BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Dicembre 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, DICEMBRE 1923   NUMERO 12.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Auguri. - Solenne omaggio a Don Bosco educatore. - Istituto Card. Richelmy. - Nuova spedizione di missionari. - L'anima di S. Francesco di Sales. - A chiusura del Centenario. - Le Missioni Salesiane: I bravi orfanelli di Shillong. - Preoccupazioni e continui contrasti di guerra in Cina. - Nuova residenza di missione tra i Tucani. - Un missionario eletto tacito dai Bororos. - Tra gli indi del Ciaco Paraguayo. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Sul Sepolcro di S. Stefano. - Il nostro Rettor Maggiore a Trieste. - Azione salesiana: Giornate missionarie. - Dall'Italia e dall'estero. - Necrologio. - Indice dell'Anno 1923.

IL SAC. FILIPPO RINALDI

Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana - insieme con tutti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, e i giovanetti e le giovinette alle loro cure affidati - presenta ai benemeriti Cooperatori, alle benemerite Cooperatrici e alle loro famiglie, i più fervidi auguri per le prossime Feste del Santo Natale e del Capo d'Anno, implorando ogni più cara benedizione e vivo zelo a favore delle Missioni Salesiane, delle quali nel 1925 ricorre il Giubileo d'Oro.

A celebrare la data solenne in modo che riesca di gloria a Dio e di aiuto alle anime, a Torino si è già costituito un duplice Comitato pro Missioni Salesiane, di cui il Bollettino darà il fervente appello nel prossimo numero, perché sorgano, ovunque, Comitati, e particolari iniziative che guadagnino alle nostre Missioni larghe e cordiali simpatie, e si addivenga, ovunque, alla raccolta di aiuti d'ogni specie.

Con le Missioni già attese, che reclamano incessantemente aiuti pecuniari e di nuovo personale, altri campi reclamano per il 1925 l'azione dei Figli di Don Bosco.

Dal primo giorno della novena del Natale fino all'Epifania, tutte le sere, gli alunni dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino a Betlemme, accompagnati dai Superiori, si recano a visitare il Santo Presepio, e deponendo sul luogo ove nacque Nostro Signore Gesù Cristo il Libro dei Benefattori, pregano fervorosamente secondo le loro intenzioni.

Nell'Album d'oro dell'Orfanotrofio di Betlemme, sono pure inscritti collettivamente tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane.

Omaggio a Don Bosco educatore.

I Programmi di studio e prescrizioni didattiche per le scuole elementari, sanciti dal Ministero della Pubblica Istruzione con ordinanza dell'11 novembre, pongono la RELIGIONE « fondamento e coronamento degli studi elementari », dandole « un posto notevole in molti insegnamenti, in quanto essa li investe necessariamente col suo spirito » (1).

Una parte dei nuovi programmi entrerà in vigore l'anno scolastico 1924-25; tuttavia, durante l'anno scolastico 1923-24 è data facoltà, ad ogni scuola che intenda seguirli in tutto o in parte compatibilmente con i mezzi didattici disponibili, di richiederne l'autorizzazione al Direttore didattico del circolo, entro il 15 novembre 1923. Però quelli che riguardano l'insegnamento religioso sono in vigore fin da quest'anno: ed a questo proposito, prima ancora che i programmi venissero pubblicati, veniva nominata dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione una sottocommissione « per esaminare i libri di testo di educazione religiosa per le scuole pubbliche e private », composta dal dott. P. Giovanni Genocchi, dei Missionari del S. Cuore in Roma, dal dott. don Paolo Ubaldi, salesiano, professore della R. Università di Catania, e dal dott. don Onofrio Trippodo, del Seminario di Palermo.

Non mancheremo di tornar di proposito sulle disposizioni ministeriali circa l'insegnamento religioso; intanto ci è caro rilevare l'onorifico accenno, che gli stessi Programmi fanno di Don Bosco educatore, al paragrafo XII, dove si dànno alcune norme per i giuochi nell'atrio della scuola o nei campi di giuoco.

« I giuochi collettivi dei fanciulli - dicono i Programmi - valgono più delle lezioni per conoscere il carattere dei singoli alunni e modificarlo. Questa comunissima verità, che non ha bisogno di alcuna illustrazione, è però la meno rispettata di tutte.

» I maestri hanno un mirabile modello da imitare: DON Bosco.

» Si prescrive come un dovere assoluto che essi assistano ai giuochi degli alunni, come fratelli maggiori, come giudici imparziali delle contese, e come compagni di giuoco... La partecipazione del superiore al giuoco, purchè misurata e corretta, conferisce dignità anche allo svago, e impedisce il pasto scalmanarsi dei ragazzi, che nel giuoco, eccitandosi, perdono ogni controllo su se stessi...

» Della attitudine dei maestri a dirigere giuochi infantili - nota il programma - sarà fatta menzione nei rapporti informativi dei superiori ».

Più di un insegnante si domanderà: - Chi fu Don Bosco? - o per lo meno: - Che metodo teneva nell'educare?

Don Bosco, dice il suo biografo don Giovanni Battista Lemoyne, « nella soddisfazione serena di onesti divertimenti vedeva per i giovani una sorgente di bene » (1): era l'anima delle loro ricreazioni, ed i giovani gli si affezionarono tanto, che, talvolta, quando tornavano a casa. ed egli li accompagnava un tratto verso la città, lo alzavan di peso sulle loro braccia e lo portavano in trionfo.

E voleva le ricreazioni animate; nei campi di giuoco, non tollerava nè panche, nè sedili. « Si dia - diceva - e lo lasciò scritto nel Regolamento delle Case Salesiane - ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento ». Le ricreazioni animate, ripeteva Don Bosco, arrecano molti vantaggi: giovano alla sanità, promuovono la moralità, rendono amabile la disciplina, e facilitano all'educatore il possesso di quella confidenza e di quell'ascendente sugli allievi, che gli è indispensabile per veramente educare. Cercate di farvi amare - inculcava sempre - e vi farete ubbidire con facilità. Amate i giovani nelle cose che loro piacciono; ed essi impareranno ad amare anche quelle cose che loro piacciono poco, come lo studio, la disciplina, e la stessa correzione dei loro difetti.

Nell'educazione della gioventù ogni repressione e coercizione è dannosa. Per educare bisogna conoscere l'indole dei giovani, e non la conoscerete mai, se li avvezzate ipocriti. Per leggere nel loro cuore bisogna che essi stessi ve lo aprano candidamente, ma non lo faranno davvero, se non hanno confidenza. Più amabilità adunque e più scioltezza.

Ma poichè, osservano gli stessi Programmi, « le istruzioni metodiche ciascun maestro deve scoprirle, come una viva norma, in se stesso, aiutato dello studio degli autori che hanno meditato sull'educazione o narrato le loro esperienze spirituali, o creato per fanciulli opere suggestive, nelle quali le norme, non mai enunciate, sono tuttavia implicite », noi consigliamo a tutti gli insegnanti di leggere la vita di Don Bosco. Sopra il suo metodo educativo, egli - che pure ha scritto assai - ha lasciato poche pagine; perchè « i più grandi sono sempre i più semplici », e « lasciano sempre nel cuore l'aspirazione all'alto » (1).

Siamo lieti di annunziare che la Società Editrice Internazionale di Torino, atteso l'accenno che i Programmi di studio e prescrizioni didattiche per le scuole elementari fanno del Ven. Don Bosco, ha allestito, in apposito fascicolo, quelle pagine del Lemoyne, che parlano del metodo educativo del Fondatore dei Salesiani (2).

La stessa Società Editrice ha, in corso di stampa un nuovo lavoro del dott. don Vincenzo Cimatti, salesiano, preside dell'Istituto Magistrale Valsalice di Torino, su « Don Bosco educatore ».

Contiene: 1°) I capi VI, VII, VIII della 5° parte, cioè: La vita dell'Oratorio e i primi discepoli del Venerabile; Il sistema educativo; « Prevenire, non reprimere »; 2° Il trattatello scritto da Don Bosco: Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù ed un estratto del Regolamento delle Case Salesiane. - Si vende al mitissimo prezzo di L. 2,50.

(1) Ved. Programmi, ecc.: Chiarimenti relativi all'orario.

(1) Sac. Giov. BATTISTA LEMOYNE. - Vita del Venerabile Giovanni Bosco, Fondatore della Societa Salesiana, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani. Due grossi volumi illustrati, di circa 1500 pag. - L. 20.

(1) Ved. Programmi, ecc.: Premessa.

(2) Il metodo educativo di Don Bosco (estratto dal 2° volume della Vita del Ven. Giovanni Bosco del LEMOVNE). Opuscolo di 100 pagine, in ottavo grande: presso le Librerie della Società Editrice Internazionale di TORINO, Corso Regina Margherita, n. 174 - MILANO, CATANIA, e PARMA.

Istituto "Agostino Richelmy".

Il 25 ottobre si celebrarono nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice in Torino solenni funerali, a cura della nostra Pia Società, in suffragio del compianto Card. Richelmy; e lo stesso giorno il venerato nostro Rettor Maggiore rendeva altro omaggio alla memoria dell'Eminentissimo, deliberando che l'Istituto Salesiano del

Martinetto in Torino fosse intitolato Istituto « Agostino Richelmy ».

Le ragioni di quest'affettuoso tributo della Società Salesiana al defunto Arcivescovo, oltre quelle di viva riconoscenza per i molteplici pegni di particolar benevolenza da lui ricevuti, sono anche d'indole storica, essendo stato il teol. Agostino Richelmy uno dei promotori e confondatori più zelanti dell'Istituto educativo che avrà, d'ora innanzi, il suo nome venerato.

La notizia, diffusa subito dai giornali, ha destato la più favorevole impressione; e si è già costituito un apposito Comitato per l'erezione di una lapide marmorea all'ingresso dell'Istituto, a memoria del fatto.

"Rivista dei Giovani".

Raccomandiamo ai nostri ex-allievi, - ed a quanti attendono agli studi medi e superiori, la lettura della Rivista dei Giovani, che vuole integrare la loro educazione cristiana ed essere la loro salvaguardia nell'età più pericolosa. « Una briciola di sapere, disse Pio XI, può valere la salute di un'anima »; e Rivista dei Giovani vuol raggiungere il suo scopo anche con lo studio ampio e sereno del pensiero cristiano in sè e nelle sue più varie esplicazioni morali e sociali.

Chi vuol mettere al fianco d'uno studente dei corsi superiori un intimo amico che gli sia caro e gli faccia del bene, lo abboni alla Rivista.

Prezzo d'abbonamento per il 1924. - In Italia e Colonie L. 12. - All'Estero L. 15, presso la Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita 174, TORINO.

Le "Letture Cattoliche" di Torino.

Raccomandiamo vivamente ai nostri confratelli e cooperatori le « LETTURE CATTOLICHE » fondate dal Ven. Don Bosco nel 1853, le quali entreranno, col 1924, nel 71° anno di vita.

Don Bosco ebbe sempre carissima questa pubblicazione. Da principio ne curò un'edizione anche in francese; nel 1859 ottenne che se ne iniziasse un'identica collana in Roma; e non si stancò mai di ripetere: « Io avrei vero piacere che tutti i nostri cari allievi fossero associati alle « LETTURE CATTOLICHE », e che tutti i superiori ed anche i giovani procurassero di proporle e di propagarle presso tutte le persone, da cui si può sperare buon'accoglienza ». Ed alle raccomandazioni univa dei programmi, insistendo: «Nelle lettere più importanti, unite un programma con qualche parola di raccomandazione ».

Era un semplice, ma fattivo apostolato di diffusione della buona stampa, che il Venerabile proponeva a tutti. Per questo, il venerato don Rua non cessò mai d'insistere, a sua volta, ai direttori;

« Se vuoi far cosa molto gradita al nostro caro don Bosco e molto utile ai giovani, raccomanda ai tuoi allievi di associarsi alle « LETTURE CATTOLICHE ». E agli stessi direttori di Case Salesiane all'Estero scriveva: « Io non voglio imporre nessun obbligo, ma mi permetto esprimere il mio desiderio, il quale si è che nessuna casa salesiana sia priva di almeno una copia di tale pubblicazione. Meglio poi sarebbe se si potessero procurare più abbonamenti, per esempio una ventina, od almeno una dozzina, anche fra gli allievi e persone esterne ».

Ricordando tali desiderii, noi speriamo che l'anno prossimo segnerà un forte aumento di abbonati anche alle « LETTURE CATTOLICHE ».

Nuova spedizione di Missionari Salesiani.

La domenica 21 ottobre, nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice, si ripetè la cara cerimonia di benedizione e di addio a un nuovo folto gruppo di missionari salesiani. In posto distinto, presso l'altare, partecipava alla sacra funzione anche un generoso drappello di Figlie di Maria Ausiliatrice.

Quel giorno nel Santuario si cominciava un triduo di Sante Quarantore. Dopo i vespri e il discorso, l'E.mo Card. Cagliero impartì la trina benedizione col SS. Sacramento, quindi benedisse e distribuì a ciascuno dei partenti il santo Crocifisso, e rivolse una vibrata allocuzione, nella quale si rivelò, ancor una volta, lo zelo del vecchio e infaticato Missionario.

Possa l'eloquente parola dell'Eminentissimo raccogliere, ovunque, copiosi frutti per le anime che aspettano la redenzione, suscitando preghiere ed elemosine a favore dei Missionari.

Eccone un breve riassunto.

Son quasi 5o anni che, in questo tempio, si ripete questa funzione solenne; 5o spedizioni di Missionari da questa Basilica di Maria Ausiliatrice. Le prime, benedette dal Ven. D. Bosco! Le commosse e sante parole, che, ci rivolgeva quel nostro amatissimo Padre, erano ispirate da Dio e dà Maria SS. Ausiliatrice, le cui benedizioni invocava con teneri accenti su coloro che partivano, augurando e pregando che li accompagnassero, non solo nel viaggio, ma per tutta la vita.

Oh! io ben ricordo le sante parole che rivolgeva a noi della prima spedizione, e a molti altri che a noi tennero dietro, e alle prime Missionarie dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice: « Andate - ci diceva Don Bosco - e cercate anime, non denari. Propagate l'amore a Gesù Cristo in Sacramento, propagate la divozione a Maria SS. Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli ».

Ed io, nei miei trent'anni di missione passati in Patagonia, e i miei confratelli e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che durante lo stesso periodo e nei dieci e dieci anni che vennero poi, discesero generosamente sul campo dell'apostolato, abbiam visto i miracoli. Miracoli di conversione di tribù, fin allora irriducibili: miracoli di civiltà e di cristianizzazione di altri popoli: miracoli di virtù evangeliche.

Li abbiam visti i miracoli anche nell'immensa dilatazione del nostro campo evangelico! Nel 1875 una sola era la regione affidata alla attività dei figli di Don Bosco: oggi son molti e vasti i campi di missione in cui essi lavorano, nelle due Americhe, nell'Asia, nell'Africa, nell'Australia, perchè vive e quotidiane son le domande che vengono fatte al Capo della Chiesa di N. S. Gesù Cristo per l'evangelizzazione di popoli ancor selvaggi ed idolatri.

Ma ancor oggi dobbiamo ripetere la parola di Gesù Cristo: « messis quidem multa, operarii autem pauci ». La messe è abbondante: gli operai son pochi. Son pochi, anche in mezzo a noi, quelli che conoscono N. S. Gesù Cristo e che lo amano e lo servono colla santità della vita, nella sua grazia e nell'osservanza dei divini comandamenti!

Messis quidem multa! Fa spavento osservare la carta geografica del mondo e contare i popoli idolatri. C'è ancor più di un miliardo di uomini, redenti da N. S. Gesù Cristo, che non hanno sentito parlar di Lui, del Suo Vangelo, del Suo amore. della pace e della felicità che Egli promette ai suoi seguaci. Molto si è fatto, diceva anche il Santo Padre Pio XI, molto si è ottenuto coll'opera delle Missioni Cattoliche: molte anime si son salvate, molta gloria si è data a Dio: ma il numero degli operai evangelici è ancor insufficiente e all'opera mancano i mezzi. Oh! per la fede che noi abbiamo ricevuto da Dio, cooperiamo a dar la fede ad altre anime!

È perciò bello e santo veder questa nuova schiera di giovani missionari. Torino ha il vanto di avere due centri di Missione; i Salesiani e i Consolatini: ma è ancor poco, troppo poco, quello che essi e tutti gli altri Istituti Missionari, fondati da secoli, son riusciti a fare nel vastissimo campo delle Missioni Cattoliche.

La messe è sempre stragrande. Tra Missionari e Suore, si calcolano circa 70.000 cuori generosi che lavorano per la propagazione della fede; ma quante anime ancor non conoscono N. S. Gesù Cristo e non sanno nulla della infinita carità, che Egli ebbe per gli uomini, discendendo fra loro e spargendo per loro tutto il suo sangue.

Fossero anche centomila i Missionari, sarebbero sempre insufficenti per il lavoro. Ci vorrebbero 500.000 Missionari, mezzo milione di Missionari, per affidare a ciascun di loro 2.000 da evangelizzare, del miliardo che ancor non conoscono la via del Cielo. Più che ai tempi di S. Paolo, noi possiamo oggi ripetere che la fede di N. S. Gesù Cristo è predicata in tutto il mondo; ma il numero dei ministri del Divin Salvatore, ripeto col Santo Padre, è ancor insufficente, e mancano mezzi alla grand'Opera della propagazione della fede in tutto il mondo.

