BS 1880s|1888|Bollettino Salesiano Dicembre 1888

ANNO XII - N. 12.   Esce una volta al mese.   DICEMBRE 1888

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario -- Auguri di felicità - Partenza dei Missionari per la Terra del Fuoco - Gli Operai Cattolici della Sezione Gran Madre di Dio in Torino e l' Unione del Coraggio Cattolico alla tomba di D. Bosco - Lettera dal Chili - Grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice -La Tipografia Salesiana alle Esposizioni di Roma, Bruxelles, Londra e Barcellona - Abbonatevi alle Letture Cattoliche - Funerali per la morte di D. Bosco.

AUGURII DI FELICITÀ.

Il Sacerdote D. Michele Rua successore di D. Giovanni Bosco, coi suoi numerosi giovanetti, profondamente commosso e riconoscente per le condoglianze e dimostrazioni di simpatia e carità che continuarono a prestargli i Signori Cooperatori e le Signore Cooperatrici in questo anno così luttuoso per la morte dell'indimenticabile fondatore della Pia Società Salesiana, coglie la propizia occasione delle prossime Feste Natalizie e della fine dell'anno per augurar loro dal Cielo le più elette benedizioni ed ogni prosperità.

Tutte le Comunioni e le preghiere che si faranno nella mezzanotte del Santo Natale dai Salesiani e dai loro alunni saranno indirizzate a Dio, perchè si degni concedere ai loro Benefattori ed alle loro Benefattrici un nuovo e felicissimo anno coll'abbondanza delle sue grazie.

PARTENZA DEI MISSIONARI per la Terra del Fuoco.

Per quanto ripetuto più volte all'anno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice il sublime spettacolo della partenza dei Missionarii, pure trae sempre a contemplarlo una gran folla di popolo commosso, che si compiace nel vedere i figli di Don Bosco perpetuare quell'opera da lui con tanto zelo incominciata.

Il giorno 30 ottobre, alle 3 pomeridiane, radunavansi ai piedi dell'altare di Maria dieci Missionarii, parte preti, chierici e secolari e cinque monache di Maria Ausiliatrice, destinati a seguire D. Giuseppe Fagnano nelle Missioni dello stretto di Magellano. Era come l' avanguardia che precede Mons. Cagliero, il quale da qui ad un mese la seguirà per la Patagonia con un'altra schiera molto più numerosa di Missionarii. Non si tratta di fondare nuove stazioni , ma di fornire il personale a quelle già esistenti, se si vuole assicurare il frutto delle fatiche di tanti anni.

Incominciò la cara funzione col canto corale del Vespro, essendo presente Monsignor Basilio Leto, Vescovo titolare di Samaria, che presiedeva la Conferenza. La chiesa era zeppa di Cooperatori e Cooperatrici salesiane.

Finito il canto, D. Fagnano sali in pulpito, e partendo dal gran principio che Dio, Padre di tutti gli uomini, li vuole salvi tutti : che Gesù Cristo discese dal cielo , patì e morì per la nostra salute , nessuno escluso : e che Mandavit illis unicuique de proximo suo: e comandò a ciascuno di noi di aver pensiero del prossimo nostro, donde l'obbligo che abbiamo tutti di cooperare, secondo le proprie forze, il proprio stato, la propria vocazione, a dilatare il regno di Dio sulla terra; venne a parlare del fine delle Missioni Salesiane, delle fatiche del Missionario e come la carità corporale sia il mezzo più potente per attrarre i cuori alla conoscenza della verità.

Noi qui non possiamo riportare intiero il suo discorso, ma soltanto ritrarremo alcuni quadri derivati dalle sue stesse parole che facevano piangere, descrivendo le miserie corporali e spirituali di quelle genti, fra le quali aveva già faticato per tredici anni.

* *

Quei popoli selvaggi altra felicità non ponno avere su questa terra, che quella che loro porge la religione. Una forza di circostanze irresistibile spinge contro di loro le moltitudini, che, emigrando dall'Europa, si estendono nelle regioni americane. I loro territorii, senza che pur essi lo sognino, sono dichiarati proprietà di un governo del quale non conoscono l'esistenza; le loro famiglie sono proclamate suddite di nazioni, delle quali ignorano persino il nome. Sono obbligati a leggi che loro non furono mai bandite, e secondo queste leggi saranno giudicati. Ed ecco che i primi coloni varcano il fiume di confine, piantano le loro case, comprano e vendono terreni fondati sopra un diritto che i selvaggi non riconoscono, perché quelle terre finora hanno creduto che loro appartenessero.

Allora comincia qualche estancia ad illuminar la notte col funesto chiarore degli incendii; di qui le rappresaglie. Sangue chiama sangue. Guai dalle tribù inferocite ! I governi muovono allora gli squadroni della loro cavalleria. Sono a migliaia i guerrieri armati di tutto punto colle armi da fuoco di ultima invenzione ; ed i selvaggi, pur essi a cavallo, maneggiando la sola lancia ed il laccio. Sfuggono questi ultimi la battaglia in campo aperto, perchè si sentono inferiori di forze, ma cercano di sorprendere i nemici, e talvolta fan loro passare notti angosciose, stringendoli colle loro masse o sterminando qualche distaccamento isolato. Gli uni combattono per la propria indipendenza, gli altri per difendersi. Le tribù sono raggiunte, sconfitte, inseguite, disperse , e i superstiti , divisi qua e là, prestano l'opera del servo al vincitore. Da quale parte sta il diritto?

Il Missionario si presentava ad un capo-tribù, prima che terminasse l'atroce guerra, a pregarlo che deponesse le armi: - Siete voi, oppure siam noi, gli si risponde, che abbiamo visto per la prima volta nascendo la luce del sole che illumina queste regioni? Sono i vostri padri, oppure sono i nostri che correvano alla caccia in questi deserti nei secoli passati ? A voi , oppure a noi fu trasmessa l'eredità di queste terre ? Voi abitavate lontani lontani, noi non vi conoscevamo ancora, quando qui noi eravamo padroni! - E queste lamentazioni furono riportate al generale, il quale esclamò pensoso : - Hanno ragione ma bisogna andare avanti... così esige la salute delle nostre colonie, così gli ordini che abbiamo ricevuto ! -

Ah! noi diciamo: chi può piegare a sensi miti, chi indurre a rassegnazione un popolo per salvarne gli avanzi, essendo impossibile la lotta, se non il Missionario, che stringe col suggello di Gesù Cristo in vincolo di fratellanza il vincitore ed il vinto e ne forma un sol popolo? Chi confortare gli ultimi istanti di una nazione che muore , se non il Missionario, che porta inalberata l'immagine di Gesù crocifisso che tanto ha patito per gli uomini?

Signori ! A chi perde la patria terrena apriamo le porte della patria celeste. Per lui non vi può essere altra scelta che la disperazione o la religione.

**

D. Fagnano era in sul congedarsi da una tribù della Terra del Fuoco, della quale erasi guadagnato l'amicizia, e mentre stava per salire a cavallo, ecco presentarglisi una donna con un bambino in braccio di pochi mesi e due altri che potevano avere otto o dieci anni. Con cenni e col linguaggio nativo, intercalandovi qualche parola spagnuola , faceva intendere che aveva qualche cosa da dire al Missionario

- Che cosa vuoi? le chiede D. Fagnano ?

- Venire con te.

- E perchè tu vuoi venire con me?

- Perché i bianchi sono molto, molto cattivi; hanno fatto boum boum ed hanno ucciso il mio povero marito. Ho pianto tanto! Io ora sono sola, non posso provvedermi carne da mangiare, e tu che sei il capitano buono darai cibo a me ed ai miei figli.

- Sta tranquilla, risponde il Missionario, non dubitare ; io presto ritornerò fra di voi e porterò da mangiare a te e ai tuoi bambini.

- No, no; io voglio venire.

- Ma io debbo andare molto lontano, proseguiva il Missionario, non posso condurti con me; non reggeresti alla lunghezza ed alla fatica del viaggio.

- Non voglio rimanere qui, esclamava la poveretta col terrore scolpito sul volto: i bianchi fanno boum boom e uccidono gli uomini e le donne.

Don Fagnano vedendo che non era possibile di persuaderla a rimanere, saltò a cavallo e diede di sprone; ma la povera donna, indovinando il suo pensiero, si attaccò alla coda dell'animale e lo seguiva col bambino che si era messo sopra le spalle, secondo l'usanza di quei luoghi, mentre gli altri due fanciulli, attaccatisi ai lembi della sua pelle di guanaco, correvano ai suoi fianchi. Il buon Missionario, impacciato per quell'ostinazione, spinse il cavallo prima al piccolo trotto e poi al galoppo, sperando di vincere quella donna e di farla desistere dal suo disegno. Ma quella, tenendo sempre stretta la coda del cavallo , ansante, coi figliuoletti quasi appesi alla sua persona, correva, correva... Quei selvaggi sono valenti corridori.

