BS 1880s|1884|Bollettino Salesiano Maggio 1884

ANNO VIII. N. 5.   Esce una volta al mese.   MAGGIO 1884

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO. In preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice - Novena di Maria Ausiliatrice - Grazia per intercessione di Maria Ausiliatrice - Parte della chiesa del Sacro Cuore inaugurata al divin culto - « La Voce della Verità » e la chiesa nuova al Castro Pretorio. - Enciclica di Leone XIII contro la Società Massonica - Ragionamento sul Patriarchìo Lateranense ed una lettera del Card. Alimonda - Conferenza a Spezia e D. Bosco a Roma - Fiasco dei così detti Evangelici - La propagazione della fede e mezzi per ottenerla - L'Amazzonia - Emilia Margotti-Tomatis.

IN PREPARAZIONE ALLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE.

Si avvicina il giorno 24 di maggio, dedicato alla solennità di Maria SS. Ausiliatrice. L'avvicinarsi di questo giorno è per noi come l'appressarsi della stessa Regina del cielo e della terra in persona. Chi altre volte fu presente a tale solennità nella chiesa di Valdocco può far fede del senso arcano, insinuante, celeste dal quale si sentì preoccupato , senso inesplicabile ma che attira i cuori verso la santa immagine, chiama da lontane regioni folle di divoti, produce un generoso slancio per le opere virtuose, commuove a penitenza i peccatori, consola gli afflitti, ristora coloro, che soffrono le miserie della vita.

Non è solo la bellezza del tempio, la maestà delle sacre cerimonie, la stupenda armonia di centinaia di giovanetti cantori, che produce sì mirabili effetti. È la stessa mano benedetta della Madonna, stesa su coloro, che accorrono per onorarla. Questa mano benefica si travede nelle molte grazie, di cui i nostri occhi già mirarono e le nostre orecchie già udirono favoriti in quel giorno coloro, che fervorosamente la pregavano ; ciechi, che ricuperarono la vista, storpi e paralitici , che riacquistarono l'integrità delle membra , moribondi che invocandola da lontano ritornarono in un istante dalla morte alla vita.

Si avvicina dunque il gran giorno, cari Cooperatori e Cooperatrici , e noi facendo nostre le parole della Santa Scrittura preghiamo Maria SS. a visitarci col suo potentissimo patrocinio: Surge, propera, amica mea, et veni. Vieni, o la più bella, la più pura, la più santa, la più grande, la più gloriosa di tutte quante le creature. Vieni, o Maria SS. Ausiliatrice; noi ti attendiamo esultanti nel gran giorno della tua festa !

É pur gradita cosa il pensare che essa è Madre nostra pietosa, e noi figli di Colei, che è Madre di Dio, Regina degli Angioli, padrona dell' universo , onnipotente per grazia, cuore tenerissimo per noi, tale formato da Dio stesso, affinchè fosse il canale di tutte le sue misericordie, grazie, miracoli, trionfi d'amore ! O cari Cooperatori ! I figli partecipano sempre di tutto ciò, che possiede la madre loro.

È pur gradita cosa il riflettere come Maria SS. sia stata sempre in ogni secolo la protettrice della Chiesa e dei singoli fedeli, ed oggigiorno in modo specialissimo sia benefattrice ed ausiliatrice benigna dei Cooperatori e delle opere Salesiane. E chi non vede in queste opere la sua visibile protezione? La si scorge in Italia, in Francia, nella Spagna, nell'America; la si scorge tra i popoli civili e tra i barbari; la si scorge tra i giovanetti cattolici e tra i figli dei Patagoni. Oh ! se non ci renderemo indegni dell'amor suo, noi scorgeremo sempre questa sua mano materna a tergere le nostre lagrime in vita ed in morte, a difenderci da ogni nemico assalto, a benedirci pel tempo e per la eternità.

E pur gradita cosa il vedere come Maria SS. sia pronta a concedere grazie e benedizioni a quanti la invocano sotto il titolo di Ausiliatrice, e cooperano al sostegno ed all'incremento delle opere Salesiane, che sono opera sua. Noi abbiam già stampato alcuni fascicoli di queste grazie negli anni scorsi, e potremmo pubblicarne grossi volumi, se avessimo da raccogliere tutte quelle, che ci son note.

Prepariamoci adunque a celebrare degnamente la festa del 24 maggio, e le nostre preghiere, e gli atti di speciali virtù Le sieno quali graziosi inviti a scendere in quel giorno tra noi colle mani piene di celesti favori: Surge, propera, amica mea, et veni. Ma non sia la nostra una divozione sterile, ma ricca di efficaci proponimenti, che come fiori debbano tramutarsi in frutti copiosi. E diciamo alla Madonna il motivo che ha di venire con noi: Flores apparuerunt in terra nostra. Celebriamo la novena della gran festa, rendendo bella la nostra anima col santo lavacro della sacramentale Penitenza. Celebriamo questa festa coll'accostarci a ricevere degnamente Gesù benedetto nella SS. Comunione. Celebriamo questa festa col fare in questi giorni eziandio la solita Conferenza in onore e gloria della celeste Regina, tanto più che il Sommo Pontefice concede ai radunati la Indulgenza plenaria. Per questa Radunanza noi ci raccomandiamo particolarmente ai Capi e ai Decurioni, al cui zelo e pietà spetta l'intimarla.

Mettiamo in questi giorni, alla prova la bontà e la potenza di Maria Ausiliatrice.

Noi siam sicuri che avremo la consolazione di raccogliere i particolari ragguagli dellegrazie, che la potentissima Vergine ci avrà ottenute dal divino suo Figlio Gesù. Surge, propera, amica mea, et veni. Flores apparuerunt in terra nostra.

NOVENA DI MARIA AUSILIATRICE.

Diamo qui l'orario delle sacre funzioni durante la Novena e del giorno della solennità, e intanto invitiamo i Cooperatori e le Cooperatrici della divota città a prendervi parte, ad onore dell'Augusta Regina del Cielo.

A quelli poi, che non possono intervenirvi, raccomandiamo che vogliano celebrarla privatamente, recitando per nove giorni qualche speciale preghiera, o compiendo qualche altra; pratica di cristiana pietà. A questo scopo giova, un apposito libretto intitolato : Nove giorni consacrati all'Augusta Madre di Dio. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno, ed è molto acconcio alla circostanza, (Si vende nella Libreria Salesiana di Torino, al prezzo di cent. 20 la copia.).

ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI

La Novena comincia il 15 maggio, e vi predicherà ogni sera il M. Rev. canonico Bernardino Quattrini, rinomato professore di sacra eloquenza nel Seminario Arcivescovile di Perugia.

In ciascun giorno lungo il mattino sino alle ore undici vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della., Confessione e Comunione.

Nel mattino dei giorni feriali alle 5 1/2 ed alle 7 1/2 Messa e Comunione con particolari esercizi di pietà; e nella sera alle 7. canto di una lode sacra, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Nei dì festivi , come sono il quarto e l'ottavo della Novena, l'ordine delle funzioni cangia come segue : Al mattino alle ore 7, Messa e Comunione generale ; alle 10 1/2 Messa solenne ; alla sera verso le 3 1/2 Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Tutte le pratiche religiose, compresa la Messa delle ore 7, le comunioni e le preghiere dei due giorni festivi, che occorrono durante la Novena , sono offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, e delle altre Opere Salesiane.

Nel venerdì, 23 maggio. vigilia della festa, si farà la Conferenza pei Cooperatori e per le Cooperatrici Salesiane nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, alle ore 3 1/2 pomeridiane.

Il prodotto della questua della Conferenza sarà a totale benefizio della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

VENERDl' 23 MAGGIO. Sera.

Alle ore 6 1/4 Primi Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

SABATO 24 MAGGIO. Solennità di Maria Auto dei Cristiani.

Mattino.

Alle ore 7 Messa e Comunìone generale. Alle ore 10 Messa solenne.

Sera.

Alle ore 6 Vespri solenni, Panegirico detto dal M. Rev. Can. QUATTRINI, Tantum Ergo, e Benedizione col Santissimo Sacramento.

La solennità sarà resa più splendida per l'intervento di sua Em. Rev.ma il Cardinale Alimonda, o di Mons. Bertagna suo Vescovo Ausiliare. In questo giorno verrà eseguita dai giovani dell'Oratorio Salesiano, coadiuvati da distinti professori di canto della città, la grandiosa Messa in Re del CHERUBINI (detta Missa solemnis N° 2). - Nei Vespri, il Domine, Dixit e Magnificat sono del MERCADANTE, tutti gli altri Salmi l'inno Saepe dum Christi (ipotipòsi musicale della battaglia di Lepanto) ed il Tantum Ergo del M° Giovanni CAGLIERO.

DOMENICA 25 MAGGIO.

Mattino.

Alle ore 7 Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà ín suffragio delle anime dei defunti Cooperatori e Cooperatrici, e dei Confratelli e delle Consorelle dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

Alle 10 Messa solenne.

Sera.

Alle ore 3 1/2 Vespri in musica , Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Tanto, al mattino quanto alla sera si eseguirà la musica del giorno innanzi.

NB. - Chi desidera farsi iscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della Chiesa.

GRAZIA per intercessione di Maria Ausiliatrice.

Ad onore di Maria e per edificazione dei fedeli pubblichiamo una delle moltissime grazie, che si ottengono quotidianamente per sua potente intercessione.

Torpiana, 15 aprile 1884.

MOLTO REVERENDO SIGNORE,

Rivolgo a Lei queste mie linee per incarico datomi da una mia sorella, la quale, come già altra

volta le scrissi, fu dalla possente Ausiliatrice dei Cristiani graziata della salute, e liberata da una polmonite sì fiera, che forte facea temere anche i pratici dell'arte sanitaria. Si fu appunto in quello stato tanto pericoloso ch' ella fè ricorso a Maria Ausiliatrice, e promise di donare al suo Santuario di Torino tutto l'oro del suo sposalizio. La Santissima Vergine, madre ognor benigna, accettò la tenue offerta, le fece la grazia e la serbò ancora all' amore del suo compagno e dei suoi cinque figliuoli.

Parte del suo voto l'adempì quando fu costì in Torino e parte deve ancora adempierlo. Ora ella brama sapere da V. S. M. R. se le tornerà più gradito l' oro stesso, oppure l' equivalente, in danaro: Ell'è disposta a far quello che da V. S. le verrà suggerito. Abbia pertanto la gentilezza di rispondermi qualche cosa su tal proposito, poiché a mia sorella sta molto a cuore l' adempimento della fatta promessa.

Io pure dopo che feci ricorso a Maria Ausiliatrice sto assai meglio, ed anche il dottore fida di vedermi presto perfettamente risanata. Sarà questo un debito di più ch'io avrò con la Vergine SS. ed un favore di più ch' Ella aggiungerà a quei tanti che già mi fece. Sia Ella sempre amata e benedetta da tutte le genti.

Mi faccia la carità di una speciale preghiera per me a Maria, mentre con tutta stima ed ossequio mi professo

Um.a ed Ubb. ma Serva

ANGELA SOTTANI

NB. - Da una persona anonima e pur favorita da Maria abbiamo ricevuto la limosina di L. 50. Non potendo ringraziarla per ignorarne il nome, preghiamo la Beatissima Vergine a spandere sopra di lei favori ognor più segnalati.

PARTE DELLA CHIESA DEL SACRO CUORE inaugurata al divin culto.

Abbiamo la consolazione di rendere consapevoli i Cooperatori e le Cooperatrici che la carità fattaci per la erezione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma ricevette già il principio di quella splendida corona, la quale tra non molto sarà terminata e riuscirà loro di soavissima gioia in questa terra, e caparra di gran premio in Cielo.

