BS 1880s|1888|Bollettino Salesiano Gennaio 1888

ANNO XII - N. I.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1888

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario. - Lettera di D. Bosco ai Cooperatori ed alle Cooperatrici - Notizie della malattia di D. Bosco - Partenza dei Missionari Salesiani per l'Equatore e l'arrivo in Torino di Mons. Cagliero - Il candidato alla Presidenza dell'Equatore - Una solenne vestizione clericale nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice - Ricordo del Giubileo sacerdotale di Leone XIII.

LETTERA DI D. BOSCO ai Cooperatori e alle Cooperatrici. Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Sebbene la mia debole salute non mi permetta di scrivere a lungo, tuttavia non posso tralasciare dall'indirizzarvi anche quest'anno questa lettera, a norma del Regolamento, per intrattenermi alquanto con voi , che siete i benefattori dei miei giovanetti, e che vi prendete amorevole cura delle opere da Dio affidate alla Pia Società di S. Francesco di Sales.

E che vi dirò io? Vi dico anzitutto che vogliate unirvi con me a recitare almeno un Pater ed Ave ed un Requiem aeternam per oltre a 1000 tra Cooperatori e Cooperatrici, stati chiamati all' altra vita nell'anno ora scadente. Vi dico che ringraziamo Iddio, il quale in mezzo a tante vittime della morte ebbe la bontà di risparmiarci, e ci concede di trovarci ancora al sorgere di questo nuovo anno. Vi dirò che abbiamo molte ragioni di rallegrarci nel Signore , perchè col suo divino aiuto, abbiamo potuto compiere molte opere buone a salute delle anime , a vantaggio della civile società. Vi dirò infine che il bene da farsi ci cresce tra mano ogni dì più, e perciò ragione e Religione vogliono che noi non veniam meno nella buona volontà, che anzi prendiamo animo a fare maggiori sacrifizi, e cresciamo la nostra operosità.

Rapida rassegna delle principali opere compiute nell'anno 1887.

Quantunque le opere principali compiutesi nell'anno ora spirante vi siano rese già abbastanza note per mezzo del Bollettino Salesiano, ciò non di meno, affinché come in un quadro le abbiate sotto gli occhi, le ricorderò qui brevemente.

Opera, che merita di essere segnalata in capo a tutte le altre, è la consacrazione della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, avvenuta in mezzo allo splendore dei sacri riti, coll' intervento dei più insigni prelati e membri del Sacro Collegio, coll'accompagnamento di classica musica , e , quello che più importa, colla piena sod disfazione del Santo Padre Leone XIII, il quale ce ne aveva affidata la costruzione fin dal principio del suo glorioso Pontificato.

A Vallecrosia presso Bordighera, nella casa di Maria Ausiliatrice, si rimediò ai danni ingenti prodotti dal terremoto del 23 febbraio, la si rifabbricò quasi di pianta perché resa inabitabile, si rifecero in buona parte le camere, le scuole, e fin anco il minacciante campanile della nuova chiesa, e finalmente si terminò questa chiesa medesima, che verrà inaugurata al divin culto il 18 del corrente dicembre.

Nel paese di Mathi si cominciarono e si vanno compiendo nella Cartiera lavori di tale rilievo, da far salire la fabbrica di carta. da mille cinquecento a quattro mila chilogrammi al giorno, raddoppiandone così la produzione, e perciò rendendone possibile lo smercio a minor prezzo con molto vantaggio della stampa cattolica.

A Catania fu acquistata una proprietà detta Villa Piccioni , con annesso terreno di circa otto mila metri quadrati, e con una modesta casetta, destinata ad ampliarsi e a divenire, coll'aiuto della divina Provvidenza e col concorso della carità e generosità cittadina, un grandioso Ospizio e Casa di arti e mestieri a benefizio dei poveri giovanetti del popolo, i quali coll'istruzione vi apprenderanno pur anche a guadagnarsi onoratamente il pane della vita, e saranno un giorno l'appoggio della famiglia ed una guarentigia sicura pel benessere morale di tutta la città.

Nella città di Marsiglia si fece acquisto di un buon tratto di terreno, per ingrandire l'attigua casa già esistente, fattasi ormai insufficiente al bisogno ; acquisto, che renderà possibile l' accettazione di molti altri giovanetti , per trarli dall' abbandono e dalla miseria. Egualmente si praticò per l'ampliamento delle case di Parigi e di Lilla in Francia, per quelle di Utrera e di Sarrià nella Spagna, non che di Faenza e di Firenze in Italia.

Col favore di S. A. il principe Vescovo, e per l'efficace concorso dell' egregio Podestà, nonché di varie caritatevoli persone ecclesiastiche e laiche, si aperse una casa di Salesiani nella città di Trento, prendendo la direzione di un Orfanotrofio ; casa, che è la prima apertasi nell' impero austriaco, e che col divino aiuto e coll'appoggio dei buoni spero andrà prendendo grande sviluppo, e spianerà la via all'impianto di altre consimili in altre città dell'impero medesimo.

A Londra, capitale dell'Inghilterra, per lo zelo di una nobil donna cattolica, si accettò la direzione di scuole frequentate già da circa 200 fanciulli e fanciulle, e si prese in oltre l'amministrazione di una parrocchia, che abbraccia nel suo seno ben 30, 000 persone quasi tutte protestanti , tra le quali giova sperare che in progresso di tempo si otterranno molte conversioni alla cattolica Chiesa (1).

Nè debbo tacere la cura spirituale e pur corporale prestata dai Salesiani ai colpiti dal colèra nella città di Catania in Sicilia, e in quella di S. Nicolas de los Arroyos nella Repubblica Argentina, nonché ai feriti ed alle vittime del terremoto nella città di Diano Marina nella Liguria, ed agli orfanelli degli uni e degli altri; cura, che meritossi amplissime lodi dalle stesse Autorità costituite.

Per quello che spetta all'America troppo lungo sarei, se dovessi passare a rassegna quanto, auspice Iddio e la cattolica carità, si poté operare nell'anno che sta per finire. Toccando più sotto delle missioni, basta qui accennare l' impianto della Casa di arti e mestieri , sotto il titolo di san Giuseppe, nella città di Concezione, e la stabile residenza dei Missionarii a Punta Arenas nella Repubblica del Chili ; e l' altra consimile residenza a Chol-Malal e a Guardia Pringles nella Patagonia Argentina. In questi ed altri luoghi si fabbricarono in pari tempo varie cappelle per la celebrazione dei divini misteri e per l'istruzione dei fedeli e degli infedeli.

Molte poi delle Case americane già fondate , specialmente i Collegi e gli Ospizi, vennero di assai ingrandite a profitto di più centinaia di giovanetti, mediante nuove costruzioni; fra le altre, quelle di Patagones e di Viedma sulle sponde del Rio Negro , quella di Payssandù e quella di san Paolo nell'impero del Brasile.

Né posso ommettere di accennare almeno le varie Missioni date, nell'anno medesimo, da Monsig. Gio. Cagliero, Vicario apostolico della Patagonia settentrionale e centrale, e da Mons. Giuseppe Fagnano Prefetto apostolico della Patagonia meridionale; Missioni, spinte sino alle gole delle Cordigliere e alla Terra del Fuoco, con ingenti fatiche ed evidenti pericoli della vita, ma con grande e consolante risultato ; imperocchè per mezzo di esse si gettò il primo seme della divina parola in seno a tribù fino allora sconosciute, e si prese cognizione dei luoghi e dei costumi, la quale tornerà utilissima per impiantare stazioni di Missionarii in quei luoghi abbandonati, onde rassodarvi il bene religioso e morale a salute di tante anime infelici.

