BS 1870s|1879|Bollettino Salesiano Giugno 1879

ANNO III. - N. 6.   Esce una volta al mese   GIUGNO 1879

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - Relazione della festa e novena di Maria SS. Ausiliatrice - I Pellegrini Francesi nell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Lettera della Superiora delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice in Buenos-Ayres, a D. Bosco - Lettere Salesiane - Una grazia segnalata nel mese di Maria SS. Ausiliatrice - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Le glorie Liguri nel Concistoro del 12 Maggio 1879-Bibliografia Salesiana - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

RELAZIONE della FESTA E NOVENA DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

Crediamo pregio dell' opera il dare una succinta notizia di quanto si fece nella novena e festa di Maria Ausiliatrice nel suo Santuario di Torino. Il programma pubblicato nel N.° precedente del Bollettino Salesiano fu eseguito appieno. In generale, malgrado il tempo poco propizio, la Chiesa fu nelle ore del mattino e della sera molto visitata; attorniati di fedeli i tribunali di penitenza, e frequentata la Mensa del Signore. A più volte del dì, soprattutto negli ultimi giorni della novena, tu vedevi giungere a stormo i divoti non solo dalla città e suoi dintorni, ma da lontani paesi. Tutti venivano come al trono della misericordia di Maria, chi per domandarle favori, chi per ringraziarla dei già ricevuti, chi per raccomandare alla sua materna pietà se stesso e la sua famiglia. Ciò fatto, molti si portavano nella sacrestia, imploravano dal Sacerdote una benedizione, ricevevano un ricordo, e se ne partivano contenti e giulivi. Era poi cosa che inteneriva sino alle lagrime l'udire i racconti che certuni facevano. Per intercessione di Ilaria, diceva uno, io guarii da malattia dichiarata incurabile ; io sfuggii, soggiungeva un altro, da certa morte in una caduta ; io mi riebbi come da morte a vita un bambino già spedito dai medici, attestava un terzo ; noi, assicuravano genitori racconsolati, noi abbiamo ottenuto da Maria la conversione di una figlia, di un figlio divenuto ormai la nostra desolazione, e così via dicendo; e tutti in una voce concordi scioglievano nel miglior modo possibile l'inno della riconoscenza alla comune Benefattrice. Nè si stavano a sole parole ; poiché dimostravano la realtà delle grazie ottenute, e la sincerità di loro gratitudine, facendo limosine ed offerte secondo le proprie forze. Anzi taluni, a fine di mettersi in grado di consacrare qualche cosa ad onor di Maria, fecero parecchie miglia di cammino a piedi, risparmiando così il danaro del viaggio ; altri per lo stesso motivo, invece di fare spese nei pubblici alberghi, si rifocillavano con un po' di pane, e soddisfacevano alla sete coll'acqua che sorge freschissima ai piedi del Santuario. Spettacoli furono questi di quasi tutti i giorni della novena, specialmente nella vigilia e nella festa ; spettacoli veramente edificanti, che rapivano alla più alta ammirazione, e muovevano il cuore ad una grande pietà verso Maria. Ma veniamo alle cose principali di ciascun giorno.

20 MAGGIO.

In questo giorno, giusta l'avviso stampato ed apposita lettera circolare, si tenne nella Chiesa interna di S. Francesco di Sales la Conferenza dei Cooperatori. Il tempo fin dal mattino alquanto minaccioso impedì che varii vi prendessero parte. Nondimeno circa le ore quattro pomeridiane un discreto numero se ne trovò presente. Mentre si andavano raccogliendo, si lesse un tratto della vita del nostro santo Patrono, dove si racconta il suo generoso profferirsi al Vescovo di Ginevra per la difficile e spaventosa Missione del Chablais, e la sua vittoria sopra la tenerezza del padre e della madre, che si frapponevano alla sua partenza. Cantato poscia il Veni Creator, D. Bosco salì in pulpito e diede relazione di quello che in Italia, Francia ed America, coll'aiuto dei loro benemeriti Cooperatori, i Salesiani avevano fatto nel corso dell'anno. Accennate di volo le cose già dette nella Conferenza tenuta in Rotea nel mese di Marzo, come fu pubblicato nel Bollettino di Aprile, egli vi aggiunse le notizie pervenutegli dopo d'allora. Passò quindi a dimostrare che i Salesiani, se possono attendere al benessere di circa 40 mila giovinetti, dopo Dio ne devono saper grado ai loro Cooperatori sparsi per molte parti. Ringraziandoli perciò di tutto cuore per l'aiuto prestato, li pregò 'a voler proseguire nell'opera intrapresa ; raecomandò loro la Chiesa e l' Ospizio di S. Giovanni, dimostrandone lo scopo benefico, e finì coll' assicurarli delle preghiere di tutte le Case Salesiane, che ogni giorno implorano sui loro benefattori le benedizioni del Cielo. Si cantò poscia dai musici un mottetto e il Tantum Ergo, e s' impartì la Benedizione col SS. Sacramento, terminando con generale soddisfazione.

22 MAGGIO.

Festa dell'Ascensione.

Alla sera di questo giorno ebbe luogo l'abiura e il Battesimo di un giovanetto Valdese, come portava il programma. All'avvicinarsi dell'ora prefissa la Chiesa di Maria Ausiliatrice rigurgitava di gente. Compié la splendida e commovente funzione Monsignor Tammi, Vicario Generale di Piacenza, circondato da numeroso clero; faceva da padrino un nobile e pio patrizio Torinese, il Marchese Lodovico Scarampi, e da madrina la Marchesa Maria Fassati per pietà e talenti ben degna discendente dei celebri De-Maistre. Al fortunato giovanetto, che conta quindici anni, fu imposto il nome di Leone in ossequio al regnante Pontefice Leone XIII, ormai padre dell'anima sua. Il popolo andava a gara per fissare gli sguardi sul modesto volto del fanciullo, divenuto l'oggetto della gioia e dell' ammirazione di tutti. Di lui daremo in altro N.° alcuni cenni biografici.

Finita la sacra cerimonia , montò in pulpito Monsignor Antonio Belasio celebre Missionario apostolico, e dopo essersi congratulato col neofito per aver fatto ritorno alla vera Sposa di G. Cristo, la Chiesa Cattolica, già dai suoi padri abbandonata, egli, colte le parole rivolte agli Apostoli da Gesù Cristo prima di salire al Cielo, andate per tutta la terra e predicate il Vangelo ad ogni creatura, disse delle glorie dell' Apostolato Cattolico e delle sue speranze. Colla sua parola sempre luce e fiamma , lucens et ardens , cominciando dagli Apostoli venne tratteggiando secolo per secolo quello, che i Papi, i Vescovi, i Sacerdoti Cattolici fecero di bene in mezzo ai Popoli. Il vizio detronizzato , la schiavitù abolita, la barbarie incivilita, ecco l'opera gloriosa ed imperitura dell' Apostolato Cattolico. Venendo agli ultimi secoli , l' Oratore tributò le dovute lodi ai figli di S. Francesco di Assisi, di S. Domenico, di S. Ignazio, dimostrando colla storia alla mano come nell'Europa, nell'Asia, nell'Africa, nell'America, nell'Oceania eglino sotto la guida del Successor di Pietro, e all'ombra del vessillo dell'ubbidienza, avevano continuato e continuano tuttora la serie dei generosi Apostoli di Gesù Cristo, adempiendo il suo divino mandato : Euntes in universum mundum praedicate Evangelium omni creaturae.

Nell' ultima parte del magnifico suo discorso, Monsignor Belasio trattò dell'Apostolato dei Salesiani e loro Cooperatori. Usufruttuando l' esperienza grande che ha del nostro secolo, l'illustre Missionario fece vedere quanto il novello Istituto sia opportuno e secondo le esigenze dei tempi. « Oggi si vuole lavoro, ei disse, e per un po' di guadagno si opprime il povero operaio, si fa intisichire, si soffoca persino il fanciullo nelle officine, non lasciandogli neppure il tempo di pensare a Dio, ed agli interessi eterni ? Ed ecco i Salesiani aprire in ogni parte laboratorii di arti e mestieri, e qui non alla foggia dei crudeli speculatori, ma come amici, come padri somministrare a migliaia di poveri giovanetti il mezzo di guadagnarsi il pane onorato senza togliere loro il respiro e la vita. Oggi si vuole istruzione , e il bando degli analfabeti ? Ed ecco in Italia, in Francia, in America, e tra poco in altri siti molti, per opera dei Salesiani e loro Cooperatori sorgere come per incanto Collegi, scuole quotidiane, festive, serali, dove a centinaia, a migliaia di giovani dell'uno e dell'altro sesso il maestro Salesiano, e la Suora di Maria Ausiliatrice spezza, e distribuisce il pane della scienza profana, non disgiunto mai dal santo timor di Dio. Oggi si vuol musica ? e i Salesiani, inspirandosi alle armonie angeliche, compongono opere musicali stupende, e nell' uno e nell' altro emisfero colla voce e cogli strumenti commuovono il cuore, ingentiliscono i costumi, sollevano gli animi al Cielo. Non basta : Il Salesiano scrive opera popolari, il Salesiano stampa, il Salesiano pubblica e spande a milioni e milioni di esemplari il prodotto del suo e dell'altrui ingegno ; e soddisfà così al bisogno di questo secolo che vuol chiamarsi il secolo dei lumi, rende per così dire popolare e democratica la scienza. Mi è sfuggita una parola, o Signori, ma lungi dal ritirarla, la ripeto e dico: In questo secolo molto si parla di democrazia : or bene, ecco i Salesiani veri democratici. Tali si mostrano coll'istruire il basso popolo; tali coll' affratellarsi colle infime classi; tali col famigliarizzare coi giovani, coi figli più poveri e derelitti, che formano sempre la maggior parte della società. »

Accennata poscia la scarsità di sacri banditori del Vangelo; toccato del bisogno di Missionarii tra noi e nelle più rimate parti del mondo, dove ogni giorno si vanno aprendo nuove vie di comunicazione e di materiale commercio , l' Oratore invitò il suo rispettabile uditorio a dare uno sguardo allo stuolo di giovani leviti, che facevano bella corona in presbitero , e poi soggiunse : « Ecco eziandio, o Signori, un nuovo cenacolo presieduto come il primo dalla Vergine Ausiliatrice : ecco qui il seme fecondo di Sacerdoti Cattolici: ecco qui dai Salesiani formati nuovi anelli per continuare la catena degli Apostoli di Gesù Cristo, e proseguire nel mondo le gloriose imprese dell' Apostolato Cattolico. Salesiani, conchiuse il Belasio, dato uno sguardo al vasto rampo che si fa a voi dinanzi: biondeggiano le messi : si piegano già a terra le spighe mature e pesanti. Su via, andate, spandetevi nel mondo universo e mietete. Quantunque siate gli ultimi arrivati, abbondante sarà nondimeno la vostra raccolta, di nuove conquiste si arricchirà per mezzo vostro la Chiesa Cattolica, e a nuove feste si comporrà il Cielo: Euntes in mundum universum praedicate Evangelium omni creaturae.

