BS 1930s|1932|Bollettino Salesiano Ottobre 1932

Anno LVI.   1° OTTOBRE 1932 (X)   Numero 10.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO   

SOMMARIO: Tre Cileni alla Casa di Don Bosco. - L'Opera delle Catacombe. - Il Piccolo Clero. - Intorno al Beato Don Bosco. - Dalle nostre Missioni: Tra le tribù della Patagonia - Inaugurazione dell'Università Cattolica di Tokyo - Nella Missione di Saharampur (india) - Rinascita cristiana a Thàvà (Siam) - Il Sac. Don Enrico Riva. - Per intercessione del Beato Don Bosco. - Notizie di famiglia. - La potente intercessione di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.

Tre Cileni alla Casa di Don Bosco.

(Dal Diario di viaggio di don Alejandro Méndez Eguíguren).

TERESA AMUNATEGUI DE MÉNDEZ ha pubblicato nel El Diario Ilustrado del 10 giugno 1930 - nell'occasione del primo anniversario della beatificazione di Don Bosco - un frammento del diario di viaggio che nel 1887 e 1888 fece in Europa suo suocero, don Alejandro Méndez Eguiguren, accompagnato dai suoi cugini don Guillermo Cox Méndez e don Luis Barros Méndez.

Nel loro passaggio per Torino e durante la loro permanenza in questa città, essi ebbero alloggio nell'Oratorio di Don Bosco, di modo che toccò loro la fortuna di vivere al suo fianco e ammirare da vicino l'eletto di Dio, che a quell'epoca irradiava già tutte le virtù che più tardi lo avrebbero fatto degno degli onori dell'altare.

Ecco dunque alcune pagine del prezioso diario:

Torino, 7 dicembre 1887. Un vastissimo agglomeramento di case ci annunzia la vicinanza di Torino. Contempliamo per la prima volta le acque del Po, fino allora conosciute solo sull'Atlante, e alcuni istanti dopo salutiamo con un'acclamazione la capitale del Piemonte, la città di D. Bosco. Che gioia! Ho tanta voglia di conoscere questo santo e sento tale emozione nell'essere poco dopo nella sua casa testimone delle sue meraviglie, che mi paiono compensare tutte le noie e le fatiche del nostro lungo viaggio dal Cile fin qui con questa sola visita. E prima ancora di vederlo già mi pare di sentire l'influenza del santo.

Nella casa di Don Bosco.

Vari Salesiani ci attendono in stazione. Salii in vettura con alcuni di essi e in 10 minuti fummo all'Oratorio, dove Don Bosco fece le sue prime prove, dove soffri tante contradizioni, amarezze e dolori grandi, e dove Dio gli fece pure gustare delle grandi consolazioni.

(I viaggiatori venivano in compagnia di Mons. Cagliero, più tardi Cardinale, che rientrava all'Oratorio dopo una lunga permanenza nell'America del Sud).

Una gran moltitudine di giovani si accalcava schierata all'ingresso, invadendo anche la strada. Discendemmo di carrozza nel mezzo dì quella moltitudine. La carrozza di monsignor Cagliero giunse alcuni minuti dopo e immediatamente la banda intonò le sue briose melodie. Mi astengo dal descrivere questo ricevimento, per me indescrivibile; vi partecipava con tanto entusiasmo il cuore che le parole non possono esprimere. Solo dirò che, oltre a molta gente, vidi molte bandiere e molte lagrime, perchè tutti i volti sfavillavano sotto l'impulso di sentimenti diversi, gioia, tenerezza e felicità, senza alcuna nota discorde in quel bellissimo concerto della religione, dell'amore e della fraternità di tutti i grandi e generosi affetti.

Per una stretta scala salimmo al secondo piano, e in pochi istanti fummo nelle camere occupate da Don Bosco.

Un'emozione mai prima sentita, sino allora latente, mi serrò la gola e mi commosse profondamente. Monsignor Cagliero è già entrato e ci annunzia che possiam seguirlo. Luigi, Guglielmo ed io entrammo insieme nella camera di Don Bosco. Egli stava seduto su un sofà e con gli occhi pieni di lagrime mirava Monsignor Cagliero, che gli era a lato e a cui stringeva fortemente la mano senza profferire parola.

Avvocato... contro il diavolo.

La sua fisionomia era quella di un angelo: giammai la dimenticherò.

Monsignor Cagliero ci invitò presso di lui e ci presentò dicendogli che eravamo tre avvocati cileni. Il gran Servo di Dio sollevò il suo sguardo sopra di noi, mentre ci inginocchiavamo per baciargli la mano. Ci strinse calorosamente la nostra per alcuni minuti e ci guardò con un'espressione indefinibile che non era umana; e in seguito ci significò con voce assai debole che ci sedessimo presso di lui. E ci disse:

- Lor tre sono avvocati? Anch'io lo sono.. ma contro il diavolo: abbiamo lottato molto corpo a corpo, io gli ho dato forti colpi, ma egli pure mi ha frustato crudelmente le spalle; ed ora vedono in che stato miserevole mi ha ridotto...

Il venerando vegliardo è all'estremo delle sue forze: appena può parlare con stento. Tutti lo circondano ascoltando con grande venerazione le sue parole, custodendole come un ricco tesoro.

Il padre dei Salesiani.

Non è possibile dire la devozione che gli professano tutti i Salesiani che lo chiamano lor padre ed hanno in lui una fiducia che non conosce limiti, come ad un oracolo del cielo. Certo la serenità del suo sembiante; il suo sguardo or serio ed ora limpido e penetrante; l'aspetto grave e festoso; il suo gesto espressivo e amorevole; il suo cuore sempre sensibile a tutte le disgrazie e la sua congregazione generosa, aperta incondizionatamente alla gioventù abbandonata; la carità celestiale che arde nel suo petto e traluce nel suo sembiante; lo zelo che anima le sue azioni e la sua parola; l'umiltà che lo fa condiscendente coi piccoli e cogli ignoranti; insomma tutto ciò che forma e costituisce la vita di questo uomo straordinario infonde rispetto e divozione, ispira amore e confidenza, suscita allegria e rivolge lo spirito al bene.

Io non posso parlare di quest'uomo che con venerazione, nè pensare a lui senza pensare allo stesso tempo alla virtù di Dio.

Pane, lavoro e paradiso.

È giunto Don Camillo Ortuzar, sacerdote cileno e novizio salesiano, il quale, appena seppe che eravamo cileni, ci abbracciò con entusiasmo, intrattenendosi con noi in lunga e cordiale conversazione.

Da un mese appena vive la vita salesiana nel noviziato di Valsalice e si trova contentissimo. Dice che la Divina Provvidenza gli ha dato per mezzo dei Salesiani la felicità che desiderava e il riposo che il suo cuore sospirava. Ci racconta che mai aveva pensato di entrare in questa Congregazione; che il suo pensiero da qualche tempo era fisso ai Gesuiti e che lo scopo del suo viaggio in Europa non era stato altro che di entrare definitivamente in uno dei noviziati che i Gesuiti hanno in Spagna. Però prima di effettuare il suo disegno, era venuto a prendere consiglio dall'uomo di Dio, Don Bosco. Questi lo fissò per alcuni istanti e poi gli disse presso a poco così: « Le dico in piena libertà di decidere secondo coscienza; però io le offro in questa casa pane, lavoro e paradiso ».

Queste parole produssero in Don Camillo un effetto magico: egli vide nella proposta il comando di Dio e non dubitò punto. Da quel momento pensò a ciò che mai gli era passato per la mente: farsi salesiano, e non se ne allontanò più. Egli parla di D. Bosco con la stessa venerazione e amore che gli altri salesiani.

Lasciamo Don Bosco molto affaticato e commosso, per entrare nel refettorio; ma pochi minuti dopo il Servo di Dio entra egli pure in refettorio sorretto da due salesiani, trascinandosi passo passo faticosamente. Egli presiede alla mensa avendo alla destra Mons. Cagliero, alla sinistra Don Michele Rua suo vicario generale. E durante la cena Don Bosco parla qualche poco a voce appena percettibile, ma segue coll'occhio la conversazione generale. Finita la refezione, quando Don Bosco ritorna alle sue camere, tutti gli augurano la buona notte e gli baciano la mano rispettosamente.

Il 31 gennaio Don Bosco moriva. I viaggiatori cileni, che già erano in altra città d'Italia, ritornarono immediatamente a Torino per partecipare ai funerali che il diario pure descrive.

Un'Opera stupenda.

Un'Opera stupenda quella delle SEI MEssE celebrate OGNI GIORNO nella Basilica del Sacro Cuore a Roma. SEI MESSE celebrate secondo l'intenzione dei fedeli per le anime loro o per le anime dei loro desunti, per le anime care e per quelle   corrono speciali pericoli.

SEI MEssE quotidiane, assicurate a coloro che, mediante l'umile offerta di L. UNA a testa, si fanno iscrivere alla PIA OPERA DEL SACRO CUORE DI GEsù, fondata per l'educazione della gioventù povera e abbandonata.

L'Opera delle Catacombe.

INIZIO PROMETTENTE. - Da due anni, come ben sanno i nostri Cooperatori, i Salesiani si trovano in Roma alla custodia delle Catacombe di San Callisto, il più celebre e venerato cimitero cristiano della Chiesa primitiva, che tante e preziose memorie racchiude in sè.

Chiamati dalla fiducia del regnante Pontefice Pio XI a succedere nell'importantissima opera ai venerandi e benemeriti Padri Trappisti, i Salesiani nulla hanno trascurato per compiere adeguatamente fin da principio il difficile cómpito loro affidato.

Confratelli provenienti da varie nazioni e che parlano complessivamente ben 18 lingue diverse costituiscono presso le Catacombe di San Callisto un corpo di guide quale nessun altro monumento può forse vantare.

Mirabile esempio dello spirito di adattamento che la Congregazione Salesiana ha ereditato dal Beato Fondatore per ogni opera anche la più singolare di bene. Poichè sono le nostre guide a San Callisto veramente guide salesiane, compiono esse cioè il loro lavoro col desiderio vivo di attuare colà pure integralmente il programma del Beato Don Bosco: Da mihi animas, coetera tolle.

FOLLE DI VISITATORI. - E i visitatori, pure nelle difficoltà del momento, affluiscono numerosi ogni giorno da tutte le parti del mondo. Nè mancano spesso visite illustri, quali nel biennio scorso furono quelle di S. M. la Regina Elena d'Italia e quelle di eminentissimi cardinali, di altri principi stranieri, di numerosissimi vescovi e di altri illustri personaggi di svariate nazioni.

Notevole particolarmente il gran numero di sacerdoti, spesso anche di vescovi e persino di principi di Santa Chiesa, che si recano a celebrare la Messa nelle venerate cripte di quel cimitero, soprattutto nella cripta dei Papi e in quella di Santa Cecilia, mentre schiere numerose di pii pellegrini vi assistono e si comunicano.

Spesso poi vi si svolgono altre solenni funzioni e celebrazioni diverse, specialmente per le feste di Santa Cecilia e di San Tarcisio, delle quali non mancheremo in seguito di informare più ampiamente i nostri Cooperatori.

Ma intanto notiano come un partico> lare lustro sia dato al culto divino nelle Catacombe di San Callisto dalla partecipazione dei nostri chierici studenti di filosofia, che hanno la loro casa sul terreno stesso delle Catacombe e che sovente accompagnano le sacre cerimonie con devoti e scelti canti liturgici.

IL RICORDO DI UNA VISITA. - Ma un ricordo è particolarmente vivo nell'animo dei nostri confratelli di San Callisto e in quanti, conoscitori e amici delle Opere Salesiane, si recano colà in devoto pellegrinaggio: il ricordo della visita che a quelle Catacombe faceva il Beato Don Bosco quando si recò la prima volta a Roma nell'anno 1858.

Egli vi fu ricevuto dallo stesso G. B. De Rossi e vi si fermò l'intera giornata, dalle 8 del mattino alle 6 di sera, visitando ogni cosa con intensa commozione e pregando a lungo.

Avrà preveduto allora il buon Padre, per divina illustrazione, che un giorno i suoi figli sarebbero stati i fortunati custodi e i pii illustratori di quel sacro cimitero? A noi non è dato saperlo; ma certo i Salesiani a San Callisto sentono dal cielo che il Beato li assiste e li benedice nella nuova e nobilissima opera, e par loro che questo abbia da riguardarsi come uno dei più bei regali che Egli dopo la sua elevazione agli onori del l'altare, ha voluto fare alla sua Congregazione.

L'AUGURIO E LA BENEDIZIONE DI PIO XI.

- Ed ecco ora la parola confortatrice e la benedizione del Sommo Pontefice Pio XI, di colui che ha voluto affidare ai figli del Beato Don Bosco il prezioso deposito delle Catacombe di San Callisto.

Egli si degnava il giorno 9 luglio u. s. ammettere alla sua augusta presenza il corpo delle nostre guide, che gli vennero presentate dal nostro Procuratore generale il Rev.mo Sig. Don F. Tomasetti, e nell'atto di impartire l'Apostolica Benedizione diceva loro: È veramente da augurarsi che le Catacombe siano tanto più frequentemente e devotamente visitate, quanto sono più piamente assistite.

Parole preziosissime per noi queste, le quali, mentre contengono un così alto riconoscimento dell'opera compiuta in questo primo biennio, saranno pei Salesiani forte incitamento a sempre meglio adoperarsi perchè veramente le Catacombe di San Callisto siano ognora piissimamente assistite.

E voglia il Signore esaudire la preghiera del suo Vicario in terra e concedere che, com'Egli augurava, esse siano sempre più frequentemente e più divotamente visitate!

IL VIALE PIO IX. - Un magnifico viale di cipressi nel terreno soprastante alle Catacombe mostra in fondo netta e distinta, se pur lontana, la mole michelangiolesca della cupola di San Pietro.

Ne diamo ai lettori una riuscita fotografia, quale ci viene inviata da quei nostri fratelli.

Orbene il viale, che s'intitola Viale Pio IX, ricorda gli anni ormai lontani in cui G. B. De Rossi colà dava principio alle scoperte che ridonarono alla religione e alla scienza le immense necropoli sotterranee della Roma cristiana, ed è fama che in esso l'immortale Pontefice, ancora negli ultimi anni di sua vita, si indugiasse spesso, passeggiandovi appoggiato al braccio dell'illustre archeologo. « Qui, egli disse un giorno, sarà la strada dei papi, attraverso il cimitero dei papi ».

Per noi è questo pure un ricordo carissimo, richiamandoci il Pontefice che favorì e volle il sorgere della nostra Congregazione, e nello stesso tempo la vista della rocca incrollabile u' siede il successor del maggior Piero, ricorderà sempre ai figli del Beato Don Bosco come colà principalmente debba l'opera loro essere compiuta con indefettibile attaccamento al Romano Pontefice.

Intanto fervidamente auguriamo che, come già il suo grande predecessore, anche il regnante Pontefice Pio XI voglia degnarsi un giorno non lontano passare per quella «strada dei papi » a visitarvi e benedirvi di persona l'opera a lui certo particolarmente cara delle Catacombe.

Il Piccolo Clero.

Uno dei mezzi di non lieve importanza nel sistema educativo del B. Don Bosco è certamente il così detto Piccolo Clero, che consiste nell'ammettere a prender parte alle sacre funzioni una numerosa schiera di giovani vestiti di talare, cotta e berretta, come altrettanti seminaristi.

L'uso di chierichetti all'altare per il servizio delle funzioni sacre non è nuovo. Ma il B. Don Bosco non si limitò ai fanciulli o giovanetti; vi ammise anche i giovani di maggiore età, di ginnasio, liceo, scuole professionali, ecc. e ne aumentò il numero fino a formare un'ampia corona a tutto il presbiterio, come nelle Cattedrali quando v'interviene il Seminario Diocesano. Inoltre li costituì in apposita Compagnia del SS. Sacramento con le rispettive conferenze settimanali e regolamenti utilissimi.

