BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Febbraio 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, FEBBRAIO 1923   NUMERO 2.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: La Serva di Dio Madre Maria Mazzarello. - Eroismo. - La scoperta del sepolcro di S. Stefano. - Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente. - Le missioni Salesiane: Gioventù missionaria - Il Prefetto Apostolico dell'Assam - Neofiti riconoscenti - li Vicariato Apostolico di Kimberley - La morte di due venerandi Missionari - Dall'Assam: durante le vacanze del Puja - Perchè voglio farmi missionario - Neofiti del Congo. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Commemorazione trecentenaria di S. Francesco di Sales. - VII Congresso degli Oratori Festivi. - Note e corrispondenze. - Necrologio.

LA SERVA DI DIO MADRE MARIA MAZZARELLO

(n. a Mornese 1837 - m. a Nizza Monf. 1881)

Madre Maria Mazzarello fu l'anima su cui Don Bosco posò il suo sguardo, quando si accinse ad istituire le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nella vita di lei non v'è nulla di straordinario, anzi è tutto semplice e quasi oscuro; eppure la sua figura si profila nobilissima accanto a quella del Venerabile, molto diversa, in vero, e meno grande, ma avvivata dalla stessa luce. La Figlia riverbera in sè le virtù del Padre.

Vi fu chi scrivendo, o parlando, della Serva di Dio, la disse un « fiore di campo », pensando al pittoresco paesello che la vide nascere, o seguendola, tra i solchi paterni, giovinetta lavoratrice, con, la falce in mano e sulle labbra le pie canzoni popolari. Chi se la figurò in una cornice di verde, e non ravvisò in lei che una piissima vergine amante della purezza, dell'orazione, del nascondimento, e non la segui nelle vicende semplici e pur tanto significative della sua vita, nè la studiò nella maturità del pensiero e dell'opera dopo che incontrò sul cammino colui che doveva guidarla ad altissima mèta, non la conosce. Maria Mazzarello venne dai campi e dei fertili campi ebbe la produttrice forza feconda; ma, più che « fiore di campo », fu albero dal tronco forte, che dà perennemente fiori e frutti copiosi e prelibati.

D'indole ardente e decisa, ella si distinse per chiara e perspicace intuizione e per forza di volontà diretta al bene, insoavita dalla dolcezza di cui è ispiratrice la carità evangelica; e seguendo docilmente i disegni di Dio si preparò ad essere, nelle mani di Don Bosco, un maraviglioso strumento di bene per la salvezza delle anime.

Quale Chiara per San Francesco d'Assisi, e la Chantal per San Francesco di Sales, tale fu Maria Mazzarello per Don Bosco. Diversi i tempi, diverse le condizioni e i bisogni sociali, ma lo stesso spiccato carattere di fedeltà e di ardore nelle tre anime predestinate a immedesimarsi lo spirito dei Fondatori, per attuarlo pienamente secondo i bisogni e le esigenze dei tempi. Chiara d'Assisi e Giovanna di Chantal si chiudono dietro le grate di un chiostro e, serbando nel cuore il fuoco di carità che i santi maestri vi accesero, godono misticamente delle vittorie loro, e in tanto vi partecipano in quanto li sorreggono e li consolano con la purezza della vita immolata nel silenzio e con la preghiera tacita e fervente. La leggenda francescana, poetica, ma pur tanto vera, narra che Chiara, dopo aver seguito per qualche tempo il Serafico Padre nelle evangeliche peregrinazioni, da lui stesso venne invitata al dolce ritiro di San Damiano, dove si chiuse con altre vergini; e l'opera sua, d'allora in poi, fu sopratutto fiamma di vita contemplativa. Così voleva il Medioevo, quanto mistico altrettanto ferreo e uso a considerar nella donna l'angelo che prega e conforta, e non l'angelo che lavora e combatte. Cosi il fiacco Seicento, incapace di concepire la donna quale strumento d'azione sociale, fu pur incapace d'intendere il pensiero di Francesco di Sales, che, precorrendo i tempi, aveva ideato una nuova istituzione femminile, di attivo apostolato esterno, non di vita contemplativa soltanto.

Per Maria Mazzarello, non fu così. Figlia dei nuovi tempi, che nella donna vedono elementi di mirabili conquiste, dopo essersi consacrata a Dio, non vive soltanto di preghiera, ma anche di azione attivissima, che tuttavia non la distoglie un momento dalla contemplazione intima delle cose celesti, nelle quali trova le sue dolcezze e il primo movente del religioso apostolato.

Don Bosco, dal giorno che la vide e conobbe in lei la « donna forte », capace, per la sua stessa semplicità e umiltà, d'intendere e attuare mirabilmente il suo pensiero, la volle partecipe della sua missione rinnovatrice; ed ella volse e tenne sempre l'occhio fisso a lui, come una figlia al Padre, come un'umile discepola al Maestro, pronta ad ogni cenno, devota, fedelissima. Così, quando Don Bosco, obbedendo alla parola di Pio IX e seguendo un interiore impulso, volse l'animo ad occuparsi delle giovinette conce aveva fatto dei giovani, e fondò a tale scopo l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, volle Maria Mazzarello superiora delle prime Suore; affidò a lei il programma di vita attivissima per lo svolgimento del nascente Istituto; a lei trasmise direttamente il suo pensiero; e, sicuro, lasciò che sotto il suo sguardo il sacro germe germogliasse e fruttificasse.

E germogliò e diede frutti mirabili.

Da quel giorno, Madre Mazzarello si rivelò intera: i lineamenti della «donna forte » rifulsero, e prese a delinearsi sempre meglio in lei il carattere di chi l'aveva scelta.

« Unione con Dio » fu definito Don Bosco; eppure altro uomo, forse, non fu come lui straordinariamente operoso in tutti gli aspetti della vita sociale. Così Madre Mazzarello fu donna di preghiera e, nel tempo stesso, d'energica e molteplice azione. L'ardore di carità che infiamma il cuore del Venerabile divenne anche il suo ardore; la confidenza illimitata di lui nella Provvidenza divina, la sua confidenza; e la facile intuizione ch'egli aveva di tutti i bisogni sociali, la intuizione sua, alla quale, come in lui, seguiva immediata l'azione, diretta a rispondervi generosamente in tutte le forme suggerite da una carità prudente e sapiente.

E non solo bevette, per conto suo, alle sorgenti paterne avidamente, ma anche alle prime suore additò il Venerabile come la loro luce ispiratrice perenne; e tutte le sue parole, tutte le opere del suo governo ebbero norme e impronta dal nome e dallo spirito di lui. « La sua venerazione per il santo Fondatore - scrive il Card. Cagliero - era profondissima... Fu suo grande impegno l'imitarlo, massime nella sua intima comunicazione con Dio; soleva far osservare alle suore le rare doti del Servo di Dio, raccomandando loro di ricopiarle con amore, per essere degne figlie d'un tanto Padre; e le esortava a operare come lui, solo per la gloria. di Dio, e a dedicarsi tutte al bene del prossimo... ». Mons. G. Costamagna aggiunge che « una parola, un cenno, un desiderio di Don Bosco eran legge per lei: e s'adoperava, appena ne aveva contezza, perchè tutte, con lei, obbedissero ciecamente, allegramente, prontamente... ».

Per questo il novello Istituto fiorì come quello dei Salesiani; e, ancor lei vivente, le Figlie di Maria Ausiliatrice, dal paesetto di Mornese, portavano, nel nome di Don Bosco, l'opera loro fin nelle lontane terre della Patagonia.

Suor Maria Mazzarello non fu confondatrice, ma fedele collaboratrice del Venerabile.

Morì, a quarantaquattro anni, neppur dopo un decennio di vita religiosa e di governo, ma bastava ad affermare nel suo cammino di carità evangelica il nuovo Istituto, e a far sì che le orme impresse dalla prima Superiora Generale restassero incancellabili e tali che le suore, venute dopo, seguendole, camminano sulle orine stesse del Fondatore.

Per questo le Figlie di Maria Ausiliatrice continuano ad affidarsi alla prima Superiora come ai più puro e diretto raggio della luce paterna; e da lei imparano l'umiltà, che tanto più vince quanto più si nasconde; la fede, che dà le audacie divine dell'apostolato; la carità, che si sacrifica; la fortezza che resiste, ma senza asprezza, insoavita anzi del più puro palpito del cuore.

E per questo son divenute legione. Non soltanto, oltre l'Europa, le vede in quasi tutte le sue regioni l'America, ma pur anche il lontano Oriente; e anche l'India e la Cina le accolsero, aprendo loro nuove immense plaghe d'azione, proprio nell'anno giubilare dell'Istituto.

Madre Mazzarello morì nella Casa Madre, a Nizza Monferrato, e anche nella morte rivelò un aspetto, il più soave, del Padre, quella festività cioè, che accompagnò Don Bosco in tutta la vita, pur così travagliata. Sul letto dell'agonia ella cantava!... cantava il cantico della confidenza in Maria, cantava la speranza della letizia eterna.

La sua cella è ancora intatta, come la sua memoria nel cuore delle figlie che la conobbero e di quelle cui è tramandata fedele; le sue spoglie riposano nella Cappella-madre dell'Istituto, in un sarcofago emergente da uno sfondo di rose e di palme, innanzi al quale le Figlie s'inginocchiano riverenti, affrettando con la preghiera il giorno in cui la tomba materna sia trasformata in altare.

Di Madre Maria Mazzarello scrissero la vita il venerando Don Giov. Battista Francesia e Don Ferdinando Maccono; vita semplicissima, ma ricca di particolari, dai quali sorge chiara la figura di cotesta donna generosa che, sin dai giovani anni, ebbe un unico desiderio, corrispondere alle ispirazioni e alle grazie di Dio e far del bene alle anime.

Alle donne e alle giovinette, ammiratrici del tien. Don Bosco, noi consigliamo la lettura della biografia della sua prima figlia spirituale: vi troveranno ispirazioni di bontà, di forza e di costanza nella lotta contro il male.

E alle giovani anime, che sentono vivo nel cuore l'invito a una vita tutta di dedizione per il bene del prossimo, diciamo: - Leggete e meditate, e schieratevi generosamente sotto la sua bandiera!

Il Processo Ordinario per in Causa di Beatificazione della Serva di Dio Madre Maria Mazzarello è in esame gesso la S. Congregazione dei Riti: e si spera di veder presto introdotta la Causa.

Eroismo.

Togliamo da una lettera di un'umile Figlia di Maria Ausiliatrice (Suor A. M.), che vive tra i lebbrosi di Contratación queste linee, che, nella loro semplicità, dicono tutta la grandezza dell'eroismo che richiede quella missione:

« Io sto bene e sempre più contenta di trovarmi in mezzo a questi poveri, tormentati dal morbo: il mio lavoro, quasi di continuo, è prepararli a ben morire. Oh! che risorti belle! Fanno invidia! Se vedesse, veneratissimo Padre, in che misero stato si trovano: sono quasi tutti semi-vivi, molti non hanno più i piedi, a chi manca il naso. a chi le mani; molti sono ciechi, sordi, muti, e le loro carni dànno un fetore da far morire...

» Io ho la direzione dell'Ospedale Madre Mazzarello; le ammalate sono cento e dieci, quasi tutte senza le mani, quindici non hanno i piedi, e qualcuna ha soltanto il busto...

» Ah! venerato Padre, bisogna venir qui, in questa volle del dolore, per vedere ciò che siamo. Dovrebbero venir qui le signorine del mondo per vedere il loro ritratto! Certe signorine mondane, che si trovano nel lazzaretto, sembrano mostri, eppure la vanità non le abbandona e corrono ancora dietro alla moda...

» Ma quanti vivono nelle nostre case non soli più così, e pensano solo a ben morire, facendo tutti i giorni la loro ora di adorazione a Gesù Sacramentato, ascoltando la S. Messa, e accostandosi alla S. Comunione. A quelle che giacciono immobili, per mancanza degli arti inferiori, vien loro portato il SS. Sacramento in carriera tutti i giorni. È l'unica consolazione!

» Oh! come lavorano questi buoni Salesiani; non hanno un solo momento di riposo. Tutti i giorni sono tre o quattro i morti. Il 24 d'ogni mese si fa solennemente un'ora di Corte a Maria Ausiliatrice e le funzioni religiose sono celebrate con tanta divozione. Veda, caro Padre, in questo lazzaretto vi son molti dolori, ma non mancano le consolazioni.

» Lascio col dirle che si degni di ricevere i nostri più cordiali ossequi, uniti alle povere orazioni ed a quelle delle nostre care lebbrose. Le preghiere di queste pove ammalate sono ben accolte dal Signore, essendo accompagnate da grandi dolori, e l'assicuro che tutti i giorni esse fanno una preghiera speciale per Lei, secondo le sue sante intenzioni ».

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Vedere pagina 36.

La scoperta del Sepolcro di S. Stefano.

Fin dal mese di novembre u. s. accennammo alla probabilità - omai divenuta certezza - della preziosa scoperta, compiuta dai Salesiani di Beit Gemal (Palestina), del sepolcro di Santo Stefano, sopra il quale era stato innalzato un prezioso Martyrium.

Le reliquie del Protomartire e dei Santi Gamaliele, Nicodemo e Abidone, sepolti accanto a lui, vennero, come è noto, rinvenute l'anno 415, e trasferite alla Chiesa di Sion, madre di tutte le chiese di Gerusalemme.

A questo avvenimento tennero dietro due secoli di pace, dopo i quali, precisamente l'anno 613, Cosroe, re di Persia, passava nella Terra Santa come un ciclone devastatore, lasciando dietro di sè un mucchio di rovine. Poco tempo dopo, il trionfo dell'Islam, con la rapina degli avanzi dei sacri monumenti, completava la strage assai peggiore delle anime. E per il sepolcro di S. Stefano, isolato, lontano dalle grandi arterie di comunicazione e da qualunque nucleo di cristiani, successe un secondo periodo di completo abbandono e totale smarrimento, dal 613 fino a noi, tredici secoli all'incirca.

Finalmente, non senza particolare disposizione della Divina Provvidenza, avvenne che nel cortile, che si estende al nord dell'edifizio principale della Scuola Agricola Salesiana di Beit Gemal, nel far degli scassi per piantar alberi, si scoprissero, a varie riprese, tracce di mosaici. Evidentemente si pensò subito che qualche importante monumento poteva nascondere quel sottosuolo, tuttavia trascorsero ancora parecchi anni, senza che si pensasse di proposito a fare delle indagini. Soltanto nell'ottobre del 1916 il venerato direttore dello stabilimento, Don Eugenio M. Bianchi, decise di por mano agli scavi indagatori, che furon eseguiti con vera intelligenza dal salesiano Angelo Bormida, morto santamente a Naplusa, prigioniero di guerra.

I promettenti risultati allora ottenuti furon pubblicati nella Revue Biblique dei Padri Domenicani, e il periodico della Società di Terra Santa di Colonia ne fece oggetto di studio serio e coscienzioso.

Vari ostacoli interruppero il proseguimento dei lavori, ma finalmente, l'anno scorso, ai primi di giugno questi si ripresero. Una dozzina di robusti giovinotti della scuola, in pochi giorni, con picconi e pale sbarazzarono un'enorme quantità di materiale terroso, frammisto a non pochi frantumi di pietre, e misero in luce quanto era rimasto, dell'antico Martyrium. A una terza parte appena, ma sufficiente a darci una idea adeguata del tutto. Presenziarono ai lavori, insieme con i Salesiani della casa, l'egittologo P. Mallon e il P. Bovier Lapierre, professore dell'Università di Beiyrouth, entrambi della Compagnia di Gesù.

In tutti i presenti, man mano che brillavano al sole i varii strati di mosaici, che, se non per finezza di disegno, tendente a un barocchismo sovraccarico, certo per la rarità preziosa del materiale usato e per le molteplici graziose combinazioni dei colori, sono stati classificati fra i più pregevoli di tutta la. Palestina, cresceva la soddisfazione e l'interesse.

La lunghezza massima del mosaico scoperto è di 11 m. Non è troppo facile farne una descrizione che riesca ad avvicinarsi alla realtà, tanta è la varietà capricciosa con cui l'artista bizantino si ingegnò di decorare il Martyrium del Protomartire: e solo le fedeli riproduzioni a colori, che verranno prossimamente pubblicate, potranno dar un'idea men lontana dal vero.

La maggior parte dei mosaici, salvati dalla distruzione barbarica e dall'edacità del tempo, copre quasi del tutto la navata destra, e precisamente quella che sorge sulla tomba e che termina con l'altare del Diaconicon. Si è pure ritrovata la piccola e curva abside, che fino ad allora era rimasta una incognita insolubile. Ma ciò che interessa maggiormente e che forma per se stesso il monumento vero è il sepolcro glorioso, che si è rinvenuto intatto, in tutta la sua integrità.

La fama della ripresa degli scavi a Beit Gemal si diffuse, in breve, fra i più dotti palestinologi di Gerusalemme, i quali, dietro invito del nostro direttore, l'11 luglio si recarono numerosi sul luogo a prenderne visione.

Facevano parte della commissione archeologica i revv. PP. Domenicani Abel, Laférrière e Tonneau della Scuola Biblica di S. Stefano; i PP. della Compagnia di Gesù, P. Mallon e P. Bouvier Lapierre già menzionati, insieme col P. Jean Lévie dell'Università di Lovanio; P. Leopoldo Dressaire, superiore di N. Dame de France, insieme col P. Mamert Vionnet; il prof. Lavergne; il canonico Talvacchia per il Patriarcato latino, e il nostro D. Mario Rosin, Direttore dell'Orfanotrofio cattolico di Betlemme.