E poiché mi vien dato di far parola delle Missioni estere , non debbo passare sotto silenzio la carità dei Cooperatori, accresciutasi in questi ultimi mesi, in seguito all' invio di apposita lettera circolare, che mi trovai costretto di diriger loro , per implorar soccorso a favore delle medesime; carità, che mentre solleva il mio cuore e lo rallegra nel Signore, mi porge i mezzi, onde continuare alacremente la diffusione del Vangelo e della cristiana civiltà nelle più lontane parti del mondo. Soprattutto non posso tacere la recente spedizione di otto Salesiani alla città di Quito, nella Repubblica dell'Equatore, dove apriranno scuole e laboratorii pei giovanetti, e donde ancora prenderanno le mosse per recar la luce della fede a migliaia di poveri Indii, che in mezzo alle Ande vivono tuttora privi dei benefizi della cristiana civiltà.

Finalmente nella ossequiosa esultanza e commozione dell'orbe cattolico, pel fausto Giubileo sacerdotale del sapiente Leone XIII, abbiamo ancor noi , dalle case di Europa, e dell' America, e sin dalle Missioni dell'estrema Patagonia, potuto raccogliere oggetti e prodotti rari e preziosi, da umiliare appiedi del suo trono augusto, quale omaggio di profonda venerazione ed incrollabile attaccamento alla sua persona, e siccome argomento di nostra sincerissima gioia pei glorioso avvenimento.

(1) I cattolici della parocchia finora sono pochissimi e ascendono appena a due mila.

Nuove Case ed Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice

Anche le Suore, dette Figlie di Maria Ausiliatrice, poterono in quest' anno accrescere le opere loro a vantaggio delle fanciulle. In fatti esse presero la direzione di asili d'infanzia ed apersero scuole, laboratorii ed Oratorii festivi in ben otto altri paesi, quali sono, in Italia, Gattinara, Torre di Bairo, Farigliano , Pecetto Torinese, e Mathi. A Moncrivello e a Novara, per la carità di due zelanti Cooperatrici salesiane, vennero acquistati per le Suore due ampi fabbricati , per dare principio ad opere di grande vantaggio per la gioventù femminile. In America, pel soccorso di una famiglia illustre di Montivideo, aprirono un nuovo Collegio nella città di Payssandù , con Oratorio festivo e scuole esterne, frequentate da più centinaia di fanciulle. Oltre a ciò ampliarono le case già esistenti in Buenos Ayres e a Patagones, nell'ultima delle quali raccolsero a scuola giovanette fin dalla Terra del Fuoco , le istruirono e le fecero battezzare, presentandole a Dio quali cristiane primizie di quegli estremi confini del mondo. E merita pure menzione l'assistenza, che prestarono ai colerosi nella città di Bronte in Sicilia , dove alcune di esse per amor di Gesù Cristo non dubitarono di chiudersi coi medesimi nel lazzaretto.

Più altre opere dovrei qui segnalare tanto dei Salesiani, quanto delle Suore; ma oltre che ne foste già informati, nel corso dell' anno, le tralascio per non troppo dilungarmi , e per aver agio di trattare di un'altra opera, la quale nell'anno prossimo dovremo avere particolarmente di mira.

Intanto da ciò che sono venuto accennando fin qui potete scorgere facilmente come la carità vostra abbia portato frutti abbondanti; frutti nel sollievo e nell' educazione ed istruzione impartita a molti giovanetti e giovanette, che si poterono raccogliere in maggior numero negli Ospizi, nei Collegi, nei laboratorii, negli Oratorii festivi, nelle scuole quotidiane e domenicali, e nelle chiese e cappelle erette e consacrate al divin culto ; frutti nella conversione di molti infedeli , che si andarono ad evangelizzare ed incivilire nelle stesse loro terre finora inesplorate; frutti nella conservazione della fede in molti cristiani dell'Europa e specialmente dell'America, dove ogni anno emigrano a migliaia a migliaia in cerca di una misera fortuna terrena, ma in pericolo di perdere la felicissima ed eterna eredità del Cielo ; frutti ancora nella pubblicazione di buoni libri, in centinaia di mila copie, a difesa della religione e a fomento della pietà cristiana. Di tutto questo bene i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice ne rendono con me vive grazie primamente a Dio, che ci fu largo de' suoi celesti favori, di poi a voi tutti, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che con tanta bontà accorreste in nostro soccorso, e vi faceste abili strumenti della divina Provvidenza a vantaggio di anime innumerevoli.

Opera proposta per l'anno 1888.

Molte sarebbero le opere che avrei da raccomandare alla vostra carità per l'anno venturo , ma una sola voglio qui segna larvi , come quella che mi sta moltissimo a cuore.

I fedeli di ambo i sessi possono ormai giovarsi a loro bell' agio della chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma; vi possono udire numerosi la divina parola, accostarvisi ai SS. Sacramenti, assistere con loro edificazione alle sacre cerimonie, istruirsi col mezzo della frequente predicazione, inspirarsi insomma alla pietà e divozione ed infervorarsi alla pratica delle cristiane virtù. Ma questo non è ancora il tutto. Il Santo Padre Leone XIII ama che un'altr'opera ancora sorga accanto alla chiesa suddetta ; egli desidera che l'Ospizio colà appena iniziato s'ingrandisca colle costruzioni già designate , e si renda capace di accogliere cinquecento e più giovanetti, i quali ogni giorno rappresentino al vivo i fanciulli della Palestina intorno alla persona adorabile di Gesù Cristo, per essere come quelli da Lui benedetti, istruiti, avviati alla virtù, indirizzati al Cielo.

Quest'opera viene altamente reclamata dagli attuali bisogni della città di Roma. Centinaia di giovanetti e romani e non romani, provenienti da ogni parte , or per povertà , or per abbandono, ed or per le insidìe dei nemici, si trovano esposti a grandi pericoli del corpo e dell'anima. Molti per difetto di un ricovero si abbandonano all'ozio, crescono nel vizio, si danno al mal fare, e finiscono per cadere nelle mani della polizia indi nella prigione. Non pochi son quelli, che da varii paesi recandosi colà per cercar lavoro e non trovandone, perdono nell'inerzia e nelle male compagnie fin anco quella religione, che vi ha sua sede e suo centro, e donde spande i suoi vividi raggi per tutte le parti del mondo. Sventura che un povero giovanetto cristiano abbia da incontrar pericoli per la sua fede e pe' suoi costumi in Roma istessa, la quale per mezzo del Vicario di G. C. illuminò ed illumina, santificò e santifica i popoli! Cotali disgrazie se addolorano il Papa, quando accadono ad un cattolico in qualsiasi luogo della terra, lo affliggono profondamente quando succedono così di spesso, come sotto i suoi occhi medesimi, senza che Ei possa ne prevenirle nè rimediarle, e succedono soprattutto a tanti giovanetti incauti ed inesperti, che pur sono le speranze della Chiesa e della civile società.

