BS 1920s|1927|Bollettino Salesiano Agosto 1927

Anno LI.   AGOSTO 1927   Numero 8.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: La Casetta dei Becchi. - Le ali di un Apostolo. - La solenne commemorazione di Don Bosco a Torino-Valdocco. - Imposizione della berretta cardinalizia al Card. Augusto Hlond. - Sacerdoti novelli. - Dalle nostre Missioni: Brasile: Una escursione fra gli indi Caragiás (fine) - Giappone: La nuova residenza di Oita - Timor (Arcip. Malese): Nuovo campo di missione - Cina: Come vive la nostra missione. - Il Papa e la Cina. - Il generale U. Nobile a Don Rinaldi. - Il Culto di Maria Ausiliatrice: Grazie di Maria Ausiliatrice. - Azione Salesiana : Convegni salesiani - Dalla Palestina: Festività salesiane in onore del Sacro Cuore - Congressi giovanili. - Tesoro spirituale. - Notizie dalle nostre Case: Il Successore di D. Bosco a Genova e a Cuorgnè - Brescia: La benedizione delle campane della chiesa di M. A. - Necrologio.

LA CASETTA DEI BECCHI

IN ESSA, IL 16 AGOSTO 1815 - CENTO DODICI ANNI FA - NACQUE DON BOSCO, COLUI CHE DOVEVA DIVENIRE PER TANTI FANCIULLI IL MAESTRO E IL PADRE. ECCO COME LA CANTA IL PIÙ ANZIANO DE' SUOI FIGLI, IL NOVANTENNE

D. GIOVANNI BATTISTA FRANCESIA * * * Di vederti, o Casetta, ebbi desio, quand'ero giovinetto molto ancora ; leggiadra ti pingeva il pensier mio, siccome bella si dipinge aurora.

Quando ti vidi, oh quale restai io, nella mente, che ancora m'addolorai In queste mura, dissi, volle Iddio nascesse Lui, che tanta gente onora.

Quanto piccola sei ! Eppur sì bella, perchè ricordi ch'entro te vagiva, Lui, che suo Padre tanto mondo appella.

La tua grandezza così in alto sale, che labbro uman a dirlo non arriva; più bella sei che una magion regale.

Torino, 24 giugno 1927.   Don G. B. FRANCESIA

LE ALI DI UN APOSTOLO

Il ventiquattro giugno una dolce tradizione raccoglieva a Valdocco attorno al venerabile Don Bosco in un tripudio di cuori la famiglia salesiana. Questa consuetudine conservata dai successori del venerabile accoglie adesioni, consensi, palpiti da ogni parte del mondo, dove stende le ali l'apostolato salesiano. La genesi di questa grande commozione di cuori noi ascoltammo a Roma dal nostro augusto Padre e Signore.

L'aula concistoriale, che sa le assise solenni e le proclamazioni grandiose, echeggiò di un elogio che raggiungeva l'altissimo ver†ice della scienza conquistata dal genio. Rendere omaggio agli uomini santi chiamandoli dotti è forse per coloro che esercitano il sacerdozio interpretare il pensiero profondo delle' Sacre Scritture e la volgarizzazione efficacissima di S. Francesco di Sales, che chiamava la scienza l'ottavo sacramento.

Ma se a tutte le rinunzie degli uomini di Dio voi aggiungete questa rinunzia massima, poter essere sommo nelle scienze, averne tutto lo slancio, tutta la potenza del genio e rinunziarvi, voi vi trovate di fronte alla luce di tale impensata grandezza che solo un grande Papa, che è vissuto fra i i dotti e vive da dotto, poteva valutare in tutta la sua profondità.

Aveva genio per le scienze. Eppure questo genio un giorno si lanciò e non volle nè le stelle del cielo, nè lo scibile magico della terra. Una cosa sola volle questo genio, ad una sola conquista si volse. Non come Annibale abbassando lo sguardo dalle Alpi su l'Italia incantata, ma da un piccolo poggio subalpino che non ha nè orizzonti, nè spazi infiniti, chiuso com'è senza respiro di mare fra le Alpi e gli Appennini, divinava lontananze impensate, conquiste di sogno, realizzazioni sovrumane e lanciò un grido raccolto da cinquant'anni di apostoliche fatiche: Da mihi animas caetera tolle (dà a me le anime, prenditi il resto).

E tutto ebbe. Non valicò i mari e su ogni sponda è il suo nome; non uscì dalla vecchia Europa ed il nuovo mondo l'acclama con milioni di voci amatissimo padre; non potè recarsi neppure nel paese di Gesù e a Betlemme, e, sorpassata la Terra promessa e l'India, la Cina, il Giappone l'Oceania e l'Africa torbida e nera schiudono felici campi di sterminato lavoro alle sue conquiste.

Questo dotto che rinunzia ai libri, questa mente che rinunzia agli agili esercizi dello spirito per lasciarsi trasportare sulle ali dell'amore in un campo vasto ed immenso come tutto il mondo, è il Ven. Don Giovanni Bosco.

L'esposizione Vaticana prima, l'esposizione di Valdocco poi, che abbiamo potuto visitare con accurata passione, ci hanno lasciato negli occhi e più nel cuore il quadro di un progresso di tali conquiste che il pastorello sognante sul poggio dei Becchi aveva divinato, che il sacerdote energico aveva iniziato, che il mondo chiamava pazzia. Quel povero prete per il quale era ritenuta necessaria la stretta clausura di un manicomio, colla sua opera ha valicato oceani, sormontato montagne, infranto barriere, vinto la barbarie. Eppure, osservando nel fastigio dei trionfo il monumento di piazza Maria Ausiliatrice a Torino, quante volte ho pensato al graffito, letto poco tempo prima in una dissepolta osteria di Pompei: Mulus hic mascellas docet. Quanto questo ricordo è ossessionante fra le molestissime mosche dei Becchi, vicino alla misera stamberga dov'è nato Don Bosco, e nel prato dei sogni missionari! È qui che il mulo (l'apostolo) catechizza le mosche, i proseliti della nuova fede, i fanciulli dell'opera memoranda. Quante volte mi pareva di leggere sui templi ed istituti protestanti, cui l'apostolato salesiano si contrappone vittoriosamente ovunque, l'altro graffito pompeiano: Mendax, veraci, salutem!

L'ampiezza dell'apostolato, le opere rilevantissime che abbraccia, richiedono mezzi formidabili, aiuti più che generosi.

Di fronte a questi bisogni vasti ed ur genti, mentre noi pure quasi ci troviamo in luogo di vera missione, assillati da necessità e da bisogni di ogni genere, vien fatto di abbandonare le braccia sgomenti.

Chi ha l'alto genio di Don Bosco, il suo fascino, la sua virtù taumaturga di cavare perfino il pane dalle pietre, di moltiplicare perfino la frutta per satollare i suoi cari giovanetti?

Ci risponde trionfalmente il Santo Padre: «Noi dobbiamo imitare Don Bosco facendo non le cose straordinarie che non sono da tutti, ma quello che ognuno può ». Ed è proprio il fare quello che ognuno può il grande segreto che sostiene le opere del Ven. Don Giovanni Bosco.

L'armatura formidabile che distende ed agita le ali dell'apostolato salesiano, la fusione di tante piccole energie, di tanti piccoli aiuti ha creato e mantiene l'opera gigantesca.

Alle piccole energie personali si rivolge con accorata passione il Rev.mo D. Filippo Rinaldi al termine giocondo dell'anno giubilare dei Copoeratori Salesiani. E si rivolge nell'afflizione immensa di grandi calamità!

L'augusta parola del Sovrano Pontefice: « fare quello che ognuno può, ma fare », nel giorno onomastico del Ven. Don Giovanni Bosco trovi sempre tutti i cuori penetrati dall'amore del Cuore amabilissimo di Gesù, che è fiamma incoercibile d'apostolato, batter d'ali di altissimo volo.

I turbini e le tempeste, lo sforzo immane fiaccano le più possenti ali di alluminio acciaiato.

I voli d'Icaro sono una dolorosa realtà quotidiana che si vendica con pochi trionfi.

Ma le ali dell'apostolato sono infrangibili.

Le persecuzioni di oggi accrescono lo sforzo di domani, gl'incendi fanno sorgere dalle ceneri più forti, più grandi, più belle le opere missionarie del Ven. D. Giovanni Bosco.

Non è un laboratorio, un noviziato, un collegio, una casa, una chiesa, una missione che ardono, ma è un incendio che avvampa tutti i cuori, che alle ali dell'apostolato dà fiamme più ardenti, scintille più luminose, più rapidi voli, più veloci conquiste.

Mons. GIUSEPPE CORONA.

Ogni fatica tollerata per il Signore è largamente ricompensata.

Ven. G. Bosco.

La solenne commemorazione di Don Bosco a Torino (Valdocco) - 24 giugno 1927.

La commemorazione del Ven. Don Bosco - scrive il Momento - ha assunto quest'anno una speciale solennità dopo la solenne proclamazione delle virtù in grado eroico fatta nel febbraio scorso da S. S. Pio XI con la sua memoranda allocuzione e per la scelta dell'oratore, l'illustre senatore marchese Filippo Crispolti.

Le Autorità.

La sera del 24 giugno il teatro dell'Oratorio Salesiano di Valdocco presentava un aspetto imponente per la folla eletta di autorità, rappresentanze di ogni classe della cittadinanza e di allievi, ex-allievi, superiori e suore salesiane, che gremivano letteralmente la platea, le due ampie gallerie e il palcoscenico.

Al suono della Marcia Reale, eseguita dalla banda interna dell'Oratorio, giunse S. Em. il Cardinale Gamba, nostro Arcivescovo, che prese posto presso il Rettor Maggiore dei Salesiani D. Filippo Rinaldi. Figuravano nei posti d'onore il Vescovo di rito Caldeo, Mons. Azizz, vicario patriarcale dell'Egitto, S. E. Mons. Pasitto, vescovo di Gerra, i senatori Beria d'Argentina e Rebaudengo, il vice-podestà conte avv. Buffa di Perrero, l'avv. comm. Fabris, in rappresentanza del Prefetto assente da Torino, gli alti magistrati avv. Burzio e Oddone, l'on. barone Gianotti, la consorte del Prefetto marchesa De Vita, le dame di S. M. la Regina marchesa Pallavicino Mossi e marchesa Scati Grimaldi, la presidenza del Comitato delle dame patronesse delle opere di Don Bosco signora Musso Croce e contessa d'Agliano di Meana, il R. Provveditore agli Studi comm. Renda.

Si notavano in posti speciali i rappresentanti del fior fiore della cittadinanza torinese.

Il senatore Rebaudengo.

Dopo un breve complimento recitato da un giovane dell'Oratorio, il conte senatore Eugenio Rebaudengo, presidente del Comitato dei Cooperatori di Don Bosco, con elevata parola, esprime i sentimenti di omaggio e di gratitudine del Comitato e dei Salesiani al Cardinale e alle Autorità, rievocando il memorando avvenimento del 20 febbraio scorso, in cui il Santo Padre riconobbe le virtù in grado eroico di Don Bosco, le parole di esaltazione del grande educatore della gioventù pronunziate allora da Pio XI. Formula a nome di tutti i cooperatori il fermo proposito di aiutare e studiare i bisogni ed i mezzi perchè il consolante risultato a cui è pervenuta l'opera di Don Bosco, possa estendersi sempre maggiormente, per rendere a Don Bosco, nei suoi tre grandi amori: Dio, la Vergine Ausiliatrice e la Patria, l'omaggio più gradito nel giorno, che riteniamo prossimo, in cui sarà innalzato agli onori degli altari.

E termina così:

Una dichiarazione infine implicante una promessa. Un'adunanza come questa, presieduta da un Principe della Chiesa, presenziata da parecchie

Autorità, costituita da numerosissimi componenti la Congregazione, cui si aggiunge il fiore della cittadinanza non può rimanere senza copiosi consolanti risultati. Che varrebbe acclamare Don Bosco se poi non si seguisse nella meditazione cui questa cerimonia c'invita a fermare risoluzioni degne del grande scomparso?

L'Opera poderosa di Don Bosco, iniziata con straordinario lucido intuito dei tempi senza alcun aiuto umano, per volere evidente di Dio, da Lui quindi condotta coll'incessante materna assistenza della Regina del Cielo, a buon punto, ampliata poscia in misura superiore ad ogni ragionevole previsione, ad ogni più rosea speranza dai suoi incomparabili successori sempre seguenti le sue orme, sempre infiammati del fuoco che lo consumò, è lungi dall'esser compiuta, è molto lungi dall'aver esaurita la sua missione.

Quanti qui siamo o appartenenti alla Congregazione Salesiana o suoi amici e cooperatori o testimoni ammirati di una fede che palpita e di una carità che attua simili prodigi, dobbiamo oggi attingere ragione nuova di più e meglio servirla, aiutarla, amarla di un amore non semplicemente platonico, bensì di un amore fecondo. Si, quanti qui siamo non dobbiamo uscire di qui senza aver formato l'incrollabile proposito di attaccarci con più fervente passione ad essa, di studiarne con più alacre diligenza i bisogni ogni dì rinnovantisi e crescenti, di procacciare con più larga generosità i mezzi atti a provvedervi senza avere assunto con noi stessi l'impegno di maggiormente stringerci attorno al solerte Rettor Maggiore, di accoglierne con più sommessa docilità le esortazioni e di coadiuvarlo con più forte entusiasmo nelle consolanti ma ardue sue fatiche di continuatore di Don Bosco, da cui ricevette una cara, ma gravosa eredità.

Don Bosco ebbe tre grandi amori: Dio, la Vergine Ausiliatrice, la Patria. Ebbene amiamoli noi pure come egli li amò. - Egli colle sue iniziative, colle sue creazioni, mirava alla restaurazione sociale in Cristo, alla dilatazione del regno di Dio in terra fino ad avere un solo ovile con un solo pastore: pel raggiungimento appunto di questi santi scopi egli dette origine e gagliardo impulso alle sue opere complesse e vaste. Ebbene più e meglio che non facemmo fin qui consacriamo a questa Opera portentosa, che milioni di giovani sanamente educa, che miriadi di infedeli redense, che migliaia di selvaggi incivili, tutte le fibre dei cuori, tutte le molle di una volontà cosciente e risoluta.

Così, e solo cosa, ci prepareremo a rendere a Don Bosco pel giorno che confidiamo prossimo, che ad ogni modo affrettiamo coi più ardenti sospiri, colle più fervide preci, della sua piena glorificazione coll'onore degli altari, l'omaggio a Lui più gradito perchè più consentaneo alle sue fattive intraprendenze e alla sua inesausta bontà.

Il senatore Rebaudengo, fra calorose approvazioni, rivolge quindi un plauso all'illustre collega senatore Crispolti chiamato a commemorare il grande educatore e a lui lascia la parola.

Il discorso commemorativo del senatore Crispolti.

L'oratore incominciò col ricordare la meravigliosa espansione presa nel mondo dall'Opera di Don Bosco, nella sua straordinaria varietà; disse che le relative cifre, nell'apparente aridità dei numeri, significano pace, lavoro, dignità, sapere, fede, virtù dati ad una gioventù copiosissima. Significano civiltà cristiana recata ai selvaggi e Dio e Patria serbati nel cuore degli emigrati italiani. Significano migliaia di Sacerdoti e di Suore che abbandonarono tutto per seguir Dio con lui; per dare al bene da lui promesso agli uomini la testimonianza delle loro vesti, dei loro voti, del loro improbo lavoro, e occorrendo anche la vita.

