BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Marzo 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, MARZO 1923   NUMERO 3.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Enciclica di Papa Pio XI per il trecentenario dalla morte di S. Francesco di Sales. - Il Servo di Dio Domenico Savio. - Una grazia segnalata attribuita al Servo di Dio. - Le Missioni Salesiane: Indulto Apostolico. - Gli alunni di Tanjore a Goa. - Risveglio di simpatie per la causa delle Missioni. - Il Vicariato Apostolico di Shiu-Chow. - Nell'Assam durante le vacanze del Puja. - Episodi missionari: Chi vuoi adottare un orfanello? - Le Figlie di Maria Ausiliatrice a Cano de Loro. - Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente. - Alle madri. - Opera Pontificia di soccorso in Russia. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Azione Salesiana: note e corrispondenze. - Necrologio.

ENCICLICA DEL S. PADRE PIO XI

nel Trecentenario della morte di San Francesco di Sales. 1622 - 28 dicembre - 1922

Questa data, particolarmente cara agli Istituti che hanno strette attinenze, come il nostro, di denominazione e di culto, o di origine, col Santo di Sales, avrà ancora un eco gloriosa in tutto il mondo cattolico per sovrana disposizione di Papa Pio XI, che s'è degnato illustrarla con l'Enciclica "Rerum omnium" raccogliendo, come cara eredità, un desiderio del compianto Benedetto XV, di v. m.

Nell'augusto documento pontificio, interessantissimo eppur semplice e alla portata di tutti, che si collega colla prima Enciclica « Ubi Arcano Dei », il Santo Padre dice della vita del Santo - dei suoi scritti - e come celebrarne la memoria in questa ricorrenza trecentenaria.

A questo scopo fa tre raccomandazioni

I) Di far conoscere al Clero e al popolo e spiegar loro con ogni diligenza quanto espone nella Lettera Enciclica, per richiamare tutti al dovere di praticare la santità del proprio stato;

2) Di indire nelle città vescovili e in tutte le parrocchie dentro l'anno, fin al 28 del p. v. dicembre, novene o tridui di predicazione ad onore di S. Francesco di Sales;

3) Di esortare i fedeli a pregale il Santo Dottore secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, il quale chiude l'Enciclica augurandosi di poter riabbracciare, nella comunione e nel bacio di pace, quanti sono lontani dalla legge e dalla carità di Gesù Cristo.

Il nostro Rettor Maggiore, lieto della nuova aureola, che è venuta a circondare la fronte del nostro Patrono, raccomanda ai Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici:

I) In ossequio ai desideri del S. Padre, oltre l'accennata novena, o il triduo, obbligatori per le chiese parrocchiali, si promuova, ovunque, una Commemorazione civile del Santo, come si fece a Torino il giorno stesso in cui scadeva la data trecentenaria, e come insinua lo stesso S. Padre;

2) In tutte le nostre case ed Oratorii, e nei pii Istituti che aderiscono al programma della Cooperazione Salesiana, durante il 1923, il 28 d'ogni mese o l'ultima domenica ove torni più opportuno, sia anche promossa, ad onore del Santo, una Comunione generale secondo l'espressa intenzione del Santo Padre Pio XI.

LETTERA ENCICLICA

AI VENERABILI FRATELLI, PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI ED ALTRI ORDINARI AVENTI PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA al compiersi del III° Centenario della morte di S. Francesco di Sales PIO PP. XI.

VENERABILI FRATELLI SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.

Esaminando nella recente Nostra Enciclica lo scompiglio in cui si dibatte oggi il mondo per applicare il rimedio opportuno a tanto male, ne scorgemmo la radice nell'anima stessa degli uomini, e l'unica speranza di guarigione nel ricorso all'opera del divino Medico nostro Gesù Cristo per mezzo della santa Chiesa. Si tratta infatti d'imporre un freno alla smoderatezza delle cupidigie, prima origine delle guerre e delle contese, dissolvitrice non meno dei vincoli sociali che delle relazioni internazionali, e di stornare dai beni transitori di quaggiù le mire degli individui Per rivolgerle ai beni imperituri troppo trascurati dalla maggior parte degli uomini. Che se ognuno si proporrà di attenersi fedelmente al proprio dovere, subito si verificherà il miglioramento della società. E a questo tende appunto la Chiesa col suo magistero e ministero, cioè ad istruire gli uomini con la predicazione delle verità divinamente rivelate e a santificarli con la copiosa in fusione della grazia divina: argomentandosi in tal guisa di richiamare alla primitiva prosperità questa stessa società civile da lei un giorno plasmata secondo lo spirito cristiano, ogni qual volta la vede allontanarsi dal retto cammino.

La Chiesa sorgente di santità.

E ad una tale opera di comune santificazione la Chiesa attende con la maggiore efficacia, quando, per benigno dono del Signore, può Proporre all'imitazione dei fedeli or questo or quello dei suoi figli più cari, che riuscirono insigni nell'esercizio di tutte le virtù. E ciò fa secondo l'indole tutta sua propria, costituita com'è da Cristo, suo Fondatore, santa in se stessa e sorgente di santità: mentre quanti si affidano alla guida del suo magistero debbono Per voler di Dio tendere vigorosamente alla santità della vita. Questa è la volontà di Dio, dice S. Paolo. la nostra santificazione (1); e quale debba essere questa santificazione dichiarò lo stesso Signore: Siate dunque perfetti, com'è perfetto il Padre vostro celeste (2). Né si creda già che l'invito sia rivolto solo ad alcune poche anime privilegiate, e che gli altri possano rimanersene contenti di un grado inferiore di virtù. Al contrario, come appare dal tenore delle parole, la legge è universale e non ammette eccezione: d'altra parte, quella moltitudine di anime di ogni condizione ed età, le quali, come attesta la storia, toccano l'apice della perfezione cristiana, sortirono le medesime debolezze della nostra natura e dovettero superare i medesimi pericoli. Tant'è vero, come dice ottimamente S. Agostino, che Dio non comanda l'impossibile; ma quando comanda, avverte di fare ciò che si può e di domandare ciò che non si può (3).

Il coronamento dei recenti centenari.

Orbene, Venerabili fratelli, la solenne commemorazione, celebratasi l'anno passato, del terzo centenario della canonizzazione dei cinque grandi santi Ignazio di Loyòla, Francesco Saverio, Filippo Neri, Teresa di Gesù ed Isidoro Agricoltore, giovò non Poco a rinfervorare nei fedeli l'amore alla vita cristiana. Ed ora, ecco ricorrere con felice augurio il terzo centenario della nascita al cielo di un altro gran Santo, il quale rifulse non solo per l'eccellenza delle virtù da lui stesso esercitate, ma anche per la perizia nel guidare le anime nella scuola della santità. Intendiamo Parlare di S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e Dottore della Chiesa: il quale, come già quei luminari di Perfezione e sapienza cristiana poc'anzi ricordati, Parve inviato da Dio per opporsi all'eresia della Riforma, origine di quell'apostasia della società della Chiesa, i citi dolorosi e funesti effetti ogni animo onesto oggi deplora. Oltre a ciò sembra che il Sales sia stato donato da Dio alla Chiesa per un intento Particolare: per ismentire cioè il pregiudizio, fin d'allora già in molti radicato e oggi non ancora estirpato, che la vera santità, quale viene proposta dalla Chiesa, o non si possa conseguire, o almeno sia così difficile raggiungerla da sorpassare la comune dei fedeli ed essere riserbata unicamente ad alcuni pochi magnanimi: che per di più sia impastoiata di tante noie e fastidi da non potersi affatto adattare a chi vive fuori del chiostro. Pertanto il venerato Nostro antecessore Benedetto XV, Parlando di quei cinque Santi ed accennando alla prossima commemorazione della morte beata. di S. Francesco di Sales, manifestò il desiderio di parlarne di proposito in un'Enciclica al mondo intero. E Noi ben volentieri adempiamo a questo desiderio, come ad una cara eredità ricevuta dal Nostro antecessore: spinti inoltre dalla speranza che i frutti delle feste poc'anzi celebrate vengano completati e coronati dai frutti di questa nuova commemorazione.

L'amabile santità del Salesio...

Chi studii attentamente la vita del Sales, troverà che fin dai primi anni egli fu modello di una santità non austera e cupa, ma amabile e accessibile a tutti, potendosi con tutta verità dire di lui; La sua conversazione non ha nulla di amarezza, nè il convivere con lui dà tedio, ma letizia e gioia (1). Adorno di ogni virtù, brillava tuttavia per una dolcezza di animo così propria a lui da poterla rettamente dire la sua virtù caratteristica: dolcezza però ben diversa da quella amabilità artefatta che consiste tutta nella ricercatezza dei modi e nello sfoggio di un'affabilità cerimoniosa, e affatto aliena sia dall'apatia, che di nulla si commuove, sia dalla timidità che non ardisce, anche quando bisogna, indignarsi. Tale virtù, germogliata nel cuore del Sales come frutto soavissimo della carità, nutrita in lui dallo spirito di compassione e di accondiscendenza ne temprava con piacevolezza la gravità dell'aspetto e ne illeggiadriva la voce ed il gesto in modo da conciliargli presso tutti la più affettuosa riverenza. Sono note la sua facilità nell'ammettere e l'amabilità nel ricevere ognuno, ma particolarmente i peccatori e gli apostati che gli affluivano in casa per riamicarsi con Dio ed emendare la vita: le sue predilezioni per i poveri carcerati, che procurava consolare con mille industrie della carità nelle frequenti sue visite: la grande indulgenza onde soleva trattare coi propri domestici, tollerandone con eroica longanimità le lentezze e le sbadataggini. La qual dolcezza d'animo non gli venne mai meno per variare o di persone o di tempi o di circostanze, ora prospere ora avverse: nè mai gli eretici stessi, per quanto lo molestassero, ebbero a sperimentarlo meno affabile o meno accessibile. Quando, sacerdote da un anno appena, senza badare alle opposizioni del padre, si offerse spontaneamente per procurare la riconciliazione del Chiablese con la Chiesa e ben volentieri venne esaudito dal Graneri, vescovo di Ginevra, grande fu certe lo zelo che dimostrò, niuna fatica ricusando, niun pericolo fuggendo, nemmeno di morte: ma ad ottenere la conversione di tante migliaia di persone, meglio della sua grande dottrina e della sua vigorosa eloquenza, gli valse l'inalterata sua dolcezza nel compimento degli svariati uffici del sacro ministero. Solito ripetere quella sentenza memorabile, che gli Apostoli non combattono se non con i patimenti, non trionfano se non con la morte, è difficile dire con qual vigore e costanza promovesse la causa di Gesù Cristo nel Chiablese. Fu visto allora correre per valli profonde e arrampicarsi per gole scoscese affin di portare a quei popoli il lume della fede ed il conforto della speranza cristiana: sfuggito, correr loro dietro chiamandoli a gran voce: respinto brutalmente, non darsi per vinto: minacciato, ritentare l'impresa: cacciato spesso dagli alberghi, passare le notti tra le nevi e a cielo scoperto: celebrare anche quando niuno volesse intervenire: continuare la predica, anche quando gli uditori l'uno dopo l' altro se ne andavano quasi tutti, senza perdere mai nulla della sua serenità di animo, dell'amabile sua carità verso gli ingrati: e con ciò finalmente espugnare la resistenza degli avversari più ostinati.

... ottenuta con la vittoria di se stesso.

Errerebbe però chi si desse a credere che nel Sales fosse questo piuttosto privilegio di una natura prevenuta dalla grazia di Dio con le benedizioni della dolcezza, come si legge di altre anime fortunate. Che anzi, Francesco, per la stessa sua complessione, fu di carattere vivo e pronto all'ira. Ma, propostosi come modello da imitare quel Gesù che aveva detto: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore (1) mediante la vigilanza continua e la, violenza fatta a se stesso, seppe reprimere e frenare in guisa i moti dell'animo da riuscire un vivo ritratto del Dio della pace e della dolcezza. E ciò è ben confermato dalla testimonianza dei medici, i quali, come si legge, nel trattarne la salma per imbalsamarla, ne ritrovarono il fiele conte impietrato e ridotto in minutissimi calcoli: dal quale portento giudicarono quanto violenti sforzi gli fosse dovuto costare il rattenere per cinquant'anni il suo naturale iracondo. Tanta dolcezza fu dunque nel Sales frutto di una grande forza d'animo, nutrita continuamente dal vigore della fede e dal fuoco della divina carità, sicchè a lui si può applicare il motto della Sacra Scrittura: Dal forte è uscita la dolcezza (2). Non è dunque a stupire se la dolcezza pastorale onde andava ornato e della quale, al dire del Crisostomo„ nulla è più violento (3), godesse, nell'attirare i cuori, di quell'efficacia che Gesù Cristo promise ai mansueti: Beati i mansueti perchè essi possederanno la terra (4). D'altra parte, quale fosse anche la fortezza d'animo in questo esemplare di mansuetudine, apparve chiaramente allorché gli toccò opporsi ai potenti per tutelare gli interessi della gloria di Dio, della dignità della Chiesa e della salute delle anime. Così quando dovette difendere l'immunità della giurisdizione ecclesiastica contro il Senato di Chambéry, dal quale avendo ricevuto una lettera con cui lo si minacciava gli si sarebbe tolta una parte delle rendite, non solo egli rispose conforme alla propria dignità all'inviato, ma non desistette dal chiedere riparazione all'ingiuria fattagli, se non quando ebbe dal Senato piena soddisfazione. Con uguale fermezza d'animo sostenne lo sdegno del sovrano, presso cui era stato accusato coi fratelli a torto: nè meno vigorosamente resistette alle ingerenze degli ottimati, quando si trattava di conferire benefizi ecclesiastici: parimente, riuscito inutile ogni altro mezzo, condannò i contumaci che avevano ricusalo di pagare le decime al Capitolo di Ginevra. E così fu solito riprovare con evangelica libertà i vizi pubblici e smascherare l'ipocrisia, simulatrice di virtù e di pietà: e benchè rispettoso, quanto altri mai, verso i sovrani, giammai si piegò a lusingarne le Passioni o ad accondiscendere alle loro smodate pretensioni.

(Continua)

(1) I ai Tessalonicesi, IV, 3.

(2) Matteo, V, 48

(3) S. Agostino, I. De natura et gratia, capitolo XLIII, n. 8o.

(1) Libro della Sapienza, VIII 16.

(1) Matteo, XI, 29.

(2) Libro dei Giudici, XIV, 14(3) Omelia 58 sulla Genesi.

(4) Matteo, V, 4.

Il Servo di Dio Domenico Savio

(n. a Riva di Chieri nel 1842 - m. a Mondonio nel 1857).

Visse appena quindici anni, e pervenne a tal grado di virtù, che Don Bosco si affrettò a perpetuarne la memoria in un'aurea biografia, « quasi un rosaio fiorito in primavera, o un cespo di gigli lungo il corso delle acque » (1); e il nome dei discepolo restò legato a quello del Maestro, prova di ammirabile efficacia educativa.

Il fine per cui il Venerabile scrisse la vita di Domenico Savio fu di presentarlo ai compagni, e a quanti alunni l'avrebbero seguito nell'Oratorio, qual modello di purezza, di pietà, di zelo; ed è merito di Don Bosco se, oggi, molti giovani guardano a Domenico Savio, come al « loro » San Luigi. Don Bosco era convinto che anche la Chiesa un giorno avrebbe preso in esame le virtù del pio alunno, per elevarlo all'onore degli altari: tanto è vero che egli stesso consegnò alla Curia di Torino vari documenti comprovanti la fama di santità di Domenico e la potenza della sua intercessione presso Dio.

* *

Domenico Savio veniva raccomandato al Venerabile Don Bosco dal Sac. Giuseppe Cugliero, maestro nella borgata di Murialdo, con queste parole: « Qui, all'Oratorio di Valdocco, Ella può avere giovani eguali, ma difficilmente avrà chi lo superi in talento e virtù. Ne faccia la prova e troverà un San Luigi ». Don Bosco l'invitò a mandarglielo per la festa del Rosario ai « Becchi », ove Domenico fu condotto dal padre.

Il Venerabile, dopo avergli indirizzate alcune domande, con quella dolce arguzia che gli era abituale, specialmente quando parlava con i giovanetti, fissandolo, gli disse sorridendo: « Mi pare che ci sia buona stoffa... ». « E a che può servire questa stoffa? » chiese il giovinetto con un lampo nei limpidi occhi intelligenti. « A farne un bell'abito per il Signore... ». Da quel momento tra il santo educatore della gioventù, già innanzi nelle vie della perfezione, e il nuovo alunno che vi moveva i primi passi, si stabilì un accordo perfetto: quegli a consigliare, illuminare, dirigere; questi a seguire, con fedeltà, gli insegnamenti.

Savio era una « buona stoffa» davvero. A sette anni, il giorno della prima Comunione aveva concepito il sublime proposito: « LA MORTE, MA NON PECCATI! », e l'osservò fedelmente. Benchè figlio di un umilissimo fabbro-ferraio, a quattro anni, come a quindici, sempre eguale a sè, olezzò di continuo come giglio; e dal giorno che fu all'Oratorio sotto la guida del Venerabile, andò acquistando così rapidamente la piena conoscenza dei propri doveri e una più chiara intuizione della grazia di Dio e dei disegni di Dio sull'anima sua, che decise di farsi santo, e presto, perchè non gli mancasse il tempo.