È evidente che questo Piccolo Clero così costituito rende più decorose e solenni le sacre funzioni, avvicina e affeziona meglio i giovani alla sacra liturgia e favorisce tra essi le vocazioni ecclesiastiche.

questo sistema il B. Don Bosco lo introdusse non solo tra gli alunni interni dei suoi collegiconvitti, ma anche tra gli esterni e negli Oratori Festivi. Nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino ad esempio, intervengono nel gran presbiterio dell'Altare Maggiore alle solenni sacre funzioni ora gli ottanta giovani del Piccolo Clero degli studenti, ora altrettanti degli artigiani; ma a certe funzioni di tarda sera vi si vedono gli ottanta giovani del Piccolo Clero dell'annesso Oratorio Festivo. Cosa questa assai gradita specialmente ai parrocchiani, perchè le famiglie che frequentano il Santuario veggono con gioia e ammirazione i loro cari figli partecipare in modo così edificante alle solenni sacre funzioni dell'Altare. Inoltre in alcune chiese salesiane, come nella Basilica del S. Cuore di Gesù a Roma, nel gran Santuario del S. Cuore di Gesù in S. Paolo del Brasile e altrove, il Piccolo Clero veste più sontuosamente la talare di colore rosso porpora. Nella gran chiesa salesiana dei Santi Pietro e Paolo in S. Francisco di California i giovani del Piccolo Clero, oltre la talare rossa e ricche cotte, indossano anche i capini rossi o piccole mozzette, e vanno all'altare preceduti da lunga schiera di paggi riccamente vestiti in costume spagnuolo, i quali formano un'elegante corona alla balaustrata, fuori del presbiterio. Tutto questo ben inteso è preparato a spese della Commissione detta delle Pie Dame dell'Altare, oppure a spese delle rispettive famiglie dei singoli giovani.

L'uso del Piccolo Clero, come il B. Don Bosco seppe introdurre nel suo sistema educativo, incontrò presto molto favore anche altrove: parecchi parroci, specialmente ex-allievi del B. Don Bosco, lo introdussero nelle loro parrocchie, con la più entusiastica cooperazione dei fedeli e con plauso dei loro Vescovi Diocesani.

Breve tempo fa l'Em.mo Card. Minoretti, Arcivescovo di Genova, presiedendo in S. Pier d'Arena un'adunanza interdiocesana di Direttori e Decurioni dei Cooperatori Salesiani, affermava che egli era ben lieto ogni volta che in Visita Pastorale si vedeva venire incontro i giovani del Piccolo Clero, le gioie predilette della parrocchia, e raccomandava assai calorosamente questa cara istituzione.

Noi pure a nostra volta la raccomandiamo ai generosi Cooperatori e alle pie Cooperatrici Salesiane, perche la favoriscano e concorrano specialmente a sostenerne le spese.

INTORNO AL BEATO DON BOSCO

Feste nelle selve di Macas.

Questa festa merita un rilievo: è la prima volta che si celebra in quella parte della missione dell'Equatore, abitata da kivaros che rivelano ottime disposizioni verso il cattolicismo. Mons. Comin ci scriveva recentemente delle grandi consolazioni avute nelle ripetute visite da lui fatte a quella missione, posta in modo speciale sotto la protezione nel B. Don Bosco, e ci manifestava la fiducia di più abbondanti frutti se la Provvidenza gli avesse fatto pervenire gli aiuti necessari.

La festa, celebrata il 5 maggio in Sevilla del Oro, nell'intenzione dei missionari fu la prima della serie delle feste liturgiche che essi si son proposti di celebrare solennemente in opposizione alle feste kivare della tzanza, della yuca, del tabacco, ecc. per distogliere i selvaggi dalle loro orgie abituali. Alla festa partecipò la banda del circolo « D. Bosco » di Macas, suscitando nei kivaros entusiasmo indescrivibile.

Il Chierico Rouby - che parla il kivaro come uno dei kivaros ed è tanto amato dai selvaggi che egli istruisce nella religione - ci fa sapere che gli indi di loro iniziativa costruirono la vigilia archi di verzura e di fiori per la processione e ornarono la piccola cappella: poi abbigliatisi secondo il loro costume passarono la notte davanti alla reliquia del Beato, pregando con insolito fervore Don Bosco, implorando il suo aiuto per risuscitare dalle tenebre di morte alla luce della grazia di Cristo.

All'alba della festa le gaie note della banda echeggiavano lontane chiamando a raccolta nella Missione i kivari sparsi nelle foreste, e avvisandoli dell'ora solenne - forse la più memorabile che mai sia suonata per i selvaggi dell'interno equatoriano - della Messa cantata. Per la prima volta venne eseguita la messa del Perosi « Te Deum laudamus » davanti a un pubblico che, quantunque non troppo educato alle melodie liturgiche del grande Accademico d'Italia, pure ne restò affascinato, entusiasmato. All'Offertorio la massa corale dei kivaros cantò l'inno Su concierto han entonado...: che emozione al sentire i cari selvaggi con tutto l'entusiasmo della loro gioia elevare l'inno d'amore al nostro Beato!

La processione con la reliquia fu una vera apoteosi, sotto gli archi trionfali, tra l'ammirazione devota esultante dei kivaros, i quali vollero baciare tutti la santa reliquia dopo la benedizione per dimostrare il loro affetto al Beato e averne la sua grande protezione.

La festa si chiuse coli la premiazione di 34 kivaros più assidui alle istruzioni dei missionari, con vestiti che caritatevoli Cooperatori avevano donato a Mons. Comin, vicario apostolico.

La festa ha lasciato nei kivaros il più soave ricordo e vivissimo il desiderio di assistere ad altre feste come quella.

Don Bosco esaltato negli oratori.

L'ORATORIO S. GIUSEPPE DI ALESSANDRIA ha celebrato la Festa del B. D. Bosco l'8 maggio. La giornata trascorse nella più viva gioia e serenità religiosa. Al mattino i giovani gre mirono l'ampia chiesa parrocchiale di S. Maria di Castello per la Messa, celebrata dal sig. Prevosto, e la Comunione generale. La solennità culminò nella imponente processione che si svolse per le vie della parrocchia con la statua del Beato al canto di lodi ed inni sacri.

Con compiacenza il Beato Padre avrà contemplato tanti suoi figli che inneggiavano a lui, e avrà fatto scendere copiose benedizioni su di essi, sulle loro famiglie e sui benefattori dell'Oratorio.

Il B. Don Bosco ad Aquila.

Per iniziativa di benemeriti Ex-allievi e Cooperatori Salesiani dal 21 al 24 recente luglio si tenne nel Duomo di Aquila un riuscitissimo corso di conferenze sulle Opere e Missioni Salesiane, con l'intervento di S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, delle Autorità Civili e di gran popolo, in preparazione alla fondazione d'un'Opera del Beato D. Bosco negli Abruzzi. Oratori furono i Salesiani Don Rotolo di Roma e Don Trione di Torino, e l'ultimo giorno l'eloquentissimo Arcivescovo Mons. Carlo Salotti Segretario di Propaganda Fide, il quale coronò splendidamente questa predicazione. L'esito fu quanto mai felice, e subito si costituì un forte Gruppo di insigni Benefattori e un numeroso Comitato di Patronesse Salesiane per sostenere l'Opera erigenda.

A Reggio Emilia.

Reggio Emilia doveva ancora tributare al Beato l'omaggio della sua devozione. Fu merito del Rev.mo D. Alberto Salsi, direttore diocesano dei Cooperatori Salesiani, l'aver colto l'occasione della prima Messa del nipote D. Antonio Salsi per celebrare la festa del Beato in San Lenone il 17 luglio, preceduta da devoto triduo predicato dal Rev. D. Bassi, direttore degli Artigianelli.

Molto frequentate le Ss. Messe in quel giorno e moltissime Comunioni. Prima della Messa cantata il novello sacerdote portante la reliquia del Beato fece il solenne ingresso nella chiesa, preceduto dalle Associazioni mentre un'enorme folla di popolo orante faceva ala al suo passaggio. Poi la reliquia fu esposta alla venerazione del pubblico, e alla sera dopo la benedizione i devoti passarono a baciarla piamente.

Alla sera il piazzale prospiciente la chiesa era gremito di devoti e ammiratori accorsi per ascoltare la conferenza con proiezioni luminose sul Beato, tenuta dallo stesso Rev.mo Don Bassi ascoltatissimo.

Il Sen. Santucci e D. Bosco.

Il sen. Filippo Crispolti commemorando su « L'Avvenire d'Italia » la morte del sen. Carlo Santucci avvenuta in seguito a un incidente automobilistico, ricorda che egli « muore nei giorni in cui si compiono gli atti rituali per la santificazione di Don Bosco. Era toccato a Lui come avvocato concistoriale nella prima delle perorazioni coram Pontifice sulle virtù e i miracoli che furono la base della beatificazione, di leggere il discorso. Ma per non so quali incidenti, l'invito a ciò non gli giunse che la sera prima. Forte latinista com'era, improvvisò nella notte la stesura d'un'orazione splendida. E quanto si rallegrò d'aver potuto dare questa testimonianza della propria devozione al santo Uomo piemontese che da giovane aveva conosciuto! ».

Siamo lieti del ricordo, mentre abbiamo compianto la fatale sciagura che spense un uomo quant'altri mai benemerito della Chiesa e della Patria per la saldezza della sua fede e delle sue virtù, e per l'elevatezza del suo ingegno. Raccomandiamo ai nostri ottimi cooperatori preghiere a suffragio dell'anima sua e a conforto della illustre famiglia, inconsolabile per tanta sciagura.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Carissimi,

A certe cave di marmo si presentò un giorno uno scultore, che osservando qua e là, esclamava: «Cerco un santo, cerco un santo!».

Gli fu risposto: « I santi si cercano in chiesa ».

Ma l'amico, scorto un bel blocco, soggiunse lieto: « Ecco il marmo che mi giova per un San Francesco d'Assisi; sarà una splendida statua! ».

Lo comprò, se lo fece portare nello studio e si mise tosto al lavoro.

Carissimi, eccovi al principio di un nuovo anno scolastico e Professionale. Gran problema della vostra vita è la professione, la carriera, la vocazione! Ogni anno che viene è un anno che più vi avvicina alla mèta vagheggiata. Frattanto considerate come lavorino a questo scopo indefessamente le Opere del Beato Don Bosco, sostenute dalla grande carità dei Cooperatori Salesiani di tutto il mondo, coll'istruire ed educare numerose schiere di gioventù studiosa e artigiana per farne degli ottimi professionisti, operai, artisti, sacerdoti, missionari, impiegati d'ogni classe, tutti buoni cristiani e probi cittadini.

Non perdete, amici miei, il tempo; studiate, lavorate, preparatevi un buon avvenire. Inspiratevi anche in questo ai nobili esempi e ai preziosi insegnamenti del Beato Don Bosco. Pregate e lavorate! Dio vi proteggerà.

Cordiali saluti.

Sempre vostro aff.mo D. Giulivo.

Lo spirito.

Il numero, per avere un effettivo valore reale, presuppone un'armonia di volontà. Tutti gli inscritti fra i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane debbono avere la volontà di cooperare, cioè operare insieme al Beato Don Bosco e ai Salesiani, da lui fondati per realizzare un programma. Questa volontà di cooperare è il vero spirito che trasforma in una viva forza il numero..

Il numero.

- Si dice: l'Unione fa la forza!

- Chi oserebbe negarlo?

-- Ebbene; ognuno s'industrii di accrescere la falange della nostra «Pia Unione ».

Quanti di vostra conoscenza, maturi di anni, onesti di costumi e cristiani praticanti, non hanno mai pensato a dare il loro contributo per un'opera di bene! Suggerite loro di farsi Cooperatori Salesiani...

L'azione.

Sostenere con la propaganda, con la preghiera e con mezzi materiali le Opere Salesiane... lavorare nel proprio ambiente con lo zelo e lo spirito del Beato Don Bosco... tendere alle Opere stesse che Egli svolse e preferì: ecco il bel programma d'azione dei Cooperatori Salesiani. Moltiplicarli non vuol dire solo accrescere un numero, ma rafforzare un'idea e sviluppare una più vasta azione di bene per l'umanità e per la gloria di Dio.

VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

Tra le tribù superstiti della Patagonia.

Amatissimo Padre,

La sua bontà paterna mi dà ardimento di offrirle le primizie di una missione fra gli Indi superstiti della Patagonia e farle pervenire il gemito di questa forte razza che va ormai estinguendosi e che nei suoi ultimi aneliti pare elevi a noi un estremo grido invocante soccorso.

Sono i poveri indi Tehuelches della Pampa e della Cordigliera, gli Onas della Terra del Fuoco, i Jaganes e Alakalufes dei canali e dello stretto che implorano chi li aiuti e li salvi.

Esistono ancora Indi?

- Esistono ancora Indi nella Patagonia e Terra del Fuoco?

Vi è chi risponde che ve ne son più, o se ve ne sono, sono in numero così esiguo che non interessa occuparsi di essi. In realtà esistono, sebbene in numero ridotto e in via di continuo esaurimento, cosicchè fra pochi anni saranno forse del tutto estinti. Le statistiche e il censimento, sia del Cile che dell'Argentina, dànno vari raggruppamenti di Indi nelle Isole della

Terra del Fuoco, nei Canali, e specialmente nella Cordigliera e nella Pampa della Patagonia (dove occupano una zona propria): ma la statistica degli Indi è forse inferiore al vero, perche in generale gli Indi sono diffidenti e amano piuttosto nascondersi che declinare il proprio nome.

Nel territorio della nostra Missione - senza parlare degli Onas della Terra del Fuoco, raccolti nella missione di Rio Grande e pochi altri sparsi nelle vicinanze del Lago Fagnano - vi è un concentramento di circa 75 Indi Jaganes a Navarrino-Bahia Magallanes, di fronte a Ushuaia, che furono nel passato anno visitati dal P. Raham, benedettino, professore di biologia all'Università Cattolica del Cile, e dalle autorità civili e militari di Magallanes che distribuirono loro dei soccorsi. Altri gruppi più numerosi di Alakalufes sono sparsi lungo lo stretto e nei canali di Ultima Speranza e lo stesso governo cileno ha già decretato di riunirli e civilizzarli.

Nel Territorio di Santa Cruz sono riconosciuti tre raggruppamenti di Tehuelches, che contano ciascuno un centinaio di individui: uno al lago Cardiel (forse il più numeroso), un altro tra i laghi Viedma e Argentino (visitato quest'anno dal Sac. D. De Agostini che non potè fermarsi il tempo necessario per battezzarli, pur avendo dato a 25 di essi la grazia del Battesimo), un terzo nella Riserva Tehuelches, fra Gallegos e Santa Cruz, senza contare altri piccoli gruppi dispersi nella Cor digliera che forse mai ricevettero la visita del missionario.

Quest'ultimo gruppo che dista circa 40 leghe da Gallegos è il più vicino a noi e fu visitato in questi giorni dal sottoscritto in compagnia di Don De Agostini e di Don Cassera, allo scopo di conferire il Battesimo ai bambini e agli adulti che ancora non l'avessero ricevuto.

La vita dei Tehuelches.

In un territorio di circa 20 leghe di sterile pampa sono raccolti quasi un centinaio di Tehueiches, frammisti ora ad alcuni elementi cileni ed argentini, che versano in condizioni deplorevoli sia materiali che morali.

In massima parte vivono tuttora nel toldo tradizionale, fatto con 6 oppure 8 pali piantati nel suolo e coperto di pelli di guanaco; i più modernizzati abitano tende da campo e i più progrediti in costruzioni di legno foderato di latta e fango disseccato. Il toldo misura circa da quattro a otto metri quadrati, è aperto da un lato ed ha sempre nel centro il fuoco acceso. Di notte per coricarsi gli Indi distendono per terra alcune pelli di guanaco o di pecora, e si gettano sopra alla rinfusa fanciulli e adulti e animali. Talvolta in uno stesso toldo vivono due o più famiglie.

