BS 1920s|1927|Bollettino Salesiano Aprile 1927

Anno LI.   APRILE 1927   Numero 4.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Pasqua! - Verso la Beatificazione di Don Bosco. Nel Centenario Francescano: Le vie dei Signore. - Don Michele Rua. - Tesoro spirituale. - La Novena suggerita da Don Bosco. - La vita delle Missioni : Shiu Chow (Cina) - Giappone - Rio Negro. - Il Culto di Maria Ausiliatrice. - Orario dei mese dell'Ausiliatrice a Torino-Valdocco. - Grazie. - Azione Salesiana : Convegni di Decurioni e Conferenze Salesiane nel Veneto. - Le feste di San Francesco di Sales in Sicilia - Roma. Bologna. - Necrologio.

PASQUA

È la festa della resurrezione di Cristo al Cielo e delle anime a Cristo. È una festa di Nozze; è la festa del Banchetto.

L'Agnello, ucciso, è immolato e si fa Cibo.

Pasqua è festa eucaristica. La Chiesa imbandisce la Mensa e chiama il mondo al divino convito.

Ogni giorno è pronto il Banchetto; ogni giorno la Chiesa invita; a Pasqua la Chiesa impone a' suoi figliuoli, a tutti i membri della sua sterminata famiglia, di gustare del suo Pane ch'è pane di vita, perchè pane del cielo.

Chi non si ciba, non avrà la Vita.

La Comunione Pasquale è il più grande comandamento, è il sigillo, il centro della vita cristiana.

I cristiani praticanti si comunicano a Pasqua, e non solo a Pasqua. Gli altri, i non praticanti, non vogliono comunicarsi nemmeno a Pasqua.

La Chiesa si occupa di tutti, ma si preoccupa dei non praticanti.

Cristiano... non praticante! E possibile? Sono due termini che stridono, che si respingono. Essere soldato e trasgredire gli ordini del proprio Sovrano! Essere soldato e non compiere il proprio dovere! Non è un soldato, non è un fante chi non obbedisce; chi trasgredisce: è indegno del nome e della divisa.

Un cristiano che rifiuta la Comunione, rifiuta la Sorgente, rifiuta Cristo. Chi fa untale rifiuto, non può vivere. L'ha detto Colui che è la Vita: « Chi, non mangia il mio Corpo e non beve il mio Sangue, non avrà la vita in lui! ».

Cos'è una chiesa senza altare? Non è una chiesa. Cos'è una casa senza focolare? Non è una casa, non è una famiglia.

Cos'è un cristiano senza Eucaristia? E una chiesa senza altare, una casa senza focolare.

l non praticanti sono le ombre, sono le maschere del cristianesimo. Incapaci di volare, non vogliono neppure camminare e strisciano. Sono i deboli, i pigri, i tiepidi. Gesti li rigetta i tiepidi: o fuoco o ghiaccio.

Il cristiano non praticante è un essere ibrido: non è nè carne, nè pesce. Vive in continua contraddizione con la sua vita e la sua dignità di battezzato. Fanciullo, ha fatto la sua prima Comunione: uomo, la rifiuta. Fanciullo, ha ricevuto in fronte il Crisma della Sacra Milizia; soldato, volta le spalle, si sdraia, sbadiglia, dorme. Sente la massa volenterosa e fedele che avanza; lui, appena si scuote: non ha la forza di balzare. Si rizza un istante a guardare, ad ascoltare, e subito ripiomba nel suo torpore. Non è uri soldato, costui, è uno schiavo.

I non praticanti non si confessano, non fanno Pasqua. Perchè? Confessarsi vuol dire spezzare, spazzare, sorgere e camminare.

L'Ospite viene e picchia. Trova la porta sbarrata. Qualche volta la porta è socchiusa. Si sente la voce che chiama, che supplica. La Chiesa, la Madre di tutti, per settimane fa risuonare la sua voce ammonitrice,. accorata... La Chiesa manda i suoi seminatori. Il buon grano viene lanciato a piene mani. E cade. In certi campi aridi e sassosi cade e non frutta. Molta buona semente è sprecata. Meglio per certa gente che il seminatore se la ritenesse e se la riportasse via nella sua sacca. A che serve la parola di Dio, sentita anche con diletto, anche per quaranta sere di seguito, se poi non la si ,pratica? Che vale il campo, se non dà frutto?

Arriva la Pasqua. Viene l'Ospite. Picchia. La porta è sempre chiusa. La casa non è pronta. Bisogna spazzare, adornare. Non può entrare la Purezza. Dentro chi ci pensa?

Viene la Pasqua. Ecco il Liberatore. Bisogna porgere i polsi in catene. No. Certi carcerati non vogliono la liberazione.

Viene la Pasqua. Arriva il Medico. Bisogna mostrargli le ferite sanguinanti, le piaghe purulente. Giammai una tale vergogna!

Bisogna confessarsi; cioè incurvarsi. Ci vuole forza. Ci vuole umiltà, che è forza che strozza l'egoismo e l'orgoglio.

I cristiani non praticanti si rifiutano, perchè sono dei deboli, degli orgogliosi. L'Ospite, l'amico, il Liberatore, picchia e se ne va Alcuni, battezzati e cresimati, non fanno Pasqua. Questa, sì, è una vergogna.

* *

Qualcuno dirà: questa è una predica. E sia. Don Bosco faceva così. E non aspettava la Quaresima, non pretendeva il pulpito o un'udienza imponente per dire una buona parola.

Don Bosco, anima veramente apostolica, predicava dappertutto; per le vie, sulla piazza, nelle case, ai ragazzi, agii uomini maturi, ai buoni e ai meno buoni.

E con la santa libertà, che distingue i figli di Dio, domandava ai suoi uditori: - Avete fatto Pasqua? Andate a confessarvi? - D. Bosco era un uomo molto pratico, molto industrioso. Sapeva benissimo che ci sono dei cristiani che ammirano e approvano la religione, ma non la praticano.

Perciò veniva al sodo. La predica sì, e poi: Messa, Confessione e Comunione. Dicono le Memorie:

« .... Preoccupavasi D. Bosco della salute eterna di quanti incontrava sulla via, ed anche di coloro che prima non aveva mai conosciuti... Suggeriva pensieri efficaci per il conforto dei buoni e la conversione dei peccatori. Questi ultimi li accoglieva con festa se venivano da lui, e sovente ne andava in cerca e li sollecitava ora con un consiglio, ora con un invito, ora con una parola alla sfuggita, ma penetrante, ad assestare le cose della propria coscienza. Era in questo d'una sorprendente franchezza: - Avete fatto Pasqua? -- Vi confessate? -

« Fu udito a fare simili domande non solo a popolani, ma a signori, a prìncipi, a senatori, a generali d'esercito, a ministri di Stato... Non si offendevano di questa sua apostolica libertà, che andava sempre unita ad una squisita gentilezza di modi, ad una protesta di stima e riverenza, ad una espressione di sentito affetto e talora ad una opportuna e spiritosa facezia ».

Questo apostolato famigliare, così semplice, ma che dimostra però tanto zelo e tanto coraggio, è una nota caratteristica e simpatica del Ven. Don Bosco.

Verso la Beatificazione di Don Bosco

Alla solenne Lettura del Decreto sulle virtù eroiche del nostro Venerabile Fondatore.

Le impressioni dei Figli.

Entra il Papa!

Passa in tutti un incontenibile fremito di gioia ed un palpito di riconoscenza e di amore scuote i cento e cento cuori dei presenti che si inginocchiano protendendo gli occhi dell'anima e del corpo verso la porta donde avanza in veste bianca, colla Sua Nobile Corte, il Pontefice nostro.

Nostro veramente nel senso intimo e rigoroso della parola: perchè vi è in Lui un fascino arcano che ci avvince e ci rapisce, perchè si prova da tutti in questo istante specialmente quel che disse e sentì D. Bosco del Rappresentante di Cristo in terra.

E presente il più eletto stuolo che muove dal ceppo ardito e gigante della Congregazione, sono presenti nei Superiori anche gli assenti, tutti i vivi e tutti i morti, tutta la bella e giovane schiera che sul Labaro Santo ha scritto « Lavoro e Preghiera» secondo la « norma » che da questo stesso luogo già benedisse un Pio e che ora il Successore riconsacra e riconferma per il prossimo trionfo preconizzando l'eroica virtù dell'Alfiere e del Padre nostro.

Assiso in Trono, col volto soffuso di intima, soave letizia, Pio XI riguarda compiacente l'uditorio dove risuonano e si diffondono come squille di cielo le parole del sacro Decreto.

Dalla cameretta dell'Oratorio di Torino, a 4o anni d'intervallo, D. Bosco muove incontrastabilmente verso la gloria e ci porta cori Lui in quest'aula solenne del Vaticano; quanto prima dalla tomba di Valsalice noi ritorneremo per Lui e con Lui alla Basilica di S. Pietro per sentire dall'Augusto Soglio l'immenso poema che ora serbiamo nel cuore.

È un'ora piena di dolcezze e d'incanti, un'ora vagheggiata ed attesa, sublime e misteriosa, nella quale tutta la religiosità nostra salesiana trova la sua sintesi felice in un impeto di amore e di dedizione al Successore di Pietro, alla Chiesa Santa di Roma; ora storica, memoranda per la Congregazione che da Roma ottiene nella sua giovinezza esuberante e nel suo primo cimento l'esaltazione del suo eroe, del suo duce e modello.

Ed anche Roma sente ora la dolce attrattiva di D. Bosco per cui quasi diventa salesiana, ambiente nostro, vita nostra, e l'osanna cantato dai mille e mille cuori e l'inno di ogni popolo e d'ogni lido eccolo ripetuto dalle labbra del Pontefice nostro.

Nostro ancora e sempre più vicino a noi, perchè a questo punto la scena assume un carattere di profonda ed intima familiarità, perchè tutta l'anima nostra si esalta nella espressione vivida e calda di Pio XI, perchè tutto il cuore nostro palpita unissono col cuore Suo che affiora nell'accento commosso e si rivela nel lieve tremito della persona, della quale ancora lo sguardo imperlato di lacrime pare estasiarsi nella visione della «grande Figura che la Divina Provvidenza improntò dei suoi doni più preziosi». D. Bosco ci ha entusiasmati esaltando il Papa ed il Papa a sua volta si entusiasma ed esulta esaltando D. Bosco. Ma la sua voce sosta un istante quasi rattenuta da un nodo di pianto per il ricordo dei cento e cento operai salesiani « nelle prime trincee, nei primi approcci di fronte al nemico nelle Missioni... ». Ora poi mentre l'inno si ravviva e si infiamma d'esultanza e d'ammirazione, al cuore nostro si mostra come in rapida visione l'autentica Porpora del grande Pioniere il Card. Cagliero, che da Campo Verano freme e sussulta della gioia comune che proprio da questa Aula s'espande, dov'Egli tante volte aveva sognato ed auspicato questo rito santo di gloria e di vittoria.

L'esultanza dei Cooperatori.

Il nostro ottimo Cooperatore, Avv. Mariano Bordas, già deputato al Parlamento Spagnuolo e Consigliere Comunale della città di Barcellona, che assistette alla lettura del Decreto, venuto appositamente a rappresentare i Cooperatori Salesiani della Spagna, ha lasciato scritto:

« Ci fu concesso il grande e immeritato onore di assistere alla solenne lettura del Decreto, che dichiara l'eroicità delle virtù del nostro Ven. Padre Don Bosco.

Come vorremmo poter esprimere ai nostri amici e fratelli in Don Bosco tutte le profonde impressioni provate in quell'ora indimenticabile!

Ma la Santità del Papa, che concentra in sè tutta la forza viva e la grandezza divina della Chiesa, gli splendori della sua Corte e il nostro aletto a Don Bosco, che vedevamo glorificato davanti a tutti i popoli della terra, eccitarono in noi sentimenti ed emozioni che ora la nostra penna non riesce ad esprimere, come allora il nostro cuore non potè contenere, e che si manifestarono in dolci lagrime di commozione.

Le prime parole del Decreto dicono, in un sintetico ed elevatissimo elogio, che il nostro

Venerabile Don Bosco fu degno ministro e imitatore di Cristo. Per naturale associazione di idee si formulò nella nostra mente il paragone tra il Maestro e l'Imitatore.

Venne Gesù Cristo al mondo, quando i popoli pagani sprofondavano nell'abiezione dei loro corrotti costumi e l'umanità dolente, che non riusciva a trovare rimedio alle sue miserie nei falsi dèi del paganesimo, si rivolgeva a Cristo per bocca del malato della Piscina esclamando: Domine, hominem non habeo!

Nacque Don Bosco, su l'esempio di Cristo, povero, nel secolo XIX, quando il protestantesimo e la rivoluzione avevano sconvolto i principii sociali, scosse le basi su cui la Chiesa aveva. poggiato le nazionalità, corrotte le intelligenze e i cuori, e l'umanità coi suoi turbamenti ripeteva: hominem non habeo.

Là in Gerusalemme fu Pilato che, inconscientemente, alla folla ammalata mostrò l'Uomo di cui abbisognava, quando, nel tumulto delle ire giudaiche scatenantesi contro Cristo, lo indicò dalla balconata del Pretorio, dicendo: Ecce homo!

Anche contro Don Bosco, divenuto bersaglio de' suoi nemici, ch'erano i nemici del bene, si scatenarono gli odi e le ire degli eretici e fu considerato pazzo, fu schernito, calunniato, perseguitato, cercato a morte; il suo cuore

sensibilissimo sopportò contrarietà, soffrì angustie, ingratitudini.

Don Bosco passò coraggiosamente, fidente nella Divina Provvidenza, per tutte le strettezze della sua via, che fu per molti e lunghi tratti, doloroso Calvario. E così i persecutori e le contrarietà inconsciamente mostravano alla società l'uomo di cui abbisognava, ripetendo loro malgrado: Ecce homo!

E la terra e il mondo ascoltò quel grido da tanti ripetuto: le virtù brillavano in Don Bosco con tutti gli splendori della vera santità; la Pia Società Salesiana è il miracolo vivente d'una propagazione umanamente inesplicabile e l'uomo di cui abbisognava il nostro secolo guarì e guarisce l'uomo ammalato dei nostri giorni.

Fu letto solennemente in Vaticano il Decreto che proclama Urbi et Orbi le virtù eroiche del nostro Ven. Padre. Il Papa parlò, e la mente privilegiata di Pio XI pareva cercasse i termini più espressivi ed eloquenti per cantare le altezze dello spirito, le eccellenze intellettuali, la fecondità dello zelo apostolico e l'imponderabile somma di lavoro di Don Bosco, per cui in quell'atto si apriva pienamente il cuore del Vicario di Cristo che ringraziava la Divina Provvidenza di avergli concesso di conoscere personalmente Don Bosco, la cui umiltà disse essere insondabile, la cui potenza intellettuale così grande che avrebbe lasciato un solco profondo in qualunque via si fosse messo, del quale disse essere come una benefica meteora nel cielo della storia, uno di quegli uomini a che passano suscitando un' ammirazione piena di simpatia, di riconoscenza, di benedizione, proprio come il Divino Re degli uomini che passava sorridendo e benedicendo e raccogliendo sorrisi e benedizioni ».

Era la Chiesa che dal Vaticano additava Don Bosco a tutti i popoli della terra e per bocca del Papa ripeteva: Ecce homo!

Innalziamo i nostri cuori a Dio, perchè il mondo ascolti la voce del Vicario di Cristo e si convertano in milioni le migliaia di cuori, che oggi i figli di Don Bosco formano alla virtù e le intelligenze che aprono alla luce della scienza, così che nella storia della Chiesa si possa ancora e sempre affermare la Provvidenza indefettibile di Dio, che dà ai nostri tempi, come ha dato in altri secoli, l'uomo di cui il mondo abbisogna.

Il grido di gioia degli ex-allievi.

Il Presidente Generale dell'Unione exAllievi di Don Bosco Avv. Comm. Felice Masera così si esprime:

... dunque è vero! Don Bosco, il nostro Don Bosco ha dalla gran madre nostra, la Chiesa, ricevuto la sanzione della eroicità delle sue virtù!

