BS 1930s|1932|Bollettino Salesiano Febbraio 1932

Anno LVI.   I° FEBBRAIO 1932 (X)   Numero 2.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Don Filippo Rinaldi. - Imponente manifestazione di cordoglio. - Le più significative tra le numerose condoglianze. - Plebiscito di stima e di venerazione. - Vita delle nostre missioni: La missione assamese. - Lavoro apostolico nell'Equatore. - Nella Prefettura apostolica del Luapula. - Lettera di Don Giulivo ai giovani. - Grazie ricevute per intercessione del Beato. - La crociata missionaria. - Necrologio.

DON FILIPPO RINALDI

Crediamo doveroso portare a conoscenza dei cari Cooperatori, che tanta intensa parte hanno preso al nostro lutto, alcuni interessanti particolari della vita dell'indimenticabile Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi. là togliamo dalla commossa lettera-necrologio che il Rev.mo Sig. Don Ricaldone, Vicario della pia Società Salesiana, ha inviato in data 10 dicembre a tutte le case salesiane. lassi serviranno a integrare le succinte notizie che affrettatamente potemmo pubblicare sul numero di gennaio, mentre era già in stampa

Insistenze di Don Bosco.

A dieci anni - scrive il Sig. D. Ricaldone - il giovane Filippo entrò nel Collegio di Mirabello, ed anche di quel tempo il Signore volle che gli restasse un'impressione indelebile. Raccontò infatti che, essendosi recato a confessarsi da Don Bosco, a poco a poco vide il suo volto illuminarsi di una luce così viva, come si suole dipingere il volto dei Santi: ma di questo ci vietò di farne parola durante la vita.

» Non ci fu mai dato di conoscere perchè egli abbia allora interrotto gli studi. Sappiamo però che Don Bosco insistette ripetute volte, specialmente per mezzo del padre del nostro compianto Don Rota, presso la famiglia Rinaldi perchè Filippo ritornasse alle case nostre.

» Udii raccontare a Lu, dai suoi coetanei, che la condotta del giovane Rinaldi fu, in quel tempo, così esemplare, che, a soli diciott'anni, veniva eletto Priore della Confraternita di San Biagio.

» Ma Don Bosco non desisteva dal suo proposito, ed incaricò Don Bonetti di recarsi a Lu, per vedere di indurre il Rinaldi al ritorno. Fu un lungo ondeggiare e forse a vincer l'ultima resistenza fu lo stesso Don Bosco, che, rivisto il giovane Rinaldi a Borgo San Martino, lo decise alfine ad avviarsi alla carriera ecclesiastica. In quella circostanza appunto egli udì che Don Bosco manifestava a Mons. Ferrè, vescovo di Casale, che Don Albera sarebbe stato il suo secondo Successore. Chi sa se in quel momento Don Bosco non sentisse una voce che gli dicesse: - Vedi: il giovane che ti sta dinanzi sarà il tuo terzo Successore! ».

Per la Spagna cattolica.

« Dei dodici anni passati nella Spagna, prima come direttore della Casa di Sarrià e dal 1892 in qualità di Ispettore, basterà dire che seppe dare così potente impulso alle Opere nostre da aprire ben 19 Case ed accrescere notevolmente il numero dei Confratelli.

» I Salesiani, che, con me, ebbero la sorte di essergli collaboratori in quegli anni felici, ricordano con commozione quanto egli fosse filialmente amato da tutti, e particolarmente desiderato dai giovani che ne ascoltavano, con avidità e diletto, la parola paterna, efficacemente eccitatrice all'amore e alla imitazione di Don Bosco.

» Quella nobile Nazione ebbe fino all'ultimo un posto di predilezione nel suo cuore. - Prima di finire, egli scrisse nell'ultima sua circolare, vi chiedo la carità di speciali preghiere per la Spagna cattolica, così fieramente perseguitata in questi tempi, perchè mi è oltremodo cara a motivo della mia lunga permanenza colà, la quale mi permette di meglio valutare la gravità della presente persecuzione. -

» Oh quanto ha sofferto il buon Padre, in questi ultimi tempi, per le cose della Spagna! Basti dire che ei volle che, per ben due volte, in pochi mesi, io mi recassi a portare il conforto del suo cuore paterno a quei carissimi figliuoli! »

Sulle orme sante di Don Bosco.

Più di ogni altra cosa ebbe sempre a cuore l'integra conservazione dello spirito salesiano, diligentissimamente studiando di calcare egli stesso le orme sante di Don Bosco e non cessando mai di inculcare a tutti i suoi Figli che facessero altrettanto.

» Il cinquantenario dell'approvazione delle Costituzioni e quello delle Missioni Salesiane, il centenario del primo Sogno e quello delle Compagnie, e più ancora le varie fasi della Causa di Beatificazione del Beato nostro Padre culminate nelle solennità memorande del 2 e del 9 giugno, offrirono al nostro indimenticabile Superiore efficacissime occasioni di stimolare e di condurre i Figli ad un amore sempre più intenso, all'imitazione sempre più perfetta di Don Bosco.

» Lo rivediamo l'amatissimo nostro Don Rinaldi ringiovanito, trasfigurato quasi, nei giorni delle indescrivibili apoteosi, quando da tutti non si viveva che di Don Bosco e per Don Bosco!

» -- Noi l'abbiamo visto con i nostri occhi, scriveva poco appresso, l'abbiamo goduto con la gioia commoventissima delle lagrime, l'abbiamo scolpito indelebilmente nel più intimo del nostro spirito, il trionfale corteo che accompagnò a Valdocco il corpo beatificato del nostro Padre! -

» Quarant'anni prima egli l'aveva accompagnato lassù nel lutto di tanti figli orbati del Padre, ed ora ha l'immensa fortuna di riaccompagnarlo alla sua casa redivivo nella santità operante prodigi.

» I due anni e mezzo che ancora sopravvisse li ha trascorsi nella luce soavissima di tale gioia, accanto alla salma del Padre, dinanzi alla quale celebrava frequentemente la S. Messa e si prostrava sovente, dicendo agli intimi dopo tali visite: - Sono stato a fare un po' di rendiconto al nostro Beato Padre. -

Tempra di lavoratore.

« Egli ebbe, in grado eminente le doti di governo, il fine senso pratico, la paternità, ma soprattutto egli fu lavoratore forte, indefesso, che non sa darsi riposo e ogni giorno escogita iniziative le più svariate a salvezza delle anime ».

E il Sig. D Ricaldone traccia una bella sintesi dell'operosità di Don Rinaldi come Rettor Maggiore, scrivendo:

« Di questa ne fanno fede il numero delle case aumentato di oltre 250 e quello dei soci di oltre 4000; la fondazione degl'Istituti missionari; le nuove missioni del Gran Chaco Paraguayo, dell'Alto Luapula nel Congo, di Puerto Velho nel Brasile, di Miyazaki nel Giappone, di Rajaburi nel Siam, del Krishnagar, del North Arcot e di Madras nell'India; l'incremento dato alle case di formazione in generale e al perfezionamento degli studi filosofici e teologici; le cure intelligenti e paterne prodigate, nella sua qualità di Delegato Pontificio, all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; gli oltre mille missionari inviati alle diverse Missioni e le molte centinaia mandati a rafforzare le case disseminate nel mondo.

» I valenti Dottori che, uniti a lui da filiale riverenza, ebbero pel venerato Superiore le cure più intelligenti ed affettuose, ripeterono più volte che la vita di Don Rinaldi, data la sua fibra robusta, avrebbe potuto prolungarsi di parecchi anni se egli avesse accondisceso a rallentare alquanto il ritmo della sua operosità multiforme. Ma il buon Padre non volle mai arrendersi alle loro e nostre filiali insistenze, ripetendoci frequentemente le parole dell'Apostolo: Non facio animam meam pretiosiorem quam me. Fu necessario l'intervento autorevole, anzi l'ordine perentorio di quegli illustri Professori, per indurlo a lasciare, per qualche giorno almeno, il disbrigo della posta. Ed anche allora quasi non sapeva darsi pace.

Una delle ultime sere mentre manifestava questo suo rammarico e gli si diceva, a suo conforto, che dappertutto si pregava perchè potesse riprendere quanto prima il lavoro, egli mi guardò con compiacenza e mi disse: - Ebbene, vuol dire che se non posso lavorare, almeno servirò a far pregare! -

» Nel mesto e memorando pomeriggio dell'Immacolata, quando l'interminabile corteo sfilava devoto tra fitte ali di popolo, e da ogni parte si alzava fervente la preghiera, mi pareva che il freddo volto del Padre si atteggiasse nuovamente a sorriso per ripeterci quelle sue belle parole: - Ebbene, se non posso più lavorare, almeno servirò a far pregare! -

Messa d'oro!?

« - Mi sia permessa, scriveva Don Rinaldi nella sua ultima circolare ai Salesiani, una parola intorno a una data che mi riguarda e che è già stata annunziata dal Bollettino Salesiano e da altri periodici. Di questi giorni ho preso visione del programma compilato dal caro Prefetto Generale e dagli altri membri del Capitolo Superiore per festeggiare, durante il 1932, il cinquantesimo anniversario della mia Ordinazione sacerdotale e prima Messa.

» E un programma di grandi proporzioni, che rivela tante buone intenzioni e ottimi sentimenti. Suppongo che i miei Capitolari se la siano intesa con Nostro Signore e che tutto proceda regolarmente. Non è il caso che vi parli di me, perchè non tengo più preziosa di me la mia vita e non ricuso il lavoro finchè al Signore piacerà richiedermelo e darmi le forze di compierlo. Tuttavia, io che sono più vecchio, ricordo come in un tempo omai lontano si facessero dei grandi progetti per la Messa d'Oro del nostro Beato Fondatore; ma si fecero troppo presto e andarono in fumo. Ventun anno dopo, per Don Rua, si sperava di essere più fortunati, tanto che si era già celebrato il primo giorno del suo anno Giubilare con grande entusiasmo; ma tutto finì lì, perchè fu chiamato a perennare la sua Messa d'Oro fra gli splendori e gli osanna dei Santi.

Conviene quindi che noi tutti lasciamo fare al Signore quello che è meglio per me, per voi e per la nostra diletta Congregazione ».

Ed esprimeva il desiderio che si dilatassero le finalità dei festeggiamenti, invitando tutti a celebrare un Giubileo nel quale i membri della Famiglia Salesiana partecipassero e cooperassero al trionfo di Gesù Sacramentato in tutti i cuori.

Imponente manifestazione di cordoglio.

Dovendo fare una rapida cronaca degli imponenti funerali del compianto Don Rinaldi, proviamo quel senso di sgomento che si prova davanti ad un evento che per grandiosità supera ogni previsione. La più grande attestazione di cordoglio l'ha data il popolo, scrisse un giornale cittadino (1); proprio così.

Lutto al paese natio.

La notizia della morte di D. Rinaldi, comunicata ai parenti dal Capitolo Superiore della Pia Società, si sparse rapidamente in paese, ove D. Rinaldi contava tanti affettuosi conterranei. Il popolo si raccolse alla Collegiata per innalzare suffragi a favore del caro defunto, che la calda parola del Can. Bisoglio seppe magistralmente rievocare nel grande affetto che portava alla sua terra natia, e nelle virtù preclare di sacerdote e di salesiano.

E da Lu scese a Torino una folla imponente per rivedere un'ultima volta la salma benedetta e partecipare ai funerali; l'accompagnavano le principali autorità, il Podestà, il Segretario Politico, il Prevosto Can. Bisoglio, il Can. Boccalatte e il Sig. Vincenzo Ribaldone. Notevole il gruppo di 29 parenti che stretti intorno al Sig. D. Giovanni Rinaldi seguirono il feretro del nostro Rettor Maggiore; fra essi era considerevole il numero di religiosi e religiose che, imitando l'esempio del venerando Zio, primo della famiglia nell'abbracciare lo stato religioso, si erano consacrati al Signore.

Presso la salma.

La folla che nei giorni precedenti aveva sfilato ininterrottamente davanti alla salma, si riversò l'8 dicembre compatta lungo il percorso - percorso che dato il numero degli intervenuti ai funerali dovette all'ultimo momento venir allungato fino a Porta Palazzo - formando due fitte ali che per ore sfidarono la rigidezza del clima per dare l'estremo saluto e rivolgere un'ultima preghiera al passaggio della salma del terzo successore di Don Bosco.

Il trasporto era fissato per le ore 15; ma assai prima cominciarono ad affluire le rappresentanze di Associazioni, Confraternite e Istituti da riempire i vasti cortili dell'Oratorio. Per non intralciare il radunarsi dei partecipanti al funerale, le benemerite Guardie cittadine coadiuvate da agenti, dovettero stendere i cordoni e mantenere libera al transito metà della Piazza di Maria Ausiliatrice.

Mesta cerimonia.

Frattanto nella chiesa succursale si svolgeva, alla presenza dei Superiori del Capitolo, dei Vescovi Salesiani, di un eletto gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice, del senatore Conte Rebaudengo in rappresentanza dei Cooperatori Salesiani e di altre autorevoli personalità, la mesta cerimonia della chiusura del feretro.

Dopo che il Sig. D. Fascie ebbe dato lettura dell'atto di morte - che rinchiuso in un tubo di vetro venne collocato nella cassa - i presenti si chinarono in un ultimo atto di omaggio e di affettuosa venerazione a baciare la cara salma del Rettor Maggiore prima che fosse definitivamente saldata la cassa di zinco. Quindi la bara fu collocata sul catafalco, in attesa dell'ora del funerale, circondata da confratelli in preghiera.

Davanti alla chiesetta sostava intanto il carro funebre -- « un carro modestissimo, come umile era stato l'uomo che per nove anni aveva tenuto l'importantissima carica » (1) di Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana.

Le autorità intervenute.

Man mano che le Autorità cominciavano a giungere, venivano accompagnate in una sala Interna dell'Oratorio, in attesa di prender posto nel corteo al momento opportuno. Il foltissimo gruppo aveva per imponenza un degno riscontro nelle numerosissime rappresentanze del corteo e nella immensa folla del popolo che pazientemente attendeva lungo il percorso.

Ricordiamo:

Comm. Marongiu, vice Prefetto, in rappresentanza del Prefetto; Conte Thaon di Revel, Podestà di Torino, accompagnato dal Vice Podestà comm. Silvestri.

Generale Giov. Guerra in rappresentanza del Comando di Corpo d'Armata; Gen. Alberti pel Comando della Divisione; Gen. Pintor Comandante la Scuola di Guerra di Torino; S. E. Gen. Petitti di Roreto; S. E. Gen. Rostagno,

Dott. Bertone in rappresentanza del Segretario Federale comm. Gastaldi; Barone Manno primo presidente di Corte d'Appello; Comm. Oddone presidente del Tribunale; Dompè sostituto Procur. Gener.; Gr. Uff. Dott. Antonio Calandra, Intendente di Finanza; Marchese Del Carretto, per le Provincia di Torino.

Prof. Chiavazza, Preside Ist. Sommeiller, in rappresentanza del R. Provveditore agli Studi; Prof. Pivano, Rettore dell'Università di Torino; Prof. D. Paolo Ubaldi, in rappresentanza del Rettore e dell'Università Sacro Cuore di Milano; Dott. G. Doglia, pel Patronato Scolastico.

Gr. Uff. De Escudero, Console di Spagna; Avv. Giuseppe Becco, Agente consolare di Costarica; Faillace, Console generale del Perù; il Console e Vice Console dell'Argentina.

Dott. Filipello Sebastiano; Dott. Luciano; Cav, Forni; P. Provinciale dei Cappuccini; P. Provinciale dei Gesuiti, in rappresentanza della C, di G.; Fratelli delle Scuole Cristiane; Capitolo Metropolitano di Torino; Mons. Garrone; Mons. Garelli; Mons. Pola, Monsignor Busca.