Significano un'anima umile e munificante prodigalità suscitata in benefattori innumerevoli che fecero di lui, povero sempre, un commutatore della ricchezza, un elevatore di essa.

*

Su quest'ultimo punto l'oratore si sofferma per mostrare quanto sia provvidenziale l'aver Don Bosco posto le sue tende a Torino, perchè questa città spiccava tra le italiane per la beneficenza evangelica in cui la destra ignora ciò che fa la sinistra, per l'abitudine cioè di dare largamente lasciando ignorare il nome di chi dà. Questo procurò a Don Bosco quel larghissimo contributo di gente, la quale portandogli l'obolo era pronta a dirgli: « Fatene voi quel che credete ».

Ora la possibilità di così lungo concorso di cuori, di braccia, di pecunia donde venne l'attuazione della grande impresa salesiana, ebbe per principale stimolo la santità di lui. Fu l'uomo che accreditò l'opera, fu la sua santità che si fece mallevadrice dei benefici che quella avrebbe portato.

Lo videro acceso d'un amor divino che maravigliosamente si coordinava all'amore degli uomini. Lo videro nei maggiori contrasti trarre la sua forza nella fiducia nell'aiuto divino; lo videro di quando in quando intorno agli eventi futuri far pronostici a cui obbediente l'avvenir rispose; lo videro innanzi ai grandi, nel pieno della loro potenza, anche se gli fossero talvolta avversi, sostenere pacatamente ma « regalmente » - per ricordare S. Francesco e Dante - la sua intenzione; innanzi ai grandi decaduti da quella potenza, come Francesco Il di Napoli e il conte di Chambord, non illuderli mai nelle infondate speranze di restaurazione. In una parola, non farsi mai adulatore delle due cose che hanno più adulatori: la fortuna e la sventura.

Lo videro come tutti i santi fondatori di Ordini o di Congregazioni, non volere per la sua Società Salesiana limiti di territorio, non assegnarle soltanto il campo dove essa era sorta, ma proporsi coll'espansione in Europa, colle missioni in terre lontane, di coadiuvare l'opera della Chiesa dovunque arriva, dovunque spera di arrivare il sacro imperialismo di Roma.

Lo videro finalmente nel suo fervore pio, nella sua beneficenza immaginosa, nella sua illibatezza candida, nella sua costante passione di sacrificarsi, seguitare sempre con invitta continuità.

E allora migliaia e migliaia d'uomini si strinsero attorno a lui offrendogli i mezzi di compir le sue imprese, non tanto per aver una parte in esse, quanto per fare un sacrifizio a lui.

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L'oratore a questo punto dice che il richiamo alla santità di Don Bosco non lo fa soltanto per l'occasione che gliene dà la speranza nella prossima beatificazione, ma per prender possesso in nome di lui della tanto migliorata condizione dei tempi. Troppo spesso negli anni stessi in cui Don Bosco viveva, la storia ufficiale cancellava il nome d'uomini anche civilmente benemeritissimi sol perchè fossero iscritti nel martirologio. E quando un miglioramento ci fu, si ricordarono bensì le loro benemerenze, ma considerandole separate dalle virtù cristiane che ne erano state ispirazione e guida. Queste virtù erano date come un'aggiunta accidentale e trascurabile. Oggi soltanto, anche da coloro che personalmente non si battono il petto, si ricomincia a confessare che l'opera non si può scindere dall'intera figura dell'operante e che le virtù evangeliche furono d'ogni benemerenza non le compagne fortuite, ma la sorgente.

E questi tempi innovati, tanto più devono essere tenuti in conto, in quanto precisamente per le molte loro innovazioni gli insegnamenti e gli esempi di Don Bosco e l'attività dei suoi discepoli tutta conforme allo spirito suo, son diventati, specie in Italia, più che mai urgenti e trovano più che mai il proprio campo ampliato.

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Il senatore Crispolti infine, con una magnifica, toccante, ispirata perorazione, conclude dicendo che se ha osservato la urgenza dello spirito salesiano nei vari problemi italiani, egli non ha ristretto il suo terreno d'azione all'Italia. Poichè considera l'espansione in Europa, di cui è segno l'elevazione odierna alla porpora d'un Salesiano Arcivescovo in Polonia, come considera quella nei paesi infedeli, non solo come una vocazione tutta propria di gran parte degli uomini santi, ma come un compimento della italianità, la quale non si fa mai tanto piena e romana come quando porta la propria attività benefica e santa a favore di tutte le genti.

La commemorazione detta con forbita, elegante e elevatissima frase, interrotta da caldi applausi, nei punti più salienti, fu accolta alla fine da una prolungata ovazione.

I chierici dell'istituto Teologico Internazionale, che raccoglie sudditi di ben ventidue nazioni nel nome di D. Bosco, eseguirono quindi il magnifico coro a quattro voci: « I martiri delle Arene a, di L. De Rillè, diretto da D. Grosso, coro già applaudito nella sera precedente alla grandiosa Accademia in onore di D. Rinaldi.

Il Cardinale Gamba.

Tutti si alzano in piedi, quando Sua Eminenza Il Veneratissimo Cardinale Arcivescovo si avanza per parlare.

Il Cardinale, con il suo sorriso affabile e paterno, rivolge la sua parola e porta una benedizione.

Ha ammirato la magistrale commemorazione detta, con foga giovanile, dal suo coetaneo sen. Crispolti.

Don Bosco - soggiunge - si è accostato alle lodi divine: il Papa mise davanti ai nostri occhi il grande, il Santo che ha impersonato in sè le virtù cardinali e morali in grado eroico, Si augura che presto Don Bosco salga agli onori dell'altare.

Il Cardinale ricordò quindi interessanti episodi dei suoi anni giovanili, quando ebbe la ventura di avvicinare parecchie volte e di conoscere bene Don Bosco. Sempre portò nel suo cuore la venerazione più profonda per il grande educatore di cui ha sempre ammirato la santità.

Con la pastorale benedizione il venerando Porporato chiude l'imponente riunione.

Dopo essersi trattenuto con i senatori Crispolti, Rebaudengo, Beria d'Argentina, con Don Rinaldi e con le principali notabilità, lascia il teatro, mentre la folla gli tributa un'ultima calorosa dimostrazione.

Adesione del Cardinale Salesiano Em.mo Augusto Hlond

Prendendo intima parte alle glorie e gioie della Famiglia Salesiana, mi unisco di tutto cuore al filiale omaggio, che essa rende alla memoria di D. Bosco col celebrare la festa del Rettor Maggiore. Come in D. Rua ed in D. Albera vedevamo il santo Fondatore, così ora continuiamo a vederlo e venerarlo in D. Rinaldi.

La festa d'oggi però non si deve solamente alla potenza della tradizione Salesiana. Una singolarissima venerazione ci avvintola tutti alla venerata persona di D. Rinaldi. Fu egli che, appena risanate le ferite della guerra, portò l'opera salesiana ad uno sviluppo mai visto ed a dei trionfi storici. Felicissimo interprete di D. Bosco, ne ha ricopiato in sè, meglio di qualunque altro, la paternità, facendo con questo suo esempio rifiorire una delle più specifiche glorie dello spirito salesiano. Mentre col sorriso di profonda pace soggioga il più turbato animo, trova nella sua prudenza, copiata al vivo da D. Bosco, con sorprendente facilità le più felici soluzioni anche in situazioni critiche e penose. Col suo gran cuore, coll'esempio di un lavoro senza paragone, col suo largo e nobile gesto, colle sue fresche idee e felicissime intuizioni porta i cuori ai più grandi eroismi salesiani.

Applaudiamo il buon Padre! Siamone la gioia! Maria Ausiliatrice ce lo conservi e gli ottenga la grazia, che presto possa condurci a pregare dinnanzi all'altare di D. Bosco!

AUGUSTO Cardinale HLOND, Primate di Polonia,

La solenne Cerimonia dell'imposizione della berretta cardinalizia all'E.m° Cardinale AUGUSTO HLOND

Arcivescovo di Gniezno e Poznan - Primate di Polonia.

Da Varsavia.

Il 29 giugno, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, si svolse in questa capitale la solenne cerimonia dell'imposizione della berretta Cardinalizia all'Em.mo Cardinale Augusto Hlond, Arcivescovo di Gniezno e Poznan, Primate di Polonia, per mano del Presidente di questa Repubblica.

La splendida giornata estiva, sfolgorante di sole, adorna di verde e di sereno, contribuì ad accentuare la nota di gioconda solennità.

Quando alle 11 antimeridiane vedemmo sfilare il corteo per le principali vie cittadine, dal Parco Lazienki, ove in una palazzina aveva preso stanza l'Eminentissimo Primate di Polonia, fino al Castello Reale, assistemmo ad uno spettacolo veramente pittoresco. Aprivano il corteo quattro trombettieri su cavalli bianchi, seguivano le berline di gala aperte: nella prima avevano preso posto i due segretari del Cardinale neo-eletto e di Mons. Ablegato con un aiutante di campo del Signor Presidente della Repubblica; nella seconda vettura stava il gruppo suggestivo dell'Ablegato Pontificio e della Guardia Nobile, l'uno rivestito della sua croccia color di fiamma, l'altro nella sua sfavillante divisa militare dall'elmo rilucente al sole, dal manto bianco cadente dagli omeri a ricoprire la giubba rossa. In fine, preceduta e seguita da squadroni di cavalleggeri in alta tenuta, veniva la carrozza del neo-Cardinale, fatta segno ai devoti omaggi della folla.

Quando il corteo giunse al Castello ed infilò il gran portone, che si apre sotto la torre dell'orologio, trovò schierato nel cortile, colla bandiera, un battaglione dì soldati, che rese gli onori militari, mentre la musica suonava la marcia nazionale polacca.

Il breve corteo salì l'ampio salone d'onore e sfilò per le vaste e sontuose sale del Castello.

Una prima cerimonia si svolse subito nella gran Sala dei Cavalieri, dove S. E. il Signor Ignazio Moscicki, Presidente della Repubblica, assistito da S. E. il Signor Zaleski, Ministro degli Esteri, e circondato dai membri della sua Casa Civile e Militare, accolse Monsignore Federico Callori di Vignale, Ablegato Pontificio, il quale, accompagnato dal suo segretario Mons. Krieg e dalla Guardia Nobile Conte Canale, gli rimetteva le lettere credenziali, pronunziando un forbito discorso latino, ove si intrecciavano le frasi d'ammirazione per la gloriosa nazione polacca e le espressioni di elogio per il neo-eletto Cardinale. Il Signor Presidente brevemente rispondeva, ringraziando, indi si intratteneva affabilmente qualche minuto con Mons. Ablegato, al quale presentava tutte le distinte persone della sua Casa.

Terminata la cerimonia della presentazione delle let†ere credenziali, il corteo si ricompone e si avvia alla Cappella del Palazzo Reale. Questa è già gremi†a di un pubblico scelto. Vi è il Cardinale Kakowski, Arcivescovo di Varsavia, vi sono quasi tutti gli Arcivescovi ed i Vescovi di Polonia, Mons. Chiarlo, Incaricato d'Affari della Santa Sede, i Rappresentanti dei Capitoli di Gniezno e di Poznan, Canonici della Cattedrale di Varsavia; tra le autorità civili notiamo molti ministri di Stato, il Maresciallo del Senato, il Rettore Magnifico dell'Università di Varsavia. Degli intimi del nuovo Cardinale vi erano tre fratelli, di cui due Salesiani. La Congregazione Salesiana, alla quale appartiene il neo-eletto Principe della Chiesa, era largamente rappresentata. Il Rev.mo Rettore Maggiore, Don Rinaldi, aveva appositamente inviato dall'Italia il M. R. Don Trìone; a lui si erano aggiunti pa recchi direttori delle numerose case di Polonia.

Pochi minuti dopo l'ingresso dell'Em.mo Cardinale Hlond, di Mons. Ablegato col loro seguito, entra nella cappella S. E. il Signor Presidente della Repubblica, colla sua Casa civile e militare, va a sedere al suo trono, dal lato dell'Epistola, dirimpetto al trono, ove sta il neo-cardinale.

Tra la devota attenzione dei presenti, Mons. Stanislao Gall, Vescovo da Campo, celebra una S. Messa letta, con accompagnamento di scelti canti polifonici della Schola Cantorum della Cattedrale.

Finita la Messa, Monsignor Callori, Ablegato Pontificio, si porta ai piedi dell'altare dal lato del Vangelo e dà lettura del Breve Pontificio. Dopo di che accompagna il neo-Cardinale al trono presidenziale, ed al Signor Presidente porge la Berretta Cardinalizia. Il Signor Presidente prende la Berretta e con manifesta compiacenza la depone sul capo del nuovo Cardinale.

Si canta il Te Deum, si intona il patetico canto religioso: « O Dio, che per tanti secoli hai circondato di splendore la Polonia », canto pieno di eloquenti e patetiche rievocazioni storiche.

La funzione religiosa ha termine. La Cappella si sfolla. Tutti i presenti si portano nella gran sala, ove deve aver luogo il ricevimento del nuovo Cardinale da parte del Signor Presidente della Repubblica.

L'incontro fu improntato alla massima cordialità. L'Em.mo Cardinale Hiond dava lettura di un elevato discorso, nel quale riaffermava gli alti ideali del suo apostolato, che in unione di intenti e di opere con tutto l'Episcopato Polacco, mirerà a rendere i maggiori servizi alla Chiesa per il bene della Patria, in armonia coi supremi poteri della Nazione.

Il Signor Presidente rispondeva, ringraziando ed esprimendo la sua più alta stima verso il novello Cardinale e la sua deferente riconoscenza verso il Santo Padre.

Il Signor Presidente offriva poi in onore del nuovo Cardinale un sontuoso pranzo, al quale presero parte il Maresciallo Pilsudski, i ministri di Stato, Mons. Ablegato, la Guardia Nobile, gli Arcivescovi ed i Vescovi Polacchi, il personale della

Nunziatura Apostolica, i membri della Casa civile e militare del Signor Presidente.

Alle 15 il corteo si ricomponeva e per le vie cittadine, tra l'ammirazione e l'omaggio della folla, ritornava alla bianca palazzina riposante fra il silenzio e l'ombre del parco Lazienki.

Accademia in onore del Card. Hlond all'istituto Salesiano di Varsavia.

Ebbe luogo in un salone sontuosamente addobbato martedì 28 giugno, e vi presero parte molti invitati specialmente benefattori e ammiratori dell'Opera di Don Bosco.

Furono pronunciati discorsi degni di speciale menzione dal Direttore dell'Istituto, dal direttore della scuola di organisti di Przemysl dove Mons. Augusto Hlond fu direttore e dal Dr. Krzystkiewicz antico alunno di Mons. Hlond nel collegio salesiano di Oswiecim.

Fecero molto impressione le parole di Don Stefano Trione rappresentante del Rettor Maggiore D. Rinaldi alle solennità in onore del Card. Primate. Don Trione disse fra l'altro che il S. Padre Pio XI nella sua allocuzione in occasione della lettura del Decreto sulla eroicità delle virtù del Ven. Don Bosco fece rilevare con visibile compiacenza che la Congregazione Salesiana ha dato un numero notevole di vescovi fra i quali primo fu il Card. Cagliero di santa memoria. Il secondo Cardinale Salesiano, l'Em.mo Hlond, deve la sua elevazione ai meriti acquistati lavorando pel bene della Chiesa in Polonia. E poichè il S. Padre, conoscendo molto bene il nuovo Card. Primate, nutre ferma fiducia che egli con instancabile zelo si adoperi pel trionfo delle massime di Gesù Cristo in tutto il popolo polacco, grande è la gioia della Congregazione Salesiana, e gli auguri presentati a Sua Eminenza il nuovo Card. Salesiano sgorgano dal più profondo del cuore.

