BS 1920s|1923|Bollettino Salesiano Ottobre 1923

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVII.   TORINO, OTTOBRE 1923   NUMERO 10.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Nuove disposizioni pontificie per l'insegnamento della Dottrina Cristiana. - II Papa e la diffusione della buona stampa. - Per l'insegnamento del catechismo. - Il XXV dell'Opera di Don Bosco in Polonia. - Pia associazione dei divoti del S. Cuore di Gesù. - Sul Sepolcro di S. Stefano. - Le Missioni Salesiane: Procurateci nuove vocazioni. - La Prefettura Apostolica dell'Assam. - Figurine assamesi: Bah-Joh. - I bisogni spirituali della Patagonia. - Albori di civiltà cristiana in Cina. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Omaggio Internaz. a Gesù Adolescente. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Trionfi Eucaristici. - Azione salesiana. - Necrologio.

Nuove disposizioni pontificie circa l'insegnamento della Dottrina Cristiana.

In data 29 giugno u. s., il Santo Padre Pio XI emanava un importantissimo Motu proprio circa l'insegnamento della Dottrina Cristiana. Curare l'insegnamento del Catechismo tra il popolo cristiano, perchè esso lo faccia succo e sangue, fu costante sollecitudine della Chiesa Cattolica. « Dal Beato Bellarmino a questa parte - nota l'Osservatore Romano - noi abbiamo una splendida fioritura di opere, in cui le verità cristiane hanno la loro più semplice e precisa espressione, che vien prendendo nuove forme a seconda dei bisogni dei tempi.

E fu appunto per provvedere alle nuove necessità che Pio X iniziò quella riforma del Catechismo, che viene riguardata come non ultima delle benemerenze del grande Pontefice. D'allora in poi, ben si può dire, in tutto il mondo, fu un santo gareggiare d'iniziative dirette a un più largo ed efficace insegnamento della dottrina cristiana. Congressi catechistici, periodici catechistici, associazioni catechistiche, gare catechistiche, esistenti già anche prima, non si contarono più. Il voler tentare anche solo una breve storia del movimento e delle opere svoltesi in questi ultimi tempi, ci porterebbe troppo oltre i limiti di un breve commento. Ma appunto questo fervore e la moltiplicità delle iniziative sorte in tutto il mondo domandavano un coordinamento, una direzione unica, i cui scopi e i cui frutti è facile intravvedere. Ecco quello che rappresenta un elemento di straordinaria importanza nel nuovo documento pontificio, là dove Pio XI stabilisce, presso la S. Congregazione del Concilio, un Officio permanente di direzione catechistica.

Un altro tratto del Motu proprio che merita tutta l'attenzione e la venerazione dei fedeli e la riconoscenza speciale di quanti sono cattolici organizzati a milizia, è la calda raccomandazione che il S. Padre muove a tutte « le associazioni maschili e femminili cattoliche di frequentare in modo esemplare le istruzioni catechistiche sulle loro parrocchie, e, all'occorrenza, di coadiuvare il Clero » in questo lavoro.

Nè merita minore attenzione il desiderio espresso dal S. Padre, circa un magistero catechistico da istituirsi « nei principali centri degli Istituti religiosi che si dedicano all'educazione della gioventù ».

Un pensiero ancora.

Tutti gli atti più solenni, tutte le decisioni ed i propositi più benefici, si animano di uno spirito, recondito e profondo, che li caratterizza e li esalta meglio delle loro stesse parole, meglio, assai spesso, del loro stesso contenuto: poichè tale spirito animatore ne manifesta la ragione prima, il moto originario, la compiuta bellezza del fine cui tendono. Qui basti ricordare di qual nome si fregi il Motu proprio: « Pio PP. XI ». L'antico sacerdote milanese, il successore di S. Carlo Borromeo, l'erede ed il custode di un patrimonio e di una carità catechistica che rifulse dall'immediato domani del Concilio di Trento, sino all'ora in cui, dalla Loggia Vaticana, Egli, Arcivescovo di Milano, veniva gridato al mondo come Successore di S. Pietro, vuol trasfuso in tutto l'orbe cattolico quell'amore, quella predilezione per l'insegnamento catechistico, che è vanto e tradizione della sua terra natìa. Se il Santo Padre si auguri e preghi affinchè il nuovo provvedimento sorta esito fecondo, trionfale, basti tale rilievo ad ammonircene ».

Ecco l'importantissimo documento:

Pius PP. XI.

Nella Lettera Enciclica, con la quale per la prima volta abbiamo parlato a tutto l'Orbe Cattolico, abbiamo indicato come unico rimedio a tutti i mali, dai quali è afflitta l'umana società, il ritorno della pace di Cristo nel regno di Cristo; ed abbiamo aggiunto che questo regno in nessun altro modo si può stabilire sui questa terra se la Chiesa non viene ad educare gli uomini col suo spirito e col suo zelo operoso. Or questo la Chiesa lo compie sovratutto insegnando la dottrina cristiana ai fanciulli e agli adulti secondo le sue leggi e le sue sapienti istituzioni. Per questa ragione il Nostro Predecessore di santa memoria, Benedetto XV, con lettere circolari della Sacra Congregazione del Concilio, interrogò tutti i Vescovi d'Italia, per sapere se e in qual modo si ottemperasse a questi ordini circa l'istruzione religiosa del popolo: al che essi risposero con diligenza pari allo zelo.

Orbene, ciò che con tanta opportunità e vigilanza aveva incominciato il Nostro Antecessore, Noi, accettando ben volentieri anche questa porzione di eredità, abbiamo stabilito di portare a compimento.

Per questa ragione, ed anche per estendere i benefici effetti di questa iniziativa a tutti i popoli, Ci piace di stabilire quanto segue, sia per richiamare la mente e il cuore di tutti i buoni ad un interesse a cui è congiunto lo stesso benessere sociale, sia specialmente per aiutare e confermare l'opera e la diligenza dei sacri Pastori di tutto l'Orbe su di una cosa, della quale certo niuna è più importante: e questo con l'istituire presso la Curia Romana uno speciale Officio, per mezzo del quale Noi possiamo in modo migliore e più facile esercitare per tutta la Chiesa quella cura e somma vigilanza, che una cosa sì importante richiede.

Quindi di motu proprio e secondo la pienezza dell'Apostolica potestà, Noi istituiamo e per mezzo di queste Lettere dichiariamo istituito uno speciale Officio presso la Sacra Congregazione del Concilio, del quale questa Sede Apostolica si servirà come organo per promuovere energicamente in tutto il mondo l'attuazione di quelle leggi, che riguardano l'istruzione del popolo nei precetti della dottrina cristiana; spetterà perciò a questo Officio il moderare e promuovere l'azione catechistica per tutta la Chiesa.

E Noi veramente Ci ripromettiamo da questo i

frutti più salutari, specialmente se si aggiungerà, come confidiamo, a quanto stabilisce autoritativamente la Santa Sede, l'opera pronta e solerte dei Vescovi, del Clero e dei buoni secolari.

Non possiamo tuttavia tralasciare di raccomandare caldamente a tutte le associazioni maschili e femminili cattoliche di frequentare in modo esemplare le istruzioni catechistiche nelle loro parrocchie e all'occorrenza di coadiuvare il Clero in modo da rendersi benemeriti della Chiesa anche in questo genere di ministero, che ad ogni cattolico deve sembrare il più santo ed il più necessario.

E più caldamente ancora Ci raccomandiamo alle Congregazioni religiose dell'uno e dell'altro sesso, affinchè non soltanto aiutino in questa cosa il Vescovo della loro Diocesi, ma si diano cura altresì affinchè gli alunni dei loro Collegi siano gradatamente istruiti nel catechismo in tal modo da possedere, in maniera più piena e più sicura del consueto, la dottrina cristiana: cosicchè possano difendere la loro fede contro le obbiezioni del volgo, e si studino anche di inculcarla e d'insinuarla a quanti più possono.

Inoltre desideriamo grandemente che nei principali centri degli Istituti Religiosi, che si dedicano all'educazione della gioventù, si aprano, sotto la sorveglianza e la direzione dei Vescovi, delle scuole per uno scelto numero di giovani dell'uno e dell'altro sesso, i quali dopo un regolare corso di studi e superato un conveniente esame, possano ottenere il diploma di abilitazione all'insegnamento della dottrina cristiana e della storia sacra ed ecclesiastica. Coloro pertanto i quali sono a capo di queste Comunità Religiose si diano premura di scegliere fra i membri della Casa quelli che hanno maggiore attitudine a frequentare queste scuole o ad impartire ai fanciulli o alle fanciulle l'insegnamento della religione.

Sarà poi di spettanza dei Vescovi il vigilare attentamente su tutte le scuole di religione: ed ogni tre anni riferire accuratamente alla Congregazione del Concilio sia circa l'attuazione di queste norme, sia circa i risultati ottenuti e particolarmente riguardo alle scuole dei collegi e di magistero, di cui abbiamo urlato sopra. In tal modo speriamo che moltiplicandosi felicemente il ritorno delle anime assetate alle fonti inesauribili della verità e della grazia, cioè alla fonte aquae salientis in vitam aeternam, si cancellerà finalmente quella grande macchia delle nazioni cattoliche, che è l'ignoranza nelle cose di religione.

E ciò che noi stabiliamo con queste Lettere, vogliamo che rimanga sempre valido e stabile, checchè si abbia in contrario.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il di 29 giugno, festa del Principe degli Apostoli, anno 1923, secondo del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XI.

Il Papa e la diffusione della Buona Stampa.

Il 5 settembre u. S., il Santo Padre Pio XI, ricevendo in udienza 300 pellegrini milanesi della Società Diocesana della « Buona Stampa », rivolgeva loro un affettuoso ed eloquente discorso, illustrando scultoriamente la necessità e i preziosi frutti della diffusione della buona stampa. A noi sembra, che si fosse trovato alla Sua presenza un manipolo di Cooperatori Salesiani, non altrimenti avrebbe parlato l'Augusto Vicario di N. S. Gesù Cristo. Ecco le ardenti ed inspirate parole. Le meditino ed accolgano con slancio anche i nostri lettori:

Voi avete assunto l'impegno di preparare, diffondere, moltiplicare la buona stampa, in servizio del bene; ed è consolante pensare che, benchè numerosi, voi non siete che una piccola rappresentanza di una grande falange. Vediamo dietro di voi tutti i vostri cinquemila consociati (bel numero, un forte reggimento) inquadrati nelle vostre duecento sezioni. E qui veramente quello che nella sua rigida semplicità è la bellissima poesia dei numeri: poichè è per questi numeri che si moltiplica ciò che anche individualmente preso è così grande, vogliamo dire, la diffusione del bene e la lotta contro il male. Il male della cattiva stampa, contro il quale la vostra opera è davvero la più efficace ed insurrogabile, poichè similia similibus curantur; e si deve proprio pregare Iddio che vi mantenga e vi moltiplichi per rendere sempre più vasta, intensa, efficace la vostra benefica azione.

È la necessità del nostro tempo; viene spontaneo il sorriso se si pensa a quell'antico frate così scettico davanti all'invenzione della stampa, da annunziarne l'insuccesso contro la tradizionale diligenza degli amanuensi: simile in ciò al Machiavelli, che non credeva possibile l'applicazione pratica delle armi a fuoco, ed a Napoleone che non ammetteva l'uso del vapore come forza motrice sul mare.

La stampa, come la polvere da fuoco, come il vapore, ha trionfato: ma se moltiplichiamo attraverso i secoli quello che la stampa cattiva fece di male, una terribile visione si offre ai nostri sguardi e così desolante da opprimerci affatto se non ci consolasse il vedere accanto e contro la stampa perversa la buona stampa, con mezzi, purtroppo, è vero, assai più limitati, con efficacia assai minore, ma pur sempre grande.

La vostra è una vera carità, compiuta, come vuole lo Spirito Santo, sapientemente, perchè anche la carità, benchè regina delle virtù, è pur essa regolata dalla prudenza. E il pensiero del Manzoni, quando ci ricorda il Cardinale Federico Borromeo prodigante tesori per arricchire di opere preziose la sua Biblioteca: ed a chi obbiettava sull'opportunità di quelle spese, quasi andassero a detrimento di opere benefiche, il grande scrittore domandava se non era una grande carità anche quella di procurare buoni libri.