Senatore Conte E. Rebaudengo, Presidente dei Cooperatori Salesiani; On. Vassalli Deputato al Parlamento; Donna Lina Ponti, in rappresentanza dell'On. Ponti, Deputato al Parlamento; Podestà di Lu, colona. Antonioli; Sig. Germonia, fiduciario del Fascio di Lu; Podestà di Chieri, comm. Bussino; Podestà di Castelnuovo, cav. Silvio Andriano; Dott. Diotti segretario politico; Comm. Carrera, cavaliere di S. Silvestro; Comm. Massa; Arch. Mario Ceradini; Marchese di Rovasenda; Prof. Bettazzi; Cap. Carraglio; Cav. Ernesto Richard; Cav. prof. Alfonso Pera.

Da Castelnuovo D. Bosco intervennero pure il sig. Drogone, fiduciario commerciale; Maestro Acchiardi per le Scuole; Sindacato Agricoltori; Società Coop. Agric.; Unione Ex Allievi; Istituto Paterno; e rappresentanze del Santuario Becchi e Fascio Femminile.

L'interminabile corteo.

Alle 14,30, quando le campane della Basilica di Maria Ausiliatrice cominciano a far udire i loro lenti rintocchi, s'inizia la sfilata del corteo. Dai cortili dell'Oratorio escono sulla piazza e imboccano la Via Cottolengo centinaia di squadre su file di sei: sono Collegi maschili e femminili della città, Oratori Festivi, Associazioni religiose giovanili, confraternite, rappresentanze degli Ordini religiosi e delle Case Salesiane dei dintorni, numerosi Gruppi Rionali di giovani fascisti al comando del Cav. Cobalti e dei fiduciari dei singoli Gruppi, gli ex Allievi Salesiani, le associazioni dei Padri e delle Madri di Famiglia, ecc.

Verso le ore 16 la sfilata dei gruppi partecipanti è completa: dalla Basilica esce il Clero e si porta alla chiesetta succursale per la levata del feretro. La cerimonia ha colà il suo punto più intensivo di commozione, allorquando S. E. Mons. Fossati, arcivescovo di Torino, attorniato da altri otto vescovi, impartisce l'assoluzione alla salma, e, intonato il De profundis, la bara viene sollevata a braccia da otto chierici Studenti dell'Istituto Internazionale della Crocetta e trasportata sul carro funebre. Le Autorità presenti salutano con riverenza la salma, mentre la lunga teoria del Clero si snoda, con la solenne imponenza del gruppo dei Vescovi: mons. Perrachon, seguito da mons. Emanuel, Vescovo Ausiliare di Sabina, mons. Ciceri, Vicario apostolico, mons. Rossi, Vescovo di Susa, mons. Olivares, Vescovo di Sutri, mons. Pella, Vescovo di Casale, mons. Spandre, Vescovo di Asti, e mons. Guerra. Per ultimo è l'Arcivescovo di Torino S. E. mons. Fossati.

Reggono i cordoni del carro: il vice-Prefetto comm. Marongiu, il Podestà di Torino, il dott. Bertone per il Segretario Federale, il barone Manno per la Magistratura, il Procuratore generale dei Salesiani don Tommasetti, il senatore Rebaudengo per i Cooperatori, e mons. Coccola Vicario generale pel clero della Diocesi. Un triplice cordone d'onore fiancheggia il carro funebre: i valletti della Prefettura e del Comune con torce, i carabinieri in alta tenuta, e gli universitari cattolici.

Seguono il feretro il Capitolo Superiore, il fratello del defunto D. Giovanni Rinaldi con un forte gruppo di congiunti - 29 tra nipoti e pronipoti - e di compatriotti, gli Ispettori e Direttori Salesiani, moltissime rappresentanze delle Unioni ex Allievi, Cooperatori e amici.

Il commosso saluto della folla.

Nonostante la rigida giornata, la straordinaria folla di popolo che sosta riverente sulle vie del percorso, accoglie con sentimento di profonda commozione il passaggio della venerata salma del terzo Successore di Don Bosco: « le ginocchia - scriveva la Gazzetta del Popolo, 9 dicembre - si piegano a terra, le ciglia si inumidiscono, le labbra mormorano una preghiera. Il corteo raggiunge sul corso Regina Margherita una imponenza veramente eccezionale », prosegue fino a Porta Palazzo, indi imbocca nuovamente la Via Cottolengo per ritornare alla Basilica di Maria Ausiliatrice, dopo una sfilata di oltre un'ora.

Deposta la salma sul catafalco preparato sotto la cupola della Basilica, circondato dalle Autorità e rappresentanze, S. E. Monsignor Arcivescovo, assistito dal Clero imparte l'ultima benedizione.

Alla sera tutta la Famiglia Salesiana si è ancora raccolta una volta intorno alla cara salma per effondere in fervide preghiere il vivo affetto al Superiore estinto e udire dalla parola commossa e affascinante del Vicario Sig. Don Ricaldone dolci ricordi sul Padre compianto.

Il solenne funerale nel Santuario di M. A.

La mattina del 9 dicembre, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, S. E. Mons. Fossati - che nella luttuosa circostanza diede una prova squisita del tenerissimo suo affetto per la Pia Società Salesiana - cantò la Messa presente cadavere. Gli facevano imponente corona nel presbitero gli Eccellentissimi Mons. Guerra, Mons. Rossi, Mons. Olivares, Mons. Emanuel, Mons. Ciceri e Mons. Perrachon; i rappresentanti degli Ordini Religiosi, il Rettore della Consolata, e la rappresentanza del Collegio dei Parroci della città.

Presso il modesto catafalco avevano preso posto i Membri del Capitolo Superiore, i parenti del defunto, le numerose autorità fra cui S. E. Ricci prefetto della Provincia col marchese di Suni, capo gabinetto, conte Thaon di Revel col Segretario Capo del Comune, il Dott. Bertone pel Segretario Federale, il marchese di Sambuy, il senatore Conte Rebaudengo, il Comm. Maiola per la Magistratura, il Gr. Uff.

Broglia, presidente della Cassa di Risparmio, il Podestà di Lu, colonnello Antonioli con una rappresentanza del paese; le Dame dell'aristocrazia appartenenti al zelante Comitato della Patronesse Salesiane, le Dame della Regina contessa Di Robilant-Rignon e marchesa Pallavicino, Ispettori e Direttori salesiani, le Unioni degli ex allievi e le rappresentanze degli allievi di molti istituti.

Una folla numerosissima di popolo gremiva il rimanente spazio della vasta basilica-santuario.

La funzione riuscì commoventissima; il severo addobbo della chiesa, la solenne austera liturgia del rito e la espressiva musica eseguita dai chierici dell'Istituto Internazionale della Crocetta sotto la direzione dei Maestri Scarzanella e Don Grosso, tutto pareva insieme armonizzato per suscitare nei presenti la commozione più viva.

E il dolore del supremo distacco, benchè confortato da sante speranze, riempì non pochi occhi di lagrime.

Nel camposanto.

Dopo che l'Arcivescovo ebbe impartita l'assoluzione, la salma di D. Rinaldi lasciò il tempio di Maria Ausiliatrice che per tanti anni era stato testimone dello zelo sacerdotale del compianto Rettor Maggiore, e con un grandioso accompagnamento di sacerdoti, suore, salesiani, ex allievi ed allievi, fu trasportata al camposanto generale.

Ivi Mons. Olivares impartì l'ultima assoluzione, quindi la salma venne tumulata nei loculi riservati alla Pia Società Salesiana, mentre i presenti l'accompagnavano con un ultimo tributo di fervide preghiere. Requiescat in pace!

La grande lapide marmorea che accoglie i nomi dei confratelli sepolti, registrerà ora anche il nome di Don Filippo Rinaldi, il primo Rettor Maggiore che, riposando fra essi, rammenterà l'unione d'affetto che in vita lo congiunse a loro e la comunanza eterna nel godimento del premio in cielo.

(1) La Stampa del 9 dicembre.

(1) La Stampa del 9 dicembre.

Le più significative tra le numerose condoglianze.

Nella luttuosa circostanza sono pervenuti al Capitolo Superiore in gran numero telegrammi e lettere esprimenti sentite condoglianze per la perdita fatta dalla nostra Pia Società: e furono per noi non solo un conforto nell'acerbo dolore, ma anche una cara rivelazione della stima, della venerazione che si aveva universalmente per Don Rinaldi.

A tutte le Autorità, a tutte coteste anime gentili che presero parte al nostro lutto, rinnoviamo dalle pagine del Bollettino Salesiano la più viva gratitudine della Famiglia Salesiana, che sentì intorno a sè soavissimo il conforto di una così ampia e così cordiale manifestazione.

TELEGRAMMI

di Sua Santità Pio XI.

ittà del Vaticano, 5 dicembre, ore 19,15. - Grave lutto che colpisce così improvvisamente Famiglia Salesiana trova dolorosa eco animo paterno Augusto Pontefice che, implorando dal Signore eterna pace anima eletta, invia di cuore ai religiosi e alunni tutti benemerita Congregazione confortatrice Benedizione Apostolica. - Card. PACELLI.

di S. M. il Re.

Roma Quirinale. - Per incarico del Sovrano porgo vive condoglianze per la luttuosa notizia partecipata. - Gen. ASINARI Di BERNEZzo.

delle LL. AA. Principi Sabaudi.

Napoli, 6 dicembre, ore 11. - Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte ha appreso con grande rammarico la dolorosa perdita del compianto ed ottimo Don Rinaldi ed esprime alla Famiglia Salesiana le sue più sentite condoglianze. - Generale CLERICI.

Torino, 7 dicembre, ore 10,30. - Per dolorosa perdita rimpianto Don Filippo Rinaldi invio sentite profonde condoglianze. - FILIBERTO DI SAVOIA GENOVA.

Torino, 6 dicembre, ore 13,15. - Dolorosa comunicazione fattami da V. S. riempiemi animo di profondo cordoglio e vivissimo dolore. - FERDINANDO DI SAVOIA.

Miramare, Castello Ducale, 9 dicembre, ore 7,25.

Inviamo nostre vive condoglianze alla Congregazione Salesiana così dolorosamente colpita da grave lutto. - DUCA, DUCHESSA DI AOSTA.

Genova, 7 dicembre, ore 2 - Ho appreso con vivissimo dolore la improvvisa morte del reverendissimo Don Rinaldi. Mi unisco al lutto della grande Famiglia Salesiana che piange oggi la scomparsa di un degno Figlio di Don Bosco ed invio le mie più vive e sentite condoglianze. - DUCHESSA DI

PISTOIA.

Torino, 8 dicembre, ore 11,45 - La notizia della morte del Reverendo Don Rinaldi mi ha vivamente colpita, prendo sincera parte al lutto della grande Famiglia Salesiana rimpiangendo il degno Successore del Beato Don Bosco che con eguale fede continuava l'opera religiosa e patriottica da Lui ispirata. - ADELAIDE DI SAVOIA.

di Eminentissimi Cardinali.

Roma, 6 dicembre, ore 12. Ricevuta dolorosa notizia porgo a tutta la Famiglia Salesiana le mie più vive condoglianze e prego il Signore perchè voglia concedere al caro defunto il meritato premio in Paradiso e assista con la sua grazia i Superiori nella scelta di un degno Successore. - PIETRO Card.

GASPARRI.

Roma, 7 dicembre, ore 12,30. - Sincere condoglianze intera Congregazione prego pace eterna anima elettissima. - Card. CAPOTOSTI.

Poznan, 5 dicembre, ore 19,45-Addoloratissimo, morte Rettor Maggiore invio Capitolo Superiore e Congregazione tutta sensi profondissimo cordoglio, prego pace eterna anima tanto benemerito Superiore.   Card. HLOND.

Venezia, 7 dicembre, ore 18,15. - Partecipo gravissimo lutto assicuro suffragi benedico. -- LAFONTAINE, Patriarca.

Genova, 7 dicembre 1931. - M. R. Signore- Partecipo al lutto della Congregazione Salesiana per la morte del Superiore Don Rinaldi. Ammirato per quanto di bene fanno i Figli di Don Bosco, e riconoscente per quello che compiono nella mia Diocesi, non sono estraneo al loro attuale dolore. Per quanto la vita di sacrificio di Don Rinaldi tutta dedita a conservare e continuare l'opera grandemente benefica di Don Bosco, gli assicuri il premio, non tralascierò il cristiano suffragio, anche come atto, di gratitudine. Accolga, Rev. Signore, i miei rispetti.

Dev.mo CARLo DALMASSO Card. MINORETTI.

Bologna, 6 dicembre, ore 12. - Prendo viva parte dolore cara Famiglia Salesiana, fervidamente pregando. - Card. NASALLI.

Milano, 7 dicembre, ore 9,15. - Uniscomi Famiglia Salesiana come nel lutto così nei suffragi, nelle serene speranze. - Card. SCHUSTER.

Palermo, 6 dicembre, ore 17,40. - Addolorato uniscomi cara Famiglia Salesiana inviando vive condoglianze. - Card. LAVITRANO.

Malines, 6 dicembre, ore 14,45. - Je m'associe douloureusement pénible épreuve et prières de l'Institut Salésien. - Card. VAN ROEY.

Roma, 11 dicembre, ore 15,40- - Associomi grande dolore benemerita Famiglia Salesiana. elevo preghiere, invoco protezione Beato Don Bosco. - Card. ASCALESI.

di Eccellentissimi Vescovi.

Berlino, 7 dicembre, ore 11,30. - Nel grave lutto porge le sue vivissime condoglianze pregando per l'anima grande di Don Rinaldi. - ORSENIGO, Nunzio Apostolico in Germania.

Tunisi, 7 dicembre, ore 11,15. -- Vous prie agréer sincères condoléances et assurance prières. - Arcivescovo di Cartagine-Tunisi Primate Africa.

Inviarono pure nobilissimi telegrammi gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi Diocesani di Messina. Catania, Taranto, Ferrara, Modena, Gaeta, Trento, Vigevano, Acireale, Novara, Volterra, Susa, Casale, Ivrea, Cuneo, Fossano, Bitonto, Arezzo, Spezia, Treviso, Sutri, Sansevero, Codigoro, Caltagirone, Iesi, Mazara del Vallo, Acqui, Livorno, Asti, Macerata e Tolentino, Mantova, S. Marco Argentano, Foligno, Pescia;

inoltre: Mons. Bartolomasi, Mons. Menicatti, Mons. Sala, Mons. Pisani, Mons. Ceremich: e dall'Esteso: Mons. Arcivescovo di Montevideo, Mons. Aguilera di Ancud (Cile), Mons. Bacciarini di Lugano, Mons. Anatolio Nolvok di Przemysl (Polonia), Mons. Méderlet Arcivescovo di Madras, ecc.

di Personalità politiche.

Roma., 7 dicembre, ore 11,30. -- Mi associo con animo reverente commosso al gravissimo lutto che colpisce i benemeriti Salesiani con la perdita di Don Rinaldi che fu lume esempio onore della operosa rosa Famiglia. - MARESCALCHI, Sottosegr. Agricolt.

Roma Littorio, 7 dicembre, ore 18. - Accolga sensi mio profondo cordoglio per lutto che colpisce Famiglia Salesiana. - GIuRIATI.

Roma, 5 dicembre, ore 12. -- Con dolorosa commozione partecipo a tanto lutto e mi inchino con profondo riverente compianto ad onorare la tomba di Lui che tanto operò beneficamente secondo le vie del Signore e con mirabile intelletto e mirabile virtù per la educazione efficace del popolo e per le missioni della fede e della civiltà. - BosELLI.

Roma Senato, 6 dicembre, 11,1o. -- Esprimo sentimenti profondo rimpianto gravissimo lutto che colpisce benemerita Società Salesiana. - Senatore MONTRÉSOR.

Milano, 6 dicembre, ore 11.55. - Commosso presento condoglianze associato nel lutto e nelle preghiere. - Senatore CORNAGGIA.