Il Cardinale, ascoltate con molto godimento le declamazioni, i canti e la musica dei piccoli artigiani, ringraziò di cuore ed espresse la sua profonda convinzione che i Salesiani faranno molto bene in Polonia nel campo dell'educazione della gioventù specialmente operaie.

Lettera del Card. Hlond a sua madre.

Un giornale dell'Alta Slesia pubblicò in questi giorni la seguente lettera del neo Card. Hlond:

Poznan, 20 giugno 1927.

Cara mamma,

Il S. Padre si degnò nella sua bontà di nominarmi oggi Cardinale di Santa Romana Chiesa. Nella mia profonda commozione mi rivolgo in questo momento con il cuore e il pensiero a te, cara mamma, e a te scrivo questa prima lettera.

Quando io considero le ammirabili vie per le quali la Provvidenza mi condusse, sempre mi sta dinanzi agli occhi dell'anima la tua immagine. Tu più sapientemente di molti dotti pedagoghi hai deposto nelle anime de' tuoi figli un saldo fondamento della vita appoggiato fortemente alla fede e al diritto di Dio. Poichè non solo hai saputo tu stessa sinceramente pregare, ma hai insegnato facilmente e ottimamente a noi quelle preghiere dalle quali ogni giorno io attingo la forza e la fiducia in Dio.

Tu apristi davanti a noi un'ampia via alla vera felicità, poichè non ci educasti alle carezze e alle comodità, ma alla fortezza e al lavoro e c'insegnasti ad amare il dovere e a compierlo seriamente e volonterosamente. Perciò non altrove, ma nella nobiltà e grandezza del tuo cuore semplice e tutto consacrato a Dio sta il principio di quella via per la quale la Divina Grazia mi conduce e che mi portò a queste, che comunemente si chiamano dignità, ma che nel modo proprio di intendere della nostra famiglia è un aumentato dovere di lavoro e di sacrificio.

In questo giorno adunque in cui il S. Padre copre con lo splendore della sua grazia la nostra tranquilla e umile casa slesiana, cordialmente ti ringrazio, perchè mi sei stata buona mamma, e mi raccomando alle tue preghiere, affinchè con il mio lavoro possa io cooperare alla gloria di Dio, alla prosperità della Chiesa e alla felicità della nazione.

Questi stessi sentimenti depongo sulla tomba del caro padre, il cui spirito di fortezza e di sacrificio molte volte mi anima e mi guida.

Con gratitudine e venerazione ti bacio le mani e prego di benedirmi per la via dei miei doveri.

Tuo

+ AUGUSTO. Cardinale.

Il Card. Hlond e la Congregazione Salesiana.

(Dalla Gazzeta Warszawaska Poranna. - 29 giugno).

L'Em.mo Card. Primate Augusto Hlond, giunto il 28 c. m. alla capitale, venne salutato alla stazione da molti dignitari ecclesiastici e civili, dai Salesiani e loro allievi con banda, a capo dei quali si trovava il loro Ispettore Sac. Dott. Antonio Hlond, fratello del Cardinale.

In occasione delle solennità che si celebrano oggi nel Castello Reale, dove saranno numerosi i rappresentanti della Congregazione Salesiana, conviene notare questa circostanza importante.

Il S. Padre Pio XI fece rilevare nelle Sue Bolle di nomina a S. Em. il Card. Primate che uno dei motivi di questa nomina va cercato in un riguardo ai meriti della Congregazione Salesiana, la quale ebbe già un Cardinale, Giovanni Cagliero, di felice memoria, primo missionario salesiano e apostolo della Patagonia.

La Congregazione Salesiana in Polonia svolge da parecchi anni un'azione educatrice molto efficace. L'Em.mo Hlond, secondo cardinale Salesiano, proviene, come si sa, appunto dalla Congregazione Salesiana, nella quale lavorò con molto frutto come educatore, superiore di case e ispettore. Nell'eccelsa carica di Primate della Polonia S. Em.za . il Card. Hlond portò un corredo prezioso di esperienza pedagogica e di zelo, insieme con la bontà caratteristica della Congregazione Salesiana fondata dal più grande pedagogo del Sec. XIX, il Ven. Servo di Dio Don Giovanni Bosco.

Nozze d'Oro Sacerdotali.

Nel mese di settembre celebrerà le sue Nozze d'oro Sacerdotali il Rev.mo D. Luigi Nai, attuale Direttore della Casa Capitolare di Torino, dove, sugli esempi del Ven. Don Bosco, a fianco del quale visse lunghi anni, spiega l'opera sua amorevole e fraterna, raccogliendo generale stima ed affetto riconoscente.

La Casa Salesiana di S. Benigno Canavese, di cui D. Nai fu per molti anni Direttore, le Case di Palestina e della Repubblica del Cile, per le quali D. Nai fu Ispettore, le Case di Perù, Bolivia, Equatore e Venezuela, dove passò come Visitatore s†raordinario, accoglieranno con piacere la bella notizia e si uniranno per tributare omaggi di riconoscenza e di preghiere al degno figlio di D. Bosco, la cui vita piena d'attività e di bontà sarà per †utti quelli ch'ebbero la fortuna di conoscerlo e d'avvicinarlo il più bell'esempio da ammirare e da imitare.

Il Bollettino Salesiano presenta al sig. D. Nai i suoi auguri di vita ancora lunga e sempre infiorata dal sorriso di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco.

*

*

All'Istituto Salesiano di Novara fu festeggiata il 12 giugno la Messa d'Oro del Venerando Sacerdote Salesiano D. Giuseppe Rinetti, uno dei più anziani e affezionati figli del Ven. Don Bosco. Confratelli, alunni interni ed esterni, benefattori ed ammiratori dell'Opera Salesiana di Novara presero viva parte a tutte le cordiali manifestazioni tributate al caro D. Rinetti.

Il Santo Padre inviò al festeggiato l'Apostolica Benedizione. Numerosissime furono le adesioni arrivate da ogni parte.

Auguri ad multos annos!

SACERDOTI NOVELLI

Il 10 luglio fu una giornata, o meglio, una festa sacerdotale salesiana!

Cinquantanove diaconi salesiani dell'Istituto Internazionale "Don Bosco" di Torino sono stati consacrati sacerdoti nel tempio dell'Ausiliatrice, per mano dell'Em.mo Card. Arcivescovo Giuseppe Gamba.

A Valdocco si è così rinnovato il prodigio della Pentecoste. Lo Spirito Santo è sceso con la pienezza de' suoi doni e l'ardenza del suo fuoco su di una giovanile schiera di soldati per farli apostoli.

Dopo il lungo e faticoso cammino, la mèta!

Ieri il sogno e l'ideale: oggi la realtà. Ieri il desiderio: oggi la paternità delle anime. Rallegriamoci!

Sono 59 nuovi ministri di Dio, che alla scuola di Don Bosco si sono votati all'apostolato delle anime.

E sono di tredici nazioni, a cui ritorneranno con il sublime mandato di Cristo: « Andate e predicate!... ».

Sono 14 Italiani, 8 Argentini, 8 Tedeschi, 7 Polacchi, 4 Spagnuoli, 4 Ungheresi, 4 Uruguayani, 2 Brasiliani, 2 Messicani, 2 Sloveni, 2 Equatoriani, 1 Cecoslovacco, 1 Irlandese.

Vi ritorneranno messaggeri di pace, banditori della Buona Novella, dispensatori di Cristo.

Come Don Bosco: Luce del mondo! Sale della terra!

Da fanciullo Don Bosco sospirò d'essere sacerdote, perchè si sentiva apostolo, e fu sacerdote e fu apostolo.

E allora?

« Don Bosco è sacerdote! (1) Per lui il sacro ministero è l'ideale della sua esistenza, è l'amore ardentissimo, che vagheggiato per tanti anni, ha raggiunto il suo oggetto, è il primo motore di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue azioni, che con energia ognor crescente lo lancerà nel campo della gloria di Dio e della conquista delle anime. Contemplando ogni giorno tra le sue mani il Corpo di Cristo, irrorando le labbra col suo preziosissimo sangue, ravviverà sempre più la sua fede, accenderà sempre meglio il suo amore, che lo spingerà a diffondere sui fedeli quei tesori, dei quali la bontà divina lo ha fatto depositario. Nelle anime egli ravvisa l'opera più grande dell'onnipotenza di Dio sulla terra, l'oggetto di un amore che giunge fino al sacrifizio della Croce e perciò, immedesimandosi col loro Salvatore, non soffrirà ritardi per muovere alla loro salvezza ».

Ecco il modello. Gli occhi fissi in lui, e... avanti, o giovani sacerdoti, speranze della Chiesa, frutti benedetti dell'albero salesiano, a realizzare tante speranze, a raccogliere tanti frutti sul campo che vi attende.

(1) Memorie Biografiche. Vol. II, Cap. 2°, pag. 17-18.

DALLE NOSTRE MISSIONI

BRASILE (Matto Grosso)

Una escursione tra gli Indi-Caragiàs.

(Continuazione e fine. Ved. "Bollettino" di Luglio u. s.).

Il ritorno. - Tappe. - Un indiano carico di parenti. - Dolorose prove. - Una messe che aspetta dei mietitori.

Per facilitare il mio ritorno decisi di condurre con me alcuni rematori indi per sostituire i due de' miei che proseguivano per Conceição, e per alleggerire la fatica da sostenersi nel risalire il fiume.

Ne parlai in proposito col capo della tribù, Mariano Maluà, il quale, dopo una lunga riflessione, mi disse deciso:

- Verrò io stesso, con mio cugino Gioachino: nessun altro però! Non oggi: domani. Sono ancora troppo stanco per la lotta sostenuta coi miei guerrieri... -

Fu di parola. All'alba del giorno seguente, appena dato il segnale della partenza col corno, Mariano e Gioachino accorsero, e con la massima disinvoltura, saltati in barca, diedero mano ai remi, dimostrando col fatto d'essere eccellenti rematori.

Mi restavano ancora due villaggi assai importanti da visitare, distanti l'uno dall'altro più ore di canotto.

Gli indi, essendo venuti a conoscenza del nostro arrivo, ci vennero incontro in massa sul fiume, e ci scortarono fino al loro villaggio. Che gioia pel cuore del missionario nel vedere così buone disposizioni in questi nostri cari indigeni!

L'accoglienza fu cordiale, entusiastica. Tutto il villaggio s'era raccolto sulla spiaggia per riceverci. Nella capanna dei capi indigeni, dove ci dirigemmo appena sbarcati, ci furono offerte ciotole ricolme di patate cotte, banani, canna da zucchero già scortecciata e tagliuzzata.

Rispondemmo in generosità presentando ai bravi indii i nostri doni: tabacco, ami, aghi, piccoli specchi.

Riconoscenti per questi regalucci gli indi vollero replicare, caricandoci dei migliori prodotti delle loro terre.

Capi e sudditi gareggiarono per ben due ore in generosità portandoci galline, uccelli, uova, fagiuoli, mandioca, patate e altro ancora.

Ci trovammo imbrogliati per trasportare via con noi tanta roba. Essendo insufficiente il piccolo battello, comprai due altre barchette, che ci seguirono straccariche di quei doni provvidenziali durante il nostro viaggio.

Venuta l'ora diedi l'ordine della partenza. Sorpresa! Per quanto i rematori si sforzassero, il battello non si moveva; pareva inchiodato sul letto del fiume.

Chi lo tratteneva? Mi chinai per cercare la causa di quell'inatteso ancoraggio e, con mia meraviglia e, lo confesso, con mia grande contentezza, scopersi sotto la prua varie teste di indi che puntellavano vigorosamente il battello, per trattenerlo. Era un ripiego suggerito dal loro affetto riconoscente...

Per rendere loro meno penosa la nostra partenza li invitai a . venire a passare con noi la sera alla vicina spiaggia.

Essi accettarono ben volentieri e non mancarono di seguirci. Giunsero in massa, prima ancora che noi approdassimo. Essi venivano attirati dall'amicizia, è vero, ma anche mossi dal desiderio di passare una notte tranquilla. Poichè, appena noi fummo partiti, s'abbattè sul loro villaggio una vera nuvola di zanzare. E, si sa, quando questi ospiti importuni arrivano, addio sonno, addio riposo! Punzecchiano in modo spietato, crivellando la pelle, e irritando i nervi in modo insopportabile. Molte volte noi pure, per causa delle zanzare, fummo costretti durante la notte a levare le tende e cercare uno scampo in qualche angolo della spiaggia un po' meno battuto dall'esercito... invasore! Quante belle notti abbiamo dormito, grazie alle zanzare, al chiaro di luna, sulle rive dell'Araguaya!

Chi però questa volta rimase più punzecchiato e... succhiato, non solo dalle zanzare, ma anche da ingordi... zanzaroni, fu il povero Cecco, il nostro fedele interprete. Strano! Da tutti i canti sbucava qualcuno di quei bravi Caragiás, che gli si presentava come suo parente. Chi si diceva suo zio, chi cugino, chi fratello di latte.

- Non ti ricordi più, Cecco, quando eravamo piccoli? - gli chiedeva uno.

E siccome Cecco non ricordava, giù abbracci, carezze, sorrisi.., per convincerlo che... insomma erano stretti parenti... o almeno intimi amici e di lunga data...

Tutte queste affettuose dimostrazioni cessavano solamente davanti a pacchetti di tabacco, ami, spilli e altri simili gingilli che il povero tribolato distribuiva a' suoi inesorabili... parenti e amici. Acquietati gli uni, arrivavano degli altri e davano senz'altro l'attacco.

- Ah! il nostro Cecco! Non ci riconosci più ?

- Andavamo a caccia insieme.. -

E Cecco a pagare... fino all'ultimo quadrante con i suoi piccoli doni le nuove e insistenti dimostrazioni d'amicizia e d'affetto...

Quando il poverino fu in secco, lo lasciarono in pace...

Curioso questo episodio, vero? Del resto «paese che vai, usanza che trovi! ». Sulle rive dell'Araguaya è così, e forse (è una storia tanto umana) non solo sull'Araguaya...

3 Giugno, festa del Corpus Domini. Celebrata la Messa in ringraziamento a Dio d'averci assistiti in questa prima parte del nostro felice viaggio, ci accomiatammo dai cari indigeni, che non potevano convincersi di doverci lasciare partire, e ci rimettemmo sul fiume per raggiungere Registro.

La risalita fu delle più tormentose. I rematori, tutti in un sudore, lottavano come leoni per vincere la furia della corrente. Per evitare i banchi di sabbia si doveva anche passare da una riva all'altra, allungando così il viaggio e sciupando le forze dei rematori.

Il 5 giugno, come Dio volle, rivedemmo Izabel do Mouro. Accompagnai alla sua abitazione (retó) il capo-tribù, che m'aveva prestato i suoi servizi, lo colmai di regali, pregandolo di concedermi altri sei rematori pel restante del viaggio.