La sera dell'8 dicembre 1854, per consiglio di Don Bosco, si prostrò innanzi l'altare della Madonna del Rosario nella chiesetta di S. Francesco di Sales, e proferì più e più volte queste parole: « Maria, vi dono il mio cuore; fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei: e, per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato ». Fu quella una data veramente solenne.

Com'ebbe presa la Vergine a sostegno della sua virtù, la sua condotta apparve così edificante che Don Bosco cominciò, lo dice egli stesso, ad appuntare le cose principali.

La prima nota, la prima virtù caratteristica, fu la purezza, che gli splendeva nello sguardo, nel contegno, nelle parole, custodita da uno spirito di mortificazione che il Venerabile doveva frenare, e teneramente affidata alla protezione della Vergine, al cui altare indugiava in orazione, elevandosi, talora, all'estasi. S'effondeva dalla sua persona come un influsso che imponeva a tutti rispetto per ogni cosa santa e amore per le cose celesti, cosicchè alla sua presenza, o anche solo a ricordare il suo nome, le parole men che riverenti cessavano d'incanto.

Altra virtù, per cui il pio giovinetto s'impose all'ammirazione universale, fu un tenerissimo amore alle cose celesti, vivificato da intensi fervori eucaristici. « Bisognava vedere come pregava, con qual raccoglimento, con qual fervore, con quanta tenerezza! Pareva un angelo, sicché molti di noi - narrava Mons. Ballesio - eravamo, quasi senza accorgerci, costretti ad imitarlo ». E il Signore lo ricambiava con doni straordinari: dall'alba dell'infanzia al tramonto dell'adolescenza, in lui fu tutta una serie non interrotta di elevazioni e di carismi. Don Bosco narra di averlo sorpreso più volte, immobile, tutto acceso in volto, dinanzi al Santo Tabernacolo, e di averlo udito parlare, come rispondendo a « qualcuno », invisibile. Era Gesù che amava conversare con quel vero angelo in carne. Oh! come amava Gesù nella SS. Eucarestia. A un compagno che l'ammonì, perchè al passaggio del Santo Viatico s'era gettato in ginocchio senza badare alla fanghiglia della strada, rispose: « Quando passo vicino a Lui, non solo mi getterei nel fango per onorarlo, ma mi precipiterei in una fornace, perchè così sarei fatto partecipe di quel fuoco di carità infinita, che lo spinse a istituire questo gran Sacramento ». Qual meraviglia, se nella Santa Comunione e nelle orazioni prolungate dinanzi al SS. Tabernacolo ricevesse grazie straordinarie, come la preveggenza sopranaturale di piccoli e gravi avvenimenti; e se Don Bosco stesso, molte volte, ricevesse illustrazioni celesti per bocca del pio alunno?

Così pieno di amor di Dio, avvampava ancheed era naturale - di un grande amore per il prossimo, come tutte le anime apostoliche. Già nel paesello nativo e nella casa paterna, ne aveva dato chiari segni: ma, nell'Oratorio, fra tanti coetanei, molti ben diversi da lui e taluni ivi raccolti a salvezza dopochè erano stati spettatori di tristi episodi del male, trovò un più largo campo d'apostolato. Capì profondamente il significato del motto che aveva letto nella camera del Venerabile e che il Venerabile, a sua richiesta, gli aveva spiegato: « Da mihi animas, coetera tolle! »; e divenne così generoso aiutante del Maestro e fedele interprete del suo cuore e del suo spirito, che Don Bosco si giovò di lui, nella fondazione della Compagnia dell'Immacolata, per intensificare quel fervore di zelo che, per grazia di Dio, fin dai primi tempi dell'Oratorio aveva acceso nel cuore di altri giovinetti incamminati, sopratutto col loro buon esempio, a stimolare i compagni ad una piena corrispondenza alle sollecitudini dei superiori, alla frequenza ai Sacramenti e alla più tenera devozione alla Vergine. Savio, infatti, era il confidente dei timidi, il soave incoraggiatore dei deboli, all'occorrenza sapeva alzar la voce, per impedire il male, pur con sacrificio di se stesso, preveniva o troncava ogni disordine dei compagni, e si studiava e riusciva a imprimere a ogni tratto del suo apostolato il più dolce incanto dell'amicizia cristiana, per cui i discoli, trascinati dal fascino della sua virtù, gli divenivano amici; e i più fervorosi, scorgendo in lui già fiorenti tutte le loro aspirazioni, fondevano l'anima loro con la sua, nella più intima corrispondenza di affetti, avanzando rapidamente nella perfezione cristiana.

Fu un'anima cara e privilegiata, che comprese e gustò, in giovanissima età, il dovere e il pregio della purezza, gli incanti dei fervori eucaristici, e le soavissime gioie dell'apostolato; e ne raccolse preziosissimi frutti. « Noi vecchi, diceva senza ambagi il venerando Card. Agliardi, ci sentiamo umiliati, innanzi ad una virtù, gigante, in un giovane quindicenne ».

Savio non morì all'Oratorio, ma nella casetta paterna, a Mondonio, dove Don Bosco aveva voluto si recasse, perchè non si dicesse che non s'erano usati tutti i mezzi per ritornarlo in salute. Ma la sua malattia, com'era noto al Venerabile, e com'ebbe a dichiarare lo stesso dottore curante, era un'intensa nostalgia delle cose celesti, era il cupio dissolvi di S. Paolo; era l'anima sua che stava a disagìo nel corpo, perchè continuamente famelica e sitibonda di unirsi con Dio. Quando prese commiato dai compagni, questi ne provarono dolore: era così buono, così caro, così dolce amico! Egli solo sorrideva, pur sapendo e dicendo chiaramente che andava a, morire. « Dal paradiso potrò vedere i miei compagni dell'Oratorio? » domandò ancora a Don Bosco; « e sembrava una persona che avesse già un piede sulla porta del paradiso ».

Egual serenità lo accompagnò nell'ora della morte. « Oh caro papà - diceva sul letto dell'agonia - questo... è quello che io desidero: cantare eternamente le lodi del Signore! » E si assopi a guisa di chi riflette seriamente a cose di grande importanza. Di lì a poco si risvegliò e, con voce chiara e ridente, soggiunse: « Oh! che bella cosa io vedo mai! »; e, sorridendo con aria di paradiso, spirò, con le mani giunte innanzi al petto in forma di croce, il 9 marzo 1857.

Da quel giorno, la sua memoria si circondò della luce dei santi, come la sua immagine, allorchè riapparve, in distinte circostanze, al padre e a Don Bosco.

La salma, sepolta nell'umile camposanto di Mondonio, nel 1866 ad iniziativa dello stesso Venerabile venne esumata e collocata in un nuovo sepolcro, presso l'altare; e, nel 1914, con le dovute autorizzazioni ecclesiastiche e civili, fu trasportata a Torino, nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice, dove giovani e adulti piegano ogni giorno la fronte e le ginocchia in preghiera, ricambiati con grazie segnalate.

Oh! facciamo conoscere quest'angelico Servo di Dio, nella vita che ne scrisse Don Bosco, in quella di Mons. Salotti, e in quante altre son venute alla luce; facciamolo conoscere particolarmente ai giovani, studenti ed operai, chè di tutti è facile e soavissimo modello « per il suo spirito di santità » che il Cardinal Maffi dice « eminentemente pratico e lontano da quelle forme e da quelle vie, che l'umana debolezza ritiene oggi più che mai inaccessibili ».

Il Sommo Pontefice Pio X, che ne introdusse la Causa di Beatificazione, diceva a Mons. Salotti: « Domenico Savio è il modello per la gioventù de' nostri tempi. Un adolescente che porta nella tomba l'innocenza battesimale, e che durante i brevi anni della sua vita non rivela alcun difetto, è veramente un Santo ».

« Il venerato giovinetto Savio - aggiunge un altro venerando Prelato, Mons. Emiliano Manacorda - il cui nome passerà alla storia come uno dei più intimi e cari amici di Don Bosco è primizia eletta dell'Oratorio Salesiano, è mirabile fiore primaverile uscito dal cuore di Don Bosco, è un saggio della mente e dell'ideale che Dori Bosco portava impresso nel cuore. Ecco ciò che io voglio, pare abbia detto Don Bosco; voglio consacrare la mia vita nel formare giovani simili al mio caro Savio. Chi vuol seguirmi prenda questo esemplare e ne moltiplichi le copie fedeli. Questa è la nobile impresa dei Salesiani », e di quanti si degnano essere loro Cooperatori.

Facciamo conoscere sopratutto la purezza, i fervori eucaristici, lo zelo instancabile di Domenico Savio. A quali altre più care virtù debbono essere educate le nuove generazioni? Oh! se tutti i giovani comprendessero bene questo triplice dovere e si studiassero di compierlo sulle orme del prediletto discepolo da Don Bosco, ben presto la pace di Cristo nel regno di Cristo spunterebbe felicemente sulla terra!

(1) Cfr. Decreto dell'introduzione della Causa del Servo di Dio Domenico Savio, in data 11 febbraio 1914.

Una grazia segnalata attribuita al giovane Servo di Dio.

Il 13 novembre 1920 Suor Alfonsina delle Piccole Suore dei poveri, dimorante nel Convento di Valls (Provincia Tarragonese, Spagna), venne colpita da grande spossatezza e tale abbassamento di voce, da non riuscire più a farsi sentire. Erano i primi sintomi di un male, che andò via via peggiorando, specie nel mese di dicembre, provocandole acuti dolori e sofferenze. Tuttavia ella continuò nelle sue occupazioni fino al 13 gennaio 1921, quando si vide costretta a mettersi a letto. Il dottore le proibì qualunque cibo, ad eccezione di un po' di brodo e acque zuccherate; tuttavia, dopo quattro o cinque giorni, le sopraggiunsero varie emottisi incontenibili, che resero le sue condizioni ancor più gravi e allarmanti.

Nella notte del sette all'otto marzo, due dottori chiamati a consulto, dissero trattarsi di un'infiammazione intestinale maligna, congiunta a bronchite, tachicardia, grande iperestesia ed astenia generale accentuata. Infatti il suo organismo si andava dissolvendo; gl'intestini le si staccavano a brani in escrezioni muco-membranose, e non ingerire alcun cibo, neppur liquido, senza averne vomiti e dolori fortissimi. I dottori sentenziarono quindi che non avrebbe più resistito ad un nuovo collasso, e consigliarono di amministrarle tutti i conforti religiosi, come fu fatto.

Il 12 marzo l'inferma ebbe una lettera, da une suo fratello, ove le parlava del Servo di Dio Domenico Savio, di cui le univa un'immagine, e la invitava a chiedere al Signore la guarigione ad intercessione dello stesso Servo di Dio, con una novena in suo onore, dal 14 al 23 marzo.

La malata, colpita dalla mia raccomandazione. esplicita, si sentì mossa a fiducia, e, convinta di fare la volontà di Dio, risolse di accettare il consiglio.

Il 13 marzo ebbe come dei soffocamenti al petto.. Prese allora l'immagine del Servo di Dio e se la pose sul petto, raccomandandosi; poi, perché non si guastasse, la fece mettere su un altarino, di fronte al letto.

Il 14 marzo, da tutta la comunità, compresi i poveri vecchi ricoverati, si comincia la novena. a Domenico Savio: l'ammalata si unisce a quelle preghiere, e rivolgendosi al giovane Servo di Dio gli dice: « Mi affido a te; guariscimi tu; e a prova della tua intercessione, fa' che sia guarita il 19 », giorno di gran festa per quella comunità. E continua a pregare con fede nei giorni seguenti, anche in mezzo agli acuti dolori, che il male andava sempre più aggravando.

Il giorno 16 il dottore le fece ancora un iniezione, poi sentenziò:

« Ornai il potere della scienza umana è esaurito ».

Il 17 e il 18 furono due giorni di maggiore aggravamento.

Il 19 il suo corpo esalava un odore cadaverico ributtante, e sul volto le si vedevano tutti i segni della morte: naso affilato, occhi e labbra accerchiate di violetto, polso languidissimo.

La mattina del 19 ricevette a stento la S. Comunione e subito dopo entrò in agonia. Ma ecco, verso le 14,3o dello stesso giorno, la morente sente tutt'a un tratto fluirle un gran caldo per il corpo, e insieme svanirle i dolori, e ritornarle la vita. Si siede stupita sul letto. Al suo muoversi, corre la suora che vegliava nella stanzetta vicina, e quasi spaventata le raccomanda di star quieta. Ma Suor Alfonsina chiede da mangiare, e, poichè vede la consorella come smarrita e titubante, ripete la domanda e la prega di chiamare la. superiora e la altre suore per ringraziare insieme il Signore. Era istantaneamente guarita! La voce stessa, che interamente aveva perduta da mesi, le era tornata limpida come per l'avanti. Accorse la superiora, accorsero le suore, e tutte rimasero commosse e stupite, e recitarono il Te Deum per la straordinaria grazia ricevuta. Suor Alfonsina si alzò subito, andò in chiesa, assistè alla Benedizione, poi si nutrì e restò in piedi fino alle ore 18, riprendendo fin da quel giorno le sue opere di carità. per i poveri vecchi e le povere vecchie ricoverate nella casa; e, solo per prudenza, tornò a coricarsi alle 18. Il giorno appresso il Dottor curante, che credeva di trovarla morta, ebbe anch'egli a constatarne l'istantanea guarigione, dovuta all'intercessione del Servo di Dio Domenico Savio; e rilasciò esplicita dichiarazione di questo fatto straordinario.

Morges (La Longeraie) Svizzera.

PIETRO MARIA GIMBERT Direttore dell'Istituto della Provvidenza.

L'incisione della copertina, che rappresenta il Servo di Dio nell'atto di scongiurare, presso il mastio della Cittadella di Torino, una rissa sanguinosa tra due condiscepoli, mostrando loro il Crocifisso, è la riproduzione di un quadro plastico del noto scultore D. MASTROJANNI.

Il fatto, dice Don Bosco, « ha dell'eroismo » ed « è appena credibile in quella giovanile sua età ». Provò a persuaderli, facendo loro,« osservare che la vendetta è contraria alla ragione e alla santa legge di Dio; scrisse lettere all'uno e all'altro; li minacciò di riferire la cosa al professore ed anche ai loro parenti »; e vedendo che a nulla riuscivano le sue premure, li seguì al luogo della sfida, nei prati della Cittadella, oltre l'antica Porta Susa, nel punto ove oggi sorge la chiesa di Santa Barbara, e come li vide pronti a venire alle pietre, « trasse fuori il piccolo Crocifisso che aveva al collo, e tenendolo alto in mano: - Voglio, disse, che ciascheduno fissi lo sguardo in questo Crocifisso, di poi, gettando una pietra contro di me, pronunzi a chiara voce questa parole: « Gesù Cristo, innocente, morì perdonando ai suoi crocifissori, io, peccatore, voglio offenderlo e fare una solenne vendetta ». Ciò detto, andò ad inginocchiarsi davanti a colui che mostravasi più infuriato, dicendo: Fa' il primo colpo sopra di me: tira una forte sassata sul mio capo ».

L'uno e l'altro ne andarono scossi; e il giovane Servo di Dio, come è facile intuire, finì per calmare il loro sdegno.

* *

Raccomandiamo la diffusione dei seguenti libri illustranti la santa vita di Domenico Savio, vendibili presso la SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE Di TORINO, Corso Regina Margherita 174:

Vita del Servo di Dio DOMENICO SAVIO,, Allievo dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, scritta dal Ven. GIOVANNI Bosco. Con appendice di grazie ottenute per la sua intercessione, (65° migl.) L. 1,20.

Il Servo di Dio DOMENICO SAVIO - 5a edizione con illustrazioni originali di C. Carpanetto. - Splendido volume di 32o pagine contenente

1) la Vita del Servo di Dio scritta dal Venerabile DON Bosco (dalla pag. 3 alla pag. 204); II) Altre memorie (dalla pag. 205 alla pag. 320). - Prezzo di propaganda L. 2,50 (franco di porto: L. 3): è il più bel regalo che si possa fare ai giovinetti.

Mons. Prof. CARLO SALOTTI: DOMENICO SAVIO - Un volume di 338 pagine con numerose illustrazioni. -- Prezzo L. 10.

Un fiore di Paradiso: DOMENICO SAVIO, discepolo del Ven. Don Giovanni Bosco. - Cenni biografici scritti dal Sac. Prof. CLEMENTE BARBiERI. - XIIa edizione. - Prezzo L. 0,40.

Raccomandiamo anche la diffusione dei virtuosi esempi del Servo di Dio, mediante la rappresentazione delle scene seguenti:

DOMENICO SAVIO - Scene episodiche di A. Marescalchi, in tre atti. - Prezzo: L. 2,25.

DOMENICO SAVIO - Scene biografiche in tre atti. - Prezzo: L. 3.

LE MISSIONI SALESIANE

Indulto Apostolico a favore delle Missioni Salesiane.

Il S. Padre Pio XI, accogliendo una supplica del rev.mo nostro Rettor Maggiore, inoltrata a Sua Santità dall'Em.mo Card. Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi, ha benevolmente concesso che si possano percepire dai Superiori Salesiani, per destinarle a vantaggio delle case di formazione dei Missionari, le elemosine delle Messe binate, applicate secondo la loro intenzione. Torniamo a ripetere, per comodità dei revv. Sacerdoti che binano e vorrebbero approfittarne a nostro favore, il relativo documento:

Beatissimo Padre,

Il Rev.mo Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, prostrato al bacio del S. Piede, espone alla Santità Vostra quanto segue:

Ogni giorno più si rende urgente il bisogno di accrescere il numero di zelanti Missionari per estendere il Regno di Gesù Cristo tra gl'infedeli. A questo fine la Pia Società Salesiana ha sempre cooperato con le sue migliori energie. Quest'anno, per dare nuovo impulso a quest'opera, che stava molto a cuore al Ven. D. Bosco, ha iniziato una novella istituzione destinata unicamente alla retta e completa formazione di coloro che nella Pia Società intendono decicarsi al ministero delle Missioni.

