BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Aprile 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, APRILE 1923   NUMERO 4.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Il Servo di Dio Don Michele Rua. - Il sig. Don Rinaldi in Sicilia. - Enciclica di Papa Pio XI per il trecentenario dalla morte di S. Francesco di Sales. - Lo spirito di S. Francesco di Sales e Don Bosco. - Cooperazione Salesiana. - Le Missioni Salesiane: I Missionari dell'Australia e dell'Assam. - Irriducibili i Kivari?! - Una pagina di sangue tra i Kivari dell'Equatore. - Dalle Missioni della Terra del Fuoco. - Nell'Assam durante le vacanze del Puja. - Dove trionfa l'amore di Gesù Cristo! - Episodi missionari: « Ammàzzami, ma non lo sposo! ». - Opera Pontificia di soccorso in Russia. - Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Azione Salesiana. - Corrispondenze dall'Italia e dall'Estero. - Necrologio.

IL SERVO DI DIO DON MICHELE RUA

Successore del Ven. Don Bosco

(n. a Torino il 9 giugno 1837 - m. il 6 aprile 1910).

Il nome di Don Michele Rua, del primo tra i primi discepoli di Don Bosco per anzianità, affetto e fervore d'imitazione, è già indissolubilmente legato a quello del Venerabile; e, in giorno non lontano, anche la sua figura, splenderà, come quella del Fondatore, nella medesima apoteosi. Degno di stare a lato di Don Bosco in vita, Don Rua gli sta, degnamente, a fianco, anche nella storia.

Il primo incontro di queste due anime, egualmente vissute nel più intimo amor di Dio e nel più attivo amor del prossimo, avvenne nel 1845: quando l'Apostolo della gioventù contava trent'anni e il suo futuro aiutante solo otto, e, per amabile disposizione della Divina Provvidenza, proprio nei giorni, in cui questi piangeva ancora la morte del padre. Cuor buono e affettuosissimo, il povero orfano riconobbe subito nel giovane sacerdote il suo secondo padre, e così profonda glie ne restò nell'anima la dolce e cara immagine, che sentì il bisogno di rivederla frequentemente, e ben presto ebbe questo suo desiderio ampliamente soddisfatto, provandone in cuore, insieme con un aumento di affetto, la più intima venerazione per il santo ministro di Dio, cui volle affidata, con illuminata fiducia, la direzione dell'anima sua.

Anche Don Bosco restò colpito in vista del fanciullo, perchè riconobbe in lui quel suo fido aiutante, che più volte aveva visto nelle meravigliose visioni che gli venivano ripetutamente svelando l'avvenire dell'opera iniziata; tanto è vero che, sebbene in termini non compresi dal fanciullo, ebbe fin d'allora a ripetergli che un giorno avrebbero condiviso tutto il lavoro che egli aveva tra mano.

La vita di Michele Rua fu tutta consacrata a Don Bosco. A 13 anni, non appena ebbe compiuto il corso superiore delle Classi Elementari presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, anzichè impiegarsi alla R. Fucina delle Canne, come i fratelli, si affidò subito alla direzione del Venerabile, che lo iniziò allo studio del latino per avviarlo al sacerdozio. Era l'agosto del 185o, e il giovinetto, fin da quell'estate, cominciò a trascorrere i giorni interi all'Oratorio, traendo dalla convivenza con Don Bosco quell'alto fervore di perfezione, che, acceso ad un semplice richiamo, crebbe quotidianamente e si fece e si mantenne gigante.

E tutti ammiravano la virtù del giovinetto. I compagni lo dicevano santo come Don Bosco, e Don Bosco stesso ne andava così pieno di ammirazione, che non aveva parole per ringraziarne Iddio; ed a quindici anni, benchè umile studente di ginnasio, volle che vestisse l'abito chiericale e si fermasse anche a dormire nell'Oratorio, per riceverne tutto il prezioso aiuto che poteva già dargli. Michele, infatti, era, fin d'allora, un abile e zelante catechista dei piccoli, e l'intelligente e fido segretario di Don Bosco; aveva compreso così intimamente tutta la grandezza della missione di quest'Uomo di Dio ed era così ammirato dello splendore della sua santità, che, studiandolo di continuo coll'attenzione del più devoto discepolo, mentre veniva riponendo nel cuore quanto vedeva di meraviglioso, era naturalmente spinto a ricopiarne le virtù e ad assimilarsene lo spirito, provando che « gli faceva maggior bene l'osservare Don Bosco nelle azioni più piccole, che leggere e meditare qualsiasi libro devoto ».

E ben presto anche i disegni della Divina Provvidenza cominciarono a maturarsi. Il 25 marzo 1855, studente del secondo anno di filosofia, il giovane Servo di Dio, nell'intimità di un'umile stanzetta, si prostrava ai piedi di Don Bosco per emettere nelle sue mani i voti temporanei di povertà, castità ed obbedienza. Nell'agosto del 186o, non appena ordinato sacerdote, nell'abbondanza dell'interna letizia, ripeteva pubblicamente il proposito di consacrare tutta la vita alla nuova opera suscitata da Dio per l'educazione della gioventù. E nel 1862, a capo di un numeroso drappello di imitatori, si curvava nuovamente innanzi a Don Bosco, per ripetere formalmente le promesse religiose nell'incipiente Società Salesiana, finche l'anno appresso, a 26 anni, si staccava per il primo dall'Oratorio, per iniziare, a Mirabello Monferrato, la serie delle nuove fondazioni Salesiane, guadagnandosi dai confratelli destinati a coadiuvarlo, la stessa stima e la stessa fiducia che godeva Don Bosco: « Don Rua, era voce di tutti, è a Mirabello, ciò che è Don Bosco all'Oratorio ».

Due anni dopo, il bisogno di averlo al fianco nel moltiplicarsi delle opere che da lui voleva il Signore, costrinse Don Bosco a richiamarlo a Torino, donde non si doveva muovere più. Era l'autunno del 1865, e il Servo, di Dio, per prima cosa, si prostrò una terza volta innanzi al Venerabile, per consacrare perpetuamente a Dio, e all'Opera Salesiana, tutti i suoi giorni e tutte le sue energie, iniziando così un nuovo periodo della sua vita, che si prolungò nella più alta dedizione per vent'anni, così nascostamente vissuti agli occhi del mondo e generosamente consacrati al Signore, che Don Bosco ebbe un giorno a rilevare: - Dicono che i Salesiani lavorano troppo e che si accorciano la vita col troppo lavoro. A me non par vero. Se c'è uno in casa che dovrebbe soccombere alla fatica e che continua a lavorar più di tutti, questi è Don Rua. - Ed altre volte, ammirando, insieme col lavoro, la perfezione dell'anima che lo produceva, la quale fin d'allora era pubblicamente indicata come destinata a succedergli, Don Bosco potè esplicitamente dichiarare: - Se Dio mi dicesse; Don Bosco, prepàrati a lasciar questo mondo, chè è vicina l'ora tua, e chiedimi per il tuo successore tutte le grazie e i doni spirituali che vorresti egli avesse, vi assicuro che non saprei che domandare, vedendo già ogni virtù in Don Rua ».

E, purtroppo, vennero anche gli ultimi giorni di Don Bosco. L'Uomo di Dio, colla fama della sua carità e della sua santità aveva riempiuta tutta la terra, e lo stesso Leone XIII, preoccupato per la sua salute, dopo avergli solennemente dichiarato che omai la sua vita apparteneva anche alla Chiesa, lo invitava a scegliersi uno dei suoi figli, che non avesse altro ufficio fuor di quello di coadiuvarlo e di raccoglierne in pari tempo lo spirito, per tramandarlo gelosamente ai venturi. Don Bosco, riconoscente al grande Pontefice, non esitò a scegliere Don Rua, dicendo che questi, di fatto, era già stato fin allora il suo Vicario; che per virtù, prudenza ed esperienza era ben degno di raccogliere la sua eredità; e che la sua nomina avrebbe incontrato il pieno gradimento di tutti i Salesiani.

Così, ancor per tre anni, - gli ultimi della vita di Don Bosco - l'attivissimo Servo di Dio restò ancor più intimamente accanto al Fondatore, e con tanta umiltà e con così alta carità filiale, da far scomparire la sua persona per richiamar gli sguardi . di tutti su quella sempre più cara e veneranda del Maestro.

E lo stesso prodigio, di eroica umiltà e carità filiale, si ripetè per 22 anni ancora, cioè nell'ultimo periodo della vita del Servo di Dio, che fu certo il più laborioso e il più santo, quando Egli, raccolta la sacra eredità paterna, scelse e invariabilmente seguì per suo programma: ricopiare fedelmente Don Bosco, così da farlo rivivere tra i figli sin nelle più piccole tradizioni, in ogni atto, in ogni parola, e nello stesso modo di fare - che era pur tanto diverso dal suo - e sopra tutto nel movente e nel fine d'ogni sua piccola o grande, e pubblica o privata manifestazione.

In quegli ultimi ventidue anni, colla mente e col cuore costantemente fissi in Don Bosco, Don Rua non ebbe altro studio che di glorificare il Maestro, ricopiandolo fedelmente e predicandone a tutti la santità, convinto esser questo il mezzo migliore per mantenerne fiorenti le opere iniziate e suscitarne delle nuove. E tutto il mondo ammirò i frutti di questo nuovo miracolo d'amore nell'espansione prodigiosa dell'Opera Salesiana e nella immutata sua fedeltà allo spirito del Fondatore, e insieme nella virtù singolare dello stesso Don Rua, che giunse a rinnovare la stessa intima unione con Dio e la stessa operosità che si ammirava in Don Bosco, la stessa amabile paternità con i suoi, la stessa dolce carità con i giovinetti, lo stesso zelo ardente per la salute delle anime, la stessa tenera riconoscenza per i benefattori, la stessa fiducia nella Divina Provvidenza, la stessa devota venerazione per il Vicario di Gesù Cristo, lo stesso umile ossequio per tutte le Autorità; in breve, lo stesso incanto della sua santissima vita.

Don Michele Rua raggiunse davvero un alto grado di virtù. S'incamminò, fin da giovinetto, per le vie della perfezione sugli esempi di Don bosco, e il lungo allenamento, alimentato dalla convivenza col Venerabile, produsse una fioritura meravigliosa di opere sante. Diligente, fino all'estremo, nelle cose più minute, e tendente, per indole, all'austerità, qualora Don Bosco non l'avesse prudentemente frenato colla voce e coll'esempio, egli sarebbe divenuto una figura di santo tra i più penitenti che vanti la Chiesa. Invece volle e riuscì a vestir anche l'amabilità di Don Bosco, facendo brillare, in questo suo sforzo sublime, le doti che gli furono caratteristiche: l'umile sentire di sè, l'inflessibile fermezza nel proprio dovere, e l'ammirazione e la dedizione più generosa ad ogni direttiva di Don Bosco. Questo il segreto della santità di Don Rua: per amor di perfezione, comune a tutte le anime sante, e per la possente attrattiva, che dalla prima giovinezza alla tomba esercitò sull'anima sua l'anima di Don Bosco, rinnegò, mortificò, e modificò il proprio carattere, fino a ricopiare, in modo meraviglioso, il carattere di Don Bosco.

Grande, sotto ogni titolo, al suo fianco in vita, la sua figura appare, quindi, ancor più grande dopo la morte; e le profetiche parole di Don Bosco che il piccolo Michele avrebbe, in tutto, fatto con lui a metà, come si verificarono allora, si avverano anche oggi. Come il Maestro, anche il Discepolo, un giorno vedrà la gloria degli altari, per continuare al suo fianco quello stesso attivo apostolato, che iniziò in vita, spronando tutti, piccoli e grandi, all'amor di Dio e alla pratica della virtù, nella carità e nell'umiltà, sulle orme tracciate da Don Bosco!

Don Rua spirò santamente il 6 aprile 191o, nel nella camera attigua a quella ov'era spirato Don Bosco. I suoi funerali furono un'apoteosi. Il Card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, ebbe più volte a ripetere che se si costumava ancor proclamare i Santi a voce di popolo, egli, senza esitare, avrebbe proposto di acclamare santo Don Rua. Infatti la fama della santità del venerato Successore di Don Bosco si è già largamente diffusa e si va diffondendo sempre più, non pure in Europa, dove compì numerosi viaggi acclamato e venerato da intere popolazioni, ma anche in America e nelle altre parti del mondo; ed anche le grazie attribuite alla sua intercessione sono insigni e continue.

La sua salma riposa presso quella del Ven. Don Bosco nel Seminario Salesiano delle Missioni Estere in Valsalice, in artistico mausoleo, erettogli dalla pietà e dalla riconoscenza degli ammiratori.

L'E.mo Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, annuendo alle istanze di autorevoli ed insigni personaggi del Clero e del Laicato, fin dall'anno scorso canonicamente istituì il Tribunale Ecclesiastico per il Processo dell'Ordinario sulla santa vita, virtù e miracoli di Don Rua, in ordine alla Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Preghiamo perchè il Signore voglia affrettare la glorificazione di questo nostro secondo Padre!

Il Sig. Don Rinaldi in Sicilia.

Nei mesi scorsi il nostro amatissimo Superiore Generale sig. Don Filippo Rinaldi fu a visitare le case salesiane di Sicilia. Da Napoli, in compagnia dell'Ispettore Don Minguzzi, per mare si diresse a Palermo, e di là passò a Marsala, Trapani, Messina, Taormina, Randazzo, Catania, e in tutte le città e paesi che hanno Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed anche in qualche altra città, accolto dappertutto con entusiasmo indicibile.

Non è compito nostro il dire del bene seminato da queste visite nell'intimità dei nostri istituti, sebbene sieno state queste le consolazioni più care al cuore del degno Successore di Don Bosco.

Gli tornarono anche di grande conforto l'entusiasmo con cui si vanno sempre più stringendo attorno i nostri collegi, oratori ed istituti le schiere degli Ex-allievi, e la buona volontà mostrata dai Direttori e Decurioni e dagli stessi Cooperatori par attuare praticamente e più largamente il programma della Cooperazione Salesiana.

Parecchi - vari, imponenti - furono i convegni di Ex-allievi e di Decurioni che si svolsero al passaggio del nostro Superiore; e non poche le domande che gli si fecero per l'apertura di nuove Case Salesiane, o di Figlie di Maria Ausiliatrice, nell'isola.

Il Signore benedica tanto entusiasmo e lo renda fecondo di frutti copiosi e duraturi, come il signor Don Rinaldi ne conserverà vivo il ricordo nel cuore, implorando ogni giorno ampie benedizioni a quanti han dimostrato tanto zelo e bontà e gentilezza, per Don Bosco, per i suoi Figli, e per il loro Superiore.

ENCICLICA DEL S. PADRE PIO XI nel Trecentenario della morte di San Francesco di Sales. (*) (1622 - 28 dicembre - 1922)

Ed ora, venerabili fratelli, passiamo a dare uno sguardo al modo, onde il Sales, per sè stesso modello di santità, mostrò agli altri, nei suoi scritti, la via sicura ed agevole alla perfezione cristiana, anche in questo imitatore di Gesù Cristo, il quale cominciò ad operare e ad insegnare (1).

Gli scritti. - Il maestro di spirito.

Molte sono le opere che egli pubblicò a questo medesimo intento: ma tra esse vanno segnalati i due suoi libri più conosciuti: la Filotea e il Trattato dell'amor di Dio. Nel primo, il Sales, dopo di aver messo in chiaro quanto la durezza, che atterrisce e scoraggia nell'esercizio delle virtù, sia aliena dalla pietà genuina, benchè questa egli non dispogli della severità conveniente alla morigeratezza cristiana, si mette di proposito a dimostrare come la santità sia perfettamente conciliabile con ogni sorta di ufficio e di condizione della vita civile, e come in mezzo al mondo ciascuno possa comportarsi in modo confacente alla salvezza dell'anima sua, purchè si mantenga immune dallo spirito mondano.

Pertanto da lui apprendiamo a fare quello che tutti comunemente fanno - eccettuata, ben inteso, la colpa - ma insieme a farlo - il che non tutti usano - santamente e con l'intenzione appunto di piacere a Dio. Inoltre egli c'insegna a osservare le convenienze, da lui chiamate leggiadro ornamento delle virtù; non a distruggere la natura, ma a vincerla, e a poco a poco levarci con agevole sforzo al cielo, a guisa delle colombe, se non ci è dato il volo dell'aquila, cioè a conseguire la santità della vita per la via comune, quando non siamo chiamali ad una perfezione straordinaria.

Sempre con stile dignitoso e scorrevole, ma altresì vario per ingegnosa acutezza di pensiero e grazia di dettato, onde più accetti e di più piacevole lettura riescano i suoi insegnamenti, dopo avere esposto come dobbiamo tenerci lontani dalla colpa, combattere le male inclinazioni e scansare le cose inutili e le nocive, passa a dichiarare quali siano gli esercizi che nutrono lo spirito e quale il modo di tenere unita l'anima con Dio. Dopo di che inculca la scelta di una particolare virtù da coltivare di proposito e costantemente, sino ad averla acquistata. Indi tratta delle singolari virtù, delle decenza, dei discorsi onesti e degli scorretti, dei divertimenti leciti e dei pericolosi, della fedeltà a Dio, dei doveri dei coniugati, delle vedove e delle vergini. In fine ci ammaestra a conoscere non meno che a vincere i pericoli, le tentazioni e le attrattive dei piaceri; e come ogni anno si abbia a rinnovare e riaccendere il fervore dello spirito con i santi propositi. Dio volesse che questo libro, il più perfetto nel suo genere a giudizio dei suoi contemporanei, come fu una volta nelle mani di tutti, così ora fosse da tutti letto; allora sì che la pietà cristiana rifiorirebbe dappertutto e la Chiesa di Dio si rallegrerebbe nel vedere farsi comune tra i suoi figli la santità.

