BS 1920s|1927|Bollettino Salesiano Luglio 1927

Anno LI.   LUGLIO 1927   Numero 7.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Don Bosco e le Conferenze di S. Vincenzo. - La Festa del Padre. - Il nuovo Cardinale Salesiano: Mons. Augusto Hlond. - In Famiglia. - Dalle nostre Missioni: Brasile: Una excursione fra gli indi Caragias. - Cina. - Il Culto di Maria Ausiliatrice: I graziati. - Grazie di Maria Ausiliatrice. - Tesoro spirituale. -- Azione Salesiana : L'Alto Patronato di S. M. la Regina d'Italia al Comitato delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane. - Causa di Beatificazione di una Cooperatrice. - Convegni di Direttori Diocesani e Decurioni. - Notizie dalle nostre Case: Insegnanti alla Tomba di Don Bosco. - S. A. R. il Principe di Piemonte all'Istituto Internazionale "Don Bosco". - Borgo S. Martino : Il Rettor Maggiore al Collegio S. Carlo. - S. Donà di Piave. - Livorno. - Barcellona. - S. Francisco. - Maroggia. - Necrologio.

Don Bosco e le conferenze di S. Vincenzo

Nel numero di Febbraio, il Bollettino ha parlato del volume che un nostro confratello scrisse sulla vita e su l'opera sociale e apostolica di Federico Ozanam (1).

È motivo di giusto compiacimento che sia stato riservato ai Salesiani un moderno lavoro completo e divulgativo sopra questo eroe della fede e della carità di cui l'anno passato fu aperto il Processo informativo per la Beatificazione. Così la Famiglia Salesiana continua la tradizione iniziata dal Venerabile Fondatore.

Si deve infatti anche a Don Bosco se nell'Italia superiore sorsero le prime conferenze di S. Vincenzo, che poi si diffusero in modo tanto fecondo, dovunque sorgevano le opere sue.

La conferenza originaria venne fondata a Parigi nel 1833 da otto giovani universitari di cui il capo, e più attempato, era Ozanam che aveva solo vent'anni. Dopo la diffusione rapidissima in Francia, fin dal 1846 se n'era fondata una a Genova, per opera del Conte Rocco Bianchi. Questo pio signore era in relazione con Don Bosco, il quale lo confortò con consiglio a fondare altre conferenze in Italia. Una venne fondata a Torino, nel 1850, nella chiesa parrocchiale dei Santi Martiri. I processi verbali riferiscono che quella prima adunanza fu presieduta dal nominato conte Rocco Bianchi e che a Don Bosco fu dato il posto d'onore. Tra i confratelli compare anche il nome glorioso di Silvio Pellico. Nella terza adunanza, tenuta il 26 Maggio 185o, i soci incominciarono a riferire sulle visite fatte alle famiglie, poste sotto la protezione della conferenza. Il loro fondo di cassa era di 24 lire e 15 centesimi!...

In tre anni le conferenze divennero quattro; si elessero un consiglio particolare, di cui fu presidente quel Conte Carlo Cays, che poi si fece sacerdote salesiano. Lo stesso conte fu anche nominato presidente del Consiglio Generale per il Piemonte, quando nel 1856 le conferenze salirono a undici in città e a diciannove fuori.

Dai verbali risulta che Don Bosco vi aveva parte efficace, specialmente quando nelle adunanze generali egli era invitato a parlare. Trattava allora dell'obbligo che si ha di fare l'elemosina, del dovere che hanno i cattolici e i sacerdoti di ricordare questo preciso obbligo ai ricchi, i quali troppe volte se ne dimenticano; parlava pure del dovere che i confratelli hanno di mettere in perfetta coerenza la loro vita con le massime del Vangelo. In modo speciale raccomandava di aver cura dei fanciulli e dei giovanetti e di mandarli ai suoi oratori festivi. I confratelli restavano sempre bene impressionati dalle parole buone e semplici di lui e molti provvedevano a beneficare anche le sue opere.

Efficacia educativa.

Don Bosco aveva subito intuito che nelle Conferenze di S. Vincenzo si nascondeva un prezioso segreto d'educazione. Egli, senza averle lette, conosceva il contenuto delle parole che il fondatore Ozanam disse a Firenze in quei medesimi anni. Nel 1853 infatti il grande cristiano si trovava in Toscana per salute e fu invitato a presiedere alla prima conferenza fondata a Firenze. Egli parlò in ottima lingua italiana e raccontò in qual modo in otto s'erano messi assieme per dare forza alle opere di apologia a cui attendevano da un anno e con poco frutto.

Siccome alcuni accusavano il Cristianesimo d'essere morto, essi si dissero: in questa accusa c'è del vero; noi infatti che ci diciamo cattolici, non facciamo nulla. Allora decisero di fare ciò che più piace a Dio: soccorrere il prossimo, come faceva Gesù Cristo e mettere la fede sotto l'ombra della carità. In che modo? Ecco che cosa dice Ozanam: « Il nostro scopo principale non è quello di soccorrere il povero, ma quello di mantenerci puri nella fede cattolica, e di propagarla negli altri per mezzo della carità ». Parole sapienti che Don Bosco mise come scopo dei suoi Cooperatori e dei suoi Salesiani: tendere alla perfezione cristiana (fine) con il fare del bene al prossimo (mezzo).

Non è quindi da stupirsi se Don Bosco l'anno 1854 (tre anni dopo la prima fondazione in Torino) istituì una Conferenza di S. Vincenzo in seno al suo primo Oratorio di Valdocco. Come segretario era Don Michele Rua e fra i soci quasi tutti i superiori più anziani della nostra congregazione.

Nuove conferenze.

Leggiamo nella cronaca dell'oratorio sotto l'anno 186o: - Don Bosco raccontò nelle sue buone notti: « A Bergamo abitavo a casa del Vescovo. Un giorno venne un parroco, chiamato dal Vescovo stesso, perchè io vedessi, d'accordo con lui, il modo di stabilire la Società di S. Vincenzo dei Paoli. Questa non esisteva ancora a Bergamo e il Vescovo desiderava molto di stabilirla. Io sciolsi tutte le difficoltà che mi vennero fatte, dicendo:

- Non si potranno avere due bravi giovani in tutta questa città ?

- Per questo non c'è difficoltà, mi fu risposto; non solo due, ma molti mi sento di prepararne, ed esemplari.

- Ebbene, questo basta. Li raduni in casa sua ed io questa sera mi vi porterò e daremo principio.

Così feci; alla sera 18 giovani già stavano radunati nella casa del parroco; loro feci coraggio, dimostrando quanto grande fosse il bene che potevano operare per vantaggio dei poveri, e per quello delle anime loro; che mettessero sotto i piedi il rispetto umano con il pensiero che non il mondo sarà quello che ci dovrà premiare, ma quel Dio che tiene preparato in questa vita il centuplo ed in cielo la vita eterna per una buona azione. Tutti furono entusiasmati e mi promisero di tornare la sera dopo, per stabilire il nostro Consiglio. Vennero e si tenne quella sera la prima seduta ».

In queste parole è contenuto il metodo che si deve tenere per fondare le conferenze. Ecco pertanto il nostro consiglio ai lettori: entrate nelle Conferenze e, se non esistono dove voi vivete, fondatene una. Così farebbe Don Bosco e così dovete fare voi che volete operare con il suo spirito.

(1) ANTONIO COJAZZI, Federico Ozanam, Torino Soc. Ed. Inter. 1027, lire 12.

* *

Quando, nel 19oo, Torino celebrò il cinquantenario della prima conferenza fondata in città, i quattrocento confratelli, per ricordare la fausta data, furono concordi nel scegliere Valsalice. Colà, presso la tomba di Don Bosco, parve loro d'essere in famiglia, perchè erano vicini a colui che era stato fra i primi.

Nel non lontano 1933, ricorrerà il centenario delle Conferenze. Allora forse Ozanam sarà vicino a Don Bosco nella gloria dei beati.

Noi tutti dobbiamo lavorare, affinchè nelle conferenze entrino molti giovani. In quel centenario si dovrà ripetere il detto sacro: la tua gioventù si rinnovellerà come quella dell'aquila.

Due testamenti

I nostri lettori conoscono il Testamento del Ven. Don Bosco ai suoi Cooperatori. È un'ultima parola che quel cuore pieno di carità rivolse ai benestanti: con la vostra carità prosperano le opere del bene...

Anche Ozanam scrisse l'ultima lettera, pochi giorni prima di morire, sul tema della carità. Egli così si rivolgeva a un Padre Scolopio della Toscana, in data 19 Luglio 1853, proprio quando Don Bosco pensava a fondare la conferenza interna nel suo Oratorio.

« Ad essa (la conferenza di S. Vincenzo), dopo che a Dio, devo la conservazione della fede, dopo la perdita dei miei buoni e religiosi genitori. L'amo dunque e le sono unito con il più intimo del cuore e sono stato lietissimo d'averne visto nascere e prosperare il buon seme anche in questa terra di Toscana.

» Sopratutto però fui testimonio del gran bene da essa operato nel sostenere sulla via della virtù un numero così considerevole di giovani, nell'accendere in un numero più ristretto uno zelo così meraviglioso! Lei conta molti scolari ricchi, R. Padre mio: quale utile lezione per fortificare i cuori ammolliti, quale benefico spettacolo sarebbe il mostrar loro i poveri, il mostrar loro Nostro Signor Gesù Cristo, non solo nelle immagini dipinte dai più valenti artisti o sugli altari risplendenti di oro e di luce, ma il mostrar loro Gesù Cristo e le sue piaghe nella persona dei poveri!

» Abbiamo parlato spesso della debolezza, della frivolezza, della nullità di uomini, anche cristiani, che formano la nobiltà di Francia e d'Italia. Ma io sono sicuro che essi sono così, perchè nella loro educazione è venuta meno una cosa: una cosa non si è loro insegnata, una cosa che essi conoscono solo di nome e che invece bisogna aver visto soffrire dagli altri, per imparare a sopportarla quando presto o tardi verrà. Questa cosa è il dolore, è la privazione, il bisogno... Bisogna che questi giovani signori sappiano che cosa è la fame, la sete, lo squallore d'una soffitta. Bisogna che vedano dei miserabili, dei bimbi in lagrime. Bisogna che li vedano e li amino. O una tal vista risveglierà qualche battito nel loro cuore, o questa generazione è perduta. Però non bisogna mai credere alla morte di un'anima giovanile cristiana. Essa non è morta, ma dorme soltanto!...

» Presto i suoi migliori giovani divisi in piccoli gruppi di tre o quattro, accompagnati da un maestro, saliranno le scale dell'indigente. Lei se li vedrà tutti ritornare un po' tristi e un po' allegri, tristi per il male che avranno visto, allegri per il po' di bene che avranno compiuto. Alcuni vi si recheranno forse freddamente, senza convinzione: ma altri vi si accenderanno del fuoco che andranno a portare nelle città in cui non esistono ancora Conferenze, oppure andranno a infiammare le Conferenze più antiche di Firenze, di Genova, di Milano, di Roma... ».

Invitiamo i lettori del Bollettino a meditare su queste cristianissime parole.

La Festa del Padre

Si celebra ogni anno, il 24 giugno, a Valdocco, nella Casa Madre.

l festa onomastica, l'onomastico di Don Bosco sempre vivo e presente, del suo Successore che ce lo fa rivivere; festa di famiglia, di tutta la Famiglia Salesiana, unita in ispirito, in una mirabile fusione di anime e di cuori, per cantare l'inno della riconoscenza e dell'amore.

Don Bosco e Don RUA! Don Bosco e Don ALBERA! Don Bosco e Don RINALDI! Diciamo meglio: il Padre, che vive e opera nella sua Casa, stringendo in un abbraccio immenso tutti quelli che sono e vogliono essere i suoi figli.

La festa assume perciò il simpatico colorito della più dolce intimità famigliare; offre lo spettacolo d'insolita grandiosità, non tanto per le manifestazioni esteriori, che pure sono e debbono essere particolarmente solenni, ma per la spirituale partecipazione dei figli sparsi per ogni terra, su tutti i campi, anche i più remoti, su cui sventola la bandiera di Don Bosco.

Così l'Oratorio echeggiò, per tutta la giornata del 24 del nome di Don Bosco bellamente intrecciato con quello di Don Rinaldi, nome che richiamò, per quell'indistruttibile vincolo di carità che unisce i fratelli in Cristo, i nomi venerati dei compianti trapassati Don Rua e Don Albera, il 1° e il 2° Successore di Don Bosco.

La solenne commemorazione di Don Bosco fu soprattutto l'esaltazione delle sue eroiche virtù; la festa di Don Rinaldi, un tributo doveroso di riconoscenza dei figli alla bontà e generosità del cuore del Padre.

Le voci inneggianti a Don Rinaldi furono voci di figli, o, meglio, le voci del cuore.

Parlò, interpretando il pensiero e il sentimento dei presenti e degli assenti, il Signor Don Rotolo, Direttore dell'Oratorio, per tutti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, per i Cooperatori e le Cooperatrici, per i Benefattori e le Benefattrici, per gli ammiratori e gli amici dell'Opera Salesiana, presentando al Successore di Don Bosco come prova tangibile d'efficace attaccamento, offerte e doni.

Un giovane studente e un altro artigiano, alunni dell'Oratorio, si fecero efficacemente interpreti dell'affettuosa partecipazione e dei solenni propositi di tutti i compagni sparsi nelle centinaia d'Istituti che vivono per la carità di Don Bosco.

Non mancò il gradito augurio dei giovanetti degli Oratori festivi, che furono la delizia di Don Bosco e sono la predilezione de' suoi Successori. Un ragazzetto del 1° oratorio festivo di Don Bosco disse, o meglio, cantò i sentimenti vivi e schietti, i fervidi omaggi, le graziose promesse delle centinaia e migliaia di compagni raccolti nei simpatici giardini della più gaia giovinezza che l'amore di Don Bosco coltiva, a mezzo dei suoi figli, in ogni angolo della terra, per una sempre più larga e fiorente primavera.

Non mancò la voce alta e solenne dell'ex-allievo riaffermante i sacri propositi di combattere degnamente le nobili battaglie della più fattiva cooperazione salesiana.

Gradito e significativo il saluto e l'augurio del rappresentante dei compagni e fratelli di venti e più nazioni fraternamente stretti sotto la bandiera di Don Bosco in un solo ideale, nel santo ideale che li ha chiamati da ogni paese e li prepara a lavorare sul medesimo campo: il campo preparato da Don Bosco, illuminato dalle sue virtù, fecondato dalla sua carità, scelto per la coltivazione della messe più tenera e preziosa, così cara al cuore di Dio e degli uomini: i giovinetti, la promessa e il fiore di oggi, la speranza e il frutto di domani.

Una voce ancora doveva risuonare nel concerto meraviglioso dei figli inneggianti al Padre la voce dei soldati, degli operai e delle operaie, che, nel nome di Don Bosco, combattono nelle prime trincee in gara di lavoro pel trionfo della Croce. La voce commossa e gagliarda del missionario risuonò profondamente significativa e confortatrice, nel cuore del Padre che delle missioni è l'anima e il primo soldato: soldato che studia il campo e prepara le schiere e accresce le file, sognando, come Don Bosco sognava, un esercito sempre più grande e sempre più agguerrito da lanciare alla conquista delle anime.

Su tutte queste voci, fioritura incomparabile di cordiali tenerezze e di graziosi omaggi, di grazie e propositi, di voti e promesse, corse l'onda risonante degli evviva, dei suoni e dei canti.

L'inno, fresco zampillo, è sgorgato dal cuore in festa del figlio di famiglia più vecchio, e pur sempre così giovane, del venerando Don Francesia.

Don Francesia, che visse fanciullo, caro e prediletto, così vicino al cuore di Don Bosco; Don Francesia, che cantò fin da giovinetto le glorie del suo caro Oratorio; Don Francesia, oggi novantenne, col brio e la spontaneità della più florida giovinezza ha cantato di Don Bosco e del suo degno successore Don Rinaldi.

E il suo bel canto fu rivestito di note gaie, frutto dell'amore riconoscente d'un altro de' più anziani figli della prima famiglia di Don Bosco, il maestro di famiglia, il Maestro Dogliani. La poesia e la musica fu intreccio di canti e di cuori, fu espressione profonda della compatta fraternità che vuol regnare, nella prima come nell'ultima casa di Don Bosco, in una come in tutte le case salesiane vigilate dal suo sguardo e animate dal suo spirito.

