BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Agosto 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, AGOSTO 1923   NUMERO 8.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Il Venerabile Don Bosco e l'Opera sua. - La cara memoria del, nostro Venerabile Padre. - L'anima di S. Francesco di Sales. - Agli Insegnanti e ai revv. Parroci e Sacerdoti. - Missioni Salesiane: Esposizione di arredi sacri. - Dalle lettere dei nostri. - La missione salesiana del Congo Belga. - La Prefettura Apostolica dell'Assam. - In visita alle Colonie Indigene dei Bororos. - Procurateci aiutanti per le Missioni. - Una settimana in missione tra i Bhoi dell'Assam. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice: Echi della festa titolare. - Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente. - Azione salesiana: Ai Cooperatori. - Note e corrispondenze dall'Italia e dall'Estero.

Il Venerabile Don Bosco e l'Opera sua.

Il giorno 16 di questo mese compiono 1o8 anni della nascita del Ven. Don Bosco: è, quindi, prossimo il Centenario del « sogno » misterioso, che a lui, fanciullo di 9 in 1o anni, prima in una moltitudine di giovani che si trastullavano, poi in una schiera di animali di varie specie, in fine in un largo, incantevole stuolo di candidi, mansuetissimi agnelli, preannunziò l'apostolato che gli riservava la Divina Provvidenza, mentre un'augusta Signora gli suggerì anche il metodo da tenere: « Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità devi guadagnare questi tuoi amici! »

Il 1924-25 segnerà, dunque, il Centenario di questo singolare « annunzio », al quale, possiamo dire col poeta, « obbediente l'avvenir rispose ». Lo vediamo, infatti, per bontà divina, già largamente compiuto in tante parti, in Italia e all'Estero, mentre nuove terre sospirano esse pure di vederne il compimento, invocando l'arrivo degli umili figli dell'umilissimo contadinello di Castelnuovo, i quali, sempre e in ogni luogo, con la grazia di Dio, si faranno un dovere di lavorare, sull'esempio e col metodo del Padre, per i figli del popolo. « La nostra Congregazione - ci lasciò scritto Don Bosco - ha davanti un lieto avvenire preparato dalla Divina Provvidenza, e la sua gloria sarà duratura, fino a tanto che si osserveranno fedelmente le nostre Regole. Quando cominceranno tra noi le comodità e le agiatezze, la nostra Pia Società ha compiuto il suo corso. Il mondo ci riceverà sempre con piacere fino a tanto che le nostre sollecitudini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli più poveri, più pericolanti della società. Questa è per noi la vera agiatezza, che niuno invidierà e niuno verrà a rapirci».

A ritemprarci nello spirito del Fondatore, nulla di più caro che riflettere sull'accennato avvenimento, il quale assume una luce di splendore celeste, sol che si guardi l'età del fanciullo e l'umiltà della sua condizione. « Iddio non ha bisogno di grandi palagi, per scegliere i grandi santi » esclamava il Card. Maffi, nel visitare l'umile tugurio dove nacque Don Bosco.

E che l'« annunzio » venisse dall'alto, lo inculca, in primo luogo, il fatto che il piccolo contadinello incominciò senz'altre la missione educatrice propostagli, nel modo adatto alla tenera età, materiandola di gioia serena e di carità, col farsi, tra i compagni, giocoliereapostolo.

E sebbene la luminosa visione, rinnovatasi più volte, restasse celata nell'anima sua per 15 anni, non avendone mai fatto cenno ad alcuno - dopo la prima volta, in cui raccontò il « sogno » a quei di casa - tuttavia gli amici di Murialdo, di Castelnuovo e di Chieri, e prima e dopo che vestisse l'abito clericale, ebbero a veder di frequente, anzi di continuo, il fascino maraviglioso che egli esercitava nel cuore dei giovani, i quali accorrevano a lui con trasporto nuovo.

Dopo molte vicende, venne il giorno in cui fu consacrato sacerdote, e, sei mesi dopo, spuntò anche il giorno, scelto dall'augusta Signora, veduta nel sogno, per iniziare pubblicamente la nuova missione. Era l'8 dicembre 1841; ed egli, allora più che mai, dovette ricordare l'ammonimento ricevuto: « Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità... »; perchè fu appunto il matrattamento subìto da un giovane, che lo mosse a chiamare a sè il povero garzoncello muratore, e, dopo aver celebrata divotissimamente la S. Messa, a far, di lui, la pietra, umile sì, ma angolare, di tutta l'Opera Salesiana.

Che l'annunzio venisse dall'alto, lo mostrò anche il sorgere e l'espandersi dell'Opera, combattuta da mille contraddizioni, ma sempre vittoriosa, come tutte le opere di Dio. Si tentò di soffocarla fin dal sorgere: e ci volle l'intervento di Re Carlo Alberto, perchè il Vicario della Ragioneria, cioè il Sindaco di Torino, il vecchio Marchese di Cavour, padre del Conte Camillo e di Gustavo, non disperdesse colla forza armata le prime adunate dei « birichini » di Don Bosco. Anche alcuni di quelli, che avrebbero dovuto, più degli altri, applaudire al giovane prete, che consacrava corpo e anima a rifar cristiana la gioventù povera e abbandonata, la quale non andava e non sapeva andar più in chiesa, presero a sparlare di lui, lo dissero e lo trattarono da pazzo, e fu necessario che l'Arcivescovo Mons. Fransoni gli si schierasse pubblicamente al fianco, in atto di difesa.

Neppure in seguito cessarono le dure prove e i giorni tristissimi, che anzi si andarono accumulando, e in nuove forme, fin quasi al termine della sua vita: eppure non giovarono ad altro, che a far più manifesto l'intervento della Divina Provvidenza nell'Opera iniziata. A Don Bosco bastava l'approvazione del Capo Supremo della chiesa, ed era di conforto l'amore che gli portava Pio IX, e la stima che gli nutriva beone beone XIII, il quale, in una memoranda udienza, nel 1884 gli diceva: « Io vi amo, vi anno, vi amo »; e aggiungeva energicamente: « Chi è vostro nemico, è nemico di Dio ».

Tante contrarietà, pazientissimamente sostenute, e l'espandersi meraviglioso, pur in mezzo ad esse, della nuova istituzione, non furono soltanto la prova più splendida della divina protezione concessa al nuovo Apostolo - che dovette scegliere e formarsi gli aiutanti tra gli stessi poveri giovani che la Divina Provvidenza gli inviava; - ma furori anche l'indizio delle profonde radici che aveva gettato la santìtà nell'anima sua. Anche nei momenti più dolorosi, egli, sempre calmo, sempre attivo, sempre- paziente e fiducioso nel Signore, sempre buono e pieno di carità con tutti, anche coi nemici, era l'ammirazione e lo stupore di quanti l'avvicinavano.

« Ho stupito anch'io molte volte - confessava il Card. Alimonda - nel considerare il moral carattere di Don Bosco, sempre tranquillo, sempre uguale a sè, vuoi nelle gioie, vuoi nelle pene, sempre imperturbabile. Ma io stupii rilevando il grado di perfezione cui era giunto, cosa malagevole! non istupii perchè ignorassi il principio donde la perfezione l'aveva attinta. Era imperturbabile in mezzo al mondo, perchè si era gettato in braccio a Dio ».

Se noi possiamo levare un rimpianto circa la santa memoria del nostro Venerabile Fondatore, è che da molti, anche figli suoi, la sua santità non fu studiata così profondamente, come si doveva. Pochi intuirono le meraviglie dell'amor di Dio in quell'anima. C'era, a dir vero, anche nel suo modo di fare, semplice e franco, aggraziato e perfetto con tutti, come un incanto forte e soave che vi fermava a contemplarne l'esteriorità, tanto più, che, bene spesso, anche questa era illustrata dal Signore con strepitose meraviglie. Così, pochi seppero figgere lo sguardo dentro ed oltre lo splendore soprannaturale, e scrutare l'interiore di quell'anima, la mente e il cuore.

Ma quei pochi (pochi a confronto degli innumerevoli che lo avvicinarono) bastano per colmarci di meraviglia e di venerazione, perchè ci mostrano, esaurientemente, com'anche l'anima sua, del pari che l'opera, fosse tutta di Dio.

E l'apice di tant'altezza di perfezione appare sublime nella convinzione sua, costante e profonda, che il compiersi del grandioso « sogno » della fanciullezza si dovesse unicamente alla bontà dell'Altissimo. « Se il Signore - diceva - avesse trovato uno strumento più disadatto di me per le sue opere, purchè disposto ad abbandonarsi alla sua Divina Provvidenza, lo avrebbe scelto in vece mia: e sarebbe stato meglio servito di quello che lo sia da me, e avrebbe operato cose ancor più grandi di queste. Io, colle mie forze, se il Signore non mi aiutava, sarei stato un povero cappellano di montagna ». E negli ultimi anni, tratto tratto, lo si udiva esclamare, con gli occhi pieni di lagrime: « Quanti prodigi ha operato il Signore in mezzo a noi! ma quante meraviglie di più Egli avrebbe compiuto, se Don Bosco avesse avuto più fede! »

Abbiamo dunque una gran fede anche noi! L'Opera Salesiana è opera di Dio; come l'anima, la mente e il cuore che le diedero vita, non ebbero altro ideale, nè altro palpito, che la gloria di Dio.

Abbiamo anche noi gran fede! Ce la infondono, profondissima, l'origine dell'Opera alla quale ci siamo dedicati, le virtù del Fondatore, la bontà del metodo che ci ha tracciato, la santità dei suoi insegnamenti, e, insieme, la certezza che egli, pur ai piedi del trono del Signore e di Maria SS. Ausiliatrice, continua ai figli, e ai cooperatori suoi, quell'assistenza e quella protezione, che così paternamente usò con loro, quand'era ancora quaggiù.

La cara memoria del nostro Ven. Padre.

La memoria del Ven. Don Bosco, non solo nelle religiose famiglie che lo chiamano padre, ma in ogni parte del mondo cattolico, di giorno in giorno, riscuote sempre più largo tributo di ammirazione. Il suo nome suona benedetto sul labbro di tutti; e come da tutti si esaltano le finalità e i metodi del suo apostolato, da molti, mossi dallo splendore delle sue virtù e memori dei celesti carismi con cui piacque al Signore accompagnarle in vita, s'invoca, con fede e con frutto, anche il suo patrocinio.

Le grazie che si attribuiscono alla sua intercessione sono continue e segnalate. Ci sia lecito, con tutte le doverose proteste in base alle prescrizioni della Chiesa in proposito, riferirne, in questo mese, qualcuna delle più recenti. Purtroppo, era un po' di tempo, che non ne facevamo più alcun cenno.

Una grazia singolare.

Nel maggio 1921, Teresa Calegari, inferma, era degente all'ospedale Civico di Castel San Giovanni, affetta da grave spondilite e da altre infermità, e in sì gravi condizioni che i medici non le davano più alcuna speranza di guarigione, quando le Suore dell'Ospedale stesso, avendo letto nella vita del Ven. Don Bosco (2° volume pag. 519 - LEMOYNE) un caso identico, che miracolosamente era stato guarito con una benedizione impartita dal Ven. Don Bosco, ne informarono la suddetta inferma. Questa, alla sua volta, lo mostrò a me, che ogni giorno visitavo quegli ammalati. Dopo la lettura del fatto, compresi subito che la Callegari desiderava anch'essa mettersi sotto la protezione del Venerabile, e, avutane da lei esplicita dichiarazione, non la sconsigliai, ma la esortai a riflettere ch'essa chiedeva al Signore un favore straordinario, e che doveva quindi ravvivare la sua fede, rassegnarsi pienamente alla Divina Volontà, e prepararsi a far bene una novena. Questo nella prima quindicina di maggio. Di tratto in tratto, poi, mi richiedeva se doveva incominciare la novena ed io replicavo che continuasse a prepararsi. Finalmente, nell'ultima decina di giugno incominciò la novena suggerita dal Venerabile Don Bosco, ma dovette presto interromperla, perchè volendo fare la S. Comunione ogni giorno ed essendomi io assentato per una settimana da Castel S. Giovanni, il servizio della parrocchia non permetteva di poter andare ogni mattina all'Ospedale per amministrare la S. Comunione. Ritornato io, ricominciò dopo pochi giorni la novena (il 1o luglio); e colla Callegari, e per lo stesso scopo, l'incominciarono anche altre ammalate della sala.

Il 17 luglio 1921 si compivano per la Callegari i 31 mesi di degenza. Il 16 a sera l'ammalata avvertiva più forti i dolori alla schiena, alle gambe, alle braccia, tanto che chiese alla suora un'iniezione di morfina; iniezione che però non fu fatta, opponendo la suora lo stato d'abbattimento e di debolezza della paziente. Al mattino di detto giorno non potei recarmi all'Ospedale per amministrare la S. Comunione, e la Callegari, sempre in attesa, si mantenne digiuna fino a mezzogiorno. Era frequente a lei l'esclamazione: « Se Don Bosco mi facesse la grazia! ».

La mattina del giorno 17 luglio (domenica), venni chiamato d'urgenza all'Ospedale. Credevo trattarsi di qualche nuovo caso grave, ma quale non fu la mia meraviglia, allorquando, appena entrato, vidi nel corridoio la Callegari, attorniata da altre ammalate, che si reggeva in piedi, ritta, da sola, movendosi speditamente alla mia volta, appena vedutomi. Non sapevo credere a me stesso, io che la vidi alzata una sola volta, sorretta da due suore, colla testa penzoloni, tutta curva sul tronco, trascinando la gamba sinistra inerte!

Non seppi proferir parola, mentr'essa m'andava ripetendo, tutta ridente: «Son guarita: Don Bosco m'ha fatto la grazia: ho visto D. Bosco, ho visto Don Bosco! ». Quasi per fare una prova, la feci correre lungo il corridoio, la invitai a girar la testa sul collo; e il tutto essa fece con facilità e disinvoltura. Com'era naturale, domandai se aveva avvertito il momento della guarigione e come avvenne; e mi fece il seguente racconto:

« M'ero svegliata alle 4 del mattino e cominciai a parlare con un'altra degente, tal Campagna Corinna, affetta d'artrite. Ero completamente sveglia; lo prova il fatto che discorrevo con la compagna. D'un tratto volgendo lo sguardo verso il comodino, cioè a destra, vidi un prete, senza berretta, di statura piuttosto alta, rosso in faccia, capelli ricciuti, dalla apparente età dai 35 ai 38 anni, colle mani incrociate sul petto. Lo fissai per un certo tempo, finchè egli, sciolte le mani ed appoggiandone una sul comodino e l'altra sulla mia fronte; mi domandò: « Come stai? »

» Io feci un gesto, come per dire « Male, come vede », ma non potei parlare, perchè quegli, accennando con la mano, mi disse: « Alzati ».

Risposi: « Non posso ». Egli insistette, dicendomi in dialetto piemontese: « Muovi le gambe ».

» Allora, quasi per compiacerlo, mossi la destra, soltanto, e, poi, insistendo, mossi quasi inavvertentemente anche la sinistra « prima immobile ». A questo fatto restai impressionata, e subito esclamai: « Muovo la gamba, muovo la gamba ».

» A queste mie prime esclamazioni accorse la suora di guardia, e quando mi si appressò, le accennai quel sacerdote che io vedevo, dicendole: Piano, piano, che c'è Don Bosco. La suora mi diceva pazza e tentava chetarmi. Mi rivolsi allora a Don Bosco per fargli notare l'incredulità della Suora; ma mentre mi rivolsi a lui e già avevo detto: Don Bosco... questi si ritrasse, con viso tutto sorridente, a poco a poco, tenendo la faccia sempre rivolta a me, finchè scomparve. Chiamai di nuovo la suora, la quale insisteva a dirmi impazzita. Intanto ripresi l'uso della gamba sinistra, prima immobile, e mi sedetti sul letto, ciò che non avevo potuto far mai da sola per tanto tempo: mi palpai la schiena, e nulla più avvertendo, nè dolore, nè spostamenti, balzai dal letto e, semivestita, corsi a darne la nuova alla signorina Crosignani, che era sola in altra stanza ».

Così mi raccontò la Callegari, ch'io consigliai a ritornare a letto. Stette invece alzata tutto il giorno, mangiò con appetito quanto mangiarono anche le altre, nè avvertì più alcun disturbo, se non un po' di edema alla pianta dei piedi, già da due anni e mezzo non più usi a reggerla. Dopo una quindicina di giorni le scomparve ogni disturbo.

Il fatto non poteva mancare di produrre nella popolazione di questa cittadina una impressione grandissima. Tutti conoscevano la Callegari, e sapevano pure che le sue condizioni, per giudizio dei medici, erano disperate. Non dirò delle lagrime del buon padre e della cognata, lagrime di consolazione, accompagnate da esclamazioni di riconoscenza a Dio! Notevole invece l'effetto che il fatto procurò nei fratelli, prima per nulla religiosi, che davanti alla guarita dichiaravano piangendo: « Che cosa è mai la vita senza fede!... Ci vuol proprio la fede! ». Essi pure, convinti trattarsi di un miracolo, coadiuvarono la sorella nell'esprimere la riconoscenza col diffondere l'effigie del Ven. Don Bosco, e col mandare un'offerta alle Opere Salesiane.

In città, conosciutosi, il fatto assunse le proporzioni di avvenimento strepitoso. Appena se ne ebbe notizia, si intraprese un vero pellegrinaggio all'Ospedale per vedere la « Teresa del miracolo », o il « miracolo di Don Bosco ». Nè ciò fecero alcuni soltanto, ma a frotte si recavano all'ospedale continuamente per tutta la domenica e il lunedì, e poi, alla spicciolata, per una quindicina di giorni di seguito; e quando era loro precluso l'ingresso all'ospedale per ragione d'ordine, si indugiavano davanti alle invetriate, finchè potessero vedere, almeno di sfuggita, « quella del miracolo di Don Bosco »...

Castel S. Giovanni (Piacenza).

Teol. SaC. VITTORIO ZANELLI, Cappellano dell'Ospedale.

« ... E se faceste Voi da dottore? ».