Il segreto sospiro delle nostre anime di figli, di allievi si è tramutato nel trionfale inno di gloria... mentre affiora nell'anima la dolce visione di un Altare magnifico quant'altro mai, dal quale la sorridente Sua Figura di «Santo» ci invita a Lui.

È nell'anima un tumulto di impressioni...

La Chiesa ci sembra più «madre », il Papa più il « nostro Papa » in quanto hanno con divina autorità sanzionato dinanzi al mondo quello che era realtà intima della nostra anima. Perché questa è la verità: gli ex-allievi salesiani amano, intensamente amano Don Bosco. Questo è il miracolo. Egli si è moltiplicato non solo nei suoi figli, ma pur anche nei suoi allievi, i quali, anche se traviati, anche quando la loro vita pratica non è vita esemplare, conservano nell'anima, segno d'amore, energia di ravvedimento, profonda la simpatia per il loro Maestro.

Noi amiamo Don Bosco... la nostra giovinezza si è impregnata del Suo nome, e Dio voglia, del Suo spirito. Ci si rimprovera talora che nelle nostre manifestazioni d'affetto siamo rumorosi, esuberanti: sarà vero, ma non possiamo che esser così: è « l'amore » che ci rende esuberanti, è quei senso di « cristiana allegria », che solo Don Bosco ha saputo e sa mettere nei giovani, che ci rende rumorosi...

Ma benedetto questo frastuono di santa allegria, e di filiale amore: anche se pieni di fastidi, carichi di anni, di responsabilità, di famiglia, esso è segno di nostra giovinezza.

Don Bosco è il Santo dei giovani, non solo perchè educatore dei giovani, ma anche perchè nei figli, negli allievi suoi conserva perenne uno certa fresca giovinezza di spirito.

Non siamo compassati e forse contenuti, è vero, ma come il nostro Don Bosco, veniamo dai campi e dalle officine, dalle modeste case, siamo figli dei popolo: per questa nostra natura sognamo per Lui celebrazioni di gloria luminosissima, cortei, cerimonie, templi. mai visti: anche la fantasia è popolana. Sognamo ardentemente il tempio di Maria Ausiliatrice, doppiamente sànto e caro, perchè divenuto anche l'altare del Maestro.... Come l'anima nostra si allarga alla gioia e ai grido nuovo per Don Bosco, così vorremmo che il Tempio suo, la sua cupola si adornassero, si ingrandissero tanto da contenere la sua immensa famiglia...

Sognamo, ed è la gioia che ci induce al sogno, ed è l'amore che ci persuade che vano non sarà il sogno e la speranza...

Allievi di Don Bosco, il giorno si oppresso l'amore di Lui ci trovi con le braccia tese alle opere, chè in questo modo si onora Don Bosco: lavorando con il suo spirito per il regno di Cristo.

Sulla tomba di Don Bosco.

« Insegnante alla R. Università di Torino mi recavo talvolta a Valsalice e mi compiacevo di posare la mia fronte sul marmo che chiude la salma di Don Bosco, per ritrarre da Lui, sommo educatore, luce e conforto nella mia modesta opera di umile Maestro di Scuola ».

S. E. PIETRO FEDELE

Ministro della Pubblica Istruzione 3o Aprile 1925

Nel Centenario Francescano

LE VIE DEL SIGNORE.

Nel secondo Libro delle «Accettazioni» dell'ordine dei Minori Riformati della Provincia Piemontese, si legge che il 18 aprile 1834, nel convento di S. Maria degli Angeli in Torino, il giovane Giovanni Bosco di Castelnuovo d'Asti fu regolarmente « accettato » in detto Ordine francescano; e vi si nota : Habet requisita et vota omnia.

Quando io lessi questo in una noterella in margine alla Vita del Venerabile Giovanni Bosco, in quest'anno francescano, volli andare a visitare in Torino la chiesa di S. Francesco d'Assisi, dove, il 6 giugno 1841, Don Bosco, non francescano, celebrò la sua prima Messa.

La chiesa ha, su per la piccola cupola e largamente giù per le pareti, dei grandi squarci nell'intonaco; e i rossi mattoni scoperti fanno vivo contrasto con gli stucchi dorati. Mi facevan ricordare quel che del giovane Francesco, al tempo della sua prima vita spensierata, narra la Leggenda dei Tre Compagni: « Nella sua stranezza era tanto curioso, che talora nel medesimo vestito con un panno molto prezioso ne faceva cucire uno vilissimo ».

Intanto un mio amico, che era con me, mi andava ripetendo certi suoi spunti, che egli trovava, di spiccate somiglianze tra S. Francesco d'Assisi e D. Bosco. Ma io stentava a persuadermi. Amo vedere e confessare, nelle cose di questo mondo, sul comune fondo sostanziale, le caratteristiche bellezze diverse: la bellezza della rosa rossa e la bellezza della rosa bianca. Guardavo, dunque, con senso di commozione, all'altare dell'Angelo Custode, dove Don Bosco disse la sua prima Messa, e dove, nel discreto quadro, un angelo sostiene e protegge il candore di un fanciullo che arretra davanti a un serpente; e pensavo a tutta la più pura e composta giovinezza di quel sacerdote che là per la prima volta celebrava. E ancor pensavo, tra altro, che se la povertà fu una meravigliosa aggiunta nella vita di Francesco - come di panno vile a un panno prezioso, anzi tutto un nuovo panno santamente poverello, buttati via ornai lietamente tutti gli altri splendidi vestiti e fin la camicia paterna - Giovanni invece della povertà si trovò vestito fin dalla nascita e con quella dovè sempre fare conti affannosi.

E tuttavia è vero che Don Bosco ebbe idea di farsi Francescano; e fece regolare domanda; e fu regolarmente accettato.

Dicono le sue Memorie: « Approssimandosi la festa di Pasqua, che in quest'anno 1834 cadeva il 30 marzo, feci domanda per essere accettato tra i Riformati... Andai adunque al convento di S. Maria degli Angeli in Torino, subii l'esame, fui accettato alla metà d'aprile, e tutto era preparato per entrare nel convento della Pace in Chieri ».

Non è facile, almeno per quanto è comunemente noto, entrare in tutto il segreto dell'origine di questa vocazione francescana.

Forse fu anche un singolare incontro delle due diverse povertà. Aveva in cuore ben certe, per segni straordinarii di Dio, il proposito delle stato ecclesiastico. Ma come e dove, se mancava dei mezzi ? Alla fine dell'anno di grammatica (1832-33), che noi chiameremmo di terza ginnasiale, a cui era arrivato con molti sacrifici materiali, il problema era posto: e vedeva l'impossibilità di entrare in seminario. Alcuni padri francescani, da lui conosciuti in Chieri, lo invitavano, mostrandogli più aperta la via. Certo egli aggiunse a tutto ciò il suo sicuro spirito di perfezione religiosa. Leggete con rispetto quel che dicono le sue Memorie: « Consigliandomi con me stesso, dopo aver letto qualche libro che trattava della scelta dello stato, mi sono decise di entrare nell'Ordine Francescano. Se io rimango chierico nel secolo, mi diceva fra me, la mia vocazione corre gran pericolo di naufragio. Abbraccerò lo stato ecclesiastico, rinuncerò al mondo, andrò in un chiostro, mi darò allo studio, alla meditazione, e così nella solitudine potrò combattere le passioni, specialmente la superbia, che nel mio cuore aveva messe profonde radici ».

Ma pochi giorni prima del tempo stabilito per entrare in convento, fece un sogno dei più strani. L'Ordine dei religiosi in cui si disponeva di entrare gli apparve, per curiosa e significativa rappresentazione, non fatto per lui, non desiderabile per lui. « Tu cerchi la pace - gli disse, nel sogno, uno di quelli - e qui la pace non la troverai... Altro luogo, altra messe Dio ti prepara ». Il suo confessore, a cui tutto espose, non volle udir parlare nè di sogni nè di frati; seguisse - aggiunse un po' alla svelta - come gli piacevano, le sue propensioni, e non i consigli altrui.

Non badando dunque a sogni, e seguendo le sue propensioni, si recò a domandare la benedizione di sua madre, per entrare con quella in convento.

Ora immaginate, come l'animo vi dà, un giovane di aspetto dolce e grave, dagli occhi sereni e modesti, con un involto di biancheria sotto il braccio e con i suoi diciannove anni, recarsi dal suo parroco a chiedere l'attestato di buona condotta; e sulla soglia della casa del parroco, assente, un fabbro ferraio, che lo conosceva e amava, fermarlo, trattenerlo a pranzo, parlargli confidente, dissuaderlo, cercargli le persone benefiche che gli paghino le lire sette mensili con cui continuare gli studi a Chieri. E dopo il fabbro ferraio, più tardi, al termine del corso di retorica (1834-35), che noi chiamiamo quinta ginnasiale, tornati i dubbi sulla scelta del seminario o del convento, e propendendo pel convento pel terrore dei pericoli che si incontrano nel mondo, un santo giovane suo compagno di studi e amico, Luigi Comollo, essere strumento provvidenziale per trattenerlo dal convento. E più di tutti, un santo sacerdote, il Beato Cafasso - il cui confessionale ancora si vede in fondo alla chiesa di S. Francesco, e fu dal giovane Giovanni Bosco cercato - indicargli autorevolmente la via del seminario, e adoperarsi perchè egli, povero, vi fosse accolto gratuitamente.

Vi fu vestito chierico ai suoi vent'anni (25 ottobre 1835).

E poichè la sua vedova madre era povera, si trovò chi gli provvide la talare, chi il cappello, chi il mantello, chi il colletto e la berretta, chi le calze, e una buona donna raccolse i denari necessari per fornirlo, a quanto pare, di un paio di scarpe.

Nella povertà era nato, e la Provvidenza, avviandolo per le sue particolari vie, nella povertà lo vestiva.

Ora che è vestito chierico, piace, qualche volta, immaginarlo vestito da frate, ritto e composto dentro la rude tonaca, cinto del bianco cordone, coi piedi scalzi nei rozzi sandali, e la bella testa ricciuta largamente rasata da una larga tonsura. Ma la immaginazione non vi si acquieta. Sarebbe stato certo un buon frate, forse un santo frate. Ma il secolo decimonono non avrebbe avuto una delle sue cose più belle. Tanti fanciulli non avrebbero trovato un amico per il loro cuore, una guida per la loro virtù.

Verso quel tempo, egli aveva fatto per la seconda volta un sogno singolare, che poi altre volte gli si ripetè ancora. Gli era parso di vedere un misterioso personaggio, vestito di bianco, raggiante di luce splendidissima, in atto di guidare una turba innumerabile di giovanetti. Questi, rivolto a lui, gli aveva detto:

- Mettiti alla testa di questi fanciulli, e guidali.

- Ma io non sono capace di dirigere e istruire tante migliaia di fanciulli - gli rispondeva Giovanni.

Ma l'augusto personaggio insistè imperiosamente, finchè Giovanni si pose alla testa di quella moltitudine di ragazzi e incominciò a guidarli.

E poichè la realtà accompagnava quel che il suo ardente desiderio gli faceva sognare, appunto in quelle vacanze che precedettero la sua vestizione chiericale, nella sua casa dei Becchi, seguendo il suo più naturale istinto, aveva continuato a occuparsi dei giovanetti, trattenendoli in racconti, in piacevoli ricreazioni, in canti di lodi sacre; anzi, osservando che molti erano già inoltrati negli anni, ma assai ignoranti nelle verità della fede, si dava premura di insegnare loro anche le preghiere quotidiane, il modo di prepararsi a ricevere i sacramenti, e altre cose importanti per quella età. « Era quello - lasciò scritto nelle sue Memorie -una specie di Oratorio, cui intervenivano, circa cinquanta fanciulli, che mi amavano e mi ubbidivano come fossi loro padre».

Ci rivolgemmo, nella chiesa di S. Francesco; dall'altare dell'Angelo Custode, all'altare, che è di fronte, di Maria Immacolata. Vi è una bianca statua marmorea, tanto bella, tanto dignitosa e divota. Qui Don Bosco, l'8 dicembre 1841, disse quella Messa, che il giovane Bartolomeo Garelli non aveva saputo servire, e perciò si ebbe i colpi di canna del sacrestano e le affettuose carezze del sacerdote.

Entrammo per una porticina a sinistra, e fummo nell'ampia e bella sacrestia. Guardavamo gli inginocchiatoi, ai quali Don Bosco faceva la sua preparazione alla Messa; i banchi, a cui si parava dei sacri indumenti. Qui, dopo quella Messa, come più bel ringraziamento, successe, con quel giovane, quello storico dialogo ? Don Bosco dovè sentirsi stringere il cuore. Senza padre; senza madre; sedici anni; senza prima Comunione; senza saper di catechismo, senza saper fare il segno di croce...

- Perchè non vai al catechismo?

- Non oso.

- Perchè?

- Perchè i miei compagni più piccoli di me sanno il catechismo, ed io tanto grande non ne so niente, perciò ho rossore di recarmi a quelle classi.

- Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo?

- Ci verrei molto volentieri.

- Verresti volentieri in questa cameretta?

Mentre restavamo silenziosi, a questi ricordi, entrò un venerando religioso, lontano successore, nella direzione della sacrestia, del sacrestano del 1841. Ci salutò cortesemente, e salutammo rispettosamente. Aveva ancora conosciuto don Bosco e se ne diceva fortunato, mentre noi non l'avevamo più conosciuto - il nostro Venerabile Padre - e ce ne dicevamo sfortunati. Gli domandammo: -- dov'è, o dov'era, la cameretta in cui Don Bosco fece i suoi primi catechismi? Allora egli ci fece passare in un attiguo piccolo oratorio dedicato a S. Bonaventura; e indicandoci l'angolo a sinistra nell'area di quello, disse - era qui; e proprio qui, nel mezzo della came retta, sorgeva la vite, che, uscendo in alto per un foro della volta, ramificava e fruttificava sopra il tetto; io l'ho ancor veduta... -

Lo ascoltavamo muti, commossi, pensosi. In quella cameretta, attorno a quella vite, Don Bosco, sacerdote, raccolse i suoi primi giovani. in quell'8 dicembre, Bartolomeo Garelli; la domenica 12 dicembre erano già nove: sei condotti da Garelli, due raccomandati da don Cafasso. Il 2 febbraio seguente, festa della Purificazione di Maria Vergine, erano già una ventina.

Poi, presto, in quel breve spazio, non si contennero più. Quell'opera doveva uscire di là, ramificarsi, fruttificare. Era una nuova grande opera di Dio.

Avevo veduto, nel vetro della grande finestra che sta sull'altar maggiore, la figura di S. Francesco, in ginocchio, in atto di orazione. E mi ero sforzato di immaginare con quali sentimenti Don Bosco, vivendo in quella chiesa la sua prima vita sacerdotale, avrà tante volte riguardato a quel suo auspicato padre e modello di vita religiosa.

Ora immaginavo una cosa più bella : il santo serafico scendere dal sacro monte della sua più sublime orazione, farsi presente in quella piccola cameretta, e stendendo in letizia le sue mani sanguinanti su quel giovane sacerdote e sui suoi piccoli amici stretti intorno a quella vite e a fui, coll'animo suo di poeta e di profeta benedire dicendo:- Cresci e fruttifica, sorella vite, e loda il Signore!   G. B. B.

DON MICHELE RUA

Nel 17° Anniversario della sua morie (6 aprile 1910-1927)

Chi fu Don Rua? Un santo prete. Un sovrano della bontà.

D. Bosco redivivo.

Chi l'ha veduto lo ricorda. Una figura esile, raccolta in profonda umiltà; abito dimesso, povero; il volto magro, quasi macilento. I suoi occhi pareva piangessero sule miserie e sulle pene di chi con lui si confidava.

Voce profonda, cordiale. Don Rua parlava col cuore. Una sua parola s'incideva nell'anima.

Parlava di Don Bosco con fremiti di commozione.

Don Rua fu il 1° Successore di Don Bosco.