23 MAGGIO.

Oggi vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice si tenne la prenunziata Conferenza delle Cooperatrici Salesiane. La serenità del cielo, la pietà del sesso giustamente appellato divoto , il desiderio di compiere una prescrizione del Regolamento in ossequio alla gran Madre di Dio fecero sì, che all'ora stabilita la Chiesa di S. Francesco fosse piena di Cooperatrici non solo della città, ma del di fuori ancora. Le si diede principio col leggera due capi della vita di Santa Giovanna Francesca di Chantal, discepola fedelissima di s. Francesco di Sales, e pietra primaria dell'Istituto delle Visitandine o Salesiane. Il tratto, di cui si diede lettura, fu quello ove si narra la morte edificante del barone di Chantal suo sposo, da un amico mortalmente ferito por isbaglio in una caccia , la sublime rassegnazione, e l'eroica pazienza dimostrata dalla Santa in si grande sventura, non che la sua risoluzione di passare il resto dei suoi giorni in opere di carità, e di consecrarsi intieramente a Dio. Dopo il canto del Veni Creator, D. Bosco, presa la parola, ricordò come da principio nello stabilire l'Associazione dei Cooperatori si avesse intenzione che vi prendessero parte solamente gli uomini; ma che il grande Pio IX di moto proprio volle estendere i celesti favori anche alle donne, aggiungendo di propria mano nel decreto di concessione le parole : A tutti i fedeli dell'uno e dell' altro sesso : ornnibus utriusque sexus Christi fidelibus. Dopo ciò egli diede notizia di quello specialmente, che coll'aiuto e la beneficenza delle Signore Cooperatrici fecero già e stanno facendo a pro delle fanciulle le Suore di Maria Ausiliatrice nelle venti e più Case da loro aperte tra l'Europa e l'America. Educatorii, Convitti, scuole comunali, scuole festive, laboratorii, asili d'infanzia, Oratorii e giardini di ricreazione sorse opera che hanno oggidì tra mano le dette Suore , sotto l' alta Direzione dei Salesiani, in Mornese, Nizza, Quargnento, Lu, Chieri, Torino, Montevideo, Buenos-Ayres, e in molti altri luoghi di non minore importanza per la turba immensa di povere fanciulle e giovinette , che si trovano in grande pericolo di anima e di corpo, soprattutto nelle Americane regioni. Enumerate queste Case, detto il numero approssimativo delle giovinette , che vi ricevono oggidì il benefizio della. cristiana educazione, spiegato come siansi incominciate e come tuttora si sostengano, D. Bosco notò come vi abbia avuto, e vi abbia gran parte la carità delle Cooperatrici, le quali seguono fedelmente le orme delle prime benefattrici dei giovanetti dell'Oratorio. Accennati poscia i grandi pericoli a cui si trovano esposte tante povere fanciulle nei nostri paesi , e soprattutto in America, egli fece calda esortazione alla pia adunanza a venire in soccorso dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice , affinché si possa estendere ad un maggior numero di anime il vantaggio della cristiana istruzione, e del buon costume. « E quali mezzi adopreremo noi ? mi domanderete. Eccone alcuni, o benemerite Cooperatrici, i quali vi condurranno a conseguire il nobile scopo della nostra Associazione. Anzitutto fatevi uno studio d'instillare in bel modo l'amore della virtù, e l'orrore del vizio nel cuore dei fanciulli e delle fanciulle delle vostre famiglie, vicini, parenti, conoscenti ed amici. Se mai venite a conoscere che qualche giovanetta inesperta corre pericolo dell'onestà, e voi datevi sollecitudine di allontanarnela, e strapparla per tempo dagli artigli dei lupi rapaci. Quando aveste, o sapeste che qualche famiglia ha giovanetti o giovanette da mettere in educazione o al lavoro, aprite bene gli occhi, e fate, suggerite, consigliate, esortato che sieno collocati in quei Collegi, in quegli Educatorii, in quelle botteghe, in quei laboratorii, dove colla scienza e coll' arte s'insegna anche il timor di Dio, e dove sono in fiore i buoni costumi. Fate penetrare nelle vostre case libri e fogli cattolici , e dopo averli fatti leggere in famiglia , fateli correre nelle mani di quanti p'ù potete, regalandoli come per premio ai ragazzi ed alle ragazze più frequenti al Catechismo. Soprattutto poi quando venite a conoscere che qualche giovinetta non si può altrimenti salvare dai pericoli se non viene collocata in qualche ritiro , voi datevi premura di mettervela al sicuro. Ma quelli, che maggiormente vi raccomando, sono i giovanetti di buona indole, amanti delle pratiche di pietà, e cha lasciano qualche speranza di essere chiamati allo stato ecclesiastico. Si, rispettabili Signore. prendetevi a cuore queste speranze della Chiesa ; fate il possibile, e, direi , persino l'impossibile per coltivare in quei teneri cuori e far germogliare il prezioso seme della vocazione; indirizzateli in qualche luogo dove possano compiere i loro studii, e se sono poverelli , aiutateli eziandio con quei mezzi che la divina Provvidenza vi ha posto nelle mani, e che la vostra pietà e l'amore delle anime vi sapranno suggerire. Voi fortunate, se potrete riuscire a dare qualche Sacerdote alla Chiesa in questi tempi, nei quali scarseggiano talmente i sacri ministri, che in alcuni paesi della stessa nostra Italia nei giorni festivi non si dice né anco più Messa, né compionsi le religiose funzioni per mancanza di Sacerdoti. Dio, gli Angeli, la Religione, le anime vi sapranno grado d'un'opera così esimia, e voi ne avrete fin di quaggiù il centuplo nelle benedizioni che ne riceverete in premio da Dio, oltre alla bella corona, che egli vi tiene riserbata in Cielo. - Ma qui qualcuna di voi potrebbe dire : Per fare questo bene sono necessarie delle spese, e io non mi trovo in grado di farne. - Rispondo brevemente che una donna pia, amante di Dio, della Chiesa, delle anime, sa industriarsi a fine di poter concorrere in qualche modo alle opere di carità; io so che voi lo fate, e me ne date prova ogni giorno. Ma lasciate che io lamenti, anzi lamentiamo insieme una grande cecità di molte persone dei giorni nostri. Esse trovano sempre il mezzo d'intraprendere un viaggio di piacere ; il modo di provvedersi un ricco abbigliamento; il mezzo di fare una bella comparsa in una festa ; sanno trovare il mezzo di comperare non una, ma due e più coppie di superbi cavalli e magnifiche carrozze , e via dicendo ; ma se, si tratta poi di fare una limosina, un'offerta per innalzare od abbellire la casa di Dio, per fabbricare un rifugio all'orfano ed al derelitto, per provvedere il vitto ed il vestito ad un povero ragazzo , per dare alla Chiesa un Sacerdote di più, ah! allora ecco in pronto le mille scuse : essi hanno spese , hanno impegni, hanno qui, hanno là, e finiscono per far poco o nulla a pro della Religione e a sollievo delle umane miserie. Tempo fa un cotale diede in Torino une soirée, una serata; chi me ne parlò la disse stupenda , magnifica e regale. Quanto avrà costato? dimandai io. - Costò 70 mila lire. - Settanta mila lire in una veglia ! Oh! cecità umana! Con 70 mila lire si sarebbero potuti raccogliere 70 giovanetti, farli studiare e forse regalare alla Chiesa 70 Sacerdoti, che col divino aiuto avrebbero col tempo guadagnato a Dio migliaia di anime. E badate che quel Signore poche settimane prima era stato pregato che volesse pagare per tre mesi la pensione ad un povero giovanetto da ricoverarsi in un istituto, e visi era rifiutato ! Certamente che Iddio a suo tempo domanderà conto a colui di quella serata; ma intanto voi vedete come si faccia oggidì per rendersi inabili alle opere di beneficenza. Quello che dico dello spreco dei doni di Dio in grande, si dica di molti altri di minor rilievo, ma che ripetuti sbilanciano nondimeno le famiglie, e le rendono incapaci a sostenere le instituzioni , le opere più utili per la Religione e per la società. Benemerite Cooperatrici, conchiuse D. Bosco, io non intendo di mettervi degli scrupoli ed insegnare che non sia lecito il vivere secondo il vostro stato, secondo la condizione vostra; voglio solamente dire ed inculcare che non lasciate entrare nel vostro cuore e nelle vostre case la gran piaga, il gran flagello del lusso né in grande né in piccolo. Allora sì, voi sarete in grado sempre di concorrere anche materialmente alle opere di beneficenza, a tergere con mano pietosa le lagrime di tante povere famiglie, a salvare tanti giovanetti raccolti nei nostri Instituti , mantenuti dalla vostra carità; e così nel gran dì del giudizio vi meriterete di udire da Gesù Cristo queste consolanti parole : Venite, o benedette del Padre mio, venite a possedere il regno per voi preparato ; perché io aveva fame, e voi mi avete dato da mangiare ; aveva freddo, e mi avete coperto; era malato , e mi avete visitato; aveva insomma bisogno della vostra carità spirituale e corporale, e voi me l'avete fatta nella persona del vostro prossimo. Sì, venite, benedirti Patris mei, possidere paratum vobis regnum a constitutione mundi. »

Il discorso di D. Bosco produsse un ottimo effetto nel cuore delle pie Signore, che, ricevuta la benedizione col SS. Sacramento, se ne partirono più che mai risolute di essere onora zelanti Cooperatrici.

24 MAGGIO.

Solennità di Maria Ausiliatrice.

Il bel sole, che ci aveva rallegrati nella vigilia, faceva presagire per l'indomani un bellissimo tempo; ma fummo ingannati; ché nella notte dal venerdì al sabato un furioso uragano aprì come le cateratte del cielo , che ci mandò per tutto il giorno una pioggia dirotta. Questa intemperie diminuì non poco il concorso del popolo al Santuario. Nondimeno molti forestieri venuti in città fin dalla vigilia, ed altri che avevano affrontato il mal tempo, si trovarono nel mattino ai piedi di Maria Ausiliatrice con un buon numero di divoti Torinesi e coi giovanetti dell'Oratorio. Laonde, se furono scompigliate le feste esterne, non ne soffersero per nulla le funzioni religiose, le quali riuscirono splendide egualmente che gli anni addietro, se non di più ancora.

Dava bel lustro alla solennità l'infaticabile e zelantissimo Monsignor Garga, Vescovo di Gerico, Ausiliare e Vicario generale della diocesi di Novara, che invitato da D. Bosco si compiacque di venire a pontificare alla Mesa ed ai Vespri, dopo ottenutone il permesso da Monsignor Lorenzo Gastaldi, Arcivescovo di Torino.

La grandiosa Messa del Rossini, che finora si cantò il più delle volte solamente sui teatri, fu dai giovani dell'Oratorio, guidati da D. Cagliero, eseguita con tanta perfezione da riscuotere l'ammirazione dei più abili maestri di musica, che vi presero parte. Così si diede a vedere che questo cristiano capolavoro del gran genio dei musici si può eseguire in Chiesa tra lo splendore dei sacri riti e a salutare edificazione dei fedeli , senza obbligarli a recarsi ad udirlo sul teatro, dove si è ben lungi dall'usare il rispetto che si addice alle verità e ai sensi venerandi che vi si contengono. Non è qui il caso di descrivere il mirabile effetto, che produsse negli astanti l'esecuzione di questa Messa, poiché il dire che è del Rossini basta per tutto. Notiamo solo che specialmente le fughe finali del Gloria e del Credo scossero le fibre di ogni cuore. Esse ti davano un' idea di quell'unisono di gagliarde ed armoniche voci, che di continuo risuonano nei Cieli, paragonato già dal rapito di Patmos al romore di molte acque: Et audivi vocem de coelo tamquam vocem aquarum multarum.

Ai Vespri le argentine voci di parecchi giovanetti trassero da più ciglia lagrime di purissima gioia. L'inno poi di D. Cagliero: Saepe dum Christi, nella esecuzione e nell'effetto fu cosa davvero sorprendente. L'autore in questo suo lavoro ebbe in mira di rappresentare la famosa battaglia vinta dai Cristiani a Lépanto col favore di Maria Ausiliatrice. Orbene, un uffiziale, che si trovò presente all'esecuzione di quest'inno, diceva:

«Mi pare di trovarmi nuovamente al campo di guerra nel momento della mischia. D. Cagliero o prese parte a battaglie , o fu così felicemente inspirato da mostrarsi un genio. » Dopo il Magnificat Monsignor Belasio , ricevuta la stola e la benedizione dal Vescovo assistente, mostrò Maria sempre Ausiliatrice in tempore opportuno, provando il suo assunto coi fatti più rilevanti ricavati dalla storia ecclesiastica.