Nella notte di venerdì dall'11 al 12 del mese di novembre 1921 mi svegliai improvvisamente, straziato da dolori renali e del basso bacino, ai quali non seppero opporre rimedio nè le sollecite cure della famiglia, nè quelle sapienti del medico. I dolori, senza darmi un attimo di tregua, continuarono nella giornata del sabato, della notte seguente e della domenica, talchè il sanitario, che nel frattanto aveva fatta diagnosi di calcolosi renale, visto lo stato nel quale versavo, non seppe di meglio che consigliare l'intervento del chirurgo, per ogni conseguente eventualità. Ed il chirurgo, prontamente accorso, mentre confermava la diagnosi del mio curante, m'invitava per la mattina del giorno appresso, cioè il lunedì, a farmi trasportare in casa di cura per essere sottoposto ad un preventivo esame radioscopico e, sulla scorta di questo, procedere poscia - nel pomeriggio del giorno stesso - all'atto operatorio. E fu così convenuto.

I dolori intanto continuavano a torturarmi, nè a vincerli od a scemarli erano sufficienti le ripetute iniezioni dei più vigorosi calmanti. Le ore notturne della domenica passarono, così, interminabili, fino all'atteso mattino del lunedì. Mentre scendo dal letto e mi accingo a vestirmi per andare alla casa di cura, come già molte volte nell'angosciosa nottata e nelle precedenti giornate, rivolgo ancora un supplice sguardo all'immagine di D. Bosco e con una confidenza, intimamente sentita e che traspare anche dalla forma dialettale usata:

- D. Bosco, dissi, an' srè mò mèi, ch'à fèssi vò da douttòr? (Don Bosco, dico, non sarebbe meglio che faceste voi da medico?).

E rapido prometto, ove non si renda necessario nè l'atto operatorio, nè la mia degenza in casa di salute, di riconoscere a Lui il merito della sospiratissima grazia, riservandomi di pubblicarla nel Bollettino e di aggiungere una modesta offerta per le Opere Salesiane.

Non appena ebbi formulata tale promessa... (come dire?)... non solo cessarono i dolori, che per tutta la notte e i due, giorni precedenti mi avevano martoriato, ma constatai visibilmente di essermi liberato delle cause determinanti gli atrocissimi spasimi.

Avrei voluto non sottomettermi all'esame dei raggi; ma un po' per una specie di riguardo al medico che mi attendeva, ed un pochino anche perchè, pur sentendomi liberato da ogni dolore, volevo assicurarmi che qualche altro germe non si nascondesse insidioso, mi sottomisi alla triplice radioscopia, il cui risultato fu completamente rispondente alle mie aspirazioni, perchè nulla fu rivelato, non solo che consigliasse l'atto operatorio, ritenuto prima indispensabile, ma nulla ancora che facesse temere per la regolare funzionalità di quei visceri, fino a pochi momenti avanti tormentatissimi.

Così la grazia fattami dal Ven. D. Bosco ha avuto, coll'esame dei raggi, non solo la più eloquente sanzione, ma è stata confortata dalla più rigorosa controprova.

Riconoscente pertanto al mio venerato gran Padre, assolvo in parte al mio debito inviando la presente relazioncella e modestissima offerta, e prometto che non cesserò mai dal diffondere, per quanto in me, il nome venerato di Lui e la notizia della ineffabile e potente Sua protezione, alla quale, con rinnovato trasporto, confido me e la numerosa famiglia, a che ci ottenga la grazia suprema di fargli tutti uniti corona nel bel Paradiso, di dove, son certo, continuerà a sorridermi e a benedirmi.

Bologna, 31 gennaio 1923.

Avv. FRANCESCO BRAZIOLI.

* *

Eccone alcune altre di quelle che ci pervennero in questi ultimi giorni.

L'amico dei fanciulli.

Anni fa, ancor chierico, fui a visitare i miei, e m'incontrai con un fanciulletto di sei o sette anni, tutto gentile e buono. Subito gli chiesi: - Come ti chiami? - Gino Musio, - mi rispose, e senza lasciarmi dir altro, continuò: - Lei è salesiano! è figlio di Don Bosco! Io a Don Bosco voglio molto bene, perchè mi ha guarito quando stavo proprio per morire.

Essendomi fermato in paese per pochi giorni, non potei prendere conoscenza di quanto mi disse quel bambino, che fin d'allora manifestava gran gioia nel servire la Santa Messa, vestito da chierichetto. Ritornato tra i miei l'anno scorso 1922, mi recai a visitare la famiglia del piccolo amico di Don Bosco, e ho trovato il fanciullino già grandicello di dodici anni, sempre vispo, buono e studioso, felice di essere stato promosso alla 2a ginnasiale. La mamma, un'ottima signora, vedova da circa dieci anni, pregata di raccontarmì la grazia ottenuta dal Ven. Don Bosco, con visibile commozione mi fece questo racconto:

« Nell'anno 1913 il mio bambino Gino Musio, d'anni tre, venne oppresso da febbri altissime che minacciarono gravemente la sua tenera esistenza. Notte e giorno vegliavo accanto alla sua culla, piangendo, nell'ansia angosciosa d'una madre che ripone in una sua creatura le più care speranze. Le mie angoscie s'accentuarono sempre più quando vidi il mio bambino, perdere a poco a poco la favella, e cadere in una immobilità quasi cadaverica. Tre giorni restò senza prender cibo, senza dire una parola. Avevo perduta ogni speranza. Fu appunto al terzo giorno che, rovistando alcune carte, mi capitò tra mano un libretto dal titolo: « Don Bosco e le sue opere ». Io non avevo mai invocato Don Bosco nelle mie necessità: e istantaneamente sentii nascere in me una fede ardentissima alla vista dell'amabile figura del Venerabile. Subito invocai Don Bosco, e collocai il libretto sul guancialino del bimbo, proprio accanto alla testa. Feci un passo per chiudere la porta della camera e immediatamente odo il bambino chiamarmi: « Mamma! » Piena di gioia mi appresso alla culla, e vedo il bambino fissarmi sorridente e parlarmi. Chiamai in fretta gli altri miei figli: « Presto, creature mie, qua... correte! Don Bosco ha guarito il nostro Gino... sentite come parla! » E, piangendo e pregando, in ringraziamento coprimmo di baci la venerabile figura! Da quel momento il figliolo guarì completamente. Cresciuto in età, e avendo imparato quanto bene gli ha voluto Don Bosco, prese per lui ardentissima divozione; l'immagine del Venerabile l'accompagna dovunque, e non passa giorno che Gino non lo invochi nelle sue necessità. Ora ha dodici anni e attende con amore agli studi, attribuendo al Venerabile anche la sua riuscita. Non avrò mai parole sufficienti per ringraziare Don Bosco, l'amico dei fanciulli, della celeste protezione con cui assiste la mia famiglia ».

Così Laura Sionis ved. Musio di Samatzai, il 12 luglio 1922.

In fede

Lanusei, 24 giugno 1923.

Sac. RAFFAELE PISANU Salesiano.

Guarisce istantaneamente al contatto di una reliquia di D. Bosco.

Il giorno di Pasqua, nell'uscir di chiesa, mi fratturava in tre parti la rotella di un ginocchio. Condotta all'Ospedale Mauriziano, venni diligentemente operata, e in seguito suturata con punti interni e premunita, nella parte lesa, da un cerchietto di argento. Dopo 40 giorni, fui ricondotta a casa, ma con la gamba rigida, completamente atrofizzata, e quindi incapace di qualsiasi movimento. Il medico diceva che avrei dovuto rimaner, così, ancora varie settimane, e che per molto tempo avrei dovuto far uso della stampella.

Il 27 maggio fu a trovarmi un Figlia di Maria Ausiliatrice, che esortò me e i miei alla più viva confidenza nel Ven. Don Bosco, ricordandomi le molte grazie strepitose ottenute a sua intercessione, e donandomi una sua piccola reliquia.

I miei, pieni di fede, cominciarono la novena al Venerabile di quella sera medesima: io la rimandai alla mattina seguente, anche per unirmi alla Suora, la quale mi assicurò che anch'essa insieme con altre consorelle all'indomani avrebbe incominciata una novena per la mia guarigione. Dico il vero: era già, stata esortata anche prima a ricorrere a Don Bosco; ma non aveva accolto l'invito.

Il mattino seguente, verso le 6, prendo in mano la reliquia per incominciar la novena, e, pregando, mi sento ispirata ad accostarla al ginocchio, fino a quel momento sempre atrofizzato. Temevo di non riuscirci tanto facilmente; invece, con mia meraviglia, vedo che esso incomincia a riacquistare la sensibilità e il movimento. Vi poso la reliquia, e il movimento diventa tosto spedito... Piena, allora, di fede, porto la reliquia alle labbra... e chiara una voce interna mi dice: « Cammina! Cammina!... » Mi levo, subito, a seder sul letto, e chiamo la mamma; scendo, e senza alcun appoggio, attraversando speditamente la sala, vado alla camera della sorella e del cognato, e dico anche a loro: « Don Bosco mi ha guarita! istantaneamente guarita! ». S'immagini la loro meraviglia, congiunta alla più grande letizia! La mamma si recò subito in chiesa, per ringraziare il Signore e il Venerabile.

E non è stata, davvero, una suggestione la mia: aveva troppo presenti le dichiarazioni del medico, che, per lungo tempo ancora, avrei dovuto rimaner a letto, e, in seguito, far uso di una stampella. Questo è certo che fino al 28 maggio la gamba fu pienamente immobile, e quella mattina, al primo contatto della reliquia del Ven. Don Bosco, riacquìstò, d'un tratto, movimento e forza: e da quell'istante potei camminare liberamente, come prima della frattura.

Torino, 11 luglio 1923.

GIULIA BENEITONE.

Le grazie attribuite ai Ven. Don Bosco sono d'ogni specie, chè a lui, come già in vita, si ricorre con fiducia da ogni sorta di persone.

L'istantanea guarigione d'una bambina.

La morte mi aveva rapito, istantaneamente, dure figli, nel periodo di ventiquattr'ore. Mi restava un'unica bambina di pochi mesi, che il padre non aveva mai veduto, perchè sotto le armi, e in zona di guerra. Riguardavo la piccina come l'unica tesoro, quando nel maggio anche questa fu colpita da polmonite, e la sua gracilità fece subito disperare la guarigione; il male peggiorava di giorno in giorno; e la febbre si faceva sempre più ali a, sporgendo la bambina sull'orlo della tombe. Più medici la giudicarono gravissima, e il tenente medico, venuto a constatare la gravità della bambina, la dichiarò espressamente moribonda, richiamando il padre in licenza. Lascio immaginare, come mi trovava io in quell'istante, col cuore ancor straziato dal dolore per la perdita dei due figli, al pensiero del marito lontano, che non poteva dar un ultimo bacio a quella figliuola, venuta al mondo dopo la sua partenza.

Mi rivolsi con tutta la fede al Venerabile Don Bosco, toccando con la sua biografia la fronte della piccina e gridando ad alta voce: « Venerabile Don Bosco! come crederò alle grazie dell'Ausiliatrice, che leggo mensilmente nel vostro Bollettino Salesiano, se Voi non mi otterrete questa grazia? anche se morta, la voglio risuscitata! » Fede, preghiera, sguardo, pensiero, tutto in quel momento era rivolto con ansia al Venerabile, come per sollecitarlo ad esaudirmi. Senonchè, quanto più pregavo, tanto più la mia piccina prendeva l'aspetto di un cadavere.

Insistei però, insistei sempre più fervorosamente, e ad un tratto la bimba, si desta come spaventata; spalanca gli occhi, tende le braccia, mi si avvinghia al collo, e, alzandosi, guarda in giù, atterrita, come se fosse sull'orlo di un precipizio; e torna a stringersi fortemente e soavemente al collo mio. La grazia era compiuta, il Venerabile l'aveva salvata; la bambina riacquistava la salute.

In fede,

Carini (Palermo)

MERENDINO ROSALIA.

Invio la somma acclusa, come promessa al Ven. Don Bosco. Per una caduta ebbi la frattura dell'omero destro e, non essendo stato rimesso bene a posto, ne avvenne la paralisi completa del braccio. I medici mi facevano supporre impossibile la guarigione. Allora mi raccomandai a Don Bosco, perché m'intercedesse presso il Cuore SS. di Gesù la guarigione completa, facendo io promessa di un'offerta per le Opere Salesiane. Riacquistai quasi tutti i movimenti del braccio, e con tutta l'anima adempio la promessa..

Figline Valdarno, 26 - 5 - 1923.

MARIA ToNELLI.

Anche dalle lontane terre di Missione ci arrivano, con frequenza, relazioni di grazie segnalate, attribuite all'intercessione del nostro Venerabile Padre.

Un giovane cinese, moribondo, raccomandato al Ven. Don Bosco, riceve il S. Battesimo e guarisce perfettamente.

Capitiamo, un giorno, nel più bel negozio di Lok-Chong il carissimo Don Lareno ed io, e ci sentiamo dire, con grandissimo nostro rincrescimento, che il commesso Li Ngok chung, un giovinetto sui diciott'anni, è agli estremi. Salimmo al secondo piano del negozio, e purtroppo constatammo la gravezza del caso. Quale impressione nel vedere pallido e smunto, cogli occhi vitrei e la faccia cadaverica, lui, che avevamo ammirato rigogliosissimo di salute, pochi mesi addietro!... Durante la guerra egli, con altri, si era ritirato alla Missione Cattolica e, a contatto col missionario e coi cristiani, si era innamorato del catechismo, delle preghiere, e delle pratiche di pietà, e studiò con vero intelletto d'aurore la dottrina di nostra Santa Religione.

- Ngok chung, desideri il battesimo? chissà che poi non abbia a star molto, ma molto meglio!

- Sì, Padre! aiùtami! aiùtami! Oh, quanto soffro! Battèzzami! bàttezzami!

- Ricordi i principii di nostra Santa religione? Quanti Dei vi sono?... E quante persone in un Dio salo?... Chi è Maria?... Chi è Gesù?... Che cosa ricevi, ricevendo il battesimo?

Rispose, assai bene, a queste e ad altre domande.

- Battèzzami! Battèzzami!... non passo certamente la notte! - E tale era il parere di tutti.

- Recatemi una tazzina di acqua - dico ai circostanti e, rivoltomi al carissimo D. Lareno, soggiungo:

- Senti! qui ho una reliquia del nostro Venerabile Padre Don Bosco! Gliela metto al collo, e intendo, se guarisce, che la grazia venga attribuita all'intercessione sua: non mancherò di renderla di pubblica ragione.

Intanto mi fu recata la tazzina.

- Sei contento, Ngok chung, che ti imponga il nome del nostro Venerabile Fondatore? Prègalo fervorosamente e abbi fede! Egli ti otterrà la grazia della guarigione e in brevissimo tempo... « Giovanni, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo! »

Subito fu trasportato via dal negozio in un'umida e lurida stamberga; era quello che ci voleva per accelerargli la morte. La ragione di tale trasporto va ricercata nel timore superstizioso gravisimo nei Cinesi: la camera, in cui muore uno, sarà poi sempre, anche in seguito, sorgente e fonte di disgrazie. Entrato una volta in un luogo il diavolo della morte, non ci sarà più modo di cacciarnelo.

Due mesi dopo, capito di nuovo a Lok chong e mi vedo venire innanzi, paffuto e tondo, e in piene forze, il già moribondo Ngok chung. Immensa

la soia gioia; interminabili i ringraziamenti suoi e di tutti quelli del negozio, specialmente del padre, catecumeno ferventissimo.

Detti negozianti non sono di questo distretto; ma del Ka-Tein-chiu, sempre nella provincia del Cuantung; però distanti almeno dieci giorni di viaggio, parte in barca, parte in battello, parte a piedi o in sedia.

Ed il nostro Giovanni potè intraprendere tranquillo un tal viaggio, per riabbracciare la madre e gli altri della famiglia, che l'avevano omai pianto come morto.

Lok-Chong, 20 aprile 1923.

Sac. VINCENZO BARBERIS Missionario Salesiano.

Un altro fanciullo cinese, al contatto di una reliquia di D. Bosco, guarisce sull'istante.

Maria Ausiliatrice e Don Bosco vegliano e ci proteggono.

Quante volte hanno dimostrato tangibilmente il loro valido e pronto patrocinio! Fra tanti favori ottenuti ad intercessione del nostro Venerabile Padre accenno, come da promessa fatta, il seguente.

Uno degli allievi condotti in collegio dal trepido nonnetto, il gentile e bravo Si-Lin, cadde gravemente ammalato con febbre altissima e persistente. Gli diedi le poche medicine che aveva, atte al caso, e non scorgendo alcun miglioramento credo bene chiamare un medico cinese, che in casi di febbri ribelli hanno rimedi efficaci. Il medico venne, trovò l'ammalato grave, ma non disperato, gli somministrò un infuso d'erbe e di radici d'albero ed il ragazzo ebbe un breve miglioramento, nia poi peggiorò pericolosamente.

Il poverino soffriva molto, e voleva, e chiamava, e desiderava ch'io gli stessi sempre vicino. Eravamo nella novena di Maria Ausiliatrice, e dissi al sofferente: - Fa' animo e prega la Madonna, per l'intercessione di Don Bosco, che ti faccia guarire, in modo che per la festa tu possa venire con noi in città a ringraziarla. -. Il piccolo Si-Lin fece come gli avevo raccomandato, e ripeteva sovente:

- Don Bosco, aiutami, fammi guarire.

Come per provare la nostra costanza e la nostra fede, il ragazzo, invece di accennare ad un miglioramento peggiorava sempre più e frequentemente delirava. Eravamo alla vigilia della solennità e la grazia sospirata non era ancor stata concessa. Verso le cinque di sera salii a trovare il piccolo infermo, che non mi riconobbe, e non mi vedeva benchè fossi accanto al suo letto.

Presi allora una teca coi capelli di Don Bosco, e la collocai sul capo del fanciullo (che gli dolorava più di ogni altra cosa), e il ragazzo improvvisamente si alza e mi grida:

- Padre sono guarito, sono guarito, domani verrò anch'io a ringraziare la Madonna!