Di maggiore rilievo ed importanza è il Trattato dell'amor di Dio, nel quale il santo Dottore tratta quasi la storia dell'amore di Dio, esponendo le origini e i progressi, come altresì le ragioni onde comincia a raffreddarsi ed a languire, ed insegnando di poi il modo di esercitare e progredire in esso. E quando se ne presenta l'occasione, egli spiega con chiarezza le questioni più difficili, quali intorno alla grazia efficace, alla predestinazione, alla vocazione alla fede: e non aridamente, ma, conforme al suo ingegno fecondo e pronto, adornando la trattazione con tanta piacevolezza ed insieme soavità d'unzione, e illustrandola con tanta varietà di similitudini, di esempi e di citazioni, tolte per lo più dalla Sacra Scrittura, da sembrare che quanto egli scrive fiorisce, non meno che dalla sua mente, dal suo cuore e dalle sue più intime fibre.

I medesimi principii della vita spirituale, contenuti in questi due volumi, egli li volse a profitto delle anime e nella quotidiana cura e direzione spirituale e nelle sue mirabili Lettere. Gli stessi principii egli applicò nel governo delle Religiose della Visitazione, il quale istituto, da lui fondato, ritiene ancora fedelmente il suo spirito. Infatti tutto, per così dire, spira moderazione e soavità in questa religiosa famiglia, la quale è destinata ad accogliere le vergini, le vedove e le matrone, o deboli, o inferme, o innanzi nell'età, nelle quali le forze del corpo non sono pari al fervore dello spirito. E così non è ivi costume di lunghe vigilie o salmodie, non asprezza di penitenze e di mortificazioni, ma soltanto la osservanza di regole tanto miti ed agevoli, che tutte le religiose, anche quelle di poca salute, possono facilmente osservarle.

Senonchè siffatta agevolezza e soavità di osservanza deve essere animata da tanto fuoco di amor di Dio, che le religiose, le quali si gloriano di essere figlie del Sales, vadano segnalate nella perfetta abnegazione di sè e nella più umile obbedienza, mettendo ogni studio non alle apparenti ma alle solide virtù, ed a morire a se stesse per vivere a Dio.

E in ciò chi è che non riconosca quella singolare unione di fortezza e di soavità, quale si ammira nel Santo Fondatore?

Il polemista insuperabile.

Pur tacendo di molti scritti del Sales, dai quali Pure la sua celeste dottrina, quasi fiume d'acqua viva, irrigando il campo della Chiesa.... corse utilmente a salute del popolo di Dio (1); non possiamo non toccare del libro delle Controversie, nel quale, senza dubbio, si contiene una piena dimostrazione della fede cattolica (2). È noto, venerabili fratelli, in quali circostanze Francesco intraprendesse la missione nel Chiablese. Quando, come narra la storia, il Duca di Savoia conchiuse tregua coi Bernesi e Ginevrini sul finire dell'anno 1593, parve proprio che nulla meglio avrebbe giovato a riconciliare con la Chiesa i popoli del Chiablese, come lo spedire colà zelanti e dotti predicatori, perchè con la persuasione li attirassero a poco a poco alla fede. E poichè colui che primo si recò in quella contrada aveva disertato il campo, o perchè disperasse dell'emendazione degli eretici o perchè ne temesse, il Sales che, come si disse, erasi offerto missionario al Vescovo di Ginevra, nel settembre del 1594 si mette in cammino, e a piedi, senza viveri e senza provvisioni, con non altra compagnia che di suo fratello cugino, e dopo ripetuti digiuni e preghiere a Dio, da cui soltanto si riprometteva il felice esito dell'impresa, fa il suo ingresso nella terra degli eretici. Ma poichè quegli schivavano le sue prediche, deliberò di confutare i loro errori con fogli volanti, da lui scritti fra una predica e l'altra e disseminati in tante copie, che, passando di mano in mano, finissero con l'insinuarsi anche tra gli eretici.

Questo lavoro di fogli volanti andò diminuendo e cessò del tutto, quando gli abitanti cominciarono a frequentare in gran numero le prediche: i fogli che erano stati scritti di propria mano del santo Dottore e che dopo la sua morte erano andati dispersi, vennero molto tempo dopo raccolti in volume ed offerti al Nostro predecessore Alessandro VII, il quale ebbe la sorte di ascriverlo, fatti i debiti processi, prima fra i beati, Poi tra i santi. Ora in queste Controversie, benchè il santo Dottore si servisse con ogni larghezza del corredo

polemico, diciamo così, dei secoli precedenti, tuttavia nel disputare ha un modo tutto suo proprio: e prima d'ogni altra cosa stabilisce che nella Chiesa di Cristo non si può neppure pensare un'autorità data senza legittimo mandato, del quale mancano totalmente i ministri del culto eretici: quindi, mostrati i loro errori intorno alla natura della Chiesa, definisce le note proprie della vera Chiesa e fa vedere che esse si riscontrano bensì nella Chiesa cattolica, ma non già nella « riformata ». Di Poi spiega accuratamente le Regole della fede, e dimostra che esse sono violate dagli eretici, mentre presso di noi sono rigorosamente osservate: aggiunge infine speciali trattati, dei quali però non ci rimangono se non le questioni sui Sacramenti e sul Purgatorio. E sono veramente ammirabili il copioso apparato di dottrine e gli argomenti sapientemente schierati come in falange, con cui egli investe gli avversari e svela le loro menzogne e fallacie, servendosi anche, assai garbatamente, di una coperta ironia.

Che se talvolta le sue parole sembrano alquanto forti, da, esse però spira sempre, come gli stessi avversarii confessavano, quel soffio di carità, che era la virtù regolatrice di ogni sua disputa: giacchè anche quando ai figli erranti rinfaccia la loro defezione alla fede cattolica, si vede chiaramente come egli non ha altra mira che di aprirsi la strada per iscongiurare più caldamente di ritornare alla stessa fede. E anche nel libro della Controversie è facile riscontrare la stessa espansione dell'animo e quel medesimo spirito, del quale riboccano le opere che egli conpose per fomentare la pietà. Lo stile poi è così elegante, così garbato, così efficace, che gli stessi ministri dell'eresia solevano mettere in guardia i loro seguaci perchè non si lasciassero allettare dalle lusinghe del vescovo di Ginevra.

(Continua).

(*) Continuazione: ved. num. di marzo u. s. (1) Act. App., 1, 1.

(1) Litt. Ap. Pii IX, d. 16 nov. 1877. (2) Litt. Ap. Pii IX, d. 16 nov. 1877.

Lo spirito di S. Francesco di Sales e di Don Bosco.

I Salesiani! nome dolcissimo, in cui si accoglie tutto un programma educativo ed apostolico, che risponde pienamente ai bisogni dell'odierna società cristiana.

Don Bosco, come già nel secolo XVI S. Ignazio di Lojola, « stetit et mensus est terram », si stette e misurò la terra. E vide che, al tempo nostro, fanciullezza e gioventù avevano bisogno di più spirituale alimento nei paesi cristiani; e che nei luoghi, dove barbari e selvaggi giacciono nelle tenebre, era necessario, per il bene delle anime e della umanità, che sorgesse il sole di giustizia, cioè Cristo.

A raggiungere però lo scopo, v'avea bisogno di uno spirito, che, nè si sgomentasse delle difficoltà, nè si porgesse accigliato ed austero: non si intorbidasse dinnanzi al nervosismo, come oggi si dice, dei fanciulli e alle bizze dei selvaggi: uno spirito mite, in cui la dolcezza costituisce una forza insuperabile. Non fu tale lo spirito di S. Francesco di Sales, che nella sua dolcezza si fece tutto a tutti? Don Bosco vide questo spirito, e, fattolo suo, volle che costituisse altresì il patrìmonio, il tesoro, l'arma vittoriosa per quanti volessero seguirlo. E fu opera della Provvidenza, la quale alla società nuova apparecchiava altri mezzi di vita, tutti proporzionati a tale rinnovellamento che avrebbe costituito la nuova opera.

Oggi tutto si fa in furia, un impulso ad agire con furia tutti invade, lo stesso sistema nervoso subisce tale influenza, a cui i fanciulli specialmente soggiaciono: non può essere a meno. Macchine che in un'ora ci dànno quanto prima era prodotto di più giorni di lavoro, mezzi di locomozione che in attimo trasportano uomini e cose da un punto all'altro, celerità fulminea nel comunicare a distanza il pensiero ed il suono della voce: tenzioni di nervi per le vie delle grandi città percorse, intersecate, ingombrate di trams, di biciclette, di automobili, di camions: notizie strabilianti di guerre, di ribellioni, di delitti che passano rapide dinnanzi alla mente umana, come le impressionanti e, sovente, male impressionanti visioni di un cinematografo: tutto cospira a darci una generazione nervosa ed irrequieta, che appunto per questo ha bisogno di educatori calmi, tranquilli, forti e soavi allo stesso tempo.

Ora tale è lo spirito di S. Francesco di Sales a cui attinse per sè e per i suoi il Ven. D. Bosco. Il santo Vescovo di Ginevra vinse con tale spirito la protervia eretica, che infestava lo Sciablese e i dintorni; e lodò altamente Carlo Emanuele di Savoia, perchè, nella lotta contro l'errore, superò le difficoltà, opposte dalle solite « ragioni di stato », con « la fermezza invincibile del suo zelo per la santa Religione », e la resistenza degli ignoranti e ribelli « con un'eloquenza cosi amorosamente stringente, che quasi tutti furono superati dalla dolce violenza del suo paterno cuore (1) » e ritornarono in grembo alla Chiesa.

Che lo spirito di S. Francesco di Sales, in questo fausto centenario, e di Don Bosco, aliti più che mai nella Chiesa, a beneficio delle anime e dell'umana società.

Card. PIETRO LA FONTAINE.

(1) S. Francesco di Sales, prefazione all'introduzione alla vita devota.

Nuovo periodico Missionario.

Nel 1925 ricorre il Cinquantenario della fondazione dell'Opera delle Missioni Salesiane con la partenza dei primi Salesiani per l'Argentina. Il nostro Bollettino viene già mensilmente preparando i Cooperatori al fausto avvenimento col dar ampie ed attraenti relazioni delle singole Missioni, qual organo ufficiale delle medesime e di tutta l'Opera Salesiana.

Allo scopo però di richiamare, in forma più adatta, anche l'attenzione dei giovani sul prossimo Cinquantenario, s'è iniziata, il 24 febbraio u. s., la pubblicazione di un apposito periodico giovanile, intitolato Gioventù Missionaria, che ha la direzione nell'Oratorio Salesiano.

" Gioventù Missionaria „ farà conoscere le diverse Missioni a cui attendono i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice nelle varie parti del mondo, e non sarà esclusivista nel suo programma. Quanto d'interessante vi è nelle ALTRE MISSIONI e quanto di bene si compie nel inondo a favore delle Missioni, specialmente dai giovani , sarà ricordato al momento opportuno, perchè tutti i giovani nostri abbiano un incitamento ad apprezzare le Missioni, a sostenerle con la loro simpatia piena di entusiasmo e sopratutto colle loro preghiere ed opere buone.

Raccomandiamo quindi, vivamente, ai Cooperatori di zelare e diffondere gli abbonamenti al nuovo periodico. - Prezzo annuo L. 5. Semestre L. 3, presso l'Amministrazione, Corso Regina Margherita 174, Torino (9).

Cooperazione Salesiana.

Un modo semplice, eppure tanto vantaggioso, di cooperazione salesiana, è quello che compie la Pia Unione delle Dame di Maria Ausiliatrice, fiorente nell'Oratorio di Torino-Valdocco.

Istituita 27 anni or sono dal venerando Don Rua, la Pia Unione si compone di venerande signore e signorine che - sull'esempio di Mamma Margherita, Giovanna Rua e di varie antiche nobildonne torinesi - si recano lungo la settimana alla lavanderia dell'Oratorio per confezionare o rammendare - sotto la direzione delle Suore - la biancheria dei ricoverati. Dall'ottobre u. s. l'opera caritatevole venne traslocata dal vecchio locale di Casa Bellezza al nuovo edifizio di Via Salerno 14, in ampia sala, attigua ad una devota cappelletta, ed ha preso vero incremento. Infatti, è aumentato il numero delle dame, e varie son quelle, che - oltre il mercoledì, giorno fissato per il convegno - vi si recano anche il giovedì, ed alcune anche altri giorni della settimana.

Ripetiamo: è un'opera di squisita carità, che merita plauso e imitazione, e potrebbe facilmente ripetersi nelle grandi città, dove sono istituti salesiani.

LE MISSIONI SALESIANE

I Missionari dell'Australia.

Il Vicario Apostolico del Kimberley è ancora nel Nord America, ma i primi Missionari diretti all'Australia partivano da Marsiglia sul vapore « Ville de Metz » delle Messageries Maritimes, il 24 febbraio scorso, con un cielo splendido. Li accompagnarono al porto due superiori dell'Oratorio S. Leone di Marsiglia, dove passarono due giorni, festeggiatissimi da quei giovani. Il loro viaggio a Freemantle durerà circa 40 giorni: e non sanno se troveranno subito il piroscafo che li trasporterà a Broome. Se tutto va bene, giungeranno alla mèta verso il 15 o il 20 di questo mese.

Ricordiamoli, in modo speciale, nelle nostre preghiere.

I Missionari partiti per l'Assam.

Ci scrivono da Shillong:

Cordialissime accoglienze ebbe il nuovo rinforzo missionario, venuto « dalle terre lontane per amare i ragazzi ». Tale il pensiero dettato da un giovane di quest'Orfanotrofio di S. Antonio per l'iscrizione in lingua Khassì, che campeggiava nell'aula di rivevimento: « O Missionari novelli - da lontane regioni qui chiamati da Maria Ausiliatrice - e inviati dal Ven. Don Bosco per amare e aiutare i ragazzi - siate i benvenuti! ». E giunsero i desiderati amici dei giovani! Salutati da un triplice hurrà di più che duecento voci giovanili, e da tutti i cristiani, e da un trionfale « Khublei » (benvenuto), formato di fiori all'ingresso della Prefettura, vennero subito invitati a passare all'Orfanotrofio, dove, nella sala maggiore, tutta palme e fiori, campeggiavano i quadri di Maria Ausiliatrice, di Don Bosco e di Domenico Savio. Anche Mons. Mathias, che aveva appena cominciato a riaversi dalla grave malattia, vi fu trainato su di un minuscolo veicolo: e attorno a lui erano i novelli missionari. Al loro ingresso, giovani e popolo intonano con entusiasmo l'inno « Cantiam di Don Bosco, fratelli, le glorie » in lingua italiana, accompagnati dalle note della minuscola banda, mentre i più piccoli fanno cadere sui nuovi arrivati una fitta pioggia di fiori.

L'aula è strapiena. Anche nelle verande, intorno intorno, vi è gente pigiata; nè mancano gruppi di protestanti e di mussulmani, accorsi pur essi al trattenimento che durò due ore e si svolse in cinque lingue, dopo il quale i novelli Missionari furono riaccompagnati alla residenza della Prefettura, quasi processionalmente, da tutto il popolo, che improvvisò in loro onore una fiaccolata.

Irriducibili i Kivari?!

Stralciamo da una lettera del giovane Giovanni Mantovani, alunno della Casa Centrale delle Missioni di Mendez e Gualaquiza (Equatore), questi curiosi particolari sulla, visita di un gruppo di Kivari a Cuenca:

Eravamo in iscuola attenti alla lezione, quando ci giunse all'orecchio un chiasso non comune e nel vano della porta semiaperta comparve la figura di un selvaggio. Scendemmo in cortile gridando: « I Kivari! Ci sono i Kivari! » Erano circa una dozzina. Appena li vidi, mi parve di scorgere tanti Adamo ed Eva scacciati dal paradiso terrestre. Avevano un colorito scuro, un vestito molto semplice e succinto, capelli e denti neri; portavano per orecchini due cannucce che servivano da agorai, e le donne si distinguevano dagli uomini per un pezzo di canna infisso nel labbro inferiore. Il capo, un uomo ottantenne, bassotto, ma ben tarchiato e pettoruto, incominciò subito a distribuire strette di mano e a parlare con suoni gutturali e con gerundi, raccontando le sue avventure e gloriandosi di aver ucciso di proprio pugno tre indii, dei quali conservava le teste con tutti i lineamenti e i capelli.

Subito dopo volle tenerci allegri con un balletto, che a un suo cenno eseguirono due giovani, camminando l'uno incontro all'altro, gridando, fifischiando e battendo i piedi sul terreno, come chi, d'inverno, vuol riscaldarseli.

Avevano con sè pappagalli, scimmie e prodotti della foresta, che vendettero presto. Benchè non abbiano studiata l'aritmetica, tuttavia si dimostrarono valentissimi a far conti, tanto da non lasciarsi ingannare da alcuno. Col profitto ricavato comprarono fucili e tela per coprirsi e indossarono ogni cosa.

Di notte e specialmente verso il mattino sentivano più freddo che non nella foresta, per cui accendevano il fuoco, alimentandolo continuamente.

Un giorno capitò nelle mani di un indio un sigaro, e non avendo fiammiferi, cercò e rovistò tutti gli angoli della casa, finchè imbucò la porta della chiesa, dove si cantava, in quel momento, una messa funebre. Pian pianino, senza far rumore, si accostò ai candelabri del catafalco, accese il suo sigaro e poi se ne uscì, glorioso e trionfante, mandando all'aria grosse boccate di fumo.

Un altro giorno, sul fine della ricreazione, regalammo ad uno alcune carote. Subito si mise allegramente a rosicchiarle, e vedendo noi entrare in cappella, ci seguì, disse con noi tre o quattro Ave Maria, sempre masticando, e quando non ne ebbe più da mangiare, fece il segno della croce e se ne uscì tranquillamente.

Una pagina di sangue tra i Jivari dell'Equatore.

(Da una lettera del Missionario D. Salvatore Duroni a S. E. il Vic. Ap. Mons. Comin).

