BS 1920s|1927|Bollettino Salesiano Marzo 1927

Anno LI.   MARZO 1927   Numero 3.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: 20 Febbraio 1927! - Decreto sulla eroicità delle Virtù del Ven. D. Bosco. - La parola dei Santo Padre. - Tesoro spirituale. - Il quadro di San Giuseppe. - Anime riconoscenti al Ven. D. Bosco. - Azione Salesiana: VII Congresso Salesiano del S. Cuore in Betlemme. - Pia Unione dei Cooperatori nel Veneto. - Le prime prove di alcuni Cooperatori. - Un fiore di paradiso (Domenico Savio). - La vita delle Missioni: Rio Negro - Shiu Chow (Cina) - Matto Grosso. - II Culto di Maria Ausiliatrice: Assam (India) - Grazie. - Notizie dalle Case Salesiane: Torino - Roma - Borgo San Martino - Novara - Chiari - Perugia - Strada Casentino - Trento - Legnago - Patagonia - Betlemme - Beitgemal - Trelew. - Necrologio.

20 Febbraio 1927

Data storica, gloriosa, memoranda per la Famiglia Salesiana.

Giornata di grande letizia per i Salesiani e loro giovanetti, per le Figlie di M. Ausiliatrice e le fanciulle alle loro cure affidate, per i Cooperatori e le Cooperatrici, per gli Ex allievi e le Ex allieve, per tutti gli amici, ammiratori e benefattori del Ven. Don Bosco, raggiante nell'aureola luminosa delle sue eroiche virtù, proclamate davanti a tutto il mondo dalla voce solenne, infallibile del Vicario di Cristo.

Don Bosco ascende sulle ali della gloria più fulgida, verso la gloria dei Santi.

Sia ringraziato Iddio, che ha esaltato il suo umile e fedele Servo!

Sia ringraziata la Vergine Ausiliatrice, che ha guidato e sorretto il povero pastorello dei Becchi fino al trionfo!

Sia ringraziato il Papa, Pio XI, che con tanta gioia ha deposto sulla fronte dell'Apostolo e Padre dei fanciulli il diadema della santità!

La voce del Papa, eco di quella di Dio, ha dichiarato il Ven. D. Bosco un eroe. I Santi sono eroi, veri e grandi eroi: i Santi sono gli eroi della virtù. Don Bosco fu un eroe della fede: l'opera sua è un trionfo della fede. Don Bosco fu un eroe della speranza: la speranza in Dio, che conforta e sospinge fino a divenire certezza e santa audacia. Don Bosco ha creduto e sperato nel successo dell'opera che Dio voleva da lui: ha combattuto come combattono gli eroi, ha vinto come vincono i Santi.

Don Bosco fu un eroe della carità, di quella carità di Cristo che arde e s'immola. La vita di Don Bosco fu un olocausto a Dio, un'immolazione per il prossimo. Il Ven. Don Bosco ha così raggiunto la sublime vetta a cui la Madre dei Santi chiama e solleva i suoi eroi.

La gioia incontenibile di oggi ci fa pregustare quella completa di domani, quando, invitati dalla Voce suprema del dolce Cristo in terra, potremo salutare il nostro Maestro e Padre non solo eroe, ma beato. Venga, venga il sospirato giorno!

Preghiamo Dio che affretti la glorificazione piena del suo Servo, del nostro Padre. Interessiamo lo stesso Don Bosco a fare sì che ciò avvenga il più presto, impegnandolo a ottenerci da Dio, con la sua valida intercessione, straordinarie grazie e celesti favori. Il Ven. Don Bosco ci ha sempre ascoltati; risponderà certamente alle nostre ferventi suppliche. A noi le grazie, a lui la gloria degli Altari!

Solenne lettura del Decreto sulla eroicità delle Virtù del Ven. Servo di Dio D. Giovanni Bosco.

Da l'Osservatore Romano organo ufficiale della Santa Sede.

Domenica 20 febbraio 1927, nell'aula Concistoriale del Palazzo Apostolico Vaticano, la Santità di Nostro Signore PIO PAPA XI ha ordinato la lettura del Decreto con il quale si riconoscono le virtù in grado eroico esercitate dal VENERABILE SERVO DI Dio Sacerdote GIOVANNI BOSCO, Fondatore della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

A tale scopo, alle ore 11, il Santo Padre, accompagnato dalla Sua Nobile Corte e scortato dalla Sua Guardia Nobile, recavasi nell'Aula suddetta, ove sedevasi in Trono.

Erano presenti le Loro Em.ze Rev.me i Signori Cardinali Antonio Vico, Vescovo di Porto e S. Rufina, Prefetto della S. Congregazione dei Riti e Ponente della Causa, e Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità e Protettore della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; gli ufficiali della Sacra Congregazione dei Riti Ill.mi e Rev.mi Monsignori Angelo Mariani, Segretario; Carlo Salotti, Promotore Generale della Fede; Filippo di Fava, Sostituto; il Rev.mo Don Francesco Tomasetti, Procuratore Generale della Pia Società Salesiana e Postulatore della Causa, unitamente all'Avvocato e Procuratore della Causa stessa.

Tra i diplomatici notammo le Loro Eccellenze gli Ambasciatori del Chile e del Perù, e il Ministro dell'Argentina; il Consigliere dell'Ambasciata Germanica; il Consigliere della Legazione del Nicaragua Marchese Persichetti-Ugolini con la Consorte. Numerosi i prelati tra cui non pochi Arcivescovi e Vescovi. Notati gli Ill.mi e Rev.mi Monsignori G. M. Zonghi, Arcivescovo di Colossi; Pisani, Arcivescovo tit. di Costanza di Siria, Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri; Leopardi, Vescovo di Osimo; Romita, Vescovo di Boiano; Pinardi, Vescovo titolare di Eudossiade ed Ausiliare dell'Arcivescovo di Torino; Guerra, Vescovo tit. di Verissa; Pella, Vescovo di Casale Monferrato. Assisteva pure la Curia Generalizia della Società Salesiana e quella dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, unitamente ad una larga rappresentanza dei singoli Ordini, nonchè molte altre personalità, signore e signori ammessi con speciale biglietto. (Era forzatamente assente il veneratissimo Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi, trattenuto a Torino da un attacco influenzale, fortunatamente non grave).

La cerimonia era diretta dall'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Respighi, Prefetto delle Cerimonie Pontificie, che assisteva al Trono Sua Santità, coadiuvato dal Maestro delle Cerimonie Pontificie Ill.mo e Rev.mo Monsignor Capoferri.

Appressatosi al Trono l'Ill.mo e R.mo Monsignor Segretario dei SS. Riti, e ottenutone dal Santo Padre il consenso, faceva la lettura del Decreto.

DECRETO

Ben difficilmente alcuno potrà farsi un'idea di quanto siasi reso benemerito della religione e dell'umana civiltà, quanto decoro abbia apportato alla Chiesa Cattolica, quanti e così preclari atti ed esempi di virtù abbia lasciato ai posteri il Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, degno ministro ed imitatore di colui che di se stesso diceva: « Venni a portare il fuoco sulla terra, e che cosa io voglio se non ch'esso si accenda? (LucA, XII, 49). Che se poi alcuno vorrà paragonare l'indigenza onde il Ven. Servo di Dio era tribolato e le contrarietà che continuamente, soffrì colla grandezza delle sue opere e coi benefici ch'egli procurò all'uman genere, non soltanto ammirerà in lui il sacerdote acceso di apostolico zelo, ma l'inviato da Dio a provvedere specialmente ai bisogni dell'età giovanile, e non potrà mancare di richiamare alla mente quel detto del divin Precettore: « Il Regno dei cieli è simile al grano di senapa... il quale è bensì il più piccolo tra i semi, ma quando si è sviluppato, è il più grande di tutti gli erbaggi, e diventa albero, cosicchè perfino ,gli uccelli vanno, ed abitano tra i suoi rami (MATTH., XIII, 31, 32).

Giovanni Bosco nacque nel villaggio di Morialdo in quel di Castelnuovo di Asti, da genitori ammirabili non per ricchezza, ma per probità di costumi, i quali attendevano ai lavori di campagna. Era ancora nell'infanzia quando perdette il padre: ma la madre superstite con ogni cura lo istruì nei rudimenti della religione cristiana.

Già fin dai primordi di sua vita, e dal tempo della sua fanciullezza sembrò dalla natura formato a cose grandi e mirabili: poichè di tante e speciali doti d'animo e di corpo appariva arricchito che, in qualsiasi parte si fosse rivolto, dimostrava chiari segni di grande e mirabile riuscita. Fin dalla prima giovinezza cominciò a sentire il desiderio di consacrarne il fiore alla gloria di Dio: ma mancavano i mezzi perchè potesse attendere ai necessari studi. Dotato di acuto ingegno e memoria felicissima, non gli riuscì difficile accaparrarsi la benevolenza di benefattori che gli aprirono l'adito a frequentare le scuole. Superate felicemente tutte le classi del ginnasio, entrò nel Seminario Vescovile di Chieri nel quale attese con ogni impegno allo studio della filosofia e della teologia. Stimato degno delle sacre ordinazioni, appena consacrato sacerdote, senza alcun intervallo fu mandato come coadiutore parrocchiale, nel quale officio mostrò tanta attività e tanto ardore di zelo che in breve raccolse abbondanti frutti. Ma l'animo suo era continuamente angustiato per la negligenza che in quei tempi si aveva della educazione cristiana dei giovani e, desiderosissimo di rimediare a tanta necessità, consacrò le sue principali cure e le sue assidue fatiche ai giovani abbandonati, privi di qualsiasi guida, e si diede in ogni maniera a coltivarli, istruirli e difenderli con ogni mezzo. Ma acciocchè non mancasse mai alla gioventù una retta ed opportuna istituzione stimò ottima cosa il fondare una Famiglia religiosa che si dedicasse a ciò interamente.

Scrupolosamente e senza alcuna esitazione si diede ad effettuare questo suo disegno, e stabilì di impiegare tutti i talenti ricevuti da Dio a questo sublime scopo, a gloria di Dio e per la salute delle anime. Opera veramente singolare di religione e di pietà, la quale basta da sola a dare l'idea dell'ingegno dell'esimio sacerdote e della santità della sua vita! Poichè quest'opera dimostra le immani fatiche, i disagi, i viaggi, e la sua vita laboriosa e difficile. Non ostante che mancassero i mezzi, che la scarsezza d'ogni cosa tribolasse la nascente società, non ostante che d'ogni parte sorgessero difficoltà e contradizioni, ciò nondimeno il Venerabile Servo di Dio riuscì a provvedere a ogni necessità implorando la beneficenza altrui. Oppresso da tante spese non venne mai meno di animo. Senza ricchezza di mezzi, la Pia Società da lui raccolta nè poteva propagarsi, nè tanto meno durare. E spesso mancavano i mezzi. Che faceva egli allora ? Ingenuamente esponeva le necessità e i bisogni della sua Società alle persone abbienti, onde averne aiuto, senza tuttavia cercare mai di forzare la loro libera volontà con importune dimande.

Nel Venerabile Servo di Dio mirabilmente si fondevano le doti e gli accorgimenti atti a formare l'ottimo precettore, sia che venissero da natura, sia che con diligente studio li avesse acquistati. Con dolci parlari allettava i giovanetti e gli alunni, li riceveva cori paterna benevolenza, li ricreava con ameni discorsi, li esercitava rettamente nella virtù e nella pietà. Come padre amantissimo che abbraccia ognuno con grande amore, che d'ognuno si prende egual cura, che d'ognuno si attira l'affezione, tutti, uno ad uno, lega a sè col dolce vincolo dell'amore, tutto in lui era soave, nè pareva che in lui avessero radice alcuna le umane passioni. Dalle sue parole scaturiva una ignota forza divina che schiariva le tenebre della mente, muoveva i cuori, e disponeva all'osservanza dei precetti evangelici. Scrisse anche e divulgò molti libri per l'istru zione delle tenere menti e per accendere i cuori alla cristiana pietà. E così il Venerabile si dimostrava degno sacerdote di Dio le cui labbra custodivano la scienza ad ammaestrare gli ignoranti ed a spronare i tepidi.

Consumò tutto il tempo di sua vita in questa santissima opera di dilatare e perfezionare la Società da lui fondata, e si diè cura di aggiungerne un'altra, che chiamò delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per l'educazione delle fanciulle. Ambedue pose sotto la protezione di S. Francesco di Sales che egli si era scelto a Patrono e di cui era devotissimo.

Per la stabilità e lo sviluppo delle due Famiglie non solo sostenne molte fatiche, ma affrontò coraggiosamente ardue difficoltà, e sopportò pazientemente molte avversità oppostegli di là d'onde avrebbe dovuto sperare valido aiuto e difesa. Pose anche l'animo suo e le sue forze ad ottenere che godessero degli stessi benefici le genti selvagge abitanti le più lontane e quasi inospitali parti della terra.

Ogni sua opera, che non per guadagno od umana lode, ma per la gloria di Dio e per la salute delle anime egli aveva incominciata con quella sapienza che va da un confine all'altro, ed ogni cosa dispone con soavità (Sap., VIII, 1) la vide felicemente compiuta, tra lo stupore e l'ammirazione di tutti, anche di coloro che tentavano dissimulare o denigrare la virtù di chi le compiva. E così il nome del Sacerdote Giovanni Bosco si rese tanto celebre che quasi non v'è luogo del mondo dov'esso non sia noto e venerato.

Dopo la sua beata morte, avvenuta l'ultimo di Gennaio 1888 nel settantesimo terzo anno dell'età sua, più chiara brillò la fama di santità di sì grand'uomo nella comune estimazione dei popoli, cosicchè appena due anni dopo già si pensò seriamente a procurargli gli onori degli Altari. Per la qual cosa nella Curia Ecclesiastica di Torino si instruirono accuratamente i processi secondo le norme del diritto, sulla sua vita e sulle sue opere: quindi, terminati i singoli giudizi che le nostre leggi strettamente stabiliscono di premettere, si incominciò l'esame formale delle sue virtù il quale fu compiuto in quattro sessioni, osservando accuratamente quella lodevole severità che a tali gravissimi giudizi conferisce maggiore fede e autorità.

La Congregazione Antipreparatoria ebbe luogo l'ultimo di luglio 1925 nella dimora del Reverendissimo Cardinale Antonio Vico, relatore della Causa. Ad essa seguirono due Preparatorie nelle quali specialmente si vagliarono accuratissimamente i singoli e diversi voti e pareri dei giudici. Infine agli 8 del corrente febbraio l'universo ceto dei Sacri Riti si radunò alla presenza del Santissimo Signore Nostro Pio Papa XI, ed il ricordato Reverendissimo Cardinale propose alla discussione il seguente dubbio: Se consti delle virtù teologali, Fede, Speranza, Carità verso Dio e verso il prossimo, come pure delle virtù Cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza e loro annessi, in grado eroico del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, nel caso ed agli effetti di cui si tratta ? E tutti gli intervenuti, sia i Reverendissimi Cardinali che i Padri Consultori risposero con unanime suffragio: la qual cosa il Santo Padre accolse con lieto animo, tuttavia differì di pronunciare la sentenza decretoria ed esortò gli astanti acciò che in cosa di tanta importanza aggiungessero fervide preghiere per impetrare maggior ricchezza di lume celeste.

Avendo poi stabilito di manifestare il suo pensiero, scelse il presente giorno, Domenica di Sessagesima. Per la qual cosa, compiuto il Santo Sacrificio, chiamò a sè il Reverendissimo Cardinale Vico Vescovo di Porto e Santa Rufina, Prefetto della Congregazione dei S. Riti e Ponente della Causa, insieme col R. P. Carlo Salotti, Procuratore Generale della Fede, e con me infrascritto segretario alla loro presenza, seduto sul soglio Pontificio, solennemente sancì constare delle Virtù Teologali, Fede, Speranza, e Carità verso Dio e verso il Prossimo, come pure delle Virtù Cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza e loro annessi del Ven. Servo di Dio Giovanni Bosco in grado eroico nel caso ed agli effetti di cui si tratta.

Inoltre comandò che questo decreto fosse pubblicato e riportato negli atti della Congregazione dei Sacri Riti addì 2o Febbraio 1927.

A. Card. Vico

Vescovo di Porto e S. Rufina Prefetto della C. dei R.

ANGELO MARIANI Segretario della C. dei S. R.