Mentre la nipote lo pettinava e la moglie gli raccontava quanto era avvenuto durante la sua assenza, io approfittai per esaminare L'interno della capanna. In un canto vidi una scure di selce, eredità del bisnonno, un arco e freccie dei Shavantes, glorioso bottino di guerra. Comprai la scure e l'arco.

Appena potei, me n'andai a riposo, sentendomi molto stanco.

Avevo preso sonno e me la dormivo saporitamente, quando (erano le 11 di notte) mi sentii chiamare dal capo, che m'invitava a cena. Per non disgustarlo, m'alzai ed entrai nel retó (capanna). Trovai accoccolati attorno a un bel fuoco il capo tribù, suo fratello e sua cognata che avevano provveduto e preparato il tucunaré (il pesce) per noi. Mi accucciai anch'io presso il fuoco, deciso di mangiare col miglior appetito, in compenso di così graziosa e generosa ospitalità.

Finita la cena, verso mezzanotte, il capo fece venire i 6 rematori e un abile pescatore chiesti pel viaggio per combinare il prezzo di tale servizio, spiegandoci che dopo aver mangiato il tucunaré si appianano facilmente tutte le difficoltà. Il contratto fu presto conchiuso.

* *

Il giorno dopo ci rimettemmo in viaggio in buona compagnia, essendosi aggiunti a noi quattro famiglie che dovevano passare il tratto di fiume che separa Rio das Mortes dai villaggi esistenti presso l'isola Bananàl.

Giunti presso S. Izabel sbarcammo per visitare il piccolo cimitero formato da una cinquantina di tombe. Ogni tomba è segnata da una padella rivolta a oriente e posta ai piedi delle spoglie mortali del defunto. Nel centro del cimitero campeggiava una piccola e rozza croce, ricordo forse dei tempi di presidio...

* *

Dopo questa breve tappa riprendemmo la corsa sul fiume.

Il viaggio doveva durare dodici giorni circa, senza poter vedere' anima viva.

Noi approfittavamo di tutte le occasioni per insegnare, specialmente dopo cena, dove si pernottava, il Padre Nostro, l'Ave Maria e le prime nozioni di catechismo agli indi che prestavano profonda attenzione.

Il viaggio di ritorno però non doveva essere così tranquillo come quello di andata. Fummo messi a dure prove. Senta, Sig. Don Rinaldi. La sera del io notai ch'erano improvvisamente cessate le espressioni allegra degli indii, e che sull'animo dei rematori passava qualche nube, che rendeva sempre più pesante l'atmosfera. Non ne feci gran caso, pensando che ciò fosse effetto della naturale nostalgia così forte nell'indio o di stanchezza pel lungo viaggio.

Me ne stavo seduto in un angolo del battello recitando il Rosario, quando mi si avvicinò costernato uno dei nostri per avvertirmi che gli indi avevano impugnate le armi e si preparavano ad aggredirci.

- Non contarmi delle frottole - gli diss'io sorridendo - tu non conosci la loro lingua e quindi... Che cosa hai capito? Va a dormire tranquillamente, e prega la Madonna che ti dia una buona notte.

Però mi fermai a riflettere sul caso. Poteva essere vero? Chiamai l'interprete. Questi senza rigiri mi confermò la risoluzione presa dagli indi di volersene ritornare indietro, disposti anche ad usare la violenza, -se impediti di eseguire il loro piano.

Gli feci capire che la loro decisione ci disgustava assai e che a qualsiasi costo dovevamo continuare il viaggio. Lo pregai di convincere i compagni a fare la mia volontà, promettendogli in compenso un bel regalo.

- Ti darò il mio fucile, se riesci a distoglierli dal loro proposito... -

L'interprete se ne andò senza dire nè sì nè no.

Intanto io venni a conoscere la ragione di quel brusco voltafaccia.

Ecco come_ erano andate le cose. Uno dei rematori pochi giorni innanzi aveva avuto una vivace discussione con l'interprete. Questi per vendicarsi attizzò gli indi contro di lui. Il capo dei selvaggi aveva addirittura dato ordine d'accopparlo a colpi di mazza! Fortunatamente il rematore designato come vittima, conoscendo un poco la lingua indigena, capì il terribile ordine e corse ai ripari, appiattandosi in una delle barche col fucile spianato, deciso di difendersi a qualunque costo. Un altro dei rematori, che conosceva bene l'indole dei selvaggi, sospettando l'assalto imminente, si armò d'un coltellaccio per far pagare molto cara la sua pelle a chi avesse tentato di fargli del male.

Grazie a Dio, il pericolo fu scongiurato. Se l'interprete però avesse tardato qualche minuto a venire da me per mettermi al corrente della drammatica situazione, succedeva un macello...

L'interprete ritornò dopo 20 minuti di penosa attesa dicendomi che i compagni avrebbero continuato il viaggio a condizione che sul battello restassero solamente i Caragiàs.

Promisi d'accontentarli e tutto fini lì.

Ancora oggi, ripensando all'avventura veramente singolare, non so darmene una soddisfacente spiegazione, tanto più perchè durante tutto il resto del viaggio i Caragiàs si dimostrarono rispettosi e assai volonterosi.

Un altro caso doloroso.

Nella freddissima notte del 4 giugno, che dovemmo passare all'aperto sulla spiaggia, tutti i nostri indi si buscarono la febbre e una forte costipazione. Uno di loro contrasse una pomonite fulminante. La nostra piccola farmacia ambulante ci fu di grande utilità. Ci adoprammo con tutte le nostre forze per salvarli tutti, ma purtroppo uno di loro, quello colpito dalla polmonite, ci veniva strappato dalla morte, mentre ci avvicinavamo a Registro.

Si chiamava Obedù; poteva avere 45 anni ed era padre di 4 figli, due dei quali già sposati. Con noi si dimostrava molto deferente.

Lo battezzai sul suo letto di morte col nome di Giovanni. Fu questa una primizia della mia missione fra i Caragiàs. Appena spirato, i compagni, che lo stimavano e lo amavano, diedero in pianto doloroso. Alle 10 del mattino del giorno 9, il povero Obedù, portato a spalla dagli indi ed accompagnato dagli alunni, dalle alunne dei due collegi salesiani di Registro e da numerosi nostri amici, veniva condotto all'ultima dimora.

Riposa in pace, o caro Obedù, lontano dal tuo nativo villaggio! Prega dal cielo per i tuoi fratelli di tribù, perchè il Signore mandi loro la luce della fede!

Amatissimo Don Rinaldi, la breccia è aperta. Il tempo urge. La messe attende i mietitori. Raccomandi a tutti questo nuovo campo di missione, che tante anime accoglie desiderose d'essere illuminate e indirizzate sulla via del cielo.

Ci benedica.

Figlio devotissimo in C. J.

Mons. G. B. CoUTURoN, Amm. apostolico.

GIAPPONE.

La nuova residenza di Oita.

Miyazaki, 12-3-1927.

Amat.mo Padre,

Sono ritornato da Oita dopo di aver insediato i nostri cari confratelli Don Tanguy, Don Margiaria e De-Mattia nella nuova loro dimora.

Era l'anniversario della morte del nostro Savio Domenico. Dopo di essere stati salutati da alcuni cristiani fuori della stazione, ci dirigemmo alla casa della Missione. Qui giunti, dopo aver pregato e consacrato noi stessi e le anime a noi affidate al Signore, Don Margiaria, sempre zelatore di Savio Domenico, fece a tutti la gradita sorpresa di trarre fuori dalla cassa la statuetta del nostro santino, e, messala in luogo eminente della casa, gli affidammo la gioventù della nostra missione.

Intanto in santa povertà e semplicità salesiana iniziammo l'opera nostra mettendo a posto le nostre povere messerizie.

Contrasti.

Il giorno dopo ricorreva l'anniversario della vittoria giapponese sui Russi, che ad Oita festeggiavano con una dimostrazione militare in grande stile, alla quale partecipavano l'esercito, le scuole e numerosi spettatori. E si udivano dappertutto spari a salve di fucileria e di cannoni, il crepitìo delle mitragliatrici e lo scoppio dei petardi. Era un accorrere continuo di pattuglie e uno sventolare fitto fitto di bandierine, che davano l'idea di una vera battaglia. I fanciulli, a frotte, guidati dai loro maestri, accorrevano a veder lo spettacolo, e la folla dai punti più eminenti osservava estatica. Così il popolo giapponese viene mantenendo quello spirito di fierezza combattiva che ha nel sangue, e che è anche una delle sue carat†eristiche. In mezzo a tanto frastuono, e gioia di cuori e gaiezza di vita, resa più brillante dal bel sole primaverile, dal bel mare, dai variopinti abiti e dal sorriso che fioriva su tutti i volti giapponesi, i poveri figli del Ven. Don Bosco, oggetto di curiosa ammirazione, passavano per le vie pensierosi, dominati da strani contrasti di idee, che si affollavano nell'anima loro. Da un lato apparecchi di guerra, che vinsero un popolo e manifestarono la potenza di un altro: un fremito di vita che viene rinnovandosi in questo gran popolo, conscio della sua gloria anche nel campo delle armi; dall'altro i piccoli figli del Ven. Don Bosco che con ben altre armi si apprestano alla pacifica conquista delle anime.

Ricordi lontani.

Dando uno sguardo attorno su questa città, che dai colli si stende giù al mare, in una splendida riviera, pensavo all'apostolo del Giappone, a S. Francesco Saverio.

Verso la metà di settembre del 1551, S. Francesco Saverio sbarcava a Funai, l'antica Oita, aderendo ai reiterati inviti di Otomo Yoshishigke, il daimyo più potente del Kiùshù e uno dei più grandi del Giappone. Otomo, giovane allora di vent'anni, sentì subito una viva affezione pel Santo; l'accolse con tutta l'affabilità di cui i Giapponesi sono maestri insuperabili.

Affetto simile sentì pure per questa giovane anima S. Francesco, e da quel giorno Otomo, che significa grande amico, fu davvero il più grande amico che il Santo abbia avuto fra i Giapponesi. I vecchi autori raccontano l'entrata trionfale di S. Francesco Saverio a Funai e come fu ricevuto da Otomo. I Portoghesi dal porto lo salutarono con quattro salve di artiglieria. Il daimyo lo ammise alla sua tavola, ed ascoltava con piacere l'esposizione della dottrina di Gesù Cristo; permise al Santo di predicare per i suoi stati ed emanò perfino degli editti per la riforma dei costumi dei suoi popoli. In quarantasei giorni di permanenza, predicando incessantemente alle folle, S. Francesco vien facendo numerosi proseliti, converte un bonzo famoso che lo aveva sfidato ad un pubblico contradditorio. A questa conversione ne seguono altre 5oo. Ma per affrettare la sua andata in Cina, S. Francesco deve prendere congedo. Già sta per imbarcarsi, quando i bonzi, temendo di perdere terreno, sfidano il Santo ad un nuovo solenne e pubblico contradditorio. Egli accetta. L'avversario, a corto di ragioni, si lascia andare a tali invettive, che solleva contro di lui l'indignazione generale. Si chiudono i templi in segno di protesta, ma tre mila persone sobillate dai bonzi, si presentano al palazzo del daimyo, che sceglie cinque di loro per discutere di nuovo collo straniero. Tre giorni durano le discussioni: la vittoria è decretata al Cristianesimo. Cori questa vittoria l'Apostolo del Giappone, dopo 26 mesi passati fra queste nascenti cristianità delizie dell'anima sua, dopo avere rigenerato nel battesimo migliaia d'infedeli, guadagnato a Gesù il cuore di molti principi e confusa l'idolatria nell'orgoglio dei suoi capi, inalberava in mezzo ad un nuovo popolo lo stendardo di Gesù Cristo.

La stessa sera andai a salutare i confratelli di Nakatsu, e all'indomani rifeci il lungo tragitto per ritornare a Miyasaki. La Missione affidata ai Salesiani ricorda, colla provincia di Miyasaki, ai Giapponesi tutti le antiche tradizioni delle loro origini e le glorie del primo imperatore del Giappone Gümmu-Temo, fondatore della dinastia ancora attualmente regnante, e richiama specialmente nei Giapponesi cristiani l'apostolato di S. Francesco Saverio nella fiorente cristianità di Oita. Questi ricordi, innestandosi bellamente nelle anime di tutti i Giapponesi a noi affidati, valgano colla grazia di Dio, che non mancherà, e colla pratica di una vita veramente cristiana a trasformarli e a formare di loro le delizie del cuore di Dio.

Tutta la famiglia salesiana questo e so lamente questo desidera. Concorra adunque con un sol cuore, con una sola potente forza a trasformare nella realtà questo santo desiderio colla preghiera e cogli aiuti di ogni genere.

Padre, come è bello, come è consolante in questa ardua impresa sentirsi fiancheggiati da una falange di anime ardenti e generose! Fratelli, allievi, cooperatori nostri, vi benedica e vi ricompensi il buon Gesù, come vi prega dal più profondo dell'anima il vostro beneficato

Don VINCENZO CIMATTI Missionario Salesiano.

TIMOR (Arcipelago Malese) Nuovo campo di missione.

Dili (Timor), 9 maggio 1927. Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Godo di poterle notificare il nostro felice arrivo nell'isola di Timor, il nuovo campo di lavoro affidato ai Salesiani.

Timor è la più grande delle piccole isole della Sonda (Indie orientali olandesi). Ha una superficie di 30.923 km. quadrati, con 500.000 abitanti di razza Papà e ex-malese. La parte occidentale appartenente all'Olanda ha come capitale Kapang: la parte orientale appartenente al Portogallo ha come capoluogo Dili.

Con i mezzi e il personale adatto potremmo presto estenderci in tutta Timor, in cui vivono circa 200 mila indigeni, ancora pagani, e che noi vorremmo vedere un giorno, non lontano, figli della Chiesa. All'interessamento particolare dei nostri Cooperatori e all'ardore degli aspiranti missionari raccomandiamo questa nuova e importante opera.

Passai i primi 15 giorni nell'interno dell'isola con il più anziano dei missionari portoghesi, e potei così visitare i principali punti della Missione. Trovai spettacoli imponenti di natura, meravigliosa vegetazione, grande semplicità di costumi nella popolazione tutta indigena e ignara affatto d'un mondo diverso dal suo.

Da una settimana abbiamo aperto i tre laboratori per fabbri, falegnami e calzolai. Gli allievi sono presentemente 25; promettono bene e dimostrano buona volontà. Speriamo di aumentarli appena avremo i mezzi per meglio sistemarci e allargarci un po' di più. La casa funziona con indirizzo tutto salesiano.

Abbiamo iniziato un po' di scuola di banda e di canto. Alcune nostre lodi e parte della Messa degli Angeli sono quasi imparate e ci confortano a proseguire con fervore in questo insegnamento che costituisce un mezzo così pratico ed efficace di educazione cristiana specialmente in missione.

Presentemente manchiamo di molte cose anche più necessarie. Ci occorrono paramenti, vasi sacri, biancheria per la chiesa, tela per vestire questi poveri ragazzi il cui abbigliamento è troppo... semplice.

L'illuminazione poi lascia molto a desiderare. Le poche lucerne di cui si può disporre sono alimentate (non, si può fare diversamente) di pessimo e scarso petrolio. E così, appena scendono le prime ombre, non si può più lavorare...

Qui in Dili il poco commercio è nelle mani dei Cinesi, i quali fanno pagare un occhio, come si suol dire, ogni più meschino oggetto, e ciò per rifarsi della gravissima dogana. Una piccola dinamo con un motorino a olio, o d'altro sistema, ci allungherebbe la giornata di parecchie ore, sarebbe la vita di questa povera casa e la sorgente di benessere per tutta la Missione. Venga dunque la piccola dinamo!