Si vestì infatti, ma per la grave debolezza rimastagli, non potè che discendere in cappella a render grazie.

Sac. CARLO M. BRAGA, Missionario Salesiano.

L'anima di San Francesco di Sales (1)

Umiltà.

Era perfettamente umile... Non manifestava pubblicamente le proprie imperfezioni, ma le confessava francamente e candidamente. Par lavaanche, talvolta, dei propri difetti e della sua vita passata, per abbassarsi, e ciò, non solamente per umiltà, ma anche per aiutare e consolare coloro ai quali parlava... Aveva una bassissima stima di sè stesso; amava il disprezzo e la propria abbiezione... Mi disse una volta che aveva lavorato tre anni interi per acquistare questa virtù, che stimava e prediligeva in sommo grado...

Aveva un'abilità speciale per nascondere i tesori di virtù, che aveva nascosti in sè e per non attirarsi la stima altrui... Quando trattava di qualche grave argomento di dottrina, le parole gli uscivan di bocca lentamente, quasi timidamente... Diceva che non è bene intraprendere qualche cosa senza esser stati prima per molto tempo nascosti sotterra e morti a si stessi; e che solo allora si vien tratti fuori e manifestati quasi per forza; per la forza, cioè, del « Sole di giustizia » che fa crescere ed apparire le cose che sono nascoste entro terra...

Aveva nel portamento e nelle azioni una maestà straordinaria, ma accompagnata sempre da tanta umiltà da rendersi accessibile a tutti; sicchè i poveri, e i contadini stessi, l'avvicinavano con la massima confidenza; ed egli si compiaceva d'intrattenersi con loro, li ascoltava nel racconto dei loro affari e spesso parlava perfino il loro dialetto per rendersi ad essi più familiare. Non disprezzava alcuno, per quanto umile fosse e tributava a tutti il massimo onore, secondo il loro grado, nominandoli sempre più onorevolmente che poteva, facendoci espresso obbligo, nella nostra Regola, di fare pur noi altrettanto...

Non si affrettava mai a dare il proprio parere nè insisteva per sostenere la propria opinione. Aveva la costante abitudine di sottomettere il proprio giudizio e la propria volontà a quella degli altri e diceva che gli riusciva più facile acconciare sè alla volontà altrui che attirare una persona sola alla propria... Una volta mi scrisse che, dopo aver letta una mia lettera, aveva passeggiato per un po' su e giù per la camera cogli occhi pieni di lagrime, considerando quanto egli fosse diverso dal concetto che gli altri avevan di lui... Un'altra volta, un degno Prelato e un religioso insigne fecero di lui alte lodi dal pulpito, lui presente; egli ne rimase tanto confuso che non poteva più levare gli occhi, e pel dispiacere ne fece quasi una malattia...

Alloggiato nella città d'Annecy, in una casa fornita di grandi sale e di ampie gallerie, fece collocare il suo letto in uno stanzino, « affinchè, mi disse egli stesso, dopo essermi aggirato tutto il giorno per quelle grandi sale e vaste gallerie come un Prelato, io possa, almeno la sera, trovarmi alloggiato da quel povero meschino che sono »...

In viaggio si compiaceva d'essere male alloggiato in poveri alberghi, e diceva che non stava mai meglio di quando non stava bene!... Diceva che bisogna nascondere la nostra piccolezza nella grandezza di Dio e rimaner là al riparo « come un pulcino sotto le ali della chioccia »; che beati sono gli umili e poveri di spirito... « Convien lasciare, diceva altra volta, le virtù più eccelse alle anime straordinarie, non considerandoci degni, noi, di un grado tanto alto nel servizio di Dio ». Mai s'intese dire ch'egli si fosse procurato alcuna dignità... anzi, un giorno a Monsignor di Ginevra, suo fratello e successore, e a me, disse che non avrebbe voluto far tre passi per andare a prendere un cappello da Cardinale...

Altra volta, parlando di un Religioso che gli aveva scritto una lettera piena di lodi, concluse: « Quel buon Padre dice che io sono un fiore, un vaso di fiori, una fenice; in realtà, invece, non sono che un uomo puzzolente, un corvo, un letamaio »; « io sono il più gran niente di tutti i niente, il fiore di tutta la miseria umana. Io sono desolato che quel buon Padre non si occupi di qualche cosa meglio di me ». E questo diceva sinceramente, perchè tale era la sua convinzione....

Pazienza.

Era dotato di una pazienza straordinaria, incrollabile e invincibile... Questa virtù non aveva limiti in lui ed egli l'esercitava nel soffrire tutto ciò che Dio gli mandava... afflizioni, malattie, perdita di persone care, e via dicendo. In ogni occasione egli si manteneva eguale a se stesso; niente riusciva a turbarlo; il suo cuore era assolutamente tranquillo e paziente, libero da ogni sorta di malizia e di rancore, come da ogni desiderio di rivincita.

Una volta, che era fatto segno a contraddizioni e persecuzioni, gli chiesi se lo avessero ferito nel cuore; rispose: « Non ho mai provato tanta pace ». Un altro giorno, venne nel nostro parlatorio, e poichè la Superiora d'allora (1) aveva saputo qualche villania che gli era stata usata e che egli aveva ben mostrato la sua pazienza, rispose: « Se una persona m'avesse strappato gli occhi e, dopo tale atto, io la potessi ancora vedere, la guarderei con tanto amore e con tanta dolcezza, come se mai essa m'avesse fatto alcun male »...

Sua massima era di sopportare il prossimo fiato all'estremo limite del possibile, e inculcava ai soci diedi di fare così, perchè se si viene a perdere qualche cosa del nostro, Dio ce ne ricompensreà largamente:... « Bisogna che gli uomini usino pazienza gli uni verso gli altri, diceva; e i più valorosi sono quelli che sopportano meglio le imperfezioni altrui ».

Ma è quasi impossibile enumerare tutte le contraddizioni e le ingiurie che sofferse quel Beato;... quel che è certo - e ne ho particolare conoscenza -si è, che egli le sopportò tutte con pazienza straordinaria...

Dolcezza.

Era incomparabile!... Credo che non si possa esprimere con parole tutta la soavità e la bonarietà che Dio aveva profuse in quell'anima. Il suo viso, le sue parole e tutte le sue azioni non ispiravano che dolcezza e mansuetudine; ed egli le spargeva anche nei cuori di coloro che gli parlavano; diceva infatti che lo spirito di dolcezza è il vero spirito del cristiano.

Mi confessò un giorno che gli erano occorsi tre anni per acquistare questa santa virtù che lo rendeva condiscendente con tutti e faceva sì che egli prodigasse al prossimo suo la persona, i mezzi, le affezioni, affinchè ognuno se ne servisse secondo i propri bisogni...

Una volta che gli si rimproverava la sua eccessiva dolcezza verso certe persone, rispose dolcemente:

« Non è forse meglio inviarle in purgatorio colla dolcezza, che all'inferno per troppo rigore? »...

Altra volta che io lo incitavo ad intervenire più energicamente in certe questioni che venivano fatte al Monastero della Visitazione, mi rispose: « E perche dovrei in un quarto d'ora perdere un po' di quella dolcezza che con tanta fatica ho acquistato in venti anni? »

Era detto comune che egli fosse senza fiele... ma certo dovette farsi non poca forza e violenza per dominare la passione della collera. Infatti, una volta, in una grave e giusta occasione d'indignazione e di corruccio, mi disse che era stato costretto a prendere a due mani le redini della propria collera per fermarla... Soleva dire che è meglio peccare di dolcezza che di rigore.

Molti servi di Dio ebbero a constatare durante la sua vita, che nessuno meglio di lui riproduceva ai loro occhi Gesù Cristo conversante tra gli uomini; ed anche che egli pareva loro la vera immagine del Figlio di Dio, sia nella vita come nelle abitudini e nelle conversazioni.

Ed io seppi da persone degne di fede che un venerabile ecclesiastico (1) disse d'aver sempre ammirata sconfinatamente la dolcezza e la condiscendenza di quel Beato e che, in una grave malattia avuta a Parigi. non aveva avuto altra consolazione all'infuori di quella di considerare l'infinita bontà di Dio, quale poteva arguirla da quella di Monsignor di Ginevra: « Poichè, diceva, se un uomo può esser tanto buono, quanto a maggior ragione, non dovete esser buono, soave ed amabile Voi, o mio dolce Creatore! »

(Continua)

Suor FRANCESCA-GIOVANNA FRÈMIOT.

(1) L'Ame de S. François de Sales révélée par Ste. Jeanne-Françoise de Cantal. - Annecy, - Imprimerie J. Abry, 1922. (Ved. Bollettino di giugno e luglio u. s). Quanti desiderano il libro - e lo raccomandiamo particolarmente ai Sacerdoti - possono acquistarlo presso la Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita, 174. Torino (9).

(1) La stessa Madre di Chantal.

(1) S. Vincenzo de' Paoli.

Agli Insegnanti e ai RR. Parroci e Sacerdoti.

Il Ven. Don Bosco ebbe sempre una santa preoccupazione per offrire alle scuole in genere, e particolarmente a quelle dei Seminari e degli Istituti educativi, buoni Libri di testo, che si possan mettere in mano agli alunni senza alcun pericolo al loro candore.

Il venerato Don Rua, per facilitare agli insegnanti una buona scelta di libri di testo, accogliendo i voti del I° Congresso Salesiano tenutosi in Bologna, disponeva che, ogni anno, a cura del Direttore Generale delle Scuole e della Stampa Salesiana (il compianto dott. Don Francesco Cerruti), si pubblicasse apposito elenco delle nostre pubblicazioni scolastiche, integrato, nella parte mancante, con sane pubblicazioni di altre Case Editrici.

Sorta la Società Editrice Internazionale (già detta della Buona Stampa) con sede centrale a Torino, che fece suo, praticamente, tutto il programma salesiano - col pubblicare un ricco assortimento di libri scolastici di ogni materia dei vari gruppi delle scuole primarie e secondarie - la lamentata lacuna venne felicemente coperta.

Le pubblicazioni, infatte, della S. E. I. di Torino, mentre dànno le migliori garanzie per valore intrinseco, sopratutto didattico, essendo in perfetta corrispondenza con le moderne esigenze scolastiche e con le prescrizioni dei programmi, hanno anche - sui testi delle altre Case Editrici - il vantaggio di essere redatte da scrittori ed autori intimamente cristiani.

Gli insegnanti. possono, quindi, scegliere con piena tranquillità i singoli testi delle proprie classi tra le pubblicazioni della S. E. I. di Torino, la quale spedisce anche copie di saggio ed accorda sulle ordinazioni facilitazioni particolari, con servizio inappuntabile.

La S. E. I. di Torino, oltre un ricco assortimento di corsi di Letture, Libri sussidiari e Testi per le singole materie d'insegnamento nelle CLASSI ELEMENTARI, ha pure un vasto assortimento di Testi per le singole materie dei singoli gruppi delle SCUOLE MEDIE (Collezioni di classici italiani, latini, greci, ecc.; dizionari italiani, latini, francesi ecc. atlanti, carte geografiche, ecc.).

Questa raccomandazione è rivolta anche ai RR. Parroci e Sacerdoti, perchè, mercè le loro buone relazioni con gli insegnanti, essi possono, meglio d'ogni altro, consigliare e favorire cotesta scelta.

Le preferenze, che invochiano alla benemerita Società Editrice, hanno anche il vantaggio di cooperare ad un maggiore incremento della Società medesima, sorta, non a scopo di lucro, ma unicamente per diffondere in mezzo al popolo la buona stampa, ed assicurare alle scuole, come voleva Don Bosco, un sano indirizzo educativo.

LE MISSIONI SALESIANE

Esposizione di arredi sacri.

Anche quest'anno, per l'onomastico del nostro Rettor Maggiore, a cura del nobile Comitato «Dame Patronesse delle Opere del Ven. Don Bosco » di Torino, si tenne un'Esposizione di arredi e oggetti sacri. Ne va data tutta la lode all'apposita Commissione composta dalle dame: sig.ra Musso-Croce, Contessa Elena d'Agliano, Contessa Maria Della Chiesa, sig.ra Bellia-Abate, Contessa Belli di Carpenea, Donna Paola Bruno, sig.na Isidora Demorra, e Contessina Maria Teresa Camerana; le quali, coadiuvate da altre nobili signore e signorine, non solo hanno zelato la santa causa presso varie generose famiglie ed anche presso varie Ditte industriali, ma settimanalmente, col proprio lavoro, hanno efficacemente contribuito al buon esito della Mostra.

L' « ESPOSIZIONE di arredi, oggetti e lini sacri, PRO MISSIONI SALESIANE », come è noto, si terrà ogni anno; e poichè i bisogni e le richieste di aiuti vanno sempre aumentando col crescere e con lo svilupparsi delle opere missionarie e con le fondazione di nuove cappelle e residenze, noi ci auguriamo che la prossima mostra, che avrà luogo nel giugno 1924, abbia ad essere ancor più consolante.

A questo fine preghiamo i zelanti Cooperatori e le pie Cooperatrici a voler, fin d'ora, coadiuvare l'attivissima Commissione Torinese nel mettere insieme un maggior numero di paramenti, arredi e lini sacri, sia col confezionarne ed inviarne qualcuno, sia coll'inviare sete, damaschi, lini, pizzi, ecc. ecc., od offerte in denaro.

Dalle lettere dei nostri.

Da S. Gabriel (Rio Negro).

Suor Annetta Masera, della Ia spedizione delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Rio Negro (Brasile), scrive al nostro Rettor Maggiore:

Dopo un viaggio di 40 giorni, siamo giunte, grazie a Dio, a S. Gabriel, senza nessun spiacevole incidente.

Il nostro arrivo ha destato impressione negli abitanti, che per la prima volta vedevano le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Abbiamo subito preso possesso della casa, che Mons. Massa e il venerando D. Balzola ci hanno preparata: la migliore della città, l'unica coperta con tegole, e munita di tutti i conforti desiderabili in queste regioni.

E la domenica seguente demmo principio all'oratorio festivo, riunendo il bel numero di 50 e più giovanette, tra indiette e figlie d'immigrati.

Abbiamo anche aperto l'esternato con 4o alunne, che aumenteranno senza dubbio, perchè, essendo contente e buonine, faranno buona propaganda.

Speriamo altresì di dare, presto, principio all'internato, per allargare la nostra sfera di azione in mezzo a questa povera gente. È questa anche una dolce speranza di Mons. Massa, di veder in questo modo gettate saldamente le basi per la costituzione delle prime famiglie veramente cristiane.

Nel tempo stesso abbiamo campo di rivolgere la nostra influenza benefica anche agli ammalati, avendo a nostro carico il dispensario gratuito e l'ospedale.

Son molti gli infermi che vengono a noi ogni giorno, e questo ci fornisce l'occasione di esercitare un gran bene.

Come vede, rev.mo Padre, le speranze sono rosee. Ma pensando che questo centro è l'unico in cui si esercita una vera direzione religiosa, ci si stringe il cuore.

Presto i Salesiani apriranno una nuova missione fra gli indi Taraquà, e sarà un nuovo sacrifizio di personale per loro, già poco numerosi e tanto carichi di lavoro.

Il buon Dio, che dall'alto vede e apprezza il buon cuore e la generosità di questi figli di Don Bosco, li benedica e ne fecondi i sacrifizi e le aspirazioni.

Nella Pampa Centrale.

Diviso in piccoli lotti, il territorio della Colonia La Pietà, dipendente dalla missione di Guatraché (Pampa Centrale), si è in breve tempo popolato di circa 40o abitanti.

Fu eretta una scuola pubblica, e per soddisfare alle necessità spirituali della popolazione si è posto mano alla costruzione d'un salone, che serve per la scuola complementare di catechismo e da cappella provvisoria nei giorni festiva.

La solennità del Corpus Domini ha visto i buoni coloni stringersi con affetto ed entusiasmo e attorno al missionario salesiano, accorso dalla vicina Guatraché, accolto col saluto cristiano: « Sia lodato Gesù Cristo! ». In gran numero si accostarono alla S. Comunione, durante la messa accompagnata da canti devoti, e andarono a gara per seguire in processione il SS.mo lungo le vie polverose, che in tempo non lontano furono teatro delle scorrerie dei figli del deserto.

A sera si ritrovarono ancor tutti nella cappella provvisoria per il canto dei vespri e la benedizione, contenti di poter praticare quella religione, che nella solitudine delle Pampas e nella lontananza della patria forma il conforto e il sostegno migliore.

La Missione Salesiana nel Congo Belga.

I primi Salesiani giunsero al Congo nel 1911, guidati dal sottoscritto e destinati a Bunkeya, grosso villaggio di 50o capanne, distante sei giorni di marcia da Elisabethville, ove i protestanti iniziavano un lavoro di penetrazione.

In seguito, per designazione del rev.mo Prefetto Apostolico, Mons. de Hempthine, benedettino, furono destinati a Elisabethville, con l'incarico di occuparsi direttamente delle scuole pei bianchi e pei negri, secondo l'espresso desiderio del Governo Belga.

L'Istituto di Elisabethville.

E i nostri nel febbraio del 1912 aprirono la prima scuola con due allievi bianchi, e in un padiglione stabilirono la scuola dei falegnami; diretta dal coadiutore F. Verboven, mentre il coadiutore P. Ferraris cominciava una scuola di sarti. La casa abitata consisteva in quattro vani, uno dei quali adibito a cappella, l'altro a refettorio, e gli altri due a camerate. Il Governo fece costrurre altre tre casette, ed il primitivo edifizio di lamiera continuò a servire da cappella e da scuola. V'era il puro necessario; ma si era agli inizi, e alle strettezze suppliva la buona volontà e l'aspettativa di un miglior avvenire. Per avere, infatti, una vera influenza sugli indigeni, occorreva allargare i mezzi di azione; e il Governo fece innalzare una nuova casa con 10 stanze e una cappella, oltre la scuola per i bianchi. Nel giugno del 1912 i Salesiani occuparono la nuova dimora. Una dozzina di negri prese a frequentare le Scuole Professionali ed anche la popolazione bianca incominciò a sentire l'influsso dei nuovi missionari, raccogliendosi volentieri a pregare nella cappella, graziosamente ornata e allietata da canti sacri accuratamente eseguiti.