Gli aiuti della Divina Provvidenza vengono già in soccorso alla detta istituzione. Ma essendo innumerevoli i bisogni a cui si deve sopperire, e desiderando favorire più largamente la coltura di buone vocazioni missionarie anche in mezzo ai giovani poveri e privi di ogni mezzo di fortuna, e perciò incapaci di prestare qualsiasi retribuzione negli anni delle loro formazione, il rev.mo Rettor Maggiore dei Salesiani implora umilissimamente di poter percepire l'elemosina delle Messe binate, applicate secondo le intenzioni dei Superiori Salesiani, destinando le medesime a vantaggio delle Case di formazione di Missionari.

Che della grazia ecc.

EX AUDIENTIA SS.mi diei 17 Octobris 1922.

SS.mus D. N. Pius PP. XI, referente infrascripto Card. Praefecto S. Congregationis Negotiis Religiosorum Sodalium praepositae, benigne annuii pro gratia, iuxta preces, AD TRIENNIUM, fatta mentione huius Rescripti in libris Missarum. Contrariis quibuscumque non obstantibus.

Datum Romae, die, mense et anno, ut supra. C. Card. LAURENTI, Praefectus. Maurus M. Serafini Ab. M. Secretarius.

I nostri alunni di Tanjore a Goa e ad un concorso sportivo.

Ci scrivono da Tanjore:

Il centenario di S. Francesco Saverio venne festeggiato in India con grandiosi pellegrinaggi a Goa, dove si conserva il corpo del Santo, che vide innumerevoli turbe di fedeli accorse a venerarlo, ed anche molti indù e protestanti, che si convertono in gran numero, osservando quelle sacre spoglie incorrotte. La banda musicale dell'Orfanotrofio Salesiano di Tanjore si portò a Goa sotto le feste natalizie insieme coi pellegrini della diocesi di Mylapore, compiendo un viaggio di oltre 8oo chilometri ed ebbe l'onore di dar pubblico concerto in omaggio del Patriarca e dei Vescovi convenuti da ogni parte dell'India, e di più di 20.000 pellegrini.

Le nostre Scuole Professionali Salesiane di Tanjore hanno riportato una significativa vittoria. Ad iniziativa delle autorità scolastiche governative ogni anno si sogliono indire grandiose gare sportive, che si svolgono con sommo interesse del pubblico, e cui le stesse autorità inglesi ammettono la massima importanza, memori e convinte dell'antico proverbio « mens sana in corpore sano ». L'anno testè passato le scuole concorrenti nel distretto di Tanjore furono trentadue, tra cui la nostra, con il suo reparto Esploratori. Fu l'unica scuola cattolica che concorse e venne classificata la prima, avendo distanziato di parecchi punti le scuole protestanti e indù, che prima avevano incontrastato il campo.

Vari dei piccoli esploratori della squadra vittoriosa sono ancora pagani; ma la loro anima, attraverso la scuola cristiana e la schietta famigliarità del sistema educativo salesiano, si spoglia visibilmente dell'egoistico sentimento di casta per aprirsi alle verità della Fede.

La città di Tanjore guarda con compiacenza alla nuova istituzione dell'High School (Scuola Superiore) Salesiana, che fiorisce piena di vita e di promesse; e noi, consci dell'influenza ch'essa può avere per future conversioni, ringraziamo Maria Ausiliatrice e Don Bosco, che con questo trionfo vollero attirarci le simpatie del popolo e la benevolenza delle autorità.

Che grande ricompensa avremo di tutto il bene che facciamo in vita.

Sac. GIOVANNI Bosco.

Risveglio di simpatie per la causa delle missioni.

Prima di ritornare al campo del mio apostolato, vorrei rivolgere una calda preghiera di ringraziamento a quei Cooperatori, che han voluto con slancio e generosità venire in aiuto alle Missioni Salesiane della Cina. Nel vasto giro di propaganda, nelle città e nei villaggi, fra le persone ricche e le umili, ovunque ho incontrato cuori sensibili e generosi al racconto del missionario.

Già in viaggio verso l'Italia, sullo stesso vapore, una buona signora mi diceva: « Monsignore, presto il Signore allieterà la nostra casa del sorriso di un bambino, ed io voglio che egli, prima ancora di nascere, abbia due protettori in Cielo. Prenda questa somma. La prego di porre il nome di Pierino e di Maria a un bambino e una bambina che raccolgono e battezzano in articulo mortis ».

Giunto in Italia, mi vidi presto circondato da amici e fratelli, desiderosi di collaborare con noi, propagandisti entusiasti e zelanti dell'idea missionaria, benefattori munifici e insigni delle opere nostre, generosi talora fino all'eroismo.

A Milano una signorina, ascoltando una conferenza, provò un desiderio incontenibile di offrire subito qualche cosa per le missioni; e non trovando nulla, si levò un brillante dal dito, e me lo consegnò in silenzio, con un gesto di soddisfazione senza rimpianto.

A Milano ancora, i giovani dell'unione missionaria dell'istituto salesiano, offrendomi una bella somma raccolta a base di piccole mortificazioni, lui dicevano : « Monsignore, vorremmo presentarle anche qualche compagno che lo seguisse fino in Cina. Giacche questo non ci è ancor concesso, accetti i nostri risparmi e battezzi uno di quei bambini che i missionari trasformano in angeli sulla soglia della morte, affinchè in Paradiso sia il protettore del nostro collegio e ottenga dal Signore che sorgano fra noi molte vocazioni missionarie »

Predicavo un giorno nel Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino. Una signora, commossa al racconto, pone istintivamente la mano in tasca e ne trae un biglietto. La conferenza continua, e la pia donna mette mano alla borsa e aggiunge un secondo biglietto al primo. Proseguo la narrazione, descrivendo i lavori della missione ed i risultati consolanti ottenuti; e la buona signora fruga per tutte le tasche, raccoglie e conta, e appena giungo in sacrestia al termine della conferenza, mi consegna tutto quello che ha in mano. Erano due biglietti da venticinque, alcuni da dieci, altri da cinque, da due, da una lira: totale L. 1oo.

- Monsignore, mi diceva un mio ex-allievo, che rivedevo dopo 16 anni; permetta che faccia anch'io un'offerta per i suoi Cinesi. - Grazie, risposi, so che tu lavori, e l'obolo rappresenta il frutto dei tuoi sudori. - Sì - soggiunse, ed aperto il portafoglio mi contò cinque biglietti da cento. Stupito, lo guardo in faccia e pensando che quella non potesse essere la sua offerta, ma avesse altro scopo: - Ebbene? domando. - Ebbene, mi risponde, è per lei. Per me?... - Sì, per lei.. Non si meravigli, è danaro che do ad interesse, e l'interesse che m'aspetto è la benedizione del Signore su me e sulla mia famiglia.

Invitato ad assistere alla premiazione in un istituto di suore, le bambine, appena mi videro, si domandarono chi fosse il Vescovo della barba. - E un vescovo salesiano missionario nella Cina. - Nella Cina?... Di quel paese dove maltrattano tanto i bambini? - Sì. - E dove i missionari li raccolgono per battezzarli - Sì; precisamente. - Non so quel che sia passato nel crocchio delle più grandicelle; ma l'accademia non era ancora finita che sul palco si presenta un'alunna, e, recitato un grazioso complimento in onore del vescovo, invita le compagne a pregare le mamme, perchè invece di comprare loro i dolci, diano loro il denaro alla mano, per offrirlo a vantaggio delle povere bimbe cinesi. Il giorno appresso vedo arrivarmi alla casa salesiana un plico: eran circa trecento lire, frutto dei sacrifizi di quelle buone fanciulle. Una di esse, che non era presente alla premiazione, mi mandava separatamente le sue dieci lire in tanti nichelini, con un biglietto che diceva: « Monsignore, sono i soldi dei dolci, che mi son fatto dare da papà e mamma e da altri parenti; ho voluto riandarli così, in moneta spicciola, perchè le dicano meglio l'interesse che mi son preso nel raccoglierli ».

E che dire di un istituto di un centinaio di giovani operaie, le quali dopo aver udita la conferenza sulle miserie cinesi mi consegnarono l'egregia somma di L. 16oo? E ciascuna aveva motivato la sua offerta con intenzioni particolari: una offriva L. 40 per il battesimo di una bambina, altre L. 30 ovvero 25 per lo stesso scopo; una L. 15 per la guarigione del papà; un'altra L. 10 per la conversione del fratello, e simili.

Debbo un grazie particolare alla generosa Valtellina, la regione che si è mostrata di una carità riboccante d'incomparabile sentimento cristiano. Un bravo negoziante, che mi aveva consegnato a più riprese delle offerte notevoli, mi compare di nuovo con i suoi due figliuoletti, e li invita a consegnarmi ciascuno il suo obolo. Dopo ciò che lei ha fatto - gli dissi - perchè incomodarsi così coi bambini? Forse queste offerte costano ad essi la privazione di qualche legittima soddisfazione... - Sta bene, mi rispose, che si abituimo da piccoli a dividere coi bisognosi i doni che il Signore ha loro elargito. - Dico il vero, non sapeva se più ammirare la generosità o il valore educativo di quel caro signore.

Anche all'estero ho assistito a molti casi di bontà inenarrabile. Di solito chi è in strettezze ha l'animo più disposto a comprendere le necessità altrui. Fui invitato a celebrare la S. Messa in uno dei nostri oratori festivi della Spagna, e, al termine della funzione, rivolsi alcune parole agli ottocento birichini. Appena usciti dalla chiesa, mi si presenta

tra bambino dagli abiti sdrusciti e male in arnese che mi prende la mano, mi bacia l'anello e mi dà di nascosto una piccola moneta. Erano i due centavos che la mamma gli aveva dato per comprarsi la pagnottella della colazione. ha piccola offerta mi strappò le lagrime.

Alla sera durante una breve conferenza sulle missioni, tutti i bambini di quell'Oratorio si diedero attorno e raccolsero tra loro la somma di trenta pesetas. E i cari figliuoli erano dei più poveri di Barcellona.

In un altro collegio di Spagna un giovinetto, vivace ed irrequieto, desiderava da tempo di far parte della squadra di foot-ball; ma, orfano e abbandonato, non aveva la peseta necessaria per pagare la tassa d'iscrizione. Viene a trovarlo un benefattore che s'occupa di lui, e il ragazzo si fa ardito, e gli chiede ed ottiene la sospirata moneta. Nella stessa sera arrivavamo colà Mons. Comin ed io, e tenemmo una conferenza sulle missioni. Il fanciullo rimane commosso, corre dal direttore, e gli consegna la peseta, perche la doni ai Vescovi missionari e non dica nulla al suo benefattore. Tanto può un impulso generoso pur nel cuor dei fanciulli!

Nello stesso collegio anche un altro giovinetto voleva donare qualche cosa ai missionari. Cerca, fruga e non trova che un piccolo specchietto d'argento, forse un caro regalo della mamma. Senza esitazione, viene a baciarmi l'anello e mi nasconde sotto la mano il suo minuscolo capitale!... -

- Zia, disse un alunno del collegio di Matarò, togli un duro dal mio salvadanaio; voglio darlo al vescovo missionario, che ne ha tanto bisogno per salvare i poveri Cinesi. I bambini in Cina vengono molte volte abbandonati sulla strada, ed i missionari devono raccoglierli, battezzarli, allevarli, e non hanno i mezzi per raccoglierli tutti. - Sì, caro, rispose la buona signora baciandolo in fronte. Anche tu eri un orfanello ed il Signore ha trovato chi provvedesse a te. E giusto che tu pensi ai poveri Cinesi, i quali difficilmente trovano chi pensi a loro. - Ed estratti dalla borsetta cinque duros, (25 pesetas): - Eccoti, gli disse, un duro l'offrirai a tuo nome, gli altri quattro a nome della Divina Provvidenza. - Ed il fanciullo, gongolante di gioia, corse a portarmi l'offerta.

In Spagna, un alunno delle nostre scuole esterne, finita la messa e quando tutti erano usciti, si accostava cautamente alla cassetta delle offerte per le missioni salesiane, e vi lasciava cadere qualche cosa. Il sacrestano avvisò il direttore, il quale osservò e una mattina lo sorprese. - Che fai? - gli disse. - Niente, risponde il fanciullo titubante. - Che cosa hai lasciato cadere lì dentro? - Una piccola moneta. - Ma come puoi fare tutti i giorni un'offerta per i missionari, tu che non sei ricco? - Il fanciullo arrossì; poi, preso dalla bontà del direttore, confessò che ogni mattina portava là, ciò che la famiglia gli dava per la colazione. - E non senti poi fame? - Cerco di distrarmi giuocando, e non me ne accorgo. - In vero, chi l'avesse visto in cortile scorazzare come un capriolo, sempre primo nel giuoco, non avrebbe sospettato che da pìù d'un mese faceva ogni mattina quel sacrifizio!

O miei piccoli amici d'Italia e di Spagna, io vi saluto. Vi porto con me tutti nel cuore e narrerò ai vostri compagni della Cina idolatra le grandezze ineffabili della vostra giovane anima cristiana!

Esiste nella Lorena una numerosa colonia di lavoratori italiani, che raggiunge forse la cifra di 1o.ooo persone. Avevo tenuto ad essi una conferenza, e non mancarono di farmi pervenire una somma rilevante, come omaggio al Vescovo compatriota. Al mattino seguente un buon operaio, manovale nelle acciaierie, viene a trovarmi e con aria rispettosa, ma un po' impacciata e titubante, mi domandò: - Monsignore, di che cosa ha parlato ieri sera? - Ho parlato delle missioni della Cina. Forse voi non eravate presente? - No, ero di turno al lavoro. - Potrete venire questa sera, che farò una seconda conferenza all'elemento francese. - Mi dispiace, ma non posso. Alla sera son sempre all'officina. - E mi guardava timoroso, quasi volesse un favore da me... Gli domandai senz'altro se desiderasse qualche cosa. - Si, lui rispose, mi hanno detto che Lei, Monsignore, ha parlato dei bambini moribondi ed abbandonati, che i Missionari raccolgono e battezzano... - Sì, è vero. - Ebbene, se non si offende, vorrei farle anch'io un'offerta per quei poveri disgraziati. - Oh! grazie, l'accetto ben volentieri e farò pregare anche per voi. - Oh, sì; è questo che desidero. -Mi aspettavo l'offerta di qualche franco; e con mio stupore mi vedo mettere in mano due biglietti di ioo franchi ciascuno. Meravigliato. e commosso, lo assicuro che avrei fatto pregare per lui e per tutti i suoi. - I miei, rispose mestamente, hanno idee ben diverse dalle mie. Preghi il Signore che li converta. - E mi baciò la piano sospirando.

Ero nella cittadina di Hayange. La superiora dell'ospedale, una buona e zelante religiosa, mi incontrò e: - Monsignore, non potrebbe venire a fare una visita ai nostri cari ammalati? - Volentieri. - Andai e feci il giro, confortando con parole amorevoli i poveri sofferenti. Ne furono così contenti che spontaneamente affidarono alla suora infermiera l'obolo della carità dolorante, perchè me lo rimettesse. Eran più di zoo franchi!

Ma quanti altri teneri e gentili episodi potrei ricordare! Le buone figliuole del Patronage dì Mulhouse e quelle della Casa della Provvidenza di Thionville, unicamente per ricambiare « il regalo » come si espressero, di una mia breve visita, si quotavano per un'offerta a vantaggio delle Missioni Salesiane!

A tutti un grazie cordiale; Dio li benedica e li ricompensi della loro carità! Noi li ricorderemo sempre: si ricordino essi pure di noi e dei bisogni nostri e di quelli del nostro superiore, il rev.mo signor Don Rinaldi; e a Lui, al suo indirizzo, si rivolgano, anche per qualunque incarico a nostro riguardo, i nostri piccoli e grandi Benefattori d'Italia, d'Europa e d'America.

Voglia Iddio che l'aiuto generoso risponda costantemente alla gravità dei nostri bisogni.

Mons. Luigi Versiglia Vescovo titolare di Caristo, Vicario Apostolico di Shiu-Chow (Cina)

Il Vicariato Apostolico di Shiu Chow Cina)

Resoconto dell'anno di lavoro 1921-1922

L'ultimo anno di lavoro (15 agosto 1921-15 agosto 1922) segna per la Missione Salesiana di Shiu Chow in Cina un grande avanzamento; basta dare uno sguardo alla statistica per rilevare il lavoro compiuto dai missionari. Son circa 20o i battesimi di adulti, piccola cifra in paragone delle migliaia di infedeli, che neppur conoscono il missionario; ma cifra assai rilevante, se si considera che è frutto del lavoro esclusivo dei missionari, mancando essi dell'aiuto prezioso dei catechisti, assai rari, e che non si possono ancor avere nella missione. Inoltre la guerra scatenatasi contro il Kiang Si e che ebbe l'epilogo finale alle porte di Shiu Chow, creò uno stato anormale nei distretti del nord, paralizzandone per quattro mesi la vita e rendendo impossibìli le relazioni con i cristiani e con i catecumeni, chiusi in casa per timore d'esser presi a portare il carico dei soldati e impedì di raccogliere altri frutti già maturi.