Percorsi a questo modo circa otto chilometri, D. Fagnano si fermò e le disse

- Ma perchè vuoi tu seguirmi a tutti i costi? Non è conveniente che tu venga con me, ritorna alla tua tribù. Io manderò carne e vestiti a te e ai tuoi.

- Non ritorno più indietro.

- Ostinata ! Ma dunque come fare ? Ascolta ! Vedi quella lunga valle che si stende fra quelle alte montagne? Al di là vi è il mare e in una baia vedrai ancorata una nave che mi aspetta. Va, aspettami su quella spiaggia ed io da qui ad otto giorni ti raggiungerò e ti darò tutto quello che hai di bisogno.

La donna riflettè alquanto e poi soggiunse

- Ma verrai davvero?

- Non mi hai chiamato il capitano buono? Dunque verrò.

Essa, contenta, si mise subito in cammino coi suoi fanciulli verso il luogo indicato e ben presto fu nascosta dagli alberi della foresta. Il Missionario, dopo otto giorni, comparve sulla costa della baia, ed i marinai della nave, che stavano in ansietà per la prolungata sua assenza, appena lo videro, calarono subito in mare una scialuppa e gli mossero incontro. Ed ecco venir fuori la donna coi suoi figli di mezzo a due collinette e correre a lui, dando segni di viva allegrezza. La seguivano sei altri selvaggi. Il Missìonario li accolse tutti amorevolmente e disse loro

- Farò portare dalle navi biscotto e carne e ve ne darò una buona provvista.

- No; vogliamo andare con te là, là in fondo ; diceva la donna, additando nell'estremo orizzonte le ultime terre della Patagonia.

- E costoro chi sono? le dimandò D. Fagnano , indicando gli altri selvaggi. Perchè li hai qui condotti?

- Io non li ho condotti, ma loro narrai che il capitano buono mi avrebbe condotto con sè , ed anch'essi vollero venire.

Intanto la scialuppa era giunta a poca distanza da terra. Le acque per lo spazio di circa un mezzo miglio non erano più alte di un metro. Tutti quei selvaggi entrarono senz'altro in mare e circondarono la scialuppa, sulla quale era salito il Missionario, sostenendosi colle mani alle sponde di essa.

D. Fagnano era imbrogliato. Per liberarsi da quella gente, si sarebbe dovuto staccarla dalla barca e respingerla coi remi ; ma il cuore del Missionario non reggeva a quella violenza. Bisognava anche far presto, perchè lo stretto di Magellano una e due volte al giorno è sconvolto da spaventose burrasche.

I marinai guardavano il Missionario , aspettando un comando: i selvaggi , cogli occhi fissi in lui, aspettavano una parola desiderata ; e Don Fagnano si risolse e disse loro : - Salite! - I marinai afferrarono i ragazzetti e li tirarono su ed i selvaggi si arrampicarono e furono dentro. Dopo pochi istanti erano tutti a bordo della nave, e, alzate le àncore, furono spiegate le vele. E qui accadde un fatto nei quale non si può a meno che riconoscere l'aiuto della divina Provvidenza. Un vento si levò in poppa alla nave così propizio , che questa scivolava rapidissima sulle onde, cosicche percorse in quattro ore uno spazio che di solito non si può attraversare in meno di otto ore.

I coloni di Puntàrenas , vista la nave che si avvicinava, corsero alla spiaggia per dare il benvenuto al Missionario e per sapere novelle della sua spedizione. La scialuppa venne a terra coi selvaggi e con D. Fagnano, il quale, dopo i complimenti e una stretta di mano a tutti i coloni , si avviò alla sua casetta di legno. Ma quella povera selvaggia, col bambino sulle spalle, lo seguì subito, afferrandogli un lembo del mantello; il fanciullo più grandicello si attaccò alla pelle di guanaco della madre; della sua rozza veste strinse l'orlo il suo fratellino, e così fecero tutti gli altri selvaggi , formando catena un dopo l'altro. Camminavano vergognosi, coprendosi il volto con una mano, poichè i coloni ridevano saporitamente di un simile mai più visto spettacolo.

Il Missionario, giunto a casa, fece subito preparare un pranzo ai suoi ospiti, distribuì loro le vesti, loro insegnò a lavarsi e quindi li alloggiò in varie abitazioni. Ma essi preferirono dormire nei cortili all'aria aperta; temevano che i tetti cadessero sui loro capi. Presto si incominciarono i catechismi. I due figli più grandicelli della selvaggia, d'indole buona e d'ingegno svegliato , non tardarono ad imparare le preghiere ed il catechismo. Non così la madre , la quale difficilmente intendeva ed imparava.

Con quei selvaggi accaddero varie scene ora commoventi, ora ridicole che qui non è il caso di esporre; ma non possiamo tralasciare la narrazione del battesimo amministrato al più pic colo dei figli della selvaggia, che aveva solo otto mesi. Fu la primizia offerta a Dio di quella spedizione. La madre aveva data licenza , e fu un giorno di festa nella colonia. La piccola cappella di legno era addobbata come meglio si potè , e accolse gli ufficiali del Governo chileno colle loro signore. Era piena e zeppa di persone. Amministrato il Sacramento, le signore si strappavano l'una l'altra il nuovo piccolo cristiano per accarezzarlo e baciarlo.

La madre intanto aveva tardato a venire alla cappella, e giunse quando in questa non vi era più posto. Coloro che stavano accalcati alla porta le fecero segno che non era possibile entrare. Essa intese che non la lasciassero avanzare, non essendo degna di stare in quel luogo, e si credette respinta. Si ritirò quindi colla testa bassa e aspettò che il Missionario uscisse di chiesa. Presentatasi a lui nella sua stanza : - Voglio, gli disse, essere ancor io degna di stare dove è mio figlio , voglio farmi cristiana ; versa anche a me l'acqua sul capo, che io pure sia figlia di Dio e possa essere felice per sempre.

Anch'essa fu fatta cristiana, come già lo erano i suoi figliuoli. Povera madre ! Vera immagine delle antiche nazioni dell'America. Si afferra al Missionario, perchè da lui solo presentisce potergli venire la salute temporale ed eterna. Si leggano le storie : dal golfo di Hudson all'estrema Patagonia il Missionario fu sempre il padre dei selvaggi.

**

E non solo i selvaggi hanno estremo bisogno Il Missionario, ma eziandio i nostri poveri connazionali d'Italia sparsi a migliaia e a centinaia di migliaia nei luoghi popolosi e nei deserti. Questi meschini, lontani da ogni istruzione e soccorso religioso, perdono in modo lagrimevole la fede. L'indifferenza per le cose eterne che ovunque regna, il vizio che trionfa, la smania di arricchire in ogni modo, il non avere intorno persone che li amino di amore verace, i pericoli ai quali vanno incontro nei lunghi viaggi che li assuefanno a contemplare con occhio freddo e indifferente la morte, il passare anni ed anni senza vedere un sacerdote, il giuoco, il mal costume, l'odio, guastano così profondamente il loro cuore, che fa spavento pensarci. Di qui il bisogno che i Missionari precedano, accompagnino, si stabiliscano in mezzo all' emigrazione Italiana. Dànno incalcolabile si fu che i poveri Italiani rimasero abbandonati, non intendendo che la voce di chi parlava una lingua diversa dalla loro, nè avendo un padre che loro rammentasse gli avvisi uditi nella parrocchia del villaggio nativo. D. Fagnano, nei primi anni della sua missione, giunto in un paese dell'Argentina, gli vien detto come nell'ospedale si trovi gravemente ammalato un Italiano, che fa spavento a tutti per le furie alle quali si abbandona. Tosto il Missionario vi accorre, si avvicina al letto di quel disgraziato, e gli volge un' interrogazione nella lingua patria colla speranza che quegli accenti tante volte uditi sulle labbra della madre lo abbiano a calmare. Ma colui guarda bieco il prete, gli getta in faccia un insulto atroce, e gli volge le spalle. Il Sacerdote allora chiede a coloro che lo assistono quale cibo gusti di più l'infelice, e gli è risposto: - Caffè e zucchero! - Esce tosto, ne fa compera e lo presenta all'infermo, il quale strappandoglielo di mano, neppure lo ringrazia di quella cortesia. Il Missionario cerca ancora di indirizzargli qualche parola di vita eterna, ma per evitare scene troppo disgustose è costretto a ritirarsene.