Londra, 10 dicembre, ore 13,32. - Prego accogliere mie sincere condoglianze per irreparabile perdita compianto Rettor Maggiore. - G. MARCONI.

Roma Senato, 6 dicembre, ore 11,10. - Prendo viva parte dolore ,scomparsa insigne Rettore Maggiore mi unisco preghiere per anima elettissima. Senatore GROSOLI.

Torino, 8 dicembre, ore 12,05. - Addolorato grave perdita illustre amato Don Rinaldi tanto benemerito per sue grandi opere bontà lui associo loro grande dolore inviando sentite condoglianze spiacente non poter intervenire onoranze perché chiamato fuori Torino precedente impegni. - Senatore AGNELLI,

Roma. - Vivissime condoglianze amara perdita Don Rinaldi. - Senatore CELESIA.

Genève, 8 dicembre, ore 14,40. - Profonde condoglianze per la perdita dell'eminente e pio vostro Capo. - Deputato OLIVETTI.

Milano. - Scomparsa reverendissimo Rettore colpiscemi profondamente. Tutti ammiravano in lui il prosecutore nobile Opera Beato Don Bosco. Ossequii. - Deputato ZENO VERGA.

Torino, 5 dicembre, ore 19,1o. - Improvvisa morte compianto Don Rinaldi, purissima figura di sacerdote e di italiano, mi addolora profondamente. Voglia V. S. accogliere per la grande e benemerita Famiglia Salesiana mie vivissime condoglianze. - Prefetto Ricci.

Torino, 6 dicembre. - Ho appreso con vivissimo dolore la notizia del decesso del M. Rev. Don Filippo Rinaldi, degno Successore del Beato Don Bosco. Mi inchino riverente alla salma lacrimata e porgo vivissime condoglianze; con ossequio. Il Questore di Torino.

Torino, 6 dicembre, ore 12,15. - Scuola Piemontese che conosce travaglio spirituale di chi si consacra educazione gioventù s'inchina devotamente sulla salma di Don Rinaldi, nuovo apostolo. - Provveditore studi GASPERONI.

Venezia, 6 dicembre 1931. - Molto Rev.do Padre, la notizia, letta stamane sui giornali cittadini, della scomparsa dell'indimenticabile Rettor Maggiore Don Rinaldi, lui ha profondamente addolorato.

Nella mia lunga permanenza a Torino potei da vicino conoscere la magnifica e generosa anima sua, non d'altro pensosa che del bene della Patria e dei giovani, ai quali dedicò ogni sua attività.

Nè mi sfuggiranno mai dal cuore i sensi di gratitudine che io debbo a Lui per i consigli ed i suffragi datimi coli spontaneo slancio in difficili circostanze del mio alto ufficio. Il favore con cui ho accompagnato in Piemonte, ed accompagno ora nel Veneto, l'Opera Salesiana, per ogni riguardo così benemerita, non è che una piccola manifestazione, doverosa del resto, della mia ammirazione per l'Ordine e per l'eletta mente che da tanti anni lo impersonava.

Ai suoi più vicini collaboratori, tra cui ho l'onore di contare qualche vecchio amico, e a tutti i Salesiani porgo le più sentite condoglianze non solo a nome mio, ma quale interprete sicuro di tutte le Scuole da me dipendenti, che nelle consorelle Salesiane hanno sempre trovato modelli ed esempi da seguire.

Ed unisco le mie preghiere a tutti loro perchè l'anima grande abbia nell'al di là il premio che ben le spetta.

Con animo commosso e devoto, Il Provveditore C. RENDA.

Torino, 7 dicembre, ore 13,15. - A nome mio e Legionari dipendenti invio codesta Società e congiunti vive condoglianze perdita Don Rinaldi. - Generale SCANDOLARA.

Torino, 8 dicembre 1931. - Con profondo cordoglio agli amici Salesiani. - Prof. MATTEO BARTOLI della R. Università di Torino.

Torino, 8 dicembre, 1931. - Alla cara Famiglia Salesiana le mie più profonde condoglianze. - Dott. F. KIEsow, Professore nella R. Università di Torino.

Roma. - Qui a Roma dove mi trovo da qualche tempo per ragioni d'Ufficio ho appreso la dolorosissima notizia della morte del Venerando Don Rinaldi, che ho avuto l'onore di conoscere personalmente con infinita venerazione ed ammirazione. Mentre ho provveduto che in mia rappresentanza fosse interpretato presso la Pia Società Salesiana il cordoglio della Corte d'Appello di Torino, tengo ad aggiungere l'espressione del mio dolore personale, vivissimo e profondo. Con tali sentimenti ossequio devotamente. - Dev.mo V. CASOLI, Primo Presidente della Corte d'Appello di Torino.

Torino, 8 dicembre, ore 9,45. - In qualità di ex allievo prego gradire mie vivissime condoglianze vivificato dal ricordo degli insegnamenti religiosi e patriottici affettuosamente in gioventù impartitimi. - Generale A. GIOVANNI GUERRA.

Torino. - S. E. il Comandante del Corpo d'Armata, che ha dovuto recarsi a Roma per servizio, mi ha incaricato di esprimere a tutta la benemerita Famiglia dei Salesiani di Don Bosco le sue più vive condoglianze per la gravissima perdita del M. Rev. Don Rinaldi la cui opera di pietà è stata all'altezza della sua Fede.

Nell'assolvere il doveroso incarico desidero esprimere l'espressione del mio personale cordoglio. Con ossequio - d'ordine - Il Capo di Stato Maggiore Col. CARAMELLI.

Torino, 6 dicembre. - Esprimo a Lei, per tutta la Pia Società Salesiana, la mia vivissima partecipazione al lutto per la perdita dolorosissima di quel santo sacerdote che fu il venerando, amatissimo Don Filippo Rinaldi. Avrò sempre dinanzi agli occhi e nel cuore la figura angelica e piena, nello stesso tempo, di fascino e dignità sacerdotale dello Scomparso materialmente, ma vivo in eterno presso Dio ed il Beato Don Bosco. Ricorderò sempre, riconoscente, la bontà che ebbe per me e le sue parole consolatrici nella recente perdita della mia sposa. Le bacio la mano. - Dev.mo GUSTAVO RoSTAGNO, Generale di Corpo d'Armata.

Telegrafarono anche: Generale e Ufficiali del Comando della Divisione di Torino. - Generale Comandante e Ufficiali Scuola di Guerra di Torino. - Generale Finanza Papaleo di Napoli. - Tenenza Carabinieri Dora di Torino, ecc.

di Governi esteri.

San Marino, Rep., 7 dicembre, ore 16, 50. - Comunicata morte venerato Superiore questo Governo incaricami esprimere sue profonde condoglianze luttuosa scomparsa salito artefice opere benefiche. - SARTORI.

Torino, 7 dicembre 1931. - Ill.mo Sig. Don Ricaldone, Prefetto dei Salesiani, Torino. - La morte del grande Salesiano Don Filippo Rinaldi, degno Successore del Beato Don Bosco, mi ha profondamente addolorato, perchè con la sua scomparsa l'Italia perde il capo più eletto di un'istituzione religiosa che è vanto della nostra Patria qui ed all'estero. A nome del Governo che ho l'onore di rappresentare e nel mio proprio, esprimo ai membri del Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana ed in ispecial modo a Lei, che mi onora della sua benevolenza, i miei sentimenti di profondo cordoglio. Devotissimo Grand'Ufficiale BONIFACIO FAILLACE, Console Generale del Perù - Torino.

Legación de Nicaragua cerca de la Santa Sede. - Alle condoglianze inviate alla S. V. Rev.ma per la morte del compianto Signor Don Filippo Rinaldi, aggiungo, che la memoria di Lui ispira nell'animo mio ragioni di ricordo e di venerazione per la collaborazione col Beato Don Bosco e poi coi grandi successori Don Rua e Don Albera per il grandioso svolgimento dell'organizzazione Salesiana in quasi tutto il mondo. Ho avuto la fortuna di conoscere Don Rinaldi da molti anni e lo apprezzai per le sue grandi virtù e per la intrepida fede di aver vittoria nelle funeste traversie che lo afflissero tanto. - La Republica di Nicaragua accoglie ora un fiorente Istituto Salesiano già iniziato dal venerato Cardinal Cagliero di santa memoria; onde io a nome di quella Repubblica, che ho l'onore di rappresentare presso la Santa Sede invio vive condoglianze. -- Ora l'anima del lagrimato Estinto è nel gaudio di Dio a godere il premio che il Signore concede a giusti, ai buoni, ai pii, agli eroi della carità. Accolga, Rev.mo Sig. Don Ricaldone, i miei sensi della più grande stima e profonda considerazione. - Dev.mo

Conte MAGGIORINO CAPELLO.

Inviarono pure condoglianze i Consoli di Spagna e di Austria.

Altre condoglianze ragguardevoli.

Torino, 6 dicembre I931. -- Caro Don Ricaldone, Con profondo dolore appresi la triste notizia della grave perdita della Famiglia Salesiana, a cui mi glorio sempre di appartenere con tutta l'anima.

Don Filippo Rinaldi, col Beato Don Bosco, con Don Rua e Don Albera, sarà presso la Bontà Divina un efficace nostro patrono; ma purtroppo noi tutti risentiremo per gran tempo la mancanza dei suoi quotidiani consigli e della sua attivissima direzione.

Non potendo io partecipare personalmente alle solenni manifestazioni di dolore, che saranno ad un tempo la glorificazione del nostro caro fratello, La prego di considerarmi presente con lo spirito nella più viva commozione.

Comunicando ai fratelli Salesiani l'animo mio, voglia accogliere benignamente i sentimenti addolorati dell'aff.mo suo COSTANZO RINAUDO.

Milano. - La prego voler accettare molto in ritardo le espressioni del mio più vivo cordoglio per la morte del nostro Beneamato Superiore Generale. - Assente da Milano, solo ieri ne ebbi notizia e non mi fu possibile venire a presenziare ai funerali per recare l'estremo onore a colui che per tanti anni diresse così saggiamente e santamente

l'Opera. di Don Bosco. Spererei domani di poter venire nel pomeriggio a presentare di persona le mie condoglianze ed in tal caso le sarò grato se vorrà concedermi qualche minuto di udienza. - Sempre più legato da vivo affetto all'Opera Salesiana la ringrazio della sua bontà anche per me e le bacio con rispetto ed affezione la mano. - GERONAZZO. Cavaliere dell'Ordine della Mercede.

Touring Club Italiano - Presidenza - Milano, 11. - Touring Club Italiano, che vivamente apprezza la collaborazione che codesto Ordine, ed in particolare i suoi Missionari nell'America latina dànno alla nostra opera culturale e patriottica, esprime le più vive condoglianze per la perdita testè avvenuta del loro insigne e benemerito terzo Rettor Maggiore, Don Rinaldi. Con sentito ossequio - Il Presidente - Prof. GIOVANNI BOGNETTI.

Torino, 6 dicembre 1931. - Il Teol. Avv. CARLO MILANO, che, per volere del Veneratissimo Sig. Don Rua, fu il Segretario della Commissione Provvisoria per la costituzione della Federazione Ex Allievi e potè così avvicinare ed ammirare l'amore che il venerando Sig. Don Rinaldi ebbe verso gli Ex-Allievi e la loro Federazione, piange all'unisono con la desolata Famiglia Salesiana la perdita di così buon Padre e presenta le sue sentitissime condoglianze, mentre innalza la prece del suffragio per l'anima eletta.

Torino, 7 dicembre 1931. -- Molto Reverendo Signore, - Consenta alla nostra Casa di unirsi all'unanime cordoglio suscitato nel mondo intero per la grande perdita fatta del venerando Don Rinaldi e di esprimere alla S. V. ed a tutta la benemerita Società Salesiana le condoglianze più sentite per tanto lutto. - Colla massima osservanza della S. V. Rev.ma, dev.mi VIGLIARDI e PARAVIA.

Torino, 7 dicembre 1931 - X. - M. R. e Chiar.mo Don Pietro Ricaldone - Vic. Gener. dei Salesiani - Via Cottolengo, N° 32 - Torino. - Quest'Agenzia della Navigazione Generale Italiana che ebbe, durante il Rettorato Superiore della tanto benemerita ed ammirata Congregazione Salesiana tenuto dal mai abbastanza rimpianto D. Filippo Rinaldi, continue occasioni di rapporti con esso, terzo degnissimo Successore del Beato Don Bosco, e così di constatarne la bontà immensa del cuore, la genialità dell'intelletto, il fervore col quale svolgeva la smisurata opera sua e la pietà toccante, non può non prendere viva e commossa parte al cordoglio in cui sono immerse le anime riconoscenti ed affezionate dei Salesiani tutti.

Con effuso sentimento si affretta quindi a porgere alla S. V. M. R. ed all'intera Congregazione Salesiana l'espressione della più profonda condoglianza, e, mentre invia alla memoria dell'estinta ammirata personalità il più reverente saluto, La prega gradire gli atti della nostra massima considerazione. - Dev.ma Navigazione Generale Italiana.

Fratelli BERTARELLI, Milano. - La nostra Ditta che da tanti anni ha l'onore di servire le case salesiane in Italia e all'estero, presenta a V. Signoria Illustrissima i sensi delle più sentite condoglianze per il lutto che ha colpito la grande Famiglia Salesiana colla morte del venerato Don Rinaldi. - L'affetto e la universale stima di cui era circondato, ne rendono ancor più lagrimevole la perdita.

Voglia V. S. Illustrissima annoverarci tra coloro che vivamente si associano al dolore dei Salesiani tutti. - Con profondo ossequio - BERTARELLI.

Torino, 7 dicembre 193. -- Illmo. e Rev.mo Signor Don Ricaldone, Vicario Generale della Pia Società Salesiana. - Questa Giunta Diocesana dell'A. C. I. si sente profondamente solidale colla Pia Società Salesiana in quest'ora di dolore che l'ha colpita nella perdita dell'amatissimo Superiore Generale Sig. Don Filippo Rinaldi.

Il lutto è anche di tutta l'Azione Cattolica, che nei Salesiani e nel loro Superiore ha sempre avuto benevolo appoggio e aiuto.

I nostri organizzati si faranno dovere di essere presenti ai funerali e di ricordare nelle loro preghiere l'anima eletta.

Voglia, Rev.mo Signore, accettare la manifestazione del nostro profondo cordoglio. Della S.V. Ill.ma Il Presidente della G. D.

Non potendo pubblicare tutte le condoglianze pervenute, abbiamo dovuto limitarci alle più significative. Ma non possiamo non accennare almeno sommariamente alle affettuose prove ricevute dagli Ordini e Congregazioni Religiose, dai Podestà di varie regioni d'Italia, da Società Industriali e Istituzioni italiane e straniere, dai Comitati di Patronesse, di Cooperatori e di Ex Allievi Salesiani, dai numerosi Istituti Scolastici Italiani, dalle Giunte Diocesane, da Circoli e Associazioni religiose d'Italia e dell'Estero.

Telegrammi privati poi in numero straordinario, provenienti da tutte le parti del mondo, recano il cordoglio di persone appartenenti a tutte le classi sociali. Intorno alla bara del terzo Successore di Don Bosco l'universale compianto e l'universale ammirazione ci dicono la sua grandezza, la benefica influenza esercitata con l'apostolato di bene compiuto.

Plebiscito di stima e di venerazione.

Il lutto, che così profondamente ha addolorato la nostra Famiglia, ha avuto un'eco in tutta la stampa italiana e nella stampa estera di molte nazioni; sfogliando i giornali ci è caro constatare il grande rispetto e stima che tutti hanno manifestato per il Rettor Maggiore Don Rinaldi. Anche i giudizi che dell'estinto sono stati formulati, benchè incompleti per essere limitati al rilievo di certi aspetti particolari della vita di Don Rinaldi, pure sono una bella esaltazione della sua nobile figura.

