BS 1930s|1932|Bollettino Salesiano Gennaio 1932

Anno LVI.   1° GENNAIO 1932 (X)   Numero 1.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Don Filippo Rinaldi. - Ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane - Alle Patronesse e Zelatrici Salesiane. - Un'opera di civiltà nelle foreste equatoriali. - Trigesima della compianta marchesa Lavinia Scafi Grimaldi. - Azione Salesiana. - Vita delle nostre Missioni. - Notizie di Famiglia. - La potente intercessione di Maria Ausiliatrice. - La crociata missionaria. - Necrologio.

DON FILIPPO RINALDI

Mentre il Bollettino sta per andare in macchina, un grande lutto colpisce la Famiglia Salesiana. È morto improvvisamente il nostro Superiore, l'amatissimo Sig. Don Rinaldi; ed è scomparso quando più eravamo fiduciosi di poterlo avere fra noi per la celebrazione della sua Messa d'Oro. Sia fatta la volontà del Signore!

Era stato, nel mese di ottobre, a visitare varie case dell'Alta Italia e a compiere la cerimonia della vestizione in diversi noviziati. Il lungo viaggio attraverso la Lombardia e il Veneto lo spossò alquanto, e, ritornato a Torino, risentì più vivamente il male che già prima lo aveva colpito: verso la fine di novembre però Don Rinaldi era nuovamente alquanto migliorato da lasciar sperare che la sua fibra robusta potesse superare la crisi. E mentre perduravano queste favorevoli condizioni, avvenne repentina la catastrofe.

Sabato, 5 dicembre, Don Rinaldi, dopo aver assistito alla S. Messa, ricevuto la S. Comunione e discorso con alcuni, si era ritirato nella sua cameretta. Mezz'ora più tardi fu trovato agonizzante sulla poltrona presso il suo tavolo di lavoro. Accorsero tosto i Superiori; gli fu amministrata l'Estrema Unzione, e spirò placidamente verso le 11.

Appena divulgatasi la notizia della morte, fu un accorrere di Autorità all'Oratorio di Valdocco per esprimere le proprie condoglianze alla Famiglia Salesiana. S. E. Monsignor Fossati, nostro amatissimo Arcivescovo, fu il primo a recarci il conforto della sua parola e a presentare le condoglianze a nome della sua Diocesi. A lui seguirono altre distinte personalità, fra cui il rappresentante del Prefetto, il Podestà conte Thaon di Revel, il Comm. Andrea Gastaldi, Segretario Federale Fascista, il sen. Conte Rebaudengo, illustre benefattore dell'Opera Salesiana, il sen. Alfredo Frassati, ecc.

Fin dalla sera del 5 dicembre la salma benedetta fu esposta nella chiesa succursale di Maria Ausiliatrice e subito una folla straordinaria di fedeli ha cominciato a sfilare dinanzi; e il pietoso pellegrinaggio si è venuto sempre più ingrossando il giorno seguente fino a raggiungere nel pomeriggio una imponenza eccezionale.

« Quella fiumana di gente scriveva un giornale cittadino - dove si confondevano donne del popolo, operai, bimbi e persone di tutte le classi sociali e di tutte le età, che incolonnate attendevano pazientemente di poter portare l'ultimo omaggio a Don Rinaldi, faceva ricordare l'altra non dissimile dimostrazione di affetto e di venerazione testimoniata dai Torinesi al Beato Don Bosco in occasione della traslazione della sua salma da Valsalice a « Maria Ausiliatrice ». Si vedevano gli stessi volti raccolti, si udiva lo stesso bisbigliare sommesso di preghiere ».

Don Rinaldi, steso sull'alto catafalco rivestito di cotta e stola, aveva un'espressione di candida bellezza che attraeva col suo inestinguibile tenue sorriso; v'era ancora sul suo volto quel fascino di bontà che in vita tanto aveva incoraggiato ad avvicinarlo.

Alle ore 9,30, ossequiata dal Sig. D. Ricaldone, giungeva a Maria Ausiliatrice S. A. R. la Duchessa Elena di Aosta, accompagnata dal generale Montasini: l'Augusta Principessa, dopo aver presentato le sue più vive condoglianze anche a nome del Duca degli Abruzzi, si è intrattenuta lungamente in devota preghiera dinanzi alla salma, firmando poi l'album dei visitatori apposto all'ingresso.

Fin dal pomeriggio del 5 dicembre cominciarono a pervenire - e si susseguirono ininterrottamente nei giorni seguenti - telegrammi e lettere di condoglianze, tutti pervasi dalla più alta stima e dal più tenero affetto per il grande scomparso. In tutte le parti del mondo, presso tante nazioni, in tutti i ceti sociali la morte di Don Rinaldi ha destato una profondissima eco, un vivo rimpianto.

Rimandando per necessità di cose al prossimo numero il resoconto degli imponenti funerali, daremo pure la pubblicazione delle più autorevoli partecipazioni, da quelle particolarmente espressive di Sua Santità Papa Pio XI e di S. Maestà il Re Vittorio Emanuele III, a quelle dei Principi Sabaudi, di Eminentissimi Cardinali ed Eccellentissimi Vescovi, di uomini politici di alto valore e personalità illustri d'Italia e dell'estero. In esse troveranno i lettori riflessa l'alta considerazione in cui era tenuto il terzo Successore di Don Bosco.

Fulgente figura.

Don Rinaldi era nato il 28 maggio 1856 da esemplare ed agiata famiglia di Lu Monferrato, il paese che ascrive a titolo di maggior gloria la notevole fecondità annuale delle sue vocazioni sacerdotali e religiose. Ancora fanciullo fu conquiso dal fascino santo di Don Bosco. Il Beato aveva condotto i suoi allievi in una delle solite passeggiate, fino nei pressi di Lu Monferrato. La banda rumorosa, i chiassosi e divoti fanciulli, la vista dei piccoli allievi attornianti Don Bosco che conversava affettuosamente con loro, colpì il piccolo Rinaldi. Ne segnò forse la futura vocazione, la frase che, allora ingenuamente proferì: Sôn sicur che cól preive lì a val pi che 'n Véscô! (1)

Dopo i primi studi in paese, passò al collegio di Mirabello dove si distinse per intelligenza e attività. Ma dopo alcuni anni non volle proseguire gli studi e preferì ritornarsene al paese per attendere coi suoi all'azienda paterna.

Più tardi, a 21 anno, sentendo potente la vocazione al sacerdozio, appuntò tutte le sue aspirazioni verso quella mèta, ed entrò nel Corso dei Figli di Maria a S. Pier d'Arena. Abbiamo potuto avere sott'occhio la decuria del bravo Prof. Asti che insegnava in quegli anni e siamo stati lietamente sorpresi di vedere- quale sensibile progresso il giovane Rinaldi facesse nello studio e nella condotta: sempre il primo negli esami e con la inalterata qualifica di « buonissimo, studiosissimo ».

Si consigliò da Don Bosco.

Il Beato lo incoraggiò e con mirabile intuizione presentì in lui il tenace continuatore dell'opera sua, dicendogli: Va pura tranquil. Fate preive. T' saras 'd bôn agiut a Don Rua, ca lè côl ca mnirà dop mi (2).

E così fu infatti.

La buona riuscita negli studi e nella condotta gli meritarono di vestire l'abito clericale, benedetto dallo stesso Don Bosco, il quale ricevette pure la sua professione perpetua nel noviziato salesiano di San Benigno Canavese. Compiuti poscia gli studi teologici e ricevuti gli Ordini Sacri, venne ordinato sacerdote il 23 dicembre 1882, dall'arcivescovo Mons. Riccardi.

L'anno dopo, il Beato Don Bosco lo inviava a Mathi torinese, direttore dei Figli di Maria, ossia degli aspiranti adulti allo stato ecclesiastico, carica che occupò pure a Torino dal 1884 al 1889 nell'Istituto San Giovanni Evangelista.

Nel 1889 veniva inviato dal Primo Successore di D. Bosco (D. Michele Rua) nella

Spagna come Direttore delle Scuole Professionali di Sarrià, alle quali impresse uno sviluppo meraviglioso, da riscuotere il plauso di uomini anche di partiti avversi.

Rimase a Sarrià fino al 1892, quando venne elevato all'ufficio di Ispettore della nuova Ispettoria Spagnuola. Quello che egli ha compiuto nel decennio del suo ispettorato è stato della più alta importanza: sviluppò l'Opera Salesiana nella Spagna su solide basi e con tale ampiezza che Don Rua, richiamandolo a Torino nel 1901 come Prefetto Generale della Pia Società Salesiana, si vide nella felice necessità di ripartire la Spagna col Portogallo in tre Ispettorie.

La virtù di Don Rinaldi, il suo tatto, la stia prontezza nell'agire in armonia colle reali necessità del momento e del luogo, gli avevano attirato l'affetto di molte distinte personalità, che poi generosamente l'aiutarono a dar vita alle belle istituzioni che egli seppe creare.

Elevato al Capitolo Superiore e alla carica di Prefetto Generale, dal 1901 al 1922 vi spese ventun'anno in un'attività prudente, intensa e costante a fianco di Don Rua e di Don Albera, dei quali seppe mirabilmente attuare le provvide iniziative e cooperare nel miglior nodo allo sviluppo della Pia Società Salesiana nel mondo.

«Fin dagli ultimi anni di Don Rua - ricorda L'Italia di Milano e sotto il rettorato di Don Albera egli aveva zelato efficacemente lo sviluppo ed il perfezionamento degli Oratorii festivi tanto dei Salesiani quanto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, mediante la fondazione di numerosi Circoli giovanili con ampio programma religioso-sociale. Fra le sue maggiori iniziative si contano la Federazione internazionale degli ex-allievi e delle ex-allieve, l'idea grandiosa del monumento a Don Bosco in Torino, e un nuovo impulso allo zelo dei Cooperatori Salesiani » (1).

A 66 anni veniva eletto dal Capitolo Generale Rettor Maggiore la mattina del 24 aprile 1922. Il 6 giugno aveva la prima udienza dal S. Padre, nella quale Sua Santità Pio XI gli raccomandava in modo particolare le missioni. - Veda, gli diceva il Papa, di studiare con i suoi consiglieri anche le proposte per giovare a quelle povere regioni, e il personale non le mancherà (2).-Il desiderio del pontefice fu per Don Rinaldi un impegno d'onore, che lo spronò a intraprendere tutte le opere che felicemente compì per dare alle nostre missioni un ritmo di azione più vigorosa e più fruttuosa. E come primo atto fondava l'Istituto Missionario Card. Cagliero di Ivrea, seguito nel giro di nove anni da altri nove istituti di preparazione missionaria in Italia e all'estero.

La celebrazione del « Giubileo d'Oro delle Missioni Salesiane » se riuscì una magnifica rivelazione dello zelo di Don Rinaldi, fu pure una splendida occasione di cui egli si valse per destare nei confratelli, negli alunni e nei Cooperatori Salesiani una più fervorosa cooperazione in favore delle opere missionarie.

« Fu una gloria sua - scriveva L'Avvenire d'Italia del 6 dicembre -- quella di aver provveduto alla vita ed espansione delle Missioni Salesiane con tanta larghezza di vedute e con tanta fede nella Provvidenza divina, da strappare l'ammirazione di tutti e confortare grandemente il cuore del Papa delle Missioni, il regnante Pontefice Pio XI ».

Va pure ricordato che Don Rinaldi, assumendo il governo della Pia Società Salesiana, dichiarava nella lettera del 1° gennaio 1923 ai Cooperatori di aver promesso al S. Padre di voler fedelmente attenersi « al programma tracciato dal Ven. Don Bosco e di attuarlo col medesimo spirito con cui Egli lo concepì, lo tracciò e lo svolse » (3).

Riandando i nove anni del suo rettorato, si può vedere quanto bene egli ha mantenuto la sua promessa. Basta ripensare all'incremento che egli diede alla coltura delle vocazioni sacerdotali e missionarie, per le quali ebbe una parola stimolante in quasi tutte le sue lettere annuali - agli Oratorii festivi che propagò con costanza fiducioso nelle prodigiose trasformazioni che essi avrebbero operato nella società alla diffusione della divozione a Maria Ausiliatrice - al contatto da lui fatto più intimo coi Cooperatori Salesiani per mezzo delle annuali

Adunanze dei Direttori Diocesani e Decurioni, e dei Comitati di Patronesse. Senza dire quanto si adoperò perchè nell'interno dei Collegi e della Pia Società si rinvigorisse sempre più lo spirito di Don Bosco, possiamo ben dire che di Don Bosco ebbe non solo il programma, ma il cuore. In questi ultimi anni, mentre si decideva la causa di beatificazione di Don Bosco, Don Rinaldi visse veramente del pensiero di lui; e mentre si studiava di richiamare i suoi figli alla meditazione più raccolta della vita, delle virtù, degli esempi del Beato Fondatore, perchè si rendessero sempre più degni di tanto Padre imitandolo, egli spronava coll'esempio di un'inesauribile bontà che lo portava paternamente incontro a tutti per consolare, consigliare, aiutare.

Don Rinaldi lasciò la terra con un desiderio insoddisfatto: lo manifestò con grande semplicità nella lettera del gennaio 1929, scrivendo:

« Ho sempre davanti a me il bisogno di compiere nuovi lavori nel Santuario di M. A. in Torino. Bisogna preparare, nella chiesa madre dell'Opera Salesiana, una degna accoglienza al Ven. D. Bosco per il giorno che sarà, come speriamo, elevato agli onori degli altari. Allora Egli dovrà avere, non solo un altare, bello e decoroso, ma anche un posto capace d'accogliere i suoi figli e numerosi devoti, che accorreranno ad invocarlo ». Forse nell'anno della sua Messa d'Oro il desiderio sarebbe entrato nella via di attuazione: egli è mancato senza vederne l'inizio, ma dal cielo parlerà alle anime buone perchè compiano per lui quest'opera che aveva in mente per onorare il Beato D. Bosco.

Comunichiamo la lettera annuale che Don Rinaldi scrisse pei Cooperatori pochi giorni prima di morire: essa è documento commovente della sua illimitata fiducia, nella Provvidenza e nella carità dei cari Cooperatori Salesiani.

(1) « Sono sicuro che quel prete lì vale più di un vescovo ».

(2) «Va tranquillo. Fatti prete. Tu sarai di valido aiuto a Don Rua che sarà il mio successore ».

(1) L'Italia del 6 dicembre.

(2) Cfr. Bollettino Salesiano, agosto 1922. (3) Bollettino Salesiano, gennaio 1923.

Ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

« Il nostro Regolamento prescrive che annualmente si faccia una relazione sulle principali opere, che si sono compiute nel decorso dell'anno. Assai volentieri io compio quest'ufficio, per avere l'occasione di ringraziarvi della carità con cui mi avete aiutato finora a vantaggio di tanta povera gioventù abbandonata, e per lodare insieme il Signore che ci ha largamente benedetti ».