Scrivo sotto l'impressione dolorosissima dei tragici avvenimenti, che hanno immerso nel sangue e nel lutto la nostra missione di Mendez. La Kivaria dei Navicia, dove V. E. fu ricevuta con tanta cordialità e passò l'ultima notte del viaggio Pan-Mendez, quelle case spaziose, non son più rallegrate dal chiasso festoso di tanti bambini, ma silenziose e ridotte a un cimitero. La notte del 22 dicembre più di 6o Kivari convenuti da Zarambiza, Junganza, Ciupianza e fin da Gualaquiza, assaltarono la kivaria anzidetta e ne uccisero i capi Ramon, Victor e Solano. Le donne e i bambini, bottino di guerra, furono condotti via; poterono sfuggire alla morte i due giovinetti Ciumbía e Ciupi, che ora vivono nella nostra casa, protestando di non volersene mai più allontanare. Dio lo voglia!

Raccapricciante lo spettacolo dei tre assassinati: i cadaveri giacevano in un lago di sangue letteralmente crivellati dai tìri di fucile e lacerati da innumerevoli e grandi ferite di lancia. Gli assassini, vili, avevano soddisfatto la loro ambizione, potendo tornar a casa colle lancie rosse di sangue umano.

La causa? Il solito odio di parte e la sete di sangue innata nel kivaro. Chi preparò la strage fu il nostro vicino, quella vecchia mummia di Ciungiu, coadiuvato da' suoi sette figli e innumerevoli parenti. Come seppero preparar bene i loro piani! e con quanta segretezza e simulazione! Quando il bel giorno di capo d'anno si seppe dell'assassinio di Jémboe, il vecchio astuto venne alla Missione e piagnucolando deplorava che in pochi mesi il suo partito avesse perduto sei uomini. « Bisogna finirla con tante morti! » andava ripetendo.

Alcune settimane dopo, con indosso i migliori ornamenti, col collare di denti di cinghiali, prova del suo passato valore, colla faccia pitturata come portatore di buona novella, preceduto e seguito dai figli e nipoti, cominciò le sue visite ai capi del partito contrario, predicando la pace e scongiurando che si desistesse una buona volta dalle stragi. E riuscì ad addormentare i nemici, che credettero sincere le sue ciance.

Di ritorno ci manifestava il suo contento pel buon esito ottenuto. E i più contenti eravamo noi, specialmente quando i giorni di festa vedevamo, frammischiate amichevolmente e riunite nella chiesetta, le famiglie dei poveri Navicia, del Ciungiu e altri... E si facevano frequenti visite, e si aiutavano scambievolmente nei lavori agricoli. Tutto spirava tranquillità e pace! Chi avrebbe detto che era la calma foriera della tempesta?

I selvaggi nostri vicini ci mostravano un grande affetto e confidenza, primo fra tutti il Puéngera, primogenito del Ciungiu, che ci inviava di frequente i suoi figliuoletti, e lui stesso passava con noi le giornate intere.

Quand'ecco, in giugno, morì repentinamente di polmonite un tal Nanghita di Jurupàs, e il feroce Mascianda, attribuendo quella morte ai sortilegi del Puéngera, dopo un violento alterco, alzando minaccioso il pugno, gli scagliò la terribile sentenza di morte: « Necàbrusti » - guai a te! me la pagherai! - Questi venne da noi supplichevole, perchè procurassimo di rabbonire il feroce Kivaro dell'Upano, come infatti si potè ottenere.

Chiunque avrebbe detto che queste famiglie selvagge ci eran pienamente sottomesse e che marciavano a grandi passi verso la civiltà. A pochi mesi di distanza, la più amara disillusione! Ora si vede chiaro che tutto è stato un giuoco crudele, condotto con rara abilità durante l'intero anno. Oh i bei sogni che si facevano! « Se continuano così assidui ai catechismi e con tanto desiderio d'imparare, fra non molto avremo qui un bel gruppo di kivari, abbastanza istruiti, e questi serviranno di stimolo ad altri che verranno a stabilirsi qui vicino... »

Poveri noi! - Jaguá nuke murrá, Shuor pujáhuei, - ci disse un giorno il giovane Aiúi: « il Kivaro, come il tigre, deve vivere isolato nel folto della foresta ».

E siamo di nuovo completamente soli!

La notte del 22 u. s. i selvaggi che vivevano nei dintorni partirono, e, attuati i loro piani sanguinari, non tornarono più.

La Kivarìa di fronte, teatro dell'orribile carneficina, è deserta. Una croce piantata sulla fossa, che chiude i resti dei tre fratelli assassinati, invita il viandante a pregar pace per l'anima di quegli infelici, e a desiderare che giunga presto il giorno in cui il buon Gesù, dall'alto di quel santo legno, regni su queste oscure foreste e ne attragga a sè i feroci abitanti, obbligandoli, col suo amore, a spezzare la lancia crudele e a piegare la fronte superba.

Santiago di Mendez, 27 dicembre 1922. Sac. SALVATORE DURONI Missionario Salesiano.

Dalla Missione della Terra del Fuoco.

(Lettera del Salesiano Don Luigi Cencio al rev.mo Sig. Don Rinaldi).

Rio Grande (Terra del Fuoco) 28 dicembre 1922, 300° dalla morte di S. Francesco di Sales.

Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Da Rio Gallegos son passato alla Missione di Rio Grande, nell'isola della Terra del Fuoco, dove, attualmente, sono ricoverati appena 14 indigeni. Pochini in verità; ma in compenso assai buoni. Pregano con molta divozione, ascoltano ogni giorno la Santa Messa e si accostano, tutti, almeno settimanalmente, alla Santa Comunione. Grande e profondo è il rispetto e la venerazione che hanno verso l'Augusto Sacramento dell'altare; e questo sentimento che fa loro onore, li nobilita e rialza dalla triste condizione di selvaggi. Nell'atto supremo della nostra santa religione scompare l'indio, e solo brilla il cristiano, che, pur nella rozzezza irriducibile della natura, eleva atti di fede e di adorazione, soavissimi e pii. Ma eccole, amato Padre, un po' di ragguaglio, che son certo tornerà caro al suo cuore e ai lettori del Bollettino.

Una Comunione a 97 anni. - Un'india centenaria. - li nostro lavoro.

È morta qualche tempo fa un'india, di nome Anastasia, che da molti anni viveva nella missione. Le suore non eran mai riuscite a condurla alla S. Comunione. « Dio esser buono, diceva, io cattiva... non poter ricevere Dio... non conoscere Dio ». « Dio è buono, le si rispondeva, e perdona i peccati ». « Dio buono, molto buono... io cattiva... non saper niente... » replicava; e non c'era mezzo di convincerla diversamente. Anzi, alle insistenze, s'inquietava e diveniva di pessimo umore. Coll'avanzar degli anni e l'affievolir della salute, fu vinta da un sentimento di arrendevolezza, e nel giorno dell'ultima Pentecoste si decise finalmente a ricevere la 1a Comunione. Aveva 97 anni! Con quanta divozione accolse il Dio buono, e lo strinse al cuore! In realtà era da vari anni che vi si preparava, chiedendo perdono a Dio dei suoi peccati. Otto giorni dopo lasciava questa valle di lacrime!

Poco prima di lei era morta un'altra india, la vecchia Ventura che rasentava i cent'anni, ed era devotissima del SS.mo Sacramento. Carattere forte e difficile, ma generoso, fino agli ultimi giorni, nonostante gli acciacchi e l'età avanzata, era sempre fra le prime a entrar in chiesa per la messa della comunità, anche nei mesi più freddi. Impressionava dolcemente la profonda pietà che dimostrava nel compiere quest'atto sublime. Passò al Signore proprio il 24 maggio u. s., festa della nostra Madre Celeste.

La morte dei vecchi indigeni lascia un gran vuoto nell'ambiente famigliare della missione. Sono anime candide, che hanno conosciuto e ricordano i primi pionieri della fede e della civiltà in questa terra. Ma se ci fa pena il veder assottigliarsi sempre più questa tribù, già destinata a estinguersi presto, ci consola il pensiero di acquistare dei nuovi protettori in cielo. Ne è prova il bene che la Missione riesce a compiere in mezzo a gravi difficoltà, anche sopra individui sperduti, o già avvolti dalla propaganda protestante.

Abbiam ora con noi un giovinotto, che passò 12 anni presso una famiglia protestante. Un giorno, per caso, venne a trovare i nonni, che erano alla missione, ed io lo invitai a fermarsi, promettendo di insegnargli a leggere e a scrivere, e di trovargli un'occupazione. Dopo qualche tentennamento, si persuase e restò. Lo istruii e, dopo due mesi, lo battezzai ed ammisi alla santa Comunione. Ora è molto ubbidiente e affezionato: e mi ha promesso di non ber più liquori e mantiene la parola. Si accosta quasi tutte le domeniche ai Sacramenti, ed è un attivo propagandista nel condurre altri giovani alla scuola di catechismo.

Verso la fine di aprile u. s. ricevemmo la visita di due famiglie Onas. Venivan di lontano e avevano condotto con sè anche i figliuoli, per battezzarli. Alloggiatili in un reparto, cominciai tosto l'istruzione religiosa. Erano abbastanza intelligenti, ed erano così attenti che, dopo un'ora di spiegazione, avendo chiesto loro se fossero stanchi: « Continuare insegnarci ancora, risposero; voler imparare essere cristiani; quando voi stanco, lasciare ». Lascio immaginare ciò che provai nell' udire tali parole. Dopo alcuni giorni li battezzai e comunicai: ed avendo loro ottenuto, dal Capo di Polizia, un tratto di terreno, partirono per la nuova residenza felici e contenti, promettendo di venirci a visitare, a quando a quando, con altri indi.

Una visita alle residenze del Lago Fagnano.

Nella seconda metà di maggio, accompagnato dal confratello Domenico Aguerre e da un indietto, partii alla volta del Lago Fagnano per visitare quella missione.

Nei pressi del lago, incontrai un accampamento di una quarantina di Onas, che mi presero per il nostro Don Giovanni Zenone, che lavorò 3o anni tra gli indigeni. Fanciulli, giovani e vecchi mi vennero incontro, facendomi mille feste. Mi trattenni con loro due ore, che passarono rapidamente, facendo loro un po' di istruzione; in fine diedi a tutti una medaglia di Maria Ausiliatrice e partii verso un altro accampamento, dove venni ricevuto da una quarantina... di cani, che mi volarono addosso in atteggiamento tutt'altro che rassicurante. Per fortuna, al fischio del capo, i fedeli guardiani smisero di ringhiare e si ritirarono in silenzio, come se fossero stati bastonati.

Passai anche qui due ore graditissime, felice di trovarmi fra quegli indii, che il nostro Venerabile Padre Don Bosco vide tante volte in sogno. Più di ogni altro mi commossero i bambini, che mi circondarono nella loro tenera innocenza, senza dirmi nulla, guardandomi fisso coi loro occhi neri. Li benedissi, diedi a tutti un regaluccio, e promisi che presto sarei ripassato per trattenermi più a lungo con loro. Ero già lontano dall'accampamento, e sentivo ancora il coro di voci argentine e virili gridare:

- Padre! addio, addio! arrivederci presto!

Giungemmo finalmente alla Missione dopo due giorni di viaggio, fradici e bagnati, perche il mal tempo ci aveva rovesciato addosso sette ore di pioggia. E lo stesso giorno, sul cader della notte, tutto ansimante e sconvolto giunse anche un vecchio, che al vedermi piange: « Padre, mia moglie e i miei figli muoiono di fame. Per due giorni sono stato alla caccia del guanaco, e non ne ho trovato. Padre, dammi qualcosa per carità ». E grossi lacrimoni gli rigavano il volto. Restai colpito da tanta tenerezza in un indio, che, sovente, certe fantasie si sbizzarriscono a dipingere come crudele e inumano, e senza indugio gli consegnai un grosso agnello. Balzò a cavallo, e in pochi secondi sparì nella notte.

Nell'esercizio della sua carità il missionario sovente deve pensare anche al corpo degli indii, perchè egli non è solo il loro sacerdote, ma anche il consigliere, e provveditore, e soccorritore, e medico; e tutti ricorrono a lui con antica fiducia e con cieca confidenza in ogni contingenza della vita. Una mattina venni chiamato improvvisamente: - Padre, il mio compagno è infermo, molto infermo, e chiede una visita. Vieni. Tutti ti pregano di salvare il mio amico. - Montai a cavallo e seguii l'individuo all'accampamento. Trovai l'ammalato, ravvolto in una pelle di guanaco, che si dimenava e sbuffava come un ossesso. Aveva, d'accanto, la moglie, tre figli piccini e tre maggiori, e una mezza dozzina di cani. Altri indi guardavano, con aria triste e melanconica, l'infermo. Si trattava di una forte indigestione. L'indio è per natura goloso, e guai se incontra qualche cosa che gli piaccia più del cibo solito. « Buon giorno, amico, come state? » « Male, molto male ».

Io ho un buon rimedio che vi guarirà presto ». Egli indicavo un fiaschetto di olio di ricino. « Non voglio rimedi, voglio guarire ». Mescolai una quarantina di grammi di olio con un po' di thè, e glielo porsi dicendo: - Prendete questo e guarirete subito. Dopo, parleremo; e battezzerò voi, la moglie e i figli.

- Sì, io voglio esser cristiano; anche mia moglie; ma non sappiamo nulla.

- Quando sarete sano, io v'insegnerò ad amare Dio, e vi battezzerò.

Per non stancarlo, gli diedi la benedizione di Maria Ausiliatrice, e ritornai alla missione, promettendo di ritornare all'indomani. Il rimedio fece l'effetto desiderato, e l'infermo in pochi giorni si rimise perfettamente, acquistando a me la fama di gran dottore.

Curioso fenomeno atmosferico.

Durante la permanenza al lago Fagnano, mi accadde di osservare un curioso fenomeno atmosferico. Sebbene in pieno inverno, un giorno la temperatura era relativamente mite: e dagli innumerevoli rigagnoli che serpeggiano per queste terre, dalle moltissime torbiere e dal gran lago s'elevava un'abbondante evaporazione, che qua e là prendeva forme di piccole nubi trasparenti, che cambiavano ad ogni momento capricciosamente aspetto, per formare alle 11, 15 un oscuramento completo con calma perfetta. Alle 12,15 soffiarono alcuni buffi intermittenti di vento sud-est, e cominciò a cadere una pioggia di stellette, che in pochi minuti copersero il suolo e gli alberi del bosco circostante, dando al paesaggio un aspetto maestoso. Il fenomeno durò così un'ora.

Il giorno appresso, alla sera, recitate le orazioni, mi ritirai nella cameretta per riposare, quando sentii una forte sensazione di freddo, come di chi entra in una cella frigorifera. Il cielo era sereno e le stelle parevano danzare nell'azzuro. Scendo in refettorio a prendere il termometro che segnava dodici gradi sopra zero e lo porto in camera mia, dove, in cinque minuti, segna 9 sotto zero. Al mattino quando mi alzai era ancora a 6°

Mi trattenni quaranta giorni nella missione, visitando tutti gli accampamenti circostanti, istruii nei misteri principali della nostra Santa Religione tredici catecumeni, e avvicinandosi il termine della mia permanenza, amministrai loro il battesimo. Due avevano 8o anni. Grande fu la soddisfazione che trovai nel veder la loro fede. In certi momenti si dimenticano completamente l'inclemenza del clima, e i disagi e le sofferenze: e l'anima è innondata da una dolcezza celestiale, difficile a esprimersi, superiore a qualsiasi altra più cara soddisfazione.

Alla partenza tutti mi furono attorno, ringraziandomi con una delicatezza che nuova mente mi commosse. Diedi a ciascuno un'immagine e una medaglia di Maria Ausiliatrice, e ritornai alla Missione di Rio Grande.

Alla capitale dell'isola. - Una missione ai reclusi.

Or ora ho fatto un nuovo viaggio per visitare Ushuaia, la Capitale della Terra del Fuoco, dove il mio incontro col carissimo Don Giuseppe Boido, Vicario Foraneo del Territorio, fu assai commovente. Il buon vecchio mi gettò le braccia al collo, e si mise a piangere. « È tanto tempo che l'aspettavo! esclamò. Ho 75 anni, son vecchio, ho bisogno di un sacerdote che mi aiuti e mi faccia compagnia ». Rimasi così impressionato, che solo dopo alcuni minuti, e facendomi gran violenza, potei rispondergli. Mi fermai con lui 22 giorni, e passarono come un lampo. Il prode missionario, nonostante i suoi 75 anni, possiede una memoria invidiabile, ed ha una conversazione, molto gradevole, condita di detti e aneddoti di Don Bosco.

Durante la permanenza a Ushuaia, preparai un gruppetto di prime comunioni, e tenni numerose spiegazioni di catechismo, e predicai una missione ai reclusi dello stato. Le autorità presidiarie furono di una squisita gentilezza, mi concessero tutte le facilitazioni, affinchè la missione riuscisse profittevole, e l'ultimo giorno intervennero anch'esse alla messa della Comunione generale. Uno dei detenuti leggeva nel Giovane Provveduto la preparazione e il ringraziamento alla S. Comunione: e leggeva forte, con molta grazia, e con tanta espressione, che più d'una volta dovette fermarsi, non potendo più proseguire per la piena degli affetti. Circa settanta furono le S. Comunioni che distribuii. Non avrei mai creduto di trovare, sotto la casacca del galeotto, cuori così aperti alla fede e alla pietà. A tutti lasciai un ricordo, e promisi preghiere.

Nel ritornare a Rio Grande, portavo ancor viva nell'animo la visione di quei poveretti e mi affluivano alla mente, soavi e carezzevoli, le parole di Don Bosco: « Propagate la divozione a Maria SS. nella Terra del Fuoco! Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuol guadagnare al cielo per mezzo dei Salesiani! »

Preghi Ella pure, amato Padre, perchè la parola di Don Bosco si compia ogni dì; preghi per questi lontanissimi tra i suoi missionari, e mi creda sempre, con immenso affetto,

Tutto suo in Gesù Cristo

Sac. LUIGI CENCIO

Missionario Salesiano.

Nell'Assam durante le vacanze del " Puja ".

Relazione del Missionario Don Paolo Bonardi (Ved. Boll. di marzo u. s.).

Verso Chella.