Per questo la festa del Padre riuscì e riesce ogni anno un vero trionfo di famiglia.

Per questo il festeggiato gradì gli omaggi e suggellò l'indimenticabile manifestazione di gioia famigliare con la parola commossa del ringraziamento e della gratitudine.

Per questo la parola di Don Rinaldi risuonò in tutti i cuori con l'amabile dolcezza che fioriva sul labbro di Don Bosco.

La festa del 24 giugno a Valdocco assume così ogni anno il significato d'un sacro rito, perchè serve sopratutto a fondere, nell'amore del Padre, e anime e cuori, per formare un cuor solo ed un'anima sola nella carità, il sublime ideale di Don Bosco, ch'è infine il sublime e divino ideale cristiano.

IL NUOVO CARDINALE SALESIANO S. Em. Rev.ma Augusto Hlond.

(Primate di Polonia).

La Famiglia Salesiana è in festa.

Sua Santità Pio XI - che il Signore conservi al nostro affetto molti e molti anni ancora! - con atto della sua Paterna bontà, ha voluto scegliere, tra i Figli del Ven. Don Bosco, colui che degnamente - come il compianto Card. Cagliero - ne perpetuasse lo spirito nello splendore della Sacra Porpora.

Pio XI nel Concistoro Secreto del 2o e in quello pubblico del 23 giugno ha elevato alla dignità cardinalizia il salesiano Mons. Augusto Hlond, Primate di Polonia.

I Figli di Don Bosco, mentre con profonda riconoscenza s'inchinano al Santo Padre per ringraziarlo di questa speciale prova della sua benevolenza verso la loro spirituale famiglia, augurano al novello Cardinale salesiano, fresco di anni e animato d'apostolico zelo, una vita lunga e gloriosa, come quella del confratello suo Card. Cagliero, al bene della Chiesa, e a lustro di tutta la Società Salesiana di cui è degno figlio e che oggi guarda a lui con legittimo orgoglio e santa esultanza,

Chi è il nuovo Cardinale salesiano?

Monsignor Augusto Hlond, Arcivescovo di Gniezno e Poznan e Primate di Polonia, ebbe i natali a Brzeckowice, presso Mystowice, nell'Alta Slesia, da ottimi genitori, pii e religiosi, e cittadini esemplari, il 5 luglio 1881. Egli è il secondo di 12 tra fratelli e sorelle, di cui nove ancor viventi: il primo, D. Ignazio, compiuto il noviziato nel 1896, andò in Argentina, ove per ben 27 anni lavorò nelle case Salesiane di Buenos Aires, Bernal e altre. Il terzo, Don Antonio, valente e geniale musicista, fondatore di una scuola di organisti a Przemysl, da due anni è Ispettore delle case Salesiane di Polonia; l'ultimo, Clemente, anch'egli Salesiano, si trova ora a Barcellona, a perfezionarsi nella professione sua di meccanico; e il penultimo, Giovanni, è dottore specialista per le malattie della pelle in Katowice. Le sorelle sono tutte accasate nei dintorni di Mystowice, e sono esemplari madri di famiglia.

Vive ancora la Madre, Maria Imiela, mentre il padre, Giovanni, morì subito dopo la guerra.

Ella fa vita molto semplice e modesta nella casetta ove perdè il marito, provvedendo al proprio sostentamento con una piccola pensione che riceve come vedova di ferroviere, e coi prodotti d' un orticello che coltiva ella stessa.

In età di dodici anni, avendo terminate le scuole elementari, Augusto Hlond frequentò per due anni il ginnasio a Mystowice, poi, avendo udito parlare del gran bene che operava in tutto il mondo la Società Salesiana, si decise insieme col fratello maggiore ad entrarvi, e, benedetto dai generosi e piissimi genitori, venne insieme col fratello maggiore Ignazio a Torino, ove terminò gli studi ginnasiali, sotto la direzione dell'attuale parroco di Maria Ausiliatrice Don Roberto Riccardi, e nel 1896 fu ammesso egli pure al noviziato di Foglizzo Canavese. Terminò poi il Liceo in Polonia, conseguendo la licenza liceale a Leopoli. A Roma frequentò l'Università Gregoriana, e vi conseguì la Laurea in filosofia. Tornato in Polonia, studiò per quattro anni belle lettere nelle Università di Cracovia e di Leopoli.

Intanto però che attendeva agli studi, faceva, come è usanza tra i Salesiani, le sue prime prove nel campo dell'educazione della gioventù, sia come assistente, sia come insegnante. E qui si vide tosto la sua virtù e la sua capacità di educatore, perchè, pur essendo molto esigente quanto all'osservanza esatta delle regole dell'Istituto da parte dei giovani, seppe tanto farsi amare da essi, che le varie classi quasi se lo disputavano a vicenda e al principio di ogni anno scolastico chiedevano per grazia al Direttore di avere Don Augusto come insegnante almeno per qualche materia.

Il 23 settembre 19o5 egli venne ordinato sacerdote in Cracovia, da Mons. Anatolio Nowak, attualmente Vescovo di Przemysl; e dopo aver passato due anni in qualità di catechista e vicedirettore nell'Istituto Lubomirski di Cracovia, fu nominato Direttore della nuova Casa Salesiana di Przemysl. Il Vescovo d'allora, Monsignor Pelczar, quando l'Ispettore salesiano glielo presentò come nuovo Direttore di quella casa incipiente, al vederlo così giovane ebbe ad esclamare: « Oportet adhuc crescere aetate, scientia et gratia apud Deum et homines! ». E Don Augusto crebbe davvero presto e molto, poiché a soli 46 anni raggiunse l'altissima dignità di Cardinale di S. Chiesa e Primate di tutta la Polonial

A Przemysl egli attesc con saggezza e vigoria all'impianto e sviluppo dell'Opera Salesiana. Di là, dopo due anni, passava a dirigere l'Istituto Salesiano di Vienna, attraversante allora una acuta crisi finanziaria; e fu qui che egli diede prove inconcusse d'ogni virtù religiosa e di abilità sotto ogni riguardo; perchè in breve non solo seppe superare le difficoltà d'ordine economico, ma fè sorgere una vera fioritura d'opere per la gioventù, attirandosi l'ammirazione di ogni ceto di persone di quella grande metropoli dai più umili popolani al Cardinale e ai Nunzi Apostolici. Anche vari membri della famiglia imperiale lo avevano in grande stima, e sovente lo invitavano ai loro palazzi; e fu appunto quando era Direttore di Vienna ch'egli ebbe la gran ventura di fare la personale conoscenza con Mons. Achille Ratti, ora Pio XI, il quale, passando di là per recarsi a Varsavia in qualità di Visitatore Apostolico della Polonia, visitava l'Istituto Salesiano di Vienna III, e poteva conoscere ed apprezzare le belle doti di mente e di cuore dell'umile Direttore di quella Casa, che ora egli innalza agli onori della porpora.

Egli seppe valersi delle universali simpatie che gli conciliava la sua umiltà, operosità e gentilezza di modi, per superare le immense difficoltà che si opponevano all'approvazione e al riconoscimento legale della Società Salesiana in Austria, e specialmente, durante la guerra mondiale, per venire in aiuto a tanti suoi connazionali polacchi, e anche a tanti fuggiaschi e prigionieri di guerra italiani. Non solo non respinse mai nessuno che ricorresse a lui, ma sapeva industriarsi in maniera da porgere a tutti un aiuto efficace.

Nel 1919 i Superiori, avendo dovuto dividere in due l'Ispettorato Austro-Ungarico per l'aumentato numero delle case, nominarono il Sac. Hlond Ispettore della nuova Ispettoria per i tedeschi e ungheresi, con sede a Vienna. Grazie alla sua attività e perizia, le Case della nuova Ispettoria ebbero un mirabile incremento di fioritura e di numero; sorsero infatti sotto il suo governo due nuove case a Vienna, una nel XXI l'altra nel XIII Distretto, e le Case di Graz, Passavia, Freyung, Monaco, Bamberga, e poi più tardi quelle di Essen, Burghausen, Ratisbona, Ensdorf, Fulpmes; e in Ungheria due Case a Budapest e una a Strigonia-Tabot. *

* *

Ma troppo spiccavano le sue doti e virtù straordinarie perchè la Suprema Autorità della Chiesa non pensasse di affidargli qualche altro difficile e delicato incarico. Infatti, quando fu necessario inviare un Amministratore Apostolico nella Slesia Polacca, ancor sanguinante per le lotte politiche e nazionali che avevano sciolto il freno a tutte le passioni umane, mentre si facevano tante supposizioni e tanti nomi, e nessuno osava pensare a lui, il Santo Padre Pio XI, che dopo quella prima visita a Vienna aveva ancor avuto parecchie occasioni di vederlo e di apprezzarlo, con grande meraviglia di tutti diede quell'arduo ufficio appunto a lui.

Non essendo conosciuto, ebbe da molti un'accoglienza piuttosto fredda; ma in breve seppe guadagnarsi i cuori di tutti, polacchi e tedeschi, giovani e vecchi, operai e signori, clero e popolo. La sua pietà, la sua carità, la sua giustizia e la sua squisita cortesia di modi s'imposero ben presto alla generale ammirazione, sì che il suo solo apparire veniva accolto con grande entusiasmo.

* *

Questo spiega com'egli, in tre anni soltanto d'amministrazione, sia riuscito a creare la Diocesi e farla funzionare regolarmente; a visitare quasi tutte le Parrocchie, amministrando quasi ovunque la Cresima, che in molti luoghi non era più stata amministrata da 20 e fino da 50 anni; ad aprire il Seminario diocesano, riempiendolo di belle vocazioni; a suscitare dappertutto l'azione cattolica, a tenere tre grandi Congressi Cattolici, a coronare la Madonna di Wjelkie Piekary; a comprare i terreni e allestire i disegni e in parte il denaro per la costruzione di un imponente complesso di edifizi, cioè la Cat tedrale definitiva, l'Episcopio, il Seminario definitivo e le abitazioni di tutto il Capitolo della Cattedrale e degl'impiegati della Curia Vescovile.

Superate le difficoltà formali, la Slesia Polacca veniva eretta in Diocesi con sede a Katowice, e il Sac. Hlond da Amministratore ne diveniva Vescovo, ricevendo la consacrazione episcopale dalle mani del Card. Kakowski, Arcivescovo di Varsavia, il 3 gennaio 1925, alla presenza di tutta la popolazione, esultante di avere finalmente il proprio Vescovo, e un tal Vescovo, e coll'intervento pure di tutte le autorità politiche, civili e militari, e di ben dieci tra Arcivescovi e Vescovi.

Omai Mons. Hlond credeva di potersi fermare lunghi anni nella sua diocesi, alla quale aveva dato tutto se stesso, e si accingeva a dar esecuzione ai suoi grandiosi progetti, quando venne a mancare S. E. il Cardinale Dalbor, Arcivescovo di Gnezno e Poznan e Primate di Polonia; e nel giugno 1926 Mons. Hlond veniva tolto alla sua amata Diocesi e nominato Arcivescovo di quelle due sedi unite e Primate di Polonia.

Pochi mesi sono trascorsi dalla sua nomina; ma egli ha già fatto meravigliare quanti seguivano la sua attività, per il suo zelo e la sua energia tanto nella carica di Arcivescovo quanto in quella difficilissima di Primate; onde ben meritato gli giunse il nuovo onore di essere chiamato a far parte del Collegio Cardinalizio.

In Famiglia

Paterni ringraziamenti.

Il Veneratissimo Signor Don Rinaldi ringrazia con animo riconoscente tutti coloro che hanno risposto (e sono molti) al suo ultimo accorato appello. Invoca sulle famiglie dei generosi amici e benefattori delle Opere Salesiane l'abbondanza delle celesti benedizioni e la protezione specialissima di Maria Ausiliatrice e del suo fedele Servo il Ven. Don Bosco.

Parecchi hanno voluto accompagnare la loro offerta con graziose letterine fiorite di affettuosi sentimenti verso Don Bosco e il suo Successore, rendendo così anche più gradito l'obolo materiale, perchè frutto di vivo e sincero amore all'Opera grandemente stimata ed efficacemente aiutata.

Spigoliamo, scegliendo nel mazzo.

Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Con viva commozione ho letto la di lei veneratissima lettera circolare e mi affretto a inviarle il mio debole materiale contributo con il vivissimo augurio che gli altri Benefattori concorrano con mezzi ben maggiori dei miei. Dolorose circostanze di famiglia, per fortuna del tutto passeggere, mi impediscono per ora di fare di più. Nutro però viva speranza che l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice non sarà per mancarmi nei bisogni oltre che spirituali anche materiali della mia famiglia. Mi rivolgo a Lei e a' suoi figli perchè vogliano aiutarmi con le loro preghiere. Mi benedica!

A. A. F.

Abbiamo ricevuto la lettera circolare inviata da V. S. Rev.ma ai Cooperatori Salesiani e la ringraziamo considerandola un appello del buon Dio, il quale, mentre ci distribuisce dei beni terreni, ci fa pure sentire il dovere di farne il miglior uso a sua gloria e a salute delle anime. Quindi sono ben felice di poterle inviare insieme con mia sorella Bice, essa pure Cooperatrice, la somma di L. 50o per gli scopi indicati nella circolare. Uniamo insieme le nostre povere ma fervorose preghiere, affinchè il Signore assista sempre e prosperi l'Opera di Don Bosco nelle sue molteplici attività. Nello stesso tempo, come ella ci fa sperare, confidiamo che Maria Ausiliatrice - per l'intercessione di Don Bosco, aggiungo io - ci ottenga dal Suo Divin Figliuolo tutte quelle grazie che meglio ci convengono in ordine alla nostra eterna salute.   Sac. L. P. e sorella.

Al chiarissimo e benemerito Salesiano Sac. Filippo Rinaldi con fervidi e sinceri auguri di successo per il recente appello ai Cooperatori delle Opere meravigliose di Don Bosco all'estero e all'interno, in particolar modo nelle due Americhe, dove tanti preziosi vantaggi ritrassero e ritraggono i nostri emigrati, educati alla scuola della virtù e del lavoro.   Comm.. E. R.

Le trasmetto l'unito assegno di L. 1ooo, affinchè ne disponga come crederà meglio, per le benefiche Opere del Ven. Don Bosco. Il Signore « che affanna e che consola », dopo la prova del fuoco, voglia accendere una maggiore carità nel cuore dei Cooperatori e delle Cooperatrici salesiane affinchè siano più generosi a dare per le Opere del Suo Gran Servo il Ven. Don Bosco.

N. A. S.

... mi sanguina il cuore di non poter dare in quella misura che vorrei, in questi momenti di gravi crisi per l'industria. Un grano di senapa però non voglio che manchi. Faccia Iddio che il granello, avvalorato dalle preghiere, diventi un diamante di tale e tanto valore agli occhi di Dio, che basti a confortare il di Lei cuore e a farle superare trionfalmente tutte le difficoltà del momento.

D. L. P.

Il sentimento col quale accompagno la mia annuale offerta (L. 500) per le Missioni Salesiane vuole essere un inno di riconoscenza a Dio e a Maria Ausiliatrice per l'opera provvidenziale di evangelizzazione svolta da 50 anni e con tanti e bei frutti dai zelanti missionari del Ven. Don Bosco.

Se cinquant'anni di lavoro assiduo e generoso hanno dato così consolanti risultati, ben di più possiamo sperare per gli anni avvenire.

Sì, perchè nell'Opera di Don Bosco è presente sempre con il suo celeste patrocinio la Vergine Ausiliatrice, che si degnò innalzare con mezzi tanto umili un sì grandioso edificio di bene.

I figli di Don Bosco, i generosi missionari Salesiani, saranno sempre degni di un tal nome se continueranno a combattere strenuamente le sante battaglie che non mancheranno di dare le più belle vittorie a salvezza delle anime.

Da mihi animas, caetera tolle!

Un entusiasta ammiratore delle Missioni. Date e vi sarà dato.

Veramente è stata per me una fortuna conoscere e aiutare le Opere Salesiane, invocando la Vergine Ausiliatrice a protettrice dei nostri interessi spirituali e temporali, perchè posso affermare che da quando invocai Maria SS. Ausiliatrice, aiutando le Opere Salesiane, non è mai venuta meno nella mia famiglia l'aiuto della Divina Provvidenza. Per tutte le grazie finora ottenute, alcuna delle quali in modo così prodigioso che ne risentirò i benefici effetti per tutto il corso della vita, rendo nuovamente grazie alla Vergine Aiuto dei Cristiani, che si è degnata proteggere così benignamente me e la mia famiglia.