Con queste parole, cinquant'anni fa, il Beato Don Bosco esordiva l'annuale rendiconto, che continuarono a farvi regolarmente i suoi successori; ed eccomi anch'io nuovamente con voi allo stesso scopo.

Ma quest'anno, lo confesso apertamente, più che difficile, mi sembra quasi impossibile il mettervi innanzi una sintetica rassegna delle opere più importanti che abbiam potuto compiere durante il 1931, mercè la divina assistenza e la vostra carità, in tanti nostri istituti, sparsi omai in tutto il mondo. D'altra parte ogni, mese il Bollettino Salesiano procura di tenervi al corrente di quanto veniamo facendo, anche in questi difficilissimi tempi, a favore di ogni sorta di persone. Certo se vi potessi mettere sott'occhio l'intima cronaca di non poche case nostre, voi sentireste più vivo il desiderio di sollevare tante povere anime e rimarreste sempre più convinti del cumulo di benedizioni e di grazie che vi tien preparate il Signore.

Quest'anno sento il bisogno di richiamare la vostra attenzione sopra una sola cosa: - sulla necessità che ci aiutiate unanimi a poter continuare due importantissime opere, alle quali dobbiamo far fronte quotidianamente anche nelle gravissime strettezze presenti.

Torniamo col pensiero al nostro caro Padre Don Bosco: ad un particolare della sua giovinezza.

Cent'anni fa!...

Vent'anni fa, come si legge nella sua vita (1), egli aveva iniziato alla meglio lo studio del latino a Castelnuovo; e la buona e saggia mamma Margherita, convinta che Dio lo chiamava al sacerdozio, decise di mandarlo a compiere regolarmente il ginnasio a Chieri, e veniva preparandogli un po' di corredo, e difettava di mezzi.

E il bravo figliuolo, incoraggiato dal fatidico sogno, fatto dai nove ai dieci anni - che già si era meravigliosamente rinnovato, e nel quale la Santa Vergine additandogli un gregge immensurabile, gli aveva ripetuto: Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare; renditi umile, forte e robusto! - disse alla mamma:

- Se siete contenta, io prendo due sacchi, e mi presento ad ogni famiglia della borgata per fare una colletta.

Mamma Margherita annuì, e Giovanni andò a picchiare a tutte le porte dei Becchi e della vicina borgata di Murialdo, portando a casa pane, formaggio, meliga ed un po' di grano. Una vicina, ammirata della vocazione del povero giovane, recatasi a Castelnuovo, ne fece giunger la voce sino al Prevosto, il quale andò a visitare alcune agiate famiglie e, dopo qualche giorno, inviò a Margherita un po' di denaro per gli studi di Giovanni. E questi il 3 novembre 1831 si recava a Chieri, si ascriveva al ginnasio, ed in quell'anno scolastico 1831-32, nonostante le difficoltà della vita, riuscì a compiere brillantemente le prime tre classi d'allora, il corso preparatorio e la prima e la seconda ginnasiale.

Cari Cooperatori e pie Cooperatrici, cotesto richiamo non mi sembra inopportuno; perchè, se oggi non è più il contadinello dei Becchi che prende ad esercitare la virtù dell'umiltà anche in quella forma assai costosa, nella quale continuò a sacrificarsi in tutta la vita, col chiedere la carità per poter compiere la missione provvidenziale che gli era stata affidata: se non è più l'umile contadinello che domanda l'elemosina per avviarsi al Santuario, è però sempre Don Bosco che raccomanda l'Opera sua, la quale si trova in eccezionali strettezze, ed implora fidente il vostro soccorso per proseguire il lavoro intrapreso alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle anime.

I bisogni più urgenti.

Nell'anno trascorso, con la grazia di Dio e le vostre elemosine, abbiam potuto sistemare molte case destinate alla formazione del nuovo personale missionario, e provvedere al mantenimento dei numerosi aspiranti e di un numero assai più grande di poveri giovani, orfani od abbandonati, raccolti nelle nostre case. E ciò in vari Stati d'Europa, particolarmente in Italia, e nelle Indie, nella Cina e nel Giappone. Son molti anche in quelle lontane Missioni, i giovani ricoverati, che dobbiamo educare, istruire e mantenere.

Ora la grave preoccupazione mia è questa: - come potremo mantenere tanti aspiranti missionari e tanti poveri giovani, che dobbiamo provvedere di tutto, anche nell'ora presente?

Si sono fondate, è vero, non poche Borse Missionarie; ma si è ancor lontani dal raggiungere il numero dei mille e più aspiranti che vengono già formandosi alla vita missionaria, ed è pur insufficiente il frutto annuale di una « Borsa ».

Ed al numero assai maggiore di poveri orfanelli come potremo provvedere, se aumentano ogni giorno in ogni parte, e se si stenta anche ad avere la mite pensione pattuita per gli alunni dei collegi?

Non parliamo di tante altre necessità. Or io mi domando: - Che fare in condizioni così preoccupanti? Null'altro che invocare con fede l'assistenza del Signore e la generosità dei buoni Cooperatori!

Cari Cooperatori, aiutateci!

Ed ecco l'umile Successore di Don Bosco, che si presenta egli pure a voi, con due sacchi, uno a favore degli aspiranti missionari, l'altro per tanti poveri giovani.

Il momento (chi non lo prova?) è assai difficile. Noi Salesiani abbiam sospeso ogni lavoro di nuove costruzioni. Anche i lavori della bella chiesa di Maria Ausiliatrice che si sta edificando in Roma, in via Tuscolana, così cara al Santo Padre, benchè fossero ben avanzati, oggi son fermi, e non si sa quando si potranno riprendere.

Le stesse riparazioni periodicamente necessarie, fatta eccezione di quelle indispensabili per non andare incontro a breve scadenza a spese ancor più gravi, sono anch'esse sospese.

Ai nostri non mi stanco di raccomandare ogni maggior economia nei viaggi, nei vestiti, e in ogni altra cosa; e posso assicurarvi che alcuni son pronti a privarsi dei cibi che si possono ritenere non strettamente necessari.

Che fare di più?

Null'altro, come ho detto, che pregare con maggior confidenza il Signore a venirci in aiuto con l'amorevole sua Provvidenza, ed insieme chiamar soccorso a tutti i nostri buoni Cooperatori e alle pie e zelanti Cooperatrici.

« Ricordino tutti - scriveva nella recente Lettera Apostolica Nova impendet, sull'attuale gravissima crisi economica, il Santo Padre Pio XI, che Dio ci conservi ancora in multos annos - ricordino tutti, a loro incitamento e conforto, che il Divin Salvatore riterrà come fatto a se stesso quel che noi avremo fatto per i suoi poveri (MATT., XXV, 40) e che, secondo un'altra sua consolante parola, aver cura dei bambini per amor suo è come aver cura della sua stessa persona (MATT., XVIII, 5) ».

« Io non intendo - vi ripeto con Don Bosco - d'esporvi quello che dovreste fare: ciascuno segua quella ispirazione che gli suggerisce il cuore ».

Ma « essendo proprio in eccezionali strettezze insisto con le parole del suo primo Successore, il Servo di Dio Don Michele Rua - non posso trattenermi dallo stendervi la mano, come la stenderebbe un povero in cerca d'elemosina».

Se mi fosse possibile, verrei io stesso a picchiare alle vostre porte, ed « oh! come sarei lieto di salutare ancor una volta quelli di voi che già conobbi e di fare con tutti personal conoscenza. Ma vi assicuro che gli stessi sentimenti di gratitudine di cui mi sentirei traboccare il cuore nel ricevere dalle vostre mani una piccola offerta, li sentirò egualmente nel riceverla in quel modo che vi tornerà più agevole e ve ne pregherò la più ampia ricompensa ».

Pregheremo tanto per voi!

Oh sì! vi posso e vi devo assicurare che noi innalzeremo straordinarie preghiere secondo le vostre intenzioni. Tutti i Salesiani, tutti gli aspiranti missionari, e tutti i nostri cari orfanelli, ogni giorno, imploreranno da Dio le grazie per voi più care e desiderate, interponendo l'intercessione potentissima di Colei, che mai non manca di benedire e consolare i Benefattori delle Opere Salesiane, ed anche quella del nostro amato Padre e Fondatore Don Bosco, il quale, com'ebbe in vita tanta riconoscenza per i suoi Cooperatori, continua a dimostrarla in modo ancor più evidente dal paradiso!

Il Bollettino Salesiano ha voluto comunicarvi che il 1932 è l'Anno Cinquantenario della mia Ordinazione Sacerdotale. Ebbene, vi dirò chiaramente, che ogni volta che mi sarà dato in quest'anno di celebrare il Santo Sacrificio avrò un'intenzione specialissima, o cari Cooperatori, per ciascuno di voi e per le vostre famiglie.

Presso l'antico popolo del Signore l'anno giubilare portava il condono di tutti i debiti. Oh! potessi, implorando ogni giorno all'Altare ogni grazia più eletta per gli amati nostri Benefattori, ottenere almeno in parte il condono degli innumerevoli debiti che la Società Salesiana ha contratto con loro!

Con queste cordiali dichiarazioni e con queste dolci speranze, altro non mi resta che domandarvi un'altra carità, quella delle vostre preghiere, per lutti i Salesiani e per tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè diventino sempre più degni della loro vocazione; e più ancora pregate per me, che, con devota riconoscenza, godo di ripetermi, di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici

Umil .mo Servitore

Sac. FILIPPO RINALDI.

(1) Cir. LEMOYNE, Vita del Ven. Giovanni Bosco, volume 1°, pag. 92 e 101.

Alle Patronesse e Zelatrici Salesiane.

Nobili esempi di attività.

1° Un bell'esempio di generosa attività diedero il passato anno 1931 le benemerite Patronesse Salesiane di FAENZA, che da molti anni sono anche insigni benefattrici dell'Oratorio Festivo che sorge annesso all'Istituto Salesiano di quella città.

Ricorrendo appunto in detto anno il cinquantenario o giubileo d'oro, sia di quell'Istituto che dell'annesso Oratorio, combinarono che la tradizionale distribuzione di pane e salame, solita a farsi nelle principali feste dell'anno ai giovani la mattina dopo la Messa, fosse invece fatta senza distinzione anche tutte le altre feste e domeniche dell'anno. Niente di meglio per i quattrocento e più giovani assidui dell'Oratorio.

Visto il buon esito della cosa, le pie Patronesse, benedicente il direttore dell'Oratorio, deliberarono che tale usanza continui, ben s'intende a loro spese, anche in tutto questo nuovo anno. Come pure continuerà il generoso loro aiuto per la premiazione annuale e altre spese dell'Oratorio, per la chiesa dell'Istituto annesso e per le Missioni Salesiane.

Il Beato Don Bosco, che cinquant'anni fa inviava i Salesiani a Faenza, non mancherà di compiacersi di tanta generosità e di ricompensarla largamente.

2° A BUENOS AIRES, per iniziativa della benemerita Commissione locale delle Dame Patronesse Salesiane, si tenne recentemente nella maggiore splendida chiesa salesiana di quella capitale un grande concerto di musica sacra con elementi tutti d'Istituti Salesiani, a beneficio delle Opere del B. Don Bosco. Vi accorse un pubblico enorme e sceltissimo, con la presenza di alte personalità e di esimie celebrità artistiche musicali.

L'esito magnifico gareggiò con i trionfi dei concerti dati in quella stessa chiesa anni sono, dalla celebre Polifonica Romana di Mons. Casimiri. Tutti i giornali, compresi i più autorevoli, quali La Prensa e La Nación, ne pubblicarono larghi resoconti con i più lusinghieri elogi. Anche l'incasso rispose bene alle premure delle zelanti Patronesse.

3° A ROSARIO DI SANTA FÉ in Argentina le Dame Patronesse Salesiane della Colonia Italiana, larghe sempre di beneficenza per l'Istituto Salesiano locale, con senso cristiano e patriottico promossero nella chiesa annessa allo stesso Istituto, la celebrazione di una solenne sacra funzione la prima domenica del prossimo passato novembre, con intervento affollatissimo d'invitati, del R. Console d'Italia e delle maggiori notabilità della Colonia.

Funzionò S. E. il Vescovo Ausiliare Mons. Harrisón, che terminata la sacra funzione rivolse agli astanti sentite parole di circostanza, esortando la Colonia Italiana a perseverare nella fede cattolica che aveva fatto giganti coloro che sempre l'avevano professata e che aveva arricchito in ogni tempo, ed in ogni regione d'Italia, i templi ed i monumenti con l'arte, indelebile segno di una pietà vissuta.

Il Beato Don Bosco che prediligeva riconoscente l'Argentina, non mancherà di benedire sia le Patronesse di Buenos Aires, che quelle di Rosario di Santa Fé.

UN'OPERA DI CIVILTÀ NELLE FORESTE EQUATORIALI

Segnaliamo ai nostri ottimi Cooperatori un'opera di civiltà compiuta dai nostri missionari nelle foreste dell'Equatore.

Il problema della colonizzazione dell'Oriente.

A parte il lato religioso della conversione dei numerosi indi selvaggi o semiselvaggi che vivono nell'Oriente Equadoriano (1), il problema ha anche un aspetto politico e civile.

L'Equatore per consolidare i suoi diritti sulla regione cerca di fondarvi «Colonie nazionali » e proteggervi in qualche modo anche le Missioni Cattoliche.

I Salesiani hanno nella parte sud-est della Regione Orientale il Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza. Oggi una zona speciale, nel cuore del Vicariato - Mendez - può aspirare con qualche fiducia ai benefici della civiltà in un prossimo avvenire; di anno in anno i coloni si fanno più numerosi, grazie alle iniziative sviluppate colà dai nostri missionari. Di una di queste vogliamo appunto informare i lettori del nostro Bollettino.

Storia retrospettiva.

Bisogna dar merito a Mons. Giacomo Costamagna di aver tratto dall'oscurità cotesta fertile terra. Egli bramava estendere alla regione di Mendez i benefici dell'evangelizzazione, e benchè avesse, oltre Gualaquiza, fondato già la missione di Indanza, pure desiderò estendere ad altri siti il dono della fede.

Nel 1915 mandò a Mendez D. Albino Del Curto, che era allora Superiore della missione di Indanza, in compagnia di D. Torka per esplorare la regione. Da Indanza a Mendez vi erano quattro giorni di viaggio a piedi, che diventavano di più se non era possibile il guado dei fiumi, ingrossati da pioggie torrenziali. I due missionari trovarono in tutta la regione una guarnigione militare di 5 uomini e una trentina di cercatori d'oro disseminati lungo le rive del Namangosa. Uno solo di questi poteva dirsi un colono nel vero senso della parola avendo una capanna e campi coltivati a banane, yuca (mandioca) ed altre coltivazioni. Era questa l'unica popolazione civile, venuta da paesi distanti almeno 100 km. e non aveva neppure il carattere di «permanente», perchè i cercatori vi restavano di solito varie settimane e poi ritornavano alle loro case.