Distretto di Shiù Chow.

Nella città di Shiu Chow, la Missione Cattolica, fino a ieri quasi sconosciuta, va guadagnando prestigio e s'impone alla pubblica stima, sopratutto per il fare semplice e popolare dei missionari.

Oltre il loro lavoro di propaganda religiosa, contribuì molto a farli conoscere l'Orfanotrofio di Ho Si, ed anche la scuola femminile, aperta ultimamente in città.

Il Collegio S. Giuseppe di Ho Si (situato sulla riva ovest del fiume, dirimpetto alla città) può gareggiare colle prime scuole cittadine. Gli alunni sommano ad 8o, cristiani la maggior parte od almeno catecumeni, tra i quali si ebbero, durante l'anno, 15 battesimi, 7 di interni, 8 di esterni.

Poco lontano dal Collegio S. Giuseppe è la casa di formazione delle catechiste, per le quali si sta fabbricando un collegio, che è destinato alle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Dopo l'apertura dell'Orfanotrofio, il sobborgo di Ho Si è divenuto un bel centro di catecumeni, i quali, per meglio curarli, vennero distaccati dalla città, mettendo a loro disposizione la cappella del collegio, in attesa d'una chiesetta per loro. E in questi ultimi mesi si accentuò il trasporto verso la N. S. Religione. In quattro gruppi di case si distrussero con solennità le superstizioni e si mutarono le sale degli avi in piccoli Oratori, dove alla sera si radunano in comune a studiare il catechismo ed a recitare le preghiere.

La scarsezza di personale ancor non permise ai nostri il lavoro diretto nel distretto dipendente da Shiu Chow, cioè di Kuc Kong, ove pur non mancano buone speranze. Lo confermò un bravo cristiano, che, aperta una scuola a circa 2o chilometri dalla città, condusse alla Missione alcuni alunni per la Pasqua, e i nostri rimasero meravigliati nell'udirli cantar le preghiere, mentre non li conoscevano neppure.

Distretto di Chi Hing.

Da tempo si sentiva il bisogno d'una cappella a Fong Tong, l'unico paese del distretto e di tutta la missione completamente cristiano; e finalmente, nel Natale del 1921, vi cominciò a funzionare una bella chiesetta, che però manca di tutto, persino dell'intonacatura, essendo carissima la calce in quel paese di montagna.

Il missionario, troppo occupato dapprima a ricondurre al primitivo fervore quei cristiani, distanti 5o chilometri da Chi Hing, fu costretto a lasciar deserta, quasi di continuo, la residenza della città, dove potè lavorare alquanto quest'anno, raccogliendo vari catecumeni e buone speranze anche nei dintorni.

Si è fatto acquisto d'una casetta per la catechista, e se ne vedono già i buoni risultati.

Un fervoroso catecumeno supplicò il missionario a visitare il suo villaggio, Siau Ke, a 15 chilometri dalla capitale, dove alcuni l'attendevano per fare la loro sottomissione e inscriversi come catecumeni. Vi si recò dopo Pasqua e vi trovò una bella scoletta con spirito veramente cristiano, dove era già in onore la Madonna e si studiava il catechismo. Quei semplici campagnuoli furono arcicontenti, ma più soddisfatto fu il missionario, che potè constatare come alcune famiglie avessero già distrutti gli idoli e affisso sulle loro porte le iscrizioni cristiane.

Distretto di Lin Chow.

In città s'è aperta una scuola femminile, frequentata da 15 alunne, e ciò contribuì non poco a far conoscere la missione e ad ottenere non poche conversioni.

Una prudente catechista visita con frequenza gli ospedali della città, e potè battezzarvi 99 bambini. La preghiera di quegli angioletti non dev'essere stata la meno efficace a ottenere 18 battesimi di adulti, cosa insperata e che ha dello straordinario in città, dove sempre son maggiori le difficoltà.

Il centro maggiore di cristiani e catecumeni è nella parte nord del distretto, a Tung-Pi, che, dopo l'inaugurazione dell'agile chiesetta in stile romanico, con residenza e scuole, è divenuto un vero focolare di vita cristiana e centro di benefica irradiazione.

La scuola ha veduto crescere fino a 52 gli alunni, cosicchè fu necessario dividerla in due sezioni, onerando i nostri del dovuto stipendio al nuovo maestro.

Il movimento dei catecumeni, benchè un po' affievolito, è però assai considerevole, e a Tung Pi specialmente occorrerebbero molti e buoni catechisti per aiutare il missionario, il quale è proprio nell'impossibilità di compiere il lavoro molteplice e continuo.

Distretto di Lok Chong.

Una delle difficoltà che incontrano i nostri nell'evangelizzazione, è l'aver quasi tutte le residenze fuori di città. Finora solo i distretti di Chi Heng e Lin Chow hanno la residenza nella capitale della sottoprefettura, da cui ordinariamente prendono il nome. Ma già, pian piano, prudentemente, cercano d'installarsi anche nelle città, e quest'anno riuscirono ad affittare una casetta a Lok Chong, che adibirono subito a cappella e a luogo di riunione dei cristiani.

Da tempo avevano notato qualche probabilità di conversioni isolate, ma non avendo un luogo di convegno, non potevano coltivarle. Ora però la presenza del missionario raccolse subito non pochi amici e frequentatori assidui al catechismo, e guadagnò interamente la famiglia d'un ottimo barbiere, che da più d'un anno, quasi ogni domenica, si recava a PakHeong, facendo due ore di strada, per soddisfare alla sua pietà. L'esemplare famiglia fu tutta ammessa al S. Battesimo e la gioia indescrivibile di quel giorno fu premio alla sua costanza. Il figlio maggiore si trova ora ad Ho Si per gli studi, e tiene una condotta esemplare.

Il buon barbiere si studia di comunicare ad altri la sua felicità e riesce a presentare nuovi catecumeni al missionario, ogni volta che questi vi si reca. Che contrasto col naturale cinese, così indifferente delle cose altrui, specie dell'anima!

Distretto di Nam Yung.

In tutti i distretti si ebbero battesimi d'adulti, ma quello di Nam-Yung ne ebbe più di ogni altro, benchè la grazia del S. Battesimo venisse concessa solo a quelli che avevano compito regolarmente il catecumenato e davano maggiori garanzie di perseveranza. La cerimonia, svoltasi in due solennità, si celebrò in una bottega, divenuta cappella per la circostanza, la più spaziosa del mercato, e pur molto angusta.

I catecumeni abbondano ed è bello e consolante, nelle grandi solennità, vederli giungere da ogni parte ed assistere alle funzioni, sospirando il giorno in cui pur essi, divenuti cristiani, potranno accostarsi al banchetto Eucaristico. Sono sparsi in cento paeselli, ma i più son raggruppati attorno i principali mercati del distretto.

Quest'anno il distretto potè avere un altro missionario, il quale, occupandosi degli antichi cristiani situati nella parte sud, permise al primo di darsi interamente alla formazione dei neofiti e alla cura diretta dei catecumeni, che, in maggioranza, si trovavano nella regione nord. Non si potè ancora disporre di una cappella e residenza conveniente, ma si ipotecarono due case in due centri diversi, risoluti di metter mano all'opera, appena se ne avranno i mezzi. Son 200 cristiani, e più centinaia di catecumeni che sospirano la presenza del Missionario.

Distretto di Yan Fa.

Il distretto ha tre cristianità, situate a tre ore di cammino l'una dall'altra, che occupano talmente il missionario da rendergli assai difficile un nuovo lavoro. Eppure si mantengono in fiore tre nuovi centri di catecumeni, e s'ebbero già nell'anno scorso alcuni battesimi di adulti.

indispensabile un secondo missionario.

Una bella squadra di ragazzi è educata nel Collegio S. Giuseppe; tornando alle loro case non mancheranno d'essere di gran giovamento alle famiglie ed al missionario stesso, come si ebbe a constatare nelle ultime vacanze autunnali.

Distretto di Yeong Shan.

il distretto più infestato dai pirati, ed è popolato da semplici campagnuoli. Al principio dell'anno, lo stesso catechista della missione, mentre si recava alla città per pagar le tasse, anche per conto di tutti i cristiani, fu assalito dai briganti, e spogliato di ciò che aveva e relegato in caverne sui monti, ove rimase finchè i parenti non poterono pagare la somma imposta pel riscatto. Il missionario era assente, e un incommodo lo tenne lontano più d'un mese dai suoi cristiani, e quindi non potè occuparsi del catechista, che venne rimesso in libertà al suo ritorno.

Qui pure la messe è abbondante. Trenta furono i battesimi d'adulti e sarebbero stati il doppio, se si potesse disporre del personale necessario per catechizzare tante anime desiderose di conoscere il Signore. Il missionario dispone d'un unico catechista, il quale non può camminar molto; cosicchè il povero confratello è quasi sempre solo a correre da un'estremità all'altra del distretto con brevi soste, ove maggiore è il bisogno, per non perdere tanti frutti preziosi.

Anche un'ottima catechista prestava ottimo servizio alla Missione, ma per incomodi di salute fu obbligata a ritirarsi, e le donne rimasero senza chi si occupi direttamente di loro. Appena ad Ho-Si ne sarà pronta alcuna, dovrà essere inviata ad Yeong Shan a riprendere il lavoro sospeso.

In due punti del distretto si stanno costruendo due cappelle, con residenza e scuole, che faciliteranno assai la formazione dei neofiti.

Distretto di Ying Tak.

Era il distretto che sembrava il più refrattario, ed ora dà indizi di un bell'avvenire.

S'inaugurò una nuova casa intitolata a San Raffaele a Lin Kong How (sulla linea ferroviaria Canton-Shiu-Chow), e le feste inaugurali entusiasmarono tutti. I poveri cristiani non sognarono d'esser tanti. Sparsi chi qua, chi là, da soli o in due o tre famiglie, a chilometri di distanza, senz'essersi mai visti, non potevano aver un'idea del loro numero. La festa li radunò quasi tutti; fraternizzarono insieme, scambiarono due chiacchiere, pregarono e tornarono alle case loro, contenti e felici di non sentirsi più soli.

Due maestri catecumeni condussero le loro scolaresche da 20 chilometri, da Sui-Pien, il mercato del distretto, e furono guadagnati dall'intonazione della festa che parlò al loro cuore. Non è esagerato il dire che quel giorno germogliarono non poche conversioni. Ora si sta contrattando la compra di due case nel centro del mercato per assecondare il consolante movimento e curar da vicino i cristiani che già vi sono.

Un confronto.

Per porre in evidenza il lavoro e i frutti dell'anno 1921-1922, giova metterli a confronto col lavoro dell'anno precedente.

Confessioni di precetto nel 1920-21 1346 nel 1921-22   1409

•   » devozione 12020 > 14624

Comunioni di precetto   •   1224   >   1,357

» » devozione • 26002 > 28066 Numero di cristiani » 2679 » 2872 Battesimi di adulti   >   109   »   182

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La gioventù, in modo speciale, si mostra docile alla voce del missionario, e i nostri fidano nella bontà del sistema educativo di Don Bosco per raccogliere maggiori frutti nell'anno nuovo. E noi saremo lieti di poterne dare nuove prove in un prossimo numero.

Nell'Assam durante le vacanze del "Puja".

(Relazione del Missionario Don Paolo Bonardi).

A Laitkynsew (Ved. Boll. di febbraio u. s. ).

V'è qui a Laitkynsew una chiesetta bellina, mezzo in muratura, mezzo in lamiera di zinco e di legno, ridotta però a mal partito, causa le omnivore formiche bianche e le pioggie. Lo ricorderò più tardi che ci troviamo nella plaga dei mondo ove

piove di più; e adoperando il verbo o piovere a uso un eufemismo, perchè posso assicurare che quando casca acqua quassù, non si può dire nè che piova nè che diluvi, ma che succede qualche cosa di più, qualche cosa di cui in Italia non si ha idea, e quindi nemmeno dai dizionari si possono pretendere termini appropriati ad esprimere la veemenza dell'azione.

Oltre la chiesa, vi è anche un'abitazione pel missionario ed una scuola capace di una trentina di ragazzi.

Trasformata la scuola in dormitorio (senza letti ben inteso, perchè i Khassì non ne usano), dopo cena si accende un gran fuoco contro le zanzare e gli scorpioni, e si tenta di dormire...

All'indomani, celebrata per tempo la S. Messa, si visita il villaggio e le famiglie cristiane, e diamo uno sguardo al bel panorama, che si delinea tutt'intorno nella freschezza dell'aurora stupenda.

Splendido panorama, ma quanta miseria!

A sud-est, l'immensa pianura del Sylhet, semiallagata dall'acque, coi serpeggiamenti maestosi della Surma, si estende a perdita d'occhio fin contro l'orizzonte vaporante di nubi si vedono altri fiumi minori, e boschi folti, e piani verdi: ma non un villaggio, non una casa: unico segno di vita alcune barche pescherecce, appena percettibili col binocolo, che solcano un corso d'acqua.

Ad ovest, l'ampia cerchia dei monti Khassì, che si mantengono quasi ad un livello uniforme, o che la bizzarra stratificazione delle roccie ha cinto coi-ne di un'immensa corona bruna, con una dozzina di grandi cascate parallele, precipitanti dalla stessa altezza; tra esse una superba, che avrebbe avuto nome dalla donna Ka Likai, che disperataniente si sarebbe precipitata nei vortici dell'acqua dopo che il marito le ebbe ucciso il figlio.

Al di sotto, le valli profonde che mandano una flebile eco di voci di torrenti, e un frinire di cicale molto più assordanti e monotone di quelle europee, e un profumo di aranci, e piante di caffè, banani, e di alberi che producono frutti somiglianti al cedro, dalla polpa rosea e grossi come la testa di un uomo (soh myngor).

I cristiani ci accolgono con grande affetto nelle loro capanne: noi confortiamo gli ammalati e distribuiamo loro dei medicinali.

L'abbiamo constatato e lo constatiamo dappertutto: duplice è l'opera che questa povera gente si ripromette dal missionario: la salute dell'anima e la salute del corpo. Bisogna vedere la fiducia illimitata che hanno nell'istruzione medica del missionario e nell'efficacia dei suoi rimedi! « Perchè, domandammo una volta nel villaggio di

Mawlong, perche non conducete al medico questo ammalato affinche gli prescriva la medicina opportuna? «No, Padre, risposero, noi non andiamo dal medico: sei tu che dài la salute perche Dio è con te: dàlla, tu, la « dawai » (la medicina): il nostro malato guarirà ».

E non fu possibile persuaderli in altro modo.

E come fare ad accontentarli tutti? con tante specie diverse di malattie e per di più malattie dell'India, e noi che avevamo portato appena le medicine più usuali, e con ben poche nozioni limitate di arte medica? Alle volte ci parve carità dar loro qualche rimedio innocuo: così li rendemmo contenti e ci liberammo da non lieve imbarazzo.

Tiro coll'arco.

Fu qui a Laitkynsew, che nel pomeriggio dello stesso giorno una squadra di giovanotti diede spettacolo di tiro coll'arco. Nell'aia d'una casa, piantato il segno, (un bambù con un cilindro ripieno di terra alla cima) si divisero in due squadre: i rossi «kiba saw » e i neri «kiba iong »; e iniziarono la gara con una marcia, al canto alternato di un ritmo monotono, in cui gli uni e gli altri celebrarono le vittorie del proprio partito contro l'avversario; poi i gruppi si divisero per due e per quattro, e s'iniziò il lancio della freccia, diminuendo gradatamente la distanza dal bersaglio.

Sono ammirabili per la precisione di cogliere nel segno, questi frugoli! L'esercitazione all'arco, incomincia pel popolo Khassì fin dall'età più tenera, e non cessa nemmeno nella vecchiaia. Arco corda e freccie, tutto è di bambù: quest'ultima solo ha l'aggiunta di una punta di acciaio e quattro penne d'uccello.

Finita la gara, il canto e la danza dei vincitori degenerarono tosto in ridda con urla e schiamazzi incomposti.

Le capanne che compongono il villaggio sono in buon numero: nè manca chiesa e scuola protestante!

Visitato il villaggio, nella speranza di un sonno preventivamente ristoratore pel viaggio dell'indomani, riacceso il fuoco, il cui fumo (sia detto tra parentesi) minaccia di asfissiare, prima noi, che gli insetti notturni, aspettiamo l'alba del mercoledì 27 settembre, per la visita a Chella.

(Continua)   Sac. PAoLo BONARDI Missionario Salesiano.

Episodi missionari.

Chi vuole adottare un orfanello ?

(Da una lettera del Sac. Giovanni Deponti, Missionario nell'Assam, al rev.mo sig. Don Rinaldi).

Un paese povero, questo dei Iainthe Hills. Lo intravvedemmo nel viaggio, lo vedemmo a pieno, quando, desiderosi di far subito un po' di bene, ci recammo a visitare le famiglie nelle loro capanne.

Miseria grande, materiale e morale. Ne fummo impressionati e ci mettemmo subito all'opera per recare a questi meschini, insieme con la elevazione della religione, anche un po' di civiltà e di aiuti materiali. Nostro compito prefisso, il preparare qui una colonia agricola che offra lavoro immediato a un buon numero di abitanti e li incammini sulla via del vivere civile. Si lavorò un anno; ma dopo l'esperimento ci si trovò, non scoraggiati, ma fatti accorti, che il problema è più difficile a risolversi di quanto potesse parere a prima vista.