SABINUS nel Pro Familia dopo aver ricordato l'ultimo viaggio di D. Rinaldi nell'Alta Italia, scrive:

«La sua carità gli avea chiuso l'orecchio alle dissuasioni di coloro che avrebbero voluto si avesse riguardo, e non affrontasse quel disagio. Saluti e incoraggiamenti egli avea voluto recare a quanti s'apprestavano a portar la Croce e la civiltà in terre remote. Dovunque arriva il Salesiano reca quell'ardimento, quella instancabilità, quell' "argento vivo addosso " che sono fra i principali segni della fedeltà allo spirito di Don Bosco. Poteva il principale dei loro superiori non rinnovare in essi, coll'esempio proprio, l'incoraggiamento a quell'operosità che sdegna pericoli e travagli? Per questo egli aveva fatto a modo suo; aveva pellegrinato presso i propri figli, superando ogni stanchezza. Ma ora, al suo ritorno, i temuti effetti di un simile zelo si facevano sentire in modo allarmante. E nei giorni stessi in cui, ignari i più, ci si accingeva a solennizzare la prossima ricorrenza cinquantenaria, egli è caduto sulla breccia. Tristissimo contrasto, ma più apparente che reale. La lunga vita sacerdotale ha avuto il più invidiabile dei coronamenti, l'essere stata in fine abbreviata dall'adempimento sovrabbondante dei doveri suoi.

Don Rinaldi, nella poderosa persona aveva una gravità sempre pensierosa, che non era sospesa nemmeno nelle amabili accoglienze con cui vi veniva incontro.

» Gli è che la sua operosità, soprattutto organizzativa, era nutrita da una incessante meditazione del da fare. Da Don Bosco aveva ereditato lo spirito positivo, e se nessuno poteva emulare le intuizioni geniali del Maestro, che donategli e assistite da Dio, gli facevano spesso vedere d'un colpo quelle vie pratiche da percorrere che ad ogni altro costa studio e ricerche, Don Rinaldi adoperava in ciò appunto uno studio e una ricerca ininterrotti.

Il "pensarci su" era un abito della sua mente anche quando sembrava doverne essere distratto.

» Ma nella sua azione, così guidata da una ragione fredda, gli impulsi venivano sempre da un cuore, tutto acceso dall'amore di Dio e del prossimo; tutto intento ad attuare gli insegnamenti di Don Bosco. Lo si vide principalmente dal modo con cui compì quell'istituzione degli ex-allievi che fu già pensata in massima, se non erro, da Don Michele Rua, ma aspettava chi la concretasse e la espandesse. Un ricordo, un sentimento di gratitudine unisce frequentemente agli antichi superiori coloro che ne furono educati in convitti, in oratorii, o che so io. Perchè non profittare di questa tendenza naturale e non collegare in modo stabile quanti ricevettero l'educazione da Don Bosco o dai discepoli suoi? Con ciò lo spirito che aveva presieduto alla loro formazione, avrebbe avuto uno stimolo a perdurare; l'opera educativa spiegata su di loro, specialmente in ciò che è affetto tra maestri e allievi, dal quale essa riceve la maggior efficacia, si sarebbe continuata, e tutta la Pia Società Salesiana avrebbe avuto nel mondo testimoni sicuri, alleati presaghi, e nelle ostilità che le sorgessero contro, difensori strenui.

Tutto questo bene il Rinaldi comprese a meraviglia, e senza cadere in un'organizzazione meccanica a tipo di partito, strinse con un vincolo morale una tal moltitudine, di modo che chiunque sia stato alunno dei Salesiani, vada in qual parte del mondo gli piaccia è sicuro di trovare fratelli negli ignoti condiscepoli, padri negli odierni, anche remoti educatori. E Don Bosco vede allargarsi a dismisura e perpetuarsi negli anni quella che volle come sua famiglia.

» E dovunque Don Rinaldi estese quella che fu vera e propria organizzazione, ossia delle case e missioni salesiane, cosicchè nel decennio del suo governo esse s'accrebbero largamente e più che mai si disciplinarono; un tal organizzatore eccellente si mostrò insieme uomo di cuore e di Dio. Che meraviglia se è stato così vasto e così profondo il rimpianto? ».

ANTONIO CoJAZZI pubblica sotto il titolo Paternità perenne nell' «Italia» di Milano

«Una modestissima camera, un letto, una povera sedia più che una poltrona: sul letto un libro aperto, la vita di don Michele Rua, e sopra la pagina 221, una fascetta di periodico con sopra appunti tracciati a matita. Sulla sedia, in atteggiamento di dormiente la figura paterna d'un sacerdote che piega il capo e le spalle come fosse sotto il peso di responsabilità che non hanno confine sulla terra.

» Così, alle ore 11,1o, sabato scorso, fu trovato appena spirato il Superiore Maggiore delle Opere Salesiane.

» Mi chino commosso e tremante su quella pagina aperta e leggo: "il ministero di Don Rua era particolarmente apprezzato al letto dei moribondi. Era voce comune all'Oratorio che l'aver Don Rua al fianco in punto di morte era una grazia e una consolazione non inferiore a quella di aver D. Bosco".

» Dunque, Don Rinaldi non morì solo: gli era al fianco quel medesimo Don Rua che l'aveva chiamato come suo Vicario da quella Spagna, dove egli, andato nel 1889, in 11 anni aveva fondato tante case da dover poi essere assegnate a tre circoscrizioni ispettoriali. Non morì solo, perchè con lui era il cuore trepidante dei mille e mille figliuoli che lo sapevano ammalato; che per lui avevano trepidato negli ultimi giorni e elle da poco avevano riaperto il cuore alla speranza che l'aurora della sua Messa d'Oro potesse vedere un fulgente meriggio e un trionfale tramonto.

» Don Rinaldi senza saperlo lascia nelle pagine aperte della biografia di Don Rua e nelle note tracciate i lineamenti caratteristici della sua figura morale. Mai come per quest'uomo si avverò il detto platonico: l'anima è un'armonia. Don Rinaldi presenta nella lunga vita una linea di sviluppo così armonica da segnare un capolavoro fatto di senso pratico, di naturale ingegno, di penetrazione quasi intuitiva nelle questioni, e soprattutto d'inalterabile paternità, fatta di fortezza dolce e di dolcezza forte.

» Mi ripiego sulle note tracciate con quella scrittura che gli era così caratteristica. Leggo in alto: "tutto rivela il lavorìo di Don Bosco per coltivare la vita spirituale". E veramente il degno successore del Beato coltivò in sè e poi negli altri quest'anima d'ogni vita che è appunto la vita spirituale.

» Nato a Lu Monferrato il 28 maggio 1856, ebbe una giovinezza caratterizzata dalla sincera e profonda pietà. Gran paese questo Lu Monferrato che presentemente può vantare un mezzo migliaio di vocazioni, tra ecclesiastiche e religiose. Nel collegio salesiano di Borgo S. Martino s'imbattè la prima volta con Don Bosco, benchè l'avesse conosciuto da lontano, quando l'amico dei giovani era passato con fragorosa banda musicale e con turbe di allievi attraverso il suo paese. Raccontava egli stesso a Valsalice, 4 anni or sono, che quella vista di giovani lieti e insieme divoti, capaci di far chiasso, ma ancor più capaci di pregare, aveva svegliato in lui il primo germe della futura vocazione. Uomo di pietà, fatta di profonda convinzione, senza dolciastre malinconie: pietà piemontese che significa inflessibile dirittura di coscienza e assoluta dedizione al dovere, interpretato come voce di Dio. E così si spiega come, fatto Direttore nel 1883 della Casa dei Figli di Maria, cioè di quelle vocazioni che si chiamano tardive e che alla prova si rivelano robuste, come sono i soldati della territoriale; si spiega dico, come abbia potuto educare una falange di apostoli, dei quali basta ricordare quel Don Balzola che diventò l'eroico evangelizzatore del Matto Grosso e del Rio Negro. Lavorìo per coltivare la vita spirituale: ecco il programma di Lui come ispettore, come Vicario generale e infine, nel 1922, come Generale dei Salesiani e propulsore delle missioni.

» Continuo a leggere sugli abbozzi di questo testamento spirituale: Allegrezza (p. 39). Apro il libro e trovo un seguito di nomi con in capo Don Bosco. Questi il giorno 5 giugno 1852 Si raccolsero in conferenza e fra l'altro decisero di recitare le "Sette Allegrezze di Maria" ogni domenica. In margine il defunto ha fatto un segno, certamente per confermare la sua devozione a Maria. E anche qui l'inconscia mano tracciava una linea di quell'anima apostolica. Era un vero divoto della Madonna; santamente si gloriava d'essere egli pure appartenuto a quei Figli di Maria, di cui dicemmo sopra, e dei quali egli ebbe sempre una speciale cura. Amava la Vergine sotto il titolo di Ausiliatrice e sognava, nel suo grande cuore, di rendere più ampia, più bella, più artistica quella casa che il Beato Padre aveva eretto in Valdocco alla Dama dei sogni, donde doveva spandersi tanta gloria Mariana.

» Correttore (p. 40) e leggo nel libro: "Il sistema preventivo nell'educare consisteva nell'allontanare, quanto fosse possibile, i pericoli del peccato, mediante continua, amorevole assistenza, cercando così di far evitare le mancanze, per non aver in seguito a punirle. Fate chiasso; saltate; correte; purchè non facciate peccati". E qui veramente Don Rinaldi, lasciò il segno che rivela il segreto dell'opera del Beato Fondatore e dell'opera sua. Dire Don Bosco è dire prevenire il male. Tutta la novità del suo sistema era in questo ritorno alle pure sorgenti del Vangelo, cioè all'imitazione di quel Divino Maestro che passò i tre anni di vita pubblica in costante contatto di quelle anime che voleva formare all'apostolato delle genti.

» Paternità, quindi, fraterna cura, tolleranza per le mancanze che sono frutto di leggerezza, fiducia che nel lavoro educativo niente va perduto, speranza che spera sempre, amore che si fa tutto a tutti, ottimismo inalterabile, sereno, persistente, santamente testardo e cocciuto.

» Tralascio due note di minore interesse per il pubblico e arrivo alla nota presa alla pagina 62: Il Colera. Leggo ''nell'estate del 1844 Torino fu visitata dal colera, e Don Bosco, attesta Don Rua l'aveva predetto qualche mese prima... Don Bosco invitò i più grandicelli a coadiuvarlo nell'assistenza dei colerosi; e potè disporre di 44 giovani aiutanti, sorti generosamente tra i suoi figli".

» E di nuovo in questo rilievo, Don Rinaldi mostrava che verso le forme della carità s'era sempre rivolto con l'anima e con l'opera. Di lui si ricorda che operò a comporre molti dissidi in molte famiglie; di lui si sa che operò a impedire qualche sciopero che si prospettava rovinoso; di lui finalmente brillò l'opera durante la guerra, quando fu istrumento preziosissimo per Don Albera nell'alleviare molte miserie e nel consolare molti dolori.

» E finalmente giova fermarsi sul penultimo appunto, preso da quella mano instancabile: Conferenze di S. Vincenzo. A pag. 73 è narrato che fin dal 1854, Don Bosco aveva fondato una conferenza nell'Oratorio e che Don Rua, allora giovane studente, ne era il segretario. Certamente il pensiero del morente correva a quella crociata di carità a cui il Papa sta chiamando tutti i buoni; certamente egli pensava a dare impulso a questa forma educativa e tanto efficace perchè può mostrare al mondo le opere che devono rivelare in modo sicurissimo la fede dei veri credenti.

»Don Rinaldi passò come un trionfatore nel pomeriggio di quella festa dell'Immacolata che negli annali della storia salesiana, segnò sempre date gloriose o provvidenziali nuove iniziative. Nella gioia della grande festa, il grande lutto dei Salesiani riceve una luce di conforto, alla quale il grande scomparso certamente pensava perchè l'ultimo appunto dice così:

Compagnia dell'Immacolata.

»Nel lutto che colpisce più di mille case e addolora 20 mila cuori di Figli e Figlie e associa milioni di allievi e di benefattori e di simpatizzanti, Don Rinaldi si erge con la possente statura di lottatore instancabile, di lavoratore evangelico, di fedele, eroico e geniale continuatore dell'Opera che il Beato Don Bosco, profetizzandolo suo terzo successore, gli aveva affidato. Sante le mani del Padre, pure, benefiche e operose le mani dell'erede. Esse restarono povere e trasmettono ora ad altri la grande eredità spirituale».

FiLiPPo MEDA scrive nella Scuola Italiana Moderna:

« La morte del terzo successore di Don Bosco nel governo generale della Congregazione Salesiana è un lutto della Chiesa, ma è anche lutto del mondo civile, ed in particolare un lutto nazionale. È commovente infatti la impressione che la scomparsa repente di Don Rinaldi ha suscitato, in Italia; non così grande sarebbe stata per la scomparsa di una personalità illustre per altro titolo che non sia quello delle benemerenze acquistate nella continuazione e nella conservazione del grande, immenso albero, germinato nel piccolo orto di Valdocco, e che ha ormai propaggini in ogni parte, può dirsi, della terra. Ond'è che al dolore di una perdita come quella di Don Rinaldi può legittimamente associarsi la consolazione del constatare come dal paese, popolo, autorità, non meno che dalla Chiesa, la Congregazione Salesiana sia considerata una istituzione di importanza generale, alle cui sorti sono congiunti interessi vitali della civiltà.

Don Rinaldi avrà un successore, come l'ebbe Don Rua, come l'ebbe Don Albera; e l'albero continuerà a fiorire, a dare frutti di bene, a stendere i suoi rami in ogni direzione.

» Niun dubbio che il nuovo rettor generale sarà un erede dello spirito del Santo Fondatore, anche se per avventura non possa più essere uno dei sacerdoti da lui direttamente formati: più o meglio che in ogni altra Congregazione, nella Salesiana si verifica -- o meglio si constata per la sua esistenza che non ha ancora raggiunto il secolo - la vitalità che deriva dal trasfondersi nei capi della personalità dell'uomo di Dio da cui trae origine: questa è per vero una condizione, almeno dal punto di vista umano, della solidità e della perennità dell'Istituto.

» Don Bosco non solo ebbe la virtù, la scienza, l'arte dell'educare, ma quella pure di formare gli educatori, e l'ha trasmessa ai suoi eredi; egli possedeva in sommo grado una facoltà rara e preziosa, la facoltà di conoscere i giovani, e gli uomini in genere: la facoltà di conoscere le persone che si hanno sottomano importa l'altra di poterle utilizzare per quello a cui sono particolarmente adatte. Di più Don Bosco possedeva pure la capacità di trasfondere la propria fede, la propria carità, il proprio zelo, la propria volontà di lavoro, negli altri: lo dissero un suggestionatore, e lo fu,... nel senso della persuasività che si sprigionava dalle sue parole e dai suoi esempi, dall'accendere ch'egli sapeva fare il desiderio del bene in quanti lo avvicinassero.

» Don Bosco è morto, ma la Società Salesiana è rimasta e vive e vivrà in lui, per lui: vive col suo stuolo di sacerdoti, di suore, di cooperatori laici; vive nei suoi oratori, nei suoi ospizi, nelle sue scuole, nelle sue officine, nelle sue missioni. A rimasta, vive e vivrà perche Don Bosco ha infuso nell'organismo da lui creato quella virtù che ha potuto a lui, strumento di Dio, offrire i mezzi da superare le difficoltà del primo formarsi, ed a chi fosse venuto dopo di lui quelli di preservare l'opera sua dalla corruzione e dalla decadenza che colpisce gli istituti puramente umani.

» Sulla tomba lacrimata di Don Rinaldi nessun omaggio si può deporre migliore di questa fiducia, anzi di questa certezza: è così che nelle opere di Dio la morte stessa degli uomini a cui sono affidate si traduce in nuovi elementi di vita ».