Un giorno Don Bosco, discorrendo col piccolo Michele Rua, gli disse: - noi due faremo a metà. - Di che? Di tutto: dei bene da compiere per tanti poveri giovani; delle sofferenze da sopportare per fare questo po' di bene; delle consolazioni e ricompense che il Signore non lascia mancare a chi fa il bene.

Così fu.

*

Don Bosco incontrò Michele Rua la prima volta nell'agosto del 1845.

Michele era allora un allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dove Don Bosco aveva iniziato il suo ministero sacerdotale. Ogni sabato vi si recava per tenervi la lezione di religione allo scopo di preparare quei giovani ai sacramenti della confessione e comunione.

Michele prese subito ad amarlo. E perchè ? Sentiamo lui:

« Mi ricordo (1) che quando Don Bosco veniva a dirci la S. Messa o a predicare, appena entrava in cappella pareva che una corrente elettrica movesse tutti quei numerosi fanciulli. Saltavano in piedi, uscivano dai loro posti, si stringevano attorno a lui, non erano contenti finchè non arrivavano a baciargli le mani... Quando poi, nelle sere di confessioni si annunciava che tra i confessori venuti per noi vi ere anche D. Bosco, tutti cercavamo d'andare a lui per confidargli i nostri segreti. La ragione dell'attaccamento che i giovani avevano per Don Bosco consisteva nell'affetto operoso, spirituale che sentivano ch'egli portava alle loro anime ».

L'incontro di Rua con Don Bosco avvenne così.

Un giorno dell'agosto del 1845 un compagno aveva parlato a Michele dell'Oratorio, facendogli vedere la cravatta che, gli era toccata in sorte in una di quelle piccole lotterie con le quali Don Bosco soleva rallegrare le ricreazioni. Invogliatolo così ad andare all'Oratorio, entrambi si recarono al Rifugio. Don Bosco propria in quei giorni aveva trasportato l'Oratorio ai Molassi. I due compagni corsero là, e furono accolti con modi così amorevoli che Michele ne rimase incantato. Don Bosco aveva innanzi a sè il designato dalla Provvidenza a continuare la sua missione. Gli parlò e Rua rimase per sempre suo.

Chi fu Don Rua?

Don Costamagna, poi Vescovo Salesiano, ha lasciato scritto:

« La sera del 3 maggio 1863, sul treno, di ritorno a Torino, Don Bosco mi apriva il suo cuore e giubilava per tante grazie che il Signore gli faceva, specialmente con l'avergli mandato giovani cooperatori forniti d'eccellenti doti. Nominava Durando, Francesia, Cagliero, Cerruti, Bonetti, Albera, Ghivarello e altri. E diceva: - questo è valente grammatico, quello letterato, uno musicista, l'altro scrittore, uno teologo, l'altro santo... - Di alcuni annunciava singolari abilità, nelle quali poi si distinsero, ma che allora nessuno poteva intravedere.

In questa enumerazione, giunto a Don Rua, così mi disse: - Giacomo, se Dio mi dicesse: preparati che devi morire, e scegli un tuo successore, perchè non voglio che l'Opera da te incominciata venga meno; chiedi per questo tuo successore tante grazie, e virtù, tanti doni e carismi quanti tu credi necessari, affinchè egli possa disimpegnare bene il suo ufficio, ed. io glieli darò... ». Qui Don Bosco tacque e quasi subito ripigliò: « t'assicuro, Giacomo, che non saprei che cosa domandare al Signore, perchè tutto quanto già lo vedo posseduto da Don Rua ».

Chi fu Don Rua?

Ce lo dice il compianto Card. Cagliero in una pagina che vale bene un volume. li nobilissimo documento rivela, tra l'altro, come i figli di Don Bosco sanno stimarsi e amarsi.

Si direbbe che il Card. Cagliero s'è preso una rivincita, una solenne rivincita, su colui che un giorno fu il suo... sorvegliante speciale, su Don Michele Rua.

Leggiamo (cari ricordi di quei tempi eroici!) che Cagliero e Rua e altri allievi dell'Oratorio andavano a scuola fuori dell'Oratorio, dal prof. Bonzanino. « Il giovane

Cagliero - così il fedele cronista - dimostrava un bell'ingegno e umore allegro. Sempre il primo nei giuochi e nelle partite, capo e maestro di ginnastica, intraprendente al sommo grado, Giovanni Cagliero.

La sua indole focosa pareva, sul principio, addirittura infrenabile. Specialmente quando usciva per andare a scuola, non c'era verso di farlo stare in gruppo. Il chierico Rua, incaricato della sorveglianza, non riusciva nè con le buone né con le brusche a metterlo all'ordine. Cagliero piantava i compagni e se ne fuggiva correndo in piazza Milano, ove c'era la baracca delle marionette o il circo dei ciarlatani. Dava un'occhiata alla baracca, ai giuochi, e... via. Quando i compagni giungevano alla porta di casa dei professore Bonzanino, Cagliero era già là tutto trafelato che li attendeva. Arrivava sempre in tempo, e magari prima degli altri.

Rua lo richiamava:

Perchè tu non vieni con gli altri?

- Oh, bella! -- rispondeva Cagliero

perchè mi piace di più così. Che male c'è a passare per una strada piuttosto che per un'altra?

- E l'ubbidienza?

L'ubbidienza? Non sono io puntuale ad arrivare alla scuola? Anzi, arrivo prima di voi altri. Io il còmpito lo faccio, la lezione la so sempre. Perchè vi prendete fastidio per queste bazzecole? ».

Lo sentite il futuro Cardinale? Ma sapete che avvenne? Qualcuno arrivò al punto da proporre a Don Bosco che sarebbe stato meglio rimandare a Castelnuovo un giovane che faceva così poco conto della disciplina. Don Bosco, che faceva molto conto della schiettezza di Cagliero e che sopratutto aveva due occhi che valevano bene un buon microscopio e un potente telescopio, si rifiutò. Ebbene? Ecco: l'anno seguente, il giovane Cagliero era già più osservante della regola e non tardò ad essere il modello di tutti.

Chi aveva fatto il miracolo? Chi, secondo certi calcoli, avrebbe dovuto mandarlo via: Don Bosco.

Così Giovanni Cagliero, divenuto Vescovo e Cardinale, potè prendersi la sua completa rivincita giudicando colui che fu un giorno suo assistente e suo giudice: voglio dire Don Michele Rua.

Ecco il giudizio ch'è pure un altissimo elogio.

« Dico - attesta il Card. Cagliero - che il Servo di Dio Don Michele Rua, nei 35 anni (185o-1885) passati in fraterna convivenza da studente, chierico, prete, confratello, prefetto e direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, lo conobbi sempre primus inter pares. E cioè: il più esatto nel compimento dei suoi doveri, il più raccolto nella preghiera, il più osservante delle nostre Costituzioni Salesiane, il più zelante tra i sacerdoti ed il più attivo e indefesso lavoratore, per la gloria di Dio, della Congregazione e la salvezza della povera gioventù.

Superiore Generale e Rettor Maggiore della nostra Pia Società dopo la morte del nostro Ven. Padre Don Bosco, lo conobbi sempre quale asceta consacrato in intima unione con Dio, mortificatissimo nei sensi e, come lo era stato da giovane, delicatissimo e riservatissimo nel candore della bella virtù, sino a riscontrare in lui l'uomo di Dio perfetto e preparato a ogni opera buona.

Umile, innocente e penitente come San Luigi, severo con se stesso, era affabilissimo coi confratelli e di una amabilità attraente coi giovani dell'Oratorio e con quanti ricorrevano a lui per consiglio e favori.

È poi mia persuasione, insieme a quella dei miei Confratelli Salesiani, che il Servo di Dio ha praticato con perseveranza, costante e spontanea divozione, fervore di spirito, e sempre con un crescendo di maggior perfezione cristiana e religiosa le virtù teologali, cardinali e morali, quali si riscontrano praticate nei più gran santi.

Cosicchè nessuna meraviglia provai quando parlandosi nell'Oratorio delle virtù angeliche di Savio Domenico, di Magone Michele, di Besucco Francesco, morti in concetto di santità, sentii il nostro Ven. Padre Don Bosco elogiarli dicendo: Tra questi ve ne ha uno - alludeva al Servo di Dio Don Rua - che li supera tutti, e quando volesse potrebbe fare miracoli! ».

* *

Chi fu Don Rua?

Fu Don Bosco redivivo. Con lui ha fatto a metà in vita. E perchè non dovrà fare a metà anche dopo morte?

(1) LEMOYNE. Memorie Biografiche dei Ven. Don Bosco,

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

Ogni giorno:

Dal 1° Aprile al 1° Giugno 1927. 10 aprile   Le Palme.

14 aprile   Giovedì Santo.

17 aprile   Pasqua.

3 maggio Invenzione della S. Croce.

8 maggio Apparizione di S. Michele.

17 maggio Anniversario dell'Incoronazione

di Maria Ausiliatrice. 24 maggio Maria Ausiliatrice. 27 Maggio Ascensione.

La Novena suggerita da D. Bosco.

Il Ven. Don Bosco era solito dire: «Quando uno vuole raccomandarsi a Maria SS. con qualche novena stia attento a tre cose:

« 1) di non avere niuna speranza nella virtù degli uomini: fede in Dio;

« 2) la domanda si appoggi totalmente a Gesù Sacramentato, fonte di grazia e di benedizione. Si appoggi sopra la potenza di Maria, che in questo tempio di Valdocco Dio vuole glorificare sopra la terra;

« 3) ma in ogni caso si metta la condizione del fiat voluntas tua e se è bene per l'anima di colui che si prega».

E raccomandava:

1) di recitare per nove giorni 3 Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis (Cuore Sacratissimo di Gesù, abbiate pietà di noi) e tre Salve Regina a Maria SS. con la giaculatoria Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis (O Maria, Aiuto dei Cristiani, pregate per noi);

2) di accostarsi ai SS. Sacramenti;

3) di fare o promettere un'elemosina proporzionata alle proprie forze a vantaggio delle Opere Salesiane.

LA VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

CINA (Continuazione: ved. Boll. di Marzo.) 

Sviluppo del programma.

Nei Distretti. - Le critiche circostanze non permisero ai missionari le quotidiane peregrinazioni e la predicazione fra i pagani, e furon costretti a restare più ritirati limitando il loro lavoro e cure ai cristiani, che, in generale, corrisposero devotamente. Si ebbe quasi ovunque un'intensificazione di pietà e di rifioritura di vita cristiana, che riparò ad usura l' opera nefanda dei tristi. L'acquisto del Santo Giubileo diede ovunque occasione a solenni manifestazioni di fede e ricondusse non pochi indifferenti e traviati all'antico fervore. In qualche distretto furono i cristiani stessi a determinare le pratiche da eseguire, ed alle obbiezioni del missionario che trovava per loro troppo lunghe le preghiere - come la Via Crucis - rispondevano: « una volta ogni venticinque anni, possiamo ben stare un'ora di più in chiesa! ». In paesi in cui non si sa che cosa sia riposo festivo e non si conoscono vere feste, tranne quella del capo d'anno che dura diversi giorni, l'osservanza della domenica non è tanto facile, specie se i cristiani son pochi e sparsi.

In quest'anno invece si notò non solo maggior frequenza alla Messa, ma altresì un affluire sempre più numeroso alla funzione del pomeriggio, tanto che alcuni, si può dire, passano tutta la giornata alla missione.

Nè mancò lo sviluppo di piccoli centri e l'apertura di nuove residenze. In alcune città la missione non aveva neppure un piede a terra e quest'anno si potè costruire una conveniente residenza nell'importante città di Lok-chong e per l'anno venturo speriamo aver pronta anche una scuola e la cappella.

Similmente a Yan-fa, dopo anni di ricerche e trattative, si concluse finalmente la compera di un terreno e case che, rimesse a nuovo, diedero ottimi locali per le opere sussidiarie della missione e vi si potè subito aprire una scuoletta ed una sala di riunione e conferenze, tramandando all'anno venturo la costruzione della residenza. Le insistenze dei ferventi cristiani di Chung-shu-t'am, a 4o Km. da Shiuchow, furono pure appagate ed anche per loro si provvide una piccola residenza, ove ogni domenica, anche in assenza del missionario, si radunano compatti per le preghiere ed accorrono ogni giorno quando il missionario è fra loro. Aumentarono i cristiani e, cosa rara fra i Cinesi, essi stessi conducono le donne alla catechista perchè le istruisca e le prepari presto al Battesimo.

Scuole.

I timori massimi erari quelli di dover chiudere le scuole stante la lotta accanita e le minacce gravissime agli alunni e ai maestri. Il Signore ci ha invece visibilmente protetti e se le iscrizioni diminuirono alquanto, furore compensate da nuove scuole aperte in centri (Lok-chong - Yan-fa - Chi-heng) ove non s'era ancor riusciti. La prudenza, specie dopo i fatti del Natale, ci suggerì la chiusura della scuola di Nem-yung tanto più che pubblici manifesti e lettere minatorie avevan messo in orgasmo alunni e maestri.

Le Scuole D. Bosco di Shiu-chow, invece, si può dire che abbiano avuto la maggior efficienza non solo per numero li alunni, ma per la stima e prestigio che guadagnarono in città, per aver iniziato regolarmente il corso magistrale e pel vero successo della licenza tecnica pareggiata, concessa dalle autorità agli esami del luglio, mentre nessuno osava sperarlo, essendo stato poco prima cambiato il mandarino.

Il crescente numero di scolari e l'inizio della Scuola Normale rese angusto il locale e si dovettero portare ad Ho-shi (S. Giuseppe) le elementari inferiori, cosa che aumentò le spese, ma permise una più conveniente sistemazione e maggior comodità di studi ai grandi. La formazione dei maestri è condizione sine qua non della vita della nostra missione, in cui essendo limitato il numero dei cristiani, sono rarissimi i maestri cattolici. Anche gli allievi-catechisti seguono il medesimo corso, sicchè le speranze della missione, dopo il seminario che prosegue lentamente, sono riposte in queste scuole, essendo ormai tutti convinti che la salvezza della Cina deve venire dai Cinesi stessi.

Scuole Maria Ausiliatrice. - Comprendono le elementari ed, il tecnico con lezioni private di musica, pittura, inglese ed un laboratorio.

Si iniziarono nell'antica casa. della missione; un labirinto di stanze e stanzette, vera negazione di edificio scolastico. Attecchì ugualmente mentre si provvedevano mezzi e terreno per un locale proprio. In meno di sei mesi sorse l'edificio, vero prodigio di prestezza e miracolo evidente, essendo stato iniziato nei momenti foschi del giugno 1925 quando le autorità consolari, incerte dell'oscuro domani, e preoccupate della nostra sorte, insistevano che almeno le Suore si rifugiassero ad Hong-kong in attesa degli eventi che prospettavano una guerra imminente.

L'Ausiliatrice vegliava sulle sue figlie e sulla missione, ed i lavori procedevano alacremente sotto lo sguardo esperto di S. E. Mons. Versiglia, architetto di buon gusto e pratico dell'indole cinese da cui sa ottenere ì massimi risultati. Il 28 gennaio, vigilia della festa di

S. Francesco di Sales, il vasto fabbricato abbellito da festoni, ghirlande, fra sventolio di mille bandiere, accoglieva festante la buona popolazione di Shiu-chow, accorsa numerosa ad ammirare il nuovo edificio, attardandosi specialmente a contemplare la bella esposizione dei còmpiti e lavori che misero in rilievo il progresso delle alunne e la bontà del metodo d'insegnamento.

Il mandarino, il comandante il corpo d'armata, il presidente della corte d'appello con tutte le autorità, non solo intervennero, Ma pronunciarono tali elogi del lavoro e programma missionario da rendere attonito qualche ostinato oppositore ed entusiasmare le numerose rappresentanze scolastiche e civili della città che, in generale, nutrono simpatia per le nostre istituzioni. Con il nuovo anno cinese erano così assai cresciute le alunne, specie interne, che più facilmente possono godere del beneficio dell'educazione.