Sparsi nelle valli vi erano i Kivaros, e i due missionari ne trovarono un forte numero (varie centinaia), dei terribili selvaggi, dediti agli sfoghi brutali di odii e vendette. Spiriti superbi, attivi e assai pretendenti; dallo sguardo fiero, penetrante che riguardavano il bianco con diffidenza e sospetto: di cuore duro, insensibile davanti alle necessità altrui. Anche rimune rati, rifiutavano prestare ad altri - il più piccolo servizio, mentre erano assai facili ad insultare chi loro avesse negato il più insignificante favore.

Tale era la regione di Mendez al 1916 quando i primi missionari vi si stanziarono. Vi si trovarono nel più completo isolamento: gli unici posti di rifornimento erano: Macas a 8o km. a nord, piccola colonia pur essa segregata, e El Pan ad occidente sulle Ande, al quale si doveva accedere allora pel sentiero dell'orso ed era considerato eroismo avventurarsi per esso.

I missionari dovettero far tutto da sè, metter mano ogni giorno alla scure per disboscare, costruirsi le case, preparare piantagioni per viveri. La guarnigione militare recava loro qualche aiuto di quando in quando; i selvaggi poco o nulla diedero alla missione.

Una strada fra selve e dirupi.

La vita e lo sviluppo della missione esigeva anzitutto una via di comunicazione col mondo civile, tanto più se si voleva creare in quel luogo un centro di colonizzazione. Ed il nostro Mons. Costamagna dava incarico a Don Albino Del Curto di studiare il tracciato di essa e la sua possibilità.

Subito il missionario si accinse al lavoro ed abbozzò il tracciato Pan-Mendez: la via avrebbe sorpassata l' ultima catena andina all'altezza di 4000 m. sul mare, quindi avrebbe preso la direzione del Rio Negro e del Chupianza per mettere capo a Mendez.

Mons. Costamagna aveva una fede a tutta prova nella Provvidenza Divina e ordinò a Don Del Curto di incominciare i lavori; egli stesso mise in mano il primo aiuto -400 lire per una strada che ne doveva costare assai più di 100 mila!

D. Albino Del Curto, uomo di bella intelligenza e di grande spirito di sacrifizio, si accinse con tenacia all'impresa. Egli intuì la grande importanza che la strada avrebbe avuto per la colonizzazione e civilizzazione delle terre orientali, e ne interessò prima di tutto l'opinione pubblica della nazione e i pubblici poteri; dovette vincere aspre opposizioni e polemiche, ma finalmente vide accettato il suo progetto e la futura strada annoverata fra quelle d'importanza nazionale.

Il Governo prometteva dapprima un contributo mensile; più tardi stipulò con D. Carlo Crespi un regolare contratto per la sovvenzione della strada.

Le difficoltà che l'opera presentava sono facilmente comprensibili: bisognava penetrare nella fitta e oscura foresta priva di sentieri, vincere gli ostacoli di roccie, di terreni franabili, di torrenti. Quanti viaggi e quanti pericoli non dovette incontrare il valoroso missionario; più volte si vide la morte vicina o per la mancanza di viveri o per la natura selvaggia del luogo.

Un giorno chi l'accompagnava per la foresta, vedendo le gravissime asprezze del sentiero, esclamò con spontaneità: « Ni el diablo cuando era joven hubiera pasado por acá = Neppure il diavolo quando era giovane sarebbe passato per di qua ».

D. Del Curto non si scoraggì mai ed ora ha quasi ultimata la sua impresa: due chilometri appena per un terreno non difficile e Mendez sarà raggiunta.

Il ponte sospeso sul " Paute".

Per rendere efficiente la strada, ormai giunta a due km. dalla mèta, era necessaria la costruzione di un solido ponte che allacciasse le alte rive del Paute (o Namangosa), il più importante fiume che, insieme con l' Upano e il Zamorra, forma il Santiago che si getta nell'Amazzoni. Qui si oncentrarono tutte le energie del nostro missionario Giacinto Panchieri, il quale non trovò certo nè facile, nè semplice quel lavoro. Si trattò anzitutto del trasporto dei cavi metallici e delle traversine di ferro; finchè si dovette usare della ferrovia il trasporto fu facilitato dal Governo fino a Huigra, ma di là a Mendez fu impresa da ammattire. Tutto doveva essere portato con bestie da soma e il viaggio, quando andava bene, durava non meno di 10 giorni.

I cavi e le spranghe di ferro presentavano poi un continuo pericolo per le stesse bestie, che sotto la pioggia torrenziale sprofondavano nel fangale fino al ventre; e non poche vi lasciarono la vita. Donde la difficoltà di trovar un numero di bestie sufficienti e di sfuggire ad un nolo costosissimo. La strada poi perchè ancora distante dal Paute, non permetteva alle bestie di giungere fino ai cantieri del ponte; era d'uopo trasportare tutto, nell'ultimo tratto, a spalla d'uomo. Gli operai addetti al trasporto giungevano immancabilmente alla missione con le spalle piagate.

Ma anche il bel ponte fu allestito e inaugurato il 6 settembre dell'anno scorso. Esso ebbe il nome dalla città di Guayaquil, che contribuì alla costruzione con l'offerta di 12 mila sucri (circa 5o mila lire) sostenendo con generosità i missionari salesiani nella loro ardua fatica: ma la spesa complessiva di circa 5o mila sacri fu sostenuta in gran parte dal povero Vicariato Apostolico.

Il bel ponte di 89 m. di luce è campato sulle due alte sponde rocciose a circa 46 m. sul livello normale delle acque, sempre profonde e turbinose. È formato da 6 cavi di acciaio di 24 millimetri, fissati alla roccia delle rive e trattenuti da massicciate di cemento del peso di 40 tonnellate: sulla sponda sinistra il ponte ha un sostegno di rinforzo di altri 6 cavi (3 per lato) di speciale robustezza. L'apertura netta del ponte è di m. 2,5o; è sorretta da traverse di ferro distanti fra loro 2 metri. Sul margine sporgente di queste, sostenute da cavi d'acciaio, corre una specie di ringhiera alta m. 1,20 ai due lati del ponte. Sulle traverse sono fermate tavole di legno incorruttibile di 4 centimetri.

Visto di fianco, dal fondo del fiume, il bel ponte mette un senso di brivido per essere campato a tanta altezza sopra acque vorticose, e fa pensare con ammirazione all'audace coraggio del Panchieri nel costruirlo, senza pure avere a sua disposizione i mezzi perfezionati che l'industria moderna offre nei paesi civili.

Speranze.

La strada e il ponte han richiesto il loro tempo: 15 anni! Frattanto la Missione di Mendez s'è molto trasformata: ai Salesiani si sono aggiunte le Figlie di Maria Ausiliatrice; intorno alle case spiccano parecchi ettari di terreno coltivato a prato, banane, yuca, caffè, canna da zucchero, ecc.

Vi sono scuole per bambini di coloni e di kivari, ospedale e chiesetta.

E presso vi è la Colonia dei civili, che di anno in anno va ingrossandosi e consolidandosi. Oggi le speranze di un raggio di civiltà in quelle terre sono più che mai consolanti, tanto più che anche il kivaro, che pareva inflessibile, si è piegato. E scomparsa in lui la diffidenza che lo separava dal missionario, ed ha con questi relazioni di filiale intimità. Presta il suo braccio per i lavori agricoli e aiuta nelle costruzioni delle case.

Due internati per kivaretti sono oggi sotto, la direzione dei missionari e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e giovani e adulti accorrono alla scuola di religione nei giorni di festa. Attorno alla missione aumentano ogni giorno le famiglie cristiane di quegli indomiti selvaggi e conducono una vita esemplare.

TRIGESIMA DELLA COMPIANTA MARCHESA LAVINIA SCATI GRIMALDI

Giovedì 26 passato novembre nel Santuario Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, parato a gran lutto, celebravasi il funerale di trigesima in suffragio della compianta Presidente del Comitato Centrale delle Patronesse delle Opere del B. Don Bosco, la Marchesa Lavinia Scati Grimaldi.

Vi accorsero numerose le Danze Patronesse del Comitato Centrale, con a capo S. A. R. la Principessa Lydia d'Aremberg Duchessa di Pistoia, Presidente Onoraria del Comitato stesso.

Celebrò la Messa lo zelante Missionario Salesiano della Cina Don Vincenzo Barberis, circondato da numeroso clero e popolo devoto.

La parte in canto fu eseguita dalla cappella musicale della Basilica, coadiuvata da alcuni cantori dell'Istituto Internazionale « Don Bosco ».

La sacra funzione riuscì molto solenne ed edificante.

Accolga Iddio nella sua gloria l'anima benedetta di così benemerita Dama.

R. I. P.

AZIONE SALESIANA

Convegni di Decurioni Salesiani.

La ripresa del movimento salesiano nell'ispettoria che, con sede a Milano, comprende la Lombardia, l'Emilia e la Romagna, quest'anno si è iniziata coi più lieti auspici in quattro riuscitissimi convegni interdiocesani indetti per i dirigenti, i decurioni, cui si associarono larghe rappresentanze di cooperatori e di ex allievi.

Furono tutti diretti dal novello Ispettore, Rev.mo Sig. Don Luigi Colombo e dal Prof. Don Antonio Fasulo che ne fu il regolatore.

Il primo si tenne il 10 novembre, nell'Istituto Salesiano di Brescia, per le Diocesi di Brescia e di Mantova, sotto la presidenza dell'Ecc.mo Mons. Emilio Borgioni, Vescovo Ausiliare.

Il direttore diocesano di Brescia, Rev. Don Ernesto Pasini, parroco di S. Alessandro, ricordò la figura buona e cara del salesiano Don Enrico Casadio volato al premio eterno nell'Istituto Salesiano pochi giorni prima ed alla cui salma i bimbi dell'Oratorio avevano dato fiori e baci.

Mons. Lorenzo Pavanelli parlò di Don Bosco, rilevando nel Beato la fusione armonica della virtù integralmente vissuta colla virtù praticata, la saggezza nel formare fra i suoi stessi educandi degli educatori, continuatori dell'opera sua. Dopo altri rilievi su Don Bosco, fatti dal Rev. D. Giuseppe Schena, si svolse una familiare, viva ed interessante conversazione cui parteciparono parecchi dei presenti.

Ai convenuti, invitati alla mensa salesiana, il direttore dell'Istituto, Don Agostino Desirello, riservò una lieta sorpresa: l'omaggio della novella banda dell'Oratorio Festivo che eseguì, per la prima volta in pubblico, delle belle marce.

Al secondo convegno, tenuto nel Collegio Salesiano di Treviglio, il 17 novembre, ed al terzo, tenuto, due giorni dopo, nell'Istituto

Salesiano di Faenza, partecipò, come rappresentante del Rev.mo Sig. D. Rinaldi, il rev. Don Stefano Trione che portò nelle discussioni la sua nota di praticità ed il suo brio ancor giovanile pur nell'età già veneranda.

A Treviglio, dove erano largamente rappresentate le diocesi di Bergamo, di Crema e di Cremona, presiedette S. Ecc. Mons. Marcello Mimmi, Vescovo di Crema. Inviarono, colla benedizione pastorale, affettuose adesioni l'Em.mo Card. Schuster e gli Ecc.mi Vescovi di Bergamo e di Cremona.

Altre numerose, calde adesioni pervennero al direttore dell'Istituto, Prof. Don Emilio Chesani.

Nell'adunanza, che si svolse agile e piena dalle ore 10 alle 12, la bella, poliedrica figura del Beato Don Bosco fu illustrata con varietà e calore dai direttori diocesani. Don Giuseppe Vavassori, di Bergamo, rilevò lo spirito di sacrificio e d'immolazione del Beato per cui si rese degno strumento della Provvidenza. Mons. Francesco Bossi, di Crema, mostrò in Don Bosco l'uomo della grande unione con Dio e della grande carità verso il prossimo. Mons. Luigi Vigna, di Cremona, additando nel Beato il più grande pedagogista del suo tempo, parlò del metodo di Don Bosco: il metodo preventivo che sostanzialmente consiste nella carità e nel portare il santo timor di Dio nelle anime. Mons. Egidio Bignamini, di Treviglio, rilevò che missione caratteristica del Beato Don Bosco fu l'affermazione del sovrannaturale in un secolo di materialismo. Chiuse la riuscitissima riunione S. E. Mons. Mimmi raccogliendo dai diversi discorsi, come lo spigolatore, un mazzo di buoni pensieri. Disse, fra l'altro, che il clero è e sarà sempre più salesiano: perchè Don Bosco è il santo che più si accostò all'anima del clero e questo, se vuole rispondere alla sua alta missione, deve fare base e centro della sua attività l'apostolato giovanile collo spirito e coi metodi di Don Bosco.

Al Convegno di Faenza, che fu presieduto dall'Ecc.mo Vescovo Mons. Antonio Scarante, parteciparono decurioni di numerose diocesi della Romagna: Bertinoro, Cervia, Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Modigliana, Ravenna, Rimini, Sarsina.

Degne di nota, nella relazione fatta dal direttore dell'Istituto Prof. D. Alfredo Treggia, l'attività spiegata dalle Dame Patronesse a vantaggio del locale oratorio festivo frequentato da una media di quattrocento giovani e la provvida iniziativa di distribuire a quelli poveri e bisognosi, per tutto l'inverno, una refezione giornaliera, con calda, abbondante minestra.

Furono relatori il parroco dei Servi, Dott. Don Lorenzo Alboni, e il Can. Don Vincenzo Liverani.

Il primo illustrò del Beato Don Bosco l'ardente zelo per la salvezza della gioventù, particolarmente per quella più povera ed abbandonata, e i meravigliosi risultati ottenuti collo spirito di dolcezza. Il secondo ne illustrò la franchezza apostolica dimostrata in tutte le contingenze, anche dinanzi ai grandi ed ai potenti della terra, che, per questo, ebbero per lui stima e venerazione.

Chiuse S. E. Mons. Scarante ringraziando l'Istituto Salesiano del bene operato nel primo cinquantenario di vita operosa e rigogliosa a bene dei Faentini e della Romagna e ricordando i due grandi segreti dell'apostolato del Beato Don Bosco: la divozione a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice.

Il quarto Convegno si svolse, in un'atmosfera di elevata spiritualità, nell'istituto salesiano di Modena, il 24 novembre, presente l'Ecc.mo Arcivescovo Abate Mons. Giuseppe Antonio Bussolari. Nell'eletta adunanza erano rappresentate, coll'archidiocesi di Modena, le diocesi di Carpi, Nonantola e Guastalla. Dopo le presentazioni e le comunicazioni fatte dal regolatore del Convegno Don Fasulo, e il saluto rivolto ai convenuti, dal nuovo direttore del collegio Don Giacomo Balestra, ebbe la parola il direttore diocesano di Modena, Mons. Avito Biagi. Narrò che, trovandosi qualche giorno prima, nel pomeriggio, a confessare i minorenni rinchiusi nelle locali carceri di S. Eufemia, ne incontrò uno che gli disse con cinismo che era già la terza volta che entrava in quel triste ambiente e non aveva ancor 16 anni! Dal mortificante episodio il relatore prese occasione di esaltare il provvidenziale apostolato di Don Bosco a vantaggio della gioventù esposta anche oggi, come ieri, a pericoli e a miserie di ogni genere.