Nel tempo della caccia, che dura pochi mesi, i Tehuelches conducono una vita nomade per la Pampa in cerca. di guanachi e struzzi che formano la loro risorsa per tutto l'anno. La caccia è abbastanza rimunerativa, calcolata sulla media di circa 200 guanachi per cacciatore. Il resto dell'anno si passa nel toldo quasi in ozio; gli uomini si occupano nel domare cavalli e preparare boleadoras con pietre rotonde ricoperte di cuoio: è questa pressochè l'unica arma usata nella caccia. Le donne cuciscono con nervi le pelli di guanaco, ne formano manti che dipingono a colori nella parte interna, oppure eseguiscono lavori di ornamento, come anelli, catene, orecchini, cinture, pendenti in cui sanno incastrare mirabilmente delle monete di argento. Questi oggetti, bèn riuscii, sarebbero interessanti pel nostro museo missionario.

Il vitto degli Indi è quanto di più miserabile si possa pensare: consiste in carne di cavallo arrostita con un poco di mate, che ottengono dai mercanti che di tanto in tanto fanno loro visita cambiando le loro mercerie con pelli di guanaco.

Non vestono quasi più al modo antico: solo i più vecchi conservano l'abitudine di indossare il manto di pelle di guanaco ma col pelo aderente alla persona, mostrando così il rovescio dipinto a colori vivaci; le donne ricoprono la persona con una specie di lenzuolo che scende fino ai piedi, ma non trascurano gli ornamenti a cui sono molto attaccate.

In fatto di morale e di religione i Tehuelches lasciano assai a desiderare: alla loro naturale depravazione hanno aggiunto tutti i vizi dei cristiani com'essi chiamano i civilizzati. La tubercolosi fa tra essi una vera strage, specialmente tra i giovani, che ne sono in gran parte infetti: il malanno si è sviluppato coll'abuso dell'alcool, con la denutrizione e con i vizi. Benchè in gran parte siano stati battezzati, pure per l'impossibilità di avere un'istruzione religiosa adeguata, ben pochi sanno di religione e neppure far bene il segno di Croce. Anzi si vedono nelle loro consuetudini dei veri atti superstiziosi, come quello di uccidere sulla tomba del defunto tutti gli animali che gli appartennero, privando così la famiglia di una risorsa e accrescendo la sua miseria.

Povera gente! Dal 1926 non avevano più visto il sacerdote: l'ultimo a visitarli fu il missionario D. Valente che dovette limitare il suo soggiorno fra essi a due giorni. Prima erano stati visitati nel 1914 da Don Crema. Alcuni vecchi ricordano ancora Don Borgatello, Don Beauvoir e specialmente Mons. Fagnano, da essi chiamato il Capitano buono.

Missionari e mezzi.

Che si può fare per essi?

Si dimostrano docili e desiderosi di imparare la religione; ma occorrono missionari che possano più spesso visitarli e trattenersi più a lungo fra loro. Oltre a questi selvaggi, esistono assai lontano dalla costa delle popolazioni civili abbastanza numerose, che reclamano l'opera del missionario: e noi siamo troppo in pochi per soddisfare a questi grandi. bisogni:

Preghino i nostri ottimi Cooperatori per le vocazioni missionarie, e le sostengano con la loro carità.   Don VITTORIO ROTTICCI.

Inaugurazione dell'Università Cattolica di Tokyo.

Il 14 giugno si compiva nella Jochi-Deigaku (Università della Sapienza) la cerimonia dell'inaugurazione con l'intervento del fior fiore dell'elemento cattolico e ufficiale. Il Rev.mo Delegato Apostolico benedisse i nuovi locali e celebrò la Messa Pontificale, alla presenza del Decano del Corpo Diplomatico, dell'Ambasciatore di Germania, del Delegato del Ministro della P. I., dei rappresentanti di tutti gli Ordini religiosi, ecc.

Fine che si propone l'Università.

Lo espresse chiaramente nel suo discorso il Dottor Hoffman, dicendo: «Porta il nome di Università Cattolica, sebbene non esista in essa la facoltà teologica, perchè sarà sempre la rappresentazione scientifica della Chiesa Cattolica nel Giappone... La dottrina cattolica è l'unica che ha una soddisfacente e definitiva risposta per tutti i gravi problemi della vita umana; la morale cattolica è l'unica efficace per la formazione del carattere; e non si oppongono tutto ciò che di buono e lodevole si trova nei costumi e nella cultura del popolo giapponese. Altro scopo dell'Università sarà quello di introdurre la cultura occidentale che è stata e seguita ad essere così stimata nel Giappone ».

Tre dichiarazioni autorevoli sono particolarmente atte a conferire all'Università Cattolica un alto significato di valore; e sono: quella del Ministro dell'Istruzione Pubblica del Giappone, Sig. Ichiro Hatayoma, espressa in queste parole: - Ho la speranza che questo istituto servirà ad infondere un nuovo spirito nelle Università; -quella del decano del Corpo Diplomatico Barone De Bassemeierre, Ambasciatore del Belgio, che disse: - Essendo stato educato dai Gesuiti di Bruxelles, mi compiaccio poter manifestare pubblicamente l'affettuoso ricordo che sempre mi è rimasto di questa illustre Compagnia di S. Ignazio di Loyola; - la terza è del nuovo Ministro degli Esteri tedesco, Von Neuzath, che telegrafò: - In nome del Governo del Reich trasmetto all'Università Cattolica di Tokyo in occasione della sua inaugurazione i migliori auguri di futuro successo...

Storia e dure prove.

L'iniziativa di una Università Cattolica nel Giappone si deve a San Francesco Saverio; però solo 40o anni dopo, fu attuata l'idea, raccolta dal Cardinal O' Connell di Boston e approvata da Pio X nel 19o5. Infatti a questo scopo i Gesuiti si recarono a Tokyo nel 19o8. Edificarono due grandi padiglioni che inaugurarono nel 1913 con 20o alunni. Dopo poco tempo però scoppiò la guerra europea e per mancanza di risorse l'opera fu paralizzata. Più tardi perdette il carattere ufficiale per non poter pagare il deposito che lo Stato esigeva per mantenere questo titolo; e per questa causa gli alunni diminuirono a soli 40. Il gran terremoto del 1923 la distrusse, recando danni per più di mezzo milione di lire. Si ricostrusse parzialmente e nel 1929 si approvò il nuovo progetto dell'Università or ora inaugurata.

L'edificio grandioso è in cemento armato e granito: ha quattro piani, con giardini, spaziose aule, sale di professori, salone parlatorio, salone di proiezioni, refettori, dormitori, libreria, biblioteca con 40 mila volumi, sale di ginnastica, ventilatori, riscaldamento centrale, ascensori e telefoni automatici, 24 orologi elettrici mossi da una centrale, ecc...

Corsi di studi.

Vi è la facoltà di letteratura, divisa in due sezioni (sezione di letteratura e sezione di filosofia) che fornisce il titolo di « Bungakushi » (Dottore).

La facoltà di commercio, pure con due sezioni (commercio propriamente detto e la sezione di economia politica) conferisce i titoli di « Keizagakushi » o « Shogakushi ». Gli studi durano tre anni.

Vi è pure il corso preparatorio che dura due anni. Il numero di alunni è limitato; per le facoltà non può oltrepassare i 360 e per il corso preparatorio i 240 alunni.

Esiste pure nell'Università Cattolica La scuola di giornalisti con un numero limitato di alunni (180). Dura tre anni ed ha il medesimo programma di materie delle scuole omonime di Londra, Monaco e Nuova York, diviso in quattro sezioni: sezione politica, sezione sociale, sezione economica e commerciale e sezione d'arte, letteratura, corso di criminologia, sport, cine, teatro, ecc. Esistendo nel Giappone 1.200 periodici, con 15 milioni di lettori, è da sperare che si otterranno ottimi risultati dal funzionamento di questa scuola.

Scuole di lingue.

Si dànno inoltre lezioni di tedesco, inglese, portoghese, spagnolo, francese, latino e greco. La durata dei corsi è di due anni.

I cattolici del Giappone sono orgogliosi e soddisfatti del grande passo che ha fatto la Chiesa, aprendo un gran centro d'insegnamento universitario nella capitale del Giappone; tutte le religioni, qui in fiore, ostentavano le loro scuole e lo Stato e i privati ne mantengono altrettante ben organizzate. Nella sola Tokyo vi sono 15 Università: 2 ufficiali dello Stato: 3 ufficiali private: 10 private non ufficiali, con un totale di 1669 professori e 25.370 alunni.

Ecco dunque le caratteristiche principali di questa grande opera, alla quale auguriamo il maggiore successo nel campo scientifico e nel campo religioso, a gloria della Chiesa e della attivissima Compagnia di Gesù.

Sac. PIETRO ESCURSELL Missionario Salesiano.

Nella Missione di Saharampur (India).

Amatissimo Padre,

Il nostro lavoro ha qui un duplice scopo: mantenere nella fede e nella pratica delle virtù cristiane quelli che già son cattolici (Europei, Angloindiani e nativi), e conquistare nuove anime al Signore.

Per il primo scopo ci sono state di grande aiuto le ricorrenze della settimana santa e della Pasqua, della festa del B. Don Bosco e del mese di Maggio dedicato a Maria Ausiliatrice. Ciò che specialmente ha dato a tutti i cristiani un più vivo entusiasmo, è stata la solenne processione di Maria A. accuratamente preparata e splendidamente riuscita. Una processione così bella non s'era mai fatta in Saharampur, e tutti si prestarono per aiutarci, persino i protestanti che vi parteciparono in buon numero portando la loro candela accesa, come i cattolici. La maggior parte dei miei parrocchiani ha firmato poi la domanda perchè venisse stabilita tra loro la Confraternita di M. A.; e sono proprio lieto che la prima domanda che ho da rivolgere al nuovo Rettor Maggiore sia per questa istituzione canonica, che dilaterà sempre più la devozione alla grande nostra Protettrice.

Attualmente stiamo celebrando con fervore il mese del S. Cuore; le funzioni si compiono di buon mattino perchè il caldo è molto forte (varia da 43° a 45° all'ombra) nel resto della giornata: vi sono stati casi di morte per insolazione, ma ci confortiamo pensando che è vicino il luglio, l'epoca dei monsoni e quindi delle pioggie che metteranno fine ai grandi calori.

E lavoriamo pure con tutto l'impegno per convertire alla fede i poveri pagani Chamars, molto poveri e relativamente puliti. I nostri sforzi pare siano benedetti da Dio perchè già siamo riusciti a entrare in sette paesi e diamo istruzione religiosa a 50o e più di questi nativi. Molti altri domandano di esser istruiti, ma ci mancano le forze per compiacere tutti.

Il catechista mi porta ora un'altra bella novità: ed è che in una riunione di Chamars, alcuni altri villaggi - nei quali mai siamo stati ma che pure ci conoscono per quello che hanno visto e sentito di noi - avrebbero deciso di accettare la nostra religione. Si tratta di oltre 4000 abitanti. Certamente non c'è da accettar tutto ad occhi chiusi: però la cosa ha un carattere di serietà. Gli High Vast Hindù o proprietari delle terre dove lavorano i nostri Chamars vorrebbero trarre a sè questo popolo per disporre del loro voto nelle future elezioni pel nuovo Stato dell'India, ma i Chamars non ne vogliono sapere: per tale divergenza infinite sono le angherie dei proprietari verso questi poveretti e anche verso di noi che li proteggiamo contro i loro soprusi. Solo ieri ho dovuto visitare tre villaggi e ricorrere al Magistrato per sistemare vertenze tra proprietari e lavoratori; questi vedendo l'interesse nostro per la loro causa si avvicinano sempre più a noi.

Se avessimo molti e buoni catechisti, e mezzi per costruire scuole e cappelle che bella messe potremmo raccogliere; ma purtroppo dobbiamo andare a rilento e sciupare molto tempo.

Le preghiere e gli aiuti dei nostri benemeriti Cooperatori, con la grazia di Dio, ci aiuteranno a realizzare i nostri disegni e procurare al Signore e alla Chiesa un buon numero di ferventi cristiani.

Saharampur, giugno 1932.

Sac. ENRICO RAYGASSE. Missionario Salesiano,

CASSETTA-CAPPELLA a cui si apporrà in una larga il nome della persona o delle persone offerenti

Cassetta in legno con Tabernacolo . . . L. 350 Piviale e velo omerale    » 260 Due pianete a doppio indritto e stola » 300 Càmice, cingolo e rocchetto . . . » 65

Tre tovaglie di tela lino    » 40 Piccola biancheria per la S. Messa » ¢0

Pietra sacra    »   20

Calice coppa d'argento    » 90 Pisside e teca pel SS. Sacramento . . » 67

Raggio per la Benedizione    »   77

Turibulo e navicella    »   75

Vasetto per Olio Santo    »   33 Crocifisso, candelieri, ampolline . . . » 15 Asperges, scatola ostie, cartegloria . . » 33

Messaline e porta-messale    »   55

Lampadina e campanello    » 20

Totale   . . , L, 1500

Rinascita cristiana a Thàvà (Siam).

Amatissimo Padre,

Dico il vero! Vorrei che le fotografie, che unisco a queste brevi note, potessero parlare come parlavano a noi i gruppi viventi, nel tempo del loro soggiorno e prima di ritornare ognuno alla sua umile casetta.

Thàvà! La ricorda la residenza men che modesta e la modesta chiesetta dell'Ausiliatrice. Contò fino a mille cristiani nei tempi della sua maggiore floridezza, ed io ebbi il piacere di ancor conoscere il Padre Ouille delle Missioni estere di Parigi che vi spese, in un immane lavoro, parecchi lustri di vita.

Ma poi era venuta l'ora del nemico; esso lavora a seminare la zizzania sempre. Numerose famiglie inoltre s'erano spinte nell'interno, lontano diecine di chilometri, rendendone difficile l'assistenza e la cura, sicchè nel 1928, il primo Natale che mi metteva in contatto con quella cristianità, mi diede subito la precisa impressione che bisognava ricominciare tutto un lavoro di ricostruzione spirituale.

Non fu possibile per allora, mettervi un sacerdote stabile, ma ricordando come il Beato D. Bosco avesse promesso ai suoi Missionari i miracoli di Maria Ausiliatrice, mandammo avanti la Madonna. Una bella statua fu intronizzata in una devota nicchia nel 1930; intanto il nostro D. Caccaglio dividendo le sue fatiche tra queste ed un'altra residenza, vi diceva la Messa quindicinale e cominciava a costruire. Solo nel febbraio del 1931 si potè destinare a Thàvà un Missionario fisso. Egli fece un'accurata visita a tutte le famiglie, anche più lontane sentendosi il cuore serrato specie per l'abbandono in cui si trovavano le anime giovanili e scrivendone al Centro cogli accenti più accorati, in modo che quando fece la proposta di raccogliere per due mesi un centinaio tra giovani e bimbe per ridarli a Dio, benchè la cosa non si presentasse priva di difficoltà, accettammo di gran cuore, come se l'invito ci fosse venuto dal Cielo.

SPETTACOLo COMMOVENTE. - Ed eccoci agli operai. In chiesa un numeroso gruppo, quello dei più grandi, attende alle lezioni con vivo interesse. Un giorno scoppia un fragoroso applauso. È così schietto ed improvviso che ci sorprende; sono fuori dalla gioia per aver sentito un bel fatto della vita di D. Bosco. La sua figura paterna ha un fascino speciale su di loro; lo amano, lo pregano. Egli continua ad essere « iuvenum Pater ».

All'ombra di una tettoia, che è anche campanile, un altro gruppo, Cinesi questi, canta il catechismo, dando l'impressione di essere nell'Impero Celeste. Un buon catechista li guida e li sorveglia. Altri gruppi stanno sotto la residenza poggiata su colonne di legno per i tempi di inondazione, con a capo uno dei nostri tirocinanti, i più piccoli sono affidati ad alcuno fra i migliori dei nostri cari Seminaristi indigeni. Anch'essi cominciano a diventar apostoli come voleva il Beato D. Bosco i suoi giovanetti. Osserviamo con piacere che fan le cose seriamente, che si fanno voler bene e ci richiamano gli anni della nostra giovinezza quando andavamo, durante la quaresima, a far lo stesso nel primo Oratorio Festivo venendo così, senza che lo sapessimo, sapientemente educati al lavoro per le anime.