Or bene noi possiamo in gran parte scemare siffatte sciagure in Roma, possiamo l'animo del Romano Pontefice, e consolare in pari tempo il Cuor di Gesù ; e questo santissimo fine possiamo ottenerlo costruendo il progettato Ospizio. E che sia così ebbe la bontà di significarlo lo stesso zelantissimo Supremo Gerarca della Chiesa, quando mi toccò la felicissima sorte di essere ricevuto da Lui a particolare udienza nel maggio scorso. Dopo aver Egli udito con piacere che la chiesa del Sacro Cuore era finita e inaugurata al servizio di Dio, dopo aver detto che ringraziava i Salesiani, i loro Cooperatori e quanti li avevano coadiuvati a compiere l'ardua impresa, proseguì e disse : « Adesso mettetevi all'opera » per innalzare l'Ospizio già ideato, affinché » vi possiamo raccogliere e salvare tanti » poveri giovanetti, insegnando loro a dive» nire buoni cristiani e savi cittadini. A » questo fine io benedico voi e tutti quelli, che vi porgeranno la mano. »

Queste parole del Vicario di Gesù Cristo sono profondamente scolpite nel mio cuore, e mi preme che anche voi ne facciate tesoro.

Sarebbe cosa veramente degna del vostro zelo, che nell'anno 1887 e 1888 onoraste le grandiose feste giubilari del Santo Padre Leone XIII, col condurre a termine le due opere principali, che Egli vi affidò appena salito alla cattedra di S. Pietro. La prima è finita, e glie l'abbiamo come presentata fin dal 14 maggio passato, quando venne solennemente consacrata, quasi per inaugurare il suo Giubileo sacerdotale , ed oggidì la chiesa del S. Cuore forma tra le altre molte l' ammirazione dei pellegrini, che accorrono a Roma da tutte le parti del inondo. Di grande consolazione sarebbe alla vostra carità, se alla fine del prossimo anno, come alla chiusura delle sovranominate feste, si potesse dire al S. Padre: « Ecco compiuto l'Ospizio da Voi cotanto desiderato a salute dei fanciulli : più centinaia di essi potranno d'ora innanzi trovare un asilo sicuro presso di Voi, e come all'ombra della vostra cattedra crescere degni figli della Chiesa, e pegno non fallace di moralità e di buon ordine pel civile consorzio. »

Quattro ricordi per conclusione.

Io conchiudo esponendovi quattro pensieri in forma di ricordo. Anzitutto osservo che una persona ed una casa limosiniera come il mare; per quant' acqua il calore del sole faccia svaporare dalla sua superficie, esso non di meno non scema punto di sua ampiezza, perché i suoi vapori convertiti in pioggia, in neve ed in ghiaccio, dopo aver irrigata e fecondata la terra, in forma di fiumi si restituiscono a lui da tutte le parti. Così ad un di presso accade ad una persona, ad una famiglia, che colle sue sostanze, foss'anche solo col loro superfluo, coopera alla gloria di Dio ed al bene del prossimo. La limosina che essa dà si unisce con quella di tanti altri, e questa unione, alla guisa dell'unione di tante goccie d'acqua, forma quale una pioggia di benefizi a vantaggio di migliaia di persone, a profitto dei fedeli e degli infedeli, a pro dei giovanetti, delle famiglie, delle popolazioni, dell'umana società. Questi fanciulli poi, queste famiglie, questi popoli beneficati, oltre che pregano e ottengono da Dio centuplicate le grazie sopra i loro benefattori, per mezzo dell'educazione religiosa e morale loro procacciata colle limosine insieme riunite, formandosi e crescendo virtuosi, promuovono la concordia e la pace privata e pubblica, accrescono il lavoro, l'industria, il commercio, diminuiscono i furti, i delitti, le ribellioni, e per questo modo ogni cittadino ne approfitta anche temporalmente, e vede entrare in casa il centuplo di quanto aveva dispensato per le opere di religione e di carità. Adunque il primo ricordo è così concepito : Se vogliamo far prosperare i nostri interessi spirituali e materiali , procuriamo anzitutto di far prosperare gl'interessi di Dio, e promuoviamo il bene spirituale e morale del nostro prossimo, col mezzo della limosina.

Venendo al secondo ricordo, comincio dal far riflettere che, per regola ordinaria, quando taluno brama di ottener da Dio una grazia, per l'intercessione della Vergine o di qualche santo, suole da più a meno dire così: Se mi fa questa grazia, io farò la tale limosina, la tale offerta. Sebbene questo modo di fare non sia da disapprovarsi , tuttavia io non lo credo il più acconcio per ottenere presto e con sicurezza le grazie di Dio, quelle specialmente che ci stanno più a cuore. Questo modo di fare contiene un non so che di diffidenza verso Dio, verso la Madonna o verso i Santi, che s'invocano. Molto meglio e più efficace sarebbe il dare prima quello, che vorremmo dare dopo di aver ottenuta la grazia implorata. Dando prima si compie un'opera buona, che congiunta colla fede, colla fiducia in Dio, acquista maggior potere presso il suo trono. Dando prima in certo qual modo si impegnano Iddio, la Vergine e i Santi a mostrarsi generosi verso di noi, che ci siamo come abbandonati alla loro sovrana bontà e potente intercessione. Dando prima si adempiono appuntino le parole di Gesù Cristo, che là dove raccomanda la limosina usa queste espressioni : Date e vi sarà dato: date et dabitur vobis. Qui, come si vede, Gesù Cristo non dice già : Promettete di dare e vi sarà dato; ma dice Date voi prima, e indi sarà dato a voi. La esperienza dimostra che questo modo è potentissimo ad ottener le grazie più segnalate; io stesso ne sono stato testimonio migliaia di volte. Adunque ecco il secondo ricordo : Se volete ottenere più facilmente qualche grazia, fate voi la grazia, ossia la limosina, agli altri, prima che Dio o la Vergine la facciano a voi. Date et dabitur vobis.

In terzo luogo ritenete che il fare limosina a vantaggio della religione o a bene spirituale o corporale del prossimo non è solo un consiglio, da cui cì possiam dispensare senza detrimento dell'anima, ma è un rigoroso precetto , compreso nei comandamenti della divina legge, dei quali gli uni obbligano all' onore ed all' amore di Dio, gli altri obbligano all'amor del prossimo. E solo un consiglio il dare tutto il fatto proprio, per professare la povertà volontaria, come i religiosi; ma è un precetto il dare in limosina una parte delle proprie sostanze, od il superfluo, come dice il Vangelo : Quod superest date eleemosynam.

Ed è appunto per la trascuratezza di questo precetto, che G. C. al dì del Giudizio universale dirà ai reprobi: Andate lungi da me, o maledetti, nel fuoco eterno. E perchè? Perchè non avete fatta la carità a chi ne abbisognava. E per non aver dato il superfluo al povero Lazzaro , che Gesù Cristo disse, il ricco Epulone essere stato sepolto nell'inferno : Mortuus est dives et sepultus est in inferno. Ed è ancora chi non fa parte dei suoi beni ai poveri, che l'Apostolo San Giacomo dice avere una fede morta, la quale non gli giova all'eterna salute. Lo stesso Apostolo soggiunge altresì che religione pura ed immacolata è questa, cioè di provvedere ai bisogni degli orfani e delle vedove, vale a dire compiere opere di misericordia o spirituale o corporale. Tutte queste ed altre consimili sentenze dello Spirito Santo provano ad evidenza che chi potendo non fa opere di misericordia è un cristiano, che non è cristiano; è un uomo, che nel giorno estremo si udirà una sentenza di condanna; è un uomo, che, sebbene non manchi in nessun'altra cosa pure come il ricco senza misericordia non riceverà misericordia da Dio. Pertanto il terzo mio ricordo è questo : Colle opere di carità ci chiudiamo le porte dell'inferno e ci apriamo quelle del Paradiso.