Il Can. Armando Benatti, direttore diocesano di Carpi, presentò Don Bosco, come grande suscitatore di vocazioni religiose ed ecclesiastiche.

Il direttore diocesano di Guastalla, Mons. Ausonio Bossi, raccomandò la formazione della coscienza cristiana dei giovani, sull'esempio del Beato Don Bosco. Il Prof. Don Paolo Lingueglia, prendendo lo spunto dall'Oremus del Beato ne mise in luce le virtù caratteristiche: l'amore alla gioventù, la devozione a Maria Ausiliatrice, lo zelo inestinguibile per la salvezza delle anime e, proseguendo, additò in Don Bosco un fulgido modello di purezza, di disinteresse e di attività.

L'avv. Cav. Amorth, prendendo la parola in rappresentanza dei cooperatori, espresse la sua intima soddisfazione per il godimento spirituale che gli aveva procurato la mistica, alta discussione a cui aveva assistito, rilevò che l'influenza del sistema e dello spirito di Don Bosco si sente già come nei programmi scolastici, così negli articoli del nuovo codice penale riguardanti la delinquenza minorile, e fece voti che il profumo del grande Beato possa permeare sempre più largamente ed intensamente tutte le correnti e tutti gli strati della vita civile.

Nei varii convegni i graditi ospiti onorarono la modesta mensa salesiana, che anche gli allievi rallegrarono con canti ed indirizzi di omaggio. Fu, a volta a volta riaffermato ed espresso in nobilissimi telegrammi il senso di affettuosa divozione al Sommo Pontefice e al Successore del Beato Don Bosco.

Conferenze salesiane.

In occasione dei Convegni dei decurioni, il propagandista Prof. Don Antonio Fasulo, che ne fu l'organizzatore e l'anima, tenne delle interessanti ed applaudite conferenze con proiezioni sul Beato Don Bosco e le sue opere: a Treviglio, nel teatro delle Associazioni Cattoliche; a Milano, nel teatro della Parrocchia di S. Giorgio; a Faenza, nell'Istituto Salesiano; a Ravenna, nel teatro del Patronato; a Bologna nel Seminario Regionale e nell'Istituto Salesiano; a Modena, nella sala D. Bosco; a Fidenza nel teatro dell'Oratorio; a Cremona nel teatro Zaccaria; a Crema, nel salone del Seminario e nel salone dell'Episcopio e altrove.

Il nostro grazie ai benemeriti comitati che le promossero, alle Autorità ecclesiastiche e civili che le onorarono della loro presenza e a quanti diedero la loro offerta per le Opere Salesiane.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Carissimi,

Vi faccio i più lieti auguri pel nuovo anno! Vivete sani, studiosi e santi!

Nel vostro zelo per l'Azione Salesiana, leggete anche voi con speciale attenzione la bella lettera annuale del Rev.mo Sig. Don Rinaldi che trovasi in capo a questo stesso Bollettino, e traetene profitto.

Quale altro fioretto dovrò darvi in questa mia prima lettera del nuovo anno?

Eccovelo. - Il Beato Don Bosco soleva diffondere assai la lettura del Bollettino Salesiano, fate anche voi altrettanto.

Mi ricordo di un caro Cappellano di campagna, il quale, da zelante Cooperatore Salesiano, faceva appunto così. Un giorno un ricco signore milanese gli confidava, che aveva in animo di fare della beneficenza a qualche buona opera educativa della gioventù, usa che ne era incerto della scelta. Il pio sacerdote non fece altro che offrirgli a leggere alcuni numeri del Bollettino Salesiano.

Gran Provvidenza! Quel signore si entusiasmò ben presto delle Opere e Missioni Salesiane, si recò a Torino a portare una cospicua offerta a, Don Rua, primo successore del Beato Don Bosco, e fu uno dei più insigni benefattori del grandioso Istituto Salesiano di Milano. Anzi in questo Istituto stesso gli fu dedicato un artistico busto marmoreo, in attestazione di perenne riconoscente memoria a lui quale confondatore. Leggete adunque e fate leggere il Bollettino Salesiano.

Il Beato Don Bosco vi benedica e sia sempre con voi con laa sua celeste Protezione.

Addio.   Sempre vostro affezionatissimo Don GIuLIvo.

Austerità.

Nel mondo oggi si soffre molto. Questa frase dovrebbe perseguitarci come un'idea fissa. Non dovrebbe lasciarci nessun gusto nei nostri piaceri. Come divertirsi, mentre altri soffrono? Come lasciar soffrire i fratelli senza venire loro incontro con l'obolo della carità?

DUE ILLUSTRI VESCOVI DEFUNTI

Mons. ANTONIO MALAN

Vescovo di Petrolina.

Un cablogramma del 29 ottobre da Rio de Janeiro ci recava la dolorosa notizia della morte di Mons. Antonio Malan, avvenuta la sera del 28 nell'ospedale di S. Paolo. Egli si era recato in quella città dopo aver partecipato cogli altri membri dell'Episcopato Brasiliano alle solenni feste per l'inaugurazione della statua di Cristo Re sulla vetta del Corcovado nella baia di Rio de Janeiro. Forse per le intemperie incontrate e il capriccioso clima di quei giorni egli fu collo appena giunto a S. Paulo, da polmonite doppia con complicazioni di nefrite acuta, e dovette essere trasportato il 24 ottobre all'ospedale, dove decedeva il 28 dopo aver ricevuto con grande divozione i santi Sacramenti.

La sua salma, trasferita a Petrolina, fu tumulata nel coro della magnifica cattedrale che egli recentemente aveva costruita.

Quarantanove anni fa, proprio il 29 ottobre 1882, la sua vocazione alla vita religiosa e salesiana veniva decisa in un colloquio con Don Bosco, contrassegnato da una prodigiosa illustrazione del Cielo.

Allora Antonio Malan, giovinetto di 2o anni (era nato a S. Pietro di Cuneo il 16 dicembre 1862), da Parigi, ove dimorava coi genitori, si era recato in Italia per subire la visita militare, ed era entrato nel santuario di Maria Ausiliatrice per assistere alla S. Messa e fare la S. Comunione. Il Beato Don Bosco che celebrava quella mattina all'altare di S. Pietro, finita la Messa, mentre discendeva i gradini per ritornare in sacrestia, vide con grande stupore una fiammella, partirsi dall'altare di Maria Ausiliatrice, attraversare il presbiterio e posarsi sul capo del giovane sconosciuto. Il Beato si fermò un istante a contemplare il misterioso spettacolo e poi proseguì per la sacrestia.

Mezz'ora dopo, mentre in cortile Don Bosco discorreva con un gruppo di ragazzi, vide a due passi da sè il giovane della visione. Un « oh! » gli sfuggì in tono di sorpresa, e staccatosi dal groppo, il Beato mosse incontro al giovinotto, chiamandolo per nome in francese, e continuando a discorrere con lui nella stessa lingua, lo condusse nella sua cameretta. Così Antonio Malan si trovò a colloquio con Don Bosco. Che cosa si siano detto a vicenda, ignoriamo: ma a qualche settimana, di distanza il giovane Antonio Malan entrava nel noviziato di Ste-Marguerite, presso Marsiglia.

Egli lavorò per alcuni anni nelle nostre Case di Francia, e nel 1889 partì per le Missioni Salesiane del Sud-America. Ordinato sacerdote il 25 ottobre di quello stesso anno da Mons. Cagliero, Don Malan rimase fino al 1894 in Montevideo prestando efficace aiuto a Mons. Lasagna.

Sul finire di quell'anno, avendo Mons. Lasagna iniziato l'ardito progetto dell'evangelizzazione degli Indi del Matto Grosso, troviamo prescelti per la grande impresa Don Malan insieme con Don Balzola e Don Solari, che per ciò si trasferirono a Cuiabà : e quando nel novembre del 1895 Monsignor Lasagna perì nel tragico scontro ferroviario di Juiz de Fora, Don Malan, facendo suo il progetto del valoroso missionario, si accinse ad attuarlo.

Ai Lettori del Bollettino sono note le vicende che accompagnarono la fondazione della Missione tra i Bororos, e ci dispensiamo dal rievocarle: ma non possiamo non accennare almeno alla esplorazione ardita che Don Malan fece, in compagnia di Don Balzola, nella pericolosa zona da evangelizzare e al viaggio seguente per accompagnare sul luogo fissato i primi missionari, viaggio proseguito fino alle sponde del Rio Araguaya con un percorso di 2500 km. e durato ben quattro mesi.

Fondate in pochi anni le varie Colonie tra i Bororos, Don Malan spiegò una sollecitudine meravigliosa nel provvederle di tutto il necessario per invogliare i fieri selvaggi alla vita civile: dovette a tal fine fare numerosi viaggi e percorrere le principali città europee in cerca degli aiuti indispensabili per affrettare il progresso tra le tribù che andava conquistando alla fede.

Grazie allo zelo spiegato dall'infaticabile missionario, i Bororos nel 1914 potevano dirsi sulla buona via di essere cristiani e civili, e la Santa Sede, per premiare la mirabile opera di Don Malan e per favorire lo sviluppo della Missione, creava la nuova Prelatura di Registro di Araguaya, costituendone Vescovo Don Antonio Malan, che veniva consacrato a S. Paulo il 26 luglio 1914.

Dieci anni dopo, nel 1924, egli veniva eletto alla nuova sede di Petrolina, una diocesi da creare di sana pianta. Mons. Malan si accinse con coraggio all'ardua fatica e in sei anni riuscì ad organizzarla, facendovi sorgere una magnifica cattedrale, l'episcopio, il seminario, le scuole normali, l'ospedale, ecc.

Or è un anno, passando Mons. Malan per S. Paulo e visitando un Salesiano nell'ospedale ebbe a dirgli con accento di viva sincerità: -Io verrò qui a morire! La profezia s'è avverata più presto di quanto si poteva prevedere: Monsignore a 69 anni aveva una fibra robusta da far sperare tante altre imprese. Abbiamo perduto in lui un uomo di molta attività, di senso pratico e di gran cuore; ma sopravvivranno le sue opere belle che testimoniano lo zelo e la pietà di questo coraggioso figlio di Don Bosco, il cui nome sarà in benedizione.

S. E. Mons. CONFORTI

Arcivescovo-Vescovo di Parma.

Si è spento santamente come visse, nelle prime ore del pomeriggio del 5 novembre dopo breve malattia. Non spetta a noi parlare delle numerose benemerenze come vescovo della sua vasta diocesi e come fondatore dell'Opera Missionaria S. Francesco Saverio. Noi ricordiamo soltanto l'ammiratore devoto del nostro Beato, lo zelante fautore di tutte le opere di catechismi e di formazione giovanile. Protesse ed amò quant'altri mai la Casa Salesiana di Parma ed in cento occasioni, ma specialmente nelle feste di Beatificazione proclamò solennemente tutta la sua affezione e, per dir la sua parola, la riconoscenza per il bene dal Collegio ed Oratorio fatto nella sua città. Del Beato Don Bosco parlava come meglio non avrebbe saputo un suo figlio, mostrando come ne avesse assimilato lo spirito di santità, così conforme alle esigenze dei tempi moderni e lo zelo fattivo e disinteressato per ogni opera di bene. Amico anzi fratello del nostro compianto e non mai dimenticato D. Carlo M. Baratta lo aiutò sempre di protezione e di consiglio nelle difficoltà che ebbe ad attraversare l'opera salesiana in quella città e fu continuo ed efficace sostenitore della celebre Scuola di Religione per studenti di scuole pubbliche, la prima che sorse in Italia. I migliori rapporti corsero sempre tra, i nostri missionari della Cina e quelli di Mons. Conforti che svolgono il loro apostolato in quella immensa e tribolata nazione. La Pia Società Salesiana perde in S. E. Mons Guido M. Conforti un amico e protettore di vecchia data e depone sulla sua fossa, il fiore del ricordo e della riconoscenza. Le nostre preghiere gli affrettino - se pur ve ne sia bisogno - il possesso di quel Paradiso che fu, come per il nostro Beato, lo scopo dell'operosità instancabile di tutta la sua vita. Aveva solo 66 anni.

R. I. P.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 ottobre 1904).

Ogni mese: in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte: 3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Nelle festività:

Gennaio:

1 Circoncisione.

3 SS. Nome di Gesù.

6 Epifania.

10 Sacra Famiglia.

18 Cattedra di S. Pietro in Roma. 25 Conversione di S. Paolo 29 S. Francesco di Sales.

Febbraio:

2 Purificazione di M. V.

22 Cattedra di S. Pietro in Antiochia.

Ricordare che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1) Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopraddette, recitando in casa sei Pater, Ave e Gloria.

Perchè più viva resti tra noi la dolce e santa memoria del SAC. FILIPPO RINALDI TERZO SUCCESSORE DI DON BOSCO la Società Editrice Internazionale - Torino, Corso Regina Margherita, 176, ha posto in vendita, al prezzo di Lire 6, un bel ritratto in fototipia (formato 70 X 48) del compianto Rettor Maggiore.

VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

Il piccolo Seminario indigeno di Rajaburi.

Amatissimo Padre,

Gradirà certo come un regalo la fotografia, che le invio, dei seminaristi indigeni della nostra missione siamese. Il seminario venne aperto l'11 febbraio 1930, anniversario della incoronazione di S. S. Pio XI, umile omaggio nostro al Papa delle Missioni.

E abbiamo proprio fatto come voleva il Beato Don Bosco: prima abbiamo cercato i giovani, i due primi. Poi si è cercato un tavolo, due lettini di legno, una panca; vi si è aggiunto un po' di riso... e avanti in Domino. Dopo due settimane i seminaristi erano sette; al 1° gennaio 1931 erano nove che entravano nel secondo corso ed altri quattro incominciavano la prima ginnasiale.

Non ostante la povertà e la scarsità di personale, mancò nulla a nessuno, e la scuola fu regolare. Ora balbettano il latino e l'inglese, ed alla festa della premiazione scolastica cantarono un inno alla Madonna, mentre uno di loro accompagnava all'harmonium.

Eccoli, amatissimo Padre. Vorrebbero dirle tante cose con il loro sorriso. Ciascuno ha la sua storia; e qualcuno ha sostenuto delle vere lotte per seguire la voce di Dio.