Stante il grave bisogno di un locale più ampio che non fosse la cappella provvisoria, onde raccogliere per la istruzione religiosa e per le sacre funzioni le più migliaia di fedeli, che formano la nuova parrochia del Sacro Cuore, si giudicò d'inaugurare al divin culto il Coro e il Presbitero della Chiesa in costruzione , fortunatamente già condotti a termine. Questa parte principalissima del sacro edifizio, il 23 dello scorso marzo, venne perciò solennemente benedetta dall'Eminentissimo Cardinale Lucido Maria Parocchi , nuovo Vicario Generale di Roma, con gran festa della numerosa popolazione e con alta soddisfazione del Santissimo Padre Leone XIII.

Tale notizia deve tornare certamente gradita a quanti con limosine ed altri sacrifizi concorsero a quest'opera religiosissima, e in pari tempo deve stimolare vieppiù la loro carità a prestarci generosamente la mano, affinché possiamo ben presto condurre a fine l'intiero Santuario alla gloria dei Sacratissimo Cuore di Gesù.

Intanto ringraziamo di tutto cuore quelle benevole persone, che ci aiutarono a compiere già sì gran parte del sacro monumento, e preghiamo il Cuore amorosissimo di Gesù a ricompensarnele fin d'ora con ogni squisitezza dei suoi divini favori , e ad inspirar loro a non venirci meno nella nobilissima impresa.

LA VOCE DELLA VERITÀ la Chiesa nuova al Castro Pretorio.

L' egregio giornale romano « La Voce della Verità » nel suo numero 70 riferiva col seguente articolo il fatto da noi sopra enunciato

« Secondo che preannunziammo, Domenica ultima precorsa furono aperti al pubblico il Coro ed il Presbiterio della nuova Chiesa parocchiale dedicata al Sacro Cuore di Gesù , che da qualche anno si sta costruendo lassù al Castro Pretorio, sopra le vie Porta S. Lorenzo e Vicenza.

Mantenendo la riserva che facemmo nel numero antecedente, di non iscrivere con dettaglio di tale grandiosa fabbrica, la quale, fin d' ora lo notiamo,, è stata disegnata dall'architetto romano signor conte Francesco Vespignani, ci occuperemo oggi invece e solamente del rendiconto della grande giornata che la Fede registrava ieri nel libro aureo delle sue glorie.

» Cominciamo dalla sacra cerimonia, onde si è inaugurata la festa d'apertura della suddetta parte del novello tempio.

» Intorno alle ore sette e mezzo antimeridiane, Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Lucido Maria Parocchi, Vicario Generale del Sommo Pontefice Leone XIlI , procedette in forma solenne alla benedizione del Coro e del Presbiterio, e delle località adiacenti a questi, e, in modo più o meno diretto, inservienti anch'esse al culto.

» Compiuta l' augusta cerimonia alla presenza di numeroso popolo, che aveva persino invaso le cantorie, nonostante le vaste proporzioni del sacro ambiente, l'Eminentissimo Principe di S. M. C., assistito sempre dai suoi cerimonieri e dal Revmo Procuratore Generale dei Salesiani e Parroco della Chiesa stessa, Don Francesco Dalmazzo, e facendo ala ad esso gli altri Sacerdoti Salesiani ed i piccoli chierici della Parocchia, prostratosi dinanzi all'altare di mezzo (oggi gli altari sono tre), partecipò al canto delle Litanie dei Santi, e dopo di questo celebrò al prefato altare l'incruento Sacrificio, distribuendo il Pane eucaristico a molti divoti d'ambo i sessi.

» Sul finire della santa Messa, precisamente dappresso al Benedictio Dei Omnipotentis, Sua Eminenza Reverendissima rivolse al popolo un breve discorso. che tutti, anco i più lontani dall'illustre oratore, debbono aver inteso, grazie all'armoniosità del luogo.

» Il Cardinale Parocchi, con quella lucidezza di dire che tanto gli è propria e risponde addirittura al nome ch'egli porta, e con quella efficacia di ragionamento che non mai si scompagna da' suoi elevati sermoni, salutò anzitutto la nuova opera surta lì dove , pochi anni or sono , non erano che orti e vigne ; salutò il nuovo Santuario diventato una necessità per l'esteso e popolato rione che è succeduto alle terre , non ha guari , quasi disabitate , presagendo ei poscia i grandi vantaggi morali e spirituali, i frutti preziosi d'ogni maniera che deriveranno dal medesimo, e in tempo non lontano. Ebbe quindi nobili, vibrate parole all'indirizzo di quell' uomo di Dio che è il venerando Sacerdote torinese Don Giovanni Bosco , al quale è dovuta l' erezione del Santuario, nonchè all'indirizzo dei benemeriti Salesiani che , imitatori e seguaci di quel fondatore della loro Congregazione, attenderanno all' ufficiatura del Santuario stesso. Finalmente, siccome ancora dell'altro c'è da fare prima che la chiesa sia compiuta, eccitò e calorosamente i fedeli ad aiutare il compimento dell'edificio, ad affrettarlo col loro generoso concorso. « La Chiesa spirituale (sembraci abbia detto l' Eminentissimo Principe), che sta nel cuore dei cattolici, dev'essa farsi ausiliatrice del tempio materiale: quando la fede e lo zelo interno pel culto cattolico verranno estrinsecati col fatto dai parocchiani, allora essi potranno appellarsi degni del Santuario e del Sacro Cuore di Gesù, a cui è consacrato.

» La bella e prima funzione antimeridiana fu resa completa dall'intervento degli alunni della rinomata Scuola Gregoriana , che , accompagnati dall'Harmonium, cantarono con la ben nota loro valentìa, pie ed affettuose canzoni durante la Messa del Cardinal Vicario.

» Alla Messa letta dal Parroco Don Dalmazzo, cui ascoltava pure l' Eminentissimo Parocchi, lasciando questi dippoi la chiesa, ne faceva seguito, verso le ore dieci e mezzo antimeridiane , altra cantata dal reverendo Sacerdote prof. Bielli, dei Salesiani.

» La musica di questa Messa, composta dal Rmo Mons. Giovanni Cagliero, egli pure Salesiano, in oggi Vicario Apostolico di Patagonia, venne felicemente eseguita dagli allievi della Scuola musicale della Parocchia.

» Questi cenni valgano per le due funzioni antimeridiane.

» Nel pomeriggio , avuto che ebbe termine la consueta quotidiana predica quaresimale, fatta dal zelantissimo Missionario Apostolico e Sacerdote Salesiano Don Giuseppe Maria Persi, che trattò l'argomento del Purgatorio, al cospetto di un'affollata udienza, l' Illmo e Revmo Vice Gerente di Roma, Mons. Giulio Lenti, previo il canto delle Litanie Lauretane e del Tantum Ergo, le une e l'altro in musica, eseguito dagli alunni della Scuola suindicata della Parocchia, impartiva la trina benedizione coll'Augustissimo Sacramento.

» E così si chiuse la splendida giornata che, considerando l'affluenza di gente nel corso della medesima al tempio, e quella raffrontando all'indifferentismo dei nostri giorni in materia di religione, convien concludere abbia aggiunto un altro trionfo agl'innumeri ai quali è avvezza la Fede. »

Fin qui La Voce della Verità del 25 e del 26 marzo.

ENCICLICA DI LEONE XIII Contro la Società Massonica.

Come dal sole procede la luce ed il calore a diffondere da per tutto la vita , così dal palazzo del Vaticano, o per meglio dire dal Papa, si mandano splendidi raggi di alta sapienza e di celeste carità, che diradano le tenebre di errori più micidiali, e recano ad un tempo il rimedio a malori, minaccianti di morte l'umano consorzio.

Uno sprazzo di vivissima luce, un nuovo lampo di divina carità per illuminare e salvare il mondo odierno è uscito testè dal Sommo Pontefice Leone XIII , ed è una sua Lettera Enciclica in data del 20 scorso aprile, diretta a far conoscere le iniquità, i biechi intendimenti e le male arti della società dei Frammassoni , e a impedire e a scemare almeno le rovine morali, religiose e sociali, che va menando tra i popoli cristiani.

Il sapiente ed invitto Pontefice colla sua solita lucidezza di mente, con sodi argomenti di celeste dottrina , con perizia di abile ed infallibile maestro svela che cosa sia e che cosa intenda la società Massonica, ne dimostra la monstruosità degli errori perniciosi alla società ed alla famiglia, contrarii non solo alla fede, ma alla stessa ragione e all' onestà naturale , segnala le arti maligne che usa la diabolica setta per accalappiare la gente, e infine addita ai Vescovi del mondo cattolico cinque mezzi da adottare, per opporre un argine efficace al suo devastatore progresso.

Lasciando ai reverendissimi Vescovi il cómpito di segnalare ai fedeli i mezzi suggeriti dal Supremo Gerarca, noi proponiamo ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici che si provvedano questa stupenda Enciclica del Santo Padre, e poi la leggano e la facciano leggere alle persone di loro famiglia , specialmente ai giovani , i quali nei giorni nostri sono in modo particolare insidiati dalla frammassoneria, invitati ed eccitati ad ascriversi nelle sue orde infernali.

Per facilitare a tutti questa lettura la nostra Tipografia Salesiana di Torino ristampò la lettera pontificia in libretto a parte, e la nostra Libreria la vende al modico prezzo di 10 centesimi la copia.

Cooperatori, in questa Enciclica il Papa esercita il ministero del supremo suo apostolato , e parla alla Chiesa a nome di Gesù Cristo ; quindi la sua parola , il suo insegnamento è infallibile quale un oracolo dello Spirito Santo. Leggiamola adunque con fede come una lettera mandataci da Dio, ed impariamo a vegliare su noi e sui nostri cari, affinché non cadiamo nelle trame di Satanasso, e non ci rendiamo infelici in questa e nell'altra vita.

RAGIONAMENTO SUL PATRIARCHIO LATERANENSE ed una lettera del Card. Alimonda.

Il sac. D. Francesco Cerruti, direttore del nostro Collegio di Alassio e autore della Storia della Pedagogia in Italia, colta l'occasione dell'alto concetto, esternato dal sapientissimo Pontefice Leone Decimoterzo , quello cioè di ricostituire l' antico Patriarchío Lateranense e porre colà gli studi di quanto si attiene all'alta teologia, scrisse testé e pubblicò un apposito ragionamento. In questo egli dice che cosa fosse l'antico Patriarchío Lateranense, qual posto occupi nella storia della pedagogia italiana e mondiale, e quali saranno nell'ordine intellettuale , morale e civile le conseguenze della sua ricostituzione. È un lavoro molto opportuno ai giorni nostri, e degno di essere letto da quanti desiderano di conoscere quello, che in tutti i tempi fecero i Romani Pontefici per tenere accesa nel mondo la face della scienza , e come Roma per opera loro sia sempre stata e sia della vera scienza il faro più luminoso.

Il sac. D. Cerruti avendo dedicato il suo lavoro all'Eminentissimo signor Cardinale Alimonda Arcivescovo di Torino, questi degnavasi di scrivergli la seguente lettera , la quale , mentre fa meglio conoscere l'importanza e il pregio dell'operetta annunziata, svela ad un tempo il bel cuore del dotto ed eloquente Porporato e l'animo suo benevolo verso dei Salesiani

« Molto illustre e carissimo signore,

Le stringo di cuore la mano, e benedico la sua penna , affinché continui a tramandare splendori tanto belli! Bravo il mio signor D. Cerruti! Ella ha scritto stupendamente su gli alti concetti pedagogici di Leone XIII, ha svelato al mondo un grande concetto, una grande idea dell'attuale Pontefice e lo ha fatto con penna forbita e col cuore di un'anima credente.