Dopo aver errato qua e là per varii mesi evangelizzando i selvaggi, ritorna in quel luogo e il commissario del Governo si fa ad avvertirlo come un suo connazionale stia chiuso nell'ospedale militare e da due giorni non prenda cibo A quell' annunzio il zelante Missionario corre, l'ospedale non è altro che un vasto camerone, la porta è chiusa a chiave. Si ode risuonare di dentro un gemito prolungato. Manda a cercare il guardiano, ma non venendo, egli con due colpi delle robuste spalle sfonda l'entrata. A quel rumore l'infermo balza dal suo giaciglio, si slancia alla finestra, si aggrappa sospeso all'inferriata e grida: - Non mi uccidete, non mi uccidete !

Il Missionario entrando è quasi per morire dal fetore che ammorba l'aria, e avvicinandosi a quel forsennato, lo riconosce per colui che gli aveva fatta così villana accoglienza alcuni mesi prima. Cerca di calmarlo, lo fa discendere dalla finestra e lo conduce ove è il suo giaciglio. Mio Dio ! E qualche cosa di peggio, non dirò di un letamaio, ma di una tomba scoperta. Lo fa sedere, gli porge un cordiale, e deliberato di portarselo nella propria abitazione, fa atto di uscire per chiamar gente che lo aiutino a trasportarlo: - Non mi abbandoni! non mi abbandoni! grida angosciosamente l'infermo. Stia qua! Essi vengono e mi uccidono !

- Vado e torno subito, gli dice D. Fagnano. No, non ti abbandono, ti condurrò in casa mia, ti curerò, ti starò sempre al fianco - E sì dicendo, esce fuori. Siccome piove dirottamente, va da un negoziante e gli chiede alcuni metri di tela incerata : - Per quella bestia ? Piuttosto le regalo una rivoltella per toglierlo dal mondo!

- Non è questa la risposta che mi aspettava: quanto costa quella tela? - E pagatala e presala, ritorna all'ospedale, mentre, incontrati due giovanotti, li prega ad aiutarlo per trasportare quel povero infermo: - Quel demonio? Mai! gli rispondono.

- Ma è una carità quella che vi domando.

- Nessuna carità con quell'uomo.

- Orsù: qui vi sono due lire e mezzo a testa andiamo ! -

Si guardano in viso e lo seguono. L'infermo, messo su di una barella, e coperto colla tela incerata, è trasportato alla casa del Missionario, ove trova una stanza ed un buon letto e tutti i cibi e le medicine e le cure che richiede il suo stato.

Le sue carni e le sue viscere sono rose da due o tre malattie le più schifose. Da mane a sera lo assistono le Suore, e la notte intiera veglia al suo fianco il Missionario che due volte al giorno deve lavarlo da capo a piedi. Per un mese intero è assistito con sì amorevole sacrifizio. Si spera che tanta carità abbia a spetrare quel cuore ulcerato da segreti che nessun mortale può ancor penetrare. Più volte il Missionario tenta di parlargli di religione, di Sacramenti, di Gesù e di Maria; ma le sue parole son sempre ributtate con sarcasmi. - Di' almeno qualche volta: Gesù mio, misericordia! - Ma l'infelice si chiude in un ostinato silenzio. E lungo il giorno, quando il Missionario si allontana per gli obblighi del suo sacro ministero, son motti sprezzanti che gli escono di bocca contro il suo benefattore.

Sino alla fine egli è ostinato. Entra in agonia: le Suore pregano ai piedi del suo letto, il Missionario rompendo in lagrime, lo esorta per l'ultima volta a dire: - Gesù mio, misericordia ! - Ma nulla ! spira impenitente.

Così conchiudeva D. Fagnano il suo lungo discorso:

« Ed ecco quale è l' impresa del Missionario Salesiano : Consolare, soccorrere, mettere sulla via del cielo non solo i selvaggi che non l'hanno mai conosciuta , ma i nostri compatrioti che l'hanno smarrita; nello stesso tempo tenere strette al seno della Chiesa tante anime care che, spinte dalla necessità, vengono in America a cercarsi una nuova patria. Ma per compiere questa impresa ci vorrebbero le ricchezze di un Re. I lunghi viaggi, l'edificar chiese, l'aprir scuole, il mantenere gratuitamente giovani negli ospizii, il soccorrere ai bisogni anche materiali di molti infelici costano somme enormi. Per istruire i selvaggi, bisogna fermarli per qualche tempo almeno in stabile dimora e bisogna provvedere di vitto le intere tribù, che di natura nomade dovrebbero disperdersi per procurarsi il necessario sostentamento colla caccia e colla pesca. Pensate voi quali ingenti somme siano necessarie! Ed è per questo che stasera io vi parlo, raccomandandomi alla carità della vostra elemosina. Ma io non dubito della vostra carità : ne ho troppe prove. Si, debbo dirlo: nulla ci è mai mancato, e mille volte al giorno abbiamo benedetto i nostri Cooperatori, pregando il Signore a voler rendere loro centuplicato anche su questa terra il bene che hanno fatto a noi ed alle nostre Missioni.

Io adunque parto felice di avervi potuto ringraziare e salutare per l'ultima volta. E sapete voi dove vado? In un golfo della Terra del Fuoco m'attende una tribù. Si era radunata nell' atto che io mi allontanava per venire in Europa. Io feci loro capire che sarei ritornato e che mi aspettassero in quel luogo, poichè avrei recato con me cibo e vestito per tutti e loro avrei insegnato ad amare Iddio e guadagnarsi il Paradiso. - Ma quando ritornerai? mi domandarono. - Era cosa difficile precisar l' epoca del mio ritorno e farla loro capire; poichè dovete sapere che quei selvaggi non hanno avuto ancora bisogno di aritmetica, tanto sono poveri, vivendo di giorno in giorno. Essi contano uno e due : fin qui arriva la lor numerazione, e per un numero superiore aggiungono molto, molto. Quindi per farmi lor capire, additai la luna, accennando colla mano al suo giro e facendo segno col dito enumerava dicendo loro: - Uno, due, uno, due, fino a sette. Ma vedendo che rimanevano come istupiditi, chiesi se m'avessero inteso, e mi fecero cenno di no. Allora, tagliato un fuscello di legno, con quello acuto feci successivamente due tagli nella corteccia di un albero e rinnovando il gesto verso la luna ed il suo giro due - volte, dissi loro - Uno e due.

- Va bene; risposero.

Feci due altri tagli ripetendo il gesto: - Uno e dite! Intendete?

- Intendiamo.

Ne feci ancora due e dissi: - Uno e due!

- Benissimo; replicarono.

Allora ne feci ancor uno col medesimo segno, esclamando: - E uno! Quando saranno passate tante lune che sommino a uno e due, a uno e due, a uno e due, e uno, io sarò di ritorno in mezzo di voi.

- Perfettamente ! Abbiamo inteso! esclamarono tutti ad una voce, e noi saremo qui ad aspettarti.

E questo il motivo per il quale colla mia partenza precedo Mons. Cagliero. Col mese venturo spirano i sette mesi del nostro appuntamento, e se ritardo, essi si sbanderanno e l'inverno sopravveniente mi impedirà di andare in traccia di essi. Oh! mi pare di vederli sulla riva del mare o su qualche collina che corona il golfo, volgere lo sguardo ansioso verso quella parte, donde sanno che devono comparire le vele della mia nave.

Quando io scenderò in mezzo a loro, quando ricomincierò la mia evangelizzazione e loro parlerò di voi, o miei cari Cooperatori e Cooperatrici, voi non avrete solamente la riconoscenza e le preghiere di quelli che per mezzo vostro avrò salvati, ma avrete il plauso, l' amore, la protezione dei loro angioli custodi, che si faranno i vostri intercessori presso il trono della misericordia di Dio, avrete assicurato il validissimo patrocinio di Maria SS., avrete nel tempo e nella eternità la benedizione del Signore. »

Come D. Fagnano ebbe finito di parlare, Monsignor Leto impartì la benedizione col SS. Sacramento, e dopo che fu cantato l'itinerario dei chierici, volle anch'esso rivolgere alcune parole piene di fuoco ai Missionarii

« Interpretando il desiderio de' Superiori, io, oh cari, vengo a darvi l'ultimo addio colla benedizione di partenza. Andate, diceva Gesù a'suoi Apostoli quando era su questa terra, andate ad evangelizzare i popoli. Questo pure io dico a voi: Si, andate, o Missionarii, a portare la luce del Vangelo, andate ad illuminare le genti, andate a salvare quei popoli che ancora errano nelle tenebre della morte... Ut vos eatis, et fructum afferatis et fructus vester maneat. Sì, andate a portar frutti di celesti benedizioni in quelle lontane regioni. Fatevi coraggio ! Vi sarà forse alcuno tra voi che dica: Io non sono buono a nulla, io...