A capodanno hanno avuto qualche regalo. Mentre dicevo il breviario vidi il più piccolo che, alzandosi in punta di piedi, deponeva qualche cosa nella cassetta delle elemosine, davanti all'effigie di Santa Teresa del Bambino Gesù. Feci domandare dall'assistente che cosa avesse fatto ed il seminarista rispose: Ho avuto dieci soldi per i dolci; dovevo ben dare qualche cosa per la Santa Infanzia,

Ieri, ricorrenza mensile di Maria SS. Ausiliatrice, vidi quasi tutti i seminaristi con l'abitino del Carmelo.

Perchè? - domandai.

Il Padre ci ha detto - rispose uno - che oggi, 24 del mese, dobbiamo pensare alla Madonna. E, invece della medaglia che gli altri giorni portiamo per sostituire l'abitino, oggi abbiamo messo l'abitino perchè, vedendolo, ci ricordi di pensare alla Madonna.

Dubitavo che l'assistente avesse suggerito loro quel segno di distinzione, ma fui lieto di constatare che l'idea era nata nella loro piccola testa.

Io sento, coi confratelli, tutta la responsabilità di provvedere la missione di buoni sacerdoti indigeni. Il B. Don Bosco scriveva: per mancanza di mezzi non cessate mai di ricevere un giovane che dia speranze di vocazione; spendete tutto quello che avete, se fa mestieri andate anche a questuare, e se dopo ciò vi trovate nel bisogno, non affannatevi, che la Santa Vergine in qualche modo, anche prodigiosamente vi verrà in aiuto. È quello che noi facciamo. Urge e bisogna provvedere ad ogni costo, perchè qui sta l'avvenire della Mis sione, la costruzione di un seminario indigeno. Noi stendiamo la mano: penserà la Madonna a mandarci qualche anima buona che ci dia i mezzi necessari. Occorrono centinaia di migliaia di lire, ma noi accettiamo anche le briciole!

Chi vorrà assumersi in tutto o in parte la costruzione del seminario Maria Immacolata per il Clero indigeno nella Missione di Rajaburi? Chi vorrà essere patrono di uno di questi seminaristi?

Forse, amato Padre, questi continui ed accorati appelli di soccorso potranno suonare come un ritornello abituale che entri nella natura stessa del Missionario, oppure dare l'impressione che non si faccia abbastanza per suscitare la beneficenza locale.

Lei li sa i nostri sacrifizi, ed io non insisto. Basta ricordare che la carità è un frutto del cristianesimo e quindi la difficoltà di trovarla nelle missioni dove il cristianesimo è sconosciuto. Oh dica Lei una parola per un'opera così santa ai nostri Benefattori.

Noi pregheremo intanto la Madonna nell'attesa fiduciosa.

Sac. GAETANO PASOTTI. Missionario Salesiano.

Lavoro apostolico nell' Equatore.

Macas, 21 Maggio 1931. Amatissimo Padre, Mi trovo in questa Missione di Macas da circa tre mesi. Sono quindi in grado di darle alcune notizie sul nostro lavoro apostolico, notizie che certamente le faranno piacere. Ma prima di far ciò, m'è caro di dirle una parola, suggeritaci dal nostro affetto di figli, per l'occasione della sua prossima festa.

In quel giorno dovrò io cominciare il mio viaggio verso la Missione di Mendez, dove giungerò, camminando tre giorni a piedi. Ricorderò lei, amatissimo Padre, e, perchè Dio la colmi di sue grazie, offrirò i disagi del mio viaggio e le mie preghiere, che procurerò siano fervorose. Così pure innalzeranno a Dio preghiere speciali per Lei tutti della Missione di Macas, missionari e Missionarie, cristiani e kivaros.

La festa di M. A.

Amatissimo Padre, mentre scrivo, i nostri allievi, kivaretti e cristiani, si preparano con entusiasmo a celebrare nel modo più solenne la festa della nostra cara Ausiliatrice. Il 24 è pure festa patria; quindi, oltre alle funzioni di chiesa, che promettono esito magnifico, vi saranno esercizi ginnastici degli allievi, accademia musico-letteraria, in cui si diranno le glorie della Madre Celeste e della madre patria. Abbiamo pure una associazione di giovani, che edificherà in chiesa colla sua pietà e si farà onore co' suoi esercizi di sport.

Ma ciò che più mi riempie l'animo di consolazione si è il vedere i preparativi dei nostri kivaretti e kivarette, per celebrare la loro festa in onore dell'Ausiliatrice, che ormai conoscono ed amano. La celebreranno domani, 22 del mese. Mi commosse l'entusiasmo con cui raccolsero l'obolo per far cantare la Messa per loro e per provvedere la maggior abbondanza di luci all'altare della loro cara Madonna. Vi riuscirono assai bene. Inoltre si prestarono volentieri e colla miglior applicazione ad essere preparati a cantare essi stessi la Messa degli Angeli: i kivaretti dall'orchestra e le kivarette dalla chiesa. Dalle prove che fanno, posso congetturare che l'esito sarà magnifico. Sia benedetta la nostra cara Ausiliatrice pei frutti consolanti che ci fa assaporare.

Impotenza dolorosa.

Di questi kivaretti, un gruppetto lo formano gli interni, il resto è formato da quelli che s'educano presso le famiglie cristiane di Macas, che si prestano a collaborare coli noi per dare a quei poveri figli della selva una formazione cristiana.

Noi non possiamo ammetterne, per mancanza di locale, che otto, e nel piccolo dormitorio stanno a disagio. Se avessimo locale potremmo in poco tempo raccogliere una cinquantina di queste animette e darle a Gesù, facendole degne di Lui, e preparando così, e assicurando l'entrata di questi, oggi infelici, nell'ovile di Cristo.

Altrettanto si potrebbe fare colle kivarette.

Amatissimo Padre, dica ai nostri carissimi Cooperatori e Cooperatrici che per fare opera così bella e così cara al Cuore di Dio, non abbiamo mezzi. Sa il Signore con quanti sacrifici facciamo quel poco che ci è dato di fare! Costa assai al mio cuore di padre di questi poverini il vedermi nell'impossibilità d'estendere loro i benefici della nostra Redenzione.

Per la costruzione dei due asili mi sarebbe necessaria la somma di centocinquantamila lire e per farli soltanto di legno, non potendosi, in questi luoghi, pensare ad altro materiale. Posso sperare l'aiuto dei buoni?

Escursioni apostoliche.

Nel territorio che, come sa, fu annesso, nel passato anno, dalla S. Sede al nostro Vicariato continuammo il nostro lavoro. Il sabato d'ogni settimana vanno colà un sacerdote ed un chierico e due Suore. I kivaros vengono da tutti i dintorni assai numerosi. E vengono non già per ricevere i soliti regalucci, ma perchè si parli loro di Dio e dell'anima. Avvenne un giorno che dopo una spiegazione di catechismo, che durò poco meno d'un'ora, i catechisti si disponevano a partire per catechizzare altri che li aspettavano a due ore circa di strada, da percorrersi, come si sa, a piedi. Al muoversi, quale non fu la sorpresa dei Missionari al vedere tutti quei catecumeni, che avevano ascoltata la parola di Dio, levarsi in piedi e supplicare che continuassero a parlare loro. - Non è possibile, dissero i Missionari; in casa dell' Yakuma vi sono molti che ci attendono. -- In quel momento il cielo, copertosi di grossi nuvoloni, scatenò un acquazzone che impedì di partire.

I kivaros allora: - adesso vedremo se ci lascierete. - E dovettero i Missionari rimanere sul luogo e i selvaggi a gongolare di gioia. Un altro giorno, durante la ricreazione clamorosa nei due cortili, per uomini l'uno e per donne l'altro, fu vista una tigretta sbucare dal bosco.

Fu un correre generale dietro all'animale che scappava e i due cortili rimasero deserti. Come erano le 9 del mattino, ora in cui doveva, come sempre, il Missionario uscire per la santa Messa, si suonò la campana, ben lungi però dal pensare che i kivaros avrebbero lasciata la caccia per assistere al S. Sacrifizio. Sorpresa gratissima. In un momento all'udir la campana, da ogni parte sbucarono i kivaros e riempirono l'umile chiesuola.

In una mia visita che feci colà, i principali fra loro mi si presentarono e, mostrandomi i loro bambini e bambine, - Vedi, mi dissero, tutti questi nostri figliuoli li vorremmo istruiti a modo dei cristiani. Lascia dunque tra noi i Missionari e le Missionarie perchè facciano la scuola. - Faremo così, risposi loro: non avendo Missionari e Suore da lasciar con voi, cercherò ottimi maestri e maestre che s'incarichino di dare ai vostri bambini una formazione assai buona. - No, no, replicarono; o sono Missionari e Suore o i nostri figli lascieranno d'imparare. - Cercai di dir loro le eccellenti qualità dei maestri che pensava di dar loro. Non fu possibile persuaderli. - Solo al Missionario daremo i nostri figliuoli - ripetevano.

Amatissimo Padre: non passo a spiegarle il perche di questo loro rifiuto; ma sì a pregarla di mandarci personale e molto personale per poter raccogliere tanta messe. È indispensabile che quanto prima abbia qualcheduno da lasciare colà per impedire che altri, se tardiamo, vada ad occupare quel campo che tanto promette. E coi Missionari mandi la Provvidenza i mezzi per tante opere che, anche là, saranno indispensabili per ottenere frutti abbondanti.

La visita della " grippe ".

In questi giorni tra kivaros e cristiani apparve la cosiddetta grippe spagnuola. Da per tutto ammalati. Il sottoscritto pure dovette pagare il tributo alla malattia. Fortunatamente si presentò in forma benigna. È un accorrere di kivaros da ogni parte per aver medicine e un correre continuo della brava Suora infermiera per assistere i malati. Pare che lo stregone oggi, colla faina che s'è acquistata la Suora, abbia più poco da fare. E intanto la Suora, e il Missionario con essa, hanno l'opportunità di fare tanto bene a quelle povere anime. Alcuni commuovono davvero colla loro ingenua fiducia nei Missionari che ormai riconoscono come altrettanti loro amici e benefattori. Ciò contrasta col contegno diffidente che tempo addietro mostravano con noi. Deo gratias et Mariae!

Oggi, 21, è morto il kivaro Yakuma, catecumeno da parecchi mesi nella regione di cui sopra è parola, quella cioè che cominciammo a visitare dall'anno testè decorso.

Fin da ieri stettero il Missionario e la Suora infermiera al suo capezzale. Egli stesso aveva mandato a pregare che andassero. La grippe era degenerata in una terribile polmonite. Si disperò di salvarlo. Da cinque giorni non prendeva cibo credendo che tutto gli facesse male. Si diede ordine d'uccidere un'anitra ch'egli aveva. Fattone buon brodo, gliel'offrirono; ma egli non l'accettò. Non gli piaceva?

- Il brodo d'anitra, noi kivaros, non lo beviamo mai; se lo bevessimo causeremmo dei mali ai nostri figliuoli.

Si diede l'ordine di mettere in pentola un pollo. - Il brodo di pollo i kivaros possono prendere e fa loro bene senza far male ai loro figliuoli. - Si riebbe un po'. Vedendo prossima la sua fine, gli si parlò chiaramente che era necessario lasciar questo mondo per entrare in un mondo migliore, in Paradiso. Ma perciò era necessario il S. Battesimo. Fu preparato convenientemente. Ricevuto il Battesimo, parve un altro. Stringeva la mano del Missionario, gli chiedeva il Crocifisso per baciarlo, dava segni d'allegria al parlargli del Paradiso. - Qualche ora prima di morire, parve aver perduto i sensi e non parlava più. Il Missionario, la Missionaria e due figli del moribondo, interni della Missione, si misero in ginocchio e cominciarono a recitare preghiere in lingua kivara. Il moribondo come se si svegliasse dal sonno, all'udire le preghiere nella sua propria lingua, fece uno sforzo e pregò egli pure. - All'una dopo mezzanotte spirò. Immagini la scena straziante in quella casa! La vedova ha sei figliuoli!

Quantunque non abbiamo, come le dissi, locale, ho dovuto disporre che queste povere creature sieno tutte ricoverate nella Missione.

All'uopo si sta allestendo alla bella meglio un piccolo dormitorio che obbligherà i missionari a stare un po' più a disagio. La vedova pure, avendolo chiesto essa stessa con insistenza, sarà ricoverata presso le Suore e si preparerà, come essa desidera, a ricevere il S. Battesimo.

Se avvenisse altro caso come questo, non sapremmo davvero come fare. Dio ci aiuti ad ottenere i mezzi necessari per dilatare locum territorii.

E i bisogni nostri non finiscono qui.

I protestanti fra i coloni.

Amatissimo Padre: m'ascolti ancora e mi perdoni se tanto mi dilungo.

Tra Mendez e Macas si sono stabiliti, da alcuni anni, i nostri fratelli dissidenti, i protestanti.

Nella stessa regione si stabilirono, per trovar da vivere coltivando la terra, parecchi coloni cristiani venuti dalla zona interandina e precisamente dalla provincia di Cuenca. Ottimi cattolici tutti; ma l'ultima volta che fui tra loro dovetti convincermi che, senza la nostra assistenza, sarebbero passati o almeno si sarebbero avvicinati all'eresia. Infatti, parecchi avano chiari segni del contagio patito. Mandai colà D. Stahl. Prima di lui, per educare noi i figli dei coloni che avrebbero altrimenti frequentata la scuola protestante, dovetti mandare colà un'ottima maestra a spese della Missione. Qualcheduno interessato a toglierci questi bambini, volle presentare il nostro locale per la scuola come inadatto all'uopo. Quindi ho dovuto risolvermi a una forte spesa per allestire locali e provvedere oggetti scolastici, ecc. - Noti: la colonia è divisa in due caseggiati distanti l'un dall'altro due ore di strada, s'intende, a piedi. Quindi devo preparare due locali per scuole, due chiesuole, o almeno cappelle, e, oltre alla maestra che abbiamo, cercarne un'altra. Spero nel prossimo ottobre che tutto sia fatto se il demonio non s'inframmette.

E i mezzi per queste opere?

Amatissimo Padre: devo abbandonarmi ciecamente alla Divina Provvidenza. Nella prossima settimana, passando di là, distribuirò vestitini a quei poveri bimbi che fan pietà.

Sono quasi tutti ammalati, questi poveri figliuolini. -- Devo pensare a non lasciar mancare medicine affinchè non si rivolgano, per averne, a chi attenterebbe, nel darle, alla loro fede. Non le dico di più, amato Padre: credo che avrò fatto capire la nostra situazione. E necessario che mi sottometta a qualsiasi sacrificio per progredire anche dal lato materiale (ospedali, dispensari, scuole, ecc.) se voglio avere su tutti, kivari e cristiani, l'ascendente necessario per impedire la perdita delle anime.   (Continua).

La nuova residenza di Ban-Pong.

Amatissimo Padre,

Tre anni or sono il Sig. D. Pasotti inviando a Ban-Pong i primi Salesiani per iniziare l'opera loro, disse press'a poco così: Ricordatevi che a Ban-Pong dovrà sorgere quanto prima un Oratorio come lo voleva D. Bosco!