Finalmente vi confido che la mia sanità va scemando a vista d' occhio, mi sento a mancare, e prevedo non lontano il giorno di dover pagare il mio tributo alla morte e scendere nella tomba. Se mai ciò avvenisse e questa fosse l'ultima lettera che vi mando, ecco il quarto ed ultimo mio ricordo:

Raccomando alla vostra carità tutte le opere, che Iddio si é degnato di affidarmi nel corso di quasi cinquant'anni; vi raccomando la cristiana educazione della gioventù, le vocazioni allo stato ecclesiastico, e le missioni estere; ma in modo affatto particolare vi raccomando la cura dei giovanetti poveri ed abbandonati, che furono sempre la porzione più cara al mio cuore in terra , e che pei meriti di nostro Signor Gesù Cristo spero saranno la mia corona e il mio gaudio in Cielo.

Ed or piú non mi resta che invocare Iddio, che spanda le sue benedizioni più elette sopra di voi, sopra le vostre famiglie, sopra i vostri interessi ; invocarlo soprattutto che vi conceda una vita prospera e felice, coronata a suo tempo dalla morte dei giusti. A questo scopo i Salesiani e i giovanetti delle nostre Case si uniscono con me a pregare tutti i giorni il Signore, e mediante la potente intercessione della Vergine Ausiliatrice e di S. Francesco di Sales speriamo di essere esauditi e di avere la felicissima sorte di trovarci tutti insieme riuniti nella eternità beata.

Abbiate la bontà di pregare anche voi per me, che colla più alta riconoscenza mi professo di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 8 dicembre 1887

Obbl.mo servitore

Sac. GIO. BOSCO.

NOTIZIE della malattia di D. Bosco.

Come i nostri Cooperatori avranno saputo i presentimenti di Don Bosco sembrano dolorosamente avverarsi. Il giorno 22 di dicembre dopo aver resistito al male per più mesi coll' energia della sua volontà era obbligato a fermarsi in letto, cedendo alle istanze dei valentissimi dottori Fissore, Vignolo e Albertotti medico curante. Da quel momento questi antichi suoi amici tennero consulto ogni giorno. Ma la malattia fa rapidi progressi.

Il giorno 24 al mattino gli fu recato in forma solenne il SS. Viatico da Monsig. Cagliero , che provvidenzialmente giunse in tempo dalla Patagonia per consolare colui che da 36 anni chiama padre. I superiori della casa che circondavano il letto non poterono frenare il pianto a quelle solenni parole Accipe viaticum pronunciate da Monsignore, il quale a stento comprimeva il singhiozzo. Don Bosco era sereno e tranquillo, ma si mostrò per un istante profondamente commosso nel veder piangere i suoi, figliuoli. Nello stesso giorno, alla sera, poco prima del Pontificale di mezza notte, dietro le vive istanze del caro infermo, Monsignor Cagliero gli amministrò l' Estrema Unzione, che ricevette con quella sua serenità di mente ornai proverbiale.

Nel giorno di Natale per mezzo di MonsignorCagliero Egli fece domandare la benedizione al Santo Padre con telegramma diretto all'Eminentissimo Cardinale Rampolla suo Segretario di Stato. Poco dopo l'Em.mo Porporato rispondeva col telegramma seguente, il quale dimostra la grande benevolenza del Capo della Chiesa e il vivo interesse che prende della malattia del nostro D. Bosco.

« Monsignor Cagliero, Torino - Il Santo Padre, dolente dell'infermità di Don Bosco, prega per lui e gli invia la implorata benedizione. - M. Cardinale

RAMPOLLA. »

Nessuna speranza umana di guarigione, e la sola bontà divina potrebbe ricostituire un fisico distrutto da cinquant'anni di indefessi lavori, patimenti e sacrifizii per i poveri e cari giovani. Questa è la causa della sua malattia. La cittadinanza e il patriziato torinese, le autorità municipali e governative accorrono per informarsi dello stato del caro infermo. Sua Emin il Cardinale Alimonda due volte venne a visitarlo e i due amici si abbracciarono senza parlare, poiché non ha quasi più forza per pronunziar sillabe e a stento fece intendere a S. E. - Le raccomando i miei giovani! - Mons. Leto Vescovo titolare di Samaria, Mons. Valfrè Vescovo di Cuneo e Monsignor Manacorda Vescovo di Possano si affrettarono a recarsi presso di lui.

È un continuo giungere di telegrammi da ogni parte e dall'Italia e dall'estero. Arrivano ad ogni istante i direttori delle Case salesiane. La carità cristiana cerca di consolare D. Bosco soccorrendo i suoi giovani, trepidanti pel timore di perdere il tenerissimo padre. In moltissimi luoghi si fanno pubbliche preci e nei nostri collegi l' adorazione continua.

Non dubitiamo delle fervorose preghiere a Gesù, Sacramentato e alla Vergine Ausiliatrice dei nostri Cooperatori e Cooperatrici, i quali sanno quanto Don Bosco li ami e sia riconoscente del concorso da essi prestato alle sue opere.

Ah se Maria SS. Ausiliatrice si degnasse di operare, non per liti, ma per i figli del suo Oratorio, la grazia di lasciarcelo ancora per qualche anno ! Preghiamo e speriamo rassegnati alla santa volontà del Signore.

PARTENZA DEI MISSIONARI SALESIANI PER L'EQUATORE

e l'arrivo in Torino di Monsignor Cagliero.

Era un manipolo di giovani valorosi, quattro sacerdoti e quattro laici che si preparavano a salpare l'Oceano per aprire nella capitale dell'Equatore un Oratorio, un laboratorio, e preparare il terreno a maggior sviluppo dell'azione benefica di Don Bosco.

Un dispaccio dalle isole Canarie annunziava per il 4 del mese di dicembre l'arrivo a Genova di Monsignor Cagliero che doveva presiedere alla Conferenza Salesiana, fissata pel giorno 6 in Valdocco donde la stessa sera dovevano partire i Missionari. Senonchè il Matteo Bruzzo dlla Veloce, assalito da violenta tempesta non giungeva e la solenne radunanza si dovette fare senza Monsignore.

La chiesa di Maria Ausiliatrice era preparata come nelle maggiori solennità e alle 3 e 1/2 riempivasi di Cooperatori e di Cooperatrici, desiderosi di porgere un devoto e cordiale saluto ai coraggiosi missionaria. Don Bosco benché sofferente per malferma salute non volle rimanersi nella sua cella, ma comparve all'altar maggiore circondato da molti sacerdoti e chierici. Presiedeva alla cara funzione Mons. Leto, Vescovo titolare di Samaria delegato a questa cerimonia dall'Eminentissimo nostro Cardinale Arcivescovo, per impartire la benedizione a nome del sommo Pontefice. Benchè il tempo fosse nebbioso la folla era grandissìma.