- Taci, io dico a costui: che temi? Anche gli Apostoli, che eran buoni a fare ? Ma il Signore disse loro: Ecce ego vobiscum sum. Ed al Profeta Geremìa che si lamentava di non sapere neppure parlare, disse : Io sono che ti mando, ed io sarò teco: io ti porrò sulle labbra le mie parole; non temere e va. Ecce ego vobiscum sum: il Signore, o Missionari, è con voi; Egli vi darà la sapienza, egli la favella, egli l'aiuto necessario. Sì, Missionarii, andate tranquilli, chè il Signore che vi ha dato la santa e generosa ispirazione, Egli è con voi, Egli vi darà il suo aiuto.

Andate tranquilli, chè, fortunati avete un buon Capo: avete cori voi il Rev.mo D. Fagnano il quale, colla sua scienza e colla sua grande prudenza, vi saprà fare da vera e fedele guida. Andate tranquilli, chè voi siete sotto la protezione di vostri compagni che già hanno la palma delle loro fatiche. Sì, una Suora, che io stesso conobbi personalmente, ed un Salesiano, sono morti in quelle terre da veri martiri, e dal cielo essi vi sorridono, e vi assistono. Avete poi la protezione del Veneratissimo nostro Padre, del caro Don Giovanni Bosco, che dal cielo vi benedice. Andate tranquilli, e non temete.

Se non che ben so che voi tutti siete generosi, e tra voi vi è uno che non nomino, il quale, fatta la domanda e avuta l'ubbidienza d'improvviso, senza poter andare a rivedere il paese nativo, fa sacrifizio di tutto e se ne parte. Bravo! io dico a costui, e Bravi! dico a voi tutti. Voi lasciate la patria e i parenti, ma un gran premio vi è preparato, premio che noi non possiamo immaginare. Vos qui reliquistis omnia et secuti estis me, centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis. Voi avrete il centuplo in questo mondo e il Paradiso nella vita futura.

L' Em.mo Cardinale Alimonda, nostro Arcivescovo, dal quale mi trovai or sono pochi istanti, sapendo che io veniva qua da voi, mi disse che prende viva parte a questa spedizione ed a nome suo e d'un altro Vescovo che là pur si trovava, vi manda la benedizione.

Noi tutti poi qui radunati vi promettiamo di pregare pel vostro felice viaggio.

Ed ora io, poveretto, vi benedico a nome di Gesù Cristo, di Maria SS., del Papa, dell'Angelo di questa diocesi, a nome del veneratissimo nostro padre D. Bosco, che dal cielo ci guarda, e del carissimo superiore sig. Don Rua, che Dio ci conservi per molti anni. »

Ciò detto ed impartita la benedizione coll'acqua lustrale, scese dall'altare tenendo le braccia aperte. Fu una scena imponentissima. Il Presbitero era assiepato da chierici e da preti in cotta. I Missionarii stavano ritti innanzi ad una panca coperta di tappeto in faccia all'altare. D. Fagnano mosse incontro al Vescovo e si abbracciarono e baciarono piangendo. Tutti i Missionarii si presentarono a Monsignore e quindi a ricevere l'abbraccio paterno da D. Rua ed a salutare ad uno per uno tutti i confratelli. Intanto le voci armoniose dei giovanetti cantavano il Laudate Dominum omnes gentes.

I Missionarii si avviarono quindi alla porta maggiore per uscire. Fu allora una pia gara nel popolo di baciare una volta la mano ai Sacerdoti. Partirono la sera stessa per Modane, Marsiglia e Bordeaux, dove un vapore della Transatlantica, nello spazio di 35 giorni, li trasporterà a Puntarenas nella Terra del Fuoco.

Sia felice il vostro vìaggio, o cari fratelli, sia ricca la messe che andate a raccogliere nel campo evangelico. Voi prima di partire andaste ad inginocchiarvi innanzi alla tomba di Don Bosco per dire una preghiera in suo suffragio, per raccomandarvi a lui. Rallegratevi. Le sue ossa esultarono nel vedere che voi continuate a compiere quei disegni di salute, che egli stesso aveva tracciato, e dei quali tante volte parlava con voi coll' entusiasmo del suo cuore innamorato di Dio.

GLI OPERAI CATTOLICI

della Sezione Gran Madre di Dio in Torino e l'Unione del Coraggio Cattolico alla tomba di D. Bosco.

Nel numero 19, 1888, della Voce dell'Operaio, Bollettino delle Associazioni cattoliche operaie italiane, leggiamo il seguente bellissimo articolo:

« Avvi nel corso della vita dei momenti in cui l'animo nostro è rapito da una commozione unita ad una gioia interna, che non si. può spiegare a parole, ma bisogna esperimentarla. Ed uno di questi momenti l'avemmo Domenica, 23 settembre u. s., a piè dell'urna che racchiude le mortali spoglie del vero amico dell'operaio quale si fu il nostro compianto D. Giov. Bosco.

» Alle 7 e 1/4 si partiva dall'Oratorio di San Gaetano in circa 80 persone tra gli operai della Sezione Gran Madre di Dio, classe Aspiranti, ed una numerosa rappresentanza dell'Unione del Coraggio Cattolico. Arrivati al Collegio Valsalice, celebrò il S. Sacrifizio e distribuì il pane dei forti il M. R. Teologo Piano, Curato della Gran Madre di Dio e zelante Assist. Eccl. della stessa Sezione. Quindi il pres., sig. Brunatto , recitò preci in suffragio dell'anima del compianto benefattore. L'arte musicale vi concorse a render più grandiosa e commovente questa cara funzione col canto di sacri mottetti , che dimenticar ci fecero d'esser ancor sulla terra.

» Terminata la funzione, si discese alla tomba dell'augusto sacerdote onde deporre una magnifica croce in metallo quale pegno di stima e venerazione della intiera Sezione della Gran Madre di Dio. Il M. R. Teol. Piano, con quella verace parola che è propria del ministro di Dio, cominciò a trattare con sentite parole la diffe renza che esiste fra la Religione cattolica e quella degli atei riguardo ai nostri cari trapassati. Indi spiegò con succose parole come D. Bosco sia stato uno fra i pochi che veramente compresero e seppero sciogliere l'arduo quesito della questione sociale, come Egli sia sempre stato il vero amico, il vero benefattore dell'Operaio; ed all'Unione del Coraggio Cattolico, che sì numerosa era accorsa, raccomandò di seguire e tenere sempre alta la bandiera; come salda la tenne sempre il D. Bosco, che a buon diritto deve chiamarsi il fondatore del Cattolico Coraggio. Alla classe Aspiranti con affettuose parole raccomando di avere sempre presente il detto del vero padre della gioventù che : Un sincero cattolico non può a meno d'essere un onesto operaio, un leale cittadino , un invidiabile padre di famiglia. Poscia colle lagrime agli occhi, da vero figlio di Don Bosco, lo pregò a voler proteggerci ed a tenerci sempre uniti nel dimostrarci veri cattolici, coraggiosi difensori della Chiesa e del suo Vicario ed a sprezzare ogni umano rispetto. E inutile il dire che al termine di questo discorso la commozione era scolpita sul volto d'ognuno. Lesse inoltre il sig. Gastini una commovente orazione, manifestando a tutti i sentimenti di gratitudine ch'esso nutriva verso il suo grande benefattore D. Bosco, encomiandone i suoi alti pregi e le sue virtù, e terminò invitando il Rev. Teol. Piano a benedire tutti.

» Per ultimo parlò il Direttore del Collegio Valsalice, ringraziando tutti con gentilissime parole, anche da parte de' suoi confratelli, e invitò tutti ali astanti a una refezione.

» Ed ora un bravo di cuore alla Sezione Gran Madre di Dio, allo zelante Assistente ed all'infaticabile suo Presidente, che, seguendo gl'impulsi dei loro cuori, promossero questa bella dimostrazione di riverenza, affetto e venerazione verso il comun nostro benefattore. Li protegga D. Bosco lassù dal Cielo, aumenti sempre il numero dei loro soci e sia sempre salda e duratura l'unione fraterna che fra loro li lega. Grazie inoltre ai Superiori del Collegio Valsalice che cortesemente accorsero a. render più cara e più commovente questa dimostrazione di affetto e di stima verso il loro padre e benefattore D. Bosco.