Ho potuto sperimentare - come diceva il Ven. Don Bosco - che basta pregare con fede ed aiutare le Opere Salesiane per ottenere anche di più di quello che si domanda.

Ed infatti ho chiesto poco ed ho avuto molto, ho chiesto terra ed ho avuto oro.

Confuso di tanta bontà, invio oltre la solita offerta trimestrale e l'offerta annuale a favore dell'Opera per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico, una stola che prego venga inviata in qualche missione che ne abbisogna.

Voglia la Vergine Ausiliatrice continuare su di me e sui miei la sua Divina protezione.

Una Cooperatrice.

Un venticinquesimo di... cooperazione Salesiana.

Scrive da Putignano il Sig. Avv. G. N.:

Levatomi l'altro giorno dal tavolo del mio lavoro, e movendo l'occhio sulle pareti del mio studio, mi soffermai al quadro, che contiene il mio diploma di Cooperatore salesiano a firma del veneratissimo Don Rua, di santa memoria. Volli leggere di esso la data, e constatai essere quella del 1° luglio 1902. Rilevai quindi che il 1° luglio di quest'anno compio 25 anni di modestissima cooperazione alla benemerita Opera Salesiana. Dovrei in conseguenza celebrare le mie nozze d'argento d'appartenenza a siffatta Pia Unione.

E veramente non saprei modo migliore per simile celebrazione che seguire l'appello del Bollettino in cui si accenna al compimento del 1° cinquantenario della Istituzione fatta dal Ven. Don Bosco dei Cooperatori Salesiani, inviando l'accluso vaglia di lire 5oo con espresso mio desiderio di fare pervenire tale offerta a' suoi figli di qualche lebbrosario più bisognoso. Scrivendo ad essi si compiacerà, Sig. D. Rinaldi, di esortarli a pregare, perché mi ottengano da Gesù Buono la perseveranza finale. Oh, come rimango commosso al pensiero dell'eroismo veramente sublime e pienamente conforme al Vangelo di Cristo di quei missionari e di quelle missionarie, che si dedicano, con grandissimo pericolo della loro vita, al servizio dei poveri lebbrosi!

Spero di poter inviare il 1° Luglio, qualche altra offerta, entusiasta sempre dell'Opera Salesiana che tanto tanto, nella mia indegnità, raccomando al Cuore Sacratissimo di Gesù.

DALLE NOSTRE MISSIONI

BRASILE (Matto Grosso)

Una escursione fra gli Indi-Caragiàs.

(Lettera di Mons. G. B. Couturon a D. F. Rinaldi).

Amatissimo Padre,

Sono lieto di poterle dare interessanti notizie della nuova nostra missione, incominciata fra gli Indi Caragiàs, sparsi lungo le rive del maestoso fiume Araguaya, un po' al di sopra dell'isola Bananal, e precisamente fra la zona dei laghi e il fiume Tapirapé, che circoscrive al nord la vasta Prelatura di Registro do Araguaya, nostro campo di azione.

Di qui speriamo, a suo tempo, di poter raggiungere anche la tribù dei feroci Shavantes e degli altri selvaggi, che s'annidano sulle rive del Rio das Mortes e alle sorgenti del Xingù.

Ora, mentre ringraziamo il Signore, di avere aperto ai figli di D. Bosco un nuovo campo di apostolato così vasto e promettente, rivolgiamo un caldo appello ai nostri cari Cooperatori e a tutti gli amici delle missioni, perché vogliano tenere presenti i nuovi bisogni e aiutarci come sempre a fronteggiarli.

Racconterò intanto, meglio che mi sarà possibile, come siamo riusciti ad avvicinare e conoscere questa nuova tribù di Indi Caragiàs.

Partenza. - Prima tappa. - Cocalinho e una missione di 3 giorni. - Alle sorgenti del Cristallino, teatro d'un recentissima massacro.

Acquistato un modesto battello del tonnellaggio di 2.ooo Kg., il 15 maggio, festa di S. Giovanni Battista della Salle, m'imbarcai sulle acque dell'Araguaya con il P. Fuchs, mio segretario, il giovane Cantidio Peres, sagrestano e cuoco, un indio Caragià, interprete e guida, e quattro rematori.

Il nostro viaggio fu posto sotto la speciale protezione del S. Cuore di Gesù, della Vergine Addolorata e di Santa Teresa del Bambino Gesù.

La nostra spedizione aveva un doppio scopo: prendere contatto con i Caragiàs e dare occasione ai cattolici sparsi sulle rive del grande fiume di compiere i loro doveri religiosi. Le nostre speranze non andarono fallite.

Dopo tre giorni noi giungevamo a Santa Leopoldina, che, come attestano le notevoli rovine, fu già un fiorente villaggio.

Ai tempi del grande esploratore Magalhaes, che tentò di fare del maestoso Araguaya una potente arteria commerciale di unione fra gli Stati di Matto-, Grosso e di Goyaz, Leopoldina ebbe giorni di grande progresso; ma purtroppo, con la morte dell'intrepido esploratore, l'ardimentosa impresa, caduta in mani meno abili e meno oneste, naufragò, e lo splendore passeggero di Santa Leopoldina si spense.

Dal 21 al 24 Maggio ci fermammo a Cocalinho, dove potei raccogliere, per una piccola missione di 3 giorni, circa 300 cattolici, tutti occupati nel lavoro dei campi.

Questo era l'ultimo paese civilizzato di quel territorio; ci convenne perciò, prima di lasciarlo, rifornirci di viveri: riso, farina di mandioca, zucchero non ancora raffinato e altro d'assoluta necessità. E partimmo verso S. Giuseppe, un villaggio che nel 1863 contava ancora 450 abitanti. Un buon religioso, Fra Sigismondo, s'era fissato colà e aveva aperto una scoletta per gli Indi Caragiàs, Shavahès e Shavantes. Ma purtroppo, con la morte di Fra Sigismondo l'opera sua benefica s'arrestò; gli Indi se ne ritornarono alla loro vita selvaggia.

Da S. Giuseppe per arrivare alle capanne degli indigeni viaggiammo in una profonda solitudine. Innoltrandoci in quell'immenso deserto verde e silenzioso ci sentivamo gravare sulle spalle e sull'anima come un peso misterioso, un'oppressione indicibile fatta di nostalgia, di commozione, e di tristezza. Il cuore voleva il suo sfogo. La barca filava e noi, mentre rievocavamo con nostalgici richiami i confratelli, gli amici, gli alunni lontani raccolti in un'atmosfera di fraternità e di pace, quella dolce atmosfera di pace che si gode nelle case salesiane specialmente durante i bei mesi di Maria e del S. Cuore, spingevamo avanti il nostro pensiero sul nuovo vasto campo che ci accoglieva, e sgorgava spontanea dal nostro cuore l'ardente invocazione al padrone del campo e della messe: adveniat regnum tuum!

La sera del 28 maggio arrivammo alle sorgenti del Cristallino che, nel 1922, fu il teatro d'un terribile massacro compiuto dai famosi Shavantes. Ecco i particolari di quella raccapricciante scena quali sono narrati nella rivista « Caiapós e Caragiàs », diretta dai Rev.di Padri Domenicani, nel numero di gennaio 1923.

Due viaggiatori, marito e moglie, che risalivano l'Araguaya, per recarsi da Barreira de Pedra a Registro, furono attaccati fra Cristallino e Rio das Mortes dai selvaggi Shavantes. Avanzavano tranquillamente sul fiume, senza il più piccolo sospetto della sciagura che stava per colpirli, quando improvvisamente furono accerchiati dai selvaggi e barbaramente trucidati. Alle grida disperate delle due vittime accorsero i compagni di viaggio poco lontani, ma non arrivarono in tempo... Trovarono un cadavere e una donna agonizzante. I corpi delle due vittime apparivano orrendamente mutilati. All'intorno, secondo l'uso indiano, erano stati piantati in terra i bastoni nodosi, strumenti del nefando delitto.

Un giuoco pericoloso. - Il racconto d'un secondo massacro. - Verso una festa indiana.

La notte seguente, per guadagnare tempo e approfittare della corrente del fiume assai largo in quei paraggi, immobilizzammo il timone del nostro battello, e, sospesi i remi, lo abbandonammo alla deriva. Non era la prima volta che si faceva così. Quando la corrente è favorevole e i rematori vogliono dormire e viaggiare, affidano la barca alle onde. Ma questa volta poco mancò che la dovessimo pagar cara. Mentre tutti, compreso il rematore di guardia, ce la dormivamo beatamente, di colpo fummo scossi e svegliati. Il nostro battello spinto dalla forte corrente, veniva sbattuto fra i rami d'alberi sospesi sulle acque e pietroni a fior d'acqua. Fu un vero miracolo se il battello non si rovesciò. I nostri angeli custodi vegliavano su di noi... Tutto finì con un salutare spavento. Si ripartì col proposito (mantenuto poi) di non ripetere più il pericoloso giuoco.

Il 30 maggio arrivammo al Rio das Mortes,, che ci richiamò un secondo massacro compiuto, questa volta, dai Caragiàs nel 1824. Ecco il fatto.

Il Signor Basilio Mandanha, buon padre di famiglia, si recava da Carolina (Maranhào) verso Conceiçào do Araguaya, con tre amici per riabbracciare la sua vecchia madre, che abitava a Corallinho (Goyaz). Nel ritorno, giunti al Rio das Mortes, furono improvvisamente circondati da alcuni gruppi di Caragiàs, che dimostravano intenzioni tutt'altro che amichevoli. Basilio non si smarrì e cercò di sfuggire alla sorda minaccia dei selvaggi. Diresse la sua barca alla riva. Ma, ahimè! Nel momento in cui si chinava per levare l'acqua raccoltasi nel fondo della barca, un Caragià gli assestò a tradimento una tremenda bastonata sulla nuca. Il povero Basilio stramazzò a terra stecchito. La stessa sorte toccò a uno dei compagni. Il terzo riuscì a stento a salvarsi gettandosi a nuoto.

I selvaggi, occultati i cadaveri, si presero il bottino che non dovette essere indifferente, a giudicare dalla quantità di oggetti che gli Indi comperarono dai trafficanti di passaggio (certamente col denaro del povero Signor Basilio) il giorno dopo l'assassinio.

Orbene, gli autori del delitto furono inquietati? La giustizia riuscì a identificarli e ad acciuffarli? Quale giustizia? Di dove poteva venire? Dallo Stato di Goyaz ? dal Matto Grosso? dalla Confederazione stessa? E poi, come avrebbe potuto la giustizia scovare i colpevoli nascosti nelle loro impenetrabili foreste? La giustizia non se ne occupò. Ecco tutto. Uarumà, il principale degli assassini, se ne fuggì presso gli indi Shavahès; gli altri, ripartitosi gran parte del bottino, bruciarono il resto e affondarono il battello nel luogo più profondo del fiume.

Dopo di avere visitato gli Indi del Rio das Mortes, decisi di recarmi fino a S. Izabel do Mouro, villaggio indiano abbastanza distante, dove si stava preparando una grande festa. Bella occasione per trovare riuniti gli Indi. Disgraziatamente il nostro battello avanzava lentamente, troppo lentamente nel fiume. Per arrivare in tempo dovetti lasciare il battello e prendere, solo con il mio interprete e il barcaiolo, una barchetta capace di filare come una freccia.

Partimmo. Il desiderio di partecipare alla festa dava lena al mio indio rematore, e la barca, leggera come un guscio, scivolava rapidamente sfiorando appena le acque sferzate dall'ardente canicola. Quindici chilometri all'ora!

La nostra volata però fu inutile. Arrivati al villaggio, ci dissero che la festa era stata rimandata per causa della cattiva pesca di quella mattina. Per godere ci vogliono i mezzi, e se il fiume li nega...

- Non ogni male viene per nuocere! - dice il proverbio! Era il caso nostro. L'incidente diede ai nostri compagni occasione d'arrivare anch'essi in tempo per assistere al curioso e divertente spettacolo d'una festa indigena.

L'Araguaya. - I Caragiàs. - Loro usi e costumi.

Nell'attesa degli amici e per occupare un riposo forzato, andammo a contemplare in tutta la sua maestosa bellezza il fiume Araguaya.

Mi è caro questo fiume che dalle sue sorgenti a metà il suo corso (per circa 1300 Km.) segna i confini della vastissima Prelatura di Registro di Araguaya. Impetuoso, profondo, con frequenti cascate nella parte superiore del suo corso, l'Araguaya misura più di 2.2oo Km. in lunghezza e in certi punti supera i 4 e i 6 Km. in larghezza. All'epoca delle pioggie periodiche, a causa delle piene le sue rive si trasformano in vere paludi, che si estendono per chilometri e chilometri all'intorno. La sua profondità va da 1 a 8 metri; la velocità della corrente da 2 a 5 Km. all'ora. Nell'estate, cessate le pioggie e tornata la siccità, si formano sul fiume qua e là numerosi isolotti. In essi, come sulle spiaggie, i Caragiàs piantano le loro tende.

Per i battelli di piccolo tonnellaggio la navigazione è sempre possibile su di un percorso di 1500 Km. partendo da Registro, sede della mia prelatura.

I Caragiàs formano una tribù indiana assai curiosa. Vivono raggruppati in villaggi, alla testa dei quali si trova un capo. Possono però, se lo desiderano, sempre, ben inteso, col permesso del capo del villaggio, passare da un villaggio all'altro. Il trasloco è molto spiccio. Caricano la barca di stuoie, di alcune ciotole e della loro famiglia. L'uomo si mette dietro con l'arco e le freccie e sospinge avanti la barca fino al villaggio prescelto.

Tali villaggi presentano quasi tutti il medesimo aspetto. Sono di forma regolarissima, con le loro capanne allineate, dal soffitto formato di stuoie sospese su pali piantati nella sabbia, costruite sempre in vicinanza d'un fiume. A pochi passi ogni famiglia vede pronte le sue barche amarrate alla riva.

Queste abitazioni vicinissime le une alle altre, sono coperte d'una stuoia a due spioventi a guisa di tenda militare. La stuoia, mentre serve per il tetto, è pure usata, secondo che lo richiede la necessità, come materasso e coperta.

A 8o metri circa dal villaggio sorge l'Aruanà, casa destinata ai giovani. Fuori, sulla spiaggia si vedono gettate alla rinfusa padelle e ciotole, mandioca, pesci, patate, granturco in spiga; qua e là qualche gallina o qualche magro cane che gironzolano svogliatamente, in piena libertà.

Presso i Caragiàs il diritto di proprietà è sacro e inviolabile. Nessuno può toccare ciò che non gli appartiene, e il furto è considerato come viltà d'animo.

* *

L'indio Caragiàs è un bel tipo d'uomo, slanciato, agile, piuttosto nervoso, dall'occhio nero e intelligente dal petto ben sviluppato per il continuo esercizio del remare che costituisce la sua principale occupazione.

Non usa vestiti. Le donne però si cingono i fianchi d'un tessuto vegetale filamentoso ricavato da un albero del paese detto « gamelleira ».

Si lasciano crescere la magnifica capigliatura nera che raccolgono in trecce; alcuni preferiscono i capelli sciolti, tagliandoli à la garçonne all'altezza delle sopracciglia, che si strappano senza pietà. Sui zigomi, come distintivo della tribù a cui appartengono, praticano un leggero e piccolo tatuaggio, della circonferenza d'un centimetro o poco più di diametro. Questo tatuaggio è praticato sul bambino, quando ha raggiunto l'età di 5 anni dal capo cerimoniere della tribù, che si serve per tale operazione d'una pietra appuntita e d'un certo succo colorante estratto dal genipapo. L'avvenimento dà luogo a una festa alla quale vi partecipano parenti e amici.

Ai ragazzetti vien fatto un forellino al labbro inferiore e alle orecchie.

Il Caragià è gioviale, d'indole dolce e socievole; ama la sua famiglia, da cui non si separa mai, neppure nei lunghi viaggi.

Eccellente pescatore, insuperabile sulle acque, maneggia il suo remo con un'abilità e resistenza sorprendenti; passa il tempo estivo sulle rive del fiume e si ritira in luoghi più alti solo al tempo delle pioggie periodiche.