Dopo i Vespri cantati in tuon solenne sali il pulpito il R.do Don Giovanni Bonetti, il quale, quantunque colto d'improvviso, seppe tessere un grazioso e opportuno discorso ascoltato attentamente. Mostrò con eloquenti fatti che il Docete omnes gentes , proferito da Gesu Cristo agli Apostoli si continuò pei secoli e si continua inalterato sempre, suscitando generosi missionari, apostoli novelli fra le nazioni per convertire i popoli selvaggi. Parlò con affetto di Mons. Comboni, l'apostolo della Nigrizia; del Card. Lavigerie che nell'Africa ricostituisce la sede di San Cipriano. E venendo alle opere di Don Bosco, con l'affetto di figlio e la conoscenza precisa che egli ne ha, le mostrò quali veramente sono, luminose di carità ed universali. Parlò della Patagonia e disse il dolor che provava (e lo provarono tutti) pel ritardo di Monsignor Cagliero, il quale avrebbe accresciuto con la sua presenza e la sua parola lustro e decoro alla pia radunanza. - D. Bonetti in ultimo ringraziò a nome di Don Bosco i Cooperatori salesiani, con l'aiuto dei quali egli può dilatar le Missioni nell'America, e raccomandò di continuare generosamente nella cooperazione , che i bisogni sono grandissimi. Salutò con belle parole i giovani missionari, li salutò a nome di tutti, anche a nome di Maria Ausiliatrice : fu un istante tenerissimo quello.

Dopo il canto di un mottetto e l'invocazione del Veni Creator, furono recitate le preci dell'Itinerario, e poscia seguì l'abbraccio e il bacio tra i sacerdoti missionarii e i lor confratelli. Fu una di quelle scene che a pochi è dato descriverle bene. I chierici, gli ottocento fanciulli dell'Oratorio circondano i valorosi viaggiatori, che adagio adagio scendono dall'altar maggiore. Chi può baciar loro le mani è contento, contento chi può toccarne le vesti. Sono quasi le 6. Fuori della Chiesa le carrozzelle attendono i missionari per portarli alla ferrovia. Le campane del Santuario dànno gli ultimi tocchi, salutano la partenza dei cari apostoli, i quali per la linea di Modane e Lione, s'imbarcarono nel porto di St.-Nazaire il giorno 17.

Che Maria Ausiliatrice vi protegga, vi scorga fino alle alte montagne di Quito e dia a voi le consolazioni di un fruttifero apostolato. L'Equatore, aperto appena il Canale di Panama , sarà il rifugio di milioni d'emigranti. Quale conforto per essi se troveranno colà i Salesiani di Don Bosco! Qual gaudio pe' poveri emigranti d'Italia, se, giunti in quelle terre, si incontreranno in faccie amiche che specchiano il bel cielo d'Italia.

Il Matteo Bruzzo era entrato nel porto di Genova il mattino del giorno 6. Monsignore non aveva parole bastanti per ringraziare il comandante e gli altri ufficiali del vapore per le gentilissime cortesie usategli. In vista di Barcellona aveva potuto con segnali mandare la notizia del suo arrivo e i suoi saluti ai confratelli salesiani stabiliti in quella città, ì quali con un telegramma a Torino lo contraccambiavano della sua affettuosa premura. Monsignore per i soliti ritardi cagionati dal comando del porto e dalla dogana poteva entrare in città solamente nelle ore pomeridiane , accolto a festa nella nostra casa di Sampierdarena. Non essendogli possibile in quella sera ripartire per Torino per mezzo del telegrafo dava e riceveva l'addio dai missionarii, e l'indomani anniversario della sua consecrazione episcopale giungeva all'Oratorio , ove il ricevimento per quanto splendido non potè adequatamente rappresentare l' affetto dei cuori. Il suo incontro con Don Bosco non è facile cosa a descriversi. Monsignore inginocchiato innanzi a Don Bosco che appoggiando la fronte sulla spalla del suo primogenito gli baciava lagrimando replicatamente l'anello; i compagni di viaggio del Vescovo essi pure inginocchiati intorno a lui; i maggiorenti dell'Oratorio affollati a rispettosa distanza, tutt' insieme formava un impareggiabile quadro.

Il giorno 8, festa di Maria SS. Immacolata, anniversario della fondazione degli Oratorii, coronava col nome della Madonna questi varii e fausti avvenimenti. Il Prof. Mons. G. Scavia in sul levar delle mense leggeva i seguenti applauditissimi versi.

A Mons. Giovanni Cagliero. SONETTO,

Saluto e laude a Monsignor Cagliero

Del giardin salesiano inclito fiore,

A Lui che pien di gloria, umil di cuore Ci rivien dall'antartico emisfero.

Invano per l'equoreo sentiero

Dogli aquiloni lo colpì il furore:

Che citi crede e fidanza ha nel Signore, Turbo non teme il più gagliardo e fiero.

Forse il ricordo dell'Italia sua,

Del Vatican, del Po, della sua gente Più volte il trasse a sospirare in prua:

Ma sempre a' dì sereni e ad aer fosco Lo sorresse il desio vivo e crescente Di rivedere ed abbracciar Don Bosco.

Monsignor Cagliero non tarderà a recarsi in Roma per ossequiare il Sommo Pontefice in occasione del suo giubileo sacerdotale , presentandogli il tributo d'affetto della Pia Società Salesiana. Di alcuni di questi doni così parla il corrispondente torinese dell'egregio giornale cattolico genovese l' Eco d'Italia , tanto benevolo per le cose nostre e degno di ogni encomio per il suo valore nel sostenere la buona causa:

Ebbi agio di visitare l'Ospizio di D. Bosco. Mi venne fatto di ammirare due stupendi lavori che saranno offerti al Santo Padre nella prossima occasione del suo Giubileo sacerdotale.

» Il lavoro in tipografia ed in cromotipia, che in questa circostanza uscirà dallo stabilimento tipografico Salesiano , avrà il vanto di essere unico; e tutti i saggi che ci giungono dalla Germania e dall'Inghilterra sono un nulla a petto di questa pubblicazione , che nel progresso dell' arte tipografica rimarrà memorabile. Valenti artisti già me ne avevano parlato molto favorevolmente, ma quel che vidi superò ogni mia aspettazione.

» Il testo dell' opera è chiuso in ogni pagina da una cornice elegantissima di sempre nuovo disegno, e tutta la parte di ornato rassomiglia a quelle stupende miniature che si ammirano nei codici più preziosi del secolo decimo terzo e nel seguente. Non si crederebbe che un lavoro che parmi tocchi la perfezione, sia fatto per mezzo della cromotipia.

» Ponete a fianco di quest'opera un gran quadro di più di un metro e mezzo di altezza tutto fatto a penna da un Salesiano con tanta squisitezza di arte da confondersi con una pittura e poi ditemi se artisticamente poteva la Società Salesiana manifestare in modo più splendido la devozione dell'Ordine intero al romano Pontificato.

» E inutile di soggiungervi che l'uno e l'altro lavoro sono ispirati da quel sentimento di pietà che si addice a chi offre ed a chi accetta i doni » (N. 287).

E l' egregio Osservatore Cattolico di Milano nel suo numero 283 cosi scrive sullo stesso argomento

• Mi si afferma che tanto i doni portati da Monsignor Cagliero dall' America, quanto quelli dei Salesiani sieno di molto pregio; del che io credo non abbiasi in modo veruno a dubitare se si deve giudicare da due saggi che mi vidi esposti dai Salesiani nelle stanza del nostro Eminentissimo Arcivescovo, che, brevi giorni addietro raccolse, tutto che i torinesi invieranno all'Esposizione Vaticana.

» E di questi due doni intendo parlarvi brevemente per il loro merito intrinseco.

« Uno di essi è un volume grande in-4°, di pagine 150 circa, contenente la lettera Enciclica di Leone XIII AEterni Patris, e le altre due letlettere De studiis historicis e De studiis litterarum.