Erano le otto e mezzo di sera, e malgrado un diluviare di pioggia la Chiesa era piena di popolo sin fuori della porta. L'altar maggiore riccamente apparato, la bella immagine di Maria, che al riverbero delle faci risplendeva e spiccava nel quadro qual Signora in regale ammanto; e la sua statua bellamente adorna , e circondata di fiori accumulati dalla pietà dei fedeli ; l' alto

e prezioso ostensorio, in cui compariva l'Ostia di pace, sotto il cui velo Gesù Cristo trovavasi qual Padre amoroso tra i figli suoi; l'eletto stuolo di Sacerdoti e Leviti che insieme al Pontefice facevano come corona al divin trono; i cento e cento lumi in bell'ordine disposti; le candide voci dei tre cori di giovani musici, che ripetevano gloria, venerazione e giubilo al Dio tre volte Santo, tutto questo formava tale uno spettacolo, e inebbriava l'anima di così soave delizia, che penna alcuna non varrebbe a descrivere. Uomini di mondo non usi alla Chiesa, e tratti quella sera in quella di Maria Ausiliatrice dalla sola fama della musica, non rifinivano dal ripetere : Bello, grande, magnifico. Giova sperare che più di una persona sia partita da quella funzione coll'anima sollevata alle feste ed alle gioie del Cielo, e con risoluzioni di vita migliore per non rendersene indegna.

25 MAGGIO.

Chiusura del Mese di Maria.

Gli anni scorsi colla solennità del 24 maggio chiudevasi eziandio il mese di Maria, che incominciasi il 23 aprile. Ma quest'anno , giacché il domani era Domenica, si fece per la chiusura una festa a parte. Si ripeterono quindi le funzioni del giorno innanzi , onorate sempre dall'amabile e dignitosa presenza di Monsignor Vescovo di Gerico; e si cantò la stessa musica mattino e sera, eseguita con non minor perfezione e maestria di prima. Malgrado la pioggia, che proseguì a cadere tutto il dì, fu più grande il concorso di gente, e perchè libera dal lavoro e perché tratta dalla fama del giorno innanzi ; alla sera poi la folla fu tanta , che non capiva più in Chiesa, e se ne stava fin sulla gradinata della porta d'ingresso. Monsignor Belasio nel mirabile suo discorso dimostrò che, ad imitazione della Verginità e divina Maternità di Maria, solamente la Chiesa Cattolica ha famiglie di Vergini, ed un Sacerdozio casto , capace di grandi sacrifizi e fecondo di stupende opere di carità.

Ecco, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, quello che ad onor di Maria si fece di particolare nella Chiesa principale dell'Istituto Salesiano e centro della nostra Pia Unione. Sappiamo che in vani paesi e città si celebrò pure da Voi la stessa festa con singolare divozione. In vista di ciò, e specialmente per l'immensa sua pietà, nutriamo fiducia che la Vergine Ausiliatrice continuerà dal cielo ad assisterci e farci provare i dolci effetti della valida sua protezione, dimostrandosi ognora, come canta la Chiesa, dei cristiani onore e sollievo: Christianorum decus et levamen rebus in arctis.

I PELLEGRINI FRANCESI NELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES.

La sera del 15 or passato maggio, primo giorno della novena di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo nel suo Santuario e nell'Oratorio di S. Francesco di Sales un convegno dolce e commovente. Circa 200 Pellegrini francesi aventi alla testa l'illustre Visconte de Damas , Presidente dell'Opera dei Pellegrinaggi Cattolici , e l' egregio P. Picard, dopo aver traversata l'Italia, ossequiato il Santo Padre Leone XIII e a Lui protestata la loro fede e l'inalterabile attaccamento siccome a Vicario di Gesù Cristo e a Maestro infallibile della Cattolica Chiesa, dopo aver soddisfatta ed infiammata la loro pietà sulla tomba del Principe degli Apostoli e di mille e mille Martiri, nel ritorno alla patria, dalla fervida divozion loro verso Maria Aiuto dei Cristiani furono tratti a fare eziandio una visita alla sua Chiesa in Torino.

Quantunque giunta poche ore prima da Milano, stanca dal lungo viaggio e per un tempo piovoso, la pia carovana alle 7 pomeridiane si trovò pressoché tutta raccolta ai piedi di Maria Ausiliatrice. Ivi insieme coi Salesiani, coi giovinetti dell'Oratorio e con molti altri fedeli della città i divoti Pellegrini, formando come una sola famiglia intorno alla Madre celeste , sparsero il profumo della loro preghiera , e presero parte al canto delle Litanie alternate dai musici , e ricevettero la benedizione col SS. Sacramento impartita da Monsignor Stanislao Schiapparelli, Canonico del Corpus Domini. Questo eloquente oratore cattolico, prima che fosse riposto nel sacro ciborio il Venerabile, rivolse dall'altare la fervida sua parola a quei nostri fratelli e sorelle di oltre Alpi. Dopo averli salutati a nome dei Torinesi e di tutta la famiglia dell'Oratorio Salesiano, egli li ringraziò della splendida prova di fede cattolica da loro data col portarsi da lontano paese ai piedi del Romano Pontefice, per esternargli la loro figliale devozione come a Vicario di Dio, come ad Arbitro supremo delle loro coscienze. Fece risaltare come eglino porgevano ad un tempo nobile esempio di gran coraggio nel superare le difficoltà, che si erano frapposte al loro pio divisamento, e nel vincere soprattutto il rispetto umano, le burle ed i sarcasmi dei libertini, eccitando così gli stessi Italiani a seguire le loro orme gloriose. In fine invocò sopra di loro le benedizioni di Gesù in Sacramento e di Maria Ausiliatrice, affinché sotto la celeste loro scorta potessero compiere felicemente il ritorno alla patria, augurando che il loro pellegrinaggio fosse quale una figura del pellegrinaggio della vita presente, coronata un giorno da una morte preziosa e dall' ingresso trionfale nella patria beata.

Nell'uscire dal Santuario per la porta, che mette nell'istituto, i Pellegrini si ebbero una grata sorpresa. I giovani artigiani stavano colà aspettandoli coi loro musicali strumenti, e come li videro spuntare diedero fiato alle trombe e fecero risuonare l'aria di armoniosi concenti. D. Bosco con varii suoi Sacerdoti, i membri del Circolo della Gioventù Cattolica di Torino con altri Signori e Signore della città , li accoglievano con quell'amabile cortesia, che sa inspirare la carità cristiana, e li accompagnavano sotto al portico dell'Istituto , ove presero posto. La Casa era illuminata; illuminato e bellamente di tappeti adorno era il luogo del ricevimento; ed una immensa folla di giovanetti ed altre persone facevano larga corona ed applaudiva festosamente.

Ai nobili e carissimi ospiti furono pronunziati varii discorsi e letti componimenti in prosa ed in poesia , in italiano ed in francese , mentre tra l'una e l'altra lettura rallegrava gli animi la banda musicale. Fra i discorsi, degni di speciale menzione, furono quello dell'ottimo Conte Cesare Balbo, presidente della Società della Gioventù Cattolica di Torino, e quello del Conte D. Carlo Cays di Giletta, Sacerdote Salesiano.

Il Conte Balbo, a nome del Circolo della Gioventù Cattolica, si fece a ringraziare i divoti Pellegrini della cortesia usata alla città di Torino nell'averla scelta a luogo di sosta, e che non badando alla fatica ed ai disagi avessero voluto rendere un pubblico omaggio alla fede cattolica col fare la loro prima visita alla Chiesa di Maria Ausiliatrice, tanto onorata dai divoti Torinesi. Passò quindi a manifestare la sua consolazione nel vedere tra i nobili arrivati non pochi di quelli, che avevano già fatto parte del Pellegrinaggio del 1877 in occasione del Giubileo pontificale del grande Pio IX , e nello scorgere per tal modo stabilita e ben rassodata l'Opera dei Pellegrinaggi, suscitata dalla divina Provvidenza a promuovere tra i Cattolici un fervido slancio di coraggiosa raggiosa fede, che tutti li spinga ad altamente professarla in faccia al mondo. « E per vero, egli disse, questo nobile esempio ha già prodotto il suo effetto anche tra noi. Numerosi pellegrinaggi furono fatti da cattolici Italiani non solo alla tomba del primo Papa, ma fuori d'Italia, a Parays-le Monial , alla Salette ed al Santuario di Lourdes, ravvivandosi in ogni volta la fede e la pietà. Né qui si restringe il vantaggio dei Pelle grinaggi. L'affratellarsi dei buoni Cattolici, lo stringersi di molte relazioni, il vedere, l'esaminare le diverse forme che nei varii paesi assume la carità cristiana , sono mezzi tutti potenti per moltiplicare le varie opere di carità e di zelo, che trapiantate altrove sono forse destinate a centuplicare i vantaggi a profitto della Religione e della società ». - E qui fatto invito ai Pellegrini di gettare uno sguardo a sè d'intorno, additando l'edifizio che lor sorgeva dinanzi, le scuole, i laboratorii ed il numeroso stuolo di giovanetti che loro facevan corona : « Non è ella questa, egli continuò, non è ella questa un'opera degna di essere imitata, moltiplicata e trapiantata anche in altri paesi? Quando il frutto di un Pellegrinaggio si limitasse a questo solo, di far cioè sorgere in altri luoghi alcuni di questi istituti, non sarebbe egli questo un frutto dolcissimo e causa d'immenso bene ? Non riuscirebbe egli questo a mitigare i mali crudeli da cui è martoriata oggidì la famiglia e la società? Non riuscirebbe egli questo a salvare migliaia d'anime, clie altrimenti abbandonate a se stesse andrebbero miseramente perdute? Ciò che dico di questa istituzione si applichi a tante altre, che sarebbero per produrre preziosissimi frutti , se studiate venissero poscia dai Pellegrini promosse nelle rispettive nazioni. Oh! sì, conchiuse il nobile Conte, nella speranza e nel desiderio di veder largamente sparsi e moltiplicati questi beni , io fo voti ardenti che l'Opera dei Pellegrinaggi cresca ognor più rigogliosa; auguro che prenda forza ed aumenti anche in Italia , onde possiamo restituire ai Pellegrini Francesi questa visita di religiosa cortesia, fonte di fraterna carità e di mutua reciproca edificazione. »