Terminata la lettura e baciata dagli ufficiali dei Riti la mano al Santo Padre, appressavasi al Trono il Rev.do Don Francesco Tomasetti, Procuratore Generale della Pia Società Salesiana e Postulatore della Causa, e rivolgeva al Santo Padre il seguente indirizzo:

Beatissimo Padre,

La solenne autentica dichiarazione, fatta in nonne della Santità Vostra, dell'eroicità delle virtù del nostro Padre e Fondatore, Ven. Don Giovanni Bosco, ha trasformato in certezza la convinzione intima che ne hanno avuto ognora così i figli formati e cresciuti nella famigliare convivenza di lunghi anni al suo fianco, come i figli, più numerosi, che egli ha suscitati in questi quarant'anni dalla sua morte, e affidati ai suoi Successori per continuare a dilatare l'opera sua educatrice in tutto il mondo.

L'odierna dichiarazione è per noi il favore più segnalato che la Santità Vostra ci abbia fatto, per cui la nostra riconoscenza erompe oggi dai nostri cuori con più vive fiamme di amor filiale verso la Vostra Persona, e di più profondo attaccamento e devozione alla immortale Cattedra di San Pietro.

Per esprimere meno indegnamente la nostra gratitudine, mi occorrerebbero lo sguardo, il sorriso, la parola e sopratutto il cuore stesso di Don Bosco, che è stato in tutta la sua vita una viva personificazione della riconoscenza. Vorrei avere, in questo momento, tutta la gratitudine che ha albergato nel cuore di Don Bosco verso i Santi Pontefici Pio IX, Leone XIII, e verso tutti quelli che hanno cooperato alle sue Opere, per potere dimostrare in qualche modo la riconoscenza profonda, imperitura che sentiamo e conserveremo sempre verso la Santità Vostra per il Decreto sulle virtù eroiche di Don Bosco, col quale Decreto nel nostro Padre e Fondatore ci viene additato anche il nostro modello.

L'esemplarità di Don Bosco e delle sue virtù era per noi suoi figli e discepoli, una convinzione che ci eravamo formata per la diuturna convivenza con Lui; ma chi ci assicurava che questa nostra convinzione non fosse causata dal troppo affetto verso Don Bosco? che i metodi da Lui lasciatici, nuovi, ardimentosi per il loro spirito di modernità, sia nell'apostolato educativo della gioventù, come nella pratica della perfezione evangelica, fossero una via sicura da percorrere con animo tranquillo ?

A darci questa sicurezza non bastava certo il consolante fiorimento dei nostri Oratori festivi, Ospizi, Collegi e Missioni; non la voce quasi unanime di Em.mi Principi, Presuli e Pastori d'anime; non il consenso delle civili autorità, prima tacito e poi palese; non il plauso di illustri personaggi e di pressochè tutti i popoli delle varie Nazioni del mondo... La sicurezza ci poteva venire, e ci è venuta, oggi soltanto dalla Santità Vostra.

Don Bosco educatore industrioso, solerte e magnifico di santità nei suoi figliuoli (quali un Domenico Savio, un Don Michele Rua, un Cardinale Cagliero, un Don Albera, un Don Beltrami, un Don Augusto Czartoryski, una suor Maria Mazzarello, per nominarne qualcuno), è proclamato con l'odierno decreto un eroe cristiano; ci è quindi proposto autorevolmente come il modello sul quale possono e debbono formarsi a vita santa quanti sono e saranno chiamati ad arruolarsi tra gli educatori moderni della santità da lui costituiti in Società, ordinati ed equipaggiati di tutte le armi conformi ai tempi presenti, e necessarie per conseguire la scopo di essere santi per poter rigenerare e santificare contemporaneamente le crescenti generazioni.

La vita intima di Don Bosco educatore, quale egli l'ha vissuta prima di consegnarla nei metodi lasciati ai suoi figli, formerà in avvenire la norma precisa per l'attuazione del suo programma della rigenerazione e santificazione giovanile, così nei grandi e piccoli centri civili, come in mezzo alle tribù selvagge, dove, sulle piccole piante vergini e giovani, si può innestare il germe divino della Redenzione con maggiore fiducia di buoni risultati.

Imitare Don Bosco per riprodurre in noi la sua unione ininterrotta con Dio, la sua inesauribile carità verso il prossimo, la sua prudenza, la sua incrollabile fortezza, l'affabilità che rasserena e fa gioire ogni cuore, la purezza illibata che fa detestare in sommo grado il peccato e sospirare incessantemente alle cose celestiali, è, Beatissimo Padre, la missione che intensificheremo d'ora innanzi, per arrivare più facilmente a seguire l'unico Maestro, Guida e Modello, Gesù Nostro Signore e Redentore.

A questo mirava il nostro Padre, che ci lasciò scritto nella sua lettera-testamento: « Il vostro primo Rettore è morto. Ma il nostro vero Superiore, Gesù Cristo, non morrà. Egli è sempre nostro Maestro, nostra Guida, nostro Modello! ».

Con questo proposito d'imitazione costante del Padre Don Bosco, onde arrivare a rivestirci tutti di Gesù Cristo per il giorno della gloria e nella attesa fiduciosa di uri altro Decreto che approvi i miracoli proposti per la Beatificazione del nostro Ven. Fondatore, ripetiamo a Voi, Beatissimo Padre, l'inno di ringraziamento che prorompe dal cuore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice con tutti i loro allievi e alunne, ex allievi ed ex alunne, di ogni parte della terra, e di tutti i Cooperatori e Cooperatrici delle Opere lasciate in retaggio da Don Bosco, i quali e le quali sono tutti qui in ispirito per ricevere l'Apostolica Benedizione, a ravvivare i buoni propositi di santificare le anime nostre.

La parola del Santo Padre.

A questo bell'indirizzo di don Tomasetti il Santo Padre risponde con un discorso nel quale alle riflessioni sulla santità e sulla salutare efficacia dell'esempio di coloro che furono eroi di virtù, congiunse mirabilmente la piena di memorie personali e di santi affetti che il nome di Don Bosco ridestava nel Suo cuore.

Il Santo Padre dice che vi sono degli uomini suscitati da Dio nei momenti da lui prescelti, che trascorrono pel cielo della storia proprio come le grandi meteore attraverso talvolta il cielo substellare... Tali uomini - proprio come le meteore che sono talvolta bellissime e talvolta terrificanti - sono di due categorie. Ci sono quelli che passano terrificando più assai che beneficando, destando con la meraviglia lo spavento, seminando il loro cammino di segni indubitabili di grandezza enorme, visioni rapide di audacie quasi impensabili sia pur di rovine e di vittime seminando il cammino. Sono di quegli uomini che Iddio suscita talvolta, come il gran Còrso diceva di se stesso, come verga e flagello per castigare popoli e sovrani. Ma vi sono anche altri uomini che vengono per medicare tali piaghe, per risuscitare la carità su quelle rovine, uomini non meno grandi, anzi più grandi perchè grandi nel bene, grandi nell'amore per l'umanità, grandi nel fare bene ai fratelli, nel soccorrere ai loro bisogni, degli uomini che passano suscitando un'ammirazione vera, un'ammirazione piena di simpatia, di riconoscenza, di benedizione, proprio come il Redentore degli uomini l'Uomo Dio, che passava benedicendo e facendosi benedire; degli uomini il cui nome rimane nei secoli in benedizione.

Il Venerabile Don bosco appartiene a questa categoria, a quegli uomini scelti in tutta l'umanità, a quei colossi di grandezza benefica, e la sua figura che facilmente si ricompone se all'analisi minuziosa, rigorosa delle sue virtù, quale venne fatta nelle precedenti discussioni lunghe e reiterate, succede la sintesi che le riunisca e di tutte le sparse linee ricostituisca la bella e grande figura; una figura che la Divina Provvidenza concedette al Santo Padre stesso il gran bene, da Lui sempre apprezzato e che in quel momento apprezzava più che mai duplicando e moltiplicando nel ricordo la letizia della bellissima circostanza, di vedere da vicino in una visione non breve e in un incontro non momentaneo; una figura la cui magnificenza neanche l'immensa, l'insondabile umiltà di quell'anima riusciva nè a nascondere nè a diminuire; una magnifica figura che pur muovendosi tra gli uomini, pur aggirandosi per le sue case come l'ultimo venuto, come l'ultimo degli ospiti (egli, il suscitatore di tutto) tutti riconoscevano come la prima, come la figura di gran lunga dominante e trascinante; una figura completa, una di quelle anime che per qualunque via si fosse messa, avrebbe certamente lasciata grande traccia di sè, tanto era maravigliosamente attrezzata per la vita con la forza e il vigore della mente, con la carità del cuore, con l'energia del pensiero, dell'affetto, dell'opera, con la luminosa e vasta e alta intelligenza, con la non comune, anzi di gran lunga non ordinaria vigoria dell'ingegno, di quell'ingegno (cosa questa generalmente poco nota e intesa) che più propriamente si dice tale, l'ingegno di un uomo che sarebbe veramente potuto riuscire quello che si dice il dotto, il pensatore.

E qui il Santo Padre ricordava che lo stesso venerabile gli aveva confidato (nè sapeva se la stessa confidenza avesse fatta ad altri, perchè forse a lui l'aveva fatta di preferenza sapendo che viveva in un ambiente di studio e di pensiero) di aver sentito al principio l'invito e quasi la seduzione degli alti studi, dei libri, delle grandi campagne ideali. Rimangono infatti di tale inclinazione i segni superstiti e quasi le sparse membra, gli sparsi elementi che dimostrano come avrebbero dovuto assurgere alla concezione di una grande opera scientifica; rimangono nei suoi volumi, nei suoi opuscoli, nella sua grande propaganda di stampa. In questa appare la grande, altissima luminosità del suo pensiero che con questo trovò la sua prima manifestazione per il mondo. In questo si manifestò il primo movimento la prima espressione del suo potente ingegno.

Le opere di propaganda e di produzione libraria furono le opere di predilezione del Venerabile. Furono (e il Santo Padre stesso lo vide e lo udì dalle sue labbra) la sua predilezione e la sua ambizione. Egli stesso diceva a lui: Don Bosco (così soleva sempre dire quando parlava di sè, adoperando la terza persona) Don Bosco in questo campo vuol essere sempre all'avanguardia del progresso. E parlava delle opere di stampa e di tipografia.

Ma fu la chiave d'oro di tutto il preziosissimo tesoro di quella vita operosa e feconda di quell'inesauribile energia di lavoro, di quell'incredibile resistenza alla fatica di quasi tutte le ore (questo pure vide il Santo Padre con gli occhi suoi, di tutte le ore, dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina, quando occorreva, e spesso occorreva) il segreto di tutto questo era nel suo cuore, nell'ardente generosità del suo sentimento. Si può veramente dire di lui e sembrano scritte per lui quelle parole che furono scritte per un altro eroe di santità: Dedit ei Dominus latitudinem cordis quasi arena quae est in littore maris.

E l'opera sua, a non meno di quaranta anni dalla sua morte, sparsa per tutti i paesi, per tutti i lidi, è veramente sicut arena in littore maris. Veramente meravigliosa è la visione che per sommi capi si può riassumere in 70 ispettorie o province, e più di 1ooo case, case cioè con mille e mille chiese, oratorii, cappelle, ospedali, scuole, collegi, e centinaia di migliaia, molte e molte centinaia di migliaia di anime avvicinate a Dio, guidate, raccolte in asili di cristiana istruzione ed educazione. Sono i figli della Pia Società Salesiana, sono le figlie di Maria Ausiliatrice, sono professi, novizi, aspiranti, 16.ooo anime ed anche più, sono operai ed operaie in magnifica gara di lavoro, e tra questi più di mille alle prime trincee, al primo aprirsi dei nuovi orizzonti delle missioni, e missioni tra le più lontane, missioni che guadagnarono al Regno di Dio nuove province, il maggior titolo di gloria che Roma stessa serbava agli antichi trionfatori; e nell'Episcopato una ventina di Pastori disseminati nella grande famiglia cristiana. E cresce il conforto quando si pensa che tutto questo magnifico e veramente meraviglioso sviluppo risale direttamente, immediatamente al Venerabile Don Bosco e che propriamente egli continua ad essere il direttore di tutto, non solo il Padre lontano, ma l'autore di tutto, sempre presente, sempre operante nella immutata efficacia dei suoi indirizzi, nella meditazione dei suoi esempi.

I suoi esempi formavano, anche per coloro che vi partecipavano, la parte più utile della grandissima gioia di quella giornata. Poichè come non a tutti è dato godere di quella così larga meravigliosa abbondanza di doni divini, di quella potente attrezzatura alla vita effettiva di pensiero e di opere, come non a tutti è concessa quell'abbondanza di grazie, come non a tutti è dato seguire quelle vie luminose, pure c'è in esse molto di imitabile, ed è profondamente consolante trovare qualche cosa di imitare in quella vita, come l'operosità e la preghiera. Questa infatti fu una delle più belle caratteristiche di Don Bosco, quella cioè di essere presente a tutto, affaccendato in una ressa continua di affari, tra una folla di richieste e di consultazioni, ed avere lo spirito sempre altrove, sempre in alto, dove il sereno era imperturbato sempre, dove la calma era sempre dominatrice, sempre sovrana, così che realmente in lui si avverava il grande principio della vita cristiana: qui laborat orat. Questa era e deve rimanere la ammirazione dei suoi figli, così come fu la sovrana caratteristica della sua vita.

Ma anche in questa meraviglia di opere non deve la debolezza nostra trovare, per cos dire, una giustificazione a se stessa. Se è vero che non tutti possono letteralmente imitare quella perfezione ed efficacia di opere, se è vero - contrariamente a quel che talvolta troppo facilmente si dice - che non sempre volere è potere, è però anche vero che troppe volte non si vuole tutto ciò che è possibile; onde la regola di vita veramente degna di chi vuole imitare don Bosco è che, invece di volere cose impossibili e di scusare se stessi per la loro impossibilità, ciascuno voglia davvero quel che ciascuno può.

Di quanto si aumenterebbe il bene delle anime, degli individui, delle famiglie, della società, se proprio tutti facessero quello che ciascuno può, se, nelle modeste forze di ciascuno, ognuno volesse ciò che può fare di bene per sè e per gli altri! « Che dunque - conchiude il Santo Padre - gli esempi di questo imitatore di Cristo spingano tutti, anche se debbono necessariamente rimanere a grande distanza da lui, per quella via per la quale egli sparse tanto bene e tanta luce, tanti fulgidi esempi di cristiana edificazione.

In questa visione magnifica prendiamo la più affettuosa parte alla esultanza di tutte le anime che gioiscono della presente letizia e specialmente a quella di tutte le chiese e terre che maggiormente e in più particolar modo e per più speciali titoli esultano in questa giornata di santa e nobilissima letizia. Pensiamo alla gioia di Torino, di Asti, alla gioia di tutti i luoghi, di tutte le parti del mondo, perchè letteralmente non è parte del mondo in cui i figli e le figlie di Don Bosco, le opere di Don Bosco sempre vive, sempre in progresso, non continuino a svilupparsi per la via tracciata dalla sua mano, in cui non fiorisca sempre più fresca e feconda la sua imitazione.

Terminato il discorso, il Rev.do Don Francesco Tomasetti si appressava al Trono e baciava il piede di Sua Santità, seguito dall'avvocato e dal Procuratore della causa.

Sua Santità quindi impartiva la Benedizione Apostolica. Poi, dopo aver ricevuto dalla Postulazione gli esemplari del Decreto del quale era stata data lettura, e dopo aver salutato i Cardinali ed i personaggi presenti, rientrava nelle Sue stanze.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani che, dopo essersi confessati e devotamente comunicati, visiteranno qualche chiesa o cappella pubblica, come pure quelli che vivendo in comunità visiteranno il loro Oratorio e vi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono acquistare

L'indulgenza plenaria Ogni .mese:

1) Un giorno a scelta nel mese.

2) Il giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte.

3) Il giorno in cui assisteranno alla Conferenza Salesiana mensile.

Ogni giorno:

Dal 1° Marzo al 1° Maggio 1927.

19 marzo   S. Giuseppe

25 marzo   Annunciazione.

7 Aprile   Addolorata.

10 aprile   Le Palme.

14 aprile   Giovedì Santo.

17 aprile   Pasqua.

Ricordare anche...

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1. Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Poter, Ave e Gloria.

IL QUADRO DI SAN GIUSEPPE

Don Bosco descrive così il quadro che ideava e faceva eseguire per il Tempio di Maria Ausiliatrice in Torino.