Stavolta i giovani non ci accompagnano, perchè il viaggio è lungo e difficile: ci accompagna solo Bah-Io Kanti, un ottimo giovane insegnante della nostra scuola di Sant'Antonio in Shillong, che ha preso a voler molto bene ai Padri. Legge volentieri il Bollettino Salesiano, nell'edizione inglese, ed è pieno di attenzioni a nostro riguardo: egli ci fa da guida in tutte queste giornate.

Mentre il sole trionfa in una gloria d'oro e di nubi, noi c'immergiamo nell'ombra folta, dei boschi, scendendo tra rupi muscose e viscide per le recenti pioggie, lungo il declivio della montagna. S'incontrano donne su lo stesso viottolo, cariche d'uova e di frutta, che vanno al mercato; ed hanno un caratteristico enorme foro alle orecchie, mantenuto sempre aperto da un cerchio d'oro, largo come una nostra moneta da dieci centesimi.

A volte ci salutano: « Khublei, Phadar! » (salute, o Padri), e sono i cristiani; talora « Khublei sahep! » (salve, europeo): ovvero «Khublei Babu! » (salve, o signore), e sono gl'indigeni pagani. Con la sola parola « khublei » il popolo Khassi esprime tutti i saluti e tutti i complimenti, pei quali noi adoperiamo frasi molteplici e svariate; esso dirà khublei per ringraziarvi di un dono, come per domandarvi scusa, quando, ad esempio, vi schiacciasse involontariamente un piede; come per augurarvi buon giorno, o buon appetito o buona sera; il vocabolo racchiude tutto questo, ed altro ancora.

Noi pure si risponde col khublei, accompagnato da un sorriso e da qualche interrogazione sulla loro salute, nonche da una buona parola.

Che campo esteso e fecondo non offrono queste popolazioni all'opera dell'evangelizzazione, se il missionario potesse visitarle con più frequenza!

Passo passo si giunge a un punto, ove il sentiero cessa di essere in discesa per inoltrarsi piano nel più denso della foresta. Che magnificenza di vegetazione! Tronchi secolari, diramanti le radici bizzarre lungo le rocce, sì da formarne colonnati e gallerie e grovigli d'ogni fatta, a cui si attaccano pianticelle minori, da cui ne pendono, a loro volta, altre, tutte ciuffi verdi, e nimbi di orchidee in fiore. Rupi nude, frastagliate e corrose, sporgenti tra i golfi di verde: muschi striscianti: alberetti snelli, elevanti altissimo al sole il loro pennacchio dondolante; felci arborescenti meravigliose; palme nane; banani e cespi di ananas senza numero; ruscelli che ad ogni tratto formano una cascatella; farfalle d'ogni grandezza e dai colori più smaglianti; e canzoni d'uccelli al vento.

Quanta pompa fa, qui, la natura! come tutto invita a benedire il Signore con l'anima e col canto di Francesco d'Assisi: Lodato sii, mio Signore, per nostro Frate Sole.

A Mustoh, villaggio nella foresta, ci viene incontro un bel vecchietto, che ci saluta con effusione e ci introduce nella sua capanna. Si è fatto cristiano da non molto e aula assai il missionario; cinge, secondo l'uso del paese, una semplice zona ai lombi, e ci parla con amabilità.

È l'unico cristiano del villaggio, e ogni volta che sa esservi il missionario a Laitkynsew, ne intraprende il lungo viaggio per ascoltar la S. Messa. Gli diamo una rupia, perchè lo sappiano in strettezze finanziarie e senza anima viva che ne abbia cura, perchè ha rinnegato la religione degli avi; e poi continuiamo per circa due ore, immersi nel verde, fino a Nongnong, una delle tante frazioni di Chella.

Etichetta indigena.

Ancor oggi, ma in modo specialissimo prima del famoso terremoto del 1897, Chella ha un'importanza segnalata, come via di comunicazione e centro commerciale per lo scambio dei prodotti tra la pianura del Sylhet e i monti Khassì.

I suoi mercati sono tuttora fiorenti.: e la riputazione che godono gli abitanti, è di gente disciplinata e saggia, che se ben governarsi da sè.

Le capanne, in argilla e bambù, sono pulite e eleganti, con belle terrazze di bambù e grande atrio curvo, il quale, mentre serve di porticato e da sala da pranzo, protegge dal sole la stanzetta da letto. Tutte, poi, sono disposte lungo una specie di gradinata, che serve di via al fiume.

Già da tempo eran là ad aspettarci due dei nostri giovani dell'orfanotrofio di Shillong, andati in vacanza, e c'introdussero tosto nell'atrio di una bella capanna.

Due sedie di bambù, ricoperte di uno scialle bianco, sono per noi: una terza, sopra la stessa stuoia, ma senza il rivestimento bianco, è per l'Wadar, uno dei quattro rangbah che, eletti ogni tre anni, tengono le redini della cosa pubblica. Grande onore, per noi, l'essere ossequiati dall'autorità principale, in un paese, dove due sole son le famiglie cattoliche!

Fatti i primi convenevoli, ci sediamo. L'Wadar fa un cenno, e subito il padron di casa gli reca la « tangduma », o pipa Khassi; egli trae la prima boccata di fumo, e poi la passa a noi: tale è l'etichetta e la prova dell'amicizia.

Ma non si creda che questo strumento, simbolo di pacificazione degli animi, sia come quello che si usa da noi: no, esso consiste in una noce di cocco, preventivamente ben vuotata dalla polpa, nella quale vengono praticati due fori; l'uno, laterale, a cui si accosta le labbra per l'aspirazione del fumo; il secondo, nella parte superiore, per l'innesto di un lungo cannello recante alla sommità un orciuolo di terracotta, ove si pongono il tabacco e le bragie. Per mezzo dell'aspirazione, il fumo del tabacco passa pel cannello all'acqua, di cui è piena la noce di cocco, venendo così purificato prima di essere sorbito. Tale la pipa Khassì.

Ma, oltre a questo, l'etichetta locale porta che all'ospite si offra il kwai, un pezzo di noce di Kwai, unito a calcina e accartocciato in una foglia di certa pianta rampicante, che chiamano tympew. È un cartoccetto vegeto-minerale che si pone in bocca e si mastica... con quanto gusto non saprei dire! ma sta il fatto che la bocca diviene tosto rosso scarlatta, nè più nè meno che se si avesse ingoiato del minio; e si è costretti a mettere in corpo quel po' po' di roba, a meno che si voglia imitare i meno eleganti, che seminano, in ogni angolo, delle chiazze sanguigne. Question di gusti e di etichetta indigena!

Il colloquio con l'Wadar, fu breve, e potemmo, senza scandalo e senza ledere le buone creanze del paese, liberarci da quella poltiglia nauseante, che ci era stato giocoforza ruminare fino allora in presenza a tutti; e proseguimmo per la via del fiume.

"Non avrebbe un po' d'acqua?".

Che faccia caldo in quel paese, se non l'avessero mostrato sufficientemente i nostri volti gocciolanti e le vesti completamente madide di sudore, l'avrebbe detto il costume, pressoche adamitico, degli abitanti, che si affacciano sulle verande di bambù a vedere noi forestieri che passiamo e i ragazzetti che diguazzano continuamente in acqua, mentre noi aspettiamo che dalla riva opposta del fiume giunga il navicellaio pel trasbordo. Per un pai (due soldi), l'agile canotto, che rasenta il fior d'acqua, ci mette alla riva destra del Begapani (termine industani, che significa « acqua grande ») affluente della Surma.

Pel ghiareto ardente, mentre i compagni riposano tra i cespugli, mi spingo alla frazione Lyba.

Poche capanne nel fotto del bosco. Si vede un solo uomo: è un protestante, che sta fumando a guardia della casa, accanto a un vecchio cane, spelato e rognoso.

L'ardore della sete e il desiderio d'attaccare discorso mi fanno rompere il ghiaccio per il primo, e: « Khublei, buon uomo, non avreste un po' di acqua? »

Egli stacca lentamente la pipa dalla dentiera sconnessa, e: - Donde vieni? chi sei? dove sei diretto?

- Un missionario cattolico romano; - e gli spiego il donde e il dove.

Rimane un po' pensoso e poi, sempre lentamente, rincasa, e, più, lentamente ancora, torna con una mezza noce di cocco con acqua. Lo ringrazio, bevo, parlo del più e del meno, finche il discorso cade naturalmente in tema di religione.

- Senti, Padre, io sono Khassì, e omai vecchio; non ho chi mi curi, ed ho bisogno ogni giorno del riso cotto e di una tazza di thè: desidero, sopratutto, che non manchi mai tabacco alla mia pipa, sai? Mi son fatto protestante, perchè ebbi il mio tornaconto: ma se anche tu mi dài del denaro, io verrò ad ascoltare i tuoi sermoni e sarò uno di più nella tua chiesa.

Cercai di rettificar le sue idee e di fargli capire che il missionario cattolico non compra i proseliti con l'oro, nè cerca denaro per sè. Mi fissò in volto gli occhi stupiti e: « Tu dici il vero?... Tu non vieni per denaro, tu?... »

Mi guardò ancora a lungo, come assorto in un sogno vago, e continuò: - « Se tu dici il vero!... se tu dici il vero! » - e, abbozzando un sorriso su le labbra incartapecorite e tremanti, aggiunse: meno lentamente che la prima volta: - « Senti, Padre, vuoi ancora dell'acqua?... e... tengo ancora un po' di cocco, se lo desideri » - e già s'incamminava, abbastanza premuroso, verso l'interno della capanna per portarmelo. Lo ringraziai dicendo di non averne bisogno, e che non potevo fermarmi più a lungo; e fattigli i complimenti d'uso, me ne andai a raggiungere i compagni.

Allo svolto del sentiero, lo vidi seguirmi con lo sguardo, e riprendere lentamente la pipa per continuare meditabondo la fumata interrotta.

- Anche questo è apostolato, pensava tra me: e chissà che la reminiscenza di quelle poche parole, fecondata dalla grazia e assecondata dalla buona volontà, non compia a suo tempo una conversione!

Il nostro binocolo.

Ripassammo il fiume per altra parte e principiammo la salita del monte, ripidissima. Non poche delle capanne, tra le quali passiamo, furono abbandonate a causa del terremoto e della malaria, e giacciono ora in rovina; e qualche nonno, nella narrazione che ci vien facendo, rimpiange il passato splendore di Chella, e stende con mestizia la mano a indicare i posti ove un tempo sorgevano belle capanne, ed ora è un superbo trionfo di erbame.

Così, pian piano, aiutandoci con i bastoni e le ginocchia, con le mani e con i piedi, e facendo tappe frequenti per distenderci a riposare dove un poco d'ombra lo consenta, ripassiamo tra i cespugli di caffè e le piante di banano da Mawryngkhong a Nongnong, ove la gentilezza dei nostri ospiti ci aveva preparato una buona refezione a base di frutta saporita.

E subito si venne radunando attorno a noi un buon numero di ragazzetti, che ci squadravano da capo a piedi, guardando le nostre barbe lunghe (il popolo Khassi è sbarbato), e commentando la nostra foggia di vestire e ogni nostro gesto. Con qualche barzelletta ci guadagniamo tosto la loro confidenza, che è poi accaparrata illimitatamente, quando li invito a guardar col binocolo la pianura sottostante. Magia o miracolo?... Non potevano credere ai loro occhi!

- Vedi, vedi il fiume... com'è vicino; lo tocco quasi;... e i « lieng », le barchette con gli uomini... oh come si muovono e si parlano!... - E l'un l'altro si scambiavano il magico arnese, trapassando di sorpresa in sorpresa, e guardando, tratto tratto, noi, gli uomini meravigliosi, che possedevamo un tale tesoro.

Dopo i ragazzetti è la volta degli adulti, che, quantunque più sobri nell'espressione dei loro sentimenti, non possono tuttavia celare il loro stupore. Quanto poco, alle volte, basta per far piacere a una persona!

Un po' di scuola di canto.

Un vecchio intanto spunta sul balcone di bambù, con un foglietto in mano. È la traduzione del

«Mira il tuo popolo, o bella Signora », che avevamo stampato per i nostri orfani, un dei quali ne aveva recato copia al villaggio; e siede ai nostri piedi, e desidera che gli insegniamo il canto. Non fu difficile accontentarlo (non certo per merito mio, chè la mia « tromba d'Eustacchio » non funziona guari, ma per la valentìa baritonale di D. Bars); e nella prova si uniscono, un dopo l'altro i ragazzetti e gli adulti, finchè tutti formano un bel coro compatto che lancia fuori della selva, sotto il cielo infocato, la canzone a Maria. In generale il popolo Khassì, quantunque abbia poca forza di voce, causa lo scarso nutrimento, ha buon orecchio e impara facilmente.

(Continua)

Sac. PAOLO BONARDI, Missionario Salesiano.

Dove trionfa l'amore di N. S. Gesù Cristo!

(Lettera del Salesiano Don Massimiliano Burger da Agua de Dios - Colombia). Amatissimo Signor Don Rinaldi,

Sono giunto, da pochi giorni, a questa mia nuova destinazione, ad Agua de Dios. Ho lasciato con nostalgia e rimpianto Contrataciòn, dove son vissuto per otto anni, tra quei cari lebbrosi, e dove il nome di Don Bosco risuona venerato, perchè il bene che vi hanno compiuto e vi van compiendo i suoi figli e le sue figlie, è veramente grande.

Le associazioni religiose maschili e femminili vi sono fiorenti; numerosi gli ascritti all'Apostolato della preghiera, all'Adorazione notturna e perpetua, alle Compagnie di S. Luigi, S. Giuseppe, Maria Ausiliatrice; numerose le figlie di Maria. Basti aggiungere che le comunioni mensili salgono, in media, a 20.000; che gli Oratori festivi son frequentati, il maschile da 300 ragazzi, e quello tenuto dalle nostre Suore da 450 fanciulline; e che l'Orfanotrofio conta 16o giovani, e la scuola pubblica 17o alunni.

In poco tempo, potemmo compiere molte costruzioni: una bella chiesa a tre navate, con artistiche decorazioni in metallo; un asilo per le orfanelle, e una nuova casa per i Salesiani, un'altra per le Figlie di Maria Ausiliatrice con graziosa cappellina, un ospedale per le donne; ed ora è in via di costruzione un nuovo collegio per gli orfanelli con varie istituzioni annesse. Come vede, è un'ampia fioritura di opere buone, che sbocciano in quel povero paese, con l'aiuto della Provvidenza Divina, la quale non ci viene mai meno, anzi ci previene con larghezza affettuosa e materna.

Nell'ottobre scorso celebrammo in Contrataciòn il XXV° della nostra entrata nel Lazzaretto. Furon 12 giorni di festa, durante i quali distribuimmo ben 25.000 comunioni. I cari lebbrosi ci offersero, in pegno di riconoscenza, una cartolina d'oro con un'iscrizione piena di gratitudine. L'amore trionfa anche in mezzo al dolore, ed è sublimemente commovente, quando fiorisce nelle vie dei patimenti più duri e delle sofferenze più amare.

Anche qui, ad Agua de Dios, le cose sono ben avviate, e, coll'aiuto di Dio, speriamo d'intensificare un po' di bene. La devozione a Maria Ausiliatrice vi è molto diffusa e si va sempre più diffondendo; il che è buon augurio. Un'opera grande s'impone anche qui, ricostruire e ingrandire la chiesa, divenuta troppo angusta per la popolazione: e contiamo di metter, presto, mano all'opera, con la grazia di Dio.

D'altro? Ogni giorno, caro Padre, qui si prega per Lei e per la nostra Pia Società, specie per i carissimi Superiori e per tutti i Benefattori. Noi facciamo pregar molto, perchè siamo convinti che la preghiera che sale dai lazzaretti ha in cielo una potenza speciale.

Voglio poi assicurarla che pur in questa valle del dolore da noi si respira abitualmente tanta serenità e pace, che c'è da ringraziarne Iddio. Le dirò di più, che qui, meglio che altrove, si sente tutta la bellezza e la forza degli ideali che infiammarono di zelo Don Bosco e Don Rua, specie il « Da mihi animas » del primo, e l'Ora et labora del secondo, sicchè non abbiamo nulla da invidiare alle altre Case.

Ci benedica, amatissimo Padre, e preghi per noi, perchè possiamo, con l'aiuto di Dio, corrispondere sempre meglio alla grazia insigne che egli ci fa, col volerci consolatori di questi infelici.

Di Lei, veneratissimo Padre,

Agua de Dios, 23 gennaio 1923;

Umilissimo e Almo in C. J. Don MASSIMILIANO M. BURGER.

Aneddoti Missionari

" Ammàzzami, ma non lo sposo ,,.

(Racconto del Sac. Giovanni Guarona, Missionario Salesiano).

Le prime impressioni dolorose dei pirati erano svanite e il mio cuore si sentiva già attaccato a Fong Tong, un piccolo villaggio di 500 anime, sperduto tra i monti e nascosto in una gran foresta. Ricorda, all'aspetto, molti dei nostri villaggi alpestri, e dista tre giorni di cammino dal centro di Shiu Chow e quattro ore dal mercato, a cui periodicamente affluisce la casta cinese, unico prodotto dell'industria di questi laboriosi montanari. Un caro paese, unico nella nostra missione, tutto cristiano e dove ci si sente in famiglia.

Nei primi giorni dopo il mio arrivo, i buoni Fongtonesi mi riempirono la casa, andando a gara per insegnarmi la loro lingua A Ka e rendermi men dura la lontananza da Macao.

Conoscendo sufficientemente il cantonese, non mi riuscì difficile, con il libro alla mano, aver la chiave del nuovo dialetto tanto differente dal primo. Le preghiere recitate quotidianamente in comune e il canterellare degli alunni nella vicina scuola mi resero presto famigliari i nuovi toni e non tardai a guadagnarmi i nuovi figli spirituali.

Un mattino, mentre, dopo la S. Messa, stavo rientrando in residenza, mi si presenta una giovane, la quale, con aria impacciata e gli occhi bassi, mi saluta con il cristiano:

- Tien Tchu Pas You (Iddio ti protegga)! - Dio ti benedica!