Il 2o dello stesso mese visitavano gli scavi il P. Chesneau d'Orléans e il P. Barnabé Meistermann, autore della « Guida della Palestina ». L'illustre uomo, superando gl'incomodi della tarda età, volle scendere nel sepolcro del Protomartire e con grande sentimento ringraziò Dio d'avergli serbato la consolazione di vedere assicurata in quella scoperta una delle sue più care e costanti opinioni, dolente che il ritardo degli scavi gli avesse impedito di cambiare, in proposito - nella nuova edizione della sua « Guida della Palestina » - la molta probabilità asserita in certezza assoluta.

Anche vari distinti Israeliti non mancavano dì recarsi ad ammirare l'interessante scoperta, attirati non tanto dal nome del Protomartire, quanto dalla stima che professano verso Gamaliele, che per loro è sempre un gran Dottore della legge.

Il 24 agosto sì recava sul posto anche S. E. Mons. Luigi Barlassina, Patriarca latino di Gerusalémme, accompagnato dal suo particolare cerimoniere Don Giorgio Golubovitch, dall'illustre palestinologo P. Maurizio Gisler, benedettino, e da D. Adaglio dei Figli della Provvidenza; e in data 31 ottobre dava la sua approvazione a un opuscolo relativo alla scoperta, scritto dal salesiano Don Giovanni Battista Fergnani, con queste parole:

« Approviamo la presente pubblicazione, augurando che la glorificazione del Sepolcro di S. Stefano, S. Gamaliele e Compagni, attiri copiose benedizioni sui buoni Salesiani, ai quali risale il merito di sí preziosa scoperta ».

In attesa di esporre ai lettori, in forma semplice e chiara, le ragioni che rivendicano agli scavi eseguiti tutta l'autenticità della preziosa scoperta, traduciamo dall'autorevole periodico « Biblica », un articolo del ch.mo P. Mallon.

Il Santuario bizantino di Beit Gemal (1)

Beil Gemal è un Istituto agricolo dei Salesiani di Don Bosco, situato sui primi contrafforti dei monti della Giudea, a quattro chilometri a sud della stazione di Artouf. Questo paese si presta ad una coltura svariata: la vigna e l'olivo attecchiscono ottimamente sulle cime e sui versanti, mentre la palma, il banano e l'eucalipto crescono nelle vallate, lungo i corsi d'acqua. Cosicche è fuor di dubbio che l'intera regione, in altri tempi, fosse assai più popolata che non ora.

Beit Gemal è circondata da vecchi ruderi, che trovandosi a non molta distanza, possono essere visitati tutti in un sol giorno. I principali fra essi - che facilmente possono venir identificati su di una carta un po' particolareggiata della Palestina - sono, incominciando dal nord: 'Ain sams, Bethsamès, dove si fermò l'arca di ritorno dal paese dei Filistei, - Mdjina, En-gannim della pianura di Giuda (Jos. 15, 34), - Tibneh, Thamma di Sansone, -- Tell Zakariyâ, probabilmente Azéka, - Khirbet suwékeh, Socco, - Beìt Nettîf, Netopha, - Khirbet Jarmúk, Jerimoth, -- Khirbet Zanu`a, Zanoah.

La collina di Beit Gemal, che trovasi al centro di coteste località, per certo doveva essere allora abitata. Vi si distinguono tre piccoli cocuzzoli. disposti in linea retta verso Beit Nettif. Il primo è occupato dall'attuale casa salesiana, il secondo chiamasi Deir `asfura, ed il terzo Khirbet el 'alya.

Questi tre monticelli sono disseminati di cisterne e di tombe scavate nel sasso, la maggior parte delle quali risalgono certamente all'epoca ebraica.

Degna di particolar menzione è la bella tomba a fori di colombe, come la chiamano gli indigeni. In tali fori, scavati a distanze regolari nelle pareti dell'entrata, venivano collocate delle lampade ogni qualvolta si facesse un'illuminazione in onore del rabbino sepolto nella tomba stessa. Anche il il masso vicino è coperto di piccole cupole disposte in linee parallele che, senza dubbio, eran destinate al medesimo, ufficio. Tombe simili a queste sono state rinvenute in Galilea.

Le vestigia cristiane sono evidenti per lo meno in quattro località.

A Bethsamès gli scavi di Mackenzie hanno rimesso in luce una poderosa costruzione che era, a quanto pare, un monastero bizantino; certo si è che le croci scolpite sui capitelli ed altre pietre che si rinvengono fra le rovine dimostrano che quello era un luogo di preghiera.

A due chilometri a sud di Beit Gemal trovasi un edificio semi-rovinato che gli indigeni chiamano Nébi Boulos. I Mussulmani ne han fatto una moschea, ma le croci scolpite in più luoghi, i capitelli, la disposizione generale dell'edificio, ci dicono che ci troviamo dinanzi ad un monumento cristiano dell'epoca bizantina, forse un piccolo convento che portava il nome di S. Paolo. La vallata, che s'apre davanti a questo nebi e s'allontana verso nordovest, porta anch'essa il nome di Ouadi Boulos.

Il terzo centro cristiano trovasi a cinque chilometri a sud-est di Beit Gemal, su di una collina ove giacciono sparse le rovine di una città importante, conosciute nel paese sotto lo strano nome di Malakatha. Ed è sulla sommità di questa collina, chiamata Oumm er-rous, che trovasi ancora oggidì quel bel mosaico della cappella, descritta molti anni fa nella Rivista Biblica (1898 pag. 611-614; 1899 Pag. 452).

Due rovine cristiane a due o trecento metri di distanza! La sommità della collina, col suo piccolo santuario, era forse un tempo occupata da un monastero, mentre la borgata adagiavisi più giù, lungo il dolce pendìo della collina... È qui che abbiamo visto un battistero, non mai segnalato prima d'ora dalla Rivista Biblica. La costruzione, costituita da un monolito di calcare, riproduce, col suo bacino a quattro foglie, la croce greca, ben nota nell'archeologia cristiana (1).

Sull'orlo del bacino è scolpita la seguente iscrizione: YIIEP COTEPIAC MASEOY KAi PES2PFIOY.

Questo battistero era dunque un dono di Mattia e di Giorgio, o quanto meno della loro famiglia, offerto a nome loro e a loro intenzione. Un'iscrizione simile ( che si differenzia soltanto nei due nomi proprii) è stata rinvenuta su di un masso spaccato di Oumm er-rous (Rivista Biblica 1893, pag. 613). Tutt'all'intorno del battistero si estende un campo di rovine che i proprietari non hanno ancora sfruttato. La vicinanza di una cisterna e di un emiciclo di pietre tagliate - forse un'abside - sono i soli indizi che probabilmente sorgeva colà una chiesa. A Thékoa lo splendido battistero ben noto si trova situato presso la cisterna e presso la chiesa: e ciò che dà motivo di ritenere che anche a Malakatha vi fosse una chiesa.

Purtroppo nella cappella di Oumm er-rous il vandalismo ha già lasciato tracce di sè: le lastre dì marino, che formavano il pavimento in mezzo al coro, sono scomparse. La bella croce in mosaico che si protendeva innanzi, è stata distrutta e non ne restano che le estremità dei bracci. Scomparsa è pure l'iscrizione greca: KYPOY Ii2ANNOY.

Infine il quarto centro cristiano è il piccolo santuario bizantino di Beit Gemal, il cui nome appare appunto nel titolo dì questa cronaca. Esso trovasi rinchiuso nel cortile della Casa Salesiana, verso il lato nord. In questo sito si rizzava, un tempo, una piccola moschea dedicata a certo cheikh Isma `in, segno che alla cima di questa collina era collegato un ricordo sacro. La moschea è stata rasa al suolo, e del santuario non rimangono purtroppo che alcuni frammenti di mosaico. Una ricostruzione, in parte ipotetica, ne venne pubblicata nella Rivista Biblica (1919, pag. 211), seguendo le indicazioni fornite da D. M. Gisler.

Nel luglio di quest'anno i revv. Salesiani hanno iniziato metodicamente uno sgombro dei materiali, e in tale circostanza, con squisita cortesia (della quale diamo loro da queste pagine vivissime grazie) ci invitarono a recarci a Beit Gemal, ove ci aspettava una cordiale e generosa ospitalità.

In seguito a tali lavori un'importante modificazione dev'essere apportata alla pianta pubblicata prima. Infatti i nuovi scavi hanno palesato l'esistenza, presso al coro, dell'usuale abside. Siamo dunque di fronte alla forma classica del santuario bizantino, costituito da una navata centrale, che si prolunga nel coro e termina con l'abside semicircolare e due navi laterali, chiuse ad angolo retto dal muro di fondo. Questo coro, sopraelevato di 36 centimetri sulle navate, era tutto di egual livello e il pavimento n'era costituito da un mosaico bianco, ornato di piccole croci a tre colori, nero, rosso, bianco, in tutto rassomiglianti a quelle della cappella di Oumm er-rous.

Il mosaico delle navate, formato di intrecci e di nodi svariati, con inquadrature e linee curve e fiordalisi, era di fattura veramente perfetta e di eccezionale ricchezza di tinte. I cubi sono finissimi e i toni verdi e rosa si staccano meravigliosamente sugli sfondi neri, bianchi e gialli.

Qual era lo scopo del piccolo santuario? Sotto la navata meridionale, e precisamente dinnanzi alla base del piccolo altare, è scavata una grotta, larga due metri e mezzo, profonda un metro e ottanta centimetri ed alta due, alla quale si accedeva mediante una scala che partiva da un edificio annesso e confinante col santuario dal lato sud.

Questa grotta esisteva prima dell'edificio ed un pilastro di pietre grossolane vi è stato aggiunto più tardi per sostenere il soffitto che minacciava rovina. Un'altra grotta più piccola e meno conservata è stata ritrovata ad est della precedente nel punto preciso dove passava il muro della cappella, il che dà a credere che essa non avesse alcuna importanza per l'architetto che non esitò ad ostruirla per sempre sotto le pietre dell'edificio. Al contrario la grotta occidentale fu espressamente conservata, nonostante che essa costituisse un serio ostacolo per la solidità della nuova costruzione, e l'entrata ne fu accuratamente conservata libera perchè ne fosse possibile l'accesso.

Qualche ricordo religioso era dunque unito a questa grotta?

Si pensò a Santo Stefano, le cui reliquie furono ritrovate nel 415 a Caphargamala, seguendo le indicazioni del prete Luciano. Tale ritrovamento ebbe allora un'eco immensa: le reliquie furono solennemente trasportate a Gerusalemme e collocate nella chiesa dei Monte Sion. Nello stesso nascondiglio erano stati rinvenuti i corpi di S. Nicodemo, di S. Gamaliele e di suo figlio Abibas, ora venerate a Pisa (1).

Secondo il racconto di Luciano, fu Gamaliele stesso che, aiutato da pii Cristiani, raccolse a Gerusalemme i resti sacri del Protomartire e li seppellì, onoratamente, in una sua proprietà chiamata Caphargamala, sita a trenta chilometri dalla città santa ( curaverunt autem Stephanum viri timorati et fecerunt planctum magnum super eum. Act. 8, 2).

Tutto sta nel localizzare questa Caphargamala, nome che significa villaggio di Gamaliele. Si è supposto che fosse Gemmala (Djemmala) presso Rentis, dove recentemente sono state ritrovate le rovine di una chiesa. Ma in quel luogo non vi è alcuna grotta funeraria sotto la chiesa e le tombe antiche più vicine sono a tre quarti d'ora di cammino di là.

Beit Gemal, indicata anche da lungo tempo, viene ad avere una seria comprova dai risultati dei nuovi scavi. Il nome - che gli arabi hanno trasformato in bel eg gemal, con l'articolo innanzi corrisponde bene, a quello di Caphargamala. Ed è certo anche che per un ricco rabbino di Gerusalemme la collina, circondata dalle città bibliche che abbiamo prima indicate, costituiva un posto particolarmente attraente. D'altra parte il santuario e la grotta non potrebbero trovare miglior giustificazione che dal ricordo del grande martire Stefano. Ed è logico anche non ricercare una tomba sontuosa, dato che, secondo l'ipotesi più probabile, le sante reliquie furono trasportate in un nascondiglio. Non è il caso di meravigliarsi, quindi, neppure nel vedere questa tomba collocata sotto la navata laterale e non sotto l'altare maggiore, perche essa non conteneva ormai più il suo tesoro.

Si potrebbe dunque ricostrurre il fatto in questo modo. Dopo il martirio di Stefano, i suoi resti preziosi vengono trasportati a Caphargamala, la Bet eg-gemal d'oggi. Infatti la persecuzione impediva di celebrare i funerali a Gerusalemme (Act. 8, 1). Per ragioni che non conosciamo, essi furono più tardi nascosti in una grotta funeraria insieme con i corpi dei pii Nicodemo, Gamaliele e Abibas, morti santamente nella fede cristiana. Il nascondiglio venne ritrovato nel V° secolo, nel periodo della massima prosperità della Chiesa in Palestina. Il corpo di Santo Stefano fu portato a Gerusalemme e in suo onore fu costruito, sopra la grotta santificata dalla gloriosa spoglia, il santuario che è stato ora ritrovato dai Salesiani...

A. MALLON S. J.

Gerusalemme, 3 Agosto 1922, nella festa dell'Invenzione delle reliquie di Santo Stefano (1).

(1) L'autore dell'articolo scrive Beit Djemal per riprodurre con pronuncia francese la voce Beit Gemal, che rende più precisamente il nome del luogo, qual è tutt'ora in uso presso gli arabi e come è scritto da quei nostri confratelli.

(1) Uno degli esemplari più notevoli è il battistero della basilica di Bethleem, anche esso di calcare monolotico, ma un po' più grande di quello di cui parliamo. Un altro battistero, di eguali dimensioni e forma di quello di Malakatha, trovasi fra le rovine della chiesa bizantina di Tayebeh.

(1) Una traduzione francese della lettera di Luciano è stata pubblicata dal R. P. Lagrange nel suo volume: « S. Etienne et son sanctuaire à Jérusalem 1894.

(1) Cfr. BIBLICA: Commentarii editi a Pontificio Instituto Biblico (Roma 1, Piazza della Pilotta 35) Vol. 3., Octobri 1922, fasc. 4., pag. 502-7.

"RIVISTA DEI GIOVANI".

AI GENITORI,

e a quanti seguono, con legittima trepidazione, lo sviluppo intellettuale e la formazione religioso-morale dei giovani, che attendono agli studi superiori nelle grandi città;

AI SACERDOTI,

che lavorano in mezzo alla gioventù, e s'incontrano di frequente in anime, anelanti alla luce e fameliche di cibo intellettuale;

AI GIOVANI PROFESSIONISTI,

che, dopo aver conseguito la laurea, costretti a vivere in piccoli centri, rimpiangono, nostalgicamente, le conversazioni e le conferenze di cattolica cultura, cui potevano assistere negli ultimi anni dei loro studi;

A QUANTI

amano istruirsi ancora, con facilità e con diletto, nella scienza della religione:

raccomandiamo "RIVISTA DEI GIOVANI" periodico mensile per la cultura e la vita cristiana, edito dalla Società Tipografica Editrice di Torino, Corso Regina Margherita 174.

Abbonatevi, e abbonate: ogni nuovo abbonamento sarà un nuovo faro di luce a più di un'anima.

Prezzo annuo: L. 12 - Semestrale: L. 6. - Un fascicolo separato: L. 1,50. - Chiedere numeri di saggio.

Omaggio internazionale a Gesù Adolescente.

Il nuovo Tempio di Borgo S. Paolo a Torino.

L'appello lanciato a favore dell'erezione del nuovo Tempio in onore di Gesù Adolescente a Borgo S. Paolo a Torino, continua ad aver un'eco generosa in molti cuori.

Segnaliamo - fra tutte - l'offerta degli alunni del nuovo Istituto Missionario della nostra Pia Società.

I primi alunni dell'Istituto Missionario Card. Cagliero, in unione con gli ascritti alla Società Salesiana residenti in Ivrea, privandosi volentieri delle piccole strenne ricevute in dono nelle feste dei S. Natale e di Capo d'Anno dai parenti, dagli amici e dai benefattori, inviano per il tempio di Gesù Adolescente una prima offerta di L. 5oo, pregando il Maestro Divino a far sentire sempre più vivo al loro cuore l'invito: « Andate e ammaestrate tutte le genti », perchè fermo sia anche in loro il proposito di prepararsi convenientemente, coll'aiuto della sua grazia, alla vita cui aspirano.

I devoti del Santuario di Piova, presso Colleretto Castellamonte (Torino), a mezzo del rettore Don Giovanni Bargero, implorando dalla Sacra Famiglia perenne assistenza in vita e una speciale benedizione in morte, L. 100.

Antonio Testa, L. 5o, col fervido voto di benedizioni celesti sulle sue mansioni e sui suoi ideali di fede.

Signora Toselli, L. 5o, perchè l'Amico Divino dei giovani assista i suoi cari figliuoli, dove non può seguirli il suo occhio di madre, e li cresca virtuosi come il suo cuore desidera.

Coniugi Cappellaro, L. 50, rinnovando a Gesù Adolescente la più calda preghiera per il figlio, perchè abbia a crescere immune dal contagio dei tristi.

Signor Vallory, L. 250, in suffragio dell'amata consorte, fidente che ad intercessione della Sacra Famiglia essa venga liberata presto dalle pene del Purgatorio.

Michele e Teresa Garrone, di S. Paolo della Valle (Alessandria), L. 100, per partecipare al bene che si farà in perpetuo nel tempio in costruzione ad onore di Gesù Adolescente, dai Figli di Don Bosco.