Nella crociera a sinistra àvvi l'altare dedicato a San Giuseppe. Il quadro è opera del Lorenzone. Il concetto che informa il lavoro è semplice, ma divoto quanto mai, e adatto alla capacità del popolo per fargli conoscere ad una semplice, occhiata la sublimità e la potenza del patrocinio del gloriosissimo Sposo della Madre di Dio. Il Santo ritto in piedi sopra una nuvola, attorniato da angeli in atteggiamenti vari e tutti divoti, ha in braccio il Bambino Gesù, il quale tiene sulle ginocchia un panierino pieno di rose. Il Bambino piglia le rose dal paniere e le dà a San Giuseppe e questi a mano a mano le fa piovere sulla chiesa di Maria Ausiliatrice, che vedesi di sotto. L'atteggiamento del Bambino Gesù è graziosissimo, perché rivolto al suo padre putativo, gli sorride con infinita dolcezza. A quel divino sorriso sembra imparadisarsi il santo Patriarca, e si direbbe che la celeste letizia del Divino Infante si raddoppia col riflettersi in quell'amato volto. A compiere questo delizioso gruppo, sta a lato del Bambino Gesù, ritta in piedi ed in bella movenza, la sua Santissima Madre Maria Vergine, la quale in atto devotissimo, tutta rapita nella contemplazione di quel dolce scambio d'ineffabile amorevolezza pei suo Divin Figlio e il suo purissimo Sposo, sembra fuori di sè per l'infinita gioia che inonda il suo cuore.

Don Bosco raccomanda la divozione a San Giuseppe.

La sera del 17 febbraio così parlò Don Bosco ai giovani:

Domani incomincia il mese di San Giuseppe e desidero che voi tutti vi mettiate sotto la sua protezione: se voi lo pregherete di cuore esso vi otterrà qualunque grazia, sia spirituale, sia temporale, della quale possiate avere bisogno. Fra le pratiche di pietà in onore di questo grande Patriarca, sposo di Maria, Padre putativo e custode di Gesù Cristo, Santa Teresa molto raccomanda, carne efficace ad ottenerci la sua protezione, il dedicare a lui il mese di marzo, nel quale cade la sua festa. Desidererei che facessimo qualche cosa in comune, ma per ora mi limito a raccomandare a ciascuno di voi di recitare un Pater, Ave e Gloria in suo onore, o prima o dopo la visita che vi consiglio di fare tutti i giorni al SS. Sacramento. Se poi volete che vi suggerisca qualche cosa di più, fate qualche Comunione per quell'anima del Purgatorio che in vita fu più divota di San Giuseppe.

INVOCAZIONE.

Nei luminosi cieli, poi che il Tuo braccio serra con paterna dolcezza Gesù Cristo Bambino; dalla Sua man le rose siccome da un giardino meraviglioso accetti, per donarle alla terra. Il tuo candore è un'alba così chiara e sublime che, pio, sempre ne gode chi vive sulle cime; chi lo spirito in dono offre al Divino Figlio e ne fa specchio il tuo, candido come un giglio.

Prega per noi, Giuseppe, Quei che benigno t'ode poi che gli fosti guida ne' dì tristi d'Erode; poi che facesti, povero, le sue giornate sazie di faticato pane, deh ! chiedine le grazie ; fa' che dalle tue mani, bianca una rosa cada sì che al nostro cammino tuffa olezzi la strada.

Anime riconoscentì al Venerabile Don Bosco.

Nel parlar dì Don Bosco e di qualsiasi altro nostro Servo di Dio intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontifice disposizioni in proposito, non Intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, ne di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale -- sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Prodigiosa guarigione.

Ammalata fin dal maggio dei 1925, dopo aver invano tentate tutte le cure consigliate dai medici concordi nella diagnosi di peritonite tubercolare, nei primi giorni del giugno del 1926, già da parecchi mesi costretta al letto, mi rivolsi al Ven. Don Bosco chiedendogli, non l'immediata guarigione, ma un vero miglioramento per il giorno dell'Assunzione di Maria SS.

Le mie condizioni già gravi andarono sempre peggiorando in modo che nella certezza della fine prossima, il 31 luglio fu tentato l'atto operatorio, che prima era stato escluso. L'operazione seria e difficile anche a parere dei medici riuscì miracolosamente; trattavasi di altra malattia; il 12 agosto potei per la prima volta lasciare il letto e da quel momento godo perfettissima salute, non risentendo alcun disturbo del male sofferto.

Dopo di aver soddisfatto il voto di recarmi per le mie devozioni al Santuario di Valdocco, alla Cappella di Don Bosco nell'annesso Istituto, alla sua Tomba in Valsalice, ora lo completo colla pubblicazione della grazia in omaggio al Venerabile che visibilmente mi ha salvata.

Padova, Febbraio 1927.

Dott. MARIA BiNGHINOTTO

Affetta da maligno carcinoma al naso, che mi deformava e rendeva triste, tribolata la vita, non risparmiai le cure necessarie per vincere il terribile male. Fui visitata e curata inutilmente da parecchi valenti dottori. Pregai e feci pregare, ma il mio male, invece di scomparire, andava ogni giorno peggiorando. E allora decisi di ricorrere con fede all'intercessione del Ven. D. Bosco, promettendo di far pubblicare la grazia sul Bollettino e di aiutare le sue Opere.

Incominciai una novena. E il male andò subito sensibilmente diminuendo, finchè non scomparve del tutto con mio indicibile sollievo, e con grande meraviglia dei dottori curanti.

Sono passati parecchi mesi ed io non ho più sentito il più piccolo disturbo. Riconoscente al Ven. D. Bosco per il favore ricevuto, mentre rendo nota la mia straordinaria guarigione, mando un'offerta, che non sarà certo l'ultima.

Novara, 15 novembre, 1926.

R. C.

Nello scorso Luglio fui chiamata a Bahia Blanca al letto della Rev. Madre Delfina Ghezzi, Ispettrice delle nostre case in Patagonia, colpita da forte congestione polmonare e ,malattia di cuore. La trovai infatti gravissima; e, a detta dei dottori, in condizioni allarmanti e quasi disperate.

Ci rivolgemmo allora al Ven. Don Bosco con un fervoroso triduo, promettendo, a grazia ricevuta, una offerta per la sua beatificazione; ed ecco che al secondo giorno del triduo, si ebbe subito a constatare un notevole miglioramento; miglioramento che andò sempre accentuandosi, finchè i dottori la dichiararono in piena convalescenza.

Riconoscente al nostro Ven. Padre, che con tanta sollecitudine volle consolarci, invio a nome della Direttrice di Bahia Bianca l'offerta promessa.

Buenos Aires, 25 Settembre 1926.

Suor TERESA PENTORE.

Caterina Rousin da Fiumicello di anni 42, madre di otto bambini, era affetta da carcinoma. Curata per un anno senza che fosse riconosciuta la vera malattia, finalmente il 29 Giugno u. S. venne ricoverata d'urgenza all'Ospedale Regina Elena di Trieste.

Il dottore primario dichiarò l'operazione difficilissima e senza probabilità di riuscita. Ciò indusse i parenti della povera inferma ad incominciare subito una novena a Don Bosco affinchè volesse dal Cielo guidare la mano del chirurgo.

Il due e il quattro agosto venne successivamente operata, previa raccomandazione dell'anima dal chirurgo stesso consigliata. Oh potenza e bontà del Ven. Don Bosco! Le prime visite dopo l'atto operatorio suscitarono le meraviglie dei medici che dovettero dichiararla prodigiosamente guarita e dopo 15 giorni potè ritornare in famiglia. Adempiamo alla promessa di far pubblicare la grazia ad onore del Venerabile e della sua cara Ausiliatrice.

Dicembre 1926.

RIGONAT MARIA.

AZIONE SALESIANA

VII Congresso Salesiano dei S. Cuore di Gesù in Betlemme.

Il prossimo giugno si terrà nell'Istituto Salesiano e annesso Tempio votivo del S. Cuore in Betlemme il VII Congresso Salesiano del S. Cuore di Gesù; in preparazione e adesione al quale e con lo stesso programma si vanno tenendo ora negli Istituti Salesiani e in quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice Adunanze o Congressini locali.

Quei Cooperatori che volessero prender parte a questa preparazione e inviare a Betlemme la loro adesione, potranno averne il sopradetto programma a semplice richiesta presso il Direttore Generale dei Cooperatori in Torino.

I precedenti analoghi Congressi si tennero con molto buon esito, il primo nel 1922 a Casale Monferrato, in Italia; il 2° e il 3° nel 1923 rispettivamente a Bahia Blanca in Argentina e a S. Paolo nel Brasile; il 4° e il 5° nel 1924 a Pernambuco nel Brasile e a Santiago nel Cile; il 6° nel 1925 a Vignaud in Argentina.

Si riceveranno con riconoscenza offerte per i Salesiani di Betlemme e loro orfanelli.

Pia Unione dei Cooperatori Salesiani nel Veneto. (Bollettino ecclesiastico di Belluno e Feltre.)

I Salesiani stanno organizzando anche nel Veneto la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, la quale, incoraggiata dai Sommi Pontefici, si propone, non soltanto di aiutare le Opere del Ven. D. Bosco, ma di portare, in nome e con lo spirito di Lui, un contributo al risveglio e allo sviluppo della vita cristiana nelle Diocesie Parrocchie, particolarmente in mezzo alla gioventù. La Unione è diretta da un Superiore Generale nella persona del Successore dei Ven. D. Bosco; dal Direttore Diocesano che ne cura lo sviluppo nelle Diocesi, ufficio affidato per le Diocesi nostre rispettivamente ai Monsignori Dott. Gaetano Masi e Pietro Tiziani juniore; dai Decurioni per i singoli paesi, col còmpito: a) di tenere aggiornato l'elenco dei Cooperatori locali, b) di radunarli in conferenza due volte all'anno, per S. Francesco di Sales e per Maria Ausiliatrice, c) di promuovere il culto di Maria Ausiliatrice. Ora è intenzione di divenire alla nomina dei Decurioni, e poíchè questi saranno scelti fra i Parroci e Rettori di chiese, esprimiamo il vive desiderio che tutti siano disposti ad accettare, sicuri che nei Cooperatori Salesiani, i quali esistono già in buon numero nelle nostre Diocesi, troveranno un valido aiuto a vantaggio delle opere buone locali, particolarmente di quelle che mirano alla educazione cristiana della gioventù. Sarà anche questo un modo di dimostrare la nostra riconoscenza verso i Figli di D. Bosco per il bene grande che hanno iniziato in mezzo a noi e per quello tanto maggiore che ci ripromettiamo per l'avvenire.

Le prime prove di alcuni Cooperatori.

Fin dal primo numero (Agosto 1877) il Bollettino Salesiano additava all'ammirazione ed imitazione dei lettori questo splendido esempio:

Ecco un piccolo saggio del bene che hanno già operato alcuni Cooperatori Salesiani.

Il Parroco d'un paese non molto distante da Torino si rammaricava di non poter avere al Catechismo più d'una ventina di giovanetti, mentre avrebbero potuto essere oltre a quattrocento. Inviti dal pulpito, chiarezza di esposizione, dolcezza di modi, promesse di premi, non valsero ad accrescerne il numero. Il buon Parroco non sapeva più quali mezzi tentare per indurre i suoi giovani parrocchiani a frequentare la Dottrina Cristiana; quando pensò che in paese vi erano già alcuni Cooperatori Salesiani e che lo era egli stesso. Raduna nella casa parrocchiale la dozzina di Cooperatori, che già aveva, narra loro la cosa, spiega la triste conseguenza dell'indifferenza religiosa dei giovanetti, e con acconce parole caldamente li prega di aiutarlo a raccogliere ragazzi ed inviarli al catechismo. I buoni Cooperatori, secondando l'invito del Parroco, si spargono nelle case dei conoscenti, e sotto colore di far loro una visita o di trattar qualche negozio vengono con bei modi all'argomento e li persuadono facilmente. Altri più coraggiosi entrano nelle case e nelle officine di quelli che non conoscono o che incontrano per le vie o per le piazze offrendosi di andar essi medesimi a prenderli in casa ed accompagnarli alla chiesa. Fu allora che si videro gli stessi genitori a condurre i loro figli alla chiesa. Alcuni li manalarono per far, piacere al Parroco, altri per cortesia verso i Cooperatori. Intanto allettati dall'amorevolezza e dalla voce del dovere aumentano i catechizzandi fino a quattrocento da venti che erano poche domeniche prima!

Il buon Parroco, se era contento di vedersi attorniato da tanti suoi fanciulli, si trovò in non leggero imbarazzo per fare tante classi di catechismo. Ma coloro stessi che raccolsero gli allievi si prestarono assai di buon grado per coadiuvare il loro pastore, sia per ottenere ordine e disciplina, sia per fare il catechismo per tutto il tempo della Quaresima. Così Dio benedisse, con grandissimo vantaggio delle anime, lo zelo di quel pugno di Cooperatori, i quali con un poco di buona volon†à e con un leggero incomodo ottennero un frutto tanto abbondante che, come scrive quel Parroco, si va ogni giorno vie più consolidando.

un bell'esempio da imitarsi da tutti I Cooperatori Salesiani.

ALTARINI PORTATILI

a cui si apporrà in una larga il nome della persona offerente.

Cassetta in legno   L 16o Pianeta a doppio indritto drappo oro e sete viola . 1200 Camice, cingolo, rocchetto .   i   65 3 tovaglie e piccola biancheria per la Santa Messa > 40 Pietra sacra . 20 Calice coppa d'argento i 90 Teca per il SS. Sacramento è 25 Patena e piattino per ampolline . i 25 Vasetto per Olio Santo . i 33 Crocifisso, candelieri, ampolline . i 25 Asperges, scatola ostie, cartegloria i 32 Rituale i 30 Messalino e porta messale   .   i   55

Totale.   L 8oo

UN FIORE DI PARADISO

(DOMENICO SAVIO) Nel 70° anniversario della sua morte.

Il 2 aprile 1842 Domenico Savio nasceva alla terra; il 9 marzo 1857 - settant'anni fa - rinasceva al cielo. Tutta la vita di questo mirabile fanciullo, predestinato alla santità, fu una primavera; l'ultima sua giornata, un luminoso tramonto.

Sulla collina erano scese le prime ombre della sera. Mondonio su cui erano passati, come profondi singhiozzi i rintocchi dell'agonia, si velava di mestizia. Tutti sapevano che Savio, arrivato da qualche giorno dall'Oratorio di Torino, si disponeva a partire e per sempre.

Domenico, il santino, discorreva cogli angeli, illuminando la sua povera e fredda cameretta sol suo angelico sorriso.

La gente andava a vedere il malato per regalargli un'occhiata di tenera compassione, per dirgli una parola, una di quelle semplici parole che sa dire solo il cuore di chi soffre con chi soffre

La famiglia trepidava nascondendo le lagrime e soffocando l'angoscia. Domenico attendeva sereno il momento della estrema separazione: egli sapeva tutta la bellezza di quella giornata e sorrideva.

Dopo il medico venne il curato. Il medico aveva detto:

- Coraggio, Savio, guarirai. -

Il malato non volle contraddire - era tanto delicato il buon fanciullo! - ma aveva chiamato il sacerdote pregandolo di portargli il più grande conforto all'anima cristiana: il Santo Viatico, l'Estrema Unzione.

Il curato lesse sul volto soffuso di gioia del suo giovine parrocchiano tutto il desiderio di un'anima pronta a spiccare il volo verso il cielo. Edificato da tanta serenità nell'ora in cui tutti tremano, pregò col malato. Non seppe far di più, non seppe far di meglio. Salutò commosso.

Signor Curato, non mi lascia un ricordo?

Quale ricordo?

Un ricordo per fortificarmi...

Pensa, figliuolo, alla Passione di Nostro Signore.

-- Deo gratias! - mormorò Domenico: - sì, la Passione di Gesù: sia essa sempre nel mio cuore... Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nella mia agonia. -

Poi s'assopì.

Il padre, affranto dal dolore, se ne stava là contemplando in silenzio angoscioso il pallide viso del suo caro figliuolo.

La madre singhiozzava forte

Povere mamme, quali spine, sono riservate al vostro tenero cuore!

Dopo una mezz'ora o poco più, il malato aperse gli occhi.

- Papà, ci siamo!

- Eccomi, Domenico, cosa vuoi ?

-- Prendete il mio libro delle preghiere, leggetemi le litanie della buona morte... -

Si udì allora uno scoppio di pianto. Era la mamma di Savio.

Non reggendo allo strazio, la povera donna usciva dalla camera, portandosi via tutto il suo martirio.

Il padre restò. Il padre di Savio, l'onesto fabbro di Mondonio, era un uomo di cuore tenero, ma era un uomo di fede. Vinse il suo dolore. Prese il libro e incominciò a pregare.

Si udivano due voci; la voce tremante, spezzata del padre che mormorava l'invocazione, e le voce chiara e angelica del figliuolo che ripeteva: « Misericordioso Gesù abbiate pietà di me! ».

Domenico s'avvicinava al cielo.