- Avrei una cosuccia da domandare al Shin fu (Padre), ma non so se abbia tempo.

- Di' pure tranquillamente.

- Desidererei sapere se i cristiani possono unirsi in matrimonio con i pagani.

- E perchè simile domanda? - Così... tanto per sapere...

Conoscevo la ragazza, e non mi fu necessario continuare l'interrogatorio: la sua storia mi era nota.

Un povero cristiano aveva imprudentemente promessa la propria figlia in isposa a un pagano. L'atto si era compiuto tra le famiglie nella giovane età dei due fidanzati, e il tempo del matrimonio si avvicinava, e omai si dovevano prendere i primi accordi.

La ragazza, cresciuta in età, era venuta a conoscenza del fatto, e la visita pastorale compiutasi in quell'anno - si era nel 1918 - le aveva aperto gli occhi sul passo che stava per fare. Il giorno in cui ricevette il santo crisma, avendo udito un'istruzione sulla educazione dei figliuoli e sul grave delitto che commettono i genitori dando le figlie in ispose a pagani, Maria Ho (colei che mi stava dinanzi), fortificata dalla grazia, prese una energica risoluzione, e giunta a casa, senza tanti preamboli, dice al padre:

- Il Signore ha avuto compassione di me, facendomi conoscere la mia critica condizione: ed io, stamattina, dopo la Cresima ho deciso di non sposarmi al Teng...

Non aveva ancor compiuto la frase, che il padre le rispose secco:

- Avremo tempo a parlare di ciò: chètati, e lascia a tuo padre disporre le cose.

- Io son decisa, insistè, e voglio che si rompa il contratto.

- Questo non sarà mai, e tu avrai da fare con me!

- Ebbene, ammàzzami, ma non lo sposo!... Intervennero i vicini, e, per la prima volta, Ho Li Men cedeva a sua figlia.

La questione non terminò lì, ma rimase sospesa, e in famiglia si stava male. Il pover'uomo aveva dato la parola e ricevuto la caparra, e temeva gravi rappresaglie dalla famiglia dello sposo, giacchè fra gli A Ka non si sciolgono facilmente gli sponsali. Era precisamente per appianare la questione che la fanciulla ricorreva al missionario, e io le promisi d'interessarmene.

Poco dopo venne anche il padre a sfogarsi, rimpiangendo il suo fallo, e tutto invaso dal terrore di vedersi spogliato dei suoi averi, se non dava la ragazza in isposa. Lo ragionai a lungo, e gli promisi il mio appoggio presso l'autorità, se occorresse.

La Provvidenza ci aveva messi in ottime relazioni con il Mandarino, ed in una delle visite a lui, gli raccontai la storia.

- È facile la soluzione, mi rispose: basta che la ragazza resti vergine, e tutto è accomodato.

- Ma se il giovane insistesse?

- State certo che non oserà: e in caso c'è la legge, e ci son qui anch'io.

Mi pareva che a questo modo la difficoltà, più che sciolta, fosse girata, e non ne ero soddisfatto. Ad ogni modo portai subito la notizia a Ho Li Men: ma non ne fu persuaso: temeva l'onta della mancanza di parola, e, crollando mestamente il capo, andava ripetendo:

- E non ci sarà modo d'aggiustarla?

- Ma se il Mandarino è con te, che temi ancora?

- Ciò non mi garba, non è bello, ho promesso e tu sai che in Cina...

- Allora non c'è che una via: ottenere che il giovane si faccia cristiano, e sarà vittoria completa!

- Impossibile! Lui non può venire qui (lo sposo non può recarsi nel paese della sposa, prima del matrimonio) e tu non puoi andare a casa sua.

- Non preoccupartene, Ho Li Men: làsciane a me la cura. Voi intanto pregate, fate una novena a Maria Ausiliatrice, e abbiate fede.

A Tsi Kong, il mercato di cui ho parlato, vidi il giovane, un'ottima pasta, che non solo si sarebbe fatto cristiano, ma si sarebbe trovato a meraviglia con la Maria. Era già stato prevenuto, anzi conosceva persino le prime risposte del catechismo. Fummo presto intesi. Egli trovò modo di venire diverse volte a Fong Tong, ove il contatto con i cristiani gli fece amare di più la religione, e chiese insistentemente il S. Battesimo. Glielo promisi, e quando comunicai alla famiglia Ho Li Men il giorno stabilito, fu un giubilo indescrivibile.

Erano passati due anni dal mio arrivo a Fong Tong, ed il simpatico paesello si preparò con slancio a quella festa singolarissima: il battesimo di Giuseppe Teng e il suo sposalizio con Maria Ho. La grazia del Signore aveva trionfato, e i giovani sposi, prostrati dinanzi all'altare, videro colmato, con profonda commozione, l'abisso che li separava.

Shiu Chow, 24 gennaio 1923.

Sac. GIOVANNI GUARONA

Missionario Salesiano.

La Missione Pontificia di soccorso in Russia.

La Missione Pontificia di soccorso in Russia, grazie all'inesauribile carità del S. Padre, assistita dai cattolici di tutto il mondo, continua alacremente l'opera altamente umanitaria verso gli infelici colpiti dalla miseria e dalla fame. Anche a Mosca il lavoro procede, omai, in modo rapido e sicuro, e sotto i migliori auspici, nonostante le difficoltà di assestamento incontrate sul principio.

« L'affermarci nella capitale russa - scrivono i nostri alla Segreteria di Stato di Sua Santità - ci costò molta pazienza. Più d'un mese fu consacrato alle trattative per avere ambienti adatti e sventare le manovre di chi avrebbe voluto confinarci nella penisola di Crimea per tener lontana dalle sfere ufficiali e dalle masse popolari la Missione Pontificia.

» Ottenute a stento due sale nell'ufficio centrale della Missione Nansen, il giorno in cui uscimmo per compiere i primi acquisti, tornando, le trovammo subito occupate. Protestammo presso il rappresentante del Governo, il quale per mezzo di due agenti le fece immediatamente sgombrare, e l'incidente, poco gradito, servì a farci assegnare un altro locale più adatto, dove ci fu dato stabilirci il 6 novembre, un mese dopo il nostro arrivo nella capitale.

» Iniziammo, così, la nostra azione, e vedemmo allora quanti pregiudizi si erano sparsi contro il nome cattolico. Non si può aver un'idea del male prodotto nelle masse dall'odio insegnato ed inoculato dalle cattedre dei demagoghi. Purtroppo l'ignoranza o la malafede hanno sparso gli errori più stravaganti su quanto la nostra Religione ha di più santo, come il dogma dell'infallibilità pontificia e quello dell'Immacolata Concezione. Basti dire che alla vigilia delle feste natalizie ortodosse venne distribuito gratuitamente ai fanciulli il primo numero di un infame periodico illustrato, intitolato « L'Ateo ».

» Tuttavia, anche fra codeste prevenzioni e diffidenze, il bene che si riuscì a compiere è grande e provvidenziale. Omai la Missione si è imposta e gode alta riputazione presso tutte le classi sociali ed il nome cattolico prende a rifulgere del suo splendore.

» Fin da principio si pensò al regolare funzionamento di un magazzino di viveri per la distribuzione dei soccorsi ai poveri e se ne organizzò la distribuzione nei vari quartieri della città, aprendo cucine per giovani operai, disoccupati e senza mezzi di sussistenza, e anche per studenti ridotti a mal partito, e in pari tempo visitando e soccorrendo, in massa, istituzioni, ricoveri e orfanotrofi.

» In men di due mesi più di ottomila furono i ragazzi e le ragazze, raccolte in istituti, che godettero la carità del Santo Padre.

» La beneficenza negli stabilimenti si compie su basi sicure. Accettate le domande di soccorso dietro esatta constatazione dei bisogni reali, si stabilisce presso ogni istituto un deposito di viveri, che due volte la settimana è provvisto di pane dai tre grandi forni che lavorano per conto della Missione. Tutti i viveri dati in deposito restano di proprietà diretta della Missione, la quale ne prescrive la misura e l'ordine delle distribuzioni; e mentre i direttori degli stabilimenti ne sono responsabili ed ogni mese dànno conto dei viveri dispensati, persone di fiducia della Missione hanno libero accesso, a qualunque ora, alla cucina, alla sala da pranzo e al magazzino per assicurarsi de visu che tutto proceda regolarmente. Con questo sistema, semplice e pratico, la carità del Santo Padre non può fallire allo scopo.

» Certo il lavoro va prendendo ogni giorno più vaste proporzioni, anche perchè la miseria è sempre grande. Son famiglie intere, e vedove, giovani e vecchi, e persin sacerdoti ortodossi, che spinti dagli stimoli della fame e dalle più impellenti strettezze, implorano un po' d'aiuto. Tempo fa visitai una vedova, di nobile casato, e la trovai nell'estrema miseria. Senza impiego, abbandonata completamente, è straziata di continuo dal presentimento della fine infelice dell'unico figliuoletto, essendosi negli ultimi cinque anni, passati nel terrore, privata a poco a poco di tutto ciò che aveva fino a non aver più che la veste che la copre, due sedie, e un misero giaciglio! E quanti soffrono così! Son migliaia e migliaia le madri, le vedove e le fanciulle che versano in simili ed anche peggiori condizioni!

» Per avere un'idea della spaventevole miseria delle migliori famiglie basterebbe dar uno sguardo, in qualunque giorno, al bazar-mercato, dove si aduna una massa, rassegnata e silenziosa, visibilmente compresa dal terribile flagello che la percuote, composta in gran parte di povere donne, le quali pochi amai fa formavano l'èlite della società russa ed ora sospirano di vendere gli ultimi mobili, abiti, orologi, orecchini, anelli nuziali. Se ne stanno là, dal mattino alla sera, sul suolo gelato e coperto di neve e di ghiaccio, aspettando che passi qualche speculatore, per offrirgli gli ultimi resti del loro fasto! Tutte vendono e tutte chiamano, però, timide, appena appena articolando, sotto voce, il gentile richiamo: per favore! Ogni oggetto che passa nelle mani degli avidi speculatori è un pezzo di cuore infranto!... Quale spettacolo!... »

« Tra i casi pietosi che ci sono occorsi - scrive Don Simonetti - frequenti son quelli di numerose colonne di profughi, polacchi per la maggior parte, in viaggio di rimpatrio da lontane regioni.

» Ammassati nei vagoni ferroviari o accantonati nelle stazioni in attesa di poter proseguire il viaggio, questi infelici sono quasi tutti laceri, emaciati, e in così desolante squallore, che non si può guardarli, senza sentirsi presi da un senso di profonda commiserazione.

» Vari di questi scaglioni si sono rivolti a noi per ottenere un soccorso che li sostenesse nel viaggio, e noi l'abbiamo accordato senza indugio, passando sopra a tutte le formalità che si richiedono in via ordinaria. Quante espressioni di riconoscenza alla Missione, e specialmente al Santo Padre! Qual gioia sui loro volti pallidi ed estenuati, nel caricare sulle spalle il pesante, ma ben gradito fardello di farina, di riso, e di altri generi alimentari, che ormai non credevan più di vedere!

» Le scene più impressionanti sono offerte dai gruppi di fanciulli orfani di esiliati. Le infelici creature, che persone di cuore raccolgono e dirigono al confine, colpite da irreparabile sventura e coi segni di lunghe sofferenze e privazioni, senza aprir bocca, dicono, nello sguardo triste e in tutto l'aspetto disfatto, la lugubre storia della loro breve ma penosa esistenza.

» Ne abbiam soccorsi parecchi, dando loro viveri e indumenti, perche proseguissero il viaggio verso il confine senza sentir troppo le torture della fame e i rigori del freddo, nella fiducia che la carità cristiana, commossa ai loro gemiti e alle invocazioni strazianti, continui ad accorrere in loro aiuto e faccia tornare sulle tenere labbra, livide e tremanti, almeno un sorriso, da cui pare esulato per sempre ».

Noi raccogliamo il grido di dolore che s'innalza dalle steppe gelide e desolate, e lo ripetiamo ancora ai nostri carissimi allievi ed ex-allievi, perchè si animino a gareggiare anch'essi nell'inviare al Santo Padre Pio XI - Palazzo Vaticano - Roma, i mezzi indispensabili per soccorrere tanti infelici che languiscono e muoiono così miseramente!

* *

Da notizie giunte alla metà dello scorso mese di marzo, risulta che l'attuale Missione Pontificia di Soccorso in Russia è composta di 13 membri, aiutati da 1700 impiegati russi, scelti dalla Missione stessa. Le Stazioni di soccorso con uffici di comunicazione e dimora per i membri della Missione sono sei, e cioè Mosca (dove sono i nostri confratelli) Rostoff sul Don, Krassnodar nel Kouban, Eupatoria e Djankoy in Crimea, e Orenbourg negli Urali. La Missione Pontificia ha 8 depositi di viveri e circa 300 cucine pubbliche, che presto saranno aumentate a 500.

Il numero delle persone quotidianamente soccorse era già di 95 mila, e si contava di aumentarne il numero, per la fine di marzo, a 120 mila.

RICORDIAMO ai nostri Direttori e alle revv. Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Maestri e alle Maestre aderenti al programma della Cooperazione Salesiana e a tutti i zelatori e le Pie Zelatrici Salesiane, il duplice invito del nostro venerato Rettor Maggiore di promuovere tra la gioventù loro affidata:

1) Una Colletta per i poveri bimbi della Russia, da inviarsi « DIRETTAMENTE » al SANTO PADRE Pio XI - Vaticano - Roma.

2) Altra Colletta a favore del nuovo tempio in costruzione a Borgo S. Paolo a Torino, in omaggio a Gesù Adolescente, da inviarsi allo stesso nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32, ToRiNo (9).

Omaggio internazionale a Gesù Adolescente

Il nuovo Tempio a Borgo S. Paolo in Torino.

I giovinetti inscritti alla Lega Eucaristica, istituita tra gli alunni interni ed esterni dell'Istituto Salesiano di Rimini, accogliendo con slancio l'invito del Successore di Don Bosco, si fecero promotori tra i compagni di una piccola colletta per il nuovo tempio ad onore di Gesù Adolescente, e son lieti d'inviare la somma di L. 50, frutto di tante piccole mortificazioni.

Gli alunni del Collegio Salesiano di Varazze, in risposta all'appello del sig. D. Rinaldi, spontaneamente togliendole dal proprio peculio, inviano con gioia e con fede L. 123, accompagnate dalla più affettuosa preghiera all'Adolescente Divino.

Mando L. 1oo come offerta per le opere salesiane e in modo speciale per il tempio a Gesù Adolescente, implorando che i giovani del mio popolo tutti s'infiammino d'amore per Gesù. - Don Luigi Ciabatti, Parroco di Geano (Firenze).

Un gruppo di giovani delle Scuole Apostoliche presso il Santuario di Mondovì, a mezzo del Ch. Alessandro Pioppi, di gran cuore e con gran fede inviano la piccola offerta di L. 15,60 per il caro tempio di Borgo S. Paolo in Torino.

Celestina Pensa Chiappella di Mondovì, cooperatrice, invia L. 100 per il Bollettino e per il Tempio di Gesù Adolescente, raccomandndosi alle preghiere di tutti i figli ed alunni di Don Bosco.

Antonia Gini di Motta di Livenza, L. 50, per la nuova chiesa di Gesù Adolescente, raccomandandosi alle preghiere dei giovani dell'Oratorio di Valdocco e di Borgo S. Paolo per ottenere da Gesù e da Maria Ausiliatrice una grazia desideratissima.

Il maestro Pietro Isidoro Bevilacqua di Cinopicco (Udine) offre L. 5o, implorando dal Maestro Divino le più elette benedizioni per sè e per i suoi carissimi alunni.

Il maestro Belisario Anichini di Firenze invia l'offerta di L. 21,50 « frutto di una questua fatta dal suo scolarino Luigi Frizzi tra i propri cuginetti ed altri fanciulli, a favore del nuovo Tempio di Gesù Adolescente in Torino ».

DA BEITGEMAL (Palestina) i quarantacinque alunni della Scuola Agricola Salesiana, privandosi volentieri, per amore di Gesù, delle regalie avute nelle feste di Natale, offrono L. 150 per il nuovo Tempio ad onore del Divino Adolescente, che hanno sempre nella mente e nel cuore.

DA BETLEMME i poveri orfanelli dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino, spontaneamente privandosi nei primi giorni di quaresima della merenda quotidiana, offrono L. 50 per il Tempio in costruzione a Torino, ad onore del divino loro compatriota, Gesù Adolescente.

DA SHILLoNG (Assam) gli alunni dell'Orfanotrofio S. Antonio mandano per il Tempio di Gesù Adolescente a Borgo S. Paolo, Torino, 5 rupie, raccolte a stento, con piccoli sacrifizi, ma con tanta gioia, spiacenti di non poter fare di più.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Il 23 corrente comincia il mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice nel suo Santuario. I Torinesi, specie gli abitanti di Valdocco, andranno a gara nel partecipare personalmente alle sacre funzioni, che secondo l'usato, si ripeteranno tre volte al giorno : - al mattino dopo la messa della Sezione degli alunni artigiani - alle ore 17 per la Sezione studenti - e alle ore 20, particolarmente per i Divoti di Maria Ausiliatrice.

Tutti i Cooperatori e quanti, al par di noi, sentono più vivo, di giorno in, giorno, il bisogno degli aiuti del cielo, non manchino di associarsi in ispirito alle nostre preghiere, per impetrare, da quella « Benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani », le grazie di cui abbisognano, nella gravità dell'ora presente, la Chiesa e il Sommo Pontefice, la Patria e l'Umanità tutta quanta.

Preghiamo, come desidera il Santo Padre, sopratutto « per ottenere che il Signore, auctor pacis et amator, salvi la travagliata umanità da nuovi flagelli e riconduca popoli e governi a quei sensi di fraternità ed amore, di giustizia, di equità, che loro ispirino amichevoli intese».

Nel Santuario di Torino

il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e la pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

Intenzioni generati per il mese di Maria Ausiliatrice.

