alle otto comparisce nella stanza D. Giacomelli, si mette la stola e recìta alcune orazioni del rituale. Ad ora tarda, sembrando che la morte di Don Bosco non fosse tanto vicina, alcuni dei Superiori si ritirarono nelle loro stanze, ma D. Rua ed altri si fermarono.

31 gennaio.

Alle 4 e 3/4 D. Bosco muore. Recitatosi il Deprofundis, D. Rua si alza e voltosi ai confratelli dice loro, con voce rotta dai singhiozzi - Siamo doppiamente orfani. Ma consoliamoci. Se abbiamo perduto un padre sulla terra, un protettore abbiamo acquistato in cielo. E noi dimostriamoci degni di lui, seguendone i santi esempi.

LA TUMULAZIONE.

Abbiamo descritto nel Bollettino precedente i funerali ed il trasporto funebre della salma venerata del nostro caro D. Bosco. Ora veniamo a parlare dell'ultima ora di queste memorande giornate.

Dopo varie pratiche si era ottenuto di seppellire ìl corpo di D. Bosco nel Collegio di Valsalice, destinato ora principalmente per l'educazione dei nostri giovani missionarii, che è posto fuori di cinta. Alle 5 e 1/4 pomeridiane del 4 febbraio giunse all'Oratorio il carro funebre per trasportare il feretro. Prima che la bara fosse collocata sul carro D. Rua la baciò lagrimando. Lo accompagnarono tenendogli dietro Mons. Cagliero , Don Sala , D. Bonetti nella vettura che conduceva a passeggio negli scorsi mesi D. Bosco vivo. Durante il tragitto si recitò la terza parte del rosario.

Si giunse a Valsalice. Il carro entrò per la porta che mette nel cortiletto in faccia al portico che fa capo alla cappella. Schierati in due file con in mano la candela accesa i chierici e preti della casa ricevono ed accompagnano il feretro in Cappella, portato da otto di loro. Monsignore messo il piviale fece le esequie , 120 e più chierici con voce grave e commossa cantarono l' uffizio dei defunti. Dopo D. Sala legava la cassa con tre nastri di seta nera munendo ciascuna di due sigilli coll' impronta della Pia Società di S. Francesco di Sales.

Intanto si finiva di preparare la tomba composta di grosse lastre di pietra lavorata; e quindi si accompagnava il feretro per collocarvelo. Il valente capo mastro ed impresario sign. Giosuè Buzzetti attendeva coi suoi uomini. Erano giunti per assistere alla mesta funzione eziandio D. Rua, D. Cerruti, D. Lazzero. Dopo un largo giro per la casa e pel cortile il feretro veniva deposto a piè del sepolcro. Mons. Cagliero benedisse questo giusta il rituale, e si rinnovarono le esequie. Ciò fatto si sollevò il feretro e si collocò nel loculo preparato. Mentre si involava per sempre agli sguardi dei figli eziandio il feretro del padre, tutti i cuori si sentirono stringere da profonda pietà. In un angolo appartato assisteva pure la Superiora generale delle figlie di Maria Ausiliatrice con due altre suore. Era giusto che fossero rappresentate in questo istante tutte le Istituzioni fondate da D. Bosco. Finalmente alla presenza di oltre 130 persone i muratori chiusero l'apertura con apposita pietra, lasciando tuttavia una incanalatura per apporvi il marmo frontale sovra cui scrivere un epitafio.

Non occorre che si descriva il sepolcro , poichè si devono eseguire varii lavori non permessi dalla strettezza del tempo. E posto in faccia , in cima alla scala che mette nel cortile ombreggiato da varie file di alti platani.

Chiuso il sepolcro, tutti i presentisi si raccolsero in cappella e Mons. Cagliero prese la parola. La sostanza del suo dire fu che i Superiori affidavano ai confratelli della casa di Valsalice un prezioso deposito, facendo intravedere che forse anche quel sepolcro sarebbe divenuto glorioso. Raccomandò loro di ben custodirlo, di accogliere con amore fraterno i Salesiani delle altre case che sarebbero venuti a visitarlo. Disse che essi per i primi presso quel sepolcro andassero sovente ad inspirarsi e ad infervorarsi nella pratica delle virtù di Colui del quale conteneva le spoglie; e fece un rapido cenno delle principali. - A quel modo, soggiunse, che i primi cristiani si animavano a combattere per la fede, a soffrire e a morire per Gesù Cristo e si fortificavano sulla tomba dei martiri; a quel modo, che S. Filippo Neri imparò a divenire l'Apostolo di Roma visitando di spesso le catacombe , così voi , così noi, così tutti veniamo sovente ad attingere da questa tomba quella fortezza che nei più duri cimenti sostenne il nostro D. Bosco, nel lavorare per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime; e a riscaldarci di quel fuoco d'amore che sempre gli avvampò nel petto e lo rese apostolo , non solo di Torino, del Piemonte, dell'Italia, ma delle più lontane regioni della terra.