Le spese però s'assommano, si moltiplicano e tutto pesa sulle spalle del Vicario Apostolico, che non ha altra cassa che quella della Provvidenza ed i beni della pubblica beneficenza. Il corso normale specialmente grava assai sul bilancio coi suoi professori ad alti stipendi e la necessità del materiale didattico, non escluso un gabinetto di fisica e chimica, pel quale non sappiamo più ove ed a chi rivolgere le nostre preghiere, dopo non pochi tentativi falliti. Gli alunni sono i poveri in maggioranza: l'eredità dei figli di D. Bosco; ed è molto se si può ottenere da qualcuno che almeno si provvedano i vestiti ed aiutino a pagare il riso.

L'avvenire come sarà? E nelle mani di Dio! Noi siamo ottimisti; però la propaganda s intensifica, l'opposizione s'allarga ed il programma del partito nazionalista di trarre a sè le scuole e toglierle assolutamente dalle mani degli Europei può attuarsi da un momento all'altro; specie dopo che le truppe cantonesi non cantano che vittorie e si guadagnano le simpatie del popolo. L'avere allora dei maestri cristiani patentati che possano reggere regolarmente le scuole, sarà l'aver risolto il problema forse più importante per la vita della missione.

Mentre, unitamente ai nostri cristiani ed alunni, mandiamo il nostro sentito ringraziamento ai cari Benefattori, il cui nome ci è sempre nel cuore ed ogni giorno ricordiamo nelle nostre preghiere, li invitiamo ad unirsi a noi nel lodare e benedire il Signore e la Vergine Ausiliatriee, che nell'anno testè decorso ci hanno amorosamente protetti ed assistiti con grazie speciali.

Shiu-Chow, 24 ottobre 1926.

Sac. GIOVANNI GUARONA

Vicario Delegato.

GIAPPONE.

(Relazione del Missionario Salesiano Don Vincenzo Cimatti).

Miyazaki, Settembre 1926

Amatissimo Signor Don Rinaldi,

In stile un po' telegrafico le do le notizie mensili che valgano ad illuminare la situazione nostra. Salute in generale buona. Studio assiduo della lingua giapponese. Incominciamo a capire, se ci si parla adagio, e a balbettare senza scritto alla mano. Eccetto per le prediche. Non siamo però ancora in grado di prestarci per le confessioni. Col tempo e colla paglia maturerà anche questa, che per ora è la nespola più acerba, In compenso però già leggicchiamo, con una certa sicurezza; con questo fondamento si può fare strada anche da sè. Come certo sa, la lingua giapponese ricchissima di vocaboli, d'atteggiamenti di pensiero sui generis (il giapponese mentre parla, costruisce tutta l'azione nei minimi particolari, con vocaboli proprii), ha poi tre forme principali di scrittura: katakana, hirakana, e i caratteri presi in gran parte dalla Cina. I loro libri sono scritti in massima parte in caratteri coi quali ora stiamo cimentandoci. I nostri confratelli di Cina, valenti nei caratteri, ne capirebbero il senso generale pur non sapendo leggerli alla giapponese. Era necessario: anche questo studio, perchè sono pochissimi i libri giapponesi tradotti in romagi (carattere romano), e quindi per noi sarebbe stato tutto il materiale di studio lettera morta. Per capire mi po' qualche cosa occorre un minimum di un duemila cinquecento caratteri.

Funerali pagani e cristiani.

È morta una brava donna, madre di quattro figliuoli, unica cristiana della sua famiglia.

I funerali pagani, se non erro, già glieli ho descritti in altra. Ad ogni modo anche quelli cristiani si svolgono su per giù con lo stesso cerimoniale. Non v'è levata del cadavere alla casa. La famiglia accompagna il cadavere alla chiesa. Funzioni solite, finite le quali si forma il corteo per il cimitero. Precedono stendardi su lunghe aste di bambù (nei funerali pagani vi sono anche due grossi lampioni), segue un gruppo portante vasi con fiori; poi un altro gruppo con corone (il numero e la qualità dei fiori e delle corone indica la quantità della famiglia), poi seguono in carrozzella i ministri bonzi, ecc. infine circondata dai parenti, la cassa. Vestono completamente di bianco o almeno hanno un cappuccio bianco e si tengono stretti alla cassa tenendo lunghe e candide striscie di panno. Chiude il corteo il codazzo dei parenti, amici e curiosi. Parecchi degli accompagnatori discorrono tranquillamente dei loro affari, come suole avvenire qualche volta (purtroppo) anche nei nostri paesi. Non usano pregare.

Curiosità

Secondo una leggenda cinese i Giapponesi ricordano l'incontro di due stelle ai fianchi della via lattea, coll'appendere davanti alle loro case rami di bambù, da cui pendono carte con poesie scritte sopra, segnale di buona fortuna.

In questo tempo, se non piove, e venendo le risaie a soffrire, i pagani organizzano pellegrinaggi ai loro templi per implorare la pioggia. I contadini specialmente, a piccoli gruppi o in squadre abbastanza numerose, suonando ritmicamente una grossa gran cassa e battendo con un martello di legno su piccoli tamburi di metallo, sfilano per le vie della città. Se la pioggia viene, bene; se no continuano a stambureggiare con ammirevole costanza.

La morte del Vescovo di Nagasaki.

È giunta la dolorosa notizia della morte di S. E. Mons. Combaz vescovo di Nagasaki.

Pregammo per quest'anima benedetta, che ci aveva accolto più che paternamente, ci aveva iniziati al lavoro missionario nella sua Diocesi, e ci aiutava quanto poteva col consiglio e colla preghiera.

Ho creduto mio dovere recarmi ai funerali con Don Piacenza, e così potemmo ammirare di quanta stima ed affetto fosse circondato quel santo Pastore. Erano presenti i Vescovi di Tokio, Osaka, Seoul e Taiko (Corea), tutti i missionari, i Marianisti coi loro Superiori come pure il Superiore dei Trappisti e del Verbo Divino. Ho così anche potuto fare preziose conoscenze ed ammirare ancora una volta il grande apostolato dei Missionari delle Missioni e degli ottimi preti giapponesi.

A Vicario per la diocesi è stato nominato P. Chiry che era il Procuratore delle Missioni a Nagasaki e segretario di Monsignore.

Qual è la nostra situazione per la morte del Vescovo ?

Ora qui siamo senza il Padre missionario, e non potendo ancora sobbarcarci al ministero delle confessioni, ci aggiustiamo invitando qualche Padre vicino che conosce bene la lingua. Vedesse che fede in questi cristiani e che desiderio di approfittare della presenza del Padre missionario per purificare l'anima loro e fare la Comunione quotidiana! Anche gli uomini stanno delle ore aspettando il loro turno o rubando qualche ora alle loro occupazioni o al sonno!

Un bel manipolo di maturo frumento.

Dimenticavo ormai una notizia che ha riempito tutti di consolazione e me in modo speciale. Mietendo nel campo lavorato dal Missionario, nel giorno dell'Assunta, ho offerto a Gesù per le mani di Maria un bel manippolo maturo frumento, la prima famiglia battezzata dai figli di Don Bosco in Giappone. Erano due anni che studiavano e che esemplarmente frequentavano la chiesa. Il Padre Bonnecasce, dovendo con sacrificio assentarsi, volle che facesse il sottoscritto tutte le funzioni. Non le dico l'impressione profonda. Mi pareva di sognare... La domenica precedente ricevesti l'abiura (padre e madre erano protestanti ed hanno un grosso negozio di chincaglieria) e alla sera li battezzai coi nomi di Giuseppe e Maria. Alla festa dell'Assunta battezzai solennemente i cinque figliuoli a cui i genitori vollero imposti i nomi, alla figlia di Teresa (del Bambino Gesù), e ai figli, come ricordo del centenario francescano, dell'apostolato missionario e per onorare Don Bosco, rispettivamente i nomi di Francesco (d'Assisi), di Giovanni (Bosco), di Francesco (Zaverio) e di Francesco (di Sales). Pensi alle date, ai nomi, alle circostanze. Il giorno dell'Assunta segna la data memoranda della nascita di Don Bosco, un suo figlio fa da strumento alla grazia di Dio : una famiglia che pur non conoscendo l'opera nostra, sente qualche cosa e vuole che uno dei suoi figliuoli abbia il nome del nostro Ven. Padre... anche nella speranza che un giorno possa essere un altro figlio di Don Bosco pel Giappone. Per me vedo in tutto questo la mano di Dio.

Regalai alla famiglia un bel quadro di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco.

Nello stesso giorno padre e madre e i due figli maggiori fecero pure la loro prima Comunione. Sia ringraziato e benedetto mille volte il Signore!

Premiazione catechistica.

È caratteristica, in Giappone. I premi consistono in dolci di cui i Giapponesi sono ghiottissimi e in oggetti scolastici. I soldi per comperare tutto questo vengono raggranellati con colletta pubblica.

Mi dissero che, causa la povertà delle famiglie, quest'anno non si era raggiunta la somma necessaria per comprare i dolci: credemmo opportuno offrirli noi, e ne furono contentissimi.

Ogni ragazzo ha a sua disposizione i punti di frequenza in tanti biglietti.

Gli oggetti sono disposti bene in vista. Uno dei padri di famiglia piglia in mano successivamente gli oggetti (cartelle, quaderni, matite, carta, ecc.) e dice a voce alta: « questo vale tanti punti », e allora chi desidera avere l'oggetto cede i punti corrispondenti. Se sono due o più che ambiscono lo stesso oggetto, succede come una specie d'incanto in cui naturalmente è vincitore chi ha maggior numero di punti.

Festa dei... morti.

Il ricordo dei morti di famiglia è per i pagani una festa. Si celebra con luminarie, con canti e con danze coreografiche giapponesi pubbliche e private, e con l'offerta al cimitero sulle tombe di cibi, dolci, ecc., che non venendo mangiati dai morti, rallegrano i vivi...

Eccole le notizie di questo mese.

Per il resto tutto è regolare e procede bene.

Padre amatissimo, ci abbia presenti unitamente a tutti i superiori. Siamo qui completamente nelle mani di Dio da cui speriamo lumi e aiuti per attuare il nostro programma, che è sempre e solo quello del nostro Ven. Padre Don Bosco: oratorio, propagazione della devozione a Maria SS. Ausiliatrice, comunione frequente, cooperatori, compagnie e associazioni giovanili, ricerca dei cristiani sparsi e abbandonati per riunirli in piccoli gruppi, lavoro per le vocazioni e la formazione di catechisti, opere a favore del popolo e degli operai.

Il campo è vasto, la volontà non ci manca. Preghi il Signore che ci guidi e ci sorregga nelle nostre fatiche, pel trionfo del suo nome e la salvezza delle anime. Ci benedica.

Don VINCENZO CIMATTI Missionario Salesiano.

RIO NEGRO (Brasil) (Ved. Bollettino di Marzo.)

(Relazione del Missionario Salesiano D. Antonio Giaccone).

Sottomissione.

Crederà forse, amatissimo Padre, che civilizzare ed educare ragazzi selvaggi, che sono vissuti sempre secondo il loro capriccio, sia cosa difficilissima. L'esperienza d'un solo anno non è bastante per potersi pronunziare su di un argomento tanto importante, ma posso assicurarla, amatissimo Padre, che finora i risultati ottenuti sono davvero consolanti. Il sistema di Don Bosco ottiene mirabili effetti anche fra questi selvaggi. Così affermano sovente i commercianti che osservano i nostri ragazzi. E noti che alcuni di questi dicevano a Mons. Massa quando si aperse la residenza di Taracuà: - Se vuol dominare questi indi, non usi loro molta carità, si faccia temere, ed allora otterrà ciò che vorrà.

Parlavano così certi bianchi, abituati a trattare l'indio con modi burberi e minaccie a mano armata, quando non fa ciò che comandano o non dà ciò che vogliono; ed è per questo che certi indi temono ed odiano il civilizzato più di qualunque fiera della selva. Ma il Salesiano, seguendo l'esempio del Fondatore, se la intese subito e molto bene con questi poveri figli della foresta, non tanto con il loro linguaggio (da principio il missionario non sapeva neppure balbettare quattro parole in tucano), ma con il linguaggio universale, accessibile a tutte le menti, penetrante in tutti i cuori, adattabile a tutti i climi, a tutti i popoli, a tutte le civiltà: la carità cristiana, e la dolcezza di Don Bosco. Ed è per questo che l'indio ha piena fiducia nel missionario e gli consegna i figli, sicura che saranno trattati meglio di quel che essi possano immaginare.

Spirito di sacrificio.

Il giorno stesso dell'entrata del nuovo alunno nella comunità, all'ora dei lavori agricoli, riceve egli pure la sua zappetta e va al campo. Benchè sia la prima volta che lavora, non è necessario dirgli molte parole. Osserva i compagni e li imita, lavorando con' entusiasmo. Mi accadde più volte di doverli lasciare soli sul lavoro, per assistere un malato, o attendere indi che venivano a vendere mandioca; ma i nostri indietti continuarono ad occuparsi come ci fosse presente il superiore. I più grandicelli (dai 12 ai 14 anni) assistono e dirigono gli altri molto bene. Si occupano sempre di buona voglia, e pur preferendo di andate alla foresta a tagliare alberi, non si rifiutano per gli altri lavori.

La nostra casa-missione è come le case di noviziato: non vi è alcun impiegato; i giovani fanno ogni cosa: scopano, preparano la legna per la cucina, attendono insomma a tutte le faccende domestiche. Con quaranta ragazzi che lavorano tre ora al giorno nei campi, dovremmo avere un poco di raccolto; eppure la terra è così ingrata che non ci dà altro che mandioca, banane e qualche frutto tropicale.

Sarti e falegnami.

Durante i lavori agricoli, 7 dei nostri indietti, orfani di padre e madre, vanno dalle nostre suore a imparare a cucire. È nato così un piccolo laboratorio di sarti. Uno dei più grandìcelli dopo 15 giorni ha saputo da solo tagliare e cucire un paio di calzoni.

Permetta, amatissimo Padre, che le domandi un confratello sarto, perché le Reverende Suore, benchè accudiscano molto bene il laboratorietto, sono già molto occupate con le bambine. Voglia inviarci presto un caro confratello, così il piccolo laboratorio dei sarti dei nostri Tucanos e Piratapuyas potrà allargarsi e provvedere giubbe e calzoni se non a tutti, almeno a buana parte dei nostri indi. Sarà anche questo un, mezzo per avvicinarceli e dir loro una buone parola, quando ci porteranno un pezzo di stoffa, che costò loro settimane e mesi di lavoro, perchè gli si faccia il vestito tanto desiderato.

Altri quattro orfani lavorano da falegname. Benchè il loro non si possa ancor chiamare laboratorio-scuola per mancanza non solo di macchine, ma anche di ferramenta, pure qualche cosa imparano: fanno porte e finestre, panche e tavole. Se Dio ci aiuta, vorremmo, più tardi, se ci arrive ranno mezzi, impiantare un laboratorio di barche e canove che sono gli unici mezzi di locomozione.

Studio.

Siccome questi indi non hanno mai visto altro che foresta, fiume e canoa, è còmpìto difficile fare entrare altre idee nelle loro teste. Sono tutti curiosissimi e desiderosi d'imparare. Un pezzo di carta con qualunque pittura, per es. un cavallo, un bue, una carrozza; fotografie di paesaggi, con belle case, una busta con un francobollo usato, una latta per carne in conserva sono per loro oggetti di grande ammirazione. Conservano tutto con molta cura e non sprecano nulla.

I giovani imparano con grandissima facilità la calligrafia, perchè hanno tutti un ottimo istinto d'imitazione e una pazienza tale che difficilmente si trova tra i nostri ragazzi civilizzati. Tanto è vero che un indietto, che non ha mai visto inchiostro, penna e quaderno, dopo pochi mesi è capace di copiare qualunque scritto dalla lavagna. Per la lettura trovano più difficoltà, benchè molti facciano veri progressi.