Dice lo Spirito Santo: Beati qui intelligunt super egenum et pauperem: ora, sono tante anime al mondo, povere della più triste povertà di pensieri e di sentimenti: povere fino alla deformità. Venite dunque in aiuto a questa intelligente carità, studiando bene i rimedi opportuni per combattere efficacemente il male e sostituirlo col bene. Non basta pagare di borsa, ma bisogna altresì contribuire di persona: è questa la contribuzione più preziosa, e voi la dovete dare, assistendo la buona stampa nel suo cammino attraverso la folla delle anime.

Occorre insegnare coll'esempio come si debba usare la stampa nostra: perchè a che giova una stampa buona, se nessuno la legge? Dovete perciò essere voi i primi a leggere i prodotti della buona stampa, in casa e fuori, dovunque è possibile. Vi sia sempre chi richiami l'attenzione su quel periodico, su quella pagina, su quella sentenza, su quell'insegnamento religioso o morale: diventerete così doppiamente, moltiplicatamente, benemeriti della Buona Stampa.

Per l'insegnamento del catechismo.

La S. E. I., o Società Editrice Internazionale di Torino, ha allestito una nuova edizione, in conformità al nuovo Codice di Diritto Canonico, dei PRIMI ELEMENTI DELIA DOTTRINA CRISTIANA tratti dal Catechismo pubblicato per ordine di Sua Santità Papa Pio X, in un bell'opuscolo, con copertina resistente, a cent. 25 la copia.

Ai RR. Ordinari e alle Revv. Curie diocesane, ai Collegi di Parroci, ai Ven. Seminari, agli Ordini e Istituti Religiosi, alle Congregazioni della Dottrina Cristiana, ai Direttori degli Oratori festivi e a quanti ne acquisteranno molte copie, verranno cedute, con notevole sconto, a scopo di propaganda: e cioè:

per copie 1ooo   L.   17o (cent. 17 la copia).

» »   5000   »   8oo ( » 16 la copia).

»   »   10000   »   1500 ( » 15 la copia).

Rivolgere le richieste alla Libreria Centrale della S. E. I., Corso Regina Margherita 174, TORINO (9).

Spese di porto e d'imballo, a carico dei committenti.

Il XXV dell'Opera di Don Bosco in Polonia.

La Consacrazione della nazione a Maria Ausiliatrice, - La benedizione del S. Padre.

L'opera di D. Bosco in Polonia ebbe inizio nel 1898 a Oswiecim, città della Galizia occidentale, alle falde dei Carpazi, poco lontana da Cracovia. Sulle rovine di una chiesa gotica e di un convento dei Domenicani, su disegni dell'architetto Prof. Mario Ceradini dell'Accademia di Torino, fu eretto un tempio in onore di Maria Ausiliatrice e un ampio collegio, capace di contenere 400 giovani, con scuole ginnasiali e professionali, riconosciute dal Governo.

Da quel primo felice inizio, col volger degli anni, altri 16 istituti vennero fondati in diverse parti della Polonia, a benefizio della gioventù povera ed abbandonata.

Il corrente anno segnava i cinque lustri di lavoro compiuto fra gravi difficoltà, in tempi difficili. Era quindi ben giusto che s'elevasse alto e solenne l'inno della riconoscenza alla Divina Provvidenza, che con materna bontà ha costantemente assistito l'espansione salesiana in Polonia, e che fosse degnamente commemorata la data gloriosa.

I festeggiamenti, svoltisi a Oswiecim, per affluenza di popolo e di autorità che vi presero parte, assursero ad uno splendore segnalato. Vi aderirono con nobilissime lettere di augurio e di felicitazione il Presidente dei Ministri e tutti i Vescovi polacchi. Lo stesso Em.mo Cardinale Primate Edmondo Dalbor, Arcivescovo di Gnesna, o Posen, volle onorarli di sua presenza, insieme col Nunzio Pontificio, Mons. Lorenzo Lauri, col Vescovo Ausiliare di Cracovia, Mons. Nowak, con l'Amministratore Apostolico della Slesia, Mons. Hlond, col Teol. Prof. Don Luigi Piscetta, rappresentante il nostro Rettor Maggiore.

Mons. Hlond iniziò il triduo dei festeggiamenti con un solenne pontificale, ed inaugurò un'esposizione delle scuole professionali, allestita come saggio del profitto dei giovani operai.

Il giorno appresso Mons. Nowak procedette alla benedizione di due nuove campane per il tempio di Maria Ausiliatrice offerte l'una dai ferrovieri, l'altra dai Cooperatori.

Fu presente anche il Nunzio Pontificio, Mons. Lauri, il cui arrivo diede luogo ad una grandiosa manifestazione in onore del rappresentante del Papa. Le vie e le case, persine quelle degli ebrei, erano imbandierate, con archi ed emblemi pontifici e nazionali. Le autorità civili e religiose, precedute da squadroni di cavalieri nei costumi tradizionali, alle porte della città gli porsero il benvenuto; e all'ingresso nell'istituto l'ispettore salesiano don Tirone gli espresse i sentimenti di riconoscenza e di gioia dei figli di D. Bosco per aver tra loro l'inviato del Papa. Anche un alunno lo salutò a nome dei compagni in versi italiani, terminando col grido: Evviva il Nunzio! Mons. Lauri rispose ringraziando le autorità presenti, ed inneggiando all'opera di Don Bosco, che aveva già conosciuto e ammirato da vicino in America, ed ora rivedeva animata dallo stesso slancio in Polonia.

I festeggiamenti culminarono il 1° luglio con solenni funzioni religiose. Il Card. Primate, accolto egli pure con entusiasmo straordinario, celebrò la messa pontificale, e Mons Nowak pronunziò un caloroso discorso sul problema dell'educazione giovanile.

Dopo il pontificale, per le vie della città sfilò una grandiosa processione con la statua di Maria Ausiliatrice. Oltre 1oo mila persone vi presero parte, venute in pellegrinaggio dai dintorni. Innanzi all'immensa moltitudine, nella commovente solennità del rito, il Card. Dalbor, circondato da un centinaio di sacerdoti, da vari Prelati, dai Vescovi e dal Nunzio Pontificio, consacrò a Maria Ausiliatrice la Polonia, ed il popolo ripetè, parola per parola, la formola della consacrazione. Il canto del Te Deum irruppe allora da migliaia e migliaia di petti come da un sol uomo.

A sera i giovani dell'istituto si adunavano in teatro coi benefattori per un'accademia musico-letteraria. Vi assistettero anche gli Ecc.mi Mons. Lauri e Mons. Nowak, e il rev.mo Don Piscetta, che portò il saluto del nostro Rettor Maggiore. Frenetici applausi destò la lettera del Card. Gasparri, recante gli auguri e la benedizione del S. Padre.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ.

Dal Vaticano, 22 giugno 1923 Rev.mo Padre,

Con vero piacere il Santo Padre si unisce alla gioia dei figli di D. Bosco nel celebrare il 25° anniversario del loro primo ingresso e dell'inizio delle loro apostoliche fatiche in codesta diletta Polonia.

Benedetto ampiamente da Dio ed assistito dalla rugiada delle sue divine grazie, il tenero virgulto, che, divelto dalla pianta madre, già frondosa ed adulta, veniva trapiantato 25 anni or sono in codesta terra benigna e feconda, vigoreggiò ben presto, e assecondato dalle cure assidue e dall'arte dei vigili sapienti cultori, fiorisce oggi in messe di copiosi frutti a vantaggio delle anime e per la gloria di Dio.

L'Augusto Pontefice sa quanto han fatto in così breve tempo gli operosi figli della Società Salesiana, poichè conobbe di persona non poche delle loro opere, avendo agio di apprezzarne tutto il valore e l'importanza.

Nasce pertanto in Lui, vivo e spontaneo, l'interessamento alla prossima celebrazione, cui augura di tutto cuore il più completo successo: sicchè dalla calda temperie d'affetto e di generale favore e consenso, che essa non mancherà di suscitare, possan trarre più soavi auspici e fondate speranze ad un avvenire ognora più fecondo e consolante per la patria e per la Chiesa.

Con questi sentimenti Sua Santità invia di cuore alla P. V. Rev.ma, a tutti i buoni religiosi, ai Cooperatori e Cooperatrici delle diverse opere, nonchè a tutti gli allievi degli istituti, in segno di particolar benevolenza, la Benedizione Apostolica.

Profitto dell'occasione per raffermarmi, con sensi di distinta e sincera stima,

della P. V. Rev.ma

Aff.mo nel Signore P. Card. GASPARRI.

L'accademia fu chiusa dall'Ecc.mo Nunzio Pontificio Mons. Lauri, che augurò ai figli di D. Bosco nuovi allori e trionfi nel campo del bene, incitandoli a lavorare con rinnovato vigore fra la gioventù per conquistare anime a Dio e formare cittadini onesti alla patria.

Pia Associazione dei divoti del Sacro Cuore di Gesù

eretta nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma.

Ci gode l'animo di poter annunziare che nella Basilica fatta innalzare dal nostro Venerabile Padre Don Bosco in Roma, venne recentemente eretta una Pia Associazione dei Divoti del Sacro Cuore di Gesù. Ci assicurava il venerato Don Rua, di sempre cara memoria, che era già nei disegni di Don Bosco di richiamare al Tempio eretto nell'alma città ad onore del Divin Cuore la pietà e il fervore di molti e molti devoti, nè più nè meno come si era adoperato di raccogliere attorno il Santuario di Torino-Valdocco i devoti di Maria SS. Ausiliatrice. I buoni Cooperatori e le zelanti Cooperatrici leggano il semplice e chiaro Regolamento; osservino l'ampiezza del programma, che comprende tutte le pie pratiche più in uso in onore del dolcissimo Cuore di Gesù; ammirino il cumolo di Sante Indulgenze concesse agli ascritti, e andranno a gara nel dar il nome alla nuova Associazione.

STATUTO.

I. È canonicamente eretta nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma la Pia Associazione dei divoti al Sacro Cuore di Gesù.

II. Patroni principali della Pia Associazione sono Maria SS. Ausiliatrice, S. Giuseppe, S. Francesco di Sales, S. Margherita Alacoque e S. Luigi Gonzaga.

III. La Pia Associazione celebra la sua Festa principale il Venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini, che è la festa del Sacro Cuore di Gesù.

IV. Il Direttore dell'Ospizio del Sacro Cuore, è il Direttore della Pia Associazione. E gli potrà farsi surrogare da altro Sacerdote membro della Pia Associazione.

Scopo.

V. Lo scopo della Pia Associazione è di promuovere in modo pratico, tra i fedeli dell'uno e dell'altro sesso, la divozione al Sacro Cuore di N. S. Gesù Cristo.

Pie pratiche.

VI. A raggiungere questo scopo la Pia Associazione zela e promuove:

1. La pia pratica dei Nove Uffici;

2. La pia pratica dell'Ora Santa un giorno per settimana, il giovedì sera, che è la sera dell'Agonia;

3. L'Ora di adorazione mensile;

4. Il pio esercizio dei Venerdì;

5. La pia pratica del 1° Venerdì del mese;

6. La Consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore di Gesù;

7. La visita quotidiana al SS. Sacramento;

8. La visita all'Immagine del Sacro Cuore di Gesù, esposta in qualsiasi chiesa, oratorio od altare, pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice;

9. La Comunione sacramentale frequente, almeno settimanale, e la frequente comunione spirituale, almeno una volta al giorno;

10. Le iscrizioni alla Pia Associazione della Guardia d'Onore;

11. Le iscrizioni alla Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, eretta nella stessa Basilica, la qual Pia Opera fa celebrare sei Messe quotidiane per gli Ascritti della medesima, vivi e defunti;

12. Il Mese di Giugno e la Novena in preparazione alla Festa del Sacro Cuore di Gesù.

Intenzioni da aversi nel compiere le pie pratiche.

VII. A facilitare il proprio perfezionamento e il bene domestico e pubblico, gli Ascritti, nel compiere le pie pratiche promosse dalla Pia Associazione avranno le seguenti intenzioni, che procureranno di rinnovare di quando in quando nelle visite al SS. Sacramento e nella Comunione:

I. La salvezza e la santificazione dell'anima propria;

2. Di suffragare le Anime degli Ascritti defunti; 3. La conversione dei peccatori e degli infedeli; 4. L'incremento di ogni opera diretta all'educazione cristiana della gioventù;

5. Di ottenere molte e sante vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie;

6. Di implorare l'abbondanza delle divine benedizioni sui Sacerdoti, sui Religiosi, sui Missionari e sulle opere loro;

7. Di fare proprie le intenzioni del Sommo Pontefice.

Norme per l'iscrizione.