Vada quindi la mia parola ai nostri Coopera tori, e particolarmente a voi che assistete a questa cara e santa cerimonia per raccomandare questi nuovi apostoli al Signore. Accompagnateli con la preghiera e con tutti i mezzi di cui potete disporre: adoperatevi pure a favorire nuove vocazioni. Oh! se incontrate dei giovani disposti a lasciar la patria, la famiglia, i parenti, gli amici per andare in cerca di anime da salvare, aiutateli, ed avrete la benedizione di Dio. Lavorate per le Missioni Cattoliche, e le benedizioni divine scenderanno sempre più copiose in mezzo a noi, sulle famiglie, sui paesi, sulle città, sulla patria nostra, man mano che aumenterà il vostro zelo e la generosità nel sostenerle.

Pregate anche, ogni giorno, per i Missionari. La preghiera è sempre cara a Dio, che la ricolma di grazie; ma gli è carissima, quando gli è rivolta per i Missionari. I pericoli, ai quali essi vanno incontro, sono innumerevoli e d'ogni genere. Cento volte ho incontrato anch'io la morte; e Iddio e Maria SS. Ausiliatrice mi hanno salvato per le preghiere dei fratelli e dei cooperatori. Iddio volle anche il sangue dei nostri, e fu generosamente versato: e, come il sangue dei martiri, fu seme di nuovi cristiani. Prodigioso effetto della grazia e della preghiera!

Anche ai fratelli, che si accingono a partire, do un ricordo, ripetendo le parole che N. S. Gesù Cristo rivolgeva agli Apostoli: « Estote prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae ». La prudenza è necessaria a voi, o Missionari, per i numerosi pericoli, spirituali e materiali, ai quali andate incontro. E vi è necessaria anche la semplicità e una grande purezza di intenzione. La vostra missione ha un unico fine: la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Anime, adunque, ricordatelo sempre: anime, e non denari, nè onori, nè qualunque altro bene terreno.

Siete tutti benedetti, e il Signore avvalori la mia benedizione, mercè l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, con l'abbondanza delle sue grazie!

Siano benedetti tutti quanti i Missionari Cattolici, e siate particolarmente benedetti voi, che ci date in questo momento l'addio. Così vi benedica il Signore, concedendovi la grazia, che più d'ogni altra vi sta a cuore, di poter far conoscere ed amare, da molte e molte anime, Nostro Signor Gesù Cristo!

Oh! Preghiamo, preghiamo, il Padrone del campo, che mandi operai nella sua messe, che ne mandi molti, e secondo il suo cuore, affinchè si propaghi su questa terra il regno di Gesù Cristo.

Ven. Giov. Bosco.

L'anima di San Francesco di Sales (1)

I suoi scritti.

Mi scrisse una volta: « Un gran numero di anime ricorrono a me per sapere come bisogna servire Dio; soccorretemi con le vostre preghiere, giacchè, quanto all'ardore, non potrei averne di più. Ma, vedete, tanti figlioli si gettano tra le mie braccia e succhiano il mio petto che ione perderei le forze, se l'amor di Dio non mi rinvigorisse ». Fu tale zelo che lo indusse a comporre quegli eccellenti libri che ha lasciato ai posteri.

So che una persona, immersa, prima, nelle vanità del mondo, ha confessato che alla prima lettura dell'Introduzione alla vita devota (2) fu convertita così radicalmente che poco tempo dopo si fece Religiosa.

Un gentiluomo venne a visitare il sepolcro del Santo, desiderò parlarmi e mi disse che era venuto appositamente a venerare il sepolcro di colui al quale doveva immensa riconoscenza; perche, mi disse, avendo letto per caso la sua Introduzione, aveva sentito tanto gusto e tanta attrattiva per la vita cristiana, che subito aveva avuta l'ispirazione di cambiar vita e d'invocare l'assistenza, di colui che n'era l'autore; nonostante la stagione pessima, nel cuore dell'inverno, e la strada lunga circa 300 miglia...

Scrisse anche un mirabile trattato sull'Amor Divino, dal quale appare la sua eccellenza nella scienza dei santi e la purezza del suo amore di Dio. Spesso, nel comporlo, diceva che e avrebbe procurato di scrivere sul proprio cuore, quanto scriveva sulla carta ». So, poi, con certezza che aveva in animo di scrivere parecchi altri trattati di pietà; e diceva, anzi, che non desiderava più di vivere se non per scrivere ancora qualche cosa ad onore e gloria del divino aurore.

Disprezzo per gli onori e per i beni mondani.

Non ho mai incontrata un'anima così disinteressata e così assolutamente spoglia di affezione alle cose della terra come quella del nostro Beato. Credo che sia ancora da nascere chi gli abbia visto fare un passo o dire una parola per aumentare i propri onori o le proprie ricchezze in questo inondo. Tutta la sua ambizione, come egli stesso ebbe a dirmi, era d'impiegare la propria vita, il più utilmente possibile per l'accrescimento della gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Mi raccontò che al suo ritorno dal viaggio in Piemonte, due persone altolocate si rivolsero a lui, pregandolo di aiutarle ad ottenere da Sua Altezza un grande favore che stava loro molto a cuore, promettendo di ricompensarnelo abbondantemente. Egli rispose: « Voi non mi conoscete: - io sono un uomo disinteressato, che non faccio mai niente per danaro; ma state certi che m'adoprerò per la riuscita del vostro affare con la stessa. premura che userei se fosse per me »: e mantenne la parola.

Un'altra volta mi scrisse: « Non abbiate timore - che alcun favore della Corte possa vincolarmi. O mio Dio! quanto è più desiderabile esser poveri nella casa di Dio che abitare nei grandi palazzi dei re! Io faccio qui il mio noviziato, ma non vi farò mai la professione, con l'aiuto di Dio ».

E ancora: « Grazie a Dio, ho imparato a Corte ad essere più semplice e meno mondano »...

I mobili della sua casa erano semplicissimi„ per quanto decenti; i suoi abiti puliti e dignitosi,_ ma le sottovesti ordinariamente erano rappezzate, come testimoniavano i suoi domestici.

Non maneggiava denaro se non per distribuirlo ai poveri; in tutto e per tutto dimostrava l'estremo disprezzo che aveva per le cose di questo mondo.

Un giorno, ritornando dalla città a casa sua, trovò la porta chiusa e ci volle qualche tempo, perchè si potesse aprirla; egli ne provò una gioia interiore fortissima e rimase là umilmente, come un mendicante, ad aspettare.

Era felice di non avere una casa propria, e che il padrone dell'appartamento potesse licenziarlo quando più gli piacesse.

Assiduità al confessionale.

Fu incomparabile nell'esercitare la carità in confessionale; si dedicava a questo ministero senza. misura e senza limiti; lasciava tutto per compiere un tal dovere, salvo che fosse occupato in qualche affare più importante per la gloria di Dio. Ogni domenica ed ogni altra festa innumerevoli persone si stipavano al suo confessionale : signori, dame, borghesi, soldati, cameriere, contadini, mendicanti, persone malate, scabbiose, puzzolenti, e piene d'ogni abbiezione. Egli le riceveva tutte, senza distinzione, con pari amore e pari dolcezza; nè respingeva mai alcuna creatura, per misera che fosse; anzi credo, fermamente, che ricevesse le più bisognose con maggior carità interiore e le accogliesse più teneramente che quelle ricche e ben dotate dalla natura... Gli accadeva spesso, in occasione di grandi feste, di dover ascoltare confessioni tutto il giorno e tutta la notte; così che una volta lo vidi assolutamente esausto per tanta fatica. Eppure mi disse: « Questi giorni valgono per me altrettanto oro, per le innumerevoli confessioni ».

Diceva ai suoi penitenti, per infondere loro confidenza: « Non fate differenza tra il vostro cuore e il mio; io son tutto vostro; le nostre anime sono eguali ».

Piangeva spesse volte sui loro peccati, e trattava i suoi penitenti con tanta amabilità che innanzi a lui essi effondevano tutta l'anima loro... Mi scrisse una volta: « Son quattro giorni che ho ammesso nella S. Chiesa un gentiluomo di venti anni, recentemente convertito. Che gioia sentirlo accusarsi santamente dei propri peccati, mostrando, attraverso le narrazioni di essi, una provvidenza di Dio veramente speciale nel condurlo, con moti ed impulsi tanto nascosti all'occhio umano e tanto alti e tanto mirabili! Mi entusiasmò davvero; quanti baci di pace gli dètti! »

Aiutava i penitenti, con dolcezza impareggiabile, a manifestare i propri peccati, quando li vedeva imbarazzati o per ignoranza o per vergogna. E, per accrescerne la confidenza, chiedeva loro: « Non sono il padre vostro? » e ripeteva la domanda fino a che essi non avessero risposto di sì. Ed aggiungeva allora: « E, dunque, non volete dirni tutto? Dio aspetta che voi apriate il cuore vostro, ed ha le braccia aperte per ricevervi. Vedete? io tengo il posto di Dio, e voi vi vergognate di me! E poi, dopo tutto, io sono un peccatore, e quand'anche aveste commesso tutti i peccati del mondo, io non me ne meraviglierei punto ».... Dopo la confessione li congedava con parole piene di cordialità, così per esempio: « Oh! quanto m'è cara la vostra anima, e tutto ciò che essa m'ha rivelato. Ora gli Angeli si rallegrano su questa buona azione, ed io me ne rallegro con loro. Ma adesso bisogna promettere a N. Signore, ed anche a me, di non ricadere più ».

Parlava poco in confessione,... ma ciò che diceva toccava il cuore più di quanto avrebbero potuto fare i grandi discorsi, e si usciva dal suo confessionale, pieni di coraggio e, spesso, di raccoglimento e di sentimento di Dio. Dava ai penitenti tutto il tempo e agio di spiegarsi bene, pur desiderando che fossero chiari, semplici e ingenui nella confessione... Voleva che non si confessassero con leggerezza, ma, anzi, che rivelassero al confessore tutti gli impulsi e i moti per cui si commettono i peccati; ritenendo che altrimenti non si possa esser mai ben ripurgati... Con tale zelo e con tanta impareggiabile bontà egli riusciva a sradicare passioni cattive che altri avrebbe potuto lasciar permanere, ed apriva tutti i cuori, anche i più chiusi, traendone tutto il male nascosto nel profondo, e stabilendovi le più salde risoluzioni... Dio solo può sapere l'infinito numero di anime che la Sua divina Maestà s'è guadagnata per mezzo di quel Santo, poichè la fama della sua dolcezza, della sua pietà e dell'insuperabile sua saggezza nel condurre le anime, sparsasi ovunque, faceva sì che la gente accorresse a lui da ogni parte.

Suor GIOVANNA-FRANCESCA FRÉMIOT.

(1) Continuazione e fine: Ved. Boll. di ottobre u. s. (2) Ved. pag. 315.

La Filotea di S. Francesco di Sales.

Raccomandiamo caldamente ai nostri lettori la bella traduzione di questa preziosissima opera di San Francesco di Sales, eseguita con grande diligenza e scrupolosa esattezza dal nostro confratello, il prof. don Eugenio Ceria, e stampata dalla scuola tipografica salesiana di San Pier d'Arena, in duplice edizione: una integra, l'altra per la gioventù e per le persone religiose.

Prezzo: LIRE 5 ciascuna.

TRIDUO SOLENNE a corona del III Centenario dalla morte di San Francesco di Sales.

Nella Basilica di Maria SS.ma Ausiliatrice, dal 28 al 30 corrente avrà luogo un Triduo solenne a corona del III Centenario dalla morte del nostro caro Patrono San Francezco di Sales, col seguente orario.

VENERDI', 28 DICEMBRE.

Ore 7,30: Messa della Comunione gen., celebrata da S. E. R. MoNs. COSTANZO CASTRALE, Vicario Capitolare dell'Archidiocesi.

Ore 17: Magnificat, Discorso del rev.mo MONS. GIUSEPPE MANZINI, di Verona, Trina Benedizione Eucaristica impartita da S. E. R. Mons. Pinardi.

SABATO, 29 DICEMBRE.

Ore 7,30: Messa della Comunione gen., celebrata da S. E. R. MoNs. Giov. BATTISTA PINARDI, Vescovo Tit. di Eudossiade.

Ore 17: Magnificat, Discorso del rev.mo MONS. MANZINI, e Trina Benedizione Eucaristica, impartita da S. E. R. Mons. U. Rossi.

DOMENICA, 30 DICEMBRE.

Ore 7.30: Messa della Comunione Generale celebrata dal rev.mo sig. DON F. RINALDI, nostro Rettor Maggiore. - Ore 10: Messa solenne, pontificata da. S. E. R. MONS. UMBERTO Rossi, Vescovo di Susa.

Ore 16,30: Vespri pontificali; Discorso di Mons. Manzini; Te Deum, e Trina Benedizione Eucaristica.

Indulto Pontificio.

Con Rescritto del 24 ottobre u. s. il S. PADRE, annuendo alle istanze del nostro Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi, ha concesso che in tutte le chiese e cappelle della Società Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a chiusura del terzo Centenario della morte di S. Francesco di Sales, nei giorni 26-27-28 di questo mese si possa celebrare un Triduo Solenne del nostro Santo Titolare e Patrono, coll'indulto - per i tre giorni - della sua Messa cantata - della sua Commemorazione post orationem diei et sub unica conclusione in tutte le messe lette - dell'Indulgenza plenaria da lucrarsi, in un giorno a scelta, alle condizioni consuete - e dell'Indulgenza parziale di 100 giorni in ciascun giorno - secondo l'Istruzione delle S. Congregazione dei Riti in data 24 maggio 1912.

A tenore della citata Istruzione, l'ultimo giorno del Triduo è obbligatorio il canto del Te Deum con i versetti Benedicamus Patrem... - Benedictus es... - Domine, exaudi... - Dominus vobiscum e l'Oremus Deus, cuius rnisericordiae, prima del canto del Tantum Ergo alla Benedizione col SS. Sacramento.

LE MISSIONI SALESIANE

N. d. R. - Ringraziamo i cari confratelli, che, annuendo al nostro desiderio di dare ampie notizie missionarie in ogni numero del Bollettino, hanno cominciato a metterci in grado di poterlo attuare con vero gradimento dei nostri lettori. A loro, e a quanti li imiteranno, il grazie più cordiale e lieti auguri.

Bravi gli orfanelli di Shillong!

Ci scrivono da Shillong: -Laitumkhrah è un villaggio cristiano facente parte di Shillong. A causa della configurazione del terreno le comunicazioni col centro erano molto lunghe e difficoltose, per cui Mons. Mathias, che tanto pensa al bene dei suoi figli spirituali, espresse il desiderio che la via fosse abbreviata.

A quest'impresa si accinsero gagliardamente i nostri giovani dell'Orfanotrofio S. Antonio, che costruirono - attraverso una foresta di pini - una bellissima strada.

Il lavoro fu lungo, nè tanto facile. Si dovettero tagliare alberi secolari, fendere rocce, alzare terrapieni, costruire sette piccoli ponti e scavare canali per lo scolo delle acque.

Chi si fosse fermato a contemplare l'andirivieni dei giovani e in mezzo a loro il missionario - ingegnere senza laurea - dirigere i lavori e farsi in quattro per incoraggiare con la parola e con l'esempio, avrebbe applaudito.

Oggi la strada è un fatto compiuto, e grande è la soddisfazione generale, perche da tutti se ne risente l'utilità.

Ogni giorno vi passano centinaia di persone, e non solo cristiani, ma hindù, maomettani, protestanti, pagani e tanta povera gente, carica di pesi, che vede facilitato l'arrivo alla mèta e il ritorno al focolare domestico, e benedice in cuor suo al missionario e agli orfanelli cattolici.

La Capitale dell'Assam.

Spigogliamo da una lettera del carissimo Don Fergnani questa descrizione di Shillong.

La capitale dell'Assam è ben diversa dalle altre città, per questo fatto specialmente, che di primo acchito si direbbe che non esiste. La si cerca invano con lo sguardo: Shillong non compare. Il buon senso finalmente ha prevalso. Qua, non cumuli d'enormi e pesanti fabbricati, non vie chiuse, afose, che vi mozzano il respiro, ma invece, tolti alcuni antichi sobborghi, una graziosa cittadina tutta largamente sparsa, direi anzi, quasi perduta, in un'immensa profumata foresta di pini.

L'ottimo sistema è favorito a maraviglia dalla singolare disposizione affatto ondulata e gibbosa del terreno, di modo che ogni altura è culminata, dalla sua villetta, o al più da un gruppo appena di edificii, come per esempio quelli del Governo, protetti sempre dall'ombra dei pini e dei cipressi ed abbelliti da stupendi giardini. Oltre a incantevoli laghetti, s'incontrano acque correnti in ogni direzione. Un'alta barriera di monti, dall'oriente a tramontana, che si stacca ripidamente a pochissima distanza, tutta ammantata della più forte vegetazione, completa il magnifico quadro.

Il terremoto del 1897 consigliò i nuovi costruttori a contentarsi di snelle palazzine, che nella leggiadria dello stile rammentano assai bene i chalèts svizzeri.