» La ricostituzione dell'antico Patriarchío Lateranense, mentre formerà una pagina d'oro nella storia di Leone XIII, sarà una benedizione per la Chiesa. I nuovi discepoli emuleranno la maschiezza degli antichi : usciranno di colà agguerriti e forti, belli e potenti come il genio del bene : saranno salvatori della società.

» Nel suo Ragionamento però ho trovato una cosa, che m'ha dispiaciuto... ho trovato una cosa, che non doveva essere stampata... Parlo delle lodi, che ella fa di me poverello. Oh ! a vece di lodi, mi dia preghiere, levi le mani al cielo per invocare sopra della mia persona la misericordia del Signore ! Preghiamo, mio carissimo, preghiamo a vicenda : Oremus ad invicem ut salvemur.

» Le rinnovo i miei ringraziamenti , Le prego da Dio salute e forza da per continuare nell'onorabile palestra, e nel benedire a Lei e a tutti i buoni Salesiani che trovansi costì, godo raffermarmi con vera stima

» Della S. V. Carma

a Torino, 3 aprile 1884.

» Devotissimo servitore

+ GAETANO, Card. Arcivescovo. »

CONFERENZA A SPEZIA E D. BOSCO A ROMA.

Dal Segretario, che accompagnò D. Bosco a Roma, riceviamo lettera, in cui vien data notizia della sua salute e fatta relazione di una Conferenza da lui tenuta nella nostra chiesa di Spezia, il giorno di Pasqua, nel suo passaggio per quella città.

Roma, .17 Aprile 1884..

CARISSIMO D. BONETTI,

Siamo giunti in Roma, e D. Bosco continua a stare abbastanza bene in sanità. Si vede che il buon Dio e Maria Ausiliatrice si degnano di esaudire le preghiere, che si fanno per lui. Proseguiamo a pregare e speriamo in quel Dio, qui sanat omnes infirmitates, ed in quella Vergine pietosa, che a giusto titolo è appellata Salus infirmorum. In quanto a me, non ostante la occupazione dello scrivere lettere e dell'assistere il nostro caro Padre, non mi resto dallo scrivere le mie impressioni all'uno ed all' altro de' miei confratelli. A te oggi scrivo specialmente per darti relazione di una specie di Conferenza, che D. Bosco ha tenuto nella chiesa del nostro Oratorio di S. Paolo della Spezia, la Domenica di Pasqua. Nel mattino alle ore 7 1/2 egli celebrò la Messa della comunità ed amministrò la santa Comunione ai giovanetti del Collegio e ai fedeli accorsi in gran numero; e nella sera verso le ore 7, essendo la chiesa stipata di gente precedentemente avvertita, D. Bosco sebbene stanco salì sul pulpito, e tenne in sostanza il seguente discorso.

« Mi presento a voi, o cari uditori, col cuore veramente commosso dalla riconoscenza pel bene che voi avete fatto e fate tuttora a questo Oratorio Salesiano. Quanti giovanetti il dovranno a voi, se hanno conservata la fede, se vissero da buoni cristiani, se giunsero all'eterna felicità. Per questo fine io vengo per fare nuovo appello alla vostra carità, vengo per raccomandarvi una questua per sostenere opere che non sono mie, ma appartengono al Sommo Pontefice, e gli stanno sommamente a cuore. Esso l'immortale Pontefice Leone XIIl vi dà pel primo uno splendido esempio. Se esiste alla Spezia questo Oratorio, dove tanti giovanetti trovano il pane della vita, dobbiamo a Lui esserne riconoscenti. Sì, il Santo Padre è povero, vive di elemosina, perchè fu privato di tutto, eppure per la Spezia il povero Pontefice trova modo di mandare mensilmente soccorsi, coi quali si rende più povero ancora a vantaggio dei giovanetti delle vostre famiglie, della vostra città. Imitate adunque questo splendido esempio di generosità.

Voi mi direte : E fino a quando dovremo continuare a prestarci in queste opere di beneficenza? - Fino a quando? Cari miei! Finchè vi saranno anime da salvare , finchè i poveri giovanetti non siano più circondati da insidie e da inganni, sino a che siano giunti alle porte dell'eternità, ed entrati in paradiso, ove solamente potranno trovarsi al sicuro dagli agguati, che loro tende il nemico.

Io potrei oggi ragionarvi delle missioni dei nostri Salesiani sparsi nelle varie parti del mondo e specialmente in America, parlarvi delle loro fatiche, dei loro bisogni, del bene che operano ; ma mi limito invece a parlarvi della Chiesa e, dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, I protestanti hanno aperto in Roma scuole e templi per sedurre i Cristiani e specialmente la povera gioventù. Il Papa Leone XIII addolorato per tanto disastro fece dire a D. Bosco essere necessario salvar l' onore della Religione Cattolica, e porre un argine alla propagazione dell'eresia, e al peryertimento della gioventù. E in qual modo? Coll'erigere la Chiesa già designata al Sacro Cuore di Gesù, ed un grande Ospizio per raccogliere i giovanetti pericolanti. - Santo Padre , io ho risposto , di buon grado io mi accingo a quest' opera, ma non ho danari. - E questo io pure non ho, disse il Sommo Pontefice. Rivolgetevi dunque ai fedeli, e dite che il Santo Padre raccomanda a tutti la Chiesa del Sacro Cuore , e che il Signore benedirà temporalmente e spiritualmente chiunque presterà mano ad opera così bella. Ecco o cari Cristiani, ecco perchè io ho cercato e cerco sussidii altrove e qui , ecco perchè ora si farà una questua in questa Chiesa. Si tratta di onorare l' amoroso Cuore del nostro dolcissimo Salvatore. Il Sacro Cuore di Gesù è la sorgente di tutte le benedizioni, di tutte le grazie. Tutti abbiamo bisogno di queste grazie. Facendo quindi un'obblazione in onore del Sacro Cuore chiediamo nello stesso tempo quella grazia di cui abbiamo speciale bisogno o per l'anima o pel corpo, o per i genitori, o per la figliuolanza o per i nostri interessi materiali, o per il conseguimento di qualche bene intellettuale o morale, e state certi che otterrete quanto sarete per chiedere, perchè Dio non si lascia vincere in generosità quando la vostra domanda non sia d' impedimento al vostro bene spirituale.

Altra ragione per contribuire si è Colui , che chiede la vostra elemosina in nome del Sacro Cuore. Chi chiede la vostra limosina è lo stesso Sommo Pontefice, il nostro Padre, il Vicario di Gesù Cristo. Il Santo Padre domanda che procuriate favorire due cose in modo particolare : questa opera dell'Oratorio nella Spezia, e l'opera del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Il Santo Padre dal canto suo che cosa fa , che cosa promette? `Sta colle mani levate al cielo, prega per voi, vi benedice, ed ogni giorno si ricorda di voi nella Santa Messa. La sua intercessione è potentissima per l' autorità della quale è rivestito, per l'amore col quale è prediletto dal Sacro Cuore di Gesù. Esso parla in nome del Sangue del Salvatore, e noi non ascolteremo? Esso ci invita in nome della salvezza di tante anime immortali, e noi saremo restii? Esso chiede soccorso ai figli per i fratelli e noi rifiuteremo ? Ah no ! Voi non farete certamente questo torto al Vicario di Gesù Cristo, e al vostro carattere di Cristiani cattolici.

Qualcuno forse dirà: E dove dovró io prendere danari? Le mie entrate non sono grandi i tempi sono difficili, i negozi non prosperano - Lasciate che io vi parli con libertà. Se vogliamo soddisfare un capriccio, prenderci un divertimento, fare in certe circostanze una bella figura in società, oh allora sappiamo trovar danaro ; e poi non troveremo noi un obolo da donare a Gesù Cristo , mentre tutto quello che possediamo l'abbiamo da Lui, che può renderci centuplicato anche in questo mondo il nostro dono?

Altri diranno: Sono tanti che domandano l'elemosina per opere buone così svariate e molteplici ! Ce ne sono troppe ! - Questa risposta , o cari miei, non è da Cristiano. Voi dite: Non posso sostenerle tutte queste opere buone ; ed io vi domando in confidenza : ne sostenete almeno qualcuna ? Io credo che quelli, i quali gridano che ce ne sono troppe , non ne sostengano nessuna. Ah! ricordatevi che il far carità è un obbligo. Se non si hanno danari si può dare oggetti di vestiario, si può dar commestibile, si può cercare e incoraggiare altri che lo facciano. Se assolutamente possediamo nulla, vi è l'opera delle opere : La preghiera. Pregare perchè il Santo Padre sia consolato e confortato nel grande uffizio di reggere la Chiesa; pregare per gli operai evangelici, acciocchè il Signore dia loro sanità, forze, virtù, mezzi, corrispondenza, trionfo nelle loro missioni; pregare per le anime de' traviati, affinché si convertano, dei giusti, affinchè perseverino; ecco una limosina, che non tutti fanno.

Qualcun altro per esimersi dal fare elemosina dice: Io potrei fare limosina , ma desidero riservarmi qualche cosa per i miei bisogni futuri; potrebbero succedere anni nei quali le campagne renderanno poco, ristagno d'affare, fallimento, e simili disgrazie. Quindi bisogna che io pensi all'avvenire e mi metta in serbo una qualche fortuna. - Pur troppo ciò, che vien chiamato previdenza, è cagionato da mancanza di fiducia nella divina Provvidenza ; pur troppo si risparmia oggi, si risparmia domani, agli avanzi degli anni addietro si aggiungono gli avanzi dell' anno seguente, cresce nell' animo l' amor al danaro, e lo spirito dell'avarizia; pur troppo che coll'accrescersi della fortuna il cuore si fa sempre più duro verso i poverelli , e a poco a poco dal suo stesso denaro un Cristiano è tirato all'inferno. I Cristiani furbi non accumulano danaro per un tempo che passa come un lampo, danaro che in buona sostanza si può chiamare denaro di morte; i Cristiani furbi con opere buone portano all'eternità il danaro della vita. S. Lorenzo era il depositario dei tesori della Chiesa Romana. Il Preside pagano avido di queste ricchezze, chiamato a sè il S. Diacono gl'intima di consegnargli quanto oro, argento, pietre preziose avea in deposito. S. Lorenzo promise che avrebbe ciò fatto, chiedendo il tempo di pochi giorni per radunarle. Il Preside acconsentì, sicuro di aver tra poco la preda agognata; ma Lorenzo distribuita ai poveri la somma di danaro ritratto dal tesoro venduto, di costoro radunò una folla grandissima nell' atrio del Preside. Entrato quindi al suo cospetto, lo pregò a voler discendere nell'atrio, poichè avrebbe visto il mantenimento della sua promessa. Il Preside al primo vedere tanta folla di miserabili, meravigliato chiese a Lorenzo, perchè avesse condotta colà tutta quella gente. ;- Sono, disse il santo, i tesori della Chiesa questi poveri ed io te li ho presentati, come ti aveva promesso. - Il Preside credendosi schernito sali sulle furie : L'oro e l'argento io ti ho chiesto; ove l' hai tu nascosto ? - Ed il Santo rispose Facultates Ecclesiae, quas requiris , in caelestes thesauros manus pauperum deportaverunt. - Le ricchezze della Chiesa che tu agogni furono portate nei tesori celesti dalle mani dei poveri. Sì, cari miei. Le mani dei poveri portano le nostre elemosine in paradiso. Dare ai poveri il nostro obolo è come darlo nelle mani di Gesù Cristo. Il Divin Salvatore protestò che nell'ultimo giudizio pronuncierà la sua sentenza principalmente secondo che avremo o non avremo avuto viscere di misericordia per i meschini, e dirà apertamente innanzi a tutto il mondo : - Ciò che avete fatto al più piccolo di costoro lo avete fatto a me. - Volete portare con voi il vostro danaro non nella tomba, non nella perdizione, non nell'eternità dell'inferno, ma nell'eternità del paradiso ? Fate elemosina ai poveri, specialmente quando si tratta di coadiuvare la salute delle loro anime. Il Salvatore ha faticato, ha sudato, ha vissuto povero, ha patito , è morto per le anime. E voi guardate quanti poveri giovanetti vi sono mai nel mondo , che traditi, che ingannati, che senza educazione religiosa cadono nel vizio e si perdono! E potete voi resistere impassibili a così straziante spettacolo? Badate che ai cuori duri dice Gesù Cristo : - Tu non ti adoperi a salvare le anime coi mezzi che io stesso ti ho dato, perciò il tuo danaro sia teco in perdizione. - Procuriamo adunque di promuovere i nostri veri interessi. Diamo a Gesù Cristo, e quanto daremo ci sarà restituito con usura nel tempo e nell'eternità, perchè la banca del Signore non fa fallimento.