VIII. Possono ascriversi alla Pia Associazione tutti i fedeli di ambo i sessi, a qualunque classe appartengano, dal giorno della loro prima Comunione.

IX. Le iscrizioni sono esclusivamente personali.

X. L'iscrizione non importa obbligo alcuno di offerte. Le offerte fatte spontaneamente sono destinate a soccorrere quei giovani che, avendo spiccata vocazione sacerdotale, fossero privi dei mezzi per compiere gli studi ecclesiastici.

Indulgenze.

a) PLENARIE:

1) A chi fa una volta alla settimana la S. Comunione;

2) Nel giorno dell'ascrizione alla Pia Associazione;

3) Ogni volta che prenderanno parte alla Comunione Generale, ove questa si fa per qualche circostanza o solennità;

4) Nel primo venerdì del mese;

5) Nelle sei domeniche precedenti la festa del Sacro Cuore;

6) Nelle feste della Natività, Circoncisione, Epifania, Risurrezione, Ascensione di N. S. G. C., Pentecoste, Corpus Domini, S. Cuore di Gesù e S. Cuore di Gesù Eucaristico; Immacolata Concezione, Purificazione, Annunciazione, Assunzione di Maria SS., Maria Ausiliatrice, S. Cuore di Maria; S. Giuseppe Sposo di Maria Vergine (19 marzo), Solennità di S. Giuseppe, o domenica seguente; S. Francesco di Sales, S. Margherita M. Alacoque, S. Luigi Gonzaga, protettori della Pia Associazione; SS. Pietro e Paolo App.; e Ognissanti;

7) In articulo mortis, se confessati e comunicati, ovvero se, a ciò impossibilitati, invocheranno il SS. Nome di Gesù, almeno col cuore, se nol potranno con la bocca.

b) PARZIALI di sette anni ed altrettante quarantene:

In ciascun giorno che interverranno alle pratiche di pietà che si compiono nella predetta Basilica del S. Cuore o nella loro parrocchia in occasione di tridui e novene in onore di Gesù Sacramentato, esposto solennemente o chiuso nel Tabernacolo, portando visibilmente sul petto l'immagine del S. Cuore.

e) PARZIALI di cento giorni:

I) Ogni volta che compiranno qualche pia pratica che l'Associazione zela e promuove e che conduce al fine della Pia Associazione stessa o al bene delle Missioni;

2) Ogni volta che, portando sul petto l'imagine del S. Cuore di Gesù, dicano devotamente l'invocazione Adveniat regnum tuum.

3) Ogni volta che presenzieranno alle pie adunanze della Associazione, dovunque esse siano tenute.

XII. INDULTO PERSONALE DELL'ALTARE PRIVILEGIATO ai Sacerdoti associati quando celebrino, la S. Messa in suffragio dei Defunti, ascritti alla Pia Associazione o benefattori della medesima.

Sul Sepolcro di S. Stefano.

Il 3 agosto u. s., festa della Ia invenzione del Sepolcro di S. Stefano, si cominciò a rendere culto solenne al Santo Protomartire e ai SS. Suoi compagni di sepolcro, sul Sepolcro stesso di nuovo recentemente scoperto.

Essendo stata interamente sgombrata l'area dell'antico Martyrium, questa si gremì di fedeli, mentre senz'interruzione, dalle 3 alle 9 del mattino, si susseguì la celebrazione di S. Messe. Numerose furono le S. Comunioni.

Alle 6 giungeva una comitiva di una trentina di pellegrini con il rev.mo Custode di Terrasanta P. Ferdinando Diotallevi e il Procuratore Generale dei Francescani. Alle 9 il rev.mo Padre Custode cantò messa solenne nella Cappella dell'Istituto. Si fecero speciali preghiere per il Santo Padre che si degnò recentemente approvare la Pia Opera di Santo Stefano e per tutti i Soci del pio Sodalizio, che si propone, sopra tutto, di diffondere ovunque l'idea e la pratica del perdono cristiano.

Invitando per la solenne circostanza il rev.mo Custode di Terra Santa, quei nostri Confratelli intesero di rendere speciale omaggio al benemerito Ordine Francescano, che da sette secoli difende in Palestina i diritti della Chiesa Cattolica.

Sarebbe intenzione dei nostri di collocare la prima pietra del ricostruendo Martyrium il 26 del prossimo dicembre, cioè il giorno della festa di S. Stefano, se li assiste la carità dei Cooperatori.

- Richiamiamo l'attenzione dei lettori su quanto pubblicammo, in proposito, nei numeri di febbraio,. luglio e settembre di quest'anno.

L'anima di San Francesco di Sales (1)

La sua devozione, la sua orazione, la sua attenzione alla presenza di Dio.

Credo, con ferma convinzione, che la vita del nostro Beato Fondatore a motivo dell'estrema purezza d'intenzione in ogni azione, fosse un'orazione continua. Posso assicurare, infatti, per la lunga comunicazione che Dio m'ha concessa d'avere con Lui, sia per iscritto come a voce, essendo stata sotto la sua direzione per ben diciannove anni, che in tutte le sue azioni non aveva altro di mira che la gloria di Dio e l'adempimento della divina volontà. Soleva dire che questa volontà era la legge sovrana del suo cuore; che in questa vita convien fare l'orazione d'opera e di azione, che la miglior preghiera che si possa fare è di aderire interamente al beneplacito di Nostro Signore. Così egli si manteneva quasi continuamente raccolto in Dio, e facilmente lo si capiva, nonostante che il suo raccoglimento non fosse cupo, nè triste, nè apparisse esteriormente a coloro che non conoscessero il suo sistema.

Circa quindici anni fa, domandai un giorno al nostro Beato, se stesse molto tempo senza rivolgere lo spirito a Dio; ed egli mi rispose: « Qualche volta quasi un quarto d'ora ». Perciò egli consigliava a lutti i suoi devoti di rivolgere continuamente lo spirito a Dio, anche in mezzo alle occupazioni volute da Dio: prediche, confessioni, studio, lettura, discorsi di cose spirituali, e simili. E, realmente, tutti i suoi sermoni, i suoi trattenimenti, i suoi consigli, non tendevano ad altro che ad incamminare le anime all'unione con Dio, sia per mezzo dell'orazione come dell'azione.

Per tal modo, come mi disse una volta, egli stava dinanzi a re e principi senza timidezza, col suo contegno solito, perchè si sentiva alla presenza di una Maestà ben più grande, che lo teneva sempre e in eguale riverenza; e per quanto circondato dal mondo e oppresso dagli affari, pure, per quanto possibile procurava di tener sempre il cuore in Dio... Oltre a ciò, egli aveva veramente ricevuto da Dio un gran dono d'orazione, e conversava con N. S. familiarmente e semplicemente, con amore pieno di confidenza. Parlandomi un giorno di tale sua orazione, la paragonava all'olio sparso su di una tavola molto liscia, che va sempre più dilagando.

Mi disse che il suo primo pensiero allo svegliarsi era Dio e che, per quanto possibile, procurava d'addormentarsi collo stesso pensiero: che provava una particolar contentezza quando rimaneva solo, perchè allora gli era più sensibile la presenza di Dio, che non tra il frastuono degli affari e delle conversazioni. So che talvolta, non appena incominciavi a pregare senza preparazione alcuna, si sentiva, tutt'a un tratto, preso e raccolto in Dio...

Del resto, com'ebbe a dirmi cinque o sei anni prima di morire, egli non riceveva nell'orazione « dei gusti sensibili, ma luci e sentimenti che Dio diffondeva nella parte superiore dell'anima sua, mentre l'inferiore vi restava estranea...

Il vederlo pregare faceva nascere in cuore l'amore dell'orazione... ed egli stesso ne raccomandava caldamente la pratica a quanti erano sotto la sua direzione... Aveva sentimenti d'unione veramente santi col suo Dio, innanzi al quale stava con grande umiltà, profonda riverenza, e confidenza grande. Qualche volta mi scriveva di rammentargli di dirmi quali doni Dio gli avesse fatti nell'orazione; ma, quando gli parlavo e gliene chiedevo notizie, mi rispondeva:

« Sono cose tanto semplici e tanto delicate, che non se ne può dir niente, quando son passate ».

Qualche tempo prima di morire non poteva quasi più trovar modo di fare orazione: gli affari e le infermità l'opprimevano; e allora, un giorno ch'io gli chiedevo se aveva atteso a quel santo esercizio, mi rispose: « No, ma ho fatto ciò che equivale », il che voleva dire che si manteneva sempre unito a Dio, facendo tutte le azioni per puro amor di Dio e non per altra considerazione...

Diceva spesso che un'anima che voglia servire perfettamente Dio deve attaccarsi a Lui solo e desiderarlo ardentemente e costantemente, ma quanto ai mezzi da usare per giungere a tale risultato, non bisogna attaccarvisi; ma, al contrario, bisogna liberamente andare dove la carità o l'obbedienza ci chiamano, giocondamente e tranquillamente. Ed egli praticava ciò che insegnava.

Amor dei nemici.

È verità nota a tutti che il nostro Beato Fondatore amava i suoi nemici d'un amore cordiale e caritatevole; e lo testimoniava praticamente rendendo loro bene per male per quanto gli era possibile.

Una volta gli fu scritto che un gentiluomo sparlava frequentemente di lui nelle conversazioni. Egli rispose: « Ne sono spiacente, perche il prossimo ne rimane scandalizzato; ma per mio conto, che potrei fare se non pregare Dio per lui? »

A proposito di forti calunnie sparse sul suo conto, a proposito di fatti dei quali era assolutamente innocente, rispose a coloro che ne l'avvertivano: « Ho abbandonato questi venti contrari alla Provvidenza di Dio; che essi soffino o che si acquetino, come piacerà a Lui, la tempesta o la bonaccia mi sono indifferenti... Se il mondo non trovasse nulla a ridire su di noi, non saremmo buoni servi di Dio... Che cosa si guadagna ad opporsi ai venti ed alle onde, se non della schiuma? »

Altra volta, parlando di una persona, che s'era sfogata per ben due anni a dir parole pungenti e sprezzanti contro di lui e contro l'Ordine della Visitazione, diceva: « O mio Dio! quanto bene le desidero! L'amo davvero straordinariamente! « E quando quella persona venne a morire, egli mi scrisse: Vorrei che essa m'avesse chiesto scusa. Prego per lei tutti i giorni, quando sono all'altare... »

Amava tanto chi l'offendeva, che era divenuto pro verbiale che, per avere qualche beneficio da lui, conveniva fargli del male, poichè egli non si vendicava che facendo del bene.

Zelo e predicazione.

Predicava, veramente, in modo apostolico, e con zelo e desiderio indicibile di ottenere la conversione e il profitto delle anime. Conobbi chiaramente che nei suoi sermoni non aveva altro scopo. Non supponeva neppure d'essere un gran predicatore, benchè lo fosse veramente e fosse riconosciuto come tale da tutti e non aspirava ad averne la fama: Predicava con eguale affetto dai poveri pulpiti come da quelli celebri, purchè ne ottenesse eguale profitto; mi scriveva, infatti, una volta: « Predico qui (a Parigi) innanzi a Principi e Principesse, ma v'assicuro che non lo faccio meglio, nè con più cuore, che se predicassi nella nostra povera Chiesa della Visitazione » ... Nell'ultimo viaggio che fece a Parigi, vi predicò l'intera Quaresima...; la prima volta che vi fu, in sei mesi, tenne più di cento sermoni, convertendo un buon numero di eretici... Predicò tutta una Quaresima a Digione, e vi fu, unanimamente, ammirato e stimato come uomo veramente apostolico, poichè egli non predicava soltanto con la parola, ma anche, ed altrettanto, con la sua vita... Fu in quella santa Quaresima ch'io ebbi l'onore e la fortuna impareggiabile di conoscere così gran Prelato, con soddisfazione immensa dell'anima mia, ch'io gli rimisi, fin da quel momento, affidandola interamente alle sue mani...

Non è possibile dire lo zelo ardente ch'egli aveva per la santa fede cattolica, apostolica e romana e per la predicazione della parola di Dio.