Più lontano, in un ambiente apposito, il gruppo delle ragazze guidate da esperte catechiste. Non vi è più un angolo vuoto. Si prega, (quanti non sapevano ancora le preghiere!) si studia, si dànno spiegazioni delle verità cristiane; due, tre, quattro ore di catechismo al giorno. Il nostro caro D. Bosco che vede realizzarsi il suo sogno, si prodiga senza riserve; uno spettacolo davvero commovente.

COME AI PREMI TEMPI. - Refettorio? Non ve ne furono mai dei sì ampii ed arieggiati. Gli alberi frondosi paiono essere contenti di proteggere tutta quella schiera che, accoccolata, fa sparire le grosse scodelle di riso bianco profumato... un quintale ogni tre giorni, il pane della Provvidenza; era essa infatti che ce lo provvedeva nelle eccezionali strettezze del momento. Calcoli umani avrebbero certo dissuaso la nostra impresa. Dormitorio? Un palco di assi nella scuola ed una stuoia per ciascuno. Doccie e bagni? Le limpide acque del fiume che scorreva ai nostri piedi. Dovunque l'assistenza vigile e fraterna di ciascuno dei Superiori. Ricreazioni animatissime, grida gioconde, adattamento pieno di quelle anime care all'orario serrato (non v'era tempo da perdere), ogni manifestazione pervasa dal più schietto spirito di famiglia. Gruppetti di giovani che interrompevano momentaneamente i loro giuochi per ripetere il segno di croce o una preghiera da imparare a memoria, per andare a far visita al SS. Sacramento... Si sentiva viva e possente la protezione materna della Vergine, mentre i Confratelli, sfidando il caldo tremendo di aprile, davano esempio di un non comune spirito di sacrificio. I cuori di tutti erano rivolti al 24 maggio.

L'ORA DEL RACCOLTO. - Ricavo dalla cronaca di quei giorni «Esercizi spirituali predicati in siamese ed in cinese, fatti bene. Nove battesimi di adulti, 57 prime confessioni e comunioni, non solo di ragazzetti, ma anche di giovanotti, 91 cresima nel giorno di M. SS. Ausiliatrice. Una folla alla processione quale non s'era mai vista nemmeno nei tempi migliori, veri ritorni a Dio una quindicina. Il 25 a sera ci fu anche il teatro. Si produssero i nostri buoni giovani di Dongrabuang con a capo il confratello Degano che unito alla lieta brigata fece, quella sera, smascellare dalle risa, ma lasciare, viceversa, nella opportuna scelta del soggetto, un pensiero cristiano a tutto quel mondo vario che vi assisteva ». Intanto due mesi, per quanto brevi, avevano dato ai giovani raccolti una discreta istruzione religiosa, avevano fatto loro gustare la gioia che ha l'anima senza rimorsi, li avevano avvicinati al Signore coi Sacramenti, li avevano affezionati alla Chiesa ed al Missionario. C'era veramente da benedire la Provvidenza.

CONSTATAZIONI. - Bisognava ancora vedere una cosa: l'azione dei giovani sui grandi, sulle loro famiglie. Di essa ne avevamo già avuto un riflesso sul volto di molti babbi e mamme il 24 maggio; ma, ora, dopo un lasso di tempo non indifferente, mi gode l'animo di poter affermare tutta l'efficacia di questo apostolato attraverso alla giovinezza. Il nostro D. Bosso che ha ripreso la sua dura giornata, me lo ha ripetuto più volte: « La visita alle famiglie dei nostri giovani allarga il cuore. C'è cordialità, spontaneità, piacere di ricevere il Missionario. I giovani sono gli angeli custodi che ci aprono il cammino. « Le stesse parole ricordo che mi diceva (ed eravamo di pieno accordo), un altro caro Confratello già volato al cielo, Don Cavada, quando compagni di lavoro in Cina, allora, ci trovavamo in un grosso villaggio completamente pagano, dove abitavano alcuni giovani nostri allievi. Le constatazioni sono fatti che non han bisogno di commento. L'averle presenti può essere un conforto ed un monito, e certo un motivo di ringraziare la Provvidenza di averci additata questa nuova forma di apostolato con sì chiari intendimenti, per mezzo del suo fedelissimo servo Don Bosco.

Ci sono a Thàvà, quest'almo, 78 Comunioni pasquali in più del passato anno.

PER NUOVE CONQUISTE. -il lavoro continua, amato Padre. So che i Confratelli di Thàvà e non essi soli, si tolgono il pane di bocca per fare del bene, anzi una persona ragguardevole passata di là, la domenica 26 giugno, ha creduto suo dovere di protestare per quella mensa « così poveretta ». Se la carità dei buoni ci verrà in aiuto anche con umili offerte, forse la mensa resterà ancora la stessa, ma quanto bene si potrà realizzare all'ombra del piccolo santuario dell'Ausiliatrice, nel diletto Siam.

Ci benedica, mentre a nome di tutti i suoi figli le bacia la mano il suo

aff.mo D. G. PASOTTI Missionario Salesiano.

IL SAC. DON ENRICO RIVA

«Don Riva », il fondatore dell'Opera Salesiana in Venezuela non è più! Come si spegne una lampada a cui manchi l'olio, così si spense serenamente il buon salesiano che ancora il giorno prima, 6 corr., aveva detto Messa, era uscito in città a confessare i suoi penitenti, tra i quali S. E. il Nunzio, ed aveva accudito ai lavori di quel Santuario di Maria Ausiliatrice che era stato la preoccupazione e l'ideale degli ultimi suoi anni. Morì lasciandolo, si può dire, finito, essendo quasi del tutto ultimate le stesse decorazioni. Aveva compiuto la sua missione, e la Vergine, per cui tanto fece, tanto lavorò, lo volle con sé, per dargli il premio meritato. Era la domenica 7 agosto, 6,3o del mattino. Morì in piedi, da vero salesiano.

Sparsasi la notizia, Caracas si commosse, e fino oltre le 22 fu un affollarsi di gente al Santuario per vedere ancora una volta il Padre venerato, il Sacerdote esemplare, l'antico delle anime, e far toccare alla salma oggetti da conservare poi come caro ricordo.

Lunedì, 8 corr. di buon mattino il tempio e la Mensa Eucaristica affollarono di fedeli avidi di suffragare l'anima benedetta.

Alle 9, presieduto dal Nunzio di S. S. Mons. Cento, dall'Arcivescovo Primate Ecc.mo Mons. Rincón, dal Vescovo di Maracaibo Mons. Godoy, da Mons. Navarro, Mons. Pacheco, Mons. Pellìn e dal fior fiore del Clero secolare, colle rappresentanze di tutti gli Ordini e Congregazioni religiose della città; con l'assistenza del Ministro della Pubblica Istruzione, di vari membri del Governo e dell'alta società; del Ministro d'Italia in Venezuela e del Console Generale in Caracas, ebbe luogo il solenne funerale alla presenza di un popolo immenso che volle poi testimoniare la sua riconoscenza all'amico degli umili, portandone a spalle fino al cimitero il feretro, durante un tragitto di oltre due ore e mezzo sotto il dardeggiar cocente del sole tropicale.

La tomba fu letteralmente coperta di fiori e fra le corone si notavano quella del Presidente della Repubblica Generale Juan Vicente Gómez, del Segretario Generale della Nazione e del Governatore di Caracas.

D. Riva era venuto qui nel 1894, era vissuto sempre silenzioso, nascosto, appartato dal inondo, e facendo il bene, ed alla sua scomparsa il mondo si accorse di lui, si commosse e tributò alla sua memoria l'apoteosi che riserva ai grandi benefattori dell'umanità. Così si chiuse la giornata di Colui che primo piantò la bandiera salesiana in suolo Venezuelano. Era nato a Milano nel 1863. Vestì l'abito chiericale dalle stesse mani del Beato D. Bosco nel 1882 e da lui fu accettato ai voti nel 1883 e mandato nella Spagna 1886. Fu ordinato sacerdote a Siviglia nel 1888.

Don Riva non possedeva lauree di università, ma tutta la sua vita fu una scuola pratica che gli procurò quel criterio di governo non comune anche fra le persone che occupano cariche. Agiva sempre come chi ha ponderato la cosa da farsi: costante e senza titubanza la conduceva sempre al termine. La sua attività è svariata ed ininterrotta. Nell'età più bella lasciò la patria, lavorò indefessamente in varie case della Spagna tra i primi salesiani di quella grande nazione.

Dire quello ch'egli ha fatto per il Venezuela è difficile, sebbene se ne subisca tutto il fascino alla presenza di tante opere uscite dalle sue mani, palpitanti di vita. Basterà accennare a quello che si può chiamare il monumento più bello della sua vita: il Santuario di Maria Ausiliatrice che fa parte del Collegio di S. Francesco di Sales, pure opera sua che intensamente occupò tutta la sua attività di questi ultimi anni. Rimase solo, umile servo, strumento nelle mani della celestiale Regina, come lo fu il Beato Padre. Quanti sacrifici per l'umile sacerdote! quante rinunzie! ma specialmente quanta abnegazione!

D. Riva superò le più grandi difficoltà con grande rassegnazione: seppe anzi tutto vincere se stesso per conquistarsi i cuori più gretti ed indifferenti, rivestendosi solo della grande carità di San Paolo. Ch'egli sia giunto con ciò ad un alto grado di perfezione, lo dimostra il plebiscito di venerazione che non solo la città intera di Caracas, ma Venezuela tutta rese pubblica il giorno della sua morte e più ancora ai solenni funerali.

D. Bosco certamente dal cielo assistendo al trionfo di questo suo degno figlio non mancherà di sostituire questa grande perdita per l'opera sua in cotesto paese che tanto abbisogna di operai evangelici, affinchè quella Religione che da tanto tempo vi fu predicata, non venga meno, e che si possa quanto prima mandare nuovi operai là dove ancora non la conoscono, ma che pure essi furono redenti dal sangue di Cristo.

Per intercessione del Beato Don Bosco

(Grazie ricevute).

Riconoscenza al Beato Don Bosco. - Una suora della Visitazione di 76 anni soffriva da qualche tempo un malessere indefinibile che si manifestò poi in forti dolori di stomaco che la privarono di nutrirsi e riposare, la obbligarono al letto e la ridussero ad uno stato compassionevole per l'esaurimento e la prostrazione di forze. Inutili le sollecite cure dei medici e delle infermiere, l'inferma pareva già vicina alla sua ultima ora. Rassegnata al gran passo, una sera si sentì ispirata a ricorrere al Beato Don Bosco del quale possedeva una piccola reliquia; con viva fede se la pose al collo e così pregò il Beato: - Se piace al Signore che io muoia, eccomi; ma se posso, se posso fare ancora qualche cosa, ottenetemi la guarigione. Poco dopo si sentì alquanto sollevata e s'addormentò. La grazia era fatta. In breve tempo si riebbe ed ora gode buona salute. Riconoscente al Beato Giovanni Bosco desidera offrirgli questa testimonianza della sua gratitudine col desiderio che tutti provino l'efficacia della sua protezione.

In fede

Genova, Dal Monastero della Visitazione 15 luglio 1932.

Suor GIUSEPPINA M. BERTONE.

La Superiora Suor BIANCA LORENZA TUBINO.

Guarita in due soli giorni. - Verso la metà di gennaio la nostra piccolina Maria Berice, d'anni tre, veniva colpita da bronco-polmonite. Somma fu la nostra angoscia in quei giorni, pur essendoci abbandonati completamente alla volontà divina. Fra le pagine del mio diario, trovo che in data 17 gennaio scrivevo: « Signore, Voi siete il Padrone, sia fatta la vostra volontà! Io vi prego di guarirmela, ma piuttosto che me la prenda il demonio, prendetemela pur Voi, mentre è innocente ». In data 25 gennaio, nel periodo culminante della malattia, scrivevo: « Ho una fede cieca in Don Bosco e mi par proprio che domani debba farmi la grazia. Sì, Don Bosco, mentre eravate in vita, avete fatto miracoli e grazie ben più strepitose: perchè non vorrete farmene una per un caro angioletto, che poi vi onorerà sempre nella sua vita, quando saprà che all'intercessione del Beato e della sua Madonna deve la sua guarigione? Don Bosco, Madonna cara; domani finisce la Novena iniziata dalla. mia buona sposetta: domani da voi aspetto qualche cosa e voi sarete sempre onorato nella mia casa, ricordandomi in modo speciale delle vostre missioni. Don Bosco, confido in voi! Questa sera, caro Don Bosco, ho messo sotto il capezzale di Maria Berice la vostra medaglietta, unita a tutte quelle altre che Cici è sempre solita baciare: proprio per fare violenza al vostro cuore così buono, compassionevole, affettuoso. Intercedeteci dal Cuor di Gesù la sua benedizione!». In data 27 scrivevo: «Che sia proprio vero che Don Bosco ci ha fatto la grazia? Ieri la bambina ha avuto dei miglioramenti; oggi è stata benino. Questa sera ha voluto, tra l'altro, che le mostrassi il libro della Lombardia. Beato Don Bosco! Spero proprio di potervi presto pubblicamente ringraziare di quanto dovete aver interceduto per noi. Beato Don Bosco, voi lo sapete; vi ripeto anch'io la preghiera delle nostre bambine quando alla sera baciano la tua medaglietta. Nella santa Comunione mi pareva questa mattina di veder Gesù nell'atto di accarezzare i fanciulli. Quanto, in questi giorni, le mie bambine hanno guardato nel libro della Lombardia e del Piemonte le varie immagini di Gesù Bambino, commiserando i suoi piedini tutti nudi, e soggiungendo che bisognava mettere le calze e le scarpette a Gesù Bambino! Com'è cara e commovente l'innocenza!»,

In data 28 scrivevo: « Ormai mi par proprio di dire che Don Bosco è intervenuto in modo miracoloso. Oggi, per esempio, Maria Berice ha sempre saltato e giuocato sul letto, non ha mai avuto febbre e i fenomeni polmonari sono in notevole risoluzione... Caro Don Bosco, voglio aprire con Voi un conto corrente; voglio impegnarvi a intervenire sempre nei fatti della nostra famiglia. Oggi ci sentiamo tutti sollevati; sembra di essere passati dalla morte alla vita; e tutto questo nello spazio rapidissimo di due soli giorni. Questa sera Cici picchiava sul petto alla sua bambola (Rosetta), come faceva il dottore quando picchiava con le dita sul suo petto; poi diceva: il dottore manda via la bua di Cici, e Cici quella di Rosetta»...

La guarigione è stata completa, senza il minimo relitto; e noi, riconoscenti al nostro Beato per tanta grazia, spediamo lire cinquecento per le Missioni Salesiane, con l'impegno di versare annualmente detta somma se il Beato terrà lontana dalla nostra famiglia le malattie. Caro Don Bosco, se lo volete, lo potete.

Devotissimi

Dott. Prof. ZANAZZO Giov. BATTISTA

Cooperatore Salesiano.

Dott. Prof. ELEONORA ZANAZZO SANGIORGI.

Guarigione improvvisa. - Sento il dovere di ringraziare con tutta la mia più viva riconoscenza il Beato Don Bosco, a cui debbo la mia guarigione quasi miracolosa.

Colpita da una grave malattia nervosa, con manifestazioni cardiache e meningo-encefalitiche, andavo di continuo peggiorando, ribelle a qualsiasi trattamento medico. Al tredicesimo giorno, dopo aver invocato con fiducia l'intercessione del Beato Don Bosco, che visto come in sogno mi assicurò la guarigione, mi trovai davvero guarita all'improvviso e indipendentemente da medicine, come ebbe a dichiarare il medico curante, di cui unisco certificato. Ed ora continuo a sentirmi veramente bene, e posso accudire con tutta intensità alle mie occupazioni.