Dopo il Balbo prese la parola il Conte D. Carlo Cays. Egli, a nome di D. Bosco, dei Salesiani e loro allievi, ringraziò i Pellegrini dell'onore fatto al pio Istituto colla loro preziosa visita, e poi proseguì : <, Come già altri figli della Cattolica Francia , reduci nel Medio Evo dalla conquista di Terra Santa, erano dal popolo proclamati benemeriti della Religione, ed i ponti levatoi delle castella si abbassavano, e le ferrate robuste porte si spalancavano al loro apparire , mentre la nobile religiosa Castellana posava sul loro capo la corona d'alloro ; così anche noi questa sera andiamo lieti di applaudire a Voi, illustri Pellegrini Francesi, proclamandovi benemeriti della Chiesa per la non meno insigne vittoria, che riportaste sulle derisioni e sui dispregi del mondo incredulo, in faccia al quale innalzaste coraggiosamente il vessillo di Gesù Cristo. Una Castellana assai più nobile e potente vi tien preparata la corona del trionfo. Questa Castellana è Maria, che dall'augusto tempio, in cui siede Regina, vi dispensa corone di grazie più elette. Si, la terra che calcate è la terra di Maria, e lo dicono i continuati portenti che Ella si è piaciuta di operare in questo angolo della nostra città; lo dice il maestoso tempio, che torreggia l'immenso edifizio che gli fa corona; lo dicono i mille e più giovani qui istruiti , ricoverati a mantenuti; lo dice l'eletta schiera di Leviti e di Sacerdoti, i primi che si preparano, i secondi che già lavorano alla salute del mondo. E a chi domandasse come siansi operate nel breve corso di 30 anni tali meraviglie, sta pronta la risposta sul labbro di ognuno: Tutto si fece coll'aiuto di Maria. Il Sacerdote, che si era dato a raccogliere in questo sito i monelli abbandonati nelle piazze e nelle vie della città, non aveva progetti e non possedeva altri mezzi che la confidenza in questa Madre celeste. Egli era solo, e la turba dei ragazzi scarsa da prima cresceva col tempo, e numerosa s'affollava a lui d'intorno. Solo così egli ebbe a pensare al modo di catechizzare i suoi figli adottivi, alla cappella per riunirli, ai laboratorii per applicarli al lavoro, all'ospizio per ricoverarli, alle scuole per istruirli, alla tavola per isfamarli. Ma no... Ei non era solo; ché pietosa lo inspirava e sorreggeva Maria Ausiliatrice. Fu Dessa che gli suscitò benefattori ed amici, i quali in appresso gli porsero benigna la mano nel promuovere quest'opera gigantesca; fu Dessa che scaldando di divino amore molti petti giovanili vi destò lo spirito di abnegazione e le ecclesiastiche vocazioni. Ed ora quel Sacerdote , attorniato dalla nuova Salesiana Famiglia, estende nei due emisferi i benefici influssi della Cattolica Carità. Si, tutto questo è di Maria ; e Voi, nobili Pellegrini, nel visitare questo pio Istituto siete venuti in un recinto infeudato a Maria, in un luogo scelto da Maria a sua cara porzione. Ed ora dall'augusto suo seggio questa Regina e Madre vi rimira con amore , o divoti figli della Francia, ed oltre alle molte grazie che vi accorderà nel tempo, vi preparerà benigna una corona di fiori immarcescibili da inghirlandarvi nell'eternità. »

Alla esecuzione di scelti pezzi di musica, e di gradite sonate della banda, succedettero altri oratori. Un chierico Salesiano d'origine francese dà il benvenuto ai suoi cari compatriotti , e con applaudito discorso e con tenerissimi accenti fa voti che la Francia sorretta dalla SS. Vergine si mantenga nel grado che le compete come a figlia primogenita della Chiesa. Il Cav. Raimondo Cugia Delitala legge con brio un magnifico sonetto in italiano, colla riproduzione del medesimo in poesia francese, augurando che l'Italia e Francia stiano unite nel difendere la Fede Cattolica. Anche a suo turno un ben istruito operaio dell'Oratorio si fa ad esprimere nella italica favella i sensi di simpatia, che provano i suoi colleghi poi divoti e coraggiosi Pellegrini ; e termina leggendo una bella ode a Maria SS. Ausiliatrice , di cui, tesse le glorie traendo i pensieri dalle invocazioni delle Litanie Lauretane.

Sorse per ultimo il Rev. abate Picard, direttore del Pellegrinaggio , e con voce sonora, con un dolcissimo accento, con una facondia ed affetto ammirabile si fa a ringraziare nella sua nativa favella tanto i membri della Società della Gioventù Cattolica, quanto D. Bosco della cordiale accoglienza fatta ai Pellegrini. Modestamente declinando gli elogi dei varii oratori diretti ai suoi compagni egli si limita a far rilevare i beni grandi, che si ottengono dai Pellegrinaggi a Roma. « E indiscrivibile, ei disse, l'aumento di fede che si attinge ai piedi del Vicario di Gesù Cristo. Presso a quella Cattedra di verità non vi sono più dubbiezze. Là è il Re che regge e governa ; là il Giudice che con equità assolve e condanna; là il Maestro, là il Padre che insegna e conforta. Su quel trono del Vaticano si trova sempre lo stesso Papa, anche quando alla morte è dato il permesso di adoperare l'inesorabile sua falce. Pio IX, il grande, l'ammirabile Pio IX è morto, ma nori è morto il Papato. Sopra il suo seggio medesimo il Papa vive e vivrà. Si , il Papa vive, e noi Pellegrini, reduci da Roma, abbiamo il cuore pieno di ammirazione , di rispetto e di amore pel successore di Pio IX, pel glorioso regnante Leone XIII, nel quale colla scienza profonda, colle più belle doti di mente va congiunto un gran cuore e il corredo di ogni virtù. » Dopo questo primo sfogo il celebre oratore, ritornando sugli encomii tributati ai Pellegrini, non dubitò di rivolgerli con isquisita gentilezza a D. Bosco , e soggiunse Voici le roi des Pèlerins , ecco il re dei Pellegrini. D. Bosco non solo si può dire in continuo pellegrinaggio nelle frequenti visite che fa alle sue Case d'Italia e di Francia; ma moltiplicando se stesso là, dove non gli è dato di recarsi in persona , spedisce i suoi figli. E noi vediamo questi suoi pellegrini diramarsi nel mondo, ed attraversato l'Oceano penetrare sino alle inospite regioni della Pampa e della Patagonia. Ora io chiudo il mio discorso col fare due voti a nome pur anche dei miei compagni. Fo voto ardente che l'Opera dei Pellegrinaggi si sostenga, aumenti, si dilati. Molte e venerande memorie, preziose reliquie , taumaturghi Santuarii sono seminati pure nella nostra Francia. Perciò invito la Torinese Società della Gioventù Cattolica a promuovere i Pellegrinaggi anche sulla nostra terra. Noi vi attendiamo, o fratelli, in Parigi, in quella Parigi , la quale , sebbene sia detta la moderna Babilonia , pure come l'antica racchiude nel suo seno zelanti seguaci del vero Dio , adoratori coraggiosi di Gesù Cristo, figli divotissimi di Maria. Sì, colà noi vi attendiamo per darvi un qualche contraccambio della carità e gentilezza, con cui ci trattate in questa vostra divota Torino. Il secondo voto qual è ? Oh! voglia il Cielo far sì che presto uno stuolo di Salesiani , capitanati da D. Bosco, venga ad impiantare nella nostra Parigi un Ospizio emulo di questo. Dal canto nostro noi gli prepareremo la strada colla parola e colla preghiera. » Fatto poscia un evviva al Pontefice Leone XIII, alla Gioventù Cattolica e a D. Bosco, l'abate Picard terminò il suo dire tra gli applausi universali.

Erano circa le undici quando i divoti Pellegrini tra i cordiali saluti e i replicati applausi partivano dall'Oratorio. Divisi in altrettanti gruppi, essi andarono a prendere alloggio negli alberghi di Torino, accompagnati ciascuno da uno o più membri del Circolo della Gioventù Cattolica, che fraternamente si era posta a loro . disposizione. Nell'indomani mattina il pio drappello si raccolse alle ore 6 ad udire la Messa nella Cappella della Santa Sindone; e alle 9 prendeva le mosse per alla volta di Parigi, dove sappiamo essere arrivato felicemente.

LETTERA della Superiora delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice,
in Buenos-Ayres, a D. Bosco.

REV.MO PADRE IN G. C.,

Siamo veramente fortunate di poterla chiamare col dolce nome di Padre, e ricevere dal suo tenero cuore i segni più sinceri di paterno affetto. Quando pensiamo (e non possiamo non farlo frequentemente ) all' ultimo addio ed alla santa benedizione, che con tanta carità Ella ci diede il giorno della nostra partenza da Genova per l'America , il nostro cuore non può se non riscontrare in questo il grande amore di un Padre, che tutto si adopera per alleviare le pene delle povere sue Figlie in G. C. Oh ! voglia Iddio esaudire le nostre preci , e conservarcelo ancora per molti anni.

Come Ella ci prenunciò il medesimo mattino prima di partire, il nostro viaggio grazie a Dio, ed a Maria SS. Ausiliatrice nostra potente Madre, fu felice, non però esente da quegli incomodi, ai quali quasi ogni persona va soggetta in questi lunghi e faticosi viaggi di mare. Ma ora tutto è passato; siamo arrivate alle sponde del Plata ed abbiamo goduto la consolazione di rivedere le nostre care e buone Sorelle, che ci precedettero d'un anno a Villa Colon presso Montevideo ; le trovammo tutte allegre e contente, e piene di santo giubilo di rivedere noi pure. Quattro del nostro drappello si fermarono in quella Repubblica Uruguaya perché destinate per una nuova casa, che a giorni si aprirà nel Pueblo de las Piedras. Noi proseguimmo il nostro viaggio fino a Buenos-Ayres, ed ora già dimoriamo nella casetta per noi preparata, vicina al Collegio ed alla Chiesa di San Carlos.

Dalla Chiesa però di S. Carlos in Buenos-Ayres al tempio di Maria Ausiliatrice in Torino v' è una grandissima differenza. Oh quanto si godeva appié di Maria SS. in cotesto caro Santuario, che consideriamo sempre come nostro ! Ma anche qui Gesù in Sacramento si degna dimorare con noi e per noi in una piccola Cappella, che teniamo in casa, e dove ogni mattina si celebra la Santa Messa.

Grazie a Dio godiamo tutte buona salute e siamo anche contente ed allegre; anzi Le dico che siamo contentissime di esser state destinate per queste Missioni, tanto più che abbiamo il bene , come in Italia, d'essere dirette dai nostri Rev.di Superiori Salesiani, i quali sono veramente tutti cura e sollecitudine per noi. Le nostre sorelle e compagne di Missione nella vicina Repubblica hanno molto da fare intorno alle ragazze. Quanto a noi là nostra maggior occupazione per ora è di tener conto della biancheria del Collegio ; ma si lavora per aprire presto una scuola di fanciulle in questo numeroso quartiere, e lo desiderano vivamente i loro genitori Argentini, Spagnuoli ed Italiani.

Ora non ci resta che di corrispondere a questa grande grazia che abbiamo da Dio ricevuta di essere state scelte, tra quante lo desideravano, e mandate in queste lontane terre a salvare tante p )vere giovanette dalle zanne dei lupi rapaci. Per questo ci raccomandiamo caldamente alle efficacissime di Lei preghiere. Oh qual confortante pensiero è per me e per le mie sorelle il sapere che il nostro buon padre D. Bosco, anche di lontano, sempre ci accompagna colle sue preghiere, e ci tiene sempre in conto di Figlie sue !

Abbiamo davvero da nutrire speranza di rivederla ancora? Lo desideriamo e lo speriamo, benché alla nostra speranza si unisca qualche timore, per la malferma di Lei salute. Pure confido d'aver ancora il bene di rivederla in questa valle di lacrime.

La riverisco unitamente a tutte queste mie buone Sorelle , ed implorando umilmente la paterna sua Benedizione, mi dico con tutto rispetto

Di Lei Rev.m° Padre in G. C.

Umil.ma ed aff ma figlia
Suor MARIA MADDALENA MARTINI

Figlia di M. SS. Ausiliatrice. Buenos-Ayres, 4 Marzo 1879.

LETTERE SALESIANE

Buenos-Ayres S. Carlos, 19 aprile 1879. REV.MO PADRE,

Le scrivo poche linee, ma, a mio credere, importanti per avere , nelle circostanze in cui mi trovo, gran bisogno di aiuto e di consiglio dalla Paternità Vostra Rev.m°. Ieri l'altro sono partiti due dei nostri Missionarii con Monsignor Espinoza, eletto or ora Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Buenos-Ayres, per la Missione del Carhué; questa volta sono andati per terra. Dopo due giorni di ferrovia , monteranno in sella e viaggieranno ancora altri 15 giorni prima di arrivare a Patagones, ultimo paese di confine tra l'Argentina e la Patagonia, e situato sulle coste del Rio Negro.

 Nelle tappe che faranno , contano di fermarsi qualche giorno per battezzare i ragazzi ed offrire il mezzo di fare la santa Pasqua ai Cristiani sparsi in quei deserti dell'Azul di Chacharis fino alle nuove frontiere. A Carmen de Patagones, si fermeranno una quindicina di giorni per vedere se possiamo piantare colà le nostra tende, per poterci così trovare già alle porte della Patagonia, che è scopo principale della nostra Missione, perché raccomandataci tanto dalla S. M. di Pio IX. Di lì costeggeranno il Rio Negro, esplorando i punti principali che possono agevolare e rendere più facile l'entrata nell'interno di quella terra ancora inesplorata.