Ho parlato come a fratelli, quindi perdonatemi la libertà e la confidenza del mio dire. Vado a Roma e porterò l'offerta che voi farete, perchè sia impiegata nello edificare la Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore. Parlerò di voi al Sommo Pontefice, che tanto tiene a cuore la popolazione della Spezia, come lo dimostra questo Oratorio medesimo, soccorso da lui più di quello che le sue forze gli permettano. Io gli chiederò la benedizione per voi, per le vostre famiglie, e pei vostri interessi.

lo poi dal canto mio non mancherò di fare ogni mattina una preghiera speciale per voi, e voi abbiate la bontà di pregare per me. Così coll'esercizio della carità operosa e colla preghiera avremo fondata speranza di trovarci tutti insieme in Paradiso. »

Così finiva il nostro amatissimo D. Bosco. L'uditorio era composto nella massima parte di operai, poichè per i signori era quella l' ora del pranzo. Eppure la colletta fu abbastanza cospicua, ed un anello d'oro colla sua stessa semplicità di ornato palesava che il donatore sconosciuto avea certamente fatto un non indifferente sacrifizio in onore di Gesù Cristo. Terminavasi la funzione col Tantum Ergo in musica e colla benedizione del SS. Sacramento.

D. Bosco rientrava in camera continuando le udienze. Verso le 10 ritiravasi a prendere un poco di riposo. Alle 2 antimeridiane era già in piedi, e alle 2 e 40 partivamo di Spezia per alla volta di Roma.

Perdona se fui troppo lungo. Ho pensato di scriverti questa relazione, nel caso che potesse servirti pel Bollettino.

Fino ad oggi D. Bosco non ha ancor fatto nessuna visita, ma i visitatori non mancano. Vi ha tutto a sperare che sotto la sua guida si potrà mettere in moto la disegnata lotteria, della quale ei parla con tutti e per la quale cerca promotori e promotrici. I nostri buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici a suo tempo smercieranno i biglietti in ogni paese d'Italia, e Iddio farà il resto. Salutami D. Rua, D. Cagliero, D. Lazzero, D. Durando, D. Sala, D. Berto, ecc. ecc. e credimi

Tuo aff.mo in Gesù Cristo Sac. LEMOYNE GIOVANNI BATTISTA

FIASCO DEI COSÌ DETTI EVANGELICI

Prima che D. Bosco passasse alla Spezia e vi tenesse la riferita Conferenza ricevemmo da un Cooperatore di quella città la consolante notizia , contenuta nella seguente lettera, che presentiamo ai nostri lettori, affinché ne godano e ne ringrazino con noi Iddio.

« È già da qualche tempo che mi trovo nella città di Spezia, famosa pel suo golfo e per le opere militari, che si vanno costruendo a difesa dal grande arsenale. La setta , detta per antifrasi evangelica, aveva piantato qui le sue tende. Protetta e sicura d'impunità non se ne stava oziosa, e disseminava largamente in modo proteiforme gli errori dei protestantesimo , cotalchè nel 1880 le sue scuole erano frequentate da oltre cinquecento alunni: ma il buon senso de' cittadini si riscosse mirabilmente, e il numero di coloro, che essa aveva guadagnato alla miscredenza con mezzi che è bello il tacere , andò sensibilmente diminuendo ogni anno, ed oggi è ridotto a soli 17.

» Qual fu la causa di questa catastrofe ? Fu l'ottimo Istituto Salesiano di D. Bosco, e lo confessano gli stessi protestanti. I savi maestri, che studiano e posseggono lo spirito di S. Francesco di Sales, non risparmiano tempo e fatica nello impartire una soda istruzione e cristiana educazione ai numerosi giovanetti interni ed esterni, che accorrono alle scuole dell' Istituto , dove si trova pure un giardino ricreativo, e si dispensano premii, e si provvedono libri, scarpe, abiti ed anche vitto a chi ne manca. Il loro zelo e perizia, ecco i fattori di tale consolante risultato. » Così il benevolo Spezzino.

A questa grata notizia aggiungiamo che le dette scuole furono nel mese di marzo diligentemente visitate dal Regio Ispettore locale, il cav. Bonino, il quale ne fu soddisfattissimo. In prova del che diamo qui la lettera, che egli ne scriveva al Direttore di quella nostra Casa , sac. D. Giuseppe Leveratto. Vi premettiamo solo, che il bene operato dalle scuole e dall' Oratorio Salesiano della Spezia, noi lo attribuiamo anzitutto a Dio, il quale si è degnato di benedire i nostri deboli sforzi ; poi ai cittadini, che ci mandarono numerosi i loro figli ; indi ai benefattori di quell'Opera, e soprattutto al promotore di tutte le opere buone del mondo, che è il Pontefice Leone XIII. Ecco ora la lettera del Regio Ispettore

a Spezia, li 31 Marzo 1884.

» Ill.mo signor Rettore,

» Compio, per la seconda volta, al gradito dovere di segnalare a V. S. Ill.ma la mia viva soddisfazione per l'ottimo andamento di tutte le scuole elementari e complementari di codesto Collegio , alla cui direzione Ella degnamente presiede.

» E lo fa anche più volentieri in questo secondo anno , in cui la lodata S. V., bene accogliendo i miei suggerimenti , al corso elementare già completo, aggiunse una prima intermedia tra la prima superiore e la prima inferiore, nella quale gli alunni, che lasciati in una correano rischio di perdere un tempo utile, ed ammessi nell'altra poteano essere d' inciampo, allo sviluppo del programma, ed in fine d'anno non potea la prima classe dare un contingente abbastanza numeroso alla seconda, ora profittano, e la prima può dare il suo contigente alla seconda, come questa alla terza, e la terza alla quarta, con risultati soddisfacentissimi.

» Fo adunque con lei le mie sincere congratulazioni pel nuovo ordinamento dato alle scuole elementari inferiori e superiori , nelle quali il graduato insegnamento dato con buon metodo, la disciplina educativa, ed il profitto degli alunni non lasciano proprio nulla a desiderare.

» E queste mie congratulazioni voglia V. S. Ill.ma ripeterle a tutti e singoli i suoi bravi maestri ed aiuto-maestri, non che agli alunni di tutte le classi, mentr' io con perfetta stima e particolare affezione pregio dirmi

» Di lei

» Devotissimo

» C. ALVANO BONINO R. Ispettore. »

LA PROPAGAZIONE DELLA FEDE E MEZZI PER OTTENERLA.

Da Orvieto ci venne comunicato tempo fa un breve lavoro intorno alla Propagazione della Fede, opera di un illustre Canonico di quella città , e fervido Cooperatore Salesiano. Crediamo cosa utile il pubblicarlo in questo nostro periodo, e il faciamo tanto più volentieri, in quanto che speriamo di poter eccitare così i cuori cattolici a dilatare con uno zelo vie maggiore il regno di Gesù Cristo, e a diminuire in qualche poco i danni recati alla Congregazione di Propaganda dalla famosa sentenza della Corte di Cassazione di Roma, che la obbligò a convertire i suoi beni in cartelle, incagliando gravemento la sua amministrazione e i pronti e validi soccorsi alle estere Missioni.

1.

L'umanità decaduta in Adamo.

Eravi tra Gerusalemme e Gerico un deserto famoso per le aggressioni e le stragi, che vi facevano gli assassini , dei viandanti , che per colà

passavano. Sventuratamente un cotale, che da Gerusalemme andava in Gerico pel disbrigo de'suoi affari, incappò tra i loro artigli. Non paghi d'averlo dispogliato di ciò, che portava seco, crudelmente avventano più colpi contro di lui, e coperto di ferite lo abbandonano in un lago di sangue. Intanto un Sacerdote giudeo, in passando per quella via, gitta uno sguardo sull'infelice, ma non punto commosso per tal vista prosiegue il suo cammino. Poco stante, passa un Levita, e sebbene più da vicino vegga le ferite , ne oda i lamenti , non però è più sensibile del primo : ancora questi passa oltre senza apprestargli un aiuto. Gran ventura fu per quell' infelice, che sopravvenendo un cittadino di Samaria , e vedutolo in quello stato sì deplorevole , discende tosto dal suo giumento, a lui s'appressa, si curva a lavare con vino i grumi di sangue delle ferite, le unge con olio per lenirne l' acerbità , stringe quelle piaghe ; le fascia ; e , sollevatolo amorosamente dal suolo , lo adagia sul suo giumento , e lo conduce al vicino albergo per proseguirvi le cure ed ottenerne la perfetta guarigione. Al qual fine consegna all'albergatore due preziose monete. La carità del Samaritano conseguì mirabilmente il desiderato effetto.

2.

L'umanità rialzata per Gesù Cristo.

Chi è mai quello sventurato viandante che da Gerusalemme sen va a Gerico? È Adamo (e in lui e per lui tutto l' uman genere) , che pel suo peccato decade dalla vera Gerusalemme, ossia dallo stato d' innocenza della giustizia originale, ed incomincia a vivere una vita terrena, varia , incostante (significata da Gerico). Pur egli cadde nelle mani di spietati assassini, cioè degli angioli delle tenebre, che lo spogliarono di tutto il più prezioso, cioè della grazia santificante, della giustizia originale e con essa di tutti gli altri doni gratuiti, di che avevalo Dio generosamente ricolmo; e lo copersero di mortali ferite. L'intelletto fu ottenebrato dall' ignoranza , la volontà riluttante al bene, il cuore proclive al male, il libero arbitrio in continua lotta tra il male ed il bene, gli appetiti inferiori in ribellione colla ragione, la ragione con Dio. Misero Adamo, come fu profonda la tua caduta ! Ambisti di farti simile a Dio, e ne incorresti lo sdegno ; eri ammantato di gloria ed ora sei coperto d'ignominia ; eri figlio di Dio, ed ora schiavo del diavolo ; eri destinato pel cielo e ti scegliesti l' inferno. Deplorabile sventura! Come riparare le ruine della sorte di Adamo e della sua posterità , accresciute da tanti peccati personali ? Da chi sperare tale riparazione? Dalla virtù del ministero levitico per l'osservanza dei riti e delle ceremonie prescritte da Dio nella legge data a Mosè, o dalle moltiplicate vittime offerte a Dio dal Sacerdozio ebraico, l'uno e l'altro figurato nel Levita e nel Sacerdote, che non si mossero a pietà alla vista dell'infelice? Mai no: questi additavano, proclamavano le piaghe della decaduta Umanità , ma non potevano punto guarirle. A placare la Maestà infinita per l'offesa recatale dal peccato di origine e dai peccati nostri , faceva uopo di una soddisfazione di merito infinito : solo per questa era a sperarsi il perdono dei peccati , la riconciliazione con Dio, la sua grazia e figliuolanza , la riabilitazione al diritto della gloria , il ritorno alla perduta grandezza. E tutto questo fu amorosamente compiuto dal celeste Samaritano G. C. Ancor Egli disceso di cielo , venne nell' assunta carne sulla terra, e nel vedervi la misera Umanità spogliata, ferita, prostrata, anzi morta e dannata: all'eterna perdizione, n'ebbe pietà. Accorse Gesù a lavare quelle ulcerose piaghe col vino del prezioso suo Sangue, che versò per la sua salute fino all'ultima goccia ; ad alleviarne il dolore col sacro Crisma , santificandola colla grazia, mediante i santi Sacramenti, per la quale l'anima ed è purificata dalla bruttura del peccato ed è corroborata per resistere all' ardore della rea concupiscenza. Ma affinchè questa misera Umanità dalla sua degradazione ora innalzata alla primiera dignità; spoglia d' ogni bene, ora rivestita d' ogni ricchezza ; giacente sul suolo per morte ed ora richiamata a novella vita, possa ottenere piena salute e conservarla perfetta, il celeste Samaritana la conduce al suo Albergo. Ah ne sia Egli lodato ed in eterno glorificato

Gli Apostoli.