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, ogni giorno i benemeriti Cooperatori e le pie e zelanti Cooperatrici vogliano espressamente ricordare nelle loro preghiere le intenzioni seguenti:

DAL 23 AL 29 APRILE. - Il Sommo Pontefice e i bisogni di S. Chiesa.

DAL 30 APRILE AL 6 MAGGIO. - I bisogni particolari di tutte le Nazioni.

DAL 7 AL 13 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche e particolarmente le Missioni Salesiane.

DAL 14 AL 20 MAGGIO. - Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani. DAL 21 AL 24 MAGGIO. - La Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco.

IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.

GRAZIE E FAVORI (*)

La fede e il consiglio di un amico.

Dopo tre operazioni laboriosissime per estirpare un tumore, il male era passato dal ventre in vicinanza del polmone destro, e non potevo più essere operato. Rassegnato, aspettava la mia ora estrema, quando, per ventura, ebbi la visita di un Missionario Salesiano, mio caro amico di collegio, che non vedeva più da 12 anni! Ritrovandomi in quello stato, colle più ardenti parole mi animò a riporre ogni fiducia in Maria Ausiliatrice, dicendomi che, andando di quel giorno a Torino, avrebbe fatto fare un triduo di preghiere per me nel Santuario di Valdocco.

L'illustre prof. Monari di Bologna, che mi aveva operato e che tornava a visitarmi ogni settimana, l'ultima volta si era stretto nelle spalle e, scuotendo il capo, aveva detto: « Se non è un miracolo!... ». Ma quando mi rivide dopo la visita dell'amico, con grande stupore ebbe a constatare che era molto migliorato, perchè la tosse era diminuita, gli sputi virulenti quasi cessati, e, quel che è più, il polmone non dava più rantoli: e tornando un'altra settimana, e trovandomi sfebbrato, permise che mi alzassi. Ora, grazie a Dio, son perfettamente guarito, e non solo son tornato all'ufficio, ma ho anche pellegrinato alla Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, per ringraziare personalmente la cara Madonna di Don Bosco nel suo Santuario. Non dimenticheremo mai, io e la mia famiglia, una grazia così grande!

Ferrara, 2 marzo 1922.

Cav. CESARE CAVICcHIOI,I.

È tempo che sciolga la mia promessa. - Son debitore di vivissime grazie alla Vergine SS. Ausiliatrice. Nel 1914 colpito da angina, fui al punto di non poter respirare che a stento: e così passai quattro anni. Un giorno mi raccomandai con fede alla Vergine Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, e a poco a poco migliorai fino a trovarmi libero da ogni senso di dolore e di affanno. Ora sono più di due anni che attendo alle faccende di casa mia senza difficoltà alcuna; è perciò tempo che sciolga la promessa, e mandi, col mio ringraziamento, un'offerta al Santuario di Torino!

S. Gregorio di Catania, 22, II, 1923. MASSIMINO ROSA.

Maria Ausiliatrice salva un povero giovinetto. - Mio marito è un socialista sfegatato e quindi contrario a tutto quanto sa di religione, col conseguente divieto ai figli (un maschio e una femmina) di frequentare comunque la chiesa. Quanto io abbia per ciò sofferto, e quali scene violenti, con percosse e peggio, siano da ciò derivate, è noto a tutto il piccolo paese, nel quale abitiamo. Un pensiero intanto si andava maturando in me: collocare il maschio in qualche collegio, per sottrarlo al cattivo ambiente ed avviarlo, con sentimenti religiosi, ad una professione. Naturalmente mio marito non voleva saper d'istituti retti religiosamente, mentre pie e buone persone mi avevano cercato un posto in uno dei numerosi collegi del Ven. Don Bosco. Mi raccomandai alla Vergine Ausiliatrice: feci una novena in suo onore con tutta l'anima mia, ed ecco che, proprio al termine della novena, senza che alcuno gliene parlasse, mio marito mi dice: « Se credi, metti pure il nostro figliuolo nel collegio di Don Bosco ». Non posi tempo in mezzo: tre giorni dopo, il figlio era già dai Salesiani, dove, felice e contento, cresce buono, nell'amore di Dio e del lavoro!

Oh, santissima Vergine Ausiliatrice, che Tu sii ringraziata e benedetta, oggi e sempre! .

12 febbraio 1923.

A. R.

La benedizione di Maria Ausiliatrice e la novena consigliata dal Ven. Don Bosco. - Ero appena di ritorno dal Seminario, quando m'incolse una forte pleuro-polmonite, che in breve tempo mi ridusse in fin di vita. Il mio stato era disperato: e l'ordinaria gracilità di salute, ed una forte emorragia dal naso, che m'incolse priora della malattia, facevano maggiormente disperare del mio caso. Il dottore mi diede perduto. Io speravo in Maria Ausiliatrice, ed ebbi la fortuna di ricevere, nei momenti più gravi, la benedizione di Maria Ausiliatrice da un novello Sacerdote salesiano, il quale mi raccomandò la novella di Don Bosco e mi pose sotto il guanciale un'immagine del Venerabile. La novena fu incominciata e, al quinto giorno, la febbre, che da dieci giorni di continuo oscillava tra il 40 e 41 grado, cominciò a diminuire, e in men di due giorni scomparve completamente ed io fui salvo. Anche la convalescenza fu rapida ed ora godo ottima salute.

Foglizzo Canavese, 20-2-1923.

Ch. LUIGI BARBERO.

La novena consigliata da Don Bosco. - Mia cugina, Maria Piovano fu Giovanni, d'anni 23, residente a Caselle Torinese, cadde gravemente malata di febbre spagnuola, che le lasciò una debolezza generale per vari anni, e cioè fino a questi ultimi giorni. Non digeriva più alcun cibo, e deperiva giorno per giorno, soffrendo dolori di stomaco, emicranie, affanno, finchè i medici la diedero spedita. Aveva fatto voti e pregato tutti i Santi, senz'alcun risultato; finchè io, andandola a visitare, la consigliai a cominciare ad onore di Maria Ausiliatrice la novena consigliata dal Venerabile Don Bosco, e a ripeterla tanto finchè bastasse. Non ci stancammo, no, di pregare; e dopo tante sofferenze la mia cara cugina è guarita, e ha ripreso il lavoro, con meraviglia di tutti.

Grata alla Vergine Ausiliatrice, che tanti favori dispensa ai suoi fedeli, invia una piccola offerta per le Opere Salesiane.

Torino, 4 - III - 1923.

MALVINA PIOVANO.

La novena a Maria Ausiliatrice. - La mia cara nipotina Maria Grazia veniva attaccata nei suoi due teneri anni di età da fieri accessi freddi al braccio destro che, dopo l'intervento operatorio, non dette segni di miglioramento, anzi mi faceva sinistramente pensare della sua salute. Si era alla fine di novembre u. s., quando il male divenne, ancor più grave. Io non tralasciai mai di pregare la Regina degli infermi e quando fui certo che la scienza umana era impotente al caso, risolsi di ricorrere a Dio efficacemente, cominciando la novena di Maria Ausiliatrice. Subito la mia piccina migliorò, ed ora, a soli due mesi di distanza, è completamente ristabilita. Ne sia gloria a Maria SS.ma.

S. Giovanni Paganico di Montereale (Aquila).

LUIGI BIANCHINI-PICCIONI.

Ancora la novena a Maria Ausiliatrice. - Da più di un anno mia figlia Maria soffriva fortemente per escessi glandulari, che le producevano acuti dolori di capo. Valenti professori non mancarono di prodigarle le più amorevoli cure: invano. Quando le speranze erano omai perdute, ebbi il pensiero di ricorrere alla Madonna di Don Bosco con la sua novena. In capo a tre giorni mia figlia cominciò a migliorare, ed ora è perfettamente guarita. I suoi due bimbi le ridono accanto in segno di compiacenza ed io, riconoscente, invio una tenue offerta per una S. Messa.

Cimpello (Udine) 23 gennaio 1923.

ERMINIO PICCININ.

È impossibile che guarisca! - Da ben un anno aveva il sangue intossicato e le celebrità mediche, che erano richieste a prodigarmi le cure, uscivano sempre in una medesima frase: « È impossibile che guarisca! ». Dunque, a me non restava che un'unica speranza: quella del Signore. Una buona religiosa mi consigliò di fare la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, di cui aveva già udito raccontare molte grazie, e non sperai invano. Finita la novena, cominciai a migliorare, ed ora sono quasi completamente ristabilito. Riconoscente per la grazia ricevuta, faccio un'offerta per le Opere di Don Bosco.

Torino, 4 - III - 1923.

ROTA ERASMO.

Due grazie segnalate. - Afflitti per un affare che poteva cagionarci seni disturbi, e quasi rovinarci, quando sembrava tutto andare alla peggio, insieme con mio marito incominciai una novena alla Vergine Ausiliatrice, invocando anche l'intercessione del Ven. Don Bosco, colla promessa di una piccola offerta per gli orfanelli se fossimo esauditi. Oh potenza di Maria! Non si era al termine della novena, che tutto si aggiustò in un modo insperato.

Un'altra grazia ancor più grande l'hanno ricevuta mio marito e il nostro figlio maggiore d'anni otto. Un camion investì il loro automobile, riducendolo in pezzi, ed essi restarono incolumi, non riportando che qualche leggera ferita, proprio di nessuna entità. I presenti ne andarono stupiti, e tutti dissero ch'era un miracolo, che io attribuisco alla nostra potente avvocata.

Con riconoscenza, adempio la promessa, ringraziando dal più profondo del cuore la nostra tenerissima Madre e il Venerabile Don Bosco.

S. Leandro di California, 7 - 12 - 1922. BIANCA GRAZIANO Cooperatrice Salesiana.

Un'operazione ben riuscita. - Trovandomi cieca da quattordici anni, provai tutto quello che l'arte umana sa suggerire, ma con poco risultato, quando mi fu consigliata un'operazione. In questa circostanza invocai la bontà e la potenza di Maria, pregandola di ottenermi la guarigione, o almeno il miglioramento, e non fui delusa; l'operazione andò bene, ed ora, considerando la mia età, ci vedo abbastanza bene. Trovandomi in gravi affanni di spirito, invocai di nuovo l'aiuto della Vergine e fui di nuovo esaudita.

Per tanti favori accetta, o Vergine Ausiliatrice, il mio grazie più vivo, in pegno di perenne riconoscenza.

Canale, 12 - 2 - 1923.

SANTA TROTTER.

Da morte a vita. - Nell'aprile dello scorso anno mia figlia cadde ammalata, e i valenti medici, chiamati al suo capezzale, sentenziarono che l'unica speranza di salvezza consisteva in una difficilissima operazione chirurgica. Venne operata, ma senza i risultati che si speravano. Ricevuti i conforti religiosi, la giovane vita andava spegnendosi nel nostro strazio indicibile. Fu allora che pensammo all'aiuto dei Cristiani, e a Lei ricorremmo coll'anima in tumulto, ma pieni di fede, perchè ci restituisse la figlia. Prodigiosamente, quantunque, a gradi, essa prese a migliorare e a ristabilirsi, ed ora è completamente guarita.

Adempio la mia promessa e ringrazio la Vergine Ausiliatrice della grazia segnalata. Surf-California, 26 giugno 1922.

GIOVANNA ADAMOLI.

Quando la scienza più non serviva. - Nel maggio ultimo scorso, il mio unico figliuoletto cadde ammalato di polmonite doppia; e siccome la febbre aumentava, ed egli era in tenera età, in pochi giorni fu ridotto in fin di vita. Visto che i pochi rimedi suggeriti dal medico curante a nulla valsero, invocai Maria Ausiliatrice ad intercessione del Venerabile Don Bosco, incominciando una novena e promettendo la pubblicazione della grazia, qualora l'avessi ricevuta. Appena cominciai le preghiere, notai nel bambino un breve miglioramento, ed a novena finita era fuori di pericolo. Adempio alla promessa di pubblicare la grazia e di inviare una tenue offerta al Santuario.

Trebecco, 3 febbraio 1923.

Una Cooperatrice.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - A. L., Alberti Beatrice, Aliq. Farmacista, Alliod Pietro, Amadio d. Pietro, Amici Teresa, Andolfi Maria, Andreoni d. Umberto, Anichini Belisario, Antoniazzi Chiara, Antoniazzi Chiarina, Antoniazzi Cav. Mons. Emilio, Antonielli Clementina, Antonini Maria, Artale maresciallo, Atzori Peppina.

B) - B. R., Baccanelli Davide, Balbi Colombina, Baldani Vincenzina, Baldi Francesca in Sartori, Baraldi Teresa, Barbero ch. Luigi, Barbero Maria, Barbuggiani Giuseppe, Bardin Lina, Baresi Annita, Bariffi Camilla in Bernasconi, Barone Agnese, Barozzi Elisabetta, Barozzi Mario, Basetti Giuseppina in Miglioli, Bassi Teresina, Bazzana Pasqua, Beccaris Vittoria, Bellamoli Erminia, Belloni Gilda, Beltrame Amabile, Beltrame Fina, Beltrami Amelia, Benassi Luigia, Bernardi M. Antonietta, Bertola Olimpio, Besenval Cesarina, Betteri Catina, Bevilaqua P. Isidoro, Bezana Erminia, Biadene Maria in Ceschelli, Biasin Alessandro, nob. Bidazio, Bizzini Severino, Boccalatte Rosina, Boccaleri Giuseppina, Bona Clementina, Boncoraglio Maria, Borda Jannette, Borga d. Ernesto, Borsarelli Iride, Borsoi Pietro, Bosco Carolina, Bosi Rosa, Bottazzi Ginevra, Bottiglione A. C., Brianti Ernesto, Bricalli Giuseppina, Brizzo Italo, Brughelli Filomena, Buccino Ernesto, Buccino Stanislao, Busetto Ines.

C,) - C. E., Cacopardo Concettina, Calegari Camillo, Calzino Gaudenzio, Campagnola Giuseppina, Campanini Serafina, Canis Francesco, Capellari Teresa, Cappellazzo Giuseppina, Caramagna Ottavia in Trinchero, Carazza Teresa, Carbonelli Chiarina, Carcano Caterina, Carcano Gina, Carcerire Silvia, Carli Rosa, Carpené Matilde, Carrera Letizia, Casalini Dosina, Casarotto Giuseppe, Cattabiano Agatini, Cattaneo Candida, Cattaneo Rosina, Caviglia Assunta in Aismondo, Cavaglià Maria, Cavaglieri Marettina in Preziotti, Cavalli Elisa, Caviglioli Veci. Rachele Barcellini, Cazzaro Mario, Cazzuli Eugenia, Cecchetto Pteriua, Cerisola Maria, Cerruti Angela, Ceruti Nazaro, Cesario Caterina in Costa, Cesano Emma, Ceschi Maria, Checcur Edvige, Chiappero Cristina, Chiarle Maddalena, Chiroli Carlo, Christelle Teresina, Ciabatti d. Luigi, Cioai Elena, Cipriani Emma in Perni, Cirotto Maria, Civilino Giuseppe, Civran Angela, Coali Emilia, Cole G. B., Collo dei Romolina, Comba Teresa; Coniugi lieliegrandi, Caputo; Copreni Virginia, Corradini Nino, Costa Aurelia, Costanzo Marta, Cotti Antonia, Cravero Rina in Pasquale, Cravero Clara, Crespi Anna, Cugnasco Ida in Cariboni, Cuniberti Francesco.

D) - Daglio Francesco, Dalla Vecchia Antonio, Dalto Stella, Darbesio Antonio, Da Ruos Antonietta, Dascanio Giovanna, De Battistis suor Teresa, Deflorian Maria, De Giovanni Adolfo, Delbue Ida, Del Castillo Giuseppina, Delfitto Fulgenzio, Del Giudice nob. Zandonella, Delniastro Angelo, Delogni Grazia, Delprete Felicita, De filo Angela, D'Orlando Olga in Vettori, nob. Di Renzo Bedazio, Do leani Nina, Donelli Ciovanni.

E) - E. P., Eredi ing. G. T.

F) - F. M. S., Fabiaschi Amalia, Fabri Ester, Famiglia Alliod, Avalle, Callegari, Fabri, Olivieri, Segattinini, Favre Battista, Federici Luigino, Ferrari Lucia, Ferraris Nina, Ferraro Giuseppe, Ferrero Margherita, Festa Giovanna, Foglizzo Orsolina, Forlini Benvenuto, Fournier Luigi, Frattini d. Alfonso, Fugazza Ernesto, Furnari Santa.

G) - Gallas Maria in Stacul, Gambardella Giuseppe, Gambi Claudia in Malvolti, Gandelli Daniele, Garan Carolina, Garbaccio Angiolina, Garrone Michele e Teresa, Gasparini Luigia, Gazzaniga Ester, Gemelli Giuseppina, Ghini Dina, Ghisla Ersilia, Giacomone Maria, Gianoglio Teresa, Giardelli Pasquale, Gini Antonia, Ciudici Marta, Giusti Angiolina, Gorret Anselmo, Gravier Emilia, Graziano Bianca.

J) - Janny Lelia.

I) - Incutti Francesco, Isnardi, Istituto Salesiano di Rimini.

L) - L. C., Lagomarsino Luisa, Lagurio avv. Ettore, Lai Raimonda in Demurtes, Lama Cappellini, Lanzani (Famiglia) Lanzavecchia Margherita, Lasagna Palmira, Lazzeretti Margherita, Lollo Anne, Lombardi Mariano, Lombardo Teresa, Lovisolo d. Angelo, Lucchesi Clinia, Lu mazzi Adelaide.

M) - M. G. L., M. R., Macchi Maria, Magnanini Giovanni, Marcellino Marianna, Marchi Giuseppe, Marcoz Cesarina, Mariani Maria, Marino Vittorio, Marostica Angela, Marroccu Luigina in Pilia, Marson Giulia, Martina Cav. Alessandro, Martinet Maria, Masia Zeolola, Mazini Margherita, Masserano Cecilia, Mazzi Vittoria ved. Poletti, Mazzini Mario, Melandri Achille, Meneghello Entma, Mereu Maria, Mezzano Giovanni, Miglio Carolina, Migliore Maria, Minotto Annetta, Momolo Pierina, Moiraghi Delfina, Monay Anna e Lucia, Mondani Sofia, Montalbano Adele, Monzardo Carmela, Morandi dottor Roberto, Morando d. Vittorio, Morchio Teresa, Moretti Luigia, Moricca D.re Salvatore, Murelli Francesca, Musmeci d. Giovanni, Muzzolillo Rosina.