La nostra residenza principale sorge pure allineata sul dorso d'una lunga collina, attorniata da quattro importanti Istituti: due per la gioventù indigena e due altri per gli europei, inglesi specialmente.

Nel centro domina la chiesa, la quale, benchè anch'essa di legno, si presenta assai bene: è a tre navate e possiede un altare maggiore ch'è un capolavoro d'intaglio. Intonatissimo e d'un effetto quanto mai armonioso il concerto delle campane.

Amatissimo Padre!... quando ripenso alle dure prove sostenute per una dozzina d'anni in Cina, prima che si schiudesse l'orizzonte a cosi splendido avvenire, e d'altra parte rilevo come qua tutto è preparato e ben avviato, a me pare un sogno! Oh! come dev'esser grande la nostra riconoscenza verso coloro che ci hanno preceduti!

A 1525 metri, con un clima delizioso, stazione climatica che ha nulla da invidiare alle migliori stazioni d'Europa, villeggiatura estiva della rovente Calcutta, ricercata e invidiata, di preferenza, dai più sfondati ricchi di tutta l'India, ecco in conclusione, che cosa è Shillong, la capitale dell'Assam.

L'Ausiliatrice non avrebbe potuto farci un regalo più prezioso. Certo: non bisogna dimenticare che la Missione è estesissima, dove non mancano le contrade, irte di spinose difficoltà. Ma per questo aumenta il valore della nostra sede principale.

Se poi all'imponentissimo spettacolo dell'Himalaya, al superbo fiume del Bramaputra e del Surma, alla frescura balsamica dei monti Khassy si aggiunge che questi popoli s'arrendono abbastanza docilmente alla luce della fede, non sarà esagerato proclamare che l'Assam è davvero una Missione ideale.

Difettano enormemente, però, il personale e i mezzi pecuniari; e noi nutriamo, ferma, incrollabile fiducia che la Provvidenza non tarderà a venirci in soccorso.

Preoccupazioni e continui contrasti di guerra nel vicariato di Shiu Chow in Cina.

(Lettera del Missionario D. Giovanni Guarona al sig. D. Rinaldi).

Shiu Chow, 8 settembre 1923.

Amatissimo Padre,

I bisogni della famiglia, aumentata per l'arrivo dei nuovi missionari e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ma specialmente la costruzione delle scuole Professionali « Don Bosco» a Shiu Chow, mi obbligarono a scendere a Macao per l'acquisto di viveri e di materiali.

Nel viaggio notai concentramenti straordinari di truppe e di munizioni, che mi fecero dubitare di un imminente scoppio di ostilità guerresche. Sbrigati in fretta gli affari, presi rapidamente la via del ritorno; ma purtroppo era già tardi e i timori eransi mutati in certezza. Ancor una volta nordisti e sudisti a conflitto!

Sarebbe lungo il dire quanto questa interminabile guerra sia dannosa alla nostra attività missionaria. È la paralizzazione completa di ogni movimento, accompagnata da un panico e fuggi fuggi generale della popolazione, non sempre giustificato. Chi ne soffre di più, sono i piccoli centri, che per l'interruzione delle comunicazioni rimangono senza vettovaglie e senza rifornimenti. Le nostre residenze, sparse nel teatro della guerra, diventano l'asilo dei fuggiaschi; ma il missionario è costretto per molto tempo all'inazione, e non può più percorrere la zona a lui affidata, visitare i cristiani, incoraggiare i catecumeni, e far sentire la sua parola di bontà e di pace. Tutto è fermo e paralizzato, e vien quindi ad arrestarsi quel lavoro di organizzazione e di propaganda che, sotto la saggia guida di Mons. Versiglia, da vari anni cerchiamo di svolgere nel Vicariato. Senza contare poi che lo stato d'animo delle popolazioni, sotto l'incubo delle lotte fratricide, è ben poco propizio alla penetrazione e alla diffusione pacifica del pensiero cristiano.

Da Canton a Macao. - Fioritura di vita cristiana tra i nostri allievi ed ex= allievi. - Cara ingenuità di catecumeni.

Giunsi, pertanto, stentatamente a Canton, e dopo febbrili ricerche, trovai uno spedizioniere che prese in consegna le merci, in attesa di treni. Ma tre giorni dopo, di notte, venne improvvisamente a dirmi di ritirarle subito, perchè non se ne rendeva più garante, dato l'aggravarsi della situazione.

Per fortuna la Missione di Canton ne aveva assoluto bisogno, avendo dovuto troncare i lavori di costruzione per mancanza di materiali. Cedetti i miei, e, per gentile concessione del Vice-Console Italiano, Cav. Riggio, ritirai il restante al sicuro, in un suo magazzino.

Risalire a Shiu Chow diveniva ogni giorno impossibile, perchè la guerra si svolgeva precisamente lungo la ferrovia e sul Pe-Kiang. Ed allora, lasciando la cordiale ospitalità dei Padri Francesi, ritornai a Macao. La vita semplice e bella del nostro orfanotrofio mi consolò alquanto della spiacevole disavventura. Le preghiere, cantate nel bel cantonese da un coro di 200 voci argentine, la comunione generale di tanti angioletti, la messa e i vespri cantati con retta pronunzia, il piccolo clero formato da chierichetti studenti e artigiani, furono un insieme di sante impressioni, che mi commossero.

Anche gli ex-allievi, i miei primi allievi di Macao, mi furono attorno, tempestandomi di domande su Mons. Versiglia, il loro primo papà, sulla missione di Shiu Chow, sull'orfanotrofio di Ho Si, e tante altre cose. Si capiva che prendevano parte attiva alla vita salesiana; e il direttore mi diceva, con viva compiacenza, che gli ex-allievi gli eran davvero gaudio e corona, perchè ogni domenica venivano tutti alla messa in collegio, e si prestavano chi per la musica, chi per la drammatica, chi per altre manifestazioni.

Durante la permanenza, mi occupai della predica quotidiana per il mese di maggio, celebrato con la solennità abituale delle nostre case, e preparai un bel numero di ragazzetti al battesimo e alla prima comunione. Dopo la lezione era un incrocio di domande di quei frugoli: - Sarò battezzato io? - Ed io sarò ammesso? - Quando mi dirai che sarò cristiano anch'io?

Il pensiero di Shiu Chow mi preoccupava però sempre. Sapevo che colà mancavano del necessario e che ero atteso con ansietà. Affidandomi alla protezione di Dio, decisi assolutamente di ripartire. La sera prima i miei piccoli catecumeni, intuita la novità, mi circondarono di premure, ed uno di essi, dagli occhi intelligenti, presomi per mano, mi chiese: -- Ma se tu parti, chi ci preparerà al battesimo?

- Non temere; ci sono tanti missionari che ti prepareranno meglio di me.

- No, no: devi essere tu... devi continuare; - e così dicendo scoppiò in pianto dirotto; dovetti condurlo dal Direttore per consolarlo.

Di nuovo a Canton. - Sul treno speciale del Generale in capo. - Dolorose constatazionir

Partii nella notte. Piovviginava, e salutati i confratelli, mi chiusi nella cabina. Alla mia mente si affacciavano schiere di orfanelli di Macao e di Ho Si, e le care figure dei giovani, che a Torino, forse a quell'ora, pregavano Maria Ausiliatrice, per i lontani missionari.

A Canton trovai che il teatro della guerra si era spostato. I nordisti sconfitti si ritiravano, lasciando ovunque tracce di devastazione. Tra le innocenti vittime della guerra vi fu un buon cristiano, nostro carissimo amico, ucciso dalla retroguardia per puro spirito di brutalità, mentre custodiva il suo ufficio di telegrafista.

Per interessamento del P. Thomas, Parroco della Cattedrale e antico amico dei primi Salesiani di Macao, potei avere da un generale un biglietto di raccomandazione, e con quello salire sul treno speciale, che portava lo stesso Sun Yat Sen, generale in capo.

Dopo un percorso di sette ore fra rovine, orrori e cadaveri di soldati insepolti, giunsi a Lin Kong How. Mi diressi subito, col cuore gonfio alla nostra residenza, nella speranza di trovare qualcuno. Ed infatti mi vennero incontro D. Pasotti e D. Foglio, che mi raccontarono una dolorosa storia di stenti, sofferenze e privazioni, ed episodi barbarici ed inumani. Il mio arrivo fu salutato dai cristiani come un annunzio di pace. Mi fermai quattro giorni, e poichè la fuga nordista continuava e anche Shiu Chow veniva sgombrata, partii a quella volta. Con me s'accompagnava un povero soldato, che non avendo potuto fuggire per i piedi gonfi, s'era rintanato nella residenza per sottrarsi alla furia popolare, che voleva linciarlo.

Arrivai a Shiu Chow sull'imbrunire. Venti minuti dopo battevo alla porta della missione e ricevevo l'abbraccio di Mons. Versiglia, di D. Bardelli e di D. Frigo, bloccati essi pure dalla guerra.

Finalmente in casa nostra! - Due orfanelli che voglion fare i Shin=Fu (sacerdoti). - Le nuove Scuole Professionali. - "Donaci la tua pace, o Signore".

La comparsa all'Orfanotrofio di Ho Si fu una festa. Tutti avevano qualche cosa da raccontarmi: la lunga attesa del ritorno, la festa di S. Giuseppe, gli esami semestrali, la passeggiata, la sfida al foot-ball, ed in modo speciale le preghiere che avevano fatto per me.

Passai qualche serata con loro, e conobbi non pochi angioletti. Dopo alcuni giorni, due fanciulli attirarono la mia attenzione. Immancabilmente, ogni sera, li vedeva passeggiare su e giù pel cortile, con gravità singolare, come se tenessero discorsi seri o si facessero personali confidenze. Una sera, attorniato da alcuni grandicelli, stavo narrando un fatto di D. Bosco quando i due cominciarono la solita passeggiatina.

- Chi sono? domandai a uno che mi stava al fianco.

- Sono A Shang e Yok Sit.

- Perchè passeggiano così? - Bisogna notare che in Cina un tal uso non è in vigore.

- Fanno i Shin-Fu (sacerdoti), mi risposero in coro.

Infatti, con la corona in mano, recitavano ogni sera il rosario, esattamente come avevano visto fare alcuni nostri missionari durante le vacanze in collegio.

I rumori della guerra si erano intanto allontanati, la vita riprendeva il suo ritmo abituale, e da Canton giunsero i nostri materiali.

Si poterono così, proseguire i lavori di costruzione delle « Scuole Professionali », e speriamo che la carità dei benefattori non ci verrà meno. A Shiu Chow e in tutta la missione una scuola professionale sarà una novità. La cittadinanza ne parla con interesse, curiosa di vederne i risultati. Anche noi speriamo di guadagnarci coli tale istituzione le classi operaie, da tutte trascurate e neglette.

Sarà un nuovo campo di lavoro, in cui abbiate stretto bisogno di personale. Qualche artigiano dell'orfanotrofio di Macao sembra deciso a voler esperimentare la vita salesiana; ma quanto bene farebbe uno dei nostri maestri d'arte europei, completamente formati col nostro sistema!

Preghino i benemeriti Cooperatori, perchè il Signore susciti molte vocazioni missionarie, e mandi molti operai in questa messe, tanto promettente e ricca di speranze. E preghino pure perchè la pace scenda alfine, su queste contrade, omai troppo lungamente provate da una guerra di devastazione e di sangue. Solo quando la calma e la tranquillità sarà ritornata nei focolari e per le vie, sarà possibile un lavoro continuato e fecondo.

Voglia ricordare, amatissimo Padre, questi nostri bisogni ai piedi di Maria Ausiliatrice e benedire a noi tutti.

Suo dev.mo figlio in C. J. SaC. GIOVANNI GUARONA Missionario Salesiano.

Nuova residenza di missione tra i Tucani.

(Lettera del Missionario don Giovanni Balzola).

Taracuà (Rio Uaupes-Rio-Negro-Brasile) 20 luglio 1923.

Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Se tornano sempre care al suo cuore le notizie dei figli lontani, credo che queste mie Le saranno particolarmente gradite, perchè provenienti dalla nuova missione indigena di Taracuà, dove siam giunti con Mons. Massa la sera del 2o giugno.

Gli Indii della vicina maloca, erano tutti affetti dal grippe; e nonostante i nostri sforzi per salvarli, ne morirono tre. I primi metri di stoffa che distribuimmo, servirono per coprire tre cadaveri.

All'infuori di questo doloroso episodio, tutto andò e va a meraviglia. E un mese che siamo qui e gli Indii son tutti guariti ed avvicinano contenti il missionario, che ha per ciascuno un sorriso e un saluto.

Mons. Massa le scriverà in proposito; tuttavia le darò anch'io qualche altro particolare.

Arrivati sul posto, trovammo pronta la nostra maloca - un gran capannone, fatto con palme schiacciate e il tetto di paglia - e vi ci adattammo alla meglio; e fin dal giorno seguente, incominciammo a celebrare la S. Messa. Era la festa di S. Luigi. Quanti ricordi!

Dopo Messa, senza perder tempo, mandammo a tagliar pali nella vicina foresta per chiudere una parte della maloca e formarvi una cappella provvisoria.

In seguito facemmo altri scompartimenti, per camere, refettorio, parlatorio, sacrestia, deposito, ecc. ecc. con semplici cortecce d'albero. Gli indii, praticissimi in questo lavoro, son capaci a scortecciare un albero per la larghezza intera di una porta in un unico pezzo. Il sistema è molto economico, non le pare? andrebbe bene anche in Europa.

Dopo aver provveduto all'interno della casa, pensammo alle adiacenze, distruggendo i grandiosi e profondi nidi di formiche, che ci consumavano inesorabilmente le piccole provviste di viveri; e, con l'aiuto di alcuni giovinotti delle tribù dei Piratapuyos e dei Tucani, ci ponemmo a disboscare un buon tratto di terreno, aprendo strade verso la foresta, e segnando i luoghi, ove dovranno sorgere la futura cappella e le casette per gli indi.

Quando tutto fu all'ordine, iniziammo subito l'opera missionaria, e le debbo dire che questi principi furono assai più soddisfacenti e lieti, che non quelli della Colonia del Sacro Cuore nel Matto Grosso.

Siamo qui, appena da un mese, e, grazie a Dio, questi poveri Indii, certo non così selvaggi come i Bororos, - hanno qualche idea di civiltà, sebbene vadano completamente nudi, - ricevono volentieri l'istruzione religiosa e vorrebbero subito il battesimo. Ma non conviene. Andando in visita alle maloche e avvicinandoli sovente, vogliamo, prima, persuaderli seriamente a migliorar la loro condotta, poi li battezzeremo. Così questa nuova missione sarà un luminoso faro di religione e di civiltà per le regioni limitrofe.

Una difficoltà grande è la lingua, molto differente da quella degli Indii, sparsi lungo il Rio Negro; ma ogni giorno le difficoltà diminuiscono, perchè Don Marchesi, che è giovane e fresco di mente, trattando coi ragazzi, raccoglie attentamente ogni parola, e quindi cominciamo ad intenderci bene.

Creda, amato Padre, che benchè lontani da ogni centro civile e sperduti nel folto di una foresta, ci s'allarga il cuore pensando che il regno di Cristo va dilatandosi.

Amatissimo sig. Don Rinaldi, voglia gradire i più cordiali saluti e trasmetterli agli altri Superiori ed ai nostri amati Cooperatori, raccomandandoci alle loro preghiere, e benedica tutti, specialmente il

suo obbl.mo Figlio in G. C.

Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.

II.

(Lettera di Mons. Massa, Prefetto Apostolico del Rio Negro).

(Spedita il 21 settembre 1923). Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Scendendo le profonde acque del Rio Negro, mentre il battello mi riporta a S. Gabriel, adempio alla promessa d'inviare notizie di queste lontane missioni, che il nome del fiume, con cui son conosciute, e folta vegetazione rivestono, forse, di una nota di tristezza e di mistero.

Eppure ho in cuore una gioia profonda e dolce, la più pura e la più bella per un missionario. Ritorno dallo stabilire un nuovo centro tra gli indi Tucani, sul Rio Caiarì, quasi ai confini della repubblica Colombiana. È un nuovo germoglio che questa giovane missione gitta nel suo immenso territorio; ma quante fatiche e quante contrarietà ci è costato! Lo stesso battello a petrolio che doveva condurci, alla vigilia della partenza scomparve misteriosamente dal nostro porto! Quali mani invisibili l'avevano staccato dalla lunga catena? Non l'abbiam potuto sapere: provvidenzialmente però, dopo la mezzanotte, veniva ripreso da un indigeno, mentre stava per sprofondare in una pericolosa cascata. Sarebbe stata una perdita grave, che avrebbe differito assai il nostro viaggio al Caiarì. Maria Ausiliatrice volle risparmiarci simile iattura; non per nulla nel 1921 avevamo posto al battello il nome di « Ausiliatrice ».

Affettuoso addio a Don Balzola. - Avanti, dove ci manda il Signore! - Navigando sul Cajarì.

L'addio a S. Gabriel fu dei più commoventi. Tutto il popolo era alla riva, stendendosi lungo il porto ed arrampicandosi fin sopra l'antico forte dei tempi coloniali portoghesi, i cui cannoni irrugginiti spuntano tuttora fra le erbe folte.