Ci benedica, caro Padre. Ricordi sovente questi suoi figliuoli di Timor, ultimi arrivati, ma primi nell'affetto. Se può dire in nostro favore una parolina a qualche buon benefattore, imperitura sarà la nostra riconoscenza.

Dev.mo D. G. ROSSETTI Missionario Salesiano.

CINA. Come vive la nostra Missione.

(Dalle corrispondenze dei nostri Missionari).

- Sin-Fu (Padre), dove prendi i denari per le costruzioni e le scuole? Quanto vi passa il vostro Governo? -

Queste sono le domande immancabili che ci fanno i pagani un po' colti, specialmente in questi ultimi tempi, i militari ed impiegati del nuovo governo nazionalista, in ogni conversazione.

La risposta per noi e per chi conosce l'organizzazione cattolica e ha sperimentato i miracoli della carità cristiana è molto facile:

- Io non guadagno nulla, e tutto quello di cui dispongo mi viene dalla Provvidenza. -

Questa risposta così semplice e tanto vera, che soddisferebbe anche l'ultimo dei nostri cristiani, lascia dubbiosi i Cinesi pagani, convinti che noi siamo stipendiati dai nostri governi, di cui quindi ci credono i Tceu Keu, i cani d'avanguardia!

È la pura verità: la nostra missione vive di beneficenza e, fra le tante, credo si possa, meglio di tutte, chiamare Missione della Provvidenza.

La missione, o Vicariato di Shiu Chow, fu staccata da quella di Canton nel 192o. In quel tempo contava cappelle e residenze in otto distretti, ma mancava di tutte quelle opere caratteristiche e necessarie alla vi†a d'una missione: un centro, un seminario, collegi, scuole, ospedali, catechisti e maestri, ed era priva assolutamente di fondi, essendo dipendente in tutto da Canton. I missionari erano cinque.

Presentemente conta: un centro; due collegi maschili; due femminili; 24 scuole con 8oo alunni; 37 maestri e maestre; 52 stazioni con 8 nuove chiese; un ricovero pei vecchi ed un asilo per la Santa Infanzia. I missionari sono 16 con in più 7 chierici di cui tre studenti di teologia.

Le spese annuali finora, dato le importanti costruzioni alle quali ogni anno si dovette porre mano, furono di circa 45 mila dollari (700 mila lire italiane); mentre le entrate (fondi di missione, lasciti) non arrivano a 70 mila lire!

E allora? L'esperienza ci ha insegnato a non mai diffidare della pubblica carità, e la fede ci assicura che la Provvidenza veglia su dì noi, specialmente nelle gravi strettezze presenti.

Con questa speranza noi mettiamo a disposizione dei nostri amici e benefattori il nostro umile lavoro, le nostre quotidiane fatiche, i sudori e i sacrifizi, facendo a metà di quel po' di meriti che ci sarà dato di raccogliere.

Vi son o ancora conversioni?

La Cina così tranquilla, così apatica, così indifferente, s'è trasformata sotto la ventata bolscevica in un vulcano in piena attività: guerre, lotte, comizi, cortei, dispute, persecuzioni... Con le armi, la penna; dietro al cannone, le arringhe; foglietti e fucilate, proclami e grida di abbasso alla religione e di fuori allo straniero: guerra a ogni religione!

Fu presa di mira specialmente la gioventù, più vulnerabile, più debole e più facile a guadagnarsi, e purtroppo non mancarono le piccole e le grandi retate.

Le scuole dei Noung Min (agricoltori) si sono moltiplicate e gli accaparratori s'infiltrarono da per tutto, spingendosi fino agli sperduti villaggi montani dove sono riusciti ad arruolare gli incauti, che, condotti a Canton o alla provincia, in pochi mesi furono trasformati in ardenti propagandisti e lanciati nelle campagne a bandire la nuova dottrina, a far conoscere i benefizi del progresso, a promettere l'alta protezione del partito, l'immunità dei pirati, l'esenzione dai contributi, insomma le diecimila felicità - Van Fouk!

Anche qualche nostro allievo fu accalappiato!

E bisogna sentirli, questi giovincelli banditori del nuovo vangelo! Che sussiego! Che sicurezza! Che foga! Non escludono le minacce.

Uno di essi, in una riunione di operai, arrivò e tal punto da gridare: Se i vostri genitori non vi lasciano entrare in questa società... ammazzateli!

Il Cinese è naturalmente timido, pauroso, si lascia impressionare e sopraffare con molta facilità...

I tempi quindi sono difficilissimi. Le conversioni quasi nulle. Specialmente in città è una pena, un lamento generale. Non manca però qualche spiga che riusciamo a cogliere sul campo desolato.

I pochi frutti sono per noi un grande compenso e un conforto a resistere, a restare saldi al nostro posto di battaglia, nell'infuriare della lotta.

Che sarà dei nostri giovani?

In certi momenti d'estrema angoscia, sentendo avvampare l'incendio, guardando con accoramento indicibile alle tenere pianticelle dei nostri giardini, agognata preda delle fiamme divoratrici, ci siamo domandato:

- Il piccolo esercito dei nostri briosi alunni, I nostri piccoli fratelli cresciuti sotto i nostri occhi, divenuti membra vive della nostra famiglia, saranno dispersi, ci saranno strappati? Questa cara gioventù, prima speranza e frutto del nostro lavoro ci sarà tolta? Le nostre scuole saranno chiuse? I nostri collegi, vivai dì vocazioni e di futuri aiuti del missionario, saranno svuotati? Non assisteremo più ai giuochi chiassosi, alle feste gioconde dei nostri Ciriesini? Non li udremo più a pregare, a cantare ? Non li vedremo più sfilare all'altare, a ricevere il Pane di vita? Che sarà di loro?... -

Passammo così giorni e mesi di trepidazione indicibile. E ci siamo detto: i pirati, la guerra, il bolscevismo non ci spaventano... Una sola cosa ci fa tremare: il pensiero che ci abbiano a privare dei nostri ragazzi... che ci abbiano a strappare la pupilla degli occhi nostri...

Ebbene, che è avvenuto? In qualche villaggio nel Hu Pe, gli studenti stessi del luogo costrinsero i religiosi a chiudere, non avendo accettato i regolamenti nuovi. Anche i Padri Americani preferirono chiudere anzichè sottomettersi alle bolsceviche imposizioni.

Da noi non si giunse a tanto, ma non mancarono certo le noie e gli attentati d'ogni genere, allo scopo di gettare lo scompiglio e l'anarchia nei nostri allievi. Tenemmo testa. Il nostro contegno rinfrancò i cristiani, guadagnò simpatie e ci aumentò le iscrizioni alle nostre scuole.

Barriere.

L'evangelizzazione dei pagani è sempre lavoro difficile, duro, faticoso, lungo, incerto, seminato di spine...

Siamo in Cina. La lingua, quale ostacolo!

L'idolatria, in certi luoghi grossolana, radicatissima. La superstizione in ogni classe di persone. La civiltà antichissima, di cui i Cinesi sono orgogliosi; la letteratura e le idee filosofiche; i costumi, l'etichetta, la diffidenza per lo straniero e finalmente il bolscevismo...

Il nazionalismo, di per sè, non poteva certamente mutare le condizioni della Cina al punto da creare situazioni estremamente imbarazzanti e pressochè insostenibili, e tanto meno esaltare e cambiare gli spiriti in modo da rendere impossibile la vita ai missionari, ai messi di Cristo, strumenti di redenzione, apportatori di vita nuova, piena, indefettibile.

Ben altro è sorto. L'inimicus homo ha sparso la zizzania fra il buon grano: la mala erba del bolscevismo, seminata a piene mani, ha gettato radici profonde e dà i suoi frutti velenosi a mezzo di una spietata propaganda anti-straniera che è quanto dire anti-cristiana; quindi: numerose residenze missionarie occupate, chiese mutate in club o teatri, missionari espulsi, perseguitati, massacrati...

In simile atmosfera satura di bacilli micidiali, come può ancora vivere il missionario? Che lavoro potrà ancora fare? Come svolgerà il suo programma? Le convenienze e la prudenza umana suggeriscono avvedutezza e circospezione. Però, ad ogni costo dobbiamo e vogliamo vivere coi nostri cristiani, pei nostri cristiani e mantenere le posizioni. Ci vuole coraggio, ci vuole energia... La bufera passerà...

Cari confratelli e amici, noi viviamo, non ostante tutto, tranquilli e continuiamo fiduciosi il nostro lavoro. Il Decreto sulla eroicità delle virtù del nostro Ven. Padre D. Bosco ci ha commossi e rinfrancati. Il nostro Padre, che siamo certi di chiamare presto « Beato », ci otterrà, speriamo, di celebrare solennemente la sua festa qui, in Shiu Chow, con tutta la nostra gioventù. Non sono questi i suoi figli che vide ed amò nelle sue profetiche visioni e promise di benedire dal cielo? Come si festeggierebbe Don Bosco senza i giovani?

D. GIOVANNI GUARONA

Missionario salesiano.

Il Papa e la Cina.

Nell'allocuzione rivolta al Sacro Collegio nel Concistoro Segreto del 20 giugno così ha parlato il Santo Padre della Cina:

Per le sterminate regioni della Cina, sconvolte e dilaniate dalla guerra civile, è dappertutto trepidazione e saccheggi e lutti; barbare sevizie furono consumate contro i nostri missionari, contro le religiose, contro le loro residenze, contro gli orfanotrofi; e non mancarono gl'incendi e le stragi. Tutti i quali orrori, come crediamo, il popolo cinese, generoso per natura e amante dell'ordine pubblico, nè concepirebbe nè tollererebbe, se non fossero stati importati dall'esterno i semi della guerra civile e della rivoluzione sociale. Nè i Cinesi ignorano di qual vivo affetto li amiamo; che se molto si allietarono, come di grande onore, per aver Noi dato loro sei vescovi indigeni, che volemmo Noi stessi consacrare presso la tomba degli Apostoli, nell'avvenire quante volte se ne porgerà l'occasione, abbiamo in animo di dare prove molto più grandi della stima e dell'affetto che nutriamo verso quell'antichissima nazione. Così Ci concedesse il Signore di potere compiere, per ricondurre colà la pace e l'ordine, qualche cosa di più che pregare, come facciamo e continueremo a fare. Intanto vogliamo qui onorare con pubblico encomio e i missionari e i fedeli, i quali, nell'immane perturbamento che sconvolge la Cina, sono rimasti coraggiosamente e fortemente fedeli al loro dovere.

Il Delegato Apostolico e i Missionari della Cina.

Mons. Costantini, Delegato Apostolico, tenendosi in stretta unione con le Missioni, ha fatto pervenire le parole di lode, d'incoraggiamento e d'istruzione della Santa Sede a tutti i Missionari. Essi sono felici di sentirsi così intimamente uniti col Santo Padre, che chiamano il Papa missionario.

Ecco una delle lettere che Mons. Delegato Apostolico ha inviato ai Vicari Apostolici chiarendo come il mandato apostolico sia diverso dal punto di vista dei ministri delle Potenze estere, il quale, del resto, merita di essere apprezzato. Infatti i Ministri hanno fatto il loro dovere, offrendo sollecitamente e generosamente tutti i mezzi per mettere in salvo la vita dei missionari.

Venerabili Fratelli,

Sono lieto e santamente fiero di poter celebrare la fortezza apostolica dei nostri Operai Evangelici con le alte parole di S. Paolo: « Siamo maledetti, e benediciamo; siamo perseguitati, e rispondiamo con la pazienza» (1, Cor., IV, 12). Infatti, in questi tempi torbidissimi la fortezza cristiana dei missionari brilla di una luce vieppiù viva, e conferma e illustra la splendida tradizione delle Missioni cattoliche.. e Non vi è più grande amore che quello di dare la propria vita per gli amici» (Giov., XV, 13). Mirabile spettacolo! Mentre i pericoli di ogni sorta urgono a prendere la fuga, i nostri sacerdoti, ad imagine del Buon Pastore, non temono di porre a repentaglio la vita pur di non abbandonare le proprie pecorelle.

Ai RR, PP. Vanara e Dugout, imporporati del proprio sangue, noi offriamo l'omaggio del nostro amore e della nostra pietà, ma nello stesso tempo li riguardiamo come un nuovo decoro delle nostre Missioni.

Noi accettiamo con animo grato i soccorsi e la protezione che ci sono dati d'ufficio o ci sono offerti dalla carità, salva però la libertà dell'apostolato cristiano. Noi siamo gli ambasciatori di Cristo; perciò non ci ispiriamo alla prudenza umana, ma alle direttive soprannaturali dello spirito. Infatti S. Paolo dice: « Nessuno vive per se stesso, nessuno muore per se stesso. Sia che si viva sia che si muoia, apparteniamo al Signore » (Rom., XIV, 7).

Tuttavia io mancherei al mio dovere se non raccomandassi anche la prudenza, affinchè non si faccia un inutile spreco della vita. La carità è paziente, ma non agisce inconsideratamente. Nostro Signore ha detto: « Se vi perseguitano in questa città, fuggite in un'altra » (MATT., X, 23). Ma altra cosa è cercare una temporanea sicurezza, e altra cosa è lasciare la Missione e partire dalla Cina.

Perciò quella incolumità che può essere ottenuta in tanto trambusto, senza grave danno delle anime, non deve essere trascurata. Ciò è richiesto dal bene stesso delle Missioni. Specialmente quando si tratta di Suore o delle orfanelle, bisogna agire con tanto più cauta prudenza quanto maggiori sono i pericoli cui esse sono esposte. Inoltre, ciò che riguarda la salute delle anime impone un dovere molto più grave che non ciò che si riferisce alla scuola e alle opere di carità.

Unito intimamente a Voi, Venerabili Fratelli, protesto contro gli oltraggi e prego continuamente, aspettando con coraggio e con pazienza che passi questa bufera. Il popolo cinese è un popolo di antica civiltà; e le autorità civili e militari, consapevoli delle loro responsabilità, non ignorano che devono osservare e far osservare il diritto delle genti.

È poi ben noto che noi per gli Operai Evangelici e per i cristiani null'altro domandiamo che il diritto comune, la sicurezza e la libertà.

Frattanto il Sommo Pontefice Pio XI è con voi, vi benedice e vi incoraggia.

Appena sarà passato questo turbinoso momento, i cristiani e i pagani impareranno a conoscersi meglio alla stregua dei fatti, vedendo che noi ci conduciamo in ogni cosa - secondo la frase di S. Paolo - come ministri di Dio, sopportando pazientemente le persecuzioni, e che noi siamo degli amici sinceri, che nulla facciamo contro i legittimi diritti dei Cinesi, che anzi, aborrendo da ogni partito politico, con le parole e con le opere abbiamo portato e porteremo un valido aiuto al vero progresso, alla pace e prosperità della Cina.

Camminiamo sulle vestigia dei nostri Predecessori, martiri e confessori, e preghiamo la Beatissima Vergine Maria al cui vigile amore abbiamo consacrato le Missioni, perchè ci liberi da tutte le nequizie della guerra e ci accolga sotto la sicurezza del suo patrocinio. - Celso Costantini, Arcivescovo tit. di Teodosia, Delegato Apostolico di Cina.

Il Generale Umberto Nobile al Signor Don Rinaldi.