Il gran osso duro per tutti è l'aritmetica; sarà forse perchè nella loro lingua contano solamente fino a venti, quante sono le dita delle mani e dei piedi? È un fatto che molti imparano a contare facilmente sino a venti, ma stentano ad andare più in là.

Una mattina un piratapuya, dopo aver provato più volte senza poter imparare a contare oltre il numero venti, indispettito si dava pugni nella testa!... Quando poi sanno contare sino a cento, allora si esercitano a contare tutto ciò che trovano: uno conta le piante di banane, un altro quelle di mandioca.

Un gruppo dei primi arrivati sanno già fare addizioni e sottrazioni e sovente si vede qualche indietto, che accoccolato sulla panca, conta con le dita delle mani e dei piedi. Difficilmente si trova un ragazzo che non voglia studiare; tutti lo desiderano, anzi, se per caso si ritarda l'ora della scuola si mostrano malcontenti.

I genitori dei giovani, quando vengono alla missione, sovente vogliono vedere il quaderno del figlio, e benchè non com prendano nulla, si mostrano contentissimi. Uno di loro, dopo di avere contemplato il quaderno del figliolo, si presentò alla porta della mia scuola dicendo: - Padre, dammi quaderno, penna e libro, perché anch'io voglio imparare come mio figlio. --

Musica.

La musica vocale è per loro un divertimento e la sentono fino all'entusiasmo. Tutti hanno un orecchio finissimo; udito due volte un motivo, l'imparano subito: l'unica difficoltà sono le parole, causa, credo, la lingua aspirata che parlano. Il canto piace a tutti gli indi di qualunque tribù; basta che i nostri ragazzi comincino a cantare, che subito arrivano uomini e donne da tutte le capanne, per udirli. Molto sovente dietro il coro dei giovani si vedono indi che si sforzano d'imparare, e indie con i bambini aggrappati alle spalle, estatiche ad ascoltare il canto. Ogni domenica sera i giovani dànno un concerto per ricreare e divertire la popolazione eseguendo i canti della collezione « Su cantiam! ».

La notte di Natale, per intrattenere i trecento e più indi accorsi da moltissime maloche, portammo fuori di chiesa il piccolo armonio per accompagnare i canti e dare maggiore solennità.

Da un lato v'erano gli uomini accucciati, dall'altro le donne, e nel mezzo, davanti all'armonio, i nostri ricoverati. Orbene, vari selvaggetti, curiosissimi, a poco a poco si avvicinarono per osservare quello strumento tanto straordinario e meraviglioso. Uno di loro aveva posta tanta attenzione al canto, che quando il coro ripetè il ritornello dell'inno a Don Bosco, come se l'avesse udito cento volte, spalancò la bocca e unì la sua voce cantando con sicurezza invidiabile.

Non reca quindi stupore che dopo sette od otto mesi i nostri indietti abbiano già imparato, oltre le lodi più comuni dei nostri collegi, due Messe, quella degli Angeli in gregoriano e una Messa corale del Maestro Magri; sei mottetti in latino a due voci, e un Laudate del Perosi, senza contare i canti ricreativi.

Come vede, i nostri Tucanos e Piratapuyas promettono molto bene anche in questo ramo tanto importante del nostro sistema; e colle loro voci argentine dànno uno splendore ammirabile alle feste religiose, attirandovi moltissimi selvaggi. Dopo le solennità di Pasqua e di Maria Ausiliatrice, a cui assistettero oltre 300 indi, ben quindici famiglie domandarono un pezzo di terreno per farsi la casa vicino alla missione. Già cominciarono i lavori di costruzione, e così alle grandi maloche, centri di corruzione e di orgie continue, sostituiremo molte belle casette intorno alla nostra residenza, tutte sotto la tutela e vigilanza del missionario.

Sarebbe pure di grande utilità e vantaggio almeno una fanfara in mancanza della banda musicale, per abituarli alle nostre. feste, facendo loro dimenticare i frequenti e tradizionali cachiri (giuochi dei loro padri) accompagnati dalle danze e orgie più infami. Ma non abbiamo ancor nulla, nè strumenti, nè maestro. Il piccolo armonio è ormai fuori d'uso e ne abbisognano d'un altro più grande, e con urgenza, perché la scuola di canto senza armonio dà pochi risultati.

(Continua).

" RIVISTA DEI GIOVANI"

Sommario del mese di Marzo.

Che cos'è vivere? (1) - P. D. BAssi.

Un grande amico dei giovani.

Le madri (Sonetti). - RENZO PEZZANI. Sillabo!... Chi era costui? (Per la critica al messaggio di Benedetto Croce). - A. CojAzzi. Beethoven. - SISTO COLOMBO. Dell'Action Française. - A. COJAZZI. Giuseppe Paganoni. - GiuseppE BISTOLFI. Domande e risposte: Sul Savonarola (P. C. PERA).

- Sulle passioni energie di bene (P. RAIMONDO DEL PRETE).

Frammenti e commenti: De Pinedo e la « Mascotte » (Nemo) - Il mondo nel 2026. - Un altro « Indice » g. b.

Idee e fatti sociali. - A. CANTONO.

Libri nuovi: La Légende des Grands Initiés di LUCIEN RouRe.

La Rivista dei Giovani è diretta dai Salesiani stampata dalla stessa tipografia del Bollettino Salesiano.

Per prendere l'abbonamento annuale basta mandare una cartolina-vaglia di L. 12,50 all'Amministrazione della Rivista dei Giovani, Corso Regina Margherita, 174 - Torino (109). -

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Viva Maria Ausiliatrice!

Dal 24 aprile al 24 maggio milioni di occhi e di cuori si rivolgeranno a questa buona Madre, che, dal suo trono sfolgorante di luci in Valdocco, stende le sue braccia, cariche di tesori, a' suoi figli devoti. Dal suo Santuario di Torino, che è il centro e il cuore di tutta la Famiglia Salesiana, la Madonna di Don Bosco chiama e dispensa le sue grazie e i suoi celesti favori.

Viva Maria Ausiliatrice!

Essa ci ha dato Don Bosco, perchè ci conducesse a Lei e c'insegnasse ad amarla, a invocarla.

Andiamo a Lei, come i figli vanno fiduciosi alla loro madre: troveremo fra le sue materne braccia sicuro rifugio e riposo.

Viva Maria Ausiliatrice!

Preghiamo e cantiamo tutti uniti con Don Bosco le grazie e i trionfi della nostra Madre e Celeste Regina.

*

Perchè il Ven. Don Bosco istituì e caldeggiò con tanto zelo il culto a Maria Ausiliatrice ?

Ecco la risposta (LEMOYNE, Memorie Biografiche, vol. VIII:, pag. 367). « Nel ricordare le meraviglie operate dalla Madonna, oltre il bisogno d'uno sfogo al suo immenso affetto per la Madre di Dio, Don Bosco aveva per iscopo di giovare al prossimo. Voleva ravvivare in tutto il mondo una fiducia illimitata in Colei che in mezzo alle angustie, alle tribolazioni, agli errori e ai pericoli di questa povera vita mortale, era e sarebbe stata l'amorosa, la pronta e la potente sua Ausiliatrice.

Il mese dell'Ausiliatrice a Torino-Valdocco.

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, a partire dal 23 aprile, nella Basilica-Santuario si celebreranno le seguenti funzioni:

Giorni feriali.

Ore 6. - Messa, breve discorso del M. Rev. Don Antonio Marto, salesiano. Benedizione.

Ore 17. - Canto di una lode, discorso del M. Rev. D. Luigi Rolando e Benedizione.

Ore 20.- Rosario, discorso del Rev.do Padre Terenzio da Cento, Cappuccino, e Benedizione.

Giorni festivi.

Ore 15. - Vespri, discorso e Benedizione. Ore 17. - Vespri, discorso e Benedizione solenne.

Raccomandazioni.

Ai signori Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandiamo la seconda conferenza annuale, prescritta dal Regolamento, per la solennità di Maria Ausiliatrice.

All'uopo invitino qualche zelante conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo, a consacrare un discorso alle glorie di Maria SS. Ausiliatrice.

A tutti i Cooperatori raccomandiamo di ascriversi o di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. Agli ascritti si propongono due cose: « Promuovere la gloria della Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte; e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato».

A tutti gli Ascritti all'Associazione dei divoti raccomandiamo il manuale di pietà « Il Divoto di Maria Ausiliatrice» che ha numerosissime preghiere indulgenziate, riflessioni settimanali, speciali ossequi per ogni sabato, ed un Corso di Letture pel Mese Mariano, tratte dalle opere del ven. D. Bosco e illustranti i loro doveri come ascritti alla Associazione suddetta.

Intenzioni di preghiera.

Raccomandiamo ai devoti di M. Ausiliatrice:

DAL 23 AL 25 APRILE - I bisogni particolari di tutte le Nazioni.

DAL 26 APRILE AL 2 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche, particolarmente le Missioni Salesiane.

DAL 3 MAGGIO AL 9 MAGGIO. - Il Sommo Pontefice e i bisogni di Santa Chiesa.

DAL 10 MAGGIO AL 16 MAGGIO. -- Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani.

DAL 17 MAGGIO AL 30 MAGGIO. - La Causa di Beatificazioni del Ven. Don Bosco.

IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.

LE GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE (1)

È sempre Maria Ausiliatrice !

La sera dei 4 gennaio u. s. era tornata al Signore una cara piccola mia nipotina. A me era toccato portare l'annunzio doloroso ai suoi nonni, i quali vollero subito accorrere per vederla. Data l'ora tarda si noleggiò un'automobile.

La macchina filava a velocità discreta quando, giunti in un ampio piazzale, dove meno pareva possibile una disgrazia, la nostra macchina veniva urtata in un fianco da un pesante camion. Fummo sbalzati dalla parte opposta fra grida di spavento e invocazioni nostre alla Vergine Santa! Mia sorella ed io eravamo incolumi; mio cognato invece, pallidissimo, gemeva penosamente: ara stato colpito con violenza al fianco sinistro e si temette lì per lì, che la cosa fosse molto grave. Ma la Madonna ci aveva assistiti e forse l'angioletto nostro, salito da poche ore al Cielo, già pregava per noi. Sceso a terra e soccorso come meglio si poteva si riebbe presto e non ebbe a lamentarsi che di una vasta echimosi da cui però guariva, senza conseguenze, in pochi giorni.

Come dire tutta la nostra riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice! È sempre la Madonna che vigila pietosa ed è dalla Madonna, soltanto da Lei, che spero una grazia grande che sarà il coronamento di tutte.

Uniamo una modesta offerta per le opere di D. Bosco invocando preghiere.

Torino, 20 febbraio 1927. PIETRO PIVANO ex-allievo dei 1° Oratorio di D. Bosco.

Adempio la promessa di rendere pubblica una grazia ottenuta in questi giorni dalla SS. Vergine. In circostanze assai preoccupanti per me, ho ricorso ad Essa colla novena consigliata dal Ven. D. Bosco, ed ancora una volta ho veduto che la fede in Gesù, Sacramentato e Maria Santissima Ausiliatrice non va mai delusa. E davvero io non ho mai invocato l'intercessione della Madonna di D. Bosco senza essere esaudito, talvolta con favori molto maggiori di quelli domandati.

Maria SS. Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco ai quali attesto perenne riconoscenza continuino la Loro protezione su me e sulla mia famiglia.

Torino, febbraio 1927.

Geom. ILARIO SORMANO Cooperatore Salesiano.

Invio la mia offerta per le Opere Salesiane come tenue tributo di viva riconoscenza a Maria Ausiliatrice, al cui intervento attribuisco una grazia straordinaria ricevuta dalla mia famiglia.

Nel settembre u. s. mia sorella Ines trovavasi in montagna coi parenti a trascorrere gli ultimi giorni di vacanza, quando, trovandosi su di un ballatoio s'appoggiò alla ringhiera non troppo sicura. Questa cedette improvvisamente, e mia sorella cadde nel sottostante cortile dall'altezza di quattro metri, sbattendo fortemente la testa.

Trasportata all'ospedale i medici non lasciarono alcuna speranza di salvarla, riscontrando in essa i sintomi della, commozione cerebrale. In così doloroso frangente mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, che già altre volte m'ha dato prove della sua speciale protezione, pregando e promettendo di far pubblicare la grazia se mi avesse salvato la sorella. Prodigio! Dopo pochi giorni mia sorella usciva dall'ospedale perfettamente guarita.

Adempio la promessa.

S. Maria Hoè, I4-I-1927.

ROSA Rossi VALTOLINA.

Ringrazio con commossa riconoscenza la Vergine SS. Ausiliatrice per avere ascoltato le mie suppliche e salvata l'amata sorella lontana. La poverina, colpita da generale esaurimento, era stata ridotta in tali pietose condizioni, da dover lasciare la famiglia, i due suoi cari figliuoletti per essere ricoverata in una casa di salute. Le nostre preghiere e le nostre lagrime furono esaudite: l'inferma si riebbe e potè rientrare nella sua casa completamente guarita. Sia benedetta la nostra Madre Celeste!

Buscate.   P. B.

La Madonna di Don Bosco, alla quale mi rivolsi con fede, salvò la mia piccola Natalina di 4 anni, ormai spedita dai medici per polmonite complicata con altre malattie mortali. Grato alla Vergine invio offerta, assicurando la mia costante cooperazione alle opere del Ven. Don Bosco.

Lucia di Sandrigo (Vicenza).

MARZANO TERESA.

Un bravo figliuolo, Villì Pontorno di Valguarnera, strappato alla morte dalle preghiere fiduciose della madre, scrisse dal collegio la seguente letterina:

Cara mamma Lucia, finalmente ti posso dire che sono salvo di quella malattia terribile, che ho avuto. Sono ancora debolissimo e non posso continuare a scrivere; solo ti dico di ringraziare Maria Ausiliatrice che mi ha fatto la grazia.

La malattia terribile cui allude il ragazzo era scarlattina con nefrite, malaria con febbre persistente che passò sovente i 40 gradi.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. B., A. M., Abrate G., Acerbi 0., Adori M., Agagliati V., Agnelutti R., Aime G., Alberghini A., Alberici G., Alberizzi M., in Gailone, Alberoni G., Alciati M., Alessio A., Allegra M. ,G., Allernandi F., Almerini B, Amadei V., Amerio A., Ancarani A., Angeleri N., Angelini G., Angeloni Q., Ansaldi D. F., Antonioli M., Antonelli E., Antoniono G., Aprosio C., Aquino C. in Cortese, Ariano B., Arienti S., Arnaboldi G., Arnaudo G., Arneodo d. B., Arrighetti F., Audisio M., Avetrani G., Avico B., Avogadro M. in Damiani, Avon E.

B) - B. C. di Sampierdarena, B. C. di Varallo Sesia, Baccaloro P., Bacelieri N., Bagani G., dai M., Balestrini O., Balmucci G., Baracco T., Barbaglini T., Barberini F. in Tomasini, Barberìs F., Barbucci N., Barrufaldi A. ved. Baggioli, Barrasse A., Barth T., Bandino M., Bava E, Bellezza T., Bellotti E., Belluzzi A., Benedictis C., Bergamini T., Berguet S., Bernard G. L., Bernasconi M., Bernini Z., Bernotti M., Berrino M., Berruti R., Bertol C., Bertoglio A. Bertolini T., Bertonasco N., Bertuetti S., G. L., Berthaz M., Biancamano, G., Banchi E., Biancotti A., Biffarella M., Bignami R., Binelio G., Boccardo L. in Magagna, Boccacino S., Bocchio M. in Cossato, Bodrani M., dodrini A., Bogliolo M. C., Bonari C., Bondini Bonini R., Bonino L., Borello E., Bosco G., Bosco M., Bosi E. in Pessino, Botterini C., Brindoglio A., Brignone G., Bronzini L., Bruno M., Bruno S., Brusco F., Brusco G., Buglione M., Buosi contessa A., Buriani A., Buontempelli A.