Siamo di fronte alla miseria, spettatori commossi, ma incapaci di accorrere con sollecitudine in soccorso di quanti si rivolgono a noi per aiuto. Sarei tentato di dire che qui la miseria non è cosa nuova, che si trova invece come in casa propria, facilmente riconoscibile nelle tracce che ha impresso nei costumi del popolo. Eppure, non so se per quella disposizione naturale degli animi che fa vedere all'uomo più gravi i mali presenti, o sia proprio realtà, ci dicono che quest'anno la miseria è veramente eccezionale.

Infatti il raccolto del riso, per la ritardata stagione delle piogge e per il freddo che le fu compagno, fu scarso quanto mai, tanto che dalle risaie che abbiamo fatto coltivare noi, non si ricavò neppure il seme, e quando manca il riso, alimento primo e quasi unico degli abitanti, non tarda a comparir la fame. S'aggiunga la morte del 90% dei bovini, portati via dall'afta epizootica: la siccità presente per cui i pochi animali rimasti, a neppur due mesi dalla pioggia, non trovano già più un fil di erba verde sulle colline, mentre di fieno secco non se ne può fare nella stagione delle piogge: la febbre malarica che infierisce sui poveri indigeni, obbligandoli talvolta a rimanere nelle capanne per più settimane; e si comprenderà come siano ragionevoli i tristi pronostici degli abitanti quando mi dicono: « Padre, se tu non ci aiuti, noi morremo! »

E davvero muoiono: muoiono anzi tempo di stenti, di inedia. In questa desolazione non è sufficiente recare ai sofferenti una parola di conforto con il pensiero di un premio eterno che li ripagherà di questi stenti. Certo, questo è importante, e lo si fa, ma si vuole e si cerca di recare anche qualche sollievo materiale. Ed oh! quanti casi che vi commuovono sino alle lagrime.

Eccone uno che mi capitò l'altro giorno. Premetto che il nostro maggior capitale, qui a Raliang, è costituito da un bue, tre vitelli e quattro vacche, povere bestie piene di buona volontà, ma che non giungono, in tutte, a darci più di mezzo litro di latte al giorno. Provvidenzialmente sfuggite alla malattia, vanno però deperendo di giorno in giorno, e pare sian destinate a morire di inedia. Ciò mi preoccupa, e l'altro giorno dico a Mathias, il piccolo orfano incaricato di condurre al pascolo la mandra:

- Come mai, da qualche giorno, le bestie tornano dal pascolo affamate?

Mi risponde crollando il capo: - Nei dintorni non c'è più erba, ormai.

- E tu non conosci posti in cui ce ne sia?

- Sì che ne conosco... ma sono distanti... e poi...

- E poi?

- Là ci sono gli assassini! - mi risponde vergognoso abbassando la testa.

Noto, in proposito, che nelle annate magre come l'attuale, i pagani sogliono rendersi propizi gli dei, sgozzando e mutilando qualche bambino ne' loro campi. Sistema, come si vede, molto razionale: distruggere gli uomini... per moltiplicare gli animali! E torniamo a noi.

- Ma no!... gli osservo io, sorridendo; tu sei alto, non devi avere questa paura; e poi, forte e svelto come sei!...

Incoraggiato dalla lode, giusta, del resto, sorride di compiacenza. Ed io, per fargli più animo e mostrargli che gli do fiducia, gli domando:

- Fin dove andrai?

Me lo indica con la mano, e dice:

- Laggiù, nella foresta.

- Bene, Mathias, vai là; io verrò a trovarti.

Dopo pranzo, avrei fatto a meno della lunga passeggiata, ma avevo promesso e partii.

Col bastone alla mano, arma semplice ma qui sempre necessaria contro i serpenti, mi inoltro nella foresta in cerca della piccola mandra. Cammino a lungo sulla cresta di una collina; finalmente odo un muggito nella valle. Appunto lo sguardo di tra gli alberi. La rico nosco: è una delle nostre mucche, e mi dirigo verso quella parte, giù nella valle. Mentre mi avvicino, cerco il piccolo guardiano, ma non lo vedo. Penso di chiamarlo forte; ma no: voglio vedere se, come al solito, lo trovo con il catechismo alla mano, intento a studiare. Dal giorno in cui, dandogli la buona notte, ho insistito sulla necessità di studiar bene la religione, il piccolo Mathias non lasciò mai di prendere il suo catechismo e di studiare, come faceva Giovannino Bosco andando al pascolo. Quanta ingenua rettitudine in questo ragazzo!

Finalmente lo scorgo, ma senza libro in mano, seduto, un po' discosto dalla mandra, di fronte a un altro ragazzo, con il quale sta conversando. Che fa il mio piccolo Mathias? E quell'altro, chi mai può essere? Che sarà venuto a fare in questa solitudine? Penso, e intanto mi avvicino. L'altro mi ha visto per primo, e avvisa il compagno. Questi si alza e:

- Khuhlei Phadar! (il Signore ti benedica, Padre), mi dice con un sorriso.

L'altro, senz'alzarsi, si prova a ripetere il saluto, ma lo fa con un'aria così impaurita e impacciata, con una voce sì fioca, che mi fa compassione. Mi fermo di fronte al poverino, che continua a restarsene seduto sopra un mucchietto di paglia, rimasto li, accanto alla risaia, sul posto ove fu battuto il riso. Do uno sguardo al suo povero corpo, quasi nudo, e comprendo che gli deve riuscir penoso l'alzarsi. È scarno molto: lo scheletro gli affiora: si potrebbe contargli le ossa. Gli occhi infossati nelle occhiaie, la bocca leggermente aperta e cascante, come chi, moribondo, beva l'aria per vivere ancora. Mi fa una gran pena, e gli domando con dolcezza:

- Donde vieni?!...

- Di là, mi risponde; e indica con la mano un villaggio, ancor tutto pagano. - E dove vai?

- Non so.

- Dove lavori?

- Non ho lavoro - e crolla, pian piano, il capo.

-- E finora dove hai lavorato?

- Ho sempre custodito le mandre, lassù, presso una famiglia.

- E perchè sei venuto via? non facevi bene?

- Mi hanno mandato via, perchè d'ora in avanti le mandre vanno al pascolo da sè. Poi... non hanno più riso... per me.

E che pensi di fare?

- Non so.

- Non hai parenti?

- No... Morti tutti.

- Fratelli?

- Ne ho uno, ma serve a Cherraponje presso un Saez (europeo), e non si cura di me.

- Tu quanti anni hai?

- Non so... Forse dodici. - Come ti chiami? - U Jiri.

- Sei pagano?...

- Sì, Padre; ma, se tu lo desideri, mi farò cristiano, come Mathias.

U Jiri rimane a fissarmi, come aspettando una risposta: io sono in pensiero sul da farsi e non parlo. Ma egli rompe per primo il silenzio, e fatto ardito dalla famigliarità, con la quale mi son trattenuto con lui, dice a mezza voce:

- Padre, sai? Ho mangiato l'ultima volta il riso ieri mattina... Ho fame!... mi dài qualcosa?

Rimango ancora in silenzio, perplesso. Avrei tanto desiderio di pigliarlo con me, ma come si fa? son già tanti gli orfani che, raccolti press'a poco nelle stesse condizioni, vivono in casa, a nostre spese.

E il piccolo Mathias, che era rimasto zitto sino allora, quasi volesse aver parte nel compiere un'opera buona, interviene arditamente:

- Padre, perchè non lo prendi con noi? Avremmo un fratello di più da amare!

Gli sorrido, commosso per tanta affettuosa premura; e « tu non sai, mio povero piccolo, - penso tra me - tu non sai in quali condizioni ci troviamo! Tu non sai che andiam avanti di giorno in giorno, sempre sperando nella Provvidenza per il domani!... E se venisse il giorno in cui dovessi dire a te pure, con le lacrime agli occhi: - Mathias, è necessario che tu ti allontani! che vada a cercarti il riso altrove! - Il cuore mi si stringe a questo pensiero. Eppure, di riso ce n'è poco, poco... e i denari per comprarlo mancano. E un profondo pensiero di nostalgia mi ricorda la bella Italia. « Là, non tarderei a trovare una persona buona:... è vero che anche in Italia si sta attraversando un periodo difficile. Ma è scritto: Date e vi sarà dato!... Dunque la Provvidenza provvederà anche a questo povero ragazzo infelice? E poi siamo nella novena dell'Immacolata: e proprio in questi giorni il nostro Ven. Padre cominciò l'opera sua! Certo non eran migliori le condizioni finanziarie di Don Bosco in quel tempo, e pure la Provvidenza ha compiuta l'opera!... ». Questi pensieri si succedettero d'un lampo: piglio il ragazzo per mano, e: « Vieni, U Jiri, vieni! un pugno di riso la Provvidenza di Dio ce lo procurerà anche per te! »; e lo abbraccio e, a stento, molto a stento, lo conduco alla Missione.

Fu troppa la mia fiducia nella Provvidenza? Forse che Don Bosco non avrebbe fatto altrettanto?... Forse io pecco di presunzione, paragonando la mia fede a quella del nostro Ven. Fondatore... eppure non doveva far così?

U Jiri è con noi ed è divenuto lui il guardiano della nostra mandra. Ho cominciato a fargli qualche lezioncina di catechismo e spero che, tra non molto, potrà ricevere anche lui il S. Battesimo.

Per quella occasione, penso, U Jiri avrà bisogno d'un padrino. Chi sa che qualche persona buona, desiderosa di avere, anche nel lontano Assam, un figlioccio che porti un nome a lui caro, non voglia fargli da padrino, ben inteso, per procura; e adottarlo, sobbarcandosi al suo mantenimento almeno per un anno!

Cinquecento lire italiane, nell'aggio attuale, sarebbero sufficienti. La mia fede non merita tanto, ma la Provvidenza non fa mai le cose a mezzo, e La ringrazio sin d'ora, e aspetto, con U Jiri, il benefattore. Dio lo benedica!

Raliang (Assam), Festa dell'Immacolata 1922.

Sac. GIOVANNI DEPONTi, Missionario Salesiano.

LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE al Lazzaretto di Caño de Loro (Colombia).

Le prime Figlie di Maria Ausiliatrice giunsero in Colombia il giorno 11 febbraio 1897, condotte dall'apostolo dei lebbrosi, Don Evasio Rabagliati di venerata memoria, e loro prima superiora fu Suor Brigida Prandi. Alla fine dello stesso anno s'iscrivevano all'Istituto le prime novizie colombiane, che poi si moltiplicarono e fra cui figurano una sorella dell'attuale Presidente della Repubblica, una nipote dell'Ecc.mo Mons. Arcivescovo Primate, un'altra dell'ex-Presidente della Colombia Sanclemente, una figlia dell'illustre letterato e pedagogo Dott. Alvarez Bonilla, una nipote dell'attuale lettore dell'Università di Bolivar, e molte altre distintissime giovani colombiane.

E benedetta fu l'opera loro.

Nel 1898 si presero cura del lazzaretto di Contrataciòn, mentre sviluppavano in Bogotà altre opere, aprendo un collegio per signorine, or tanto stimato e insignito del privilegio di concedere diplomi riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Presentemente l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice conta nella Colombia 11 case: due in Bogotà, cioè il collegio sunnominato e una scuola laboratorio per fanciulle povere; un collegio a Chia; una scuola a Soacha; un collegio per signorine a Medellin con corsi normali, giardini d'infanzia e scuola-laboratorio analoga a quella di Bogotà; e collegi e scuole a S. Rosa de Osos, la Ceja e Santuario; in Santander il lazzaretto di Contrataciòn summentovato, e in Guadalupe un asilo per bambine sane, figlie di ammalati.

Ultimamente giungevano dall'Italia a Cartago, per stabilirsi in Caño de Loro e occuparsi del Lazzaretto, coronando in questo modo i festeggiamenti celebrati l'anno scorso per il giubileo d'oro della loro fondazione, e d'argento del loro arrivo in Colombia. A questo riguardo scrive il Dott. Luigi Carlo Grau, primario del servizio scientifico del lazzaretto di Caño de Loro:

« La sola presenza, nel lazzaretto, di Suore, dotate di virtù e di amore per quelli che soffrono i dolori e gli spasimi di questa valle di lacrime, sarà per i lebbrosi di grandissimo sollievo alle loro sofferenze. Si può dire che questo è il miglior benefizio che il dott. Alessandro Restrepo, direttore dei lazzaretti, ha offerto alla nostra sezione, poichè le intelligenti religiose, colla delicatezza del tratto, sapranno sollevare questi esseri già civili e molto cristiani, nei tornenti dell'infermità della lebbra, che li rende talora, involontariamente, irascibili.

» Esse igienizzeranno e abbelliranno i padiglioni a loro affidati e il terreno su cui sorgono, formando un giardino che sarà la delizia e il riposo dell'infermo. Le mie più entusiastiche felicitazioni a tutti i ricoverati, che nelle Figlie di Maria Ausiliatrice troveranno delle sorelle e delle madri ».

Omaggio internazionale a Gesú Adolescente:

Il nuovo Tempio a Borgo S. Paolo in Torino.

Gli alunni dell'Istituto Giusto Morgando di Cuorgnè, desiderosi di aver parte alle benedizioni invocate sugli oblatori a favore del Tempio ad onore di Gesù Adolescente in Torino, offrono L. 250, Consacrando affettuosamente a Lui, sè, i propri studi e le proprie famiglie, col fermo proposito di voler sul suo esempio, col crescer degli anni, crescer anche in bontà e saggezza, per sentimento di dovere e per assicurare la propria felicità temporale ed eterna.

Le educande del III Corso Normale del Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato, l'ultimo giorno di carnevale offrivano la Santa Comunione per i benefattori del nuovo Tempio ad onore di Gesù Adolescente in Torino, supplicando affettuosamente, instantemente, l'Adolescente Divino, ad aiutarle a perfezionare la loro formazione magistrale, per poter instillare più efficacemente la dottrina e l'amore suo nel cuore delle piccole anime che loro saranno affidate.

Dalla lontana California Carmelo Presutto è lieto d'inviare L. 20o a beneficio del nuovo tempio in onore di Gesù Adolescente a Borgo S. Paolo in Torino, per invitare tutti gli italiani emigrati all'Estero, a concorrere all'erezione del sacro monumento, perchè il Signore conservi nelle loro famiglie, viva e pura, la fiamma della Fede, e cresca e mantenga, i loro figliuoli nell'amore e nella pratica della Religione, che hanno appreso ad amare nella cara patria lontana.

Domenica Mercer di Mel, quasi cieca e sorda e piena di acciacchi, offre L. 75 per il Santuario in costruzione a Torino in onore di Gesù Adolescente, implorando una prece particolare dai giovani che frequentano l'Oratorio di Borgo S. Paolo.

Carolina Schiavoni Ved. Simonelli invia un tenue omaggio a Gesù Adolescente per il suo tempio in Torino: « Gesù fate che i miei bambini crescano buoni e studiosi, Mariangela robusta e buona, ed il piccolo Dino bravo e studioso.

Annunziata Ciuffardi, insegnante a Ponzò, offro L. 5o per la erigenda Chiesa Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente a Borgo S. Paolo in Torino, affinchè Gesù benedica tutti i suoi scolari, i suoi parenti e tutti i suoi paesani: « Tutti, tutti abbiamo bisogno del suo aiuto! Raccomando una prece speciale per mia sorella, sempre inferma ».

RICORDIAMO ai nostri Direttori e alle revv. Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Maestri e alle Maestre aderenti al programma della Cooperazione Salesiana e a tutti i Zelatori e le pie Zelatrici Salesiane, il duplice invito del nostro venerato Rettor Maggiore di promuovere tra la gioventù a loro affidata:

1) Una Colletta per i poveri bambini della Russia, da inviarsi « DIRETTAMENTE » al SANTO PADRE Pio XI - Vaticano - Roma.

2) Altra Colletta a favore del nuovo tempio in costruzione a Borgo S. Paolo a Torino, in omaggio a Gesù Adolescente, da inviarsi allo stesso nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32, TORINO (9).

ALLE MADRI.

O madri, cooperatrici salesiame, a voi rivolgiamo la parola. Siate all'altezza della vostra missione; e sarete amate dai figli e più d'ogni altro influirete sulle loro anime. Educate i vostri figli cristianamente; date loro, forte e rigogliosa, anche la vita dell'anima, la Fede, cominciando ad istruirli sodamente nella religione fin da piccoli. Insegnate loro per tempo a pregare, e, com'è meglio vi è possibile, apparecchiateli alla prima Comunione.

Insegnate loro a pregare. Fate che sin da piccini comprendano il duplice precetto dell'amore, di Dio e del prossimo, non esclusi i nemici. Accendete in loro l'amor di Dio, con l'abito della preghiera, giovandovi dei fenomeni della natura, della vita di Gesù, della sacra liturgia, delle principali solennità dell'anno, delle care feste della Madonna. Inculcate loro l'amore del prossimo, con l'affetto e la riconoscenza al babbo e alla mamma, al nonno e alla nonna, col rispetto ai compagni, col perdono delle offese, con la compassione verso i poveri e gli infelici, col buon uso della vita, col ricordo dei defunti, e col raccomandare a Dio, vivi e defunti, in tutte, le occasioni memorande, e liete e tristi. Un'ottima guida, semplice, praticissima, per compiere egregiamente questo dovere, ve l'offre l'aureo libriccino di pietà: LE PREGHIERE DEI BAMBINI (1). Datelo, cotesto caro libriccino, in mano ai vostri figliuoli, non appena cominciano a sillabare: aiutateli a sfogliarne le pagine e spiegatele voi stesse alle loro tenere anime, con l'amore che v'ispirano il cuore e la Fede.