• Questo volume è un vero prodigio dell'arte tipografica , nè temo di affermare che fino ad oggi nè da tipografie italiane , nè da straniere uscì opera si elegante e sì nitida per tipi, sì ricca per ornati, sì squisita per arte e per vaghezza di fregi , e sì armonica in tanta varietà ed abbondanza di ornamenti.

» Il frontispizio, la dedica , i diversi bottelli che dividono i tre documenti Pontificii, e le cornici sempre in ogni pagina diversi che racchiudono il testo, sono tutti lavori di arte sì delicati che pongono a capo di tutti gli stabilimenti tipografici la Tipografia Salesiana di Don Bosco in Torino.

» Vi ha fregi gotici che bellamente contrastano con altri di stile romano e fiorentino e che tutti insieme formano una tale ricca varietà da abbarbagliare l'occhio sì fattamente, che non sa discernere se tutto ciò sia opera di bulino o di pennello. I nostri artisti convengono che questa opera per essere fatta tutta colle macchine tipografiche, anche i lavori di cromotipia, rasenta la perfezione.

• Merita altresì un cenno speciale un quadro a penna di grandissime dimensioni, pure lavoro di un Salesiano. Don Bosco, circondato dalle principali case della Società da lui fondata, che deponeva il suo omaggio appiè del trono del Vicario di Cristo è il tema di questo quadro che ha il vanto di essere unico nel suo genere. È vero sì che questo è lavoro di pazienza incredibile; ma è pur vero che solo un artista di polso poteva concepirlo e condurlo a buon fine.

• Non è a dubitare che lavori di questo genere non sieno per tornare di sommo gradimento al sommo Pontefice e di vago ornamento all'Esposizione Vaticana, nella quale l'orbe intero cattolico ed acattolico verrà a deporre l' omaggio del suo affetto appiè del trono del Vicario di Cristo in terra ».

Di ogni cosa sia lode a Dio.

IL CANDIDATO alla presidenza dell' Equatore.

Nella Repubblica dell'Equatore, uno dei paesi più sinceramente cattolici dell'America, si dovrà eleggere fra breve il nuovo Presidente, stando per iscadere di carica l'attuale signor Camaaño, il quale, secondo quella Costituzione, non può osservi rieletto, sebbene per le sue eminenti qualità personali e pel vivissimo suo sentimento patriottico egli siasi mostrato sempre altamente degno della eccelsa posizione cui lo portarono i suoi concittadini.

Ma gli Equatoriani, popolo forte e laborioso, hanno la rara fortuna di aver già pronto un altro loro concittadino, al quale poter offrire la presidenza dello Stato, sicuri che la sua persona non solo potrà sostituire degnamente quella dell' antecessore, ma saprà del pari far rifulgere il seggio presidenziale di tutte le più belle virtù e di tutti i migliori requisiti necessarii per occupare col massimo prestigio posto siffatto.

Il candidato è appunto Sua Eccellenza il signor Don Antonio Flores, ora inviato straordinario e ministro plenipotenziario dell'Equatore a Parigi e presso quasi tutti i Governi d'Europa, non esclusa la Santa Sede. Personaggio illustre, il Flores, per la sua nascita, per le sue idee, per la multiforme sua cultura e per le sue gesta, rappresenta la storia equatoriana di circa un quarto di secolo.

Dobbiamo anzitutto notare con somma compiacenza che la novella candidatura di D. Antonio Flores alla Presidenza dell' Equatore fu accolta in Vaticano col massimo favore , in quanto che egli, uomo d'ordine e di puri principii, è tale da mantenere sempre vivi e perenni quei rapporti di devozione, che sono sempre esistiti fra la Santa Sede e l'Equatore per la reciproca protezione e pel continuo sviluppo dei rispettivi interessi.

Don Antonio Flores è un uomo mirabile. Fu soldato , letterato , pubblicista , oratore , storico, poeta, avvocato, finanziere e diplomatico. Ovunque s'è rivolto il suo ingegno , ivi ha lasciato una profonda impronta di sè. Nè deve recar stupore che un uomo abbia potuto eccellere sempre in tanta varietà di occupazioni. Non è del tutto scomparso dall'America latina lo stampo di uomini cosiffatti, che il Pindemonte chiamava a quattr'alme.

Fra breve Don Antonio Flores sarà a Roma inviato straordinario dell'Equatore presso il Pontefice per le feste del Giubileo; intanto noi non possiamo astenerci di mandare un saluto ai lontani cattolici dell'Equatore, che col loro suffragio porteranno indubbiamente al supremo potere un nomo tanto benemerito dello Stato e degli interessi morali della Chiesa. (Così l'Unità Cattolica)

UNA SOLENNE VESTIZIONE CLERICALE nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice.

Il giorno 24 novembre p. p. nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, alle ore 2 1/2 ebbe luogo una funzione importante e commovente ad un tempo. Il principe Augusto, figlio di Ladislao Czartoryski riceveva dalle mani di Don Bosco l'abito clericale , consacrandosi così alla milizia ecclesiastica. Egli tra le più nobili famiglie di Europa, sul fiore dell'età, abbandonava le vanità del mondo per darsi al servizio del Signore. Fortunato lui che riceverà, come dice il Vangelo, il centuplo di quanto abbandona e di più avrà la vita eterna. Nè fu solo ad indossare le divise clericali. Don Bosco pel bisogno pressante ed indeclinabile di aprire le braccia a tanti, che da ogni dove corrono per far parte delle sue missioni, ha dovuto in Valsalice, dove teneva prima collegio di civil condizione, aprire un Seminario delle missioni estere. Quivi oltre agli Italiani sono varii Francesi, Polacchi, Tedeschi , Spagnuoli ed anche Americani. Perciò in questo stesso giorno insieme col principe Czartoryski ricevettero l' abito benedetto un inglese, un polacco ed un francese. Splendida riuscì la funzione, l'addobbo magnifico del presbitero, il gran numero dei fedeli accorsi , i mille giovani che fan parte dell'Oratorio salesiano, i mottetti maestrevolmente eseguiti dai cantori , il numeroso clero schierato innanzi all'altare, erano cose che avrebbero imposto rispetto ed ammirazione anche ai più schifi di simili cerimonie. I parenti venuti espressamente dalla Francia e dalla Germania avevano preso posto nei seggi, loro appositamente preparati, quando si avanzò D. Bosco coi quattro giovani vestiendi. S. E. il Cardinale Alimonda, alquanto incomodato , non potè intervenirvi, secondo che avrebbe desiderato. Fu solenne il momento in cui, dopo cantato il Veni Creator Spiritus, Don Bosco si alzò e disse con voce penetrante sebbene flebile, l'exuat vos Dominus veterem hominem cum actibus suis, vi svesta il Signore dell'uomo vecchio co' suoi atti peccaminosi; ed i candidati, svestiti degli abiti secolari, procedere l'un dopo l'altro a ricevere l' abito benedetto. Piangevano di commozione i parenti, e i forestieri e i giovanetti dell'Oratorio erano visibilmente inteneriti, sospirando più di uno che anche per lui venisse un simile giorno. Allora Don Rua, il Vicario di Don Bosco, prese la parola e tratto l' argomento dal versicolo di Isaia : Filii tui de longe venient, diceva fra le altre cose: « Voi vedete qui quattro giovani sul fiore dell'età troncare ogni speranza di cariche ed onori terreni, cui la loro posizione sociale permetterebbe di aspirare e dare un addio agli allettamenti del mondo e consacrarsi al Signore. Questo è giorno ben solenne per loro e per noi: per loro, perchè il Signore d'or avanti sarà loro eredità, perchè d'ora avanti essi avranno come il diritto di presentarglisi vestiti delle divise dei suoi ministri ; per noi, perchè l'aver oggi vestiti quattro candidati, tutti quattro già insigni o per posizione, o per cariche, o per studii, fa presagire, per la nostra piccola Società , un avvenire sempre più splendido, e, quel che è più, ci dà speranza di estendere maggiormente quel bene che con la grazia del Signore si è incominciato a fare.