» G. V., del Coraggio Cattolico. »

DAL CHILÌ.

Tra le altre lettere che ricevemmo dall'America, ci giunse pur questa dal nostro Collegio di Talca:

Talca, 14 Luglio 1888. AMATIS.MO E REV. PADRE,

Come le fu già annunziato, il 28 d'Aprile si fece un solennissimo funerale in suffragio dell'anima del nostro caro Padre D. Bosco , nella Chiesa Matriz di Santiago. In questa Cattedrale non si celebrano mai funerali gratuitamente, se non che per quelli che la officiano, e pei primarii personaggi della Repubblica. Ma i Chileni, che per D. Bosco nutrono grande stima e venerazione, considerandolo come uno dei primi educatori del secolo nostro ed uno dei principali lor benefattori, vollero rendergli questo onore. L'Arcivescovo stesso, Mons. Casanova , diede ordine che si celebrassero con tutta solennità. Egli volle pontificare, coadiuvato da tutti i Chierici e Sacerdoti del gran Seminario. Assistevano alla funzione tutte le associazioni della città coi loro stendardi , e immenso popolo ivi accorso. Rappresentavano i Salesiani il nostro Direttore D. Tomatis e D. Rabagliati, Direttore della Casa di Concezione. Ne disse l'elogio il celebre Oratore che lei conosce , il Sac. D. Ramón Angel Jara, che venne a predicare nella nostra Chiesa del Sacro Cuore in Roma in occasione della consacrazione. Il valente oratore ben dimostrò qual venerazione egli nutra per D. Bosco, cui ebbe la fortuna, come egli s'esprime, di conoscerlo e di parlargli: « Oh! quanto è dolce cosa l'aver conosciuto questo venerabile Sacerdote ».

Il suo dire era concitato e pieno di calorose espressioni: - « Ah! D. Bosco, Don Bosco! venerato Padre e santo amico ! Perché mi tradiste a Torino e a Roma? Perché fuoco eravate nelle parole , raggi di luce negli occhi, e calore nelle mani , quando la vostra vita stava per ispegnersi? Perchè mi lusingavate col dirmi che saremo sempre amici, se in segreto stavate già scrivendo la vostra dipartita dalla terra? Perchè mi raccomandaste che, al mio ritorno in patria, aiutassi i vostri figli e parlassi delle vostre opere, se sapevate già che la mia prima parola doveva essere per parlar bensì delle vostre opere, ma irrigando di lagrime il vostro sepolcro? Perché non mi diceste che il vostro abbraccio di commiato era per la eternità , e la vostra benedizione l'ultima in questo mondo?...»

L'oratore prendendo ad esordire con quel testo dell'Evangelista: Sinite parvulos venire ad me ( S. MARC. CAP. X. V. 14): Lasciate che i fanciulli vengano a me, mostra come i più illustri uomini della Chiesa, cominciando da Cristo a tutti i suoi seguaci insino a' giorni nostri, furono eroi di carità, alla testa dei quali nel secol nostro sta D. Giovanni Bosco, che, infiammato d'amore pei giovanetti orfani ed abbandonati, loro apre le braccia e grida ei pure: Sinite parvulos venire ad me: Lasciate che i fanciulli vengano a me. Per i fanciulli egli sacrifica la sua vita e gli ultimi giorni di sua madre: fidente in Dio ed in Maria supera ogni difficoltà ed è liberato da ogni pericolo. Pei giovanetti apre Oratorii festivi, mette scuole , innalza ingenti edifizi , edifica sontuosi templi, e per essere aiutato nell'opera dell'educazione della gioventù e per continuarla nel mondo dopo di lui, fonda la Congregazione dei Salesiani, quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

Ma tutto questo perché? Perchè D. Bosco ama Dio coll'amore de' Santi, e però ama i giovani, oggetto delle divine compiacenze.

« Don Bosco, proseguiva l'oratore dopo aver scorsa la vita del caro defunto, aveva appreso da S. Paolo l'eccellenza della carità e le doti della reina delle virtù; e questa carità l'aveva egli attinta dalla fonte inesauribile che è Dio...

» Don Bosco amava Dio in questa maniera (dei Santi), e per questo nell'anima d'ogni giovane ravvisava una copia del Creatore, e voleva non solo che i giovanetti si salvassero , ma che nessun si perdesse. E però, eccolo a moltiplicare a centinaia i suoi asili, collegi e piccoli seminari in Italia, Francia, Spagna, Inghilterra ed Austria.

» Don Bosco amava i suoi giovanetti, quindi voleva non solo sottrarli dalla miseria, ma procurar loro il benessere possibile. E però, eccolo a percorrere le città dell'Europa, mendicando per le vie e nelle chiese, e raccogliere somme favolose per distribuirle tosto alle migliaia de' suoi figli.

» Don Bosco amava i suoi giovanetti, quindi voleva non solo salvarli, ma santificarli tutti. E però, eccolo farsi Direttore e Padre spirituale di quanti stanno a suoi fianchi.

» Don Bosco amava i suoi giovanetti; quindi non voleva che lo lor anime si macchiassero col peccato. E però, eccolo a perseguire i peccatori con tratti di carità che ricordano quelli dell'Evangelista S. Giovanni. - Il danaro o la vita - gli gridò una notte un assassino che lo sorprese mentre attraversava una collina. - Ti darò volentieri la vita, gli rispose la vittima, se tu mi dài la tua anima per salvarla. - L'assassino rischiarò colla sua lanterna il volto del viandante, e si ritrasse spaventato, dando un forte grido: - Don Bosco! - Volea fuggire il disgraziato, ma D. Bosco lo prese in fretta per la mano, se lo strinse al seno e lo pregò con lagrime che spezzasse una volta per sempre la catena de' suoi vizi. - Lo farò domattina, Padre mio, disse l'infelice singhiozzando: - No, adesso, adesso stesso, gli replicò D. Bosco. - E sedutosi questi sovra di un tronco in quella selva e gettandoglisi a' piedi quel povero peccatore, gli purificò la coscienza, e gli aprì le porte del Cielo...

» Don Bosco amava i giovanetti; quindi parevagli ristretta l'Europa pel suo zelo. Fece che i suoi figli traversassero i mari e venissero in cerca di orfanelli da salvare nella Repubblica Argentina e nel Brasile, all'Equatore e al Paraguay. Seppe che le vaste regioni della Patagonia e della Terra del Fuoco non erano per anco esplorate dalla Fede, ed ei manda legioni di Sacerdoti suoi figli in cerca di selvaggi da incivilire e guidare al Paradiso. » Tu pure, o Chilì, patria fortunata, tu pure fosti l'oggetto de' suoi ultimi progetti. A te pensava senza egual amore quell' Apostolo del Signore: parlava di te come se già vedesse sparse pe' tuoi campi e città, popolate di giovanetti, le case de' suoi figli; sospirava per seminare di Apostoli e di officine le vergini selve dell'Araucania, e il suo cuore rallegravasi al saper che era credente il tuo popolo e abbondante la tua messe.

» Sì, Signori; Don Bosco amava il Chilì. L'entusiastica accoglienza che Santiago e Valparaiso, Talca e Concezion fecero a Monsignor Cagliero, il Vescovo Salesiano, lo commossero profondamente. - È necessario, mi diceva nell'ultima sua lettera, che i miei poveri figli suppliscano con gli sforzi loro alla scarsezza del numero per pagare in parte la gratitudine che dobbiamo al Chilì. - » Non è un anno, che mi consegnava per il nostro Rev.mo Arcivescovo una supplica scritta con la tremola sua mano, in cui lo pregava a proteggere l'opera dei Salesiani nel Chili. E il giorno prima che si ponesse nel letto di morte, scrisse un saluto, forse le ultime parole che vergò la sua penna, per l'Ill.mo Vescovo di Martyrópolis. Saluto d'amore che attraverso le distanze mandava il primo educatore di questo secolo ad un altro Apostolo della cristiana educazione. »

Infiammato l' oratore volea quindi venire a parlare del sovrannaturale in D. Bosco, da cui visibilmente mostrasi Dio e Maria essere guida al sant'uomo. Ma temendo di porsi troppo presto innanzi al giudizio della Chiesa e pure volendo dirne qualche cosa, prorompe in queste infuocate espressioni:

• Ma che importa? Signori, io vi dirò con un illustre Vescovo di Spagna: - Il gran miracolo di D. Bosco è l'aver realizzato la sua opera. - Sì, gran miracolo è che un povero Sacerdote, senz'alcuna influenza e senza danari, abbia lasciato al mondo circa duemila Sacerdoti, formati di sua mano; trecentomila giovanetti educati nelle sue scuole; centinaia di edifizi tra Chiese, Collegi, laboratorii e asili; legioni di operai che guadagnansi il vitto col lavoro ; un'eletta schiera d'uomini cresciuti sotto di lui ed eminenti nella storia , nella teologia , nel diritto, nella filosofia, nelle industrie e nelle arti, e che abbia lasciato, qual gemma risplendente, uno de' suoi primi giovanetti Vescovo per la pienezza del Sacerdozio, e Principe degnissimo della Chiesa.