Quale è mai questo mistico Albergo? È la Chiesa di Gesù Cristo , la Chiesa Cattolica , la quale è stata da Lui aperta a tutti gli uomini riscattati e conquistati da Lui a prezzo assai prezioso. Qua Egli invita tutti e ciascuno , e ci consegna al Capo di essa, a S. Pietro, e in questo a tutti i suoi successori , legittimi Pastori e Sacerdoti : a lui raccomanda caldamente ciascun di noi, come il Samaritano il suo infermo, curasti ipsius habe; gli affida due monete più preziose assai di quelle, che quegli pose nelle mani del padrone dell'Albergo, per ispenderle a vantaggio di quel ferito a lui affidato ; e sono la verità e la grazia : la verità, che guarisce, illuminando la mente ; la grazia, che, santificando il cuore , lo risana e fortifica ; la verità nel deposito della dottrina, che a lui s'affida; la grazia, che si riceve nei santi Sacramenti. Oltre a ciò investe Pietro, come suo Rappresentante sulla terra, dell' alta autorità di assoggettargli tutti i popoli divenuti suoi per titolo di donazione e di riscatto, euntes docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti: e Pietro per sè e per i suoi successori di buon grado accetta le due monete, e le pone a traffico, a vantaggio della inferma Umanità. Ecco là i dodici Apostoli, che accesi dal fuoco dello Spirito Santo pendono dal cenno di Pietro, costituito da G. C loro Capo; di concerto si dividono il mondo, e quali altrettanti conquistatori lo percorrono per assoggettarlo, coll'efficacia della loro parola e dei miracoli, alla Croce di Gesù Cristo, e condurlo alla sua Chiesa. Pietro pel primo vola in Antiochia e vi fonda la sua Cattedra di verità , percorre il Ponto, la Galazia, la Cappadocia, l'Asia, la Bitinia , poi risiede in Roma. Mattia percorre la Colchide: Giuda o Taddeo la Mesopotamia : Simone l'Egitto : Matteo l'Etiopia : Bartolomeo l' Armenia; Tommaso le regioni dei Parti : Filippo l'Asia: Andrea la Scizia di Europa, l'Epiro, la Tracia: Giacomo figlio di Alfeo Gerusalemme : l'altro Giacomo fratello di Giovanni, la Giudea, la Samaria, la Spagna : Giovanni l' Asia minore : Barnaba in compagnia di Paolo, Antiochia , Seleucia , Cipro. E la dottrina predicata da questi prodi e confermata col proprio sangue, quale un raggio solare pervase tutta la terra, passò di contrada in contrada, di generazione in generazione, di secolo in secolo : sicchè potè dirsi che il suono della loro voce fu udito su tutta la terra. Con quale efficacia lo dicono i popoli abbrutiti nel vizio, sollevati alla dignità umana; barbari per costumi, ammansiti; selvaggi di condizione, inciviliti; superstiziosi per religione, rifiutanti i crudeli riti e le ridicole osservanze ; pagani per abominevole culto, condotti alla cognizione ed adorazione del vero Dio. Lo dicono i Filosofi, i Cesari, i Re, i Potenti, i Magistrati, che conquisi dalla forza della verità chinarono la superba loro cervice e con docile sommissione credettero dommi sebbene superiori all'umano intelletto, ed abbracciarono una dottrina in opposizione alle male tendenze dell'uman cuore: sicchè sé nel mondo intero aveva piantato e dilatato il suo regno il demonio, mercè la dottrina predicata e lo zelo degli Apostoli, fu esso distrutto, e sulle sue ruine venne fondato quello di Gesù Cristo. Tant'è vero, che la parola di Dio è sì potente da spezzare i cedri del Libano !

4. Le Missioni.

Per la predicazione degli Apostoli è cangiata la faccia della terra ; ma questo universale rinnovellamento sarà duraturo? Ahi fatale incostanza del cuore umano ! Molti di questi popoli richiamati già dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, sia per inclinazione alle passate abitudini, sia per effetto d'invidia del comune nemico, sia per insidia di uomini scellerati, molti di questi popoli lungo i secoli ricaddero nell'abisso dell'ignoranza, della barbarie, della scostumatezza, dell'idolatria. Ed oh come è mai doloroso vedere stupidi popoli adorare per Dio tutto, fuori che il vero Dio, prostrarsi innanzi ai più malefici animali e alle più invereconde deità : offrire vittime umane, o consumate dal fuoco, o trucidate dal ferro! Vedere i genitori gittare intrepidamente i bambini sulle pubbliche strade a pascolo di mastini , o affogarli nelle acque , o scannarli di propria marco : vedere nella salita al trono del re la più nobile donzella della città, inghirlandata di fiori, offrirsi a pascolo dei coccodrilli in mezzo all' esultante moltitudine acorsa: e alla morte del re vedere col cadavere di questo chiusi nella tomba stessa tutti i suoi schiavi: vedere i vincitori crudelmente trattare i vinti , divorarne le carni ; andare a caccia di uomini e pascersi delle carni della preda umana ; uccidere impunemente i propri genitori divenuti vecchi e inabili al lavoro; vedere prostrati a centinaia giovanetti e donzelle , per essere stritolati dal passaggio di un carro trionfale per atto di culto superstizioso alle loro divinità ! Deh, cali una tela, che ci nasconda sì umiliante degradazione , alla quale giunge l'Umanità fuori del mistico Albergo del celeste Samaritano !

Pertanto alla vista di cotanti mali, si rimasero forse mai inerti spettatori i successori di Pietro, i Romani Pontefici? No per certo : poichè tutti e ciascuno di essi, ascoltando sempre la voce di quel divino comando, curam ipsius habe, furono sempre solleciti ad adoperare ogni industria per iscuotere e rialzare l' inferma Umanità, e invitandola alla Chiesa di G. C., operare la sua guarigione e salute. Perciò eglino in ogni tempo hanno mandati dei novelli Apostoli su tutte le spiagge dell' universo a spargervi la vera luce , per dissiparne le tenebre , a portare il portentoso balsamo del divin Salvatore per risanarne le ferite. Sono essi questi sublimi personaggi, che, abbandonato il patrio tetto, i cari parenti, gli amici del cuore, gli agi della vita, in mezzo a travagli e a stenti valicano immensi mari, s'inoltrano senza spavento, ora tra i ghiacci polari , ora sotto l' arsura del sole , non in cerca di ricchezze o di rinomanza , ma in cerca d'anime derelitte, abbrutite, in cerca dell' Esquimale , del Groenlandese, dell' Irocchese, del Zulù, dell' Atabo, del Cafro , del Cinese , del Giapponese, del Patagone. O vivano queste creature ragionevoli in società , o s' ascondano nelle caverne , o scorrazzino pe' monti, o abitino nella solitudine , o s' inselvino nelle foreste, il Missionario cattolico non risparmia sudori. e stenti per apportare loro colla verità e colla Fede ogni bene temporale ed eterno , per far tutti partecipi dei frutti della copiosa Redenzione di Gesù Cristo.

Ma chi sono mai questi prodi , che generosamente si espongono a mille cimenti a pro dell'Umanità ? Sono quelli appunto che voi, o libertini, con sogghigno beffardo appellate col titolo di gente oziosa , di gravame per la società ; sono quelli , che certi Governi deprimono, spogliano, mandano in esilio, imprigionano quali facinorosi. Tant'è trista l'empietà, tant'è crudele l'ingiustizia ! E tra questa falange di eroi , non è forse spettacolo stupendo vedervi stuoli di intemerate donzelle , che con coraggio superiore al loro sesso, superati i più fieri contrasti opposti dalla carne e dal sangue, si spingono colà in quelle remote contrade, ove a raccogliere bambini, ove a catechizzare fanciulle, ove a reggere scuole, ove a dirigere conservatorii, ove a servire negli ospizi e negli ospedali? Quale eroismo mancò mai alla donna cattolica! Onta e vergogna per tante invereconde e degradate donzelle dei nostri tempi, che lungi dall' imitare cotesti esempi di carità vivono tra il popolo cristiano scandalizzando i buoni e perdendo se stesse e gli altri! Deh, buon Dio, ricevi quelle siccome ostie pure, sante a te piacenti, in ricambio e in riparazione di queste frivole e spudorate figlie di Eva.

5.

La Carità Cristiana.

A conseguire i salutari effetti di cotali apostoliche spedizioni , chi non vede la necessità di sostenere immense spese? Si tratta di mandare in diversa direzìone migliaia di Religiosi, di Sacerdoti, di Suore, poste a parte alla grande impresa, spingerli alle contrade anche più lontane del globo , a popoli, a nazioni, a tribù varie per clima, per linguaggio, per costumi, per religione ; si tratta di percorrere immensi spazi per mare e per terra con spese incalcolabili di viaggi , di trasporti, di provviste e di sovvenzioni ; si tratta di erigere nei luoghi opportuni, od ampliare oratorii, e residenze, di aprire scuole, raccogliere fanciulli, assistere infermi, sovvenire, accorrere a tutte le umane miserie : si tratta insomma di usare tutte le industrie che suggerisce la carità , per convertire e condurre alla Chiesa di Gesù Cristo tutto il mondo (1).