Don Angelo Lovisolo, direttore spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Ali Marina, L. 1oo, implorando le benedizioni di Gesù Adolescente sopra il suo ministero sacerdotale.

I piccini dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Torino-Valdocco, affettuosamente pregano Gesù Adolescente a benedirli insieme colle loro famiglie, e offrono per l'erezione del nuovo tempio in Borgo S. Paolo L. 78.

Il Dott. Luigi Gaetano Roncagli di Lucca L. 8o per il tempio a Gesù Adolescente, domandando una preghiera secondo le sue intenzioni.

Giovanni Longare, L. 50, supplicando la Sacra Famiglia a ricondurre la pace nella propria, vessata dalle malattie in modo terribile, che solo una gran fede congiunta alla speranza di vederne, per divina bontà, il termine o almeno la diminuzione, l'aiuta a sopportare.

LE MISSIONI SALESIANE

Nuovo periodico missionario.

Nel 1925 ricorre il Cinquantenario della partenza dei primi Missionari Salesiani per l' Argentina. Il Bollettino mensilmente verrà preparando i Cooperatori al fausto avvenimento; ma per interessarne, come è dovere, anche i nostri giovani, specie quelli educati negli Istituti e negli Oratori Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fin da questo mese s'inizierà la pubblicazione di un nuovo periodico missionario.

"Gioventù Missionaria"

è il titolo del nuovo periodico mensile illustrato che uscirà prossimamente in preparazione al GiuBILEO DELLE MISSIONI SALESIANE (1875-1925).

Nel titolo è tutto il suo programma! Sarà redatto in forma facile per le numerose schiere giovanili che popolano i collegi, gli oratori, i pensionati dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e per i figli dei nostri ottimi Cooperatori.

Rievocherà la storia delle varie Missioni Salesiane - presenterà le figure più interessanti dei missionari colle loro apostoliche fatiche e colle loro avventure, le curiosità scientifiche, geografiche, etnografiche delle varie regioni - i costumi dei selvaggi o pagani, e specialmente i benefizi morali e spirituali, apportati dal missionario alla vita abbrutita e superstiziosa di popoli lontani.

Darà pure ospitalità a racconti, novelle, di ispirazione missionaria ed a fatti edificanti.

'' Gioventù Missionaria „ mentre farà conoscere le diverse Missioni a cui attendono i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice nelle varie parti del mondo, non sarà esclusivista nel suo programma. Quanto d'interessante vi è nelle ALTRE MISSIONI e quanto di bene si compie nel mondo a favore delle Missioni, specialmente dai giovani, sarà ricordato al momento opportuno, perche tutti i giovani nostri abbiano un incitamento ad apprezzare le Missioni, a sostenerle con la loro simpatia piena di entusiasmo e sòpratutto colle loro preghiere e colle loro opere buone.

Prezzo d'abbonamento:

Italia e Colonie: Anno: L. 5. Semestre: L. 3. Direzione: Via Cottolengo 32, Torino (9).

N.B. - Il primo numero uscirà questo mese. Affrettate gli abbonamenti. Chiedete numeri di saggio all'Amministrazione: Corso Regina Margherita 174, Torino (9).

Mons. Luigi Mathias Prefetto Apostolico dell'Assam.

Con Decreto della S. Congregazione di Propaganda Fide, in data 15 dicembre u. s., il salesiano don Luigi Mathias è stato nominato Prefetto Apostolico dell'Assam.

I primi Salesiani diretti all'Assam si congedarono ai piedi di Maria Ausiliatrice, presente il compianto don Albera, la domenica 22 ottobre 1921 e sul finir dell'anno, capitanati da don Mathias, movevano alla volta dell'immensa Prefettura Apostolica. Questa, eretta nel 1889 ed affidata ai Religiosi della Società del Divin Salvatore, dopo la loro partenza, venne temporaneamente commessa alle cure dei PP. RR. della Compagnia di Gesù, e in seguito, per le vive insistenze della S. Congregazione di Propaganda e in ossequio ai ripetuti inviti di PP. Benedetto XV, venne accettata dai Salesiani.

Mons. Luigi Mathias ha 35 anni. Nacque a Parigi nel 1887 e di là passò a Tunisi, dove nel 1899, dodicenne, fu accettato in quell'istituto Salesiano. Nel 1903 venne in Italia per ascriversi alla nostra Pia Società, e restò fino al 1811 nelle Case Salesiane di Sicilia, quindi venne a Foglizzo dove terminò gli studi teologici e fu ordinato sacerdote il 20 luglio 1913. Ritornato in Sicilia, quivi, prima e dopo la guerra europea, trascorse gli anni suoi operosi, amatissimo dai giovani e dai confratelli, sino alla partenza per l'Assam.

« Giunti in Assam, ci mettemmo allo studio delle lingue ed io, scrive Mons. Mathias, alla visita di questa immensa missione. In seguito ad una di queste visite in una delle parti più selvaggie della missione, un Padre Gesuita che ci aiutava, volava al cielo, ed io doveva pormi a letto, colto dal tifo, con dolorose complicazioni. tra cui una flebite, che m'obbliga ancora a camminare cautamente e con un bastone.

» Il diavolo sembra proprio furioso dal nostro arrivo in questa missione: un altro Padre si rompeva la gamba - una scuola incendiò - e la nostra grande chiesa minaccia rovina, causa i frequenti terremoti. Ma del bene se ne è fatto; contiamo già 448 battesimi - 18.500 confessioni e più di 60.300 comunioni, e tutto il resto. Ricevendo questa mia, si potrà già pensare a 16 salesiani sparsi nell'Assam in 6 residenze con 4 orfanotrofi, ed una scuola professionale in funzione. Il Signore benedice realmente la nostra opera; noi speriamo di aver già alcuni aspiranti alla vita salesiana, che ci daranno un qualche aiuto fin dal prossimo anno ».

Neofiti riconoscenti.

Gli scolari della residenza di Tung Pi, del Vicariato Apostolico di Shiu-Chow (Cina), hanno inviato, in caratteri cinesi, una letterina alle nobili dame Patronesse delle Opere del Ven. don Bosco in Torino, che, fedelmente tradotta in italiano, dice così:

Tutti gli scolari di Tung Pi mandano i caratteri alle Signore di Torino, perchè li vedano. Ora abbiamo saputo che Dio ha ricevuto nel suo seno l'anima della nobile Presidente Mazè de la Roche. Ora, poichè scorso anno essa ci regalò molte belle magliette, noi, scolari, riconoscendo perciò che essa è nostra benefattrice, fino ad oggi non ci siamo dimenticati del suo benefizio, e ora preghiamo Dio che presto le dia della pace il luogo.

Adesso osiamo pregare voi, nobili Signore, perchè concediate a noi, umili scolari, un altro favore. Quale favore? Dalla Cina gli uomini amano molto suonare gli 8 strumenti (1) Ora noi desideriamo andare in giro nei vicini paesi e soffiare gli strumenti. e battere i tamburi, e rappresentare drammi, e dopo insegnare agli altri uomini ad ascoltare dottrina divina, ed aprire a civiltà degli altri uomini il cuore. Perciò, possiamo, o no, ottenere che Voi diate a noi 2 tamburi, una grancassa, 4 cornette, 2 genis, 2 flauti, 2 tromboni, 2 timpani e 4 piatti. Se, per favore, queste cose, voi, nobili Signore, volete dare, noi per tutta la vita pregheremo Dio e il Santo Giuseppe, nostro grande protettore, che benedica l'anima di voi, Signore, e benedica i vostri affari.

Adesso, noi, di affetto in segno, vi mandiamo queste umili cose; della nostra Chiesa fotografia una, più di tutti gli scolari fotografia una (2), più vi mandiamo in carta di riso figure numerose, e arrivato il giorno in cui le riceverete, vi preghiamo di gradirle; di più noi preghiamo Dio che vi benedica non una volta sola.

La nascita di Dio - millenovecentoventiduesimo anno - 5a luna - nono giorno.

Della Chiesa Cattolica di Tung Pi,

Tutti gli scolari riveriscono.

Per il S. Natale giungeva al rev.mo sig. don Rinaldi questa letterina dall'Orfanotrofio S. Antonio di Shillong.

Shillong, 28 novembre 1923. O reverendo e caro Padre,

Noi rendiamo grazie alla grandezza vostra, perchè vi compiaceste di mandare i sacerdoti della Società Salesiana a predicare la Parola di Dio nel nostro paese, il quale è povero, e a noi che siamo orfani, e ci attirano le grazie di Dio. Da tali Padri noi abbiamo conosciuto chi sia il Ven. Don Bosco e Domenico Savio, e abbiamo imparato a amare Maria, Aiuto dei Cristiani. Soventi volte, lungo la giornata, ed alla sera, noi invochiamo questa madre amata. Noi abbiamo la sua immagine nelle nostre camere.

Sì, o Padre reverendo e amato, noi ringraziamo e salutiamo voi per questa benignità dei vostri figli verso di noi, e noi Promettiamo di pregare del continuo per voi e per loro, affinchè Iddio benedica alle opere vostre e alle loro, e conceda che voi viviate a lungo, come loro superiore e superiore nostro, in salute e felicità.

Il giorno santo del Natale sia giorno felice per Voi, o Padre amato, e per tutti i Superiori delle Case Salesiane.

Noi siamo coloro che vi amano e onorano, e che umilmente si raccomandano alle vostre orazioni e che desiderano un giorno felice a voi e agli altri superiori.

I ragazzi della Scuola e Orfanotrofio di S. Antonio.

(1) La banda cinese è composta di 8 strumenti.

(2) Purtroppo, non si possono riprodurre, non essendo ben fatte.

Laboratorio Arredi Sacri per le Missioni estere Salesiane.

Il laboratorio «pro Arredi Sacri delle Missioni Salesiane» intitolato alla compianta Contessina Lorenzina Mazè de la Roche, che se ne occupò sino all'ultimo giorno della sua vita, fu iniziato dal Comitato Centrale Patronesse Salesiane di Torino nel marzo dello scorso anno 1922 e al mese di giugno poteva offrire, nell'annuale esposizione Arredi Sacri, al R.mo sig. D. Rinaldi, per il suo giorno onomastico, 24 pianete, 3 paramentali, e vari capi di biancheria per la S. Messa.

Dato l'esito soddisfacente, quest'anno il Laboratorio si aprì sin dal mese li novembre. Le signore Patronesse, sotto l'abile direzione della Signora Maria Musso Croce, che con esemplare attività si è dedicata in modo speciale a quest'opera, si riuniscono a lavorare nel pomeriggio di ogni sabbato, in una sala del Pensionato delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Via Giulio 20, mentre alcune Patronesse, impedite di recarsi al laboratorio, lavorano attivamente nelle loro case.

Pur avendo il pensiero all'esposizione d'arredi sacri, che avrà luogo, come negli scorsi anni, alla fine di giugno - e si ha fiducia che riesca più ricca e copiosa del consueto - le sig.re Patronesse si offersero quali umili operaie al sig. Don Rinaldi con preghiera di disporre del loro lavoro per ogni altro bisogno più urgente. Così avvenne che abbisognando Mons. Versiglia di alcuni arredi sacri prima di ritornare al suo Vicariato in Cina, le nobili Patronesse si affrettarono a confezionarli e poterono consegnarglieli prima della partenza, alla metà del mese scorso.

Il laboratorio finora si è svolto mercè l'aiuto delle Patronesse medesime, che vi provvedono con offerte in denaro e in stoffe; ma noi sentiamo il dovere e il bisogno di raccomandarlo a tutte le Signore Cooperatrici, perchè comprese delle grande utilità di quest'opera vogliano ad essa cooperare, inviando sete, tele, lini, e qualsiasi cosa di cui possano disporre, che verrà preziosamente utilizzato a vantaggio delle Missioni Salesiane.

Il Vicariato di Kimberley nell'Australia Occid.

Il Vicariato di Kimberley - eretto il 5 maggio 1887 - occupa la parte nord-ovest del continente australiano, e si estende dal 16° al 19°3o' di latitudine sud e dall'Oceano Indiano al confine del Northen Territory, con una superficie di 12o.oo0 miglia quadrate, cioè di 240.760 chilometri.

Ecclesiasticamente fa parte della provincia dell'Archidiocesi di Adelaide (Australia Meridionale-Occidentale): e confina al nord con la Missione del fiume Drysdale, ad est con la diocesi di Vittoria-Palmerston, a sud con la diocesi di Geraldton.

Nel 1890 venne fondata a Beagle Bay la 1a Missione per convertire gli aborigeni. La Missione fu iniziata dai Trappisti che vi rimasero per 10 anni, cioè fino al 19oo.

Mons. Kelly, Vescovo di Geraldton, cui era allora affidato il territorio di Kimberley, recatosi a Roma nel 19oo, ottenne che i Pallottini (Padri della Pia Società delle Missioni) si addossassero il lavoro che i Trappisti dovettero tralasciare. Oltre alla casa principale di Beagle Bay, i Pallottini ne apersero una a Broome ed un'altra a Disaster Bay (Lombadina).

Il 1° Amministratore del Vicariato fu il rev. G. B. Kelly Vescovo di Geraldton; a lui successe il rev.mo Fulgenzio Torres O. S. B. Abate della Nuova Norcia, dal 1910 al 1914: ultimamente era Amministratore il rev. John Creagh, C. S. S. R., con residenza a Broome.

Anche le popolazioni di Derby, Wyndham, e Hall's Creek venivano periodicamente visitate.

Gli abitanti della Missione sono in maggior parte indigeni semi-selvaggi, ma buoni, bisognosi di protezione e di aiuto contro i soprusi dei trafficanti.

A Derby e Wyndham vivono parecchi cattolici bianchi, che parlano inglese; e un po' d'inglese si parla pure da tutti gli Indigeni.

Le varie tribù parlano lingue diverse. Le tribù degli Indigeni sono poco popolose. Una tribù, d'ordinario, non consta che di 5o, o al massimo 1oo persone.

L'opera della Missione dovrà tendere ad accentrare le varie tribù, lavoro necessario, ma difficile, per le inimicizie e diversità di lingua tra le varie tribù, nonchè per la tendenza degli indigeni alla vita nomade, di caccia e di pesca.

I nostri dovranno iniziare la missione a loro vantaggio. Per prima cosa, s'impone la fondazione di un ospizio per i giovani e per i vecchi, e per quest'opera non potranno bastare i mezzi che possono fornire le selve dell'Australia: la raccomandiamo vivamente ai Cooperatori.

La stessa coltivazione dei campi è faticosa e poco rimunerativa per il caldo e la siccità. Non piove che una volta all'anno, verso Natale: e il raccolto è buono, quando piove due volte.

Il clima è sano, ma snervante, per il caldo eccessivo. Nell'inverno fa sovente freddo.

Le comunicazioni non sono le più comode. A Broome si arriva più facilmente da Fremantle, o da Port Darwin e Singapore. I piroscafi partono una o due volte al mese.

Da questi pochi cenni, i lettori comprendono che si tratta di una missione di grande sacrifizio, dove l'opera di evangelizzazione delle varie tribù, ancor da iniziare, sarà lenta e difficile, anche per le enormi distanze e la scarsità della popolazione e delle risorse. Noi la seguiremo con fraterno interesse, e ci riterremo fortunati di comunicare premurosamente le relazioni che ci perverranno dal nuovo Vicario Apostolico e dai suoi generosi coadiutori, perchè tutti l'abbiano presente nelle preghiere, e i nostri Cooperatori anche nella distribuzione delle elemosine.

La Consacrazione del Vicario Apostolico.

La vigilia di Natale, 24 dicembre, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, riceveva la Consacrazione Episcopale l'ill.mo e rev.mo Mons. Ernesto Coppo della Pia Società Salesiana, Vescovo titolare di Paleopoli, Vicario Apostolico di Kimberley, cui lo stesso Santo Padre, dopo l'ultimo Concistoro Segreto, aveva imposto il rocchetto. Compì la consacrazione Sua Ecc. Rev. Mons. Domenico Comin, salesiano, assistito dalle LL. EE. RR. Mons. Giov. Batt. Pinardi e Mons. Luigi Versiglia.

Il rito si svolse con tutta la solennità commovente del Pontificale Romano. Dirigeva le cerimonie il rev. D. Gusmano. Prestò egregiamente servizio di canto un gruppo di alunni del Seminario delle Missioni Estere di Valsalice, sotto la direzione del Maestro Don Grosso. Assistevano alla funzione i Membri del Consiglio Superiore Salesiano, una rappresentanza del Clero della diocesi di Casale, i parenti e un'intima accolta di amici ed ammiratori del nuovo Vescovo, e, con tutti i giovani interni dell'Oratorio. nume rosissimi membri dei Circoli degli Oratori festivi Salesiani.

Al nuovo Vescovo giunsero numerosi telegrammi di congratulazione e di augurio della natìa diocesi di Casale e dal Nord America, dove, per venticinque anni, svolse un'azione apostolica a vantaggio dei nostri emigrati.

Cerimonia d'addio a un gruppo di nuovi Missionari.

La domenica appresso, ultimo giorno dell'anno, prima del canto del Te Deum, si compì la cerimonia d'addio a un gruppo di nuovi missionari, diretti alla Cina, all'Assam, alla Palestina e particolarmente all'Australia. Lo stesso Mons. Coppo tenne la conferenza ai Cooperatori e ai devoti che gremivano il Santuario, parlando delle opere già compiute nel campo delle Missioni Cattoliche dai Figli del Ven. Don Bosco e di quelle che stavano per essere iniziate. Tra queste è la nuova, difficile missione di Kimberley in Australia, per la quale sollecitò ogni sorta d'aiuto, spirituale e materiale, essendo particolarmente bisognosa dell'assistenza di Dio e dell'aiuto delle anime zelanti della sua gloria.