Anche D. Rua volle dire poche parole colle quali fece rilevare essere la Divina Provvidenza che affidava a quei di Valsalice il corpo di Don Bosco. Egli raccontò in breve come nelle vacanze passate tutti i Superiori avessero concordemente divisato di mantenere il collegio per i giovani di civile condizione ; e come in pochi minuti cangiassero disegno con una unanimità che poco prima pareva impossibile ; come si decidessero sorpassando ogni difficoltà, di sciogliere il collegio e stabilirvi la casa di studentato per le nostre missioni. Lo stesso D. Bosco che pochi giorni prima aveva acconsentito a mantenere il collegio, ancor di buon animo aver approvata la divisata trasformazione. E concludeva ; - Ma a che cosa mira, dimanderete voi, questo ricordo? - Mira a farvi intendere che se questa casa fosse ancora collegio, noi non avremmo potuto ottenere il permesso di avere le spoglie di D. Bosco fra di noi; non all' Oratorio , perchè il Ministero diede una negativa assoluta , non qui, perchè le altre autorità avrebbero posto un veto in vista della natura della casa destinata a dimora di giovanetti. Ma Iddio che aveva decretato di prenderci D. Bosco, e per nostra consolazione voleva lasciarcene il corpo vicino, dispose gli eventi come io vi ho raccontato. Noi possiamo adunque dire in tutta verità che è la Divina Provvidenza quella che vi affida la custodia di questo sepolcro. Pertanto mostratevi degni di tanta sorte , e colla pratica delle virtù di D. Bosco fate che egli possa allietarsi di essere col suo corpo in mezzo di voi, qual Padre presso a' suoi figli. Ciò detto, D. Rua ritornò all'Oratorio cogli altri Superiori. Ma i sacerdoti e i chierici di Valsalice radunatisi intorno al loro Direttore Teol. D. Giulio Barberis votarono ad unanimità e sottoscrissero un indirizzo a D. Rua manifestando sentimenti, che erano comuni e ardenti in tutti i Salesiani.

Dopo aver promesso che avrebbero fedelmente seguiti i precettì ed i consigli che avevano ricevuti, così proseguivano

« Altra cosa vogliamo fare in questo stesso giorno. Un dovere c'impone il cuore. Ci pare che la giornata non sarebbe ben chiusa se non lenissimo in parte l' immenso cordoglio onde fu trafitta la nostra anima, collo stringerci intorno al nuovo Rettor Maggiore, nostro caro sig. D. Rua, il quale ancor vivente D. Bosco seppe e inspirarci tanta fiducia, cattivarsi tanto affetto, imporci tanta venerazione.

« Noi sappiamo che il S. Padre già da tempo aveva designato la S. V. come successore al venerato D. Bosco. Noi siamo adunque lieti di riconoscerla per tale , ci chiamiamo fortunati di poterla salutare col nome di Padre. E qui sulla tomba del nostro caro fondatore estinto protestiamo solennemente la nostra figliale sottomissione, prontissimi ad ogni suo cenno. »

AVVISO AI SIGNORI COOPERATORI

La riconoscenza che DON BOSCO nutriva verso i suoi Cooperatori e Cooperatrici, non solo fu in lui vivissima fin che fu in vita, ma di questa volle lasciarne testimonianza anche dopo morte. Abbiamo trovato tra le sue carte autografe una lettera indirizzata a tutti i signori Cooperatori e a tutte le signore Cooperatrici con questa nota: « Da spedirsi dopo la mia morte ». D. Rua Michele, suo successore nella suprema direzione della Pia Società di S. Francesco di Sales, eseguirà nel mese venturo il caro mandato.

DALLO STRETTO Di MAGELLANO.

LETTERA I.

Punta Arenas. 5 novembre 1887 (Stretto di Magellan).