E non appena vedete schiudersi le loro tenere menti all'uso della ragione, cominciate subito a prepararli, voi stesse, alla Prima Comunione. Che Gesù entri per il primo nelle loro anime, innocenti; non il demonio.

Un altro buon libro: GESù VIENE ! ANDIAMOGLI INCONTRO può aiutarvi assai anche in questo dovere, o buone mamme, cooperatrici nostre. « Gesù viene» è una serie di lezioncine adatte alle intelligenze che si aprono, dove la materia è svolta con facili racconti e con esempi; ed è l'unico libro di lettura scritto per i bambini che si vogliono preparare alla prima unione con Gesù (2).

Come saranno più preziosi e duraturi i frutti dell'istruzione sacerdotale e dello stesso divin Sacramento, se voi stesse, o mamme, curerete con amore, la preparazione dei vostri piccini al più bel giorno della vita;, se cercherete di orientare per tempo, a Gesù, al suo amore, alla sua grazia, la mente e il cuore dei vostri figliuoli!

(1) A. CUMAN PERTILE: Le preghiere dei bambini. Torino, Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita, 174. - Legato in tela L. 2,50 (L. 2,75, franco di porto).

(2) PAOLO NOVELLA S. J.: Gesù viene: andiamogli incontro! Libro dei bambini che si preparano alla prima comunione. - Torino, Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita, 174 - L. 2,25 (L. 2,5o franco di porto).

Opera Pontificia di soccorso in Russia.

Volendo nuovamente raccomandare agli alunni dei nostri Istituti e ai Circoli di Ex-allievi le dolorose condizioni in cui si trovano tanti poveri fanciulli dell'infelicissima Russia, offriamo loro due brani di lettere, inviate dai Salesiani che fanno parte della Missione Pontificia di soccorso, alla Segreteria di Stato di Sua Santità.

Don Czigúth dà questi tristi particolari.

« ... Accennai altre volte all'Opera degli stabilimenti detti Collettori dove, i fanciulli, orfani od abbandonati, vengono ricoverati per cinque o sei settimane, cedendo poi il posto ad altri infelici. Il Collettore ha l'aspetto d'un grande ospedale, e riceve tutti, sani ed ammalati, dividendoli poi in varie sezioni. Le ho visitate, e ho constatato dovunque una vera miseria: deficienza di biancheria, di medicinali e di altri mezzi indispensabili per soccorrere le povere creature ammalate, che giacciano strette, pigiate, in ambienti senz'aria e senza luce. Nello scorgerli vi si arresta il sangue! Poveri bimbi, appena nati, già in preda alle più atroci sofferenze, sono là, accovacciati o seduti nel misero lettuccio, assopiti e intenti a consumare un pezzettino di pan nero. Così si vanno spegnendo: non possono essere strappati alla morte, perchè il loro organismo non assimila più tutti gli elementi nutritivi. Ma se per essi non v'è rimedio, vi sono altri infelici, i quali, pur nello stato desolante, dànno qualche speranza di salvezza. Non soccorrerli sarebbe una crudeltà, un condannarli a morte. Di questi fanciulli la Russia ne conta più di due milioni e mezzo; la città di Mosca circa quarantamila. La Missione Pontificia di Soccorso - Divisione di Mosca - spiega un lavoro intenso di beneficenza in loro favore; tuttavia nella città e nei sobborghi ve ne sono ancor più di 20.000 che attendono aiuto.

» Per non dire di altre richieste di soccorso, a noi pervenute, ne rilevo una che è una lunga lista di istituzioni, ricoveri, orfanotrofi, ospedali, giardini e nidi d'infanzia (attualmente assistiti) con un complessivo di 20 mila ragazzi. Ci si chiese di aprire ancora sei cucine per giovani di famiglie operaie senza lavoro, e la domanda fu accolta... ».

Don Simonetti dà queste altre dolorose notizie:

« Ogni giorno scopriamo dolori e miserie nuove, e nuovi casi pietosi s'affacciano alla nostra carità e compassione. Il periodo di tempo precedente il Santo Natale fu per la Missione un'epoca di intensa commozione, in modo speciale per me, che ebbi maggior occasione di conferire coi beneficati.

» Lo stato di miseria e di fame è grande, anche a Mosca, sebbene non abbia la forma macabra di masse vaganti e morenti per le pubbliche vie o nelle campagne, come lo scorso anno nelle regioni del Volga e in Crimea. I casi di gente che muore per le vie son meno frequenti, anzi rari, pel momento, nella capitale, dove tutte le Missioni spiegano i loro sforzi, ed anche il Governo cerca di mostrare che la situazione è assai migliorata.

Non c'è quindi da meravigliarsi se qualche commesso viaggiatore o giornalista parli di andamento normale o di relativo benessere, forse perchè vede riaprirsi i negozi e la vita economica rianimarsi alquanto. La realtà è diversa. Le famiglie bisognose sono numerosissime e le loro necessità estreme: anche gli studenti d'Università e Scuole Superiori senza pane sommano a migliaia e migliaia; molti di essi, senza tetto, vanno qua e là come zingari. L'aumento dei casi di tubercolosi diviene allarmante, e dato l'attuale sistema di alloggi, per cui quasi sempre i membri di una stessa famiglia, anche se numerosa, son costretti a vivere nel medesimo unico ambiente, il propagarsi del terribile morbo farà nuove stragi, sopratutto fra i bambini.,

» La maggior parte delle famiglie che chiedono soccorso a noi, hanno in casa affetti di tubercolosi, e non è raro il caso in cui ne siano due, tre, e anche più.

» I giovinetti orfani e abbandonati vengon raccolti in istituti: ma basta penetrare in alcuno di questi per avere un'idea della miseria morale e materiale in cui versano: sono scalzi, seminudi, mal nutriti, e spesso giacciono in due nello stesso giaciglio, anche se affetti da malattie infettive. Questa miseria sfugge agli occhi del gran pubblico, ma è assai frequente.

» Sono scene che bisognerebbe fotografare nella cruda realtà per esser comprese.

» Su questo quadro desolante s'innalza piena di bontà la paterna figura del Santo Padre, che pensa e provvede a questi poveri suoi figli, in lotta continua con le malattie e la morte. Il suo nome è ripetuto con venerazione sulle bocche di tutti, e toccanti sono davvero le espressioni con cui tutti ringraziano e benedicono la mano che li soccorre.

» Una povera vedova, con quattro figli e una vecchia zia a carico, senza occupazione e lavoro, mi scriveva: « Se vi è possibile, trasmettete i miei sinceri sentimenti a Sua Santità, il Papa di Roma, il cui soccorso nella mia grande disgrazia ha fatto versare lacrime di riconoscenza e me ed alla mia famiglia. Dio lo benedica e lo conservi per lunghi anni ». Un operaio, da lungo tempo disoccupato, con moglie e quattro figli, il maggiore dei quali ha 12 anni, convivente con la vecchia nonna di 7o anni, mi scrive: « Quale disgrazia poteva accadere alla mia famiglia, se una mano potente, generosa e benefattrice, non avesse allontanato lo spaventoso spettro della fame! Noi non siamo in grado di esprimervi tutto il sentimento della nostra riconoscenza. Con l'anima piena di gioia, noi vi diciamo ancora tante volte e dal profondo del cuore: grazie! »

» Quante di queste lettere, riboccanti di gratitudine, ci giungono ogni giorno... ».

Sia quindi una gara, anche tra i nostri buoni allievi ed ex-allievi, nell'inviare al S Padre l' obolo del loro buon cuore!

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino

il 24 del mese, si compiono devote funzioni, in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Una grazia straordinaria.

La nostra diletta Carla, di due anni e mezzo, mentre eravamo in campagna, improvvisamente fu colpita da una paralisi infantile alla gamba sinistra, che le tolse ogni movimento e sensibilità. Il medico trovò il caso disperato, e suggerì che la bimba fosse d'urgenza condotta a Milano per consulto presso medici specialisti. Otto celebrità mediche si successero per prodigare i frutti della loro scienza alla nostra amata bambina, e il verdetto era sempre lo stesso: « E impossibile ridare la vita ad un membro morto ». Chi può immaginare l'angoscia dei nostri cuori? quand'ecco un buon sacerdote salesiano dà la benedizione alla bambina e ci suggerisce di fare la novena consigliata dal Ven. Don Bosco: e proprio nell'ultimo giorno della novena la nostra Carla cominciò a dar segno di vita alla gamba, la cui sensibilità, a poco a - poco, crebbe così da farci sperare la perfetta guarigione: infatti, cammina, ornai, quasi perfettamente. Un illustre scienziato, stupito del caso portentoso, disse queste testuali parole: « Se io avessi fede, dovrei affermare che qui ci troviamo alla presenza di un miracolo ». Riconoscenti, dopo aver adempiuto alle altre prescrizioni della novena, facciamo anche un'offerta per le Missioni Salesiane.

Milano, 15 gennaio 1923.

Coniugi ARosio.

La preghiera di due giovani sposi per l'unico figliuolo moribondo. - Alla fine del mese dello scorse agosto, il nostro figlio Pino ammalò gravemente di tifo. La malattia incalzò a tal punto che per tre giorni fu soggetto ad attacchi meningei molto pronunziati, tanto che i dottori curanti erano quasi certi della morte. Con tutto il fervore che si può immaginare in noi, giovani genitori, che non abbiamo altro figlio, ci siamo rivolti a Maria SS.. Ausiliatrice, facendo voto, che è stato compiuto, perchè ce lo lasciasse in vita. E con nostra gioia ce lo vedemmo rifiorire in mezzo alla meraviglia di tutti, che non credevano più ad una guarigione.

Campoligure, 24 dicembre 1923.

Coniugi TIMOSSI.

Proprio il 24 del mese. - Mi trovavo da vario tempo veramente angustiata per motivi di famiglia e non poteva vederne la fine. Pensai di ricorrere alla Vergine Ausiliatrice, fiduciosa che ella, come in altre circostanze m'aveva dimostrato quanto sia materna e pietosa verso i suoi divoti, non mi avrebbe lasciata inascoltata in così urgente bisogno. Infatti incominciai, con fiducia, la novena. consigliata dal Ven. D. Bosco, con la promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino; e la grazia, venne proprio il 24. u. s., giorno della commemorazione mensile, e venne proprio completa. Grazie, o Madre mia, per tutti i favori che mi hai concesso, grazie per quelli che mi concederai ancora!.

Torino, 8 dicembre 1922.

G. M.

Maria Ausiliatrice benedice chi s'interessa delle Missioni Salesiane. - Riconoscentissima a Maria. Ausiliatrice per una grazia, ricevuta giorni or sono, feci un'offerta per le Missioni Salesiane. Oggi, di nuovo, con grande riconoscenza rendo grazie infinite alla nostra cara Madre Celeste, Maria, Aiuto dei Cristiani, per un'altra grazia ricevuta, e rinnovo l'offerta per le Missioni Salesiane. O amorevole nostra Madre, continuate la Vostra santa protezione su me, su tutta la mia cara famiglia, e accordateci la vostra benedizione. Ho ancor bisogno di un'altra grazia, che mi sta tanto, a cuore.

Torino, 6 gennaio 1923.

MOTTA MARGHERITA.

La preghiera d'una figlia per gli affari del padre. - Da tanto tempo il babbo, industriale, si trovava in impicci finanziari. Tutti noi eravamo pensierosi, e dubitavamo di ritrovarci in un momento, nella miseria. Rivolsi le mie preghiere alla Mamma celeste e, in poco tempo, ci fu di fronte un lieto avvenire, trovando le vie come per incanto piane e fortunate. Grazie, o cara Madonna di Don Bosco! Non cesserò mai di pregarti, cercando conforto in Te, e in Te sola!

Calci, 11 gennaio 1923

Una cooperatrice.

La preghiera di una madre. - Verso la fine d'agosto 1921 s'ammalava il nostro bambino, colpito da forte tifo, con gravissime complicazioni. Il medico curante e il professore chiamato a consulto dichiararono il caso gravissimo, e quasi disperato; e purtroppo vi fu un momento che il povero piccino, madido di sudore, con gli occhi ormai velati, sembrava stesse per esalare l'estremo respiro. Affranta dal dolore, caddi in ginocchio davanti all'immagine della Vergine Ausiliatrice; e con slancio di fede grandissima la supplicai di risparmiarci quel terribile strazio. Sono incapace a descrivere ciò che in quel momento . mi sentii nell'animo: all'ansia terribile che mi teneva il cuore nello spasimo più atroce, subentrò, all'istante, una calma, una tranquillità serena: sentii che la Vergine buona accoglieva il mio voto e ridonava la salute al mio piccolo caro. Mentre ringrazio di cuore la Vergine Ausiliatrice di tanto favore, adempio quanto promisi.

Pisogne, 24 gennaio 1923.

ROSINA PALINI MININI.

Una famiglia esaudita. - Da qualche tempo mio marito aveva disertato la casa: la desolazione mia e dei miei figli era grande. Fiduciosa nell'aiuto della Madonna di Don Bosco, dalla quale ebbi già altri favori, La pregai con tutto il elio cuore e feci pregare dai miei figli, e posi nella mani di Maria SS. la mia causa... Ogni pericolo è ora scongiurato, egli è tornato buono come prima. Vergine Santissima, Ti ho ringraziato, quattro anni fa, quando me l'hai salvato dal fronte: Ti ringrazio ancor più in questo momento.

Gallarate, 13-11-1922.

N. N.

Graziato per la terza volta. - Quanto è buona Maria Ausiliatrice e quanto ama il suo gran divoto, il Ven. Don Bosco! L'8 corrente gennaio restai a letto, malato di bronchite. Il terzo giorno il male peggiorò e, attese le mie condizioni particolari, è una vera grazia se non andò troppo oltre, e se fin dal giorno dopo prese altra piega, e se son guarito con i miei 7o anni già suonati. È la terza volta che son graziato ad intercessione del Venerabile, dacchè mi trovo in questo villaggio.

Villesse, 30 gennaio 1923.

ANTONIO MARCUZZI.

Guarita da terribile dolore all'intestino. - Avevo un terribile dolore all'intestino, che al minimo movimento mi faceva soffrir molto. Dissi alla Madonna di Don Bosco: « Madonna mia, se mi libererai presto da questo dolore ch'io non posso sopportare, farò pubblicare la grazia nel Bolletlettino ». Mi addormentai, e in sogno vidi in atto il Venerabile Don Bosco, in uno sfolgorio di luce: aveva il volto sorridente e giulivo, e con la destra levata esclamò: Viva Maria! Ripetei: Viva Maria! e mi svegliai. Rimasi contenta del sogno e l'indomani, giorno di sabato, che dedico sempre alla nostra Madonna, mi accorsi con dolce meraviglia che non soffrivo più affatto il dolore che tanto mi disturbava. Volevo già bene alla nostra Madonna, ma ora farei qualunque cosa in segno di riconoscenza, e ringrazio anche il Ven. Don Bosco.

Sesto S. Giovanni, 18 gennaio 1923.

Una devota della Vergine Ausiliatrice:

Un voto a Maria Ausiliatrice. - In seguito a grave polmonite e bronchite, fui intaccata all'apice del polmone destro. Il male aumentava di giorno in giorno, e il dottore disperava di salvarmi. Ero ridotto in uno stato da far pietà; ero così debole che non potevo muovermi, se non grande sforzo. Mi votai alla cara Madonna Ausiliatrice, e pregai fervorosamente Don Bosco d'intercedere per me presso il trono divino. Ed ecco che un sensibile miglioramento si notò ogni giorno più, finchè potei alzarmi ed accudire alle consuete occupazioni, ed ai miei due bambini che tanto temevo di lasciar orfani.

Croce Mosso (Novara), 30-12-1922.

P. P.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Accatino Teresa, Acquistapace Pietro, Adamoli ing. Francesco e consorte, Ajmonod Geremia, G. Alberico, Albonetti Pietro, Allemand Pietro, Andreoli Rosa, Angelini Cesira, Angiolini d. Antonio, Antussi Emilia, Anzit Concetto, Assereto Amalia, Azzini Bartolo.

8) - B. L. di Torino, B. L. di Voghera, Bacigalupo Corinna, Balestro Lucia, Barazzotto Gustavo, Barbera Filomena, Barbero Maria in Villato, Barizzonzi Maria, Batellino Maria, Bava Filomena, Bavagnoli dott. Alberto, Bedeschi Mariannina, Bega Elisabetta, Bellasio Giuseppe, Belli Rina, Beretta Giuseppina in Delù, Bersano, sic. Bertarione Cecilia, Bertola Maria, Bertoluzzo Elisa, Besenval Cesarina, Betemps Tersillo, Bezza Franca in Villa, Bianco Antonio, Bicego Odilla in Crosara, Biglieri Marianna in Badalla, Binerio Adelina in Crescentino, Iiisi Guglielmo, Bistolfi Olimpia, Bocchiardo Guglielmo, Bonacossa Maria, Bonassi Elena, Banchi Agnese, Borsoni Angela, Borlo Maria, Borney Candida, Bosetti Maria, Bacca Vitina.