Giunti sul posto e veduta la residenza e la cappella, che serviva anche da scuola, e saputo che i cristiani non superavano i 15o tra Siamesi e Cinesi, i due Salesiani si guardarono in faccia e in quello sguardo si dissero: Passeranno degli anni prima che qua possa sorgere qualcosa! Invece a tre anni di distanza, Ella vedrà dalla modesta fotografia che, quello che sembrava impossibile, è stato fatto.

Le debbo dire, amato Padre, che a Don Bosco spetta il merito di tutto.

La notizia della Beatificazione di Don Bosco è venuta a scuoterci dalla nostra sfiducia e a infonderci coraggio: abbiamo voluto realizzare il nostro sogno perchè fosse il nostro omaggio al novello Beato, e abbiamo incominciato a pregare Don Bosco perche ci aiutasse nella nostra impresa, che per tanti aspetti ci appariva tanto utile e necessaria per questa cittadina.

Ban-Pong, dopo Rajaburi - capoluogo della provincia - è il più importante centro e mercato di questi dintorni: è situato sulla sinistra del bel fiume Meklong, è unito per ferrovia a Bang Kok da cui dista 8o km. ed è unito pure a Kanburi e Nakhon Pathom da due magnifiche strade automobilistiche. La popolazione va dai 7 agli 8 mila abitanti misti. Bang-Pong era dunque un centro degno di avere un oratorio: e ci mettemmo all'opera, bussando opportune et importune a tutte le porte.

Il Sig. D. Pasotti, allora in Italia, ci ottenne dal Padre Comune, il buon Pio XI, una somma che bastò per le fondamenta dell'edificio: tante altre anime generose seguirono l'esempio del Papa e l'edilizio venne su, bello ed elegante, da essere una delle più belle scuole. Vi sarà difatti aperta la scuola diurna e, accanto a questa, la scuola serale per adulti, con tutte quelle attrattive che sono proprie degli oratori: giuochi, sale di lettura, musica, sport, proiezioni, ecc. Ed ha anche la sua graziosa cappella; una bella aula di metri 9 di lunghezza per 7 di larghezza con veranda accanto e ampi finestroni.

Quando riceverà questa mia l'edificio sarà compiuto e prossimo all'inaugurazione. Esso farà onore a D. Terpin che l'ha disegnato e alla Missione. Ma lascierà a noi l'onere dei debiti che con santa audacia abbiamo incontrato per ultimarlo, sicuri per altro che Don Bosco ci manderà il soccorso generoso di anime buone alle quali interessa il progresso costante della religione cristiana nel Siam.

D. GIUSEPPE, PINAFFO. Missionario Salesiano.

Per le Missioni Salesiane.

Il Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere del B. Don Bosco in Torino, fa caldo appello a tutte le benemerite Patronesse, Zelatrici e Cooperatrici Salesiane, di concorrere con l'invio di oggetti e offerte alla solita annuale Esposizione Missionaria Salesiana, che si terrà anche quest'anno presso la Basilica di Maria Ausiliatrice in Valdocco nel mese di giugno.

Vi attende già assiduamente l'apposita Commissione del Comitato stesso, con a capo l'attivissima Segretaria Signorina Contessa Maria Teresa Camerana, con il rispettivo Laboratorio per la confezione di Paramenti e Lini sacri, e con industriose iniziative per ottenere da Banchi, Ditte Commerciali e altri Enti, denaro, stoffe, medicinali e altre provvidenze per le Missioni del B. Don Bosco.

Dall'Italia s'invii tutto al Rev.mo nostro Rettor Maggiore a Torino. Dalle altre nazioni, s'invii pure il denaro, e il resto si faccia recapitare ai Rev.mi Ispettori e Direttori Salesiani locali, oppure direttamente a quelle Missioni con cui si fosse già in relazione.

Nelle singole Ispettorie Salesiane fuori d'Italia, sarebbe bene che si organizzassero nei maggiori centri, delle identiche Esposizioni locali come quella generale di Torino, con l'aiuto di appositi Comitati, e preparate e accompagnate da relative Conferenze Missionarie.

Il Beato Don Bosco ne esulterà e vi coopererà anch'egli dal cielo. Iddio benedica la santa impresa e ne ricompensi tutte le anime generose che vi offriranno il prezioso loro aiuto.

Torino, 1° dicembre 1931.   Don STEFANO TRIONE.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Il Card. Achille Locatelli all'Istituto Salesiano di La Spezia.

Il 19 ottobre proveniente da Milano e diretto a Roma S. Em. il Card Locatelli volle fare una tappa al nostro Istituto per godere, com'Egli diceva, dell'ospitalità dei figli di Don Bosco, che aveva conosciuto nell'America latina e in altri paesi d'Europa, ove era stato Nunzio, rendendo alla Chiesa alti e preziosi servizi.

Nel nostro Istituto fu ossequiato da S. E. Mons. Costantini vescovo diocesano, dai superiori, e ricevette insieme l'omaggio degli alunni con la lettura d'un vibrante indirizzo. A mensa parlò ammirato e entusiasta delle nostre case dell'America latina rievocando superiori e confratelli che aveva là conosciuto.

Accompagnato dal Direttore fece una breve visita privata all'Arsenale e alla R. Nave « Alberico da Valbiano » e in serata ripartì alla volta di Roma.

Nuova casa salesiana a Yoshen N. Y. - Stati Uniti.

L'arcivescovo cardinale di New York, Patrizio Hayes, si disse lieto ed onorato di benedire un nuovo Collegio di Don Bosco negli Stati Uniti, il 18 di ottobre u. s.

Gli facevano corona presso ad un migliaio di Cooperatori ed amici.

Dopo la benedizione la folla gremì il vasto teatrino, dal cui palco, sul quale predominava la paterna figura del cardinale, vari oratori associarono la loro voce in un inno a Don Bosco educatore.

Tra gli altri il Dott. Enrico Hein preside di uno dei più importanti Istituti di New York, letta una pagina scritta da Don Bosco, giovane sacerdote, sul futuro dei suoi oratori, richiamò l'attenzione dei presenti sul miracoloso sviluppo dell'Opera in un decorso così breve di tempo; del cui sviluppo il nuovo Collegio era un semplice episodio.

Il Cardinale parlò, e lungamente, col cuore sulle labbra: « Vi sono due segni dell'orma di Dio nell'opera di Don Bosco, egli disse tra altre cose; l'enorme espansione mondiale, malgrado la scarsezza di risorse, e l'assoluto adattamento del metodo educativo a diverse regioni e razze, con pieno risultato in ogni parte. Dinanzi a tali segni si deve quasi pensare alla prima divina espansione della Chiesa nel mondo ».

Che la benedizione dell'arcivescovo cardinale di New York sia feconda di frutti nella vita del nuovo Collegio in quel grande paese!

Visita del R. Ambasciatore d'Italia al Brasile.

Il R. Ambasciatore d'Italia al Brasile, accompagnato dalla sua Signora e da autorità, si è degnato visitare il 12 agosto la nostra « Scuola Agricola di Cachoeira do Campo » nello Stato di Minas nel Brasile.

L'attendevano alla stazione di Horgreaves i superiori con alcune automobili per scortarlo all'Istituto, dove i 200 e più alunni erano impazienti di accoglierlo degnamente. La banda della Scuola intonò gli inni della Patria, indi D. Frattini e D. Lane salutarono con patriottiche parole gli ospiti in italiano e in portoghese. Rispose con grande cordialità S. E. per ringraziare tutti, superiori ed alunni, dell'entusiastica accoglienza.

Dopo aver visitato la Scuola Agricola interessandosi della sua organizzazione e del suo pratico sviluppo, il R. Ambasciatore con la comitiva fu a visitare l'Educandato delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dov'ebbe accoglienza non meno entusiasta e gradita. In suo onore si svolse un lieto spettacolo nel salone centrale con declamazioni e musica. Terminato il quale gli illustri ospiti furono invitati ad accettare un pranzo preparato e servito con squisita gentilezza.

Verso le 4 pomeridiane il direttore D. Musso e D. Frattini riaccompagnavano alla stazione gli ospiti, esprimendo loro la più viva, riconoscenza per l'onore fatto all'Istituto Salesiano.

Il " Parco D. Bosco inaugurato a Paysandú.

Leggiamo nel Don Bosco, organo degli ex allievi dell'Uruguay e Paraguay che la Lega dell'Oratorio Festivo di Paysandú ha inaugurato con una festa brillante il nuovo parco dedicato a Don Bosco. Vi presero parte oltre un migliaio di giovani e un numeroso e scelto pubblico cittadino. Concerti di bande, inni e discorsi seguiti da vivacissime gare foot-ballistiche, consacrarono la presa di possesso del parco da parte delle falangi oratoriane, felici di avere un luogo di ritrovo adatto per loro. Ciò fu possibile, grazie alla generosità dei Cooperatori e amici di Paysandú.

Cinquantenario a Trino.

Ricorrendo quest'anno il cinquantenario della fondazione della chiesa e dell'oratorio del Sacro Cuore di Gesù, opera da mons. Silvino Nervi affidata ai Salesiani, si è festeggiata con grande solennità la fausta data.

Dal 2o al 26 settembre il nostro D. Secondo Rastello, predicò l'ottavario svolgendo l'argomento importantissimo della « educazione cristiana della società, della famiglia e della gioventù»: i PP. Giuseppini, Francescani, Domenicani e il Ven. Capitolo di Trino con gara di affettuosa benevolenza all'Opera Salesiana si alternarono nelle sacre funzioni degli ultimi giorni.

La domenica, 27, riuscirono grandiosamente maestose le funzioni pel concorso numeroso, della gioventù maschile e femminile e per l'intervento di S. E. Mons. Montanelli, Arcivescovo di Vercelli, e del Rev.mo Sig. Prevosto, assistito dal Rev. Capitolo.

Le feste, che furono un continuo e grato richiamo alla memoria della grande bontà di Mons. Nervi, si chiusero con un solenne ufficio funebre pel compianto Prevosto e per tutti i Cooperatori trinesi defunti.

La "Khana Jindi" siamese.

È una nuova società fondata dai Missionari Salesiani al Siam, e inaugurata il 20 settembre 1931. Khana Jindi significa: Società dell'Allegria e fu istituita in ricordo della famosa società fondata a Chieri dal B. Don Bosco proprio 100 anni or sono: essa si propone lo stesso fine che aveva quella di Don Bosco, cioè:

1) evitare ogni discorso, ogni azione che disdica ad un buon cristiano;

2) esattezza nell'adempimento dei doveri scolastici e dei doveri religiosi;

3) incoraggirsi vicendevolmente con saggi consigli e con buoni esempi.

La società conta già una quarantina di membri, tutti giovani assidui all'Oratorio Festivo di Bang-Nok-Khuek.

La potente intercessione di Maria Ausiliatrice

Nozze d'argento dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice in Bogotá (Colombia).

Il 24 di settembre passato si celebrò in Bogotá un faustissimo e importante avvenimento: la celebrazione delle nozze d'argento dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Fondata il 2 settembre 19o6 dall'indimenticabile e zelantissimo Padre Antonio Aime, ha vissuto una vita di fervore e di entusiasmo veramente consolanti. Al suo buon spirito si deve se la divozione alla Vergine Santissima di Don Bosco in Bogotà e in tutta la nazione è tanto popolare, tanto sentita, tanto universale. Maria Ausiliatrice è amata in Colombia con tenerezza filiale; le sue feste nella capitale e, possiamo dire in tutte le città e paesi, sono veri plebisciti di amore, di simpatia, di eterna ed illimitata confidenza.

Il tempio del Carmine, annesso al Collegio Salesiano, nonostante sia abbastanza spazioso, fin dall'anno 19o8 fu considerato insufficiente per contenere le migliaia e migliaia di devoti che il 24 di maggio prendono parte ai festeggiamenti della loro amatissima Madre Ausiliatrice. Per questo fin da quell'anno si stabilì e si è mantenuto fino ad oggi l'abitudine di celebrare detta festa nell'ampia e sontuosa Cattedrale Primaria, che ogni anno, nella grande solennità si converte con il benevolo consenso del Venerato Capitolo, in un tempio salesiano dove la Vergine di Don Bosco si compiace di spandere grazie e favori sopra i suoi innumerevoli fedeli.

L' Arciconfraternita si compone di signori e matrone del più alto rango della società. Conta oggi 200 associati e 1.8oo associate.

L'anniversario si è celebrato con pompa e entusiasmo; alle 7 del mattino i devoti confratelli riempivano le navate del tempio per ascoltare la S. Messa celebrata dall'Ecc.mo Monsignor Ismaele Perdomo, Arcivescovo Primate. Alle 9 ebbe luogo la Messa solenne celebrata dal Rev.mo Sig. Ispettore, nella quale tessè le glorie di Maria Ausiliatrice il Reverendo Don Emilio Ferreira, uno dei più rinomati oratori della Capitale; il canto fu a carico della Schola Cantorum del Collegio Leone XIII. Alla sera si organizzò una scelta accademia lirico-drammatica, nella quale si diede lettura con generale gioia del cablogramma del Santo Padre che diceva così:

Nunzio Apostolico - Bogotà. Occasione giubileo Confraternita Maria Ausiliatrice, Santo Padre invia di cuore singoli ascritti Apostolica Benedizione.   Cardinale PACELLI.

Tra i numeri scelti dell'accademia figurano il discorso del R. P. Giuseppe M. Bertola, Ispettore, il quale magistralmente ricostrusse la storia gloriosa dell'Associazione.

Grave minaccia scongiurata. -- Dopo lunghi giorni di atroci sofferenze per la numerosa famiglia, mio marito venne assolto dall'autorità competente da una grave imputazione; e, riconosciuta appieno la sua innocenza, fu ridonato ai cinque figli minorenni, che lo attendevano.

Esprimiamo a Maria SS. Ausiliatrice ed al Beato D. Bosco, da noi invocati con vivissima fede, la nostra eterna riconoscenza, promettendo di pregarli sempre, perché si degnino continuarci la loro efficace assistenza, specialmente nella sistemazione dei nostri affari.

Foglizzo.   CATERINA Rosso-PASSERA e figli.

Una bella grazia. - Una lesione polmonare mi causò una forte emorragia e versavo in gravissime condizioni. Mi rivolsi alla nostra cara mamma celeste Maria Ausiliatrice e al Beato D. Bosco iniziando una novena, e ottenni tosto non solo il totale arresto della emorragia, ma di raggiungere nel periodo di pochi mesi un miglioramento insperato, con aumento di 10 chilogrammi di peso.

A nome mio, di mia moglie e specialmente de' miei tre piccini ringrazio fervidamente la Vergine SS. Ausiliatrice e il Beato D. Bosco e li prego ancora affinché continuino la loro protezione su me e su tutti i miei cari, per la salute dell'anima e del corpo.

Torino, novembre 1931.