Borgomanero, 30 giugno 1932.

RINA Rossi.

Rossi Rina, di Antonio, di anni 29, qui nata e residente, dal tre al tredici del mese corrente fu malata di una grave forma nervosa di natura isterica, con accessi ripetuti e con manifestazioni cardiache e meningo-encefalitiche; forma che si rivelò ribelle a qualsiasi trattamento e che guarì poi all'improvviso.

Borgomanero, 23-6-1932.

Dott. FRANCO ZANETTA.

Una conversione. - Per l'intercessione del Beato Don Bosco ho ottenuto il ritorno di mio marito ai Sacramenti dopo 24 anni. Di questa storia lunga e dolorosa io non rileverò che i fatti più importanti.

Il giorno delle nozze, mio marito non si accostò ai Ss. Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia; e prima d'allora, già da parecchi anni, conduceva una vita senza Dio. L'unico barlume di pietà che si scorgeva in lui, era la costante devozione a Don Bosco di cui era stato allievo, ed alla cui immagine voleva fosse sempre acceso un lumicino. Io soffrivo molto ed offrivo tutti i miei dolori a Dio affinche per l'intercessione del Beato avesse ad illuminare mio marito.

Un giorno confidai le mie pene al Prevosto, il quale sentendo che mio marito era stato allievo di Don Bosco, mi esortò a farmi Cooperatrice Salesiana. Il primo Bollettino che arrivò, capitò proprio nelle mani di mio marito, che, dopo di averlo sfogliato, mi fece chiamare e domandatomi se fossi stata io a farlo venire, mi disse: - Brava! hai fatto bene. - Il primo passo era fatto e non tardarono a seguire gli altri. In quell'anno al mio invito di voler fare la S. Pasqua, mi rispose tutto calmo: - E perchè no? - e per la prima volta, dopo 24 anni, adempì il precetto pasquale.

In seguito vidi trasformarsi il suo carattere: ma quantunque frequentasse la chiesa, non era ancora com'io lo desideravo. Finalmente l'ultimo colpo della grazia mio marito lo ricevette mesi or sono quando fu visitato da una provvida sventura.. Ritornando da Milano in motocicletta, cadde e si ferì alla spalla sinistra: portato all'ospedale di Milano, vi restò tre giorni. Quando ritornò a casa, mi accorsi che il suo animo era completamente trasformato.

Dio aveva per intercessione di Don Bosco esaudito le mie preghiere e cominciava a concedermi una gioia pura e santa. Mio marito volle subito iscriversi alle Conferenze di S. Vincenzo e tra gli Uomini Cattolici, e lavorò e lavora ancora con molto zelo per la gloria di Dio e per alleviare le sofferenze di tante famiglie del paese.

Siano grazie infinite a Dio e al suo gran Servo il Beato Don Bosco.

... 27 luglio 1932.   N. N.

Guarigione insperata. - Nello scorso novembre 1931, una fiera malattia mi colpiva aggravandosi al punto da fare tenere imminente la mia morte.

L'egregio e distinto medico curante, Dottor Antonio Appiano, che mi ha assistita assiduamente ed amorosamente non aveva più alcuna speranza per la mia guarigione, e temeva da un momento all'altro la catastrofe.

Mi rivolsi con la disperazione nel cuore e con fiducia al Beato Don Bosco, di cui teneva sotto il cuscino una reliquia portatami da una pia signora, e l'ho pregato fervorosamente con la promessa di un'offerta, qualora fossi stata esaudita.

Il mattino successivo un gran sollievo si operò nella mia salute, il miglioramento andò gradatamente crescendo sempre più, ed ora godo ottima salute.

Torino.

MARGHERITA PAESANI.

Il sottoscritto dichiara che la signora Rita Paesani fu nel novembre 1931 colta da improvviso attacco di edemo-polmonare per cui si temette di perderla. Dopo 48 ore di quasi agonia in seguito a preghiere fatte al Beato Don Bosco, la signora migliorò e fu in breve tempo fuori pericolo.

In fede

Torino, 14-7-1932.

Dott. ANTONIO APPIANO.

Una prodigiosa guarigione. - Ecco il prodigio che il Beato Don Bosco si degnò intercedere a favore di mio padre, Giuseppe Ceravolo.

Egli, affetto da più tempo da gotta e da calcolosi renale, la sera del 7 maggio u. s. veniva colpito da fortissima colica, con conseguente occlusione intestinale ed anuria. Rimedi pronti ed energici riuscirono a combattere l'una e l'altra ed a calmare, momentaneamente la colica renale, che si ripetè per ben due altre volte con dolori acutissimi e con più gravi conseguenze.

All'ultima colica, infatti, seguì un'anuria di dieci giorni, durante i quali l'infermo non poteva neppure nutrirsi, perche rigettava tutto, anche le poche gocce d'acqua che gli si davano per inumidirgli le labbra.

I medici curanti, assidui e instancabili, andavano escogitando tutt'i mezzi di cui dispone la scienza per combattere l'uremia, che minacciava di avvelenargli il sangue, e per tenere in vita l'infermo.

Altri professori, chiamati in consulto, confermando la diagnosi dei medici curanti, suggerirono come ultimo tentativo l'operazione, pur non potendone garantire l'esito per le condizioni d'insufficienza dell'altro rene.

In ogni modo, l'infermo si oppose recisamente all'operazione e si avviava inevitabilmente incontro alla morte. Fu munito dei conforti religiosi, e parenti ed amici continuavano per lui le più ferventi suppliche, aggiungendo voti a voti.

Ma non era giunto ancora il momento della grazia!...

Il nono giorno in cui l'anuria perdurava, quando ormai le speranze di tutti e degli stessi medici erano spente, una pia e virtuosa signorina ci consigliava di rivolgerci a Don Bosco, promettendogli un obolo e la pubblicazione della grazia.

Conoscevamo solo di nome questo santo Sacerdote e, più per incitamento della signorina che per spontanea fiducia, ricorremmo a Lui. Fu portata la sua immagine nella stanza dell'infermo che la baciò con grande divozione e la pose sulla parte malata. Mirabile a dirsi!... La sera dello stesso giorno la crisi accenna a risolversi e la mattina seguente l'anuria è vinta, senza lasciar tracce d'intossicazione nell'infermo. Si grida al miracolo, ma io soggiungo: Il miracolo non è completo! Perchè mi decida a pubblicarlo, Don Bosco dovrà far da chirurgo, portando via i calcoli incuneati nel rene!

E Don Bosco, nella sua infinita carità, volle fare anche da chirurgo, siccome prima aveva fatto da medico. Sulla mattina del decimo giorno veniva fuori un calcolo grosso quanto una mandorla e nei giorni seguenti, altri ancora. Ora l'infermo è tornato alle sue occupazioni e va riparando alle lesioni pelviche, prodotte dagl'insidiosi calcoli.

Riconoscentissimi per tutta la vita al caro Don Bosco per la sua prodigiosa intercessione presso il Cuore di Gesù fidenti sempre nel suo efficace patrocinio, ci adopreremo a diffondere il suo culto anche in questo estremo lembo d'Italia, nella bella e forte terra calabrese.

Chiaravalle Centrale.

MARCELLA DIACO-CERAVOLo, insegnante.

Posso dichiarare, senza esitazione, che in tutto il decorso della malattia di mio padre, la Divina Provvidenza è stata il fattore principale della sua guarigione.

Il blocco renale, durato dieci giorni, le lesioni renali della gotta che durano da più anni, poi peggiorate dalla calcolosi, non mi autorizzavano a sperare. Messa da parte la possibilità di un intervento chirurgico, stetti penosamente ad attendere il coma uremico. Cercai, in ogni modo, a tener in vita l'infermo, con tutti i mezzi che l'arte medica suggerisce, ma nulla si potè fare direttamente sulla causa che aveva prodotto il blocco renale, il quale si risolvette solo dopo 250 ore, con la caduta in vescica di grossi calcoli che ritenevo non potessero più superare gli ostacoli ureterici.

Devo, pertanto, ammettere che il fattore principale della miracolosa guarigione dell'infermo sia stata la Divina Provvidenza.

Chiaravalle Centrale (Catanzaro), agosto 1932.

Dottor MARIO CERAVOLO.

Protezione e conforto. - Nel 1929 mia mamma s'ammalò di tifo e polmonite passando giorno e notte in continuo delirio. Io fin dal primo giorno della sua malattia la posi sotto la protezione di Don Bosco, e insieme pregammo il Beato perchè volesse ottenerle di veder appagato il suo unico desiderio, di riabbracciare il figlio che si trovava molto lontano; e il Padre buono, come si vedrà, ci ha pienamente esaudite.

Per dar tempo al figlio di giungere (giunse infatti la vigilia della morte della mamma) il Beato, all'ottavo giorno della novena, che si credeva fosse l'ultimo di vita per l'inferma, tanto che le furono amministrati i santi Sacramenti, risanò la mamma. Dopo aver ricevuto i conforti religiosi l'inferma si addormentò, svegliandosi alla sera completamente sfebbrata. Le preghiere e la divozione che la mamma aveva verso il Beato, di cui teneva sotto il guanciale la reliquia che spesso baciava, le ottennero con stupore di tutti la guarigione, dopo una lunga convalescenza: ed essa stessa ripeteva: « Vivo ancora perchè un santo ha pregato per me! ».

Però passati alcuni mesi la mamma fu nuovamente colpita dalla polmonite che in breve la ridusse agli estremi. Don Bosco ha ottenuto alla cara mamma nel momento estremo la grazia di ricevere i Sacramenti e una grande rassegnazione. Io pure ebbi da lui il conforto di una rassegnazione straordinaria: durante la prima malattia, pregandolo perchè mi conservasse la mamma per qualche anno, una voce mi diceva chiaro: - Per pochi mesi! Per pochi mesi! E alcuni giorni prima che la mamma spirasse, una mattina nello svegliarmi, la stessa voce (che credo del Beato) mi sussurrò:

- Prepàrati al dolore! Prepàrati al dolore! E un'altra volta ancora mi disse: - Non vi è dolore del cuore che non porti con sè il frutto di un promesso compenso!

Grazie, o B. Don Bosco, anche a nome della mamma, della vostra protezione che fu per tutti noi di infinito conforto nella sventura.

Bagnolo Mella.

Una Cooperatrice.

Il nostro « Protettore ». - Ecco dei tratti di paterna bontà e sollecitudine del nostro Beato Padre:

Un tale voleva ad ogni costo truffarci 10 dollari che per noi così povere avevano la loro importanza. Vedendo che era inutile ogni ragionamento e mancando noi di prove, mi rivolsi subito al nostro Beato e nello stesso momento quel soggetto cessò dalle sue ingiuste pretese.

Furono spedite e si perdettero tre coperte da viaggio di buon valore. Trascorsi due mesi senza più speranza di poterle rinvenire, ci raccomandammo al nostro Beato Padre e, contro tutte le previsioni, le due di maggior valore furono ritrovate, mentre una sola fu rubata.

In una notte oscura di viaggio, cadde il mio cavallo ed io con esso. Solo l'aver invocata la Madonna mi salvò da una grave disgrazia. Nella caduta però perdetti gli occhiali che non avevo pensato di togliermi, ma in quella confusione, non mi accorsi di nulla. Al domani quando me ne avvidi era giorno inoltrato. Ne ero afflitta perchè, priva di essi, sarei stata quasi inutile per tutto il tempo di dimora nella Missione e anche perchè costretta poi a una nuova spesa, giacche qui non avrei trovati occhiali uguali per meno di 70 dollari. Mi raccomandai al mio caro D. Bosco e mandai un uomo a cercarli.

Qual non fu la nostra meraviglia quando me li vidi consegnare con una leggera scalfittura quasi a prova del corso pericolo di essere calpestati e rotti dai numerosi passanti e cavalli.

Avevamo bisogno di una macchina da cucire pel nostro noviziato ma, come comprarla non disponendo di mezzi? Dopo aver tentato inutilmente varie prove, ci raccomandammo al nostro Beato D. Bosco e una buona signora, udita la nostra necessità, nello stesso giorno ci mandò una sua macchina quasi nuova che ci facilitò il modo di provvedere meglio ai bisogni del Noviziato. Oh non è vero che il nostro Beato ha, per chi filialmente lo invoca, una tenerezza tutta paterna? Mentre lo ringrazio con tutto il cuore, sento aumentare sempre più la mia confidenza verso di lui.

Equatore.

Suor DECIMA ROCCA Ispettrice F. M. A.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Premiazione a Stambul.

L'Istituto Salesiano Bartolomeo Giustiniani di Stambul nell'annuale distribuzione dei premi agli allievi ha avuto un caldo elogio dai giornali locali. L' Akcham tra gli altri rileva che una caratteristica dell'Istituto lo rende unico nel suo genere in Turchia, ed è l'avere congiunta al « collegio » una sezione professionale per la formazione specializzata di artigiani, di cui appunto difetta il paese. Rileva inoltre che l'educazione ivi impartita, basata sulla tenerezza paterna ispirata dalla religione, unita ad un senso rigoroso del dovere e della disciplina, contribuisce ad aumentare di giorno in giorno la fama di cui l'Istituto gode.

Una prova di questa stima fu data dall'intervento alla cerimonia delle più spiccate personalità della Colonia Italiana e dalla generosità con cui il R. Console, Enti pubblici e privati misero a disposizione dell'Istituto vistosi premi per ricompensare il profitto degli allievi. S. E. Mons. Margotti ha fornito i premi di religione; il Governo Italiano le medaglie di merito.

Pellegrinaggio a Mornese.

Il 5 giugno u. s. un buon numero di ex-allieve della Sezione di Nizza Monferrato, guidate dalla loro Presidente, si recarono in pellegrinaggio a Mornese.

La giornata fu veramente piena e intensamente vissuta. Appena giunte a Mornese, molte delle pellegrine si recarono in parrocchia a ricevere Gesù Sacramentato, quindi tutte si inoltrarono nella valle ridente per la strada che guida ai Mazzarelli la borgata ove nacque Maria Mazzarello il 9 maggio 1837..

Con la più viva commozione le ex-allieve raggiunsero l'umile casetta contraddistinta da una targa marmorea, penetrarono nella piccola camera che accolse i primi vagiti della bimba predestinata; poi si raccolsero in preghiera nella cappella eretta in onore di Maria SS. Ausiliatrice quando Maria Mazzarello aveva 6 anni, Parteciparono quindi alla S. Messa nella parrocchia che seppe lo svolgersi e l'affermarsi dell'anima di Madre Mazzarello; dopo Messa visitarono il « Primo Oratorio Femminile ». un piccolo, angusto cortile, sul quale guardano le finestre del Laboratorio che Madre Mazzarello aprì per le giovanette di Mornese; poi un'altra umile casetta, quella abitata da Maria Mazzarello negli anni della sua giovinezza ardente; una di quelle piccole camere la accolse gravemente ammalata, colpita dalla malattia contratta in un apostolato di carità.

Poi su, su ancora per una piccola strada perduta tra il verde, salirono al « Primo Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice » costruito dalla generosità dei Mornesini, per iniziativa del Beato Don Bosco.

Quando l'auto-corriera si avviò pel ritorno, le strade di Mornese risuonarono ancora delle note ardenti e gravi di canti in onore della Madre.

E il trionfo di Lei che fu grande, perchè ascosa qual timida viola; noi cresciute alla forte sua scuola noi cantiamo, cantiamo il suo cor!

Ottanta nuovi leviti.

Il 3 luglio si ripetè sotto le arcate della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino la commovente funzione del conferimento degli Ordini sacri a un'ottantina di chierici salesiani dell'Istituto Internazionale Don Bosco. Celebrò l'Ecc.mo Mons. Fossati, Arcivescovo di Torino, con quella gioiosa commozione che prova sempre un zelante Pastore nel veder accrescersi il numero dei ministri del Signore.

Onorificenze e feste.