• Gran miracolo è veder D. Bosco, umile figlio del popolo, divenire consigliere de' Prelati più cospicui dell'Europa, che vanno a chiedergli la benedizione pel loro gregge.

• Gran miracolo è veder D. Bosco giungere a Parigi e commuovere quella moderna Babilonia, che solo ha tempo per i materiali interessi e pei godimenti, fino ad essere strette le vie per dove ei passa, e insufficienti le Chiese, dove presentasi a chieder limosina pei suoi poverelli.

» Gran miracolo è vedere in questi tempi il Conte di Chambord, che, moribondo in Austria. chiama D. Bosco al suo capezzale, come avea già fatto Luigi XI con San Francesco di Paola. » Gran miracolo infine è, o Signori, che questo secolo XIX, che disprezza il soprannaturale, e che si burla della Fede, abbia scosso il peso della materia che lo opprime, e, rìsorgendo dal fango del sensualismo in che giace, come il cieco del Vangelo, sia andato incontro a D. Bosco, nella persona de' suoi figli, dicendo: - Credo, Domine, fac ut videam; Signore io credo... fate che possa vedere.

• Oh! Santa Casa di Torino, ancor parmi di star mirando i tuoi superbi edifizi, le tue vaste sale, i tuoi magnifici laboratorii, in cui fischia il vapore, tremolano i pavimenti, fiammeggiano le fucine, cigolano le macchine ed escono da' torchi, quali colombe messaggiere, periodici, riviste e libri per tutto il mondo. « Bella Chiesa di Maria Ausiliatrice , ancor parmi di sentire dal tuo altare quelle preci di novecento giovanetti, che qual mormorio misto a gemito, come vento in alto mare, salivano alla tua cupola e di qui volavan fino al cielo.

• Veneranda cella di D. Bosco, parmi ancor di sentir quella soave impressione, quando vidi che, nelle tue povere e nudi pareti non vi era altro ornamento che il ricordo di due amori: il magnifico ritratto di sua madre , e questa sublime inscrizione, che è l'impresa data da D. Bosco allo stemma de' suoi figli - Da mihi animas, caetera tolle; Dammi anime, e prenditi tutto il resto.

• Divota cappelletta, benedetta dalla presenza di cinque Cardinali; nido recondito in cui Don Bosco privatamente celebrava la S. Messa ; ancor parmi toccare quel sacro altare, donde scorrevan le lagrime e rischiaravasi il volto di quel che ricordava S. Alfonso de' Liguori ,S. Filippo Neri, e Lorenzo da Brindisi. » O sera avventurosa del 3 Marzo 1887 , in cui per la prima volta giunsi ai piedi di quell'uomo straordinario; tu non ti scorderai giammai della mia memoria. Parmi di vederlo... Seduto sovra la sua seggiola, sotto il peso di gravissimi acciacchi, le mani incrocicchiate al petto, dolcissimo lo sguardo, ineffabile il sorriso del suo labbro, e il suo accento... ah ! il suo accento.... non so che avesse; solo so che gli uomini non parlano mai in tal modo. Parlava adagio e molto piano, le sue parole erano pioggia che rinfresca e fuoco che infiamma. Le sue mani a stento s'alzavano per benedire, perché affrante dal porgere limosina al poverello e a dal rasciugare il pianto all'infelice. »

Toccati quindi con voce fioca ad uno ad uno gli ultimi istanti del morente nostro Padre ed il trionfo che Dio gli ha renduto nella sepoltura, apostrofò a' suoi figli, ai cari Salesiani e specie a noi d'America, animandoci a seguitar coraggiosi l'opera di D. Bosco, e terminava il suo lungo discorso con queste parole: « - Salviamo fanciulli, salviamo la gioventù: Talium enim est regnum coelorum : perché di loro è il regno de' Cieli. »

Questo magnifico discorso accrebbe la venerazione che già si aveva per D. Bosco, e raddoppiò l'entusiasmo che vi era pei Salesiani, cui vorrebbero presto vedere per tutto il Chili e specialmente nella Capitale. Faccia Iddio che si possa accondiscendere a questi pii desiderii, e che noi possiamo meglio corrispondere all'aspettazione loro.

Le aggiungiamo qui, o amatissimo Padre, alcune poche notizie della nostra Casa di Talca. Grazie a Dio, questa va progredendo, benché adagino. In tre mesi si è ormai riformata intieramente ed è ridotta a vero Collegio. Abbiamo una scuola diurna e serale per i ragazzi esterni che di giorno sommano a 35 e di sera a 25. Sono già in attività i laboratorii dei falegnami con una sezione speciale per mobili ed un altra di inverniciatori, quelli dei calzolai e dei sarti : il numero degli artigiani è 32. Gli alunni vanno aumentando a misura che si prepara la Casa. Già si è stabilita la Compagnia di S. Luigi , tanto raccomandata dal compianto nostro Don Bosco, con venti giovani : questi sono in generale buoni e docili. Anche il lavoro del sacro ministero è immenso.

In questa città siamo molto stimati e ben voluti. Ciò senza dubbio in grazia della venerazione che nutrono per D. Bosco, cui qui chiamano San Bosco, ed alla cui intercessione si raccomandano per ottener grazie.

Amatissimo Padre, quando possa, ci mandi due righe e la sua benedizione, che ci paghi il sacrificio di essere tanto lontani da Torino, e noi l'avremo per un gran regalo.

Riveriamo con gran rispetto ed amore tutti i nostri cari Superiori, e specialmente la S. V. Rev.ma; nostro veneratissimo Superiore.

GRAZIE OTTENUTE per intercessione di Maria Ausiliatrice.

MOLTO REV.DO SIGNORE,

Per soddisfare alla promessa fatta di far pubblicare la grazia, qualora ottenessimo la guarigione mio fratello ed io, le invio la presente.

Nello scorso inverno ammalammo entrambi di forte bronchite , di modo che si manifestarono sintomi non dubbi di etisia; anzi mio fratello già aveva tocchi i polmoni. Ci aggravammo tanto sino a temere che più non avremmo lasciato il letto e anzi che saremmo andati presto al sepolcro. In tanta sciagura fummo raccomandati e ci raccomandammo noi pure alla nostra cara Madre Maria. Ed oh! bontà di quel cuore Materno. Io mi rimisi presto in salute, e mio fratello va sempre migliorando, e già può attendere al suo ufficio , dichiarando il medico di non trovargli alcun male ai polmoni. Ne sia pertanto ringraziata da tutti e in eterno Maria SS. Ausiliatrice ed il suo casto sposo S. Giuseppe, al quale pure ci siamo raccomandati.

Favorisca V. S. pubblicar questa grazia al più presto possibile; ed abbiasi coi ringraziamenti i miei ossequiosi rispetti, e mi creda

Della S. V. M. Rev.da

Liguria 23/8 1888.

Umil.ma Serva

U. F. S. C.

Per adempiere ad una solenne promessa fatta a Maria Ausiliatrice e per dovere di riconoscenza, rendo di pubblica ragione un fatto che farà risplendere di nuova luce la potenza illimitata di Maria, e servirà di forte stimolo a chiunque si trovi nella desolazione, di ricorrere fidente al di Lei valido patrocinio.

Ecco il fatto: Fui preso da tale una indispozizione, che sempre crescendo, aveami reso quasi inabile allo adempimento dei più importanti uffizi del mio ministero. Era altamente impressionato; ricorsi a tutti i mezzi che mi vennero suggeriti, ma inutilmente: restavami solo quello di abbandonare l'impiego. Dura cosa! eppure non v'era via di mezzo. Quand'ecco mi balenò alla mente il pensiero di rivolgermi a Maria Ausiliatrice mi recai a Torino nel di Lei Santuario di Valdocco, La supplicai con una preghiera povera sì, ma piena di fiducia, e Maria benigna la esaudì , e mi rimandò consolato. Sentii in quell'istante il sapore celeste della virtù della speranza ed in seguito mi accorsi che non era un illuso ; mi persuasi che chi con fiducia ricorre a Maria mai non sarà da Lei abbandonato. Difatti da quell'istante fui e mi trovo tuttora in grado di poter disimpegnare con onore tutti gli uffizi del mio ministero. Oh potenza arcana inarrivabile di Maria, quanto sei grande! Come sei sollecita nel consolare i figli tuoi! Sia il tuo nome benedetto: Angeli e Santi tutti del Paradiso sciogliete le lingue e cantate e la lingua mia farà eco alle vostre voci: - Viva, viva, viva sempre Maria Ausiliatrice!!!