C) - C. A. di Cortemiglia, C. C. D. di ***, C. M. di Torino, C. S. di Cigliano, Babiddo Giuzeppe Luigi,, Campanini Lina, Cannavò Annina, Capra V., Carboni Alberto, Carosio Caterina, Carozzo Clementina, Carraturo Vincenzina, Carrera Luigia in Brusasco, Carrera Vittoria, Cassano Emma, Castellaro Clotilde, Cancia Pietro, Cesario Teresina, Cherta Lorenzo, Chesi, Erinna, Chiaratoni Marco, Chioso Carolina, Clauser Maria, Clementoui Marcellina, Colla Anna Maria, Combi Tranquillo, Compartigiano Cornelia in Martinetti, Coniugi Berla, Arosio; Cooperatore di Torino; Cooperatrici di Alessandria, Asti, Calci, Chàtillon e Pinerolo; Coppo Elena, Corazzi Emilia, Cordero Maddalena, Corneglia Erasmo, Corretti Maria in Mongardi, Corradi Pia, Cossali Margherita, Cucchietti Margherita.

D) - Dall'Alba Luigia, Dal Sasso Assunta, De Angeli Adele, De Angelis Vittoria, De Bastiani Teresa, De Gaspari Ferdinanda, De Giovanni Francesca, Del Piazzo Emma, Del Pup Maria, De Munari Giuseppe. De Paola Maria, De Stefanis Ernesta, De Stefano Antonino e Maria, De Vincenzi Dedesmona, Dolci Angela, Dozzi Maria.

F) - F. R. C. contessa, Fabris Erminia, Fabris Maria, Fabris Matilde, Fadda Irene in Cossu, Faila Francesca Falcetti Cina, Famiglie Battaglione e Nida, Fasani Nina, Fasce Maria Luisa, Fava Ilda Caterina in Cunziani, Favaro Maria, Felisi Rosa, Feruglio Mr. Domenico, Festi Santina, Fin Giulia, Finocchiaro Anna, Fiorito Maria, Flora Amelia, Floretta Maria, Fontana Carlo, Fontana Margherita, Fornacciari Luigi, Fossati Eugenia in Bosco, Francescato Vittorio, Franchi Emilio, Franchini Caterina, Franchini Ercole, Fratelli D'Amico.

G) - Galletto Avv. Pietre, Gallo Anna Maria e Tilde, Gandolfo suor Teresa, Gatnbarino Clorinda, Gardella Rosita, Garrone Faustina in Antonione. Gasparoli Camilla, Gatti Paolina, Gebbia Eleonora, Ghini Augusta, Giordano Giuseppe, Giromini Pietro, Giuliana d. Floro, Gobbo d. Giovanni, Gonella, Giuseppina, Grandi d. Giuseppe. Gratino Caterina, Groppo Maria, Guaddarone Lorenzo, Guglielmi Lucia in Viotti, Guiflrey Celestino.

H) - Hophius Maria.

J) -- Jella sorelle, Jorîzzi cav. Not. Federico.

1) - I. G. di Gorizia, Ivaldi Margherita.

L) - Lafleur Guglielmina, Lago Marina, Liuzzo Giuzeppa, Lolli Maria, Lombardi Giuseppe, Longato Angelo, Longo Grazia, Lucca Andrea, Lucioni Corina in De Molli, Lupo Giuseppe, Lusardi Pierina.

M) -- M. N. di Villagarina, Machet Laria, Majotana Arcangelo, Malugani Romilda, Lanca Peppanna, Mancini Adele, Mangano d. Antonino, Maranzana dott. Ottavia, Marchesi Angelo Agostino, Marchetti Angela, Marchi Eivira, Marchi Maria, Marino Agostino, Martinet Maria, Maspero Maria, Massa Battistina, Massara Rosa, Mattera d. Agnello, Medda Episia V.a Gina, Medda Filomena; Mele Teresa, Menegolo Nina, Merlo Maria, Micheletti Luigia, Mignatta Amalia, Milesi Annetta, Miori Emma, Moreschetti Angelica, Moretti Giuseppe, Morici d. Carmelo, Moro Teresa, Motta Caterina, Motta Margherita.

N) - N. L. G. di Chivasso, Naldoni Giovanni, Nebbia Cesarina, Negruzzi Angela, Nicoletti Gerolamo, Noli Caterina, Nonussan Pietro, Novarese Giuseppe.

O) - Oglietti Caterina, Orsingher Margherita, Orsi Virginia, Ostino Luigi.

P) - P. F. F. A. di Ferrara, Paglia Cina, Paleari Rosa, Palini Rosina in Minini, Pancotto Orsolina in Chesi, Parisio Maria in Trinchieri, Parodi Francesco, Parodi Giuseppe, Parona Caterina in Robecchi, Parrocchiani di Pianzano, Pasta Marianna, Pedretti Margherita, Pellitteri Maria, Penassa Nella, Peretti V., Perfumo Andrea, Pezzini Gaetano, Piana Pina, Piegaresi Rosina, Pignet Luigia, Pini Alberto, Pirò Nicolò, Poleni Antonio e B. Libera, Pollano Bonelli Cristina, Possamai Gottardo, Pozzi Maria in Gadda, Prevedello Antonio, Principe Giuseppina.

Q) - Quattrone Carmelo.

R) - Rabino Maddalena, Razzano Terasa, Reforgiatr, Cristina, Raineri Caterina, Renzi Augusto, Resnimi Teresa in Finardi, Riba Battista, Ricci Teresa in Lussi, Rigodanza Regina, Rigoli Maria, Rizzotto Edmea, Rodds Maria in Salino, Roggiero Luigia, Rolletti Anna, Roma gnani Ildegarde in Govoni, Rondaletto Mario, Rornrr ur Angelo, Rossi Antonio, Rossi Delfina in Raccagni, Rossi Vittoria, Ruffiano Rosa.

S) S. D. di Casalgrasso, S. C. C. R., Sabia d. Gaetano, Sacerdote (un) dell'Umbria, Samorì Clara, Sangiovanni Giuseppina, Scaglia Vittoria, Schiaffino Prospero, Scrofani Giuseppina, Scutelli Andrea, Segalla Maria, Sengelè Elisa, Sereno Vittoria e Fiorina, Siega in Spesigo Giovanni, Soffa Giomina, Soldi Giovannina in Tonghini, Soprana Alfreda, Sorelle Colla Penna, Sottimano d. Luigi, Stellino d. Pietro, Stellino Salvatore, Suor Emma, Suor M. M. della C., Suor Osvalda.

T) Tagliaferri Orsolina, Tagliafico Margherita, Tardito Bartolomeo, '1'asini d. Pio, Tevinella Maria, Testa Lorenzo, Thellung Adriano, Ticozzi Lavinia, Tognocchi Jolanda., Toncoto Ernesto, Torrieri d. Giovanni arcipr., Tosi Maria in Nucci, Trani Elisa, Trecarichi Cristinain Malafonte, Trestini Pietro, Trinchero Maria in Amesio Trotti d. Giuseppe.

U) - Urico Carolina.

W) - Willermin Clotilde.

V) - V. L. di Viliaminozzo, Vago Lauro, Vallenzasca ved. Guglielmina, Vavala cav. Francesco, Venturi Luisa, Venturi Vincenzo, Veraldi Ciacomina, Vercelli Jolanda, Vercellone Antonio, Vezzoli Bianca in Mazotti, Vezzoli d. Carlo, Viganò Ilde, Viganotto Valeria, Viotti Pasqualina ved. Francione, Vismara Virginia, Vittino suor Cecilia.

Z) - Zampieri Maria in Ceschi, Zendegiacomi Mario, Zanello Eleonora, Zaninello Teresa, Zucca Maria.

X) - N. N. di Clusone, Colognola, Milano, Monte di Malo, Ponte Barcotti, Riva Valdobbia, San Remo, Serdiana, Torino, Udine, Valle Mosso, S. Stefano di Cadore.

AZIONE SALESIANA

FESTE CENTENARIE in onore di S. Francesco di Sales.

La festa annuale del nostro Titolare rivestì dappertutto particolare fervore ed anche maggior imponenza di celebrazione per la pubblicazione dell'Enciclica « Rerum omnium » sulla data trecentenaria della morte del Santo.

A Roma, nella Basilica del S. Cuore, la solennità fu onorata dall'intervento di ben cinque Cardinali, gli E.mi Ranuzzi de' Bianchi, Sbarretti, Bonzano, Cagliero e Pompili, e degli Ecc.mi Monsignor Ferretti, Vescovo di Poggio Mirteto, Monsignor Bevilacqua, Arcivescovo tit. di Scitopoli, e Mons. Domenico Pasi, Vescovo di Macerata, che fu l'oratore del triduo e della festa, e tenne la conferenza ai Cooperatori. Al mattino del 29, ad iniziativa dell' « Osservatore Romano», convennero nella Basilica, per una funzione speciale, tutti i giornalisti cattolici per rendere omaggio al loro Patrono.

A Venezia si celebrò un triduo solennissimo nella chiesa della Fava. Per cortese concessione della R. Accademia di Belle Arti, sull'altar maggiore campeggiava il grandioso dipinto di Jacopo Amigoni, raffigurante il Santo in atto di venerare la Vergine. Esimii prelati ed oratori si succedettero a tutte le sacre funzioni. La sera del 28 disse il discorso Mons. Grancelli di Verona. Il 29 pontificò l'Em.mo Card. La Fontaine, assistito dal Capitolo di S. Marco, dai Parroci della città, dai Superiori degli Ordini Religiosi e da numeroso Clero. Al Vangelo, Sua Eminenza, con una splendida omelia, propose S. Francesco di Sales all'imitazione del Clero e del popolo, e concluse con un affettuoso accenno a Don Bosco e all'Opera Salesiana. Anche a sera l'Eminentissimo prese parte alle sacre funzioni, impartendo, dopo il canto Te Deum, alla folla che gremiva il tempio fin oltre la soglia, la benedizione eucaristica.

A Napoli il rev.mo P. Izzi Ruggero dei Minori predicò il triduo solenne e il giorno della festa, in cui tenne pontificale l'Ecc.mo Ausiliare del compianto Card. Arcivescovo, Mons. Michele Zezza, e disse il panegirico Mons. G. Petrone, Vescovo di Pozzuoli. Il dì precedente, nella Casa dei Sordomuti a Tarsia, il comm. Gennaro De Simone tenne, sul Santo, una conferenza geniale e profonda.

Anche a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, e triduo e festa furono assai solenni. Oratore fu il rev.mo Mons. Giuseppe Manzini di Verona, che, con la fine e concettosa analisi della vita e dello spirito del Santo, fatta con la genialità e profondità che gli è propria, tornò molto gradito all'uditorio. Tutte le sacre funzioni vennero celebrate pontificalmente dai Vescovi Mons. Comin e Mons. Coppo. Questi, il 2 febbraio, tenne la conferenza ai Cooperatori nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, dove, la domenica seguente, disse anche il panegirico del Santo.

A Chieri triduo solenne in Duomo, con discorsi di revv. PP. Gesuiti, Domenicani e Signori della Missione. Disse la conferenza ai Cooperatori il rev. P. Réginaldo Giuliani. Il cav. prof. Piero Gribaudi, direttore della Scuola Superiore di Commercio di Torino, fece una geniale commemorazione del Santo nel teatro dell'Oratorio Salesiano.

A Novara, altra solenne commemorazione, alla presenza di Mons. Vescovo e di tutte le autorità cittadine, detta dall'On. Marconcini.

A Cremona, nella chiesa di S. Martino eccitò i Cooperatori ad un'azione concorde il direttore diocesano don Guido Astori, e rievocò efficacemente la figura di S. Francesco Mons. Luigi Vigna.

A Sondrio disse il panegirico del Santo il rev. D. Gatti, parroco di Caspoggio; e il prof. Donizzetti ebbe care parole per l'Opera Salesiana.

A Varazze festa solennissima nella Chiesa Collegiata, con conferenza ai Cooperatori del prof. Don Andreoletti; e commemorazione del Santo nel Collegio Civico, detta dall'avv. Cav. Felice Masera.

Anche altrove si svolsero, ben gradite, varie commemorazioni civili del Santo. Ad Este il Comm. Avv. Valentino Pellizzari, alla presenza del Vescovo, disse particolarmente della giovinezza di San Francesco di Sales, splendidamente coronata con la laurea in giusrisprudenza all'Università di Padova.

In breve, anche nei piccoli centri, le onoranze a S. Francesco di Sales riuscirono devote e solenni: e noi, mentre dall'intimo del cuore ne porgiamo i più vivi ringraziamenti al Direttori, Decurioni e Zelatori, alle Zelatrici e ai Comitati d'Azione Salesiana, torniamo ad insistere di promuovere - entro l'anno - in conformità ai desideri del S. Padre, nuove manifestazioni religiose e civili ad onore del glorioso Patrono.

VII Congresso degli Oratori festivi e delle Scuole di Religione.

Il Ven.mo nostro Rettor Maggiore ha inviato direttamente a tutte le Case Salesiane i temi e le proposte per il VII Congresso Nazionale Italiano degli Oratori Festivi e delle Scuole di religione, che si terrà a Bologna i giorni 24-25-26 aprile.

« Siccome al prossimo Congresso - scrive il rev. sig. Don Rinaldi - interverrà un numero notevole di Salesiani, pare opportuno che noi dopo il Congresso, teniamo, prima di separarci, un'adunanza strettamente di famiglia, come fece il venerato Servo di Dio D. Rua in analoghe occasioni a Torino e a Faenza, per trattare di quanto sia da perfezionare o introdurre nei nostri Oratori e Scuole di Religione. A questo proposito gradirei ricevere dalle varie Ispettorie, anche fuori d'Italia, quei suggerimenti che si ritengono opportuni, e avrei caro specialmente che si accennassero i mezzi migliori per far progredire gli Oratori annessi alle nostre Case, e per meglio applicare ai medesimi, in qualità di catechisti e aiutanti, i più grandicelli dei nostri giovani interni, sia studenti che artigiani, essendo questo un mezzo altamente educativo e insieme efficacissimo per iniziarli a favorire ogni opera di zelo, quando siano fuori dei nostri Istituti.

» Infine tutti i nostri Oratori e le Scuole di Religione d'Italia si facciano un dovere d'inviare una lettera di adesione e di omaggio al suddetto VII Congresso di Bologna, possibilmente con un po' di resoconto dell'azione che si svolge, e in pari tempo promuovano una o più adunanze locali con larghi inviti per studiare i Temi del VII Congresso, sollecitamente inviandone a Bologna il risultato ».

Anche S. E. R. Mons. Giov. Batt. Nasalli Rocca di Corneliano, Arcivescovo di Bologna, ha inviato gli stessi Temi a tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi d'Italia, chiedendone l'illuminato giudizio, e invitandoli insieme a prender parte di persona e al Congresso, che ha incontrato l'alta approvazione del Santo Padre, e si confida sia per riuscire di potente risveglio alla grande causa della educazione religiosa in questa nostra Italia, la quale da essa aspetta più fulgido avvenire ».

I revv. Cooperatori, Sacerdoti o Parroci, che vogliono prender visione dei Temi proposti, possono farne richiesta al Comitato del Congresso, presso la rev.ma Curia Arcivescovile di Bologna.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

* A Tregnano di Verona, la domenica 26 novembre, venne benedetto un pilone, eretto ad onore di Maria Ausiliatrice, in riconoscenza per una grazia ricevuta dal sig. Gaetano Piazzola. Una imponente processione, alla quale presero parte tutte le autorità del comune, fra i canti delle fanciulle e dei fanciulli e il suono della banda musicale di Moruri, si recò sul luogo, dove il rev. Parroco benedisse la nuova statua di Maria Ausiliartice e esortò tutto il paese a confidare nel valido patrocinio della Madonna di Don Bosco.

* Ad Alassio, nella Chiesa del Collegio Municipale, rimarrà un ricordo duraturo del trecentenario della morte di S. Francesco di Sales, in un altare di marmo, in sostituzione al vecchio a lui dedicato. Il nuovo altare, in puro stile bizantino, dovuto alla generosità e attività industriosa dei Cooperatori e degli ex-allievi, venne benedetto la domenica 31 dicembre u. s., presente il rev. Don Vespignani, del Consiglio Superiore della Pia Società, che rappresentava il Rettor Maggiore Don Rinaldi. Il venerato superiore, nel pomeriggio, tenne una conferenza ai Cooperatori nella chiesa parrocchiale.

* A Valsalice il 3o dicembre u. s., ricorrendo il 25° dalla santa morte del Salesiano Don Andrea Beltrami, s'inaugurò una lapide-ricordo nel luogo stesso ove sorgeva la cameretta che ospitò per sette anni il piissimo Servo di Dio, e dov'egli, dopo una vita intessuta d'immolazioni sublimi, rese a Dio l'anima dolcissima. Presenti alla cerimonia erano gli alunni del Seminario delle Missioni Estere e quelli della Scuola Normale Pareggiata « Valsalice », con le rappresentanze del Circoli Universitari Cattolici e di tutti gl'Istituti Salesiani di Torino. Il fratello, Col. Giuseppe, il direttore di spirito Teol. Giulio Barberis, e il venerando dott. Molinari, ebbero convinte e commoventi parole sulle singolari virtù del Servo di Dio.

All'Estero.

* Il direttore dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme ci comunica queste notizie che torneranno assai gradite ai nostri lettori: - I nostri orfanelli si prepararono con gran fervore alla Festa del S. Natale, che è particolarmente loro, e di tutto cuore si unirono ai superiori per invocare da Gesù Bambino le più elette benedizioni su quelli che della Società Salesiana sono il braccio forte e il potente sostegno. Quest'anno, nel corso della novena, fecero qualcosa di più. Divisi in drappelli, per vari giorni si recarono al S. Presepio anche ad ascoltar la S. Messa e a fare la S. Comunione per i benefattori dell'Opera Salesiana, proprio nel luogo benedetto dove nacque Gesù.