Fatto questo giro, che richiede almeno 4 mesi di tempo , ritorneranno fra noi, ed allora sarà forse il tempo di prendere una determinazione definitiva. Tanto più che so da fonte quasi sicura, che il P. Savino Lazzarista, malgrado il suo zelo, lascierà questa Missione per mancanza di mezzi e di personale. Secondo gli studi fatti da persone autorevoli, pare che il. punto più importante, ove tentare l'entrata fra gli Indi della Patagonia, sia il villaggio denominato Patagones. Quivi alla distanza di sole 7 leghe già vi sono Indi detti Mansi, cioè un poco mansuefatti, i quali formano l'anello di quel piccolo commercio , che tengono gli Indi del centro della Patagonia coi popoli civilizzati. Questo commercio non si estende che a pochissime pelli di vicuña e guanaco , piume di Ave-struz , tabacco che cambiano in liquori, zuccaro e qualche strumento di ferro per loro difesa. Avendo però questi il costante costume di venire tutti gli anni in questa regione di frontiera, danno il mezzo di comunicazione coi Patagoni dell'interno. Pel momento bisognerà deporre il pensiero di avvicinare gli Indi della Pampa, che si trova ad Occidente tra il Plata e le Cordigliere del Chili, perchè omai è conquistata. Degli Indi Pampas una parte si sono presi prigionieri; i ragazzi e le donne sono sparsi per la provincia di Buenos-Ayres; i loro terreni sono in vendita per conto del Governo. Gli atti a maneggiare la lancia coi giovani più forti si sono concentrati più al Sud e nelle terre già Patagoniche, irritatissimi contro i Cristiani. Cosicchè fra qualche anno, mi pare, vedremo la Pampa popolata di colonie Italiane, Spagnuole , Tedesche e Russe; giacchè le Commissioni di immigrazione, fornite di nuovi mezzi , sonosi mosse con nuova attività in cerca di Europei per popolare appunto queste terre tolte ai Pampas.

Questo, secondo le relazioni che mi vennero fatte , sarebbe precisamente il tempo più che mai opportuno per istabilire la nostra Missione in Carmen de Patagones. Quivi i prelodati Lazzaristi hanno due case costruite ad uso Collegio, una per le Suore ed una per i Padri, e ritirandosi essi , le cederebbero alla Curia Arcivescovile di Buenos-Ayres. La Società di S. Giuseppe possiede pure in Patagones un edifizio ed un terreno assai grande attiguo alla casa parrocchiale, che cederebbe senza ostacolo a noi, nel caso che ci volessimo incaricare di questa Missione. Monsignor Arcivescovo poi dal canto suo ci darebbe la Parrocchia , che prenderà molta importanza , stantechè vi si va a stabilire un Presidio del Governo Argentino con tribunali, e sarà presto centro di relazioni colla città di Buenos-Ayres.

Quindi stabilendo noi un Ospizio per ragazzi, e le nostre Suore di Maria SS. Ausiliatrice aprendone un altro per ragazze in questo confine, presto si potrebbero avere Indiani ed Indiane da istruire; essi ci metterebbero in relazione colla tribù Marisa, e a poco a poco in comunicazione col centro. Al ritorno di D. Costamagna non mancherò di dare alla Paternità V. relazioni più minute e positive.

Intanto la S. V. Rev.ma potrà dirmi con suo comodo, come mi debba regolare nel caso che i Missionarii Lazzaristi si decidano di cedere le loro proprietà. Le chieggo perciò il suo parere: Se devo accettare la Parrocchia di Patagones, qualora l'Arcivescovo ce la offra; se devo sollecitare anche la cessione della proprietà delle Dame di S. Giuseppe; in fine, se devo destinare di qui due Sacerdoti per questa Missione. Ma in questo caso io pregherei la Paternità Vostra ad inviarmone almeno due altri. dall'Europa, perché al bisogno attuale non bastano i presenti.

E qui, Rev.m° Padre, mi permetta uno sfogo troppo giusto, e che Le dica che qui siamo troppo pochi ed impari al gran lavoro. Oh! se ci venisse aiuto dall'Europa! Sì, scrivendo al S. Padre Leone XIII, preghi la Santità Sua a benedire la nostra Missione, come già la benedisse l'immortale Pio IX, e questa benedizione sarà egualmente copiosa di sante e generose chiamate all'Apostolato delle Missioni. Oh quanti volerebbero con noi a dividere travagli, consolazioni e lavoro se ne avessero facoltà! In quanto a noi , ripartiti come siamo in tante case e con quattro Parrocchie da amministrare , tra cui quella della Bocca di 27 mila anime,- e la nuova de las Piedras, che ci fu con santa violenza addossata dal Vescovo del vicino Uruguay , non possiamo ormai più reggere al grave peso. Le confesso che siamo oppressi dal lavoro , ed è miracolo se alcun di noi non ne rimane di nuovo vittima.

Riguardo ai mezzi ritenga che non possiamo contare sull'appoggio del Governo, perchè pare abbia altre mire. Però non ci sgomenteremo per questo. In Buenos-Ayres vi sono Cooperatori caritatevoli, ed io lo provo giornalmente con coloro che spesse volte mi pagano la lista del pane, che i nostri artigianelli consumano nel Collegio Pio IX in S. Carlos-Almagro. Nel breve periodo di un anno e mezzo abbiamo speso circa un milione e seicento mila pesos (300 e più mila franchi), e quantunque abbiamo ancora il debito di 400,000 pesos, ogni trimestre ce la caviamo mediante la entrata ed uscita di circa 20 mila franchi. La spesa del terreno per l'edilizio, quella delle macchine, mobili ed attrezzi per quattro grandi laboratorii, si fa una volta sola; quindi saldato questo debito, potremo forse aiutare i nostri Confratelli di Missione più bisognosi di aiuto, confidando sempre nella Divina Provvidenza, e nell'appoggio dei nostri cari Cooperatori e Cooperatrici d'Europa e di America.

In questi mesi, in cui manca D. Costamagna col suo compagno di viaggio D. Luigi Botta, ci cadde sulle spalle tutta la loro parte di lavoro, che non è poca cosa ! Tuttavia non ci perdiamo di animo, e se il Signore ci dà salute , tureremo anche questi due buchi. Però la Paternità V. pensi alla spedizione per la Patagonia, od almeno a sostituire quelli che vi dovessimo spedire di qui. Quanto al Paraguay non so che dirle per ora; aspetto le relazioni di D. Allavena mandato da S. Nicolas ad aiutare il Nunzio nell'occasione della santa Pasqua, avendocelo chiesto caldamente per favore. Egli vi poté andare, perché libero dalla scuola in grazia delle vacanze Pasquali.

Il Collegio Pio IX di S. Carlo progredisce sempre, e aumentano ogni giorno le domande di ammissione. Quello, che più commuove quanti li osservano, è la divozione e lo spirito di pietà dei nostri giovani. La nostra Chiesa è anche Parrocchia, ma così spaziosa da presentare comodità per tutti. Parrocchiani e non parrocchiani, che intervenendo alle nostre funzioni vedono tutte le domeniche la s. Comunione quasi generale , ne parlano coi vicini ed amici e sempre con ammirazione. Ciò fa sì che le buone madri vorrebbero avere tutti i loro figli nel nuovo Collegio. Le funzioni della settimana Santa riuscirono splendide. La musica tirò in S. Carlos moltissima gente, ed è la prima volta che in Almagro si vide una lunga fila di vetture ferme dinanzi alla nostra Chiesa.

Alla Bocca moltissime furono le sante Comunioni, e di uomini la maggior parte. Nella Cappella Italiana confessarono fra quattro tutta la notte del Sabato Santo, e continuarono sino alle due pomeridiane dell'indomani. Uno dei nostri il giorno di Pasqua confessò e comunicò tutti gli infermi dell'Ospedale di Flores, ed i rimanenti lavorarono fino alle 11 del mattino qui in San Carlos. Deo gratias.

La lettera già troppo lunga mi proibisce di continuare. Siamo tutti in buona salute. Ci benedica, o amatissimo Padre , e benedica specialmente il suo

Aff.mo in Gesù Cristo

Sac. FRANCESCO BODRATO.

NB. In questo momento riceviamo queste altre notizie dal medesimo D. Bodrato

Buenos Ayres 1 Maggio 1879.

REV.MO PADRE,

D. Costamagna scrive dal Carrhué, ove si fermò per alcuni giorni e si pose in relazione cogli Indi Mansi, dando principio a Catechismi ed istruzioni. Dice che ve ne sono molti, che si potrebbe fare del gran bene, e che sente una gran pena nel dover abbandonare quel popolo. Tuttavia non essendo quella la meta del suo viaggio, egli con i suoi compagni continua ora il suo cammino sugli estremi confini di questa Repubblica, ed entrerà,

io spero, nella famosa Patagonia. Dalle relazioni scorgo che il viaggio è penosissimo ed anche pericoloso, dovendolo fare per montagne coperte di ghiaccio , in cruda stagione, a cavallo., talora a piedi ed anche a carponi. Egli mi esprime ad un tempo il timore che lo angustia nel vedersi accompagnato da un esercito. Infatti coi Missionarii trovansi pure cinque mila soldati, a cui si unirebbero circa due mila altri della frontiera. Tutto questo esercito va a prendere possesso di un tratto della Patagonia, che si estende dal Carrhué sino al Rio Negro. Siccome si teme d'incontrare i Selvaggi, così l' autorità pensò di andare ben provvista per resistere , vincere , far prigionieri. A D. Costamagna non piace guari questo apparato, e teme che ciò metta in sospetto quegli abitanti, e li allontani dal Vangelo. Ad ogni modo è necessario ora più che mai di pregare che niuno dei Missionarii lasci la vita per istrada , che anzi la Missione possa aver un prospero incominciamento.

Ricevetti eziandio notizie da D. Allavena, che trovasi in Assuncion nel Paraguay , chiamatovi, come già le scriveva , da Monsignor Di Pietro Nunzio Apostolico, per averne aiuto nella predicazione e nell' udire le confessioni nel tempo Pasquale. Egli mi domanda ora che ve lo lasci fermare, perché vi possa apprendere bene la lingua e i costumi, e mi comunica ad un tempo i molti bei progetti combinati con Monsignor Nunzio riguardanti la futura missione dei Salesiani in quella Repubblica. Ma come fare? Il Collegio di S. Nicolas, donde egli fu momentaneamente staccato, si trova in critiche circostanze. Seppi poc' anzi che il Direttore D. Fagnano fu colto da una tifoidea, che pose in pericolo i suoi giorni. Al momento pare fuori di pericolo di vita, ma chi sa quando potrà ritornare al lavoro. D. Tomatis oltre alle occupazioni della scuola quotidiana ha l' amministrazione della parrocchia di Ramallo; così che l' assenza di D. Allavena incaglia molto quella Casa, e mette a rischio la sanità dei confratelli. Per la qual cosa io mi trovo davvero , come si dice, tra il martello e l' incudine.

D. Bettinetti è partito ancor egli in Missione in un luogo vastissimo chiamato Roja, che è una specie di Colonia, dove non si è visto mai un Sacerdote, ed il popolo mezzo selvaggio vive e muore come le bestie. Egli istruirà prima i padri e lo madri , e poi si occuperà anche della gioventù. Con lui è partito anche Frascarolo quale Catechista. Se Dio li accompagna ed assiste, eglino porteranno la salute a molte povere anime - Da Montevideo domandano rinforzo, perché D. Rizzo é oppresso dal lavoro. A Villa Colon il personale non è in proporzione colle svariate occupazioni che si hanno. Come vede , caro Padre , noi qui siamo troppo pochi; e mentre deploriamo la scarsità d'individui, ogni giorno ci giungono nuove richieste. Tengo sul tavolino molte lettere con cui si domandano Salesiani in diversi luoghi importantissimi, e non sapendo che rispondere vo temporeggiando. - Noi siamo alla vigilia di vedere avverate le previsioni dalla P. V. manifestate fin dal principio della nostra venuta in America.