Ora donde mai si trassero i mezzi necessari per interi secoli a sopperire alle immense spese per iniziare, per mantenere, per ampliare le apostoliche spedizioni ? Dalla carità cattolica. Per effetto di questa stessa carità, coll'attività dei Pontefici e con la cooperazione deì Re e dei popoli, in tratto di tempo si giunse a formare, nel centro della Chiesa Cattolica in Roma, la grande Istituzione della Congregazione detta De Propaganda Fide. Qua sono chiamati i giovanetti di tutte le nazioni per educarli e crescerli all'istruzione e pietà sacerdotale : di qua partono annualmente i generosi apostoli a promulgare la dottrina di Gesù Cristo , e con ciò a civilizzare e cristianizzare i popoli : di qua si traggono i sussidi e si diramano alle varie e moltiplicate occorrenze delle missioni. Opera veramente gigantesca, degna solo di quei sommi Pontefici che la idearono, la promossero, la consolidarono ! Onta eterna invece a chi in pieno secolo XIX, e in nome di una mentitrice civiltà danneggia questa opera immortale

Sussidiaria a questa grand'Opera si presentò la Istituzione denominata - La Propagazione della Fede - canonicamente eretta ai 3 di maggio 1822 in Lione, allo scopo di promuovere le Missioni in America ; ma benedetta da Dio e dal suo Vicario in terra , come il grano di senapa , crebbe dipoi in albero, i cui rami largamente fiorirono, e così ha potuto essa pure alle Missioni sparse per tutta la terra porgere benefica la sua mano. In lode di questa Istituzione così scrisse la s. m. di Pio IX « E questa un'Opera veramente grande e santissima, che con tenui oblazioni e preci quotidiane a Dio innalzate da ciascuno dei soci, si sostiene, s'accresce, s' ingagliardisce , e che ha in mira di soccorrere agli operai evangelici , di esercitare verso i neofiti le opere di cristiana carità, e di liberare i fedeli dall'émpito delle persecuzioni. - Noi la stimiamo degnissima dell'ammirazione e dell' amore di tutti i buoni... Speciale Provvidenza di Dio, che mentre con ogni specie di macchinazioni si accaneggia la Chiesa, i veri fedeli, accesi dal desiderio di propagare la cattolica verìtà, si sforzassero tutti con concorde zelo e con riuniti sussidi a guadagnare anime a Gesù Cristo ». Ed oh, chi potrebbe ridire i copiosi frutti derivati dalle collette di tale Associazione !

Se ora si adora il Crocifisso, ove si prestava culto al demonio : se l'uomo ha acquistata la sua dignità , ove viveva da vile schiavo : se si vive a principi di onestà , ove regnava la brutalità : se si appresero arti e scienze e si coltiva il terreno, ove attristivasi l'ingegno coll'ignoranza, ed abbandonavasi all'inerzia il suolo : se il selvaggio, deposta la natìa fierezza, ama i suoi simili : se sono dissipati gli errori, confutate le false dottrine, tutto ciò nella massima parte si è ottenuto, dopo l'aiuto di Dio e lo zelo apostolico , per i mezzi pecuniarii somministrati dai socii ascritti alla Propagazione della Fede. Ma ahi indicibile sventura ! I tempi; che corrono, sono fatali anche a questa Opera providenziale : sia pel raffreddamento della carità in molti, sia per le angustie delle cose private e rivolgimenti delle cose pubbliche, sia pel timore di tempi peggiori , è avvenuto che ben molti sono diventati tenaci nel ritenere , e parchi nel dare con danno immenso delle Apostoliche Missioni. E noi che la Dio mercè viviamo nel seno della Cattolica Chiesa saremo solo paghi a rimpiangere la sventura , senza agitarci a ripararla ? Su dunque, rasciughiamo le sterili lacrime, poniamo solleciti la mano all'opera.

(1) Al presente la popolazione del mondo si fa ascendere a un bilione quattrocento cinquanta cinque milioni, novecento ventitre mila , cinquecento , 1.455.923.500. Di questi sono cattolici appena la quinta parte, circa un 300 milioni Oh la messe è molta, e pochi gli operai: preghiamo il Signore della messe, che moltiplichi i raccoglitori, e del ricolto empia i granai!

6.

L'appello ai Cattolici.

Ma come ? in un modo il più facile ed efficace. In questi ultimi anni l'Associazione della Propagazione della Fede ha mandati alla Congregazione di Propaganda i suoi sussidii, per le Apostoliche Missioni, più scarsi che negli anni, nei quali fioriva, per la ragione che moltissimi si sono ritirati dall'appartenere all'Associazione ; e quindi ritirando il nome, hanno sottratta la tenue settimanale oblazione alla Pia Associazione. Or bene chi non porta invano il nome di cristiano , chi ha in cuore usi sentimento di compassione al prossimo, di amore a Gesù, si faccia innanzi. In ogni Impero, Regno, Repubblica , Provincia , Città o Parrocchia , sorgano di tali zelatori e zelatrici, ravvivino l'illanguidito fervore nei socii passati , si impegnino a tutto studio per accrescere il catalogo coi nomi dei nuovi socii. Con ciò sarà riparato il vuoto cagionato dalle cessate oblazioni, e provveduto convenientemente ai moltiplicati bisogni delle Apostoliche Missioni. Adoperarsi con vivo zelo di apportare la luce, la verità, la consolazione, la vera libertà a tanti milioni di viventi ; sottrarli dal duro giogo della schiavitù del demonio ; renderli atti al conseguimento della vita eterna ; oh questa sì è l'opera più generosa del cristiano e in pari tempo di maggior gloria e gradimento a Dio (1).

Su dunque quale un solo uomo, accingiamoci tutti ad accrescere le file dell' Associazione alla Propagazione della Fede, a procurarle quelle offerte, che per tal fine si potessero raccogliere. E potrà ricusare la sua offerta il ricco ? Nel dispendio di cavalli di lusso, di cani da caccia, di laute mense non rimarrà un tozzo di pane per milioni di famelici ? Le Signore? Ma in mezzo alle frivole occupazioni di vesti , di mode , di vanità non avranno un pensiero per coprire d' un cencio milioni di poveri nudi ? I mercanti, gli artieri, i borghesi , i braccianti ? Ma dal frutto delle loro industrie sarà duro risecare un bricciolino a pro di tanti infelici ? Qual'onta al nome cattolico vedere la generosità dei protestanti , che per sostenere e dilatare l'empie loro dottrine, non la perdonano a sollecitudini, non risparmiano sacrifizi , e povero e ricco , e uomo e donna , mercante ed operaio gareggiano per ammassare somme immense colle loro oblazioni, da erogarsi per la spedizione degli emissari, per stampe e diffusione di libri di ogni gusto e d'ogni linguaggio a perversione dei deboli ; e noi Cattolici , che giornalmente chiediamo che sia lodato il Nome del Signore, che sia dilatata la sua gloria, patire di vedere gemere sotto il peso di gravi sciagure temporali ed eterne tanti nostri fratelli immagini e fatture di Dio , e non porgere generosa la mano, fervida a Dio la prece, per ritrarneli ! Che più ? Quanti sforzi, sacrifici e contribuzioni enormi s'impongono gli empi e scellerati settari nelle loro notturne congreghe, per formarsi complici allo scopo di sovvertire l'ordine della società, di rovesciare trono ed altare , di tenere accesa la guerra tra il cielo e la terra, di coprire il mondo di ruine , di desolazione e di stragi ! Ah ! si vegga ormai che i seguaci di Gesù Cristo non sono da meno di quelli di Satana, e che è più generoso il cuore e la mano del cattolico a sollevare dalla sventura di quello del settario ad aggravarla.

Tu, Erode, fosti un crudel tiranno, che per trucidare un Bambino, che s'involò al tuo sdegno, menasti una strage orribile di 14 mila lattanti. Si odono ancora quegli acuti vagiti di tanti morienti, le grida disperate delle madri, fuma ancora quel sangue innocente, ne sono tinte le cune, le pareti, il pavimento... Ma pure quella morte non fu una perdita, sì bene un guadagno; perderono il corpo, salvarono l'anima. Ah! di cuore più duro di quello di Erode sono a dirsi coloro, che richiesti di un soccorso per salvare centinaia di milioni d'infelici, vi si rifiutano. Nel dipartirsi dalle nostre terre quei prodi conquistatori di anime avvampante il petto di cocente carità, ai loro occhi e più al cuore balenò il raggio della speranza, che, ad onta dei vasti oceani, degli orridi deserti e delle inospite spiagge, che ci dividono con immense distanze, noi li avremmo seguiti colla memoria dei loro stenti, col soccorso delle nostre oblazioni , col conforto delle nostre preghiere. Deh , non rimangano per noi deluse sì dolci speranze !

(1) Quale sia l'organizzazione dell'Associazione per la Propagazione della Fede, ed anche della S. Infanzia figlia e sussidiaria di essa, è ben noto; occorre solo l'attività nel porla in pratica più diffusamente che si possa, Quest'Opera è propria dello zelo di tutti i veri Cattolici ma specialmente dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, poiché al frutto delle loro industrie possono anche partecipare i loro Fratelli e Sorelle in G. C., che si trovano nelle Missioni. - Anzi aggiungiamo che se i Cooperatori e le Cooperatrici amassero inviare le loro offerte a Torino in vantaggio delle Missioni della Patagonia , affidate ai Salesiani , potrebbero farlo senza lasciare di partecipare al merito ed alla gloria della Propagazione della Fede. - Quali e quanti sieno i bisogni delle Missioni è da apprendersi dagli Annali bimestrali della Propagazione della Fede, della S. Infanzia e dal Bollettino Salesiano. Dio volesse che queste fossero le letture nelle famiglie cristiane.

7.

Il Premio o il castigo.

Il Samaritano vangelico diè promessa al padrone dell'Albergo che di ritorno dal suo viaggio, lo avrebbe rimborsato delle spese occorse, e ricambiato delle cure e sollecitudini sue per la guarigione dell'infermo. Parimente il Samaritano celeste di ritorno dal cielo retribuirà tutti quelli, che si saranno adoperati con zelo a procurare il bene spirituale e temporale dei prossimi. Ma quando ? Quando Egli apparirà seduto sopra il trono della sua Maestà. Allora s' aduneranno dinanzi a Lui tutte le nazioni , ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecorelle dai capretti. Dirà a quelli posti alla sua destra: Venite benedetti a prendere il possesso di quel regno , che fuvvi già preparato dal Padre mio. - Ma perché la promessa di un premio sì immenso, sì perfetto ed eterno ? Perché, dice Egli, ebbi fame, e mi deste a mangiare : ebbi sete , e mi deste a bere : fui pellegrino , e mi riceveste : ignudo , e mi rivestiste : malato, e mi visitaste : carcerato, e veniste a me. Risponderanno quei fortunati : E quando fu questo? Quando avete tali cose fatte a vantaggio di uno dei più piccoli, le avete fatte a me, dirà il Signore. - Se pertanto sì generosamente saranno retribuiti quelli, che al prossimo furono larghi dei beni corporali, che sarà mai di quelli, che lo avranno soccorso nello spirito? Qual premio! Possedere, amare, goder Dio in compagnia di quelli stessi , che colla nostra cooperazione furono illuminati, soccorsi, convertiti e salvati in eterno! Al contrario qual pena è riservata a coloro, che non curarono, o si rifiutarono a sovvenire il prossimo nei bisogni corporali e spirituali ? Ciechi mortali, che non conoscete altro Dio fuorché l'oro ed il ventre, come lo stolto vangelico; ingordi, che altrettanti Epuloni avara avete la mano come il cuore a sollevare le miserie di tanti mendici Lazzari; ingrati, che negate a Dio, negandolo ai suoi poveri ciò; che è più suo che vostro, quale sia per essere il vostro tremendo castigo, uditelo dalla bocca stessa di Gesù Cristo giudice inesorabile: - Partite da me, maledetti, al fuoco eterno !

8.

La Preghiera.