Don Balzola, destinato alla direzione della missione che si andava a fondare, era fatto segno a dimostrazioni particolari di affetto e di tenerezza. Il vecchio missionario, mentre il popolo gli baciava la mano, contemplava con gioia la vita che gli fioriva attorno. Non era più quello il S. Gabriel che l'aveva ricevuto nel 1915, quasi abbandonato e deserto. Ora le madri gli porgevan i figli da benedire e molti amici gli si stringevano intorno, e 138 giovani della nostra scuola lo salutavano riverenti. Sulla collina biancheggiavano le case da lui fabbricate, la scuola, la cappella, l'impianto idraulico, le strade aperte su su fino alla punta estrema, su cui splendeva al sole la gran Croce, portata sulle sue spalle di robusto sessagenario.

Un brivido di commozione e di rimpianto lo assalse all'abbandono di tante opere fiorite e riscaldate dal suo zelo; ma si scosse ben presto, mi guardò e disse:

- Andiamo! Siamo religiosi e missionari: avanti dove il Signore ci manda!

E partimmo, fra le acclamazioni della folla.

Il vaporino rimorchiava zattere e canoe piene e ricolme di sacchi, di involti, di casse, di strumenti. Più che missionari, sembravamo una banda di nomadi che cambiasse accampamento. Non andavamo, di fatto, a fondare un nuovo centro di fede e di civiltà?

Lentamente, qua e là aiutati, ora dai remi, ora dalle corde legate a qualche picco sporgente dalle acque, attaccandoci ai rami oscillanti sulle nostre teste, arrivammo all'imboccatura del Caiarì, ed entrammo nelle acque traditrici del rio, tristamente famoso per tanti misteriosi delitti, che fanno ancor oggi rabbrividire. Credo che non vi sia nel Brasile fiume peggiore del Caiari. Le sue acque tremanti, le cascate precipitose, le correnti violentissime, i pozzi in agguato, e ai lati la fascia scura della foresta secolare, incutono un cupo timore nei naviganti.

Taracuà! - I primi battesimi. - Consacrazione del regno dei Tucani al Sacro Cuore. - La nostra residenza.

Sette giorni durò il viaggio, fra ansie e pericoli. Finalmente il settimo giorno, quando il sole già scendeva dietro la foresta, ad uno svolto del fiume, apparvero le grandi palme agitate di Taracuà. Ringraziammo Iddio che ci aveva condotti sani e salvi alla mèta; e subito prendemmo possesso della nuova missione, nello stesso luogo, dove, seminascoste dalle piante, si scorgono ancor le rovine dell'antica missione francescana, estinta nel 188o.

Pochi indigeni vennero a salutarci; giacevano quasi tutti ammalati di grippe nella grande maloca vicina, dove li visitammo, battezzando i più gravi, che morirono quella notte stessa. Il Signore aveva permesso che arrivassimo in tempo per aprir loro il cammino del Cielo! Il nostro primo lavoro fu di distribuire alcuni metri di stoffa, per avvolgerne i cadaveri, affinché non andassero nudi alla sepoltura.

Poi in due giorni preparammo la cappella: il primo posto doveva essere quella del nostro Divin Redentore. Quanto dovetti sforzarmi per vincere la commozione, allorchè benedicendo la minuscola cappellina, coperta di foglie di caranà, potei collocarvi il SS.mo Sacramento! Era un tabernacolo di più del Dio vivente, che sorgeva nel Rio Negro, come centro d'attrazione di tante anime, che dovranno un giorno conoscerlo ed amarlo.

E quella stessa notte consacrammo la missione al Sacro Cuor di Gesù. Alla, modesta funzione erano presenti il Capitano dei Tucani, alcuni indigeni Banivas, sette Piratapujas, i quali, coperti solo di una leggera tanga alle reni, si prostrarono in ginocchio per ricevere la prima benedizione, con cui Gesù Eucaristico prendeva possesso del regno dei Tucani. Come avrà esultato dal cielo, e quanto avrà pregato per noi l'anima benedetta di Mons. Giordano, che tanto aveva lavorato per quella fondazione!

Alla mattina seguente si misero a posto gli strumenti del nuovo Osservatorio meteorologico che si voleva fondare, e prendemmo la posizione astronomica approssimativa di Taracuà (Longitudine 25°, 05' da Rio de Janeiro-Latitudine 0°, 12' S), punto più remoto e settentrionale del Brasile; e collocammo l'aerometro in una delle travi, che ancora rimangono, dell'antica chiesa della missione francescana.

Non ho ancor detto che i Tucani ci avevano preparata una casa. Sicuro: una maloca a modo loro, cioè una vasta capanna con quattro porte e quattro finestre. La suddivideremo con lunghe foglie di caranà e di pachiuba, in varie sezioni; formando la scuola, la farmacia, il refettorio, le stanze, il deposito, mentre si prendevan misure per nuove e più solide costruzioni, pel futuro collegio, per la casa delle suore, per le strade, che andranno su su, verso il bosco, dove si faranno le piantagioni di mandioca, di cereali, dì canne da zucchero, e su cui dominerà sovrana la Croce. Questo il progetto di Don Balzola; e l'assicuro che non passerà un anno senza che l'abbia portato a buon punto, coll'aiuto dei suoi valenti collaboratori.

Mesto addio. - Una sguardo alla Prefettura Apostolica. -- Risveglio di civiltà e di fede nell'alto Rio Negro.

Passai 15 giorni a Taracuà. Il dovere mi richiamava a S. Gabriel e dovetti lasciare i nostri cari confratelli. Confesso che trattenni a stento le lacrime, quando diedi loro l'abbraccio d'addio. Mi sembrava di lasciarli abbandonati in quella immensa solitudine. Li vidi ancora, sul largo scoglio, agitare per lungo tempo i fazzoletti, mentre alcuni indi, nuotando a gran forza, accompagnavano il battello, gridando: « Eré, pay assù! Eré, eré! (Addio, padre grande, addio, addio!) Poi una brusca svoltata del fiume me li tolse dalla vista. Solo nel piccolo battello condotto da tre caboclos, ritorno a S. Gabriel. La corrente favorevole ci trascina, e in meno di un giorno sarò a destinazione. Nella serenità tranquilla della notte penso che ben vicini a me, nelle foreste solitarie che mi fanno ala, sparsi in misere maloche, vivono migliaia di indi, che attendono l'ora della redenzione. Oh! quando si estenderà il regno di Cristo fra questi ultimi avanzi delle antiche tribù amazzoniche?

Dinnanzi alla mente si estende tutta la vasta Prefettura affidata alle nostre cure, e ringrazio Iddio per lo sviluppo che l'opera nostra vi ha compiuto in pochi anni. Piccolo arsenale di lavoro, focolare di redenzione, S. Gabriel brilla come un punto luminoso nel grande quadro della missione. Ivi la nostra scuola agricola conta, quest'anno, 138 alunni, dei quali 88 interni. Le Figlie di Maria Ausiliatrice, giunte da pochi mesi, istruiscono nel loro esternato 6o fanciulle, e tra poco avranno un collegio interno, che si prevede frequentatissimo. L'ambulanza e il dispensario affidati pure alle Suore, di cui una diplomata farmacista, distribuirono in questo tempo 23.750 rimedi e curativi, con premura e carità ammirabili. Quante volte, passando vicino alla loro casa, vidi l'ottima direttrice o qualche consorella distribuire farmachi e consigli, e poi mettere al collo dei poveri indi la medaglia di Maria Ausiliatrice, ch'essi baciano con venerazione!

Il 29 giugno si benedisse con solennità la pietra fondamentale della nuova chiesa, che dovrà misurare 32 metri, a tre navate, giacchè la cappella attuale, già ampliata due volte, è del tutto insufficiente.

In S. Gabriel sono già fiorenti la Pia Unione delle Figlie di Maria, le Dame di Maria Ausiliatrice, la Conferenza di S. Vincenzo, la Guardia d'onore del Sacro Cuore. E l'incremento che ne ebbe la pietà si può dedurre dal numero di S. Comunioni, che nello scorso anno furono 18.ooo, mentre nel 1916 erano appena 56o.

I bisogni del Basso Rio Negro. - Un prossimo centro di missione a Barcellos.

Sia quindi ringraziato il Signore che asseconda le nostre fatiche nell'alto Rio Negro. Ma nel basso Rio Negro? Purtroppo, finora, è un deserto spirituale. Non abbiamo missionari per attendere a quella immensa regione, per penetrare in quel dedalo sterminato di fiumi, ciascun dei quali è maggiore in estensione e larghezza del Po e del Tevere, e dove vivono civilizzati, che da anni non vedono il prete. Solo di quando in quando si può fare nei punti principali una visita, da cui il missionario ritorna stanco, spossato, sovente tremante per la febbre terzana, che lo riduce per più mesi ad uno spettro ambulante. Già due dei nostri ne furono colpiti; ora sì son riavuti e continuano il lavoro, ma le tracce del male rimangono, purtroppo, e rimarranno indelebili.

Don Marchesi nel 1922 vi amministrò 370 battesimi, 85 matrimoni, ed alcune comunioni; Don Balzola in marzo e aprile di quest'anno nel Rio Preto e nell'Aracà compì 95 battesimi e 31 matrimoni; e nel mese di luglio u. s. anche Don Barbosa ritornò da Moura, una parrocchia senza parroco, con un consolante manipolo di battesimi, matrimoni e prime comunioni.

Ma questo lavoro intermittente non basta. Purtroppo dopo la partenza del missionario la vita spirituale ricade nello stesso abbandono di prima, e l'ignoranza, la superstizione, la cor ruzione vi dominano allo stesso modo. È quindi necessario che vi apriamo almeno una casa, un piccolo collegio, dove almeno due sacerdoti, mercè la convivenza quotidiana coi civilizzati, cogli indigeni, coi caboclos e coi giovani, che sono la nostra grande speranza, gettino le basi di un più ampio apostolato.

Per realizzare questo progetto urgente, abbiamo scelto Barcellos, antica capitale delle Amazzoni, che è un punto sempre centrale e strategico, ancorchè ridotta quasi a rovina. E già comprammo una casa, il Governo ci ha concesso un ampio terreno, e, coll'aiuto di Dio, speriamo, al principio del nuovo anno, di potervi lasciare alcuni Salesiani, per iniziare la nuova opera di sacrifizi.e di stenti, ma di grandi speranze spirituali. Si dovranno fare delle bonifiche e dei lavori di drenaggio e di prosciugamanto, che richiedono capitali e personale, che non sappiamo dove prendere. Dominus providebit; Iddio vede, e Iddio provvederà.

Una speciale benedizione apostolica a Don Balzola. - Lieti auspici.

Non voglio terminare questa lettera con la descrizione dell'abbandono in cui si trovano queste contrade: ma con una nota di conforto e di gratitudine a Dio.

Da pochi giorni avevamo aperto la nuova missione di Taracuà. Stanchi del lavoro dalle giornata, verso sera stavamo parlando delle cose nostre, quando sentiamo il rumore di un battello che si avvicinava. Erano Colombiani diretti alla loro patria, che passando per S. Gabriel avevano avuto in consegna dai nostri alcune lettere. Era la prima corrispondenza che si riceveva in quella solitudine. Aprimmo. La prima busta conteneva una lettera dell'Ecc.mo Nunzio Apostolico nel Brasile, che accompagnava un telegramma del Card. Gasparri con la benedizione del Santo Padre per l'amato Don Balzola, in occasione dei suoi 3o anni di vita missionaria.

Il nostro veterano, commosso a tanta bontà dell'Augusto Pontefice, quasi mi strappa di mano il telegramma e, col suo accento ardente di fede, esclama: - Monsignore, questo non è solo un grande onore per noi: è un pegno evidente che la nuova missione sarà grandemente benedetta da Dio. Non per nulla egli dispose che la prima lettera, che riceviamo in queste parti, ci portasse la benedizione del Vicario di Gesù Cristo !

E sarà davvero così. Vedo anch'io in questa coincidenza provvidenziale quasi un segno delle benedizioni che il Sacro Cuore di Gesù darà all'opera a Lui consacrata.

Ci affretti, amatissimo Padre, con le sue preghiere, quel giorno auspicatissimo; ci benedica tutti, e specialmente chi si professa

Aff.mo figlio in C. J.

Sac. PIETRO MASSA

Prefetto Apostolico del Rio Negro.

Un Missionario eletto cacico dai Bororos.

Ecco un caratteristico, anzi, io credo, uno dei più caratteristici episodi missionari.

Era un giorno di festa, di gran festa, alla colonia del Sacro Cuore. Alla nostra residenza veniva l'eco dei canti dei selvaggi e delle loro frementi grida di giubilo, quando, a un tratto, s'ode un fischio, acuto e prolungato, poi un secondo, indi un terzo! ed ecco avanzarsi il cacico Michele, il terribile cacico Mayor, che alla fine del terzo fischio, volgendosi al villaggio, risponde con altro fischio, e si avvicina al direttore Don Antonio Colbacchini, lo prende per mano, e gli dice gravemente:

- Vieni con me! (1)

Non sapendo di che si trattasse, resto assai sgomento, e lo seguo anch'io. Il cacico ci precede a lunghi passi, e si arriva rapidamente al villaggio, ove nel Bae managegén, cioè nella capanna centrale, sono riuniti tutti gli uomini. Alcune donne, le più vecchie, accoccolate at-, torno a grandi conche di terra cotta, masticano chicchi di granturco, che sputano nel recipiente. Altre, con lunghe spatole di legno, rimestano quel liquido, aggiungendo acqua ed attizzando il fuoco, perchè l'azione fermentatrice divenga piu rapida. In silenzio, e gravemente, si fa il giro del villaggio, poi il cacico, tenendo sempre per mano il Missionario, c'introduce nella capanna centrale.

Nel mezzo è distesa una magnifica pelle di giaguaro, e, attorno attorno, gli uomini, che nel variopinto costume festivo, silenziosi fissano l'ospite. Nobilmente il cacico fa cenno al Missionario di sedere sulla pelle; quindi, lasciandogli la mano, gli dice in tono grave:

- I Bororos vogliono che tu assista alla loro festa. Sei contento? Vuoi?

Don Colbacchini risponde subito di sì. E il cacico Michele si fa portare le sue due zucchette piene di pietruzze e, agitandole nel ritmo usato, intona un canto, che tutti gli uomini accompagnano. Cessato il canto, s'ode un fischio, seguito da alcuni ordini secchi. Gli uomini si stringono in cerchio multicolore, e contemporaneamente compaiono le donne con recipienti di granturco masticato, accolti da prolungati uh! uh!

Il cacico li esamina tutti, poi ne pone uno ai piedi del missionario. Immerge la mano nel liquido, estrae una conchiglia che deve servire, da cucchiaio, la riempie di quel miscuglio, e presentandola a Don Coibacchini, con tono deciso e netto gli dice:

- Mangia il tuo cibo !

Si può immaginare la ripugnanza ad inghiottire una simile pottiglia. Mi avvidi che i selvaggi volevan provare se le proteste di amicizia e di fraternità, che spesso il nostro Direttore ripeteva loro, corrispondevano al vero.... La prova era grave e nell'anima degli indi poteva avere una triste ripercussione, e compromettere seriamente le nostre relazioni, ove fosse fallita.

Don Colbacchini comprende a volo la sua posizione; e, sorridente, come se nulla fosse, prende la conchiglia, l'accosta alle labbra, ed assorbe serenamente quella nauseante miscela, facendo mostra di assaporarla. E di nuovo immerge egli stesso la conchiglia nel recipiente, ne estrae altre cucchiaiate e le inghiotte senza segno di ribrezzo.

Dopo il primo recipiente, ne viene un altro, poi altri ed altri ancora: ognuno è dono di una famiglia, e a tutti bisogna far onore. I Bororos vi affondano avidamente le mani, e mangiano e bevono, come se fosse il cibo più saporito!...

Finito il pranzo, il cacico sorge, si accosta al missionario, e lo fa alzare. Con lui si alzano pure gli uomini, che imbracciano l'arco e le frecce, e si pongono in capo il parico, l'aureola fiammeggiante di penne rosse, gialle e celesti, che portano nelle ore di gala.

Anche il cacico si orna di uno splendido parico; e, gravemente, compie con esso due giri, poi se lo toglie e con gesto dignitoso e fiero ne cinge la testa del Missionario. Quindi fa portare gli ornamenti più belli e glieli pone al fianco; poi lo prende nuovamente per mano, e guardandolo fiso, gli domanda ad alta voce:

- Vuoi tu bene ai Bororos? Sarai tu loro padre, madre, fratello e sorella?

- Sì, risponde risoluto il Missionario, sarò sempre il vostro amico, il vostro padre; vi amerò come miei figli, fratelli e sorelle.

E il cacico Mayor solennemente:

- I Bororos vogliono che tu sia considerato come uno dei loro: il tuo nome sarà Góco-Kuri, e tutti ti riconosceranno come Boe migéra (cioè cacico).

Al termine di queste parole, pronunziate fra profondo silenzio, erompe dai petti selvaggi un formidabile: - Uh! Boe rugado! « Sì, così certamente ».

E il vecchio cacico fa sedere nuovamente il Missionario, gli consegna le insegne e gli strumenti propri dei capi Boe migéra, e sempre tenendolo per mano, quasi ad esprimere la trasmissione dell'autorità e del potere, conchiude:

-Aima boe rore boe migeragei, aima ura aki! Così i Bororos fecero coi loro cacichi; così fecero con te!