L'intrepido aviatore italiano generale Umberto Nobile in data 1° luglio 1927 scriveva da Roma al Signor Don Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani:

Rev.mo Padre,

Torno dal Giappone dove negli ultimi giorni feci un viaggio nell'isola di Kiushu per visitare a Miyazaki i Padri Salesiani.

Il ricordo di quella visita è uno dei più cari del mio soggiorno nell'estremo Oriente. Padre Cimatti mi incaricò di farle pervenire la lettera che accludo.

Colgo l'occasione per presentarle, Reverendissimo Padre, i miei ossequii profondi.

Suo dev.mo

U. NOBILE.

Ecco la letterina di D. Cimatti alla quale allude Sua Eccellenza il Generale Nobile.

Miyazaki, 30-5-27.

Amatissimo Sig, Don Rinaldi,

Affido la presente al Gen. Nobile che di persona o per lettera gliela farà pervenire.

Nella sua bontà, accettato l'invito, con grande sua fatica l'illustrissimo Signor Generale Nobile venne a Miyazaki proprio nella festa di Maria Ausiliatrice di cui è ardente divoto. La Madonna si servì di lui per la sua presentazione ufficiale in Miyazaki. Sia ringraziato il Signore e col Signore Sua Eccellenza che volle così onorare e beneficare i figli di Don Bosco.

Suo Don CIMATTI.

La nostra Rivista Missionaria.

Cooperatori, Cooperatrici, fate leggere dai vostri figliuoli Gioventù Missionaria!

L'abbonamento costa pochissimo (L. 5 all'anno). Il Periodico è bello, divertente, istruttivo, salesiano. Parla delle Missioni di D. Bosco, racconta le avventure che tanto piacciono ai ragazzi. Diffondetelò! È un'ottima forma di cooperazione salesiana.

Rivolgersi: Amministrazione « Gioventù Missionaria », Via Cottolengo, 32 - Torino (109).

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Il mese di maggio ha dato luogo a una incantevole fioritura di feste in onore della Madonna di Don Bosco non solo nel suo grande Santuario di Valdocco in Torino, ma in centinaia e migliaia di città e paesi, da un capo all'altro della terra, dovunque sono arrivati gli apostoli della sua divozione: i figli di D. Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice.

La nostra buona Madre celeste è passata raggiante, maestosa, portata in trionfo per le vie infiorate e tappezzate, fra canti e preghiere, accompagnata da fitte colonne di devoti, inchinata e invocata da masse di persone d'ogni condizione addensate sul suo passaggio, bramose di fissare almeno un istante i loro occhi negli occhi dolcissimi della Vergine disseminatrice di grazie e di consolazioni.

È passata, Maria Ausiliatrice, come una Regina, infiorando il suo cammino di speranze, di tenerezze, di aiuti, di celesti favori.

E fu una gara nel tributarle i più alti onori, nel rivolgerle le più accorate suppliche.

Ogni città e paese dove Maria Ausiliatrice ha la sua nicchia e il suo trono, ha scritto anche quest'anno una pagina d'oro. Vorremmo riprodurre queste care paginette, animate di slanci, colorite di tanti entusiasmi; vorremmo offrirle nella loro attraente semplicità, col loro simpatico colorito locale, colle loro delicate sfumature. Un libro ci vorrebbe, un libro che ogni anno aumenta, e che vorremmo chiamare il libro dell'Ausiliatrice.

La Madonna ricorderà in benedizione i nomi delle grandi città come pure dei piccoli e sconosciuti borghi in Italia e fuori d'Italia, dove è coltivata la tenera pianticella della sua divozione, che per lei fiorisce, dove è vivo e frondeggia l'albero santo del suo culto, che per lei fruttifica.

Da Torino l'albero prodigioso continua a lanciare la sua irresistibile ramificazione per ogni terra, a stendere le sue ombre benefiche su ogni popolo, che desidera vivere sotto lo sguardo benigno d'una madre che divinamente ci ama, e che ci vuole suoi sempre: oggi nel pianto e nel dolore, domani nella gloria e nella gioia dell'Eterno amore.

LE GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE (1)

Maria Santissima mi ha ridonalo la vita.

A scioglimento della nostra promessa.

Il 31-12-23 per cause sconosciute all'arte medica venni colpito da grave cecità.

I più celebri specialisti della città furono da me consultati inutilmente. La sentenza unanime dei sanitari fu inesorabile, perchè la speranza di guarigione ormai era svanita per sempre. Tre mesi passai in questa terribile situazione.

Con vivissima fede io e la mia famiglia ci siamo rivolti a Maria SS. Ausiliatrice. Benchè non mi fosse più dato di ammirare la Santa Immagine, sentivo in me, ogni qualvolta entravo nella sua Basilica, una speranza viva e la voce del Venerabile Don Bosco che mi incoraggiava a persistere nelle mie ardenti preghiere. Abbiamo pregato con tutta la forza del dolore, abbiamo invocato, per la generosa intercessione del Venerabile Don Bosco, del Grande Maestro di Amore e di Virtù, la grazia ch'io potessi rivedere la Vergine Santa e ritornare alle mie occupazioni. Con somma gioia dopo tre mesi di assoluta cecità, nella Sacra Basilica di Torino i miei occhi riacquistarono la chiarezza delle cose, e col cuore agitato, a stento trattenuto dalla commozione alzai lo sguardo riconoscente alla Santa Vergine, a Maria SS. Ausiliatrice ch'io rivedevo, se non in tutto il suo splendore, abbastanza bene. Il miglioramento andò progressivamente accentuandosi sino a che io potei riprendere le mie abituali occupazioni fra lo stupore dei superiori, colleghi ed increduli.

Rendiamo grazie a Maria SS. Ausiliatrice e al Venerabile Don Bosco invocandone la continuata protezione.

Torino.

ALESSANDRO REGGIO.

Oggi fu qui al nostro piccolo santuario di Maria Ausiliatrice la buona Sig.ra Giuseppina Lanza in Giani per ringraziare la Madonna di Don Bosco d'averla scampata da certa ed imminente morte. Colpita nel passato inverno da violenta bronco-polmonite, dopo aver fatto ricorso ai medici ed alle medicine, vedendo che le cose volgevano al peggio, anzi precipitavano, dai famigliari e dai due figli Sacerdoti e dalla figlia Suora Canossiana fu raccomandata a Maria Ausiliatrice, con promessa di fare un'offerta per le Opere del Ven. Don Bosco e di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Vero miracolo! La malattia tosto piegò in meglio, ed ora la pia Signora perfettamente guarita venne qui a ringraziare la Vergine Ausiliatrice ed a portare la promessa offerta di L. 100, che io invio al venerato Superiore Maggiore delle Opere Salesiane.

Chioggia, 8 maggio, 1927.

Don ANTONIO DONES.

Salvo per la terza volta.

Un mio nipotino fu colpito da polmonite. Il caso era disperato, con grande angoscia dei parenti, specie dei suoi genitori che hanno quel solo angioletto. Fiduciosa misi addosso al bimbo una reliquia del Venerabile D. Bosco affinchè ottenesse da Maria Ausiliatrice la guarigione del piccolo e tanto amato infermo.

«Maria Ausiliatrice » pregai, « l'avete strappato alla morte già due volte, salvatelo anche per la terza volta! ».

L'indomani, con gran meraviglia di tutti, compreso il medico curante, il bimbo era fuori pericolo.

Riconoscente adempio la promessa di pubblicare la grazia ed invio una offerta.

Bronte, maggio 1927.

ISOLA GIOVANNINA

Ex allieva Figlie Maria Ausiliatrice.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe dl ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, I seguenti:

A) - Abbate A., Acusani G., Adam A., Aimerito L., Airo C., Alagona L., Albanesi O., Alciatore D., Messi M., Alessi T., Alessio A., Alfero T., Almasio C., Amadei A., Amalesi C., Amaranti C., Amerio M., Amici C., Angiola A., Annetta B., Antelminetti O., Antonucci I., Arrighetti F., Assalini G., Assangero L. e B., Astianelli B., Atzeni M. in Massenti.

B) - B. R. di Lessona (Biella), B. R. di Mosso Santa Maria, Baccasce N., Bacchini M., Bacciletti R., Baccini G., Baldassarini O., Baldovino A., Balestrini L., Balestrozzi E., Balloncelli M., Balzarini A., Bandinelli S., Barbera F., Barberi S., Barbetti L., Barbieri C. in Ornati, Barbotti F., Barcellini V., Barmasse R., Barroncini M., Barsottini L., Battaglini S., Battignano R., Battimani A., Battisti E. in Quagliarini, Bavaresi L., Bazzana A., Beccio R. Becchini A., Becilieri A., Bellagamba G., Belli A., Bellono V., Bellucci A., Belmonte N., Beltramelli L., Benassi I., Benaverti T., Bendini Q., Bensi G., Berardelli O., Berardo C., Bernardini S., Bernasconi G. ed M., Bernich G., Berruti R., Bertola M., Bertone L., Bertucci L., Berviglieri O., Bettazza M., Bettio L., Bezzo I. in Olivieri, Bianchi A., Bianchi M., Bianchi R., ved. Abbiati, Bich F., Biffignandi E., Binetti E., Bisio P., Bo M., Boido F., Boiolo E., Bonafide V., Bonaiuti T., Bonazzi E., Bondone A., Bonesini G., Bonomelli I., Bonriguardo S., Boracchia S., Borghetti E., Boromei S., Borsellino d. G., Boschian M., Bosco A., Boscone M., Bosetti M., Bossolasco M. ed E., Bozzi I., Bramafame G., Bravetti M., Branca M. in Falchi, Broglio R., Bruchini P., Bucconino L., Bufalo d. V., Buglione M., Buonalbergo B., Buonsignore C., Bourgeois D., Busatto F., Busso S., Busticco C., Buttafuoco G., Buzzone G. in Ferri.

C) - C. G. di Coassolo d'Asti, C. L. S. di Issime (Aosta), Cabiali A. in Groppo, Cadario O., Cadeddu T., Cafici E., Caldonazzi A., Callegari C., Callegaro C. in Cian, Calvi N., Calza G., Camboni F., Camola R., Campailla M., Campailla M. A. in Curcio, Campano A., Cancarini I., Canevali L., Canino C. in Grande, Cannizzo M., Cantore M., Caputo G., Caputo d. G., Carcero A., Cardinali P., Carena A. in Savoini, Carli D. in Eboli, Carlini E., Carlini G. B., Carnevali M., Carosio G., Carradorini A., Cartelli suor G., Carmana G., Casalino M., Castelli A., Castelnuovo C., Castiglione N., Casula G., Cavallotto G., Cavalleri A., Caviglia M., Cecutti d. G., Cei M. in Grassi, Celada M., Cencigh d. A., Cerchiai M., Cerutti D., Chiavetta F., Christllin M. et Mad.me, Ciancia F. in Carlet, Ciceri M., Cicchitto G., Colaturo P., Colli M., Collicelli A., Colombine E., Colombo B., Colombo E. in Binetti, Comelli G., Cometto M., Comis M., Comotto A. in Pertica, Congiu G. in Obinu, Cooperatrici Salesiane di Torino e Trino Vercellese, Coppa M., A. in Viglino, Cora C., Corchia d. G., Cordero G.,. Corradini F., Costa R. in Giudice, Cravedi A., Cremona A., Cremonini I., Cristina A., Cristoforo G., Crovato M., Cugnetto A., Culacciati I., Cullari R., Cunsolo V., Cuter C.

D) D. N. N. di Faenza, Dabbene C., Daccomo D., Da Marco A., Darmanino G., Davanzati E., De Cao G., De Dominicis S., Degani G., Del Campo S., Delenda M., De Leve G., De Liello T., Dellachà G., Della Madre G., Demandato G., Demartis G., Demichelis M., De Piccoli M., Derobertis A., Desideri L., Devecchio M., D'Antona L., D'Atene B., Di Bella M., Di Buono S., Dicomano L., Di Naro D., Di Palma E., Domenighini L., Donabue A., Dondero A., Dosio E., Drovetti M., Drucco B., Ducato A., Duma P., Durandetti S., Durigon G., Dusini A., Della Vestra V.

E) - Edenval G., Egesino A., Ellena A., Ellera A., Emanuele F., Ercolani A.

F) - F. M. di Alice Castello, F. T. di Prato Banale (Trento), Fabbri N., Facciotto A., Faldetta N., Falzoni A., Famiglia Gentili, Rivolo e Saino, Fanti L., Feliciani A., Ferrari M., Ferrarini D., Ferraris A. in Robotto, Ferraro I. in Garrone, Ferraro I., Ferreri C., Ferretti M. A., Ferro e Berrino, Fico A., Figini L., Fiorelli I., Fiorelli N. e C., Fleres C., Folletti E., Follioly T., Forni T., Franceschino M. in Nigra, Fran cesetti O. in Vesco, Franchini capitano di marina V., Franzoni L., Fracchia G., Fulla C., Fusi A.

G) - G. L. di Torino, G. N. di Lodano (C. Ticino), G. R. di Castello sopra Lecco, Gabetta P., Gaetani M., Gaggino C., Galeotti A., Galla L., Gallarini I ed R., Galleazzi C., Galli M., Gallizioli d. F., Gallo A., Gallo B., Gallo M. in Miceli, Gallo T., Gallo V., Galeotti A., Gamalero M., Gamondi T., Gandelli A., Gandolfo A., Garan A., Garan R., Garavano F., Garavelli A., Gareili C., Garello V., Gariboldi I., Garigliano

P., Gasparini A., Gatti V., Gattoni E., Gattoni E. in Beltrami, Gattoni F., Gaviani M., Gazoppi E., Gei F., Gemone L., Genta L., Gentile A., Gerardini C., Gervasoni G., Ghezzi O., Ghiani R., Ghiotto D., Ghirardelli F., Ghirardi A., Giacomin V., Giacomuzzi P., Giaccone P., Giaccone R., Giacosa C., Giacosa M., Giampaoletti G., Giannelli d. G., Giannocaro N., Giannone M., Gianoli P., Giaquinta C., Giardini E., Gilardi M., Giordana C., Giardini E., Gilardi M., Giongardi S., Giovannini G., Giovina T., Girardi d. M., Girometta L., Giromini C., Giuffré G., Giuffrida M., Giulietti G., Giustiniani G., Glendi M., Godi S., Gonella I., Gonella L. in Fenoglio, Gontier A. in Bandin, Gonzato G.,Gorgerino R., Gori E., Gori T., Graffeo F., Grassi G., Grassi R., Grasso G., Grasso P., Griffini D., Grilli C., Grillo G., Grimaldi P., Grondone F., Groppi E., Grossi C„ Grossi E., Grotti E. G. e C., Guadagnini A., Guadagnini F., Guaita O., Guada M., Gualco A., Guaschino B., Guerrini d. E., Gulli M., Gullè M., Gulli C., Gullino M., Gusneroli A.,

H) - Herrbst L. ed R., Herin M., Erruhut A.

I) - Iaccod E., Iacono T. in Di borio, Ianni S., Innocenti A., Invernizi rag. G.

L) - Labò I., Lacqua M., Lagomarsino L., Lamoretti D., Lampugnani E., Lana k, Lana E., Lancini O., Lantermoz R., Lenza C., Lanzarina d. E., Laurenti A., La Vaccara L., Leccisi P., Leidi C., Lennuth A., Leone V., Linari A., Lindiri cav. N., Lindiri R., Li Volsi F., Lo Bocco dr. V., Lodesani I. in Cerretti, Lolli M., Lombardi A., Lombardi G., Lombardo G., Longo M., Lorenzoni T., Loro-Piana F., Lovisatti A., Luvolini A. Cooperatrice Salesiana, Luzzi L.