Eterno Dio, quant'è mai grande il tesoro delle vostre misericordie ! Se l'infelice Umanità, perché macchiata di colpa, addiviene abbominevole oggetto innanzi a Voi, il vostro divino Unigenito da Voi mandato , nell' assunta carne si offre alla vostra giustizia Vittima di espiazione e di pace. Per questa Vittima dì pregio infinito è cancellato il decreto di eterna condanna, è vinta la morte, debellato l'inferno, ottenuto il perdono a tutte le generazioni passate , presenti e future ; e la vostra Maestà ha ritratta gloria maggiore di quella, che ricevesse di oltraggio dall'umana malizia. Eppure, oimè ! quante popolose nazioni , quanti vasti imperi, quante inospiti contrade abbrutite per costumi, degradate per sacrileghi culti, vivono tuttora avvolte nelle tenebre e nell'orrore di sempiterna morte : non conoscono Voi fonte di verità , nè il vostro Unigenito e nostro Redentore. Deh, per la vostra pietà , volgete lo sguardo benigno su questa divina Vittima, svenata per l'umana salvezza sull' altare della Croce, e fate che di quel Sangue, che copioso sgorga da quelle ferite, non ne cada invano una sola stilla. Esso è prezzo dell' umano riscatto : ogni stilla è una lingua , che alto parla ed implora da Voi che torniate agli antichi portenti. Quali già gli Apostoli ripieni del vostro spirito tra le persecuzioni, le ignominie e le spade, si sparsero sulla terra a bandire la vostra legge e assoggettarvi tutte le genti ; tali i vostri ministri loro successori, non punto atterriti, o dall'orgoglio dei dominanti, o dalla fierezza dei popoli, o dall'inclemenza dei climi, o dall'aspetto dei tormenti e della morte , sì presentino ovunque colla sola arma del vostro Nome, a predicare Gesù Crocifisso, e tutto il mondo ne accolga la fede, ne abbracci la dottrina! Sia franca sul loro labbro la vostra parola, e la luce rischiari quelle menti ottenebrate, sia spada e col suo taglio trapassi quei cuori protervi ! Mercè la vostra grazia fate che il terreno, che annualmente vanno a coltivare coi loro sudori tanti novelli vostri Missionari e generose Suore, produca ubertoso frutto di conversione e di salute. Sì, o Signore , date gloria al vostro Nome, esaltamento al vostro divin Figlio fattosi a Voi umiliato fino alla morte di Croce. Su questa innalzato lo rimiri l'infedele e lo creda, il pagano e lo adori, l'eretico e s'illumini, lo scismatico e si ravveda, l'ebreo e si convinca, lo rimiri il peccatore e si converta. Sì, avvenga , o buon Dio , che tutti gli uomini , formando una sola famiglia , vi conoscano , vi servano , vi amino in terra, per meritare poi di cantare in cielo le vostre misericordie.

L' AMAZZONIA. III. Necessità del mentovato disegno.

Non sarà ora difficile, signori , far risaltare in modo evidente la necessità ed i vantaggi di questo disegno.

È necessario andare in cerca del popolo.

Se vogliamo rimediare , come tutti vogliamo , all'infelice stato in che trovasi questo popolo, nostro conterraneo, legittimo brasiliano e tutto nostro, il rimedio non abbiamo da sperare che egli venga a cercarlo in casa nostra, ma siamo noi che dobbiamo portarglielo in casa sua. Questa medesima universale dispersione di lui ci sta indicando ed avvertendo che, per istruirlo, fissarlo, moralizzarlo e fargli alcun bene, non c'è altro mezzo, se non andar a cercarlo nelle sue macchie, ed interne solitudini ; visitarlo, e visitarlo con frequenza, sopratutto nel tempo, che libero de' suoi soliti lavori, possa dare seria e non interrotta attenzione all'insegnamento dei principii e dettami essenziali ad ogni uomo che deve vivere in società.

Contrariare violentemente il movimento che slancia questo popolo per le industrie estrattive, forzarlo a concentrarsi di nuovo nelle riduzioni , sarebbe violentare le leggi economiche, e pretendere l'impossibile. Pertanto dobbiamo adattarci noi all'esigenza delle circostanze e recargli la morale e la religione , come sarà mestieri all' autorità civile portargli la scuola , l' amministrazione della giustizia , la medicina. Dobbiamo aver per forza un ministerio evangelico ambulante, come avremo ad imitazione della Svezia professori ambulanti, come avremo giudici ambulanti , come avremo medici ambulanti , come già abbiamo ed in grande scala commercio ambulante. E una necessità premente a cui tutti dobbiamo arrenderci se vorremo mantenere relazioni con questo popolo per aiutarlo , proteggerlo , difenderlo , educarlo e inspirargli i nobili sentimenti dell'onore e del dovere.

È necessario che lo vada a cercare il sacerdote cattolico.

Per la realizzazione di questo disegno, ripiglieremo il filo interrotto delle nostre gloriose tradizioni storiche sopra il Catechismo.

Quando il genio avventuroso del vecchio Portogallo, solcando le onde di mari non mai da altri navigati, andava a scoprire nuovi mondi e dilatare per mezzo di essi il suo impero, noi, apostoli del Crocifisso, andavamo in bande numerose nel seno di sue caravelle a portar nel medesimo tempo la luce della fede ai popoli barbari. La fede e l' impero era la divisa gloriosa di questo eroico popolo, che perciò aprì un solco così profondo e luminoso nella storia della civilizzazione.

Vennero al Brasile i Nobrega , gli Anchieta , gli Almeida, i Gusmano, gli Azevedo e i Vieira; ed all'ombra dei nomi per sempre illustri di codesti uomini apostolici una falange di oscuri e zelanti operai del Vangelo , i quali obbedendo alla voce del Divino Maestro : Andate per l'universo mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura , volarono attraverso l'Oceano abbandonando patria, famiglia, e muniti appena d'un breviario e d'una croce si internarono nei nostri nascondigli, penetrarono nelle selve, perlustrarono deserti, varcarono montagne , navigarono in fragili barchette fiumi sconosciuti, esposti di continuo al dente delle fiere, alle intemperie dei climi, alle punture degli insetti , alle insidie delle tribù antropofaghe , sostentandosi le molte volte di frutti selvatici, dormendo la notte un sonno atterrito fra le ombre seminate di terrori, e tingendo durante il giorno la vergine zolla delle foreste col sangue dei piedi scalzi.

Essi furono dei primi che affrontarono le precipitose onde delle Amazzoni , e perlustrarono la rete de' suoi numerosi affluenti per procurare la conversione dei gentili, riunirli sotto capanne in diversi punti , affezionarli alla vita sociale e ammollirne la fierezza dei costumi all' ombra della Croce.

Furono essi che per virtù del nome e della grazia di nostro Signor Gesù Cristo andavan riducendo

alla fede ed all' amor del vero Dio le tribù aborigeni, che abitavano questa vallata, lavoro colossale, che durò 214 anni senza che lor venisse meno, in mezzo a mille difficoltà pericoli, l'indomabile energia, né si rattiepidisse un istante l'ardore di uno zelo veramente degno degli Apostoli. Se loro fosse stato dato di continuare le loro evangeliche fatiche, oggi, probabilmente non avremmo più un solo Indiano selvaggio nelle nostre foreste; godremmo la dolce consolazione di vedere tutte le tribù camminare animose per un illuminato avvenire, incorporate all' unione politica dell' impero, anche quelle che pei loro istinti feroci incutono terrore all' uomo civilizzato. L' elemente indiano sarebbe già tutto trasformato , costituendo nelle rive dei nostri fiumi popolazioni pacifiche e industriose, come quelle di cui fa menzione il Muratori nel suo Cristianesimo Felice.

Ma disgraziatamente così non doveva succedere; la grand'opera fu interrotta prima che potesse venir portata a capo Il torvo despotismo del Marchese di Pombal cacciando in bando i nostri migliori catechisti, quelli che andavano in fronte degli squadroni apostolici, scaricò il colpo di morte alle missioni del Brasile, e fece ritardare di 300 anni la civilizzazione di questo popolo Dopo la decadenza e soppressione di tutti gli ordini religiosi nel Portogallo e il profondo abbattimento, in che andarono cadendo fin d'allora quelli del Brasile , finirono per estinguere il leggiero soffio di vita che ancora respirava il Catechismo.

Or bene ! Dopo la lunga e per noi sì disgrazìata interruzione di 114 anni, viene il Cristoforo a rianimare la grand' opera, darle nuova vita, benché sotto forma diversa, come diverse sono le circostanze.

E pregio, è nobiltà, è credito, è punto d'onore del nostro patriotismo, ristaurare in alcun modo codesta opera che sparse sì bella luce nella storia delle nostre origini , e di cui tanto ha mestieri questo gran popolo, che quivi giace prostrato e abbattuto.

Signori, quel che succedette nelle Amazzoni (le veggano o non vogliano vederlo quelli cui deve importare) è ciò che la storia ci mostra da ogni parte. Senza il prete non si conservano le Chiese. La pioggia del cielo cade sopra quegli altari in rovina, e sul pavimento abbandonato E se la pietà ne conserva alcune, più non le imbalsama l'odore del sacrifizio più non risuona in esse la predica evangelica, non v'è più il SS. Sacramento nel tabernacolo, cessano le cerimonie del culto e tutte le pratiche cristiane. Senza predica, senza sacramenti, senza pratiche della vita cristiana, perdesi a poco a poco ed estinguesi la fede; perduta ed estinta la fede si corrompono i costumi, la corruzione dei costumi trae con sé la degradazione del carattere, il vivere grossolano e tutto animalesco, l'abito di infami orgie, che conduce alla barbarie. Ecco la scala per cui un popolo scende grado per grado fino alla selvatichezza. Il selvaggio non è l'uomo primitivo, é l'uomo degenerato. Per rialzarlo dalla decadenza, per sollevarlo di nuovo alle cime illuminate e sane, in cui si vive la vita dello spirito e del cuore, vada ad abitare con lui il sacerdote, il sacerdote secondo il cuor di Dio, il vero apostolo con la parola del Vangelo in sulle labbra e l'amor degli uomini nel cuore.

Vada il sacerdote, il ministro di quella Chiesa che tiene il segreto delle grandi trasformazioni sociali, che degli avanzi dello sfasciato imperio dei Cesari , e di alcune orde barbare fanno i grandi popoli inciviliti e prosperi dell' Europa moderna

Vada il sacerdote ! Parli , consigli , esorti in nome di Dio, riprenda con tutta la pazienza e dottrina, sia il consigliero, l'amico, il Padre di quel popolo, e in breve apparirà agli occhi di tutti la mutazione che si operò nell' idee e nei costumi. Un chiarore della luce dall' alto rischiarò quelle ombre, e un popolo rigenerato sorse alla vita della storia.

La mancanza dei principii morali, avevalo imbastardito e fatto cadere in una mollezza che lo rendeva vile strumento nella mano de' suoi oppressori. Noi lo vedremo affrontare i pubblici pericoli, capace di quelle maschie virtù, che sono il primo baluardo della libertà , secondo la frase elegante di Villemain.

Il Cristoforo coopererà efficacemente per questo grande risultato. È il più facile mezzo di evangelizzazione , e il più adattato alle condizioni attuali della regione Amazzonica

Le Missioni in punti fissi non sono attualmente possibili..

L'antico sistema di missioni stabilite in punti fissi, non è possibile eseguirsi attualmente, se non in molto piccola scala, e come saggi più o meno proficui. La ragione si é perchè gli istituti religiosi d'Europa, per le vicende dei tempi e delle rivoluzioni, trovansi in istato di poter appena andar mantenendo gli stabilimenti che già posseggono nelle varie parti del mondo , e non hanno personale per fondarne dei nuovi. Oltre a ciò, diciamolo con dolore, tale è stato fra noi il regime dell'insegnamento religioso, che nulla può immaginarsi di più assurdo. Potremmo applicare il detto di Thiers, che in questa materia non ci sono più errori da commettere. Finché durerà questo stato di cose le missioni tra gli Indiani continueranno a produrre risultati ben poco soddisfacenti, e per conseguenza nessuna attrattiva potrà esercitare sopra lo zelo dei missionarii europei

EMILIA MARGOTTI-TOMATIS.

Per regola ordinaria noi non pubblichiamo cenni necrologici dei Cooperatori e delle Cooperatrici defunte, perché altrimenti, stante il gran numero, dovremmo occupare in buona parte, se non tutto, lo spazio del Bollettino d'ogni mese.