Qui facciamo tridui e novene per ottenere aiuti opportuni; ma mentre ci raccomandiamo al nostro Padre che è nei Cieli, noi invochiamo eziandio il padre che abbiamo sulla terra , che ci venga in soccorso. Sì, caro D. Bosco, prepari altre spedizioni di Missionarii per l' America: questi sono necessarii e per non lasciare soccombere noi sotto il peso delle fatiche, e per conseguire più presto e più facilmente il fine della nostra Missione. Mi benedica.

Suo a ff .MO

Sac. FRANCESCO BODRATO.

UNA GRAZIA SEGNALATA nel Mese di Maria SS. Ausiliatrice.

Non avendo potuto, per mancanza di spazio, pubblicare nel Bollettino di maggio la lettera seguente , la facciamo ora di pubblica ragione ad onore di Maria ed a conforto dei suoi divoti.

Vignole Borbera, 24 aprile 1879.

M. REV.DO SIGNORE,

Oggi, primo giorno del mese di Maria, secondo l'uso dell'Oratorio Salesiano, l'Augusta Madre di Dio, la Concepita senza peccato, l'Aiuto dei Cristiani, ha voluto largamente beneficare il più indegno dei suoi divoti. Ed ecco in che modo.

Nella fabbrica dov'io lavoro, la coreggia di un telaio casualmente ravvolgevasi intorno ad un albero di trasmissione. Trovandomi vicino, tentai di afferrarla per metterla a posto, ma sbaglio il colpo e infilo il braccio dentro alla medesima. Me disgraziato! io sarei stato perduto, se una prestezza, direi, miracolosa, non me lo avesse ritratto all'istante. La coreggia finì col raggrupparsi intorno all'albero con una violenza spaventosissima.

Tutte le tessitrici, che si avvidero del caso, rimasero colla bocca aperta , guardandomi come stupefatte. Tosto mi si avvicinarono e mi dissero ad una voce : La Madonna vi ha fatto una bella grazia. Sì, risposi loro, sebbene io sia cattivo, la Madonna mi ha fatto davvero una grazia segnalata; mi ha data la vita. Evviva Maria, che tanto ci ama!

Il giuoco era propriamente mortale. Ho veduto cogli occhi miei due altri miei compagni di lavoro in un caso consimile andare in pezzi nel termine di cinque minuti.

Grazie adunque rendo dal più profondo del cuore a Gesù , Maria e Giuseppe. In attestato di mia profonda gratitudine unisco l'offerta di L. 5 secondo il povero mio stato, pregando la S. V. di voler far celebrare una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice.

La prego poi caldamente di dare a questa mia quella pubblicità, che crederà tornare alla maggior gloria di Dio e della Beatissima Vergine, non che utile alla numerosa classe operaia, che generalmente parlando al dì d'oggi si occupa più di osteria che di Chiesa , più di politica che di doveri religiosi, più di corpo che di anima. Oh ! guai per noi se una Madre cotanto pietosa non vegliasse dal cielo sulla nostra sorte ! Fortunati tutti coloro, che procurano di rendersi propizia questa Madre potente. - Gradisca i miei rispettosi ossequii, e mi creda quale con alta stima mi

professo

Di V. S. M. Rev.ma

Dev.mo Servo

ARONA PRImo , Cooperatore Salesiano , contro-mastro di tessitura meccanica presso i Signori Cav. Fratelli GERARD.

ALTRA GRAZIA RICEVUTA

Torino, 1819.

Sia resa gloria a Dio, ed a Maria Ausiliatrice.

Da assai tempo una famiglia mandava suppliche al Cielo per ottenere una decisione importante ; per tale scopo si fece una novena a Maria Ausiliatrice, con la promessa di un oblazione, se si fosse ottenuta la grazia nel giorno a Lei sacrato. Venne il giorno 24, e mentre tutto presagiva avversa la sorte, là nel Santuario a Lei dedicato si udiva col cuore colmo d'ambascia, ma pur fidente nella sua protezione , la santa Messa.

Volgeva il sole al tramonto , e col cuore trepidante si vedevano scorrere le ore, senza un raggio di speranza di essere esauditi, quando, tutto ad un tratto , si schiarirono le nubi , e la grazia fu conceduta. Grazie ne siano rese a Gesù ed a Maria Ausiliatrice.

La Famiglia C. R.

STORIA DELL' ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

CAPO VI.

L'Oratorio in S. Pietro in Vincoli - La serva del Cappellano - Una lettera - Un tristo accidente - L'Oratorio ambulante e poi in Casa Moretta - Dicerie - I parrochi di Torino - Nuovo licenziamento.

Il nostro Oratorio da principio pare che si potesse paragonare agli antichi Patriarchi; di tratto in tratto, come quelli, levava le tende da un luogo per piantarle in un altro. Ci ricorda che talora il nostro D. Bosco, alludendo a questo fatto della sacra Istoria, c'incoraggiava a sperare che tardi o tosto Iddio avrebbe dato a noi pure una Terra Promessa , dove fermare la nostra stabile dimora. Le sue e le nostre speranze non andarono fallite. Ma continuiamo il nostro racconto.

Dovendo sloggiare da S. Martino , come raccontammo nel numero precedente, il nostro Don Bosco domandò al Municipio che volesse permettergli di radunare i suoi giovinetti nel cortile e nella Chiesa del Cenotafio del SS. Crocifisso , detto volgarmente S. Pietro in Vincoli. Siccome íl Sindaco e in generale il Municipio erano persuasi dell'insussistenza di quanto si era scritto contro di noi, così la domanda di D. Bosco, appoggiata dalla raccomandazione di Monsignor Fransoni, fu bene accolta ed esaudita. Perciò, dopo due mesi di fermata presso ai Molini di città, noi ci trasferimmo in quest'altro luogo, di quello assai più comodo ed opportuno. Il lungo porticato, lo spazioso cortile e la Chiesa adatta per le sacre funzioni eccitarono ben tosto in noi il più vivo entusiasmo , e ci resero come frenetici per la gioia.

Ma ohimè! avevamo appena cominciato a gustarla, che già ci si mutava in grande amarezza. Presso quei sepolcri noi trovammo un terribile avversario. Non era già questi uno dei molti morti che avevano riposo colà, ma era un vivo: era la serva del Cappellano. Appena costei cominciò ad udire i canti, le voci, e soprattutto i nostri schiamazzi, usci di casa in sulle furie ; e colla cuffia per traverso, colle mani sui fianchi si diede ad apostrofarci con quella garbata eloquenza, di cui è maestra la lingua di una donna inviperita. Insieme con lei inveiva anche una ragazza, abbaiava un cane, miagolava un gatto e canterellavano le galline impaurite; avresti detto imminente una guerra europea. Accortosi D. Bosco, le si avvicinò per acquetarla, facendole osservare che i ragazzi non avevano alcuna cattiva volontà; che si trastullavano solamente, nè facevano alcun peccato; ma era un parlare al sordo. Lungi dal poterla calmare, il povero D. Bosco si sentì scaricare addosso da colei un nugolo d'ingiurie ed improperii. Vedendo così, egli ci diede tosto ordine di cessare dalla ricreazione , ed entrati in Chiesa ci fece fare un poco di Catechismo e recitare il Rosario. Dopo ciò, noi ci partimmo di colà fiduciosi di potervici ritrovare con maggior quiete la domenica vegnente. Ma c'ingannammo; poichè quella fu la prima e pur l'ultima volta che ci fu dato di raccoglierci in quel sito.

Alla sera di quel giorno, giunto a casa il Cappellano Don T..., la fantesca gli si pose attorno, e chiamando D. Bosco e i suoi giovani altrettanti profanatori dei luoghi santi e tutto fior di canaglia, lo spinse a scriverne al Municipio. Sotto il dettato dell'infuriata donna egli scrisse la sua lettera con tanta acrimonia, che fu immediatamente spiccato ordine di cattura per chiunque di noi fosse colà ritornato.

Duole il dirlo: ma quella fu l'ultima lettera scritta dal povero Cappellano. Egli la spediva al lunedì, e poche ore dopo veniva colto da un colpo apopletico, che lo rendeva cadavere quasi all'istante. Che più ? Era appena chiusa la sua tomba, che un'altra già se ne apriva. Colpita dalla stessa sorte la serva seguiva il padrone due giorni dopo; sicchè alla metà della settimana quei due avversarii dell'Oratorio erano già scomparsi dalla scena di questo mondo. È più facile immaginare che descrivere lo spavento , che questi due casi destarono in noi e in tutti quelli, cui ne pervenne la notizia. Era impossibile non vederci la mano di Dio; e noi ne fummo così intimamente persuasi che, invece di staccarcene, prendemmo vie maggiormente ad amare D. Bosco e l'Oratorio, promettendo di non abbandonarli giammai.

Ricevuta la intimazione di non più raccogliere i giovani a S. Pietro, D. Bosco durante la settimana cercò un altro sito, ma non gli venne fatto di trovarlo. Quindi non avendo neppure potuto dare alcun avviso preventivo, una moltitudine di giovanetti la domenica successiva, recatasi a San Pietro e trovato tutto chiuso, si versò come un'onda presso di lui all'Ospidaletto. La sua abitazione , già stretta di per sè, era ingombra di soprappiù da un mucchio di varii attrezzi ; perciò D. Bosco attorniato da una turba di fanciulli, non aveva un palmo di terreno per intrattenerli. Sebbene altamente angustiato, egli tuttavia, celando le sue pene, si mostrava con noi tutti di buon umore, e ci andava rallegrando col raccontarci mille maraviglie intorno al futuro Oratorio, che per allora esisteva soltanto nella sua mente e nei decreti del Signore.

Stante l'angustia del luogo e l'impossibilità di fermarci all'Ospidaletto, l'Oratorio per circa due mesi fu come ambulante, e per alcune feste cominciò a farsi così: Al mattino noi ci radunavamo presso D. Bosco, muniti ciascuno di provianda per tutto il giorno. Ad una cert'ora il nostro Capitano ci faceva mettere in ordine, e, dato il segno della partenza , ci conduceva quando a Sassi, quando alla Madonna del Pilone, alla Madonna di Campagna , al Monte dei Cappuccini e talora sino a Soperga. Colà giunti, D. Bosco ci celebrava la santa Messa e poi ci faceva una breve spiegazione del Vangelo. Alla sera, dopo un poco di catechismo, un canto ed un racconto a forma di predica, ci menava in giro a far passeggiate, o in qualche sito, dove potessimo divertirci senza danno nostro ed altrui. Quando il sole cominciava a cadere dietro le Alpi, si dava il segnale e noi ritornavamo in città, dove ciascuno rientrava nella propria casa a raccontare le vicende della giornata. Pareva che questa critica posizione dovesse mandare in fumo ogni pensiero di Oratorio e disperderne i giovanetti; ma in quella vece servì ad accrescerne il numero straordinariamente, perchè Iddio era con noi.

Intanto eravamo al mese di novembre, stagione non più opportuna a far passeggiate. Era quindi necessario avere un sito in città , ove fissare il nostro convegno. Pertanto D. Bosco d'accordo col teologo Borelli prese a pigione tre camere della casa di un certo D. Moretta, quasi di fronte al Santuario che venne poscia innalzato in onore di Maria Ausiliatrice. Qui passammo quattro mesi allo stretto bensì, ma contenti nondimeno di aver per quell'inverno ove poterci raccogliere per confessarci, istruirci, divertirci e frequentare le scuole serali sotto gli occhi dei nostri due angeli custodi, D. Bosco e il teologo Borelli.