Sceso dal pulpito Mons. Coppo, s'avanzò all'altare Mons. Carlo Menicatti, Vicario Apostolico in Cina, il quale, dopo la benedizione col SS. Sacramento, invocò le benedizioni di rito sui partenti e rivolse loro una tenera allocuzione, commentando le parole che Gesù rivolse agli Apostoli: « Non siete voi che avete scelto me, ma io che ho scelto voi. Grande, difficile è la vostra vocazione, la conversione del mondo; ma non temete; son lo che vi ho eletti in mezzo al popolo cristiano con grazia di predilezione, lo che farò sentir la stessa voce ad altri che verranno dopo di voi, sino alla fine dei secoli.

» Andate, adunque, continuava il Vescovo Missionario, confortati dalla grazia di Dio e dalle sue benedizioni. Ecco che il grande orizzonte missionario, cioè il paganesimo, si apre innanzi a voi! Andate e siate luce, dove le tenebre incombono da tanti secoli. Vi aspettano molte anime: portate loro la parola della fede!

» Caro e confortante è questo spettacolo che si rinnova nella nostra Italia, Voi siete i nuovi ambasciatori di Dio: nelle persone dei vostri Superiori e del Vicario stesso di Gesù Cristo, è Gesù che vi manda. Andate adunque fiduciosi. Avrete da soffrire, non risponderanno tutti alla voce di Dio; ma Egli, con la sua grazia, susciterà molte anime, che l'ameranno con tutta la effusione del cuore, e, conosciuto Gesù, si doneranno interamente a Lui, e, conosciuta Maria, ameranno e venereranno la Madre Divina sino al tramonto dei secoli.

» Andate e lavorate. Forse, voi non raccoglierete i frutti delle vostre fatiche, ma i frutti non mancheranno; se non li raccoglierete voi, li raccoglieranno i continuatori della vostra missione; ma Iddio, che è giusto, rimuneratore darà anche a voi soddisfazioni intime e profonde.

« O fratelli, voi siete spettacolo a tutti, agli angeli, agli uomini. Il mondo si è allontanato dalla legge di Dio e dai suoi precetti, e voi, col vostro eroismo, dite al mondo una parola che lo impressiona e lo fa pensare. Anche il Cielo ammira la vostra vocazione. Voi abbandonate tutto e tutti, la famiglia, i parenti, la patria, per consacrare con eroico sacrifizio, la vita intera alla conversione dei popoli infedeli! Oh! siate certi che vi accompagnano le preghiere e le elemosine di quanti hanno fede, come vi accompagna Iddio, il quale coronerà un giorno le vostre fatiche col premio immortale ».

Compiuta la cerimonia di rito, S. E. Mons. Coppo e i nuovi Missionari - erano dodici - passarono a uno a uno a salutare il rev.mo sig. Don Rinaldi e gli altri Superiori, quindi sfilarono alla porta della Basilica, in mezzo al popolo che si pigiava sul loro passaggio, deponendo offerte nelle loro mani, e domandando e promettendo preghiere.

Sempre cara questa suggestiva cerimonia, che speriamo abbia a ripeteresi più volte anche quest'anno, a sollievo dei più amati tra i nostri confratelli, se ci assisterà, insieme col Signore, la carità dei benefattori.

Un bell'esempio di cooperazione missionaria.

Mons. Coppo, ai primi di gennaio, fece una visita alla città di Casale, dove aveva compiuto gli studi teologici e il Vescovo Mons. Pella l'aveva invitato a pontificare il giorno dell'Epifania. I casalesi gli fecero la più cordiale accoglienza, e la vasta e splendida cattedrale si gremì di fedeli. Il nuovo Vescovo, nell'omelìa che tenne, lanciò la proposta che la diocesi di Casale adottasse, come missione sua, il Vicariato di Kimberley, e la proposta, accolta dal clero e dal laicato con entusiasmo., verrà coltivata dalla Voce Casalese. Ci dà ben a sperare che ne verranno davvero preziosi vantaggi alla nuova missione la generosità con cui i bambini stessi di vari centri della Diocesi vollero già contribuire, coi loro piccoli risparmi, alle spese della prima spedizione. Rosignano in modo speciale, Cellamonte e Trino Vercellese, fecero generosa accoglienza al Vescovo Missionario.

Cartoline Missionarie.

Sono state allestite altre serie di cartoline delle nostre Missioni, e precisamente dell'Assam, che raccomandiamo, come quelle della Patagonia e della Terra del Fuoco, e della Cina, ai nostri amici e Cooperatori. Si vendono assortite al prezzo di L. 1.5o alla dozzina - e di L. 10 al cento -franche di porto. - Richiederle all'Ufficio Propaganda Missionaria - Via Cottolengo, 32. TORINO, 9.

Una Cooperatrice ci prega di pubblicare:

Molti di voi già avranno acquistato le interessanti « Cartoline missionarie», ma... io vorrei dire una parolina a chi ancora non le ha chieste.

Pensate al bel numero che noi siamo e pensate quale bella ed utile cosa sarebbe se ognuno di noi si impegnasse di rivendere, fra parenti ed amici, almeno un centinaio di cartoline. Nessuno le rifiuterà, perchè oltre ad essere interessanti, sono pure utili; nessuno, sentendo pronunziare il nome venerato di Don Bosco, rinunzierà ad appoggiare le sue Missioni, anzi qualcuno unirà al prezzo un'offerta caritatevole.

All'opera dunque! Nessun Cooperatore, nessuna Cooperatrice si rifiuti a far maggiormente conoscere l'opera dei Missionari di Don Bosco e a dare ad essi un piccolo aiuto. Ognuno di noi mandi le sue dieci lire, distribuisca i pacchetti, ed invii il ricavo a Torino. - La cosa è possibile e facile a tutti: chi non accetterà?

La morte di due venerandi missionari.

Son morti sulla breccia due dei più vecchi Missionari Salesiani, Don Valentino Cassini e Don Domenico Milanesio.

Don Cassini fu dei primi diecì Salesiani, che nel novembre 1875, benedetti da Pio IX e dal Ven. Don Bosco, partivano per la Repubblica Argentina. Di essi non resta che il teol. Giovanni Cagliero, oggi Cardinale di S. Chiesa, che il Signore conservi ancor lungamente al nostro affetto e alla nostra ammirazione.

Don Valentino Cassini, nato il 10 aprile 1851 a Varengo Monferrato, fu presentato dai pii genitori a don Bosco e da lui condotto all'Oratorio nell'agosto del 1863. In seguito vestì l'abito chiericale e venne ordinato sacerdote nell'ottobre del 1875, in S. Nazzaro dei Burgondi da Mons. De Gaudenzi. Ricordava con intima compiacenza come anche don Bosco, presente alla sacra ordinazione, gli avesse imposto le mani, quasi a discepolo prediletto. Poco dopo partiva alla volta dell'Argentina.

Ritornò in Italia nel 1887, per accompagnare Mons. Cagliero al letto di Don Bosco morente, e nel 1896 per abbracciare ancora una volta la vecchia madre. Don Rua lo inviò allora, a capo di un gruppo di missionari, negli Stati Uniti, dove fu parroco della chiesa del Corpus Domini in S. Francisco di California. Nel 1903 ritornò in Argentina, al collegio di Bahia Blanca, e vi rimase fino al 1905, quando fu destinato alla chiesa di S. Carlo di Buenos Aires, in qualità di vice-parroco, nel qual ufficio restò fino al termine dei suoi giorni con dedizione esemplare.

Fu questo il più laborioso campo d'azione di Don Cassini, dove si guadagnò la stima di tutti i parrocchiani, che ne ammiravano l'anima piena di abnegazione pel ministero sacerdotale, al quale attendeva generosamente, anche a costo di penosi sacrifizi. Non sapeva mai ricusarsi, quando si trattava di salvare un'anima; non disse mai «non posso », e ciò fino agli ultimi giorni.

Spirò il 26 ottobre u. s., circondato dai superiori della casa, benedicendo e ripetendo il nome santo che aveva imparato a ripetere all'Oratorio e gli aveva dischiuse le vie dell'apostolato: « Quanto sei buona, Maria Ausiliatrice! »

« Se l'opera benefica dei Missionari - scriveva El Pueblo di Buenos Aires in morte di don Cassini - fosse debitamente valorizzata, se si avessero convinzioni adeguate dell'efficacissima azione civilizzatrice e patriottica di questi uomini ammirabili, che si consacrano all'educazione della gioventù povera ed abbandonata, se giungesse fino a loro la gratitudine del paese, a cui servono disinteressatamente, generosamente, si dovrebbe perpetuare nel marmo o nel bronzo anche la memoria di don Valentino Cassini, del virtuoso sacerdote, che della carità si fece uno stemma e del sacrifizio un dovere ».

Don Milanesio partiva per l'America nel 1877, con la terza spedizione, e lavorò sempre nell'Argentina e nella Patagonia. Gli antichi lettori del Bollettino ricordano indubbiamente le sue relazioni riboccanti di fervore apostolico. « Da una rassegna dettagliata dell'opera svolta dall'infaticabile Missionario - scrive la Patria degli Italiani di Buenos Aires - consta che D. Milanesio aveva attraversato, a cavallo, ben 5o volte la Cordigliera delle Ande e la somma totale dei suoi viaggi dall'8o al 1914, sempre a cavallo, attraverso i territori del Neuquén, Rio Negro, Chubut, e, parte nella Pampa, raggiunge la bellezza di 65.270 km., vale a dire circa una volta e mezzo il giro della terra!

» D'una cultura non comune, raccolse in vari opuscoli le sue pazienti osservazioni linguistiche; nel 1915 ebbe l'elogio dei competenti un suo studio sulla etimologia araucana e idiomi comparati della Patagonia.

» Predicatore piacevole, quando si trovava scarso di mezzi, intraprendeva un giro di propaganda, quasi sempre fortunato....

» Figlio del forte Piemonte - poichè era nato a Settimo Torinese - ispirò l'opera sua evangelica ad un alto senso d'italianità, cioè di cattolicità.

» Nel 1892, all'esposizione di Genova in occasione del quarto centenario della scoperta dell'America, egli vi portava due numerosi gruppi di indi.

» Molto brigò a beneficio dei nostri emigrati presso le locali autorità argentine. Fautore fervente della colonizzazione italiana in Argentina, scrisse in proposito articoli ed opuscoli, esponendo consigli e propositi che gli valsero non pochi encomi da illustri membri del R. Commissariato d'emigrazione.

» In questi ultimi anni s'era ritirato a riposo forzato nella casa salesiana di Bernal, dove si spense.

» La benemerita Congregazione di Don Bosco piange la perdita di un figlio illustre che le procurò molta messe spirituale e numerose fondazioni, ma la colonia nostra deplora la scomparsa di un forte esempio di operosità umile, feconda e costante ».

Di Don Domenico Milanesio diremo più diffusamente. Intanto raccomandiamo l'anima dei due generosi Missionari alle preghiere di tutti i lettori.

Nell'Assam durante le vacanze del " Puja"

(Relazione del Missionario Don Paolo Bonardi)

Shillong, 14 novembre 1922.

Amatissimo Signor Don Rinaldi,

Da alcuni mesi ebbi l'incarico dall'Orfanotrofio e dall'esternato di Sant'Antonio, e subito cercai d'introdurvi le buone usanze salesiane: le preghiere in comune, la buona notte dopo le preghiere della sera, ecc. ecc.; e presto, nei corridoi e nell'aula principale, apparvero i quadri di Maria Ausiliatrice, del nostro Veri. Padre e dell'angelico giovane Domenico Savio, che è già conosciuto e amato dai bravi nostri allievi. Cartelli con iscrizioni a grossi caratteri ricordano i portici di Valdocco, e ci troviamo già, realmente, in un Orfanotrofio Salesiano.

Per seguire una costumanza già qui introdotta, ed anche per riandare ai primi tempi dell'Oratorio, si pensò di approfittare delle vacanze del Puja, epoca celebre dei grandi sacrifizi religiosi indiani, e del miglioramento in salute del carissimo nostro Don Mathias, per fare la passeggiata scolastica. Ma un buon Missionario salesiano, anche conducendo una gaia squadra di giovani in gita scolastica, non può fare a meno di esercitare il suo ministero a pro' dei fedeli che s'incontrano nei paesi percorsi; ed ecco, amato Padre, come questa mia le dirà non solo della nostra gita avventurosa, ma anche del bene che abbiam cercato di compiere fra questa gente, buona ed ansiosa di vedere il Missionario cattolico, il « Phadar ».

Il tempo, d'altra parte, pare ci si riprometta propizio - così ci assicurano coloro che se n'intendono - giacchè, come dicono, sono già apparsi segni non dubbi che sta per finire quella stagione delle pioggie, che da oltre sei mesi ci venne regalando, senza tregua, e acqua e muffa e noia a iosa.

A Cherrapoonje.

Fatti adunque i pochi preparativi necessari, e allestiti alla meglio i fagotti, con una ventina di orfanelli, che non si erano potuti recare a passare le vacanze presso i parenti, ci avviamo al Motoroffice di Laban, e, noleggiato un motor-car, via per le amene pinete delle Khassì-hills, in tre ore all'incirca siamo a Sohra, villaggio che gli inglesi hanno denominato Cherrapoonje.

È di qui che ha inizio la nostra spedizione pedestre.

La brevità del tempo non ci consente che una breve visita alla chiesetta della missione e alla scuola in rovina, nonchè uno spuntino, fatto a imitazione degli Ebrei nel deserto, a vesti succinte e bastone in mano, e un'occhiata sommaria al villaggio e alle ricchezze carbonifere:... lunga è la via e l'ora ne sospinge!

Tutto considerato, il nostro abbigliamento è abbastanza semplice: noi due preti (D. Bars e io) oltre che la veste bianca e il casco di sughero, e il Crocifisso al collo, abbiamo un bel paio di scarponi e l'immancabile canna di bambù per molteplici bisogni di viaggio e per difesa contro i serpenti. I nostri ragazzi invéce, hanno ancora meno impicci: giacchè, eccezione fatta di qualche aristocratico che si permette il lusso della camicia, tutti gli altri non hanno che i pantaloni; le scarpe non le conoscono, se non per averle vedute nei piedi altrui; servono loro magnificamente le gambe ignude che il sole e l'aria hanno bruciato, levigato e indurito, e rese lucenti di bei riflessi bronzei. E vederli come sono contenti questi bravi ragazzetti! felici che i Missionari prendano parte con loro, così alla buona, alla spedizione attraverso le gole che li videro nascere, tra i villaggi loro, che tanto poche faccie bianche conoscono!

Detta un'Ave a Maria Ausiliatrice, s'incomincia la discesa pei dossi del versante opposto, fino a che giungiamo a una radura piana, e a un campo vasto disseminato di pietre sepolcrali, press'a poco somigliante a uno dei nostri camposanti. E abbastanza raro trovare raccolte tante lapidi così in uno stesso posto: ordinariamente l'uso dei Khassì, dopo che hanno bruciato i loro morti nella foresta, è di seppellirne le ossa su un declivio del colle o nel folto della jungla, erigendovi sopra tre alte pietre verticali e parallele a guisa di tridente, e una orizzontale su piuoli, a modo di tavola, per Immolarvi vittime di propiziazione.

Riti funebri dei Khassì.

E giacchè mi trovo in argomento, mi permetto una piccola disgressione sui riti funebri dei Khassì.

Morto che sia un individuo, lo si distende su una stuoia, gli pongono un uovo di gallina sul ventre, della moneta spicciola nella mano sinistra e, accosto al fianco, un gran piatto, colmo di riso cotto, di frutti di banano, di frutti di kuai, e foglie di tynpew (specie di foglie di tabacco da masticare). Giunta l'ora del trasporto funebre e composto il cadavere sopra una portantina di bambù, lo ricoprono di drappi preziosi se ne hanno, mentre il più vecchio dei presenti prende il piatto che era stato posto a fianco del morto, e durante tutto il corteo lancia tratto tratto in aria, e magari sul naso dei passanti, manate di riso cotto, vuotando il piatto prima di giungere al luogo di cremazione.

Sul posto dove sorgerà il rogo si è sparso preventivamente del riso crudo e si è spruzzato del kiaid (liquore alcoolico estratto dalla fermentazione del riso) quasi in rito di consacrazione. Quando tutto è pronto, sotto una specie di cavalletto, perchè non resti schiacciato dal peso della legna, si pone il cadavere con la testa a oriente, le gambe a ponente e il ventre a sud; e sopra di esso si fabbrica un'altissima catasta.

Ad appiccarvi il fuoco sono primi la madre e il padre del defunto: poi i parenti più prossimi, infine gli amici, i quali tutti, una volta acceso il fuoco, non debbono più toccarlo, altrimenti nuocerebbero al defunto!

È durante il fervore della vampa che si prende quel famoso uovo collocato sul ventre del morto e lo si scaglia con veemenza, e con la mano sinistra, nel fuoco. Quando di quel povero corpo non v'è più traccia di carne, e solo restano poche ossa, gli amici estinguono il rogo con acqua ed allora entra in scena il Nongknia, o sacerdote, il quale prende quei pochi avanzi di ossa e li dà alla madre o alla donna parente più prossima (ai maschi è vietato), la quale ha cura d'avvolgerli in un pannolino bianco insieme con tre conchigliette e una sorta di erba, chiamata tangtylli, non senza prima averle unte tre volte con olio.