Ritornato il silenzio, il morente ripiombò nel suo grande raccoglimento e rimase così, fisso nel suo bel sogno. Vennero i ricordi, i dolci ricordi: l'Oratorio, i compagni, Don Bosco. L'aveva lasciato il suo caro Oratorio e per sempre (e lui lo sapeva), il primo mattino di marzo... Quanta tristezza e speranza nei compagni! L'avevano circondato, confortato, pregandolo di ritornare presto... Li sentiva ancora:

- Addio, Savio.

- Sta' allegro.

- Pregheremo per te!

- Ritorna presto con noi. -

E lui a rispondere: - Grazie, amici... Siate buoni... Ricordatevi sempre di me... Arrivederci in Paradiso...

Savio rivedeva la chiesa, il suo caro S. Francesco, dove tante volte aveva parla†o con Gesù. Vedeva Don Bosco, lo sentiva presso al suo capezzale. Oh, Don Bosco! Il buon Padre l'aveva accolto nel suo Oratorio: l'aveva trattato sempre come figliuolo. Gli aveva insegnato la via del paradiso. A lui aveva fatto una solenne e sacra promessa: « Voglio farmi santo! ». L'aveva mantenuta? Don Bosco ora lo confortava:

- Sì, Savio, sei stato di parola. -

Savio aveva anche fatto, quand'era all'Oratorio, un sacro giuramento a Dio:

- La morte ma non peccati! -

Grande è la debolezza umana, più grande è l'aiuto del Signora Coll'aiuto del cielo Domenico s'era conservato sempre nella grazia del Signore.

Savio ricordava tutto: rivedeva i compagni, sentiva gli ultimi addii.

Era partito da Torino il mattino, era arrivato e Mondonio su l'imbrunire. Passando, quella sera, vicino al piccolo camposanto che mostra le poche rozze croci piantate sulla dura zolla tra ciuffi d'erba incolta, s'era indugiato a guardare mestamente una nuova fossa, una nuova croce... La sua! Salì il pendio fino a mezza costa pensoso e un po' timoroso. Lassù l'attendevano per riabbracciarlo i suoi cari. E diceva fra sè: - È l'ultima volta... Mi riporteranno giù...

Proprio così.

Era giunta l'ora dell'estremo distacco. Savio ai disponeva a lasciare il suo povero corpo, preda della morte, ai parenti, agli amici, alla terra nel piccolo camposanto, accanto alla strada. Il corpo alla terra, l'anima candidissima al cielo.

- Addio Papà... Signor curato... - mormorò Domenico sorridendo: - ho ancora una cosa.., non ricordo più. Come è bello ciò che vedo!

E con le mani giunte sul petto, nella gioia, Il santo giovinetto rendeva l'anima a Dio.

Che cosa aveva visto Domenico Savio?

A Mondonio tutti piansero, tutti, come parenti di una sola famiglia, vollero accompagnare quel buon figliuolo al cimitero campestre.

Savio scese nella fossa comune, la fossa dei poveri e degli umili.

Non tardò la primavera, e la fredda cortina di zolle del piccolo camposanto rinverdì. Spuntarono i fiori a rallegrare le croci. La tomba di Savio, tappezzata da fiori silvestri, divenne un'aiuola. Vi scendevano gli angeli, su quell'aiuola, vi accorrevano gli amici

A Mondonio arrivavano con Don Bosco ogni anno i compagni di Torino, in pio pellegrinaggio.

Savio non era morto per i suoi compagni. Savio era sempre vivo in tutti i cuori. La virtù non muore. La virtù è luce e fiamma: arde e sfavilla.

La fossa di Savio nel piccolo cimitero di Mondonio brillava di questa luce, ardeva di questa fiamma.

La fossa un giorno si riaperse: Savio fu disseppellito e composto sotto l'altare della cappelletta funeraria. E questo avvenne nel 1866

Il cuore di Mondonio ormai era tutto là. I cuori afflitti di quei buoni popolani venivano a consolarsi presso quel cuore così caro a Dio. Riconoscenti gli eressero una tomba più ricca entro la cappella e ne divennero i gelosi custodi. Essi, quei di Mondonio, avevano così incominciato l'esaltazione dell'umile e angelico figlio della loro terra.

La Chiesa, Madre vigile e premurosa fermi i suoi occhi materni nell'anima candidissime del virtuoso giovinetto e stese le sue braccia verso di lui per averlo più vicino e studiarlo ed esaltarlo.

La fama delle virtù di Domenico Savio andò, sempre più estendendosi e ravvivandosi. Molti oggi ricorrono a lui per grazie. Domenico ascolta. risponde ottenendo da Dio straordinari favori, Il Ven. Don Bosco lo propose a modello alle gioventù e ne scrisse la vita.

L'Oratorio di Torino a sua grande consolazione lo riebbe, il 29 ottobre 1914, tra le sue mura.

Un elegantissimo sarcofago, ai piedi del fascio di colonne che reggono la cupola della Basilica a destra della Cappella di S. Pietro, raccoglie oggi le sue spoglie benedette. Sul bianco marmo si legge:

QUI RIPOSA NELLA PACE DI CRISTO SOTTO LA PROTEZIONE DELL'AUSILIATRICE

DOMENICO SAVIO

PIISSIMO ALLIEVO DEL VEN. DON BOSCO.

A quella tomba vanno ogni giorno i giovanetti dell'Oratorio a chiedere luce e conforto.

E pregano col cuore ripieno di fede le Vergine Ausiliatrice nella speranza di vedere presto l'angelico compagno sorridere coll'aureola radiosa dei Santi.

ASCOLTIAMO DON BOSCO.

Fermiamoci qui, o cristiano, a considerare il tesoro prezioso che porti teco, che è l'anima tua, per cui Dio si è fatto uomo, ed in pari tempo consideriamo che gran male sia il peccato, poichè per riparare le conseguenze di esso, il Figlio di Dio ha dovuto lasciare le delizie dei cielo, assoggettarsi a tutte le miserie della nostra vita e finire con la morte di croce.

LA VITA DELLE NOSTRE MISSIONI

RIO NEGRO (Brasil)

(Relazione dei Missionario Salesiano D. Antonio Giaccone).

Taracuà - Agosto 1926. Rev.mo Sig. D. Rinaldi, Da un anno mi trovo in questa missione. Spero di farle cosa gradita mandandole una relazione sui nostri indi, tucanos, piratapuyas, desana e tarianos, di cui mi sono occupato e mi occupo presentemente.

Sinora non si è scritto nulla su questo argomento, perchè al principio gli indi non si conoscevano, e perchè andavano e venivano a capriccio. Se si trovavano facilmente tutti all'ora del pranzo o della cena, difficilmente c'erano tutti all'ora della scuola o dei lavori agricoli. Lo zelante ed infaticabile D. Marchesi, quasi sempre solo, non poteva attenderli, dovendo, coll'aiuto di due soli coadiutori, costrurre una chiesa e una casa. Come Lei sa, quando si aperse questa missione vi era solamente un capannone di foglie di palma che serviva di cappella, di dormitorio e di refettorio per i missionari.

Toccò a me quindi di occuparmi direttamente della gioventù indigena. Ora, affinchè possa, armatissimo Padre, farsi un'idea del nostro campo di lavoro, delle speranze e dei frutti raccolti tra questi selvaggi comincierò dal presentarle il ragazzo nella foresta. Esso arriva ed entra nella missione, e noi ben volentieri lo riceviamo per educarlo ed istruirlo nei principii religiosi e morali che dovranno fare di lui un uomo.

Vita selvaggia.

Il fanciullo tucano, piratapuya o di qualunque altra tribù, dalla nascita all'età di sei o sette anni, vive sempre al fianco della madre che lo porta ora aggrappato alle spalle, ora in braccio. Infallantemente ogni mattina alle quattro, va a bagnarsi colla madre (ciò che fa varie volte al giorno), Non usa vestiti; la pittura del corpo vi supplisce. Essa è variabile e di tutti i gusti. Quando poi l'indietto è capace di frecciare i pesci sulla riva del fiume, abbandona la madre e tutta la sua vita è concentrata nella pesca o nella caccia delle lucertole, dei ramarri, di piccoli uccelli, o alla cerca delle formiche. Nessuno gli può comandare; il ragazzo selvaggio fa come gli pare e piace e va dove vuole. Il padre andrà a lavorare nel bosco, a pescare, a cacciare: il figlio, se crede, lo accompagna, altrimenti se ne va al fiume a fare la vita del fannullone: pesca, si bagna, poi si voltola e rivoltola sulla sabbia come un maialetto. La madre ha bisogno di acqua o di legna ? Non c'è pericolo che mandi il figliolo a prenderla. Andrà essa magari con un bambino in braccio e l'altro per mano; il più grandicello ormai è un uccello fuori del nido e gode la libertà. La passione della pesca è talmente forte, che certi giorni l'indietto passa ore e ore sulla riva del fiume, con l'arco teso e pronto a scagliare le frecce, con gli occhi fissi nell'acqua, senza sentire i cocenti raggi del sole tropicale o un improvviso acquazzone. La sua felici†à è completa, quando può ritornare alla maloca, con una quantità di pesci infilzati in un ramo. Accucciato presso al fuoco, li farà arrostire, per mangiarseli poi avidamente,

Arrivo degli indi alla Missione.

Gli indi sono soliti, dopo di avere ultimata la piantagione della mandioca (lavoro che dura anche alcuni mesi, secondo i luoghi e gli strumenti di lavoro di cui dispongono), di andare a visitare i parenti e gli amici anche lontani, presso i quali si fermano da 15 a 20 giorni in una parte, un mese in un'altra, per prender parte alla pesca, alla caccia, o ad altri passatempi.

Così si riuniscono, e alle volte arrivano alla nostra missione a gruppi di una o più famiglie. Il capo scende, va alla maloca a cercare il tusana (cacico) o un altro conoscente per farsi presentare al Padre e visitare la missione. Vedendosi bene accolto, subito decide di fermarsi, e, se non ha vestito, domanda lavoro per guadagnarselo. Il primo giorno generalmente i ragazzi non si lasciano vedere: escono A dalla maloca, per osservare la chiesa da lontano, ma non si avvicinano; anzi, al primo comparire del missionario, scappano. Alla sera, però, vengono alla recita della preghiera con i loro parenti, a cui si stringono tremanti e paurosi. Varie volte mi avvenne che nell'uscire di chiesa, e, passando loro vicino, si rannicchiavano intorno al padre trattenendo il respiro e spalancando gli occhi spaventati come all'avvicinarsi di un mostro; alcuni davano un grido e altri volevano scappare. Alcuni indi, finita la funzione, uscivano prima degli altri dalla cappella e stavano a osservare tutto da lontano. Siccome il Missionario non è poi così terribile come essi lo credono, perchè ride, scherza e giuoca con i ragazzi, parla amichevolmente con tutti, e va anche a salutare i nuovi arrivati, il ragazzo incomincia a smettere la paura; si avvicina adagio, adagio a quelli che fanno circolo col pai (padre), e magari introduce coraggiosamente , la testa fra gli uomini per osservare tutti i movimenti del missionario. Se i suoi occhi s'incontrano con quelli del sacerdote, risponde al suo sorriso, e da quel punto non ha più paura; anzi alla paura sottentra la curiosità. Difatti all'indomani e nei giorni seguenti l'indietto ancora selvaggio viene a osservare i ragazzi della missione raccolti nella scuola, spiando dalla finestra o dalla porta se aperta, e se chiusa, dal buco della chiave; va a vederli nel refettorio, nella scuola di canto, nei lavori del campo: tutto il giorno lo passa nella missione. Non ancora nostro di fatto, lo è già col cuore e col desiderio, perché l'allegria ed espansione degli altri lo invoglia a questa vita.

In tali giorni il figlio della foresta, attratto da tante novità, si dimentica d'andare a pescare o a cercare le formiche. Pensa e ripensa come entrare nel gruppo degli altri, più di lui fortunati. Se c'è un ragazzo conoscente gli dice:

- Voglio restare anch'io col Padre., diglielo.

L'ambasciatore, gongolante di gioia, corre dal direttore per dargli la lieta notizia..

Questi manda a chiamare il padre del ragazzo, e l'interroga:

- Mi hanno detto che tuo figlio vuol rimanere nella missione; tu ce lo permetti?

- Se lui vuole, rimanga pure; io non gli dico nulla in contrario, anzi son ben contento.

- Ebbene, chiama il figlio, e oggi stesse lo metteremo cogli altri - conchiude il direttore. Questa è la via ordinaria.

Avviene però anche che i padri fanno propaganda, dicendo che nella missione il loro figlio sta bene, perchè ha farina di mandioca, pesce, vestito e imparano a leggere e scrivere come i bianchi.

Alcuni sentendo questo portano i figli al missionario. I figli però entrano nella missione solamente se lo vogliono, perchè i genitori non raccomandano nulla ai figli nè vi fanno pressione. Uno degli ultima arrivati, a chi gli domandò perchè volesse restare nella missione, rispose:

- Perchè voglio imparare a pregare.

Ciò che dànno i genitori per il mantenimento del figlio.

Il nuovo accettato entra nella Missione, come quando entrò in questo mondo, privo di tutto. I genitori non pagano nulla, perchè in queste foreste non si sa che cosa sia il danaro, nè concorrono al mantenimento del figlio almeno con un poco di farina di mandioca (il pane dell'indio), o con frutta. Se il padre d'un ragazzo ricoverato ammazza un cinghiale, un tapiro, o acchiappa qualche pesce, lo porta al missionario dicendogli:

Questo è per mio figlio.

Ma non se ne va, se non si paga fino all'ultimo centesimo ciò che ha consegnato, secondo lui, per il figlio. Inutile ogni ragionamento: l'indio capisce solamente che se dà qualche cosa, ne vuole un'altra. Una donna mi consegnava due dozzine di banane (frutta comunissima), per suo figlio e poi voleva che la pagassi con un chilo di sale, tre scatole di fiammiferi, un pezzo di sapone e una dozzina di ami: cinque volte il valore delle banane che intendeva regalare al figlio.

Questi sono gli aiuti o le pensioni che pagano gli indi pel mantenimento e l'educazione dei loro figli. Orbene, come si va avanti? Con l'aiuto della Divina Provvidenza, che finora ha fatto anche dei miracoli.

Si comprenderà che mantenere ed educare 6o ragazzi, provvedendoli di tutto, non è cosa facile. Confidiamo e speriamo anche nella, generosa carità dei nostri benefattori.

Mi permetto una parentesi.

All'appello appassionato e commovente del sig. direttore D. Marchesi, di cui sentiamo già i salutari effetti, vorrei aggiungere una parola. Forse non si immaginerà mai che qui al Rio Waupés, sotto la linea equatoriale si possa soffrire il freddo. Eppure è così. I nostri indietti abituati a dormire costantemente addossati al fuoco, nelle loro grandi maloche, chiuse e piene di fumo, qui, benchè dormano vestiti, certe notti, quando rugge il temporale e soffia il vento, che ha libera entrata attraverso alle pareti di foglie, si rannicchiano tremanti nelle amache e chi ha due vestiti se li pone indosso e più non dormono. Una notte due ragazzi scesero dall'amaca, accesero col lume alcune foglie e poi accoccolativisi attorno al focherello si scaldavano. Per buona sorte mi svegliai quasi subito e li rimandai a dormire, imprestando loro un pastrano e una sottana per coprirsi.

Abbiamo perciò urgente bisogno di almeno 100 coperte di lana, altrimenti dovrò permettere ai miei indietti di accendere il fuoco con pericolo di bruciare le amache, essendone pieno e zeppo il dormitorio. Ci raccomandi alla carità dei nostri benefattori e alle preghiere delle anime buone.

Succede alle volte che un nuovo alunno passa un giorno e più, facendo vita comune cogli altri, senz'altro vestito che quello leggerissimo che portò dalla foresta, perchè non sempre si hanno pronti i calzoni e giubba; ma nessuno vi fa caso, perché. tutti passarono per la stessa via. Quando poi gli si dànno i calzoni e la giubba perchè li vesta (sono i primi!) l'indio si trova sempre imbarazzato, e non è raro il caso in cui bisogna insegnargli a infilare una gamba dopo l'altra, ad abbottonarsi. Una volta vestiti si guardano da tutte le parti, mettono e tolgono le mani dalle tasche, magari venti volte di seguito. Nel dare i primi passi così vestiti sembrano un poco impacciati. Se poi si domanda al nuovo venuto: - Ti piace? Risponde:

- Agnú bugtiage = moltissimo.

Nessuno ride o commenta l'entrata, la presa di possesso, le avventure del nuovo arrivato; anzi tutti se ne rallegrano.

(Continua).

CINA.

Vicariato Apostolico di Shiu-Chow. (1)

(Relazione del Sac. Giovanni Guarona, Vicario delegato).