C) - C. L., Cabiati O. ed M., Caltrau O.,. Calvi P., Calza L., Camarra A., Carnassa O., Camillini M., Campagna d. A., Cancellieri V., Canneva M., Cantarutù F., Cantavespri ing. G., Canuto P., Capirone T., Capistrini A., Cappa L., Canuto P., Capirone T., Capistrini A., Cappa L., Carbonero A., Carcano G. in Perelli, Cardinali P., Cardini F., Cardini V., Carducci P., Caron A. ved. Albertino, Carrara M., Carrera L., Casali M., Casazza C. in Mapelli, Cassini P., Castellani L., Castelli G., Castiglione N., Cetaldo R., Catanoso M., Catramini G., Cattò D., Cansella F., Cavallino S., Cavallo sr. V., Cavalluccio D., Cebrelli M., Cerato A., Cerej M. ved. Felice, Cerignola M., Ceroni M., Cerronelli A., Cerutti G. in Gattoni, Cerutti M. in Rendi, Cherchi A., Chibbaro C., Chini D., Christillin G., Cipolla C., Clerici C., Clerico R. in Porro, Colombero C., Colombo G., Colombo 1., Comba T., Cammelli M. in Pellegrinelli, Comollo M., Cornotto M., Coniugi Cattaneo-Bazzi, Contino F., Cooperatrice Salesiana di Antrodocco, Cordero G. ved. Fiore, Cornalino A., Corti E., Corradini N., Covatta G. B., Covili A., Cravero M. in Minetti, Cucinotta M.

D) - D. G. B., D. L., Dagnino T., Dalla Vecchia L., Damiani A., Damonte L. in Gabutti, Darmanini G., De Angeli E., De Angelis L., De Ferrari M., Del Forno M, in Gandolgo, Dellachà G., Del Sole E., De Maria G., De Sanctis V., D'Agord G., D'Amici M., D'Angelo R, Di Blasi M., Di Giorgio G, Di Giovanelli M., Di Marco C., Di Marco F., Di Marco V. in Marino, Di Mattia E., Direttrice dell' Istituto di S. Caterina a Varazze, Dotzo G., Dupont d. G., Duretto P., Durigon T.

E) - E. B. A., Emanueli A., Eugenio D., Evenelli B.

F) - Fabbri G., Fabbri M., Fael E., Fagan M. in Martini, Falciola A., Falda L., Falzone G., Famiglie Fiorenzuola e Torretta, Fasoli R., Favara A., Fey V., Ferrero L., Ferretti C., Festa A., Festi O., Fianco G., Fiore B., Fiorella S., Fiorenzano E., Floreani A. in Bortolotti, 1 , ondrini A. in Bortolotti, Fondrini A. in Ghigna, Fornara C., Fornara M., Fornietti M. in Marenco, Fortina G., Fossati C., Fracchia V., Fraioli G., Francesconi R., Franchi G., Fusina E. in Ferrero.

G) - G. L. M.. G. S. di Zurigo (Svizzera), G. S. C., Gradina A., Gaetano L., Gaggiotti B., Galeazzi N., Galleana M., Galleano G., Galli M., Gallia M., Gallina d. G., Gallo M., Galvagnini A., Gambino B., Garcia E. della Huerta, Garelli C., Gariazzo M., Garrone I., Gasparinì G., Gattoni G. in Ceruttì., Gava E., Gazzano C., Gennaro M., Geraci P., Gerondino M., Gervasoni C., Gherardelli C., Gherardi CA., Ghetti A. in Masolini, Ghiglione E., Giammona G., Giani E., Giani V., Gilardi A., Gioffredi A., Giordana V., Giovannini A., Giraudi R., Giuffrè A., Giulini A., Giusto E., Givotto prof. G. D., Glarey M., Glendi M., Gobitti suor M. G., Graziani C., Grossi C.

I) - Ingria S., Isola L. in Cappellini. J) - Jacolino F., Jommi, Juanita R. K) - Kiru A.

L) - L. A., Laboranti S., Lana S. in Parato, Lanfranco V., Lantermoz R., La Rocca R., Lasi d. P., Lemuth A., Leone L. J. insegn. Com.le di Volpiano, Linari A., Linari C., Lingua A., Littardi L., Liverani A., Lo Gerfo A. ved. Marcatari, Lombardi G., Lombardo L. ved. Rossi, Lonardi M., Lorio A., Lualdi R., Luchetta T., Lunardoni V..

M) - M. C. di Cavour, M. C. di Torino, M. C. D., M. O., Maccagno R., Maccarese C., Maccantelli B., Maculan T., Maggi R. ed L., Magistri C., Magnetto G., Magnone C., Maiaris M., Majolo M., Mandile C., Mandaloni A., Manicone M., Manichedda A., Marcato A., Marchesa Litta, Marchesini C., Marchio L., Marconi E., Marconi M., Marengo O., Mariangeli A., Marinucci M., Marongin G. A., Martelli D. in Bedeschi, Masè G., Massa A., Massereno C., Mazzeo C. in Ternicchiaro, Menghini L., Merlo C., Michelangeli M., Michieli dott. A., Migliorati G. in Filippini, Mignone M., Milano C., Milano V. M., Minotti R., Mo G., Moggi C., Monfrino F., Mongilardi M., Montagnoli M., Mora A., Morendini F., Morano V., Moraschi G. in Coppo, Morelli C., Morello M., Moreno G., Moretta L. in Mariani, Moretta M., Mori I. in Gabrielli, Mugetti G., Mussino M.

N) - N. N. di Alice Castello, Avigliana, Bagolino, Benevento, Borgomanero, Calascibetta, Firenzuola, Loreto Aprutino, Magliano d'Alba, Milano, Monerivello, Negrar, Oristano, Polonghera, Rosignano Monf., Rossiglione Ligure, Sanfrè, San Rerno, Torino, Tornavento, Vigo di Rendena, Nasi Mario, Nigro G., Novelli M.

O) - Ognibene T., Oliveri L., Olivetti A., Operti L., Opesso Z., Orru A.

P) - P. G. S., P. A. di Borgomanero, P. A. di Termini Imerese, P. D., P. F. D., P. L., P. V., Paccani V., Pachner F., Padovan R., Pagano T. in Cogo, Palermo M., Pallidino A. in Canessa, Palmas A. M., Palumbo A., Panciulo I., Panca e Famiglia, Parenti M., Pertel T., Pasi M., Pasino M., Pasquini T., Pasquino O., Passamonti d. V., Passera M., Passerini G., Passoni L., Pastorino P. Patti M., Patroniti F. in Pinto, trucco P., Patrucco R., Pavia P. in l.ongariri, Pederzoli F., Pentenero F. ed M., Percival M., Perono P., Perotti V., Perricone A., Perversi C., Pesce P., Petyx T., Petroboni F., in Mazza, Petronici E., Pezzato E., Piana R., Piatti c.ssa L., Picchio M., Piccirilli G., Piccoli O., Pie persone di Cerro Tanaro e Diano d'Alba, Pilia M., Pile T., Pini A., Pinnone M., Piovano A., Piovano P., Piscitello d. A., Pistone A., Pitzalis C., Piva F., Pivot M., Piz C., Pizzigoni G., Plassa R., Polotto M. in Somaglia, Poma E., Ponte M., Pontorno L., Pratofiorito F., Pujatti C. in Tolazzi,

Q) - Quaglierini E., Quattrocolo G., Quattromani M., Quenda O., Quero M., Quirighetti A., Quittini B., Quovini S. in Maloberti.

R) - R. C., Ragozzino I., Ragusa G., Ragusa V., Raimondo P., Ramilio G., Rapetti L., Ravaglia G., Raviola suor P., Readelli E., Rempicci G. ved. Ciorra, Remotti C., Renzi G., Revelli M., Revelli M. A., Rhon A., Ricci d. G., Rimoldi A., Rinaud G., Rivière d. F., Rivoltoso M., Robin A., Roccella S. in Velardita, Rodighiero suor A., Rognoni A., Roi G., Rolandi M., Romano A., Romano B., Rosenga L., Rossi A. in Goia, Rossi M. in Vimercati, Rossi T., Rotti N., Roveda L., Rundo M., Rundo T., Ruschena S., Rusticone B., Russo C., Russo C. L., Russo G., Russo d. P.

S) - Sabino R., Salupo R., Salvi A., Salvi d. G., Sandri G., Sannia V., Saroglia A., Scalecandi M., Scandola O., Scann L., Scarrone T., Sciarrino R., Scimeca M., Segafreddo G., Selva M. maestra, Sibona L., Siddi A., Silvano G., Simonetta C., Silvelli V., Somaro D., Sormano I., Sorelle Calvi, Clerico-Porro, De Giorgia, Renzi, Santamaria, Savoini, Sovin E. in Ottobon, Stanga d, C., Starola A., Stefanelli G., Stefanini L., Stefanuzzi M. A. D., Stesicoro B., Stifani G., Suor E. Quaglia I. M. A. di S. Sai-vador (America), Suor Ranuzzi M., Svaporati D.

T) -- T. G. R. sac., Taddei A. in Gagliardi, Tarantola V., Tardito G., Tardivo L., Temelin A., Teofili G., Teri M., Terranova U., Tisi M., Togni O., Tomaselli A., Tornatis L., Tosciotti V., Tosi A., Travaini M. ved. Sacchi, Trisobbio R., Troina R., Tropeano M., Turroni C.

U) -- Ubertalli E., una famiglia di Napoli, Ugazzi E., una madre riconoscente, una piccola divota di M. Ausiliatrice, un Salesiano.

V) - V. O. L., Vacca L., Vachino M., Veglio A., Valente A., Valente G., Valente - Valentini A., Valentinetti N., Vaschetto D.,, Vassanelli E., Veniurino M. ved. Bertotti, Vezzetti O., Vigato T., Vignotti vi., Vigono Villani M. in Mo, Vimercati T., Viola C., Virano M., Virzi Mons. A., Vitale A., Vitaliti C., Vivalda G. ved. Grasso, Vogliano T., Vola G., Vuillermet A.

Z) - Zaiti A., Zamperoni C., Zanetta F., Zanetti A., Zanini E., Zoi G.

AZIONE SALESIANA

Convegni di Decurioni e Conferenze Salesiane nel Veneto,

L'organizzazione dei Cooperatori Salesiani in Italia ha fatto un buon passo in avanti, estendendosi all' Ispettoria Veneta.

Incoraggiato dall'Ecc.mo Episcopato, il Clero delle tre Venezie, ha risposto con benevolenza e slancio all'appello.

Di questa larga e cordiale corrispondenza sono prova i numerosi convegni di Decurioni e Conferenze salesiane che si sono tenuti nei centri principali dell' Ispettoria: convegni e conferenze che furono una conferma delle vive simpatie che l'Opera del Ven. Don Bosco raccoglie anche fra le popolazioni venete.

Il primo convegno fu tenuto il 18 gennaio a Belluno, nell' Istituto Salesiano Sperti per le due diocesi di Belluno e Feltre. Presiedette S. E. Mons. Giosuè Cattarossi, cui facevano corona Mons. Rizzardini, Vic. Generale della Diocesi di Belluno, Mons. Tizian, Vic. Gen. e Direttore Diocesano dei Cooperatori di Feltre, Mons.Masi, Direttore Diocesano dei Cooperatori di Belluno, i Mons. Da Corte e Bernardi, molti parroci di città e dintorni.

Il Sig. Ispettore illustra il concetto della Cooperazione Salesiana e il relatore svolge l'ordine del giorno in cui sono fissati i còmpiti dei Decurioni Salesiani. Dall'interessante discussione scaturiscono propositi di bene rilevati e incoraggiati dalla calda e paterna parola di Mons. Vescovo, il quale, dopo avere ricordato i sacrifici affrontati per avere i figli di Don Bosco a Belluno, conclude auspicando e benedicendo allo sviluppo della Pia Unione nella sua Diocesi.

Il secondo Convegno ebbe luogo nell' Istituto D. Bosco di Pordenone per le Diocesi di Ceneda e di Concordia. Non ostante il tempo cattivo i partecipanti furono in buon numero. La riunione fu chiusa con pratiche e importanti deliberazioni.

«L'Idea del Popolo» di Gorizia dando relazione del Convegno dei Decurioni Salesiani ivi tenuto nel Convitto S. Luigi il 28 gennaio per le due archidiocesi di Gorizia e di Udine, così scrisse:

« Quanto in quell'accolta di amici fu trattato con competenza e discusso con serenità se, come non v'ha dubbio, sarà tradotto in pratica, farà fiorire tra di noi l'opera benefica di Don Bosco, a, vantaggio della gioventù e della famiglia ».

Al convegno intervennero una settantina di sacerdoti con a capo il Direttore diocesano di Udine Mons. Angelo Tonutti, altri Monsignori, parecchi Vicari foranei e i rappresentanti degli Ordini religiosi della città. Presiedette il Principe Arcivescovo il quale, chiudendo la riunione, si congratulò coi Salesiani, per la loro azione eminentemente religiosa sociale e morale, salutando in essi e nei Cooperatori i sostenitori del suo ministero episcopale e augurando una sempre più intensa attività salesiana a vantaggio di tutta la diocesi.

In una simile atmosfera di calda simpatia e di fervidi propositi si svolse il quarto Convegno nell'Istituto D. Bosco di Verona il 10 febbraio.

Vi parteciparono 40 sacerdoti.

Mons. Grancelli, Direttore Diocesano, illustrò bellamente gli scopi e i caratteri della Cooperazione Salesiana. I convenuti si trovarono pienamente d'accordo nel formulare, dopo la discussione serena dell'ordine del giorno, rinnovati propositi di attività e fervore salesiano.

« Il 3 febbraio - così la Vita Tridentina - resterà memorando nella cronaca dell'Istituto Salesiano di Trento. Oltre una cinquantina di venerandi Monsignori, Decani, Parroci e amici dell'Opera Salesiana, accorsero da tutte le parti del Trentino, all'invito dei Salesiani, per venire a trattare dell'organizzazione dei Cooperatori Salesiani ».

Il Convegno fu presieduto da Mons. Delugan in rappresentanza di S. A. il Principe Vescovo Mons. Endrici, assente dalla città, e diretto dal Rev.mo Ispettore dei Salesiani Don Festini. Il Direttore diocesano di Trento, Don Silvio Segatini, relatore del Congresso, espose le linee generali del programma di lavoro, spiegò i doveri del Cooperatore Salesiano e quelli del Decurione. Si discussero poi i mezzi pratici per accrescere il numero dei Cooperatori e attuare subito almeno il programma minimo.

La sera medesima nel salone dello storico castello del Buon Consiglio fu tenuta la commemorazione solenne del Cinquantenario delle Missioni Salesiane, presenti le autorità ecclesiastiche, civili, militari e la più eletta cittadinanza.

A Schio il Convegno riuscì assai bene. Presenti una sessantina di sacerdoti della diocesi vicentina, in gran parte parroci. Ebbe luogo nell'Oratorio S. Luigi, l'8 febbraio, il giorno stesso in cui a Roma si teneva la Congregazione generale sull'eroicità delle virtù del Ven. Don Bosco. L'assemblea condusse le sue discussioni animata dalla dolce speranza che in quel mattino teneva tanti cuori in trepida attesa. Furono inviati telegrammi al Sommo Pontefice e al Successore di Don Bosco.

A Venezia; sede del Convegno fu l'Istituto Salesiano Coletti. Vi parteciparono distinti ecclesiastici dell'Archidiocesi di Venezia e della Diocesi di Treviso. Aprì la riunione e disse memorande parole di chiusa S. Em. il Patriarca Card. La Fontaine. L'Eminentissimo Porporato espresse tutta la sua riconoscenza di Vescovo all'Opera Salesiana; ricordò d'essere stato decurione dei Cooperatori Salesiani a Magliano Sabino, e di avere introdotta, mentre era Segretario dei S. Riti, la Causa del Servo di Dio Domenico Savio. Raccomandò con calda ed elevata parola, di essere zelanti decurioni salesiani secondo i metodi ispirati a Don Bosco da Maria SS. nel sogno della sua fanciullezza.

Accenniamo ancora al Convegno tenutosi con ottimo esito nell'Istituto Salesiano di Chioggia il 14 febbraio, onorato dalla presenza e incoraggiato dalla parola del Vescovo S. E. Mons. Mezzadri. Numerose e fervide furono le adesioni inviate dalle diocesi di Adria e Rovigo.