Intonarono un canto e la cerimonia ebbe fine.

Da quel giorno Don Colbacchini fu riconosciuto dai Bororos come loro capo e cacico, e da quel giorno cominciò per la nostra missione un periodo più amichevole. Le relazioni divennero più cordiali, e fu possibile compiere un più forte lavoro di penetrazione.

Colonia S. Cuore, 24 maggio 1923.

Sac. CESARE ALBISETTI.

(1) Il cacico Mayor morì da buon cristiano, narrando allo stesso Don Colbacchini come i Bororos, al primo giungere dei Missionari Salesiani nella loro tribù, avessero stabilito di massacrarli nottetempo; e che ne furono distolti dalla Vergine Ausiliatrice (ved. Bollettino Salesiano, luglio agosto 1917).

Tra gli Indii del Ciaco Paraguayo.

(Relazione dell'Ispettore Don Pittini al Sig. Don Rinaldi).

Asunción (Paraguay), 19 settembre 1923.

Carissino e venerato Padre,

Alla mia prima lettera sull'evangelizzazione degli indi del Ciaco Paraguayo aggiungo alcuni episodi che ne riflettono lo stato infelicissimo e la possibilità di una rigenerazione continua. Serviranno a richiamare l'attenzione e le preghiere dei Cooperatori sulla difficilissima Missione che vogliamo iniziare.

"Piuttosto al fuoco che ai Cadiuvei ".

Nel nostro Istituto di Concezione (Paraguay) si educa un ragazzetto di nome Nemesio Acosta, figlio di un'india « Ciamacoca ». Vi fu collocato da un'eccellente signora di Fuerte Olimpo (Alto Paraguay), che ne allevò pure la mamma fin da bambina. E la brava donna, Maria del Rosario Acosta, mi raccontava di averla avuta così:

« Quando anni addietro era a Puerto Murtinho (Matto Grosso) col mio defunto marito, alcuni indi Cadiuvei vennero un giorno ad offrirmi una indietta, ravvolta in istracci sudici e col corpicciolo spaventosamente piagato. Mi dissero di esser passati il dì prima, innanzi al Ciaco attraverso il fiume Paraguay, e di aver sorpreso una piccola tolderia di Ciamacocos raccolti intorno ad un gran fuoco. Alcuni uomini caddero sotto i loro colpi: altri si diedero alla fuga con le donne. Ma una di queste, il cui marito giaceva già cadavere, in un impeto di disperazione e per fuggire più speditamente, buttò alle fiamme la figliolina che aveva in braccio, gridando: « Piuttosto al fuoco che ai Cadiuvei! », i quali appena giunsero in tempo a strapparla dalla morte. Io la comperai da loro per una bazzeccola e la ebbi in conto di figlia: e come figlio educai pure più tardi la sua prima creatura. Ora la mamma è tornata al bosco tra i suoi: appena qualche rara volta è venuta a vedere me e il figliolino, il quale non vuole saperne ».

Nonostante il carattere alquanto taciturno e ribelle, il piccolo « Ciamacoco » cresce ora all'ombra di una Casa di Don Bosco.

"Una camicia per un'anima"

Con un altro indio « Ciamacoco » mi trovai in « Fuerte Olimpo ». È il vecchio « Thomàs », da lunghi anni al servizio della famiglia di Michele Acevedo.

A causa di strani pregiudizi, insinuatigli dal suo padrone miscredente, ora morto, l'indio respinse sempre ogni proposta di battesimo. Io lo feci venire da me ripetutamente e lo trattai con confidenza ed affetto. Di battesimo, da principio, nemmeno una parola. Mi contò la sua storia. Appartiene alla tribù dei Ciamacocos detti bravos (fieri) e da fanciullo venne rubato dai mansos (mansueti) in una delle solite scorrerie.

Quando mi parve di averne guadagnato il cuore, gli parlai di battesimo. Dapprima si mostrò esitante; poi alla fine si arrese. Ed ora ve lo viene disponendo una figlia del suo defunto padrone. Per legarlo di più alla promessa, la vigilia della partenza son andato a trovarlo e gli ho regalato una camicia col patto di usarla per prima volta il dì del battesimo. Me lo promise gongolante di gioia. Una camicia per un'anima! Non mi pento della mia generosità.

Un piccolo schiavo.

Alcuni giorni dopo, trovandomi alla tolderia dei Ciamacocos, fui colpito dalla fisionomia caratteristica di un giovane indio che si allontanava volentieri dalla tolderia, per venir con me e con i miei compagni.

Una mattina, al levarmi dopo una notte piuttosto fredda, lo sorpresi che dormiva ancora, in mezzo al campo, sulle tiepide ceneri dove era stata preparata la cena. Mi si disse che non era la prima volta che preferiva quel giaciglio alla tolderia, perche là non v'era posto per lui, nè vi trovava buon'accoglienza. E un povero schiavo. Caduto in cattive mani, sconta ogni capriccio a colpi di verga, e, qualche giorno inanzi, l'indio Toloy, suo padrone attuale, in uno scatto d'ira gli spianò addosso il vecchio fucile, che per fortuna non fece fuoco.

Presi la risoluzione di acquistarlo e di condurlo con me per liberarlo da una certa morte. Con segni lo feci capire al fanciullo che, ridente, mi rispose di sì. Andai alla tolderia e, nell'impossibilità d'intendermi con Toloy assente, ne feci la proposta alla donna. Non l'avessi mai fatto! Quella megera, seguita da un codazzo di compagne, corse difilata in cerca del piccolo schiavo, e se lo trascinarono dietro. Poco dopo le grida disperate del fanciullo giunsero fino a me dalla foresta.

Spero tuttavia che altri passi che ho già fatti per averlo, avranno miglior esito e che egli pure troverà un po' d'amore nella Casa Salesiana, in compagnia del piccolo Nemesio.

Un battesimo sulle acque del Paraguay.

Da Fuerte Olimpo ero in viaggio sul fiume Asunción in un vaporino, che si traeva ai fianchi due grandi zattere stracariche di mercanzie, animali e... povera gente, randagia da una in altra impresa di legnami nell'Alto Paraguay. Confusa cogli altri, vi era una famiglia evidentemente india: un vecchio, una vecchia, ed una piccola fanciulla. Alla mattina del secondo giorno viene a dirmi un signore: « Là nella zattera c'è un'india, il cui compagno e la figliolina son già battezzati, e desidera di esser cristiana essa pure «. Benedissi in cuor mio il Signore, che mi faceva la grazia di conquistargli un'anima di fronte a quelle selve, da secoli incontrastato regno del demonio.

E venne la povera vecchia col compagno e la figlia e, come mi fu possibile, con quel po' di portoghese che so, le insegnai il segno della Croce e ciò che è indispensabile per il battesimo. E alla sera, nel piccolo refettorio, coll'intervento del capitano del vaporino, un caro ex-allievo, e di varie persone, le versai in fronte le acque rigeneratrici. Si chiamava Amelia, ed io le aggiunsi il nome di Maria. Non mancarono i piccoli regali che per lei furono una cosa straordinaria, e si fece anche un po' di festa, ma certo non così grande come in cielo, per la povera pecorella entrata nell'ovile.

Mi raccontò essa stessa la sua storia coll'aiuto del marito. Nata nella tribù dei Ciamacocos bravos, nell'interno del Ciaco, venne rubata fanciulla dai Ciamacocos mansos della sponda. Poco dopo, dal vicino Matto Grosso irruppero i terribili Cadiuvei, che la rapirono di nuovo con altre creature, e divenne schiava di un indio famoso, il

Capitàn Nauvilo. Alla morte di costui passò in eredità a una figlia che la condusse a Bahia Negra nell'Alto Paraguay, per essere ceduta, più tardi, ad un fazendero brasiliano, certo Maneco Braga. Convivendo con un servo, indio esso pure della tribù dei Quiniquinaos, già battezzato, ne ebbe una figliolina, cui nel battesimo venne imposto il nome di Angela. Essa però di battesimo non ne voleva sapere, finchè giunse anche per lei l'ora della grazia.

Povera Amelia-Maria! Sei ritornata ai tuoi boschi, per salire presto in Cielo, le cui porte ti furor aperte all'ultima ora. Lassù, ci rivedremo!

Termino con questo episodio. Caro Padre, sono fatti semplici; ma nella loro semplicità, dicono eloquentemente quanto vi sia da fare per le povere tribù del Ciaco, prima che il tempo e le malattie le estinguano totalmente. Iddio ce ne faccia degni!

Aff.mo figlio in C. J.

Sac. RICCARDO PITTINI.

Ricordiamo ai Cooperatori che il BOLLETTINO si stampa ogni mese, in più lingue, e si spedisce largamente - più di centomila copie solo in italiano - senza abbonamento fisso; mentre per noi ogni mese è fissa ed ingente la spesa.

Vogliano ricordarsene i buoni Cooperatori nel caritatevole invio delle loro offerte per le Opere Salesiane. Se non possono fare di più, abbiano la premura d'inviarci almeno il necessario per le spese del periodico. Il Signore ne renderà loro il centuplo, in questa e nell'altra vita!

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino

il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di' adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Pregando Maria Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco.

Di ritorno dal convegno annuale degli ex-allievi dell'Istituto Salesiano di Legnago, apprendo con gran dolore che una mia nipotina, di circa sei anni, da tre giorni è a letto con febbre. Chiamato il medico, disse trattarsi di grup, e, trovatala grave, preparò il biglietto di entrata all'Ospedale per la notte, se peggiorava.

Affatto impressionato, perchè pieno di fede, prendo un'immagine di Maria SS. ed una del Venerabile, gliele faccio baciare, e la mamma gliele attacca al collo con un nastro. Il giorno seguente cominciò subito a migliorare, ed in quindici giorni tornò sana e salva.

Grazie, o Maria SS.: grazie, o Ven. Don Bosco; aiutatemi sempre insieme con la mia famiglia.

Venezia, 29 - VIII - 923.

GIUSEPPE BOVO.

Con l'animo compreso di viva gratitudine, mando questa relazione. Nell'agosto u. S., colpita da grave esaurimento nervoso, non poteva più attendere ad alcun lavoro, finchè, sopraggiunti altri disturbi e fenomeni nervosi, fui costretta a tenere il letto.

In così dolorosa situazione non venne meno la mia fiducia nel Ven. Don Bosco; e lasciati i rimedi e i consigli del medico, mi rivolsi a Lui, piena di fiducia. Oh potenza e bontà del mio intercessore!, Il Venerabile si degnò esaudirmi, e ridonarmi la salute, senza traccia del male sofferto.

Riconoscente invio un'offerta per le Opere Salesiane e chiedo al buon Padre altre grazie per la mia cara famiglia.

Borghetto, ottobre 1923.

ANGELA GALLO.

Un consiglio salutare. - Da lungo tempo era sofferente per grave esaurimento, avevo consultato i più illustri chimici, e mi ero sottoposta ad ogni cura. Invano! Allorchè un venerando e pio Sacerdote Salesiano, che con somma carità mi consolava nelle mie sofferenze, mi consigliò ad abbandonare ogni mezzo umano e ad avere gran fede in Mariti SS. Ausiliatrice e nel Venerabile Don Bosco. Feci allora ripetute novene, alle quali si unirono molte persone pie e, da mesi, ho ricuperato per grazia la completa salute. Gratissima al Cuore adorabile di Gesù che si è compiaciuto consolarmi con sì segnalato favore, adempio la promessa e invito tutti coloro che abbisognano di grazie a ricorrere con grande fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, nostra buona Madre, ed al potentisimo patrocinio del Venerabile Don Bosco, che si dimostra sempre così largo di riconoscenza verso cui aiuta le sue opere.

Poirino, 14 ottobre 1923.

ANGELA-COLLINO CAMERANA.

Guarito dopo difficile e pericolosa operazione.

Costretto da grave malattia a sottopormi a difficile e pericolosa operazione, mi rivolsi con viva fiducia al S. Cuore di Gesù, pel buon esito della medesima interponendo l'intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice. Contro ogni speranza l'operazione riuscì benissimo, tanto che nulla più risento del passato male che mi tormentava da oltre un anno. Adempio perciò alla promessa pubblicando nel Bollettino la grazia ricevuta.

Roma, 6 ottobre 1923.

Sac. LUIGI BRUNELLI.

Bontà di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco. - Mi trovavo in ansie per l'unica mia figlia tormentata da parecchi giorni da un piede, che si faceva gonfio e brutto di giorno in giorno. Chiamai il medico, il quale mi disse che facilmente veniva a suppurazione in un posto pericoloso. Che fare davanti a questo pericolo? Mi raccomandai di cuore al nostro caro Ven. Don Bosco, che mi ottenesse da Maria SS. Ausiliatrice la grazia di veder guarire il piede di mia figlia senza operazione, gli promisi di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, e di far celebrare una S. Messa in ringraziamento. Fare la promessa e migliorare fu una cosa sola. D'incanto cessarono i dolori, in pochi giorni si trovò fuori di pericolo, ed ora è completamente guarita.

Germasino, 29 - Ix - 1923.

ANGELA BORELLO.

Grazie, grazie infinite a Te, o Maria SS. Ausiliatrice! - Con la maggior gratitudine e riconoscenza, rendo vive grazie alla cara Madre, che ha guarito il mio figlio diletto.

Nel mese di luglio, in una caduta, egli riportava la frattura del braccio sinistro, frattura che i medici ritennero molto grave. Ricorsi fiduciosa a Maria SS. Ausiliatrice, e incominciai con fervore la novena raccomandata dal Ven. Don Bosco, promettendo di pubblicare la grazia, qualora l'avessi ottenuta. La cara Madre mi esaudì, ed ora ho la gioia di dichiarare che mio figlio è perfettamente guarito. Adempio la promessa, inviando una tenue offerta.

Torino, 20 ottobre 1923.

CATERINA PASTA.

Decisi di confidare negli aiuti del cielo. - Nella primavera di quest'anno, mia moglie subì un grave esaurimento generale dell'organismo, e siccome nulla servì a farla migliorare, il medico curante la consigliò di recarsi a Torino per subire una visita da un specialista. Vi andò e venne trovata ammalata di bronco-alveolite cronica con febbre persistente e con una punta di pleurite. Ritornatavi la seconda volta, la diagnosi generale fu assai grave.

Più che nell'opera della scienza naturale decisi allora di confidare negli aiuti del cielo, e cominciai la novena di Don Bosco a Maria Ausiliatrice. Non era ancora al termine della prima novena che l'ammalata andò migliorando, poco di poi le cessò anche la febbre, e ora si trova in via di guarigione..

Non dubito che Maria SS. Ausiliatrice lui orotterrà completa la grazia, e intanto invio l'offerta promessa a beneficio delle Missioni Salesiane.

Castellamonte, 1° ottobre 1923.

CRESTO PIETRO.

« Non dimenticherò mai il favore ricevuto ». -Per glandola all'inguine, purolenta, dovetti sottomettermi a gravissima operazione all'ospedale di S. Croce in questa città; e per bontà della Madonna, nonostante i miei 75 anni, ne uscii felicemente, con meraviglia dei dottori. Dopo due mesi il male tornò, e si era al giorno di fissare una seconda operazione. Mi raccomandai al Ven. Don Bosco, perchè mi ottenesse dalla Madonna la grazia di subirla bene come la prima. E il Venerabile mi esaudì più largamente ancora, perche, visitata dai medici, si constatò che non era più necessario alcun atto operatorio, e, difatti, guarii senz'altro felicemente. Non dimenticherò mai il favore ricevuto. Invio un'offerta per le Opere Salesiane.

Moncalieri, 24 ottobre 1923.

ANGELA PARIGI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o. per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. C., Adorna Anna, Agretti Giuseppina, Alciati Massimo, Allais Giacomo, Altieri Everardo e Dino, Altoè Giovannina, Anibrosini Maria, Angeli Esterina, Angeli Maria, Arancio Aurelia, Ariano d. Giovanni, Arione Giuseppina, Armand Zaccaria, Astorri Giuseppe, Avanzato Franco.

B) - B. F., B. M., Baldari Fedele Vincenzo, Ballanzoni Giuseppina, Baraldi Teresa, Baralis Maddalena, Barberi A. Giuseppe, Barigonzi Maria, Baronchelli Luigi, Beinat Giulia, Bellino Irene, Beltrami Albina in Pieroni, Beltrami Carolina, Bergese Anna in Demichelis, Bernabei Erminia, Bernardis Alba, Bernatto Bartolomeo, Berno Paolo, Bertero Annetta, Bessone Giulia, Bicego Odilla in Crosara, Biffi Giuseppina in Airoldi, Boggiano Luigia, Boggio Rina in Schiavetii, Bolla Margherita, Bongiovanni Can. Carmelo, Bonini Giovanna, Bonini Maria, Borelli Angela, Botta Carlotta, Boltero Maria in Pronzato, Bottini Angela, Bottini tea. Pietro, Box Battista, Boz Marianna, Bozzelli Ida, Branchi Paolo, Briani Maria, Bruera Veronica, Brunelli d. Luigi, Burdesi Adele, Buscaglione Rosina in Ruga, Bussolino Giuseppe.