Sguardo generale.

Le condizioni della povera Cina sono ben note, i giornali ne parlano ogni giorno, tutti i governi se ne preoccupano e non abbiamo noi bisogno di spendere Inutili parole e far noto l'ambiente in cui viviamo, acciò la nostra statistica sia meglio chiarita e risalti il perchè di certe cifre assai inferiori a quelle dell'anno scorso.

Ci limiteremo a dare un breve cenno sulla situazione generale del Kwang-tung e sulla particolare del nostro Vicariato.

Il Kwang-tung, se non fu in quest'anno teatro di guerre fratricide, fu però la fucina ove si preparò la più grande guerra di questi ultimi tempi della Repubblica, una vera rivoluzione, che si estende attivamente nelle provincie confinanti, e, giunta già al cuore stesso dell'immensa Cina, Han-kow, minaccia la stessa capitale. Non è facile prevedere quali effetti ne sorgeranno da questa nuova lotta, organizzata e condotte sotto i fulgori della bandiera rossa! Shiu-chow vide quest'anno migliaia di soldati sfilare marzialmente per le sue vie; ospitò per mesi consecutivi armate dirette al nord; ma non ebbe che da lodarsi del contegno delle truppe disciplinatissime e quanto mai deferenti verso la popolazione ancor memori dei soprusi, vessazioni, ingiustizie, maltrattamenti subiti in passato Non conoscevano più i loro fratelli sotto divise fiammanti, condotti da compitissimi ufficiali, educati da nuovi moderni programmi, che mutarono l'esercito in meno d'un anno.

La missione stessa non ebbe il minimo motivo di lamento, e di ciò siamo riconoscentissimi alle autorità locali, sempre premurose ed attenta verso la missione ed i missionari.

Un'altra guerra assai più micidiale ha minato invece l'edificio religioso e minaccia d'intensificarsi maggiormente e penetrare anche là ove finora regnò la pace e la semplicità campagnuola ed il silenzio fecondo della montagna. Una vera persecuzione organizzata, una guerra sistematica alla religione ed ai suoi ministri, mirando specialmente alle scuole e tendente ad isolare l'europeo. Lo sciopero di Canton fu una semplice occasione che diede incremento ed attizzò le lotta già iniziata dagli elementi settari del Kwang tung, ciechi imitatori e seguaci del bolscevismo.

Le porte di Canton rimangono tuttora chiuse ai vapori di Hong-kong e Macao, e l'europeo non può introdurre se non il suo puro bagaglio e ridotto, chè, in certi casi, anche sugli effetti personali si fanno questioni e sequestri. Le comunicazioni sono così divenute difficilissime ed il provvedersi prodotti europei quasi impossibile. Il vino da messa ci sta per finire: ne arrivò una provvista ad Hong-kong, ma non riusciamo a trovar modo di averlo.

Shiu-chow si trova a Km. 240 a nord di Canton; deve dipendere da Hong-kong e Macao per molte provviste e necessarie relazioni. L'unica via è Canton, che mantenendo il suo ostinato boycott ci stacca, da un anno, dai centri di dipendenza e rifornimento. Non pochi europei soffrirono maltrattamenti: uno dei nostri stessi missionari, conducendo, da Macao in missione, alcuni chierici, ebbe il bagaglio sequestrato dagli scioperanti che lo condussero, per un giorno intero, di ufficio in ufficio per le vie di Canton, come un malfattore, tentando farlo chiudere in prigione, e solo l'intervento di Mons. Fourquet ne lo liberò e potò tornare alla cattedrale, alle nove di sera, ancor digiuno.

Tre Suore di Maria Ausiliatrice, giunte in febbraio, dall'Italia, ebbero, come primo saluto nel toccare terra cinese a Canton, la sgradita sorpresa di vedersi sequestrato parte del bagaglio, che solo dopo quindici giorni di reclami e visite alle autorità, poterono riavere per l'opera d'un missionario.

da ascriversi ad una protezione particolarissima della Provvidenza che alcuni nostri nuovi missionari, giunti pure in febbraio, abbiano potuto eludere la vigilanza degli scioperanti e su un piccolo motoscafo portarsi direttamente dal vapore alla stazione con tutti i loro bagagli.

Il costo della vita, dato tale ostracismo, s'accrebbe enormemente e la questione finanziaria ci preoccupò non poco. A Macao ed Hong-kong, arrestatosi il grande commercio con Cantori, precipitarono i valori delle azioni; non poche case dovettero chiudere, ed i fallimenti erano all'ordine del giorno. La nostra missione, sussidiata in gran parte da amici e benefattori di quelle colonie, perdette il suo cespite di entrate più prossime e vedemmo ben anche alcuni cospicui nostri benefattori ridotti a criticissime congiunture, costretti a sopprimere molte spese, e dover mutare radicalmente il sistema di vita, lasciando quelle agiatezze già divenute abituali.

Gli stessi benefattori d'oltremare, sapendo del caos cinese, non si peritarono ad inviarci le loro offerte, ed ogni giorno, con più fede e verità, ci affidammo al Padre nostro che sta nei cieli.

S'aggiunse poi, in aprile-maggio, un'azione contro i pirati che riuscirono a trincerarsi in un mercato fortificato sulla linea ferroviaria Shiuchow-Canton e così per un mese intero furono pure rotte le relazioni con la capitale. Il costo dei viaggi aumentò del triplo: basti dire che mentre l'anno scorso da Shiu-chow a Canton si spendevano 3 dollari, oggi ce ne vogliono 9,20 cioè L. 13o!

Difficoltà morali.

La guerra economica, gli stenti, le privazioni, i sacrifizi personali, non son quelli che spaventano, sono anzi ben spesso desiderati; quello invece che afflisse i nostri cuori e non poche volte strappò le lagrime e cagionò dolori ai confratelli fu la guerra religiosa fatta non solo di propaganda delle idee nuove, conferenze, riunioni, cortei, manifesti e stampe d'ogni genere, ma altresì con intimidazioni e violenze in cui non mancarono le vittime. La propaganda anti-cristiana dura ben nutrita in tutti i distretti e se, grazie al Signore, la maggior parte dei cristiani, specie i più vecchi, non ne soffrirono, se ne impressionarono però i pagani e ne soffrono i catecumeni diminuiti assai di numero e resi indecisi e timorosi nel proseguire la conversione iniziata. Due distretti però subirono in modo particolare gli effetti di tale guerra, che a Nam Yung e Chi Hing, fu aperta, a visiera alzata, con la vera caccia all'uomo ed alle istituzioni,

Nel Distretto di Nam Yung.

In tutta la Cina era stata indetta una grande dimostrazione contro il Natale di Gesù, e si preparavano febbrilmente ovunque a guastare la festa più toccante e cara della nostra liturgia, con pubbliche, rumorose dimostrazioni che, all'ultimo momento, furono impedite dallo stesso governo; a Nam-yung però il programma si svolse ugualmente; sentiamo quello che ne scrisse lo stesso D. Dalmasso.

Alle 10,3o ero al Yong-leu, ove vi fu messa cantata, ed un bel numero d'intervenuti. Intanto in città s'iniziava la propaganda di soldati e studenti contro la festività del Natale. Nella via principale molti erano gli oratori. Finita la nostra funzione in pace, prendo un boccone, verso mezzogiorno, e nel frattempo s'inizia una processione di soldati, ben ordinati, tutti con bandierina issata sul fucile e colle scritte: perseguitare, abbattere la chiesa. Una turba di popolaccio segue ufficiali a cavallo. S'inscena una dimostrazione violentissima ed un centinaio d'individui entrano nel pronao dell'edificio,

Essi vogliono obbligare tutti i cristiani e dimoranti nella missione ad uscire ed abbandonarmi. Un cristiano si riceve un potente schiaffo da un soldato, in mia presenza. Faccio ritirare i cristiani e sto solo alla porta a persuadere i forsennati con le buone, che noi non si fa dell'imperialismo, ma della pura religione. I bolscevicanti sono ormai sul migliaio, è un vociare solo di: fuori! ammazza! È un inferno vero! I soldati spianano i fucili ed è proprio inutile ragionare con simili mostri.

Riesco a metterne pulitamente due, che già erano penetrati nell'interno, alla porta e la chiudo. S'inizia un comizio di 6 oratori, che si susseguono. Finito, comincia la sassaiola.

Tutte le magnifiche iscrizioni e preparativi di festa, tutto viene stracciato, calpestato, distrutto. Varii vasi imprestati per l'occasione, che adornavano la porta, un grande lampadario, vetri istoriati del Yong-leu, quasi tutti i vetri a tiro, tutto è fracassato; sassi come la testa d'un uomo sono scagliati. Per la porta di comunicazione di sicurezza, avviso d'urgenza (e ne tengo le ricevute) il mandarino ed il comandante la piazza di Nam Yung, dei fatti e prego di provvedere d'urgenza. Mi si fa rispondere indirettamente che occorre un ordine telegrafico del generalissimo da Canton.

Intanto per 5 ore si è assediati nell'interno con un finimondo di insulti e soprusi da sbirraglia e popolaccio, che tutto osa. Si è il ludibrio della feccia. Nell'interno vi erano le povere ragazze che erano venute a cantare la S. Messa, e donne che non avevano osato uscire durante la prima manifestazione.

Sento che presso i protestanti hanno iniziato atti di barbarie, ma poi smisero. Sono quasi le 6 pom. mentre scrivo, ed il residuo dell'assedio continua e non si possono aprire le porte. E l'autorità si dimostra impotente. - Il capo della polizia urbana corse in persona a difendere la nostra porta e venne a forte diverbio con un ufficiale funanese che incitava il popolaccio, che pretendeva quest'affare non riguardasse lui che doveva occuparsi del puro ordine dei commercianti. Alle ore 4 pom. spedii il telegramma, e se non vengono ordini tassativi dal basso, forse la dimostrazione può ripetersi.

Anche nelle residenze secondarie s'era tentato qualche violenza, ma si limitò solo ad ingiurie e minacce ai cristiani, che si ritirarono tranquilli nelle loro case mentre i facinorosi vomitavano le loro bestemmie contro la religione. Espressiva fu la risposta dell'alunno quindicenne Yong Agostino ai propagandisti: Per adorare il Signore bisogna prepararsi a morire,' Ebbene noi siamo già pronti.

Distretto di Chi Hing.

Ben più gravi furono i danni causati in questo distretto, che da tre anni vedeva aumentare consolantemente i suoi cristiani e dove un serio movimento di catecumeni aveva attirato l'attenzione e le premure del Vicario Apostolico. Tre nuove cristianità s'andavano formando col lavoro paziente ed amoroso di diversi operai evangelici, che nutrivano le più belle speranze di soddisfare alle insistenti domande di non pochi paesi avidi di conoscere la religione. Wong Tu Shan, Pa Shin, Tan Nien avevano già un bel nucleo di neofiti, che crescevano in ogni solennità. Si trovano sulle rive d'un rapido affluente del Pe Kiang ai piedi dei monti sull'unica via di Tsiang Fa - battuta spesso dai pirati che, manco a dirlo, non lasciano di fare, a quando a quando, la loro comparsa, e magari pernottare in paese.

La polizia locale, aiutata dai soldati, fece un'azione generale contro i pirati divenuti ormai insopportabili per le loro continue rapine. I fringuelli, sentito l'odor di polvere, presero il volo per le montagne, su cui non osano certo salire ed inoltrarsi i soldati che vistisi delusi, sfogarono la loro ira sui tre paesi incendiandoli, disperdendo gli abitanti ed imponendo taglie esorbitanti. Furono detti manutengoli dei pirati e l'accusa s'aggravò quando scoprirono le insegne religiose in non poche case. La caccia ai pirati si mutò in caccia ai cristiani e le conculcazioni commesse e le esecuzioni arbitrarie perpetrate non furono poche.

Il figlio del nostro maestro di Pa Shin, corso dalla città ad avvisare il Padre del pericolo che correva ed invitarlo a rifugiarsi in città, fu arrestato dai soldati e fucilato perchè portava un distintivo della missione. Nessun ricorso alle autorità ottenne, non dico una soddisfazione, ma neppur una risposta.

li capo della polizia è il nemico più acerrimo della Chiesa, agisce dispoticamente in tutto il distretto, e trovò persino modo di screditare i cristiani ed intimidire i pagani facendo trovare nelle tasche di pirati autentici, rosarii o medaglie, che al momento dell'esecuzione furono estratte di tasca dagli sbirri e mostrate alla plebaglia prezzolata incitandola contro la Chiesa. Un giovinotto tornato a Wong Tu Shan dopo alcuni anni di ferma militare e qualche mese di permanenza alla scuola dei propagandisti di Canton, esaltato dalle nuove dottrine, fece distruggere le immagini e crocifissi nelle case, rimettere gli dèi nella sala degli avi, già mutata in oratorio, ed aizzò talmente la popolazione contro il missionario che questi fu abbandonato dai cari neofiti e non potè più dir messa e pregare nel paese terrorizzato da questo diavolo incarnato. I più fervorosi però arrivarono a percorrere più di quaranta km. per recarsi a Chi Hing nella festa di Pasqua e dell'Assunta, per soddisfare la loro divozione. Questi atti di pietà eroica attireranno, lo speriamo, benedizioni sul povero paese e la vita cristiana non tarderà a rifiorire!

Ma è ora ormai che diamo uno sguardo ai frutti che, grazie al Signore, non mancarono anche in quest'anno burrascoso. (Continua).

(1)   FRUTTI SPIRITUALI
Battesimi 446. Cresime 76. Confessioni ~ annue   1687. di divozione   25.793. Comunioni   annue   1656. di divozione 49.814. Estreme Unzioni 54. Matrimoni   benedetti   15. misti 28. Morti 113. Studenti   cattolici   291. acattolici   509. Cristiani   3509
NB. - Nelle scuole non sono computate le scuole parrocchiali di preghiere e catechismo che sommano a venti.

MATTO GROSSO (Brasile).

Tribolazioni.

S. Rita di Araguaya.

Amatissimo Sig. D. Rinaldi,

Dopo due anni di lotte politiche locali, abbiamo ora, per coronare la triste impresa, le forze rivoluzionarie del famoso Generale Isidoro che da parecchi mesi devastano e saccheggiano tutto senza pietà

Questa povera nostra Prelatura, già così sacrificata, fu scelta dai rivoluzionari come teatro delle loro operazioni guerresche.

Il dolore, la miseria, i più urgenti bisogni di soccorso mi spingono a invocare la carità straordinaria dei nostri cari cooperatori. Chiedo in nome di tante povere anime che vivono nell'afflizione, confortate solo dalla speranza d'essere sostenute dai buoni in quest'ora d'indicibile tormento.

Il 13 novembre siamo stati vittime del saccheggio. Io facevo la visita alla missione e tutto andavi, bene. Improvvisamente ci piombarono addosso a fecero man bassa su tutto, rapinando come tanti ladroni di strada. I nostri cavalli se ne sono andati. e coi cavalli il resto che poteva servire ai rivoltosa. I danni superano le 15o mila lire. Un disastro che ci sembra irreparabile.

Ora sono qui a S. Rita. Non le dico le difficoltà e peripezie incontrate per ritornarvi.

Anche le notizie riguardanti i Carajà sono poco confortanti. Si va accendendo la lotta fra indi e civilizzati. Questi uccisero, uno degli assassini Carajà. I selvaggi per vendicarsi attaccarono un battello decisi di fare vendetta sommario. È urgentissimo prendere subito contatto, per evitare che s'approfondisca la rottura fra indi e civilizzati, generando l'odio, tremenda barriera anche per il missionario che arriva sempre ambasciatore di pace.

Gesù ci aiuti a vincere tante difficoltà e a sopportare così gravi tribolazioni. Le preghiere, la speranza di aiuti dei nostri benefattori sono in questi casi il nostro più grande conforto.

Ci benedica.

Dev.mo come figlio

Mons. G. B. COUTOURON Amministratore apostolico.

AVVISO

Le domande d'iscrizione tra i Cooperatori - le offerte per le Opere e Missioni Salesiane - le proposte di accettazione di aspiratiti, laici, chierici, sacerdoti o missionari, ecc., ecc., - s'inviino direttamente al Rettor Maggiore dei Salesiani, Rev.mo Signor DON FILIPPO RINALDI, Oratorio Salesiano, Via Cottolengo, N° 32. - Torino (109).

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Maria è la stella del mare, il contorto del nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo, asciugandoci le lacrime del dolore. E ciò fa questa tenera Madre coll'ottenerci continui aiuti spirituali e temporali. Noi non passiano in alcuna città, in alcun paese, dove non ci sia qualche monumento o ricordo delle grazie ottenute da Maria a' suoi divoti.   Ven. Don Bosco.