« Sappiate, mi scriveva una volta, ch'io attraverso un triste periodo, poichè, dall'Epifania alla Quaresima, ho sempre avuto strani sentimenti nel cuore, chè, per quanto miserabile e detestabile io sia, pure son pieno di dolore nel vedere che tanta devozione si va perdendo, cioè che tante anime s'infiacchiscono. Queste due ultime domeniche ho verificato che le Comunioni erano diminuite della metà; e ciò mi ha afflitto assai, poichè, per quanto coloro che prima le facevano non siano diventati cattivi, pure perchè tralasciarle? Per vanità. E ciò m'è doloroso. Perciò invochiamo molto Iddio per noi, e ringraziamolo del proposito fatto di non seguire anche noi tale strada...».

Pace dell'anima.

Fu un grande amante della pace e, certo, nessuno l'eguagliava in tale amore. La pace aveva preso tali radici nel suo cuore, che nulla poteva scuoterla. Diceva spesso: « Succeda quel che succeda, io non voglio perderne neanche un filo, con la grazia di Dio ».

Diceva anche « che nulla deve poterci togliere la pace, quand'anche tutto andasse capovolto e sconvolto, poiche che cos'è il mondo intero in paragone alla pace del cuore? »

E come aveva in sè un tal tesoro, così lo comunicava anche alle persone che lo avvicinavano. E incalcolabile il numero di coloro che, venuti a lui turbati e inquieti, se n'andavano tranquilli e rappacificati. Io ne parlo per esperienza personale, ed ho constatato innumerevoli volte in me stessa e in persone di mia conoscenza la verità di tal fatto...

Consigliava questa santa pace a tutte le anime che guidava, e continuamente s'affaticava per darla a quanti poteva. I processi da lui sopiti ed i contrasti appianati si contano all'infinito... Era questa la sua occupazione quasi abituale... ed io ho sentito dire da persone degne di fede che, nonostante il frastuono che procuratori, avvocati e parti avversarie facevano attorno a lui, mai egli dette a vedere un menomo segno d'impazienza, nè di noia, sia nel viso come nelle parole; riè si turbava quando gli affari non riuscivano, anzi se ne veniva via con lo stesso viso contento, com'era andato, benchè avesse persa l'intera giornata, e fosse stato disturbato nella persona e negli mari, e questi ripigliava con la solita dolcezza d'animo e con altrettanta devozione, come se avesse speso il tempo in esercizi di pietà. Questo riseppi dal suo Confessore.

So anche che, durante tali occupazioni, egli aveva particolar cura di mantenersi raccolto in Dio; e a tal proposito, anzi, diceva che « bisognava trattare gli affari terreni con gli occhi fissi al Cielo », e che « tutto ciò che si fa per amore è amore: il lavoro, e persino la-morte, non son che amore, quando è per amor di Dio che li riceviamo... ».

(Continua)

Suor FRANCESCA-GIOVANNA FRÈMIOT.

(1) Continuazione: ved. Boll. di agosto u. s.

LE MISSIONI SALESIANE

Ringraziamo ex corde i cari confratelli, che, annuendo al nostro desiderio di dare ampie notizie missionarie in ogni numero del Bollettino, hanno cominciato a metterci in grado di poterlo attuare con vero gradimento dei nostri lettori. A loro, e a quanti li imiteranno, il grazie più cordiale e lieti auguri.

Non domandiamo lunghe relazioni: ove queste sono necessarie, sieno le benvenute: ma preghiamo tutti a tenerci al corrente del lavoro che si compie, delle difficoltà che incontrano, e dei manipoli che raccolgono con la grazia di Dio.

Procurateci nuove vocazioni al Sacerdozio ed aiutanti per le Missioni.

I zelanti Cooperatori e le pie Cooperatrici, che conoscono qualche giovane grandicello, dai 15 ai 18 e 2o anni, che voglia studiare da prete od ascriversi alla Pia Società Salesiana come coadiutore, si mettano in corrispondenza col nostro Rettor Maggiore sig. Don Filippo Rinaldi, Via Cottolengo, 32, Torino (9), esponendo le qualità, l'età, gli studi o la professione del raccomandato: ed avranno le opportune indicazioni designazioni per inviarli a questa o a quella casa salesiana, in conformità dei desideri dell'aspirante.

Sarebbe opportuno - osserva l'E.mo Card. Prefetto della S. Congregazione di Propaganda - che gli Istituti, i quali ammettono nelle loro file anche fratelli laici, si studiassero di cercare il modo di far conoscere a tante anime desiderose di darsi a Dio, le quali, per mancanza di studi preparatorii o per altre ragioni, non possono convenientemente ascendere al sacerdozio, che esse pure potrebbero, e mirabilmente, cooperare all'eroico lavoro delle Missioni. Queste infatti hanno grande necessità di uomini pii e volenterosi, periti in qualche arte o mestiere, e capaci tanto di insegnare le arti e i mestieri stessi ai popoli presso cui sono inviati, quanto di attendere, con l'aiuto di altri, a fabbriche di edifici, impianti di officine, lavor tipografici e, senza dilungarci troppo, basterà solo accennare al bene grande che tali fratelli , debitamente preparati, potrebbero compiere, occupandosi dei catechisti indigeni, insegnando nelle scuole primarie, ecc. ».

Noi, ripetendo ai nostri Cooperatori il caloroso invito, ricordiamo anche il fervido voto, col quale l'Em.mo Card. Van Rossum chiude la sua lettera: « Benedica Iddio tutti coloro che, mossi da santo zelo, contribuiscono in qualsiasi modo, affinchè l'opera delle Missioni, l'opera apostolica per eccellenza, progredisca sempre più e venga maggiormente conosciuta ed amata; e ricolmi Iddio de' suoi celesti favori quelle anime che, infiammale dal suo amore santo si sono consacrale all'evangelizzazione di tanti popoli, i quali attendono ancora la grazia di conoscere Nostro Signore Gesù Cristo » (Lettera, in data 20 maggio n. s., ai Superiori degli Istituti Missionari. ).

I Missionari Salesiani di Registro do Araguaya (Brasile).

Togliamo dalle note di viaggio scritte dal sig. J. de Mesquita, Ispettore agrario del Matto Grosso, nell'ultima sua visita ufficiale a Registro do Araguaya.

La città di Registro do Araguaya, sede di Municipio e capoluogo della regione omonima, dista 90 leghe dalla capitale del Matto Grosso. Posta a 327 metri sul livello del mare, è circondata da un terreno molto fertile e gode un clima salubre. turbato solo talvolta, nel periodo delle inondazioni, dal Rio Araguaya.

Piccola era un tempo la popolazione, non più di 8oo anime; oggi è molto cresciuta per l'immigrazione venuta da Goyaz e da Parà.

Il corso principale della città è intitolato a Don Bosco; e una via è pure dedicata a Mons. Malan. Delle tre piazze una porta il nome di Mons. d'Aquino (Salesiano, Ex-Presidente dello Stato).

Il commercio è incipiente, ed è rappresentato dai mercati provenienti da Goyaz.

Ciò che impressiona favorevolmente il visitatore è il grande sviluppo dell'istruzione primaria, impartita da due istituti, eretti dalla missione salesiana, uno maschile e l'altro femminile.

Nella visita fatta alle scuole, ebbi occasione di constatare il grado di profitto morale e intellettuale degli alunni, alcuni dei quali per apprendere l'istruzione necessaria vi accorrono da 4o e 50 leghe lontano, data la grande scarsità di scuole nella zona orientale e meridionale dello Stato.

Le benemerenze che i Figli di Don Bosco si sono acquistate a questo riguardo nel cuore degli abitanti del Matto Grosso, sono, in vero, grandi, e l'opera loro si potrebbe, a mio giudizio, chiamar anche l'evangelizzazione dei bianchi ».

La Prefettura Apostolica dell'Assam

(Relazione del Prefetto Apostolico Mons. Luigi Mathias).

IV. I primi Missionari (Ved. num. prec.).

L'Assam non ebbe che molto tardi il beneficio del Cattolicesimo. Mentre il sud dell'India può vantarsi di aver goduto dello zelo di San Tommaso Apostolo che vi morì martire, vittima dell'odio fanatico di sacerdoti pagani, e dell'ardore di Francesco Saverio, il nord, e particolarmente la regione di cui intendiamo parlare, vide i missionari cattolici fissare le loro tende definitivamente nelle sue pianure e su i suoi monti soltanto una trentina di anni fa.

Il protestantesimo vi giunse disgraziatamente circa un mezzo secolo prima, e vi mise radici che difficilmente potranno strapparsi. In realtà vi furono, molti anni prima, tentativi da parte di ardenti e zelanti sacerdoti che vi penetrarono e vi lavorarono instancabilmente: ma non è facile il dire con precisione in qual tempo si sieno diretti i primi cattolici all'Assam. Essendosi sviluppato un movimento cattolico nel basso Bengala, prima del 1678, sembra essersi esteso anche all'Assam. Mc Cash, nella sua opera « Assa » scriveva nel 1837: « Vi sono circa 6o portoghesi (miétis) in Assam, discendenti di soldati portoghesi una volta al servizio del Nawab di Dacca; sono Romani (cattolici), ed ogni famiglia possiede qualche grossolana immagine, generalmente della Vergine Maria, scolpita in un trave e posta in terra alla maniera degli indù: non pongono più attenzione alla domenica che qualsiasi altro indigeno; quanto al loro modo di vivere e di vestire, non si possono distinguere dai nativi ed alle volte si sposano con donne musulmane; alcuni sono impiegati a pascere, altri fanno l'ufficio di « chuprassies », messaggeri o commissioneri.

Uno di questi villaggi cattolici indigeni, se non l'unico, trovavasi e trovasi tuttora a Bondashill, sobborgo vicino a Badarpur, lungo il fiume Barac (sud dell'Assam - Vallata del Sylhet); è l'unico vestigio delle antiche cristianità di Assam.

Si dice che i loro antenati furono stabiliti in quella località al principio del secolo XVIII, da un Nawab musulmano, che venne da Meerut, accompagnato da musulmani e cristiani nativi. Dove il Nawab abbia arruolato questi soldati, la storia non lo dice; ma si dice che costrussero un forte a Bondashill, intorno al quale si fissarono. Dopo la guerra di Birmania (1820-28) il Nawab ricevette, in ricompensa della sua lealtà, una concessione di terreno a Baniagany, la cui rendita permise ai cattolici di Bondashill di vivere nell'ozio. Dispute scoppiarono nella piccola comunità; i loro campi furono gradatamente venduti agli abitanti dei borghi vicini; e la maggior parte di essi guadagna adesso il proprio pane col lavoro quotidiano. ». Così scriveva l'Allen nel 1905.

Da una relazione scritta nel settembre dello stesso anno, dal Padre Marcellino, missionario della Congregazione del Divin Salvatore a Badarpur, il Nawab venne in Assam alla testa di circa 6oo soldati musulmani, e 400 o al più 500 cattolici. Questo Padre afferma di non trovare nessun documento che possa stabilire che quei cristiani siano stati visitati prima del 185o. Sappiamo però che nel 1844 il P. Frycenon di Dacca visitò i pochi residui delle antiche famiglie cristiane di Bondashill. Nel 1847 penetrò verso il nord-est di Assam fra le tribù abitanti al sud della vallata del Bramaputra; e trovò i Nagas molto propensi al Cattolicesimo. Possediamo una sua lettera scritta il 4 settembre 1847, ai piedi dei Naga Hills.

Lo stesso P. Marcellino aggiunge che quei cristiani non perdettero mai la fede: battezzavano i fanciulli e i vecchi; aggiustavano i matrimoni. « In momenti di grande sincerità, mi raccontavano che negli antichi tempi facevano riverenza alle statue e dii indù ».

Dal 1870 il P. Fourmod, della diocesi di Dacca, sarebbe rimasto a Bondashill per tre anni. Dopo di lui altri sacerdoti della stessa diocesi, da cui dipendeva questa parte dell'Assam, vennero eventualmente.

Dirò più avanti della fondazione di una residenza con un missionario fisso in quella regione, dopo essermi ancora intrattenuto, alquanto, sugli inizi del Cattolicesimo in Assam, nella vallata del Bramaputra.

Fortuna vuole che viva tuttora in Shillong una famiglia di ottimi cattolici dal nome Delanougerede. Giunta in Assam nel 1848 e stanziatasi allora in Gauhati, essa ricorda i primi missionari giunti nella vallata del Bramaputra.