C) - C. M. L., Caccagni Fidalba, Calciati Gina, Callini Caterina, Camerana Angela in Collino, Cammarata Michelangelo, Camos Celestino, Campagnola d. Giuseppe, Campra Caterina, Canali Rosa, Canalis Ludovica, Cane d. Benedetto, Canepa Agnese, Canepa Colomba, Caneva Carlo, Canova Lina, Cantone d. Angelo, Cantoreggi Emilio, Cantù Achille, Canziani Caterina, Capitani Letizia, Caprani Caterina in Pedercini, Carco Giuseppe, Carli Anna, Carneda Camilla in Caso, Carnelutti Isabella, Carperi Teresina, Carollo Maria, Carosio Giuseppina, Carnoca Maria, Casalegno Felicina, Casolari Francesca, Cassetta Gaudenzio, Castellano Giovannina, Castellari Maria, Castellino d. Pietro, Casuno Giuseppa m. Barone, Cera Anna Maria, Cesanelli ch. Marone, Cechi Luciano, Cogo Teresa, Colli Maria in Cattana, Colombo Paola, Combi Zeffirino, Comini Palmira, Comparato d. Paolo, Coniugi Aruga, Barale, Consoli Anna in De Mattei, Coni Iginio, Contessa di San Marzano, Costa Emilia, Costa prof. Giovanni, Cozzo Catterina, Crameri Maria, Cresto Pietro, Crippa Andreina, Crocelli Anna.

D) - D. T., Daglio Antonietta in Sandigliano, Dagna Angelica, Dal Ferro Irma, Dall'Osta Maria in De Martin, Dalprà Speranza, Da Schio Dina, De Ferrari Laura, Della Rosa Rina, Del Mastro Teresa, Dehl Lidia, De Rigo Anna, De Torna doti. Giacomo, D'Abbraccio Concetta in Mezzullo, Diletti d. Giov. Battista, DiotaleviZeduri, Distefano Maria in Crimi, Domenighini Laura in Campana, Dondi Luigia, Dugo Concetta in Raeii, Durigon Teresina.

E) - E. C. C.

F) - F. G., F. N., Fabbro Luigi, Faccioni Mons.,' Falcetti Maria, Faletti Maria, Famiglie Bargagli, Biglia. Carli, Durando, Rosti, Rusconi, Farinelli Palmira, Fan, soni Enrichetta in Ceccarelli, Ferlosio Teresa in Morassi, Ferrari Franchina, Ferrero Giuseppe, Finino Lucia, Fissore Margherita, Foco Lucrezia, Foco Margherita, Fornacca Clara, Fornoni Maria in Moioli, Fornoni Rachele in Felisetti, Fortina Donato, Fortis Giovanni, Fossati Vitaliano, Frandi Giulia, Fravre Francesco, Fumagalli Gaetano.

G) - G. B., G. C., G. F., Galeotti d. Oreste, Gallo Giuseppina, Gamba Ignazio, Gambardella Gius., Gambarucci Carmela, Gandini Battista, Gandolfi Gervasina, Garattini Fatinizza, Garlatti Maria ved. Francesconi, Garrone A. L., Gasco Maria, Gavinelli Cesare, Gazza Oriele, Gervasone Giuseppina, Ghezzi Emilia, Gilberti Laura, Giordana Maria, Giotta Luigi, Girella Caserotti Simoneschi, Glaser Maria, Granzotto Maria, Guasta Ernestina in Gatti.

J) - J. E. A.

I) - Immordino Calogero, Inaidero Delfina, Ivaldi Maria.

L) - Lago Nanna, La Marca Irene, Lana Maria, Lecis Giuseppina in Zedda, Lemmennier Beatrice, Leoni Geremia, Lo Curzio Lina, Luchi Teodolinda, Luglio Sebastiano.

M) - M. J., M. S., Macerandi e famiglia, Macchi Giuseppina in Dell'Olmo, Maestroni Domenico, Maggioni Felice, Mainardi Angela, Malatto Rina, Malugani Lodovica, Mangini Maria Grazia, Mansoldo Gina, Manzini Federico, Marchetti Sofia in Ferrari, Marcolongo Assunta, Marini Ildegonda in Alberici, Martini ch. Domenico, Martini Luigi, Mascherin avv. Giovanni, Masoni Annetta in Violetti, Masotti Giuseppina, Massasso Battista. Mazzini cav. Giuseppe, Memeo Caterina, Merchetti Pietro, Messina Rosa ved. Isaia, Micheletti Teresina, Migliardi Riccarda in Coi, Mucchi Anna, Molinari d. Eugenio, Molon Denietrio, Molteni Francesca, Monzini d. Filippo, Moretti Grazia, Moriconi Elvezia, Morino L. in Gavarino, Mosso Bianchina, Mularoni Vincenzo, Mura cav. Raffaele, Muratore Caterina.

N) - Navarra Antonino, Nebuloni Rosa in Pagani, Negri Angela, Norero Anna, Noussan Olimpia, Novelli Giuseppina.

O) -- O. S. P., Oddone Nina in Chiaramella, Olivari Caterina, Olivieri Mario, Origu Biagio, Ottria Lia.

V) - P. F. F. A., P. R., Padovan Anna in Zanusso, Pagella Mons. Fedele, Paglia Gina, Palmas Laura, Panero Lucrezia, Pansa Rosa in Lagnasco, Parodi Maria, Pasentini Amabile, Pasta Caterina, Patera Concetta in Piccione, Pavan Matilde, Pedretti Arnoldo, Pegorari don Isidoro, Pellegrini Anna, Perasso Paola in Avanzino, Perfumo Andrea, Perricone Antonio, Petito Michelina, Pianta Luigina, Piccardi Cecilia, Piccinini Anna, Pilotto Gius., Piovano Margherita, Piras Maria Luisa, Pirrera Maria, Pirro Gina, l'iscitello Marianna, Piseddu Giuseppe, Plumari Arena in Sanina, Ponzetto Francesca, Possamai don Gottardo, Prizzi Ninetta, Pucetti Pietro e Maria in Vannini, Purpura Domenica.

Q) - Quaranta Caterina.

R) - Ragusa Francesca in Buscemi, Ramusino Marianna in Cotta, Randello e famiglia, Rappelli Petronilla, Reinaudo Caterina, Rey Raffaele, Ricciardi Maria in Bocchia, Riconda Giovanni, Rigltetto Ruggero, Rolando Maddalena in Colombo, Rossetto Gino, Rossi Elvira, Rossi Erminia, Rosas Giuseppina, Rossi Luigina, Rossini Rosa in Bertini, Rubino Teresa ved. Gianoglio.

S) - S. C., Sabbadini Giovanni, Sala Dorina, Sampietro Angelo, Sammartino Margherita, Sampò Maria, Sandri Viola, Sanna Tommasina, Santelli Francesco, Santus Annunziata, Sarteur Maria, Sartori Laura, Savanco Ciovanni,- Scalvini Merchiondo, Scalvini Rosina, Secci Delfina, Sechi Rosaria, Scia Giuseppe, Sereno Camillo, Sertori Lucia, Sfondrini Maria, Sirchio prof. Giovanni, Sironi Maria in Senaldi, Sorelle Conti, Della Rosa, Sperotto Maria, Stignoni Cleotea in Guggi, Stroppiana Caterina ved. Pasquale, Stuardi Caterina, Suppi Pierina.

T) - T. C., Tacconi Massimilla, Taddei Annetta in Gagliardi, Tagliasacchi Cesarina, Tallone Luigi, Tami Luigi, Tarantola Caterina in Forti, Tardelli Erinna, Tardito Giuseppe, Temperin Giampietro, Terzi Emma, Terzi Pietro, Testori suor Maria, Tomasi Angela, Tomasi Maria, Tommasi Pierina, Tomatis Ludovica, Traversi Elena in Clementi, Trevisan Giannina, Trigone Maria, Tuccari Carmela in La Monica, Tucci Maria, Tucci dott. Michele.

U) - Urso Albina, Usai Peppina in Mulas.

V) - Valinotti di Beffe Lingotto, Vallenzasca Giuseppina, Vallosio Giovanni, Vannuri Argia, Vandano Kosalia, Venturi Laura in Micanzi, Vernazza Maria in Toso, Vezzulli Albina, Vico Emma in Sala, Villata Maria in Mezzalama-Loro, Vismara Maria, Vosti Teresa in Besimo e Famiglia.

Z) - Z. G. C., Zamboni Carolina, Zanetti Francesco, Zanetti Teresa, Zertini Giuseppe.

X) - N. N. di Acqui, Agliano d'Asti, Bardonecchia, Barzesto, Breganze, Buriasco, Calliano Monferrato, Chiari, Caprino, CarrI, Casalgrasso, Eboli, Faenza, Fontaneto d'Agogna, Guspini, Milano, Mombello Torinese, Morbegno, Padova, S. Damiano d'Asti, S. Benedetto Belbo, Sanfront, Suna, S. Maria Hoè, S. Vito Leguzzano, Vesignano.

Sul Sepolcro di Santo Stefano.

A Beitgemal, l'antica Cafargamala, cominciano ad affluire i pellegrini in visita al Sepolcro di Santo Stefano. Sua Beatitudine, il Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Luigi Barlassina, ha benedetto amplissimamente « la nuova Associazione, che si propone di eccitare al perdono delle offese e alla riconciliazione coi nemici. Nessuna terra al mondo -egli scrive - può rivendicare il diritto di essere la culla e il centro di tale associazione, poichè è qui dove la pare fu portata agli uomini, ed è qui dove, con divina generosità, fu. compiuto il più sublime atto di perdono ».

Ci auguriamo di poter presto annunziare che si sono intrapresi i lavori di erezione dell'antico MARTYRIUM.

Il 5 ottobre u. s., presso il venerato Sepolcro,. si celebrarono solenni suffragi per il rev.mo P. Barnaba Meistermann, dei francescani di Terrasanta. « I Salesiani tutti, e in particolar modo quelli di Beitgemal, - diceva il Direttore Don Eugenio M. Bianchi - conserveranno sempre la più grata memoria verso il P. Barnaba, che ci incoraggiò a praticare degli scavi in Beitgemal, dove, coll'acuta sua mente di palestinologo insigne, riscontrava l'antica Cafargamala, luogo del primitivo sepolcro di S. Stefano Protomartire e villa del gran Gamaliele.

» Noi ricorderemo sempre, con vera commozione, come il 10 luglio dell'anno scorso, il buon Padre, accompagnato dal P. Chesnau di Orléans, superando gli incommodi del viaggio e della tarda età, giunse a Beitgemal, e, sceso nel sepolcro del Protomartire, ringraziava Iddio di avergli serbata la consolazione di vedere assicurata in quella scoperta una delle sue più care opinioni. Gli rincresceva solo che il ritardo degli scavi non gli avesse più permesso di cambiare nella nuova edizione della Guida della Palestina la « molta probabilità » in « certezza ».

» Il Martyrium di Cafargamala ed il Sepolcro di Santo Stefano, testè rinvenuti in Beitgemal, mettono in luce, davanti alla critica, l'importanza della tradizione francescana in Palestina. Già nel 16oo, il dottissimo Quaresmio, francescano, ricercava con grande impegno l'ubicazione di Cafargamala; ma non fu felice nei risultati. Il P. Meistermann invece fu più fortunato, avendo avuto nel P. Maurizio Gisler, benedettino, un valente collaboratore e direttore degli scavi, e nei salesiani di Don Bosco dei discepoli ossequenti, che ne seguiranno le orme e custodiranno gelosamente il prezioso tesoro ».

* *

Il 26 di questo mese di dicembre - ci scrive Don Bianchi - «verranno innalzate sul venerato Sepolcro speciali preghiere in forma solenne, con intervento di tutti gli orfani ed alunni dell'istituto, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, e di quanti hanno dato o daranno il loro nome alla Pia Opera di S. Stefano per la pace universale ».

Il nostro Rettor Maggiore a Trieste.

Il 29 ottobre u. s. - secondo anniversario della morte del Il Successore di Don Bosco - il nostro Rettor Maggiore, dopo aver celebrato il solenne funerale in suffragio del compianto Don Albera, partiva alla volta di Trieste, accompagnato dal segretario generale don Gusmano.

A Venezia.

A Venezia sostò alquanto per visitare due istituti, che vi dirigono i nostri confratelli. All'Istituto Coletti ebbe ad ammirare l'ardente carità di un veneziano, « destinata a garantire alla società la educazione di una gioventù, che senza le provvidenze della cristiana carità, abbandonata alle seduzioni della strada, sarebbe facile preda del male. Don Rinaldi -- prosegue la Gazzetta di Venezia - ebbe parole di plauso e d'incoraggiamento, e lasciò nei piccoli ricoverati la dolce sensazione di una paternità veramente amorosa e confortante.

» Accoglienze entusiastiche al venerando Rettor Maggiore furono fatte nell'altra opera provvidenziale diretta dai Salesiani: il Patronato Leone XIII a S. Pietro di Castello.

» L'attività magnifica che viene colà costantemente incrementata mercè lo zelo dei preposti, ha dato un saggio oltremodo lusinghiero. Nel pomeriggio e nella serata il Patronato fu tutto un fervore di festa. Bandiere, serti di fiori e di fronde, iscrizioni inneggianti all'Ospite desideratissimo adornavano i locali ed il grande cortile.

» Alle 17,30 nella chiesa del Patronato oltre 400 fanciulli attendevano l'arrivo di Don Rinaldi e fu innanzi all'immagine di Maria SS.ma Ausiliatrice adorna di luci e di fiori, che il successore del Ven. Don Bosco volle salutare i piccoli figli di Venezia, parlando loro con quella dolcezza e geniale attrattiva che è il segreto mirabile dello spirito salesiano; e con commossa sorpresa s'accorse che le immagini portate con sè, in numero rilevante, non bastavano ad accontentare tutti i piccoli... ».

A sera benedisse la nuova Sede del Circolo « Salesio » ed assistette ad uno splendido trattenimento musico-letterario-drammatico, organizzato dalla presidenza del Circolo e dal Reparto Esploratori, e che fu onorato dalla presenza di numerosi ed illustri cooperatori.

A Trieste.

La mattina del 31 ottobre proseguì per Trieste, per prender parte ai festeggiamenti ideati per il 25° di quell'Oratorio Salesiano. Un'accoglienza entusiastica.

« Vita nuova », l'egregio settimanale cattolico della città, volle rendere pubbliche grazie al sig. Don Rinaldi che invocò «la benedizione dell'Ausiliatrice sugli ex-Allievi, sugli allievi, sulle loro famiglie e specialmente su tutti coloro che furono i sostenitori dell'Opera Salesiana nel Rione di San Giacomo. Questa veneranda figura di Sacerdote - dice il giornale - umile, affabil simpatico, terzo successore del Ven. Giovann. Bosco, lasciò in tutti una soave onda di bene.

» Ha avvicinato tutti in quei giorni, a tutti ha parlato in modo semplice come usava Gesù con le turbe, ripetendo quello che Don Bosco, inviato dalla Provvidenza, sapeva dire commovendo, al popolo delle grandi città d'Italia, della Francia e della Spagna, accorso a vederlo.

» Ha parlato ai piccoli esortandoli alla virtù, all'ubbidienza ai genitori, ai soci dei Circoli Don Bosco e Savio Domenico inculcando l'amore all'Eucarestia, fonte di energie...

Ebbe il pensiero delicato - e commovente sui defunti la sera dei Morti, nella solenne commemorazione tenutasi dagli Ex-Allievi nella chiesa inferiore, affollata di gente. Anzi Don Rinaldi, accompagnato dal signor Ispettore dott. don Fedele Giraudi, dal segretario generale D. Gusmano, dal direttore e da altri Superiori, si recò in mesto pellegrinaggio al Cimitero di S. Anna pregando sui trapassati riposo eterno in seno a Dio.

» La parola di Don Rinaldi giunse gradita a numeroso gruppo delle Donne Cattoliche, riunite a congresso il giorno 3 corrente. Disse del compito altissimo che deve svolgere la madre cristiana in seno alla famiglia, curando specialmente l'educazione dei figli.

» Parlò agli Ex-Allievi alla fine del loro Congresso, presieduto dal cav. prof. Piera Gribaudi, esprimendo il plauso e l'ammirazione nel vederli cresciuti costanti e affezionati al programma del Ven. Don Bosco.

» Rivolse infine il suo pensiero paterno ai benefattori, ai giovani, alle loro famiglie, nel teatro affollatissimo, la sera di domenica, prima di lasciare Trieste.

» Ed è partito esprimendo al direttore il suo contento e la sua ammirazione verso i triestini. Nel suo cuore di padre questi troveranno un posto speciale e saranno ricordati ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice...

» Dire, per ordine e dettagliatamente tutto quanto si svolse in questi giorni, è un po' difficile. Tutte le parti del programma ebbero pieno e felice svolgimento. »

E lo stesso periodico rende le più vive grazie a tutte le Autorità Ecclesiastiche, Civili, Cittadine, Militari per il contributo di plauso sincero dimostrato all'Opera Salesiana in questi festeggiamenti del 25° di fondazione - a tutte le personalità che mandarono cordiali adesioni inserite nel Numero Unico pubblicato per la circostanza - al prefetto della città di Trieste comm. Crispo Moncada, al sottoprefetto comm. Dino Delli Santi, a S. E. il Tenente Generale Vaccari comandante il Corpo d'Armata, rappresentato dal capitano cav. De Boni, a Mons. Mecchia Vicario Capitolare, a Mons. Luciani, a Mons. Vattovaz, e a molti altri, i quali presenziarono l'accademia musico-letteraria in onore del nostro venerato Superiore. Noi rinnoviamo, in nome del signor Don Rinaldi, il doveroso tributo; e, in pari tempo, assicuriamo la cittadinanza triestina dell'imperitura nostra riconoscenza per tutti i suoi nobili figli vivi e defunti, che beneficarono l'Opera Salesiana, a cominciare dalle compiante baronesse Sartorio e De-Seppi, fino all'esimio Comm. Enrico Iaspitz.