In quell'inverno cominciarono a propagarsi alcune dicerie che, se non a D. Bosco, diedero a noi non piccolo dispiacere. Alcune lingue della città cominciarono a chiamare il nostro Direttore un rivoluzionario ; altre un pazzo ; certune un eretico. Crediamo che esse così parlassero coll'intento di allontanare da lui i giovanetti e sciogliere così le nostre radunanze; ma noi che conoscevamo il nostro D. Bosco, invece di perdergli stima, gliela professavamo ognor più grande, e ci stringevamo a lui d'intorno ognor più numerosi ed affezionati.

Anche i parrochi di Torino facevano le loro osservazioni. Essi ragionavano così: Questo Oratorio allontana i giovani dalla parrocchia ; quindi ciascuno di noi si vedrà la chiesa vuota e non potrà più conoscere i fanciulli, di cui dovrà rendere conto al tribunale di Dio. Dunque D. Bosco cessi dal raccoglierli intorno a sé e li mandi alle parrocchie. Difatto, due rispettabili parroci gli si presentarono un giorno, e gli parlarono in questo senso. I giovani , che io raccolgo , rispose Don Bosco, non impediscono per nulla la frequenza alle parrocchie. - Perché? - Perché sono quasi tutti forestieri venuti in Torino per cercare lavoro. Savoiardi, Svizzeri, Valdostani, Biellesi, Novaresi, Lombardi sono infatti la maggior parte dei ragazzi che frequentano l'Oratorio. - Non potrebbe mandarli alla parrocchia, nel cui distretto hanno domicilio? - Non la conoscono. - E perché non farla conoscere? - Perché è moralmente impossibile. La lontananza dai parenti, la diversità di linguaggio, la incertezza del domicilio lavorando ora presso questo, ora presso quell'altro padrone, l'esempio dei compagni per lo più poco affezionati alla Chiesa, sono un impedimento insuperabile che questi giovani conoscano e frequentino le parrocchie. Di più: molti di essi sono già adulti; taluni toccano i 15, i 18, i 20 anni, e sono tuttora ignari delle cose di religione. Or chi mai potrebbe indurre costoro di andarsi ad associare in classe con ragazzi di otto o dieci anni molto più di loro istruiti? - Non potrebbe ella stessa condurli, e venire a fare il Catechismo nella chiesa parrocchiale ? - Potrei al più recarmi in una parrocchia , ma non in tutte. Si potrebbe a ciò provvedere se ogni parroco volesse prendersi la cura di venire od inviare a raccogliere questi giovani nel giorno festivo, e menarli alle rispettive chiese. Ma anche questo riesce difficile in pratica. Non pochi di questi ragazzi vengono all'Oratorio adescati dalla ricreazione, dai trastulli, dalle passeggiate che hanno luogo tra noi (Don Bosco avrebbe potuto aggiungere: Adescati dalle belle maniere con cui li tratto); e con questi mezzi si attirano anche al Catechismo e ad altre pratiche di pietà. Senza di ciò essi non andrebbero forse in nessuna chiesa, e così non li avrebbero né i parroci nè D. Bosco, con grave danno delle loro anime. Per evitare questo pericolo, soggiunse egli, sarebbe cosa utilissima che ogni parrocchia avesse eziandio un luogo determinato, dove radunare e trattenere questi giovanetti in piacevole ricreazione. - Questo non é possibile; noi non abbiamo né locali, riè preti da ciò. - Dunque ? domandò D. Bosco. - Dunque per ora, conchiusero i due parrochi, faccia Lei come giudica; noi intanto ci raccoglieremo e stabiliremo quello che ci parrà bene.

Infatti , radunatisi poco dopo tutti i parrochi di Torino, venne tra loro agitata la questione, se gli Oratorii si dovessero promuovere oppur riprovare. Si disse pro e contro , ma prevalse l'opinione favorevole. Il Curato di Borgo Dora Don Agostino Cattino, ed il teologo Ponzati Curato di Sant'Agostino furono incaricati di portare a Don Bosco la risposta concepita in questi termini « I Parroci della città di Torino, raccolti in Conferenza , trattarono sulla convenienza degli Oratorii. Ponderati i timori e le speranze da una parte e dall'altra, non potendo ciascun parroco provvedere un Oratorio nella rispettiva parrocchia, incoraggiscono il Sacerdote Bosco a continuare nell'opera sua, finché non siasi presa altra deliberazione. »

E qui siaci permessa un'osservazione: Il Parroco è certamente obbligato ad impartire la necessaria istruzione religiosa ai grandi ed ai piccoli alle sue cure affidati; ma quando vede o sa che questa in un luogo o in un altro viene convenientemente impartita, a noi pare che egli commetterebbe per lo meno una imprudenza se vi si opponesse. Questa imprudenza non commisero mai i Reverendi Parroci Torinesi , amanti e desiderosi quali furono sempre del maggior bene della gioventù. Anzi, parecchi di loro non solo promossero gli Oratorii già esistenti, raccomandando ai padri e alle madri di famiglia d'inviarvi i proprii figliuoli ; ma a costo d'ingenti spese e non leggieri sacrifizi personali ne impiantarono dei nuovi, come avremo occasione di far notare in appresso. Con questo mezzo eglino si procurarono la dolce consolazione di vedere ben pascolati i cari agnelletti di loro parrocchie, e nel tempo stesso tenuti lontani dai lupi rapaci mediante onesti trastulli e giardini di ricreazione. Dal canto suo Monsignor Fransoni, Arcivescovo di Torino , uomo di retto giudizio e di gran cuore, fu sempre largo al nostro D. Bosco del suo appoggio e dei suoi conforti, stimolando così i suoi parroci a fare altrettanto.

Mentre avvenivano le accennate cose, giungeva la primavera del 1846, e al nostro Oratorio doveva toccare un nuovo trasferimento. La maggior parte della casa Moretta era appigionata a molti inquilini, i quali, sebbene vedessero di buon grado il gran bene che si faceva a tanti giovanetti e lo approvassero, tuttavia sbalorditi e disturbati dai loro schiamazzi in ricreazione , non che dall'andarivieni e dal rumore che facevano nel portarsi alla scuola serale, ne mossero lagnanza al padrone, dichiarando di smettersi tutti, se non cessavano quelle adunanze. Per la qual cosa il buon Sacerdote Moretta dovette avvisare D. Bosco che si cercasse altro luogo, e intanto gli dava quasi immediato diffidamento. Nel fare questo egli mostrò tuttavia il suo rammarico, e trattò D. Bosco con molto bel garbo; imperocchè, dopo il tristo caso del Segretario, del Cappellano e della Serva, la gente dabbene che n'era consapevole, usava a lui e al suo Oratorio molto riguardo. Vedremo nel prossimo numero l'Oratorio in un prato.

LE GLORIE LIGURI nel Concistoro del 12 Maggio 1879.

Di buonissimo grado pubblichiamo nel nostro Bollettino Salesiano le seguenti notizie intorno a tre illustri nostri Cooperatori, che ci diedero sempre splendide prove di benevolenza e di esimia carità.

La nostra consorella regina del mare ligustico, Genova, di questi giorni è in esultanza perchè il Pontefice Leone XIII nel concistoro segreto del 12 corrente Maggio, ad un tempo chiamava tre figli di Liguria a coadiuvarlo nel governo della Chiesa Cattolica : un Cardinale, Monsignor Gaetano Alimonda, e due Vescovi, i Canonici Giuseppe Boraggini, e Filippo Allegro.

Erano oltre 40 anni da che un cittadino genovese non era stato chiamato a sedere nel Senato della Chiesa, quando fu già volta e in questo secolo appunto, che ben sette vi sedettero ad un tempo (1). Ora il genovese Alimonda Gaetano, dopo soli diciannove mesi da che Pio IX lo fregiava dell' infula Vescovile d' Albenga , viene a ricongiungere la serie onorata di circa cento e trenta liguri Cardinali , la quale da 20 anni era stata troncata colla morte del Cardinal Fieschi Adriano, non essendo di Genova il Zacchia Cardinal Giuseppe, nè il Domenico Card. Lucciardi, perchè di Vezzano Ligure il primo condecorato della sacra porpora nel 1845 dalla f. m. di Gregorio XVI, e di Sarzana il secondo eletto nel 1853. All' Alimonda fanno onorata corona i dite novelli Rev.«il Vescovi Giuseppe Boraggini per la Chiesa di Savona, e Filippo Allegro per quella di Albenga. Di tutti e tre amiamo dare alcune succinte notizie.

(1) Erano Card. ad un tempo dal 1838 al 1842 Doria Gioro, Rivarola Agostino, Franzoni Filippo, Spinola Ugo, iustiniani Alessandro , Lambruschini Luigi , Brignole Sale Giacomo, Fieschi Adriano.

Eminenza GAETANO ALIMONDA.

Del Card. Alimonda ormai son note le notizie date in larga copia da cento effemeridi, ma queste nostre non le crediamo un fuor d'opera. Nato in Genova li 23 ottobre 1818 dai conjugi Giacomo e Giulia De-Camilli di civil condizione, fu levato al sacro fonte il di 24 nell' insigne Collegiata di N. S. delle Vigne, e dovea portare il nome di Raffaello, ma prevalse quello del padrino Novella. Compiuti i suoi studi come esterno alle scuole del Seminario Arcivivescovile, Sua Emin. il Card. Ialini ordinollo Sacerdote il 10 Giugno 1843. Il Rev.m° Can. Primicerio della Metropoli G. B. de' marchesi Cattaneo, da quel sagace conoscitore degli uomini che si addimostrò nei 18 anni, nei quali resse il Ven. Seminario, e nei 49 della breve sua vita, tosto conobbe il bel genio che in lui s'annidava. Lo volle seco in Seminario a Vice-Rettore, e Alimonda che del pari conosceva la singolare pietà , dottrina e dolcezza del Rettore, che a lui tanto l'assimilava, lieto condiscese, e nel 1845 trovavasi ad allietare i giovani chierici in compagnia dei Campanella, dei Merea, di Persoglio , Ramella ed altri ottimi ecclesiastici, dei quali tuttora pare ,chi sono il decoro del clero genovese. Divenne tosto zelante cooperatore della Congregazione del B. Leonardo tanto benemerito del clero , e trovossi compagno e collega dei Magnasco ora nostro Venera t.` Arcivescovo, dei Frassinetti, Sturla, Storace, Bottaro, Reggio ora Vescovo,_ ed altri molti che sì buona memoria lasciaron di sé. Ma le rivolture del 1848 manomisero questa ed altre opere, e mirando ai giovani fra le altre ree imprese li 12 marzo cacciarono il Cattaneo dal Seminario, mostrando rispettare il mite Alimonda. Egli però quasi l'ebbe ad onta, e il successivo diciotto scriveva : Mi sento impaziente di sbrigarmi del Seminario: se la duro più a lungo, io soffoco in questa beva. E poco dopo nella stessa lettera che sinora prudenza vuole non pubblicarsi, continuava: La é spacciata, non voglio metterci quel poco di vita morale e fisica ehe mi resta : ora scelgo d' andarmene incontaminato : vivere non vi potrei se non piegando a' versi del mondo :4 ma io non farò la mia sorte comune coi tristi, non verrò con essi a patti mai : e i volumi delle celebri sue Conferenze, mostrano quanto dicesse vero. Ma chi reggeva allora, per sede vacante, la Diocesi vel volle di nuovo , chiestovi a grand' istanza dalla gioventù studiosa, e in qualità di Rettore vi entrava li 21 Novembre 1849, sino a che il nuovo Arcivescovo Andrea Charvaz il 24 novembre 1853 credè poterlo surrogare con altri. Prima che partisse, Mons. D'Albertis Arciv. di Nazianzo, si moveva da Marassi per ossequiarlo in Seminario, ove già avea dato prova coi due primi Panegirici (dedicati nel 1852 ai suoi cari alunni) a quali grandi vedute spingesse l'alta sua mente. Successero poi i nobili ragionamenti sul Dogma dell'Immacolata , e le successive molteplici orazioni panegiriche ; e la sua facondia con plauso fu sentita nelle città della Liguria, e in noti poche d'Italia. Era il 1866 e il prefato Arciv. annuendo all' universo desiderio della colta cittadinanza, lo chiamava alla prima dignità del Capitolo nella metropolitana, ove già da due anni avea cominciato il corso di quelle mirabili Conferenze, che ora lo rendono immortale. Da quel pergamo non so se meglio spiccasse la sua dottrina, o la sua dolcezza, o la sua umiltà. Per nulla invanito di sè, era consolante cosa scorgerlo trattare del pari col dotto forastiero che il venia visitando, o con un crocchio d' amici che ne ambivano la dolce conversazione. I putti del collegio degli orfani lo ricorderanno a lungo come nelle sere del carnovale sel vedessero in mezzo a godere di lor gioie innocenti per sceniche rappresentanze. La sua elezione a Vescovo d'Albenga nel Concistoro del 21 Settembre 1877 mutò tutte coteste cose, non le amabili e peregrine sue doti e virtù. Come in Genova, così in Albenga era l'idolo e l'oracolo del clero, del nobile, del popolo,