Ricordiamo in ultimo la splendida riunione avvenuta a Trieste il 16 febbraio colla partecipazione e l'adesione di Decurioni non solo della Diocesi ma di tutta l'Istria. Vi assistette S. E. il Vescovo Mons. Fogar, il quale, presa la parola rilevò l'importanza della Cooperazione Salesiana, compiacendosi dell'interesse che il suo Clero prende per l'istituzione di Don Bosco che è propria del tempo e, benedicendo ai nuovi propositi, augurò che il Convegno abbia a segnare una data importante nel movimento religioso delle popolazioni dell'Istria che hanno bisogno d'incitamenti nuovi. Concluse: «Venga presto il nuovo Santo a onorare i nostri altari; venga a suscitare nuovi entusiasmi nella gioventù e in tutta la Società! «.

Siano rese grazie al Signore di tanti autorevoli e affettuosi consensi e di tante liete promesse! La viva partecipazione di larghe ed elette rappresentanze di tutte le Diocesi delle Tre Venezie ai Convegni Salesiani, l'alto incoraggiamento dell'Episcopato, fanno sperare che il germe copiosamente sparso, caduto in buon terreno, non tarderà a dare i frutti desiderati.

Le feste di S. Francesco di Sales. in Sicilia.

Quando Mons. Bonomelli, con una delle sue abituali espressioni incisive, amò definire D. Bosco moto e luce dovette certo trovarsi in uno di quei felici momenti creativi in cui il suo spirito, animandosi nella mirabile visione del futuro, attingeva una squisita sensibilità d'eccezione ed un potere quasi divinatorio. Certo, alle veggenti pupille dell'anima del gran Vescovo non dovette sfuggire il grandioso fenomeno dell'Opera Salesiana che, dietro l'impulso ad essa impresso da D. Bosco, per forza d'inerzia quasi, veniva slargando le sue propaggini tentacolari nel mondo, per portarvi la luce del suo pensiero animatore, la fiamma del suo gran cuore di Santo.

Questo pensavamo, oggi, sfogliando le relazioni della Festa di S. Francesco di Sales, che ci sono pervenute dai vari centri della Sicilia Salesiana, dove il nome del grande Apostolo del Chablais è indissolubilmente legato al nome di D. Bosco, il grande Apostolo della gioventù.

Alla circolare diramata dal Rev.mo Sig. Ispettore, per la degna celebrazione della festa, hanno risposto con l'adesione più fervida tutte le Case Salesiane dell'Isola, la Pia Unione dei Cooperatori, i Comitati di Dame Patronesse e la Federazione degli ex-allievi.

Ed è stato, dappertutto, un trionfo di fede e d'amore. Trionfo, maturato attraverso la sapiente organizzazione dei vari Convegni, indetti periodicamente per rendere popolare l'idea salesiana tra i Direttori Diocesani dei Cooperatori e i Decurioni, e che ha arretito come in una trama di cuori entusiasti le varie plaghe di quest'Isola del sole. Trionfo sbocciato in questi due mesi, sacri alla memoria di San Francesco di Sales e di D. Bosco, in un rigurgito di entusiasmo, in un fervore di pietà, in una possente volontà di vita. Perchè dappertutto è stato presente e vigile D. Bosco, ch'è luce e moto. Dai grandi centri che vantano un'annosa tradizione d'attaccamento all'Opera di D. Bosco, come Catania, Palermo, Messina, Trapani, Caitanisetta, Girgenti, Acireale, Caltagirone, Modica, Marsala, ai centri minori dove quest'opera non è meno conosciuta e benedetta come Taormina, Barcellona, S. Cataldo, Randazzo, S. Gregorio, Paternò, Alì Marina, sino alle ridenti cittadine che costellano le incantevoli riviere come Pachino, Parco, Riposto, Sciacca, Campobello di Mazara, Campobello di Licata, Castellammare del Golfo e finire ai paesi adagiati al piano o nicchiati su i monti come Giarratana, Sinagra, Vallelunga, Sutera, Buscemi, Passopisciaro, Oliveri, Aliminusa, Molo, Milì Superiore, Piedimonte Etneo, Cesarò, Gliaca...

Vario, più o meno sontuoso il programma delle feste, ma in tutti unico il fervore d'intenti e di vedute: la glorificazione del grande Patrono titolare delle Opere Salesiane e del loro Fondatore, il contributo efficace al loro sviluppo da parte dei Cooperatori e delle Cooperatrici e l'incremento nei loro cuori della cristiana pietà. Unità d'intenti che si rivela dalle sacre funzioni celebrate nelle grandi cattedrali con l'intervento dei Presuli locali in tutto il fasto della liturgia romana o svoltesi nell'intimità raccolta d'una cappelletta interna d'istituto o attorno a un semplice altare votivo in un'umile chiesetta di villaggio, sia che organi maestosi scandissero il ritmo suggestivo delle Messe solenni o che un modesto harmonium sottolineasse il canto delle laudi pie dei poveri figli del popolo.

Unità d'intenti, di cui seppero rendersi interpreti eloquenti i sacri Oratori del Panegirici., del Santo e della prescritta annuale Conferenza Salesiana, i quali, in forma solenne e con tutte le risorse dell'eloquenza sacra, o alla buona, commentando dall'altare la lettera del Sig. D. Rinaldi ai cooperatori, illustrarono opporturiamente i due momenti storici vissuti da Francesco di Sales e da D. Bosco, le virtù caratteristiche dei due Apostoli, per trarne consigli e moniti di bene.

Oh, come conforta questa calda atmosfera di simpatia, in cui respira, con ansito sempre più largo, l'Opera di D. Bosco in quest'Isola dagli amori ardenti e tenaci, così entusiaste, sempre in ogni sua manifestazione Salesiane, così istintiva sempre ne' suoi orientamenti verso ogni opera di bene!

E noi vorremmo, ad esempio, ad edificazione e sprone, qui consacrare, come in un albo d'onore, i nomi di tutti i benemeriti Direttori Diocesani e Decurioni, di tutte le pie ed attive. Zelatrici, dei Cooperatori tutti e di tutti gli Oratori sacri che, in una nobile gara d'amore, hanno voluto, ancora una volta, rendere l'omaggio del loro attaccamento devoto all'Opera Salesiana. E sono tanti.

Non ce lo consente la tirannia dello spazio.

D. Bosco, cui la Chiesa ha voluto testè di nuova luce di santità aureolare la bella fronte pensosa, li ricorderà Lui di certo, presso il trono dell'Altissimo e della Potente Ausiliatrice tutti questi nomi che, omessi nei fogli caduchi del nostro Bollettino, sono scritti però, a caratteri indelebili, nel libro della vita: Quorum nomina scripta sunt in libro vitae.

ROMA Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio.

Per la Festa di S. Francesco di Sales, grande splendore di funzioni religiose, scelto programma musicale, intervento di tutti gli alunni dell'Ospizio, d'un largo stuolo di Cooperatori e Cooperatrici salesiane, partecipazione degli Em.mi Card. Pietro La Fontaine, Patriarca di Venezia; Card. Alessandro Verde; Card, Luigi Capotosti; di Mons. Luigi Pellizzo, arciv. tit. di Damiata, e Mons. Antonio Cappattini, vesc. tit. di Evaria.

La mattina del 29, alle ore 9, si svolse una bella e devota funzione riservata ai giornalisti cattolici, che da vari anni intervengono in adunanza completa alla Basilica del S. Cuore nel giorno della Festa di S.. Francesco di Sales, per onorare nel Santo Dottore della Chiesa il celeste protettore degli scrittori cattolici. Celebrò la Messa il Rev.mo Padre Placido Lugano, Procuratore Generale dei Benedettini Olivetani, il quale rivolse a tutti gl'intervenuti un breve e infervorato discorso.

La domenica 31 fu il giorno della Conferenza sulle Opere Salesiane, tenuta dal Rev.mo Don G. B. Rovelli, parroco di Santa Maria Maggiore. Ai numerosi intervenuti la più parte Cooperatori, Cooperatrici ed ex-allievi, l'esimio oratore illustrò il programma di cooperazione salesiana.

BOLOGNA.

La Conferenza dei Cooperatori fu tenuta dal Salesiano D. Beccuti nella chiesa della Santa

(Corpus Domini) presieduta da S. Em.za il Card. Nasalli-Rocca.

Dopo il felicissimo discorso sul tema: « Il programma svolto e quello da svolgere », alzatosi S. Em., con vivissimi sensi di compiacenza, cominciò a parlare dicendo, che è possibile ad un osservatore superficiale della vita dei Salesiani, l' asserzione:

« È una vita facile e gioiosa la loro, come appaiono gioconde le schiere dei giovani che li attorniano ». Ma noi non dobbiamo credere alla realtà della vita Salesiana dei profani. Io vi posso dire

- e voi lo capite - che la loro vita è continuo sacrificio: sono le spine nascoste sotto le rose. Ma al lavoro intenso e al sacrificio nascosto sono abituati i figli di Don Bosco e coll'aiuto del Cielo vi reggono coraggiosi. È invece un'altra necessità che li sprona a tendere a noi cooperatori della seconda schiera, le loro mani supplicanti: è la

nostra fattiva cooperazione di appoggio morale e spirituale ed anche pecuniario. Qualcuno dirà:

« I Salesiani sono già ricchi! ». Vi posso assicurare che sono ricchi di debiti e di ipoteche per cui i loro istituti sono al sicuro. Altri obbietteranno.

Ma sono tante le opere benefiche da aiutare a Bologna! ». È vero e me ne compiaccio, ed io stesse rimango meravigliato nel vedere come tutte fioriscono aiutate dalla vostra generosità. Or dunque neppure quest'Opera dei Figli di Don Bosco vogliate dimenticare: io - sicuro di interpretare

la volontà del Card. Svampa - sopra le altre ve la raccomando. Il benefico Istituto noi dobbiamo terminarlo: troppo ne ha bisogno tanta nostra gioventù pericolante. Io vorrei che sorgesse in ogni mia parrocchia un comitato di cooperazione salesiana: sarebbe il miglior modo di assicurare ad essi tutto l'aiuto di cui han bisogno, e di cui io anche a vostro nome li assicuro. Miei cari terminava l'eminente Porporato - ricordiamo che in morte non l'aver avuto più o meno ricchezze ci darà pace e consolazione, ma l'aver usato di esse ricchezze per contribuire a fare del bene! ».

* *

Per mancanza di spazio siamo costretti a rinviare le relazioni di Conferenze Salesiane e feste di S. Francesco a un altro mese.

NECROLOGIO

Contessa Edmea Nicolis di Robilant nata dei Principi Clary Aldringen. Dama della Croce Stellata dell'Ordine di Malta e delle Opere di Don Bosco.

Si è spenta serenamente in Torino, munita di tutti i Conforti religiosi e circondata dai figli, la sera del 14 febbraio.

Aveva 84 anni. Gran parte della sua lunga esistenza la nobile dama aveva consacrato ad opere di beneficenza. Fu madre esemplare. La sua bontà semplice e aperta la portava agli umili, ai poveri, per i quali era sempre larga di conforto e di soccorsi.

Presidentessa del Comitato delle Patronesse delle Opere di Don Bosco seppe cooperare con il suo illuminato consiglio a tutte quelle manifestazioni di carità cristiana e di grande bontà, che il Ven. Servo di Dio creò e volle per gli umili, per i sofferenti, per i derelitti. La sua meravigliosa attività dedicò a molte altre Opere ed Istituti.

C'inchiniamo riverenti, riconoscenti, davanti alla nobile figura di questa grande Benefattrice, e, mentre chiediamo al Signore conforto per il dolore dei Figli e dei Congiunti, preghiamo all'anima della cara e indimenticabile Estinta la pace dei giusti e il premio degli eletti.

Signora Maria Facta-Arnosio.

Era la « buona mamma» degli orfani di guerra nella Casa di Don Bosco di Monte Oliveto in Pinerolo. I piccoli beneficati l'hanno pianta con lagrime di figliuoli riconoscenti. E hanno pregata e pregano per Colei che a loro, poveri orfani, tante volte aveva portato sorrisi e carezze materne.

La Signora Maria spirava serenamente martedì 15 febbraio in Pinerolo, dopo lunga e tormentosa malattia. Assistita continuamente con cura amorevolissima dal marito Senatore Facta, trascinò per lunghi mesi la sua dolorosa esistenza. La sua morte destò, specialmente in città, profonda commozione. Buona e cordiale cori tutti era stimata e amata da ogni ceto di persone. Di una rettitudine altissima lascia un ricordo affettuoso e riverente in quanti la conobbero.

Al desolato consorte, Senatore Luigi Facta, nostro insigne benefattore e alla famiglia tutta, sentite condoglianze e l'assicurazione di copiosi suffragi.

Gonella Enrico.

Esemplare nel compiere il proprio dovere, aiutava in parrocchia nell'assistenza dei fanciulli e nel fare il catechismo. Con la parola e coll'esempio insegnò il santo timor di Dio.

Da un anno le sofferenze lo tenevano inchiodato in letto. Si spense serenamente il 20 novembre 1926 in Calliano Monferrato, a 54 anni di età.

Padre Serafino Tosi. Parroco di S. Bernardino (Torino).

Si spegneva quasi improvvisamente la sera del 5 gennaio 1927 in età di 52 anni.

L'improvvisa e inaspettata notizia fu appresa con profondo cordoglio dai Salesiani e dalle numerose Associazioni dell'Oratorio S. Paolo che si riunirono ai piedi del S. Tabernacolo per impetrare all'amato Padre la pace eterna.

Giungano alla famiglia Francescana di San Bernardino le nostre più vive condoglianze per la grave perdita avuta, con l'assicurazione d'una continua cooperazione di lavoro e di zelo pel bene di quella borgata.

Maria Iacazio Patronessa Fondatrice dell'Oratorio Salesiano S. Paolo di Torino.

Dopo dolorosa malattia, spirava santamente la bell'anima di Maria Iacazio, Patronessa Fondatrice dell'Oratorio Salesiano di S. Paolo di Torino.

Il Comitato accorse per gli onori funebri unendosi al dolore della famiglia.

La buona Maria protegga dal Cielo l'ottima famiglia Iacazio, alla quale mandiamo le nostre più vive condoglianze.

Cav. Giuseppe Agostini.

Deceduto in Venezia il 2 dicembre 1926 in età d'anni 79 fu per più di 50 anni educatore, apostolo nelle Scuole Municipali di Venezia e dell'Istituto Salesiano Coletti. Fu un cristiano d'antico stampo e di carattere adamantino e grande amico ed ammiratore dei Salesiani.

Anna Avezza vedova Saluzzo.

Un grave lutto ha colpito nell'affetto più caro il Sacerdote prof. D. Lorenzo Saluzzo direttore del Collegio pareggiato di San Giovanni Evangelista.

Il 24 febbraio ad Alessandria repentinamente volava al cielo l'anima buona della sua veneranda mamma, la signora Anna Avezza vedova Saluzzo nella tarda età di 88 anni, dopo una vita consacrata tutta alla sua diletta famiglia e nelle opere buone.

Fu cooperatrice affettuosa anche di Don Bosco al quale si gloriava di aver dato con grande sacrificio il suo primogenito Lorenzo.

Al degno e zelante Salesiano, nostro costante e provvido amico, ed alle sue gentili sorelle presentiamo le nostre più affettuose condoglianze invocando per tutti il conforto della rassegnazione cristiana.

Rev.mo P. Giuseppe Schwarz. Procuratore Generale dei Redentoristi.

Fervido ammiratore e cooperatore dell'Opera Salesiana, si spense placidamente nel Signore la sera del 31 gennaio, nella Casa Generalizia dell'Ordine in Roma.