A Lione tutta la Colonia Italiana si è raccolta intorno al salesiano Don Bono per celebrare il suo giubileo sacerdotale. Il Corriere-Agen dice che fu la più bella festa italiana che si sia fatta a Lione. Le autorità della Colonia e i membri del Comitato esecutivo offrirono in dono un bel calice. Tutti poi assistettero alla Messa giubilare nella chiesa di S. Pietro e moltissimi si accostarono ai Sacramenti, incitati anche dalla fervida parola di Mons. Babini, superiore dei Missionari per gli emigrati.

Tutti pure convennero nel grande salone del Palazzo del Commercio - che malgrado la sua ampiezza, parve piccolo in quella circostanza - per esprimere al festeggiato la stima, la riconoscenza e l'attaccamento della Colonia: il R. Console Generale volle essere presente e pronunciò un commovente discorso, insieme ad altri distinti oratori. Don Bono, fortemente commosso da quella imponente manifestazione di affetto, ringraziò sentitamente augurando che l'unione rivelatasi intorno alla sua persona avesse a perpetuarsi in modo che la Missione di Lione sempre meglio potesse esplicare la sua opera di bene.

Così la Colonia Italiana di Lione ha scritto intorno a un missionario salesiano una delle più belle pagine della sua storia: e ha in tutti prodotto la più profonda impressione questa unione di tutti attorno al Missionario cattolico.

* Il 19 giugno nel Collegio Salesiano di Randazzo vennero tributate solenni onoranze all'insegnante salesiano sac. Paolo Amistani che da oltre 4o anni svolge tra la gioventù di Randazzo un apostolato assai fecondo come maestro nelle Scuole Comunali.

Per la lieta circostanza si raccolsero a Randazzo - o inviarono la loro calda adesione - le principali autorità, e con discorsi riboccanti di stima affettuosa pel degno figlio di Don Bosco rievocarono la sua lunga fatica e il suo altissimo merito. Indi vennero conferite al caro Don Amistani le seguenti onorificenze: 1) la cittadinanza randazzese; 2) la Croce di Cavaliere della Corona d'Italia; 3) la Medaglia d'oro di benemerenza della Pubblica Istruzione.

La festa riuscì commovente per la partecipazione presa da tante distinte personalità e per la glorificazione tributata all'Opera Salesiana, della quale D. Amistani ha rivelato praticamente in tanti anni e lo spirito di intensa attività e la meravigliosa efficacia del metodo nell'educazione delle generazioni randazzesi, le quali andarono a gara nell'attestargli la loro devota riconoscenza.

Il Rettor Maggiore ad Ivrea.

Nel luglio il Rev.mo Sig. D. Ricaldone ha fatto la prima visita ad Ivrea, accolto con un'entusiastica affettuosa dimostrazione dai 200 e più alunni missionari dell'Istituto Cardinale Cagliero, ai quali s'unirono oltre una quarantina di zelanti sacerdoti della città e della diocesi e un buon numero di ex allievi. Il Rettor Maggiore celebrò la Messa della comunità, rivolgendo fervide parole ai giovani aspiranti missionari: alle 10 ebbe luogo la Messa solenne celebrata da Mons. Tasso, vicario generale, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Filipello, Vescovo d'Ivrea. Dopo l'agape fraterna segui la rappresentazione di un bozzetto missionario, al termine del quale il Rettor Maggiore traendo motivo dalla rappresentazione avvenuta rievocò ai « caglierini » i suoi viaggi attraverso le Missioni Salesiane del mondo, dando opportuni consigli per una vita sempre migliore e concluse ricordando particolarmente l'opera dei Salesiani per i lebbrosi che nei tre lazzaretti a loro affidati assistono e curano amorosamente diecimila infelici colpiti dalla terribile malattia.

A sera, su pei viali dell'Istituto che conducono al tempietto dedicato a Cristo Re e posto sulla sommità del colle, si svolse una meravigliosa processione « aux flambeaux », che venne chiusa dalla Benedizione Eucaristica con parole incitatrici del Sig. D. Ricaldone rivolte ai giovani aspiranti perche tenessero sempre accesa nei loro cuori la fiamma dell'ardore missionario.

Feste giubilari di Mons. Fogar.

Negli ultimi di luglio S. E. Mores. Fogar, vescovo di Trieste, celebrava il suo giubileo sacerdotale. Le feste riuscirono imponentissime per la partecipazione di tutto il popolo e di tutte le autorità. L'Oratorio Salesiano di Trieste volle riserbata per sè l'ultima dimostrazione di affettuoso omaggio all'Ec.mo Presule e diede in suo onore un trattenimento accademico, in presenza di una vera moltitudine di cittadini, e durante il quale il Dott. Palutan tenne un vibrante discorso. Monsignore ringraziando espresse la sua gioia nel terminare la festa dai Salesiani dei quali volle ricordare le benemerenze.

Onoranze funebri a Salesiani defunti.

Dopo le solennissime feste che a Rivalta si svolsero in onore di Maria Ausiliatrice e del B. Don Bosco il 7 agosto, seguì un'altra commovente funzione. A Rivalta per oltre 2o anni i Salesiani tennero aperta una casa di cura pei Confratelli malati, e nel frattempo parecchi sacerdoti e chierici, colpiti dalla morte, vennero tumulati nel cimitero comune. L'8 agosto 17 salme vennero esumate e ricomposte in nuove cassette: e unite ad altre 5 cassette contenenti le salme di una ventina di altri Salesiani defunti furono disposte sopra un apposito palco per le esequie.

Intervennero alla mesta cerimonia il Rev.mo Sig. D. Ricaldone che celebrò il solenne funerale, al termine del quale autorità e popolo accompagnarono in corteo le 22 casse al nuovo sepolcreto per essere tumulate. Ivi il Sig. D. Ricaldone commosso ringraziò i buoni Rivaltesi della dimostrazione data in quell'istante ai suoi

Confratelli e Figli, e consegnò i sacri resti al loro amore e ricordo, concedendo a tutti la compartecipazione dei meriti delle Opere Salesiane.

Il Cav. Prof. Gino Bernocco, come cittadino onorario di Rivalta, rispose accettando a nome di tutti la consegna e promettendo preghiere e perenne riconoscenza ai Salesiani, la memoria dei quali è così bene unita alla devozione che si nutre da tutti in paese per Maria Ausiliatrice e pel Beato Don Bosco.

All'antica casa salesiana il Sig. D. Ricaldone ebbe squisite manifestazioni dalle autorità ecclesiastiche e civili.

Un'altra tappa luminosa...

Così intitolava L'Osservayore Romano lo stelloncino di cronaca che dedicava alla mostra dei lavori eseguiti dagli alunni dell'Istituto Professionale Pio XI di Roma e alla festa di chiusura dell'anno. La mostra, rimasta aperta quattro giorni, fu visitata da ogni ceto di persone, che dissero le lodi più lusinghiere sul progresso dell'Istituto e degli allievi. La festa poi fu suggellata dalla distribuzione dei premi. L'Ecc.mo Mons. Salotti, arcivescovo di Filippopoli e segretario di Propaganda, si prestò con la consueta cortesia per le funzioni religiose ed onorò, insieme all'Em.mo Card. Capotosti e ad altre insigni personalità, la cerimonia, portandovi una nota vibrante di entusiasmo con la sua parola di compiacimento e d'incoraggiamento.

Anche nelle regioni australi

l'Opera di Don Bosco si consolida e prospera. Nel marzo u. s. a Magallanes si svolsero due care cerimonie piene di significato: l'inaugurazione dello Studentato Filosofico dell'Ispettoria Argentino-Cilena, seguìta a intervallo di pochi giorni dalla prima vestizione clericale di due novizi. Quest'ultima cerimonia fu specialmente interessante, e vi intervennero il Vicario Apostolico Mons. Jara, l'Ispettore Salesiano, i Direttori delle varie case, e numerose famiglie di cooperatori e fedeli.

Il nuovo Vescovo di Acireale.

A succedere a Mons. Colli, traslato alla sede di Parma, il S. Padre ha nominato Vescovo di Acireale il Rev.mo Mons. Salvatore Russo, rettore del Seminario di Catania. Al novello Pastore - che fu degno alunno dell'Oratorio nostro di S. Filippo Neri di Catania - le nostre più vive congratulazioni e i più fervidi auguri di lungo e fecondo apostolato.

La potente intercessione di Maria Ausiliatrice

Nuovo tempio a Manaos.

Nel Collegio di Maria Ausiliatrice di Manaos, il 24 gennaio, si svolsero imponenti cerimonie per la posa della prima pietra del nuovo tempio dedicato a Maria Ausiliatrice, presenti tutte le autorità civili ed ecclesiastiche, oltre 15o insigni benefattori che generosamente contribuirono per l'inizio del vagheggiato tempio, e una folla di devoti.

S. E. Mons. Pereira, Vescovo diocesano, nel benedire la ritirale pietra rivolse al numeroso uditorio la sua parola, sempre vibrante di caldo affetto per la Vergine di Don Bosco e per le Opere Salesiane, e si congratulò con quanti lavorano per questa bella e provvida iniziativa; e, confidando nella tradizionale generosità del popolo amazzonese e nella zelante attività delle 6oo associate dei devoti di M. A., formulò l'augurio di veder presto ultimato il tempio perchè su esso possa elevarsi la statua di M. A. benedicente e protettrice della città e dell'intera Amazzonia.

La cerimonia fu chiusa da una brillante accademia svoltasi nell'ampio salone del Collegio, dove il Rev.do Cappellano ringraziò le autorità e il pubblico intervenuti, esortando tutti a proseguire con costanza la bella opera felicemente iniziata.   Una figlia di M. A.

Nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice.

Il 16 luglio a Canelli, presso la Colonia Agricola Salesiana « Faravelli » veniva benedetto dal Rev.mo Rettor Maggiore Sig. D. Ricaldone il nuovo santuario eretto in onore di Maria Ausiliatrice.

Il tempio è ad una sola navata ampia e ben proporzionata, illuminata da belle finestre ogivali a vetri colorati: il presbitero è sormontato da snella cupola e oltre l'altar maggiore, dedicato alla Vergine Ausiliatrice, vi sono pure due cappelle laterali che saranno dedicate al S. Cuore di Gesù e al Beato Don Bosco. La facciata del santuario termina con un arco massiccio in cui verranno collocate le campane. Prospiciente alla porta di ingresso si innalza un artistico pronao a tre arcate, a cui si accede per due ampie scalinate. Infine sotto la chiesa uno spazioso locale darà ricetto ai pellegrini che affluiranno al santuario.

I disegni del tempio furono preparati dall'ing. Ceradini dell'Accademia Albertina di Torino, ed i lavori vennero eseguiti sotto la direzione dell'ing. G. Vallotti, salesiano.

Alla cerimonia della benedizione accorsero le popolazioni vicine a Canelli, liete che un santuario dedicato alla Madonna offrisse loro un incitamento a ravvivare la divozione alla Madre di Dio: e la loro gioia accende in noi la speranza che il nuovo santuario sarà un nuovo centro irradiatore della divozione a Maria Ausiliatrice tra i paesi del bel Monferrato. Questo auspicava la benedizione che il Card. Pacelli inviava a nome del S. Padre Pio XI: Augusto Pontefice compiaciutosi inaugurazione nuova chiesa Maria SS. Ausiliatrice ed auspicando rinnovati fervori pietà, vita cristiana, invia di cuore Direttore, Superiori, Benefattori, alunni e fedeli tutti implorata Apostolica Benedizione, auspicio divini favori.

Un calunniatore si ritratta spontaneamente.

Il nostro amato papà, uomo onesto oltre ogni dire, fu vittima di un'infame calunnia. Per ben due anni egli nel carcere soffrì da innocente e quanto grande fu il nostro martirio solo la Vergine SS. Ausiliatrice e Don Bosco poterono valutare. In noi tutti, silenziosamente dolorando, mai venne meno la fiducia e pregammo senza stancarci. Ed ecco una notte una persona della famiglia sognò la Vergine SS. che le mostrava le catene e a breve intervallo un'altra sognò mio padre e poi una scritta: La pace ritornerà nella vostra famiglia per opera di Don Bosco ». Miracolo inaudito! Lo stesso calunniatore spontaneamente ritrattò ogni menzogna. Alla Vergine SS. Ausiliatrice e a Don Bosco noi ascriviamo la grazia e con riconoscente cuore ringraziamo invocando nuove benedizioni.

Castelnuovo.   FAMIGLIA B.

Maria ha conservato un piccolo fiore a lei dedicato. - Con tutta l'anima avevo pregato D. Bosco perchè dopo i due maschietti una bambina venisse a rallegrare la mia casa; e per ottenere su di lei la protezione di Maria SS. Ausiliatrice, quando fu esaudita la mia preghiera col piacere del mio sposo ex-allievo dei Salesiani, la chiamammo Maria Auxilia. Ma dopo un anno di allattamento un esaurimento mi costrinse a svezzarla. Dire il mio dolore è impossibile, specie perchè la piccola non essendo assuefatta ad altra alimentazione si nutriva pochissimo. Così la vidi da florida deperire in una ventina di giorni in modo preoccupante, con l'aggiunta di altri disturbi che la facevano tanto soffrire. Durante questo periodo preoccupante ho fatto spesso baciare dalla bimba la reliquia preziosa del Beato mentre lo pregavo con tutta l'anima di ottenermi la conservazione di questo fiore delicato. Don Bosco esaudì le mie povere preghiere: la piccola cominciò a migliorare, a prendere cibo e rifarsi. Oggi essa sta benissimo; è tornata florida e sana, conosce da lontano l'immagine di Don Bosco e la bacia facendo segni di giubilo con le manine. Col mio sposo inviamo un'offerta per le Missioni in segno di ringraziamento per questa e altre segnalate grazie ricevute pregando la Vergine SS. Ausiliatrice e il Beato di continuarci la loro protezione.

Canicatti.   Coniugi FALDETTA.

Arresta un'infezione. - Nel gennaio fui colpita da un male improvviso e in seguito ad una forte emorragia dovetti subire un'operazione. Tutto pareva risolto quando inaspettatamente compare la febbre e il medico chiamato sentenzia esser necessaria una nuova operazione. Data la mia debolezza, non mi sentivo di sottostare a un nuovo intervento chirurgico: mi rivolsi allora con gran fiducia a Maria Ausiliatrice e al Beato e ben presto l'infezione si arrestò. Mentre esprimo la mia riconoscenza, imploro dalla Vergine potente e dal B. Don Bosco la completa guarigione e una speciale protezione su me e sui miei cari.

Tigliole.

Rag. EMMA AMAsio DERMOSINO.

Libera da un grave pericolo. - il 22 marzo un mio cugino fu colpito da mal d'orecchio. Il medico gli riscontrò piccoli foruncoli interni lasciando intendere trattarsi di cosa lieve: ma il male s'aggravò causando al paziente una sordità completa con capogiro e vomiti. Il dottore lo fece prontamente condurre all'ospedale, dove dai professori venne giudicato in gravissimo pericolo se l'operazione urgente a cui l'avrebbero sottoposto non avesse avuto esito felice. Costernata ricorsi sollecita all'aiuto di Maria e del Beato D. Bosco e invitai l'ammalato a pregare e a sperare: ed ecco, quasi istantaneamente, cessare il capogiro e il vomito. Operato felicemente in breve si trova libero da ogni pericolo, e con me volle ringraziare M. A. e il Beato nel Santuario di Torino.

None.   VITTORINA TABBIA.