Z. R., Tecnico dentista.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

R. P. (Chàtillon) offre L. 5o per una grazia ricevuta dal nipote coll'intercessione di Maria A.

Emma Vannini (Bordignano), per la guarigione da forti febbri ottenuta coll'invocare M. A. e il B. Don Bosco.

Ines Canevali (Capriolo) con la novena a Maria Ausiliatrice ottenne di veder scongiurato il pericolo di un'operazione alla sua bimba di 6 anni.

Una Cooperatrice (Asigliano) avendo il figlio gravemente colpito da tifo, lo raccomandò con preghiere al Beato e con la novena a Maria A.; ed ebbe la consolazione di veder subito declinare l'ardente febbre e guarire il figliuolo.

Clara Tognoli pel buon esito degli esami del nipotino.

Cameroni Adele (Ponzone) per il buon esito degli esami del nipote.

Giangrande Concettina (Piazza A.) raccomandò alla Vergine e al Beato D. Bosco la nipote colpita gravemente da scarlattina, e la vide migliorare rapidamente.

Una Cooperatrice (Milano) per essere guarita da una paralisi leggera, causata da caduta, e ritenuta quasi incurabile.

Burrosa Domenica (Catella Ligure) nella polmonite, da cui fu colpita, ricorse all'aiuto di Maria e del B. Don Bosco e in breve si rimise in ottima salute.

Loda Faustino (Adro) è riconoscente a M. A. per una bella grazia ottenuta colla sua intercessione.

Una Cooperatrice (Cuneo). Una zia, colpita da improvviso malore, dichiarato dai medici apoplessia, versava in gravi condizioni, e peggiorando sempre più venne raccomandata a M. A. e al Beato. Con grande meraviglia di tutti l'ammalata in pochi giorni si riebbe e riprese la sua vita ordinaria.

Rita Civinini (Scano) scrive: Nel decorso aprile, mentre inviavo una mia offerta per una grazia ricevuta, un mio nipotino di cinque anni, ammalato di polmonite, era in stato assai grave. Invocai l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice e del Beato Don Bosco, e subito il piccino incominciò a star meglio.

Raccomandai pure un'amica: la Signora B. Bonciolini colpita da paralisi cardiaca, e mediante l'intercessione potentissima di M. A. ottenne miracolosamente la guarigione.

Maria Benelli (Carpiano) per la guarigione del figlio colpito da forti dolori.

Anselmi C., essendo ammalata e in grave pericolo, per una bronco-polmonite ostinata, ricorse con fiducia alla B. V. Ausiliatrice e al B. D. Bosco, e con meraviglia dei medici curanti, ottenne presto la guarigione completa.

N. N. Per necessità finanziarie mi preparavo agli esami di concorso magistrale, via non mi sentivo in grado di superare con esito felice gli esami data la mia età noli più tanto giovane e dato che da parecchi anni, avendo finito gli studi, non mi tenevo più tanto al corrente delle varie materie. Promisi a Maria Ausiliatrice un braccialetto d'oro a me carissimo e a Don Bosco una parte del mio stipendio. Con mia grande esultanza superai gli esami benissimo, comprendendo l'aiuto dei miei protettori. Non solo vinsi il concorso ma fui in graduatoria fra le prime.

N. N. (Mombercelli). Colta da bronco-polmonite e da pleurite, mentre i medici disperavano che avesse a superare la crisi, si raccomandò a Maria Ausiliatrice e coll'aiuto potente della Madonna scongiurò ogni pericolo.

F. F. (Legnano) per grazia ricevuta coll'intercessione di Maria Ausiliatrice.

Acerbi Amelia per la guarigione della mamma, di età avanzata, da nefrite con complicazioni cardiache, che l'avevano portata agli estremi.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Allasia T., Arcolao P., Anastasi E., Abbracciante M., Audisio L., Avalle Se. D., Amboni Coniugi.

Basso C., Barbero G., Bonacasa A., Bergaglio G., Bertola G., Barlotta A., Bisarnesi M., Bontempelli A., Bocchino T., Beretta A., Bunino O.,

Caffiero C., C. C. (L. 100 per gr. ric.), Conti T., Cantarella T., Corona B., Cardini A., Cesaretti sorelle (per la guarigione del piccolo Nino), Carone D. Fr., Codignola R., Ceresa L. (offre L. 100 in ringraziamento della felice nascita del nipotino), Cimma R., C. A. p. gr. ric., Cosso G.

Dallon D. F., Descalzi L. B.

Franzini A., Fasani G., Filippi A., Ferrero B., Favena P. B.

Gandolfo M. D. (offerta pro Missioni), Gatti S., Grignani P., Gazzola G., Giustini A., Galbasini G. (pel buon esito di un'operazione), Galesi S., Giordano M. V., G. S. (L. 50o pro Missioni Salesiane).

L. S. (Maniago), Lisa M., Ledda A., Lo Cicero S.. Leotta S.

Marangoni T., Mongini U., Mery (implorando una grazia offre I,. 10 per le Missioni), Narazzi G. e A., Marchino E., Martiradonna R., Michelini G., Maffei D., Marson G., Manenti M., Mioni G., Maspes M., Milano R. per gr. ricevuta.

N. N. (Riva Chieri) L. 5 per gr. ricevuta, N. N. (idem, offre L. 10 per Savio D.), N. N. (idem, offre L. 10 pel Beato), N. N. (L. 30), N. N. (Vignale).

Olino B., Oggero C.

Percivalle C., Perino B., Panigati P., Pagliara R., Perucon A., Patera I,. C., Pulvirenti A., Pezzato E., Pini G., Pirola A., Prin M. (per gr. ric. offre L. 150), P. M. per gr. ric. Quintino G. Ragno Z. A., Rivetti C., Rossi R., Riccardi V. e M., Ruschena A., Robbiana M., Rutto G. (per guarigione dal tifo del figlio).

Saracco L., Sciavini N., Scognamiglio M., Sozzi M. M., Scivoletto C., Silva F., Scialpi G., Trivella M., Trucca prof. E., Tomaselli rag. E., Tonello G., Talgoi D. G., Tropeano M.

Ugolini L.

Valtamoli F., Verga C., Vaccarone A., Villareale R.

Zonca C. (per grazia ricev.), Zanello E., Zanocco B., Zerbono G., Ziliotto B. e E.

LA CROCIATA MISSIONARIA

Avvertiamo i generosi sostenitori della nostra Crociata delle Borse Missionarie che le offerte non verranno d'ora innanzi pubblicate di mese in mese sul periodico, come abbiam fatto pel passato, salvo poche eccezioni; ma ad intervalli di due o tre mesi.

Preghiamo inoltre di voler tutti cooperare all'allestimento delle Borse già iniziate: per ragioni speciali non ne apriremo delle nuove, a meno che abbiano una base di Lire 5000. Tutte le somme inferiori che ci pervenissero « per borse di nuova denominazione », le registreremo nella prima della serie « Borse da completare ».

BORSE COMPLETE.

75. Borsa Mons. CESARE GAFFURI fondata dal carissimo Monsignore prima di morire.

76. Borsa SACRO CUORE. fondata da una pia persona di Mondovì.

77. Borsa Don G. B. RINALDI effettuata dagli ex allievi di Faenza con meravigliose industrie e presentata nel cinquantesimo della fondazione dell'Istituto.

78. Borsa Don LUIGI CIPRANDI fondata dagli allievi ed ex allievi dell'Istituto Don Bosco di Verona.

79. Borsa MARIA AUSILIATRICE E D. BOSCO fondata da pia persona perchè la Vergine e Don Bosco benedicano e proteggano la sua famiglia e ottengano a tutti di trovarsi uniti in Paradiso col missionario che godrà la borsa e con le anime da lui salvate.

BORSE DA COMPLETARE.

Borsa Mons. LUIGI VERSIGLIA. - Un sacerdote milanese (versate per una borsa Gesù, Maria, Giuseppe), 500 - N. N. (versate per borsa D. Auto Gianotti Domenico, Barbania), 20 - Cav. Uff. Tallandini F. (versate per borsa Can, Tallandini Lodovico), 100 - Razzini Clelia (versate per borsa Madonna del Rosario di Pompei) 15 - versate da Razzini Giulia, 5o - Patri Annunciata, 5 - Lucotti Maria, 5 (idem), -Modalto Tiberto (versate per borsa (Cattura di D. U. Dalmasso), 100 - N. N. (Dazio) versate per borsa In te, Domine speravi, non confundar in aeternum - Dazio, 5o - Beniamino Pradetto, 30 -- Franco Grottanelli, 5o - Scarrone Margherita, 50 - Forzani Giuseppe ex allievo (per borsa D. Bussi), 25 - A. G. G. (per borsa S. Zita), 25 - Totale L. 14752, 50.

1. Borsa AGRIGENTO (2a) L. 185.

2. Borsa ALBARELLO D. DOMENICO L. 1418. 3. Borsa ALBERA D. PAOLO (3a) L. 1505. 4. Borsa ALBERT MONS. FEDERICO L. 5365.

5. Borsa ANCHIETA L. 808,30

6. Borsa ANES P. L. 1700.

7. Borsa ANGELI CUSTODI (Cuneo) L, 5064.

8. Borsa ANIME DEL PURGATORIO - Severina Narduzzo, 5 - Salvuni Marino, 100 - Arvigo Narcisa, 15 -- Andrea Nastri, 500 - Lazzero Clotilde, io - Totale I,. 15.696.

9. Borsa S. ABBONDIO - Mercede Savodi, 1000 - N. N. in suffragio dei suoi defunti, 20 - Ex allieva S. Teresa di Chierì, 100 - G. C., 100 -Totale L. 1220.

10. Borsa BARATTA D. CARLO L. 5o.

11. Borsa BEATO D. BOSCO (16a). N. N. (Torino) grazie per la dizione caldeggiata, 200 - Soprappiù della Borsa 13a (completata), L. 5880,35 - Ida Bront, 25 - Garaguani Maria, 10 - Concettina Stiro, 10 - Ledda Angela, 5o - Del Zotto Carlo, 25 - Sebastiano D'Urso, 25 - Brig. Fontana Giuseppe, io - Faccioli Luigia, 5o - Rolando Sini, 25 - Luigina D'Aquino, 1o - Vaudano Luin, 25 - Sig.na Margherita Re, 30 - Maurizio Borri, 5o - Milanesi Santina, 15 -Lo Cicero Serafina e Angelo, 10o - Bolatti Maria, 25 - Olivetti Rina, 15 - Tomasin, 10 - Turinetto Candida, 5o - Giani Lucia, io - N. N. (sacrestia), 1oo - Tomasin T., io - Totale L. 676o,35.

12. Borsa B. DON BOSCO (Bari) L. 200.

13. Borsa B. DON BOSCO (Pinerolo) L. 676,70 14. Borsa B. D. BOSCO (Or. Valsalice) L. 165o. 15. Borsa B. ODORICO DA P. L. 1500.

16. Borsa BELTRAMI D. A. (4a) L. 1867

17. Borsa BENEDETTO XV L. 370.

18. Borsa BERTELLO D. GIUSEPPE - D. Francesco Oddone, 100 - Totale L. 19.100.

19. Borsa BONETTI D. GIOV. L. 3100.

20. Borsa BORGATELLO D. MAGGIORINO Provetto Carolina, 28 - N. N. (Tesero), 1000 - N. N. 15 - Rosa Màrquez de Escandón (Messico) 9000 - N. N., 5 - Totale L. 12.054,65.

21. Borsa BOURLOT D. STEFANO L. 12.000

22. Borsa BUON PASTORE L. 1220.

23. Borsa BUON SAMARITANO L. 1670.

24. Borsa CAGLIERO CARD. GIOV. (3a) L. 1172,50

25. Borsa CALCAGNO D. LUIGI L. 1010.

26. Borsa CANTA CARLO L. 10.100.

27. Borsa CARAVARIO D. CALLISTO L. 111o. 28. Borsa CARRANZA PIO QUINTO DE S. JERONIMO L. 106.40

29. Borsa CAVALLI D. G. L. 6o1.

30. Borsa CIMATTI D. VINCENZO (3a) - Rocco Bertotti, 5o - Totale L. 349.

31. Borsa CIRCOLO AUXILIUM L. 1500. 32. Borsa COLLESALVETTI L. 5185.

33. Borsa CONTORTOLA D. A. -Terreni Ivo, i - Totale L. 2119,50.

34. Borsa COPPA M. MARINA (2a) L. 1099.

35. Borsa COPPO MONS. ERNESTO L. 2054.

36. Borsa CORTEMILIA - Mutazzi Adelaide, 50 - Versate precedentemente, 1320 - Serra Giuseppina, 5o - R. P., 25 - Dotta Anselmina, 20 - R. C., io - N. N., 2o - Vero Fiorino, 25 - M. M., 30 - R. G. B., 35 - Rabino Delfina, 25 - N. N., io - R. P., 30 - Berri Giuseppina, 5o - Onesto Giuseppina, 27 N. N., 5 - Dematteis P., Remigio Carazza, io - raccolte, 16o - Totale L. 15.932.

37. Borsa COSTAMAGNA MONS. GIACOMO (2a) - Marucco Angelo, 5 - Totale L. 525.

38. Borsa CRISTO RE (3 a) L. 1095.

39. Borsa DECURIONI D'ITALIA L. 1635. 40. Borsa DEL FAVERO D. GIUS. L. 33041. Borsa DESCALZI D. GIUS. L. 3151.

42. Borsa DON BOSCO (Firenze) - N. N., 2 - Don Verniani, 5o - Totale L. 52227.

43. Borsa DON BOSCO EDUCATORE (2a) - N. N. (Minusio), 25 - Cecilia Rebughi, ioo - Betta Rag. Guido, 10 - Lascurain Garcia A. (Messico), 342 - Totale, 18.516,50.

44. Borsa DON BOSCO FANCIULLO L. 16o.

45. Borsa DON BOSCO, PADRE DEGLI ORFANI - Ricavo vendita libri a mezzo Sig Don Cossu, 11o - Totale L. 590.

46. Borsa DON BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI - Famiglia Aimone, io - Edvige Ivaldi, 5 - Totale L. 564.

47. Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI - Famiglia Magnaghi, 20 - Zavattero

Germania, 5 - L. Rizzi, 20 - Anna Doriguzzi Bozzo, 5o - Totale L. 5660,50.

48. Borsa DIVINA PROVVIDENZA -- Vigani Giuseppe, 15 - Maria Gaspari, 40 - Boglione Francesco, 5o - Totale L. 2795,50.

49. Borsa EMIGRATI ITALIANI L. 545.

5o. Borsa ETERNO PADRE -- Giuseppina Li Gotti con riconoscenza e adorazione, 5o - Totale L. 432.