Nel ritorno.

Il 5 novembre, Don Rinaldi, lasciando Trieste, passò a visitare l'Istituto Salesiano di Gorizia. Tutta la città fece al Successore di Don Bosco la più entusiastica accoglienza. Tutte quante le Autorità, a cominciare dal Sottoprefetto, dal Vicario Generale, dal Commissario Prefettizio, ai Capi d'Istituti e a tutte le Comunità Religiose, andarono a gara nell'avvicinar Don Rinaldi, nel ringraziarlo del bene che compiono i Salesiani in città, e nell'esaltare la figura e l'Opera di Don BOSCO.

Da Gorizia il Nostro Rettor Maggiore andò a Conegliano Veneto per visitare l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e si recò anche a Treviso, per venerare, nel Monastero della Visitazione, il Cuore di S. Francesco di Sales.

Quindi passò a Mogliano Veneto, dove assistè alla distribuzione dei premi agli alunni del Collegio Salesiano Astori; poi a Chioggia, dove tenne una conferenza alle Dame Patronesse; in seguito ad Este, dove rivestì dell'abito clericale una bella schiera di giovani desiderosi di far parte della nostra Società, e s'intrattenne famigliarmente con i 20o alunni del Manfredini.

Di là, fatta una cara gita a Legnago, si portò a Verona ed ebbe la consolazione di vedere il maestoso edifizio delle nuove Scuole Professionali, mercè la carità di esimi benefattori e lo zelo unanime di quei Cooperatori, condotto pressochè a compimento.

Ripreso il viaggio verso Milano, scese a Treviglio, e l'accoglienza che gli fece questa città fu anche delle più cordiali, trovando in tutte le autorità che si recarono ad ossequiarlo altrettanti ex-allievi carissimi. Ad essi, memore dello zelo del compianto Mons. Rainoni, cui si deve la fondazione di quell'istituto, lanciò l'idea, accolta con riconoscente entusiasmo, di erigere alla sua memoria un marmoreo ricordo.

Da Treviglio, nel medesimo giorno passò a Milano, dove, sotto la guida dell'architetto Comm. Arpesani, visitò un altra fabbrica, in costruzione presso l'Istituto S. Ambrogio, per le nuove opere parrocchiali a vantaggio della gioventù femminile, da affidarsi alle Figlie di Maria Ausiliatrice; e la stessa sera rientrava all'Oratorio benedicendo il Signore dell'assistenza che accorda visibilmente alle Opere Salesiane, infondendo tanto zelo nei confratelli e tanta carità nei cooperatori.

AZIONE SALESIANA

Giornate Missionarie.

A Torino, nella Basilica di Maria SS.ma Ausiliatrice, l'11 novembre u. s. si celebrò una Giornata missionaria a favore delle Missioni Cattoliche in genere e delle Missioni Salesiane in particolare. Era il 48° anniversario della partenza dei primi missionari salesiani. Gli alunni dell'Oratorio, insieme con molti fedeli, offersero al Signore le sante Comunioni e tutte le loro preghiere al pio scopo. Il nostro venerato Rettor Maggiore affrettò il suo ritorno dal Veneto per poter celebrare egli stesso le funzioni solenni. Con licenza del rev.mo Ordinario si cantò messa PRO FIDEI PROPAGATIONE. Lungo il mattino vari sacerdoti ricordarono dal pulpito l'intenzione del giorno. Don Trione, dopo i vespri, tenne il discorso di circostanza. A notte la compagnia filodrammatica del Circolo « Giovanni Bosco » interpretò magnificamente il dramma « Sul fiume azzurro » del prof. A. Burlando, premiato dall'Unione Missionaria di Milano.

Per la circostanza venne pubblicato un elegantissimo numero unico « pro Giornate missionarie », che fu largamente diffuso alle porte della Basilica e delle altre nostre chiese e cappelle di Torino, dove, lo stesso giorno, si compirono le stesse preghiere.

Anche in molte nostre case del Piemonte si svolse, con consolantissimi frutti, la stessa santa iniziativa: e sentiamo il bisogno di rallegrarcene cordialmente con i singoli Direttori.

*

Ad Ivrea, nell' Istituto Card. Cagliero, assunse naturalmente un fervore speciale. « Ieri - ci scriveva un allievo - abbiamo celebrato la « Giornata Missionaria ». Al mattino, messa cantata; nel pomeriggio, l'esposizione del SS. Sacramento; e, a sera, proiezioni. Quanto ci hanno entusiasmato quelle scene di vita missionaria, quanto ci hanno fatto ardere dal desiderio di diventare presto apostoli, la vista di quei poveri selvaggi che attendono ancora gli splendori della Fede, e quei gruppi di neofiti, che mandano un appello al mondo cattolico, e specialmente a noi, aspiranti alle Missioni, perchè si corra presto a liberare dalla più triste delle schiavitù tanti loro fratelli! Anch'io l'ho sentito più forte il desiderio dell'apostolato, e, ringraziando Iddio della sua chiamata, lo prego a darmi la forza di perseverare e la grazia di divenire un missionario secondo il suo cuore! ».

Ci auguriamo che queste Giornate sieno tenute in tutte le Case Salesiane.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

Dal 28 al 31 ottobre nella parrocchia salesiana della Sacra Famiglia a Firenze, si tenne un congressino fra i soci delle varie unioni parrocchiali. Presenziò, in rappresentanza del Cardinale Arcivescovo, Mons. Fanelli. I temi delle adunanze conversero sui diversi rami dell'attività parrocchiale: dalla cultura religiosa alla beneficenza e assistenza a domicilio degli infermi, dall'apostolato della preghiera alla vita eucaristica e all'azione sociale.

Al termine di ogni relazione e dopo l'approvazione dei voti, le singole associazioni esposero all'assemblea i propositi pratici e da mandarsi subito ad effetto, formulati nello studio preparatorio dei temi. Si ebbero così alcune iniziative degne di plauso, come la festa annuale del Catechismo.

Il congressino si chiuse con una giornata eucaristica, iniziatasi con la Messa della Comunione generale celebrata da S. E. Mons. Velluti Zati dei duchi di S. Clemente, terminata con il canto, del Te Deum ed una processione nell'ambito dell'artistico tempio.

Non sarà senza vantaggio per i circoli giovanili dei nostri Oratorii, l'accenno ad alcuni deliberati presi dal nostro circolo Fortes in Fide.

Il Circolo ascriverà tutti i Soci all'Apostolato della Preghiera; - stabilirà un turno giornaliero di visite a Gesù Sacramentato; - concorrerà al decoro delle sacre funzioni col buon esempio e con la partecipazione liturgica alla S. Messa; - si presterà per l'accompagnamento del Santissimo agli infermi e si troverà al completo nelle manifestazioni Eucaristiche; - zelerà la Comunione mensile dei giovani e degli uomini la 4a domenica del mese e del 1° venerdì ad onore del Sacro Cuore.

I singoli soci, poi, si mettono a disposizione del parroco e del direttore dell'Oratorio festivo per l'insegnamento del Catechismo domenicale ai ragazzi, per l'assistenza e per quanto altro si crederà opportuno; - per la conveniente preparazione assisteranno alla lezione settimanale catechistica tenuta dall'Assistente Ecclesiastico e procureranno di esservi assidui; - avvieranno i ragazzi alle Compagnie di formazione spirituale esistenti nell'Oratorio; - prendono l'impegno di diffondere largamente libri di devozione; - vigileranno perchè nella parrocchia non si insidii alla fede cattolica con propaganda settaria.

Si propongono, inoltre, di aiutare con l'opera e con l'obolo la locale Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli; - di far conoscere al Parroco il bisogno di qualche famiglia povera, specialmente se manda i bambini all Oratorio; - di concorrere con offerta collettiva alla premiazione catechistica, perchè alla Festa del Catechismo figuri anche il dono del Circolo.

* Le scuole professionali salesiane di Bologna sogliono tenere un'esposizione annuale dei lavori eseguiti dagli allievi, a dimostrazione del progresso che essi compiono dal primo anno di apprendissaggio al termine del tirocinio. Dell'esposizione tenutasi quest'anno si è occupato il giornale cittadino « L'Avvenire d'Italia », in un lungo e ben nutrito articolo che lumeggia il concetto salesiano dell'operaio e l'organismo d'una scuola professionale di Don Bosco, che adempie varie funzioni vicendevolmente integrantisi: l'istruzione teoricoprofessionale, la pratica del lavoro, la coltura generale.

L'articolo, dopo aver elogiato la bontà del metodo, illustra i notevoli risultati conseguiti, che ebbero sovente categoriche e lusinghiere approvazioni da Autorità Governative, da Commissioni industriali e da Camere di Commercio, e termina rilevando che tutto questo bene non sarebbe stato possibile senza l'aiuto dei Cooperatori.

A Figline Valdarno, nello scorso ottobre venne tenuto un Convegno Eucaristico. Notevole l'attività prestata per la sua buona riuscita dai soci del Circolo D. Bosco, fiorente nel locale Oratorio salesiano. Nelle loro sale si svolsero le adunanze per soli uomini, ed alcuni di essi furono applauditi relatori dei temi posti all'ordine del giorno; e presero parte alla solenne processione di chiusura, insieme con la banda musicale dell'Oratorio.

All'Estero.

* La divozione a Maria Ausiliatrice si va diffondendo anche nella diocesi di Ciaciapoyas (Perù), retta dal Salesiano Mons. Ortiz. Quest'anno, la festa titolare ebbe l'impronta di una primaria solennità cittadina, alla quale parteciparono popolo e autorità col più vivo entusiasmo. Numerosissime le Comunioni e sempre affollata la cattedrale, dove il canto di sacri mottetti e di scelta musica liturgica, eseguito da un coro di 15o alunni del seminario, e da un altro composto dalle 20o alunne della scuola professionale, rese più solenni le funzioni religiose. Era la prima volta che in quelle lontane regioni si celebrava la festa di Maria Ausiliatrice, e il fervore che la distinse è pegno di nuovi trionfi per la nostra Patrona.

* Sotto il patronato di S. Em.za il Card. Bourne, Arcivescovo di Westminster, i cattolici inglesi nella scorsa estate organizzarono a Birmingham un'esposizione, per dare un'idea del lavoro compiuto dai missionari di ogni paese nelle regioni sottomesse all'Inghilterra.

Anche i Salesiani vi presero parte e si stabilirono in apposito padiglione. Attorno ad un busto bronzeo di D. Bosco era distribuito tutto quanto poteva far conoscere le nostre missioni di Meliapor e di Tanjore, e sopratutto dell'Assam; libri, carte, ingrandimenti fotografici e ritratti dei principali missionari. Riscossero l'ammirazione del pubblico due gruppi di figurine in costume, rappresentanti l'opera dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice fra gli indigeni. E perchè i visitatori potessero avere un concetto generale delle missioni di D. Bosco, fu riservato un posto anche alle missioni della Cina, del Matto Grosso, e della Patagonia. Il periodico « L'Ausiliatrice dei Cristiani », edito dai nostri confratelli di Oxford, pubblicò per la circostanza un numero speciale sulle nostra missioni; e vennero distribuiti due opuscoli, l'uno intitolato: Chi è Don Bosco? l'altro illustrante i diversi campi d'azione dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

* Il 24 settembre a Vigo (Spagna) si collocò la prima pietra di una nuova chiesa, dedicata a Maria SS.ma Ausiliatrice, presenti, tra una gran folla di persone, il Governatore Militare, il Comandante la Marina, ed altre Autorità ed. eminenti rappresentanze del Clero. Compì il sacro rito il Vescovo Diocesano, S. E. mons. Manuel Lago Gonzalez, preconizzato Arcivescovo di Santiago di Compostella, che da un'alta tribuna rivolse ai presenti parole di incoraggiamento ed entusiasmo, coronandole con la solenne Benedizione Eucaristica.

Il 23 settembre u. s. venne inaugurato un nuovo Oratorio festivo intitolato a Savio Domenico in Rosario (Argentina). Situato nel popoloso sobborgo di Réfineria, popolato da 7000 operai, addetti ai lavori delle officine e delle ferrovie, sarà in breve un focolare di redenzione e di educazione cristiana. Benedisse la cappella provvisoria l'ispettore Don Valentino Bonetti, che invitò i genitori a mandare i loro figli alla nuova istituzione, assicurandoli che saranno educati all'amore di Dio, della famiglia e della patria. Oratore ufficiale fu il presidente degli Ex-Allievi, sig. Bartolomeo Morra, che illustrò il bene compiuto dagli Oratori festivi Salesiani, dal primo, fondato dal Ven. Don Bosco a Torino, alle centinaia oggi sparsi in tante parti, ma, purtroppo, sempre insufficienti ai bisogni della gioventù.

Il nuovo Oratorio, a due chilometri circa del locale istituto salesiano, è un ampio recinto di lungo 15o metri per 8o, con in mezzo un edifizio di 1oo metri di lunghezza per 7 di larghezza. Trent'anni fa era destinato a sede di tiro federale, e, coll'aiuto di cuori generosi e zelanti, si potè acquistare, ristorare e destinare al santo scopo.

Un nostro confratello ci scrive da Salta, città della Repubblica Argentina, verso i confini della Bolivia e del Cile:

« Ho assistito alla grandiosa processione del « Signore dei miracoli », che è un grande Crocifisso miracoloso, tenuto nella massima venerazione. La sfilata durò tre ore. Tutte le autorità religiose, civili e militari, vi presero parte con molte persone, accorse da luoghi distanti 4o e più chilometri, specie dalle montagne in caratteristici costumi. È uno spettacolo commoventissimo, per il contegno dell'intera cittadinanza, al quale partecipò con entusiasmo il collegio salesiano ».

* Gli ex-allievi di Viedma (Patagonia settentrionale) iniziavano il 24 maggio u. s. la pubblicazione di una rivista mensile, che sarà il loro organo ufficiale. Ha per titolo il glorioso motto dei giovani cattolici italiani: P. A. S. (Preghiera-AzioneSacrifizio), e già, in pochi mesi, ha raddoppiato le sue pagine e notevolmente aumentata la tiratura. Rallegramenti ed auguri.

* A S. Antonio Oeste, fiorente porto commerciale del Rio Negro (Patagonia) il 28 giugno si benedisse solennemente una spaziosa ed elegante cappella, sorta mercè la munificenza del sig. Antonio Podestà, ricco commerciante del paese, e lo zelo infaticato del nostro missionario D. Frigerio.

I festeggiamenti, che riuscirono solennissimi, furono rallegrati dalla banda del collegio di Viedma.

* Un tifone a Macao. - Ci scrivono da Macao, in data 2o agosto: - Siamo proprio alla fine di un vero ciclone che ha messo la città di Macao in pericolo di diventare un ampio cimitero. Pare che i morti ascendano ad un migliaio: decine di case crollate: la lorcia (la nave) di Shek-Kei capovolta, con più di duecento vittime. Noi ce la siamo cavata meno male: moltissimi vetri infranti, per la violenza del vento, pur essendo chiuse le finestre; un quarto del tetto del refettorio, scoperchiato. Il Signore ci risparmi altre disgrazie!

* Assai in ritardo, ci viene comunicata la notizia che S. A. R., il Principe Aimone di SavoiaAosta, Duca di Spoleto, dopo aver visitato la residenza centrale del Vicariato Apostolico di ShiuChow e il vicino orfanotrofio di Ho-Si, si recava all'Istituto Salesiano dell'Immacolata Concezione in Macao. Accompagnato dagli ufficiali della Regia Nave « Caboto », fu accolto dal Direttore e dalla squadra ginnastica « Spes «, che gli porse il saluto. Quindi salì nello studio, trasformato in salone di ricevimento, ove erano raccolti gli orfanelli, che improvvisarono al Principe un vivacissimo trattenimento. S. A. R., con visibile soddisfazione, passò in seguito, a visitare i laboratori, ove i giovanetti, deposta la divisa, si erano attivamente messi al lavoro; e s'interessò d'ogni cosa, con esame attento e diligente e con affabilità gentile ed affettuosa, che tornò di alto incoraggiamento e di vero premio agli allievi.

A New York, nella solennità del S. Rosario s'inaugurò il nuovo edificio delle scuole per i figli degli italiani, in sostituzione dell'antico, dove fu aperta la prima scuola salesiana negli Stati Uniti.

La festa, iniziata al mattino con solenni funzioni religiose, ebbe il suo compimento nel pomeriggio, celebrante lo stesso Arcivescovo. L'insigne Prelato, fu accolto con alto plauso dall'immensa folla, alla quale rivolse nobile parole, piene di paterni incoraggiamenti. Compiuto il sacro rito, il buon Pastore ebbe ancor belle parole d'encomio per l'opera che svolgano, a prò degli immigrati, i nostri confratelli.