Nato negli Stati Uniti d'America, giovane ancora, rinunciò alle attrattive del mondo ed entrò nell'Istituto di S. Alfonso, ove ben presto per la sua intelligenza e bontà si fece ammirare ed amare da quanti ebbero a trattare con lui. Carattere mite, semplice e generoso, zelò eroicamente la salute delle anime e coltivò con amore speciale i giovani germogli destinati alla vita apostolica. Ed appunto per il suo amore ai giovani egli ebbe sempre un affetto tutto speciale alla nostra Pia Società, della quale parlava tanto volentieri e con vivo interesse. In una delle sue care conversazioni ci narrò questo grazioso episodio.

« Per affari del mio Istituto, un giorno ero di passaggio per Zurigo. Pioveva dirottamente ed io, carico di una valigia piuttosto pesante, doveva attraversare il binario e passare da un treno ad un altro. La pioggia, l'età, la mia discreta persona, la valigia mi rendevano un pochino impacciato...

« Un distinto giovane, che mi vide in quell'atteggiamento, si avvicinò e affabilmente mi chiese ove fossi diretto: poi, presami senz'altro la valigia, m'accompagnò al treno, ove mi trovò un buon posto e, assestato in bell'ordine il bagaglio, mi baciò la mano e fece atto di allontanarsi, augurandomi buon viaggio. Io voleva offrirgli una piccola ricompensa; ma egli risolutamente rifiutò. Gli chiesi: - Mi dica almeno il suo nome. - Oh, padre, sono un ex-allievo di Don Bosco. Buon viaggio ».

Nel raccontare questo episodio il buon Padre Giuseppe era commosso fino alle lacrime.

Raccomandiamo l'anima eletta alle preghiere di tutti i nostri cari Cooperatori.

Rodolfo Rinaldi.

Nella veneranda età di 83 anni il 28 Dicembre u. s. munito dei Sacramenti, confortato da una speciale benedizione del S. Padre, assistito da cinque sacerdoti, rendeva la sua bell'anima a Dio. Per oltre 36 anni occupò il delicato ufficio di Giudice Conciliatore, amato e venerato da quanti lo avvicinavano. Attese cori costanza e con fede all'educazione dei figli. Cooperatore salesiano, fu uomo giusto, di una carità senza limiti e di una pietà profonda. Aveva chiesto la grazia di poter fare la S. Comunione tutti i giorni e il Signore lo esaudì potendola fare fino all'ultimo giorno di sua vita. La Messa solenne nella chiesa parrocchiale dei SS. Marcellino e Pietro è stata celebrata dal P. Luigi S. J. rettore del collegio Illirico di Loreto, assistito da Don Alfonso Salesiano e da D. Giuseppe, parroco di S. Marcellino, tutti e tre figli dell'estinto.

Prima dell'assoluzione alla salma, il canonico Don Pirro Scavizzi, parroco di S. Eustachio, ha brevemente ricordato la lunga vita dell'uomo colto, pio, giusto, padre di numerosa ed onoratissima famiglia, di cui ben sei figli sono consacrati al Signore, tre sacerdoti e tre suore.

Ai parenti tutti e in particolare ai figliuoli sacerdoti le nostre sincere condoglianze.

Colonn. Cav. Andrea Casino.

Colpito da paralisi veniva a mancare mentre teneva una conferenza al « Circolo Leone XIII». Nello stesso mattino della sua morte, egli che era l'anima dei Cooperatori Salesiani in Noto, e ne teneva la Presidenza, si era fermato per più di un'ora con essi nella Chiesa dell'Arco per la riunione voluta dallo statuto in occasione della festa di S. Francesco di Sales.

Fu uomo insuperabile per correttezza e finezza di tratto, di fede indiscutibile, di attività religiosa ammirabile.

Sempre presente ed attivo in tutti i movimenti religiosi di adulti e di giovani ha lasciato un grande vuoto nel campo religioso.

Adele Boerio dei Marchesi Giustiniani.

Si spense serenamente il 29 ottobre u. s. in Roma dopo brevissima malattia e confortata da una speciale benedizione del S. Padre.

Modello di madre cristiana e zelante nostra Cooperatrice, compì molte opere di bene. Fu donna forte nei sacrifizi e larga di conforto pel bisognosi.

A Lei che fu tanto caritatevole non neghiamo la carità delle nostre preghiere.

Can. Giovanni Grossi.

Canonico della Collegiata del Corpus Domini e Direttore Spirituale dell' Educatorio della Provvidenza chiuse la sua santa vita il

17 dello scorso Ottobre nella veneranda età di 84 anni.

Il compianto canonico fu ammiratore entusiasta dell'Opera Salesiana, zelante Cooperatore e devotissimo di Maria Ausiliatrice.

Predicatore, confessore, consigliere, fu un vero prodigio di attività e profuse l'opera sua instancabile a molte istituzioni. Beneficava con larghezza e con ammirabile gentilezza.

La notizia della sua morte ha destato un profondo e generale compianto e noi lo raccomandiamo per copiosi suffragi.

Preghiamo anche per:

AGHEMO Teol. Don Giovanni, † Villastellone (Torino).

AGOSTINIS Giuseppe, † Venezia. ALBERTAZZI G. B., † Fego (Pavia). ALGERIS Santina, † Bagnatica (Bergamo). ALTARE Giacomo, † Bonvicino (Cuneo). ALTISSIMO Lucia, † Viccnza.

ANNUNZIATO Don Raffaele, i Ottaiano (Napoli). ANZELINI G. B., † Trento.

AscHIERI Leopoldo, † Torino.

BALASSI Giacomo, † Dissimo (Novara).

BALBI Celestino, † Roccaforte Ligure (Alessand.). BARINDELLI Vedova, † S. Giov. Bellagio (Como). BASSETTI Antonio, † Trento.

BENZO Giovanni, † Lermo (Alessandria). BERGAMO Don Davide, † Portovecchio (Venezia). BERGONSO Eleonora, † Rivoli (Torino). BERNARDINI Teresa, † Parma.

BERTOCCHio Don Luigi, † Pragelato (Torino). BETTONI Geremia, † Luignano (Cremona). BIANCHI Luigi, † Gasoni (Vicenza).

BIANCO Secondo, † Costigliole d'Asti (Alessand.). BOCCARDINI Angela, † Bagnatica (Bergamo). BOGLIETTI Marietta, † Aramengo (Alessandria). SOLLOLi Giovanna, † Boscomarengo (Alessand.). BONELLI Maddalena, † Torino. BONINO Maria, † Sanfré (Cuneo). BOTTO MICCA CARATTI, † Torino.

BRANDA Cav. Uff. Teol. Antonio, † Cairo Montenotte (Genova).

BREMBILLA Carlo e Rosa, † Bagnatico (Bergamo). BREMO Luigi, † Condove (Cuneo). BRERO Giovanna, † Torino.

BRISELLI Giovanni, t Luciso (Reggio Emilia). BRUNELLi dott. cav..uff. Francesco, † Faenza. BRUSETTO Valentino, † Francenigo (Treviso). BRUSSONE CHIASSONE Maria, † Carmagnola (Torino).

CADDEO MELIS Antioco, - Arbus (Cagliari). CAIMOTTI Colombina, † Camo (Cuneo). CALANDRINO Signora, † Catania.

CALCIATI Teresa Lupo, † Lauriano Po (Torino). CALDERAN Sante, † Tiezzo (Udine).

CANCILLA Francesco, † Civita Castellana (Roma). CANTO Margherita, † Torino. CAPPA Giovanni, Novara. CARABELLI Giulio, † Carnago (Varese). CARISSONO don Giovanni, † Villate (Torino). CARON Mons. Andrea, † Roma. CASABONA Antonio, † Cerami (Catania). CASINO Col. Cav. Andrea, † Noto (Siracusa). CASSINI Giuseppe, t Varengo (Alessandria). CAVAGLIO G. B., † Chieri (Torino). CAVALLERO Giuseppe, † Vigliano (Vercelli). CESONE don Pietro, † Cloz (Trento). Coco Fogliato, † Sandrigo (Vicenza). COLOMBANI Maria Bucellati, † Rodero (Como). CONSOLI Giacomo, † Iseo (Brescia).

CORSINI FERLINGHETTI Maria, † Irma (Brescia).. COSENTINO Adele, † Villarosa (Caltanissetta). Cosmo Don Giovanni, † Portogruaro (Friuli). COSSA Can. Antonio, † Iglesias (Cagliari). CRAVARIO Domenico, † Torino. CREMASCHI Pietro, Bagnatica (Bergamo).

DE GHISLANZONI B.ssa Radice Fossati, † Milano). DE Lizzi Avv. Teodorico, † Troia (Foggia). DELLA CROCE C.ssa Elisabetta, †. Torino. DEROCCHI Maria fu Gius., † Papardo (Brescia). DOMENICHETTI Luigia, † Fego (Pavia). DoRIA Emilia, † Chioggia (Venezia). DULIO Rosina, maestra, t Borgomanero (Novara) FACCHINI Cesare, † S. Venanzio (Bologna). FANTINI BERTOCCHI Maria, † Magreta (Modena) FARINA Antonio, † Lula (Sassari). FASELLA Gabriella, † Torino. FAVA Viltore, † Revine Lago (Treviso). FENOGLIO Giuseppina, † Camerana (Cuneo). FERiozzi Emidio, † Ascoli Piceno. FERRARA Maddalena, + Buronzo (Vercelli). FERRARis Teresa Ved. LAGNASSI, † Orbassano (Torino).

FERRERO Maria, † Carmagnola (Torino). FERRI Mario, † Sampierdarena (Genova). FIETTA Domenica, † Casoni (Vicenza). FISSORE Francesco, † Piobesi d'Alba (Cuneo). GALETTO CASSINU Santina, † Pinerolo (Totino) GAMBETTI Cesare, † Reggio Emilia. GENTILI Luigi, † Peccioli (Pisa). GHIGO Don Ermenegildo, + Andonno (Cuneo). GIACOBBE Pietro, + Casoli (Vicenza).

GIANOLI Giuseppina MAUMARY, + Orbe (Svizzera).

GIARDINO Oreste, † Anzino (Novara). GINEPRO Ch.co Giovanni, † Clavesana (Cuneo) GIUGLARA Ma. Catterina, † Condove (Torino) GIUNTA Vincenzo, † Termini (Palermo). GUIPPONI Mosè, † Camerata Cornello (Bergamo) GRANATA Giuseppe, Pietra Gravina (Pavia). GRISCIOLi Lino, † Ponticielli (Roma). GuARisco Sig., † Osoyna (Svizzera).

GUERRA Maria Elisabetta, + Gagliano Castelf.

(Catania).

GUGLIELMINO Avv. Domenico, t Torino. IULi Luigi, † Torino.

LOCANE Caterina, † Gasponi (Catanzaro). LOCANE Domenico, † Gasponi (Catanzaro). LOMBARDI Comm. Don Emilio, † Gremona. LORENZI Giuseppe e Emilia, † Bagnatica (Bergamo).

LOTTI Maria Ved. DAMIANI, + Stanevà di Caneva (Friuli).

LUCCHINI Cav. Angelo, † Torino.

MAGARITA Giuseppe, † Castelrosso (Torino). MANCASOLA Adamo, † Condove (Torino). MANTOVANI Don Ernesto, † Camino (Friuli). MANZONE Domenico, + Novello d'Alba (Cuneo). MARANGONI Giacinto, + Legnago (Verona). MARCHESE Alfio, † Troina (Catania).

MARCHINI Luigi, † S. Maurizio Canav. (Torino). MASSOLENI Deidania, + Bagnatica (Bergamo). MATASSONI Federico, † Ciolu (Forlì). MAUMARY Suor M. Clotilde, † Cannobio (Novara).

MAZZUCCHETTI Eugenio, † Biella Piazzo (Novara).

MELLONI Abelaide, + Lesmo (Milano). MOLINARI Antonietta, † Concordia (Modena). MONAY Lucia, † Vicenza.

MONGIARDINI Fanni, + Genova.

MORANO Giuseppina, + Trino (Vercelli). MORINO Carlo, † Saluzzo (Cuneo). MORTAROTTI Don Carlo, † Veruno (Novara). MOSSINO Carolina ARISIO, † Castellero (Aless.). NEBULONI Angela, † Chiari (Brescia). NEPOTE Giuseppina, † Torino.

NICOLIS C.ssa Edmea DI ROBILANT, † Torino. ODASSO Pietro, † Roburent (Cuneo). OPPEZZO Cristina, † Torino.

POGANI- MARCHINI Maddalena, † Bologna. PAGANUZZI Mons. Francesco, † Venezia. PASQUINANGELI Maria, † Orte (Roma). PASTORINO Salvatore, + Campoligure (Genova), PECCATI Maria, † Pandino (Cremona). PARODI Giovanni, † Castelrocchero (Aless.), PELLEGRINI Vittorio, † Caprino (Verona). PERARO Rocco, † Grezzana (Verona). PERBETTINI Anna, † Fumane Verona). PEROTTO Domenico, † Villardora (Torino). PESCALI Davide, † Treviglio (Bergamo). PEVERATI Antonia, † Acqui (Alessandria). PHILIP Ma. Beatrice, † Casteldelfino (Cuneo). PICCONI Sig.a, + Imperia.

Pomo Don Giuseppe, † Cocconato (Alessandria). PONTI-ZOCCHI Pasqualina, + Samarate (Milano), PUCCi Avv. Roberto, + Torino.

PULCI Cav. Uff. Can. Francesco, + Caltanissetta. RABOTTI MALPELI Clelia, † Parma. RASETTI Rina, † Castello d'Annone (Aless). RASTLER Caterina, † Torino.

RAVETTO Angela, † Alice Castello (Novara). RIGHI Ida, + Silla (Bologna).

ROATA Margherita, † Chiusa Pesio (Cuneo). RODARI Prof. Domenico, † Bussoleno (Torino). RODIGHIERO Angiolina, † Montagnana (Padova). RoGGERO Giacomo, † La Morra (Cuneo).

RossET Heine, † Nus (Aosta).

Rossi Pio, † Frassinello (Alessandria).

ROTA Don Pietro, † Scano al Brembo, (Bergamo) RUDELLA Giacomo, † Piovene (Vicenza).

RuFFA Giovanni, † Costigliole'd'Asti (Alessand.). RuGGi Rosa, + Valestra (Reggio Emilia). SALTELLI- PARINI Emma, † Brusasco (Torino). SALVADORI C.ssa Clelia DI WESENHOFF, † Torino. SANSIANI Giovanni e Artemisia, † Bagnatica

(Bergamo).

SANTACATTERINA Don Alberto, † Schio (Vicenza). SFERRA Giuseppina, + Pescolanciano (Campobasso).

SORDINA Giovanni, + Casoni (Vicenza). STERPI Giovanni, † Tortona (Alessandria). SUOR Giuseppina, + Saluzzo (Cuneo). TERMINE Giovanni, † Ribera (Girgenti). TESTA Giuseppe, + Savigliano (Cuneo). Tosi Maria, † Avesa (Verona). TROCCHI Concetta, + Ascoli Piceno.

TRossi Teol. Cav. Don Giuseppe, + Mirafiori (Torino).

URSINO Francesca, † Mazzarino (Caltanissetta). VALLARINO G. B., + Spezia. VANNOI Pietro, † Santa Croce di Piandiventina. VAONA TAPPARELLI Eufemia, j' Zevio (Verona), VEGLIA Giovanna, + Saluzzo (Cuneo). VRNTURA Can. Alfonso, † Terranova di Sicilia. VERONA Antonio, † Retignano (Lucca). VIGLIANI Don Efisio, † Viverone (Novara). VISCA Ignazio, † Marcorengo (Torino). ZANANDREA Luigia, † Casoni (Vicenza). ZANOTTI Maria Ved. QUINTACELLI, † Torbe (Verona).

ZuCCHI Paola, † Magliano Alpi (Cuneo).

ZUMBRINA Giuseppe e Beppino, † Bagnatica (Bergamo).

Per i nostri Benefattori.

Ogni giorno, celebrazione di una santa Messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno

concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS.

Sacramento, rivolgersi al Rev.mo Sig. Don Rinaldi Filippo, Via Cottolengo, 32 - Torino (109).

Ogni sabato, alle 7,30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.