M. A. e Don Bosco proteggono efficacemente. - Mia figlia si ammalò gravemente nell'autunno del 1929: superata con l'aiuto di Dio la malattia, 48 ore dopo che aveva dato alla luce il suo terzogenito, fu presa da febbre alta, dolori e vomito e si dichiarò una grave malattia del fegato. Rimase in letto più mesi tra miglioramenti e peggioramenti con sofferenze terribili e cure dolorosissime finchè il 24 di maggio dello stesso anno si sottopose all'operazione. Per l'aiuto della SS. Vergine l'operazione riuscì felicemente e in breve potè tornare a casa. Si credeva che tutte le pene, le ansie e i timori fossero terminati e con gioia immensa mia e di tutti della famiglia la si vedeva rifiorire e riprendere le forze e la vita; ma alla metà d'agosto cominciò nuovamente a star male, alla fine d'agosto ebbe un attacco più grave, pure superato, finche nella notte tra l'8 e il 9 settembre si trovò ridotta in fin di vita. Licenziata dai medici, assistita dal sacerdote, in perfetta conoscenza con il Crocefisso in mano aspettava la fine, che non poteva oltre tardare, quando chiese di prendere l'acqua della Madonna; appena preso un cucchiaino di quell'acqua, trasse un sospiro conte di sollievo e da quell'istante cominciò a migliorare fino ad arrivare in breve alla guarigione con grande meraviglia di tutti. Avendo io pregato istantemente la SS. Vergine Ausiliatrice e il Beato D. Bosco per la sua guarigione, ed avendo promesso di aiutare le Missioni Salesiane mensilmente per tutto il tempo di vita della mia carissima figlia, provvedendo a che ciò continui anche dopo la mia morte, a venti mesi dal segnalato prodigio persistendo mia figlia in buona salute, adempio ora la promessa della pubblicazione. Nel medesimo tempo raccomando alla carità delle preghiere di tutti mia figlia, perche con l'aiuto della SS. Vergine abbia sempre a godere della buona salute e delle gioie della sua amata famiglia.

Roma,   ANNA PALLADINI RUBINO.

Salva un autista. - Il giovane autista Carazzo Carlo di Lenta, divotissimo di Maria Ausiliatrice, ci ha raccontato con infinita riconoscenza, che trovandosi sulla sua automobile, improvvisamente questa si rovesciò; ed egli non avendo potuto balzar fuori a tempo fu travolto sotto la macchina senza riportarne la minima contusione. Con animo grato esprime la sua vivissima riconoscenza alla gran Regina del Cielo Maria Ausiliatrice per averlo salvato in quel grave pericolo,

Lenta.   Suor CATERINA BENSO F. di M. A.

Maria A. trionfa sui cuori. - Il mio padrone da vent'anni, o forse più, non si accostava ai Santi Sacramenti. Inutile ogni insistenza, inutile ogni pressione da parte del nostro Parroco. Decisi allora di fare un voto a Maria Ausiliatrice pregandola fervidamente, A Pasqua il miracolo si è compiuto. Il padrone si confessò e comunicò fervorosamente ed ora adempie il suo dovere di cristiano. Ora sciolgo anch'io il mio voto coll'invio dell'offerta promessa. Torino.   V. C.

Non s'invoca invano. -- Il 1° aprile ebbi tutta la famiglia ammalata. Mia moglie più gravemente per bronco-polmonite grippale. Solo a curarmeli e solo a confortarmi invocai l'aiuto di Maria Ausiliatrice perchè facesse guarire mia moglie che temeva di essere inalata inguaribile e già spacciata, non credendo le mie assicurazioni. Ora che è completamente guarita e così i miei figli assolvo l'impegno di ringraziare pubblicamente la Vergine Ausiliatrice, riserbandomi di ritornare a ringraziarla pubblicamente per altra grazia che sicuramente otterrò

Marvanopoli, 16 maggio 1932.

Dott. GIROLAMO FERRERA.

Protegge in una operazione. -- Mia sorella accusava da più mesi dolori allo stomaco che sempre più si facevano terribili. Il medico consigliò l'esame radiologico il quale confermò ciò che il medico aveva già dichiarato, cioè un cancro al piloro. Il chirurgo al quale mi rivolsi rimase indeciso di tentare l'operazione per la grande debolezza dell'ammalata e il male troppo avanzato. Allora mi rivolsi fiduciosa al B. Don Bosco implorando la sua protezione e quella della SS. Vergine Ausiliatrice. Otto giorni dopo fu decisa l'operazione che riuscì felicemente e dai medici stessi fu detta un miracolo.

Ormai un anno è trascorso e porgo pubbliche grazie al Beato e alla celeste Protettrice.

Acqui.   E. RICCI.

Guarisce dal tifo. - Mio figlio di anni 19 si ammalò nel dicembre di febbri intestinali che lo travagliarono per oltre 2o giorni; dopo 1o giorni di convalescenza, la febbre si rinnovò con maggiore veemenza raggiungendo temperature molto alte, e si sviluppò il tifo. In famiglia eravamo costernatissimi, e ricorremmo tosto all'aiuto ed alla protezione della Beata Vergine. Ella nella sua materna bontà ci esaudì; il figlio andò migliorando rapidamente, ed ora ha già ripreso le sue abituali occupazioni.

Loro Ciuffenna.   UGo GuERRINI.

L'aiuto di M. A. - Nei primi giorni dello scorso maggio una grave indisposizione colpì il mio figlio Tito. Riusciti vani gli sforzi della scienza, ricorremmo con fiducia a M. Ausiliatrice ed ella in modo veramente prodigioso ci esaudì. Con gratitudine invio un'offerta per le Opere Salesiane.

Dauta (Belluno) 15 giugno 1932.

Rag. FELICE LARESE.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

Cooperatrice (Torino) offre L. 1oo e ringrazia M. A. e il B. per la guarigione di un fratello e per altri favori ottenuti.

N. N. (Torino) raccomandatasi a D. Bosco potè ritrovare l'automobile che era stata rubata al genero.

Tabarelli Giuseppina (Terlago) è riconoscente a M. A, per essere stata salvata da certa morte e godere da due anni ottima salute.

Un ex-allievo scampato a gravissimo pericolo per la protezione di M. A. e del Beato offre 3500 lire.

U. G. afflitta da ostinato mal di cuore e inabilitata al lavoro, raccomandandosi a M. A. e al Beato potè in breve riprendere le sue occupazioni.

Teresa Della Valle (Busto Arsizio) per grazia ricevuta dal B. invia offerta.

Cremona Giuseppina (Venegono) offre catena d'oro in riconoscenza a M. A. e al Beato per averla protetta in una operazione difficilissima.

Signora O. S. colpita da strozzatura d'ernia dopo che da più di 3o anni ne era affetta, si trovò per l'età (settantenne) in vero pericolo di morte, non osando i dottori procedere all'operazione. Trasportata all'ospedale di Santarcangelo e cominciata per consiglio di una parente la novena al Beato, potè affrontare felicemente l'operazione e uscirne guarita in pochi giorni.

E. A. (Padova) avendo un anno fa il figlio colpito da un male che non perdona, lo raccomandò al Beato e a M. A. ed ebbe la fortuna di riaverlo guarito.

Carolina Borgaro colpita nel 1929 da acuti dolori dovette sottoporsi all'operazione; ma pochi giorni dopo sopraggiunse una risipola con alte febbri e una flebite, per cui si trovò in una condizione disperata. Ricorse allora al Beato e a M. A. con una novena, al termine della quale cominciò a migliorare fino a completa guarigione.

Bellisio Gottardo avendo la mamma gravemente inferma e spedita dai medici, la raccomandò con una novena al Beato ponendo una reliquia sotto il guanciale: fin dal primo giorno la mamma andò migliorando e guarì completamente.

Maria Quirino (Poirino) per la guarigione della sorella, raccomandata con preghiere a M. A. e al Beato.

M. G. invia offerta pro missioni in segno di gratitudine al Beato.

Alciati Massimo (Vigliano d'A.) invocò la protezione di M. A. e del Beato in una difficile operazione e dopo 3 mesi di costante pericolo potè migliorare e guarire.

Brusa Carolina (Moncestino) ringrazia M. A. e D. Bosco per la grazia ottenuta.

Grossi Bernardo (Deglio) per la guarigione ottenuta coll'intercessione di Maria.

Parrocchia (Cunico Monf.) invia colletta di L. 7o a Maria A. per aver preservato le campagne dalla grandine.

C. M. (Torino) offre L. 200 per grazia importantissima ottenuta raccomandandosi a M. A. e al Beato.

Savina Belloni (Lione) in pericolo di vita per infezione con altissime febbri, fu dai familiari raccomandata alla protezione del Beato Don Bosco; il male si arrestò prodigiosamente e, con stupore degli specialisti e medici curanti, è ora in via di guarigione. La famiglia invia offerta in ringraziamento.

Pozzoni Maria (Castello-Lecco) sofferente da due anni di disturbi gastrici, nel dicembre si vide anche assalita da svenimenti e da altri gravi sintomi, per cui dovette ricorrere alla radiografia e indi essere operata. Durante l'esame radiografico ricevette una puntura al braccio sinistro; dapprima non ne fece caso, ma minacciando una cancrena, sentendo dire della necessità di venir asportato il braccio, disperata ricorse a M. A. e al Beato con una novena. Le cose volsero subito al meglio ed ora l'ammalata è fuori d'ogni pericolo, fidente in una prossima completa guarigione.

Magg. Dellasette Gius. (Bagnolo) offre L. 10o per grazia ricevuta.

Actis G. Severina (Betlemmne di C.) per una grave pleurite, seguita da complicazione, dovette sottostare a ripetute operazioni senza sensibile miglioramento. Allora si raccomandò al Beato e sperimentò subito l'efficacia del suo intervento. Anche il figliuolo suo scampò a una grave disgrazia per la protezione del Beato.

Angiolina Clapier (Meartoubles) per la guarigione della gamba, raccomandandosi al Beato.

Antonino Squillace (Napoli) colpito da acuti dolori renali e in procinto di dover subire un'operazione, ricorse al Beato promettendo offerta per le Missioni Salesiane: e Don Bosco fu sollecito nel guarirlo senza intervento chirurgico.

Coniugi Rossi ringraziano il Beato di aver salvato i loro due figli che usciti su una bicicletta furono in una svolta investiti da una motocicletta e atterrati, restando uno svenuto e l'altro con un dito rotto. Ma grazie al Beato si riebbero presto e senza altre conseguenze.

Nicoletta Arcoli (Torino) preoccupata da più mesi per la sua disoccupazione, si rivolse con fiducia a M. A. e al Beato e subito riuscì a sistemarsi con viva soddisfazione.

Berutti Francesco (Tenda) per felice esito di un'operazione.

Boffa Paolina (Lequio B.) per la guarigione da grave malattia.

Coniugi Cerruti (Montechiaro d'A.) avendo la loro piccola Cesarina di 2 anni, colpita da tosse asinina con altre complicazioni, in grave pericolo,

la raccomandarono con fiducia a M. A. e al Beato; ed ora a grazia ottenuta inviano offerta.

N. N. (Busano) riconoscente a M. A. per grazia ottenuta.

Anna Brinatti Chiara ringrazia M. A. e il Beato per l'aiuto dato al figlio suo in una grave necessità.

Z. A. L. (Le Prese) per grazie ottenute per in tercessione del Beato dai Cuori di G. e di M.

Pina Ballario (Novara) in riconoscenza al Beato per grazia ricevuta promette offerta mensile per le missioni.

Ignazio Tedesco (Boonton) colpito da forte male di stomaco da circa 9 mesi fu dai medici giudicato affetto da tumore. Con fede cominciò una novena a M. A. e al Beato, al termine della quale, ripassata la visita, fu scoperto il vero male e in breve curato con esito felice.

Maria Tassara (S. Pietro Novello). Nello scorso inverno ebbe quasi contemporaneamente ammalati gravemente i suoi tre fratelli. Due, che pur versavano in condizioni tristissime, guarirono bene e in breve tempo, grazie alla protezione del Beato. Il terzo era maturo per il Cielo e il Beato Don Bosco, ch'è padre dei giovani, lo sollevò nei suoi dolori con pensieri di fede e lo preparò a una santa morte.

A. Marcuzzi (Gorizia) con una novena al Beato ottenne il desiderato conforto per certe sue speciali sofferenze.

Benna Carolina (Valle Ceppi) tornando da Chieri coi bimbi sul biroccio, nello scansare un carro urtò in quello e fu sbalzata a terra. Poteva succedere una grave sciagura, invece essendosi fermato di colpo il cavallo, i bimbi non ebbero nulla ed essa riportò leggere contusioni. Ascrive la sua fortuna alla protezione del Beato che invoca con fiducia ogni mattina.

C. M. (Montà d'A.) avendo il marito con polmonite doppia, e vedendolo aggravarsi, lo raccomandò con fiducia al Beato e collocò l'immagine del Servo di Dio sulla parte in cui l'infermo accusava più acuto il dolore. Un'ora dopo il marito cominciava a migliorare e in pochi giorni riacquistava la sua salute.

Una Cooperatrice (Bova Marina) raccomandatasi con la famiglia a M. A. e al Beato per una grazia è stata esaudita.

Valentina Parola (Torino) in gravi angustie si rivolse a M. A. e al B. ottenendo quanto le occorreva: invia offerta in ringraziamento.

Virano Lucia (Tigliole) pel buon esito dell'operazione subita dalla figlia

A. G. per la conversione di un amico e per sistemazione finanziaria grave.

Ferrati Pia (Modena) per guarigione da paralisi infantile ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato.

Maria Calvo (Torino) per consolazione avuta.

Lavertezzo (Ticino) ottenne guarigione senza intervento chirurgico; altra persona ottenne pure grazie coll'intercessione del Beato.

N. N. (Virle) per la guarigione d'una persona cara, colpita da forte influenza con complicazioni, affidandola alla protezione di M A. e del Beato.

Colombo Antonio (Ballabio S.) ridotto agli estremi per infezione tetanica faceva ricorso coi familiari a Maria SS. Ausiliatrice, ed ora riacquistata ormai la primiera salute, ringrazia la sua celeste Benefattrice.

Direttrice Asilo (Cavaglio d'A.). Il bimbo Cattaneo Carlo di 22 mesi colpito da polmonite e in imminente pericolo di morte, raccomandato al Beato Don Bosco, cominciava a riaversi e migliorare in modo prodigioso da guarire in breve perfettamente.

Can. Fortunato Aragona (S. Lucia del M.), dopo 22 mesi di periodica cura dei raggi X per una malattia che l'aveva colpito e varie operazioni, ricorse all'aiuto del Beato D. Bosco e potè rimettersi in buona salute.

Cardani Anna (Ierago) ridotta agli estremi per polmonite doppia con complicazioni cardiache e disperata dai medici, dopo aver ricevuti i Sacramenti e fatta la raccomandazione dell'anima, si raccomandò al Beato per la guarigione, - promettendo offerta di L. 5oo. Contro ogni speranza migliorò tosto e dopo qualche giorno fu dichiarata fuori pericolo.

D. C. N. (Fermo) ci scrive: «Nel 1921 cominciai a sentirmi poco bene e crescendo certi miei dolori di anno in anno, specie nell'inverno, nel 1929 mi costrinsero a stare a letto per parecchio tempo. In un momento più acuto, in cui mi pareva impossibile resistere a dolori atrocissimi che mi strappavano perfino le lagrime, mi rivolsi al Beato D. Bosco con una novena, e il caro Don Bosco ha esaudito la mia povera preghiera. Da tre anni non sento più alcun fastidio».

Ex-allieva (Balangero) colpita da fibroma e operata, venne colta da infezione generale. Raccomandatasi al Beato, vide l'infezione arrestarsi prendendo forma di pallottite all'orecchio destro, e con un taglio ne fu libera.

N. N. (Milano) offre L. 25 in segno di sincera riconoscenza alla Vergine pel favore elargito.

Linda ringrazia M. A. per averle difeso il babbo da una minaccia di malattia e le raccomanda la sorella.

Sem. Averoldi Sigfrido (Mocasina) per grazia ricevuta dalla bontà di Maria.

M. I. per la guarigione del marito minacciato da cancrena al piede.

E. R. (Roma) offre L. 1oo per grazia ricevuta.

N. N., per grazia ricevuta a intercessione del Beato, offre L. 25.

Anna Fiore (Capurso) ringrazia M. A. e Don Bosco per una protezione speciale in un momento critico.