M) - M. A. B. di Calenzana (Corsica), M. B. di Ponte delle Arche (Trento), M. B. di Torino ex-allievo salesiano, M. B. V., M. E. di Arbus (Cagliari), M. E. di Noventa Vicentina, M. P. di Torino, Maccario C., Macchi E., Macioce R., Maculan T., Maero M. T., Magistri C., Maggioni B., Magnanelli B., Magnano L., Magnetti S. ed N., Magnetto G., Magni C., Magni G., Maiandi E., Malandra T., Malandrino G. B., Maletti U., Malfatti C., Mallia G., Manca M., Menera O., Maninchedda A., Manicone M., Manno N., Manzi G., Maragliano E., Marascelli prof. R., Marcato A., Marchesini I., Marchetti T., Marchi T. in Camozzi, Marchio L., Marchis V., Marcoli G., Marcon I., Marino A. ed M., Mariotti R., Marostica M., Martino G., Marzi M., Mascanzoni G. B., Massara F., Massazza M., Massidda R., Massola M. in Borlengo, Mantero A., Mazza Z., Mellano O., Melzani P., Menina T., in Calendoli, Merlino E., Miroglio O., Mocor L., Modica M., Molendi L., Mondani S., Monetti L., Monni L., Monti E., Morandi M., Moratti L. in Loghi, Moreni M. in Anselmi, Moresi E., Moretti d. E. priore di Levanella, Moretti C., Morgani R., Moriondo L., Mosna L., Motta A., Motta M., Mottino C., Mulas L. in Lay, Muratori T., Musmeci C., Musso R., Mutti F., Mutti M., Muzio B., Muzio d. G., Muzzolillo L.

N) - N. N. di Bagnacavallo, Borlengo, Caresana, Carmagnola, Cerda, Chiomonte, Cordenons, Cuorgnè, Mistretta, Palermo, Saluggia, Santulussurgiu, Sega di Cavajon (Verona) Seniga e Torino, N. N. P. C. di Bardonecchia, Napoli C., Nasime M., Nicrosini G., Nizzo V., Novarino L., N. N. (Torino).

O) - Obert G. ed A., Olivieri M., Ungaro L., Orecchia L.

P) - P. A. di Airasca, P. C. di Torino, Pagani G., Pagano T., Pagano T. in Cogo, Pagliari A., Pagliucca M., Pagnoni R., Palandri I., Palermo Mons. B., Palladini C., Palumbo A., Pandini P., Pandolfi A. M., Paola R., Paolizzi d. P., Papa M. in Manerba, Papalini T., Parini P., Parotta M., Parotta R., Passera E., Patanè G., Patanè V., Patri N., Patria S., Pavan M. in Vaccari, Pavese V., Pavesio G., Pavone A., Pazzaglia E., Pecoraro E., Pedron L., Pellanda A., Pellini E., Pellizzieris M., Pelloso M., Penasa M., Pendola A., Penna R., Pepe G., Perasso A., Perasso V., Peratoner G., Perego L., Peretti V., Pergnè F., Pernice cav. G., Perotti G., Perrone M., Persiani d. L., Persichetti dr. G., Pesavento E., Pessein F., Pessino I., Petretto M., Pettazzi A., Petterle F., Peverelli G., Piani d. G., Piazza C., Piccarolo C., Picchi F., Piccinin R., Piccirilli G., Pinna T., Pinto C., Piombanti C., Piovella F., Piras C., Pirazzi F., Pisani V., Pisanu A. M., Pittalvi A., Pividori E.,- Podda M. in Serra, Podda N., Poggi E., Poggi R., Polesel R., Poncioni I., Pongiglione P., Pontara L. in Lovato, Ponte T., Pontiggia G., Porta G., Porta L., Porta M., Pessein F., Prato A., Presazzi S., Previtera L., Principato F., Pucci L., Puddu R,, Puia V., Pusateri M., Puzzi B.

Q) - Quadri G., Quaglia A., Quaglia C. ed S., Quatrocchi R. in Cecconi, Quintarelli R.

R) -- R. E. B. R. M. di Manfredonia, Ragano C., Ransenigo L., Rapetti M., Rattini E., Repetti G., Ricco M., Righetti G., Righetti M., Rigotti N., Rizzi G., Rolando M., Romanelli A., Ronchetti T. in Brenna, Rosati P., Rosenga L., Rosanigo S., Rossi R., in Noceti, Rossi R., Rossotto G., Rossotto M., Ruschena P.

S) - S. A. di Benevento, S. M. di Aci S. Antonio, Saglio A., Salina R., Salussoglia T., Sanna M., Sanna N. in Secchi, Santarosa D., Santarosta M., Santhià C., Santinià F., Santus D., Santuz M., Santue V., Sartoretti C., Sasso C., Satta A., Savinelli G., Savorani M., in Collina, Scagliotti A., Svalvinelli L., Scandola M., Scarzi C., Scavarone A., Scavarda M., Sceso E., Schicchi O., Scolari sr. D., Scoppa M. L., Scudiero A., Scuri M., Sebastiani G., Seghesio M., Sellan C., Semino F., Seppi G., in Trepin, Serra V., Sereni A., Sertori L., Sesano S., Settembrini L., Settepassi O., Seveso R., Sgarlata C., Sibiglia A., Siciliano C., Siggia M., Silvestri C., Simili d. V., Sismondi V., Sironi P., Sisto M., Soave F., Sola M., Solari E., Soldano A., Sondatto T., Sorelle Boiola, Buccini, Casca, Grosso, Pellitteri, Tarchetti e Veglia, Soria G., Sottimano C., Spada S., Spampinato C., Spanu M., Spatolisano C., Speziari B., Spinella F., Spreafico M., Stagnoli S., Stenico E., Steri E., Stoppino I., Stoppino C. in Scazzola, Strada A. in Botta, Strazzacappa A., Suzzí S., Scolari L.

T) - T. V. di Borgomasino, Tamagnone M., Tardito G., Tardivo L., Tasseri M., Tavasci M., Tedeschi I., Temelin A., Terzani M., Tieni T., in Falcioni, Timpanaro G., Tirelli M., Tita E., Todde G. in Serra, Tomaselli d. E., Torta R., Tortarolo M., Tosca R., Tosciotti V., Toselli A., Tosi E., Tozzi G., Travaglino A., Treves A., Trinchero A., Trotta E., Tucci M., Tuena P., Turotti G.,

U) - Ughetto E., Unnia M., Uran M. A., Usai A.

V) - Vachino M., Vaglio A., Valente A., Valentini A., Valentinotti N., Valla P., Vallino G., Venturi U., Vezzetti O., Vigneri M., Villani M., in Mo, Vimercati T., Viola C., Viola L., Virzi Mons. A., Vitale A., Vogliano T., Vola G., Volpi C. M., Vornella R., Vuillermet A.

Z) - Zabaldano T. in Rossi, Zaccaria Rosa (Torino), Zaffora G., Zambello B., Zamperoni C., Zandonilla M., Zanelli avv. V., Zanello M. in Boggio, Zannetta A., Zanetti P., Zatterin M., Zecchini A., Zenoniani A., Zois M., Zoldan G. ed L., Zubani M. in Zani, Zucchella E., Zuccato G.

Dio promette al suoi servi fedeli copiose benedizioni anche nella presente vita. Ven. G. Bosco

AZIONE SALESIANA

Convegni Salesiani.

Preparati con molta cura e zelo, si sono tenuti a Napoli-Vomero, a Caserta, a Bari, a Sansevero e Corigliano d'Otranto nel maggio scorso con felice esito, i Convegni dei Direttori Diocesani e Decurioni dell' Ispettoria Napoletana.

I quotidiani locali ne riferirono ampiamente, rilevando come l'opera di Don Bosco nel Mezzogiorno d'Italia incontra la cooperazione attiva di quelle popolazioni e che l'avvenire salesiano di quelle terre sarà fecondo di ottimi frutti.

Il Convegno di Napoli-Vomero, al quale intervennero 92 fra Decurioni Diocesani, Zelatori e Zelatrici di 21 diocesi (numerosissime furono le adesioni di Vescovi e Direttori Diocesani), fu presieduto da S. Em. il Card. Alessio Ascalesi il quale, nel suo applauditissimo discorso, auspicò che presto sorga nel cuore di Napoli l'Opera di Don Bosco, di cui si sente imperiosa la necessità.

Al Convegno di Caserta, presieduto da S. E. Mons. Moriondo, parteciparono 75 Decurioni della diocesi di Caserta, Capua, Calvi e Teano, Benevento, Ariano di Puglia, Montecassino.

A Bari presiedette S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Augusto Curi. Una settantina furono gl'intervenuti, fra cui Padre Semeria.

Mons. Arcivescovo con le sue paterne parole ha fatto auguri e promesso appoggio sia all'Opera di Bari che a quella di tutta la sua regione.

A Sansevero, a Corigliano d'Otranto, ove pure convennero numerosi i dirigenti la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, I convegni riuscirono molto bene e segnarono un vero risveglio nell'attività cooperatrice a favore delle Opere del Ven. Don Bosco.

In tutti e cinque i Convegni il tema proposto, opportunamente diviso in tre relazioni, fu il seguente:

Celebrazione del Cinquantenario della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

Considerando che la Pia Unione fu istituita dal Ven. D. Bosco nel 1876 con l'Opera dei Figli di Maria per le vocazioni allo stato ecclesiastico, con particolare riferimento alle Missioni da Lui iniziate l'anno prima, per potere avere i mezzi e il personale necessario al loro sviluppo:

1. mentre si raccomanda ai Dirigenti la Benemerita Pia Unione che vogliano aumentare il numero degl'inscritti e incoraggiarne l'attività con programma sempre più progressivo e integrale;

2. si rivolge Loro viva preghiera che vogliano raccomandare ai Cooperatori e alle Cooperatrici i crescenti bisogni delle Missioni Salesiane;

3. promuovere le vocazioni ecclesiastiche in genere, in ispecie le salesiane e missionarie.

DALLA PALESTINA. Festività salesiane in onore del Sacro Cuore.

In ossequio ad analoghe istruzioni ricevute dal Consiglio Superiore della loro Pia Società, scrive Fidelis (Osservatore Romano, 28 giugno) - anche i buoni Figli di Don Bosco in Terra santa hanno organizzato nel corso di questo mese di giugno una serie speciale di cerimonie religiose e di convegni di studio nella residenza della loro Ispettoria del Levante, a Betlemme, in onore del Sacro Cuore di Gesù. E il ciclo delle pie solennità ha conseguito pur nella forma della sua voluta sobrietà, adattata alle condizioni particolari dell'ambiente cattolico palestinese, dei risultati pratici veramente consolanti.

Le devote commemorazioni sono state inaugurate la Domenica di Pentecoste. La giornata era stata riservata in maniera particolare alle varie Comunità religiose francesi della città, che risposero all'appello salesiano con vero slancio di entusiasmo religioso, dando a tutti edificanti esempi di pietà e di amore verso Nostro Signore. Celebrò la Santa Messa solenne Don Lahon, antico superiore del Seminario dei Padri del Sacro Cuore di Betharram, i cui religiosi prestarono il loro prezioso servizio sia all'altare che sulla Cantoria. Un giovane sacerdote del medesimo Istituto Missionario pronunciò, dopo il Vangelo, un eloquente discorso di circostanza.

Il giorno del Corpus Domini fu, invece, assegnato di preferenza alle Comunità femminili della Parrocchia, che seppero pure, a loro volta, farsi onore con una larga e devota partecipazione a tutte le cerimonie della giornata. Per la parte musicale durante le funzioni si incaricò la Schola Cantorum salesiana del locale Orfanotrofio Cattolico. E la predica d'occasione fu tenuta in arabo, con una unzione di particolare efficacia, da un figlio indigeno di Don Bosco, il Prof. Don Calis.

La Domenica successiva, 19 c. m., fu la volta di un'adunata quasi generale dei Salesiani di Betlemme, di Cremisan, di Beitgemal e di Gerusalemme. Vi presero parte, al completo, anche i Novizi francescani della Custodia di Terra Santa, accompagnati da diversi Padri del loro Ordine, con. alla testa P. Eutimio, Guardiano di Betlemme, che vi impartì la solenne Benedizione col Santissimo Sacramento. P. Baldi, O. F. M., del Convento della Flagellazione di Gerusalemme, vi sviluppò con eloquenza molto convincente il tema sul dovere della Riparazione verso il Sacro Cuore a cui sono chiamate in modo specialissimo le persone religiose.

Nel pomeriggio del 21, festa di San Luigi Gonzaga, si ebbe un piccolo Congresso interno per i Salesiani, con discussione di alcuni fra gli argomenti proposti con apposita circolare dal Consiglio Direttivo di Torino. Al pratico Convegno presero parte sopratutto i loro studenti di teologia e di filosofia, i loro novizi e i più anziani fra gli artigianelli del loro Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, il cui Direttore Don Giovanni Villa, ne teneva la presidenza in rappresentanza dell'Ispettore, Don Carlo Gatti, trattenuto in quei giorni da gravi impegni in Egitto.

La chiusura solenne delle pie commemorazioni ebbe luogo il 25, festa liturgica del Sacro Cuore. La Messa della Comunione generale, largamente frequentata, fu letta da Don Mario Rosin, Superiore della Casa di Beitgemal. Quella solenne, con assistenza pontificale di Sua Eccellenza Monsignor Luigi Barlassina, Patriarca Latino di Gerusalemme, fu cantata dal Padre Alessio Mallon, S. J., del Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme. Nel pomeriggio, con la chiesa folta di fedeli, si tenne un'Ora di Adorazione pubblica a Gesù solennemente esposto sull'altare. Don Calis vi pronunciò un altro commovente discorso di circostanza. Poi una grandiosa processione eucaristica, presieduta da Monsignor Patriarca in persona e accompagnata dalle comunità religiose, dalle Associazioni cattoliche e da una turba imponente di fedeli della Parrocchia, si svolse per ben due ore di seguito, senza il più piccolo incidente di sorta, attraverso le vie della graziosa cittadina del Natale. Alla solenne manifestazione di fede, oltre l'intervento dei membri della Municipalità di Betlemme, fu pure simpaticamente notata la presenza dell'on. Pedrazzi e dei signor Travaglini rispettivamente Console Generale e Vice-Console d'Italia e Gerusalemme, i quali avevano devotamente assistito anche alla Messa in canto del mattino.

A sera avanzata la banda salesiana dell'Orfanotrofio Cattolico fece gustare per un paio d'ore dalla terrazza dell'Istituto alla popolazione di Betlemme affacciata in massa alle finestre delle case o raccolta a gruppi lungo le strade circostanti, un riuscitissimo concerto musicale. Poi ebbe luogo pubblicamente, accompagnata da un sentito fervorino di circostanza del Superiore della Casa, che ne sottolineò tutto il pio significato, una graziosa cerimonia finale: furono bruciate le lettere scritte dagli alunni dell'Istituto al Cuore Eucaristico di Gesù e che durante la novena antecedente erano state deposte sull'altare del Sacro Cuore.

Con questo rito filiale e col grido alto di «Viva Gesù» si mise, a notte tarda, la corona definitiva alle riuscitissime festività organizzate con tanto zelo a Betlemme dai buoni figli di Don Bosco in onore del Sacro Cuore.