Il suo principale e preferito alimento è il pesce; non disdegna tuttavia la selvaggina, la frutta e gli altri prodotti del suo orticello. Non mangia pollame, che alleva solamente per venderlo ai bianchi, nè carne di bue (bororene), nè beve latte di vacca. È molto sobrio e previdente: pensa e provvede anche pel dì seguente. Le conchiglie gli servono di cucchiaio.

Le armi dei Caragiàs sono l'arco e la freccia, una specie di alabarda e un nodoso randello. Qualcuno porta anche il fucile, acquistato dai civilizzati con qualche servizio reso o aiuto prestato nel risalire il fiume; in generale però sono fucili vecchi e inutilizzabili.

Il Caragià si occupa anche un poco di agricoltura e semina granturco, mandioca, patate, zucche; coltiva anche il cotone e lo fila.

Gli articoli che preferisce acquistare sono il tabacco (conti), la farina di mandioca (canandé), lo zucchero (bidirà), ami per la pesca (naxí); anelli (debón), oggetti di vestiario e strumenti di lavoro. Quantunque sprovvisti delle cose di prima necessità, non si dimostrano avidi per avere quanto possono desiderare e tanto meno importuni e petulanti.

I Caragiàs contrattano e scambiano volentieri col viaggiatore di passaggio gli articoli di loro fabbricazione: remi, frecce, barche, ornamenti indigeni che cedono per avere in cambio coltelli, scuri e altri oggetti di loro gusto.

Qualcuno di loro riesce ad esprimersi in portoghese; alcuni altri appena balbettano male qualche parola; i più non lo capiscono affatto.

Pare, al primo contatto con loro, che non abbiano idee spirituali, conducendo essi una vita puramente materiale; ma io sono sicuro, che una più lunga permanenza con loro ci farà scoprire tracce indubitabili, benchè rudimentali, di vita religiosa e morale.

Nelle malattie usano speciali radici come medicina. Quando si sentono male alle braccia o alle gambe, si scorticano superficialmente la pelle da l'alto in basso, con una specie di pettine fatto con una decina d'acutissimi denti di pesce infissi nella dura scorza d'una zucca secca. Fatte le escorticazioni, ne spremono con forza il sangue, e terminano la dolorosissima operazione con un lavaggio e forti massaggi.

Per difendersi dalle punture delle zanzare si ungono il corpo con olio di cocco e d'urucú.

Non apprezzano molto per la toeletta gli ornamenti indigeni; li lasciano volentieri ai giovani che portano sempre braccialetti, collane e anelli. Però in occasione di grandi feste tutti e specialmente i guerrieri della tribù si pitturano il corpo di disegni curiosi, non privi però di grazia e d'attrattiva.

Contrariamente a quanto conosciamo delle altre tribù indiane, la donna carajà non si applica in lavori pesanti. Quando vive nel suo villaggio, essa attende alle faccende domestiche e alla cura de' suoi figliuoli. È piena di rispetto per suo marito. Quando questi ritorna dalla caccia, essa si trova pronta sulla soglia della capanna per ricevere l'arco e le frecce; si presta con lui a scaricare la barca; gli prepara il mangiare; lo pettina e magari lo pittura s'egli lo desidera.

Quando la famiglia è in viaggio, essa se ne sta seduta e quieta in fondo alla barca coi figliuoli, lasciando al marito il pensiero dei remi e della pesca. Esercita una grande influenza in seno alla famiglia, nella quale non si prende nessuna decisione importante senza il suo consenso.

Di questi bravi Carajàs riuscii ad attirarne un buon numero, il mattino dopo il mio arrivo, attorno all'altare portatile su cui celebrai la S. Messa. Poi cominciò la festa rinviata per tale giorno. Nel pomeriggio incominciarono le lotte a corpo a corpo, che durarono più d'un'ora. Seguirono le caratteristiche danze indigene e finalmente i canti abbastanza armoniosi. La festa passò nella più schietta allegria. Nulla fu notato d'incomposto o poco riguardoso. Finito lo spettacolo, ognuno si ritirò nella sua capanna per la frugale refezione.   (Continua).

CINA.

Shanghai, 11 aprile 1927.

Da una corrispondenza del Salesiano Don Bortolo Fochesato.

Ben triste è la condizione dei poveri missionari in Cina. Ormai l'uragano bolscevico ha seminato la distruzione ovunque è passato. Tutti i giorni giungono Missionari e Suore dall'interno della Cina; giungono stanchi e sconfortati, col cuore amareggiato nel vedere rovinati, dispersi i fiori dei giardini, dove lavoravano con tante speranze e tanto ardore. Anche noi abbiamo avuto il nostro colpo.

Dato il grande odio contro lo straniero, sia il Console d'Italia, come il Vicario Apostolico, Sua Ecc. Mons. Paris, ci diedero ordine di ritirarci dal nostro Collegio, situato in città cinese, e ci fecero venire in Concessione. Vennero a questa risoluzione dopo i fatti di Nanking in cui perirono il Padre Vanara, torinese e il Padre Dugout, francese, tutti due Gesuiti, e altre persone ancora. Chi sa cosa sarebbe avvenuto se le navi straniere non avessero protetto i bianchi e i giapponesi ai quali si dava in quel giorno la caccia a morte.

Tornando a noi, il 26 marzo lasciammo l'Ospizio di S. Giuseppe, Superiori e giovani, eccetto gli alunni piccoli, che rimasero laggiù con l'aspirante cinese Andrea Tsu. Siamo partiti in tutta fretta, portando con noi appena qualche cosetta. Andammo all'Ospedale Sacro Cuore, in Concessione Internazionale, dove ci potemmo alloggiare assai bene. Ma intanto giunsero colà altre comunità religiose. Altre Suore, ancora provenienti dall'interno, vi devono arrivare. Per questo si dovette levare le tende: ieri noi confratelli venimmo qui alla Procura delle Missioni straniere di Parigi, ed i giovani ritornarono alla cosidetta «casa nostra» cioè all'Ospizio S. Giuseppe. Con loro vi è, oltre all'aspirante, anche il Sig. Direttore. Frattanto gli operai armati, che la facevano come da padroni, avevano stabilito di occupare metà della nostra casa; di fatto si erano anche insediati in qualche locale, ma, giunti i soldati del partito cantonese, vi si insediarono loro in numero di mille. In questi giorni gli operai scrissero al generale e comandante della piazza domandando lo sgombro della parte della casa occupata dai soldati perchè vi dovevano insediare quella che da noi si chiamava la « camera del lavoro». Da parte loro i soldati combattono con gli operai. Stamattina fecero un bel colpo. La sveglia venne suonata dalle mitragliatrici e dalla fucileria. L'esito fu che i soldati tornarono con duecento fucili, due mitragliatrici ed un cannoncino presi agli operai di Nan-Tao. Di più portarono come bottino una automobile e alcuni prigionieri. Nella città cinese continuano le dimostrazioni bolsceviche, gli scontri fra soldati e operai e qualche tentativo di aggressione contro le Concessioni.

Le Concessioni ormai sono come un campo trincerato, circondate da reticolati, fortini, cancellate, sacchi di terra; vi sono appostati i cannoni, le mitragliatrici; sono regolate le entrate e le uscite; i soldati stanno sempre all'erta, mentre nel porto si allineano navi da guerra di tutte le nazioni. Che cosa succederà? Che sarà delle Missioni?

Noi siamo in attesa del Visitatore Rev.mo Sig. D. Ricaldone. Sentiremo e faremo come ci consiglierà. Si presume che non così presto potremo riprendere il nostro ordinario lavoro, se pure, come si spera, lo riprenderemo.

13-4-927 - Ieri giunsero dei soldati che sembrarono avere il diavolo addosso. E necessario sgombrare interamente dall'Istituto. Per ora 10 Confratelli andranno a Macao.

Le due gloriose vittime.

Don Fochesato nella sua lettera accenna ai tragici fatti di Nan-King e alla conseguente morte eroica dei due martiri Gesuiti P. Vanara e P. Dugout. Ai due ardenti apostoli e ai loro compagni, che bagnarono del proprio sangue il campo delle loro fatiche e dei loro sudori, rivolgiamo il nostro pensiero commosso e il nostro fraterno saluto. C'inchiniamo profondamente addolorati davanti alle loro salme gloriose, per ammirare, per imparare come sanno morire i campioni della fede, veri soldati di Cristo.

Padre Vanara e Padre Dugout come sono caduti?

Del Padre Vanara narrasi che subito dopo celebrata la S. Messa fu sollecitato ad uscire di casa senza prendersi nulla, persino in pantofole; e alla porta del giardino erano appostate due sentinelle che gli spararono a bruciapelo, bruciandogli la lunga barba e freddandolo sul colpo.

La morte del P. Enrico Ducout non fu istantanea come quella del P. Vanara.

Quando questi cadde fucilato, egli accorse in cerca di lui, ma fu fermato da un ufficiale sudista che gli chiese:

- Sei prete tu ?

- Sì! - gli rispose egli; e s'ebbe una rivoltellata che lo fece stramazzare a terra; e durò per 7 ore spasimando senza alcun soccorso!

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

I Graziati.

Scriveva il Ven. Don Bosco (1). « Se mai ti accadesse, o lettore, di entrare nella chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, non potrai a meno di sentirti compreso da ammirazione rimirando un edifizio, da poco consacrato al divin culto e già ornato di voti che a più centinaia stanno appesi alle mura. Ciascuno di essi ricorda che un divoto di Maria in qualche sciagura ricorse a Lei, e per sua intercessione ha ricevuto conforto ne' suoi mali. Ma che diremo di tanta povera gente, che ottenne favori segnalati, e che non, può offerire altro al Signore che la gratitudine del suo cuore e la preghiera? Che diremo delle molte grazie spirituali, di cui non si suole dare un segno esterno?

Molti di quelli che hanno ottenuto grazie particolari da Maria Ausiliatrice per giusti motivi non amano che il loro nome sia conosciuto, specialmente se le grazie sono spirituali, che ne formano il maggior numero. Ma niuno deve dispensarsi dai doveri di gratitudine verso la sua Celeste Benefattrice. Questi doveri si possono compiere in due modi: col raccontare ad altri la grazia ottenuta, o promuovere con altro mezzo la divozione verso di questa nostra Madre. Ciò servirà ad altri di eccitamento a fare ricorso a Maria nelle loro necessità, mentre apriranno per loro stessi la strada a conseguire nuovi favori e grazie ancora più segnalate. Ma a tutti è poi caldamente raccomandato di compiere le promesse fatte. Le preghiere, le mortificazioni, le confessioni, le comunioni, le opere di carità promesse siano puntualmente compiute. Dice lo Spirito Santo: A Dio dispiace la stolta ed infedele promessa.

Si è più volte verificato che la mancanza di fedeltà alle fatte promesse tornò d'impedimento a conseguire la grazia sospirata, e talvolta fu rivocato il favore già ottenuto.

E bene anche qui di notare che Iddio concede le grazie richieste in varie misure. Talvolta bisogna pregare lungo tempo, e la sola perseveranza ottiene. Alle volte si ottiene la totale liberazione da un male; altre volte il male non peggiora, o cessa totalmente, o ne è mitigata l'intensità; oppure ci vien data la rassegnazione ai divini voleri; o finalmente Dio ci libera da altri mali, oppure ci cangia il favore temporale in favore spirituale che ridondi a bene eterno dell'anima. In tutti questi casi la nostra preghiera, portata dalla Santa Vergine al trono dell'Altissimo, fu esaudita, e noi Le dobbiamo professare la più viva gratitudine e compiere le fatte promesse. Così facendo siamo certi, come ci assicura il Vangelo, di essere esauditi: le nostre preghiere non saranno mai senza frutto » .

(1) Sac. GIOVANNI BosCo: Maria Ausiliatrice = col racconto di alcune grazie, = 10a ediz. = Libreria editrice Salesiana (pag. 57=58).

LE GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE (1)

Dopo un anno!

L'anno scorso durante il mese dell'Ausiliatrice ho dovuto pormi a letto per molesta flebite complicata poco dopo con acuta pleurite diaframmatica della quale i medici non mi nascosero l'allarmante gravità. Volli perciò ricevere il Santo Viatico e disporre bene le mie cose, mentre parenti ed amici pregavano per me. Avevo appena ricevuto il Viatico che arrivò un sacerdote salesiano, mio buon amico, affatto inconscio del mio stato... La Suora infermiera gli permise d'entrare a condizione che non mi facesse assolutamente parlare.

- È l'Ausiliatrice, disse, che mi manda a portarle la Sua Benedizione, perchè guarisca e faccia ancora molto bene... Domani celebrerò la Santa Messa proprio per lei all'altare dell'Ausiliatrice, si pregherà da molti... e vedrà! -

Ciò detto m'impartì la Benedizione rituale dell'Ausiliatrice e si ritirò in ossequio alla prescrizione medica.

Avuto conoscenza del mio grave stato, il Rev.mo Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi, lo stesso giorno si degnava inviarmi il suo Segretario a rinnovarmi la Benedizione della Madonna e a recarmi una reliquia del Venerabile D. Bosco, che il sacerdote stesso volle pormi sotto il guanciale e che ora porto sempre con me... In cuor mio pregai il Santo Fondatore dei Salesiani di ottenermi la grazia dalla sua Madonna e promisi di far pubblicare la grazia qualora fossi guarito.

In pochi dì ebbi un sensibile miglioramento: in giugno ero fuori pericolo e il 5 settembre potei recarmi fino a Valdocco per ringraziare l'Ausiliatrice della segnalata grazia concessami.

Adempio la promessa di pubblicarla dopo un anno durante il quale ho goduto buona salute nel disimpegno dei miei doveri.

Sia ringraziata e benedetta in eterno la potentissima Madonna del Venerabile D. Bosco sempre pronta ad esaudire le umili preghiere dei suoi divoti!

Torino, maggio 1927.

Comm. GIUSEPPE MICHELE ATLETA.

L'Ausiliatrice ci ha esauditi.

Quanto buona e potente è la Madonna di Don Bosco!

Una tenera bambina era venuta ultimamente a rallegrare la nostra famigliuola. Ma la nostra allegrezza fu turbata dalla dolorosa constatazione che la bambina era nata con l'itterizia, bronchite e infezione intestinale concomitante.

Per sette mesi i dottori studiarono ed esperimentarono tutti i mezzi dell'arte salutare; ma, vedendo il male ribelle alle lor cure e per di più con minaccia di complicarsi con la pleurite, dichiararono non esservi ormai più speranza di salvare la bambina.

Però non venne meno la nostra fiducia in Maria SS. Ausiliatrice, alla quale ricorremmo con più fervorose novene interponendovi l'intercessione del Venerabile Don Bosco.

La gran Madre di Dio accondiscese benigna alle nostre suppliche ravvalorate da sì potente intercessore. La nostra bambina da alcuni mesi non ha più disturbi ed è vispa e allegra con gioia immensa dei fortunati genitori.

Inviando la promessa offerta, rendiamo pubblica la grazia segnalata alla maggior gloria dell'Ausiliatrice e del Suo grande apostolo Don Bosco.

Cavatore (Acqui), aprile 1927. Coniugi MIGNONE.

Sciolgono l'inno della riconoscenza a Maria Ausiliatrice per segnalatissime grazie e inviano il loro doveroso tributo pro Opere e Missioni di Don Bosco:

ANGELONI ANTONIO per gravissima operazione scongiurata;

A. P., Cooperatrice Salesiana, dopo avere riacquistato la vista, quasi completamente perduta;

BOLLOLI LUISA, Cooper. Salesiana, per la guarigione prodigiosa del babbo colpito da mortale bronco-polmonite;

BASSANI ROSETTA per la riacquistata salute;

BOCCA MARIA, perchè, proprio il 24 maggio, la Madonna di D. Bosco, sventando un'ingiusta accusa, ha fatto rifulgere l'innocenza, ridonando, alla famiglia la perduta pace;

CERESETO BICE DE ANDREIS, risanata in modo prodigioso;

CONSOGNO BOSELLI MADDALENA, Cooper. Salesiana perchè la Madonna le ridonò guarita la bambina mentre era svanita ogni speranza umana di salvarla;

CoRsico GIUSEPPINA RUGGERONE per la guarigione della bambina senza atto operatorio;

DEMARCHI MADDALENA per la prodigiosa cessazione d'un gravissimo mal d'occhi che la tribolava da 12 anni...;

DUINA ANNA perchè la Madonna le ha ridonata la madre completamente guarita;

FARiNETTI FIORAVANTI per la guarigione della consorte;

FERRARO G. B. per la guarigione insperata della madre;

GIUSTI FRANCESCO per il felice esito d'un gravissimo e incerto atto operatorio da cui ne uscì salva la madre;

LA DELFA F. P. per la prodigiosa guarigione della nipotina;

MOLLO G. e V. perchè la Madonna ridonò alla famiglia guarito il figliuoletto ormai spedito dai medici;

MORANDO ANTONIO Coop. Salesiano dopo la miracolosa guarigione dell'unica sorella, ridotta già in punto di morte;

PANUZZI ANGELA, Coop. Salesiana, per una felice operazione subita dalla madre;

ROMANI LINA per la felice risoluzione di gravi interessi finanziari;

ROTA CRISTINA perchè la Vergine Ausiliatrice dopo averle salvato il figlio durante la guerra, concesse a lei l'insperata guarigione, così che potè riprendere regolarmente il sospeso insegnamento;

SANDER MARIA per la guarigione del nipote Dogliatti;

SCHIAVO FRANCESCO, per la liberazione, dopo 7 mesi di vero martirio, dal peso di una grave calunnia e il conseguente trionfo della umana giustizia e della sua innocenza;

SCOLARI A. SUORA per un insperato miglioramento della sua salute da tanti anni assai malandata.