Il Generale Wangermé, allora Governatore del Katanga, s'interessò vivamente dell'opera nascente, visitò più volte le classi e i lavori, e si decise tosto l'impianto di altri laboratori per meccanici e calzolai, e di scuole per gli indigeni, cresciuti ormai al centinaio e pei quali era stata istituita la refezione scolastica in comune.

L'opera aveva raggiunto, così, un efficace sviluppo; ed era, ormai, matura per gettare il primo germoglio verso l'interno del paese, dove fortemente ne era sentito il bisogno.

Nel 1914 venne a Elisabethville l'ispettore salesiano Don Scaloni, e s'iniziarono le trattative con il Prefetto Apostolico Mons. de Hempthine, per poter fondare una missione nel villaggio di Kiniama, nel tratto inferiore della Kafubu, presso il grande fiume Luapula.

Lo scoppio della guerra europea, che anche qua ebbe le sue ripercussioni, ritardò alquanto l'effettuazione del disegno; tuttavia il 29 gennaio 1915, festa di S. Francesco di Sales, d'accordo col Procuratore Generale e col Direttore di giustizia, fu definito il luogo in cui si sarebbe aperta la missione.

Dall'Europa frattanto giunse un nuovo drappello di salesiani, sacerdoti e coadiutori, e fu possibile dar corso alla nuova iniziativa.

La missione di Kiniama.

La nuova espansione fu duramente provata nel suo sorgere. A meno di un anno di distanza, un coadiutore s'annegava accidentalmente nella Kafubu, e il Missionario Don Mariage doveva essere riportato a Elisabethville, colpito dal terribile morbo dell'ematuria, che lo ridusse in fin di vita.

Fu sostituito da altri Missionari, in ultimo da Don Van Heusden, che diede alla missione un vigoroso impulso e una floridezza consolante. Egli stabilì attorno a Kiniama sette nuove residenze, regolarmente visitate ogni mese, ciascuna delle quali possiede un padiglione, dove il missionario a volta a volta raduna i fedeli, celebra la S. Messa e tiene i suoi discorsi.

La missione di Kiniama conta attualmente un buon numero di cristiani, sia uomini che donne e fanciulli; le scuole sono frequentate da 52 allievi interni, e vi sono circa 15o catecumeni che, istruiti, attendono di entrare in grembo alla Chiesa.

L'arrivo di nuovi rinforzi di personale, a guerra finita, permise nel 1919 un riassetto migliore e più moderno anche all'opera di Elisabethville. Le scuole presero una nuova piega e si popolarono di 7o bianchi e di 18o indigeni; fu aperto un internato per fanciulli bianchi, che in breve occuparono i 28 posti disponibili, e la chiesa continuò ad essere assiduamente frequentata dal popolo per la bellezza e la solennità delle funzioni.

La missione di La Kafubu.

Nel 1921 il Governatore Generale Lippens visitò l'istituzione e ne ritrasse un'impressione così favorevole, che accordò nuovi sussidi, me diante i quali fu possibile ingrandire e perfezionare i laboratori e l'internato, divenuti insufficienti alle richieste. Alla sua protezione e alle facilitazioni delle vie d'accesso da lui procurate, si deve pure l'erezione di una nuova opera a La Kafubu, intitolata Scuola Don Bosco. In essa, aderendo agli ammonimenti del Santo Padre, vengono educati alcuni fanciulli indigeni, che dovranno più tardi essere gli aiutanti dei missionari e, se Dio vorrà, anche i primi preti salesiani del Congo. Ogni giorno ricevono lezioni di francese, di aritmetica e di musica, e alcuni hanno già iniziato lo studio del latino.

Annessa alla scuola è la Colonia agricola, per la quale il Governo ha promesso il suo appoggio. Essa ha una cappella, una grande casa per i nostri, le abitazioni per gli allievi indi geni, un'ampia stalla con 28 capi di bestiame, e un vasto edifizio con magazzino e con scuole, che devono accogliere una quarantina di fanciulli dei villaggi circostanti. Sparse all'ingiro sorgono pure le case dei lavoratori, attualmente in numero di 68.

Il caro Don Schillinger, direttore della missione, percorre ogni domenica ì dintorni, predicando ed evangelizzando con frutto e successo. Nel solo villaggio di Kambikila vi sono da 150 a 16o catecumeni, che hanno costruito un apposito padiglione per potersi riunire e ascoltare la parola del missionario.

Così anche nel Congo, fra i poveri negri, lentamente ma sicuramente, l'opera di Don Bosco si afferma, guadagnando anime a Dio e uomini alla civiltà.

Sac. GIUSEPPE SAK

Missionario Salesiano.

Istituto " Card. Cagliero „ per le Missioni Estere Salesiane.

L'Istituto « Cardinal Cagliero », fondato allo scopo di provvedere nuovo personale Per le Missioni Estere Salesiane, ha iniziato, fin dallo scorso anno scolastico 1922-23, appositi corsi di preparazione e di studi per giovani aspiranti allo stato ecclesiastico e missionario, o a quello di coadiutori dei sacerdoti missionari, nella Casa Salesiana d'IVREA (Torino).

Le accettazioni sono gratuite.

Le domande, accompagnate da una dichiarazione del Parroco che attesti della buona condotta degli aspiranti e dell'inclinazione e capacità loro alla vita missionaria, vanno dirette al Rev.mo D. Filippo Rinaldi, Via Cottolengo 32, Torino, 9.

La Prefettura Apostolica dell'Assam

(Relazione del Prefetto Apostolico Mons. Luigi Mathias).

N. d. R. - Abbiamo ricevuto dal Rev.mo Mons. Luigi Mathias, Prefetto Apostolico dell'Assam, una lunga ed interessante relazione, della quale ecco il sommario:

1° La regione - Cenni biografici e storici. 2° Religioni.

3 Fauna e flora.

4° I primi Missionari.

5° L'Assam sotto i Padri del Divin Salvatore. 6° L'Assam sotto i Padri Gesuiti

7° La Prefettura Apostolica dell'Assam affidata ai Salesiani.

8° Le nostre varie opere tra i Khassì e Jaintia Hills.

Mentre ne cominciamo la pubblicazione, ci permettiamo di offrir subito ai lettori la breve, consolantissima, conclusione:

I primi frutti.

La Prefettura Apostolica dell'Assam conta presentemente:

1) 18 Salesiani sparsi in sette residenze: Shillong, Cherrapoonje, Laitkynsew, Raliang, Nengbah, Lamin, e Gauhati:

2) nove Fratelli delle Scuole Cristiane (Irish

Christian Brothers):

3) dieci Suore Lorentine:

4) diciannove Suore di N. S. delle Missioni.

Così il numero degli operai evangelici somma a circa 6o - numero mai raggiunto sinora - e che accenna ad aumentare prossimamente. Abbiamo, infatti, due aspiranti alla Pia Società, un anglo-indiano e un khassì, primi frutti dell'Assam alla vita sacerdotale e religiosa, che ci aprono il cuore a liete speranze.

I quattro orfanotrofi (due per ragazzi, due per ragazze) in Shillong e Raliang, sono pieni di alunni. Le Scuole di S Antonio per i Khassì, e di S. Mary's per le Khassì, come gli istituti per gli anglo-indiani, S. Edmond e Loreto, e S. Agnes, sono al completo.

Anche la Scuola industriale si avvia rapidamente, ed il laboratorio femminile rigurgita di giovani operaie.

Dal nostro arrivo in qua contiamo al nostro attivo più di 6oo battesimi, 20.000 confessioni, 8o.ooo Comunioni.

Dio ci conduce, Maria Ausiliatrice ci assiste, e Don Bosco veglia paternamente su questi suoi figli lontani.

La Prefettura Ap. dell'Assam.

I. La regione. - Cenni geografici e storici.

Se gettate uno sguardo sull'atlante geografico alla pagina che vi presenta l'Asia, troverete al nord-est dell'India, sotto il Tibet e la catena dell'Imalaja, l'Assam. Questa pagina attirò poco l'attenzione degli Europei, e fu, in realtà, molto poco conosciuta sino al secolo scorso.

L'occupazione inglese, principiata praticamente nel 1792, la scoperta del the (1823), ed il rapido progresso di questa industria lungo la ricca e fertile vallata del Bramaputra, suscitarono ben presto l'interesse generale, e l'Assam divenne subito regione nota e ricercata.

Posta tra l'89° e il 97° di longitudine, ed il 24° 2' e il 28°5' di latitudine, la Prefettura Apostolica, che abbraccia anche il Bhutan e Manipur, ha una superficie di 194.000 Kmq., ossia quanto l'Inghilterra e la Svizzera riunite. Ha la forma di una gallina, rivolta verso oriente.

Immaginate lo schizzo di uno di questi animaletti domestici: mettete sul dorso, come limite, una catena di monti che chiamerete Imalaja; lasciate uno spazio largo, libero, dalla cresta alla coda, segnando le ali con un grande e largo fiume che l'attraversa, ed avrete l'immensa e fertilissima vallata del Bramaputra col fiume omonimo; subito dopo, parallela al fiume, una striscia di colli e monti, dal collo in giù: sono i Garo-HillsKhassì e Jaintia Hills, Naga-Hills, che dividono la vallata del Bramaputra dalla vallata della Surma o Sylhet al sud e dal Manipur sud-est, sulla figura gallinesca, al posto delle zampe.

Questa vasta regione è certamente una delle più interessanti, sia per la varietà dei popoli che l'abitano, come per la ricchezza della sua fauna e flora, come per la bellezza dei suoi panorami e dei suoi monti, la fertilità del suo suolo nelle vallate, il numero grande di fiumi e di ruscelli che la bagnano e il suo clima, che, pur essendo tropicale nelle vallate, è temperato sui monti, e ad alcune località dà il vanto di essere tra le residenze più climatiche dell'India.

Il suo nome « Assam », che dal sanscrito vorrebbe dire « ineguale », « incomparabile », non smentisce la realtà. L'occhio del forestiero è continuamente occupato a contemplare nuove bellezze e nuove scene, che son lungi dal rendere monotono l'orizzonte.

Se si percorre la vallata - oltre le bellezze del magnifico fiume serpeggiante e continuamente attraversato da piroscafi che vi ricordano quei dei laghi svizzeri, - sono estesissimi campi di riso, dove a migliaia pascolano buoi, vacche, bufali, cavalli, ecc.; più in là, fiancheggianti il fiume, a destra e sinistra, magnifiche piantagioni di the, che vi stendono sotto gli alti e begli alberi protettori uno splendido tappeto verde, dove le pianticelle di the, strette le une alle altre, v'invitano a riposare l'occhio.

Sui monti i panorami non sono inferiori - creste infinite sino a perdita di vista; - boschi folti, dove il botanico trova ogni sorta di piante e lo zoologo ogni sorta di uccelli e di animali; - cascate meravigliose, precipizi spaventosi, caverne, ritrovi di belve; - tutto attrae e distrae il fortunato viandante.

I mezzi di comunicazione, facili nelle vallate, sono difficilissimi nella regione montagnosa, dove sentieri malamente tracciati permettono appena di andar a piedi.

Fin nel 1853 non si conoscevano ancora qui in Assam i carri e le vetture. Nel 1868 il governo inglese istituì il reparto dei lavori pubblici e si principiarono le strade.

Nel '47 il primo servizio venne attuato nel Bramaputra, e, dall'83 in qua, due Compagnie assicurano quotidianamente un servizio regolare da Goalunda a Dibrugarh. La Surma, nel distretto del Sylhet, ha un servizio simile, principiato nell'87.

Fu nell'85 che si costrusse il primo ramo ferroviario presso Jorhat, ed ora una linea lungo tutta la vallata, ed un tronco che scende sino a Chittagon, vi permettono di attraversare colla massima comodità tutta l'Assam nella sua lunghezza e, già in parte, nella sua larghezza.

Tutti i mezzi di locomozione sono ormai in uso: carro a buoi, carrozzelle, automobili, motociclette, biciclette, elefanti, ecc. ecc.

Sui monti, dove nessuna di queste comodità esiste, se si eccettua la strada da Gauhati a Shillong, e da Shillong a Cherrapoonje, continuamente battuta da automobili, vi sono anche i portatori che vi trasportano sulle loro spalle in grandi panieri, comodamente adagiati.

Pochissimo intanto si sa del passato dei vari popoli della regione. Le innumerevoli e grandiose rovine, sparse qua e là specie nelle vallate, fanno intravvedere un passato storico agitato ed una popolazione più rigogliosa.

E noto come l'Assam sia stato invaso prima dagli Ahoms, poi da maomettani, che le tribù sui monti siano state per lo più indipendenti, poichè l'Inghilterra, approfittando dell'invito del re ahom Gaurimath nel settembre 1792 vi mandò i primi soldati, e gradatamente occupò la regione che venne formata a provincia nel 19o6, e quindi le diede un governatore nel '21.

Accennai alla varietà dei popoli. L'Assam, paese di transizione, posto sul confine di regioni diverse, non ha una popolazione omogenea. È certamente la regione del mondo che, relaticamente alla sua estensione, possiede la più grande varietà di popoli e tribù. Tutti i tipi, tutte le fisionomie, direi, tutti i colori vi sono rappresentati. Tutte le maniere di vestire, dal modo più semplice dei tempi preistorici, sino alla moda attuale, colpiscono l'occhio del forestiero, che, traversando l'Assam, non cessa d'incontrare nuove stature e fattezze e un cumulo di novità strane che lo rendono estatico.

Lungo sarebbe il descrivere i vari usi e costumi dei sette milioni di abitanti che popolano l'Assam e che parlano 167 lingue differenti. Questo numero sembrerà esagerato, ma il testo ufficiale del censimento del 1901 suona così: « Non vi è probabilmente nessuna contrada nel mondo, che offra un campo più ricco pei filologi, come l'Assam, che pur avendo una popolazione che eccede appena i sei milioni, risultò nell'ultimo censimento, non aver meno di centosessantasette lingue ». Questo dà anche il numero delle varie tribù.

La popolazione è piuttosto abbondante nelle pianure del Sylhet e del Bramaputra; vallate fertilissime, dove la vegetazione è lussureggiante e dove l'abitante, pigro e piuttosto benestante, preferisce il dolce far niente alla sufficiente attività dei popoli delle montagne meno popolate, dove gli abitanti, generalmente poveri, sfruttano alla meglio il loro ingrato terreno.

Sui monti troviamo cotone, lacca, ma specialmente i minerali, ferro, carbone, calce, petrolio; mentre nelle pianure riso, frutta e the formano le principali ricchezze. Mezzo milione di immigrati, quasi tutti del Chotonakpur, trovano lavoro abbondante nelle vallate, occupandosi nelle estesissime e numerosissime piantagioni di the.

(Continua)   Sac. LUIGI MATHIAS

Prefetto Apostolico dell'Assam.

Esercizi Spirituali.

Nel mese di settembre, dal 7 all'11 in Torino, nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, presso la tomba venerata del Ven. Don Bosco, si terrà un breve corso di esercizi Spirituali per i Sigg. Cooperatori, gli Ex-Allievi e i giovinotti dei nostri Circoli.

Quanti vogliono intervenirvi abbiano la bontà di avvisarne per tempo l'Ufficio Centrale del Bollettino Salesiano - Via Cottolengo, 32, Torino (9).

Similmente, dal 7 al 12 corrente, a NIZZA MONFERRATO nella Casa Centrale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà - da sacerdoti salesiani - un corso di S. Esercizi Spirituali per le Ex Allieve e per le pie Signore, Maestre e Signorine. Chi vuole parteciparvi, ne faccia domanda alla Rev. Direttrice dell'Istituto N. S. delle Grazie, Nizza Monferrato (Alessandria).

In visita alle Colonie Indigene dei Bororos

PRELATURA DI REGISTRO DI ARAGUAYA-MATTO GROSSO (BRASILE). (Lettera del Sac. Sidrach Vallarino al sig. Don Rinaldi).

Verso la Colonia S. Giuseppe. - Un incidente. - Alla Colonia. - L'Addio.

Arrivò l'ora della partenza! Benchè il tempo minacciasse pioggia, tutti vollero accompagnare Monsignore, almeno fino all'alto della collina Santa Croce, dove ciascuno ebbe in ricordo una medaglia di Maria Ausiliatrice. Prima di partire Sua Eccellenza aveva fatto anche una distribuzione di buoni sigari, grazie alla generosità del Conte Agrolongo, proprietario della rinomata fabbrica « Viado ».

Ed eccoci in viaggio verso la Colonia S. Giuseppe. Ci accompagna, per un buon tratto di cammino, il caro Don Colbacchini, zelante direttore della Colonia del Sacro Cuore.

Alla fine del secondo giorno di marcìa, al Pareado, o grande muraglione, incontriamo Don Luthe, Direttore della Colonia S. Giuseppe. Avvisato della visita di Monsignore, ci era venuto incontro. Ma la cognitiva che doveva seguirci, dopo un'attesa di cinque ore non si vedeva ancora. Dovemmo rassegnarci! Pulimmo alla meglio una capanna abbandonata, accendemmo il fuoco per segnale, e; dette le orazioni, ci coricammo mezzo digiuni, usando come capezzale le selle degli animali. Ma come dormire? Il pensiero correva alla comitiva, e la fantasia lavorava. Finalmente, a notte avanzata, arrivarono stanchi, inzuppati fino alla pelle ed affamati! E sì che avevano con sè la cucina e tutti i nostri commestibili; ma non avevano toccato nulla, proprio nulla!

Che cos'era accaduto? Al momento di partire, un animale da sella, strappata la corda, era fuggito dietro un muletto scappato poco prima. Dovettero scaricare ogni cosa, legar bene gli altri animali, e cercare di tagliar la via al fuggitivo, prima che questo potesse arrivar ad un stretto passaggio verso la montagna! E vi arrivarono. Il primo animale aveva guadagnata la strada della colonia; il secondo però, che ci era indispensabile, lo ripresero; ma quando ritornarono all'accampamento, il sole era vicino al tramonto.