Leggiamo sul Corriere di Sicilia:

UN GRANDE SCOMPARSO:

il Rettor Maggiore dei Salesiani.

« Una sventura ha colpito sabato scorso la famiglia salesiana: il Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi ha compiuto la sua lunga e faticosa giornata. Egli ha lasciato per sempre la terra proprio quando la Patria, la Chiesa e il mondo si apprestavano a rendergli solenni onoranze per le sue Nozze d'oro sacerdotali.

» Oggi dinanzi al nostro sguardo si proietta tutta la sua vita di apostolo, vita piena di pensiero e di opere, di fede cristiana e di carità.

» Attorno a D. Rinaldi era ormai un coro di acclamazioni riconoscenti, e gli occhi dei grandi e dei piccoli, posandosi sul volto suo buono e benigno, trovavano la conferma della loro speranza.

» La bontà di D. Rinaldi fu un apostolato che si estese a tutti e tutti abbracciò; egli non pensò mai a se stesso ma consacrò le energie del suo ingegno e della sua fibra al bene altrui.

» Nella prima giovinezza le tradizioni domestiche da principio, l'esempio e la parola del Beato D. Bosco poi, gli aprirono l'animo alle alte idealità di una vita vissuta per Cristo e per le anime. Ed egli, nella luce del grande educatore, non pensò, non lavorò, non attese a se stesso, se non per essere un sacerdote come lui, un operaio della vigna del Signore come lui. E D. Bosco lo ebbe caro, l'addestrò alle diverse mansioni confacevoli alle doti che aveva scorto in lui e presto lo collocò in posizione di comando, avendolo trovato il più adatto fra quanti generosi Dio gli aveva posto attorno, per attuare uno dei suoi pensieri più originali, l'educazione delle vocazioni tardive, i suoi Figli di Maria. Oggi quell'idea ha fatto strada non solo in Italia ria anche in Francia, in Germania, dovunque si sente penuria di operai evangelici; ma allora era una grande avanzata, un'anticipazione nel futuro ed ebbe ostacoli ed opposizioni non poche. Se riuscì e diede buoni frutti sin da principio, si deve in gran parte alla tempra umile e forte di D. Rinaldi, non meno che alla paternità con cui seppe trattare quelle anime che D. Bosco gli affidava.

» La paternità del tratto, la sicurezza del pensiero attrassero a D. Rinaldi gli animi dei grandi e dei piccoli, dei domestici e degli estranei anche quando fu inviato alle fondazioni salesiane della Spagna, dove suscitò amici e continuatori tenaci e generosi.

Un altro periodo della sua vita maturò in D. Rinaldi la vastità degli ideali intravisti nella prima giovinezza, e fu il tempo passato accanto a D. Rua, l'eroico primo successore di D. Bosco.

» D. Rua viaggiò molto, visitando le case salesiane d'Europa e delle regioni mediterranee, ed ebbe bisogno di chi tenesse le sue veci e lo rappresentasse presso gli amici e presso i confratelli. Trovò in D. Rinaldi la persona che gli occorreva.

» Accanto a D. Rua, D. Rinaldi apprese continuamente e quietamente praticò quell'ampiezza di vedute che occorrevano a chi doveva governare un'istituzione religiosa, educatrice e missionaria, di profonda originalità e di attività sempre più vasta. Quel turbinio di affari, quella varietà di relazioni, quella molteplicità d'intenti, non fecero alcuna difficoltà nell'animo grande di D. Rinaldi. Egli seppe accordare il suo pensiero, il suo cuore, la sua volontà a duella di D. Rua con la massima calma, colla più serena simpatia e l'uno integrava l'altro, tanto che non si sentì che un'unica direzione. Morto D. Rua, D. Rinaldi continuò nel suo ufficio di collaboratore con D. Albera, il quale levò sempre al cielo l'operosità e la destrezza di D. Rinaldi, nel disbrigo dei molteplici affari a lui affidati.

» Intanto da quel posto, l'anima di D. Rinaldi si allargava all'organizzazione caritatevole degli antichi allievi e degli oratoriani, e si prodigava per ore ed ore nelle fatiche del confessionale, che temprano gli spiriti al compatimento e alla generosità; così egli andava acquistando un fare sempre più paterno. E la paternità è stata la caratteristica distintiva del suo governo di Rettor Maggiore della Società Salesiana. Ogni suo gesto, ogni suo provvedimento, ogni motto di ordine aveva questo spirito animatore.

» E ci voleva proprio la sua anima sacerdotale e paterna a guidare l'azione di carità che si svolge dentro e attorno all'opera di D. Bosco nelle cinque parti del mondo specialmente fra gl'infedeli. Le pene, i dissesti, le angustie d'ogni genere non fiaccarono mai il suo spirito fiducioso nel bene delle anime, nella generosità dei cuori.

» Salesiani e cooperatori, allievi ed ex allievi se lo sentirono sempre vicino.

» Il cinquantenario della sua ordinazione sacerdotale, come tutti i cinquantenari che egli ci aveva invitato a celebrare lungo il suo rettorato, doveva portare grande bene alle case salesiane: ma Iddio lo ha chiamato a sè prima che questo coro di voci acclamanti potesse dire a lui l'affetto cori cui lo avrebbero accompagnato all'altare pel ringraziamento i cuori dei confratelli e degli ammiratori.

» Come per tutti egli visse e faticò, così da tutti sarà ricordato ora che la sua grande anima vive della vita delle anime da lui amate e beneficate ».

L'Osservatore Romano pubblicava l'8 di dicembre:

« La notizia della morte del Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, ha suscitato ovunque dolorosa sorpresa ed intenso cordoglio, pari all'affetto che circondava la persona dell'Estinto ed alla simpatia che in ogni ordine e categoria di persone conta la Congregazione Salesiana.

» Uomo di senno, di virtù e di operosità indefessa, lavoratore instancabile, alle cinque del mattino era sempre all'altare per la celebrazione della Messa, dopo della quale, sinchè fu prefetto, spendeva ogni giorno più ore nel sacro ministero assai apprezzato e ricercato per prudenza, bontà e carità. La sua virtù caratteristica fu una inesauribile bontà paterna, ed ebbe sempre la preoccupazione di non essere abbastanza padre dei suoi figliuoli: e questo senso di paternità spirituale raccomandava agli Ispettori ed ai Direttori.

» Non c'è branca della multiforme attività dell'opera salesiana che non abbia sentito il benefico influsso della sua operosità e del suo zelo. A lui si deve, oltrechè l'apertura di numerosissime nuove case, il compimento di quella vera opera d'arte che è il monumento a D. Bosco nella piazza di Maria Ausiliatrice in Torino; a lui lo sviluppo meraviglioso preso dall'opera dell'Unione degli ex-allievi, che perpetua nel mondo la famiglia salesiana cresciuta bambina fra le pareti del collegio; a lui l'interessamento vigile e premuroso perchè lo spirito paterno del Beato D. Bosco si mantenesse e si sviluppasse fiorente nelle case salesiane, ed in quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che seguiva attentamente nel loro sviluppo.

» Ma forse quella che fu la sua più grande preoccupazione fu l'opera delle Missioni.

» Con quanto zelo si adoperò per la riuscita di quell'Esposizione Missionaria Salesiana del 1924 che doveva preludere a quella mondiale del 1925 tanto caldeggiata dal Santo Padre Pio XI, e che tanto impulso diede allo sviluppo dell'opera della propagazione della fede. Son ben nove gli istituti per la formazione del personale per le missioni che Don Filippo Rinaldi ha voluto fondati in questi ultimi anni in Italia. E da questi istituti si apprestano a salpare per le missioni sparse nel mondo, centinaia e centinaia di missionari.

» Anche al rettorato di D. Rinaldi si devono l'apertura delle nuove missioni salesiane del Siam, del Giappone, in Asia, e di quelle di Porto Velho e Chaco Paraguayo in America, e l'entrata dei Salesiani nell'Australia.

» Ma non bisogna dimenticare l'opera di Don Rinaldi in Roma. L'Istituto Pio XI a ricordo del giubileo del Santo Padre, e la chiesa che sarà dedicata a Maria SS.ma Ausiliatrice ad esso adiacente, sulla via Tuscolana, saranno ricordo perenne della attività del terzo successore del Beato Don Bosco nella città eterna, ricordo suggellato dalla erezione, sul campanile della basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio, della bella e monumentale statua del Sacro Cuore, soavemente benedicente a tutti coloro che vengono peregrinando a visitare l'eterna città».

La Stampa di Torino scriveva:

« Una delle caratteristiche della personalità di Don Rinaldi fu il grande senso pratico della vita; ed anche in questo ricordava Don Bosco. Aveva il colpo d'occhio sicuro, che gli faceva vedere chiaro e giusto nelle situazioni più complesse e delicate; ma soprattutto eccelleva per la bontà del cuore e la semplicità e profondità dei sentimenti. Di queste doti diede subito una prova nella prima circolare da lui inviata a tutti i Salesiani del mondo, invitando a mantenere ed accrescere lo spirito della Famiglia, ed a riconoscere nei superiori, ed in lui in modo particolare, dei padri affettuosi. Trae origine di qui, in gran parte, la profonda simpatia di cui si è circondato».

***

L'Amico del Popolo di Belluno chiudeva con queste parole il necrologio di D. Rinaldi:

« Don Rinaldi fu anche a Belluno, anni addietro, ad inaugurare la cappella dell'Oratorio Salesiano, nonchè l'Istituto Sperti. Quanti ebbero l'onore di avvicinarlo ebbero modo di ammirare la sua semplicità, la sua modestia, la sua chiaroveggenza. Sotto le apparenze più umili si nascondeva un grande uomo di virtù e di governo ».

Il Sac. PIETRO RICALDONE

Prefetto generale, a nome del Consiglio Superiore della Società Salesiana, si fa dovere di ripetere i più sentiti ringraziamenti alle Autorità Ecclesiastiche, Civili, Giudiziarie e Militari, agl'Istituti, alle Associazioni, ai singoli Benefattori e Cooperatori Salesiani che parteciparono al nostro lutto e alla solenne dimostrazione di rimpianto, data al venerando Don FILIPPO RINALDI.

VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

La Missione Assamese.

(Note di Don Vendrame).

(Ved. numero di ottobre 1931).

Colloquio notturno con Satana e sue importanti rivelazioni.

Quella notte vennero davvero gli spiriti misteriosi e quando io giunsi alla capanna erano già in piena conversazione. Era la notte dal 2 al 3 dicembre, e la luna in un magnifico cielo sereno illuminava quasi a giorno tutte le cose. Io avvolto in una grande coperta fino agli occhi, più per sfuggire alla curiosità del popolo che per il freddo, tentai di penetrare nell'interno della capanna buia. Impossibile: era già stipata di gente. Una persona pagana del luogo mi riconobbe e con tutta disinvoltura, con un atto di deferente cortesia mi disse:

- Venga, venga, Padre. Vuole sentire?

lì mi condusse dalla parte opposta della capanna dove un'altra moltitudine di popolo stava accoccolata per terra, rivolta verso la parete ascoltando e commentando con frasi brevi e sommesse il colloquio misterioso. Fra lo sguardo scrutatore del popolo che già aveva intuito la mia presenza, mi feci largo e mi andai ad accoccolare proprio nel centro della folla, a qualche metro appena dalla parete di paglia della capanna. Un uomo addossato alla parete stessa parlava allo spirito esponendo il motivo della sua venuta, i suoi malanni e quelli della sua famiglia, facendo atto di piena fiducia sul suo potere e di completa dedizione di sè, e pregava di essere liberato da tutti i suoi affanni. Una voce virile e fessa usciva dalla parete, (trovandosi l'uomo-medium disteso nell'interno contro la medesima parete), e rispondeva alle richieste con un linguaggio incomprensibile e con un accento affrettato. Terminava le sue parlate con brevi frasi in khasi che indicavano o la causa della malattia o richiesta di confidenza o promessa di aiuto. Dall'interno altri sottentravano a parlare con lo spirito, finchè dopo circa mezz'ora manifestò il suo nome, e dopo aver provocato il solito sibilo gutturale se ne andò. Segue subito un sibilo acuto che con un rapido crescendo si produce in una voce acuta di donna che canta lui motivo armonioso di una nenia pagana, intercalando parole e frasi sulla bontà e sulla giustizia. Il popolo si affrettò tosto a mettersi in comunicazione ed essa rispose con frasi vaghe, enigmatiche, con allusioni a peccati di famiglia promettendo assistenza a chi confidava nel suo potere. Prometteva pure visite a domicilio fissandone anche il giorno. Ma ecco che d'un tratto lasciando di rispondere agli interessati, rivolge frasi chiaramente allusive a me, pronunziando cantando queste testuali parole: Ci incontriamo qui fra forze opposte (para ba eh: compagni egualmente tenaci). Persona d'onore e di reputazione, qui presente, ciò che ha intenzione di domandare, domandi pure. Io ho ricevuto l'ordine da Dio di rispondere.

Il popolo che subito aveva compreso la chiara allusione, si rivolse a me dicendo:

- Padre, parla di lei. Si rivolge a lei. Padre, vuol parlare con lei. Venga, si faccia avanti.

- Lasciate pure, risposi, preferisco ascoltare ancora un po'. -- Passò quindi un'altra mezz'ora e più quando, visto che il suo linguaggio era chiaramente intelligibile, non volli perdere l'occasione ed alzandomi mi feci avanti decisamente dicendo: « Ora fate il piacere di stare zitti tutti».

Ne seguì il seguente dialogo in lingua khasi, che riporto tradotto con le testuali parole usate quella notte.

Io. -- Io, il Padre, sono venuto qui appositamente per conoscere a fondo questa faccenda. In nome di Dio onnipotente e creatore dimmi, chi sei tu e per qual fine sei venuto qui.

Satana. - Io son venuto qui per curare gli ammalati. Noi anime giuste abbiamo ricevuto da Dio una missione da compiere. Tu hai ricevuto la missione di predicare la religione. Adempi quindi il tuo còmpito in pace. Ma come noi non veniamo ad ostacolare il tuo lavoro, così tu pure non intralciare la nostra opera.

Io. - Ma io voglio sapere con chiarezza chi sei tu e qual è il tuo còmpito. Tutto il popolo khasi segue con stupore questo fenomeno ed io devo illuminarlo su questa faccenda. Siete venuti veramente a distruggere i sacrifici pagani?

Satana. - Noi siamo venuti per curare gli ammalati. Se non fossimo stati mandati da Dio, non saremmo venuti qui.

Io. - Ma qual è il vostro potere sulle malattie?

Satana. - Talvolta giova e talvolta non giova.

Io. - Voi dove abitate?

Satana. -- Io vengo dall'alto, le altre anime giuste vengono da sotto terra.

Io. - Tu mi conosci?

Satana. - Sì, e ti ho salutato appena sei venuto qui. (Alludeva forse alle parole rivoltemi fin da principio).

Io. - Da quanto tempo hai incominciata questa tua missione?

Satana. - Da tre anni meno un mese.

Io. - E fino a quando intendi di continuare?

Satana. - Finche vi sarà gente che avrà fiducia in noi. Quando non vi sarà più nessuno allora finirà. Ma non intralciare la nostra opera.

Risposte imbarazzanti.

Alle suesposte domande lo spirito maligno rispose con voce distinta, chiara, intelligibile a tutta la massa del popolo ivi radunata, che ascoltava con un senso di stupore misto a paura. Qualche persona mi sussurrava all'orecchio di non mettermi contro perchè altri per la loro audacia avevano trovato la morte istantanea, ma io rassicurandoli di non aver paura continuai, pur con prudenza per rispetto alla massa pagana, le mie domande che si fecero sempre più incalzanti come le seguenti:

- Siete forse anime di antenati vissuti in questa terra Khasi come viviamo noi? Siete nella pace? Vedete Dio faccia a faccia?