S. V.

15 - 6 - 88.

LA TIPOGRAFIA SALESIANA ALLE ESPOSIZIONI DI ROMA, BRUXELLES, LONDRA E BARCELLONA.

I giornali d' Italia riportarono in questi giorni le splendide distinzioni di cui la Tipografia Salesiana fu onorata alle Esposizioni di ROMA, BRUXELLES, LONDRA e BARCELLONA. Noi manifestiamo loro anzi tutto la nostra più sentita gratitudine per la benevolenza di cui ci furono cortesi, e che infonde in noi maggiori e più particolari doveri. Non potendo di tutti, riproduciamo, a conoscenza dei nostri benemeriti Cooperatori e delle nostre benemerite Cooperatrici, l' articolo della valorosa Unità Cattolica, N.° 268.

« Nel corso della splendidissima Esposizione Vaticana, con cui l'intero universo intese di celebrare il Giubileo sacerdotale del grande Pontefice Leone XIII, ci siamo parecchie volte intrattenuti della parte che ebbe l'Italia al fausto avvenimento, palesandosi regina su tutte le nazioni per la spontaneità dell'affetto e per la quantità e ricchezza di doni offerti in omaggio al supremo Gerarca della Chiesa cattolica, di fede e di amore al Vicario di Gesù Cristo.

» Ora ci torna sommamente gradito di segnalare che la nostra Torino non è stata seconda a veruna città italiana nel concorrere a quella Mostra dell'affetto e dell'arte. Del che fanno prova le varie e segnalate ricompense ottenute dai nostri concittadini, delle quali già facemmo menzione.

» Fra coloro che ebbero elevate distinzioni all'Esposizione Vaticana, vi ha LA TIPOGRAFIA SALESIANA DI TORINO , a cui die' sì vigorosa vita quell'uomo straordinario per la pietà e per lo spirito sublime di carità che fu D. BOSCO, del quale, piangiamo da pochi mesi la morte.

» Diffatti la SALESIANA espose in quella Mostra significantissimi doni, fra cui vuol essere con nota speciale additato lo splendido volume in-4° grande intitolato: LA FILOSOFIA, LA STORIA E LE LETTERE NEL CONCETTO DI LEONE XIII.

» A quest'Opera tipografica , così mirabile non meno per l'alta sua eccellenza intrinseca che pel valore artistico , e tanto più commendevole por avervi lavorato attorno i giovanetti dell'Oratorio Salesiano, che nella tipografia annessa vengono con caritatevole sollecitudine ammaestrati da scelti artisti preposti loro a maestri, fu assegnato il Diploma della medaglia d'oro. Ove per poco si ponga mente alla quantità ed al valore delle produzioni tipografiche, inviate dalle più industri nazioni a quella Mostra, di leggieri si arguirà quanto sia il pregio artistico del lavoro in discorso.

» Non è quindi a meravigliare se il verdetto della Commissione giudicatrice dell' Esposizione Vaticana trovò ben tosto la sua conferma al Concorso internazionale d'arti e industrie di Bruxelles ed all'Esposizione universale di Barcellona, ciascuna delle quali fregiarono la TIPOGRAFIA SALESIANA della gran medaglia d'oro, qualificando l'Opera suddetta per magnifico lavoro tipografico.

» L'Esposizione italiana di Londra poi assegnava a questo medesimo lavoro la più alta ricompensa, vale a dire il 1° Diploma d'onore, dichiarando che « la sezione TIPOGRAFI vi è bene rappresentata. Anche in confronto ai migliori modelli inglesi, i saggi esposti mostrano lavoro preciso ed elegante. »

» Dopo sì chiaro verdetto di quella Giuria, non è più il caso di aggiunger parola in merito al pregio di quest'Opera, quello bastando siccome manifesta dimostrazione dei progressi fatti dalla Salesiana di Torino, che può ormai gareggiare coll'Inghilterra, comunemente chiamata la più industre delle nazioni.

» Questi splendidi giudizi delle surriferite Esposizioni di ROMa, BRUXELLES, LONDRA e BARCELLONA non abbisognano di commenti; parlano eloquentemente da se stessi.

» Onore dunque alla TIPOGRAFIA SALESIANA per le quattro alte distinzioni che ebbe in quest'anno, prova non dubbia dell'eccellente ammaestramento che nell'arte della stampa italiana ricevono i giovinetti di D. BOSCO di fronte alle più industri nazioni. Onore al Clero italiano, che a' sarcasmi ed alle calunnie settarie risponde così nobilmente, alla fede accoppiando l'arte, alla pietà il lavoro, e l'ingegno facendo servire alla glorificazione del Papato e alle grandezze dell'Italia cattolica. »

ABBONATEVI ALLE LETTURE CATTOLICHE,

Tutti vedono e sentono quali tristi effetti producano nella società i libri cattivi. E una vera colluvie che innonda da ogni parte e penetra in ogni luogo. Di qui ha origine la corruzione de' costumi e la perdita della fede. La smania poi di leggere non può essere maggiore specialmente nella gioventù. Perciò cerchiamo di opporre un argine al male opponendo libri buoni ai libri cattivi. Togliamo di mano al popolo, per quanto è possibile, un pane avvelenato, e diamogli un cibo salutare.

A questo fine ci rivolgiamo ai nostri benevoli Cooperatori, che ci aiutino a propagare la buona stampa e specialmente le associazioni alle Letture Cattoliche. Noi siamo disposti ad aiutare tutti ed in modo particolare i signori Parroci in quest'opera di tanta importanza, non solo agevolando loro l'associazione alle Letture , ma prestandoci volentieri a favorirli nella spedizione dei fascicoli anche degli anni passati. (Vedi il programma nella copertina del presente numero.)

I FUNERALI per la morte di D. BOSCO.

(Continuazione)

Ventimiglia : per cura del R.mo Capitolo ebbe luogo nella cattedrale una solenne messa di requiem. Mons. Vescovo assisteva e ne fece splendido elogio. Vi accorsero molti preti ed assai Cooperatori e Cooperatrici salesiani.

Vigevano: Nella nuova cappella monumentale di quel venerando seminario, con l'assistenza dal trono di S. Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo, con l'intervento di quasi tutti i membri del Capitolo, dei Parroci, del Clero della città e di tutti gli alunni del seminario , si celebrò un solennissimo funerale. Dopo l' uffizio e messa cantata, Sua Ecc. vestito pontificalmente fece l'assoluzione al tumulo. Ma non volle chiudere la mesta funzione senza chiamare alla considerazione del suo seminario, del suo clero, la veneranda immagine di D. Bosco, con cui aveva avute personali ed intime relazionl (1). Lo mostrò come modello di esattezza nell'adempimento dei doveri sacerdotali, di umiltà e di zelo apostolico per la salvezza delle anime.

« Da mihi animas caetera tolle, ecco la tessera per conoscere D. Bosco : il motto che lo animò nelle sue sante imprese, che lo spinse a gloria immortale. Da mihi animas et caetera tolle; ecco, mi diceva il sant' uomo un giorno in cui avendolo meco a Vercelli, ci comunicavamo i nostri rispettivi dispiaceri. Ecco, Arciprete, ciò che dobbiamo dire al buon Dio noi sacerdoti. Fate vostra, dilettissimi, questa grande sentenza, ricevetela quale un retaggio di Don Bosco, come Egli la ricevette dal Vescovo di Ginevra , ed il Vescovo di Ginevra dal grande s. Giovanni Grisostomo ; e continuerete in voi stessi la serie gloriosa di quei sacerdoti santi , che sanno far amare la virtù e far rispettare il carattere sacerdotale perfin dai nemici del nome cristiano. »

Vigonovo (Udine) : Quel Rev.do Parroco invitò per l'ufficiatura e la messa da requiem la sua popolazione, che corrispose empiendo la chiesa come nelle feste. Si dissero alcune parole, si lesse la relazione, spedita ai Cooperatori e molti piansero, ripetendo d'aver perduto un amorosissimo ed affettuosissimo padre nella persona di D. Bosco.