« Monsignore ci aspetta al Pareado - si dissero a vicenda - e non ha nulla da mangiare! Niente per dormire! Dobbiamo andar là ad ogni costo! »

Si raccomandarono a Maria SS. Ausiliatrice, e ad onta dell'oscurità della notte e della pioggia, si misero in viaggio e giunsero sani e salvi.

Cosi, all'indomani, potemmo celebrare la S. Messa. Poi abbracciammo con affetto il caro D. Colbacchini, che volle la benedizione per sè e per tutta la Colonia « Sacro Cuore », e ci separammo!

Quantunque la pioggia continuasse dirotta, pure, coll'aiuto di Dio, il 23 fummo in vista della Colonia S. Giuseppe, accompagnati dal buon Don Luthe. Non fu possibile ai confratelli ed agli indii di venirci incontro. I preparativi però, gli archi trionfali e i ripetuti evviva, manifestavano eloquentemente il tripudio generale.

Il dì seguente, devota e numerosissima fu la S. Comunione alla Messa di Monsignore: e bella l'accademia in onore di Sua Ecc.za, la domenica dopo; dialoghi, discorsi, poesie, inni in varie lingue, senza ommettere quella, che Don Rua chiamava « la lingua del Papa e di Don Bosco! ».

Qui, pure, ammirammo l'ordine e la pulizia nelle case degli indii, la spontanea loro frequenza alle pratiche di pietà e ai SS. Sacramenti, e l'allegria e la riconoscenza al Missionario.

E dire che la mancanza di personale si fa grandemente sentire! Il Signore chiama a sè i migliori lavoratori, come i cari confratelli D. Traversa, D. Pessina, Giacomo Grosso, Bertolino, Baldi, Montanari, ecc. ecc.; l'ubbidienza ne richiama qualcun altro altrove, ed il lavoro nelle Colonie cresce sempre, ogni giorno.

Grande è lo spirito di sacrifizio di questi nostri cari, buoni e santi confratelli; ma gli anni passano e le forze diminuiscono considerevolmente. Non poche volte ne ho veduto alcuni, anche sacerdoti, tornar dal lavoro del campo, stanchi e sfiniti, senza voglia di mangiare. Iddio mandi altri buoni operai in questa vigna!

A Casonunga. - Un paese che sorge. - Il buon cuore degli indi.

Sebbene la domanda di prolungare la fermata al Sangradouro fosse insistente per parte di tutti, pure venne il giorno della partenza, e partimmo, non senza commozione degli indii e dei confratelli, alla volta della regione diamantina « Casonunga », con Don Luthe, che volle farei compagnia, per visitare quella parte della sua immensa parrocchia. Restammo meravigliati quando, giunti sul luogo, non vedemmo più poche capannuccie, sparse qua e là, ma più di trecento case, alcune già costrutte con arte, e disposte con un certo qual ordine.

Sparsa la notizia dell'arrivo di Monsignore, fu una continua processione alla casa del signor Francesco Soyes, dove aveva preso alloggio. Tutta quella buona gente, nei due giorni che ci fermammo, colla frequenza alla chiesetta improvvisata, seppe dimostrarci con i fatti, di non meritare la poco buona fama che alcuni avevano di loro. La stanza, ridotta a cappella, fu troppo piccola, e chiesero a Monsignore di celebrare una Messa campale per benedire il loro paese e le loro fatiche.

Monsignore li accontentò la domenica, e la piazzetta si gremì di popolo, che assistè riverente al S. Sacrifizio. Chiesero pure il permesso d'iniziare una cappella, e d'erigere, a ricordo della visita, un'alta Croce.

Alcuni, vedendo la semplicità dell'anello di Monsignore, gli offrirono alcuni diamanti, perchè lo arricchissero alquanto: « Così dicevano, vedendolo, Ella si ricorderà di pregare per noi! » Profonda tra loro è anche la divozione alle Anime Sante del Purgatorio, in suffragio delle quali ci consegnarono molte elemosine per la celebrazione di S. Messe.

L'ora della partenza fu un trionfo.

Don Luthe tornò al Sangradouro e noi, per opposta via, accompagnati per un buon tratto da molte persone, ci dirigemmo a Santa Rita, portando in cuore i più grati ricordi di questa visita.

Nel chiudere questa mia, permetta, caro Padre, che a, nome di Sua Eccellenza, ringrazii tutti i fedeli che con tanta premura ci diedero ospitalità, e il buon popolo del Registro e gli abitanti delle Colonie, per tutto ciò che fecero per rendere meno penoso il nostro viaggio. Grazie, mille grazie a tutti! Il buon Dio ricompensi le loro fatiche, benedica i loro sudori, e conceda a tutti l'eterna ricompensa!

Vorrei, che conoscessero tutti il buon cuore di questi indigeni!

« Caro Padre, - scrive a Monsignore una giovane india della Colonia del Sacro Cuore, Genoveffa Mamoreuda, - Caro Padre, ci sembra di udire ancora la vostra voce piena di amore a Gesù e di affetto ai Bororos, e di godere ancora della vostra presenza! Vi vogliamo molto bene! Se potessimo aver le ali, voleremmo fino a Santa Rita! Ma siccome è impossibile, Vi accompagnamo colle nostre povere orazioni, perchè abbiate un felice viaggio e possiate ritornare in breve fra noi! Mandateci, o caro Padre, la Vostra Benedizione, perchè Vi amiamo davvero e Vi desidereremmo sempre con noi. I bambini Vi mandano migliaia di saluti e di sospiri!... ».

Accetti anche Lei, amatissimo Sig. D. Rinaldi, gli affettuosi saluti di quei nostri fratelli e di Monsignore, che raccomanda tanto alle sue preghiere ed a quelle dei Cooperatori, insieme con le anime dei selvaggi, la Prelatura che la Chiesa affidò alle sue cure.

Ella pure, veneratissimo Padre, benedica con tutto l'affetto i suoi figli che lavorano nel Matto Grosso, specialmente chi, baciandole con affetto la mano, si onora di sottoscriversi, della S. V. Rev.ma,

af.mo ed ubb.mo in C. J. SaC. SIDRACH M. VALLARINO.

Procurateci aiutanti per le Missioni.

« Sarebbe opportuno - scrive l'E.mo Card. Prefetto della S. Congregazione di Propaganda - sarebbe opportuno che gli Istituti, i quali ammettono nelle loro file anche fratelli laici, si studiassero di cercare il modo di far conoscere a tante anime desiderose di darsi a Dio, le quali, per mancanza di studi preparatori o per altre ragioni, non possono convenientemente ascendere al sacerdozio, che esse pure potrebbero, e mirabilmente, cooperare all'eroico lavoro delle Missioni. Queste infatti hanno grande necessità di uomini pii e volonterosi, periti in qualche arte o mestiere, e capaci tanto di insegnare le arti e i mestieri stessi ai popoli presso cui sono inviati, quanto di attendere, con l'aiuto di altri, a fabbriche di edifici, impianti di officine, lavori tipografici e, senza dilungarci troppo, basterà solo accennare al bene grande che tali fratelli, debitamente preparati, potrebbero compiere, occupandosi dei catechisti indigeni, insegnando nelle scuole primarie, ecc. ».

Noi ripetiamo ai nostri cari Cooperatori il caloroso invito, insieme con il fervido voto, col quale l'Eminentissimo Card. Van Rossum chiude la sua lettera: « Benedica Iddio tutti coloro che, mossi da santo zelo, contribuiscono in qualsiasi modo, affinchè l'opera delle Missioni, l'opera apostolica per eccellenza, progredisca sempre più e venga maggiormente conosciuta ed amata »: e « ricolmi Iddio de' suoi celesti favori quelle anime che, infiammate dal Suo santo amore, si sono consacrate all'evangelizzazione di tanti popoli, i quali attendono ancora la grazia di conoscere Nostro Signore Gesù Cristo » (1).

(1) Lettera, in data 20 maggio u, s., ai Superiori degli Istituti Missionari.

Una settimana in missione tra i Bhoi dell'Assam

(RELAZIONE DEL MISSIONARIO DON PAOLO BONARDI (Vedi Boll. di luglio u. s. ).

Sul margine inferiore di un'oleografia di Don Bosco, che, con un'altra di Maria Ausiliatrice uso sempre portar meco nei viaggi missionari, si scrisse in matita la seguente dichiarazione in lingua Hhassì:

HA KA KYRTENG U KPA, BAD U KHUN, BAD U MYNSIEM BAHKUID. AMEN. - HA KA SNGI U TRAI KABA AR SHWA KA PASKA - 18 TARIK LYBEAR 1923 U LA WAN HANGNE U PHADAR PAULUS BONARDI S. C. KUM U NONGBUJLI JONG U MONSIGNOR MATHIAS, U PREFECT APOSTOLIC JONG KA ASSAM, BAD HADIENG U LA PULE IA RA M A S S KABANIEGKONG, BAD LA KYRKHU IA RANE KA JAKA, BAD KI IING BAROH - RYNGKHAT BAD KI RANGBAH - KI LA MON BAN KHOT KYRTENG IA KANE KA SHNONG DON BOSCO. HARUM DON KI KYRTENG JONG KI RANGBAH KIBA LA AI KYRTENG HA KANE KA SHNONG: P. A. Bonardi S. C. - Stanislaus Doy Sing - U Dan - U Len - U Son - U Tom - U Khusi. In italiano:

Nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo, Amen. - Nel giorno del Signore, secondo avanti la Pasqua, 18 marzo 1923, venne qui il Sac. Paolo Bonardi della Pia Società Salesiana, come rappresentante e delegato di Monsignor Mathias, Prefetto Apostolico dell'Assam; celebrò la Santa Messa che fu la prima in queste parti; benedisse il posto, e le capanne tutte; poi, di comune accordo con i « Rangbah » si decretò di chiamare questo villaggio col nome: DON BOSCO. - Qui sotto sono i nomi dei « Rangbah », che hanno dato il nome a questo villaggio: P. A. Bonardi, Salesiano. - Stanislaus Doy Sing - U Dan - U Len - U Son - U Tom - U Khusi.

Per le firme, siccome sono analfabeti, i nomi furono scritti dal catechista, e i Rangbah vi apposero il sigillo di identificazione, intingendo il dito nella loro saliva rosso-minio, imprimendo il marchio sul loro nome scritto. Il rangbah maggiore, con un ago di bambù e del filo nero, filato dalle donne con bozzoli della jungla, tracciò una specie d'imbastitura sullo scritto, in modo da abbracciarlo tutto, e terminò come in un triangoletto, entro al quale pose tre grani di riso cotto in quel giorno e ve li schiacciò sopra, ad indicare che lui e la sua popolazione aderivano fortemente a quanto era esposto sotto quel tracciato.

Il plico, racchiuso in un astuccio di bambù, posso spedirlo a Torino, dietro promessa d'inviarne copia conforme al villaggio, da conservarsi nella capanna, ove si celebrò per la prima volta, sotto il quadro di Maria Ausiliatrice.

Qualcuno potrà sorridere allo strano modo di supplire la firma con un marchio di... cicca!! Eppure, tra i Bhoi, come tra i Khassì, tutti masticano kwai (ossia noce di kwai con foglia di tympew e calce, che, unite alla saliva, producono una poltiglia color minio); cosicchè offrire il « Bamkwai » è atto di cortesia all'ospite e di cordialità cogli amici; e in tutte le visite di gala si offre il cartoccetto preparato per la masticazione. Quando il Principe Ereditario d'Inghilterra, l'anno scorso, visitò l'India, i principi locali gli offrirono per prima cosa il kwai: perchè... in cielo si mangia il kwai, dice il popolo Khassì, il quale, per dire il tale è morto, dice sempre: il tale è andato a mangiar kwai con Dio!

Anche i gre grani di riso cotto in quel giorno, erano un'altra sanzione solenne alla redazione dell'atto, perchè il riso, per questo popolo, è ciò che a noi è il pane, vale a dire parte essenziale al sostentamento della vita.

L'atto civile dell'imposizione del nome Nong Don Bosco al villaggio ebbe termine con una funzione religiosa: un fervorino in cotta e stola, seguito dalla benedizione solenne della collina, della risaia infestata dal demonio, e delle singole capanne. Per una sola mi fu sconsigliata la cerimonia: il capo famiglia non era ancor persuaso di abbracciare la religione del « Sahep bianco »; quindi dovetti contentarmi di pregare fervorosamente Maria Ausiliatrice, perchè presto tragga all'ovile anche quel piccol numero di pecorelle.

Con un po' di refezione, cucinata all'aperto, sotto il lume delle stelle, mentre tace il vento, ed un'altra istruzione catechistica, ebbe fine anche questo secondo giorno di missione nel Villaggio Don Bosco.

In cerca di altre anime. - Di villaggio in villaggio. - Flora e fauna. - Povera e gretta vita degli indigeni.

L'indomani, 19 marzo, festa di S. Giuseppe, celebrata la S. Messa per tempo, recitate le orazioni in comune, e dati gli ultimi ricordi a quei cari catecumeni, si parte alla ricerca di altre anime. « Padre, ritorna presto! » fu l'esclamazione concorde. - Promisi; e, preceduto dai nongkitnong (portatori) sparii nel bosco carbonizzato, seguendo i serpeggiamenti del viottolo giallo scendente alla risaia; - l'animo era saturo di emozioni. Don Bosco certo avrà gradito dal cielo l'omaggio di quella gente buona che lassù, su la collina sperduta tra le risaie, ne perpetuava il ricordo.

Da queste parti non si computa la lunghezza di un cammino a chilometri e a miglia, bensì a ore...; ore, naturalmente, a ritmo di gamba nativa, non europea. La distanza dal villaggio di partenza a quello di arrivo era di sette ore all'incirca, e per giungervi si attraversano e si avvicinano vari villaggi; primo Mawrong, già sede di una cattedra teologica protestante, poi Um-salang, e Lum-shirmit, e Um-jaspeh, e Nongshikar, e Lum-pan-shirie, e Sontorbuli, e Nongsanguh, ecc. tutti posti, ove non è ancora giunto il missionario cattolico: il sentiero conduce ininterrottamente su e giù per colline senza numero, tra risaie e boschetti, su torrenti senza ponti, chè per traversarli vi furon posti soltanto due bambù dondolanti, e... fortunato chi ha senso di equilibrio, o chi lo trasporti a spalle!

Mandre di bufali alzano il muso peloso e grondante bava a fiutare l'aria; forse è vero che percepiscano molto bene la diversità d'odore che emana da un nativo e da un eropeo: contro questi ultimi il bufalo si irrita e s'infuria facilmente.

Nelle parti ov'è landa brulla, a quando a quando s'incontrano fiori magnifici, dallo stelo press'a poco uguale a quello del giglio, terminante in petali granata e contornato nel resto da specie di boccaleone; i nativi li cuociono e li mangiano qual cibo prelibato.

Molti dei boschi sono in fiamme; così si riduce un po' la vegetazione troppo esuberante, ed oltre lo spettacolo magnifico di quelle vampe giganti è il pauroso schianto e lo scricchiolare dei tronchi che, sotto l'azione del fuoco, dànno illusione di scariche di fucileria.

Non ovunque però è lecito destare l'incendio nei bosco. A quando a quando s'incontrano segnali - un lungo bambù sormontato da un fascetto d'erba - che interdicono l'accensione, sia per la vicinanza di una capanna, sia perchè qualcuno ha scelto quel posto per la coltivazione del riso. Il terreno poi è tempestato di buche profonde scavate dagli orsi che vi cercano i così detti Krun, ossia insetti, che formano nella terra come una specie di alveare bruno, cibo ghiotto pei numerosi orsi di colà.

Come è desolante viaggiare ore e ore in quelle terre, senza trovare una minima traccia di civiltà, o qualcosa che anche per poco elevi il pensiero al disopra del comune bisogno del mangiare per vivere... e vivere una vita affatto priva di ideali! Ore e ore di viaggio, e solo qualche rara capanna, qualche più raro villaggio, dove, non ricordi di passato, non masserizie, non ornamenti, nulla che sia stato tramandato dalle generazioni che vissero prima, assolutamente nulla.

Nelle nostre abitazioni d'Europa; anche nelle più povere, si trova sempre un oggetto, un orecchino, un quadro, una stoviglia, che si conserva in casa con religiosa cura, perchè tramandata dal padre del padre, il quale a sua volta l'ebbe dall'avo, e che forma il patrimonio e l'orgoglio famigliare. Qui nulla: di bambù la capanna e la stuoia per dormire: di bambù gli utensili e le stoviglie tutte, di bambù la tazza in cui si beve acqua, e null'altro. Non ambizione di vestiti o monili di ornamento... pur che abbia un pezzo di cencio alla cintola, una manata di riso, la pipa, e il sole sotto cui si sdraia le intere giornate in ozio, eccoti contenta questa gente, priva d'altri desideri. Il fuoco si appicca alla capanna?... disgrazia da poco: perchè le foreste somministrano senza spesa e senza fatica altri bambù, e, dopo il disturbo di un paio di giorni di lavoro, una capanna nuova è tosto allestita.

Nemmeno le tombe hanno onore! i morti vengono cremati, e le ceneri non sono curate, sì che non le rintraccereste, sotto l'erba folta, nemmeno dopo un mese dall'interramento.

Non hanno cura di abbellire il villaggio, perché oggi è qui, e domani si trasporta; liberi e randagi come le fiore tra cui vivono, i Bhoi un sol obbligo conoscono e adempiono: il pagare pochi soldi ogni anno al S'iem (re) di Millien, come tributo di sudditanza.

Una tazza. - L'abitazione del Missionario. - Comincia la missione.

A pomeriggio avanzato arriviamo a Nongsngu, dove sono tre famiglie cristiane ed alcune altre catecumene. Anche qui il villaggio è trasportato di recente, e, per giungervi, passiamo la collinetta su cui sorgeva pochi mesi or sono, e dove cogliamo, frutti dagli orti abbandonati.

L'accoglienza, quantunque inaspettati, è cordiale. Una capannetta bassa, adibita fino allora a pollaio, è tosto sgombrata, pulita, e ridotta ad abitazione del Missionario; un tronco d'albero incavato, usato per mondare il riso dalla pula, ora, capovolto, serve da tavolo: una stuoia a terra, una canna d'acqua: e l'alloggio è pronto e sufficente!