e tutti da lui impromettevansi le più grandi cose, emulando egli lo zelo dei Biale, dei Serra, dei Spinola, anzi degli Em.mi sei Vescovi Cardinali, che lo precedettero nella sede di S. Benedetto Revello. Ma due Card. tra questi mutaron l'infula in Triregno, e il nome di Fieschi e Medici in quello d'Innocenzo IV e Clemente VII. Ora Leone XIII il quale da lungo tempo già tanto stimava Alimonda, rende possibile la rinnovazione dell'evento, chiamandolo al suo fianco onorato della porpora Cardinalizia per rimunerare le doti e i segnalati servigi resi alla Chiesa dall' illustre Alimonda, come scriveva da poco l' Em." Cardinal. Nina.

Monsignor GIUSEPPE BORAGGINI.

Il Santo Padre, scrisse Sua Eminenza il prefato Card. Nina, aveva anco di mira di porgere una solenne testimonianza di considerazione e benevolenza al clero genovese. Nel medesimo Concistoro pertanto del 12 maggio in un alla nomina del Card. Alimonda, preconizzava a Vescovo di Savona il Genovese Giuseppe Boraggini Can. Arcipreti della Metropolitana. Nato egli di civil condizione, nella parrocchia di S. Teodoro in Genova il 21 agosto 1820 dai pii conjugi Vincenzo e Luigia Doria , compie con plauso la letteraria e teologica carriera come esterno alle scuole dell' Arcivescovile Seminario, e le legali alla regia Università sotto il magistero dei dotti canonici Professori Giuseppe Ferrari, e Giovanni Battista Daneri. Il predetto Can. Ferrari, a seguito della morte dell' Em.mo Card. ladini, da qualche anno era stato eletto a Vicario Capitolare della Diocesi, e gli occorreva scegliere al delicato uffizio di Cancelliere Arcivescovile, chi con prudenza e solerzia lo disimpegnasse, né mal si appose chiamandovi il non antico suo spiritoso discepolo D. Boraggini, il quale già gli aveva mostrato ubbidienza nel reggere come economo l' Arcipretura di Bavari. In Curia Arcivescovile dunque, ove Brasi acquistato l'amore del clero genovese trovavalo nel gennaio del 1853 il nuovo Arciv. Andrea Charvaz. Egli credé bene esonerarlo di questa carica. Passarono alcuni anni quando nel 1862 si rese vacante in Genova la cura priorale di S. Rocco. Per giuspatronato del Can. Arciprete della Metropolitana spettava conferir questo importante benefizio al Can. Giovanni Battista Daneri, altro de'predetti suoi maestri, che lo aveva in pregio non men del Ferrari. Nel Boraggini cadde la scelta con plauso, nè mal si appose, che la casa canonicale di cui quasi diffettava , e che tosto fece dalle fondamenta risorgere è prova imperitura di sua operosità, e la lapide che vi fu eretta dopo la sua dipartita mostra la stima e l'amore in che l'ebbero gli amministrati. Nel 1873 mutarono le cose. Già reggeva la Ligure Archidiocesi Mons. Salvatore Magnasco che del pari le scienze speculative aveva svolte al detto Priore. Lo coadiuvava in qualità di Vicario Generale l' accennato Can. Daneri, quando a Dio piacque chiamarlo a sé. Mons. Magnasco non stette in forse per la scelta del soggetto a scegliersi per surrogare un Daneri. Il Pro-Vicario Mons. Colla fu eletto a Vicario con a lato il Boraggini Pro-Vicario, eletto del pari ad Arcipr. nella Metropolitana. Il clero universo applaudì alla scelta e l'ebbe qual dono, e nei quasi sei anni di sua amministrazione, cui come più giovane reggeva a preferenza di Mons. Colla Michele, non fece che accrescere a sè il numero degli amici e degli ammiratori e lieti sottoscriviamo alle poche ma espressive parole che di liti scriveva Mons. Arciv. nella sua lettera pastorale del 3 maggio : Mons. Boraggini ci assisteva con tanto senno qual Pro- Vicario Generale. Già da qualche anno la voce pubblica lo preconizzava per lontane Diocesi; Leone XIII cel conservava ben da presso proclamandolo il 12 maggio Vescovo di Savona, seconda città della Liguria.

Monsignor FILIPPO ALLEGRO.

Non appena in Diocesi d' Albenga la fama si sparse della sacra porpora decretata al Vescovo suo Mons. Alimonda, che tosto il dolore sopraffece il gaudio del ricevuto onore, prevedendone la perdita. Ma Dio non volle che gli Albinganesi avessero questa certezza senza avere ad un tempo notizia che mirabilmente lenisse il loro dolore. Albenga perde un soggetto che forma l'onore di Genova, ma acquista un Prelato che illustrerà la patria. Filippo Allegro figlio d' Albenga perché nato ivi presso, Can. della sua Cattedrale , noto abbastanza per doti e per virtù, per zelo e per attinenze in Liguria, in Milano, in Roma, è l'eletto dal Pontefice Leone a continuare la serie de' circa 50 Vescovi in varii tempi prescelti da questa inclita Chiesa. Nato egli nel paesello di Costa-Baielega nel mandamento di Pieve-Teco il 27 gennaio 1829 dai pii conjugi Lorenzo e Giovanna, sin dagli esordii della sua vita mostrò una così singolare inclinazione ed attitudine agli studi, che a 19 anni avea toccato il termine dei corsi teologici con premio sopra la numerosa scolaresca d'allora nel Seminario d'Albenga. Appena unto dei sacri Crismi, sentì che il pulpito era la sua palestra, e già nel 1862 pubblicava Orazioni e Prediche dette d'in sui pergami delle varie città di Liguria non che a Tortona, Milano, e altrove. Nel 1869-70 mostrò le singolari sue doti di mente e di cuore in Roma stessa, ove il suo Vescovo Mons. Biale Raffaele seco il volle al Concilio Vaticano non tanto come Segretario, quanto quale suo teologo, e personaggi eminenti ebbero ad ammirarne le doti singolari. A lui non fu concesso il 12 Aprile 1870 trovarsi da presso all'ottuagenario suo amatissimo Vescovo, quando inopinatamente nella città dei fiori Dio chiamavalo a sè, ma il Capitolo volle che egli ne tenesse il funebre elogio, e fu per l'estinto un vero trionfo scrive l'Arciprete di Costa-Baielega. Già aveva fatto qualche tirocinio del governare le anime. Fra questi ci è caro indicare quel di Menezzo succursale d'Onzo, ove per puro svago nel rimettersi in salute, volle dimorare tra il 1866 e 1868, e di cui que' terrazzane manterran grato ricordo. Si decise impertanto nel 1872 tentare la prova per la cura di Porto-Maurizio. Applauditissimo fu il concorso, quanto era da aspettarsi dal versatile suo ingegno ; pure il benefizio pel voto di preponderanza l'ottenne Giacomo Thomatis da lunghi anni Arciprete d'Artallo : e fu bella disposizione di Colui, che ludit in orbe. Non appena si assise nel 1877 Mons. Alimonda sulla cattedra di S. Benedetto Revello, che in lui intravide colui che potea seguirlo nelle larghe sue vedute. Desioso di ben allevare i teneri Samuelli, come solea appellare i giovani chierici, a Lui subito affidava il suo caro Seminario e Collegio-convitto, e in poco tempo v'annoverava i presso che cento allievi. Alimonda dal noto suo zelo se ne imprometteva i frutti più ubertosi che desiderare potesse. Ma Alìmonda è chiamato nella santa Città dal Vicario di Cristo. Al primo annunzio sente trepidare il cuore per l' ansia sul giovine clero, ma tosto si rasserena. Leone XIII gli fa intendere che Colui cui Egli affidava i chierici , Egli Supremo Pastore affidava la Diocesi intera. Alimonda terge la lagrima che gli spuntava sul ciglio, e al canonico Allegro consegna la sua Croce pastorale, che il novello Monsignore promette di fare risplendere della più vivida luce, e di ciò si lusinga col solo attuare le larghe vedute a Lui ben note dell'impareggiabile Predecessore : allora Albenga s' atteggia a contento. Frattanto gli amici si studiano comporre un blasone che s'attagli al gradito cognome del neo-Pastore, e si pretese averne trovata un'antica impressione. Egli però non scordava l'umile sua origine, ch bella umiltà che dice assai ! e vuole che a quella targa antica s' aggiunga una montagna. Fortunata montagna che in pochi anni provvide due Vescovi alla patria, Anacleto Siboni, nel 1871 , Filippo Allegro nel 1879 , quello da Pio, questi da Leone proclamato.

Albenga fu sempre illustre : tra i figli nati del suo seno già dicemmo averne veduti circa 50 annoverati tra Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi e Cardinali: tra i Prelati che la governarono conta sei Cardinali, e di questi ben due ascesero il soglio Pontificio. Il Capitolo stesso più volte gode veder porto a qualche suo membro il baston pastorale, e nel presente decennio ai ben amati canonici Siboni ed Allegro.

S'allieti Albenga, s' allieti Savona, ma sopra tutti s'allieti Genova, che ne hanno motivo, scrivendo in bronzo il 12 Maggio 1879.

ANGELO REMONDINI

Direttore del Conservatorio Brignole.

BIBLIOGRAFIA SALESIANA

Venite tutti a me. - Ecco il fascicolo delle nostre Letture Cattoliche pel mese di Giugno.

Per conoscerne il pregio e l'utilità basta il sapere che è un' operetta di Monsignor de Segur. Il pio autore colle ragioni più convincenti cerca di tirare tutti i cuori a Gesù in Sacramento. Serve a maraviglia nel mese di Giugno in cui si celebrano le feste del SS. Sacramento e del Sacro Cuore : serve anzi per ogni tempo e per ogni età e condizione, perchè la divozione a Gesù Sacramentato è la regina delle divozioni, e dovrebbe occupare tutta la vita di un cristiano. Seguono varie preghiere adatte per passare qualche tempo avanti il Santo Tabernacolo.

INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori.

Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Poter, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purchè sia in grazia di Dio.

Oltre a queste un' altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato, visiti una qualche Chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Giugno.

1. Pentecoste.

8. SS. Trinità.

12. Solennità del Corpus Domini. 13. Sant'Antonio da Padova.

20. Sacratissimo Cuore. Indulgenza plenaria per

chi confessato e comunicato si consacra al

Cuor di Gesù.

21. S. Luigi Gonzaga.

29. S. Pietro e S. Paolo Apostoli. 30. Commemorazione di s. Paolo.

Sampierdarena 1879. Tip. di San Vincenzo de' Paoli.

Con permesso dell'Aut. Eccl.   FERRARI GIUSEPPE gerente respons.