SEGOLINI LUIGIA, per segnalatissima grazia ricevuta;

SIGNORA N. N. per la gioia d'aver avuto un angioletto a rallegrare la sua casa;

ZAMPARO D. GIACOMO per essere guarito evitando una pericolosa e già decisa operazione chirurgica.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. A. di ***, A. C. A. di Ravenna, A. D. S. di Piana Brembana, A. G. di Busalla, A. G. T. degli S. U. d'America, A. M. di Torino, A. P. di Torino, A. R. B. di Torino, A. T. R. di Torino, Aguglia C., Aguti E., Alessi S., Alladio C., Alliod S., Almasio C., Alpini G., Andina C., Andriani I., Andrucci d. P., Anfosso R., Angeloni A., Ansaldi A., Angelini G., Ansaldi A. in Girando, Antonucci I., Arbore R., Audino R., Aversa A., Aymonod G.

B) - B. G. di ***, B. M. R. di Asti, Baglivo E., Baccalini E., Bagiardi M., Baglivo C. in Fusari, Bagnat P., Baita L., Baldassari G., Baldini E., Baldizzone d. T., Baldizzone suor A., Ballor D., Ballotta M. in Serra, Balma E., Balocco F., Barbati C., Barbera F., Barberis F., Barberis I., Barberis M., Barbero B., Barbero E., Barbero P., Barbieri C., Barletti L., Barnasse A., Baroli A., in Maioni, Baron M. in Sasso, Barresi R. in Balsamo, Banducco D., Barth T., Battini A., Battista D., Bazzica M., Bellelli L., Bellintani I., Bellono T., Bellotti E., Bellotti M., Belluggi A., Bergadasio C., Bernard G. L., Bernini d. A., Bernini Z., Bernini E., Bernotti M., Berrino M., Bertazzo M., Bertoli L., Bertolini T., Bertonasco N., Bertuetti S., Besozza R., Besozzi R., Be' haz A., Bethaz M., Betti L., Biamonti G., Bianchi E., Bida M. e G. B., Bida M. e G., Biffarella M., Bigani L., Bigatti I., Bignami R., Binetti D. in Barchi, Biondi G., Blangino M., Boalino P., Bocca M., Boccardo L. in Magagno, Bocchicchio V., Bochino T., Bodratti M., Boesso A., Beffa F., Boggio T., Boglio M., Bollano D., Bololi L., Bona M. in Pavia, Bonelli M. in Borlo, Bonini R., Bonino L., Bongiovanni R., Bontempi F., Bonvicini S., Bordet M., Sorella G., Borio L., Borelli d. G., Bosco G., Bosi P., Bosia T., Bossotti T., Braga d. G., Branca C., Brasso E., Brau G., Bricco E., Brunet M., Brunetta R., Bruno N., Bruno E., Bruno S., Bruno d. D., Brusati L., Brusatti M., Brusco E., Brusco G., Brusutti M., Bruzzo R., Bucciotti d. G., Bugini B., Bugini P., Bugliani D., Bulatich F., Buongiovanni N., Buosi contessa A., Buscaglieri N.

C) - C. A. di Castelnuovo Calcea, C. A. di Chivasso, C. M. di Gordola, Cagnacci L., Caldara M. in Vitali, Calosso O., Calosso P., Caltran O., Calvi P., Camarra A., Campra C. da Lehmann, Canna M. in Barone, Cantarello R., Cantatore E., Cantone M. in Vola, Cantù E., Capitani M., Capoani A., Carbone R. in Valerio, Cardinali P., Carpene A., Carozzo P., Casarotta E., Casiello M., Castaing B. D. di Porvenir (Uruguay), Castellazzi E., Castrucci A., in Croce, Cauchi E., Cauchi R., Cavalletto T., Cerbino A., Cereseto B. in De Andreis, Cercato F., Colonia T., Ceresoli C., Cevrero E., Charier V., Cherini T., Chiarelli G., Chiattone A., Cicli P., ex allievo Salesiano, Cipriani d. E., Cocco eh. G., Colaretti G., Colomba G., Colonnetti P. in Callegaris, Concato A., Coniugi Donetto, Lanzardi, Consentino M., Conterio R., Conterno T., Cooperatrici di Genova e di Tevere (Mantova), Coppi R., Corbellino P., Coedero R., n. Panetti, Corona C., Corongin E., Corsico G., Ruggerone, Cortinovis IVI., Cotti C., Covi M., Craviotto M., Cristina A., Crotti G., Cuoghi M., Cuppone A.

D) - Dacasto M., Damilano E., Dansero F., De Battisti G., De Bernardi F. in Ticozzi, De Bonis G., De Carlini G., Decaroli A., De Cesaris F., Degravio G., Delfino A., Delprato T., De Mitri E., Demonte C., De Santis M., Diana P., Di Maria S., Di Mauro G., Disalvo P. in Dinolfo, Di Stefano C, in Caruso, Donelli C. in Cremonti, Dones d. A., Direttore Istituto Salesiano S. Giusto di Chioggia, Duina A., De Ambrosis G.

E) - Elegir P., Enrico G., Enrietta R.

F) - F. C. di Trieste, Fabbri G., Fabbri N., Fagan M. in Martini, Falciola A., Falda L., Falzone G., Famiglie Alosca, Badalamenti, Fioreazuola, Mortarotti, Fantini S., Fantini T., Fanton M., Farò A., Fasoli R., Ferla G., Ferrari L., Ferrari V., Ferrero C., Ferrero P., Ferretti C., Ferro M., Festa A., Fey V., Filippi V., Fiorella S., Foglia-Cilla P., Foglia R., Fondra M., Fornara C., Forneris M., Forni C. G., Fortina G., Fortunati R., Fossati F., Fossati M., Fracchia V., Frajoli G., Franchini C., Francesconi R., Franco B., Fraschetti D., Frassato A., Frattini A.

G) - G. B. M. di Torino, G. C. di Acqui, G. D. di Torino, G. G. di Torino, G. M. di Torino, G. P. di Torino, G. S. C. di Pinerolo, Gadina A., Gado T., Gagliano C. in Sciara, Gagliano V., Galleana M., Galletti A., Galli M., Gallo M., Gallo G., Galvagnini A., Gambalsta cav. C., Garelli C., Garofolo G., Garoppo L., Garrone F., Garroni M., Gastaldi E., Gatti T., Gazza M. in Fonolli, Gemelli G., Geraci A., Ghiglione P., Ghiglione M., Ghilardi M., Ghione B., Giaccone G., Giampaoletti P., Giametto G., Gianti C., Gianti M., Gilardi G. ed M., Gioffredi F., Gianti S., Giudice M. in Zampati, Giuliani L., Giunta L., Glarey A., Gnavi R., Goggano M., Gregotti M., Griffa G. in Martini, Grignola E., Grisi D., Grosso M., Guaraciaba P. di Ribeirào Preto (Brasil), Guarinoni C., Guarneri G., Guatelli F., Guerrasio C., Guerra T.

I) - Zanni C., Imberti E., Insinna F., Inzaghi M., Isnardi T. in Giraudi, Isola G., ex allieva di Nizza Monferrato, Ivaldi V.

L) - L. E. di Aosta, L. G. di Torino, L. M. C. di Santulussurgiu, Laiolo G., Lana S. in Parato, Lancini C., Lanza G. in Giani, Lanza N. Lazzarini d. P., Leccisi P. in Licci, Lemut A., Leone G., Leone S., Leporati L., Léveque Joseph, Littardi L., Locatelli S., Loddi F., Lomonaco M., Lopresti R., Lo Verde d. L., Lunardi R., Lunardin P., Lussiana P., Luzzatto A.

M) - M. A. di Romagnano Sesia, M. C. di Castelnuovo Scrivia, M. C. di Occimiano Monferrato, M. G. M. di ***, M. M. di Legnago, M. M. di Torino, Maffei N., Maggi A., Maggia A., Malgrato A., Malvezzi A., Manca G., Manca M., Manera L., Manichedda A., Manildo A., Manzino F., Manzone G., Marchisio R., Marconi L., Marcuzzi A., Marengo C., Mariani M., Marrano A., Marrocu A., Marta M., Martignine L., Martinetto L., Martini G. in Griffa, Mascarino L., Matta A., Mazzonzelli E., Meaglia G. in Fassiano, Merisio L., Merlatti G., Merlo Cav. N., Mocai B., Minoli M., Miriani D., Molina M. in Galbani, Molinari R. in Merlo, Mondi M., Montaldo F., Montini R., Morandini C., Morando A., Moretti L. in Zoratti, Morino L., Moriondo E., Moro G., Moro P., Moschetta A., Muntoni C., Murelli (Famiglia), Murgia L., Muscolo eh. R., Mussini E., Musmeci G., Musso E., Musso (Famiglia).

N) - N. N. di Borgo S. Martino, Caltanissetta, Cambiano, Campoligure, Milano, Nole Canavese, Rivarossa, Roma, S. Benigno Canavese - N. fd. di Torino, Nada G., Naggi A., Negro T., Nicolis E., Nizzi M. in Tampellini, Nobile M., Nobile can. M., Novaro C., Novelli M.

O) - O. M. di Campoligure, Oddo E., Oleotti P., Olivo D., Olmo G., Onano A., Orbelli F., Orecchia G., Osella G., Ossella M., Ottino R. ved. Mercandino, Ottolini R., Ottone A.

P) - P. A. di Pieve di Teco, Pagano T. in Cogo, Pallai E., Palladino A., Parodi T., Pastorino I., Pecori P., Pederzoli C., Pedrotta I., Peira G., Pelagatti L., Pelassa L., Pellegrini G., Penzo R., Perinetti V., Perna can. R., Perosino d. P., Perotti A., Perotti V., Perricone A., Perrucon P., Perrucon G. in Minet, Personé M., Pesce P., Petroboni F. in Mirza, Petyx T., Petronici E., Pezzani L., Piatti contessa L., Piatto M., Picchio M., Piccirilli G., Pierotti T., Pilia T., Pilloni T., Pimpinelli O., Pini A., Pinter R., Pinzio C., Pipino L., Pistone G., Pistone M., Pizio F., Praduraux A., Poli M., Provera L.

Q) - Quaglierini E., Quistapace C.

R) - R. A. di Torino, R. E. di Torino, R. G. di Torino, R. L. di Sommariva Bosco, R. L. di Torino, R. P. G. di Torino, R. R. A. di Torino, Raffaellini L., Ragusa R., Raimondo L., Ramati G., Ramella M., Ramoneotti M., Rasera E., Ravetto A., Redaelli A., Redaelli E., Redaelli R., Redaelli S., Reggio M., Reginato A., Regoli D., Rembedo A., Resio C., Restivo E., Revelli F., Rezzani E., Riba G. B., Ribero A., Ricuarte Gil Sanchez di Calì (Colombia), Ricotti A., Righini A., Rinaldi R., Rinero G., Risso L., Rivoli T., Rizzi d. E., Rizzoglio G., Robione M., Robustellini O., Rocca M., Rocchetti I., Roggero N., Rolfo G. e consorte, Romano P. in Ameglio, Roncaglione D., Ronchetti G., Rossanigo S., Rossetto C. e T., Rossi A. in Candiani, Rossi C., Rossi F., Rossi B. B., Rossi M., Rossi P., Rossi T., Rossignoli C., Rossini L., Rosso S., Rossotto T. in Lagna, Rota G., Rota M. C., Rota R., Rotti C., Rovatti E., Rubatto M,, Rubbione A. Rudi L. in Bolla, Ruera T., Ruggero M., Ruta ch. S.

S) - S. M. di Torino, Sabot E., Saggiani M., Sala A., Sala E. in Massivera, Salvagio L., Samperi A., Samperi F., Sandrone M., Sandroni M.. Sandroni R., Sangiovanni M. in Tafuri, Sanguinetti C., Sanna F., Sanna S., Santa M., Santi E., Santi S., Saretta P., Scarpulla R., Schiavo F., Scofone C., Segalini L., Sella E. Semeraro A., Serra L., Sferlazza Can. V., Sgarlata L., Signoris M., Sorelle Cantù, Ascheri, Coggiola, Dalmasso, Salsotto, e Uccello, Sosso T., Spina M., Stella P., Suore Istituto e Agostini » di Verona, Sorelle Torino.

T) - T. B. C. di Torino, Taburoni M., Tappia L., Tarantola V., Tei E. in Mortaro, Teofili G., Teri M., Terramagra C., Terranova U., Tiragallo dott. A., ex allievo, Tita E., Tolini A., Tomatis L., Tondolo E., Torregrossa S., Tinetti D., Trossello C., Trossello M. B. in Silva, Trainiti A., Trisobbio R., Tucci M., Turroni A., Turroni C.

U) - Ugazzi E., Umberto M.

W) - Weiss M.

V) - Valcastro d. V., Valcavi L., Valenti A., Valentini B., Valenza S., Vanetti N., Vannini D., Vanoli A., Vercellino A., Vercellone T., Verlicchi A., Vendrame G., Venturini L., Viale B. in Conio, Vianino M., Vidi L., Vidoni C., Vienna F., Viglino S., Vinciguerra A., Viotti G., Vironda E., Vola S., Vusio A.

Z) - Zacchi G., Zamperoni C., Zamperoni E., Zampieri G., Zarafa S., Zeno M., Zoi G., Zoli T., Zoppa E., Zuccolini C., Zuech A.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904):

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; e) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Dal 1° luglio al 31 agosto nei seguenti giorni:

1° luglio. Festa del Preziosissimo Sangue. 2   »   Visitazione di Maria Vergine.

16 »   La Beata Vergine del Carmine. 6 agosto. Trasfigurazione del Signore.

15   »   Assunzione di Maria SS. al Cielo. 16   »   S. Rocco.

Ricordare anche che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1. Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

AZIONE SALESIANA

L'alto patronato di S. M. la Regina d'Italia accordato al Comitato centrale delle Dame Patronesse.

Il Consiglio di Presidenza a tutti i Comitati di Patronesse delle Opere del Ven. D. Bosco.

Benemerite Signore,

Eccovi una assai lieta notizia. Il nostro Rev.mo Sig. Don. Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore delle Opere e Missioni Salesiane del Ven. D. Bosco, essendosi rivolto a S. M. la Regina d'Italia, perchè si fosse degnata di accettare l'Alto Patronato di questo Comitato Centrale delle Opere del Ven. D. Bosco, da cui dipendono tutti gli altri Comitati di Patronesse delle Opere Salesiane in tutte le parti del mondo, ne riceveva la seguente risposta, che crediamo bene di comunicarvi integralmente:

Corte di S. M. la Regina Roma, li 31 Gennaio, 1927.

Anno V.

Reverendissimo Padre,

Sua Maestà la Regina ha molto volentieri accordato il Suo Alto Patronato al Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere di Don Bosco, avente sede presso codesta Direzione Generale.

Lieta di parteciparLe la graziosa risoluzione di Sua Maestà, profitto con piacere della circostanza per porgerLe, Reverendissimo Padre, i miei deferenti ossequi.

La Dama di Corte di Servizio Contessa Augusta Guizzardini.