51. Borsa EUCARISTIA IN PERPETUO L. 2626.

52. Borsa EUCARISTICA DEL PICCOLO SERAFINO GUSTAVO BRUNI (4a) - Bonelli Bianca, 15 - Totale L. 14.518.

53. Borsa EX-ALLIEVI SICILIANI L. 3300. 54. Borsa FERROVIERI L. 70. 55. Borsa CONIUGI FORTUNA L. 1000. 56. Borsa FRANCESIA D. G. B. (2a) L. 270.

57. Borsa FRANSONI MONS. LUIGI L. 11.250. 58. Borsa FRASSATI P. G. (2a). -- Livia Toniatti, 30 - Totale, L. 3025.

59. Borsa FRIULANA L. 5300.

60. Borsa « G. - M. A. - D. B. a - Antonia Toneguzzo, 540 - Totale L. 4630.

61. Borsa CARD. GAMBA GIUS. L. 1150 62. Borsa GARBELLONE GIOV. L. 10.325.

63. Borsa GARNERO CESARE - Garnero Giuseppina, 20 - Totale L. 1495,8o.

64. Borsa GEMMA GALGANI - Sorelle Sacchi e nipote Virginia più volte graziate ad intercessione della cara Serva di Dio, 25 - Totale L. 355.

65. Borsa GENOVESE L. 200.

66. Borsa GESÙ NEL PRESEPIO L. 250,30.

67. Borsa GIRAUDI D. FEDELE M. Luigi Melloni e Anna Ricci Masci, 15 - Clemente Fasoli, 5o - Avv. Michele Dolfatto, 500 - Fernanda Rosati in suffragio dei suoi cari, 20 - Da vari, 247 - Totale L. 13.887.

68. Borsa GIUBILEO E RICONCILIAZIONE, L. 2700

69. Borsa GUIDAZIO D. PIETRO (2a) L. 1015. 70. Borsa GIUDICI D. LUIGI - Bassani Dott. Luigi, 5o - Totale L. 1798,25.

71. Borsa IMMACOLATA L. 16o.

7 Borsa INFANZIA ABBANDONATA L. 3272, 73. Borsa LAJOLO D. AGOSTINO N. N. (2a offerta), 100 - Totale L. 420.

74 Borsa LASAGNA MONS. LUIGI L. 6844,70 75. Borsa LAZIO, L. 6oo. 76. Borsa L'ESEMPIO DI D. BOSCO L. 8oo. 77. Borsa LEONE XIII L. 2000. 78. Borsa LUSTOZA L. 1000.

79. Borsa MADONNA DI CASTELMONTE - N. N. (P.), 50 - Totale L. 1575.

8o. Borsa MADONNA DELLE GRAZIE (Pinerolo) L. 3448,50.

81. Borsa MADONNA DI LORETO - D. Amori Alessandro, 90 - Totale L. 1761,05.

82. Borsa MAFFI CARD. P. L. 15.700.

83. BorsaMA AIA MARGHERITA (2a) -Scuri Giovanni, 5 - Totale L. 685.

84. Borsa MAMME DEI MISSIONARI L. 1075. 85. Borsa MARENGO MONS. GIOV. L. 6743,50. 86. Borsa MARIA ADDOLORATA L. 400. 87. Borsa M. A. in MANILA L. 11020.

88. Borsa M. A. e S. CECILIA - N. N. (Castagnole Piem.), 500 - Totale I,. 1500.

89. Borsa MARIA AUSILIATRICE (24a) - Di Bernezzo Eugenia, 25 - Moraschi Cristina, 6 - Bice Caretta Bertola, 20 - N. N., 25 - Aido Riccardi, 5 - Cominelli Marianna, 5o - Gius. Fusarini, 25 - Lo Cicero Serafina e Angelo, ioo Bolatti Maria, 25 - N. N., 1oo - Masante Carlo, 25 - Coniugi M. S., 6o - Burello Rosina, 20 - Totale L. 9694, 70.

90. Borsa M. SS. di TRAPANI L. 6542.70.

91. Borsa MARTIRI GIAPPONESI ---- D. Carlo Prandi, 100 - Totale L. 9589,60.

92. Borsa MASSAIA CARD. G. - Petronilla Emanuele, 5 - Ferdinanda Ferrero, 5 - Ida Martelletti, 5 - Eugenio Petrino e famiglia, 5 - Dario Emanuel, 2,50 - Angela Navone Coll., 5 - Totale L. 1727,50.

93. Borsa M. MAZZARELLO L. 490.

94. Borsa MEDAGLIA M. - D. RUA L. iooo. 95. Borsa MINELLI AVV. PIO L. 1ooo.

96. Borsa MORGANTI MONS. PASQUALE L. 105.

97. Borsa MARGOTTI STEFANIA e E. TURBIL L. 2025.

98. Borsa NASSO' D. MARCO (2a)-Sorelle Nassò, 5 - Totale L. 5o11.

99. Borsa MONS. NOGARA GIUSEPPE Arcivescovo di Udine - Bortoluzzi Maria, 1o - Di Lenardo Giovanni in morte del figlio Giovannino, 25 -Don Righa G. Battista, 20 - Gaetano Colpi, 5 = Famiglia Loria in morte Antonio Bellina, 20 - Savina Giordani, 5o - N. N., 5 - Totale L. 6385,75

10o. Borsa PAGELLA D. G. L. 3546.

101. Borsa PARROCCHIALE M. A. - Cassette Santuario, 581,5o - Totale L. 3461,65.

(Continua).

NECROLOGIO

Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze

QUAGLIA LUCIA.

In Airasca dopo una vita di 8o anni circa, passati costantemente nel compimento del proprio dovere, ricca di meriti abbandonava la terra per il cielo il 29 ottobre 1931, confortata da una affettuosissima benedizione di Mons. Pinardi. Don Bosco le fu pio consigliere e più d'una volta a Borgo San Martino la onorò della sua mensa. Un mese prima di morire potè realizzare il suo ardente desiderio di venerare le sante reliquie del Beato portandosi di persona alla basilica di Maria Ausiliatrice. Oggi ci arride la speranza che già sia con lui nella gloria del cielo.

Sac. ELMO MERCANDO.

Spirava a 51 anno nell'ospedale di Biella il 24 agosto.

Da 2o anni Prevosto a Ponderano aveva edificato tutti con la sua pietà, col suo zelo disinteressato, e colla sua bontà: tutti lo stimavano ed amavano. Era un vero ministro di Dio! E fu fervido amico delle Opere di D. Bosco.

ROSA MADDALENA SIGNORETTI.

Nella veneranda età di 87 anni, munita ripetutamente dei carismi della nostra S. Religione che sempre aveva praticata in vita, decedeva a Cumiana, circondata dall'affetto dei figli che ne piangono la sua dipartita.

A tutti i figli e specialmente a D. Efisio, Direttore del Collegio D. Bosco di Pordenone, le nostre condoglianze con promessa di preghiere.

Mons. GIUSEPPE CAFFUZZI.

Fondatore e rettore della vastissima parrocchia del Monte Carmelo di New York, nel settembre u. s. volava al cielo a ricevere il premio delle grandi opere compiute. Zelantissimo, fu sempre instancabile pel bene delle anime e particolarmente curò con amorosa sollecitudine i nostri emigrati negli Stati Uniti. Fu amicissimo delle opere nostre. Nella sua ultima, lunga e dolorosa malattia (cancro) diede esempio mirabile di eroica rassegnazione e di squisita carità offrendo i suoi dolori per la salute spirituale delle anime.

FILIPPO FORNASARO.

Spirava a Pirano, largamente compianto da quanti ebbero modo di ammirare la sua alta virtù. Vissuto sempre nella semplicità della fede e dei costumi, compì un prezioso apostolato tra i giovani delle Associazioni Cattoliche e tra i fanciulli della strada che ricercava per istruirli nel catechismo. Zelante Cooperatore salesiano fu il principale artefice del l'Oratorio Festivo. Ai suoi funerali tutte le Associazioni, che si erano onorate di averlo avuto socio, diedero alla sua salma commosso tributo di sincera. e cristiana ricordanza, coi fanciulli dell'Oratorio da lui tanto amato.

MARIA LUISA BOTTARO.

Volava al Cielo il giorno della Commemorazione dei Fedeli Defunti.

Questa compianta nostra Benefattrice, per le insigni e molteplici sue benemerenze verso la locale Opera Salesiana, a buon diritto era chiamata la mamma dell'Oratorio. Non solo infatti erogò parte considerevole delle sue sostanze per l'Oratorio, ma, emulando gli esempi della màdre del Beato Don Bosco, volle pure, colla zelantissima opera sua personale, concorrere per lunghi anni direttamente al buon andamento di questa nuova famiglia del suo cuore e dei suoi prediletti Oratoriani che ella amava teneramente quale una seconda madre.

Alcuni mesi prima che Ella andasse a ricevere in Cielo il premio della sua ardente carità, il Signore le concedette la grande gioia di veder compito il sogno che per tanti anni aveva formato l'oggetto dei suoi più vivi desideri - la benedizione e l'apertura della nuova chiesa salesiana - che Ella con le notevoli sue offerte aveva efficacemente concorso a realizzare.

Sia pace e premio sempiterno a quest'anima eletta e generosa per la quale invochiamo umilmente i più abbondanti suffragi dai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici e dagli affettuosi ex allievi dell'Opera Salesiana.

Barone MARIO COMI.

Cristianamente, come sempre visse, si è spento il 5 nov. in Corigliano d'Otranto nella età di 84 anni.

Galantuomo a tutta prova; gentiluomo perfetto; munifico, impareggiabile benefattore fu una delle più belle figure cattoliche dell'Italia Meridionale.

Alla nobiltà dei natali, alla ricchezza del censo congiunse mirabilmente la nobiltà dei sentimenti cristiani. Divotissimo della Madonna e del S. Cuore di Gesù, fu sempre sollecito di accostarsi ai Ss. Sacramenti ogni primo venerdì del mese e nelle circostanze e feste più belle, offrendo esempio nobilissimo di pietà ai suoi concittadini. Fu mecenate di tante opere buone e fondatore di pie e benefiche istituzioni; ma amò beneficare e largheggiare nella carità in silenzio, con quella modestia e umiltà cristiana quasi temesse di perdere il merito delle opere buone. A questi grandi e nobili ideali cristiani educò la numerosa figliuolanza che il Signore gli diede, con l'esempio quotidiano della sua rettitudine, del suo sano equilibrio, della temperanza in tutto e del suo grande amore alle opere di beneficenza.

A caratterizzare l'animo suo disposato alla carità ed alla beneficenza basterebbe ricordare la bella parola, detta in onore di lui dal Rettore Maggiore, Sig. Don Rinaldi, alcuni anni or sono. Dopo di averlo chiamato esecutore munifico della volontà paterna nei riguardi dei Salesiani, egli soggiungeva: Com'è frequente il caso che l'erede si sente danneggiato nell'eseguire le opere di beneficenza impostegli per testamento, così è singolarissimo che il Barone Comi Mario nonchè sminuirle, cercò di accrescerle e integrarle.

La sua fine fu degno epilogo della sua vita cristiana: rassegnazione edificante, fervorosa pietà, desiderio ardente di Dio furono delle belle rivelazioni nel corso della sua ultima malattia e gli valsero di centuplicare i meriti per l'eternità.

Volle funerali semplici e modestissimi, accompagnati da preghiere: e le ebbe riconoscenti da tutto il popolo coriglianese, specialmente dai nostri alunni dell'Istituto Agricolo di Corigliano, di cui egli fu munifico fondatore e protettore.

Alla famiglia che ne piange la perdita, siano di conforto le nostre preghiere in suffragio e le nostre più sentite condoglianze.

Cooperatori defunti:

AGOSTI PIETRO, Garbana (Pavia).

ANTONIETTI MARGHERITA, Pralungo (Vercelli). ARNUzzI FRANCESCA, Frassineto Po (Alessandria). ASINARI MARGHERITA Magliano Alfieri (Cuneo). BALLOTRINI FRANCESCO, Mede Lomellina (Pavia). BARBALATO D. ANTONIO, Foggia. BERRETTA ANDREA, Trisobbio (Alessandria). BERTUZZI D. LUIGI Arcipr. di Cervignano (Milano). BIANCHI AIDO, Mezzogoro (Ferrara). BECRIONE Not. MARTINO, Graglia (Vercelli). BRACCHETTI GIUSEPPE, Trento. CASTELLANA M.a CONCETTA BUTERA, Vicari (Paler.). CHETONI D. Cosimo, S. Croce sull'Arno (Firenze). CIPOLLA MARIETTA, Villalba (Caltanissetta). CIRELLI GIUSEPPA, Gazzoldo (Mantova). CONFORTI Mons. GUIDO MARIA Vescovo di Parma. CRAMERI MARTA, S. Carlo (Svizzera - Grigioni). DEPEDRO LIBERATA, Poia (Brescia). FARET GRAzIELLA Ved. DE MARTIS, Oristano (Cagl.). FRASCHINA D. PAOLA, Bedano (Svizzera-Ticino). GARRIONF D. LINO, Prevosto di Bianze' (Vercelli). GENNARO CESARE, Torino. GERBAUDO ANTONIO, Cavallermaggiore (Cuneo). GIARDINI CARLOTTA BALDINI, Bagnacavallo (Rav.) GIORDANO TERESA SCANAVINO, Canale (Cuneo). GRASSO ANGELA, Agliano d'Asti (Alessandria). ISNARDI TOMASO, Castagneto (Cuneo). LuINO MICIELE, Volpiano (Torino). MAFFI MARIA, Tavernola (Bergamo). MAUGERI GIUSEPPINA, Tortorici (Messina). MASNERI CESARE, Castelli Caleppio (Bergamo). MORO ALBINA, Origioso (Pavia). NEMBER FANNV PELLEGRINI Brescia. NOIELLI CARLO, S. Giorgio Lomellina (Pavia). PASSERA D. FERDINANDO, Verolengo (Torino). PASTORI LUIGIA, Briga (Novara). PEIRA ELISABETTA, Buttigliera d'Asti (Alessandria). PIGORINI DOMENICO, Vigevano (Pavia). Rezzi PIETRO, Retegno di Fombio (Milano). Rosso MARIA Ved. TESTA, Grana Monf. (Alessan.). RuSCHENA ANTONIETTA, Vignale (Alessandria). SALA Ved. CASATI, Besana Brianza (Milano). SCARRONE CLELIA, Varengo (Alessandria). STAMURA SANTINELLI Ved. GIORGETTI, Osimo. TASCA EMANUELE, Villa Garibaldi (Brasile). TOMEI Comm. GUGLIELMO, Livorno. TORNIELLI Contessa GIULIA, Novara. TORNIELLI Contessa ANNA MARIA, Novara. TORRI EMILIA, Bergamo.

TROGLIA STEFANO, Castellamonte (Aosta). VASCHETTO LUIGIA, Castagneto (Cuneo). VIGLIERCHIO PIETRO, Nizza Monf. (Alessandria). VIGNOLO CATERINA GROSSO, Villafranca P. (Torino). ZAPPA ANTONIO, Villa Romanò (Como).