NECROLOGIO

Avv. Giov. Batt. Borachia.

Figlio di una delle più distinte famiglie della Spezia, crebbe nella virtù e nel dovere fin dall'infanzia, ed alla virtù ed al dovere consacrò con pienezza mirabile il cuore e l'ingegno, studente, cattolico, sposo, padre, cittadino esemplare.

Sagace assertore della cristiana ristaurazione delle masse, l'avv. Gio. B. Borachia predilesse ogni istituzione cristiana sociale; favorì ogni opera diretta alla formazione della gioventù: e con la nobile integrità del carattere impresse all'opera personale, anche nel campo avversario, un'efficacia affascinante.

La nuova Spezia sarà sempre riconoscente al compianto Avvocato, che in mezzo alle molteplici occupazioni della sua professione, seguì costantemente questo programma: « Non appartarsi mai dalla vita cittadina; cooperare sempre senza intransigenze nè prevenzioni di simpatie o di antipatie personali per il bene della città natìa; e cooperarvi senza ripiegare neppure un lembo della nostra bandiera. E quando ad un'unica mèta convergano militi sotto diversi vessilli, ben si può essere compagni nella nova battaglia, a. patto di non perdere mai la propria individualità ».

La morte lo colse a 52 anni appena, ma ricco di meriti, il 31 ottobre u. s. Ai suoi degni figliuoli, alla consorte, ai fratelli, ai parenti tutti, torni di conforto lo splendore che ne circonderà la memoria e l'ammirazione che desterà sempre il ricordo delle sue virtù.

GIOVANNA MARIA ROSSANO. - Spirò santamente la sera avanti la vigilia d'Ognissanti, in Torino, tra i più acerbi dolori, sopportati con fortezza eroica. Ex-allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nutriva il più vivo affetto per Don Bosco e per le Opere Salesiane, delle quali zelò sempre l'incremento, nel miglior modo possibile. Le doni il buon Dio il premio che si è meritato con la vita esemplarmente santa.

Sig. GIOVANN DuRIO. - Morì con i conforti della Religione il 1° novembre u. s. lasciando nel pianto la sposa e i figli, i quali avranno sempre un conforto e uno stimolo al bene dal ricordo delle virtù paterne. Il compianto cavaliere sembrava il ritratto della robustezza. Come è vero che non dobbiamo fidarci nè della buona salute, nè del vigore degli anni! Una prece affettuosa per lui; che ci fu sempre largo di particolare benevolenza, a conforto della desolata famiglia, cui rinnoviamo, dall'intimo del cuore, le più vive condoglianze.

Mons. FRANCESCO MASETTI. - Prevosto della Cattedrale di Fano, spirò dopo lunga malattia, serenamente, il 3 agosto u. s. Nella vita operosa e retta, amò particolarmente la gioventù, in mezzo alla quale esercitò un apostolato indefesso, calcando le orme del Ven. Don Bosco. Scrittore facile ed attraente, donò ai giovani alcuni racconti ameni ed educativi, che si lessero con interesse. Modello di buon prete, pio, esemplare, zelante, amato e venerato da tutti, la sua memoria resta in benedizione.

Comm. AURELIO GOBETTI di Verona. - Uomo integerrimo attivo e intelligente, riscosse la stima di tutti i concittadini. Di cuor generoso soccorse numerose opere di carità e di assistenza, e fu largo di aiuti con molti bisognosi che lo ricorderanno riconoscenti. Sostenne anche, e lungamente, pubplici uffici, brillando per onestà di carattere.

Cav. GIusEPPE MoRTEO. - Spirò, religiosamente, ad Alassio, sul principio dello scorso mese, più che ottuagenario. Lieto di veder i figli per le vie onorate, nelle quali, con la voce e con l'esempio, li aveva amorevolmente avviati, provò particolar conforto nell'ore estreme nell'avere al fianco un di essi, sacerdote, che gli impartì l'ultima benedizione. Pace all'anima sua!

Preghiamo anche per:

ACCINELLI Antonio, † a Varazze (Genova). ALLIERI Francesco, † a Bagnatica (Bergamo ALUFFI Battista, + a Montegrosso d'Asti. AvoGARO Maria, † a Castelcerino di Soave. BARBERO Marianna, † a Cherasco (Cuneo). BARBERO Michele, † a Cortemiglia (Cuneo). BELTRAME Teresa, † a Candia Lomellina (Pavia). BERNOTTI Eligio, † a Candia Lomellina (Pavia). BERNOTTi RAMPINI Paola, † a Candia Lomellina. BERTELLI Marina, † a Mornese (Alessandria). BIANCHI Ambrogio, + a Borgosesia (Novara). BIAVATI D. Eugenio, † a Sabbioncello S. Pietro. BoNABELLO Vincenzo, † a Fresonara (Alessandria). CASAZZA Angelo, † a Sampierdarena CERRATO Carlo, † a Feisoglio (Cuneo). COGGIOLA Maria fu Pietro, + a Lu Monferrato: DEANA MASSEI Maria, † a Brescia. DEPRETTO Teresa, † a Padova. DI CASTELVERO ROBERTI C.te Vitt., † a Nizza M. DI LAMPORO C.te Luigi Amedeo, † a Torino. FOGLINO D. Luigi, † a Calamandrana. FRATE D. G. Batta, † a Brescia. GAY Maria, † a Pinerolo (Torino). GIORDANO Battista, † a Boves (Cuneo). GIRARDI Antonio, † a Rossano Veneto (Vicenza). LAVARELLO DALL'ORSO Teresa, † a Varazze. LONARDI Elisa, † a Fumane (Verona). MAGNANI Enrichetta Ved. CAMBIERI, † a Candia L. MANGILLI PARRAVICINI Emilia, † a Calolzio. MATTEUCCI ZATTIBI Ida, † a Napoli. OLIVI Antonio, † a Vittorio (Treviso). PALLADINI Augusto, † a Roma. PANSA Cav. Giovanni, † a Torino. PRAGA Giov. Maria, † a Candia Lomellina. RADICATI DI MARMORITO C.te Vittorio, † a Torino. ROMANELLO D. Angelo, + a Torreselle (Vicenza). ROSATI D. Ubaldo, † a Gubbio. SALA Teresa, † a Porlezza (Como). SANNAZZANO D. Pietro, † a Vignale Monferrato. SANSONE Francesco Paolo, † a S. Giovanni Gemini.

Indice dell'Anno 1923.

Notificazioni e Documenti,

Il Sac. Filippo Rinaldi ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane (1° gennaio 1923), pag. 1. 29 e 31 gennaio, 7.

I Salesiani ai confini della Russia, 15. Nuova chiesa a S. Francisco di Cal., 17. Eroismo, 31.

L'Opera Pontificia di soccorso in Russia, 8, 76, 102.

Enciclica del S. Padre Pio XI, nel Trecentenario della morte di S. Fracesco di Sales, 57, 88, 115.

Il VII Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione, 24, 52, 8o, 108; resoconto, 144.

Il sig. Don Rinaldi nel Veneto, 2 ,5. - In Sicilia, 87, 116, 147. - A Venezia e Trieste, 329.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice al Lazzaretto di Carso de Loro, 74.

Alle madri, 75.

Lo spirito di S. Francesco di Sales e di Don Bosco (Card. La Fontaine), 89.

Il nostro Rettor Magiore ai piedi del S. Padre, 113. Commemorazione di Don Bosco, 119.

L'anima di S. Francesco di Sales (dalle deposizioni della Chantal), 141, 173. 204, 259, 287. 314.

Solenne omaggio a Don Bosco educatore, 150.

Il nuovo Tempio di Gesù Adolescente a Nazareth 27, 82. - Annunzio della consacrazione e disposizioni del Rettor Maggiore, 169. - La consacrazione, 275, 285. - Gesù a Nazareth, 281. II Congresso Salesiano del S. Cuore, 170. Giornate di preghiere per le vocazioni sacerdotali, 170.

La festa della riconoscenza, 172.

Lo spirito educativo di Don Bosco nell'Orfanotrofio di Macao (D. S. Garelli), 177, 243.

In morte dell'E.mo Card. Richeliny, 229.

Il XXV dell'Opera di Don Bosco in Polonia, 248 e 256.

Nuove disposizioni pontificie circa l'insegnamento della Dottrina Cristiana, 253.

Il Papa e la diffusione della Buona Stampa, 255. Pia Associazione dei divoti del S. Cuore di Gesù a Roma, 257.

La scoperta del Sepolcro di S. Stefano, 32. - Il S. Padre e la scoperta, 171. - Pia Opera di S.

Stefano: Statuto, e approvazione del S. Padre, 231. - Sul Sepolcro del Santo, 258, 328. Omaggio a Don Bosco educatore, 310. Istituto «Agostino Richelmy », 311.

I nostri Servi di Dio.

madre Maria Mazzarello, 29.

Domenico Savio, 6o. - Ved. anche 64. Don Michele Rua, 85.

Il Ven. Don Bosco e l'Opera sua, 198.

La cara memoria del nostro Ven. Padre, 199. Aniene riconoscenti al Ven. Don Bosco, 273, 302. Don Andrea Beltrami, 225. - Ved. anche 81, 137, 165, 193.

Missioni Salesiane.

Quali sono?, ir. - Chi può aiutarci?, 175

Indulto Apostolico a favore delle Missioni Salesiane, li.

Nuovi Missionari, 39, 313.

ASSAM: durante le vacanze del « Puja » (D. P. Bonardi), 42, 71, 97, 154. - Nuovi missionari, 91. - I primi fiori dell'Orfanotrofio di Shillong (D. P. Bonardi), 127. - Appelli commoventi, 153, 291. - Una settimana in missione tra i Bhoi dell'Assam (D. P. Bonardi), 185, 215, 240. - La Prefettura Apostolica dell'Assam (Mons. Mathias), 209, 237,262. - Figurine indigene dell'Assam (D. P. Bonardi), 265. - Stato della Prefettura, 292.

CIACO PARAGUAVO: Cenni generali della Missione (con cartina), io. - Cose che fanno piangere (D. R. Pittini), 296. - Tra gli indii del Ciaco Paraguayo (D. R. Pittini), 324.

CINA: Il Vicariato Ap. di Shiu-Chow: resoconto del 1921-22, - Il nuovo orfanotrofio di ShiuChow (D. C. Braga), 124, 241. - Albori di civiltà' cristiana in Cina (D. G. Pasotti), 268. - Preoccupazioni è continui contrasti di guerra (D. G. Guarona), 317.

CONGO BELGA: La Missione Salesiana nel Congo Belga, 207.

EQUATORE: Irriducibili i Kivari?, 91. - Una pagina di sangue (D. S. Duroni), 92. - Le meraviglie naturali dell'Equatore (D. C. Crespi), 293.

KIMBERLEY: Il Vicariato Ap. (con cartina), 38. - La consacrazione del Vicario Apostolico, 39. - I missionari partiti per l'Australia, gi, 153.

INDIA: Arrivo di Missionari a Tanjore, 120. - La Missione Salesiana di Tanjore, 235.

PATAGONIA E TERRA DEL Fuoco: Dalla Missione della Terra del Fuoco (D. L. Cencio), 93. - L bisogni spirituali della Patagonia (D. G. Beauvoir), z66.

REGISTRO Do ARAGUAYA (Prelatura di): In visita alle Colonie indigene dei Bororos (D. S. Vallarino), ,8o, 212. - I Missionari di Registro, 261.

Rio NEGRO (Brasile)`. Dalla Prefettura Ap. del R. N. (D. G. Balzola), 157. - Nuova residenza di Missione tra i Tucani (D. G. Balzola e Mons. Massa), 319.

Episodi missionari.

Chi vuole adottare un orfanello? (D. G. Deponti), 72. - Lettera di U Jiri, 292.

Ammazzami, ma non lo sposo (D. G. Guarona), Ioo. La vecchia Teresa (D. G. Berardi), 130.

Ho un solo desiderio: quello di andare in cielo (D. I. Canazei), 298.

Un missionario eletto cacico dai Bororos (D. C. Albisetti), 323.

Altre notiz:e.

DALLE LETTERE DEI NOSTRI: Come si vive nell'Assam: Da bordo dell'Aquilea: da Pacasmayo a Ciaciapoyas, 13. - Come il Signore prepara i popoli alla Fede, 153. - Dal Congo Belga, 175.

-- Le Figlie di Maria Ausiliatrice in Cina, 175. - Una sfida al foot-booll a Shiu-Chow, 175. - Da S. Gabriel, 2o6.-Nella Pampa Centrale, 206. - Nella Colonia italiana di Chipilo, 233. - Dal Cuantung, 233. - Un convegno cattolico a Nongbali, 289. - Sono miracoli! ivi. - Gli orfanelli di Shillong, 316. - La capitale dell Assam, ivi.

VARIE: Una lapide a un benemerito missionario,,-12. - « Gioventù Missionaria », 90, 288, ecc. - Neofiti riconoscenti, 37. - I nostri alunni di Tanjore a Goa, 65. - Una cattedrale in costruzione, 128. - Mostra Missionaria Vaticana, 158, 288. - Un carico patagone innanzi al Presidente dell'Argentina, 235.

Mons. Luigi Mathias, Pref. Ap. dell'Assam, 36. La morte di due venerandi Missionari (Don Cassini e Don Milanesio), 41.

Risveglio di simpatie per la causa delle Missioni, 65. Dove trionfa l'amore di N. S. Gesù Cristo (D. M. Burger), 100.

S. A. R. il Duca di Spoleto a Shiu-Chow, 121. « Perche voglio farmi Missionario ii, 45, 129. I trionfi di Maria Ausiliatrice, 122. « La messe è molta!... », 175.

In memoria di Mons. Fagnano, 179. Neofiti del Congo, 46.

Le meraviglie di Maria SS. Ausiliatrice.

Grazie e favori, 18, 48, 76, 104, 132, 16o, 187, 217, 244, 270, 299, 326.

Triduo solenne per il Cinquantenario delle Figlie di Maria Ausiliatrice, 18.

Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice? 132. Le feste titolari del Santuario di Valdocco, 1$9.

- Echi delle feste titolari in Italia e all'Estero, 186, 216.

Maria S, . Ausiliatrice, Patrona dell'Australia, iio.

Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente. pag. 22, 35, 75, 103, 135, 162, 190, 219, 247, 272. Azione Salesiana.

Per S. Francesco di Sales, 6, 23.

Dacie di Maria Ausiliatrice, 90.

Centenario di S. Francesco di Sales, 23, 50, 8o, 164, 191, 288, 315.

Comitato Centrale Dame Patronesse, 23. Laboratorio ed Esposizione di Arredi Sacri, 37, 158, 206.

I Salesiani a S. Marino, Perugia e Santulussurgiu, 24.

Convegni d'azione salesiana in Sicilia, 163. Conferenze di propaganda, 164, 275. Solenne convegno giovanile, 52, 191.

Nuove scuole professionali a Verona, 221, 303. Giornate Missionarie, 301, 331.

Ai Cooperatori, 220, 303, ecc.

Notizie varie.

Un salesiano Amministratore Apostolico dell'Alta Slesia, 25, 53.

Due nuovi vescovi Salesiani (Mons. E. d'Oliveira e Mons. E. Coppo), 26, 278, 305. Il terremoto del Cile, 27.

In memoria di Mons. Morganti, 191.

Commemorazioni manzoniane, 192, 248. Grave incendio a Nichteroy, 223.

Nuova chiesa a Montevideo, 54, 248. Concorso nazionale antiblasfemo, 275.

Cinquantenario dell'Istituto Salesiano di S. Pier d'Arena, 275.

,Festa del Papa, 123, 277.

Il XXV dell'Istituto Paterno di Castelnuovo d'Asti, 303.

NOTIZIE VARIE dall'Italia e dall'Estero: 24, 52, 81, i08, 137, 164, 193, 221, 249, 275, 303, 33 Gli Ex-Allievi, 192, 249.

Necrologio.

E.mo Card. Richelmv, 229. Buio Card. Marini, 306.

Mons. Mariano A. Espinosa, 138. Mons. Domenico Pasi, 306. Mons. Francesco Rainoni, 278.

Can. Michele Sorasio, 278. Avv. Stefano Scala, 278.

Conte Paolo Gazelli di Cèresole, 278. Avv. Giovanni Batt. Borachia, 334. Salesiani, 138, 307.

Figlie di Maria Ausiliatrice, 55, 223.

Ved. anche le ultime pagine di ogni numero.

Additiamo come mezzo di semplice ed efficace propaganda il SALVADANAIO PER LE OPERE DI DON Bosco.

Quando il nostro Venerabile Padre usciva in Torino per raccomandare a molte buone famiglie la nascente opera sua, solevano spesso i nobili torinesi, con delicato pensiero, porre in mano ai figli le offerte che volevano dare a Don Bosco.

Perchè tutti i Cooperatori non potrebbero educare le innocenti anime dei loro figliuoli a questo primo inizio di beneficenza e di risparmio? Un salvadanaio si trova dappertutto; ci si scriva sopra: PER LE OPERE SALESIANE: e, a quando a quando, a Natale, o a Capo d'Anno, o per la festa di Maria SS. Ausiliatrice, o in qualche cara ricorrenza famigliare, sarà una dolce soddisfazione romperlo ed inviarne il contenuto al Successore del Ven. D. Bosco.