Ma ecco che a queste domande le risposte si fecero imbarazzanti, vaghe, equivoche come ad esempio:

- Senza l'ordine di Dio, non saremmo venuti qui. È meglio che ci separiamo in pace! - oppure - Non intralciare l'opera nostra!

Talvolta non lasciava finire la domanda e intuito dalle mie parole il senso della richiesta rispondeva così in fretta da non poter afferrare il senso della risposta. Per esempio per ben tre volte lo richiesi esplicitamente se conosceva Gesù Cristo e la sua Madre la Vergine Maria, senza poter afferrare il senso della risposta, ed alla terza volta come per imposizione rispose: - Io sono ancora sotto prova di Dio, io non conosco ancora queste cose, ma se sarò fedele a questa santa missione, forse in seguito Dio me le farà conoscere.

- Dunque, incalzai, adori o no il Dio Creatore del cielo e della terra?

- Creatore del cielo e della terra, rispose lasciando maliziosamente le parole « io adoro ». Infine non potendo più sfuggire alla stretta delle mie domande quasi in uno scatto di mal frenata rabbia disse: - Insomma io ho il mio Dio, tu hai il tuo Dio, io ho la mia missione, tu hai la tua, dunque non intralciare la nostra opera.

La risposta non poteva essere più esplicita ed io aveva ottenuto il mio scopo, d'altra parte prudenza voleva di non spingere più oltre la conversazione e quindi con un tono di ironia pel suo gesto di rabbia, conclusi:

- Dunque ti dispiace che io sia venuto qui?

- Sì, rispose, perchè io povera donna non ho nulla da dare per onorare te che sei grande, nemmeno il posto per sederti.

- Va bene, dissi, forse ritornerò. - E mi allontanai.

La losca faccenda diabolica sventata.

Ma quella notte non potei prendere sonno ripensando alla malizia e falsità di quegli spiriti infernali. Si presentano al povero popolo sotto la veste di agnelli e sono lupi rapaci, si dicono anime giuste venute a predicare la giustizia e a purificare la terra dalle iniquità umane, mentre sono essi stessi la malizia personificata, la radice del peccato. Vantano di conoscere la causa di tutte le malattie, promettono protezione ed aiuto ai sofferenti, mentre sono essi la causa prima di ogni malanno. Ed a queste riflessioni la mia anima si sentì pervasa da un senso di odio profondo contro quegli spiriti maligni, e d'immensa compassione per quel povero popolo che si lascia turlupinare a quel punto. Nei giorni seguenti, nelle conversazioni private e nelle grandi riunioni di popolo cristiano e pagano, che mi era dato di tenere, svelai con forti espressioni tutta l'immensa malizia dei diavoli di Lawbah e dopo sole due settimane 2000 copie del periodico mensile Khasi illuminava a fondo il popolo sulla losca faccenda. Il periodico pagano, parto di una mente esaltata ed organo ufficiale ormai delle comunicazioni diaboliche di Lawbah, inveì violentemente contro l'articolo del nostro giornale che riportò per intero e con parole diabolicamente sacrileghe imprecò contro la religione cristiana, ma fatta qualche eccezione di pochi fanatici la grande massa di popolo non solo cristiana, ma anche pagana fu con noi. In seguito le relazioni di frequenti comparse degli spiriti diabolici sotto forma di serpi, di rospi, o di altri animali e la forte mortalità fra quelli che si erano affidati alle loro cure li confermò nella verità del nostro giudizio ed un senso di paura si diffuse tosto in tutti i paesi, cosicchè il concorso di popolo alla casa del diavolo andò man mano fortemente diminuendo.

Allora quegli spiriti maligni tentarono una rivincita ed una notte annunciarono al pub blico che erano andati ad ammazzare a colpi di martello il Padre che aveva osato parlare contro di loro. La notizia si diffondeva in un baleno in tutta la regione. Vi fu chi venne da lontano per constatare la verità del fatto, ma dopo qualche settimana con un senso di generale sollievo tutti erano assicurati che il missionario in parola godeva sempre buona salute e continuava indisturbato le sue escursioni apostoliche.

Sono questi fenomeni strani che sembrano inverosimili eppure sono una realtà, fenomeni che fanno pensare ad una controffensiva di Satana contro il regno di Dio che si avanza trionfalmente verso la vittoria, controffensiva ormai moralmente fallita non soltanto ma anzi ha già essa stessa potentemente contribuito a far maggiormente risaltare il potere della Chiesa di Cristo contro le sue losche trame.

(continua).

Sac. C. VENDRAME Missionario Salesiano.

Lavoro apostolico nell'Equatore

(Continuazione).

Opere varie.

Qui in Macas è prossima alla conclusione la chiesa che riuscì bella e comoda. - I buoni Macabeos non finiscono di ringraziare Dio, per aver inspirato al nostro carissimo Sig. Don Torquinst la caritativa idea di dar loro questa bella casa di Dio.

Vi sono altre opere da fare: i due asili di cui le parlai, per kivaretti l'uno e l'altro per kivarette. Vedesse che bene promettono questi asili! Quest'anno si poterono benedire due matrimoni di kivaros che consolano assai perchè ci fan vedere che sono convinti cristiani. Mi commuovo quando vedo (e ciò assai frequentemente) queste quattro anime accostarsi a Gesù nella S. Comunione. E sono frutti di questi asili, che oggi, purtroppo, non possono ricevere che pochi dei tanti che si potrebbero avere. - La casetta abitata dalle Suore è piccola, troppo piccola; quella dei Salesiani pure.

La scuola dei bambini cristiani, costruzione di canne di bambù con tetto di paglia, che dura da cinque anni, chiede a gran voce che la si sostituisca con un'altra più durevole. Ed io con difficoltà posso sobbarcarmi a non lasciare che patiscano la fame i miei carissimi Missionari e Missionarie, tutti coloro che vivono nelle Case di Missione. Eppure, amatissimo Padre, finora Dio mi ha aiutato. Non dovrò sperare che continui ad aiutarmi?

E le parlai di Macas: le altre Missioni hanno press'a poco gli stessi bisogni.

Non voglio tacere d'un'altra opera.

A una trentina di chilometri da Mendez, verso Macas, ho dovuto formare una stazione missionaria. Va ora da Mendez un Missionario, e vi passa alcuni giorni ogni mese, per attendere alla catechizzazione d'un gran numero di kivaros che conosciamo e sono nostri amici fin dalla fondazione di Mendez, e presso i quali han stabilito i protestanti una loro residenza. Finora si lavora con frutto e, grazie a Dio, indisturbati. La nostra stazione è sulle rive d'un fiumicello detto Chinimbim. La chiamiamo con questo nome. E presso ad essere terminata la casetta, abbastanza comoda pel Missionario, e un bravo uomo se ne sta già colà come custode.

Cominciammo a disboscare per farne dei prati per bestiame, il che sarà d'aiuto alla Missione di Mendez che mi esige oggi una spesa annua superiore a quella di Macas.

Di Mendez le diedi una relazione qualche mese fa.

È necessario che presto presto s'abbia una chiesa per la Colonia che è ogni dì più numerosa.

L'ospedale è troppo piccolo e bisognerà pensare ad aumentarlo e migliorarlo. Affluiscono molto i kivaros che ormai cominciano a persuadersi che i Missionari sanno curare i loro inali assai meglio che gli stregoni.

Crudeltà di stregoni e generosità di cristiani.

V'ha ancora, purtroppo, chi dà credito a questi imbroglioni e solo quando sono ridotti ai minimi termini della loro salute, attenendosi alla cura dello stregone, perduta ogni speranza in lui, cercano la Missione. Osservi il poverino della fotografia e le dirà che la cura dello stregone era lì lì per finirlo. Vedremo se nella Missione potrà riavere la sua salute.

D'un altro kivaro le voglio parlare e ciò perchè si consoli, amato Padre, vedendo che non va a vuoto del tutto il lavoro de' suoi figli in queste foreste.

Ormai le è noto come sia vivo lo spirito di vendetta in questi poveri selvaggi. Non è molto che il kivaro Tzucangà fu vittima d'un assalto d'un suo nemico che sparò contro di lui un colpo di fucile. Il poverino fu trasportato all'ospitale nostro di Macas. Gli si prodigarono tutte le cure che l'arte medica e la carità di Cristo consigliavano; gli si potè estrarre il proiettile, ma certe lesioni interne lo condussero in fin di vita. Essendo stato ben catechizzato, gli si potè amministrare il S. Battesimo. Gli ultimi momenti li passò da buon cristiano: pregava, pregava volontieri, , ubbidendo alle dolci insinuazioni del Missionario che gli stette a lato fino all'ultimo. Gli fu detto che non doveva lasciarsi dominare da pensieri di vendetta; ed egli a dire che volontieri perdonava a' suoi nemici. Noi che conosciamo da lungo questi poveretti, non potemmo non benedire il Signore elle aveva operato, in lui selvaggio abituato alla vendetta, tale trasformazione di cuore. Le ultime parole di lui furono: « perdono, perdono a tutti coloro che m'han voluto e m'han fatto male ».

Intorno a Maria.

Oggi, 22 maggio, non posso resistere al desiderio di dirle che mi ha commosso la bella funzione in onore di Maria Ausiliatrice che fecero, come dissi, i nostri kivaretti. Il canto riuscì a maraviglia. La comunione fu generale. Dopo la Messa lui canto alla Madonna che entusiasmò tutti i presenti:

Ti tzanga Maria,

Molto misericordiosa Maria, Ti puengar Nucur Molto buona Madre

Jesús amue Uchíram Gesù tuo Figlio Retzándurata. - Prega per noi. -

Virgen Maria

O Vergine Maria Vina Nucúru, . Mia Madre. Vina nacanur La mia anima juructia.

Salva.

Il coro robusto era formato da una cinquantina di voci e bene intonate. La nostra cara Madonna ascolti benigna quelle care anime e le salvi!

All'altare del nostro buon Padre il Beato D. Bosco e a quello di Maria SS. Ausiliatrice si degni avere un ricordo pei Missionari dei kivaros e pel loro Vicario Apostolico che è lieto di ripetersi

suo dev.mo e obb.mo in C. J.

Mons. DoMENICo COMIN.

Nella Prefettura Apostolica del Luapula.

Riportiamo dal Echo des Missions Salésiennes au Katanga queste notizie che saranno lette con soddisfazione dai nostri Cooperatori e amici dello nostre missioni.

Fu il 10 novembre 1911 che i primi missionari salesiani, dopo lungo e faticoso viaggio, arrivarono al Katanga nel Congo Belga. Erano in sei: di essi cinque sono tuttora in vita e sul campo di azione dopo 2o anni di intenso lavoro (1).

Dapprima si limitarono alle scuole di Elisabethvìlle, quindi a poco a poco cominciarono a irradiare la loro azione all'intorno, e finalmente nel 1925 poterono avere alle loro dipendenze il Luapula Superiore. Oggi, invece di sei, i missionari sono 39 e hanno con loro da cinque anni le zelanti Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nei primi quattro anni i missionari salesiani non conobbero che Elisabethville; nel gennaio 1915 si estesero a Kiniama, nell'aprile 1921 a La Kafubu (che doveva presto diventare il centro della loro missione), nel dicembre 1924 a Shindaika. L'anno 1925 fu il coronamento di 15 anni di lavoro. Il 15 maggio la Propaganda affidava ai nostri missionari la parte Sud del Katanga fino ai confini della Rodesia creandovi la Prefettura Apostolica del Luapula. Altre nuove fondazioni si aggiunsero da quell'anno; Sakania (nel maggio 1925), Kakyelo (giugno 1927), Tshinsenda (gennaio 1928) e Kipushya (febbraio 1930). Per ultima sorse nel 1931 la lebbroseria di Ngaye. Tutte queste residenze, distanti fra loro in media circa 100 km. si distendono lungo la periferia della Prefettura.

Col progresso materiale è andato di pari passo il progresso religioso della missione, e l'anno testè decorso è stato uno dei più floridi e benedetti, sia dal punto di vista della perseveranza dei cristiani e dell'aumento dei catecumeni, sia dell'entusiasmo dei missionari nel loro duro lavoro.

Consolantissimi furono dunque i frutti riportati. Le due ultime fondazioni specialmente furono di grande conforto per le buone dispo sizioni degli indigeni. A Kipushya tutta la popolazione ci accolse con entusiasmo, ci aiutò nella costruzione delle case e le donne raccolsero tutta l'erba necessaria per la copertura dei tetti. Oggi poi un bel gruppo di 10 catechisti già percorre la regione in tutti i sensi e istruisce ben 3000 catecumeni. La lebbroseria di Ngaye (a 18 km. da Kakyelo) non potè essere aiutata dal Governo come avrebbe desiderato, causa la grave crisi economica attuale, e dovette essere interamente sostenuta da noi. Al presente essa dà ricovero a una trentina di persone, ma prima dello spirare dell'anno accoglierà un centinaio di infelici. Ognuno può pensare quale impresa sia la nostra di provvedere al mantenimento di questa massa bisognosa di tutto: ma speriamo nell'abbondante raccolto delle varie coltivazioni per far fronte alle più urgenti necessità. E i nostri lebbrosi, che apprezzano la carità che loro si usa, si mostrano molto ben disposti a ricevere l'istruzione religiosa.

Nel 1930 i cristiani erano 2854, a metà del 1931 erano saliti a 3042 ed altri si aggiungeranno prima della fine dell'anno. I catecumeni sono attualmente 12.198 e sono istruiti da 117 catechisti. E per noi motivo di grande conforto il vedere che tanto i cristiani quanto i catecumeni non offrono speranza alle brame dei protestanti e noi siamo perciò incontrastati conquistatori di anime in tutta la Prefettura.

Malgrado il numero esiguo di missionari il cattolicismo continua nel Luapula la sua marcia ascendente: ben 261 villaggi sono ora visitati regolarmente e alcuni anche più volte al mese.

La Prefettura si è arricchita a La Kafubu di una chiesa magnifica, inaugurata in marzo alla presenza delle autorità e di 1200 indigeni santamente soddisfatti di avere un tempio così bello e maestoso. Non sono ancora liquidate tutte le spese che la costruzione importa; ma confidiamo nella carità dei buoni che non ci è mai mancata. Intanto altre chiese dovranno pure essere innalzate, altre allungate o ingrandite per rispondere alle necessità spirituali dei fedeli; ci sobbarcheremo a nuove spese volentieri dal momento che vediamo i nostri negri amare appassionatamente la Casa di Dio ed essere sempre più fieri e felici di vederla degna della maestà del Signore. E come fanno volentieri in essa la Visita al SS. Sacramento e la pia pratica della Via Crucis!

Le Figlie di Maria Ausiliatrice coll'opera loro sono state di grande aiuto ai missionari. Non solo coll'impartire alle donne le nozioni principali della vita domestica, ma specialmente col dare alle donne e alle fanciulle un'istruzione religiosa appropriata e con lo svolgere un'opera di preziosa carità negli ambulatori annessi alle varie residenze. Grazie alle loro solerti cure la mortalità infantile è molto diminuita; basti adire che dal 37% (e più) che era in alcuni luoghi è scesa al 25 e al 17%. Se le Suore potessero essere in maggior numero da estendere il benefizio dell'opera loro in altre regioni, quale vantaggio per questa povera popolazione del Luapula!

Le scuole contano un totale di 1224 allievi e fanno di già sentire la loro influenza nella popolazione indigena. Con l'impianto della tipografia e con la più perfetta conoscenza della lingua del paese, i nostri missionari hanno potuto compilare libri per le scuole in Kibemba - la lingua ufficiale di tutta la Prefettura.Il nuovo libro di preghiere unificherà per tutte le residenze le pratiche di pietà, e renderà uniforme l'istruzione e l'insegnamento catechistico. La Storia Sacra, che si è stampata come libro di propaganda, è già stata diffusa in 15 mila copie, ed è seme molto ricercata.

* *.