Invio il loro gruppo fotografico: sommano a 8o. Sedici sono italiani, quasi tutti figli di modesti operai, che indarno vennero in Oriente in cerca di miglior fortuna, perchè la morte li colse nel fiore delle loro forze, gettando nella desolazione le famiglie. Li prendemmo volentieri con noi per un sentimento di carità di patria e per seguire le raccomandazioni che ci lasciò Don Bosco d'aver cura degli emigranti e dei loro figli. Dispersi nello stesso gruppo son anche quattro armeni, a stento sfuggiti alla strage che colse i loro genitori e parenti per opera degli implacabili nemici della loro povera nazione. Così l'Orfanotrofio, che negli anni passati ha sempre dato asilo sicuro a qualche piccolo armeno, infelice per la stessa causa, continua le sue pie tradizioni.

Anche gli altri allievi son degni di commiserazione e della carità dei nostri benefattori, perchè scelti tra i più bisognosi. La loro foggia di vestire lo indica abbastanza. Alcuni son coperti di vecchie giubbe lasciate in abbandono da militari italiani, ora rimpatriati, e altri sono ancor scalzi... Oh! se qualche anima buona volesse vestire questi infelici orfanelli, che meglio degli altri ricordano le parole divine: - In verità vi dico, ogni volta che farete qualche cosa per uno dei miei più piccoli fratelli; l'avrete fatto a me! »

* Il nuovo tempio di Gesù Adolescente, innalzato dai Salesiani a Nazareth, verrà solennemente consacrato nel mese di settembre p. v. Per la solenne occasione partirà da Marsiglia un pellegrinaggio giovanile, che toccherà Napoli, Malta, Atene, Smirne, Costantinopoli, Rodi, Beyrouth, Baalbek, Damasco e Tiberiade, prima di giungere a Nazareth. Da Nazareth, dopo la consacrazione del nuovo tempio, si recherà a Gerusalemme, dove si fermerà una settimana, per visitare i dintorni, Betlemme, Bethania, S. Giovanni in Montana ecc., e, toccando il Cairo ed Alessandria d'Egitto, tornerà in Europa. Perchè per la stessa solenne occasione non potrebbe recarsi a visitare la patria e il paese di Gesù anche una rappresentanza della gioventù dei nostri Istituti ed Oratori, ex-allievi ed allievi? Nel lanciarne l'idea, invochiamo su di essa le benedizioni dell'Adolescente divino.

* La mattina del 3 dicembre 1922, commemorandosi il centenario di S. Francesco Saverio, speciale patrono dei missionari della Patagonia, cinque biplani S. V. A., fabbricati a Torino, prendevano il primo volo da Patagones a Rio Gallegos. Gli apparecchi furono benedetti dall'ispettore salesiano, che li fregiò a uno a uno di una medaglia di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore.

Circostanze degne di nota. All'iniziarsi dello storico ed arrischiato raid del Sud, era direttore della Scuola ufficiale di aviazione il Maggiore Giorgio Crespo, ex-allievo del collegio centrale della missione; capo della prima squadriglia di cacciatori l'ex-allievo del collegio Pio IX di Buenos Aires, Capitano Parodi, che pilotava l'apparecchio numero 1, donato all'Argentina dalla Missione italiana; ufficiale di rotta della stessa flottiglia il Tenente Paladino, pur ex-allievo.

Agli omaggi ed auguri che furono ad essi rivolti nei collegi salesiani di Viedma e Patagones, il Maggiore Crespo e gli ufficiali risposero: « Siamo profondamente grati ai nobili pensieri e agli auguri espressivi a nostro riguardo. E vero che la Scuola d'Aviazione militare intraprende il raid più ardito nel volare fino all'estremo sud della Patagonia; ma è pur vero che il nostro volo, che si è voluto chiamare storico, si spiegherà sopra le zolle, che con sudore e valentia apostolica han per primi percorso i missionari, figli di D. Bosco Noi partiamo in nome di Dio e della Patria ».

* Quattordicimila italiani, residenti in Buenos Aires e a La Plata, presero parte al XIV Pellegrinaggio al Santuario Nazionale della Vergine di Lujàn, accompagnati dalle Bande di Polizia di La. Plata e del Collegio Salesiano Pio IX. All'arrivo a Lujàn, organizzati in colonna si diressero fra canti religiosi al Santuario. Mons. Aguilera cantò la Messa pontificale, e salì in pulpito il rev. Dott. Don Benedetto Galbiati, la cui vibrante allocuzione commosse l'uditorio. Un'imponente processione recò in trionfo la prodigiosa immagine della Vergine, alternando, ai sacri cantici in italiano, gli accordi della Banda salesiana.

NECROLOGIO

S. E. il Card. GIUSEPPE PRISCO. - Esimio cultore e scrittore delle scienze filosofice e teologiche, creato da Leone XIII Cardinale nel 1896 ed Arcivescovo di Napoli nel 1898, resse quell'importantissima sede con zelo, prudenza ed amore. Anche in questi ultimi tempi, quando gravi malattie ne urinavano l'esistenza, continuò ad occuparsi con vivo interesse del popolo alle sue cure affidato. Accolse paternamente i Salesiani al Vomero nel 1901, a Portici nel 1903, ed affidò loro la Pia Casa Arcivescovile per Sordomuti nel 1909. Passò all'eternità in seguito ad un attacco di polmonite, la sera del 4 febbraio u. s., nella veneranda età di 87 anni.

S. E. il Card. BARTOLOMEO BACILIERI. - Spirò santamente il 14 febbraio, tra il compianto di tutta Verona, di cui era gloria e decoro. Nato in quella diocesi, studiò filosofia e teologia nel patrio seminario dove, dopo essersi laureato all'Università Gregoriana, insegnò per molti anni dogmatica e fu anche rettore, finchè, preconizzato coadiutore e successore del pio e santo Card. di Canossa, a lui succedette nel 1901, fregiato egli pure, da Papa Leone XIII, della Sacra Porpora. Tempra di lavoratore infaticabile, accoppiò alla dottrina lo zelo pastorale più vigilante, legando perpetuamente il suo nome all'illustre diocesi. La sua memoria vivrà in benedizione anche nell'Istituto Don Bosco, al quale diè ripetutamente belle prove di benevolenza paterna.

S. E. Mons. LEITE DE VASCONCELLOS. - Ammiratore del Ven. Don Bosco, col suo consiglio e incoraggiamento fondò l'Officina de S. José in Oporto (Portogallo) che amò come una seconda famiglia, sempre insistendo presso il Venerabile e presso Don Rua per affidarla ai Salesiani. La scarsità di personale non permise di accogliere le sue istanze, se non dopo 25 anni, quando il piissimo ed attivo sacerdote dovette recarsi a Beja, di cui era stato eletto Vescovo. Nel frattempo egli fu un instancabile propagatore della fama di santità del Ven. Don Bosco e del suo apostolato giovanile tra i propri connazionali, con la voce e con gli scritti. Sopraggiunta la rivoluzione, se ne valse per soddisfare un altro suo vivo desiderio, col ritirarsi a Roma, dove visse gli ultimi armi col titolo di Arcivescovo di Damiata, sempre pronto a recarsi a celebrare e ad amministrare la S. Cresima, ovunque era desiderato, splendido esempio di bontà e di zelo. Passò al premio eterno la mattina della festa di S. Francesco di Sales, desideratissimo e compianto da tutti.

N. D. VIRGINIA PASSERINI Ved. BARTOLINI. --Spirava a Trevi (Umbria) il 2 gennaio in età di 92 anni. Donna di pietà e di virtù, madre integerrima e amica dei poveri, fu amata e benedetta in vita, e in morte ebbe il sincero compianto di ogni ceto di persone. Ammiratrice dell'Opera di Don Bosco, volle essere ascritta tra le Cooperatrici Salesiane e ne visse lo spirito, propagandone la conoscenza e aiutandola generosamente.

GIUSEPPE M. REPETTO. - Questo caro benefattore delle Opere Salesiane fu uno dei più attivi zelatori e protettori dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Buenos Aires. Uomo di vecchio stampo, cristiano convinto e fervente, modello di padre, sopportò con eroica pazienza una dolorosa e lunga malattia, perdendo nel frattempo la fedele compagna della vita. Visse per tutte le opere buone. S'interessava e godeva del loro sviluppo e a tutte dava il suo appoggio, in silenzio, con mano provvida ed abbondante. Che l'anima benedetta, dal cielo, dove volò il 1° novembre u. s., protegga i figli dolenti, conservandoli fedeli propugnatori dei principi cristiani a cui li indirizzò, e susciti tra i nostri amici altre anime che ne imitino l'attività benefica e altamente esemplare.

P. GIUSEPPE MANNI. - Letterato e poeta, scolaro del celebre P. Mauro Ricci, ricco di meriti, morì il 21 gennaio u. s. a Firenze. Classico epigrafista, come il Maestro aveva dettato le iscrizioni per i funerali in morte di Don Bosco, egli dettò quelle in morte di Don Rua con grande ammirazione e sentimento, riproducendo al vivo la virtù e la fama di santità di questo gran Servo di Dio, nostro secondo padre.

Doti BARTOLOMEO FUMERO. - Sacerdote venerando, già parroco zelante, negli ultimi 3o anni fu cappellano all'Opera Pia Barolo al Rifugio, esatto e costante nel dividere il tempo, che gli restava disponibile, tra la Piccola Casa della Divina Provvidenza e la Basilica di Maria Ausiliatrice, dove, ogni giorno, passava più ore in preghiera, sempre al medesimo posto - verso l'altare di S. Pietro, accanto al fascio dei pilastri della cupola, contro cui è sepolto Domenico Savio - con le mani giunte o con la corona in arano, e gli occhi bassi o rivolti a Gesù in Sacramento. Aveva da vari anni celebrato le nozze d'oro della 1a Messa. Morì il 17 dicembre. Ci continui, anche dal Paradiso, il suo affetto e le sue preghiere.

SAC. OBL. ANGELO NEBULoNI. - Penitenziere minore della Metropolitana di Milano, si addormentò nel Signore il 29 ottobre u. s. Simpatica figura di sacerdote fu parroco per 35 anni a Jerago, dove è ancor ricordato con affetto per il gran bene che vi compì. Tra l'altro, curò la fondazione dell'asilo, che affidò alle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali vi hanno anche una scuola e un oratorio fiorente. Lascia il più caro ricordo per la sua squisita gentilezza e per le sue virtù sacerdotali Ai fratelli P. Camillo, Oblato Missionario di Rho, e Mons. Dott. Claudio Rettore di S. M. Ara-Coeli, vive condoglianze.

ING. ANTONIO MALFERRARI di Lugo. - Per i nostri confratelli di Lugo amico affezionato e per le varie Missioni Salesiane caro benefattore, visse del suo lavoro, perche la delicatezza di coscienza lo consigliò a spezzare una carriera lucrosa, dove la sua fede era in pericolo. E tuttavia, col suo lavoro prolungato fino agli ultimi giorni, provvide alla famiglia e soccorse largamente tutte le opere buone, come se fosse fornito di grandi ricchezze. Moriva il 14 dicembre, a 81 anno.

Preghiamo anche per:

AGNO Alessio, † a Malo.

ALBANO Aurelia, † a Casabianca (Torino. APROsIo Don G. B., † a S. Remo.

ARBUTO Don Lorenzo, † a S. Germano Vercellese. ARMANDIS Giacinta, † a Pinerolo.. ASPREA Gennaro, † a Lacco Ameno (Napoli. BAFFO Noemi, † a Chioggia.

BALLA Giuseppe, † a S. Stefano Roero (Cuneo). BARATTI Can. Domenico, † a Vigevano. BARTOLINI N. D. Virginia, † a Trevi. BASILIO Molinari Enrichetta, † a Ceva. BELLETTI Geromina, † a Galliate. BELTRAMINI Giuseppe, † a Buriasco (Torino). BERSEZIO Caterina, † a Peveragno. BERSEZIO Teresa, † a Peveragno. BERTOLASI Leone, + a S. Bonifacio. BERUDI Marina, † a Chironico (Svizzera). BIANCO Giuseppe fu Domenico, † a Camerana. BIGLINO Margherita, + a Castagnito (Cuneo). BRUNEL Maddalena, + a Soraga (Trentino). BRUNO Suor Adele, † a Bubbio (Alessandria). BuzzETTI Avv. Michele, † a Torino. CALZAFERRi Domenica, † a Edolo (Vrescia).

CARENA Ing. Luigi, + a Casei Gerola (Pavia). CARMINATI Bianca, † a Carceri (Padova). CASELLI Massimiliano, † a Torre Maina (Modena). CERVI Giovanni † a Sannazzaro de' Burgondi. CHIAPPANI Maddalena, t a Vigo Rendena (Trento). CHIESA Baccioni Caterina, t a Carrega (Alessandr.). COLOMBO Carlo, † a Novara.

CORNALE Gerniniano, † a Recoaro (Vicenza). Corsi Cav. Giuseppe, + a Firenze.

COSTA Don Olinto, † a Giuncugnano (Massa C.). COSTA Cav. Oreste, + a Torino.

CROCE Domenico, r a Moena (Trento). DATRINO Batista, + a Trino Vercellese. DEVERINI Giovanna, † a Montalto Ligure.

DI BRICHERASIO Contessa Teresa, j a Torino. EUSEBio Flaminia, † a Airolo (Svizzera). FACCIN Don Francesco, † a Schio. FERRARI Can. Don G.. B., † a Pieve di Teco. FERRERO Vitale, † a Cisterna d'Asti. FILIPPA Anna, † a Torino-Lingotto. FIORIO Maria, † a Torino-Lingotto. FORNERIS Maria, † a Chieri.

GALLETTO Carolina, † a Torino.

GARRONE Adelaide, † a Chieri.

GIACOMINI Alessandro, † a Tavagnacco (Udine). GIAVELLI Violante, † a Torino. GIoRELLo Matilde, † a Roma.

GIOVANDO Giuseppe, † a Foglizzo.

DOGLIO Caterina, † a Campo Canavese.

GRUA GHEDo Anastasia, † a Livorno Piemonte. GUARCELLO Concetta, † a New York. LANTELME Don G. B., † a Pinerolo. LAZZARONI Santa, † a Collere (Bergamo). LEVETTo Giuseppe, † a Pecco Canavese. LIONNE Evelina, fi a Torino. LOMBARDI Francesco, fi a Frugarolo. MAGGIORE Giuseppe, † a Mineo (Catania). MARCHESINI Angelo, † a Malo.

MARCHIS Teodoro, † a Torino. MARINONI Carmela, † a Torino.

MARTINI Caterina, j a Triora (Porto Maurizio MATTEOCCI Sera fina, t a Rieti. MENIGHETTI Can. Don Salvatore, † a Orvieto. MERLI Margherita, † a Torino. MIGLIO Filomena, † a Bellinzago Novarese. MIOTTO Angelo, † a Longare (Vicenza). MONTAGNA Agostino, † a Vicenza. MORELLO Marietta, † a Druent (Torino). MOSSA Dott. Coram. Andrea, † a Torino. MOTOLESE Luisa, † a Martina Franca. NATALUCCI Margherita, 1 a Trevi. NICELLI Claudio, + a Torino. OLIVERO Michele, + a Diano d'Alba. ORSINCHER Giacobbe, † a Canal S. Bovo.

PASINI Zanon Angela, † a Rocchette (Vicenza). PASQUIN Maria, j a Tuenno (Trentino). PELLEGRINO Peano Angela, + a Boves (Cuneo). PENNA Corinna, † a Settime (Alessandria). PERNIGOTTO Benedetta † a Malo. PERZOLLI Vincenzo, 1 a Trento. PETRINI Degrosso Giuseppina, fi a Torino. PIVA Don Luigi, † a Este. POLLANI Ida, † a Possano. PROMIS Giuseppina, † a Roburent (Cuneo). RASPINI Domenico, † a Novara.

RE-PONZANO Bianchina, † a Castellar Ponzano. ROLANDI Piovale Teresa, † a Torino. ROLLONE Malinverni Maria, † a Vercelli. ROSSELLI Del Turco N. D. Geltrude, † a Firenze. SCARAMPI Marchese Carlo Alberto, † a Torino. SERAFINI Can. Don Angelo, † a Orvieto. SETTO Antonio, † a Torino. SMANIOTTO Igino, †. a Pove (Vicenza). SOARDI Margherita, † a Siviano. SORRENTINO Can. Francesco, 1' a Napoli. TAVERNA Mina Angela, † a Alessandria. TERNEVASIO Don Oddone, † a Lanzo Torinese, TITOLI Teresa, † a Anzino (Novara). TONARELI,I Annetta, † a Castelnuovo di Magra. TONO Avv. Pietro, † a Este. TORRICELLI Pro f .sa Teresa, † a Asti. VENTURI Giuseppe, † a Ostra (Ancona). VISCONTI Ettore, † a Meda (Milano). Vizio Giuseppe, † a Torino. ZAMPINI Letizia, † a Torino. ZoLi Sebastiano, † a Breganze.

A queste e a tutte le altre anime care, che ci hanno amato e beneficato in vita e preceduto all'eternità, siamo larghi di fraterni suffragi.