ASSAM (India) Al Superiore di Torino. Amatissimo Padre,

Coloro che Le indirizzano questa lettera sono i suoi amati figliuoli della Compagnia « Maria Ausiliatrice » in Shillong. Noi tutti soci della Compagnia siamo uniti nei più soavi vincoli della carità fraterna, cercando uno il bene dell'altro, e tutti insieme sforzandoci ad essere obbedienti ai nostri Superiori. E fin qui la Compagnia ha già raggiunto gran parte del suo scopo. Inoltre, essendo noi in terra di missione in mezzo a pagani e protestanti, che non vedano in Maria Santissima che una semplice creatura, ci adoperiamo con tutte le nostre forze a far conoscere ed amare questa Madre di Gesù Cristo e nostra cara Ausiliatrice. A questo scopo ci siamo pure proposti di fare grande diffusione delle immagini di Gesù e di Maria Ausiliatrice, lasciando da parte, per ora, quanto è possibile, quelle degli altri santi, che potrebbero generare confusione nei catecumeni e nuovi cristiani e pagani, i quali non sanno farsi una cognizione esatta della divozione ai santi. Il nostro motto poi è : Ad Jesum per Mariam. Nella nostra opera di apostolato invochiamo sempre l'intercessione di Maria, memori delle parole del ven. Padre Don Bosco: « Propagate la divozione a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli! ». Lei, amato Padre, colle sue fervorose preghiere ci ottenga di essere sempre degni figli di Don Bosco e della Congregazione Salesiana.

LE GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Sciolgo una promessa a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco ringraziandoli a mezzo del caro Bollettino di avermi concessa una grazia veramente straordinaria.

Una mia sorella, colpita da malattia fulminea, si dovette far operare d'urgenza.

L'operazione era assai difficile e pericolosa.. Chi può immaginare il nostro dolore e la nostra trepidazione? A chi rivolgersi in quei terribili momenti, se non alla nostra buona madre l'Ausiliatrice che nulla nega ai suoi devoti?

Invocammo con la fede più viva la Vergine Ausiliatrice ed il suo fedel servo il Ven. Don Bosco e promettemmo di far pubblicare la grazia sospirata. Fummo pienamente esauditi. Mia sorella scampò miracolosamente alla morte ed ora gode ottima salute e sempre ringrazia Maria SS. Ausiliatrice della guarigione ottenuta.

Unisco un'offerta per le Missioni Salesiane e desidero sia pubblicata la grazia.

La Spezia, 3o ottobre 1926.

FERRAIUOLo GRAZIELLA.

Una voce d'allarme circa il diffondersi del vaiuolo nei dintorni di questa città, ci mise tutte, il principio di questo ultimo mese dell'anno scolastico, in serie, penosissime preoccupazioni.

- Chiudiamo il Collegio ?...

- Potremo giungere senza gravi inconvenienti al termine dell'anno? - ci chiedevamo.

Accendemmo subito due lampade davanti all'immagine di Maria SS., alla Celeste Madre affidammo la nostra causa, promettendo un'offerta la pubblicazione della grazia che non mancò.

Terminammo l'anno ottimamente e con generale soddisfazione. Viva Maria Ausiliatrice!

Inviamo l'offerta di L. 530.

Suor RINA FASOLA Direttrice Collegio N. S. Auxiliadora Batataes (Brasile).

Desidero di rendere pubblica la mia riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, che volle intercedere per la guarigione della mia bambina, la quale con viva fede ancora oggi ne porta al collo la venerata e cara reliquia. Invia offerta per le opere di Don Bosco, di cui tutta la famiglia vuole essere sempre zelante cooperatrice. Torino.   Famiglia GRISOTTI,

Riconoscente per parecchie grazie ricevute da Maria Ausiliatrice offro un calice alle Missioni Salesiane.

Cavour (Torino).

VITTORIA GARBERO.

Invio L. 1oo per le opere salesiane, riconoscente a Maria Ausiliatrice d'avermi prodigiosamente per intercessione del Ven. D. Bosco guarito il bambino Vittorio. Invoco la materna protezione della Vergine Santissima su tutta la mia famiglia.

Firenze.   FLAVIA REPossi.

Mandiamo L. 1oo per le Missioni Salesiane, piccolo segno di profonda gratitudine alla Vergine Ausiliatrice, la quale ascoltò le nostre suppliche e intervenne visibilmente per isventare una infame calunnia che avrebbe potuto rovinare la nostra famiglia.

Mentre perdoniamo al nostro anonimo detrattore raffermiamo il nostro amore alla Vergine, aiuto dei cristiani, che maternamente vigila pel trionfo dell'innocenza.

Torino.

EUGENIA e fratello.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti,

A) - A. B., A. C., A. F., A. M., A. T. per segnalata grazia, Abbene M., Abrate G., Adesiano C., Aferioni A., Africania M., Aime G., Alasia B., Alasonatti G., Alberghini A., Albe rizzi M. in Gallone, Alberoni G., Albertazzi C., Albino M., Aldanese E., Alessandri M., Alessi G., Allemand O. in Pellerin, Alliod A., Ambaldo G., Andreetta E., Anna P., Antonucci I., Aquilini C., Aquino C. in Cortese, Aquino M. in Lo Presti, Arcidosso S., Ariano B., Arpace E., Aversa A., Aymonod G.

B) - B. M., Bacilovo C., Ballerio M. in Malnati, Bagani G., Balestra A., Balocco G. in Andreone, Baragiolto C., Barbaglia N., Barbera M. in Rollone, Barbero F., Barbero M,, Barge G., Baruffaldi A. V.a Baggioli, Baudin O., Baudino M., Bellotti E., Belluzzi A., Benaglio L,, Benedetti G., Berrone R., Bergamo T., Benvenuto C., Berruti R., Bertazzo M., Bertoglio G., Bertuzzi G., Besazza R., Betti L., Biamonti G., Banani E, Bigani L., Bigatti I., Biondi G., Boccasini C., Bocchino T., Bocchio M. in Cossato, Bocrei A., Boesso A., Boggio T., Bonardel S., Bonelli M. in Borlo, Bordet NIBorgialli M., Bosco M., Bossari C. in Salio, Bossotti T., Bottero A., Bragalone G., Bran G., Bricco E., Brioschi A., Bronzini L., Bruno E., Brusati L., Brusutti R., Bucciotti d. G., Bugini P. Bugliani D., Buglione A., Buonangelo A., Buriani.A., Burza G., Bussolini A., Buzzone G.

C) - C. L., Cadario O., Cafici E., Caldonazzi A., Callegari G., Callegari C. in Cian, Calosso P., Calza L., Calzà G., Camassa O., Camboni F., Camilleri A., Campi F., Cancarini F., Cancellieri V., Cantore E., Cantore M., Capistrone L., Cappellari R., Cappellari T., Cappello A., Cappello C., Caputo G., Cardinali P., Cardini V., Carrara P., Casali M., Casanova L., Catenella A., Cattò D., Cavaliere M., Cavallo Suor V., Cavallotto G., Cavanna G., Cazani A., Cenni M., Cerronelli A., Cherchi A., Chiapello A., Chibbaro C., Ciapponi R., Cis E., Colla A., Comba T., Cominelli M. in Pellegrinelli, Coniugi Busca, Corbellini, Contarini T. Cordero G. ved. Fiore, Cortellazzi A.. Costabloz G., Costantini T., Cravero M. in Miretti, Crescimbeni M., Crosiglia E., Culasso A., Culasso P., Curioni G. in Piotti.

D) - Dalla Vecchia P., Damonte L., in Gebutti, Darmanino A., De Agostini M., DeBattisti G., De Benedetto F., Degiorgis T., De Giovanni F., De Giusti R., De Lugaz L.,, Desirello M. A., Di Blasi M., Di Giovanni A., Di Maio d. A., Di Marco C., Di Marco F., Di Marco V. in Marino, Di Somma A., Dottori C., Drocco P., Duclair M., Dugros A.

E) - E. B. A., E. C. di Cavagnolo, E. C. di Lombardore, E. F. di Abbiategrasso, Emanueli C., Euclide S., Eugenio D.

F) - Fabbri N., Facciotto A., Famiglie: Angioletti, Barazzoni, Della Valle, Formenti pii Napoli, Torretta, Fanni G., Farinello A., Fansone A., Favaro T., Ferrari N., Ferrari V., Ferrero L., Ferri G., Ferro P., Ferti O., Festa G. in Bordon, Figuccio C., Filotti G., Fiore A., Fiorenzano E., Fissore V., Fiumana V., Floreani A. in Bortolotti, Fondrini A. in Ghigna, Forzani G., Fossati O., Fragale A., Franceschetti R., Frassato A., Frea P., Fusina E., in Ferrero.

G) - G. L. M., Gabbrielli I., Gaetano L., Gaggino A., Gaggiotti B., Gagliardo F., Galla L., Gallarini I. ed R., Gallia M., Gallina d. G., Gamondi T., Gancia L. in Giacomardo, Garan A. Garan R:, Gariazzo NI., Gariboldi I., Gasparini A. Gattoni E., Gennaro H., Gennaro M., Gerardini C., Gherardi G., Ghetti A. in Masolini, Giani E., Giannocaro N., Gilardi M., Gioffredi A., Giometta L., Giongardi S., Giovannini A., Giulini A., Givotto prof. d. G., Glendi M., Gonella L. in Fenoglio, Gramaglia T. in Medino, Griffini D., Grisotti (famiglia), Guerrini d. E., Gullino M., Gusmeroli A.

H) - Heriu M.

I) - Iacassi R., Ivaldi L.

J) - Jornmi (famiglia), Juanita R.

L) - L. S. A., Laboranti S., Lago M., Lanfranchi C., Lanfranco V., Lantelme G., Lanza L. La Rocca R., Laterza A., Leccisi P., Leone V., Leone L. I. Maestra Municipale, Liudiri cav. N., Litta Marchesa Lo Becco dr. V., Loredana G., Lorio A., Luchetta T.

M) - M. A., M. C. D., Machet B., Maccagno R., Maccarese C., Maffi A. in Sera, Malatesta R., Malugani L., Mameli G., Manca T., Mandrile C., Manetti F., Maranzana F., Marchi G., Marconi E., Mariangeli A., Marletta E., Martellotti V., Martinello M., Martinengo M., Mazzeo C. in Ternicchiaro, Meini B., Melgari M., Mignone C., Milani C., Migliorati G. in Filippini, Molo M., Mongilardi M., Morandini F., Morano V., Morelli C., Moschetta d. G., Mozzoni M., Mura M., Muzzo G.

N) - N. M. C. di Palermo, N. N. di Alice Castello, N. N. di Massa di Sanfré, San Remo, Nanni (Famiglia), Nasi M., Nicolello R., Nicrosini G., Nocelli Ing. C., Novarino T.

O) - Oddi F., Oliana B., Olla d. L., Oneto P., Operti L., Orsenigo B.

P) - P. B., Paderi D., Pagani G., Pagano T., Pagliari A., Pagnoni R., Palermo M., Pandolfi A. M., Pandini P., Paracchini E., Parusso F. in Gavello, Passera E., Passerini G., Patané V., Patri N., Patroniti F. in Pinto, Pavan M. in Vaccari, Pavesio G., Pavese V., Pavia P. in Longarini, Pavone A., Pazzaglia E., Pecoraro V., Pedron L., Pellanda A., Pellini E., Pelloso M., Penasa N., Penna R., Pentenero F. ed M., Pepe G., Perasso A., Peratoner G., Peretti V„ Pernice Cav. G., Perego L., Perron L., Perrone M., Persiani d. L., Persichella (Sorelle);. Persichetti dr. G., Perversi C., Pesavento E., Petterle F., Petretto M., Piani d. G., Piazza C, Piccarolo C., Piccinin R., Piglia M., Piovella P., Pinna T., Piras C., Pisani V., Piscitello d. A.,, Pittalvi A., Pividori E., Podda M. in Serra, Podda N., Poggi R., Polesel R., Ponte M., Ponte T., Presazzi S., Pucci L., Puddu R. Puia V.

Q) - Quadri G., Quattrocchi R. in Cecconi..

R) - Raimondo P., Rapetti M. in Rizzi., Ravelli F., Ravina G.,- Ravetto A., Regoli D., Rembado A., Rem Picci G. ved. Ciorra, Remotti C., Repossi F., Restivo E., Ribero A., Ricci d. G., Ricotti A., Rinaud G., Righini A., Rivière d. F. Rocchetti I., Roi G., Romita A. m. Passoni, Rosenga L., Rossi A., Rossi M., Rossi R. in Valtolina, Rossi T., Rossanigo S., Rossignoli C., Rossini L., Rossotto T. in Lagna, Rota G.,, Rota R., Rotti C., Rovano E., Rovatti E., Ro veda L., Rovere R., Rudi L. in Bolla, Rundo M., Rundo T., Ruschena S., Russo C., Russo L. C., Ruta ch. S.

S) - Sabino R., Sabot E., Salupo R., Sandroni M., Sandroni R., Sangiovanni M. in Te furi, Sanguineti C., Sanna S., Santini F., Santus D., Saretta P., Scalecandi M., Standola O., Scar zi C., Scavarone A., Schicchi O., Seghesio M.. Sellan C., Selva M. maestra, Semino F., Serra V., Settembrini L., Sibiglia A., Silvano de Irady, Silvano G., Simili d. V., Simondi V., Sironi P., Soave F., Sorelle Boiola, Buccini, Calvi, Santamaria, Tarchetti, Soria G., Spada S., Spampinato C., Spanu M., Steri E., Stoppino C. in Scazzola, Strazzacappa G., Suor Escobar M., Suor D. Scolari, Suor Fasola R.

T) - T. G. R., T. P., Tadei A., in Gagliardi. Tamborini Sac. A., Tasca M., Tedoldi M., Testuzza G., Ticozzi V., Tisi M., Togni A., Tomaselli A., Torelli S., Torregrossa L., Torrisi M., Tortorella A., Tosco M., Tosi M., Tous G., Trespioli F., Troina R., Trombetta d. A.

U) - Una piccola divota di M. Ausiliatrice.

V) - V. A. G., Vaia d. G., Valdora R., Valente G., Valente M., Valerio R. in Carbone, Valla M., Valmassoi A., Vanzetto C., Vasoni M., Vassanelli E., Vecchio d. G., Velati Ivi., Velleso A., Venditti M., Verrier G., Venturi G., Vercelli M., Vercellio A., Veronesi L., Verze letti A., Vezzoli M., Viale M., Vianelli V., Vigone M., Villa R., Viola R., Viola M. in Rossi, Vivan M., Vogliano T.

Z) - Zaffora G., Zaiti A., Zambello B., Zandonilla M., Zanelli avv. V., Zanetta A., Zanini E., Zecchini A., Zuccato G.

NOTIZIE DALLE CASE SALESIANE

TORINO CASA MADRE (Valdocco). Strenna del Rev.mo Don Rinaldi e Patto aloisianao.

La sera del 31 dicembre si adunò la Comunità dell'Oratorio nella Basilica di Maria Ausiliatrice, dove il sig. Don Rinaldi, quasi raccogliendo in un voto solo tutti i propositi e gli ideali dei giovani nostri di ieri e di oggi, annunziò ai presenti la strenna per il nuovo anno:

« ONORARE S. LUIGI GONZAGA IMITANDO LE SUE VIRTÙ ED INVOCANDOLO DEVOTAMENTE ».

Quest'appello del Superiore Maggiore fu accolto con entusiasmo dai 600 giovanetti che già al mattino dello stesso giorno, avendo firmato il Patto Aloisiano come impegno solenne per le più pure battaglie della più intemerata giovinezza, si stringevano, fascio mirabile di cuori e di volontà, attorno all'altare della Vergine facendo formale promessa di imitare S. Luigi secondo gli insegnamenti del Ven. Don Bosco.

Il quale dal Cielo deve certamente esultare per questo degno coronamento dell'opera sua che crebbe nella devozione ed imitazione del gran Santo innumerevole schiera di giovani. Candidi fiori, tra i quali eccelse l'angelico Domenico Savio, rievocato brillantemente ed opportunatamente sulla nostra scena la sera dell'Epifania.

Domenico Savio, ottimo lavoro di squisita marca salesiana ove l'autore: Onorato Castellino ritrae nel piccolo Servo di Dio tutto il fascino dell'ambiente nostro educativo, avvivandolo con scene ed episodi caratteristici scrupolosamente e soavemente fedeli alla realtà storica.

Chiuse questo primo ciclo di feste la novena e la solennità di S. Francesco di Sales con la presenza, la sera del 29, di S. Em. il Cardinal Gamba nostro veneratissimo arcivescovo.

La Sacra reliquia del Capo di San Luigi all'Oratorio.