N) - Negrini Adelaide, Negrini Elisabetta, Negrini Pancrazio, Negruzzi Leonilde, Negro Orsola, Nenna d. Gennaro, Nervo Salvatore, Nesello Angela, Nesello Antonia, Ninati Giacomo, Noè Maria, Nosenghi Paolina, Novelli Elisa.

0) - 0, S., Oliva Umberto, Omede Giovanna, Orsi Carlo.

R) - P. F. F. A., P. T. P., Padovan Angela, Paffa Teresa, Pagan Antonietta, Pala Giovanni, Paladin Giuseppe, Panizzoni Madalena, Pantarotto Brunetta, Parravicini Orsolma, Parpinelli Bianca, Pascali Cav. Vincenzo, Passalacqua Rachele, Patane Giuseppina in Castorina, Peccolo Domenico, Pegoli Maria, Pegorari Gaspare, Peiroue Secondina Pelizzari Maria e Clara, Pericoli Maria, Perron Luigi, Perinelli Anna, Periti Angelo, Peroni Norma, Perotti Erminia, Picchioni Luigia in Bianchini, Piccinin Erminio, Pignone Caterina, Pini Elisa ved. Friulano, Pirra Giuseppe, Pittaluga Pia, Pizzorni Caterina in Figini, Pol Ottelia, Polletti Maria Ved. Pujatti, Pollino Vincenzo, Ponte Margherita, Poratti Maria, Porta suor Ersilia, Prato Tarsilla, Puiano Prima in Claris, PurpuraDomenica.

Q) - Quagliarini Elvira.

R) - R. M., Ragazzi Maria, Ramello Caterina, Ratto, Maria, Razeti Matilde, Renzi Augusto, Rettore dell'Istituto Artigianelli di Pavia, Riconda Teresa, Ridone Giuseppina, Rigazio Lucia, Rimoldi Maria, Ripoli d. Luigi, Riva Maria, Rivetri Battista, Rizzolo d. G. B., Rizzotto Giovanni, Rodolfi (Famiglia), Rolfi Maria, Romano vedova M. Caterina, Rossi Chiara, Rossi Domenica, Rubini A., Ruscellotti Giuseppe.

5) - S. G. e famiglia, Sala Carolina, Sanguinetti Cristina, Santella Crescenzia, Savio Anna, Savio Maria, Scandolari Dosilina, Scarrone Luigia, Schenatti Paolina, Scotti Bianiamino, Serra Eugenio, Serra e famiglia, Serra Carolina, Serravalle Gina in Genti, Servalli Andrea, Sigismondi Adelaide, Sigismondi Isidoro, Silvano Maria, Soave d. Giovanni, Soldini (coniugi), Sommariva Caterina in De Luca, Sorelle Bourgeois, Sossai Margherita, Spallarossa d. Domenico, Spani Maria in Oliava, Speziale Maddalena, Spialtini Virginia, Spina Egle, Spinoglio Clementina, Stefanutto Carmela, Stoppino Carlo in Bigatti, Strambo Marta

T) - Temiazzo Maria, Tessarolo ch. Luigi, Tessarolo ch. Remigio, Todescan G. C., Tomassone Giovanni, Tonni Luigi, Tovo Angiolina, Tremontin Ilario, Trevisan Carolina, Tricoli Calogero, Trinco suor Nazzarena, Tropea Carolini, Trucchi Maria, Tucci Maria, Tumminelli Maria.

U) - Ursella Giuseppe.

W) - Wuillermin Maria.

V) - V. R., Vacino Giulietto, Valente Maria, Vastafridda Anna, Vigevano Angelina, Vignale Alessandro.

Z) - Z. A., Z. P., Zago Luigi, Zamolo Maria in Masini, Zanini Anna, Zenarola Teresina, Zocca Caterina, Zocchi Leone, Zoppi ch. Alessandro, Zortea Felice, Zortea Massimina, Zovi Maria.

X) - N. N. di Alessandria, Calusco d'Adda, Careggine, Cieriè, Cortina d'Ampezzo, Diano Marina, Fano, Fontaneto Po, Genova, Guarene, Lessona, Moconesi, Mombello Torinese, Noceto, Novara, Pian Camuno, Torino, Trebecco, Voghera.

BASILICA DI MARIA SS. AUSILIATRICE TORINO -VALDOCCO

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, a partire dal 23 corrente, nella Basilica avranno luogo le seguenti funzioni

Giorni feriali

Ore 6: Messa, breve discorso di un Sacerdote Salesiano, Benedizione. Ore 17: Canto di una lode, discorso del Rev.mo

Can. D. Giuseppe Desecondi, Benedizione.

Ore 20: Rosario, discorso del Rev.mo prof.

D. Andreini, Benedizione.

Giorni festivi

Ore 15: Vespri, discorso (Rev. Can. G. Desecondi), Benedizione.

Ore 17: Vespri, discorso (Rev. Prof. D. Andreini), Benedizione solenne.

AZIONE SALESIANA

I Congressi degli Oratori e delle Scuole di Religione in Italia.

L'Opera dei Congressi degli Oratori e delle Scuole di Religione, ossia dell'educazione e cultura religiosa della gioventù, in Italia ebbe origine dal primo Congresso degli Oratori festivi, che si tenne nel 1895 in Brescia, per iniziativa dei benemeriti Padri Filippini di quella città, nel 3° Centenario della morte di S. Filippo Neri.

I Salesiani, che presero parte a quel Congresso, costituirono in seguito a Torino, presso il loro Superiore Generale, un Comitato permanente, promotore di simiglianti Congressi, ampliandone il programma e comprendendovi anche le Scuole di Religione.

Per accennare solamente ai Congressi Nazionali il Comitato Salesiano promosse in Italia i seguenti: il II° a Torino nel 1902, presieduto dall'Arcivescovo l'E.mo Card. Richelmy e dal venerato Don Rua, suscessore di Don Bosco; il III° a Faenza nel 1907, presieduto dal Cardinale Svampa di v. m. e da D. Rua; nel 1909 cooperò al IV° tenutosi a Milano, presieduto dal Card. Ferrari di s. m.; promosse il V° in Torino nel 1911, presieduto dal Card. Richelmy e dal nostro Rettor Maggiore D. Albera; il VI° nel 1921 a Cagliari, presieduto dall'Episcopato Sardo e dal nostro Don Trione, come Delegato del Comitato Promotore di Torino.

A tutti i Congressi intervennero parecchi altri Vescovi, oltre gli Ecc.mi e Ordinarii locali, portandovi il contributo della loro dottrina ed esperienza e il prestigio della loro autorità.

Dopo il Congresso di Torino del 1902 il venerato Don Rua ne stampò il resoconto in 24.000 esemplari, e fu un vero Manuale degli Oratorii e delle Scuole di Religione, compilato sugli Atti del Congresso, che inviò gratuitamente ai Vescovi, ai Seminari e a tutti i Parroci d'Italia, senza badare alla spesa non piccola, per zelo di propaganda.

Altrettanto fece il suo successore Don Albera dopo il V° Congresso nel 1811, inviandone egli pure il resoconto in una copiosa compilazione di norme e regolamenti per le varie forme di Oratorii e Scuole di Religione, Circoli annessi, ed Associazioni giovanili d'ogni categoria e d'ogni specie.

Del VI° Congresso, tenutosi a Cagliari nel 1921, lo stesso Comitato esecutivo locale mandò il resoconto con i deliberati ai Rev.mi Vescovi d'Italia, a molti Parroci e a tutte le Case Salesiane.

Ultimamente questo nostro Comitato si faceva promotore del VII° Congresso che si terrà nei giorni 24-26 corrente aprile in Bologna, e sarà presieduto da S. E. R.ma l'Arcivescovo Mons. Nasalli Rocca, e da altri Vescovi, nonchè dal successore di D. Bosco, il nostro Superiore Don Rinaldi,

Noi, come dei precedenti Congressi, anche dell'imminente, daremo largo conto dei deliberati e dei voti più importanti a tutti i lettori, perchè la nostra Pia Società, fedele agli insegnamenti e alle raccomandazioni di Don Bosco, sente il bisogno di diffondere ciò che riguarda così da vicino il suo primo e più vasto campo d'azione, nella speranza di guadagnare dappertutto, a così santa causa, nuove energie ben organizzate qual prezioso coefficiente di propaganda e di azione.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

* I Salesiani di Verona ci scrivono la loro viva soddisfazione nel veder premiata la carità del sig. Emilio Turco, con la nomina a cavaliere dell'Ordine di S. Gregorio Magno. Il cav. Emilio Turco, ottimo cooperatore salesiano, giunto coll'assiduità al lavoro e colla costanza nel sacrificio a formarsi una posizione nel campo dell'industria, dà il pane a un centinaio di operai, che edifica colla sua pietà e gentilezza, ed ha il cuore pronto e la borsa aperta a tutte le iniziative di carità pubblica o privata; e ciò che lo distingue è la tenerezza con cui accompagna l'offerta, e la modestia con cui dona, quasi volesse farsi perdonare l'atto generoso che compie. Auguri e vivissimi rallegramenti.

* A Caserta, l'Istituto Salesiano celebra il 25° di fondazione con solenni manifestazioni, alle quali

prendono parte gli antichi e nuovi allievi, i circoli cattolici della città e della provincia, le autorità ecclesiastiche, civili e militari e tutto un popolo plaudente. Una di queste manifestazioni ebbe luogo in dicembre. Il Vescovo Mons. Natale Moriondo, dei Predicatori, rivolse agli alunni parole tenerissime. Ai numerosi ex-allievi, raccolti a convegno, parlarono il presidente avv. cav. Vincenzo de Simone, il direttore Don Castellano,

e il prof. cav. Pascarello, a nome del Comitato d'onore.

* Il prof. D. Giov. Battista Francesia, che celebrò l'anno scorso il 600 di sacerdozio insieme coll'E.mo Card. Cagliero, ha scritto e pubblicato, or ora, una breve vita del Ven. Don Bosco in lingua latina, dedicandola allo stesso Eminentissimo Porporato, a ricordo delle loro Nozze di diamante. Il venerando Autore ne inviò una copia a S. E. l'On. Paolo Boselli, cui è legato da stretti vincoli di antica amicizia, e l'On. Paolo Boselli,

» cordialmente grato per l'amichevole ricordo », gli scriveva: - « Reverendo amico, Non posso dar corone di latinità. Ma a me la sua prosa latina piace e nella chiarezza l'eleganza rifulge. Lessi ogni pagina ed ammirai la concisione ond'Ella tutto dice. E singolare tributo ad onore di Don Bosco, perchè è libro che va per ogni gente dovunque sono scuole salesiane: e gioverà ai maestri e gioverà agli alunni. Dalla sua vena poetica il verso sgorga con armonia e colore, si eleva colla fede o è giocondo colla cordialità. E la sua penna la dimostra maestro litterarum in primis latinarum, alle quali serba culto perseverante, ma pure famigliare con quelli scrittori italiani che aureum saeculi colorem referunt.... »

* L'Opera di Don Bosco a Roma, presso la Basilica del S. Cuore, oltre la parrocchia di 22.000 abitanti con molteplici associazioni maschili e femminili, ha un ampio Ospizio, con Scuole Elementari e Ginnasiali per studenti, Scuole Professionali per artigiani, Scuole esterne frequentatissime, ed un Oratorio festivo con un circolo giovanile ed una sezione della Casa del soldato. I giovani dell'Ospizio, tra interni ed esterni, son più di mille; e non è possibile, che tante opere possano avere, in un ambiente così ristretto, quella espansione che vanno felicemente esigendo, mentre ogni giorno s'impone pur il bisogno di accogliere le più commoventi delle numerose domande che si fanno pel ricovero di giovani poveri. Si è quindi stabilito di trasportare altrove la Scuole Professionali, e se ne stanno già studiando i piani, perchè al loro fianco abbia a sorgere una nuova opera salesiana completa, che permetta cioè anche l'assistenza religiosa e civile ai giovani dei rione, dove le Scuole verranno prossimamente edificate. È una spesa gravissima, senza dubbio; ma confidiamo che la Divina Provvidenza, anche questa volta, ci susciterà generosi Cooperatori.

All'Estero.

* A Zurigo, nella Missione Cattolica Italiana, l'ultimo giorno dell'anno, in occasione della distribuzione di 200 pacchi-premio dell'Albero di Natale, contenenti interi vestiti o capi di vestiario, ai giovani più assidui e di buona condotta, si organizzò pure un Banco di beneficenza con tremila premi, nella grande sala delle vicine Scuole Municipali di Feldstraffe, gentilmente concessa dal Municipio. E fu una duplice festa, ben riuscita, d'incoraggiamento ai giovani, e di aiuto alla missione nello sviluppare le sue benefiche iniziative.

* Dalla Baviera abbiamo queste consolanti notizie:

« L'entusiasmo per l'Opera di D. Bosco aumenta: si vide alla prova nelle escursioni che fecero i giovinetti di queste case nelle vicine città. Dappertutto, nonostante le presenti strettezze, ebbero vitto abbondante, regalato da buoni cooperatori. Gli alunni di Bamberga si recarono a Kissingen, e vi ebbero un'accoglienza trionfale. La Divina Provvidenza sostiene i figli del Ven. D. Bosco. Tutte le case sono rigurgitanti. Molti alunni, che erano stati accolti ad una modica retta, al principio dell'anno scolastico dissero che non potevano più pagare, e in vista della loro buona condotta vennero riaccettati gratuitamente. A Monaco si è aperto un nuovo Oratorio destinato per i più piccini, tanti sono i giovani che accorrono a quell'Istituto; si è pur benedetta una nuova cappella, e si sono inaugurate le Scuole professionali interne con 7o alunni. A Passavia son quaranta gli interni, tutti figli del popolo, che non possono pagar nulla, e molti altri picchiano alla porta nelle stesse condizioni, ma la casetta è piccola e non può ospitarne di più; e cercasi già il modo d'ampliarla ».

* Nella chiesa del S. Cuore in S. Paolo (Brasile) ebbe luogo l'imposizione del pallio all'Arcivescovo di Cuyabà, Mons. Francesco Aquino Corréa, Salesiano, per mano dell'Arcivescovo diocesano Mons. Leopoldo Silva, assistito dagli Ecc.mi Mons. Malan, Prelato di Registro do Araguaya, Mons. Benedetto de Souza, Vescovo dello Stato di Santo Spirito, e Mons. Elvezio Gomes d'Oliveira, Arcivescovo di Marianna, che disse l'orazione di circostanza.

* Nella chiesa madre di Campo Bello (Brasile) si venera l'immagine di Maria Ausiliatrice, e son poche le famiglie di quella frequentatissima stazione climatica dello stato di Rio Janeiro, che non abbiano esposta in casa quella di Don Bosco. Tanta venerazione è dovuta alla diffusione del

« Bollettino Salesiano » e alla lettura della vita e all'azione stessa del Venerabile, che ottiene segnalati favori a quanti l'invocano con fede. Campo Bello non ha salesiani; ma lo zelo dei Cooperatori vi ha fondato e vi mantiene un oratorio festivo, intitolato appunto a Don Bosco, e diretto dai Salesiani che vi si recano ogni domenica da Lavrinhas. Il 16 agosto vi è generalmente ritenuto giorno festivo; e memorabile ne fu l'ultima celebrazione con comunione generale e solenni funzioni religiose e dimostrazioni civili. Era già notte, e per le vie di Campo Bello, e lungo le strade che conducono a Lavrinhas, si udiva ancora gridare: Viva Don Bosco! Viva l'Oratorio!

* A Buenos Aires , la parrocchia di S. Giovanni Evangelista, affidata ai Salesiani, ha celebrato il cinquantenario di fondazione. Per la circostanza il venerando Arcivescovo di Buenos Aires, Mons. Mariano A. Espinosa, indirizzava all'Ispettore Salesiano Don Bonetti quest'affettuosissima adesione: « Informato del fausto avvenimento che celebra il laborioso quartiere della Boca, non posso far a meno d'inviare a V. R., ai Salesiani, e ai fedeli di S. Giovanni Evangelista la mia ardente adesione ai festeggiamenti indetti per il 50° anniversario dell'erezione di cotesta parrocchia. In questi 5o anni, grazie al cielo e all'opera dei Salesiani, in modo particolare dell'indimenticabile Don Bourlot, si è completamente trasformato l'aspetto sociale e religioso di cotesto popoloso borgo della nostra metropoli. Iddio, che non lascia di ricompensare quanto si compie per suo amore, deve riguardare con compiacenza cotesta amatissima porzione del nostro gregge, e versare con tutta l'abbondanza le sue grazie e benedizioni sopra quanti han contribuito a così prodigioso risorgimento ». Uno dei punti del programma dei festeggiamenti fu la visita al cimitero, dove riposano i resti del compianto Don Stefano Bourlot, 1° parroco di S. Giovanni Evangelista, e dove presero la parola l'ispettore Don Bonetti e D. Paolo Ardizzone. Anche nell'atrio della parrocchia venne murata, a ricordo di Don Bourlot, un'artistica targa commemorativa.

* Nel Collegio Salesiano di Rodeo del Medio (Mendoza-Argentina), seguendo una buona usanza invalsa da vari anni, gli alunni della scuola d'italiano diedero pubblico saggio del profitto nello studio con regolare esame, subìto dinanzi una commissione composta di vari ragguardevoli Membri della Colonia Italiana, presieduta dal Console Cav. Serpi. « Tutti gli allievi del 3° e del 4° corso, per i quali è materia obbligatoria l'insegnamento della lingua italiana - scrive « La Patria degli Italiani » - diedero prova di aver ben approfittato delle cure intelligenti ad essi prodigate dal bravo maestro salesiano Don Luigi Valle, e dimostrarono di ben conoscere il Bel Paese, geograficamente ed anche storicamente, nei riguardi dei suoi principali avvenimenti ». Finito l'esame, con dialoghi e poesie gli alunni ringraziarono gli ospiti cortesi, che passarono a visitare la colonia agricola, annessa all'istituto.