N. N. (Milano) offre L. 25 in segno di sincera riconoscenza alla Vergine pel favore elargito.

B. L. e G. D. (Bibbiano) offrono a M. A. e al Beato segno della loro riconoscenza per la guarigione della loro bambina in fin di vita per grave polmonite.

N. N. per la soluzione di un affare importantissimo e per la guarigione di una persona cara, implorando da M. A. e dal Beato altre grazie, offre L. 200.

Salia Domenica (Bistagno) dopo 18 anni di sofferenze, raccomandandosi a M. A. potè subire una difficile operazione di calcoli appendicolari.

N. N. (Novoli) si rivolse fiducioso insieme colla famiglia al Beato in un momento di necessità, e ottenne la desiderata grazia.

Tina Longo per grazia ottenuta raccomandandosi a M. A.

Giol Giovanna (Asti) per la guarigione del suo piccino da gravissimo male intestinale, raccomandatolo al Beato.

Giancarlo Clementi (Treviglio) di 11 anni colpito di infezione intestinale, con minaccia di atto operatorio, rivoltosi al Beato D. Bosco, alla fine della novena si vide scemare la febbre. Il miglioramento andò accentuandosi giorno per giorno, e in breve tempo fu completamente ristabilito.

Savina Riela (Pedara) ringrazia il Beato per la liberazione del suo nipotino Renzo da ostinate febbri.

Cause M. Giuseppa ebbe negli ultimi di gennaio il suo bimbo colpito da polmonite, che coll'intercessione del Beato si risolse in quattro giorni. Dopo una diecina di giorni il bimbo fu colto da pleurite e dovette essere operato d'urgenza, ma felicemente, grazie ancora alla protezione del Beato.

Clotilde De Ponti (Cassano d'A.) impegnò il Beato in due gravissimi casi, ottenendo quanto desiderava; cioè, il risanamento del nipotino Angioletto Piazza sofferente di nefrite emorragica con crisi di altissime febbri e delirio, e la guarigione di altro nipote, Cesarino Piazza, colpito da polmonite che lo portò a grave stato.

Turco Rossi Angelina (Borgo S. Pancrazio) affidò alla protezione del Beato il suo Corrado, colto da polmonite con minaccia di meningite: e prima che terminasse la novena il piccolo era sfebbrato.

Emilia Pallai (Castelnuovo M.) invia a nome del Rev.mo Sig. Arciprete Bigi D. Giovanni l'offerta di L. 25 pro missioni, in riconoscenza al Beato.

N. N. affidandosi alla protezione di M. Santissima potè entrare in carriera, e veder soddisfatto il suo desiderio di un'occupazione stabile.

Maria Falconi (Ranocchio) è grata al Beato per averle ottenuto la guarigione perfetta del bambino affetto da meningite.

N. N. (Arezzo) con la novena a M. A. e al Beato e con l'applicazione della reliquia di questi al corpo del fratello, lo vide migliorare e guarire dal tifo che l'aveva colpito gravemente.

Nina Ferraris (Frascarolo) per la guarigione di una nipote, ottenuta con una novena al Beato.

E. Gamba, insegnante, ricorse con fiducia a M. A. e fu esaudita.

N. N. Un'anima devota di M. A. e del Beato esprime riconoscenza per aver ottenuto la pace e la serenità dopo un periodo di desolazioni spirituali.

N. N. (Mussomeli) colpito da forte nevrastenia ricorse a M. A. e al Beato, e riebbe in pochi giorni il benessere desiderato.

Famiglia Vianello (Chioggia) esprime riconoscenza a M. A. e al Beato per la rapida e completa guarigione di una figlia, mentre le sovrastava la minaccia di serie complicazioni.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Abrate M. (25), Adamo G., Alesina Sac. C., Alessio L., Allasia T. L., Ancarani Tettamanzi A., Andretta G., Antolini G. (20), Appolloni R. (10), Armellini M., Arnaldi Geom. A. (20).

Baldelli R., Baldo Colonnello A., Barbieri E., Bartalini F. (8), Batistini I. (2o), Beltrame Baccino C. (25), Benedetti G., Bianco M., Bianco P., Bignami C., B. M, di Lu Monfer. (20), Boarino G. (25), Bolliti M. di Giacomo, Bononielli A. M., Borzone M., Bosisio E., Bossi B., Bravo F., Briasco M. L.

Cajezza M. (5), Calciati C., Capra A., Caraffa Dott. T., Caravaggi P., Carcò A. (25), Carizzoni A., Carnaghi M., Carsana S., Caruso A., Casana Contessa P., Cattaneo R., Cattorini T., Cavagnaro L., Cavarra Zisa M., Celotto F., Chiappella M., Campanelli A., Ciscato A., Contini L., Cominetti coniugi, Costa N. (io), Cottone Ten. A., Cravero T., Cugnasso Pifferini A., Cuniberti M. Ved. Vinglio, Curotto P.

Danese A., De Barberis Ghita, De Cecco F. (io), De Iseo C., Della Torre E., De Martino F., Demaschi Bagnati G., D'Eraldo A. fu Paolo, DeVendictis Dott. G., Diaco T., Discacciati C.

Ercoli F.

Faccini D. e M. V., Fantino M., Ferraudo V. Ved. Serra., Ferraris T., Fiore A., Fornacioni Borsari A., Fracchia M., Frascara P., Fumagalli G., Fungi F.

Gagliardi D., Gagliardo P., Galdi Notar P., Gamba coniugi, Gangi S., Garnerone I,., Gasparini G., Gazzaroni Seni. A., Gazzoli M., Gerratana M., Giacomelli Sac. P., Giacomin V., Giudicelli Sorelle, Glarey C., G. O., Gottardi A., Grandi C., Grillo C., Guarnaccia Zuccarello A., Guerrieri G., Gnes M.

Imberciadori Can. I., Insaloco L., Invernizi fratelli, Invernizi G.

L. C. di Piverone, Lettoli L. Ved. Savioli (20), Lingeri Sac. G., Lo Bianco N. (25), Lo Latte M. (io), Lombardini C., Losi C., Luongo R.

Mangana E. e E., Mangiola M., Martinenghi O., Martini M., Mattiarri M., Mazzetti Conza E., M. E. (5oo), Messina P., Messina R. Ved. Isaia, Melotti L., Mietti S. (10), Mifosì G., Milano M., Moles T., Moltani M., Monari E., Monti T., Moraschetti C. in Zaffagni, Moretti J., Moro A., Morosini R., Moscato fam. (5), Murgia ch. S. (3), Mulas S., Militari R., Muzzarelli M.

Natale E., Nebbia C., Negro R., N. N. (ioo), N. N. (5o), N. N. di Alassio, N. N. famiglia di Caronno Milanese (3o), N. N. di Grognardo, N. N. di Parma, N. N. di Peveragno.

Occhipinti Aurea C., Ormezzano F., Orzi I.

Paccanoni E., Pagani A., Panizza M., Paracchini De Antonis V., Patanè Giuseppina Ved. Castorina, Pertile Sac. G., Pierani G.no e G.na di Caluso (15), Pizzorno M., Pizzorno Suor M., Pistoni Terzi M., Poggio R., Porta G., Pozzi Gadda M.

Ranieri R., Raponi A., Ratti E., Razeto Rossi M. (io), Reggiani Ottani M., Reginato A., Restuccia G., Rigo G., Riva L., Romagnolo G., Romussi Sommi R., Rosati M., Rota E., Rottigni G., Roya E.

Sachero M. (5), Samorini Sac. G., Scelsi S., Schieroni L. in Lino, Schilicò Arzarello R., Scrofani Occhipinti M., Sellerio Cozzi C., Sforzani Cristina F., Suerzo fam., Simonetta C., Simonetto M., Smeraldi Sac. A., Sommariva G., Sutti T. (io).

Tallone G., Tarditi P., Taverna M., Termine G., Todde A. V. Evangelista (5), Torretta M., Tulni Dott. G., Turrini A., Trofeo G., Trucco M.

Ursini S. fu Rocco.

Vanetti C., Vegetti D., Villa Virginia I., Vola G.

Zonatti P. (22), Zabro C., Zavaglio M.

NECROLOGIO

Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze.

Cav. Uff. TOMMASO TAGLIARINI

Spirava santamente in Palermo il i6 marzo u. s. confortato dai Ss. Sacramenti e dalla benedizione papale, dopo 16 mesi di malattia sopportata con edificante rassegnazione cristiana e con fortezza d'animo veramente ammirevole. Educato alla scuola dei PP. Gesuiti praticò con esemplare franchezza le verità religiose apprese fortificando l'anima sua con l'esercizio continuo della virtù. Alla Scuola Militare di Modena prima, poi nella carriera delle Armi non venne pieno mai ai suoi doveri religiosi e sempre si distinse, oltreche pel sentire cristiano, per il suo ingegno e per l'elevatezza del suo tratto squisito. Padre modello, lasciò vivissimi ricordi in famiglia della sollecitudine e della saggezza nel governo della casa, infondendovi lo spirito di carità che tanto lo animava, e soccorrendo con generosità i bisognosi. Conosciuta l'Opera Salesiana, l'aiutò efficacemente e tanto l'amò che dopo di aver concorso con entusiasmo in vita alla fondazione di una Borsa Missionaria, volle fondarne una seconda al momento della morte. Fu un insigne benefattore di tutte le opere buone e specialmente delle Missioni.

Don Bosco avrà ottenuto il premio eterno all'anima di questo zelante Cooperatore e otterrà pure alla desolata consorte la grazia della santa rassegnazione nel dolore che l'ha colpita.

MARIA MANNINI

È spirata serenamente in Pisa a 83 anni. Pia e benemerita fu la signora Maria Mannini: devolvendo quasi la totalità del suo patrimonio, comprò e poi donò ai Salesiani (1897) il bel locale di via de' Mille, perchè a Pisa educassero cristianamente tanti figli del popolo che sono anche spesso e i figli della strada ». Si era riservata per sè una piccola somma per andare avanti alla meglio modestamente, paga di vedere crescere e diffondersi il bene, come ha potuto constatare nel corso di oltre trent'anni dacche i Salesiani lavorano a Pisa.

Il Signore avrà già ricompensato colla sua gloria la pia signora che praticò la carità privandosi lietamente di ogni superfluo a benefizio dei poveri.

Avv. GIUSEPPE CATTORI

Grande uomo di Stato del Canton Ticino, spirava nel luglio u. s. lasciando vivissimo rimpianto di sè in quanti ammiravano il bene religioso grandissimo da lui operato in favore della sua terra. Onorò veramente la sua patria coll'ingegno e con la fede, con il disinteresse nel prodigarsi pel bene pubblico e con le sue virtù religiose che davano efficacissima forza alla sua parola e al suo esempio.

Fu anche un grande amico e ammiratore del l'Opera del Beato Don Bosco.

Can Don VINCENZO RESTA

Canonico della Cattedrale di Imola, volava al premio eterno il 22 febbraio u. s. ricco di meriti che il suo zelo sacerdotale, le sue virtù religiose e specialmente la sua carità gli avevano acquistato. Amò di grande affetto l'Opera del Beato Don Bosco e non solo l'aiutò costantemente in vita, ma anche in morte volle generosamente ricordarla con disposizioni munifiche.

Don ENRICO SALA

Moriva santamente a 6o anni il 26 marzo in Cassolnovo. La morte di questo zelante Cooperatore fu degna di una vita tutta spesa nel servizio divino. Passò 18 anni, disimpegnando con premura, zelo ed amore l'ufficio, affidatogli dall'obbedienza, di cappellano della chiesa di S. Giorgio in Cassolnovo.

Can. DOMENICO GAVELLO Prevosto di Cerreto d'Asti.

Moriva improvvisamente a 81 anno il 23 luglio in Cerreto d'Asti. Allievo del Beato Don Bosco, dal quale attinse la bontà e la dolcezza, fu per lungo tempo Decurione dei Cooperatori Salesiani e per 46 anni parroco di Cerreto, dove lascia grandi traccie del suo zelo pastorale, e ricordi fulgidi della sua santa vita. Con la morte di lui i Cerretesi perdono un vero pastore e padre.

Dott. ANTONIO TORTAROLO

Zelante Cooperatore Salesiano amò le Opere del Beato Don Bosco e le aiutò perchè potessero esplicare la loro benefica attività a pro delle anime. Moriva nel luglio scorso accettando con edificante rassegnazione cristiana le sofferenze della lunga malattia.

ROSSI TERESA

Spirava in Palermo il 20 giugno. Donna di vivissima fede e di intensa attività, molto zèlò le opere missionarie salesiane e il culto di Maria Ausiliatrice, essendo benemerita Presidente delle Dame di M. A. all'Arenella.

BIANCA MIMI MARTELLI da Belgirate.

Era un'anima adorna di virtù e il Signore la volle in cielo il 7 luglio u. S. Educata alla pratica

costante dei doveri religiosi, trasse continua ispirazione per l'esercizio d'ogni eletta virtù, specialmente l'apostolato della carità. E anche in morte volle ricordarsi delle Opere Salesiane, beneficandole colpe le aveva beneficate in vita.

GIACINTO GIANELLI

Animo profondamente religioso fu di esempio nella costante professione della sua fede durante la sua lunga vita di 93 anni. Fino agli ultimi suoi giorni egli rivolse pure ai prediletti studi di entomologia il bell'ingegno di cui Dio gli aveva fatto dono, e di cui s'era valso per meglio conoscere la grandezza del Creatore attraverso le meraviglie della natura. Aveva dato al Signore la figlia Giuseppina tra le Figlie di M. A. dimostrando così la stima e l'affetto che nutriva per l'Opera di Don Bosco.

Cooperatori defunti:

ALAIMO D. CATALDO, Gangi (Palermo).

AMEDEO MICHELE, Vezza d'Alba (Cuneo). ARTIGLI GIOVANNINA, Torino.

BARTOLINI RICCARDO, Borgo S. Lorenzo (Firenze). BELLINI ARTURO, Casale sul Sile (Treviso). BERARDI LUIGIA, Zone (Brescia). BERTOLINI MARIA, Vinchio (Alessandria). BURZIO EMANUELE, Torino. CIRAVEGNA Cav. TOMMASO, Fossano (Cuneo). COPPO ERMINIA, Alessandria. D'ANZEO MICIIELINA Ved. NARCISO, S. Severo(Fog.). DELL'ORTO LUIGI, Paullo (Milano). DE VITA Dott. BENIAMINO, Limosano (Campob.). Di FIORE ANNINA LANCELLOTTA, Fornelli (Campob.) DONDERO Dott. GIUSEPPE, Cornia (Genova). FORNAROLI MARIETTA, Romentino (Novara). GIULIANI SETTIMIO, Montopoli (Rieti). GONELLA ANGIOLINA, Fossano (Cuneo). LIBRA GIUSEPPE, Clusane (Brescia). Lops D. LUIGI, E. Giov. Rotondo (Foggia). MARTINA CRISTINA, Fossano (Cuneo). MAZA Dott. MICHELE, Palazzolo sull'Oglio (Brescia). MELES TEMISTOCLE, Laorea (Como). MOSCATELLI PIER ANTONIO, Ceredolo (Reggio Em.). MOTTA D. ACHILLE, Parroco, Valmadrera (Como). PARATO EGIDIA, Sinio d'Alba (Cuneo). PARENTI Can. Dott. LUIGI, Parma. PERINO LUCIA, Caravino (Aosta). PIGOLI TERESINA, Casalbuttano (Cremona). PIUMATI CATERINA, Fossano (Cuneo). PoLTRONERI ANGELo, Cedrate (Varese). Rossi Teol. D. GIOVANNI, Caraglio (Cuneo). SICCO GIUSEPPE, Torino.

SIRCH GIUSEPPE, Passarella (Venaria). SPECIALE D. MICHELE, Gangi (Palermo). SUPPARO MARIA, Calizzano (Savona).

THEA NATALINA, Castelletto Molino (Alessandria). VALLA FRANCESCO, Saliceto (Cuneo). VITALI CATERINA, Pietra Colora (Bologna). WOZZANO D. SANTE, Gangi (Palermo).