Abbiamo pure il Piccolo Seminario che al presente conta già 29 alunni, veramente scelti per ingegno e per ottime disposizioni. Uno degli alunni è già nel Belgio per completare gli studi di filosofia, poi passerà a Baudouinville per i corsi di teologia, dove lo seguiranno a suo tempo anche gli altri per compiere i corsi superiori degli studi.

Quanti bei progetti e quante belle opere intralcia oggi la grave crisi economica, che anche in Africa si fa sentire duramente! Quest'anno ci è mancata una notevole quantità di medicamenti che ci sarebbe stata necessaria per la lotta contro le epidemie: si è dovuto chiedere con pubblico appello almeno quelli più indispensabili per la lebbroseria di Ngaye, ma ne abbisognano anche gli ambulatori che nel corso dell'anno hanno avuto ben 16.ooo clienti.

In mezzo alle difficoltà abbiamo tuttavia la certezza del successo nella profonda pietà dei nostri cristiani e nella frequenza con cui essi si accostano alla S. Comunione (ne furono fatte 103.790 in un anno!). Queste notizie conforteranno gli amici delle nostre missioni; ad essi domandiamo umilmente di continuarci l'appoggio delle loro preghiere e della loro carità.  

Mons. SAK Prefetto Apostolico del Luapula.

(1) Manca solo il buon P. Buikens che, per una malattia contratta a Shindaika, dovette dapprima rientrare in Belgio e poscia andare nel Perù con la speranza di trovare colà la guarigione: ma purtroppo il male vinse la resistenza del suo organismo. E ora gode in cielo il premio della sua fatica.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Il terzo Successore del Beato Don Bosco, il compianto Don Rinaldi, nell'ultima sua lettera annuale, pubblicata in capo al Bollettino Salesiano dello scorso gennaio, ha detto una bella cosa: ha rivelato ai Cooperatori e alle Cooperatrici come i giovani Aspiranti Missionari, che presentemente si vengono preparando negli appositi Istituti d'Italia e dell'estero per le Missioni Salesiane, assommano in quest'anno al bel numero di mille.

Mille nuovi Aspiranti Missionari! Che spettacolo meraviglioso!

Ecco spiegato il mistero delle centinaia di nuovi apostoli che partono ogni anno dal Santuario di Maria Ausiliatrice per le più remote regioni.

Spettacolo che si raddoppia, se consideriamo l'analoga attività missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Difatti, nel novembre scorso, con i 130 nuovi Missionari Salesiani, ben 6o Suore spiccarono da Torino il volo per le Missioni Salesiane di oltre l'Oceano.

Chi avrebbe previsto ciò, quando nel 1844 il Beato Don Bosco, giovane sacerdote, anelando alle Missioni Estere, si udì rispondere dal Beato Don Cafasso, suo confessore, che la sua missione era quella dei birichini di Torino?

Ma i birichini del Beato Don Bosco, primizia delle Opere e Missioni Salesiane, oh come si sono moltiplicati!

Che ne dite ora voi, o cari giovani? Non vedete quanto fiore eletto di gioventù sotto la bandiera del Beato Don Bosco arde di zelo apostolico e si avvia in così gran numero alle sante imprese missionarie?

Che cosa farete voi di fronte a questo spettacolo così edificante?

1° Pregate perchè queste nobili schiere di giovani apostoli crescano sempre più.

2° Pregate perchè anche fra voi sorgano di queste generose vocazioni.

3° Fatevi tutti propagandisti delle Missioni Salesiane.

Si compia in voi quanto soleva affermare in proposito il compianto Don Rinaldi, cioè che l'idea missionaria fra i giovani coltiva il cuore, aumenta la fede, suscita vocazioni.

Frattanto sappiate che queste mie umili lettere non sono solamente per voi, o giovani, ma anche per le numerose giovani cui giunge il Bollettino Salesiano, nelle famiglie, negli Educandati, negli Oratori Femminili, insomma anche alla Gioventù Femminile, cui faranno del bene.

Maria SS. Ausiliatrice e il Beato Don Bosco vi benedicano e vi proteggano tutti e tutte sempre Cordiali saluti.

Don GIULIVO.

Grazie ricevute per intercessione del Beato

Guarita da ileo-tifo. - La nostra bambina Giovanna di anni nove, verso la fine dello scorso luglio veniva colpita da ileo-tifo che aggravandosi sempre più la ridusse in stato che il dottore curante nutriva scarsissima speranza di guarigione. Angosciati la raccomandammo al Beato D. Bosco e insieme alla bambina incominciammo una novena in suo onore. Ed al termine della novella si vide subito un notevole miglioramento che proseguì sino a completa guarigione.

Riconoscenti ringraziamo vivamente il Beato mentre la piccola Giovanna offre con slancio di gratitudine L. 100, frutto dei suoi piccoli risparmi.

Carmagnola, Borgo S. Michele.

Coniugi SOLA.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

N. N. (Bova M.) per grazia ottenuta a intercessione del Beato D. Bosco offre L. 100.

Moresi Angiolina (Val Colla). Da nove anni la mamma soffriva di un grave malanno che, peggiorando sempre più, aveva indotto i medici a sentenziare vana la speranza di ogni miglioramento. Raccomandata con fede a M. A. e al Beato, l'ammalata a poco a poco si rimise in salute, e da un anno non soffre più alcun sintomo del male.

C. S. D. molto angustiata per alcuni affari, si rivolse fidente a M. A. e al Beato con una novena, e in breve si vide esaudita con sua grande soddisfazione.

Erminia Rosso (Foglizzo) inviando L. 5o ringrazia M. A. e il Beato per grazia ricevuta.

Strà Eleonora (Cherasco) in un caso disperato minacciante il suo bestiame invocò M. A. e il Beato avendone la desiderata protezione.

Sorelle N. N. (Torino) riconoscentissime per l'ottimo anno scolastico trascorso, ringraziano M. A. e il Beato D. Bosco, lasciando offerta per le opere salesiane.

Rina Pregalia, avendo ottenuto, colla sola applicazione dell'immagine di D. Bosco, la completa guarigione del suo Vittorio, colpito da otite, esprime la stia riconoscenza con l'offerta a favore delle opere salesiane.

N. N. per una guarigione insperata ottenuta con una novella al Beato.

Enrico De Sury (Cornigliano) ammalato di tifo risanò in poco tempo raccomandandosi al Beato con una novena.

Albano Francesco (Verolengo). Affetto da diabete, vide il suo male degenerare in cancrena alla gamba e dovette rassegnarsi a lasciarsela amputare nella speranza di arrestare una più ampia infezione. Il suo caso però andò ancora aggravandosi. Ricorse allora con vivissima fede al Beato ed esperimentò subito l'efficacia della sua protezione. Il male si arrestò in modo prodigioso e cominciò il miglioramento insperato.

Tesio Maria (Racconigi) per la guarigione del figliuolino Pierino, ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato, offre offerta personale unitamente a quella del bambino per le Missioni salesiane. Essa poi mise sotto la protezione di M. A. e di D. Bosco l'operazione a cui dovette sottostare, e benissimo riuscita.

Ex allievo di Pedara offre al Beato L. 700 in ringraziamento di molte e segnalate grazie concesse a lui e alla sua famiglia.

Galetto Maria (S. Germano Ch.) durante la sua grave e lunga malattia polmonare, raccomandatasi al Beato, fu pienamente esaudita col progressivo benessere e colla perfetta guarigione. Tu segno di riconoscenza invia offerta per le Missioni.

Giuseppina Sartorie Leone (Torino) ringrazia per una grande grazia ricevuta dal Beato.

Miki ringraziando il B. invia offerta per le Missioni.

Edvige Ubertalli (Mosso S. M.) in riconoscenza per una grande grazia ricevuta ad intercessione di M. A. e del Beato invia offerta pro Missioni.

A. Secondo ringrazia il B. per la guarigione ottenuta a una sua sorella gravemente malata e disperata dai medici.

Cagliero Maria è riconoscente al B. per averle ottenuto la sollecita guarigione della frattura di un piede

Ferrero Domenica (Foglizzo) esprime gratitudine al Beato per la protezione accordatale in due operazioni chirurgiche, riuscite felicemente, specie la seconda che in 10 giorni la rimise in perfetta salute.

Coniugi Bertino (Settimo) riconoscentissimi a M. A. e al Beato per la guarigione del loro piccolo Pierino da febbre adonite, inviano offerta per le opere salesiane.

N. N. per grazia ottenuta coll'intercessione della B. V. Ausiliatrice offre L. 40.

Maria Frola F. (Montanaro) offre L. 50 pro Missioni per grazia ricevuta, essendo stata preservata da una grave operazione chirurgica, appena ricorse con preghiere alla protezione di M. A. e del B. Don Bosco.

Soldato Gribaldo Rocco offre L. 5o riconoscente al Beato per aver ottenuto una grazia tanto desiderata.

Del Tono Clelia (Nole) per la guarigione del figlio Giuseppe da una grave polmonite con ricaduta, supplicò non invano M. A. e il Beato. Riconoscente offre L. 5o per le Missioni.

C. T. R. (Bra) ringrazia M. A. e il Beato per la protezione speciale nella nascita del nono figlio, dopo due interventi chirurgici, e prega Don Bosco di proteggere i suoi bimbi nella purezza della loro vita.

Suor Luisa Pompignoli (Equatore) ringrazia il Beato per averla, nel modo più inaspettato, salvata da una truffa che le avrebbe fatto perdere 2000 sucres.

A. R. (Torino) offre L. 100 per il buon esito avuto nei suoi esami di maturità.

Dolcini Line (Codogno) manifesta la sua riconoscenza per una grazia, ricevuta ad intercessione del Beato, con una generosa offerta.

Balot Emilia. (Verres) ringrazia M. A. per l'assistenza accordatale.

Sig.ra N. N. (Torino) raccomandò al Beato D. Bosco il nipotino che non voleva adattarsi alla vita di collegio, e fece promessa, se il giovane avesse cambiato di condotta e avesse continuato, di fare una doppia offerta: una subito, l'altra al termine del corso di studi. Don Bosco pare abbia incominciato ad esaudirla.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D Bosco, i seguenti:

Andrione C., Amaldi I., Albano Fr., Alemanno, Agù M., Agù A., Alberto C., Abrate, Aliter G., A. B. (L. 1000), Avanza L.

Bazzolo E., Busetto I., B. R. (Trieste), Bottasso C., Bernardini M., Boggio L., Boselli L. R., Bigatti A., Bellotti E., Boffano M., Bongioanni A., Bianca G., Bertolotti P., Bonino M., Bianco A. C., Buffa M., Baratelli L., Blandino R., Bertoglio A., Bo A., Bossetti T., Bianco E., Barrel A., Banchero G., Bianchi R., Balliano M., Baldisserotto L., Bisio C., Becchi N., Becchi L., Barberis M., Bussi M., Borgogno R., Bruno M. M., Borgnoni L., Borgnino A., Barbetta, Bonacosso G., Berutto T., Biagetti L. (orecchini d'oro), Borsetto G., Balet E., B. L. (L. 5o) Brasso M., Borella M., B. A. (Mathi).

Cassavella M., Calciati G., Camerini comm. C., Collegrosso R., Cavagnada I,., Calderoni A., Campia C., Costa G., Crozza A., Avv. Cappa Logora, Cora C., Cevarasca A., Camusso L., Cagnoli F,., Cagliero P., Coppo P., Casaro M., Ceretto M., Capello D., Chiatellino P., Comoglio, Cordonato A., Canuto D., Cuccaro R., Cagnolatti G., Citti L., Cavallo V., Ceretto A., Cerri A. (orecchini d'oro), Cibrario M., Casu P., Conzano C, Cagliero .A., Coniugi Garione, Coniugi Garberoglio (orecchini d'oro), Calleri M., Canuto F., C. F. (Alba), Cucchi D. G.

Damiani Z., De Mercanti C., De Ponti A., Demergasso F., Dalmasso L. M., Del Zotto C., Daniele I,., De Sury E., De Marziani G., Dallò P., Da Vinovo, Data M., Dubouloz R., Dell'Orto M., Dìeghi G., Durando M., Demonte T., De Simone L., Degani M.

E. P. (Viareggio), ex allievo..

Favazzani C., Facelli F., Fornasini M., Fedrigotti O., Fontanini C., Frio Fr., Famiglia Cereser, Famiglia Podio, Fessia A., Fetterappa G., Ferrarazzo R., Ferrero L., Formica D. Fr., Fusi L., Filia P., F. F., Farcitto A., Finello A., Formia C., Fagioli M.

Galli F., Gallo A. M., Graziani L., Gelonesi M., Gandino E., Gianotti T., Giusti V., Garelli M., Giulietti R., Girelli M., Giustetto, Gandino M., Giovannini V. e famiglia, Giovannini G. e famiglia, Gianotti G., Glesca, Gallesio M., Gabbiola L., Griffa T., Giuglardi S., Garino L., Giolitto Q. (per il lebbrosario), Giovannin P., G. P. (Torino), Grasso G., Cazziua E.

Imberciador prof. I., Ingrassia F., Iella G.

Lo Gesi V., Loranti R., Lucchese E., Lippi P. M., Lingua A., Lombardi, Lampiano M. (oggetto d'oro), Leso L.

Martinet A., Magnani L., Martinoni A., Masini P. V., Monateri, Marletto L., Miglioretti A., Mosca G., Dandrile M., Tina, Mussetti E., Montanaro Sr. V., Memi S., Momo Camozzi C., Mattio M., Morchia A., M. B. A., Masti G. (catena d'oro), Maccario M., Marchisio D. Morisi C., Montersino C.

Novio D. V., Nastri A., Nicoledi C., Nicola Avv., N. N. (Propagazione Fede), N. N. (S. Cuore), N. N. (3), N. N. (Bra), N. N. (1oo), N. N. (90), N. N. (15), N. N. (5), N. N. (miss. 100o), N. N. (ioo), N. N. (anello con brillante), N. N. (5o), N. N. (2), N. N. (62), N. N. (25), N. N. (5), N. N. (15), Munisco V., N. N. (io), N. N. (Torino)

Pace R., Picotti Sr. E., Penati C., Ponzoni R., Pozzi V., Pagliassotti G., Parola A., Pittet D., Pellegrini, Piana G., Piantoni F., Panetto M., Piana M., Peradotto cav. D., Pezzana M., Porchetto M., Pirrota V.

Orsola Domenica.

Quaglia C.

Re Margherita per una missione di lebbrosi (20), Ricca M., Romagnolo C., Riccardi L., Retenna M., Righetto A., Reynaud G., Raimondo C., Raineri A. e C., R. R., Rossotti, Raverdino C., Raffero A., Rito A., Ravera E., Rossi B., Righetto R., Roggero,

Sortino M. A., Spagnolo C. B., Suardi L., Simonetti M., Scarafia C., Stocchino r., Santa M., Salsa A.

Taeggi M., Tapella M., Trombetta G., Tessìere L., T D., Toletti A., Tamagnone V., G. T. M., Tosco e Perdomo, Terzago F., Torelli A.

Vanoni L., Vallebella M., Verzetti S., Viorini M., Villa (15), Villa L., Virano M., Vai E., Vania F,., V. M.

Ubertino S.

Zirilli B., Zuliani M., Zuriglio I., Zepegno E.

LA CROCIATA MISSIONARIA

Avvertiamo i generosi sostenitori della nostra Crociata delle Borse Missionarie che le offerte non verranno d'ora innanzi pubblicate di mese in mese sul periodico, come abbiam fatto pel passato, salvo poche eccezioni; ma ad intervalli di due o tre mesi.

Continuiamo l'elenco delle "Borse iniziate" pubblicato nel numero precedente.

BORSE DA COMPLETARE.

102. Borsa PATROCINIO S. GIUSEPPE_ (2a) - Bonelli G. B., io - Can. Raffaele Basti, 100 - Totale L. 1715.

103. Borsa PAVIA - Arcipr. D. Ireneo Bassi, 700 - Totale L. 1954,30.

104. Borsa PEDUSSIA D. LUIGI L. 150.

105. Borsa M. PERAGALLO L. 1267,35

1o6. Borsa PICCOLI AMICI DI D. BOSCO L. 1690.