Nel febbraio 1850, l'Assam era stato annesso al Vicariato del Tibet: i primi missionari PP. Robin, Krick e Bernard delle Missioni Estere di Parigi, giunsero nello stesso anno in Gauhati per tentare di penetrare più facilmente nel Tibet. Nel 1851 i PP. Bernard e Robin tentarono di penetrarvi per il Bhutan; passarono il Bramaputra e giunsero a Dewangiri ai confini del Bhutan; a 10 miglia da Gauhati. Difficoltà di ogni genere non permisero loro di continuare; ed il P. Bernard, anch'esso estenuato, ricondusse il suo superiore quasi morente a Gauhati. Rimessosi alquanto, il P. Robin dovette far ritorno in Francia, ed al suo posto arrivò il P. Boury.

Nel frattempo il P. Krick andò a Dibrugarh e tentava di penetrare nel Tibet attraverso i Mishmis. Il capo di questa tribù selvaggia non gli concesse il transito. Un tenente disegnò su un quadro mandato in Francia il colloquio: vi si vede il capo dei Mishmis fumare tranquillamente la pipa, mentre il missionario cerca di convincerlo.

In una lettera interessantissima, scritta da Saikwock il 1 dic. 1851, egli narra, come lasciando Gauhati il 26 maggio, giunse a Tezpur il 30. Vi trovò cattolici desiderosi di vedere un sacerdote. Nelle loro relazioni con i protestanti avevano perduto molto del Cattolicesimo. Viveva allora un dottore europeo cattolico, la cui signora protestante ricevette il battesimo. Vi restò un mese e mezzo, istruendo. e ripigliava il Bramaputra per dirigersi nuovamente al nord. Abbandonato dai barcaiuoli, una tribù sacerdotale di Hadia-Déoris lo ricevette. Gli diedero due barcaiuoli, uno zoppo e l'altro cieco di un occhio, ma coll'aiuto di Dio giunse a Saikwock il 26 sett. ove rimase col Capitano Smith.

« Il 19 novembre, così egli, il Capitano Wath, che era venuto a Saikwock per combinare col suo collega una spedizione per proteggere i lavoratori di oro del Dihong, mi propose di accompagnarlo, e si offrì di mettermi in relazione colla nazione selvaggia degli Abors. Partimmo con una scorta di duecento soldati e nove elefanti. Dopo cinque o sei giorni incontrammo circa sei o settecento Abors, tutti armati di un arco e una lancia di quindici piedi. Il Capitano Wath, dopo aver trattato dei loro affari, in un'intervista molto pacifica, li pregò di ricevermi e di condurmi al Tibet:

- Non osiamo, risposero, temiamo che arrivi qualche disgrazia al nostro ospite.

» Durante la conferenza, mi aveva colpito il loro costume assolutamente selvaggio e la fisionomia interamente europea dei nostri interlocutori.

Presto osservandoli da vicino, vidi un tatuaggio del tutto straordinario: una croce era nettamente disegnata e dipinta in bleu oscuro sul loro viso. La maggior parte la portava a rami uguali sulla fronte, altri sul naso: ce ve sono la cui croce ha doppia linea trasversale e va dalla fronte all'estremità del naso... I selvaggi non possono spiegare l'origine di questo simbolo, ma essi credono che ogni uomo, così segnato, è protetto in questa vita e rapito al cielo dopo la morte: e Dio non ammette a condividere la sua felicità che quelli che hanno portato questo segno. Feci loro comprendere che ero sacerdote, maestro della preghiera, e che veniva a spiegar loro la misteriosa potenza di questa croce. Presi tra le mani una croce che portava al collo, baciai il Cristo, ed essi lo baciarono dopo di me ». La spedizione però non ebbe luogo per mancanza di portatori. Il P. Kríck visitò i Kamptis e tornò a Gauhati. Il segno di croce trovato presso quei selvaggi sembra dire che siano stati evangelizzati nel secolo XIII o XIV. La storia ci ricorda in fatti che S. Giacinto di Polonia ed il Beato Oderico del Friuli, oltrepassarono l'Imalaia ed evangelizzarono il Tibet, segnando ogni giorno una nuova vittoria sulla barbarie e sull'infedeltà. Una leggenda del celebre Tsong-Kaba, mostrerebbe, anteriormente ancora, un tentativo di evangelizzazione in quelle regioni.

Nal 1853 volle tentare di nuovo il passaggio ma invano. L'anno seguente 16 febbraio 1854 si decise per una terza spedizione col P. Bourry. Congedandosi, disse che non sarebbe più tornato. Era disposto a tentare ad ogni costo, essendo quello, a parer suo, il posto più adatto per penetrare nel Tibet. La profezia non tardò ad avverarsi.

Al dire della famiglia Delanougerede, i Missionari avevano portato risolti doni da distribuire ai capi, ed uno di questi, cui si era rifiutato di dare di più, pensò di finirli. La mattina seguente il P. Krick recitava il suo Breviario allorchè pian piano, l'uccisore gli andò dietro e, mentre il missionario si chinava per cogliere un fiore, gli recise il capo. Il P. Bourry, essendo indisposto, dormiva sotto la tenda. Quando giunsero gli assassini sì alzò, ed, essendo molto forte, tentò di difendersi: morse financo il dito ad un Mishmis; ma, vinto dal numero, anch'egli ebbe il capo reciso e fu tagliato a pezzi. Il servo potè fuggire e portare la notizia a Gauhati. Una spedizione punitiva di soldati, mandati dal Governo Inglese, vendicò i primi martiri dell'Assam.

Il P. Bernard scriveva da Saikwah, presso Dibrugarh, il 16 novembre 1854, dando l'annunzio dell'uccisione dei due missionari: « Ecco i fatti come mi furono narrati. Giorni fa un piccolo principe dei Kampti mi mandò il figlio primogenito per narrarmi ciò che sapeva. Un nipote di questo re, passando pel villaggio dei Mishmis, sentì dire che, un mese circa, una banda di selvaggi, sotto la scorta di un capo, detto Kaissa., si presentò nella capanna, occupata dai nostri due sfortunati confratelli. P. Krick era seduto su un piccolo sedile, e P. Bourry riposava sopra una stuoia, il dorso appoggiato alla parete. Il P. Krick avrebbe detto: « Eccoti, Kaissa; vieni dal villaggio, o vi ritorni?». Per tutta risposta i mostri sguainarono la sciabola, e colpirono con due colpi al petto il P. Bourry. Padre Krick ricevette, alla sua volta, un colpo sul lato sinistro del collo, ed essendosi la sua testa inchinata sul medesimo lato, un secondo colpo fu diretto sul lato destro, ed allora la testa cadde sul petto. Compiuto il delitto, gli assassini asportarono tutto ciò che possedevano le vittime, e si diedero alla fuga. Tutti gli abitanti, alla vista del delitto, abbandonarono il paese dandosi anche essi alla fuga. Questo Kaissa aveva perduto, anni prima, un figlio venuto in Assam; si era annegato non lungi di qui; e l'uccisione dei missionari doveva essere mia vendetta dovutagli. In realtà è l'atto dei vili traditori, che uccidono per rubare. I nostri confratelli avevano un domestico assamese. Kaissa lo condusse prigione, per fare del suo sangue un sacrificio propiziatorio ai dei Mani del suo figlio ». Mi piacque di dar le due versioni, che sostanzialmente non hanno nessuna contradizione.

Il P. Bernard visitò anche Nowgong; dove innalzò una cappelletta, e più tardi partì per Darjeeling, per tentar da quella parte l'entrata nel Tibet. Il Governo inglese aveva concesso, in Gauhati, un pezzo di terra ai missionari, dove attualmente sorge la stazione. Il P. Robin aveva pensato chiamarvi i Trappisti; ma la malattia gli impedì di attuare il piano, e il terreno ritornò al Governo.

Per alcuni anni, almeno, sembra che nessun missionario sia vissuto in Assam, sino al 186o; allorche, un bel giorno, un Babu (personaggio indù) venne a trovare la famiglia Delanougerede, dicendo che un sacerdote cattolico alloggiava nel bungalow (casa ospitaliera). Era il P. Mercier di Dacca. Chiamato a Dibrugarh, fece tutto il viaggio, sia all'andare, come al tornare, a piedi. Durante il viaggio gli rubarono le scarpe e le calze. Chi non sa la distanza e le difficoltà, nonchè il calore eccessivo, non potrà farsi un'idea della impresa gigantesca del buon P. Mercier. Circa mille chilometri nel solo andare, per valli e monti, sotto un sole cocentissimo, senza nessuna comodità. È da chiedersi, se non fu un'impresa strana, o almeno molto imprudente. Ricevuto in regalo un nuovo paio di scarpe, ritornò, allo stesso modo, per la stessa via.

Un altro sacerdote, di cui s'ignora il nome, venne anche da Dacca, passando per Shillong. Poco dopo giunse il P. Bertoldi da Krishnagar, che ben presto dovette, per malattia, tornare alla sua sede.

Arrivava intanto nel 1872 il P. Giacomo De Broy da Krishnagar, italiano di nascita, appartenente ai missionari di S. Calogero di Milano; questi fu il primo missionario che si sia fissato definitivamente in Assam. Zelantissimo, vi lavorò con ardore sino all'arrivo dei Padri del Divin Salvatore nel 1896, come dirò tra breve. Dopo avervi lavorato per circa 18 anni, visitando i centri principali della vallata, lasciava l'Assam per entrare nel noviziato dei Gesuiti. Colto da colpo apoplettico durante la S. Messa, spirava a Barrackpore nel 1898. Di carattere allegro e gioviale, era amico di tutti e da tutti benvoluto. Lasciò ottima memoria di sè.

Parecchi aneddoti sono ancor ricordati. Narrava il Dr. O'Brien, di felice memoria, come, recatosi a Nowgong, il P. De Broy cadde da cavallo, e, non potendo più cavalcare, volle passar la notte presso un Planter protestante. Essendo questi assente, il missionario credette bene installarsi lo stesso nel bungalow e dormirvi. Saputolo al ritorno, il Planter, indispettito, non volle più dormire in casa sua, ma trasportò il letto in veranda. Chiesto del perchè, rispose: « Mia madre mi pose in cuore la risoluzione di non dormir mai, dove dormì un prete cattolico ». In tutto il distretto la notizia si sparse ben presto, suscitando l'ilarità generale e maggior benevolenza pel simpatico P. De Broy.

Durante il suo soggiorno in Gauhati, vennero, altri due sacerdoti italiani esprimendo il desiderio di mutare in santuario cattolico il tempio di Camacchia, celebre per gli indi e per le stranezze che vi si compiono. Ma si fermarono pochi giorni soltanto.

Il P. De Broy era stato mandato dal Vescovo di Krisnagar, sotto la cui giurisdizione era allora l'Assam. Questa missione, infatti, appartenne, in parte, prima alla Prefettura Apostolica del Bengala centrale; annessa al Vicariato del Tibet il 16-2-1850, fu riannessa al Bengala nel 186o; e dipese allora dal Vescovo di Krishnagar, che vi mandò un missionario nel 1872, finchè non venne eretta a Prefettura Apostolica.

Sac. LUIGI MATHIAS (Continua)   Prefetto Apostolico.

Figurine indigene dell'Assam.

Bha-Ioh.

Sapete chi è Bah-Ioh?

Ha ventotto anni - è basso di statura -, sbarbato, come in generale tutti i Kkassí - occhi leggermente a mandorla - bocca larga, spesso imporporata dal Kwai, che, alla stregua di ogni buon abitatore delle Hills, ha la felicità di masticar almeno parecchie volte al giorno - una nota di leggera mestizia sembra gli sfiori perennemente il volto: in complesso lo direste « un ragazzo vecchio ».

Il suo nome è « Kantí »: al battesìmo lo chiamarono Giovanni... « Bah » è l'appellativo di rispetto che gli inferiori premettono al nome proprio di un superiore: sicchè tutti lo chiamano Bah-Ioh.

Bah-Ioh è, per il nostro Orfanotrofio, un vero tesoro!

Quando il Padre trovasi assente per ministero, è Bah-Ioh che funge da direttore: e vederlo come regola ogni cosa e come sa paternamente indirizzare quei frugoli!... Tra gli orfani abbiamo dei bimbetti piccini piccini: ebbene, Bah-Ioh fa loro da mamma, li lava, li veste, li pettina, dà loro da mangiare. Ai grandi fa scuola diurna e serale, ed assegna a ciascuno le occupazioni manuali.

Sorvegliante per la pulizia dei locali, per l'approntamento delle lucerne alla sera, per la coltivazione dell'orticello, cuoco in cucina e infermiere con gli ammalati, da mattino a sera impiega assai bene (e con che merito), anche la buona dose di pazienza ch'ebbe da natura... in mezzo a questi ragazzi che, malgrado tanto lavorio di educazione, in fondo in fondo risentono sempre e a quando a quando manifestano la loro natura selvaggia.