Sarà memoranda per l'Oratorio la notte dal 3 al 4 febbraio. La Sacra Reliquia di S. Luigi arrivò in automobile alle 22,3o e nella sua magnifica urna fu portata nel presbiterio dell'Ausiliatrice. Furono momenti di fervide preghiere e di intensa commozione. Superiori e giovani si prostrarono in profondo raccoglimento e quindi sfilarono davanti alla reliquia nella chiesa splendente di mille luci. Le sacre spoglie di Savio Domenico dovettero in quell'ora, come i cuori di tutti i presenti, fremere di gioia celestiale dalla vicina marmorea tomba. Padre Stradelli, il Superiore dei Gesuiti che ci portò la santa reliquia, in rapido accenno additò S. Luigi come modello di purezza, di pietà e di carità. Alla veglia santa seguì il mattino la messa celebrata dal Sig. Don Rinaldi che, presente l'Urna benedetta, comunicò col pane Eucaristico tutti gli allievi studenti ed artigiani i quali ricevettero ancora la benedizione presso il loro celeste glorioso Patrono.

Rievocazione storica e scenica dell'Angelo dei Gonzaga.

A sera, Mons. Giuseppe Cariola di Mantova avvinse con magnifica conferenza e con proiezioni luminose interessantissime tutta la Comunità dell'Oratorio, che il 6 febbraio quasi a compimento e a corona di questi primi festeggia menti assistette con diletto intimo e salutare alla rappresentazione teatrale Il Giglio di Mantova (1).

li Prof. Angelo Burlando salesiano sa bene presentare nelle sue lotte e nei suoi trionfi la grande figura del Santo di Gonzaga.

Caldo e fervido successo di colto pubblico e di folla giovanile entusiasta edificata da quella eroica religiosità che ci trasporta insensibilmente nello spirito e nella forma dell'ambiente storico come fu vissuto da Luigi Gonzaga.

Così da quest'aiuola prima di Don Bosco, ove sbocciarono fiori di purezza emuli del più santo dei giovani, si diffonde ancora quella fragranza di poesia e di amore che all'anima apprende profonda nostalgia della più grande e santa giovinezza.

In tutte queste indimenticabili manifestazioni a S. Luigi fu più volte cantato il nuovo inno del M° Cav. Dogliani, di ottimo effetto, di facile esecuzione e di evidente opportunità specialmente in queste feste Centenarie.

(1) ANGELO BURLANDO: Il Giglio di Mantova, tre atti. - Torino, Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174 - L 3,50.

Questo nuovo lavoro, che per la semplicità della struttura, la esiguiià dei mezzi scenici richiesti per la esecuzione, il ristretto numero dei personaggi, la relativa facilità di interpretazione, in quest'anno aloisiano potrà esser scelto e rappresentato dalla quasi totalità dei nostri teatrini di seminari, collegi, oratori, circoli, associazioni, ecc.

La figura di Luigi, fedelmente posta, nel suo ambiente storico, vi è così bellamente ritratta nelle sue lotte per seguire la chiamata di Dio, che spicca luminosa in una aureola di santità tale da avvincere e profondamente commuovere. L'Angelo di Castiglione, che Don Bosco ha dato come protettore principale de' suoi giovani e che la Chiesa addita come fulgidissimo esempio di candore e di santità, farà un grandissimo bene anche veduto alla luce dei nostri palcoscenici, suscitando in tante anime intensi desideri di seguirlo nella pratica della virtù e potrà fors'anche decidere qualche vocazione missionaria.

Primo Oratorio festivo di Don Bosco.

La festa di S. Francesco di Sales, Patrono dell'Oratorio, fu solennizzata anche quest'anno colla tradizionale caratteristica delle feste salesiane: un numero imponentissimo di giovani che s'accostò alla S. Comunione, e stipò la storica chiesetta in quattro funzioni distinte allietate dal suono e dai canti delle « scholae » di musica orchestrale e corale.

Merita un cenno particolare la prima assemblea generale del Comitato Dame Patronesse dell'Oratorio, presieduta dal Rev.mo Signor Don Rinaldi e da Don Trione. Le dame patronesse sono le mamme dell'Oratorio, che assistono e coadiuvano il Direttore in tante cose, ma specialmente nel trovare per l'Albero di Natale, duecento pacchi d'indumenti lana da darsi ai giovani più poveri; nell'allestimento dei banchi di beneficenza; nel provvedere medaglie, nastri, cioccolatte e passeggiata ai cento e più bimbi che ogni anno sono ammessi alla prima Comunione, nel cercare medaglie e coppe per tornei e gare calcistiche e ginnastiche; ecc. ecc.

Il signor Don Rinaldi, dopo aver benedetto un apposito artistico distintivo, e consegnato a ognuna il regolamentino stampato, si compiacque del lavoro compiuto e le esortò a continuare in un'opera che fu la prima e la più cara al Ven. Don Bosco.

Fu pure in detto giorno che, ubbidendo al desiderio espresso dal sig. Don Rinàldi in una sua circolare, la Filodrammatica dell'Unione Ex-Allievi (una delle migliori fra le quattro dell'Oratorio) decise di rappresentare essa per la prima volta in omaggio al Centenario Aloisiano il nuovo lavoro del salesiano Prof. Burlando, come già aveva fatto la Filodrammatica sorella

Don Bosco » con La vittoria di S. Luigi.

Ora l'altra Filodrammatica « Auxilium » (la prima delle quattro suaccennate) sta preparando per la prossima quaresima l'intera Trilogia del Calvario » del salesiano Don Ulcelli.

Al primo Oratorio festivo di Don Bosco, a questo mirabile vivaio di pure giovinezze, l'augurio di continuare sempre così nello spirito del suo santo Fondatore.

Istituto Internazionale "Don Bosco".

Domenica 30 gennaio fu scelta a ricordare il Ven. Fondatore, con semplice ma bella commemorazione, a cui intervennero, oltre gli alunni dell' Istituto, molte distinte persone del rione, che celebravano nel giorno stesso nella cappella dell'oratorio festivo salesiano, adibita per uso del pubblico, la festa di S. Francesco di Sales, e fu particolarmente onorata dalla presenza delle distinte personalità dei consoli di varie nazioni; furono rappresentate le Repubbliche dell'Argentina, del Cile, del Brasile, dell'Uruguay, del Paraguay, della Svizzera, della CecoSlovacchia, mentre altri mandarono la loro adesione, come i Consoli degli Stati Uniti dell'America del Nord, del Perù e della Colombia.

La commemorazione, preceduta da un canto di un salmo del Marcello, nobile ed alta, fu tenuta dall'illustre Comm. Avv. Carlo Barberis la cui parola ricordante che l'opera di Don Bosco è credere, amare e operare, fu un inno alato al Ven. Fondatore ed una calda esortazione agli alunni convenuti da tante diverse nazioni a continuare a educarsi nello spirito di Don Bosco per poter a suo tempo imitarne e riprodurne le sante imprese. L'oratore fu ripetutamente interrotto ed alla fine applauditissimo.

Conferenza ai Cooperatori Salesiani nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista.

Secondo il consueto, la Conferenza annuale di S. Francesco di Sales ai Cooperatori Salesiani in Torino si tenne anche quest'anno il giorno della Purificazione di Maria SS. mercoledì 2 febbraio nell'artistica Chiesa Salesiana di S. Giovanni Evangelista, con l'intervento del Rev.mo sig, Don Filippo Rinaldi, del Comitato

Centrale delle Patronesse delle Opere del Ven. Don Bosco e di gran numero di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

Dopo breve lettura e canto di un Mottetto, salì il pergamo il conferenziere Sac. Prof. Don Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole Salesiane.

Salutati i convenuti, l'esimio oratore prese lo spunto dal Cinquantenario della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani per farne la storia dalle umilissime origini all'attuale suo consolante sviluppo. Chi furono i primi Cooperatori di Don Bosco? I suoi compaesani, i suoi amici, i suoi giovani. Chi furono le prime cooperatrici? Mamma Margherita e le buone donne che con essa portavano come potevano le loro cure ai primi orfanelli dell'Oratorio. Questo il germe, il nucleo di quella provvidenziale istituzione che, avuto definitivamente un corpo e uno statuto, doveva grandemente svilupparsi e divenire il più valido presidio dell'Opera Salesiana.

I risultati ottenuti in cinquant'anni di vita dell'Unione ormai universale dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane devono confortare tutti gli ascritti a lavorare con fede e fervore all'attuazione di quel grandioso Programma che il Ven. Don Bosco accettò generosamente per sè e per i suoi figli e con altissime mire di bene comune, volle pure raccomandare alle forze vive e inesauribili della pubblica carità.

All'uscita dalla sacra funzione molti Cooperatori e Cooperatrici circondarono il Rev.mo sig. Don Rinaldi per ossequiarlo e udirne la paterna parola e consegnargli l'obolo della loro carità, come soleva farsi con il Ven. D. Bosco.

ROMA. Feste aloisiane all'Ospizio Sacro Cuore.

Quantunque i Salesiani di Roma già avessero chiuso, con la solennissima commemorazione Aloisiana dell' 11 luglio, le feste centenarie della canonizzazione del giovane principe di Castiglione, tuttavia han voluto partecipare ancora alle grandi funzioni svoltesi nella chiesa di S. Ignazio, che, come ognuno sa, accoglie le venerate spoglie dell'angelico Giovane.

E il giorno 29 dicembre, giorno stabilito per l'omaggio della gioventù romana a S. Luigi, tutti gli alunni studenti, in divisa, si recarono alle ore 10,3o al tempio. Ad essi. era stata affidata l'esecuzione degli inni e canti sacri, motivo per cui fu loro assegnato il posto speciale innanzi all'altare maggiore, fra le due cantorie. Sedeva all'organo il nostro M° D. Antolisei, autore dell'inno a S. Luigi musicato su parole di Rosa Vagnozzi.

L'esecuzione corale fu di piena e generale soddisfazione. Dopo brevi e infervorate parole d'un valente oratore Gesuita, un giovane lesse ad alta voce la solenne promessa a S. Luigi, promessa che fu ripetuta parola per parola da tutti i giovani presenti in numero d'oltre tremila.

Tutti quindi sfilarono innanzi alla tomba del Santo Giovane e ricevettero in dono una bella vita illustrata di S. Luigi.

Fu una funzione breve a un tempo e cara che lasciò in tutti la più dolce impressione e, quel che più conta, il desiderio e il proposito d'imitare le eccelse virtù dell'eroico e santo giovane.

L'Arcivescovo di Torino all'Ospizio dei Sacro Cuore.

La domenica 26 dello scorso dicembre, l'Ospizio salesiano del Sacro Cuore di Gesù ebbe l'onore d'una graditissima visita dell'Eminentissimo Card. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino, il quale dal S. Padre Pio XI, nell'ultimo concistoro del 20 dicembre, era stato elevato alla dignità cardinalizia.

È troppo noto a tutti lo zelo indefesso ed illuminato del Neo-Cardinale, la sua simpatia e predilezione per l'opera salesiana, perchè occorra darne qui, sia pure fuggevolmente, un cenno.

Sua Eminenza giunse all'Ospizio alle sette del mattino, fu ossequiato dal Sig. Ispettore D. Simonetti, dal Direttore, dal Parroco, ed accompagnato nella Basilica per celebrarvi la S. Messa.

Tutti i giovani ebbero il piacere di ricevere dalle sue mani la S. Comunione.

Dopo la bella funzione, uscendo dalla sacristia, il Neo-Cardinale fu fatto segno ad una calorosa dimostrazione di simpatia e d'affetto da parte degli alunni dell'Ospizio, schierati in due grandi file sotto i portici.

Un giovane di quinta ginnasiale lesse a nome di tutti un breve indirizzo di saluto, cui Sua Eminenza rispose con brevi ma efficaci parole di ringraziamento e d'augurio.

Poco dopo, ossequiato da tutti i superiori, Sua Eminenza lasciava l'Ospizio.

BORGO S. MARTINO (Alessandria). Collegio S. Carlo.

In occasione della festa dell'Epifania i soci del circolo Don Bosco, assecondando una viva esortazione del Direttore prendevano la cristiana e generosa iniziativa di una larga propaganda per la conoscenza e la diffusione del Vangelo in ossequio ai deliberati del Congresso di Milano.

I soci, compresi dell'importanza dell'opera, fecero precedere alla festa un triduo terminato con un discorso del Prof. D. Perissinotto sull'origine dei Vangeli, sui Codici e sulla versione della vulgata.

Nel giorno della festa il Prof. D. Teissedre illustrò brevemente i quattro Evangeli e spiegò la funzione liturgica della Traditio Evangelii come si faceva nei primi tempi della Chiesa, dopo la quale il Direttore Dr. D. Emanuel distribuì agli alunni del Ginnasio il testo latino del Vangelo da leggersi e commentarsi in tutte le classi in un'ora di ogni settimana.

Agli alunni delle scuole elementari fu distribuito il Vangelo nella versione italiana.

I giovani del Circolo si sono proposti di curare la diffusione del Vangelo nelle proprie famiglie ed al proprio paese. A questo scopo terranno adunanze e pubblicheranno articoli sui giornali.

Facciamo voti che questa santa iniziativa, la quale risponde alla volontà del Papa ed ai deliberati dei Congressi di Bologna e di Milano, sia presto seguita dagli alunni dei collegi, degli oratori festivi e dai Circoli Cattolici.

NOVARA. Alla onorificenza alle Scuole Professionali Salesiane.

All'Esposizione Agricola Industriale di Novara, che riuscì, l'anno passato, nel suo insieme così grandiosa da superare tutte le comuni aspettative, le scuole professionali salesiane della città si presentarono, non ostante serie difficoltà, al giudizio della Commissione Tecnica dell'Esposizione e trionfarono, guadagnando la medaglia d'oro di 1° grado con diploma.

L'alta onorificenza, premio ben meritato all'opera costante e intelligente del personale dirigente e insegnante, nonchè alla corrispondenza fattiva degli allievi, sarà di continuo incoraggiamento a perfezionare i laboratori così bene avviati, a sostenerli con la pubblica carità per estendere sempre di più il bene a tanti poveri giovanetti bisognosi d'aiuti materiali e morali.

CHIARI. Il nuovo noviziato Salesiano.

La divisione delle Ispettorie Salesiane, richiesta dal continuo moltiplicarsi delle Opere di Don Bosco, e il numero consolante delle vocazioni salesiane, resero necessario trovare una nuova più ampia sede al Noviziato Salesiano della nuova Ispettoria Lombardo-Emiliana.

E la Vergine Ausiliatrice conduceva i figli di Don Bosco a Chiari, una ridente cittadina della provincia di Brescia, ove per bontà di Mons. D. Menna, Vic. Gen. della Diocesi di Brescia, si apriva il nuovo Noviziato in una Abbazia lasciata pochi anni prima dai PP. Benedettini, circondata da vasti e fertili terreni, allietata da bellissimi giardini.

L'inaugurazione solenne, fatta il 18 novembre u. s., era allietata dalla presenza del Venerato Successore di Don Bosco, il Signor D. Rinaldi, che in quello stesso giorno impose l'abito religioso a quaranta nuovi figli della Famiglia Salesiana. Attorno al venerato Superiore, si raccolsero poi in quel giorno tutte le Autorità ecclesiastiche e civili della città di Chiari, manifestando così la propria soddisfazione per avere ospitato i figli di Don Bosco.

I nostri buoni benefattori che godono con noi del rigoglioso espandersi delle opere salesiane, ci aiuteranno certo con le loro preghiere, con la loro bontà alla sistemazione del nostro nuovo e bel Noviziato.

PERUGIA.

S. E. Mons. Rosa, Arcivescovo di Perugia all'Istituto Salesiano.

Al simpatico trattenimento natalizio tenutosi nell'Istituto Salesiano si degnò prender parte anche Mons. Arcivescovo, passando, come ebbe a dire un'ora di schietto godimento fra quei cari ragazzi in festa.

Mons. Rosa tenne anche un breve discorso applauditissimo a chiusa del trattenimento.

Dall'opera di bene che quotidianamente vanno svolgendo i benemeriti figli di Don Bosco, trasse motivo per tributar loro, a nome proprio e della cittadinanza intera, le espressioni della più viva riconoscenza, e per invitare tutte le famiglie, specialmente quelle del popoloso rione a far frequentare l'Istituto salesiano dai proprii bambini, per esservi educati, e la cittadinanza ad aiutare nel miglior modo e moralmente e materialmente il provvidenziale Istituto.

Il Signore faccia che gl'inviti del Venerat.mo Pastore abbiano ad avere la migliore conferma.

STRADA CASENTINO (Arezzo). Nuovo Istituto Salesiano.