Congressi giovanili del Sacro Cuore e Missionari.

Furono tenuti in molti Istituti Salesiani in omaggio ai desideri del Rev.mo Rettor Maggior Don Rinaldi e come adesione al Congresso Salesiano del Sacro Cuore di Gesù di Betlemme.

Si rileva in generale (dai resoconti particolareggiati) ottima organizzazione, molto entusiasmo, interessanti discussioni e pratiche conclusioni.

Ecco i temi di preferenza scelti e svolti dai giovani congressisti:

Il Sacro Cuore di Gesù e le Missioni. - Don Bosco e la divozione a S. Luigi. - Don Bosco e i giovani. - La divozione al Sacro Cuore di Gesù. - Le virtù di S. Luigi. - Le Missioni. - Don Bosco e le Missioni.

Eccellenti le proposte e i propositi come quelli di zelare la divozione al Sacro Cuore di Gesù, a S. Luigi Gonzaga, le Missioni e le Vocazioni.

La discussione libera, animata, rivelò ancora una volta il carattere particolare delle manifestazioni giovanili e il segreto della loro riuscita. Il metodo educativo di Don Bosco, anzichè tenere in passiva soggezione i giovani, li lega amorevolmente ai loro Superiori e fa sì che gli allievi, sentendosi in famiglia, s'associno alle loro iniziative e siano l'anima delle feste e riunioni nelle quali il loro slancio giovanile trova un sano e libero sfogo.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904):

L'indulgenza plenaria Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Dal 1° agosto al 30 settembre nei seguenti giorni:

6 agosto. Trasfigurazione del Signore.

15 »   Assunzione di Maria SS. al Cielo. 16   »   S. Rocco.

8 settembre. Natività di Maria SS.

12   »   Il Nome di Maria

14   »   Esaltazione della Santa Croce.

15   »   I sette dolori di Maria SS.

29   »   S. Michele Arcangelo.

Ricordare anche che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1. Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

* * *

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.

NOTIZIE DALLE NOSTRE CASE

GENOVA. Il Successore di Don Bosco a Genova.

La sera del 19 giugno il Sig. Don Rinaldi giungeva a Sampierdarena, dove veniva accolto con manifestazioni di grande allegrezza non solo dai Salesiani e loro allievi ma altresì dalla cittadinanza, che da tanti anni ospita e ammira i figli del Ven. Don Bosco. Dalla stazione, dove si ebbe il cordiale benvenuto delle Autorità raccoltesi a incontrarlo, fino alla chiesa dell' Istituto Salesiano, Don Rinaldi passò trionfalmente su l'automobile messa a disposizione dal Comm. Gustavo Dufour di Genova, acclamato dalla folla assiepata nella via. Nella chiesa gremita fu impartita la benedizione solenne, preceduta da un discorso del Salesiano Don Caviglia di Torino a chiusura del triduo pel centenario aloisiano.

Alla sera nel teatro dell'Istituto si svolse una bella accademia musico-letteraria, in cui i giovanetti studenti, artigiani e oratoriani unitamente ai rappresentanti delle varie istituzioni locali ebbero campo di manifestare i loro sentimenti di affetto e venerazione al rappresentante di Don Bosco.

Il giorno seguente, domenica, ebbero luogo funzioni speciali, che chiamarono attorno al Signor Don Rinaldi le più autorevoli personalità delle varie associazioni specialmente delle Unioni Ex allievi e Cooperatori salesiani. Don Rinaldi prese l'occasione per ringraziare gl'intervenuti a quella solenne e significativa adunata. Commosse profondamente gli astanti ricordando i pericoli corsi dai Salesiani in Cina nei recenti movimenti bolscevici, rievocando l'aiuto fraterno che l'Italia ha dato ai Salesiani e ai fanciulli da loro ricoverati in tali terribili frangenti, e chiuse invocando su tutti la benedizione e la protezione del Ven. Don Bosco. Alla riunione aderiva con una nobilissima lettera il Provveditore agli studi, l'illustre prof. Mario Tortonese.

Alle 14,30 si tenne una particolare riunione d'insegnanti di scuole d'ogni grado, aderenti all'Unione insegnanti Don Bosco. Professori universitari e di scuole medie, professoresse e numerose maestre di Genova, di S. Pier d'Arena e d'altri centri risposero all'appello. Dopo breve presentazione fatta dal Comm. Alpino, che disse gli scopi ideali dell'Unione, il sig. D. Rinaldi rivolse parole d'incoraggiamento agli insegnanti, dicendo come era sorta l'Unione Insegnanti Don Bosco che conta già fiorenti Sezioni anche in Germania, in Spagna e in Francia, e ricordando l'imponente riunione del 26 maggio scorso a Torino sulla tomba di Don Bosco in Valsalice, alla quale il Ministro Fedele si degnò inviare parole d'augurio e d'incitamento.

Dopo tale riunione furono solennemente benedetti i nuovi locali dell'Istituto. Finita la cerimonia, l'on. Broccardi, illustre Podestà di Genova, tenne alla numerosa folla adunata nel vasto cortile dell'Istituto un forte discorso in cui tra l'altro disse come da 32 anni seguiva l'opera altamente benefica che i figli di Don Bosco svolgono in S. Pier d'Arena a beneficio del popolo, e che perciò era lieto di porgere in tale solenne occasione il ringraziamento suo e della Civica Amministrazione a Don Rinaldi e ai suoi Salesiani. Aggiunse come egli e tutte le autorità erano consapevoli del bene che i Salesiani recano alla popolazione genovese e ligure coll'istruzione, coll'insegnamento delle professioni e specialmente coll'educazione dei cuori, inspirando la formazione degli animi dei giovinetti del popolo ai grandi ideali della fede e della patria.

Le parole dell'on. Broccardi provocarono generali acclamazioni.

Molti si recarono quindi a visitare e ad ammirare i nuovi locali costruiti pei giovanetti dell'Ospizio.

Un'altra inaugurazione di locali novissimi ebbe luogo subito dopo, quella dei locali dell'Oratorio festivo in cui le Figlie di Maria Ausiliatrice raccolgono le fanciulle per istruirle, educarle e divertirle secondo il sistema del Ven. D. Bosco. La festa riuscì benissimo e fu chiusa da un paterno ringraziamento di Don Rinaldi a tutte le autorità e personalità presenti e a quanti appoggiano le opere salesiane specialmente quelle così necessarie alla gioventù.

CUORGNÈ.

Don Rinaldi in visita al Collegio " Giusto Morgando"

L'industre cittadina canavesana il 18 giugno ebbe l'onore di una visita del Superiore Generale dei Salesiani, il veneratissimo Don Rinaldi.

Il Successore di Don Bosco si ebbe le più affettuose accoglienze dai Superiori e alunni del Collegio, dalla buona popolazione e dalle autorità. Erano ad attenderlo presso l'Istituto, oltre il Direttore Prof. D. Mossetto e Convittori, il Podestà Comm. Giachetti, il Dottor Gay con i membri dell'Amministrazione del Collegio, la Scuola Serale Professionale Salesiana, una eletta schiera di ex allievi col Presidente Dott. Perardi, il Prevosto Can. Don Gilardi pel clero cuorgnatese e per i Cooperatori, il Comandante del Presidio Militare, il Cav. Oscar Schuel per la Manifattura.

Fu una giornata piena, indimenticabile sopratutto per le sincere manifestazioni di affetto al veneratissimo Superiore.

Non mancò l'omaggio della famiglia Francescana di Belmonte e del gruppo delle zelatrici missionarie salesiane, le quali, sotto la vigile direzione della signora Giacinta Oliveri, dopo meno di due anni poterono presentare un ottimo resoconto di opere compiute a favore delle Opere Salesiane.

BRESCIA. La benedizione delle campane della chiesa di Maria Ausiliatrice.

La solenne cerimonia si è svolta il 26 maggio, nel recinto del nuovo fabbricato dove sta sorgendo l'edificio dell'Oratorio Salesiano, di cui l'anno passato fu collocata la prima pietra. Vi assistette molta folla con le autorità, fra le quali il Vice Prefetto cav. Pietrabissa in rappresentanza del Prefetto e il Vice Podestà conte Lechi in rappresentanza del Comm. Calzoni.

Mons. Bongiorni, il quale compì il rito, pronunciò un discorso intrattenendosi sul significato che le campane hanno nella vita quotidiana dei fedeli, le quali invitano al lavoro, alla preghiera, al riposo, al ricordo doloroso del nostri morti.

Terminata la cerimonia Mons. Vescovo, seguito dalle autorità e da un folto pubblico, si recò nell'ampia navata della nuova chiesa, trasformata in salone, dove si svolse l'accademia musico-letteraria, chiusa da Mons. Bongiorni con l'augurio di poter ritornare presto fra i Salesiani per benedire l'intero edificio.

NECROLOGIO

Contessa Giuseppina Giulini.

Si spense santamente, com'era vissuta, la notte fra il 3 e il 4 maggio in Milano.

Sin dalla fondazione dell'Istituto di Milano era stata fra le più zelanti e affezionate Cooperatrici; era anzi stata Madrina nella posa della prima pietra del secondo braccio dell'edificio.

Riteneva come una delle sue più dolci soddisfazioni, l'aver ospitato i nostri Superiori D. Rua e D. Albera. Sino alla fine aveva voluto un Sacerdote Salesiano a celebrare nella sua cappella privata. Anche nell'ultima malattia chiese ripetutamente ed ebbe la benedizione di Maria Ausiliatrice.

Alla sorella Donna Giovanna Melzi d'Eril Giulini, ai parenti tutti le più sentite condoglianze della Famiglia Salesiana.

Can. Cataldo Pagano.

Dopo breve malattia, maturo di anni e di meriti, passò all'eternità in S. Cataldo, serenamente, come era vissuto, la mattina del 4 luglio.

Con lui è scomparsa una bella figura di sacerdote ed uno dei migliori amici dell'Opera salesiana in Sicilia.

Di indole mite, ebbe un amore di predilezione, evangelicamente puro e tenero, per la gioventù, alla quale consacrò più di quarant'anni di lodevole insegnamento nelle Scuole Comunali e per la quale vagheggiò un Oratorio festivo tenuto dai figli di D. Bosco. Alla sua fede si deve principalmente l'Opera salesiana in S. Cataldo. Fece costruire i locali, attese con ferma fiducia per oltre tre lustri, sollecitando la venuta dei figli di D. Bosco, e quando D. Rinaldi, cedendo alle sue insistenze potè mandarli nel 1924, egli ne divenne il primo amico e benefattore materiale e morale, prodigando fino agli ultimi giorni della sua tarda età, sempre sereno, sempre sorridente, le più affettuose cure sacerdotali a vantaggio dei giovanetti dell'Oratorio festivo che, coi Salesiani, ne piansero la morte come del padre buono.

Fu anche per più di 2o anni zelante Decurione dei Cooperatori Salesiani.

Canonico Giuseppe Garrione.

Santamente . fiducioso nella misericordiosa bontà del Signore, che amò ed esemplarmente servì nella sua lunga vita sacerdotale, prima come Parroco a Villadeati, poi come Canonico Prevosto della Cattedrale, moriva in Casale il 27 marzo scorso in età d'anni 85. Anima candida, cuore generoso, fu costante Cooperatore delle Opere del Ven. Don Bosco, per il quale ebbe sempre profonda ammirazione.

Siamogli larghi dì suffragi.

Preghiamo anche per:

ACTIS PERINO Caterina, † Caluso (Torino). ANGELINI Dalia Tozzi, † Todi (Perugia). ANTICHI BECHINI Assunta, † Pisa.

ANTOMELLI Mons. Lodovico, vescovo di Lodi. ASTI Domenico, † Codogno (Milano). BARONCI cav. Francesco, † Roma. BENEDETTI Marina † Ampezzo (Udine). BINETTI GIORGIS Maria, † Pinerolo (Torino). BIROLINI Angelo, † Albino (Bergamo). BORNANCIN Luigia, † Meduna di Livenza (Trev.) BOSSO-CERNIA Luisa, † Torino. BREVIGLIENI D. Giuseppe, Parroco, † Revere. BRUNI Adolfo, † Cottanello (Rieti). CALI Agatina Platania, † Acireale (Catania).

CALORI Ferdinando, † Pieve di Budrio (Bologna). CANOBBI Giuseppe, † Villa d'Aiano (Bologna). CARIBONE Lodovica n. MULASSANO, † Bra. CASTELLAZZO Catterina, † Montechiaro d'Asti. CIUFFARDI Annunziata, † Ponzo (Spezia). CONCINA Enrico, † Torino. CORDARA Francesco, † Genova.

DAL BARCO Marcello, † Romagnano (Verona). DAL ZOTTO Domenica BENEDETTI, † Ampezzo. DANESI Maria ved. ASSALINI, † Ospitaletto. DAMUSSO Lucrezia, † Priocca (Cuneo). DIANA Marianna ved. MACCIO, † Savona. Di FRANCESCO Petronilla, † Sutera (Caltanissetta). Di FRANCIA Can. Annibale M., † Messina. FABBRI D. Francesco, arciprete di Croce, † Forlì. FENZI Costantino, † S. Maria in Stella (Verona). FERRERO Marchesa M. Luisa nata d'HARCOURT, † Torino.

FILIPPI Luisa, † Torino.

GALEAZZO Catterina, † Castellamonte (Torino). GARELLI Maria, † Castelnuovo Calcea (Aless.). GATTO D. Vito, † Lecce. GAZZOLA conte Giulio, † Piacenza. GIARIO cav. Giov.Batt., † Peveragno (Cuneo). GOTTIFREDI Colomba † Dervio (Como). GRAZIOLI Teresa, † S. Maria in Stella (Verona). LEA Maria, † Levrio di Mercenasco (Torino). LuCCHINI Elena, t Concondia (Modena). LUMELLO Maria, † Torino. MAGRI Elisabetta, † Bedizzole (Brescia). MALESANI Eugenio, † Orgiano (Vicenza). MASSA teol. Giovanni, prevosto, † Lucento. MILANI Fiorentina, † Jerago (Milano). MIZZI Giulia, † Milano.

MORANI Valentina ved. PIANI, † Crescenzago ORSETTI DE-FILIPPI cont.a Matilde, † Lucca. PENNA Vincenzo, † Govone (Cuneo). PEZZUCCHI-COLMOSCHER Isabella, † Breno. PRONINO Caterina, † Villafranca Piemonte. RACCA Angela, † Torre Pellice (Torino). RECALDINI Martino, † Piancamusso (Brescia). REFOSCO CAVEDON Maria, † Montorso (Vicenza). ROLANDO Vittorina in ODDONE, † Desana (Vere.). Rossi Francesca, t Casina (Reggio Emilia). ROVEDA Giulia ved. PASQUOTTI, † Vittorio Ven. SAVOLDELLI Giacomina, † S. Lorenzo di Rovetta. TARAVELLO Maria ANSELMO, † Niella Tanaro TAVOLA Anciila, † Pazzano (Milano). TINè Gaetano, † Noto (Siracusa). VACCA Vittorio, † Poirino (Torino). VENTURINI, notaio, † Ravenna. VISETTI Domenico, † Edolo (Brescia). WENDER Adelaide, maestra, † Preghena (Trento). ZANONI Maria, † Arona (Novara). ZELMEGER Elisa ved. Musso, † Torrione.

R. I. P.