Villa di Villa (Belluno): Anche in questa segregata parrocchia delle Alpi Retiche si fece conoscere lo spirito ed il cuore di Don Bosco, come ce ne scrisse di là il zelante cooperatore salesiano e parroco D. Antonio Zaros, e si volle cantare una messa da requiem ìn suffragio dell'anima sua benedetta. La chiesa fu letteralmente gremita di popolo, e mentre si pregava l'eterna pace al defunto si pensò di concorrere ad asciugare una lagrima anche agli orfanelli salesiani. All' offertorio della messa , i giovanetti e giovanette delle scuole elementari che occupavano il posto d' onore nella chiesa durante la funzione , offersero di loro propria mano Lire 18,00. Questi cari fanciulli, che sono la speranza della Chiesa e delle loro famiglie siano qui ringraziati , e l'anima di Don Bosco che già speriamo sia accolta in seno a Dio nel cielo, ottenga sopra di loro le più elette benedizioni.

Villa Tulla: Diverse persone coll'economo spir. D. Megnini Giuseppe fecero cantare una messa in suffragio della bellissima anima di D. Bosco.

(1) Noi ricordiamo ancora quando il prelodato Monsignore, mentre attendeva alle Conferenze morali del pio sacerdote D. Cafasso , veniva alla domenica a fare il catechismo ai piccoli biricchini di Don Bosco. Ricordiamo di più come questi ci parlava del futuro Vescovo di Vigevano con riconoscenza ed ammirazione.

Indice dell'Annata 1888.

Gennaio.

Lettera di D. Bosco ai Cooperatori ed alle Cooperatrici   . Pag. 1 Partenza dei Missionari Salesiani per l'Equatore e l'arrivo in Torino di Monsignor Cagliero . . . . » 7 Il Candidato alla presidenza dell'Equatore . » 9 Una solenne vestizione clericale nella chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice    » ivi Conferenza Salesiana in val Vigerro    » 10 Grazia di Maria SS. Ausiliatrice . » ivi Ricordo del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII   » I1

Febbraio.

Perchè si festeggiò il Papa?    » 13

Notizie di D. Bosco    » 14

Esplorazione della Terra del Fuoco    » 15

Stretto di Magellano    » 17

Lettera da S. Paolo nel Brasile    » 19

Lettera Argentina    » ivi

Grazia di Maria Ausiliatrice    » 20

Bibliografia   .   . » 21

Ricordo del Giubileo Sacerdotale di Leone   XIII . » 22

Leo Taxil o una gran bastonata alla sétte   . » ivi Elenco dei Cooperatori e delle Ccoperatrici chiamati all'eternità nell'anno 1887    » 23

Marzo.

D. Bosco!!    » 25 Ultimi momenti di D. Bosco   . . .   . » 26 La salma di D. Bosco esposta nella sua stanza . » 27 Annunzi della morte di D. Bosco    » ivi orli antichi allievi    » 28 La Cappella ardente. I giovani alunni    » 29 Il popolo    » 30 L'addio ai figli   . . . . » 31 Lettera dell'Em.mo Cardinale Alimonda . . . . » ivi

La Messa solenne di suffragio .   . » 32 Pergamena collocata nella cassa mortuaria di D. Giovanni Bosco    » ivi

Il trasporto funebre    » 33

Le esequie    » 35

Leone XIII e D. Bosco    » ivi L'Arcivescovo di Vercelli e Don Bosco . . . . » 36

La partenza dei Missionari    » ivi

Aprile.

Nuova partenza dei nostri Missionari ed il Mese di

Maria Ausiliatrice    » 37

Diario della malattia di D. Bosco    » 38

La tumulazione    » 49

Avviso ai signori Cooperatori    » 51

Dallo stretto di Magellano    » ivi

Maggio.

La festa di Maria SS. Ausiliatrice    » 53

Novena di Maria Ausiliatrice   » 54 Grazia ottenuta per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice    » ivi

D. Michele Rua    » 55

Commemorazioni funebri di D. Bosco    » ivi Monsignor Giovanni Cagliero in Vaticano . . » 60 La Filosofia. La Storia e le Lettere nel concetto di Leone XIII    » 61 I sentimenti di D. Bosco intorno al Papa » 62

Don Bosco ed il Cardinale Massaia    » ivi

Don Bosco ed il P. Denza    » 63

Don Bosco e Cesare Cantù    » ivi

I funerali    » ivi Grazia ottenuta per invocazione di Don Bosco. . » 64 Dalla Patagonia . . . . » 65 Conferenza ai Cooperatori Salesiani in Genova . » 68

Giugno.

I Missionari alla morte di Don Bosco   . » 69 Lettere di condoglianza dei Vescovi americani: Lettera

di Mons. Maria de Lacerda, vescovo di Rio Janeiro » 70 Lettera del Vescovo di Montevideo . . . . » ivi Lettere di condoglianza dei Missionarii . . . . » 71 Grazia di Maria Ausiliatrice    » 73

Lettere della Patagonia    » ivi I funerali    

La Conferenza ai Cooperatori in occasione della festa di Maria Ausiliatrice   . Pag. 80 Libretto di premio ad uso delle scuole e delle famiglie » ivi

Luglio.

La festa di Maria SS. Ausiliatrice    » 81

Grazie di Maria SS. Ausiliatrice .   . . » 83 Dimostrazione del 1887 e dichiarazione del Comitato degli Antichi Allievi . . » 85 Guarigione ottenuta ad intercessione di D. Bosco . » 86 Gara catechistica tenutasi nell'Oratorio Festivo di San Francesco di Sales in Torino . . » ivi Le Suore di Maria Ausiliatrice in Moncrivello . . » 8î Esercizi Spirituali per le maestre ee[ altre pie signore e Cooperatrici Salesiane . . . . » 89 Viaggio dei Missionari Salesiani a Quito . . . . » ivi Il Papa e le Figlie di Maria    » 853

I funerali per la morte di D. Bosco    » 90

Le Tipografie Salesiane    » 91

Ritratto di Don Bosco    » 92

Agosto. Onomastico di S. Santità e del Cardinale Alimonda » 93 Alla cara memoria di D. Bosco    » 94 Un Prefetto Apostolico Salesiano .   . . . » 95 Conferenza dei Cooperatori Salesiani a Faenza . » ivi Grazia di Maria Ausiliatrice    » 96 Pellegrinaggio del Clero italiano a Roma . . . » 97 Viaggio dei Missionari Salesiani a Quito . . . . » 98 I funerali per la morte di Don Bosco    » 103

Settembre.

Il Santo Padre e il Pellegrinaggio del Clero italiano al SS. Cuore di Gesù in Roma . . » 105 Le anime purganti e il Giubileo del S. Padre . . » 106 Gli ultimi giorni dell'anno scolastico nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino . . . . » 107 Ove trovare un vero ritratto di D. Bosco? . » 108 Solenne distribuzione dei premii nell'Oratorio di San Francesco di Sales    » 109 Grazia di Maria Ausiliatrice . . . . » 110 Solenne benedizione delle campane e prima festa di Maria Ausiliatrice a Vallecrosia (Bordighera) . » ivi Conferenza tenuta in Chieri da D. Fagnano . » 112 Festa del SS. Cuore a Battersea (Ovest-Londra) . » ivi Il Collegio Salesiano di Buenos Aires    » ivi Collegi Salesiani . . » 113 Spedizione dei Missionari Salesiani a Quito (seguito) » 114

Funerali per D. Bosco    » 116

Ottobre.

Prossima spedizione di Missionari Salesiani per la Patagonia e Terra del Fuoco    » 117

Il Rosario e Leone XIII    » 118 Grazia di Maria SS. Ausiliatrice . » 119 Viaggio dei Missionari Salesiani a Quito (seguito) » ivi

Lettere    » 123

Funerali per la morte di D. Bosco    » 127

Novembre.

I Missionari   . » 129 Il Pellegrinaggio del Clero italiano a Roma e la Messa pei defunti celebrata dal Santo Padre Leone XIII nella Basilica di S. Pietro . » 131 Festa di S. Luigi nell'Oratorio di S. Croce a Lucca » 137 Grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice » ivi Gli Operai cattolici di S. Gioachino a D. Bosco . » 139 Letture Cattoliche    » ivi

I funerali per la morte di D. Bosco    » 139

Dicembre.

Augurii di felicità . . . . » 141 Partenza dei Missionari per la Terra del Fuoco . » ivi Gli Operai cattolici della Sezione Gran Madre di Dio in Torino e l'Unione del Coraggio Cattolico alla tomba di D. Bosco    » 146 Dal Chilì . . . » 147 Grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice » 149 La Tipografia Salesiana alle Esposizioni di Roma,

Bruxelles, Londra e Barcellona    » 150

Abbonatevi alle Letture Cattoliche    » 151