Ha occhio a tutto, sa provvedere a tutto, a tempo e bene, con vero spirito di abnegazione.

Quando i giovani attendono ai loro divertimenti, Bah-Ioh è sovente in giro per la casa a riassettare banchi e armadi, ad aggiustare pantaloni o fool-ball, o è intento a dare ripetizione a qualche ragazzetto di tardo ingegno.

All'attività e al sacrificio, Bah-Ioh congiunge una soda pietà. Frequenta, quasi ogni giorno, la S. Comunione, e s'interessa di leggere e propagare libri e opuscoli buoni. Non poche volte, nel cuor della notte, credendosi inosservato, l'ho visto alzarsi in ginocchio sul suo letto e pregare a lungo, con trasporti di fervore.

Mi ha confidato che desidererebbe tanto di farsi prete: ha però difficoltà da parte della vecchia mamma, al cui sostentamento deve provvedere.

Giorni fa, essendogli morto il babbo, lo chiamai per consolarlo e gli dissi: « Ti farò io da padre ». Mi rispose commosso: « Oh veramente mi fosti sempre padre amoroso, lo so!... Per me, se sei contento, ho deciso di rimaner sempre con te, ad aiutarti nell'opera della Missione ».

Cari Cooperatori, ora che sapete chi sia Bah-Ioh, e qual tesoro egli sia per l'Orfanotrofio di Shillong... abbiate una preghiera anche per lui affinchè il Signore lo benedica e lo aiuti a compiere il suo vivo desiderio. Ci vorrebbe un'anima buona, che provvedesse un sussidio annuale alla sua vecchia mamma, che vive in un villaggio lontano, vedova, povera e sola!

Shillong, 24 agosto 1923.

SaC. PAOLO BONARDI Missionario Salesiano.

Per le nostre Missioni.

Torniamo a proporre a coloro che son maggiormente dotati di beni di fortuna, di voler assumere qualcuna delle opere a favore delle nostre Missioni, già altre volte raccomandate, e cioè:

1) il mantenimento di un alunno nell'Oratorio Salesiano di Torino con l'annua offerta di L. 1ooo;

2) il mantenimento di un Giovane dell'istituto Card. Cagliero per le Missioni Estere Salesiane con l'annua offerta di L. 1500;

3) il mantenimento di un maestro o di un catechista indigeno, in una delle nostre missioni, con l'annua offerta di L. 18oo.

Si rilevi bene l'eccellenza di quest'ultima elemosina! E una scuola cattolica di più, cioè un nuovo focolare d'azione e di propaganda, che si viene ad aprire nelle Missioni nostre dell'India, della Cina, ecc., ecc.

Anche alle Unioni degli ex-allievi ed ai Circoli giovanili degli Oratori festivi facciam caldo invito a rivolgere un ramo della loro attività ad alcuna di coteste opere di apostolato. Trattandosi di ooperazione collettiva, con lievissimo sacrifizio personale, ripetuto nelle feste e nelle occasioni solenni, è facile raggranellare annualmente una somma bastante allo scopo; mentre è pure un ottimo mezzo per inculcare ai singoli soci il programma della cooperazione salesiana.

I bisogni spirituali della Patagonia.

(Lettera del missionario Don Giuseppe Beauvoir, salesiano)

Santa Cruz, 24 giugno 1923.

Reverendissimo Sig. Don Rinaldi,

Dopo tanto tempo che non prendo più in mano la penna, mi permetta, amatissimo Padre, di mandarle il più affettuoso e devoto saluto. È uno dei più vecchi missionari della Patagonia, che sente il bisogno di raccomandare al degno Successore di Don Bosco lo stato di queste Missioni, che il nostro Venerabile Padre vide tante volte nei suoi « sogni » meravigliosi, e di cui zelò tanto l'incremento durante la vita. Temerei di venir meno ad un mio grave dovere, se più a lungo tacessi; ed Ella, venerato Padre, mi compatisca, mi perdoni, e mi ascolti.

Partito con la spedizione del 1878, mi trovavo da due anni in Buenos Aires, quando caddi gravemente ammalato. Il nuovo ispettore, Don Giacomo Costamagna, venuto a visitarmi e visto lo stato accasciante in cui mi trovavo, mi suggerì all'orecchio: - Se guarisci, prometti di andar in Patagonia? - E perchè no?

La promessa, sgorgatami dal fondo del cuore in quegli istanti dolorosi, ebbe il suo compimento desiderato. Guarii, e rimessomi in forze, partii nel 1881 verso il sud, per il Territorio del Rio Negro, iniziando la serie di quelle escursioni missionarie, che ormai da oltre 4o anni sono il nostro pane quotidiano. Mi fermai nel Rio Negro per quattro anni, dopo i quali, per invito di Mons. Cagliero, allora Vescovo di Magida, passai nel Territorio di S. Cruz. In seguito, Mons. Fagnano mi chiamò a Puntarenas, e m'inviò ad aprire la missione del Rio Grande, dove, solo per grazia di Dio, scampai dai numerosi pericoli e dalle frecce degli indii, che ancor non ci conoscevano. Dieci anni dopo, tornai definitivamente alla missione di S. Cruz.

Quando vi giunsi per la prima volta, l'indio vagava pressochè solo nell'immensa prateria deserta, essendo pochissimi i civilizzati. A Porto Deseado v'erano tre famiglie, a S. Giuliano una sola, a Santa Cruz, capitale del Territorio, quattro: quella del Governatore, del Capitano di Porto, del Commissario e di un negoziante; anche a Rio Gallegos, tre o quattro soltanto.

La popolazione incominciò a crescere nel 1887 per l'affluenza di moltissimi emigranti, con lo stanziarsi vicino ai porti e fondando molte fattorie all'interno. Sui campi, che fino allora erano stati teatro delle indomite scorrerie selvagge, si innestava lentamente la civiltà e prendeva a fluire la ricchezza, il commercio e l'industria agricola. Si formarono vari centri e si costituirono ordinamenti civili con giudice di pace, ufficio di polizia, negozi, circoli, teatri.

Pari al progresso civile fiorì la missione salesiana. Iniziatasi in una forma rudimentale, a poco a poco prese a svilupparsi e s'affermò nella coscienza e nella vita degli indi e dei civilizzati.

Nel volgere di trent'anni l'immensa pianura fu seminata di piccole cappelle e di residenze, che formarono altrettante tappe e luoghi di concentramento. Per di più a Rio Gallegos, su disegni del nostro architetto Don Giovanni Bernabè, sorse una chiesa e un collegio; e nel 19o2 vi si costruiva un altro collegio per le Figlie di Maria Ausiliatrice. Altrettanto si compiva nel 1904 in S. Cruz, e nel 1912 a S. Julian, per opera del missionario Don Marco Zanchetta, che, due anni dopo, doveva ritirarsi per mancanza di personale.

L'opera di fiancheggiamento morale e religioso allo sviluppo civile s'è svolta tenacemente, con costanza e successo, anche in mezzo a gravi sacrifizi, e a fatiche diuturne e pesanti. Ci spronava all'ardua impresa l'amore di Dio e delle anime, la fede immensa nella parola e nel nome di Don Bosco, e ci reggeva nella difficile impresa la saggezza illuminata di Mons. Cagliero e di Mons. Fagnano.

Ora, un fatto nuovo è sorto a chiedere più intensamente la nostra opera di sacerdoti. Per una fatalità inesorabile, gli aborigeni Thehuelches vanno, a poco a poco, scomparendo, fino alla totale estinzione, e al loro posto sottentrano gradatamente individui cosmopoliti, che invadono e si disputano le terre, e, talora, offuscati dalla sete dell'oro, trascendono ad azioni ignominiose e diffondono il vizio.

Il numero degli immigrati andrà maggiormente crescendo negli anni venturi, poichè il Governo ha intenzione di dare forte impulso all'industria locale, tracciando altre linee ferroviarie, che si ramificherebbero per tutta la Patagonia, fino al gran lago Nahuel Huapí.

Bisogna quindi assistere validamente questi nuovi venuti, affinchè non perdano la fede.

Nel 1921 feci io stesso, a questo scopo, un'esscursione di 3000 km., visitando il Lago Buenos Aires ai piedi della Cordigliera, l'incipiente popolazione di Nacimiento (Rio Deseado), la Colonia Pellegrini, il Lago Pueyrredòn, e molte fattorie, disseminate qua e là. Ho amministrato 25 battesimi e altrettante cresime, benedetti alcuni matrimoni, e pacificate varie famiglie; ma avrei raccolto frutti più abbondanti, se avessi potuto toccare un maggior numero di centri. Vi sono ancora vari indigeni che attendono il missionario per far battezzare i loro bambini e per farsi essi stessi cristiani.

Amatissimo Padre, il lavoro che sovrasta ai suoi figli da un capo all'altro della Patagonia è vastissimo; perchè, mentre noi invecchiamo, la popolazione cresce. Abbiamo estremo bisogno di nuovo personale, dappertutto, dappertutto; a quando il conforto di vederci al fianco qualche nuovo compagno? Noi, ormai, non possiamo far altro che pregare Iddio, perchè ci assista e ci aiuti nell'opera che abbiamo intrapresa nel suo santo nome e per la sua maggior gloria. Per parte nostra, raddoppieremo gli sforzi e procureremo di accrescere, per il primo cinquantenario delle missioni salesiane, la fulgida corona di anime redente, che brilla attorno al capo del nostro Ven. Don Bosco e dei primi suoi missionari, che ormai ci hanno tutti preceduto nel regno celeste; ma anche Lei si ricordi di noi...

Voglia pure, veneratissimo sig. Don Rinaldi, ricordare nelle sue preghiere, questo vecchio missionario, che si professa

suo dev.mo figlio

Don GIUSEPPE BEAUVOIR.

Il missionario Don Giulio Mauro ci scrive da S. Carlos de Bariloche:

Da cinque anni il missionario non aveva più percorso le regioni del sud, ed era ora che mi spingessi a visitare quei fratelli, abbandonati, non per colpa nostra, ma per difetto di personale. Il territorio è così vasto che da noi non si riesce a percorrerlo tutto se non ogni quattro o cinque anni.

Quest'anno giunse il turno del Sud, e mi posi in cammino con tutto l'entusiasmo del cuore„ implorando da Dio la grazia di poter risvegliare la fede assorta in quelle popolazioni.

E mi commosse l'avidità con cui tutte ascoltarono la parola di Dio, ed accorrevano attorno al sacerdote per far battezzare i figli, percorrendo anche più di cinque o sei leghe, per compiere i loro doveri religiosi.

Incontrai delle famiglie che da 18 anni non avevano più visto il missionario, altre da dieci, altre da otto; e la maggior parte ottime famiglie che si studiano di compensare la lontananza del sacerdote, leggendo ogni festa un libro di pietà o di divozione, traendone per sè e per i propri figli l'alimento spirituale e la forza per mantenersi buoni e timorati di Dio.

Quando questi centri incipienti, alcuni dei quali hanno già una popolazione considerevole ed altri l'avranno quanto prima, potranno compiere i loro doveri religiosi, e sopratutto assistere alla S. Messa, quotidianamente, o almeno nei giorni festivi?

Albori di civiltà cristiana in Cina.

(Da una lettera del missionario Don Gaetano Pasotti al Sig. D. Rinaldi)

Partii alla volta di Sui Pien, accompagnato dal mio catechista. I pirati eran padroni assoluti della situazione in tutta la provincia, ed io ben sapevo a quali pericoli andavo incontro. Ma vi son certi momenti nella vita, in cui la voce del dovere e la fiducia in Dio son tali da infondere nell'animo una sicurezza ed una forza superiore nell'adempimento della propria missione. Tuttavia, pur essendo incappato nelle mani dei banditi, per grazia divina potei giungere a destinazione, senza nessun incidente notevole, ed alla sera inginocchiarmi con tutti i cristiani per ringraziare l'Ausiliatrice.

Nella città regnava un senso di terrore; si temeva da un momento all'altro un assalto di pirati, per cui, sulle alture circostanti, giorno e notte vegliavano sentinelle volontarie, pronte a battersi, o almeno a dar l'allarme, in caso di aggressione. Anche alcuni cristiani non si fidavano più di dormire in casa, e pernottavano pei monti, sotto capanne improvvisate; ma li trovai molto rassegnati e fidenti nell'aiuto di Maria Ausiliatrice.