Ciò non di meno crediamo bene di fare questa volta una eccezione per una Cooperatrice, madre di famiglia esemplarissima,, oltremodo divota di Maria Ausiliatrice e molto benemerita delle opere Salesiane. Intendiamo dire di Emilia Margotti-Tomatis, nata in Mondovì Breo il 25 gennaio 1813, e morta in Torino il 27 marzo ultimo passato.

Figlia di Lorenzo Tomatis e di Angela Limbania Giacone di Oneglia ebbe una soda e cristiana educazione, prima in seno alla famiglia, poscia in Collegio a Torino presso le Fedeli Compagne.

Dopo una giovinezza trascorsa nella pratica delle più belle virtù , il 23 febbraio del 1862 ella andava sposa in Torino al signor Stefano Margotti, fratello dell'illustre direttore e celebratissimo scrittore dell' Unità Cattolica. I due coniugi erano degni l'uno dell'altro, e sembra che Iddio li riserbasse come a vicendevole premio di loro virtù. In quell'occasione essendo la giovane sposa andata a Roma ebbe la consolazione di prostrarsi ai piedi del grande Pontefice Pio IX , che l'accolse colla massima benevolenza. Egli la benedisse, e perchè avesse un segno sensibile della pontificia benedizione le regalò un Cammeo colla mano del Redentore che benediceva. Anche Leone XIII si degnò di mandarle in dono un Cammeo col suo ritratto. Donna di sentimenti profondamente cattolici Emilia Margotti stimava più questa benedizione e questi doni del Vicario di Gesù Cristo, che non tutti gli onori e tutti gli applausi del mondo.

Se nubile era stata nella casa paterna e nel luogo di sua educazione un modello di virtù alle giovani donzelle, maritata si fece vedere vero esemplare di madre cristiana. Sebbene colta, ricca e vivente in una grande città , pur conservò nel nuovo suo stato l' aurea semplicità di una donna di modestissima casa. Basti il notare che in 22 anni di matrimonio non andò mai al teatro, fuorchè una sola volta, quando si rappresentò un dramma di onesta persona e amica di famiglia. Le sue delizie più soavi, il suo più ambito divertimento era il vegliare e l'accudire la sua casa. Lavorava colle sue cameriere ed insegnava loro a lavorare , facendosi per tal modo loro maestra. Parea di vedere in essa rappresentata la savia e forte matrona descritta dallo Spirito Santo nei Preverbii : Consideravit semitas domus suae, et panem otiosa non comedit. Quaesivit lanam et linum , et operata est consilio manuum suarum. Accinxit fortitudine lumbos suos, et roboravit brachium suum: Ella sta attenta agli andamenti di sua gente, e il pane non mangia nell' ozio. Si procura lana e lino, e lo mette in opera colla perizia delle sue mani. Si cinge di fortezza i suoi fianchi, e fa robusto il suo braccio.

Favorita da Dio di numerosa figliuolanza, ne ebbe la più sollecita e tenera cura. Piena di fede non dimenticava che Dio le aveva dato dei figli allo scopo precipuo che li rendesse figli di Lui, e che a questo solo mezzo li avrebbe fatti felici in vita e per tutta la eternità. Per riuscire in questo nobile intento ella faceva loro da prima e sagace institutrice ; poscia studiava di collocarli in educazione presso collegi e maestri di provata virtù; nè paga di ciò implorava ogni giorno sopra di loro le benedizioni di Dio. Per ottenere più facilmente questa grazia , che più di ogni altra le stava a cuore, faceva pure di tratto in tratto delle limosine alle case di beneficenza ; ed anche i giovanetti del nostro Oratorio di Torino provarono perciò i frutti della sua carità. Veniva di quando in quando a visitare il Santuario di Maria Ausiliatrice, donde non partiva mai senza lasciarvi qualche buona offerta a pro dei fanciulli ivi ricoverati. Ella soleva dire a D. Bosco : - Procurando con qualche limosina la buona educazione a tanti poveri figliuoli orfani od abbandonati, io spero che Maria Ausiliatrice veglierà da buona madre sopra i figliuoli miei e me li farà crescere savii e virtuosi. - Esempio e pratica bellissima, cui dovrebbero imitare tutte le madri cristiane.

Emilia Margotti-Tomatis era nipote di D. Giovanni Tomatis, Oblato di Maria , già Rettore in Torino del Santuario di Maria Consolatrice e Missionario apostolico, morto il 3 di febbraio dell'anno corrente. L'affettuosissima nipote nei primi giorni di marzo aveva assistito ai funerali di trigesima dello zio, ed udito il suo elogio funebre detto nella Chiesa di S. Secondo dal Rev.mo Mons. Eula vescovo di Novara. Niuno in quel giorno si sarebbe mai immaginato che prima che il mese volgesse alla fine ella avrebbe seguito lo zio all'eternità ; eppure fu così. Pare che il santo prete giunto al trono di Dio abbia implorato come grazia l'aver tosto con sè in quell' eterno gaudio la dolce nipote, la quale aveva così lodevolmente imitato le sue esimie virtù. Infatti pochi giorni erano passati da quel funerale , quando la signora Emilia veniva colta da forte pleuritide o mal di costa, che ribelle a tutti i rimedii dell'arte tra il compianto generale la menava al sepolcro.

Nel breve corso della malattia ella fece maggiormente risplendere le sue rare virtù ; ebbe dai figliuoli le più sincere prove della savia educazione loro impartita ; e dal Cielo pur consolanti favori.

Accortasi che si appressava la fine di sua vita, quantunque amasse svisceratamente la sua ancor giovane e tenera figliuolanza, pure fece a Dio non solo da rassegnata ma da forte il duro sacrifizio di abbandonarla. Ricevette il SS. Viatico con istraordinaria divozione ; e sebbene i medici dichiarassero che vi era ancora tempo per l'amministrazione dell'Olio Santo, tuttavia volle riceverlo subito. Ordinò poi che fosse preparato un altarino nella sua camera, gli fece porre in faccia la immagine di S. Giuseppe, e allo Sposo di Maria, al Custode di Gesù e al Protettore dei moribondi volgeva sovente i suoi sguardi e raccomandava l'anima sua e la sua agonia con una pietà singolare.

Era poi cosa la più commovente il vedere le prove di amore, che le davano i figliuoli in quegli estremi di vita. Tutti, grandi e piccoli, si chiudevano in una camera e vi passavano delle ore a pregare per lei con angelico ardore.

Certo, se il tempo presente, se la vita temporale valessero qualche cosa a petto della eternità o della vita celeste, o, per meglio dire, se la santa donna, sebbene nella ancor buona età di 41 anno, non fosse già stata matura pel Cielo, i voti di sì affettuosi figli, e quelli di tante altre persone per la sua guarigione, sarebbero stati esauditi.

Iddio per altro in quelle supreme angustie le concesse grazie , che ad una cristiana sono veramente preziosissime. Durante la sua grave malattia ella stava pure per avere un bambino ; onde nel timore che la creaturina avesse a morire senza il battesimo ne provava al cuore pena indicibile Come le altre volte, ella in quel pericoloso frangente si rivolse con fiducia a Maria Ausiliatrice, a cui professava la più tenera divozione , e ben presto la sua pena si volse in gaudio ; poiché poco prima di morire vide una sua angioletta rigenerata nelle acque battesimali precederla in Paradiso, e andarsi a congiungere con gli altri spiriti celesti per riceverla festante e giuliva alle porte del regno beato.

Altro ambito favore furono gli spirituali conforti avuti al letto della morte. Ebbe ai suoi fianchi le Suore Nazzarene , che le fecero da veri angeli visibili, e poi la frequente e diremmo continua assistenza del M. Rev. Filippino Padre Carpignano, curato della parrocchia di S. Filippo, il quale si mostrò veramente l'esempio dei sacerdoti nel visitare ed assistere gli infermi e specialmente i moribondi.

Poniamo fine a questo cenno necrologico con una tenerissima circostanza. La vigilia della sua morte Emilia Margotti chiamò a sè la figlia primogenita ed i figli maggiori, e li mandò tutti a confessarsi, affinchè al domani mattina fossero pronti a farle il regalo di una santa Comunione. Al domani ella spirava nel bacio del Signore, e gli addolorati figliuoli tra un profluvio di lagrime facevano la santa Comunione che riusciva in suffragio dell'anima sua. Donna ben degna d'imperitura memoria.

Quanto fosse ella stimata nella società lo diedero a vedere i suoi funerali, che per la spontaneità degli accorsi, e per la rappresentanza , che vi mandarono le principali famiglie di Torino, riuscirono uno spettacolo imponente. La sua salma venne trasferita a S. Remo, patria dei Margotti, ed accompagnatavi dal Rev. Padre Silvestro Oblato di Maria, e sepolta presso al loro genitore, uomo egli pure di grande virtù , e tuttora in benedizione presso i suoi concittadini.

Noi avremmo voluto conoscere altre particolarità della sua vita e della sua morte, e soprattutto possedere una miglior penna per iscrivere degnamente di una così esemplare Cooperatrice ; ma per compimento a quanto abbiamo detto aggiungiamo l'elogio che ne fece il nostro D. Bosco , quando ebbe in Francia la funesta notizia di sua morte. Egli esclamò dolorosamente : - La famiglia Margotti ha perduto una perla preziosa , e i nostri giovanetti una vera benefattrice. -

Dal canto nostro abbiamo pregato per l' anima di lei , e non abbiamo dimenticato i suoi addolorati superstiti , ai quali non potendo fare di meglio invocammo da Dio quel conforto, onde l'apostolo Paolo già cercava di lenire le ambascie dei primi cristiani nella perdita dei loro cari, invitandoli a riflettere che questa è terra di esiglio , e che i nostri morti non fanno che precederci di alcun poco nella vera patria, di dove additandoci le già possedute corone ci fanno animo a renderci degni di andarli a raggiungere con Dio e riabbracciarli in un amplesso eterno. Oh! colà Iddio asciugherà dagli occhi tutte le lagrime; colà non saravvi più ne morte, nè lutto, nè strida, nè dolore ; ma vi sarà festa e sempiterna gioia.

Con permesso dell'Aut Eccl. - FERRAR! GIUSEPPE gerente respons. Tip. di San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarena 1884.

OPERE PUBBLICATE NEL MESE DI APRILE dalla TIPOGRAFIA SALESIANA di Torino

MARTINENGO (P. Francesco). L'igiene dell'anima; Lettere

-- In-16' picc., carta orient., p. VIII-288 L. 1 40

DI PIETRO (Sac. Salvatore). La Santa Sindone; Sermone recitato nella Metropolitana di Torino nella Quaresima del MDCCCLXXXIV. - In-8° gr. di pag. 52; ediz. elzeviriana    » 0 85

GARINO (Sac. Prof. Giovanni). Del Verso e Del Dialetto Omerico. - In-16' gr., pag 32 . . . » 0 40

LETTURE CATTOLICHE

Pubblicazione mensuale-Prezzo annuo L. 2 25.

DAMIANI (Sac. Siro). Guglielmo; Racconto. - Un vol. in-32', pag. 384 (376-78) . . . .   v 0 60

BIBLIOTECA DELLA GIOVENTU' ITALIANA.

Pubblicazione mensuale -Prezzo annuo L. 6. 00.

BETTI (Salvatore). La Illustre Italia; Dialoghi - In-32° di pag. 376, vol. 2° (184)   .   . . . » 0 75

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Da pubblicarsi nelle gallerie dell'Esposizione: LA FABIOLA DEL CARDINALE WISEMAN NUOVA EDIZIONE RICCAMENTE ILLUSTRATA V. Circolare in Copertina.