* A Valparaiso (Cile), nell'Istituto Salesiano, per la distribuzione dei premi agli alunni convennero il R. Console d'Italia e dell'Uruguay, il Sindaco e numerose altre autorità del clero e del laicato, che ebbero parole di encomio per l'esposizione, tenutasi in quella circostanza, comprendente i vari rami d'insegnamento nelle scuole professionali, cioè galvanoplastica, meccanica, tipografia, legatoria, ebanisteria e sartoria. L'Istituto Salesiano di Valparaiso ha annesso un fiorente Oratorio festivo ed una Chiesa pubblica che funziona da parrocchia per gli immigrati italiani.

* A Montevideo (Uruguay) il Circolo « Don Bosco » nella seconda pietà di dicembre inaugurò una nuova sede del Circolo, che nelle sue modeste dimensioni è, si può dire, una sede modello, con comode sale da giuochi e lettura, una ricca biblioteca ed un ampio taatrino per le feste sociali. L'han promossa con entusiastico disinteresse gli stessi soci del Circolo, coadiuvati finanziarianiente da un Comitato Femminile, ed è sorta, come per incanto, all'ombra, metaforica e reale, del monumentale fabbricato che sorge di fronte, « Talleres D. Bosco ». Il Circolo Don Bosco conta oltre tre lustri di vita, ed è il più rigoglioso dei tredici che compongono la federazione ex-allievi in quella piccola ma fiorente repubblica. Al suo attivo ha varie belle pagine d'azione religioso-sociale svolta in seno alla « Federazione della Gioventù Cattolica dell'Uruguay », che nei Circoli Salesiani ebbe sempre le sue migliori riserve e dalle cui file trasse i più fidati elementi per occupare le alte cariche dell'organizzazione stessa. Da vari anni vien pubblicando l'omonimo periodico mensile, che è l'organo nazionale degli ex-allievi, e con cui cerca di giungere a tutti coloro che per qualunque motivo non possono partecipare alla vita attiva dei Circoli, nel desiderio di tenerveli uniti in qualche modo coll'evocazione periodica delle cose nostre e dei cari ricordi dell'educazione avuta nei Collegi del Ven. Don Bosco. La tiratura del periodico tocca le cinquemila copie, e sale lentaniente, per la difficoltà di avere gli indirizzi: ma si spera di raddoppiarne presto il numero e per l'interesse che desta, e per lo sforzo comune dei salesiani ed ex-allievi nella sua diffusione.

* Altra forma di azione salesiana, adoperata con successo anche in varie Case dell'Uruguay è quella della festa annuale detta il « Giorno dell'ex-allievo » per cui si diffondono larghi inviti con un programma improntato alla spontanea famigliarità del sistema educativo di Don Bosco. Chi vi prende parte e vede la gioia con cui anche i più vecchi rivivono quasi le ore della lontana fanciullezza, si augura che il « Giorno dell'ex-allievo » sia celebrato in tutti i nostri Collegi. Ai bravi giovani del Circolo « Don Bosco » di Montevideo i nostri rallegramenti, con l'augurio di una vita ognor più rigogliosa di bene!

* Il Collegio di Villa Colon (Uruguay) è stato visitato, sulla fine dello scorso anno, dal Rettore dell'Università di Montevideo. Accolto solennemente, l'eminente uomo rivolse a tutti i giovani un discorso improntato alla più grande bontà, denso di saggi ed utili consigli. Lo accompagnavano il Segretario e il Decano della Facoltà di Medicina, ex-allievo salesiano.

* Nell'Uruguay hanno destato larga ammirazione due opere pubblicate dai salesiani Don Pietro Gianlorenzo e Don Giovanni Ortega. Il primo ha dato alla luce un libro sull'Apicoltura, frutto di 20 anni di studi e d'esperienze compiute nella colonia agricola del Manga: il secondo ha pubblicato un'opera religiosa sugli Ordini Sacri, scritta in istile semplice e piano, per il popolo, coulmendata con lusinghiera prefazione dallo stesso Arcivescovo di Montevideo. Rallegramenti.

* Particolar Patrona dell'Australia è Maria SS. Ausiliatrice, e il defunto Cardinal Moran s'impegnò con tutte le forza ad ottenere che la festa annuale del 24 maggio fosse riconosciuta in tutte le scuole del continente come festa nazionale. Lo zelo del Cardinale non fu pienamente assecondato; ma non se n'è abbandonato il disegno, e Mons. Mannix, Arcivescovo di Melbourne (la capitale del vasto Stato di Vittoria, con oltre 8oo mila abitanti) gli sta dando nuovo impulso con la speranza di realizzarlo. In una pastorale alla Diocesi Mons. Mannix scrive: « Molti sono i favori che deve al Cielo questa bella terra di Nostra Signora. Sotto il grazioso patrocinio della Vergine Ausiliatrice la Chiesa è cresciuta ed ha prosperato meravigliosamente in Australia; e se il passato fu abbondante in opere gloriose, l'avvenire è ricco di promesse maggiori. Di più è giusto che i cattolici australiani, abbiano, come altri popoli, la loro festa nazionale, la quale venga osservata con solennità speciale e con spirito di vero patriottismo. Era questo il desiderio che animava l'eminentissimo Card. Moran, quando ebbe la felice ispirazione di chiamare « il giorno di Australia » il 24 maggio, festa di Nostra Signora, Aiuto dei Cristiani ». In tutte le chiese dell'Australia la festa di Maria Ausiliatrice è già celebrata con rito doppio di prima classe con ottava, come festa patronale. Ottimo augurio per i nostri confratelli in viaggio verso il Vicariato di Kimberley.

* A Panama venne collocata la prima pietra di una scuola professionale, con la cooperazione di un gruppo di distinte Patronesse, a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La cerimonia venne presieduta dal Presidente della Repubblica.

NECROLOGIO

Don GIUSEPPE ROTA di Berzana (Bergamo). - D'indole dolcissima e di pronto ingegno, tu sacerdote pieno di zelo e di carità. Del suo spirito apostolico parlano i lunghi anni di insegnamento elementare, i molteplici corsi di sacra predicazione, e l'abnegazione con cui attese alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Conobbe Don Bosco, e n'ebbe preziosi attestati di stima. Morì nella veneranda età di 92 anni.

ROSINA RAVETTI nata COLOMBANO. - Cooperatrice zelante, morì a Torino il 27 settembre u.s. Era stata inscritta alla Pia Unione personalmente dal compianto D. Rua, per cui nutriva ammirazione devota e profonda. Donna di alti sentimenti, la sua morte destò largo rimpianto in quanti la conobbero. Al desolato consorte prof. Ravetti le nostre condoglianze.

GIACINTA GARRONE. - Vedova del compianto Pietro Lunati, che la precedette di pochi mesi alla tomba, spegnevasi il 21 settembre u. s. in Ovada, dopo lunghe sofferenze, che misero in più vivida luce le sue virtù. Madre esemplare e sposa affettuosissima, incontrò nella vita molte rose e molte spine, Ella tanto nelle gioie come nei dolori apparve e fu sempre grande, perchè illuminata e sorretta dalla fede! Donne di tal tempra sono la fortuna delle famiglie.

GIOVANNI GuERRA. - Padre di due Salesiani, S. E. Mons. Felice Ambrogio, Arcivescovo di Santiago di Cuba, e Don Crispino, direttore dell'Istituto nostro di Alessandria, spirò serenamente a più di novant'anni in Volpedo, presso Tortona. Uomo di gran fede e di rara virtù, aveva impressa in volto, con la ferrea volontà e l'instancabile operosità che gli furon compagne nella vita, quell'amabilità e quella calma che son privilegio di pochi. I suoi funerali furono un'apoteosi: tanto era stimato l'uomo venerando. Una prece per l'anima sua! Vive condoglianze a Mons. Arcivescovo di Santiago di Cuba e a tutti i suoi cari.

Donna ROSINA MAZZA-LIVIO. - Donna di preclare virtù, madre nodello, esempio luminoso di pietà cristiana, lavorò alacremente nel campo della gioventù femminile e nell'Associazione delle Donne Cattoliche edificando e spronando, con l'esempio e con la parola, dolce e persuasiva. Affezionata all'Opera Salesiana, era una delle più attive benefattrici dell'Istituto e della Chiesa del S. Cuore di Gesù al Vomero. Pace all'anima buona!

Comm. Prof. PASQUALE NEGRI. - Spirò, largamente compianto, in Torino, il 13 marzo u. s. Assai benemerito della coltura professionale, ebbe sempre una speciale benevolenza per le nostre scuole, partecipando volentieri, e con alta competenza, alle giurie d'esame delle prime Esposizioni delle nostre Scuole Professionali ed Agricole. Memori della sua bontà, gli abbian pregato da Dio il premio eterno, e ne vogliamo raccomandata l'anima anche ai suffragi dei Cooperatori.

Preghiamo anche per:

ABBADINI Giovannina, † Gorno (Bergamo ABBADINI Giuseppe, † Gorno (Bergamo). ABBADINI Lucia, + Gorno (Bergamo). ADAMOLI D. Luigi, † Bellano (Como). ALBERTI Agatina, † Torino.

ASILI Francesco, † Borgomaro (P. Maurizio). AMEI Giuseppe, † Borgomaro (P. Maurizio). APPIANI Antinio, + Gazzaniga (Bergamo). BADINO Emilio, † Terzo (Alessandria). BALIcco Geremia, † Mezzoldo (Bergamo). BALocco Angela, † Frassineto Po (Alessandria). BARRANO Rosa Cavalleri, † S. Germano (Aless.). BARBERIS Con. D. Domenico, † Cuneo. BARELLA D. Delfino, † Villar Focchiardo (Torino). BATTAGLINO Teresa, † Torino. BENVENUTI Vincenzo, † Padova. BERNOCCO Maria Rasetti, † Nichelino (Torino). BETHAZ Nicola, † Valgrisanche (Torino). BETTONI Paolina, † Azzone (Bergamo). BIANCHI Angelo, † Cermenate (Como). BIANCO Luigi, † Costigliole d'Asti (Alessandria). BIONDA Margherita, † Castelnuovo d'Asti (Aless.). BOCCASSI Can. D. Giuseppe, † Alessandria. BONGIOANNI Maria Ved. Vassallo, † Mondovì. BoNoMiNI Pietro, † Livemmo (Brescia). LORAGGINI D. Gio. Batt. † Pra (Genova).

BORASIO Maria, † Vercelli (Novara), BOREI,I,o Giuseppina, † Ivrea (Torino). BOTTO Anna, † Torino.

BRANDA Alessandro, † Castelnuovo Calcea (Aless.), BRUNO D. Antonio, † Pianfei (Cuneo). BUGI,IAREI,I,O Francesco, † Paternò (Catania). BUSSETTI Stefano, † Cassano Spinola (Alessandria). BusuTTIr, Giuseppe, † La Valletta (Malta). BUZZETTO Giuseppe, † S. Stefano Cadore (Belluno). CAI,ZAFERRI Domenica, † Edolo (Brescia). CAPO Zambilischi Carlotta, † Roma. CAPRA Filomena, † Lu Monferrato (Alessandria). CAPRA Lucia, † Ponte S. Pietro (Bergamo). CAPRA Marina, † Lodi (Milano).

CAPRA Teresina, † Chiari (Brescia).

CARBONE Leonilde, † Troia (Foggia).

CAREZZANO Emilia, -j- Cassano Spinola (Alessandr.). CAREZZANO Luigi, † Cassano Spinola (Alessandr.). CASAr,ONE Maria, † Lu Monferrato (Alessandria). CAZZANI Erminia, † Castolnuovo (Pavia). CHAMEN Lidia, † Gressan (Torino). CUIARETTA Teol. D. Michelangelo, † Nole (Torino). CHIODEI,r,I Mons. Eugenio, † Casalmaggiore. C%RI Avv. Camillo, † Pavia.

COMPAGNONI Bartolomeo, † Berbenno di Valtellina. CORNALE Giovanni, † Recoaro (Vicenza). CUNSOI,o Carmelo, † Paternò (Catania). DE GIORGI Giovannina, † Magenta (Milano). DELLE CASE Ester, † Camino di Buttrio (Udine). DEPRETIS Giacinto, † Rossana (Cuneo). DONINI Giovanni, † Desco (Sondrio). DoNIN1 Maria, Desco (Sondrio).

FERRIO Gastaldi Carolina, † Torino.

FINCO Francesco, † Buso (Rovigo).

GALLO Pagliassi Avv. Giorgio, † Cavallermaggiore. GALLONE Luigia, † Torino.

GEDDA Antonio, † Torino.

GENTA Ferdinando, † Villardora (Torino). GHIDDI Giuseppe, † Costrignano (Modena). GIACOMONI D. Giuseppe, † Cadelsasso (Sondrio). GIANZANA Catterina, † Sominariva Bosco (Cuneo). GIURIANI D. Costante, † Novate Mezzola (Sondrio). GHENDI Suor Angela, † Voltri (Genova). GRIBAUDO - Coniugi, † Torino.

GRIZZI Teresa Saveria, † Piacenza.

GROMIS di Trana Cav. Gualberto, † Torino. GUGI,IELMI Marco, † Caldagno (Vicenza). GUGI,IEI,MINO Giuseppe, † Genova.

LASTRICO Carolina Ved. Dellacasa, † Fontaneggi. 1_,AZZARONI Santa, † Collere (Brescia). LAZZERI Carolina, † Sopraponte (Brescia). LOMBARDINI Marianna, † Andreer (Svizzera). LORENZETTI Benedetta, † Castelfondo (Trento). Luzzi Maria, † Desco (Sondrio).

MAGNI D. Alessio, † Zibido al Larnbro (Pavia). MALFATTO Luigi, † Nizza (Alessandria). MAI,vESTITI Maria, † blasone (Genova). MANGANO Teresa, † Firenze.

MARTINAZZOi,i A damo, † Paspardo (Brescia). MASINO Paolina, † Godiasco (Pavia). MASSA Emilio, † Napoli.

MAZZOLA Mantovani Giuseppina, † Brescia.

MzEzETTI Lucia, Vaiano (Perugia).

MEZZETTI Pasquale, † Vaiano (Perugia).

MONZANI D. Guglielmo, † Osio Sopra (Bergamo) MORENGHI Giuseppe, † Biella (Novara). MORETTO Catterina Ved.a, † Bosconero (Torino). MOSCA D. Giov. Maria, † Montà (Cuneo). MUSSO Rembado Nicolina, † Alassio (Genova). Muzlo Francesco, † Onno (Conio). NATTERO Felicina in Marassi, † Alassio. NESTi D. Angiolo, † Canapale (Firenze). NICCOI,INI Michele, † Firenze. NOBEI,I,INI D. Antonio, † Podenzano (Piacenza). OCCEI,LA Maria, † Brà (Cuneo). OMODEO Battista, † Gazzaniga (Bergamo). OREGI,IA Barone Gius. di S. Stefano, † Torino. PACCAMIL,r,I Cont.na Elvira, † Giulianova (Teramo) _ PERIO Giacomo, † Racconigi (Cuneo). PIAZZA Germano, † S. Pietro Mussolino (Vicenza) - PIAZZI Teresa, * Cignone (Cremona). PILASTRO Arcangelo, † Bizzozero (Como). PINCIIERLE Adele Ved., † Tunisi (Africa). PIRAS Rosa, † Villanovaforru (Cagliari) PoGGio Alessandro, † Nizza Monf. (Alessandria). PONGEI,I,I Contessa Gius. Ved. Ciccolini, † Pisa. PoNzio Matilde, † Donnaz (Torino). PORTA Margherita, 'j Monternagno (Alessandria). PUI,I,ARA Giuseppe, † Favara (Girgenti). QUAGI,IOTTI Maria Ved. Carrera, † Schierano. QUARANTA Michele, † Entraque (Cuneo). RAITERI Ernesto, † S. Salvatore Monf. RANOGI,IO Pietro, † Palestro (Pavia). REGAZZI Angelo, † Cereseto (Parma). RIVA Antonio, † Rudiano (Brescia). ROMANO Gaetana, † Copertino (Lecce). ROSA Caterina, † Barzio (Conio). ROSSI Maria, † Torino.

Rossi Virg. Ved. Rosa, † Selve Marcone (Novara). ROTA Pietro, † Lu Monferrato, (Alessandria). SALANDIN Alessandro, † S. Pietro di Legnago. SAr,ETTI Garuti Fulvia, † Tiene (Trentino).

SAVIO Margherita, † Castelnuovo d'Asti (Aless.). SCUDO Rosa, † Lu Monferrato (Alessandria). SIEFF Carolina, † Ziano (Trentino). SIEFF Maddalena, † Ziano (Trentino). SISMONDA Francesco, a Piobesi d'Alba (Cuneo). SoARDI Margherita, † Siviano (Brescia). SOLI Maria, † Mirandola (Modena). SoRICE Avv. Andrea, † Arienzo (Caserta). SORMANNI Carlo, † Villa d'Adda (Bergamo). STRADA Pietro, † Scaldasole (Pavia). TODDE Giovanni, † Tonara (Cagliari). TRANE Pasquale, † Gagliano del Capo (Lecce). TURCONI Elisabetta, † Milano. VALENTI Francesca, † Cemusco Lombardone. VARISCHETTI Alessandro, † Gorno (Bergamo). VEDANI Maria, † Montrigiasco (Novara). VERONESI Mons. Giovanni, † Vicenza. VIGNOLA Filippo, † Torino. ZANEI,I,o Aurelia, † Caprile (Novara). ZANINETTI D. Paolo, † Guardabosone (Novara). ZANQNI Teresa, t Riva (Novara). ZORZI Maria, † Ziano (Trentino).