Aggiustato ben bene il piccolo involto, lo chiudono in un vasetto di terracotta, nel quale praticano un forellino, perchè il morto possa respirare: acconciano un piccolo recinto quadrato con pietre, vi depongono nel mezzo il vasetto delle ossa e coprono il tutto con un grande lastrone di pietra; e fanno ritorno a casa.

Per tre giorni ritornano a deporre sul sepolcro, perchè il morto se ne serva, riso cotto, frutta e kwai.

È questo il primo sepolcro, il quale però è ancor provvisorio: chè in esso i resti mortali non rimarranno che uno o più mesi, fino a tanto che la famiglia non ah raggranellato il denaro sufficiente per la tomba e per il seppellimento definitivo. È allora che tra parenti e amici si organizza un nuovo corteo, il quale va a scoperchiare la prima tomba, toglie il vasetto e da esso l'involto delle ossa, sulle quali si fa gran pianto, e si trasportano alla nuova sede.

Durante il tragitto hanno cura di seminare le strade di foglioline con entro del riso; e, se nella via che devono percorrere vi sono dei bivi o delle vie laterali, le sbarrano ben bene con travi di legno verde, perchè il morto non abbia a sbagliar strada.

Intanto, nel cortile della casa dell'estinto, si è costrutta una capanna di foglie e rami, capace di quattro persone, dove, deposto il vasetto, il sacerdote offre sacrifizi, scannando a suffragio del morto e a benefizio dei vivi, buoi, pecore, maiali e polli, in quantità proporzionata alle risorse finanziarie della famiglia dell'estinto, e si fa un grande banchetto. Finito il quale, si tumulano le ossa nel nuovo sepolcreto, dove più nessuno turberà il loro riposo.

Chiusa questa piccola parentesi, torno alla narrazione.

Oltre il campo funerario è il villaggio di Mawmluh (etimologicamente « pietra-sale ») così nominato forse per antichi giacimenti salini.

Le capanne hanno la parte di base in granito squadrato, di cui v'è grande abbondanza, e la forma di abside: la metà superiore è di bambù, il tetto di paglia o foglie d'albero.

Qui non vi sono cristiani nè catecumeni, e la gente che s'affaccia sugli usci al nostro passaggio, risponde a stento al saluto, e pare non abbia mai visto il missionario.

All'uscita del villaggio, l'uno a destra della strada, l'altro alla sinistra, sono due magnifici, altissimi monoliti funerari, con tavola da sacrificio.

Verso Laitkynsew.

Dopo dieci minuti di cammino ecco apparire in tutta la sua maestà la grande vallata e la montagna di Laitkynsew, con lo sfondo della pianura del Sylhet.

Avvallamento quanto mai profondo: discesa rapidissima: prospettiva di una salita ancor più faticosa!... Oh se ci fosse un ponte tra le due cime!... non c'è; pazienza; discendiamo per risalire!

S'intona una canzone, e giù allegramente per la stradetta lastricata di granito. Lungo i serpeggiamenti del sentiero, tratto tratto, incontriamo degli obelischi in pietra: li chiamiamo « U Mot » e sono monumenti a ricordo di defunti, sepolti ordinariamente altrove, monumenti che le intemperie hanno annerito e i terremoti sconquassato. Dinanzi ad essi, la strada è costretta tra una doppia banconata di granito per comodità del viandante affaticato e dei « nongkitnong », o portatori che trasportano merci per quella via; sostando a riposarsi essi penseranno anche al defunto, il cui obelisco sta loro davanti. Di cotesti «Mot » con sedili se ne incontrano molti in questa regione: son la traduzione pratica della massima bengalese « ad onore dei morti beneficate i vivi ».

Nelle vicinanze del villaggio di Tyrna, scaglionato su uno sperone del monte che s'avanza a cuneo nella vallata, cominciano i boschi di aranci, ed i bivii della stradetta; e la nostra squadra prende ad assottigliarsi, perchè alcuni degli orfani si staccano per raggiungere i loro villaggi, mentre noi continuiamo a trafelare su per i dirupi, sino a Laitkynsew.

Poco prima di arrivarvi, troviamo Febian, il catechista del villaggio, con un gruppo di bimbi cristiani che ci esprimono tutto il loro contento per la nostra venuta; e tosto si forma il corteo per l'ingresso trionfale.

(Continua)   Sac. PAOLo BONARDI Missionario Salesiano.

Perchè voglio farmi Missionario...

Abbiamo scritto agli alunni della sezione studenti del nuovo ISTITUTO CARD. CAGLIERO PER LE MISSIONI ESTERE SALESIANE: « Diteci, schiettamente, perchè volete andar Missionari? come è nata la vostra vocazione? qual fatto l'ha determinata? Scrivete. Le vostre risposte saranno lette con edificazione e con frutto dai lettori del BOLLETTINO, specie dai giovani »: - e ci è venuto un bel numero di care dichiarazioni.

Eccone alcune:

L'Istituto Cardinal Cagliero.

- Andrò a farmi prete! - Era la frase che sovente mi sfuggiva nei momenti di sconforto della vita passata.

- Fosse vero che Iddio ti chiamasse a sì sublime stato... - rispondeva talvolta la mamma, e così fu.

Ma quanto fu buono il Signore nel predisporre le cose in modo che questo mio desiderio fosse esaudito, preferendomi a tanti altri giovani, che conoscevano più profondamente di me la nostra S. Religione.

Fu la lettura delle vicende dei Missionari Salesiani e dei trionfi che ottenevano nella conversione degli infedeli, che mi decise ad abbracciare l'apostolato missionario, e fortuna volle che proprio quest'anno si fondasse l'Istituto Card. Cagliero per le Missioni Estere Salesiane. Non appena ne venni a conoscenza, decisi di mettere in esecuzione il mio ideale. Comunicai la mia vocazione a un rev. Sacerdote, cui ero molto affezionato, ed egli ben volentieri assecondò questo mio desiderio, e così non tardai a seguir quella via, che da molto tempo bramavo, per compiere la mia formazione spirituale ed acquistare le cognizioni indispensabili per poter raggiungere la mèta con felice risultato.

E son contento di questa nuova vita. Difficoltà non mancano e talvolta lui rendono pensieroso; sento che grande è il lavoro che ho da compiere sia moralmente che intellettualmente; ma mi sorride il pensiero che non mi mancherà l'assistenza di Maria Ausiliatrice e quella del nostro Ven. Padre.

Il mio parroco.

Fin dalla prima giovinezza, ero molto appassionato per lo studio, e non vedevo l'ora di divenir grandicello per recarmi in collegio a studiare. Col crescere degli anni, i miei genitori m'insegnavano un po' di catechismo, e mi avviarono alla pietà, e così crescevo abbastanza bene. Finita la quinta elementare, ogni sera presi a frequentare la casa del mio Parroco, che m'insegnava un po' di catechismo e mi parlava di religione. In poco tempo, la vocazione, che già avevo, crebbe assai e, un mese prima che finissero le vacanze, io ero già all'Oratorio di Valdocco. Ricordo che nei primi giorni, siccome non ero abituato alla vita collegiale, mi veniva voglia di tornare a casa; pregai Maria Ausiliatrice che mi aiutasse nella vocazione, e dopo due settimane più non sarei andato a casa, nemmeno se fossero venuti a prendermi tutti i miei.

Ed ho deciso di abbracciare l'apostolato missionario per predicare la parola di Gesù a quegli infelici che non lo amano. Sento il bisogno di sacrificarmi tutto per quel Gesù che per aprirmi il Paradiso sacrificò se stesso sulla croce, e così, nel mio giorno estremo, quando darò conto a Dio delle mie azioni, sarò sicuro dell'anima mia; mentre, - come mi diceva il Parroco - se non abbandonavo il mondo, chi sa che cosa sarebbe stato di me!

La frequenza all'Oratorio.

Fin da piccino sentivo inclinazione al sacerdozio. Raggiunta l'età di nove anni, mio padre mi condusse ad un Istituto Missionario, ma non fui accettato. Mi dissero di continuare gli studi e di fare almeno la quarta elementare. Ritornato a casa, feci la classe, e mio padre non ne parlò più, ed io neanche.

Venni poi a Torino, e una sera vidi vicino a casa mia un amico che andava a suonare all'Oratorio di Valdocco. Andai anch'io, e da quel giorno noli mancai più. Vedendo la carità, con cui quei chierici e sacerdoti si dedicavano al bene della gioventù, mi tornò più viva la vocazione di farmi missionario. Ne parlai col babbo, il quale mi disse: - E perchè vuoi farti missionario? - Risposi: - Per dedicarmi interamente alla salvezza delle anime dei poveri infedeli; pensa che al mondo ce ne sono tanti! - Ma dove vai a studiare? - Vado, a Ivrea, in un istituto che porta il nome del prima missionario salesiano, il Card. Cagliero! - Se così ti piace e così vuole Iddio, vai, te lo permetto volentieri.

Ed eccomi qui, certo che il sacrifizio fatto nel lasciar la famiglia per gl'infedeli, il Signore me lo ricambierà largamente con ogni benedizione sopra tutti i cari parenti.

L'esempio di un compagno.

Debbo dirlo? E perchè noi... Un giorno, mentre era per Milano, trovai un vecchio amico, che lì per lì non riconobbi; s'era fatto gesuita, ed ora si trova in Birbania circondato da infedeli. Lo guardai con un senso di compassione quasi per dirgli: « Oh! pover'uomo!... » Egli se ne avvide, e presomi per un braccio mi fece queste domande: « Credi di essere più felice tu? Credi tu di fare una carriera migliore? Che cosa gioverebbero a te i beni di tutto del mondo, se poi perdessi l'anima?... » L'ascoltaì per cinque minuti e non ebbi il coraggio di ribatter parola. In fine mi disse: « Ora seguimi, vieni a casa mia, che ti regalerò la vita di S. Francesco Saverio ».

Lo seguii, presi il libro, lo ringraziai, e mi misi subito a leggere. Quella lettura fece molto bene a me e ai miei genitori, che or si accostano anch'essi, spesso e devotamente, ai SS. Sacramenti. E da quella sera decisi di essere missionario.

Da maestro a Missionario.

Ero avviato alla carriera magistrale. La vita e lo spirito salesiano, riboccante di dolcezze e di delicate attenzioni verso la gioventù povera ed abbandonata, quella vita così intima di famiglia, quelle relazioni così amichevoli, dolci, paterne dei superiori cogli alunni, l'aver dimorato tre anni presso le tombe dei nostri Padri, le prediche, le conferenze, e specialmente l'aver trovato un ottimo direttore di spirito, furono tutte cause e circostanze che prepararono il mio cuore a ricevere la grazia del Signore. Mi furono di particolare eccitamento la morte di una persona a me carissima (della quale rimpiango ancora la perdita e alle cui preghiere attribuisco questo grande mutamento mio), e la meditazione seria sulla brevità della vita, sull'unico ed importantissimo affare della vita, cioè la salvezza dell'anima, e sul gran bene che avrei potuto fare entrando nella Società Salesiana.

La vocazione poi alla vita missionaria si svolse (si può dire) contemporaneamente a quella sacerdotale. La lettura del Bollettino Salesiano, del grande bisogno di aiuto di personale nelle Missioni, il vivo desiderio, che aumentava ogni giorno più nel mio cuore, di seguire Gesù ad ogni costo per attendere alla salute delle anime, furono le ragioni principalissime che mi determinarono di dedicarmi anche alle Missioni. E sono felice!

Episodi missionari,

Neofiti del Congo.

Il salesiano Don Renato Van Heusden, missionario nel Congo Belga, tornato a rivedere la patria per ritemprarsi in salute e raccogliere sussidi per i suoi neofiti, ci scrive da Beverst in data 3o dicembre 1922:

I miei confratelli fortunatamente laggiù non rallentano, ed ecco precisamente le ultime notizie, consolantissime, delle loro fatiche apostoliche.

I missionari son tutti identici; quando hanno la gioia di amministrare qualche battesimo, bisogna che tutto il mondo lo sappia: s'appendono alle campane e le suonano a distesa. Cattiva metafora, questa, in verità, perchè colà, purtroppo, la campana non è che un misero pezzo di rotaia, che si fa vivrare battendo sonoramente. E questa volta credo che abbia dovuto squillare acutamente, perchè non si trattava di un solo battesimo, ma di 22 catecumeni, che da almeno tre anni sospiravano di essere ascritti fra i parrocchiani di Kiniama. Quante volte, prima della mia partenza per l'Europa, essi son venuti sotto le mie finestre per dirmi:

- Ed io non son dunque tuo figlio? E non so forse il catechismo come gli altri?

Ma c'era un piccolino - Ngosa - che non esitava ad entrare in casa senza bussare, e con un'aria brontolona mi sporgeva il catechismo dicendo: Prendi; domanda ciò che vuoi; so tutto.

E Mulele, lungo, lungo, magro, dallo sguardo penetrante, aveva l'abitudine di postarsi semplicemente davanti a me, e di fissarmi lungamente. Eh! so io ciò che voleva dire!... Ora si chiama Gabriele, dal 3 settembre u. s.

Un altro, che si chiama Katumbo, mi ha sovente edificato. È un povero storpio, che cammina a stento e non può servirsi che di un braccio. Era un buon catecumeno e faceva dei proseliti. Tutti i sabati veniva da lontano, vestito alla moda africana, portando sulle spalle la rete per dormire e qualche provvigione per il viaggio.

Giunto alla missione, piantava la sua lancia a terra e veniva a salutare il Padre. Passava contento la domenica con noi e ritornava faticosamente il lunedì alle sue lontane capanne. - Ma dunque perchè, Padre, non battezzi? E se io vengo a mancare nel viaggio o mi assalta una fiera, dovrò dunque morire pagano? - Ora egli pure è cristiano, e S. Luigi è il suo protettore.

Sui 22 battezzati, vi erano 14 fanciulli delle nostre scuole, 3 uomini e 5 donne dei dintorni. Naturalmente si fece grande festa, e si distribuirono regali per il battesimo e il matrimonio e gingilli per la 1a Comunione.

Una giovinetta cristiana fece la sua prima Comunione fra lo stupore della sorellina, che l'accompagnò fino alla balaustra e dovette accontentarsi di contemplare il mistero, di cui ancora non comprendeva nulla.

Stamane il procaccia mi ha portato due pacchi di lettere dei miei giovani cristiani, Sentite la letteratura dei miei biricchini. Un piccolino sui 12 anni scrive: - Amatissimo Padre, una bella nuova. Ho ricevuto il battesimo, son divenuto vero figlio di Dio. Ho ricevuto il battesimo il terzo giorno del mese dei grandi calori. Sono contentissimo e salto dalla gioia, perchè sono cristiano. E tu, Padre, prega molto per me, affinchè mi conservi buono. Ho finito. Son io, il tuo caro figlio STEFANO NGOSA.

Un altro canta egli pure la sua gioia e soggiunge: - Pregherò molto per te, perchè il buon Dio ti doni la grazia di tornare in fretta qua a Kiniama. Tuo fratello (l'altro Padre della missione) mi ha detto che fa freddo al tuo paese; qui invece fa sempre caldo. Vieni dunque presto, perché Kiniama è il tuo paese. Ho finito. Sono il tuo figlio DoMENico KIMBA.

O Domenico! Non pregar troppo! Mi restano appena due mesi per raccomandare la povera missione salesiana di Kiniama alle anime generose. Chi vuol procurarci una ventina di camiciotti per bambine da tre ai cinque anni, e una cinquantina di costumini semplici per fanciulli da otto a dodici anni?...

Giriamo la domanda ai nostri più caritatevoli Cooperatori, ai più affezionati degli ex-allievi, ai Comitati di Dame Patronesse.... ricordando loro gli altri bisogni dei nostri Missionari. Oggetti ed arredi sacri per le cappelle: oggetti e capi di vestiario per i catecumeni, per i neofiti e i poveri ma ferventi cristiani, sono richiesti di continuo al nostro venerato Rettor Maggiore, il quale, a sua volta, bussa continuamente alle porte della Divina Provvidenza, cioè... al cuore dei buoni Cooperatori.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino.

il 24 del mese, si compiono devote funzioni, in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Una vocazione sorretta ed esaudita.

Fin dalla mia giovinezza, il mio cuore provava vivo piacere nel leggere il Bollettino Salesiano, in ispecial modo le lettere dei Missionari. Più volte esclamai in cuor mio: e Come mi sarebbe caro poter essere anch'io salesiano e missionario. Il 3 luglio 1907, trovandomi a Torino, mi portai ai piedi della Vergine SS. Ausiliatrice, e l'invocai per i miei bisogni, e sopratutto a farmi entrare tra i Salesiani. Bontà infinita!... In quel momento stesso sentii una voce che mi andò al cuore, assicurandomi che un giorno sarei stato soddisfatto. Motivi di famiglia mi trattennero al fianco dei cari genitori, ma fui sempre costante nella vocazione, finchè nel 1913 entrai con gioia nel Collegio di Penango. Per disgrazia, dopo pochi mesi, dovetti tornare in famiglia e in questo tempo ebbi ad incontare grandi difficoltà, per perseverare nella vocazione: ma coll'aiuto di Maria SS.ma le ho tutte superate, ed eccomi di nuovo nel Collegio di Penango. Col cuore contento e pieno di riconoscenza sento il dovere di ringraziare la Vergine Ausiliatrice, che mi ha finalmente esaudito e la supplico a volermi tener sempre sotto il suo manto, mentre le offro la vita per la conversione degli infedeli.

Penango, 11 - XII - 1922.

DEVALLE GIOACHINO.