Benediciamone il Signore dal fondo del nostro cuore ed impariamo dal loro esempio ad amare solamente la bontà infinita di Dio, a tenerci t'empi nella pratica della nostra santa religione, ed aspirare efficacemente a quei beni che non finiranno mai più. » .Terminava la funzione col canto del Sit nomen Domini benedictum, e colla benedizione impartita a tutti da Don Bosco, che, straordinariamente affaticato pur gioiva nel vedere l'opera sua prendere così grande incremento. Il Signore sia sempre benedetto.

CONFERENZA SALESIANA IN VAL VIGERRO. (1)

AMaT.MO SiG. D. Bosco,

Per assecondare il desiderio di varii Cooperatori, ieri ho tenuto qui in Santa Maria un po'di conferenza sulle opere nostre, secondo quanto le aveva scritto nel chiederle per questo la sua benedizione. Di mia pura iniziativa non l' avrei fatta, perché dubitava della riuscita. Invece questa fu proprio superiore ad ogni mio credere. Il concorso che vi fu non me l'aspettava davvero, sia anche pel tempo brutto avuto in quella matina e pel modo affatto privato con cui s' eran fatti gl'inviti; neppure mi credeva che la questua fatta dopo la conferenza potesse riuscire così abbondante. Ho notato in tutti un vivo interesse per tutto quanto si disse per le opere nostre. Trovandosi presenti molti che ancor poco sapevano di D. Bosco e dei Salesiani, non ho fatto altro che esporre in breve le opere composte da Don Bosco e da'suoi figli , e quindi ho detto chi erano i Cooperatori salesiani e quali i loro doveri. Dopo di me poi il chiarissimo prof. Bottaro disse parole piene di affetto e di entusiasmo per l'opera nostra. Glielo ricordo per gratitudine ; insieme le ricordo anche l'ottimo nostro parroco (1) Di questa Valle merita di essere ricordato il celebre santuario della Madonna dei Sangue nel villaggio di Re. così chiamata pel sangue sparso miracolosamente dalimmagine di Maria SS. nell'anno 1494. Pel prossimo centenario si vuoi innalzare un grandioso ospizio per ricovero dei pellegrini, che vi accorrono da paesi anche lontani. A chi desiderasse aver un'ampia relazione di questo santuario verrà spedito dietro semplice richiesta al Rettore del medesimo santuario in Re. 

La ringrazio, o amatissimo Padre, a nome di tutti della benedizione inviataci. Continui a pregare per noi e specialmente voglia ricordarsi dì me, che le sarò sempre di cuore

S. Maria Maggiore 10/9 87.

Aff.mo figlio in G. C.

C. M. B.

(1) che ci vuoi tanto bene e che desidera tanto di avere i Salesiani a lavorare nel suo paese.

Grazia di Maria SS. Ausiliatrice.

REV. SIG. DIRETTORE,

Con sommo piacere le notifico una grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice , la quale a nome di tutta la famiglia la prego d'inserirla nel catalogo delle grazio ricevute da questa celeste Madre , onde venga così sempre più esaltata la di lei potenza e bontà grande verso coloro che fiduciosamente l'invocano.

Il giorno 10 del p. p. maggio ricevetti la dolorosa notizia che la mia povera mamma era stata colpita per la seconda volta da un serio mal di costa. La malattia giunse al punto che il medico la diede totalmente disperata e dichiarò come nulla più potessero giovare i rimedi dell'arte.

S'immagini il mio dolore ! E trovarmi tanto lontana!... A tutta prima mi scoraggiai non poco credendola assolutamente perduta e già pensava di non veder più sì cara mamma, compassionando profondamente la mia povera famiglia !... Ma ecco tutto ad un tratto balenarmi alla mente questo pensiero: - E non sono io figlia di Maria Ausiliatrice? Dunque, dov'è la mia confidenza? Non può Maria tutto ciò che vuole? - Incoraggiata da tale speranza invitai le buone educande di concorrere meco a fare una novena a Maria Santissima, mia tenerissima Madre. Ed oh meravìglia! Finita la preghiera n' ebbi la seguente lettera: « Rev. Suora. Grande, fuor di dubbio, era il dolore che io provai quando per annuire ai desiderii di sua mamma le notificava i dolorosi ragguagli concernenti la malattia della povera genitrice: ma maggiore è il gaudio che mi accompagna ora, chè per bontà di Dio mi è dato di smentire i timori che ingerivano i principii della ria malattia e poterle dire francamente che la sua mamma è fuori d'ogni pericolo e che da parecchi giorni è veramente entrata in convalescenza a segno che a più riprese abbandona il letto. Che bella grazia!!! Il medico stesso non sa dami ragione di tal cangiamento. Io che vidi l'andamento della malattia non so dedurre altra conseguenza se non che qui vi fu una vera grazia strappata dalle mani di Maria Ausiliatrice. Ne siano lodati Iddio e Maria sua Madre. » Oh sì, ne siano lodati e ringraziati in eterno!

Possano gli afflitti, i tribolati, gli infermi sperimentare l'efficace patrocinio di Maria SS. Au

Spero, Rev. Sig. Direttore, mi vorrà favorire il chiesto favore a gloria di Dio , ad onore di Maria in segno di viva ed eterna gratitudine del mio cuore.

La ringrazio anticipatamente e presentandole gli umili miei ossequii mi pregio dichiararmi Di V. S. Rev.

Mascali-Nunziata, Collegio Immacolata; Sicilia, 5 giugno 1887.

Suor MARIA GENTA.

RICORDO DEL GIUBILEO SACERDOTALE di Leone XIII.

Biblioteca Parrocchiale Circolante San Giuseppe.

L'avvenimento del cinquantenario della prima Messa del S. Padre Leone XIII , per le circostanze che l'accompagnano, è tale che merita di essere ricordato ai posteri in mille modi.

La Libreria Salesiana ne propone uno ; l'impianto d' una Biblioteca in ogni parrocchia d'Italia, intitolandola : Biblioteca Parrocchiale Circolante San Giuseppe.

Nessuno ignora che l' elezione di un così sapíente ed operoso Pontefice si è compiuta sotto gli auspicii particolari di san Giuseppe, proclamato Patrono della Chiesa Cattolica dal grande Pio IX suo Predecessore.

Nessuno ignora eziandio che caratteristica speciale di tanto Pontefice è un amore intensissimo della sapienza e della scienza, amore che lo spinge a ristorare la filosofia , la storia e le lettere ed a raccomandare in ogni modo e con le più calde parole la diffusione della buona stampa e delle buone letture, siccome quelle che aiutano grandemente la ristorazione individuale d' ogni lettore, ed universalizzate, aiutano alla ristorazione della famiglia e della società.

L'impianto quindi d' una Biblioteca, che sotto gli auspici di san Giuseppe, circoli coi suoi volumi in ogni famiglia d'ogni singola parrocchia d'Italia, sembra uno dei migliori ricordi del grande avvenimento del Giubileo sacerdotale di Leone XIII.