Essi l'amano assai la Madonna di Don Bosco, e dacchè l'hanno conosciuta, non hanno mai cessato d'invocarla. E bisogna dire ch'Essa fa palese la sua materna protezione.

L'unico figlio di un buon cristiano, notabile della città, medico e maestro stimatissimo, si ammalava gravemente. Una spaventevole tumescenza alla gola e alla faccia, l'impotenza a deglutire qualsiasi medicina, il corpo freddo, l'aspetto cadaverico, tutto faceva prevedere una prossima catastrofe. « Nel timore angoscioso di perderlo, mi narrava il padre, pensai che se erano falliti i rimedi umani, non era però perduta la speranza nell'aiuto celeste. M'inginocchiai davanti all'immagine della Madonna, recitai il rosario, feci voto di far celebrare due sante messe e di pubblicare la grazia. Il mattino seguente mio figlio era completamente guarito ».

Ed è pur la Madonna, che conduce ai piedi del confessore alcuni cristiani, da anni dimentichi dei loro doveri. Rammento di uno che si poteva considerare omai perduto. Eppure, all'invito affettuoso del missionario, lo vidi inginocchiarsi, fare il segno della S. Croce, e pregare; m'accorsi che calde lagrime gli colavano per le gote. Non osai chiedergliene la ragione, ma credo che quelle lagrime gli facessero ritrovare la via del cielo.

Una mattina celebrai la Santa Messa in una specie di fortezza, in cui stavano chiuse alcune famiglie perseguitate dai pirati. Era la prima volta che Gesù discendeva vivo e vero in quella casa, e innalzava il suo trono sulle rovine di idoli infranti e abbattuti. Vi entrava in un momento di ansia, di timore, di dolore, ed Egli avrà certo ascoltata la preghiera di quei poveri neofiti, invocanti, insieme col sacerdote, salvezza e fede.

V'erano ancora, su alcune porte, certe figure di pupazzi, che i Cinesi vi incollano, onde la casa sia difesa dagli spiriti cattivi. « Nonna, dissi, rivolgendomi alla padrona di casa, quelle cose non son buone ». Essa si guardò attorno come chi cerca qualche cosa, poi non trovando altro, s'appigliò al partito delle unghie (in Cina non son troppo scrupolosi nel tagliarle), e acconciò quei figuri per le feste.

Il giorno in cui lasciai Sui-Pien, tutti, cristiani e catecumeni, vennero ad ascoltare la Santa Messa, e vollero fregiato il petto della medaglia di Maria Ausiliatrice e la sua benedizione. Sulla barchetta, che mi portava a Lin Kong Hen, s'accompagnarono alcuni catecumeni, fra cui tre cari bambini. Essi lasciavano il tetto paterno e si recavano in luogo più sicuro per sfuggire il pericolo d'essere rapiti dai pirati.

Quando, dopo 15 giorni, li rividi, portavano ancora, puntata sulla giubbetta, senza timore nè rispetto uniamo, la medaglia di Maria Ausiliatrice. Ch'Essa li salvi, la Santa Ispiratrice di Don Bosco! Son le nostre speranze!

Ha Tai è situata nella parte orientale del distretto di Jeng Tak, al di là della ferrovia Canton-Shiu Chow. Il avoro ivi compiuto dalla grazia e dalla buona volontà nei cuori umani è consolante. Vi fu un tempo, in cui quasi tutti gli abitanti della vallata chiesero di farsi cristiani. E l'entusiasmo non fu fuòco di paglia. Moltissimi hanno appreso le preghiere del mattino e della sera, e conoscono abbastanza bene il catechismo, sopratutto la parte che riguarda il Battesimo. Quando si trova fra loro il missionario, lo pregano di interrogarli, oppure s'interrogano a vicenda. Tra i più diligenti vi sono alcuni notabili, dai capelli bianchi, che dànno buon esempio e vogliono, volta per volta, recitare la loro risposta, come se fossero bambini. Qualcuno anzi fa da maestro ai ragazzi e agli adulti che non conoscono i caratteri, incoraggiandoli e aiutandoli.

Cadde gravemente ammalata la madre di due buoni catecumeni. Non trovandosi pre sente il Missionario, fu chiamato al suo capezzale uno dei migliori cristiani, che la istruì e la battezzò. Pochi giorni dopo la vecchietta rendeva l'anima a Dio. Che fecero allora i cristiani? Si raccolsero attorno alla salma, recitarono il rosario intero, e al giorno dopo, con un corteo di oltre un centinaio, fecero l'accompagnamento funebre, pregando alla defunta l'eterno riposo. La pompa fu così solenne, che gli stessi pagani furono meravigliati e costretti a toccar con mano quanto sia goffa l'accusa, lanciata ai cristiani, di non onorare i morti.

Nelle feste ciò che deve piacer maggiormente al Signore e alla Vergine Immacolata sono le voci argentine dei bimbi che le fanno corona. Tra essi va ricordato un caro ragazzetto di 10 anni. Si chiama Ten-A-heu. Da quando ha conosciuto il Padre, non lo ha più abbandonato; anzi egli m'accompagnò di famiglia in famiglia per osservare se si conservassero ancora oggetti di superstizione, e ne strappò, qua e là, gli ultimi avanzi, colle piccole mani.

Una domenica, in cui mi trovavo lontano da casa sua circa 5 chil., me lo vidi comparire di buon mattino. Faceva freddo, pioveva. Era rosso come un gambero: la sua faccia scottava come la brace. - E perchè sei venuto fin qua, mio piccolo A-heu?, gli chiesi. - Per pregare, Padre. - Ma tu hai la febbre. - Non importa. - E si inginocchiò in prima fila per recitare il santo rosario, fino a che il mio catechista, accortosi che non ne poteva più, lo prese e lo portò a letto presso una buona famiglia.

E, come lui, ci sono altri bambini di cinque o sei anni, che già sanno bene il Pater e l'Ave; altri, più grandicelli, che invitano il papà a recitare le preghiere della sera, che essi stessi guidano con divoto affetto.

Era il giorno dell'Immacolata, che aveva celebrato nella cappella di quel paese, e la sera, rivolgendomi ai catecumeni per il sermoncino di congedo: - Dunque, credete ancora agli idoli?, chiesi loro. - No, Padre; - risposero ad una voce. - Brucerete ancora le candelette? - No. - Credete in Dio? - Sì. - In Gesù nostro Signore, vero Dio e vero uomo? -- Sì.

M'inginocchiai, e colle lagrime agli occhi intonai il Credo. Il coro era pieno; una solenne professione di fede chiuse la festa.

La nostra Madre Celeste, che segnò gli inizi dell'opera salesiana, (oh come mi tornavano spontanei i ricordi del passato in quel giorno, in cui per omaggio a Lei battezzavo e ammettevo alla Prima Comunione un caro giovinetto di 12 anni) voglia prendere sotto il suo manto queste nuove speranze e benedirle, come benedisse un dì, i primi passi del Ven. D. Bosco.

Jeng Tak, 24 maggio 1923.

Sac. GAETANO PASOTTL

Missionario Salesiano.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nel Santuario di Torino

il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmnte i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Dalla Terra del Fuoco.

Il 2 ottobre scoppiava un terribile incendio nell'abitazione dei fratelli Lawrence: e, a poca distanza dal disastro, io aveva un deposito di petrolio e di nafta e l'abitazione della mia famiglia. E facile immaginare l'agitazione che provai, quando si pensi che qui le case son tutte di legno, con semplice impalcatura di ferro. In così grave pericolo mi rivolsi a Maria Ausiliatrice e Le promisi, se m'avesse salvata la casa, di far celebrare una messa in suo onore e un'altra per la beatificazione del Ven. Don Bosco, più di comunicarmi ambedue i giorni con tutti i membri della mia famiglia e di render pubblica la grazia. La Madonna mi esaudì. Giunsero in buon punto i marinai di tre navi ancorate nel porto vicino, che si misero alacremente all'opera e in brev'ora spensero il fuoco, scongiurando il pericolo. Maria Ausiliatrice, grazie, grazie infinite!

Ushuaia (Terra del Fuoco), 30 - III - 1922. GIOVANNI MUSSO.

Guarisce al ricevere la benedizione di Maria Ausiliatrice. - Colpito una notte da improvviso malore accompagnato da forti disturbi gastrici, palpitazione di cuore e tremende convulsioni nervose, mi raccomandai alla Madonna promettendole di pubblicare la grazia e mi feci dare la sua Benedizione. Quasi istantaneamente con ammirazione dei presenti le convulsioni e la palpitazione cessarono, ed io placidamente mi addormentai.

All'indomani, con grande mia gioia, potei servire alla Messa solenne di Maria SS.

Con animo grato adempio la promessa, protestando eterna fede e gratitudine a sì buona Madre.

La Spezia, 27 - VIII - 1923.

Ch. VITTORIO GRusovIN.

Prodigiosamente guarita. - La mia bimbetta di pochi mesi, ammalatasi gravemente, in pochi giorni fu ridotta in fin di vita. Visto che le cure dell'arte medica non giovavano, invocai con fiducia la Vergine SS. Aiusiliatrice, promettendo la pubblicazione della grazia qualora l'avessi ottenuta. La bambina prodigiosamente migliorò ed ora è perfettamente guarita. Riconoscente, adempio la promessa, inviando tenue offerta.

Cigliana, 27 - XII - 1923.

MARIETTA SANTIÀ CALLIERA.

Guarita da enterite. - Nell'estate scorsa la mia nipotina, un angioletto di pochi mesi, colpita da grave enterite, si ridusse ad un punito da far temere una prossima fine. Addolorato anche per la disperazione della mamma, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, implorandone la guarigione e promettendole di fanne menzione sul Bollettino. Ho la gioia di dichiarare che la bambina è guarita, e adempiendo la promessa fatta, depongo ai piedi di Maria Ausiliatrice la mia offerta, colla maggior gratitudine e riconoscenza.

L. E.

L'ha guarita Maria SS. - Rendo vive, sentite, pubbliche azioni di grazie doverose, a Te, o Maria SS. Ausiliatrice, per avermi guarito da micidiale malore il mio diletto figlio Vigilio. Non sono io sola che dichiaro il Tuo intervento e il Tuo efficace patrocinio; ma i medici curanti e tutte le persone che l'ebbero in cura, concordi, asseriscono: « noi l'abbiamo curato, ma l'ha guarito Maria SS.ma ». Grazie, grazie senza fine, a Te, o nostra Madre SS.ma. Finchè avremo vita, finchè avremo un palpito di riconoscenza in questo cuore, di Te ci ricorderemo, o Madonna di Don Bosco, e saremo felici se altri si uniranno a noi nel benedirti, nell'invocarti, e nel benedire alla Tua materna pietà, che sempre risponde a chi t'invoca con fede.

Desenzano, 24 giugno 1923.

ORSOLINA CHESI.

Invocate Maria Ausiliatrice! - Passai ore tristi, soffrendo dolori inenarrabili, che mi resteranno per sempre impressi nella memoria. Ma, ancor più dei dolori, ricorderò sempre la gioia che provai, quando, dopo il più fiducioso ricorso a Maria Ausiliatrice, mi vidi prodigiosamente esaudita. Oh! ricorrete tutti a Maria SS. Ausiliatrice, la madre buona e potente, che non rigetta mai chi a Lei si affida.

Pizzo del Brennero, settembre 1923.

VITTORIA DORATO IN MORIONDO.

La grazia più cara, dopo la salvezza dell'anima. - Maria SS. Ausiliatrice è stata sovranamente buona con ine, contro ogni merito mio. Desiderava tanto che la mia casa si allietasse del sorriso di un innocente, e, scientificamente, mi era tolta ogni speranza. Sperai, tuttavia, contro ogni speranza; ricorsi con fede a Maria Ausiliatrice, Le promisi, che avrei educato la mia creatura al suo santo amore e fui esaudita. Ora son felice: ho ottenuto la grazia più cara per me, dopo quella della salvezza dell'anima, che prego per tutti i miei cari. Adempio alla promessa fatta alla Vergine Ausiliatrice.

Novara, 15 settembre 1923.

ANGELA VALLAURI.

Viva Maria Ausiliatrice. - A Te, Gran Vergine, tutta la mia riconoscenza per aver guarito, per ben due volte, la mia cara mamma da grave e penosa malattia, ma a Te nulla è impossibile.