Nello scoppio della polveriera di Monte Falconara. - A Te, o Maria, debbo il grazie più riconoscente ed affettuoso. Colpita in quella terribile notte dallo scoppio della polveriera del monte Falconara, mi trovai d'un subito gettata, come da potenza ignota, fuori di casa e battei contro una colonna di pietra, ferendomi leggermente. Istintivo e straziante fu il mio ricorso a Maria, e al nome suo intrecciai quello dei miei bimbi e di mio marito che temevo schiacciati dalle macerie. Ed ecco che, destatami dal primo stordimento, odo a pochi passi la voce dei miei bambini. Eran tutti salvi! Grazie a Te, o Maria, cui ricorsi con tutta confidenza in quell'ora di morte, promettendo di pubblicare la grazia; grazie a Te, che sei tanto pietosa.

Spezia, 1-XI-1922

GIULIETTA CANESE.

Maria Ausiliatrice è la protettrice della mia famiglia. - Con animo riconoscentissimo ringrazio la Vergine Santa, che mi ha beneficato con tante grazie segnalate, tra cui il ritorno prodigioso dell'unico figlio dalla guerra, sano e incolume, dopo lunghe peripezie.' Anche la guarigione mia, dopo tanti anni di sofferenza, per grave malattia al fegato, mi ha spinta con nuovo slancio ad acclamare alla bontà della Vergine Ausiliatrice, così potente, invocata nella mia necessità. Ora il miglioramento fisico della nuora, colta quasi improvvisamente da malore, mi ripete l'assistenza continua della gran Madre Celeste su tutta la mia famiglia. Mentre godo d'aver data a Lei l'unica figlia, che si è fatta Suora di Don Bosco, invio felice una piccola offerta.

Vigevano, 13-XII-1922.

P. E.

In un momento di estrema ambascia. - Mia sorella Serafina, da molto tempo inferma, era giunta a tal depressione di forze che il medico non le dava che pochi istanti di vita, e il parroco avevale già recitate le ultitve preghiere. Io, non potendo reggere dal dolore, mi allontanai dalla camera dell'agonizzante, e in un momento di estrema angoscia gridai a Maria Ausiliatrice che mi lasciasse ancora, per qualche tempo almeno, la cara sorella, ed io avrei pubblicata la grazia e fatto un'offerta al Santuario di Valdocco. Pochi istanti dopo mi si annunzia che la sorella era alquanto sollevata: e questo miglioramento, con grande meraviglia del sanitario, dura già da un mese e mezzo circa, e il pericolo si è già di molto allontanato. Piena di gratitudine, ringrazio Maria Ausiliatrice e mando una prima offerta.

Campo Ligure, 27-XI-1922.

MARINA OLIVIERI.

Maria Ausiliatrice ridona completamente la salute e la ragione a un'inferma. - Ai primi di novembre, mia sorella era costretta al letto da febbre altissima, e il dottore curante la disse colta da bronco-polmonite. A render più triste la situazione, dopo otto o nove giorni, cessò la febbre e fu presa da forte delirio. Il medico giudicò il caso gravissimo e disperato, dicendola impazzita, e in tale senso dava ordine di segregarla. Oppressa dal dolore, incominciai con tutta fede una novena a Maria Ausiliatrice, alla quale nutrii sempre gran devozione, promettendo un'offerta alle Opere Salesiane e l'inserzione della grazia nel Bollettino mensile. La Vergine Santa esaudì prontamente le mie suppliche, ridonando, fin dal primo giorno della novena, la ragione alla cara sorella.

X...,   6-XII-1922.

M. C.

Riconduce la tranquillità in una famiglia. - Da due anni s'era iniziata contro mio marito un'inchiesta, promossa da lettere anonime, inviate ai superiori da gente invidiosa della tranquillità e felicità nostra. In tutto quest'affanno non invocammo altro aiuto tranne quello della Vergine Ausiliatrice, pregandola con fiducia d'esser esauditi. Sì, con fiducia e senza lagrime. Mi sentivo così tranquilla, così certa, che tutto avrebbe finito bene, che pregavo sorridendo. E anche ora, come tutte le altre volte che invocai Maria Ausiliatrice, sono stata esaudita. Tutto ebbe buon fine, e son di nuovo sposa e madre felice. O quanti di qualunque cosa avete bisogno, invocate la Vergine Ausiliatrice, aiutate, come potete, le opere che Ella protegge, ed Essa, madre affettuosa, vi benedirà ancora prima che voi la preghiate.

DoLoRES DE CHERCHI.

Guarisce dopo promessa di ascriversi tra i Cooperatori Salesiani. - Lontano dalla famiglia a causa del mio servizio, ammalai di bronco-polmonite, aggravata da altre complicazioni. Dichiarato spedito dai medici, senza più alcuna speranza di guarigione mi rivolsi alla SS. Vergine, promettendo di ascrivermi tra i Cooperatori Salesiani; e finalmente, dopo lunghe sofferenze, con grande meraviglia dei medici curanti, migliorai a tal punto, che oggi mi trovo pienamente ristabilito, in attesa di riprendere presto l'interrotto servizio.

Canal S. Bovo, 24-XI-1922.

FONTANA GIUSEPPE Vice Brigadiere nei RR. C.

Da morte a vita, il giorno della festa di Maria Ausiliatrice. - Nel maggio scorso un mio figlio diletto si ammalò gravemente di appendicite e peritonite, e in breve ora fu in pericolo di vita. Le nostre cure e l'assistenza del medico non erano più sufficienti a salvarlo. Affranta dal dolore, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, e proprio nel giorno della sua festa il male si aggravò tanto che venne operato d'urgenza. Pareva perduto, e fu allora che Maria Ausiliatrice manifestò la sua potenza e ci venne in soccorso. Contro ogni speranza il caro mio figlio cominciò a migliorare ed ora è guarito. Riconoscente adempio la mia promessa di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, ed invio una piccola offerta, pregando Maria Ausiliatrice a voler sempre proteggere questo mio figlio diletto e benedire la nostra famiglia.

S. Martino Sinzano, (Parma), 15-XII-I922.

ERMELINDA MAGNANI.

Tre grazie. - Con animo veramente grato ringrazio Maria SS. Ausiliatrice per tre grazie speciali. Un carissimo congiunto, da circa 2o anni non si accostava più ai SS. Sacramenti, quantunque frequentasse qualche volta la chiesa; quando, non si sa il perchè, certo per ispirazione di Dio,. un mattino, passando vicino ad una chiesa, vi entrò, ascoltò la predica e tocco al cuore si decise di andare a confessarsi e fare la S. Comunione. Una grazia speciale ottenne pure mia figlia, e anch'io, che da più d'un anno soffrivo dolori per tutto il corpo e tenevo che fosse una malattia incurabile, dopo d'aver ricorso alla Vergine Ausiliatrice, sto meglio e confido in Voi, o Maria, che ad intercessione del Venerabile Don Bosco, mi completerete la grazia, facendomi guarire completamente.

Una divota di Maria Ausiliatrice.

Ritorna la pace in una famiglia. - Afflitta e avvilita fin quasi alla disperazione per una discordia in famiglia, mi pareva di essere all'inferno; facevo di tutto per mettere la pace, e si diceva che la causa. era mia e fui anche percossa. Nella desolazione ricorsi di cuore a Maria Ausiliatrice, dicendo che mi aiutasse Lei, e, mi allontanai prudentemente, una settimana, recandomi presso mia cugina. Oh! bontà di Maria Ausiliatrice! Di quei giorni per mezzo di lettera anonima fu dato il colmo alla bilancia a carico mio, e poi si chiarì la cosa la pace è tornata nella famiglia. Mi par nulla ciò che ho sofferto, tanta è la gioia che provo in questa serenità raggiunta. Siano grazie a Maria Ausiliatrice!

Brescia, 8-XII-1922.

MADDALENA MASSINI.

Prodigiosi effetti della Novena, suggerita dal Venerabile Don Bosco. - Non posso frenare più a lungo lo slancio del mio cuore riconoscente alla gran Vergine Ausiliatrice per le grazie che si degnò sempre concederai, specialmente dacchè ebbi la santa ispirazione di farmi cooperatrice salesiana e cerco d'infondere anche nell'animo altrui questo santo apostolato. Una grazia segnalatissima, e per noi di somara importanza, e che non era in forza umana il concederla, l'ebbi nel medesimo istante, in cui, fiduciosa, insieme con un mio figlio, stavo incominciando a tale scopo la Novena consigliata dal Venerabile Don Bosco. Inoltre, in questi giorni, ebbi la gioia di veder guariti tre ammalati, due dei quali gravi, i fratelli Augusto ed Enrico Calamelli, l'altro il signor Fernando Marocci, ai quali, oltre alla recita della S. Novena, avevo dato una reliquia del Venerabile. Tutti e tre, immediatamente, riacquistavano la perduta salute. In attestato della più viva gratitudine essi si uniscono a me nell'inviare un piccolo obolo per l'erigendo Tempio di Gesù Adolescente, implorando sempre su noi e su le nostre famiglie lo sguardo benigno di quella gran Madre, alla quale mai si ricorre invano, se invocata con fede, e specialmente ad intercessione di quell'anima santa che fu il Venerabile Don Bosco.

Castel S. Pietro, 27-XI-I922.

DOMENICA MINGUZZI REGOLI.

L'anno scorso mi trovavo in famiglia per affari d'interesse e le cose sembravano non potersi aggiustare per disparità di pensieri. Allora mi rivolsi al Ven. Don Bosco con la novena consigliata da Lui, perche sciogliesse tutte le questioni; e, quando meno me lo aspettavo, ecco tutti in un sol pensiero, cosicchè si potè aggiustare ogni cosa senza nessun ostacolo.

Alassio, 24 settembre 1922.

Suor MARIA BERTON.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù adolescente e alla Sacra Famiglia, Per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - A. V., Abba Clara, Abbene d. Giuseppe, Accastello Anna, Aglietto Giuseppe, Agnelli Angelina, Agosto Vincenzina, Alletto Bartolomeo, Allione Catterina, Altoè Giovannina, Amessi Emilia in Colombaro, Angeloni Assunta, Ansaldo Matilde, Anselmo Benedetta, Aquilani Igina, Arena Maria, Arena Sarina, Asteggiano Francesca, Astori d. Guido, Atzeni Speranza in Cocco.

B) - B. A. di Roisan, Bacchetti Teresa, Ballarin Vittoria, Barale Marta, Bassi d B., Bazzano Rosa, Beccarelli Giuseppin,, Bellintani Ida, Benasi doti. Pio, Benigni Vittorio, 13erlato Cecilia, Bernacchioui ch. Paolo, Bertoni Arg(a e Daniele, Bettoli Ines, Bianco Enrichetta, Bianco Gtla, Biffi Giovanni, Bisagno d. Cesare, Bogiio Maria, Boglione Martina in Ceretti, Bollano Domenica, Bollati Ferrero M., Bombardieri ch. Antonio, Bonaglia Antonia, Bouassi Elena, B ndi Elvira, Bondoni Lucia, Bordet Celestina, Borgaro Caterina in Vota, Borghetti Enrico, Borgognonì Angela in Zanetti, Bosco Adele, Bossedi Anna Maria, Bosso Emma, Bottami Maddalena, Botti Francesco, Breschi Ada, Bruno Michele, Buffolo Andrea, Busca Giovanna, Buzzolan Gianni

C) - C. A. di Sesto S. Giovanni, C. R. di Torino, C. M di Recetto, Cabras Ilaria, Calamelli Enrico e Augusto, Ca, oeri Fernando, Campana Marta, Canali Rosa, Canese Giulietta, Caneva Carlo, Cantamessa Caterina, Cantarutto Luigi», Cantoni Francesca in Albini, Capra Bice, Carbone Teresa in Piolti, Carcò Marianna, Carli Rosa in Ricci- Caroni Genoveffa, Caroni L., Carozzo Luigina, Castagna Vittoria, Celada Carolina e Maria, Celle Francesco, Chiapponi Rosa, Chiesa Attilia, Christillin Giovanni, Ciabras Clotilde, Ciabuta Benedetto, Cianardi Vittorio, Cicognani suor Maria F. M. A., Cima Ines, Clori Viola, C. ggiola Giovanni, Colla Mattea, Colucci Antonio, Colussi Dorotea, Coniugi Quarella, Consiglio Salvatore, Conterno Teresa, Copreni Virginia, Coriasso Evelina, Corradini Marianna, Corsi Giovanna, Cortinovis, Costa Luigi. Costa Maria, Costabler Maddalena, Craviotto Maria, Crixi Giuseppina, Cruchetti Ada.

D) - Dagani Domenica, Dagani Laorina, Dal Negro Carlotta, Darbelly Giuditta, Darò Giuseppina, Da Schio Dina, De Biasi Cesario, Dell'Agostino prof.ssa Erminia, De Cherchi Dolores, Dell'Orbo Vincenzo, Demarie Veronica, Devalle Gioachino, Devote di Maria Ausiliatrice, Di Giulio Guido, Durigon Teresa.

E) - E. B. di S. Siro di Struppa, Egletton Pietro, Enrichetta Enrico.

P) - Fabbro Eugenio, Fabris Amedeo, Falcione Teresa, Falco Amalia, Falco Carolina ved. B., Falco Frati, cesca, Famiglie Fiorito, Rebaudengo, Fasani Luigina in Sardi, Ferla Giuseppa, Ferrari Domenica, Ferrari Ester, Ferrari Marianna, Fissore Maria in Marengo, Fodeo Francesca, Fontana Giuseppe, Fosson Luigi, Fondon Palntira, Francescato Ida, Fumagalli Maria, Fusco Maria.

G) - G. A. di Alassio, G. C. di Brescello, Gabutti e famiglia, Gaino Giuliano, Gaiotto Maria, Galesio Domenico, Galla Maria, Gallaimi Ilde, Gallini Giuseppa, Gallo Jolanda, Gandolfo Carolina, Garbarino Adealide, Gardini Ritta in Cortuso, Garbata Pietro, Garrone Aventina in Gavazza, Garrone Eugenia, Gasparini Antonio, Gaviglio Rosa, Gavinelli Giacomo, Gavinelli Giuseppina, Germano Domenico, Ghiani Cristina, Ghione Rina in Bonis, Ghiotti Giulia, Ghisleri Rosina, Gianoli Giuseppina in Balosso, Giannoni Virginia, Giarola Giuditta, Gilberti Romilda in Oggero, Giovannini Engenio, Givogri Maria, Guerre coram. Giuseppe, Gobbi A., Goffi Rocco, Golè d. Ludovico, Gotti Giuditta, Grassi Ida, Guerinoni Lucrezia.

E) - Hoplino Maria.

J) - Jacono Angela, Jannoni Maria in Bussi.

I) - Invernizzi Margherita, Invernizzi Litigi.

L) - L. E. di Torino, L. C. di Ponte Chiasso, L. V., Lafranca Emilio, Lanza Raffaele, Lembo Maria, Leone Caterina in Groppo, Lillo Luisa, Lo Giudice Stellina, Lombardi Attilio, Lunghi Luigia.

M) - M. A., M. L. di Nizza, Macchi Cecilia in Ambrosetti, Macciotta Pia, Magnoni Alessandro, Magrani Ermelinda, Magrini Cesira in Panieri, Maranzana dott. Ottavia, Marchetti Anna, Marta Maria, Manero Virginia, Mantelli Bettina, Matta Caterina, Mattei d. Pio, Mautino Teodora, Mazzini Maddalena, Meda Nice in Sironi, Micheletti Rosa, Micheli Angelica, Migliore Laura, Mimi C., Minguzzi Domenica in Regoli, Mirano Lucia e figlie, Molinari Maria, Moresi Emilia, Morino Anna, Moretti Maria, Moriondo Vittoria, Morra Maria, Mortarotti D. Giuseppe, Moscatelli Antonietta, Moschetto Antonio, Murgia Giovanna Maria.

N) - Nanini ved. Enrica, Navarra Giovina,

0) - O. L., Olivieri Maria, Olivieri Marina, Ombra Vincenza.

P) - P. E. di Vigevano, P. F. F. A. di Ferrara, P. O. del Canton Ticino, P. P. C. di Biella, P. R. di TrinoBalzola, P. T. di Dogliani, Palma Nora, Panizzon Maria, Pannier G. Torello, Parodi Ernesta, Pasquini Ginseppina in Mazzoni, Pedretti Luigi, Pedretti Margherita, Pelletti Nunziatina, Peluffo Maria, Penna Lucia, Peresutti G. B., Pericoli Luigia, Perniciaro Lucia, Peruggia Bianca, Pesavento E., Petito Michelina, Petroz Rosalia in Aymonod, Pietrogrande Gaetano, Pilia Teodora in Atzori, Pilone Giovanna, Pinardi Giovanni, Piunoue Maria Giovanna in Gianzinneso, Pino Stefano e Maria coniugi, Pisoni Rachele, Poggi Pierina, Poltroneri Francesco, Pramotton can. Filippo, Prigolin ch. Settimio, Prono Cristina, Pronzato Tranquillo, Puiatti Elisa.

R) - Raspino Anna, Ravetto Angela, Reboulaz Brigida, Regazzoni Pietro, Regis Giulietta e Clotilde, Riconda Teresa, Riolo Alessio, Ritter Bice, Rivaro Antonio, Robert Baldassare, Robotti Bianca, Robustellini Orsolina, Rocca Vincenzo, Ronchi Antonietta, Rossi G. B., Rossi Margherita, Rossignoli Giacinto, Rota Tersilla in Mondini, Rota Anna in Donadoni, Roveta Cristina, Ruotolo d. Giuseppe.