La mia povera veste bianca, divenuta ormai gialla, mi invita a darle il cambio con altra, sì che, dopo breve toeletta, sono un po' più presentabile e posso cominciare la visita ai Cristiani e ai catecumeni.

Che bravi figliuoli! possono vedere il Missionario solo una volta all'anno, eppure gli conservano tant'affezione, e si mantengono nella buona strada, lontani dal peccato; recitano in comune le preghiere, mattino e sera, coll'aggiunta di un canto sacro; e ogni domenica tengono tra loro un junjingiaseng, ossia adunanza, in cui s'istruiscono in religione, e parlano di cose di anima.

Mentre le ombre della sera calano sui colli circostanti, e la brezza incomincia a farsi pungente, il mio pollaio si trasforma in tempio, nonostante che una vecchia gallina, crocchiando e svolazzando all'ingiro per ricercare l'antico nido e dormire, m'inculchi i suoi diritti.

Uno a uno entrano i cristiani e i catecumeni, e si siedono a terra ascoltando in religioso raccoglimento l'istruzione: appeso al bambù centrale che sostiene il tetto di paglia, un bel Crocifisso, dono della Compagnia Sacro Cuore di Borgo San Paolo di Torino, brilla ai riverberi del ramoscello di pino che, più che illuminare, affumica il piccolo ambiente.

Che deliziosa scenetta famigliare, nel silenzio della natura selvaggia, sotto il palpito delle stelle, quel sacerdote velluto di lontano, da tanto lontano, fra quelle figure abbronzate e ignude che chiedono a lui le parole di vita eterna, con lo stesso candore ingenuo, con cui altra volta si chiedevano a Gesù! E come si parla volentieri di Lui, l'amico dei poveri e degli umili: di Lui, che a tutti dischiuse i tesori della redenzione, e rinnovellò per ogni uomo che viene al mondo l'adozione al Regno dei Cieli.

(Continua).

Sac. PAOLo BONARDI

Missionario Salesiano.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Echi della Festa Titolare.

Siamo lieti di offrir ai lettori qualche altro dato sulla celebrazione della Festa Titolare. Il vedere lo slancio e il fervore con cui è onorata, ovunque, la nostra dolcissima Madre, sarà a tutti nuovo stimolo ad amarla sempre più in avvenire.

A Chieri, nell'Istituto S. Teresa, fu benedetta la bandiera dell'Oratorio, e le giovani oratoriane diedero un pubblico saggio catechistico, che riuscì così brillante, da rendere impossibile lo stabilire una graduatoria, per cui si dovettero premiare tutti i tre gruppi in gara.

Ad Asti prese parte alla festa, celebratasi nell'Oratorio della Vittoria, anche Mons. Vercovo, che benedisse una nuova statua di Maria Ausiliatrice e pontificò nella cappella, inaugurandone le decorazioni.

La benedizione di una statua della Madonna, regalata da una famiglia per grazia ricevuta, rese solennissime le feste celebratesi anche a Cologna di Creto nel Trentino.

A Canelli (Alessandria), nella Colonia Agricola Faravelli, fu tale il concorso di popolo, che si dovette innalzare un altare all'aperto, su cui si celebrarono tutte le sacre funzioni del giorno.

A Lanzo Torinese, la solennità si svolse nella chiesa parrocchiale. Numerose le S. Comunioni: frequentatissime tutte le sacre funzioni, accompagnate da scelta musica della Schola Cantorum del Collegio S. Filippo. A sera imponente e devota processione, presieduta da S. E. Mons. G. B. Pinardi, Vescovo Ausiliare di Torino, alla quale parteciparono con una folla di popolo e di giovani, numerose associazioni con musiche e bandiere.

Egual fervore si ebbe a Ravenna, dove portarono una nota simpaticissima alla festa varie squadre di giovani esploratori, accorsi da Imola e da Faenza, guadagnandosi l'ammirazione del pubblico per la serietà del contegno durante la processione. Diede particolar lustro alla solennità l'ecc.mo Arcivescovo Mons. Antonio Lega.

A Genova, solenne funzione, appositamente celebrata per i cooperatori, nell'artistica chiesa di S. Maria Maddalena, officiata dai Figli di S. Francesco da Paola. A S. Pier d'Arena, nella nostra chiesa di S. Gaetano, benedizione della bandiera della fiorentissima Lega dei padri di famiglia.

A Gualdo Tadino devote funzioni e imponente processione, alla quale partecipò tutto il paese. Alla vigilia, nel teatro dell'Istituto Salesiano, si svolse un trattenimento drammatico-accademico. Il comm. Arturo Poesio, di Roma, parlò, ascoltatissimo, della Vergine Ausiliatrice e del Venerabile Don Bosco, alla presenza di S. E. Mons. Cola, Vescovo diocesano, del Capitolo della Cattedrale, dei RR. PP. Minori e Cappuccini coi loro alunni, del Circolo Roberto Calai, di numerosi ex-allievi dell'Istituto, e di un forte nucleo di cooperatori ed amici dell'Opera salesiana.

Anche a Livorno (Toscana), ove una folta schiera di bambini si accostò alla 1a Comunione e scelti canti rallegrarono le funzioni religiose assistite da numerosi fedeli, alla sera i bravi giovani dell'Oratorio diedero un trattenimento ginnico-musicale per i benefattori.

A Caserta fu una gara di fervore e di divozione tra i nostri alunni e i cooperatori e i giovani dell'Oratorio.

Anche a Caltagirone i sacri riti furono resi più commoventi della 1a Comunione degli orfani di guerra e dal pellegrinaggio delle madri e vedove dei caduti, cui si associarono gli ex-allievi ed i circoli giovanili, dando splendido esempio di fede e di devozione.

A Collemeto, frazione di Galatina, grandi feste per lo zelo di un ottimo cooperatore salesiano. Mons. Vescovo di Lecce benedisse la bandiera del nuovo Circolo Domenico Savio, fra l'entusiasmo della popolazione, che cresce ogni giorno più nell'amore alla Madonna di Don Bosco.

A Palermo nell'Istituto Don Bosco, il Vescovo Ausiliare Mons. Lagumina amministrò la Cresima agli orfani di guerra; Mons. Guido Anichini tenne la conferenza ai Cooperatori; l'E.mo Card. Lualdi impartì la benedizione.

A Favara (Girgenti) triduo e funzioni solennissime nella Chiesa Madre, dove il quadro di Maria Ausiliatrice fu esposto sull'altar maggiore.

All'Estero.

A Gerona, nella Spagna, vennero pubblicamente accettate nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, con la solenne imposizione della medaglia, una novantina di persone. Pellegrinarono al Santuario anche gli istituti dei Fratelli della Dottrina Cristiana e dei Padri Maristi.

A S. Nicolas de los Arroyos (Argentina), la festa fu preceduta da una fervorosa missione, alla quale prese parte un folto gruppo di uomini, che fecero franca professione di fede, intervenendo alla processione.

Gran concorso alla mensa eucaristica si ebbe pure a Viedma (Patagonia), dove la festa terminò con una pubblica accademia davanti all'immagine della Madonna e una fantastica illuminazione.

A Paterson (Stati Uniti) nella chiesa italiana di S. Michele, più di 200 fra bambini e bambine, preparati dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, si ac costarono alla prima comunione, accompagnati da una schiera di fedeli, quale forse non s'era mai vista altra volta. Il rev. Don Giovanni Racaniello disse uno splendido panegirico.

A Santiago di Cuba assistette pontificalmente alle funzioni l'Arcivescovo Metropolitano, il salesiano Mons. Guerra. L'immagine di Maria Ausiliatrice, accompagnata da numerose associazioni cattoliche, confraternite, istituti, compagnie, tra cui spiccava l'associazione dei « Cavalieri di Don Bosco », fu portata in trionfo per le vie principali della città.

A Quito, il 24 presero parte alle sacre funzioni larghe rappresentanze di tutta la cittadinanza, con a capo l'E.mo Mons. Arcivescovo; e la domenica seguente nuova onda di popolo, con i 700 giovani assidui all'Oratorio.

A Buenos Aires-Almagro, la solennità fu preceduta da una novena frequentatissima e dalle sacre Quarant'Ore. Vi parteciparono tutte le rappresentanze delle opere salesiane, fiorenti nella capitale argentina. Disse il panegirico Mons. Dott. Agostino Piaggio, Vicario Generale dell'Armata.

GRAZIE E FAVORI (*)

Sono sempre esaudita.

Ogni volta che ho invocato il tuo aiuto, o Vergine benedetta, non l'ho fatto invano. Mia cognata Cristina, ex allieva salesiana, nella seconda settimana della scorsa quaresima, fu colpita gravemente da bronchite, da infettiva e da nefrite: tre mali, e tutti e tre così gravi, che un solo sarebbe stato sufficiente per condurla alla tomba. Il medico curante dichiarava il caso molto disperato; da un'ora all'altra si temeva la catastrofe. Nella comune angoscia non mi scoraggiai, e memore delle grazie concesse alla mia famiglia, a Te mi rivolsi con fiducia, o Vergine Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. E Tu, pronta accorresti in nostro aiuto! La cara inferma incominciò a migliorare ed in breve il medico la disse fuori pericolo. Ora è del tutto guarita e, piena di riconoscenza, ti rende, con me, pubbliche grazie, esortando tutti quelli che si trovano in eguali circostanze a ricorrere a Te, che non lasci mai di esaudire le preghiere dei Tuoi figli devoti.

Cammarata, 24 maggio 1923.

NAZARENA POLLINA

Ex-Allieva e Cooperatrice Sal.

La novena a Maria Ausiliatrice. - La mia cara piccina, Lodovica Maria, di pochi mesi, veniva colta da grave dolore alla gamba destra, e nonostante tante visite dai professori, non c'era nessuna speranza di vederla guarire. Era un affar serio. Io, però, non tralasciai mai di pregare la Regina degli infermi, e quando fui certa che la scienza umana era impotente al caso, risolsi di ricorrere efficacemente a Dio, cominciando la novena a Maria Ausiliatrice. Subito la mia piccina migliorò ed ora è quasi completamente guarita. Ne sia gloria a Maria Santissima.

Bosconero, 20 luglio 1923.

Coniugi FREGLio.

Quanto è potente Maria Ausiliatricel - Nel luglio del 1922 gli affari della mia famiglia minacciavano di subire una crisi terribile, con gravissime perdite. Ci volgemmo con fiducia alla Vergine Ausiliatrice, sperando, dalla sua potente intercessione, una soluzione benigna. Non confidammo invano nella bontà e nel potere della Madonna di Don Bosco. Appena incominciata la novena, e fatta promessa di pubblicare la grazia, come per incanto, le cose improvvisamente cambiarono; e gli affari cominciarono a svolgersi colla massima nostra soddisfazione.

Riconoscente pubblico la grazia, ed invio l'offerta promessa.

Ravenna, giugno 1923.

C. R.

Tre grazie segnalate. - Colpita da forte anemia cerebrale nel novembre 1920, una mia sorella, sposa e madre di due teneri bimbi, non aveva più nessuna probabilità di guarigione. Ci rivolgemmo fiduciosi al patrocinio di Maria Ausiliatrice e, in fine della novena, l'ammalata si trovò fuori pericolo, e in poco tempo si ristabilì completamente.

Al principio di quest'anno ricevemmo un'altra grazia particolare: mio fratello ebbe una bimba guarita in difficilissima operazione senza ricorrere all'amputazione d'una gamba, come purtroppo doveva essere:

Un altro mio carissimo fratello si trovava in triste sistuazione per un flemone bastardo ad un braccio, e noi, quando pareva impossibile che il male si arrestasse, con fiducia senza limiti nella grande Dispensatrice d'ogni grazia, a Lei lo affidammo, promettendole di pubblicar ogni grazia in segno di riconoscenza. In pochi giorni il male si arresta, e non solo con pochi giorni d'ospedale, con meraviglia dei professori, il caro fratello ci vien ridonato fuori d'ogni pericolo, ma son già 20 giorni che attende al suo lavoro.

Chiari, 10 giugno 1923.

Famiglia GALBIATI.

La novena a Maria Ausiliatrice. - Verso la metà del volgente mese di maggio, mi si ammalò un occhio, e fui costretta a rimanere a letto. A parere del medico era in pericolo di perderlo, e non posso esprimere la desolazione che sentiva in me stessa, e il dolore de' miei cari. Dopo alcuni giorni, venni consigliata a fare una novena alla

Vergine Ausiliatrice. Oh' prodigio! subito l'occhio cominciò a migliorare, ed ora, con grande mia consolazione, sono perfettamente guarita. Mando una piccola offerta.

Villa Vergano, 31- 5 - 1923

FRIGERIO TERESA.

Guarita istantaneamente. - Ebbi la mia piccola Angelina, di un anno, gravissimamente ammalata. Chiamai il medico, la visitò, e la trovò affetta da broncopolmonite già avanzata. Temevo proprio di perdere la piccina. Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice; incominciai subito una novena e promisi di fare una piccola offerta, appena guarita.

Posso dire che la mia Angelina cominciò subito a migliorare e la guarigione fu istantanea e completa.

Crescenzano (Milano), 24 maggio 1923.

Coniugi PIANI MARIETTA E BASILIO.

Invocando la Madonna di Don Bosco. - Imbarcatosi un mio nipote su d'una nave greca nel mese d'ottobre u. s. per un lungo viaggio, mai non si avevano motizie. Ci rivolgemmo alla Capitaneria di Genova e di Savona, e non potemmo saper nulla, nemmeno della nave. In quel tempo la Grecia era in rivoluzione e si temeva, quasi con certezza, che fosse successa qualche catastrofe. Con gran fiducia mi rivolsi a Maria Ausiliatrice ed anche i suoi famigliari a me si unirono nella preghiera, promettendo una piccola offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino. Ed ecco, finita la novena, il 18 aprile sappiamo che improvvisamente era sbarcato a Genova sano e salvo da ogni pericolo e faceva ritorno a noi.

Savona, 24 giugno 1923.

MARIA MARCHETTI PERLO e MARIA SEIDL CAMERADA

Mantenete le Promesse alla Madonna. - Una divota di Maria Ausiliatrice fu colpita da perniciosa malattia al fegato, e i cosidetti calcoli biliari le otturavano il passaggio del cibo. Inviata all'ospedale di Cuneo si riconobbe necessaria l'operazione, ma si dovette differire di giorno in giorno, perchè la malata era troppo debole e si temeva non potesse sopportarla. Ciò vedendo, ella volle tornare in famiglia, dove, dietro mio consiglio, si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice e a poco a poco guarì senz'operazione. Guarita che fu, mi disse: « Le darò poi un'offerta da spedire a Maria SS. Ausiliatrice in ringraziamento della grazia ottenuta ». Ma intanto, sia per vari affari di famiglia, sia per le cure giornaliere del negozio, si scordò di darmele e ricadde di bel nuovo ammalata, e più di prima. Il medico le rinnovò la sentenza di non poter guarire senz'operazione, e l'ammalata rinnovò le suppliche e la promessa a Maria SS.ma, Aiuto dei Cristiani, ed eccola, nuovamente, ristabilita, senza essere stata operata. Si affretta, quindi, ad adempiere la promessa, perchè si rendano grazie a Maria SS. nel sacro Tempio a Lei dedicato.

Briga Marittima, 22 5 - 1923.

MARIA PASTORELLI, insegnante.

Oltennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A). - A. E. G., A. G., A. T., Agosto Anna, Albertini d. Cesare, Aldisio Alessandro e Giuseppina, Alessiato Teresa, Allemand Onorina in Pellerin, Alemanno Eufrosina, Allegrini Angela in Fasoli, Alzino Anna, Amaral Angela, Ameno Luigia. Andreis Dionigia, Ansaldi d. Eugenio, Arisio Angela, Armannni Zaira, Artuffo Angiolina, Auguri Paola in Vigna, Avanzato Franco, Avriletti Margherita.

B). - B. I., B. R., Baraldi Teresa, Barale Margherita, Barbagallo Antonietta, Barbagallo Maria, Barbarossa Battistina, Barberis d. Vincenzo, Barbero Emma, Baron d. Pietro, Batzella Antonietta in Serci, Belcari Anna in Pozzato, Belli Pierina, Bellintani Ida, Bellotti Gino, Benasso Maddalena, Berardi Angelo, Bertilla s.r Antonia, Bertolini Maria, Betta Anna in Bernardi, Bezza Giuseppe, Bianchinotti Chiara, Bisoffi Maria in Franaroli, Boccaccino Giuditta, Boglione Domenico, Bonanomi Erminia, Borio Maria in Bonelli, Bortolozzi Clotilde, Bosca Adelaide, Boschetti Maria, Bosisio Carlo, Bosio prof. Agostino, Bevo Giuseppe, Bozzetto Giuseppina, Brambilla Luigia, Broggi Gina, Bruna Amalia, Brunelli Elena, Brunetti Luigia.

C). - C. A., C. C., C. P., C. R., Cabiddu Barbara, Calatroni Pietro, Calegari Maria, Cammarata d. Giovanni, Camos Cecilia, Camos d. Daniele, Campagna d.r Alfonso, Canepa Maria, Caneva Carlo, Capella Maddalena, Capozzi Elisa in Rossi, Cappelli Calpurnia, Caprani Maria, Carelli Giuseppe, Carlini Clementina, Carlini Luigia, Carozzo Clementina, Castagnaro Giuseppina, Casteggini Litigi, Castello Fiorentina, Castorani filomena, Cazzola d. Giuseppe, Cebrelli Gina in Lendi, Cento Clemenza, Cerisola Maria, Cervini Genoveffa, Chichisola Caterina, Ciccolini Irene, Cima Modestina, Coniugi Freglio, Piani, Conti Caterina, Conti Giuseppe Conti Giuseppina, Convitto Italiano Baar, Cossu Pintus Luigi, Covi s.r Annetta, Covino Rosina in Ghidini, Crespi d. Paolo, Curtosi Letterina.