Il Consiglio di Presidenza di questo Comitato Centrale, non appena conobbe questa favorevole risposta, si affrettò, pel tramite stesso del Rev.mo Sig. Don Rinaldi, d'inviare a S. M. la Regina i più riconoscenti ringraziamenti per l'alto favore concesso, favore che torna nel tempo stesso anche di nuovo incoraggiamento a noi per lavorare con maggior lena a vantaggio delle Opere e Missioni del Ven. D. Bosco, alle quali appunto è dedicata la nostra azione.

La Causa di Beatificazione di una Cooperatrice Salesiana.

Nella pubblica Cappella del Palazzo vescovile di Barcellona (Spagna) il giorno 4 aprile u. s. si costituì, sotto la presidenza dell'Ecc.mo Vescovo, il Tribunale ecclesiastico, che deve istruire il processo informativo sopra la fama di santità, virtù e miracoli della Serva di Dio Donna Dorotea de Chopitea Vedova de Serra.

Motivo di grande sodisfazione per la Famiglia Salesiana e in modo speciale per i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane sarà certamente questa bella notizia, poichè la nuova candidata all'onore degli altari fu un'esemplarissima Cooperatrice di Don Bosco.

Donna Dorotea de Chopitea, vera eroina di carità, fondò nella città di Barcellona più di venti stabilimenti di beneficenza, incominciò e sostenne numerosissime opere di carità cristiana, e sopratutto diede mirabili esempi di virtù e di zelo, conducendo una vita esemplarmente e santamente cristiana.

Mentre i Cooperatori Salesiani stanno celebrando il primo cinquantenario della loro fondazione, troveranno motivo di grande conforto nel constatare che uno di essi è stato scelto proprio in quest'anno per essere elevato all'onor degli altari; prova evidente che furono Dio nostro Signore e Maria Ausiliatrice a ispirare a Don Bosco la Pia Unione, affinchè anche in mezzo al mondo e adattandosi alle necessità dei tempi, i semplici cristiani potessero arrivare alle più alte vette della prefezione.

E se Barcellona ha una parte tutta speciale in questa esultanza, perchè in questa città Donna Dorotea spiegò la sua eccezionale attività ed edificò con le sue virtù, non devono provare meno sodisfazione i Salesiani e i Cattolici-Cileni poichè in Santiago del Cile nacque la Serva di Dio e contribuì in modo efficacissimo alla sistemazione dei Salesiani in quella repubblica.

É noto che, affinchè le Cause di Beatificazione dei Servi di Dio abbiano felice e rapido esito, molto influiscono le grazie straordinarie, che si ottengono per loro intercessione.

Parecchie grazie furono già ottenute invocando la Serva di Dio, Donna Dorotea de Chopitea. Ciò deve animare tutti i cristiani e in modo particolare i Cooperatori Salesiani a ricorrere, nei momenti difficili, alla intercessione di colei che fu in vita la Cooperatrice esemplare di Don Bosco.

Donna Dorotea, che compì con tanta perfezione tutti i doveri della cooperazione salesiana, da meritare dal Ven. Giovanni Bosco il titolo di Madre dei Salesiani, avrà certamente un interesse e un potere speciale a favorire quei Cooperatori e quelle Cooperatrici, che, mentre si sforzano di imitarne le virtù, ricorrono alla sua intercessione.

Convegni di Direttori Diocesani e Decurioni.

Nell'aprile u. s. si tennero in Roma, Gualdo Tadino (Perugia) e a Macerata i Convegni annuali dei Direttori Diocesani e Decurioni della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani del Lazio, Umbria e Marche, con l'intervento anche notevole di Zelatori e Zelatrici e di rappresentanti delle Unioni degli Ex Allievi di Don Bosco e delle Ex Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

A tutti e tre i convegni il concorso fu molto numeroso e la trattazione degli Ordini del giorno sulla Cooperazione Salesiana, sulle Missioni e sulle Vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie, a norma del programma prestabilito per quest'anno, si svolse assai ampiamente e con mirabile senso di praticità.

Anche a questi Convegni, come di solito, presero parte attiva l'Organizzatore Sig. Don Antonio Fasulo, e l'Ispettore Salesiano locale Sig. Don Giovanni Simonetti, a cui si aggiunse per Roma il delegato dell'Ufficio Centrale di Torino il Sig. Don Stefano Trione.

A Roma presiedette S. E. Rev.ma Mons. Anbrogio Guerra, Arcivescovo di Verissa, attorniato dal Rev.mo Don Tomasetti, Procuratore

Generale dei Salesiani, da parecchi prelati tra cui il Rev.mo Mons. Dieci, rappresentante delle Opere Missionarie Pontificie, del comm. Arturo Poesio, Presidente dell'Unione Regionale degli Ex Allievi di Don Bosco, del Cav. Livio Montalbetti, Presidente locale degli Ex Allievi, e da altri delegati e rappresentanti. La vasta sala era affollata specialmente di esimii sacerdoti.

L' Ispettore Don Simonetti riferì del Convegno dell'anno scorso e dei pratici risultati ottenutisi. Insistette molto opportunamente sulla deliberazione allora presa di diffondere la divozione di Maria SS. Ausiliatrici con le pie pratiche relative, la Commemorazione del 24 d'ogni mese, la festa annuale preparata con predicazione e coronata con la processione, tutte opere che diedero già in parecchie città e paesi dei risultati splendidi.

I Relatori nello svolgere i suaccennati temi, insistettero tra l'altro che l'Azione Salesiana dei Cooperatori si occupi con sempre maggiore zelo delle opere riguardanti la salvezza della gioventù; che, riguardo alle vocazioni, non si trascuri l'Opera di Maria Ausiliatrice istituita dal Ven. Don Bosco per le vocazioni anche di adulti; che, riguardo alle Missioni, si aiutino le Opere Missionarie Pontificie e che i Cooperatori sacerdoti si ascrivano tutti all'Unione Missionaria del Clero.

Quasi tutti i convenuti si fermarono al pranzo offerto dall'Ospizio Salesiano del Sacro Cuore al Castro Pretorio, ove si tenne il Convegno, e non mancarono brindisi e discorsi, che coronarono brillantemente il Convegno.

**

Altrettanto si fece ai Convegni di Gualdo Tadino per le Diocesi dell'Umbria e di Macerata per le Marche, sia nella trattazione dei diversi temi del programma come per le proposte varie.

Al Convegno di Gualdo Tadino presiedette S. E. Rev.ma Mons. Nicolò Calai, Vescovo Diocesano, cui facevano corona Mons. Mignini, Direttore Diocesano di Perugia, e i Direttori Diocesani di parecchie altre città. V'intervenne anche il Seminario Vescovile di Nocera.

Il Prof. Don Ernesto Berta riferì sul Convegno dell'anno precedente tenutosi con molto buon esito a Perugia. Parlarono come Relatori ampiamente oltre l'Organizzatore salesiano, il Can. Don Angelo Del Ventura, Direttore Diocesano locale, e Mons. Franciolini, Rettore del Seminario di Nocera. Chiuse Mons. Vescovo con opportunissime e ispirate esortazioni sulla cooperazione salesiana in mezzo al popolo.

A Macerata il Convegno assunse proporzioni ancor più vaste per l'intervento, specialmente di sacerdoti, da tutte le parti anche più remote di tutta la regione delle Marche. Presiedette Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ferretti, Vescovo Diocesano. Diede il benvenuto agli ospiti il Prof. Don Finco, Direttore del Collegio Salesiano locale. Riferì sul Convegno precedente il Direttore Diocesano Don Aristide Giustozzi. Il Sig. Don Fasulo diresse la conversazione sull'Azione dei Cooperatori; sul tema delle Missioni riferì Mons. Formiconi, Delegato Diocesano per le Opere Missionarie Pontificie; e sulle vocazioni il Vicario Generale Mons. Scarponi. Parlò infine l'Ispettore Salesiano Don Simonetti, ringraziando gl'intervenuti, e chiuse con pastorali incoraggiamenti Mons. Vescovo.

L'uso di tenere questi Convegni in Collegi. Salesiani rende molto lieta l'ospitalità, facile l'apprestamento del modesto pranzo d'occasione e offre campo agli alunni di rallegrare i graditi ospiti con svariati canti, suoni e gioconde recitazioni. Così faceva già il Ven. Don Bosco.

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La Rivista dei Giovani è diretta dai Salesiani e stampata dalla stessa tipografia del Bollettino Salesiano.

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Sommario del mese di Giugno.

La guida della vanità nella vita (II) - P. D. Bassi. Storia men nota, L'eroismo cristiano della principessa

Clotilde. - FELICE MASERA.

Chiave e serratura (Per la critica al messaggio di Benedetto Croce). -- ANTONIO Cojazzi.

Alle fonti: Le origini eucaristiche nell'Africa cristiana del III secolo. - III: S. Cipriano. - S. COLOMBo. Frammenti e commenti: D'una sentenza attribuita

Machiavelli. - Nel paese del comunismo. - Superstizione tenace. - Bussola e motore. - G. B1STOLFI.

Il libro sempre nuovo. - GioRGIo HOORNAERT. Domande e risposte: Sulla dottrina della Chiesa riguarda ai libri proibiti. - ANDREA GENNARO.

Idee e fatti sociali. - A. CANToNO.

Libri nuovi: La Vita di Gesù Cristo narrata ai giovani da GIOVANNI CASSANO. - I « Gruppi del Vangelo » di A. CoJAZZI. (G. L.). - Noi non per noi di CAMILLO DE CARLO (g. b.)

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NOTIZIE DALLE NOSTRE CASE

TORINO (Valsalice).

Insegnanti alla tomba di D. Bosco.

Presso alla tomba del Venerabile Don Bosco in Valsalice ebbe luogo il 26 maggio un'imponente adunanza di insegnanti e di ammiratori per rinnovare l'atto di omaggio e di devota gratitudine all'insigne Maestro, a Colui che fu, oltre un uomo di fede, un grande ed eminente educatore. E doveva essere precisamente l'omaggio precipuo della classe degli insegnanti ed educatori, tutta rappresentata, dalla maestrina dell'Asilo infantile fino all'insegnante universitario. Una corona di uomini di esperienza, di volontà, di sapere, che si stringeva attorno alla tomba dell'umile e grande sacerdote in un sentimento di ammirazione, quasi filiale, come per chiedere ispirazione e conforto al grande apostolo della gioventù. Tutte le maggiori autorità civili, militari, politiche e amministrative della città erano rappresentate. Ricordiamo il conte Gloria in rappresentanza del Sig. Prefetto, il senatore Rebaudengo, il Cav. Ispettore Gliozzi per il Provveditore, il gen. Rostagno; per gli Istituti Superiori Universitari: il prof. Gribaudi, il prof. Bartoli, il prof. Panetti, il prof. Kiesow, il prof. Vidari, il prof. Lemmi; per le Scuole medie: i presidi prof. Steiner, Bianchi, Morganti, Don Ferrero, sig.a Cotto e moltissimi insegnanti di tutti gli Istituti; per la Scuola elementare: il cav. uff. Leopoldo Ottino, direttore centrale delle Scuole elementari di Torino, molti direttori e direttrici sezionali, i tre ispettori, maestro Pachner, prof. Carli e dott. teol. Borla, il direttore della Biblioteca civica prof. Madaro; larga rappresentanza degli Istituti religiosi della città, il preside dell'Istituto Privato Commerciale Massimo d'Azeglio dott. Florio Foà, la prof. E. Giordani-Mussino collaboratrice del periodico La Scuola italiana moderna.

Dalla vicina Castelnuovo d'Asti, patria del venerabile, era venuto appositamente il Podestà, in rappresentanza di quella popolazione che si gloria di aver dato i natali al grande educatore.

La Società Salesiana era rappresentata nella persona del suo Superiore Generale Rev.mo Don Filippo Rinaldi, unitamente a Don Giraudi, Economo generale, Don Vespignani, Direttore Generalc delle Scuole Professionali, Don Bartolomeo Fascie, Direttore degli Studi e delle Scuole Salesiane, Don Carrà, Ispettore Salesiano del Matto Grosso, Don Calogero Gusmano, Segretario del Consiglio Salesiano, Don Gian Battista Calvi dell'Unione Don Bosco, Don Cojazzi, Preside del liceo « Valsalice ».

Per la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, erano presenti la Rev. Madre Eulalia Bosco, pronipote del Venerabile, Madre Rosalia Dolza, Ispettrice delle Suore di Maria Ausiliatrice in Piemonte.

Il vasto cortile e l'ampio porticato, prospicienti la tomba di Don Bosco, erano letteralmente gremiti di una eletta folla di insegnanti di ogni ordine e grado, che avevano risposto all'appello dell'Unione, il cui Consiglio era al completo, presieduto dal prof. comm. ing. Aristide Bianchi.

Molte le adesioni pervenute specialmente da professori del Politecnico e dell'Università.

Prestò servizio d'onore la banda dell'Oratorio Salesiano e durante la cerimonia si ebbero perfette esecuzioni corali dai Liceisti di Valsalice e dai chierici dell'Istituto Internazionale della Crocetta.

Dopo il canto dell'Inno « A Don Bosco », il prof. comm. Piero Gribaudi porge il saluto ed il ringraziamento a tutti i convenuti, auspicando che la tomba del Grande sia presto un altare, e si compiace dicendo che l'imponente adunata è una conferma dell'adesione universale alla santità del pensiero e dell'opera di Don Bosco.

Quindi il Presidente dell'Unione comm. ing. Bianchi esprime il compiacimento perchè l'Unione Don Bosco ha avuto un grande incremento nel breve spazio di tempo che intercorre dalla sua fondazione, che fu nel 1923, e conta già parecchie sezioni in Italia e fuori d'Italia. Il quale risultato è dovuto allo spirito di Don Bosco, che vivifica e assiste ogni opera sua e all'attività dell'Unione stessa, la quale si è prefissa di tradurre e di propagandare il meraviglioso metodo educativo dell'insigne Maestro. Presenta quindi l'oratore ufficiale, comm. prof. ing. Mario Panetti, Ordinario di Meccanica applicata alle Macchine e di costruzioni aeronautiche nel R. Politecnico di Torino, esaltando in lui non soltanto l'illustre docente scienziato e studioso, ma l'uomo di provata fede cristiana.

Sale alla tribuna il prof. Panetti, il quale, con spontanea e bella improvvisazione, traccia a larghe linee, con parola smagliante e convincente, il sistema educativo di Don Bosco, facendo non una conferenza, ma piuttosto, com'egli disse insistentemente, una confessione di quelle che sono le manchevolezze comuni dell'insegnamento per le quali pochi raggiungono l'intima fusione tra educatore e educandi, opera tanto difficile per chi vuol compierla seguendo norme pedagogiche e scolastiche, quanto facile e spontanea per Don Bosco, che fu guidato essenzialmente dal suo cuore paterno e da quello spirito di carità, da cui è pervaso tutto il suo metodo sublime di educazione.

Così, sotto l'apparente forma di una semplice confessione, ma in realtà con arguta e profonda analisi, l'oratore ha occasione di richiamare i punti essenziali del metodo di Don Bosco Educatore, che si possono riassumere così: assistenza ed avvicinamento continuo dei giovani, non solo nelle ore e durante le lezioni scolastiche, ma anche e più nelle libere conversazioni fuori di scuola; la paziente carità che diventi corazza abituale dell'insegnante di fronte agli alunni; vigilanza continua dell'insegnante su se stesso per essere continuamente esempio dì bontà, di pazienza e di rettitudine di fronte all'educando; la gioia e la serenità, costante elemento di vita e di rapporti nell'ambiente dell'insegnamento e dell'educazione. Accennando per ultimo alla particolare solennità del giorno, l'Ascensione di Nostro Signore, dice che Cristo nell'ascendere al Cielo ha promesso il dono dello Spirito Santo ai suoi discepoli; gli educatori chiedano per intercessione del Venerabile Don Bosco, questo spirito divino perchè illumini la loro grande missione e la renda feconda di ottimi risultati nella formazione della gioventù.

L'oratore, applauditissimo, sia durante la conferenza, sia al termine di essa, è vivamente complimentato da tutti i presenti.

L'Avv. Masera, Presidente della Federazione Nazionale ex allievi di Don Bosco, con vibrante parola reca la cordiale solidarietà di tutti gli ex allievi agli insegnanti e presenta un omaggio augurale al Rev.mo Don Rinaldi, di cui il giorno prima ricorreva l'onomastico.