S) - Sabotti Angelina, Saglietti Cristina, Sala Dorina, Sali Tersilla, Saligari Marianna, Sanna ch Agostino, Santur Emilia, Sara Ciuseppe, Schieroni Luigia in Lino, Scopoti Clotilde, Seghezzi Maria, Sfondini Maria, Sicelli Carolina, Simonetta Maria, Sormano Adolfina, Sorelle N. N. di Torino, Stelanutti Carmela, Stella Santa, Suor M. E. di Nizza Monferrato, Svampa eh. Ottavio.

T) - T. A. B., Tagliercio G., Tantillo Margherita in Guerrieri, Tebaldi Giuseppina, Tettamanzi Giuseppina, Tomasoni madre Teresa, Toniolo Candida, Tono sorelle, Torri d. Giuseppe, Torterolo Giovanni, Trappo Rosa, Trinchieri Chiara.

U) - Un religioso.

V) - Vaia d. Giuseppe, Vallenzasca Giuseppina, Vanino Rosa, Verri Elena in Sericano, Viale dott. Giuseppe, Vignolo Maria ved.-Stopezzolo, Vinci Rosa in l'elliteri, Viola prof. Antonino, Visintainer Barberina, Vitalina Caterina.

Z) - Zaccagnino Giuseppe, Zaffaroni Teresina, Zunino Edoardo.

AZIONE SALESIANA

Commemorazione Trecentenaria di S. Francesco di Sales.

Il giorno stesso in cui si compivano i trecento anni dalla sporte di S. Francesco di Sales, nell'Oratorio di Torino si tenne una solenne commemorazione, che « ha segnato - diceva il Momento - una nuova e mirabile pagina di entusiasmo e di fede che i cattolici torinesi possono aggiungere con orgoglio al loro libro d'oro.

» Un pubblico numeroso e sceltissimo stipava la platea del teatro di Valdocco, mentre migliaia di fanciulli gremivano tutti gli ordini di gallerie. Poco prima delle 15.30, accolto dalle note della marcia reale giunse S. A. R. il Duca di Pistoia accompagnato dal capitano conte Riccardi.. Poco dopo, tra l'entusiasmo del pubblico, giunsero Sua eminenza il Card. Richelmy col seguito, e S. A. R. I. la Principessa Laetitia, accompagnata dalla usa contessa Balbis di Sambuy ».

Sua Altezza Reale il Duca d'Aosta, invitato all'adunanza, si disse grato del gentile pensiero, e a mezzo del suo 1° aiutante di campo esprimeva « il rincrescimento per l'impossibilità nella quale si trovava di intervenire», «mentre è vivissima nell'animo suo l'ammirazione pel Ven. Don Bosco e l'Opera sua, tanto degnamente proseguita colle numerose istituzioni, nelle quali sentimenti religiosi e patriottici sono provvidamente esplicati e diffusi fin nelle più lontane Missioni ».

Don Trione prese la parola per salutare le autorità presenti e presentare l'oratore ufficiale.

L'assessore cav. Emilio Zanzi si disse onorato di rappresentare ufficialmente il Municipio alla celebrazione del dolcissimo e forte Santo Sabaudo.

L'on. Egilberto Martire fece una sintesi scultoria e attraente della figura del Santo Vescovo di Ginevra. Cominciò col rievocarne le visite a Roma, additando nella terra dei martiri il segreto della sua vocazione: di questa disse il carattere nuovo e spiccato, che lo fece un grande maestro di vita cristiana per tutti i secoli futuri: mostrò quale efficace influenza abbia avuto il Santo nel nuovo orientamento della famiglia, della scienza, dell'arte, della pietà e dell'apostolato cristiano; disse particolarmente della dolcezza e dell'adamantina fortezza del suo carattere, e delle caratteristiche del suo ministero sacerdotale, delle sue predilezioni per i fanciulli, della sua carità con tutti, della semplice e schietta sua maniera di predicare: e, in ,ne, accennò alle ragioni storiche della solenne commemorazione, in Torino, alla presenza di Augusti Principi Sabaudi, e nella casa-madre della Pia Società Salesiana.

« E fu - scrisse la Gazzetta del Popolo - una commemorazione veramente felice e piena di un fervore che si comunicava spesso all'uditorio, il quale, dopo aver qua e là interrotto il valoroso oratore con vivi applausi, prorompeva alla fine in una grande ovazione. La figura del santo, che doveva rivivere dopo secoli in quella di Giovanni Bosco, apparve in tutta la sua bellezza di apostolo, di missionario, di combattente l'eresia calvinistica, di scrittore, di polemista, di fondatore - quasi si potrebbe chiamare disse l'on. Martire - del moderno giornalismo cattolico. Della fede profonda e della vocazione alla santità, che presto si rivelò nel giovane savoiardo del seicento; della sua fedeltà alla Casa di Savoia, da cui ebbe aiuto e protezione, e delle singolari sue virtù che quasi lo fanno uomo del nostro tempo parlò l on. Martire, spesso rivolgendosi ai fanciulli, fra la pii, intensa attenzione. Così fu solennemente onorato l'insigne ispiratore di Giovanni Bosco; onde i due nomi, quello del titolare e quello dei fondatore delle Opere salesiane sparse in tutto il mondo, si univano nello stesso pio ricordo, come in una stessa venerazione, mentre dallo spettacolo di quegli austeri cortili, di quei portici, di quegli atrii, in mezzo a cui echeggiano le voci di centinaia e centinaia di giovinetti, nelle ore del riposo, dopo la preghiera, lo studio, il lavoro; da quei gentile spettacolo il pensiero assurgeva all'augurio, che deve essere di tutti gli spiriti gentili, per il trionfo della pace, della bontà e dell'opera rigeneratrice nella terra sconvolta da tante ire e da tante lotte ».

*

Lo stesso giorno venne festeggiato in quasi tutte le nostre Case.

A Roma, nel tempio del S. Cuore, gremito di allievi e di rappresentanze di ex-allievi e degli istituti ed oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice, celebrò la messa della Comunione generale l'E.mo Card. Cagliero. S. E. - scrive il Corriere d'Italia - parlò da giovane ai giovani. Con indovinate parole di circostanza ricordò loro il motivo, per cui erano convenuti, augurando che presto venga il giorno, in cui i Salesiani possano celebrare anche il glorioso transito del loro fondatore Don Bosco, come celebrano il natalizio alla gloria eterna del cielo del loro protettore. Disse pure le ragioni, per cui Don Bosco prese come modello e come patrono della sua Congregazione S. Francesco di Sales, che fu tutto benignità, tutto dolcezza, tutto carità, e a cui si potrebbero applicare le belle parole della liturgia di questi giorni: apparuit benignitas Salvatoris nostri. In fine fece gli elogi di Don Bosco, che emulò nella benignità, nella dolcezza, nella carità S. Francesco di Sales. N'è prova il suo sistema educativo, in cui ha sostituito alla sferza il cuore, l'amore al timore.

A Firenze la data trecentenaria venne festeggiata il 31 dicembre nella nuova chiesa della S. Famiglia, con intervento dell'E.mo Arcivescovo Cardinal Alfonso Maria Mistrangelo, e dell'Ecc.mo Mons. Donato Velluti Zati dei Duchi di S. Clemente, Arcivescovo Titolare di Patrasso. Oratore fu il sac. dott. Alfonso Maria Nardi, salesiano, partito di questi giorni per le Missioni della Cina.

A Napoli, nella chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù al Vomero, celebrò il rev. Mons. Giovanni Bonomo, Rettore di S. Giacomo degli Spagnuoli; tessè il panegirico il prof. D. Giuseppe De Nicola, del Seminario Maggiore Diocesano. Parteciparono alla sacra funzione, insieme con i giovani interni ed esterni dell'Oratorio, molti Cooperatori e Cooperatrici ed una numerosa rappresentanza del Comitato Dame Patronesse, l'educandato delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Circolo Giovanile S. Cuore, e larghe rappresentanze della Sezione Aspiranti Savio Domenico, della Compagnia di S. Luigi, del V e IX Reparto Esploratori Cattolici e della Squadra Ginnastica « Partenope ».

A Costantinopoli, nell'Istituto Bartolomeo Giustiniani, che quest'anno conta 6o alunni interni, figli d'italiani, presero parte alla commemorazione con tutti gli amici e benefattori, il console Giudice Tripepi, il cav. uff. Fonzi, direttore dei servizi marittimi e presidente della Beneficenza Italiana, Mons. Ceresano, Vicario Generale, e S. E. Mons. Francesco Marmaggi, Nunzio Apostolico in Bulgaria ed Inviato Pontificio Straordinario a Costantinopoli.

VII Congresso degli Oratori festivi e delle Scuole di Religione.

A Bologna si lavora attivamente per la buona riuscita del VII Congresso degli Oratori festivi e delle Scuole di Religione, che avrà luogo nel prossimo aprile in quella città. I temi che si discuteranno, tratteranno dell'organizzazione interna ed esterna degli Oratori e delle Scuole suddette.

I. ORGANIZZAZIONE INTERNA.

a) Degli Oratori festivi:

Tema I   Come deve essere l'oratorio ai giorni nostri.

» II Oratori nei centri minori. » III Oratori Femminili.

» IV Formazione religiosa, morale e sociale dei giovani nell'oratorio.

» V Corre ottenere la frequenza agli Oratori.

a) Delle Scuole di religione:

Tema VI L'insegnamento della religione nelle pubbliche scuole.

» VII Le Scuole di religione accanto alle pubbliche Scuole Medie e Superiori.

VIII Come formare i catechisti per l'insegnamento della religione.

» IX Programma d'insegnamento per le Scuole di religione.

II. ORGANIZZAZIONI; ESTERNA.

Tema X   Gli Oratori festivi nei loro rapporti colla vita parrocchiale.

» XI Gli Oratori festivi nei loro rapporti colla Società della G. C. I.

» XII Le Scuole di religione nei loro rapporti colle parrocchie e coi Circoli Giovanili.

» XIII Come si sostengono gli Oratori.

Chi ha proposte, voti o suggerimenti, li mandi al Comitato del Congresso presso la rev.ma Curia Arcivescovile di Bologna.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

*. Dal 26 al 27 maggio p. v. nell'Oratorio di Torino-Valdocco si terrà un Congresso Generale delle Compagnie Religiose dei giovani alunni interni ed esterni delle Case Salesiane e annessi Oratori Festivi, ad iniziativa della Compagnia del S. Cuore delle Missioni Estere di Valsalice. Il nostro Rettor Maggiore ha inviato ai promotori questa adesione:

Voi non potevate farmi cosa più gradita promovendo questo Congresso, dal quale spero tanto bene pei giovanetti delle nostre Case. Mi pare di vedere il nostro ven. Padre D. Bosco sorridervi di compiacenza. Egli creò, favorì e amò queste Compagnie che gli hanno dato tante consolazioni e furono uno dei mezzi più efficaci per organizzare ila pietà nelle sue Case. Il Signore vi aiuti a sollevare un soffio di vita più pia e fervorosa e un'azione giovanile più forte per le opere buone. Ricordatevi che da Dio viene il bene, quindi a Lui ricorrete per mezzo dell'intercessione dell'Immacolata, che volle essere l'Ausiliatrice del nostro Padre, o pregatela che benedica i vostri lavori.

* L'arciprete di Legnago, il venerando Mons. De-Massari ha celebrato, tra il giubilo dei suoi ammiratori, le Nozze d'oro Sacerdotali.

Zelante Cooperatore Salesiano e fervido ammiratore del Venerabile Don Giovanni Bosco, a lui stesso si rivolse per avere i Salesiani a Legnago. Avutane promessa dal Venerabile, si accinse con ardore, mercè il concorso delle buone Sorelle Scrammi, a preparare il locale, che si ammira sotto l'argine a destra di chi per il ponte Umberto scende a Porto; e dopo molti stenti e fatiche, condotto a termine l'edificio, col cuore riboccante di gioia potè, tra l'entusiasmo della popolazione, nell'autunno del 1896, affidare ai Figli di D. Bosco la porzione più cara al suo cuore, la gioventù maschile di Legnago e dintorni.

Era quindi giusto che l'Istituto Salesiano di Legnago prendesse viva parte al giubilo del venerato Pastore, e ciò fece con una comunione veramente generale, il giorno dell'Immacolata, in cui Mons. Arciprete pontificò alla messa solenne nella devota cappella dell'Istituto, e a sera gradì pur un affettuoso trattenimento musico-letterariodrammatico in suo onore.

* La festa della « Venuta», o della traslazione dellla S. Casa di Loreto, si è celebrata solennemente ad Ancona, come accennammo. «Il nostro appello - ci scrivono quei confratelli - di cui fece cenno anche il Bollettino Salesiano, per raccogliere ogni sorta di stampa perversa, ci ha fatto pervenire molti libri e giornali cattivi per il bellissimo falò che si ebbe dopo le funzioni di Chiesa e che ci attirò, insieme con i parenti, un numeroso stuolo di bambini. Dopo che le fiamme divoratrici scemarono e dopo aver elevato graziosi globi areostatici, Mons. Antonio Gioia, improvvisò un fervorino di circostanza, parlando della divozione della Vergine e di evitare altre fiamme ben più terribili, causate alle volte da libri e giornali perversi. Questa festicciuola in onore della Vergine Lauretana si perpetuerà sempre e a tutte quelle persone che ci consegneranno libri cattivi, si darà in cambio libri educativi e morali ».

All'Estero.

* Mons. Augusto Hlond, Amministratore Apostolico dell'Alta Slesia, ha fatto il suo ingresso a Katowice, tra il più vivo entusiasmo il 17 dicembre u. s. Il Presidente della Repubblica, Gabriele Narutowicz, perito così miseramente, allora Ministro degli Esteri, volle dare un banchetto in suo onore, al quale presero parte l'Arcivescovo di Varsavia, l'Eminentissimo Kakowski, e gli alti impiegati del Ministero. La dieta autonoma della Slesia Polacca ha messo a disposizione dell'Amministratore un'ampia villa, che provvisoriamente servirà per gli uffici curiali. Monsignore partì da Oswiecim su treno speciale, offertogli dalla direzione delle ferrovie di Katowice. A tutte le stazioni, comprese nella nuova circoscrizione ecclesiastica, clero e popolo corsero a gara ad ossequiare l'inviato del Papa. A Myskowice l'attendeva la vecchia sua madre colle lagrime agli occhi. L'accoglienza di Katowice non poteva essere più entusiastica: stazione addobbata, omaggio di tutte le autorità nella sala di 1a classe, corteo imponente fra due fitte ali di popolo fino al tempio, dove, lette le bolle pontificie e la pastorale del nuovo amministratore in lingua polacca e tedesca, questi tenne il suo primo pontificale. Al carissimo Monsignore la promessa di preghiere e ogni più santo augurio.

* A Tournai, nel Belgio, nelle Scuole professionali Salesiane, la sera dell'8 gennaio u. s. verso le 22,45 si sviluppò un incendio che produsse gravi danni all'Istituto. Evitando ogni spaventoso allarme ed ogni panico, si fecero alzare immediatamente i 250 alunni interni che tranquillamente riposavano nei grandi dormitori; accorsero i pompieri; e senza alcuna disgrazia personale l'incendio venne spento. Ma i danni materiali, prodotti ai mobili e al materiale delle Scuole, furono assai rilevanti. Si calcola una cifra di 250.000 franchi di cui una gran parte gravita sull'Istituto.

Il « Courrier de l'Escaut » ha aperto immediatamente una sottoscrizione, che viene fortunatamente dimostrando in quanta stima sia tenuta dalla cittadinanza di Tournai l'Opera Salesiana.

* A Sant'Anna, nel Salvador, a cura degli ex-allievi, si costituìì tra le società operaie una lega antialcoolica, benedetta dal Vescovo, in una festa splendida e solenne. L'iniziativa, ha riscosso l'adesione concorde di migliaia di uomini, ed ha iniziato il suo lavoro di propaganda.

* L'Unione Ex-Allievi di La Plata (Rep. Argentina) ha pubblicato un'interessante memoria sul lavoro compiuto nel decorso anno, che fa conoscere la seria e ricca compagine dell'organizzazione, formata dalle seguenti sezioni: catechistica, drammatica, sportiva, professionale, studi sociali, mutuo soccorso, beneficenza, esploratori, e scuole di canto e di commercio e di corrispondenza. Degne di rilievo le feste per il Centenario Dantesco, per l'ingresso del Vescovo diocesano, per la giornata eucaristica. Una nota particolare d'encomio alla sezione catechistica, che ha dato tre suoi membri alla nostra Pia Società.

* L'Em.mo Card. Gasquet, nel suo recente viaggio in Argentina, ebbe parole di alto elogio per le varie opere visitate. « Riguardo alle istituzioni che svolgono la loro opera benefica nell'in segnamento - scriveva La Prensa - l'Eminentissimo dichiarò che le impressioni ricevute nelle diverse visite alle case d'istruzione, erano ottime. Destò sopratutto la sua attenzione l'organizzazione degli istituti salesiani: asili, laboratori, scuole, oppure opere di altra indole. Ovunque rilevò uno spirito genuinamente cristiano, senza limitazioni, sempre pronto a fare il bene per il bene ».

* Nel « Cittadino » di Genova leggiamo un'interessante intervista col generale Caviglia. Fra i punti interessanti dell'intervista, il quotidiano pubblica le impressioni del generale italiano sui cattolicismo degli italiani del Sud America. «Un argomento graditissimo - cita il giornale - ce lo fornì egli stesso, venendoci a parlare dello spirito religioso degli italiani nell'America Latina.