D). - D. G. G., Daghero Agnese, Dal Col Albina, Dalla Vecchia Rina, Dambrosio Annunziata, Dante Elena, Deidda Giuseppina, Dellora Giuseppina, De Munari d. Giuseppe, De Ponti Clotilde, Dolazza Emilia, Durante Rosina.

E). - E. C., E. L., Embrico Teresa, Enrietti Domenica, Ensebione Letizia.

F). - F. M., Facelli Luigia in Piano, Famiglie Bravi, Buffa, Bongiovanni, Capocchi, Castrucci, Frassà, Galbiati, Garavello, Jurbovie, Tosco, Tricerri, Farina Maria, Fazioli Cav. Giuseppe, Ferrara Vincenzina, Ferrari ing. Benedetto, Ferroni Anna, Festa Maria, Fin Rosa, Fina Maddalena, Fincati Caterina, Fió Maddalena, Foglino Margherita, Foscaro d. Domenico, Fossati Anna, Fraschino Anna, Francia Anselmo, Frattini Caterina, Frigerio Teresa.

G). - G. F., G. M., G. R., Gaglia Giuditta, Cagliano Caterina, Gallo Lucia, Gallo Tilde ed Annamaria, Gambetta Bartolomeo, Gandini Giovanna, Gallo Maria, Gastaldi Girolima, Gazzea Enrica, Gennaro Cesare, Ghezza d. G. B. per gli alunni dell'istituto Salesiano di S. Nicolas de los Arroyos, Giacchero Maria, Giacomini Isabella, Gianazzo Margherita, Giansiracusa Iole, Giardini Leopolda, Giarrotano Antonina, Gillone Paola, Ginnasi Olga, Giordano Giuseppe, Giordano d. Sabato, Giordano Salvatore, Girardi Antonio, Gladiolo Paola, in Scianda, Gnaga Teresa, Goggi Teresa, Golfano Caterina, Gollini Ida, Grandi Lina in Spagnoli, Grasso Gaetano, Gravier Emilia, Grossi Alessandro, Guida Marietta, Guiguiet Ernestina.

J). - Jalma Giuseppe.

I). - I. C., Isola Grazina, Istituto di S. Davide a Legnago, Ivaldi Virginia in Noviero.

L). - Landino Maria, Lanzafame Gaetanina, Lanzavecchia d. Giuseppe, Lasagna Francesca in Grippa, Lattanzi Elide, Laurenti Angiolina, Lettry Luigi, Licini Emma, Lino Francesca, Lofaro D.r Rocco, Lombardi Domenica, Longhi Giovanni, Lo Presti Celsina, Loracco V.va Carmela, Lovisolo Giovanna.

Mi. - M. B., Machet Vittorio, Madeddu Giuseppina, Maggiorotti s.r Amalia, Maino Teresa, Malandra Silvio, Dlaledda Maria Pia, Maletti Domenica, Malugani Caterina, Manca Marietta in De Muro, Marchesa Anna, Marcon Regina, Marcoz Stella, Mariani Massimina, Martinuz Giuseppe, Maspoli Costantina, Massa Battistina, Massa Benedetto, Masutti Luigia, Mazzoleni Teresa, Mazzonzelli Ettore, Mazucco Teresa, Meliga Cesarina, Mollano G. B., Melesi Celestina in Artusi, Merendino Rosalia, Merlo Margherita, Molinari Giuseppina, Monay Anna, Nordiglia Maria, Moretti Luigia, Mottadelli Emilia, Mularoni Vincenzo.

N). - Natoli Cav. Avv. Biagio, Necco Domenica in Petazzi, Nembro Maria, Neri Diomira, Nicolis Elisa, Nicosia d. Giuseppe, Novello Pietro.

0). - O. P., Obert Giustina e Adelina, Odoardo Angiolina, Oliva Umberto, Olzeri Giulia, Orlandini Pia, Orsingher Margherita in Stradini.

P). - P. F. F. A. P. M. e famiglia, Padovani Emma in Micheli, Pedrinetti Rosa, faglia Gina, Pagliano Luigina, Panigada Adele, Paoletti Vittorina, Papa Maddalena in Manerba, Parisi d. Virgilio, Pastorelli Maria, Pecora Giuseppina, Pecoraro Antonio, Pedrazzini Virginia, Pedrucci Domenica in Bombardieri, Peruffo Giulia, Petitti Orsola, Peterle Francesca, Petrone Anna in Barbera, Piazza Giovanni, Piazza Rosalia, Piccarolo Carolina, Picchio Margherita in Torre, Piccione Michele, Pignone Caterina, Piglia Teodora, Pioli Margherita, Piras Teresa in Pilia, Piretto Enrico, Piva Giovanni, Pirera Maria, Pollina Nazzarena, Ponzetto Maria, Porcile Rocchina, Porliod Eufrosina, Porta Celesta in Preda, Porta Luigia, Prosperi Maddalena in Sini.

Quadrio Domenica.

R). - R. C., Raimondi V., Rastelli Angiolina, Ravetto Angela, Riccabona Vincenzo, Riccagno Maria Pia, Ricchini Margherita, Righetti Teresa in Casi, Rinaldi d.r Arturo, Rinaldi Francesca in Baldizzone, Ripamonti Adele, Riva Marìa, Rizzi Francesca, Rizzotto Ada, Rizzotto Clara, Rocca- Lucilla, Rocca Isoletta, Rollandin Giovanni in Gràt, Ronchi Caterina, Rossi Claudia, Rosso Erminia, Rosti Maria, Rovetto Vittoria, Ruggeri Luigina, Rumbolo Giuseppe.

S). - Scaglietti M., Sala Dorina, Sangiorgio Antonino, Sampietro Eugenia, Santacaterina Elisa, Santos Maria, Saracco Amelia, Sartori Santina, Saviotti Bitta, Saviotti Olga in Galati, Scagliotti Giuseppe, Scudo Albinola, Seghezzi Delfina, Serughetti Francesca, Silvagno Lucia, Simonetti Marcella, Sorelle Lepri, Ricca, Schilirò Spiandorello Elvira, Spinelli Rosa, Stefani Maria, Stresia Fortunata.

T). - T. C., Tam Giuseppe, Tambutti Assunta, Tasino Giuseppe, Tedeschi Michelina, Terizzani Emma, Tessa, d. Carlo, Tessari Benedetto, Titone Rosa, Tirrito Maria, Tognarelli Lucia, Tonelli Giuseppa, Tonelli Maria, Tortora Cirillo, Triberti Adele, Trinchero Angela.

V). - V. G., V. P., Vaccari Artelice, Vaccari Violetta, Valmacchino Clorinda, Vaona Albina, Varetto Elisa, Vavalà Aurora, Varzino Margherita, Vecchies Giovanni, Ventura Emma in Picone, Ventura Teresa. Venturi Maddalena, Vercelloni Rosa, Veronesi Luigi, Vicarelli Maria, Vigliani Leonardo, Voiello Rosa.

Z). - Zambrenti Angelo, Zampini Paolo, Zanon Rosa, Zendron Antonio, Zerboni Giuseppina.

X). - N. N. di Agordo, Alfiano Natta, Alice Castello, Belluno Bologna, Bórgomanero, Coglio (C. T.), Este, Frisanco Invorio, Inferiore, Laveno, Lugano, Maenza, Merano, Mombello Torinese, Moncalvo, Pavia, Pontedassio, P. Maur., Savona, Sliema, Toirano, Torino, Valentino, Venezia.

Omaggio internazionale a Gesù Adolescente

Il nuovo Tempio a Borgo S. Paolo in Torino.

Ci rallegriamo intimamente che l'omaggio a. Gesù Adolescente, mercè le adesioni delle nostre case più lontane, vada acquistando quel carattere solenne, vagheggiato fin da principio. Come il nuovo Tempio di Nazareth - che si inaugurerà il 5 settembre p. v. - resterà monumento della fede della Francia, essendo sorto, quasi esclusivamente, con le elemosine di cattolici francesi, il nuovo Tempio, che sorge ad onore di Gesù Adolescente a Borgo S. Paolo in Torino, sarà particolarmente il Santuario della gioventù salesiana di tutto il mondo.

Sono lire 739,50 per il nuovo Tempio ad onore di Gesù Adolescente, che inviano gli alunni del Collegio sorto presso la prima chiesa ufficiata dai Salesiani in America, implorando la grazia di crescere docili alle cure dei Superiori, a conforto delle loro famiglie e per la propria felicità temporale ed eterno. - Don Francesco Picabea, direttore del Collegio Don Bosco a « Mater Misericordiae ».

Mariani Massimina, da Lentate sul Seveso (Milano) invia L. 5o a favore del nuovo Tempio a Gesù Adolescente, implorando benedizioni speciali sopra la sua cara famiglia.

L. 100o pel Tempio di Gesù Adolescente, affinchè il buon Gesù ci aiuti a far buoni i nostri alunni e susciti in mezzo a loro qualche vocazione: - Sac. G. B. Gherra, Direttore della Casa Salesiana di S. Nicolas de Los Arroyos (Rep. Argentina).

Invio la mia piccola offerta di L. 10 per il nuovo Tempio di Gesù Adolescente, implorando la protezione di Gesù e di Maria Ausiliatrice sulla mia famiglia e la buona riuscita negli studi del mio fratellino e la vocazione salesiana del medesimo. - A. T. di Valfenera (Alessandria).

Da Livorno, Luisa Musante, invia L. 30 per l'Omaggio a Gesù Adolescente, perchè Egli, grande e buono, benedica d'una benedizione speciale i suoi innocenti angioletti, e li cresca, santi, forti e degni suoi figli.

Gli alunni dell'Istituto S. Davide di Legnano mandavano L. 300 « pel nuovo Tempio di Gesù Adolescente in Borgo S. Paolo, Torino, perchè Gesù Benedetto e la Vergine Ausiliatrice volesse benedirli negli esami e più ancora durante le vacanze ».

RICORDIAMO ai nostri Direttori e alle revv. Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Maestri e alle Maestre aderenti al programma della Cooperazione Salesiana, il duplice invito del nostro venerato Rettor Maggiore di promuovere tra la gioventù loro affidata:

1) Una Colletta per i poveri bimbi della Russia,. da inviarsi « DIRETTAMENTE » al SANTO PADRE Pio XI - Vaticano - Roma.

2) Altra Colletta a favore del nuovo tempio in costruzione a Borgo S. Paolo a Torino, in omaggio a Gesù Adolescente, da inviarsi allo stesso nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32, TORINO (9).

AZIONE SALESIANA

Ai Cooperatori.

Ai cari Cooperatori, che seguono con tanto interesse le cose nostre, sentiamo il dovere di ricordare, di quando in quando, le gravi strettezze, in cui versa l'amatissimo nostro Rettor Maggiore.

Le ingenti passività, a cui deve far fronte ogni giorno il Successore del Ven. Don Bosco, sono multiple. Oltre la cura di tante opere e missioni, fanno capo a lui, direttamente, insieme con tutte le nuove iniziative, il quotidiano mantenimento di molti alunni dell'Oratorio di Torino e di altre Case Salesiane, di numerosi aspiranti e chierici studenti della Pia Società, e, presentemente, l'erezione del Tempio di Gesù Adolescente, e la sistemazione dell'Istituto Cardinal Cagliero, e i preparativi per la partenza di nuovi missionari. A tutte queste spese si devono aggiungere quelle richieste per la pubblicazione del BoLLETTIMO, le quali, per la sola edizione in lingua italiana, sommano a circa mille lire al giorno. E un vero capitale, adunque, quello che quotidianamente necessita al Centro dell'Opera Salesiana, e cui provvede il buon Dio per mezzo dei Cooperatori.

Grati della visibile assistenza del Signore e del buon cuore di coloro di cui Egli si serve per venire in nostro aiuto, noi, in verità, sentiamo il dovere, sull'esempio del Venerabile Don Bosco, di ricordare, a quando a quando, cotesti bisogni gravi, per invocar da tutti il sostenimento necessario, ed assicurarli, in pari tempo, della benedizione di Dio e delle nostre quotidiane preghiere.

Siamo e saremo profondamente grati a quanti c'inviano qualunque offerta per le necessità del nostro Rettor Maggiore, tanto a quelli che sono in grado d'inviarci cospicue offerte, come agli altri, che, non potendo fare di più, ci mandano, annualmente, anche solo la tenue somma di lire cinque, per cooperare all'apostolato che svolge l'Opera di Don Bosco e coprir le spese del Bollettino.

A tutti, ma in particolar modo a quelli che vorrebbero prestarci un aiuto maggiore, rivolgiamo anche l'invito di far conoscere ad altre anime, amanti dell'educazione cristiana della gioventù e dell'apostolato missionario, l'Opera nostra e le sue necessità. E, questa, una forma di cooperazione preziosa, perchè i cuori gentili e aperti alle sante iniziative e alle opere di bene non mancano; e molti presterebbero volentieri ad esse il loro valido appoggio, qualora venissero a conoscerne l'esistenza e lo scopo.

Siamo nella stagione, in cui tutte le opere di carità, in via ordinaria, risentono una forte diminuzione di elemosine: mentre essendo il tempo, in cui tanti vanno ai monti o al mare, tornerebbe ancor più facile il dire una buona parola e ottenere - dalle elargizioni generose. Facciamo, quindi, assegnamento su di un'efficace propaganda, mentre ripetiamo a tutti che qualunque o f erta sarà ricevuta con vivissima riconoscenza.

Torniamo pure a proporre a coloro che son maggiormente dotati di beni di fortuna, di voler assumere qualcuna delle opere, già altre volta raccomandate, come:

1) il mantenimento di un alunno nell'Oratorio Salesiano di Torino con l'annua offerta di L. 1000:

2) il mantenimento di un giovane dell'Istituto Card. Cagliero per le Missioni Estere Salesiane con l'annua offerta di L. 1500:

3) il mantenimento di un maestro o di un catechista indigeno, in una delle nostre missioni, con l'annua offerta di L. 18oo (1).

Si rilevi bene l'eccellenza di quest'ultima elemosina! E una scuola cattolica di più, cioè un nuovo focolare d'azione e di propaganda, che si viene ad aprire nelle Missioni nostre dell'India, della Cina, ecc. ecc.

Anche alle Unioni degli ex-allievi ed ai Circoli giovanili degli Oratori festivi facciam caldo invito a rivolgere un ramo della loro attività ad alcuna di coteste opere di apostolato. Trattandosi di cooperazione collettiva, con lievissimo sacrifizio personale, ripetuto nelle feste e nelle occasioni solenni, è facile raggranellare annualmente una somma bastante allo scopo: mentre è insieme un ottimo mezzo per inculcare ai singoli soci il programma della cooperazione salesiana.

E, giacchè siamo in, quest'argomento, facciamo anche un'altra .proposta, che deve tornar cara a molte famiglie e agli stessi giovanetti dei nostri

Collegi ed Oratori festivi: - il mantenimento di un povero fanciullo indigeno nei nostri Orfanotrofi di Missione, con l'ollerta annua, a seconda dei luoghi, di L. 500, o 4oo.

***

E mentre, stendendo la mano, diciamo ai nostri cari Cooperatori « DATE! », ricordiamo anche la promessa di Gesù, come faceva sempre Don Bosco: « E VI SARA DATO! » - Vi sarà data la prosperità e la pace nelle famiglie, la buona riuscita nei vostri interessi spirituali e temporali, e, certamente, il cento per uno in questa vita e il premio eterno nell'altra.

Ogni offerta - grande o piccola - sia inviata direttamente al Successore del Venerabile Don Bosco, rev.mo SIG. DON FILIPPO RINALDI, VIA COTTOLENGO 32, TORINO (9), il quale si darà premura di far pervenire a ciascuno una parola di ringraziamento.

(1) Dall'Assam e dalla Cina invocano questa carità.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

* Il 1° luglio a chiusura delle prime 9 domeniche del mese consacrate al Sacro Cuore di Gesù, nell'Oratorio « Maria Ausiliatrice » in Torino, si tenne una giornata eucaristica, solennizzata al mattino da una comunione generale e dalla benedizione della bandiera del S. Cuore, impartita dall'E.mo Card. Richelmy, che rivolse paterne parole alle numerose giovanette presenti, esortandole a praticare le virtù dell'umiltà e della dolcezza, inculcate da Gesù come precipua lezione del suo Cuore Divino, « col parlar piano, poco e pacato ». Una deliberazione unanime delle Oratoriane volle padrino onorario del sacro rito il loro antico direttore, il sig. D. Rinaldi. In seguito, Oratoriane, Suore e Orfane di Guerra si alternarono nell'adorazione di Gesù Sacramentato, sontuosamente esposto nella divotissima chiesa, dove si svolsero le funzioni solenni, con scelta musica liturgica, coronate, a sera, da una divota processione, alla quale parteciparono tutte le associazioni con una selva di stendardi, dalla consacrazione dell'Oratorio al S. Cuore, dalla benedizione dei bambini, e da un'ultima benedizione eucaristica, che suggellò i santi propositi formulati nella solennissima festa.

* A Conegliano Veneto, solenni festeggiamenti commemorativi del 250 di fondazione del Collegio Immacolata. Vi prese parte tutta la popolazione, attratta dall'eloquente parola del Sac. Annibale Giordani, nostro ex-allievo, che predicò in duomo il triduo di preparazione e disse il discorso di circostanza. Anche le ex-allieve vi accorsero numerose. Le funzioni religiose, celebrate da Mons. Chiarini, cui si deve la fondazione dell'Istituto, da Mons. Antoniazzi e da Mons. Beccegato, furono accompagnate da scelta musica sacra dalle alunne. L'entusiasmo raggiunse il colmo alla processione di Maria Ausiliatrice, seguita dall'illuminazione del collegio, e dal concerto, dato dalla banda militare e da quella dei Salesiani di Venezia.