Ad agevolare un tale impianto ai RR, signori Parroci, ai Comitati parrocchiali, alle Società Cattoliche ed a quanti volessero impiantarla in una parrocchia, e dove già impiantata, completarla, la Libreria Salesiana offre, per tale circostanza ed in via eccezionale , le sue molte pubblicazioni al massimo buon mercato, purchè vengano acquistate a serie, giusta la seguente divisione

Ia SERIE : Religione.

Letture Cattoliche di Torino - Bibliotechina dell'Operaio ed opuscoli cattolici. - 500 volumetti in-32°, del valore di L. 100, per sole L. 50

Questa prima serie contiene 420 volumetti, incominciando dal Cattolico nel secolo, pubblicato dal Direttore delle Letture Cattoliche Don Giovanni Bosco nel marzo dol 1853 , alla Vita di Leone XIII del gennaio del 1888; 12 volumetti della Bibliotechina dell'Operaio, presso a 100 opuscoli; in tutto più di 500 volumetti. Potrebbe quindi bastare una tale serie per costituire una Biblioteca Circolante per una parrocchia.

IIa SERIE: Storia.

Letture edificanti ed opere storiche. - 60 volumi in vario formato , pel valore di L. 100, per sole L. 50!

Questa seconda serie è necessario compimento della nuova Biblioteca. Fra i suoi cento volumi ne contiene di quelli, non solo di sommo interesse generale in fatto di storia , ma di sommo interesse speciale per l'istruzione e l'educazione degl'individui e delle famiglie.

Le Storie bibliche del Biamonti e di D. Bosco, il Verbo Eterno ossia Gesù di Nazaret dell'Alasia , la Vita di Maria SS. ed il Fabbro di Nazaret del Martinengo, gli Annali di s. Pietro, due grossi volumi in-8°, la Vita di san Pietro, quelle di S. Gregorio VI! e quella di Leone XII!, le vite di S. Giovanni Evangelista, di Cristoforo Colombo, le avventure di conquistatori nella Colombia e nel Perù, le Avventure dei Missionarii Salesiani al Chili, opere tutte del Lemoyne, rispondono assai bene al bisogno del popolo d'istruirsi nella storia ed ai desideri del S. Padre, mentre piacciono assai per l'amenità e bellezza loro.

III° SERIE Amenità.

Letture amene - Poetiche - Drammatiche. - 100 volumi in-16° piccolo ed in altri formati del valore di lire 100 per L. 50!

Questa serie , in una Biblioteca parrocchiale, serve non solo a ricreare con letture amene ogni singolo parrocchiano, ma eziandio l' intiera parrocchia riunita in onesto e dilettevole teatrino. Fra i 100 volumi offerti in questa 3a serie sono compresi 16 di romanze e cantate, le quali giovano mirabilmente a rendere più gaie simili ricreazioni. Tali sono:

l'Orfanello , il Ciabattino e lo Spazzacamino di Mons. Cagliero; il Lavoro,

l'Amor figliale ed altri simili del Fiumi e del Costamagna. Primeggiano in questa serie la Fabiola illustrata del Wiseman e la Ginetta pure illustrata del Martinengo.

IV' SERiE : Letteratura.

Biblioteca della Gioventù Italiana ed opere di letteratura varia. - 250 volumi in vario formato del valore di lire 200 per L. 100!

In una Biblioteca di una parrocchia d' Italia non istarebbe bene la mancanza degli scrittori classici della nostra lingua, i quali oltre alla bellezza della forma contengono , come scrive il Parini, le notizie di molti uomini grandi, che ogni nome gentile e bene educato dovrebbe vergognarsi di non conoscere. E tali scrittori classici sono compresi nei 204 volumetti componenti la Biblioteca della Gioventù Italiana. A questi si aggiungono altri volumi in lingua francese, spagnuola, latina e greca. Fanno anche parte di questa serie i rinomati Vocabolarii del Durando e del Pechenino pei bisogni della gioventù studiosa e specialmente di quella che aspirasse al Santuario , cosa comunissima in quasi tutte le parrocchie.

Va SERIE : Filosofia e polemica.

50 volumi in vario formato, L. 50!

Ma vi hanno parocchie più colte , come sono specialmente quelle delle città , nelle quali una Biblioteca sarebbe incompleta se non contenesse libri trattanti materie anche più elevate e serie. Si aggiunga che la polemica é divenuta a' giorni nostri una vera necessità. A tutto questo provvede questa 5' serie.

Vi faran parte la Filosofia della storia di Mons. Briganti, che basta di per sé ad illuminare qualunque parrocchiano anche il più sofistico ; varie opere polemiche del Bosco, Bonetti, Brancia , Belasio , Bottau , Giovannini , Gerola , Martinengo, Perrone e d'altri autori. Vi primeggia fra di esse il Saggio sul Socialismo dell'Avogadro, di cui scrisse la Civiltà Cattolica: « La sua polemica é soda, imparziale e altamente dignitosa, né quello zelo che lo fa inesorabile verso l'errore può fargli mai dimenticare i modi cortesi e rispettosi che tanto bene s'addicono ai difensori di una causa, da cui pendono i destini del mondo , e che viene discussa dinanzi al concilio universale dei popoli.

VI' SERIE: Ascetica.

100 volumi in vario formato , del valore di ire 100 per L. 5O!

A prima vista sembrerà questa a taluni la serie meno utile per una Biblioteca da impiantarsi tra parrocchiani del secolo XIX. Ma chi pensa a fondo riconoscerà che è la parte più utile se adoperata. Essa non mira semplicemente a divertire, istruire intorno alle lettere ed alle scienze, ad illuminare l'anima sulla verità , ma eziandio ad accendere lo spirito, il cuore alla perfezione. Faranno parte di questa serie sopratutto le opere di Mons. Gay e quelle del P. Gerola , le quali da sé sole presentano già un grande valore.

Ecco quindi una Biblioteca parrocchiale circolante da potersi impiantare completa. Oltre a 1000 tra volumi ed opuscoli. Acquistando le sei serie proposte si riceverà la biblioteca completa per sole L. 250!

La buona accoglienza che incontrerà questa proposta della Libreria Salesiana farà sì che essa dia più ampio sviluppo al concetto e pubblichi quanto è necessario al regolare procedimento di una Biblioteca di tal genere ; come sarebbero i Cataloghi stampati per uso del Bibliotecario nel disporre i libri e per farli conoscere ai parrocchiani, i registri su cui scrivere il nome dei lettori, i libri lore distribuiti, la data della consegna e della restituzione; ed in generale tutto quanto può nel modo migliore far procedere una tale istituzione. Così pure dicasi delle migliorie e perfezionamenti da introdursi nelle opere stesse, vale a dire legarle in forte legatura uniforme e via dicendo. Noi siamo sicuri che potremo per tal modo rendere un segnalato servizio morale e materiale alle parrocchie e lasciare del Giubileo sacerdotale del sapientissimo Leone XIII la più grata e vantaggiosa ricordanza. Dio benedica la nostra impresa che poniamo sotto gli auspizi di s. Giuseppe.

NB. Ad agevolare la raccolta di offerte per l'impianto d'una tale Biblioteca, la Libreria Salesiana spedirà a tutti quelli che ne faranno domanda un'apposita scheda, ed i Promotori che raggiungeranno la somma di L. 50 riceveranno in dono la Storia Bibblica del Biamonti, 4 grossi volumi del valore di L. 12

Mentre siamo per mettere in macchina sembra che si manifesti in D. Bosco un relativo miglioramento congiunto però a sintomi pur troppo allarmanti.