« - Il cattolicismo, com'è inteso e com'è praticato da quei nostri fratelli - ci ha detto Caviglia - è mia cosa commovente, magnifica. Questa pienezza di fede, questa spontaneità e fervore di culto, io penso la si debba soprattutto alla instancabile opera dei Salesiani. Io ho visitato molte delle loro scuole, ho parlato ai ragazzi in esse raccolti, ai giovani da esse licenziati e che i Salesiani avevano riunito per ricevere, a mio mezzo, il saluto dell'Italia. Mai vidi più zelanti ambasciatori d'italianità e di amore. Gli italiani debbono essere fieri dei missionari di civiltà, che danno mandato oltre mare ».

* Una nuova chiesa a Montevideo. L'Ispettore dell'Uruguay, don Giuseppe Gamba, ci scrive Tra breve, qui in Montevideo, inaugureremo una chiesa, che sarà dedicata alla Madonna del Rosario. Non è ancor un anno che vi abbiamo posto mano, ed è già per essere compiuta. Ben si può ripetere, anche questa volta, il detto: Aedificavit sibi domum MARIA. Molte difficoltà sorsero contro la nuova impresa; non avevamo i mezzi necessari, e, ciononostante, il sacro edilizio è prossimo ad essere inaugurato. E annesso al Collegio di S. Francesco di Sales, presso Montevideo.

* Nella città di Rosario, nell'Argentina, a due anni di distanza dalla posa della prima pietra, si è inaugurato il 26 novembre scorso l'ampliamento del collegio S. Giuseppe. Il nuovo edificio, eretto su disegni dell'architetto salesiano Don Ernesto Vespignani, si estende sopra un fronte di 140 metri, imponente nel suo aspetto per la purezza della linea architettonica e la maestosità delle aule, ampie e ben arieggiate. Esso viene a coronare il lavoro di perfezionamento, cui il collegio si è ispirato sin dal suo sorgere, attirandosi e guadagnandosi l'attenzione e la simpatia del popolo e delle autorità.

Fondato nel 189o per aderire alle premure del governatore di Santa Fé e di altre distinte personalità, questo istituto ha visto passare nelle sue aule e nei suoi laboratori, fra studenti ed artigiani, 13.259 giovani, di cui 3.960 mantenuti gratuitamente. Annesso vi prospera un oratorio festivo, che ha procurato educazione e divertimento complessivamente a 12.000 ragazzi, ed è attualmente frequentato da 500.

La cerimonia inaugurale si compì alla presenza di numerose autorità civili e religiose, tra cui, degne di particolare menzione il Vescovo diocesana e il Governatore della provincia. S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione disse il discorso d'occasione, e parlarono ancora applauditissimi il Direttore del Collegio, l'Ispettore salesiano Don Bonetti, ed altri oratori. I giovani diedero ottimo saggio di declamazioni ed esecuzioni corali e bandistiche.

Gli intervenuti passarono quindi a visitare i nuovi locali, i laboratori e l'esposizione professionale, esprimendo elogi e felicitazioni per i risultati conseguiti, e ritirandosi in seguito, a notte incominciata, molto ben impressionati dell'esito della festa.

* A Santiago di Cile, nel tempio de la Gratitud Nacional, la domenica 3 dicembre si celebrò la festa di S. Cecilia, con grandi esecuzioni musicali, alle quali presero parte tutti i musicisti della capitale e un gran numero di dilettanti, tra cui non pochi membri della Colonia Italiana. Si eseguì una messa dello Stehle, a quattro voci. I cori, forti di più di 150 voci, eran diretti dal M. Mazzana. La chiesa era gremita. Fu un trionfo di pietà e di arte, di cui durerà a lungo il ricordo.

NECROLOGIO

ELEONORA GIUGANINO. - Sorella al rev.mo Mons. Bartolomeo Giuganino e Cooperatrice Salesiana fin dall'inizio, morta a Torino in, età di 87 anni, il 22 dicembre u. s., fu in intima relazione col Ven.. Don Bosco e Don Rua, i quali, visitando a Borgo Cornalense la Duchessa Montmorency non mancavano di ossequiare anche Mons. Appendino, arciprete di Villastellone e già professore del Venerabile nel Seminario di Chieri, zio della della defunta. Due capitoli della Storia d'Italia furori dettati dal Ven. Don Bosco al eh. Rua in casa di Mons. Appendino. La veneranda estinta, confortata dalla Comunione quotidiana, si spegneva santamente dopo lunga carriera di preghiera, di lavoro e di sofferenze. Si ricordi affettuosamente di noi anche dalla gloria celeste!

Mons. ENRICO ADANI. - Canonico della Metropolitana di Modena e Cameriere Segreto di S. S., insigne per dottrina e pietà, rese l'anima a Dio il 1° gennaio, in età di 78 anni. Anima ardente di apostolo, sotto la sua direzione prese sviluppo la piccola Casa di S. Giuseppe che, per suo desiderio, venne affidata nel 1896 ai figli di Don Bosco. Decurione dei Cooperatori della città, fu sempre nostro fervente zelatore. Generoso con tutti, morì povero com'era vissuto, benedetto e pianto da quanti lo conobbero. Nel suo testamento fra le altre disposizioni si legge: « Si partecipi la mia morte ai Salesiani di Torino, dicendo loro che li ho sempre amati e che continuerò a pregar per loro ». Alcuni giorni prima aveva espresso il desiderio di veder compiuto il voto ardente del suo cuore: l'Oratorio festivo Salesiano in Modena. Dal Cielo benedica ai nostri benefattori, perchè il desiderio suo diventi presto realtà. Una prece per l'anima benedetta.

Mons AUGUSTO GIUSEPPE DUC. - Nato in Chatillon (Aosta) il 18 febbraio 1835, vescovo d'Aosta nel 29 luglio 1872, quindi trasferito alla sede arcivescovile titolare di Traianopoli nel 1907, moriva il 14 dicembre, lasciando anche buona fama di erudizione, massime negli studi di storia delle sue valli native. Più volte venne a pontificare nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Aveva per D. Bosco e per D. Rua grande venerazione.

Mons. LETTERARIO D'ARRIGO RAMONDINI. - Nato il 15 novembre 1848, arcivescovo di Messina dal 24 marzo 1898, spirava il 17 dic. per paralisi cardiaca. Di lui è specialmente ricordata l'opera meravigliosa di zelo e di carità, spiegata durante lo spaventoso terremoto che distrusse la sua città, e che proseguì senza tregua per la ristaurazione materiale, e sopra tutto religiosa e morale della città stessa. All'opera nostra mostrò sempre cordiale interesse e benevolenza paterna.

ASTORI Sac. Prof. ACHILLE di Carpenedolo (Brescia). - Vecchio ammiratore del Ven. Don Bosco, ne appoggiava entusiasticamente l'opera colla propaganda e colle offerte, felice quando gli era dato di veder nascere in altri la sua stessa cordiale simpatia. Nutriva pure una, divozione tenerissima per Maria Ausiliatrice. Pace all'anima sua benedetta.

GIOVANNI ROSSINI. - Uomo di fede viva, laborioso e retto fino allo scrupolo, passò la lunga vita, che fu di 81 anno, nel prodigare se stesso al bene della famiglia e alle opere di pietà. Fu zelante cooperatore salesiano, ed ebbe la consolazione di vedere ben quattro dei suoi figliuoli - due sacerdoti e due suore - ascriversi tra i figli di Don Bosco. Divotissimo di Maria SS. Ausiliatrice, ne propagò il culto tra i conterranei. Il Signore lo ricompensi del suo zelo e i Cooperatori lo ricordino nelle loro preghiere.

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE defunte dal 7 maggio al 19 dicembre 1922

BELTRÀo A. C. Suor Ester da Recife (Brasile) † Lorena (Brasile) il 7 - v - 1922, in età di anni 38.

Di carattere forte, si studiò di temprarlo alla soavità del Fondatore con lavorio costante. Ne li ultimi cinque anni al sacrifizio dello spirito unì quello del corpo, sopportando pazientemente spasimi atroci, retaggio di una dolorosissima operazione.

BOARINo Suor Teresa da Pocapaglia (Cuneo) + in Alassio (Genova) il 22 - Ix - 1922, in età di anni 5o.

Passò quasi tutta la vita religiosa in umile lavori, laboriosa e sorridente, con edificazione comune.

DE Porro Suor Augusta da Tarzo (Treviso), † a Rodeo del Medio (Argentina) il 21 - vii - 1922, in età di anni 56.

Piena di confidenza nella bontà divina, ripeteva spesso a sè e agli altri: « Siamo in mano di Dio, che è nostro Padre, coraggio! » e con la stessa serenità andò incontro alla morte.

FERRANDO Suor Zulema da Canelones (Uruguay) + a Las Piedras (Uruguay) il 26 - x - 1922, in età di anni 43.

Benchè appartenente ad agiata famiglia, predilesse gli uffici più umili, anche durante la lunga prova cui la sottopose una lenta paralisi, che le apri il cielo.

GALDOS Suor Rosa da Buenos Aires (Argentina) + in Buenos Aires Almagro (Argentina) il 3 - XII - 1922, in età di anni 57.

Anima pia e generosa, trovò le sue delizie nell'esercitare nascostamente la carità più delicata verso chi sapeva sovraccarico di lavoro e preoccupazioni.

LUVINI Suor Giuseppina da Buenos Aires (Argentina), † a Maldonado (Argentina) il 10 - ix - 1922, in età di anni 5o.

Dal pensiero delle cose eterne, che ebbe famigliare, traeva la virtù necessaria per sopportare pazientemente la terribile malattia che la trasse alla tomba.

MANAZZA Suor Angela da Cassolnovo (Pavia), t a Legnano (Milano) il 17 - vi - 1922, in età di anni 43.

Affetta di mal di cuore, temeva di dover, col tempo, abbandonare il lavoro e ritirarsi in una casa di salute: invece, riconoscente al Signore, morì sulla breccia.

MANzONE Suor Giuseppina da Trezzo Tinella. (Cuneo) † a Diano d'Alba il 19 - XII - 1922, in età di anni 32.

Non appena ebbe dato il nome all'istituto, si vide chiamata alla santa missione della sofferenza, e la compì esemplarmente per 7 anni, con la forza delle anime grandi.

MOLTEDO Suor Luigia, da Rapallo (Genova) + a Roppolo C. (Novara) il 31 - X - 1922, in età di anni 31.

Serena nel sacrifizio della giovane vita, poco prima di morire si disse felicissima di essersi resa figlia di Maria Ausiliatrice, e le ultime parole furono un saluto allo Sposo Celeste,

MORAES Suor Caterina da Guaratinguetà (Brasile) morta ivi il 22 - V - 1922, in età di anni 5o.

Visse una vita di lavoro e di sacrifizi, ma la sua fine fu visibilmente confortata da preziose grazie del Cuor di Gesù che amava tanto.

NAVARRO Suor Elvira da Valencia (Spagna), + a Sevilla (Spagna) il 4 - VIII - 1922, in età di anni 46.

Delicatissima di salute, fu sempre così riservata e buona da non far sentir a nessuno il peso delle sue sofferenze.

PANE Suor Teresa (2a) da Torino, + a Magenta (Milano) il 13 - IX - 1922, in età di anni 36.

Morì ancor giovane, poco prima di assoggettarsi ad un'operazione chirurgica, felice nel pensiero delle opere buone compiute.

RINALDI Suor Luigina di Lu Monf. + a Diano d'Alba (Cuneo) il 30 -VII- 1922, in età di anni 30.

Nipote al nostro venerato Rettor Maggiore e d'indole semplice e di pietà profonda, aveva una tenera devozione a Maria Ausiliatrice e spirò col suo dolce nome sulle labbra, in giorno di sabato, come aveva tante volte pregato.

Rizzi Suor Maria da Canuelas (Argentina) † a Rodeo del Medio (Argentina) il 10 - xi - 1922, in età di anni 44.

Equilibrata e retta, sopportò tutte le prove della vita con singolare rassegnazione alla volontà di Dio.

STEFANI Suor Antonietta da S. Paolo (Brasile) † a Riberào Preto (Brasile) il 21 - V - 1922, in età di anni 27.

Venuta da un oratorio festivo, prediligeva occuparsi in opere giovanili, e godeva tutta la confidenza delle alunne.

SUCCETTI Suor Maria da Savogno (Sondro) + a Nizza Monf. il 31 - X - 1922, in età di anni 71.

Quando doveva essere ammessa alla vestizione religiosa, aveva poca salute e non pareva troppo adatta all'istituto. Madre Mazzarello commossa dalle sue lagrime, le disse: - Leggo nei tuoi occhi che ti vuoi far santa, è vero? - Sì, Madre. - Bene, fa' la tua vestizione religiosa, e fatti santa. - E l'impegno fu puntualmente eseguito.

ZUCCARINO Suor Paola di Paysandù (Uruguay) + a Lorena (Brasile) l'8 - xi - 1922, in età di anni 55.

D'indole dolce e soave, consolatrice affettuosa di quanti avvicinava come religiosa e direttrice, ebbe particolar cura delle consorelle ammalate cui donò, a piene mani, ogni più santo conforto, venerata da tutte e benedetta.

Preghiamo anche per i Cooperatori defunti:

AIASSA Maria, + a Torino.

ALBERTO Natalina, † S. Sebastiano da Po. AVVIENA Col. Paolo, + a Torino.

BADINI CONFALONIERI nobil Bianca, + a Torino. BALDO D. Giuseppe, † a Ronco all'Adige (Verona. BALZANI Veggia, † a Borgomanero (Novara). BARCELLINI Pietro, † a Borgomanero (Novara). BEC.HINJ Marianna, † a Torbe (Verona). BERNI Federico, + a S. Miniato (Firenze). BERTOLINI Angela Maria, † a Carcoforo (Novara). BLESI TALICE Cav. Luca, † a Torino. BORGO Teresa, Ved. RUGGERI, † a Molassana (Geli.) BossHARDT Ernesto, † a Gravellona Toce (Novara). CANALIS Caterina Ved. CARMAGNOLA, † a Torino. CARERA Irene, † a Rancio di Lecco (Como). CAVALLO Giacomo, † a Ivrea (Torino). CISMONDI Cristina Ved. BELLINO, † Cuneo.

COLOMBO Giovanni, † a Borgomanero (Novara). COSTA Maddalena, † a Pagno (Cuneo). CULLOTTA Giacomo, † a Zompicchia (Udine). DEIDDA Delfina Ved. PICA-IGLESIAS (Cagliari), DELPIANO CHIARA, † a Chiavari (Genova). DURBIANO Petronilla, † a S. Giorgio di Susa. FAPPIANO Salvatore, † a S. Lorenzello (Benevento). FERRERO Lorenzo, † a Monteu Roero (Cuneo). FERRINI Luigi, † a Castagneto Carducci (Pisa). FISSORE Cecilia, † a Bra (Cuneo). FUMERO D. Bartolomeo, † a Torino. GIACOMELLI Maria, † a Pedenosso (Sondrio). GIROMINI Margherita, † a Vergano (Novara). GIUGANINO Eleonora, † a Torino. GOBBO Giuseppe, † a Urbana (Padova). GoDio D. Luigi, † a Borgomanero (Novara). KLUZER D. Davide, † a Lecco (Corno). IACOMON G. Batt., † a Forni Avoltri (Udine). LONARDi Anna M. FASOLI, + a Marano (Verona). LUMINA Rosalinda, † a Pianico (Bergamo). MANARI Cav. Francesco, † a Roma. MANDELLI Salvatore, † a Galbiate (Como). MANFEDI Maria, † a Roma. MARASCHI Margherita, † a Vigevano (Pavia). MARCELLI D. Francesco, † a Gavigiano. MARIANO Teol. D. Giov. Batt., † a Savigliano. MATTEINI Pietro, † a Figline Val D'Arno (Firenze) MILANESIO Maria, † a Busca (Cuneo). MONGUZZI Teodolinda, † a Santa (Monza). MONTi Maria, † a Borgomanero (Novara). NEBULONI D. Angelo, † a Milano. PAGAN D. Sebastiano, † a Villorba (Treviso). PAOLUCCI Cesidio, † a Alvito (Caserma). PARASCOSSO Luigi, † a Alassio (Genova). PELLEGRINO Eufrosia, † a Villa S. Secondo (Ales.) PERSICHETTI Prof. Cav. Augusto, † a Roma. PREDA Ambrogio, † a Milano. RACCA Antonio, † a Cherasco (Cuneo). RAFFAELLI Caterina, † a Bostone Sopramonte. RAMPONI Giuseppe, † a Borgomanero (Novara). REVEi,r,I Giovanni, † a Corsalia (Cuneo). RICHARD Teol. D. Eugenio, † a Perrero (Torino). ROBERT Carolina Ved. COTELLA, † a Torino. ROLFO Margherita, † a Alba (Cuneo). ROLLA D. Cesare, † a Mongardino d'Asti (Aless.) SALOMONE PORACCHIA Modesta, † a Caprino Ver. SANTI Giov. Batt., † a Bra (Cuneo). SASSELLA Maria, Ved. RoMONI, † a Morbegno. SELVA Michelina Ved. COLOMBO, † a Introbbio, SILVA Zaira, † a Cesano Maderno (Milano). SINIGAGLIA Ing. Prof. Pietro, † a Vicenza. SoLCi Domenica, † a Torino. TALLONE Maria, † a Ville S. Sebastiano (P. Maur.) TARICCO Felicita, † a Busca (Cuneo). TESTA GenoveUa, † a Caraglio (Cuneo). TOMARCHIO Dom. BIONDO ; † a Fiumefreddo. TORASSO Battista, † a Torassi (Torino). TORCHIO Suor Teresa, † a Asti (Aless.) VEGLI GAI Isabella, † a Bergamasco (Alessadria), ZAMBONIN Angela Elon., + a Caprino (Verona). ZAMPERINI MORASSUTTI Antonietta, † a Padova. ZANONI Teresa, † a Magugnano (Verona).