* Nell'Oratorio festivo di Villastellone (Torino), il io giugno, primo anniversario della fondazione, s'inauguravano il vessillo sociale del, Circolo San Ferdinando e il gagliardetto poli-sportivo della sezione Domenico Savio. Compì il sacro rito il rev.mo Mons. Ignazio Solaro del Borgo. Alla festa recò una nota di alto entusiasmo una folta schiera di giovani, convenuti dai paesi circostanti, ai quali parlarono il sig. Prevosto, ringraziando i Salesiani dell'opera che prestano nella sua parrocchia, e l'avv. Masera, esaltando i trionfi della giovinezza cristiana, educata allo spirito di Don Bosco.

* A Canelli, il 25 giugno u. s., S. E. l'On. DeCapitani Marchese d'Arzago, Ministro per l'Agricoltura, dopo la solenne inaugurazione del Viale della Rimembranza visitava la vicina Scuola Faravelli, accompagnato dal grande uff. Masi, dal SottoPrefetto di Asti, dal Sindaco e da altri illustri personaggi. Accolto al suono della marcia reale, eseguita dalla banda della scuola, e salutato con brevi parole dal Direttore, ascoltò l'indirizzo dì un orfano di guerra, che espresse a S. E. la riconoscenza sua e dei compagni per la graditissima visita, e il proposito di una seria corrispondenza alle cure degli educatori, i quali dànno loro l'educazione dell'anima e li avviano ad una pratica ed intelligente cultura dei campi.

Il Ministro ebbe parole di ammirazione per lo scopo cui tende l'Opera Salesiana nell'educazione tecnica e cristiana della gioventù, e, dopo una larga visita alla Colonia, partì, rinnovando il suo encomio ed incoraggiamento.

* A Caltagirone (Sicilia) è sorto un nuovo circolo giovanile, intitolato a Domenico Savio. Svolge la sua azione fra gli studenti delle scuole tecniche e ginnassiali, poi quali era molto sentito il bisogno di assistenza religiosa. Gli inizi sono promettenti. Il Signore benedica i volonterosi propositi dei bravi giovani, che desiderano avviarsi a quella schietta e franca professione di fede coll'esemplarità di vita, che Don Bosco voleva nei suoi allievi.

* A Verona nell'Istituto Don Bosco, il 24 maggio u. s., come già accennammo, venne benedetta, la prima pietra delle nuove Scuole Professionali. Alla presenza del Prefetto, del Sindaco, del Presidente del Tribunale, del Questore, del Provveditore agli studi, dell'Intendente di finanza e di un eletto stuolo di notabilità cittadine, religiose e civili, compì il sacro rito Mons. Serenelli. Padrino fu il Cav. Emilio Turco; madrina la contessa Alma De Besi Albertini. Appena il blocco di granito scese nelle fondamenta, l'avv. Antonio Alberti, decoro del foro veronese, prese la parola per illustrare la santità dello scopo delle nuove scuole, che vogliono essere la salvezza dei figli del popolo, come sono una delle più belle dimostrazioni della carità che anima l'Opera di Don Bosco. Quindi il R. Provveditore agli studi inneggiò all'azione benefica che i Salesiani svolgono verso gli Italiani all'estero; ed il Sindaco, dal pensiero del lavoro santificato dalla fede, trasse i migliori auspici per la società odierna.

Il padrino cav. Turco, con atto gentile e munifico, presentò la somma necessaria per la costruzione di 5o m. cubi di fabbricato; e l'ispettore salesiano Don Giraudi pose termine alla cerimonia ricordando le glorie di Verona, generosa e fedele.

I presenti, passando a visitare un saggio di mostra professionale, non poterono far a meno di commentare la bontà e necessità della nuova opera, che sorge allo scopo di offrire ai figli del popolo un'onorata professione.

* L'Istituto di Perosa Argentina ha celebrato il 250 di fondazione, il 17 giugno u. s., riunendo attorno al nostro Rettor Maggiore un largo stuolo di ex-allievi, accorsi specialmente dalle ubertose campagne pinerolesi. La festa fu intonata alla rievocazione dei 25 anni di vita del collegio. L'avv. Felice Masera ricordò ai presenti il primo dovere dell'ex-allievo salesiano: quello, cioè, di mantenersi fedele agli insegnamenti appresi nella giovinezza. Il sig. D. Rinaldi, con paterne parole, raccomandò che lo spirito di Don Bosco sia veramente la guida dell'ex-allievo in tutta la sua vita civile e domestica. La spontanea dimostrazione di riconoscenza, confortata da una particolar benedizione del S. Padre, venne suggellata dalla benedizione eucaristica.

* A Milano, il 21 giugno u, s., dietro appello dell'Ufficio Diocesano della Dottrina Cristiana, un migliaio di fanciulli si adunava nella chiesa di S. Pietro Celestino, per celebrare la festa del Catechismo ed assistere alla premiazione dei migliori alunni delle singole parrocchie. Il trattenimento si aperse con un'accademia musico-letteraria, e terminò con premiazione dei singoli alunni.

Lo stesso giorno, nella stessa chiesa, ebbe luogo la proclamazione della Parrocchia vincitrice del Concorso per la migliore organizzazione delle scuole catechistiche; e la significatissima distinzione toccò alla Parrocchia salesiana di S. Agostino.

Cordiali rallegramenti a quel rev. Prevosto, e ai suoi aiutanti.

* Nell'Oratorio Salesiano di Loreto il 20 maggio si svolse una simpatica festa: tra i migliori giovinetti ebbe luogo, con esito consolante, una gara catechistica, e S. E. Mons. Vescovo benedisse la bandiera del circolo Savio Domenico. Ne fu madrina la sig.ra Gabriella dei Conti Ferretti in Giannizzi; padrino l'on. Conte Gaetano Falconi, R. Amministratore della Santa Casa. Allietarono il trattenimento bellissime esecuzioni musicali della Cappella Lauretana, diretta dal M.° Tebaldini.

Quattro giorni dopo, precisamente il 24 maggio, duecento alunni del Collegio Salesiano di Macerata pellegrinavano al Santuario di Loreto per rendere un filiale tributo d'amore alla Vergine Ausiliatrice. Ascoltata la S. Messa e comunicatisi nella Basilica, si recarono ad ossequiare Mons. Vescovo ed il conte Falconi; quindi visitarono il Santuario, la Sala del Tesoro, il Museo, e ripartirono la sera col pensiero anche a Valdocco, dove sapevano in festa, nel giorno della Madre comune, tanti loro compagni.

* L'Istituto Salesiano del Redentore di Bari, che accoglie gli orfani di guerra delle Puglie e conta 225 alunni interni, il 24 maggio univa, alle devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice, una grandiosa cerimonia in omaggio ai caduti. S. E. Mons. Arcivescovo benedisse una nuova camerata, e impartì la benedizione al gagliardetto donato agli orfani: e un pubblico stragrande, che si era riversato nel cortile, coronò il rito con un frenetico applauso. Quindi gli orfani diedero un saggio ginnastico, riscuotendo tanta ammirazione, che furono invitati a ripeterlo nel massimo teatro cittadino per una serata di beneficenza. Convennero alla festa i Comandanti il Corpo d'Armata e la Divisione, il Prefetto, il Sindaco, le autorità scolastiche e provinciali, le Dame Patronesse e numerosi amici e benefattori.

Da tutte le Puglie si guarda all'Orfanotrofio con simpatia ed è voto generale, delle autorità e del popolo, che abbiano incremento anche le scuole professionali, e stabilità la nuova parrocchia di Maria Ausiliatrice.

Il Signore benedica quanti hanno cooperato e cooperano e coopereranno alla florida vita della provvidenziale istituzione.

* S. E. R. Mons. Angelo Bartolomasi, Presidente del Comitato permanente dei Congressi Eucaristici Nazionali, « prese nella dovuta considerazione le benemerenze della Società Salesiana per i Congressi Eucaristici, il largo e valido appoggio che la medesima può dare e darà ai futuri Congressi Eucaristici, sia per lo spirito profondamente eucaristico che il Ven. Don Bosco impresse nei suoi Figli e nelle sue Opere, che per il numero ed attività delle Famiglie Salesiane sparse in tutta Italia, avuto l'autorevole consenso di S. E. il Card. Arcivescovo di Torino e il consenso benevolo del Rev.mo Superiore della Società stessa », ha nominato il prof. Don Stefano Trione, « membro del Comitato permanente Italiano per i Congressi Eucaristici Nazionali » perchè - dice la lettera indirizzata al nostro confratello - « lo zelo illuminato e fattivo, già da anni molti esplicato da Lei a promuovere ed organizzare Congressi, mi dà sicuro affidamento, che sarà preziosa l'opera Sua nel Comitato sopradetto,... sia alla preparazione, che allo svolgimento dei Congressi Eucaristici Nazionali ».

All'estero.

* Una grave sciagura colpì, nella scorsa primavera, un nostro fiorente collegio del Brasile. A Nicteroy, la notte del 7 all'8 aprile scoppiava un violentissimo incendio nei laboratori delle scuole professionali, annesse all'istituto Salesiano. La veracità del fuoco avvolse rapidamente i locali, e l'opera dei pompieri, giunti alquanto in ritardo, non conseguì un'efficacia sufficiente e adeguata. Tutto andò distrutto, compresa una ventina di macchine delle scuole dei tipografi, compositori, stampatori, linotipisti, legatori, e sarti, nonchè del gabinetto dell'indoratura dei libri, con una grande quantità di materiale. Si è perduto il frutto di 4o anni di lavoro e di sacrifizi, per portare e mantenere i laboratori all'altezza delle moderne esigenze e renderli sempre più atti a procurare un pane onorato a tanta gioventù povera e abbandonata. I danni, purtroppo, si aggirano attorno ad un milione; non si ebbero per fortuna a deplorare disgrazie personali...

NECROLOGIO

MONS. CARLO SALAMANO. - Attivo e zelante Direttore diocesano dei Cooperatori di Vercelli, si spense il 26 giugno ,u. s.

Tutta la sua vita fu energicamente dedicata alle opere dì bene. Dai pellegrinaggi diocesani ai Circoli giovanili, dall'azione sociale cristiana alla protezione munifica degli istituti religiosi, non vi fu iniziativa, buona e santa, che non trovasse nel compianto Monsignore un sostenitore e un collaboratore valido e franco. La sua modestia, prudenza e carità, il suo animo ardente e schietto, gli avevano accaparrato la stima e l'amore dei concittadini; e di questo, da buon sacredote, si valse per sollevare la cadente chiesa parrocchiale di S. Agnese ai prestigi dell'arte, e spargere a larga mano la beneficenza fra i colpiti dalla sventura. L'opera vasta da lui compiuta si può compendiare nel motto che assunse a divisa nella vita parrocchiale: « Fu prete e fece il prete », e questa fu la ragione del vivo rimpianto che lo accompagnò alla tomba.

FIGLIE Dl MARIA AUSILIATRICE defunte dal I Gennaio al 30 Giugno 1923.

BADA' Sr. Angela da Pernate (Novara), † a Granada (Nicaragua) il 1° aprile 1923, in età di anni 27.

Contava appena due anni di vita di missione e, nel suo zelo, sentì vivo dolore di lasciare il campo del lavoro per il riposo eterno. Conosciuta la volontà di Dio, vi si uniformò con pari carità: chiese il Crocifisso, il Rosario, le Regole e, stringendole con amore, e Cuor di Gesù confido in Voi » disse, e spirò.

BELATI Suor Rosmunda da Bettona (Perugia), † a Roppolo Castello (Novara) il 4 maggio 1923, in età d'anni 36.

Colta dal male che mai non perdona, morì senz'agonia, dopo avere soavemente scherzato fino all'ultimo. Ebbe tempo di ricevere i Sacramenti, e infine volse alle sorelle che la circondavano un dolce sguardo, come per dire: arrivederci in cielol

CENCIARELLI Suor Emma (Novizia) da Roma, † a Roma il 23 febbraio 1923, in età d'anni 23.

Lieta della sollecita chiamata all'eternità, seppe, con la sua gioia, infondere calma anche nei genitori, accorsi al suo letto di morte, edificandoli con la sua fine serena.

COUSIRAT Suor Maria da Montevideo (Uruguay), † a Guaratinguetà (Uruguay) il 5 marzo 1923, in età d'anno 69.

Delle prime Figlie di Maria Ausiliatrice missionarie nel Brasile, scampò al tremendo disastro di Juiz de Fora; e ne sopportò in pace le conseguenze, che le rovinarono la salute, ma non diminuirono la virtù del suo spirito.

DAGNA Suor M. Caterina da Castelnuovo Calcea (Alessandria), + a Nizza Monf. (Alessandria) il 9 aprile 1923, in età d'anni 29.

Delicata di salute, non le fu concesso lavorar molto per l'Istituto; tuttavia la vigilia della morte, potè dire con particolarissimo sentimento: « Quanto è dolce consumarsi di puro aurore! ».

GUIDO Suor Delfina da Grava (Alessandria), † a Mathi (Torino) il 14 maggio 1923, in età d'anni 63

Anima mite, retta, intimamente buona, era di edificazione a quanti l'avvicinavano. Laboriosa, umilissima, in più case dell'Istituto portò l'opera sua cordialmente, sempre col sorriso sul labbro, pronta a rendere a tutti ogni miglior servizio. Amò, nel prossimo, sinceramente Iddio.

MILANO Suor Francesca da Montalenghe (Torino), + a Nizza Monferrato (Alessandria) il 14 marzo 1923, in età d'anni 68.

Amantissima della perfezione, tanto s'immedesimò dello spirito dei santi, che, nella lunga, straziante malattia (un cancro cerebrale), sospirava la morte, solamente qual mezzo d'unione allo sposo Divino.

Pons Suor Rosa da Saldes Solsone (Spagna), † a Bahia Bianca (Argentina) il 10 maggio 1923, in età d'anni 50.

Dalla Spagna, sua patria, passò alla missione della Patagonia, dove servì il Signore per anni ed animi nell'ospedale di Viedma, senz'arrestarsi per nessuna difficoltà. Chiamata ultimamente alla casa di Missione di Fortin Mercedes, vi andò generosa, e, dopo pochi giorni, partiva per l'eternità.

ToCCHET Suor Angela da Cordignano (Treviso), a Roppolo Castello (Novara) il 22 maggio 1923, in età d'anni 22.

Dalle natie terre passò in Piemonte, come profuga, durante la guerra, e le paurose angoscie di quei giorni la prepararono lentamente per il cielo, dove la sorella, figlia anch'essa di Maria Ausiliatrice, per la stessa causa, l'aveva di poco preceduta. L'ultimo giorno non fece altro che ripetere: « al cielo, al cielo, al cielo! »

VALLESE Suor Carolina da Lu Monferrato (Alessandria), † a Sampierdarena (Genova) il 24 gennaio 1923, in età d'anni 67.

Nessuno la potè rimuovere dall'attiva assistenza nella lavanderia della Casa Salesiana, a cui era addetta. « Non so far altro » diceva: « le giovani son di salute meno resistente della mia: e da me non verrebbe fuori altro, in compenso della mia vocazione ». Ma chi la vide passare serenamente dalla lavanderia al letto di morte, ebbe a ripetere: « Bisogna dire che il Signore gradiva assai l'umile lavoro ».

Preghiamo anche per:

ACETO Francesco, † a Occimiano (Alessandria). ADANTI Vittorio, † a Todi (Perugia). ALAMATI Ugo † a Marzaglia (Modena). ANTONIONI Antonio, † a Morfasso .(Piacenza). ARCHIERI Clotilde, + a Torino. BENETTI Luigi, † a Lonigo (Vicenza). BOILO Carlo, † a Pieve di Teco (P. Maurizio). BOLLO Attilio, † a Moneglia (Genova). BORGNA cav. prof. Giuseppe, † a Torino. BROVELLI D. Oreste, † a Milano.

CADEDDU SIAS Savina, † a Scano di Montiferro. CALCATERRA GAVINELLI Maddalena, + a Bellinzago. CAMPAGNARI Francesca, † a Lumini (Verona). CANTARINI avv. Giovanni, † a Desenzano sul Lago. CAPITELLI Abele, † a Sarmato (Piacenza). CARETTI prof. Francesco, † a Bra (Cuneo). CASASSA D. Luigi, † a Rapallo (Genova). CASTELLO Michele, † a Torino. CHESINI Luigi, † a Fumane (Verona). CLARA Giovanni, † a Montanaro (Torino). CODA D. Carlo, † a Quincinetto (Torino). ColoMBO Antonio, † a Pombia (Novara). CoMOLi Pietro, † a Mongrando (Novara). COSTAMAGNA Anna, † a Torino. CHIUDA Sac. Alfredo, † a Mottalciata (Novara). CURIO Pietro, † a Lecco (Como). DAMONTE Can. D. Emanuele, † a Alassio (Genova). DE EGIDIO Domenico, † a Redeiro di Ubà. DELMASTRO Francesco, † a Andezeno (Torino). FORNONI BONETTI Giacoinina, † a Gandellino. FROLA Domenico, + a Montanaro (Torino). GALFANO Dott. Giovanni, † a Marsala (Trapani). GARBAGNI Martino, † a Rueglio (Torino). GENTILI Ferdinando, + a Peccioli (Pisa). GRASSI Emilia, † a Sacconago (Milano). GROSSO FRANCO Lucia, † a Bra (Cuneo). LABO'. Domenico, † a Pandino (Cremona). LOMBARDO Santi, † a Catania. LORRAI Enedina, † a Macomer (Cagliari). LuCHETTI Domenico, † a Roma. MASI Andrea, † a Castel S. Pietro Emilia (Bologna). MICHELETTI Anna-Virginia, † a Fossato di Vicco. MIGLIORINO Maria, † a Paterson N. J. (America). NOCERA Teresa, † a Condojanni (Reggio Cal.). PAVAN Antonio, † a Treviso. PEZIARSI Giuseppa, † a Moncalieri (Torino). PIAGGIO Angela, † a Varazze (Genova). PITTALUGA D. Giuseppe, † a Genova. PONTALTI Angela, † a Vigo Cortesano (Trento). PORTA D. Pietro, † a Riva (Trento). RIGONI Giuseppina, + a Torino. SALAMANO Can. D. Carlo, † a Vercelli. SERA Francesco, + a Musella (Forlì). STELLA Giov. Batt., † a Breganze (Vicemza). TAMISARI Pia, † a Lonigo (Vicenza).