Parlò ultimo Don Rinaldi, esprimendo tutta la sua vivissima gratitudine a quanti aderiscono non solo di presenza, ma anche spiritualmente al pensiero del grande Maestro e particolarmente a coloro che hanno promosso la cerimonia d'omaggio, in modo speciale all'illustre oratore, e invoca per tutti compenso da Dio e benedizione.

L'insieme della cerimonia, svoltasi con consenso sincero di tutti i presenti, l'ambiente gioioso dell'Istituto di Valsalice, in una giornata di sereno e di sole fulgidissimo, ha lasciato in tutti i presenti una viva impressione di bene che rimarrà e si trasformerà, senza dubbio, per opera di tutti gli insegnanti, in espressioni fattive di sana ed efficace educazione nella scuola e nella vita.

L'adesione di S. E. il Ministro Fedele al Convegno Insegnanti a Valsalice.

« Rev. Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore Salesiani - Valsalice, Torino - Aderisco con fervido animo solenne adunata maestri innanzi

Tomba insigne Educatore Don Bosco cui memoria invio deferente saluto - F.to Ministro Istruzione: Fedele ».

Il pensiero della più alta autorità è tornato graditissimo al Consiglio dell'Unione D. Bosco e ai Salesiani che lo ritengono motivo di orgoglio, di preziosa soddisfazione e il migliore coronamento alla solenne cerimonia svoltasi presso l'urna del sommo educatore.

TORINO (Crocetta).

S. A. R. il Principe di Piemonte all'Istituto Internazion. "D. Bosco".

Alle ore 17, S. A. R. il Principe di Piemonte onorava di una sua visita l'Istituto Internazionale « D. Bosco », che attende alla formazione salesiana e sacerdotale di 235 studenti di teologia, appartenenti a 25 diverse Nazioni.

Erano ad attendere l'Augusto visitatore il Rev.mo D. Rinaldi, Superiore Generale, circondato dai superiori ed insegnanti dell'Istituto, i rappresentanti delle Autorità, e molte altre distinte persone, fra cui le Dame di Corte, Contessa Galli della Loggia di Sambuy, Presidente del Comitato, e la Contessa Balbis, la Contessina Camerana, ed il comm. Masera, Presidente degli ex Allievi di Don Bosco.

La visita, improntata alla massima cordialità e semplicità, assunse il carattere di una solenne dimostrazione e riuscì nel modo più soddisfacente. Fatte le presentazioni nell'atrio, S. A. R. passò al salone splendidamente addobbato, ove venne accolto dagli invitati e dai numerosi alunni dell'Istituto coi più scroscianti applausi ed i più entusiastici evviva, al suono della Marcia Reale. Eseguiti diversi canti sotto la direzione del maestro D. Grosso, tra le acclamazioni al Principe, al Re, alla Regina e alla Casa Sabauda, uno degli alunni italiani, il dott. Guido Bosio, lesse un indirizzo inneggiando al nome di Savoia e di D. Bosco, mostrandone il mirabile e provvidenziale intreccio nella storia, dalle origini dell'Opera Salesiana sino al presente, e porgendo al Principe, coi più fervidi auguri, gli omaggi dei suoi compagni e dei rappresentanti le diverse nazioni. Seguì un canto splendidamente eseguito dai cantori dell'Istituto.

Quindi si passò alla visita della Casa. Il Principe visitò dapprima la sala di studio, l'interessante biblioteca, una grandiosa camerata, e la sede del Circolo Missionario; poi discese nel cortile, ove ricevette il popolare ma bello e sentito omaggio dei giovanetti dell'Oratorio festivo, circondati da gran numero dei loro parenti e dei loro benefattori. Passò in seguito a visitare la Cappella esterna, gli spaziosi cortili, il giardino, il conservatorio musicale e l'ampio refettorio. La visita si chiuse con la solenne benedizione nella Cappella interna, in cui venne eseguita scelta musica polifonica.

Prima di lasciare l'Istituto, il Principe si degnò porre la sua firma ad una pergamena artisticamente lavorata da uno degli alunni messicani.

Quindi S. A. R. posò per un gruppo fotografico, nell'atrio a lato del busto di Don Bosco.

Ossequiato dalle autorità e dai Superiori, fra gli applausi e gli evviva degli alunni, S. A. R. lasciava l'Istituto, esprimendo la sua alta ammirazione per l'opera e la sua più viva soddisfazione per la visita fatta, mentre nel cuore di tutti lasciava la più dolce e cara impressione.

BORGO S. MARTINO (Alessandria)

Il Rettor Maggiore Don Rinaldi al Collegio S. Carlo.

Il Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, che fu il primo fondato da Don Bosco dopo l'Oratorio di Torino, ha vissuto, il 15 maggio, una giornata di festa veramente salesiana, in occasione dell'annuale convegno degli ex-allievi onorato quest'anno dalla presenza del Veneratissimo Superiore Generale Don Filippo Rinaldi.

Gli ex-allievi affluirono in gran numero, tanto da oltrepassare i duecento. Non mancò il Presidente Nazionale degli ex-allievi Salesiani comm. Avv. Felice Masera, e vi partecipò con ammirabile entusiasmo un notevole gruppo di ex-allievi di Genova e S. Pier d'Arena, venuti anche per ricambiare la visita fatta loro l'anno scorso dagli amici di Borgo S. Martino. I bravi genovesi erano accompagnati dal loro presidente regionale ligure, Comm. Lorenzo Alpino, e dal Direttore dell'Istituto di S. Pier d'Arena Don Francesco Gallia.

Dopo la Messa delle 10 celebrata per i convenuti nella Cappella del Collegio dall'exallievo Don Binelli, Direttore dell'Istituto Teologico Internazionale D. Bosco di Torino, ebbe luogo l'importante riunione, sedendo al posto d'onore il Rev.mo Sig. Don Rinaldi, circondato dagli Ispettori Salesiani Don Rota, Don Carrà, Don Paolo Valle e da altre personalità.

Il Direttore del Collegio, prof. D. Emanuel, aperse la seduta con un fervido saluto ai presenti ringraziandoli delle continue prove d'attaccamento alla Casa ove ebbero formati i loro cuori alla virtù e le loro menti allo studio, e rendendo omaggio al Superiore Generale.

L'Avv. Masera, celebrò, con la sua forte e ben nota eloquenza, la gloria di Don Bosco, facendo rivivere ai presenti la memoranda giornata di Roma in cui il Santo Padre proclamò l'eroicità delle virtù del Ven. Don Bosco, e chiedendo fin d'ora a tutti gli ex-allievi la maggior cooperazione per la riuscita delle grandiose feste che si celebreranno alla elevazione sugli altari del grande Apostolo della gioventù. Seguì il Comm. Alpino, a nome dei Liguri, dimostrando come la loro presenza alla festa significava l' affettuosa fraternità che tutti deve unire gli ax-allievi di Don Bosco; rievocando la nobile figura dell'Apostolo missionario Mons. Lasagna di Montemagno, tragicamente perito nel Brasile, ed altri ricordi e assicurando che gli ex-allievi opereranno sempre in modo da dimostrare di essere degni del Maestro.

Fatta dal Presidente locale, prof. Mazzoglio, la relazione morale e finanziaria annuale della fiorente Unione, che segnò buone opere e un notevole avanzo, si passò alla solenne consegna della tessera e del distintivo ai 33 allievi di V ginnasiale del collegio S. Carlo.

Sorse quindi a parlare il Sig. Don Rinaldi. Ringraziò tutti delle buone cose dette e ricordò una significativa affermazionc di Don Bosco, il quale un giorno ebbe a dire: « I miei migliori collaboratori e cooperatori saranno gli ex-allievi degli Istituti Salesiani. Con parola calda di affetto e incisiva il Successore di Don Bosco illustrò questa cara verità. Aggiunse che per gli ex-allievi le Case Salesiane sono sempre aperte come le case loro, che i Salesiani li amano e li ricordano volentieri, perchè essi sono i cooperatori che lavorano, a estendere nella società l'opera di educazione cristiana dei loro maestri. Don Bosco dice a tutti gli ex-allievi ciò che disse un giorno ad uno: Vuoi essere mio amico? La risposta non può mancare. Tutti rispondono di sì.

Per essere amici di Don Bosco bisogna essere Cooperatori salesiani, diffonditori cioè del suo spirito tra i giovani, nelle famiglie, nella società, aiutando con mezzi morali e, quando si può, con mezzi materiali le Opere Salesiane, specialmente le Missioni e gli Istituti che preparano i missionari per la redenzione cristiana delle anime.

La parola di Don Rinaldi fu ascoltata con religiosa attenzione e accolta da calorosi consensi ed entusiastici applausi.

Al banchetto sociale, al quale parteciparono con somma allegrezza anche gli alunni del Collegio, furono eseguiti bellissimi canti e pronunziati alla fine brevi discorsi. Parlarono: l'ex-allievo professor Gabotto del R. Istituto di Casale Monf. rilevando la riconoscenza che tutti gli ex-allievi di Don Bosco debbono sentire per i loro educatori; il Comm. Prof. De Angelis, Preside d'un R. Istituto di Milano, esaltando i risultati del metodo pedagogico di Don Bosco; il comm. avvocato Rovere, Procuratore del Re a Genova, a nome dei padri di famiglia, che affidano ai Salesiani i loro figliuoli, perchè sanno di potere tranqudli fidarsi sugli ottimi risultati educativi di tali maestri; il prof. Pongiglione per la sempre più efficace propaganda missionaria; un bravo ex-allievo che annunziò di porre il crocefisso nello

Stabilimento da lui diretto come affermazione di fede davanti a tutti gli operai; il rappresentante degli ex-allievi di Trino Vercellese; il comm. Alpino che con la sua solita calorosa parola esaltò la bellezza e la bontà dell'Opera Salesiana. Chiuse ascoltatissimo il Sig. Don Rinaldi, rilevando la fraternità di queste opportune riunioni, riaffermando i propositi da tutti per la glorificazione del Ven. Don Bosco.

La giornata si chiuse con un bellissimo saggio ginnastico eseguito con bravura ed eleganza da tutte le classi degli alunni collegiali, i quali, del resto, parteciparono a tutta la memoranda giornata, portando ovunque ondate di viva allegrezza.

S. DONA DI PIAVE.

La posa della prima pietra dell'Oratorio Salesiano "D. Bosco".

Il desiderio che S. Donà avesse il suo Oratorio per l'educazione della gioventù maschile sarà presto un fatto compiuto. L'idea lanciata dallo zelantissimo Arciprete, accolta in modo particolare dai padri di famiglia, s'è impadronita dell'ambiente; tutti ne parlano come di cosa compiuta, perchè per un'idea abbracciata il sacrificio è sempre facile. Del resto, se è vero che tutte le opere buone devono avere la loro prova, anche questa l'ha subita. Maria Ausiliatrice, sotto la cui protezione l'opera è stata posta, ha saputo dissipare tutti gli ostacoli. Mons. Saretta subito dopo la guerra vagheggiava questo Istituto ed aveva tentato accordi coll'Ispettore Salesiano del Veneto, il quale, lodando con belle parole la proposta, per le difficoltà' del momento, credette rimandare l'attuazione dell'opera a un tempo migliore. Altri tentativi in altre circostanze non approdarono, sicchè Monsignore ricorse alla Madonna dei Salesiani ed invitò il popolo ad onorare la Madonna SS. per un mese di seguito, per strappare alla Madre quello che i figli ancora non avevano potuto concedere. E precisamente il 1° giugno 1926, appena terminato il mese in onore di. Maria Ausiliatrice, Mons. Saretta riceveva la visita del Rev.mo Don Filippo Rinaldi, Superiore Generale, accompagnato dall'Economo Generale e dall'Ispettore del Veneto: venivano a vedere la cittadina risorta e accoglievano la domanda di aprire a S. Donà un Oratorio per la gioventù: la Madonna aveva vinto!

Un'opera che sorge sotto la protezione della Vergine, non può fallire. Fu studiato ed elaborato il progetto dall'Ufficio tecnico dei Salesiani di Torino - un progetto grandioso che deve rispondere al programma educativo di Don Bosco - e finalmente, preceduta da una settimana di predicazione tenuta da Salesiani e da Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri, si è svolta Domenica 15 maggio c. a. la simpatica cerimonia della posa della prima pietra dell'Oratorio « Don Bosco». Al mattino alla prima Messa vi fu la comunione generale degli adulti; e alla seconda quella dei fanciulli per impetrare da Gesù Eucaristico e da Maria Ausiliatrice le benedizioni sull'erigendo istituto.

A rendere più bella la solenne festa si aggiunse uno stuolo di 22o alunni dell'Istituto Coletti venuti da Venezia coi loro Superiori.

Le case e gli alberi del Viale della stazione e del paese erano pavesati di scritte di evviva agli ospiti graditi.

Alle 9,3o con l'intervento di tutte le autorità civili, militari e politiche, con a capo il Podestà Comm. Costante Bortolotti, fra una folla fittissima di popolo, pontificò solennemente Monsignor Olivares che al Vangelo, dal pergamo, con parola alata, salutò le Autorità e spiegò lo spirito e le finalità dell'Oratorio Salesiano.

Terminata la santa Messa, durante la quale la « Schola Cantorum » locale eseguì brillantemente la Secunda Pontificalis del Perosi, verso le 11 si formò l'interminabile corteo che preceduto dalla banda dell'Istituto Coletti si avviò per via XX Settembre al campo destinato all'erigendo Oratorio.

In apposito palco bellamente addobbato, presero posto tutte le autorità nonchè la signora Corinna Ancilotto e Mary Janna e i membri del Comitato. Dopo la benedizione rituale della prima pietra, Mons. Olivares tenne un commovente ed appropriatissimo discorso esaltando i benefici effetti di quell'educazione cristiana e civile che forma il programma dei Salesiani.

Parlò dopo di lui il podestà del Comune Comm. Bertolotto, ringraziando il Vescovo Salesiano ed auspicando all'avvenire di S. Donà di Piave, per l'operosa concordia dei suoi cittadini educati al culto dei grandi ideali religiosi, civili e patriottici. Quindi l'Arciprete di S. Donà Mons. Luigi Saretta, dopo d'aver espressa tutta la commozione e la gioia del suo cuore per vedere iniziarsi questa opera nuova da lui ideata e sì lungamente desiderata, lesse la pergamena dell'odierna cerimonia che venne poi firmata da tutte le autorità presenti. Con accento vibrante di riconoscenza il Prof. Fedele Giraudi ringraziò tutti a nome dei Superiori Salesiani. Infine il giovanetto Giovanni Pasini, alunno del Corso Integrativo, per iniziativa delle Sig.re Bagnolo e Balasso, presentò con brevi parole a Mons. Saretta la prima offerta di lire 1ooo, a nome dei fanciulli di S. Donà.

Durante la Sacre Funzioni Mons. Chimenton lesse il telegramma del Vescovo di Treviso di saluto e di augurio, e portò la sua benedizione.

Nel piazzale della chiesa fra due fitte ali di popolo, i bravi alunni del Coletti, diretti dai loro Superiori, diedero alcuni brillanti saggi di ginnastica ed eseguirono scelti pezzi di musica fra gli applausi dei presenti.

Così si chiuse la indimenticabile giornata, lasciando la più dolce impressione e la più cara speranza nel cuore dei buoni Sandonatesi, che con la loro generosità e con la loro concordia affretteranno il compimento della provvidenziale Istituzione.

LIVORNO (Toscana).

Per il Tempio Votivo della Vittoria e della Pace al Sacro Cuore di Gesù.

Il fiorentissimo Istituto « Santo Spirito » diretto dalle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice - così l'Osservatore Romano - il 24 maggio raccoglieva insieme col popolo quanto di più eletto vanti la città nelle tradizioni della pubblica beneficenza. Si trattava di inaugurare la Fiera di beneficenza a vantaggio del Tempio Votivo della Vittoria e della Pace al Sacro Cuore di Gesù, che i Salesiani vanno qui erigendo fra i quartieri popolari e il villaggio di Salviano: zona vastissima, ove si addensa un altro alveare umano in continuo sviluppo demografico; per il momento si possono calcolare 2o.ooo anime, alla quale bisogna dare la loro chiesa parrocchiale. Opera, dunque, di inestimabile utilità pubblica.

I lavori iniziati 8 anni or sono dall'instancabile Direttore di questo Istituto Salesiano, Don Tommaso Masera, sebbene procedano con una certa lentezza per forza maggiore, stanno per essere coronati dal più lieto successo.