AMATISSIMO PADRE D. Bosco,

Oh! come fu provvidenziale l'esserci stabiliti definitivamente in questa estrema punta della terra australe! Gli Indii della Patagonia meridionale accorrono qui per cambiare le pelli di guanaco, di struzzo, di cigno e di volpe con zucchero, erba, mate, generi di vestiario e liquori; ed è questa appunto per noi occasione opportuna per parlar loro e persuaderli che assai meglio loro conviene lasciar la vita nomade e stabilirsi in un punto per goder dei benefizi dell'istruzione religiosa e civile. In ottobre p. p. venne una tribù e fermossi una settimana, e partendo promisero ritornar presto e con molti altri compagni. Fui a visitarli, insegnare un poco di catechismo , e loro inculcai caldamente di non darsi troppo all'ubbriachezza, poichè ciò è cosa brutta e cattiva davanti a Dio ed agli uomini, e non imitassero punto i cattivi cristiani. Vidi con piacere che mi ascoltarono, e nei pochi giorni passati tra noi non vi fu alcun disordine. Anzi mi promisero al loro ritorno di istruirsi tutti per essere battezzati, conoscendo essi pure come omai passò il tempo della legge degli Indii. E non è poco progresso questo che essi stessi conoscano la necessità di istruirsi nella nostra santa religione, unica fonte di vera civiltà, e piaccia a Dio tocchi a noi riceverli nel seno della medesima !

Il capitano Paolo Ferro di Varazze mi portò dalla Terra del Fuoco una famiglia , la madre con tre ragazzetti, due maschi ed una femmina. Il padre fu ucciso , a quanto pare, da qualche cercatore d'oro. Appartengono alle razze degli Onas, il cui idioma nessuno qui intende, ed io solamente ne conosco alcune parole , che potei raccogliere in un dizionarietto nella mia passata escursione.

L'accolsi con tutta carità , mi toccò lavarli e ripulirli interamente, insegnai alla madre a lavarsi, diedi a tutti di che vestirsi decentemente, ma non erano contenti se non colla loro pelle di guanaco ed accanto al loro povero fuoco. Non mangiavano né pane, nè minestra, ma solo carne ; non sanno tener in mano il cucchiaio e la forchetta, solo conoscono l'uso del coltello.

Quanta pazienza e che fatica per educarli Volli invitarli a mangiare nel nostro refettorio, perché vedessero come facciamo noi, ed essi ridevano saporitamente: se loro offrivamo minestra, sputavano in segno di disgusto. Toccano tutto con meraviglia , piatti , bicchieri , bottiglie, ecc. ecc. e ridono. Mirano la tonsura nostra, e con segni fanno conoscere che essi pure portano tonsurata la testa , uomini e donne. E mentre la madre e i due figli più grandicelli stanno curiosando, il bambinello sulle sue spalle si diverte dando la caccia ai numerosissimi animaletti che si annidano nella sua chioma.

Il nostro calzolaio Audisio ripete loro in ispagnuolo il nome degli oggetti che toccano, e pensa con piacere al dì in cui il maggiore' dei tre sarà suo discepolo, e fors'anche uno di que' musici che nel 1891 lo accompagneranno in Italia pel cinquantenario della prima Messa dell'amatissimo D. Bosco !

Il nostro catechista, che tanto desiderava vedere davvicino gli Indii, ne ammira la rozzezza ed ignoranza e vuole insegnar loro al più presto a pregare, leggere, scrivere perfettamente.

Tutti, insomma , ci occuperemo nell'istruirli, farli cristiani, educarli ad una vita civile e morigerata, e speriamo tra un mese di renderli già alquanto migliori.

Ora sì che potrebbero aiutarci e molto le Suore di Maria Ausiliatrice, specialmente per le donne e le ragazze! Già ne scrissi a Mons. Cagliero di questa vera necessità, e spero ci preparerà almeno qualcuna di esse per ora.

Nello scorso mese abbiamo ottenuto circa un centinaio di comunioni in questa nostra cappella, tra cui una ventina di prime comunioni. Ora stiamo disponendoci per celebrare il Mese di Maria, che qui cade in novembre , e coll'aiuto di questa buona Madre speriamo ricavarne molto bene, terminandolo colla solennità dell'Immacolata.

Ricevetti oggi notizie di D. Beauvoir e Forcina, residenti in Santa Cruz. Stanno bene di salute, ma mancano loro i mezzi per traslocarsi da un luogo all'altro in cerca degli Indii.

Oh ! carissimo D. Bosco ! ci raccomandi al Signore ed alla Vergine Ausiliatrice nelle sue sante azioni; ci raccomandi eziandio a tutti i confratelli e amici e Cooperatori, e gradisca gli ossequii de' suoi figli, i più lontani, dell'Oratorio. Bacio le mani di V. S. C.ma.

Suo aff.mo in Gesù e Maria

Sac. GIUSEPPE FAGNANO, Prefetto Apost.

LETTERA IL

Punta Arenas. 10 dicembre 1887. (Stretto di Magellano).

MONSIGNORE CARISSIMO,

Suppongo che avrà fatto un buon viaggio ed insieme co' Confratelli e le Suore di Maria Ausiliatrice già avrà riveduto e consolato colla sua presenza il nostro venerando Padre D. Bosco!