Il magnifico collegio di Strada, diretto con tanto zelo e competenza per oltre un cinquantennio dai RR. PP. della Compagnia di Gesù, venne col nuovo anno scolastico 1926-1927 assunto dai Salesiani del Venerabile Don Bosco, per istituirvi un Piccolo Seminario, sotto la celeste protezione di Maria SS. Ausiliatrice.

Unico scopo di questo nuovo indirizzo che viene dato al collegio, è quello di promuovere e coltivare le vocazioni allo stato ecclesiastico o religioso in quei giovani che dimostrassero una seria tendenza a tale stato di vita e che dessero sicuri indizi di essere da Dio chiamati.

Nel novembre scorso ebbe luogo, per mano del Superiore Generale Don Rinaldi, la commovente cerimonia della vestizione chiericale di un primo gruppo di giovani salesiani, che nell'istituto si preparano alla vita apostolica in patria e nelle missioni estere.

TRENTO. Sua Altezza il Principe Vescovo all'Istituto Salesiano.

Scrive « Vita Tridentina»: La sera del z gennaio resterà memoranda negli annali dell'Istituto. Per la visita dell'Ecc.mo Presule alla nuova scuola degli allievi Missionari questi prepararono un ricevimento tutto nuovo e che fu graditissimo all'amato Pastore. Il 1° gennaio fu per l'Istituto giornata Eucaristica. La sera del 2 gennaio, Sua Altezza Rev.ma giunse all'Istituto, dove impartì la benedizione col Santissimo. Usciti di Cappella gli allievi entrarono nel teatrino preparato non per uno spettacolo drammatico, ma ridotto a sala per un congressino eucaristico. L'amato Vescovo fu ricevuto da un fragoroso battimani seguito dal canto della Salutatio composta per l'occasione.

Il Presidente del Congresso, lo studente Dionigi Brambilìa, rivolse all'illustre Pastore appropriate parole di ringraziamento per avere accettato l'invito a presiedere il Congressino.

Poscia i Congressisti, si disposero a trattare i loro argomenti.

La disputa si svolse accalorata e interessante fra frequenti battimani e sempre con edificazione di tutti.

Sua Altezza alla fine si disse ben lieto d'essere stato presente a questo spettacolo nuovo per giovanetti che in Trento trattavano tra loro proprio quell'argomento per cui va tanto glorioso il Concilio Tridentino, e rinnovando le raccomandazioni per la Comunione frequente condannava quei rigoristi dai quali la Comunione era predicata come premio alla virtù, e non come mezzo per conseguirla.

La serata edificantissima fu chiusa dalla benedizione Episcopale e da un trionfale accompagnamento in Episcopio fatto entusiasticamente dai duecento alunni dell' Istituto.

LEGNAGO. Collegio Salesiano S. Davide.

Per assecondare il desiderio dei Superiori, che è quello del Santo Padre, anche il piccolo Collegio di Legnago ha voluto celebrare convenientemente il Centenario Aloisiano. I giovani furono preparati alla Festa con una serie di sermoncini trattanti il tema: « Don Bosco e la divozione a S. Luigi Gonzaga », come dal libretto in proposito stampato a Roma. Fu fatto precedere un triduo di predicazione. Fu una giornata memoranda e per lo splendore delle sacre funzioni e l'entusiasmo generale portato dai giovani per cantare le glorie del loro santo protettore.

Pio XI ai Salesiani di Puerto S. Julian (Patagonia).

Augusto incoraggiamento.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ N. 585 78

Dal Vaticano, 22 Dicembre 192é

Rev.mo Signore,

L'opera di assistenza giovanile di cui la S. V. Rev.ma va alacremente occupandosi in codesta remota porzione della mistica vigna, non può non meritare i paterni incoraggiamenti del Vicario di Gesù Cristo, il cui cuore è aperto con particolar simpatia ad ogni attività missionaria.

Pertanto il Santo Padre benevolmente benedice la scuola, la squadra ginnastica, i piccoli aspiranti, le opere tutte a cui Ella si dedica costì nel nome e per la gloria del Signore. E mentre non dubita che dalle sue fatiche e dai suoi quotidiani sacrifici Ella non cesserà di cogliere frutti consolanti destinati a compensarla ad usura dei suoi apostolici sudori, invoca su lei l'abbondanza delle divine ricompense, e Le invia di cuore, come pegno di benevolenza e auspicio di spirituale prosperità, la Sua speciale Benedizione.

Con sensi di ben distinta e sincera stima ho il piacere di professarmi della S. V. Rev.ma

aff.mo nel Signore. P. C. GASPARRI.

Rev. FORTUNATO GIACOMuZZi Collegio Mons. Fagnano PUERTO SAN JULIAN.

BETLEMME (Palestina).

Lord Plumer, Governatore di Palestina e il Maresciallo Cadorna all'Orfanotrofio Cattolico.

Ci scrivono:

Alla fine, dell'ottobre scorso Lord Plumer, la prima Autorità Britannica in Palestina, con la sua gentile consorte, passava sorridente e paterno tra i nostri cari orfanelli un'ora e mezzo. Visitava le scuole e i laboratori rimanendovi altamente ammirato di quanto i Salesiani fanno a vantaggio di tanta gioventù palestinese povera ed abbandonata.

La musica fu da lui ammirata ed applaudita.

Intese con viva compiacenza i due indirizzi, uno in inglese e l'altro in arabo, che gli vennero letti. Partendo disse: - « Contate su di me! voi fate davvero tanto bene, meritate tutto il mio appoggio ».

E la prima volta che il Governatore della Palestina visita il nostro orfanotrofio.

Il Maresciallo Luigi Cadorna, giunse tra noi nel pomeriggio del 17 novembre, accompagnato dal Comm. D. Rubino. La banda lo accolse al suono della Marcia Reale.

Visibilmente commosso, ascoltò due componimenti: uno letto da un bambino in rappresentanza di tutti gli orfanelli della Casa, e l'altro da un Confratello.

Rispose con accento paterno, dicendosi fiero di trovarsi in mezzo ai figli del grande Don Bosco nella cittadina di Betlemme.

Sull'Album dei Visitatori, scrisse queste precise parole: Ammiro a Betlemme, come in ogni altro luogo, l'opera altamente civile, patriottica e religiosa dei seguaci di quel grande Educatore della Gioventù D. Bosco.

Maresciallo L. CADORNA.

BEITGEMAL (Palestina). Nozze d'oro.

Il 19 marzo prossimo segnerà per i Salesiani di Palestina una data memoranda, perchè in quel giorno, a Dio piacendo, celebrerà le sue NOZZE D'ORO il venerato D. Bianchi Eugenio già prescelto dallo stesso Ven. Padre Don Bosco al delicato ufficio di Maestro dei Novizi, che per tanti anni assolse con generale ammirazione.

Un Comitato stabilitosi per festeggiare degnamente il fausto avvenimento ha pensato ad un regalo che tornerà graditissimo al venerando festeggiato.

Il Bollettino Salesiano, a nome di tutti gli amici e beneficati, invia cordiali auguri e fa caldi voti pel Venerando e degno figlio di D. Bosco.

TRELEW (Argentina-Chubut). Una cattiva notizia.

La Chiesa e l' Istituto Salesiano di Trelew sono andati recentemente distrutti da un furioso incendio. Dopo tanto lavoro, che costò la costruzione di quella casa, in poche ore i Salesiani si trovarono senza « risorse » in mezzo a una strada! Quest'annuncio, che ci è arrivato dal Boletin informativo dell'Opera di Don Bosco in Argentina (Nov. 24-1926), mentre ci riempie l'anima di tristezza, ci anima a confidare che i Benefattori delle Missioni Salesiane verranno incontro, con i loro aiuti, ai Superiori Maggiori, i quali debbono pensare e provvedere in simili critiche circostanze a mantenere in vita le opere così gravemente colpite e danneggiate.

NECROLOGIO

Comm. Cap. Cesare Barboro.

Questo nostro buon amico e cooperatore salesiano terminava la sua operosa e benefica esistenza in Genova nel settembre u. s. in età di 76 anni.

Fu uomo di grande probità e di una correttezza senza pari.

Grande benefattore dell'Opera di Don Bosco, godette della stima e dell'affetto dei Venerati Don Rua e Don Albera.

Le case di Costantinopoli e di Sampierdarena l'ebbero benefattore ed amico affezionato. Una benevolenza tutta paterna ebbe pure per l'Albergo dei Fanciulli « Umberto 1 », di Genova diretto dalle Figlie di M. Ausiliatrice.

Alla desolata consorte, Italia Barboro, le nostre più sentite condoglianze e l'assicurazione di preci per il diletto estinto.

Don Ettore Rampone.

Spirava nel bacio del Signore il 12 novembre scorso dopo brevissima malattia in età di 63 anni.

Prevosto e Vicario Foraneo di Mombercelli, fu parroco per ben 34 anni.

Era zelante Decurione dei Cooperatori Salesiani e per Don Bosco aveva un affetto speciale. A tutti i congiunti l'espressione delle più sentite condoglianze.

Mons. Gius. Scatti, Vescovo di Savona.

Grande ammiratore delle Opere del Ven. Don Bosco diede molte prove della sua paterna benevolenza verso le nostre case di Savona e di Varazze.

Il cuore del venerando Estinto era tutto pei giovani pei quali alimentò palpiti paterni di tenerezza. Dall'occhio suo, vivace e penetrante pur negli anni della vecchiezza, effuse su di essi il fascino della sua personalità dolce ed austera, che incitava al sacrifizio, irrobustiva nelle avversità, elevava dalle dure realtà della vita alle delizie del dovere sentito e compiuto cristianamente.

Cav. Uff. Sebastiano Lapecorella.

Fu tra i primi e più costanti benefattori dell'Opera Salesiana di Bari.

Mancò improvvisamente il 12 novembre u. s.

Ai parenti, che ne piangono la perdita, le nostre più sentite condoglianze e l'assicurazione dei nostri suffragi.

Pietro Consigli.

Cooperatore Salesiano e cristiano d'antico stampo e di profonda fede fu sposo e padre modello.

Spirò, nella veneranda età di 83 anni, all'alba del 9 ottobre scorso, lasciando in eredità ai figli nel suo spirituale testamento preziosi insegnamenti di fede, d'amore e di pace.

Sac. Alberto Santacatterina.

Decedeva in Schio il 7 novembre u. s. dopo breve malattia, munito dei conforti religiosi.

Sacerdote zelante e pio predilesse l'Oratorio di Schio in modo tutto speciale, vivendone la vita e prodigando la propria attività nell'istruzione catechistica e specialmente nel ministero delle confessioni.

1 Salesiani di Schio ebbero in Lui un cooperatore ed un amico sincero e affezionato, la cui bontà sperimentarono in modo particolare nel periodo bellico.

Vivissime condoglianze ai parenti ed in modo speciale al fratello Cav. Uff. Rag. Alessandro.

Maria Lamberti.

Donna di molta pietà, fu per circa vent'anni Priora della Chiesa Parrocchiale di Maria Ausiliatrice, ai Piani di Vallecrosia (Bordighera-Torrione) dove chiuse santamente la sua vita. La pia signora, ebbe il conforto di vedersi seguita, nel suo apostolato di bene, dal figliuolo ex-allievo di Don Bosco, amico e benefattore dell'Opera Salesiana.

Maria Lamberti sopportò con esemplare rassegnazione la sua lunga infermità. Munita di tutti i conforti religiosi lasciava la terra per il' cielo nel solenne giorno dell'Immacolata Concezione. Pace all'anima sua.

Preghiamo anche per:

ALBERTI Attilio, † Cremona.

ALESSANDRIA Luigi, t Narzole (Cuneo) BADANELLI Filomena, † Armeno (Novara). BELiNGHERt Alberto, l Colere (Bergamo). BELLIA Comm. Celestino, † Torino.

BENSi Luigia in NEGRO, + Vaglio Serra .(Alessandria). BERTONE Don Giovanni, + Terranuova (Alessandria). BOCCHETTI Giuseppina, t Trucchi (Cuneo). BONAVITE Elle ULIVI, † Ravenna.

BoRGHINI Mons. Adamo, t S. Severino Marche (Macerata). BozoN Don Erasmo; j Aymavilles (Torino). BRuNi Don Giacinto, 1 Capolona (Arezzo). BRusco Vincenzo, "r Alice Belcolle (Alessandria). CANETTA Francesco, † Trecate (Novara). CARIGNANO Agnese, t Rivalta Torinese (Torino). CASNATI Eugenia, † Como.

CASONI Don Giuseppe, "t" Castelvecchio (Modena). CIRio Angela, t Calamandrana (Alessandria). COLOMBA Teresa, † Baldissero (Cuneo). CONSIGLI Pietro, † Berceto (Parma). CONTI Arturo, t Musellaro (Chieti). CORRADO Giovanni, † Cassino (Cuneo).

COSENTINO Adele, † Villarosa (Caltanissetta).

CRAVIO RAINERI Salvatore, † Calatabiano (Catania). CRoce Angela, † Asti (Alessandria). CRUCIANI Silvia, t Monterubiaglio (Perugia). DALLA VALLE March. Luigi, † Torino. DE FRANCESCO Pancrazio, † Taormina (Messina). DEL PIERO Don Agostino, † Porcia (Udine).

DE MATTIA Maria V.da NOVELLI, † Prata di Pordenone. FASANI Memoranda, † Bagnolo Mella (Brescia). FAVETO Antonio, † Genova.

FASOLA Rina, t Maggiora (Novara).

FAVRE Don Giuseppe, i" Chambave (Torino).

FERRANDO GIACOSA Giovanni, í" Virle Piemonte (Torino). FERRANDO Ludovico, t Virle Piemonte (Torino). FRACCHIA Don Luigi, † Levice (Cuneo). FRANCO Giovanni, † Torino. Fusi Mons. Carlo, 'r Torino. GALLI Suor M. Pia, † Como. GALLO Candida, † Torino.

GAMBINO Tomaso, † Chieri (Torino).

GANDOLEO Brigida V.da ROMANO, † Vita (Trapani). GAUTHIER Maddalena, † Cassino (Cuneo).

GHIO Rosa V.da Loeno, † Pila sul Grumolo (Genova). GIACHINO Prof. Alberto, † Voltri (Genova). GIANELLI CORRADI Cesira, t Roccabianca (Parma). GINI Rag. Elio, † Acquapendente (Roma). GIRIODI Maddalena, † Costigliole di Saluzzo (Cuneo). GNAVI Leonardo, T Caluso (Torino). GRANITO Giuseppina, t Roma. ISOLA Mons. Francesco, † Montenars (Udine). MARGUTTI Giovanni, "r Rovigo. MARZIANI Francesco, † Taormina (Messina). MIGLIETTA GAIA Orsola, 1 Torino. MILANI Maria, t Falmenta (Novara). MILANO Giulia, † Pasturana (Alessandria). MOLINARO Albina, † Crescentino (Novara). MONTAGNA Elisa, † Vicenza.

NoMis Cssa. Lidia di Pollone, † Campiglione (Torino). ODASSo Giuseppe, † Torino. PEZZOLI Carolina, r Calcinate (Bergamo). PICCININ Costanzo, † Orcenigo Superiore (Udine). PICCIONE Francesco, † Sezzadio (Alessandria). PINNAVAIA Salvatore, † Caltanissetta. Pozzi Don Attilio, † Como. PUGNO Bernardo, t Romano Canav. (Torino). QuIsTINI Teresa, TELINI, "r Gorno (Bergamo). RAMPONE Don Ettore, † Mombercelli (Alessandria). RICCARDI Artemia, † Caltabiano (Parma). RICCARDI Don Enrico, † Costa Masnaga (Como). RIVIERA M. Francesca, t Calliano Monferrato (Alessandria). SARDI Giuseppe, 1 Sezzadio Alessandria). SARRA Liborio, † Musellaro (Chieti . SCARZELLO Giovanni, t Narzole Cuneo). SCOTTI Giulia V.da GAVICLIO, † Como. SILLANO Maddalena, † Occimiano Alessandria\\. SOLIMANO Maria V.da Puccio, † Chiavari Genova). TAMAGNONE Teresa, † Torino. THOMMASSET D. Giulio, j Villeneuve vAosta . TOMASELLI Enrico, "i" MonteFelcino Pesaro=Urbino`. TORRIELLI Catterina V.da CHIAPPORI, † Ovada Alessandr.). TuTINO De MARIA Elisabetta, † Trapani. VASSALLO Teresa, † Roccagrimalda Alessandria . VILLELLA Raffaele di Antonio, † Confienti Catanzaro). ZAFFARO OPOCHER Vittoria, † Vittorio Veneto Treviso). ZAMPIERI Don Giuseppe, i Buttapietra Verona .