Questa nuova Casa di Dio sorge nel centro dell'attività salesiana, che si svolge con tutte le istituzioni di educazione e d'istruzione per i figli del popolo da completarsi con le erigende Scuole professionali.

Al nobilissimo scopo, celebrandosi la festa di Maria Ausiliatrice nell'Istituto femminile « Spirito Santo », rispose la Fiera di Beneficenza. L'avvenimento fu illustrato da una conferenza del Vescovo Mons. Piccioni. La parola di Monsignor Vescovo, piana ed efficace, fu salutata da imponenti ovazioni perchè qui è largamente riconosciuto lo zelo dei buoni Figli del Ven. Don Bosco. Il Comitato delle Dame Patronesse, il Direttore dei Cooperatori Salesiani Mons. Vicario Generale can. Mario Marcucci, le buone Suore di Don Bosco contribuirono grandemente al successo dell'iniziativa magnanima.

BARCELLONA (Spagna).

La Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice visita le fiorenti fondazioni di Spagna.

Da molto tempo le Suore e le alunne delle varie Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore del Ven. Don Bosco) di Spagna aspettavano una visita della loro Madre Generale Suor Luisa Vaschetti.

Questa fu compiuta nei mesi di marzo e aprile, dando luogo ovunque a manifestazioni di viva allegrezza da parte non solo delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle loro allieve e ex-allieve, ma altresì della popolazione e in particolar modo delle Cooperatrici salesiane, che seguono con tanto interesse l'estendersi dell'Opera di Don Bosco a vantaggio delle fanciulle e giovinette della loro amata nazione.

Il 3 marzo, Madre Vaschetti ricevette al suo primo arrivo in Barcellona le più festose accoglienze dalle sue Figlie e da larghe schiere di allieve ed ex-allieve; così avvenne nelle altre città, dove ebbe a fermarsi per visitare le singole Case e le fiorenti e svariate opere affidate alle Fighe di Maria Ausiliatrice, che vi lavorano con tanto zelo all'educazione e formazione specialmente delle fanciulle del popolo.

Da Barcellona Madre Vaschetti passò ad Alella e a Sarrià; poi, sempre accompagnata dalla sua Segretaria e dall'Ispettrice locale, partì per Madrid, continuando così la sua visita alle Case sparse nella penisola, lasciando ovunque il più gradito ricordo e il più vivo desiderio di rivederla, presto, altre volte ancora.

SAN FRANCISCO (California).

La visita del Colonnello De Pinedo alla Chiesa Italiana dei Santi Pietro e Paolo.

La sera del 14 aprile, l'intrepido aviatore italiano Col. De Pinedo fu ospite d'onore dei Salesiani, che gli offersero una modesta cena nella loro parrocchia. Vi parteciparono, oltre l'eccellentissimo Arcivescovo Hanna e l'ill.mo Sig. Console Generale Sillitti, i rappresentanti di istituzioni coloniali, fra cui la Società degli ExCombattenti, la Stampa italiana e parecchie autorità americane.

L'orchestrina degli allievi salesiani eseguì un magnifico programma musicale.

Verso le 8 pomeridiane fu cantato nella splendida chiesa italiana un solenne Te Deum. La funzione fu imponente sia per l'affluenza straordinaria della folla partecipante come per la grandiosità della sacra cerimonia.

Il glorioso aviatore vi assistette, prendendo posto nella prima fila delle sedie più vicine all'altare.

Dopo un bel discorso pronunciato dal Salesiano Padre Simeoni, S. Ecc. l'arcivescovo Monsignor Hanna, dai piedi dell'altare, rivolto alla folla, disse brevi ma sentite parole di saluto all'ospite illustre, quindi si cantò il Te Deum presenti Mons. Arcivescovo e Mons. Versiglia, Vescovo Salesiano di Cina.

All'uscita dalla chiesa, dopo la funzione religiosa, l'Eroe italiano fu accolto da un uragano di applausi da parte della folla addensata sul suo passaggio. Quando poi De Pinedo si affacciò al balcone della casa parrocchiale per rivolgere alla massa plaudente alate e ispirate parole di alto elogio e di profondo compiacimento per quella spontanea e indimenticabile dimostrazione di gioia fatta più che a lui, al Messaggero della Patria gloriosa, la folla scoppiò in frenetici e interminabili gridi di « Viva De Pinedo! », « Viva l'Italia! ».

La visita dell'illustre Colonnello e ardito aviatore italiano a S. Francisco di California ha lasciato un graditissimo e imperituro ricordo.

MAROGGIA (Svizzera).

Commemorazione di San Luigi Gonzaga al Collegio Salesiano.

Dal «Popolo e Libertà» di Bellinzona del 4-iv-1927:

Forse la prima che si svolse nel nostro Cantone in quest'anno centenario e degnamente riuscita. Monsignor Vescovo volle con la sua presenza solennizzare il festivo avvenimento. La Compagnia di San Luigi, con i suoi paggi e il suo gagliardetto nuovo fiammante presta servizio d'onore.

Alla messa solenne Monsignor Vescovo dice l'elogio del santo con commossa e scultoria parola e con il cuore sulle labbra invita l'accolta giovanile a imitare San Luigi. Alle ore undici l'amato Pastore, fra l'affettuoso congedo dei collegiali che gli si assiepano d'intorno, si allontana perchè altrove è necessaria l'opera sua esimia.

Nella mattinata Sua Eccellenza aveva ricevuto in collegio il Consiglio Parrocchiale e la Municipalità di Maroggia venuta a fare omaggio, e con generoso atto, quasi a restituzione della visita, si era recato nelle scuole comunali dove aveva presenziato a un lodatissimo saggio catechistico.

La sera numerosi intervenuti, anche da lontani paesi, potevano gustare due ore di vero diletto artistico nell'accademia commemorativa del Santo della gioventù. Un magnifico e forte Inno Centenario accompagnato dalla fanfara del collegio, un sintetico e vibrato discorso sulla personalità storica di San Luigi Gonzaga, scene drammatiche tessute sullc vicende del giovane eroe di Castiglione fedelmente incorniciate da un'abbagliante messa in scena, canti e musica strumentale perfetta: tutto fu eseguito con slancio e con raro gusto d'interpretazione individuale e collettiva. L'originale trattenimento ha saputo fondere con somma arte il diletto con una sana edificazione religiosa in tutti i presenti.

Ci congratuliamo per la bella manifestazione da cui la gioventù ticinese, parte attiva e parte spettatrice, saprà trarre i più utili frutti di spirituale ascensione.

NECROLOGIO

Dott. Pietro Cervellini .. Notaio.

S'addormentò nel Signore a 71 anni di età in Venezia. Fu grandemente stimato da quanti lo conobbero per integrità di vita, per nobiltà e generosità d'animo. Era nostro benemerito Cooperatore e si ricordava frequentemente di venire in soccorso delle Opere Salesiane. Pur sperando che Iddio e la Vergine SS. Ausiliatrice già gli abbiano aperte le porte del Cielo, lo raccomandiamo vivamente alla carità dei fraterni suffragi.

Cominola Maria n. Garbolino-Boot.

Spirava serenamente il 28 febbraio scorso. Visse una vita tutta intessuta di sacrifici per il bene della sua numerosa famiglia, allevandola nel santo timor di Dio.

Favorì le Opere Salesiane di cui fu costante Cooperatrice. Essa ricordava colla più viva compiacenza di aver avuto la fortuna d'intrattenersi col Ven. Don Bosco e baciargli la mano.

Iddio le conceda l'eterno riposo. Alla famiglia e specialmente al figlio Monsignore Canonico Prevosto della Cattedrale di Fossano, zelante Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, siano di conforto le nostre cordiali condoglianze e le più fervide preghiere dei riconoscenti figli del Ven. Don Bosco.

Dott. Germano Guidi.

Spirò santamente come visse a 78 anni di età, in Firenze il 29 gennaio scorso, festa del Patrono dei Cooperatori Salesiani, dopo aver pronunziata, per l'ultima volta, la bella giaculatoria Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

Come medico compì una missione di carità e di cristiano apostolato, poichè ai bisognosi e ai sofferenti fu largo di conforti materiali e morali, e a tutti fu esempio costante di ciò che possa un cuore animato da fede inconcussa.

Le nostre condoglianze alla vedova desolata ed ai parenti tutti.

Elvira Leoncini.

Morì a 49 anni di età in Bolsena il 24 febbraio u. s., dopo sette lunghi anni di malattia sopportata colla più grande fede e rassegnazione cristiana. Nostra fedele Cooperatrice predilesse le Opere del Ven. Don Bosco.

Sulla famiglia che inconsolabilmente piange l'immatura perdita, invochiamo i dolci conforti celesti.

Elena Starace.

Fu chiamata da Dio al premio il 21 febbraio u. s. Attivissima Zelatrice Salesiana diede frequenti prove della sua profonda pietà e squisita carità. Predilesse le Missioni salesiane alle quali fu larga di aiuto. Ebbe anima di apostolo. Fu Presidente Diocesana della Gioventù Femminile Cattolica e delle Donne Cattoliche e Fondatrice delle Dame di Carità di Castellammare.

Per le sue molteplici benemerenze fu decorata dal Santo Padre della Croce « Pro Ecclesia et Pontifice ».

A tutta la famiglia Starace, ed in particolare al nostro caro Confratello Sac. Raffaele, le nostrepiù sentite cordoglianze. Villata Paola ved. Sibona.

Decedeva in Vinovo il 22 febbraio u. s. nella veneranda età di 89 anni. Fu donna adorna di ogni virtù. Da molti anni era Cooperatrice e grande ammiratrice delle Opere del Ven. Don Bosco. Predilesse le nostre Missioni. In morte volle che le sue migliori vesti di seta servissero per fare paramenti sacri ad uso delle Missioni stesse, ciò che fu scrupolosamente eseguito dalle figlie e dalla nuora, alle quali con la promessa di preghiere per la diletta estinta inviamo le nostre. sincere condoglianze.

Zunino Avv. Emilio.

Chiuse il suo mortale pellegrinaggio il 7 febbraio u. s. in Milano, ove visse a lungo, stimata ed apprezzato professionista.

Ammiratore delle Opere Salesiane, si era ascritto solo nei suoi ultimi anni fra i Cooperatori Salesiani e con generosa bontà partecipava al movimento dei Salesiani che ne rimpiangono la perdita.

Preghiamo anche per:

ANEDDU Luigi, + Cagliari.

AVESANI Silvia ZAMPIERI, † Grezzana (Verona). BASSO Maria, † Roncaglia (Alessandria). BEDESCHI Melania n. CERONI, † Granarolo (Ravenna).

BENSO Maria, † Priero (Cuneo). BERGOGLIO Giovanni Maria, † Torino BONACINA ch. Angelo, † Como.

BONELLI Maddalena, i Carano (Trento). BoRRi Lucia, † Gaglianico (Vercelli). BORSA Ester, † Bargano (Milano). BOSETTI D. Egidio, i Milano.

Bosso Luisa, † Torino.

BRAGGIOTTI Matilde, † Pistoia.

BRAMBILLA Fausta, † Rancate (Milano).

BRASI Teresa, † Rovetta (Bergamo).

BRUMANA Antonio, † Costa Imagna (Bergamo). BRUNO Riccardo, † Gorizia.

BRUSEGHINI Brigida, † Caspoggio (Sondrio). BUGNO Angelo Pietro, † Vigonovo (Venezia). BUHAGIAR Mons. G. B., † La Valletta (Malta). CALLIANO Tommaso, † Corneliano d'Alba (Cuneo) CANDELO Giuseppe, † Capriglio (Alessandria). CANOVA Luigi, † Garessio (Cuneo). CARDINALI Catterina, † Albaredo (Parma). CASTORINA D. Rosario, † Pisano Etneo (Catania). CAVINATO Francesco, † Genova. CELANZO D. Calogero, † Naro (Girgenti). CIVERA Giovanni, † Martinengo (Bergamo). COLOMBO Adamo, † Solbiate Olona (Milano). CREMONESI Palmira, † Casalsigone (Cremona). DE ANDREis Teodolinda, i Ranzo (Imperia). De CARLO Cav. Carmelo, † Palermo. DE CARLO Petise, Marianna, † Palermo. DE LUCA SANSOLI Rosa, † S. Savino (Forlì). DEL VECCHIO Paola, † Monte Calvo (Imperia) Di SIMONE Luigi, † Canicatti (Girgenti). DOMINI Massimina, † Paniga (Sondrio). DONNINELLi Giovanna, † Genzano (Roma). ENRIONE Lorenzo, i S. Damiano d'Asti (Alessandria).

FERRERO Catterina, † Murazzano (Cuneo). FLORES Elvira RIGGIO,t Bova Marina (Reggio C.). FOLLO Margherita, † Lequio Berria (Cuneo). FRANZONI Catterina, † S. Benedetto Po (Mantova).

FRANCHI Maria ved. FADA, † Lavone (Brescia). FRÙAUFF Leopoldina ved. CORRADINI, i Refrontolo (Treviso).

GALETTO Felice, † Roletto (Treviso). GALLOTTI D. Silvio, † Arona (Novara). GALLUZZO Comm. Salvatore, † Palermo. GARABELLO Giuseppe, † Torino.

GHEZZI Giacomo, † Ceva-Mollere (Cuneo). GHILIOTTI Antonio, † Rovegno (Pavia). GIRARDELLO Emilia FARINAZZO, † Casale Scodosia (Padova).

GOTTERO Giuseppe, † Ricogno (Cuneo).

GRAVIER Paolo, † Torino.

GRIFFA Bonaventura, † Vinovo (Torino). ICARDI Luigia ved. Felice, i Valdivilla (Cuneo). IVALDI Guido, † Torino. LEANZA Benedetto, † Brindisi. LEGA Nice, † Occhieppo Sup. (Vercelli). LISDERO Battista, † Torino. Losio Catterina, † Brescia. MACCIO Catterina, † Masone (Genova). MALESANI Eugenio, † Orgiano (Vicenza). MANCARDI Bartolomeo, † Farigliano (Cuneo). MANIO P. Michele, † Torino.

MARIN Angelo, † Casoni-Mussolente (Vicenza). MASSA Teol. Giovanni, † Lucento (Torino). MOGLIASSO Luigia, † Chiusa S. Michele (Torino). MORELLO D. Felice, † Colonia Cello (Argentina). MOSAGNA Marianna in ROGGERO, † S. Giorgio Monferrato (Alessandria).

MURRU Dott. Sperandio, † Villanovafranca (Cagliari).

NIGRO Can. Gaetano, † Palazzolo Acreide (Siracusa).

PEROTTI Albertina, † Bologna. PEZZUCCHI-CALMOSCHER Isabella, † Breno. PIROLA Maria ved. MERLINI, † Broni (Pavia). Pozzi Geom. Ludovico, † S. Salvatore (Aless.). RAPHAEL Mary, i Cleveland, Ohio (U. S. A.). RAMASCO Clementina, † Andorno Cacciorna (Vercelli).

RAMOJNO Giovannina, † Torino. RAMOLFO Paola, † Benevagienna (Cuneo). RAMOLFO-GRILLINO Margherita, † Benevagienna (Cuneo).

RAMPONI Angela, † Domodossola (Novara). RAPETTI Giuseppe, † Scaletta Uzzone (Cuneo). RISSONE Alessandrina, † Torino. RIVA Francesco, † Ozegna (Aosta).

ROLLINO Clotilde, † Lu Monf. (Alessandria). ROTTA Can. Salvatore, † Comiso (Siracusa). SACRESTANI Bortolo, † Niardo (Brescia). SANTUCCI Cherubini, † Genzano (Roma). SERRI Onorino n. SOCTERO, † Livorno. SERVETTI Giuseppe, † Roccaforte Mondovì (Cuneo).

SIQUILBERTi Antonio, † Cornale (Bergamo). SOMMACAL Gius. Benv., † Feltre (Belluno). SPERI Bortolo, † Negrar (Verona).

SPINELLI D. Michele, † Melegnano (Milano), SUDANO Luigi, i Comiso (Siracusa). TAELLI Merice, † Calcinato (Brescia). ToMASI Ognibene, † Prato Banale (Trento). VANNINI Paolo, + Riola di Vergato (Bologna). VENUTI Stefano, † Caltanissetta. ZANDA Francesco, † Desulo (Cagliari). ZANIN Giovanni, † Talmassons (Udine). ZUCCHIATTI Mons. Luigi, t Cividale (Udine).