107. Borsa PIO X - Stella Bentivoglio, 100 - Isabella Martini Ceccherini, 5o-- Totale L. 10.422. 108. Borsa PIO XI (2a) L. 79.

109. Borsa PISCETTA D. LUIGI - Prof. Roasio Giovanni, 5o   Totale L. 12 o11,8o.

110. Borsa PLAZZOTTA ANTONINO L. 4200. 111. Borsa PORRINI FR.LLI V. 10.500. 112. Borsa PRINCIPESSA CLOTILDE L. 8270113. Borsa PRINCIPI DI PIEMONTE L. 1474. 114. Borsa REGINA DI MONDOVI' -- Meriano Angelo, io - N. N. 25 -- Totale L. 1152. 115. Borsa REGINA DEL SOGNO L. 2884. 116. Borsa D. P. RICALDONE (3a) L. 175.

117. Borsa RICCARDI D. ROBERTO Sorelle Novaresio 30 - Rinando Maddalena, 15   Michela Angiolina, 20 - N. N., 25 - Vari, a mezzo Sig. D. Nai, 100 - Totale L. 14.138,30.

118. Borsa RINALDI D. FILIPPO (3a) L. 7934.85. 119. Borsa RIO GRANDE DO SUL L. 400-). 120. Borsa ROCCA D. LUIGI - Prima somma raccolta tra gli allievi, ex allievi, Cooperatori e Cooperatrici: Collegio Salesiano, Alassio. L. 7500. 121. Borsa RUA MICHELE (3 a) L. 1588.

122. Borsa SACRA FAMIGLIA -- Gilardi Giovanni, 100 - Totale L. 1086.

123. Borsa SACRO CUORE DI G. CONFIDO IN VOI (2a) - Daria Grisi, io - N. N., io - Celestina Lettry, 20 - Cominelli Marianna, 5o - Boglione Francesco, 5o - Maria Rosso, 5o - Totale I,. 4006.

124. Borsa SACRO CUORE DI G. SALVATECI (2a) - N. N. (Mathi), 30 - Frisoni Matilde, 5o - Leone Giovanna, 5o - Totale L. 6482,60.

125. Borsa SACRO CUORE DI MARIA L. 125.

126. Borsa SALENTO L. 9502,60

127. Borsa SAVIO DOMENICO (4a) - Osella D. Agostino, 60 - Vito Trincucci, insegnante, 80 - Sofia Bonola, 30 - Gay Giacomo, 5 - Totale L. 4782,70.

128. Borsa SCALA AVV. STEFANO L. 100. 129. Borsa SCUOLA CRISTIANA L. 130.

130. Borsa S. AGATA (2a) I,. 43.

131. Borsa S. AMBROGIO (Ascurra) I,. 1150. 132. Borsa S. ANGELA MERICI L. 65o. 133. Borsa S. ANNA L. 10.o8;.

134. Borsa S. ANTONIO DA PADOVA L. 2984. 135. Borsa S, BENEDETTO L. 237. 136. Borsa S. BERNARDO L. 100. 137. Borsa S. CARLO L. 3184,95. 138. Borsa S. CIRILLO e METODIO L. 1420. 139. Borsa, S. COLOMBANO L. 1030.

140. Borsa 5. DOMENICO e S. CATERINA L. 100 141. Borsa S. ELISABETTA D'UNGHERIA -

Avanzo borsa S. Emerico, 6oo - Totale L. 2 5 80,60. 142. Borsa S. ESPEDITO L. 200. 143. Borsa S. EUROSIA L. 150. 144. Borsa S. FAUSTINO L. 613

14,- Borsa S. FILOMENA -- Itala Colombo, io - Totale L. 1717.

146. Borsa S. FRANC. DI SALES (2a) L. 1360. 147. Borsa S. FRANC. DI SALES (Buenos Aires) L. 6ooo.

148. Borsa S. FRANC. SAVERIO (3a) L. 1990149. Borsa S. GABRIELE DELL'A. L. 5o.

15o. Borsa S. GAETANO - Itala Colombo, io Totale L 4176

151. Borsa S. GENNARO L. 8000.

152. Borsa .S. GIOACHINO L. 5o. 153. Borsa S. GIUDA L. 1115.

154. Borsa S. GIUSEPPE (3a) - Gius. Fusarini. - Totale L. 5172.

155. Borsa S. GIUSEPPE (Speciale) L. 10.000. 156. Borsa S. GIUSEPPE (Roma) -- N. N., 1000 - Totale L. 3000.

157. Borsa S. GUIDO L. 4567,80. 158. Borsa S. ISIDORO L. 762,15. 159. Borsa S. LINO L. 7739,55516o. Borsa S. LUCIA (2a) L. 100. 161. Borsa S. LUIGI L. 8,00.

162. Borsa S. MARGHERITA DA CORTONA - Cameriere di Mons. Olivares, 5o-Totale L.4797,80 163. Borsa S. MICHELE L. 3410. 164. Borsa S. PIETRO L. 1345165. Borsa S. RITA DA CASSIA - Milanesi Santina, io - Totale L. 2200.

166. Borsa S. ROSALIA (2a) L. 154. 167. Borsa S. TERESA L. 10.000.

168. Borsa S. TERESA DEL B. G. (10a) - Dott. Pasquale Mazzola, 5o - Berardi Maria, 2 - Sac. Parisi Virgilio, 5 - Maria Blasi, io - N. N. (Torino), 5 - Cooperatrice salesiana, 12 - A. G. G., 25 - D. Tarino Giovanni, 25 ---Totale L. 13.663,50 169. Borsa S. TERESINA (Santulussurgiu) L. 2000.

170. Borsa S. TERESINA (Pampa) L. 6603,40. 171. Borsa S. VALERIO L. 2200. 172. Borsa S. VENANZIO L. 1010. 173. Borsa TREVI L. 85o.

174. Borsa TU ES PETRUS L. 100.

175. Borsa VALSE Sr. TERESA - da Gioventù Missionaria, 800 - Convittrici (Convitto Manifattura- Legnano), 200- Totale L. 2105,50.

176. Borsa VANGELO DI GESÙ L. 11.970. 177. Borsa VERCELLI L. 6720.

178. Borsa MONS. VERSIGLIA e D. CARAVARIO - Emilio Mariconda, 35 - Giuseppina Bogetti ved. Martin, 5o - Totale L. 2191.

179. Borsa VESPIGNANI D. GIUS. L. 13.500. 18o. Borsa Ing. DOMENICO ALIQUO' che il Sig. Ing. Francesco Aliquò completerà alla santa memoria del padre, L. 1000.

NECROLOGIO

Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze

Mons. GIAN CARLO BALESTRINO.

Per la sua prudenza, bontà, per il suo elevato spirito di pietà e di zelo sacerdotale, Mons. Balestrino godette la stima e l'affetto dei cattolici genovesi. Creato Cameriere d'onore da Pio IX e Prelato domestico da Leone XIII, venne da questo Pontefice aggregato al Collegio dei Protonotari apostolici ad instar: fu carissimo a tutti gli Arcivescovi che succedettero nella sede di Genova a Mons. Magnasco di v. m. e corrispose pienamente alla loro fiducia coll'attivissimo zelo spiegato per il bene delle anime. Nei cinquant'anni e più di ministero sacerdotale Mons. Balestrino molto operò da tutti apprezzato per le belle doti e per le sue rare virtù.

Da molti anni la sua Basilica di S. Siro, alla quale era preposto, era il luogo preferito per le conferenze e feste salesiane in Genova; ed egli era zelantissimo Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori. Con Don Bosco e coi suoi Successori Mons. Balestrino ebbe sempre affettuose relazioni di amicizia, come ebbe per l'Opera salesiana le più amabili sollecitudini.

Grande fu perciò il nostro cordoglio per la sua morte, avvenuta ai primi di dicembre.

Damigella MARIA BOSSO

Il lunedì di Pasqua del 1931 si spegneva in Villanova Monferrato la Damigella Maria Bosso nobile benefattrice delle opere salesiane.

In paese era notissima la sua mite e serena figura, trasparenza di candide virtù interiori. Fu amatìssima dei bimbi, per i quali eresse l'Asilo con larga generosità nella sua villa avita, dedicandolo alla memoria del padre Ingegnere Pietro Bosso e affidandone la direzione alle Figlie di Maria Ausiliatrice. La sua memoria è in benedizione per il bene compiuto e di cui Dio le avrà già dato generoso predio in Cielo

Prof. Dott. IGNAZIO TURCO.

Il giorno 19 ottobre, u. s., in Salerno, volava al bacio del Signore l'anima nobilissima e intemerata di questo buon Cooperatore salesiano.

Distinta figura di gentiluomo, di cittadino, di fervente cristiano, dedicò tutta la sua non lunga vita al culto della famiglia, che amò di tenerissimo amore e all'apostolato dell'insegnamento, in cui rifulsero le sue elette doti di mente e di cuore, e la sua affettuosa ammirazione pel Beato Don Bosco.

REVELLO STEFANO.

Cristianamente com'era sempre vissuto è morto la vigilia della festa di Cristo Re, in Valloria, dopo essersi cibato della Eucaristia per averne - secondo la divina promessa - la vita eterna. Nella sua lunga vita di 82 anni aveva nutrito una viva amicizia per Don Rua e per il Cardinale Cagliero, ed aveva pure avuto l'occasione di conoscere personalmente il Beato Don Bosco nell'accompagnare il fratello G. Battista all'Oratorio. Da allora fu sempre assai affezionato alle Opere Salesiane.

Bella tempra di cristiano lascia un ricordo e un esempio di virtù indimenticabili,

Sac. ALESSANDRO BOTTAZZI.

Da 42 anni era parroco di Castellar Ponzano (Tortona), amato e venerato dai suoi parrocchiani che ne ammiravano l'ardente zelo sacerdotale e le fulgide virtù. Fu sempre amico generoso delle Opere del Beato Don Bosco, che sostenne con squisita carità e con fervore di propaganda. Morì santamente il 22 ottobre confortata da una speciale benedizione di S. E. Mons. Vescovo di Tortona.

Don GIOV. BATT. CORTONA

Primo Rettor Maggiore della Congregazione degli Oblati di S. Giuseppe di Asti.

Spirava santamente a 76 anni la mattina dell'8 ottobre nel Noviziato di Alba, dopo una vita piena di sacrifizio, vibrante di zelo e permeata da una soda e profonda pietà religiosa. A 21 anno cominciò gli studi ecclesiastici nell'Opera Pia Michelerio e dopo il servizio militare si aggregò alla Congregazione di S. Giuseppe, fondata dal Can. Giuseppe Marello, dove proseguì i suoi studi e fu ordinato sacerdote, Promosso il Marello a Vescovo di Acqui, Don Cortona prese nel 1800 la direzione della nascente comunità religiosa in qualità di primo Rettor Maggiore, e la conservò fino al 1921 per 31 anni. La prudenza, saggezza e fortezza di questo zelante superiore furono assai utili alla Congregazione che ricevette da lui un vigoroso impulso con la fondazione di nuove case, di missioni nelle Filippine e nell'America.

Uomo di preghiera e di azione abbracciò nel suo zelo tante altre opere che riuscirono di somma utilità per la Chiesa e per le anime.

Negli ultimi mesi oppresso dal mal di cuore, se dovette limitare la sua fatica, crebbe la sua pietà, il suo spirito di preghiera amando trascorrere ai piedi di Gesù Sacramentato lunghe ore nella più fervorosa adorazione. E morì come può morire un'anima tutta di Dio e adorna dei meriti di una lunga vita tutta spesa in opere sante.

GIUSEPPE RABAGLIATI.

Fratello di due nostri cari missionari, chiudeva a Occimiano la sua vita il 9 ottobre in età di 75 anni.

Uomo di profonda religiosità, educò nel timor di Dio la numerosa famiglia e fu lieto di veder consacrarsi al Signore due delle sue figliuole. Alle opere di Don Bosco tributò sempre l'omaggio di una ammirazione fervida e generosa,

Cooperatori defunti:

AziMONTI COSTANZA, Milano. BOTTARO LUIGIA, Savona.

CATTANEO Ing. PIETRO, Pavia,

CAVALLI GIACOMINA Ved. TORTRINI, Roma. CERVINI DAVIDE, Vineland (U. S. A.).

CESCO CANCIAN FILOMENA, S, Pietro Cadore (Bell.). CIOCCARELLI ELISABETTA NEGRI, Africa (Sondrio). COBBE-FAVRETTI ANTONIETTA, Schio (Vicenza). CORONA ENRICO, Vignale (Alessandria). CROCI CROCIFISSA Ved. MoTTA, Busto Arsizio (Var.). DARIN MOTTO VALENTINO, Vigo (Belluno).

DE MARIO FRANC. ANTONIO, S. Stefano-Cadore (Bel.) DISPERATI MARIA, Buti (Pisa). DONELLI MARIA BONZAGNI, Castelnuovo Sotto (R. E.) FILIPPINI FILOMENA, Cevio (Svizzera). FRANCESIO CATTERINA, Alice Castello (Vercelli). FRANCOGLIO SIMONE, Villata (Vercelli). GABBAS ANTONIO, Oliena (Nuoro). GAMBA CATTERINA, Ubiale (Bergamo). GENESIO TERESA, Dogliani (Cuneo). GENONI ANGELA Ved. CRESPI, Sacconago (Milano). LEO GIUSEPPE Montecelio (Roma). LOVARINI LORENZO, Lozzo Cadore (Belluno). MANCINI ELVIRA, Perugia, MARTINOTTI GIANNINA, Occhieppo Inf., (Vercelli), MINOLA GIUSEPPE, Vignola (Alessandria). MIRANDOLA ENGLIONI MARIA, Alonte (Vicenza). MORGHEN EMILIA, Bolognano (Trento). MORO MADDALENA, Morbegno (Sondrio). OLIVA-NAvARRO CATERINA, Sambuca Zabut (Agrig.). OLIvIERI GIUSEPPINA n. STEFANELLI, Verona. PEDROTTI BARBERINA, Dambel (Trento). PELLIZZARI Mons. ANTONIO, Castello di Godego (Tre.), PERRUCCHINI D. FELICE, Parroco, Cavalier di Gorgo PINI CATTERINA, Vernuga (Sondrio). PIOTTI LODOVICA. Rodengo (Brescia). PoLIzzI March. LUIGI, Randazzo (Catania). PUGLIA Avv. PAOLO, Messina. PUTTI ALBINA Ronchieri, Arcola (Savona). QUAGLIA LUCIA, Airasca (Torino). ROCCHIETTI Dott. Not. GIUSEPPE, Viù (Torino). RoDINò N. U. Bar. LUIGI, Napoli. RANDI PAOLO, Quinto Veronese (Verona). RUSCHENA ANTONIETTA BONOME, Vignale (Aless.). SACCANI Mons. GIOVANNI, Reggio Emilia. SALVANO D. FRANCESCO, Ceresole d'Alba (Cuneo). SCARICA CLEONICE, Collecchio (Parma). SECCA GIUSEPPE, Saluggia (Vercelli).

SILVAGNi D. CARLO, arciprete, Faenza (Ravenna). SPINI GIUSEPPE, Torino.

STOGANI D. ENRICO, Pioppe di Salvaro (Bologna). VANINI GIACINTO, Fusine (Sondrio). VITTA CATTERINA, Laglio (Conto). ZAvrARONI ANGELA CASTELNUOVO, Solbiate Olona ZAMBONINI D. UMBERTO, parroco, Mongardino (Bol.) ZAMPETTA ASSUNTA BASILI, Montaperto (Avellino). ZENONE PIETRO, Mezzomerico (Novara). ZUCCO MARIA, Frassenè (Belluno),