Quanto si rallegrerà il cuore dell'amatissimo nostro Padre al racconto di tanto bene incominciato, e del molto eziandio operato di già in queste sue più che nostre Missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco!

Noi abbiamo terminato il Mese di Maria colla solennità di Maria Immacolata con somma soddisfazione di tutti ed anche nostra. Invero vi fu una comunione generale dei ragazzi e ragazze istruiti e preparati dacchè venimmo in cotesto stretto, che divide la Patagonia meridionale dalla Terra del Fuoco.

Non fu un numero grande in verità, atteso la popolazione , di cui ancora una parte è protestante, e la stazione poco favorevole , essendo gli uomini occupati nelle campagne nella tosatura delle pecore e nei lavaderos dell'oro. Ma fu un successo singolare e non mai visto finora in questa località dacchè il mondo esiste !

Ogni dì vanno aumentando i fanciulli alle nostre scuole, e col numero va pur crescendo in essi la pietà e l'amore allo studio.

Le fanciulle per ora solo frequentano il Catechismo delle domeniche. Oh! quale largo campo hanno qui preparato le Figlie di Maria Ausiliatrice, e quanto bene faranno; poichè molte madri protestanti domandano esse stesse l'iscrizione fin d'ora al futuro Collegio delle Suore!

Spero che al ritorno di V. E. C.ma sarà preparato già il locale per loro , ben adatto e cintato, e proprio sul modello di quello di Carmen di Patagones.

La casa sì costrurrebbe di legno, s'intende, e m'ingegnerei farla più che sia possibile riparata dai venti, cosa non tanto facile in questa terra.

In questo stesso giorno 8, festa dell'Immacolata, abbiamo avuto la consolazione di rigenerare col santo Battesimo tre Fueguini, il piccolo Giuseppe di circa un anno , Giovannino di 5 e Antonio di 10 anni.

Per la circostanza la nostra umile cappella era adorna a festa e la funzione si celebrò colla massima, solennità, e l'intervento di tutti i giovanetti delle scuole, della popolazione che aveva riempiuta la cappella, le stanze adiacenti, la sacristia e il piccolo corridoio di entrata.

Ho notato che il piccolo Antonio sentì, direi, fisicamente gli effetti dal santo Battesimo- Infatti dopo la funzione, si avvicinava con molta confidenza ed affetto a noi ed ai ragazzi, facendo intendere con segni e salti e voci allegre la sua contentezza.

All'uscire di chiesa, tutti dicevano : Che funzione edificante!

E veramente io m'accorsi della buona impressione che lasciò in tutti e particolarmente nei protestanti, accorsi essi pure desiderosi di assistervi.

Sarà forse questo un principio di loro conversione? Dio lo voglia!

Di questi giorni ho trattato l'affitto di una goletta, che mi costerà 30 scudi chileni al giorno. Verranno con me alcuni dei nostri Missionarii e ci porteremo alla vicina Terra del Fuoco. Staremo colà tre mesi; a tal fine conduciamo otto cavalli per fare escursioni in terra e 100 pecore per distribuire a quei poveri selvaggi e per noi se mancassimo di viveri. E una spesa fortissima, ma è necessaria per questa Missione; d'altronde confidiamo sempre nell'aiuto di Dio e dei nostri buoni Cooperatori Salesiani!

Quando l'E. V. C.ma avrà tra mano e leggerà questa mia, io sarò entrato nel centro della Terra del Fuoco e forse in mezzo agli Onas che mi faranno corona, e già avrò celebrata tra loro la Messa in unione con quella d'Oro del S. Padre.

Mi raccomando alle orazioni dell'amatissimo Padre D. Bosco, di V. E. e di tutti i nostri carissimi confratelli e Cooperatori Salesiani.

Mi mandi una sua benedizione e riceva gli ossequii di tutti i Salesiani di questa Casa.

Sac. GIUSEPPE FAGNANO,

Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco.

GIOVANNI BOSCO E IL SUO SECOLO

DISCORSO del'Cardinale Arcivescovo GAETANO ALIMONDA.

Fra tutti gli elogi funebri recitati sulla tomba dell'amatissimo D. Bosco, tiene il primo posto il Discorso sopra mentovato dell' Eminent.mo Cardinal ALIMONDA nostro veneratissimo Arcivescovo. In esso l' Eminentissimo Principe colla sua grande abilità e quale insigne pittore o scultore Seppe rappresentare in tutta la sua bellezza il sant'uomo, che colle sue opportunissime opere giganteggia sovrano in mezzo al secolo xix. L'elogio riuscì un capolavoro e i Cooperatori e le Cooperatrici lo leggeranno con piacere e con grande edificazione.

Si vende alla Libreria Salesiana di Torino a L. 1 per copia, a beneficio delle Opere di D. Bosco.