Ringraziandoti di cuore, Ti prego a voler vegliare sulla mia famiglia, sul diletto paese ove la Tua bella statua è venerata, e concedermi le altre grazie di cui tanto ho bisogno. e così dimostrare ognor più la Tua gran bontà nel soccorrere gl'infelici, che a Te ricorrono. Adempio la promessa di pubblicare la grazia, ringraziando vivamente anche il Ven. D. Bosco, alla cui potente intercessione avevo fatto ricorso.

Lu Monferrato, 29 luglio 1923.

Suor M. BERNARDINA BEVILACQUA, Suora Francescana Angelina.

Due guarigioni ottenute colla novena a Maria SS. Ausiliatrice. - Lo scorso febbraio, gravemente ammalata di nevrosi cardiaca, e senza quasi più speranza di guarigione, ricorsi a Maria Ausiliatrice, e l'ultima crisi si risolse proprio il giorno in cui finiva la novena di Don Bosco.

Quasi contemporaneamente, una mia figliola fu colpita da grave malattia d'occhi. Anch'ella cominciò fiduciosa la novena, e, mentre osava appena sperare che l'oculista le togliesse la benda al nono giorno, questo accadde al settimo.

Riconoscente, porgo la mia debole offerta e ringrazio Maria Ausiliatrice e il Venerabile Don Bosco.

LUISA FAVA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) A. A., A. C., Abbadessa di S. Chiara d'Urbino, Abbona Paolo, Actis Anna, Actis Delfina, Addonizio Teresa, Adorna Anna, Agatti Nilde, Agosti Luigi, Albertini Maria, Alciati Luigia, Allegranza Lucia, Allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Celle Chiavrie, Aloisio Giuseppina, Amasio Luigi, Amico Filomena in Valenti, Angelini Anna in Bartolini. Angioletti Maria, Ansalone Teresa, Antonini Maria, Antunini contessa Mariannina in Valenti, Arato Maria, Arduini Teresa in Mariani, Arnas Letizia, Arneodo Pietro, Atzei Efisia, Atzeni Vincenzo, Andrina Battista, Avigo Luigi.

B) - B. C., B. F., B. M., B. Maria, Ballario Nina, Ballavia Anna, Ballero Giuseppina in Rossi, Barbieri Ida, Barcotto Pietro, Barelli Maria, Baronchelli Luigi, Baronchelli Marianna, Barone d. Vincenzo, Baroni Adele, Baroni Amelia, Bassino Nicolina, Bastianel Luigia, Bellini Maria, Bellinzar Lucia, Bentivegna d. Gaspare, Beretta Attilio, Bergamaschi Luigi, Bertacchi Marietta, Bertamini Teresa, Bertelli Lucia, Bertonio Ernesta, Besenval Cesarina, Bessone Giulia, Bessone Maria, Bessone C. Marina, Bianchi Paolina, Bianchi Paolo, Bianchi Rosa, Bianchi ved. Teresa, Bibolini fole, Bicego Odilla in Crosara, Binaghi Maria, Bionaz Dionisia, Biondani Maria in Munari, Boccaniso Maria. Boita Enrica, Bollo Massimilla, Bologna Raffaele, Bolossi Gina, Bombelli d. Ang., Bonassi Elena, Bonazzi Noemi, Bonelli Luigi, Bonfanti Maria, Bonicelli Domenica, Bonino Lidia, Bonvecchio A., Borgo Edvige, Borra Maria e Lucia, Botta Rosa, Bricalli Ter., Brivio Bambina, Brovia Carlo, Brunori Agnese, Busolli Enrica in Bragadin, Bussi Giuseppina, Bussolino Francesca.

C) - C. P., Caccia Giuseppina, Cacopardo Concettina, Camilleri Colomba, Campagnola Angiolina in Fasoli, Caputo Bruno Rag. Luigi, Carante Angela, Carle Angela, Carpeni Augusta in Costanzi, Carrara Vittoria, Carta Eusebia, Casadio Vinc., Caslini Elis., Castellani Maria, Cattaneo Maria, Cavallero Domenico e Ida Chiara Carbonelli, Cavalla Eugenia, Cavagnero Anna in Bosco, Cella Luigia, Cena Luigia, Ccncigh cav. d. Antonio, Cereghin Maria, Chiaramello Teresa, Chiarani Emanuele, Chiesa Paolina, Chione Benvenuto, Cicognani Paolina in Bagnoli, Cicolini Mario, Cisternino Concettina, Cogliati Felice, Colombo Marietta, Comba Orazio, Combi Bambina, Conati Virginia, Coni Giovanni, Coniugi Muzio, Consoli Anna, Conterio Rosa, Conti Giuseppina, Corti Emilia, Cosi Salvatore. Cozzani Ersilia, Crobu Delfina, Cubi Teresa, Cugnasca Ida in Cariboni, Curino suor Carolina.

D) - Daddi Maria, Dall'Acqua Orsola, Dal Barco Chiara, Darluno Maria, Da Rosa Antonietta, De Blasi Cesario, De Cesari Fidalzna, De Falco Emilia, De Francesco Lucia, De Giorgis Lea, Delande Giuseppe, Dell'Agnolo Luigia, Dellaroli Edvige, Della Torre Gaetanina, Della Torre Sofia, Del Savio Evasio, Del Signore Maria, De Luca Rosa, Dente Maria, De Ronco G. Elena, De Stefani Teresa, Di Collalto Caterina, Donadoni Anna, Donegana Pierina.

E) - Elisa Rosa, Erculei Tonio, Erculiani Dora.

F) - F. Clementina, Fabris Angelo, Fabris Maria, Fagionato Guerino, Faya Luisa, Faletto dott. Pietro, Famiglie Acquistapace, Anselmetti, Barucchi, Bezzato, Fighetti, Forcellini, Mosconi, Oggero e Cossano, Pighetti, Viola; Faraco Maria, Farina Giuseppe, Favero Girolama, Febraro Lucia, Fedeli Maria, Federici Adele, Fedrigo Lodovica, Fenoglio Domenico, Ferrando Domenica in Spandre, Ferron Benvenuto, Ferzero Margherita, Filicori Giuseppe, Filisetti Cristina, Finco Amalia, Foggia Concetta, Fogliato Anna, Forconi suor Raffaella, Foresto Rosalia, Fornoni Rachele in Felisetti, Fortina Donato, Frascoli Maria, Fratelli Ernesto e Giuseppe Giovannini, Frestini Sante, Frongia Luigia, Funiasoni Biondi cav. d. Giulio.

G) - G. C., G. D. R., G. G., G. V. R., Galbardi Maria, Galletto prof. Giuseppe, Gallina d. G. B., Gallo Ernestina, Gallo Luigia, Gallo Margherita, Gallone Irene, Garelli Caterina, Garetti d. Solutore, Garione Savino, Garlatti Marianna, Garrone Margherita, Garrone Maria, Gasparini Linda, Gattinoni Antonietta, Gavinelli Angela, Genardini Teresa, Geradi Domenico, Gheda Dorina, Ghetti Rosa, Ghiotto Domenico, Giannazzi Dolores, Giardini Vittoria in Fogliani, Giongardi Salvatore, Giovan, grandi Marco, Gorini Vittoria, Grech can. Giuseppe, Gurgo Cristina.

H) - Hophins Maria.

I) - Isella Pietro, Isola Giacomo.

L) - L. G., L. T., La Calce prof. Ortensio, Ladisa Anna, Lalla Pierina, Lanciarini Isabella, Lanfranchi Vittore, Lanzarotta Luigi, Laterza Giovanni, Leidi Carlo, Lernia Teresa, Levi Pasqualina, Locatelli Angela, Lombardi Domenica, Lucchesi suor Clementina, Luisi Cherilda.

E) - M. M., M. S., Macciotta Costanza, Madre di famiglia di Borgo S. Paolo, Maga Giovanni, Magni Giuseppe, Manca Marietta, Manzoni Vittoria, Marcolini Rosa, Marcorini Santini, Mariani Elisa, Mari don Arnaldo, Marinucci Giulia, Marone Giuseppina, Marocco Angelo, Martignoni Domenica, Martini Margherita, Martinotti Luigia, Martinotti Marco, Martinotti Silvio, Mascolino Milnia, Marini Anna, Masini Umberto, Masolini Anna n. Ghetti, Masserano Cecilia, Masso Francesca, Matozzo Teresina, Maurini Teresa, Mazzola Elisabetta, Melis Giovannina, Melis Salvatore, Mellano Orsolina, Menegon Lucia, Menga Nicola, Merlo Giovanni, Minetti Divina, Mirabile, Clementina, Mosto Maria in Malvicino, Moisello Orsola, Maretti Maria in Vannini, Moro Teresa, Morusso Maria, Moscardini Giovanni, Moschetta Antonio, Morchio Teresa, Moresco Attilia, Motetta Ida, Mura Carmela, Mura Savina, Musoni Maddalena, Muzio Luigi.

N) - Narizzano Teresina, Nascimbene Antonio, Natalini Benedetto, Nicolis Ester in Zumerle, Nicrosio Angela, Nicolosi Lucia in Pennisi, Nilla Cristina, Noris Bartolomea, Novello Giuseppe.

O) - Omodeo Ernestina, Orrù Maria, Ottavi Vincenzo, Ottonello Caterina.

P) - P. Maria, P. F., P. F., P. G., P. M., P. S., Parodi Maria, Pascut Albina, Pasini Giuseppina, Peila Giuseppina in Pedora, Pellissier Francesco, Penturo Giuseppina, Pepe Carolina, Perora Marianna in Della Giusta, Perra Maria in Racis, Pesenti ch Andrea, Pessione Catterina ved. Torre, Petrina Letizia, Pezzaglia suor Maddalena, Pezzato cav. Ugo, Piccione Mafalda in Buffa, Piras Giovanna, Pirovano Gesuina, Pisano Adelina ved. Pasolini, Pizzorni Carla, suor Plossi, Direttrice, a nome dell'Asilo del S. Cuore di Caminetto di Butrio, Poeta Leonardo, Porporato Michele, Porro Luigi, Prandina Luigia in Zerboni, Prato Francesco, Prago Teresina, Primavera Anna, Pronello Teresa, Provenzano Mariangela, Pugliese ch. Agostino, Puiatti Maria.

Q) - Quaglia Ampilia, Quarto Maria.

R) - R., R. A., R. C., Rabotti Clelia in Malpelli, Rancilio Giuseppe, Randi Rita, Ravizzotti Teresa, Re Angiolina, Reano Annetta, Reforgiato Cristina, Renzi Rosa, Revelli Camilla in Antro, Revello Teresa in Falco, Ricca Maria, Risi Teresina in Cellerino, Ristori Giuseppe, Roggero Carolina, Rossetto d. Giovanni, Rossi Angela, Rossi Candida, Rossini Luigia, Ruffino Efisio, Russo Rosina.

S) - S. F., S. G., Saba Francesco, Sabaini Luigia, Salvetti Pietro, Salerno avv. Bernardino, Sala Maria in Mangili, Salini Maria in Macchi, Sangiorgi Virginia. Sangiovanni Marianna, Santià Marietta in Calliera, Santi Sara, Sarigo Filomena, Savio Maria, Sbarra Amelia, Scamperle Luigia, Scrilli Maria, Scapinelli Ines in Bertolotto, Sella Giovanni, Semino Carlo, Sigismondo Erasmina, Sironi d. Marcello, Sorelle Bourgeois, Caldarella, Corsanego, Fenocchio, Mariani, Colla; Soldati Degerina, Spagnoli Lina, Spinedi Vedova, Spinelli ch. Francesco, Stefanoni Gustavo, Stefanutto d. Giovanni, Stratta Luisa.

T) - Tabacchi Bortolina. Tagliabue Paolina, Tami Luigi, Tamò Teresa, Tavallini Maria in Sirio, Testa Maria, Tonini Enrico, Tonini dott. Lorenzo, Toppi Enrichetta in Asnago, Torchio Pietro, Torre Angioletta in Fabbiano, Torre Margherita, Tramonti d. Silvio, Trotta Erminia, Tucci Immacolatina, Tucci Maria, Turotti Battista.

U) - Ubaldi Luigi.

W) - Werle Gustavo.

V) - Vaccari Artenice, Vallino Maria, Vannini Irene, Veltroni Letizia, Verga Maria, Viti March. P. in Mariani, Viviano Angelo, Voi Maddalena, Volpi Natalina.

Z) - Zaccagnino Giuseppa, Zaccone Domenico, Zanandrea Giuseppe, Zanetti Maria, Zanocco Francesco, Zanon Giuditta, Zappelli Alessandro, Zappellì Ferdinando, Zappelli Francesco, Zaro Pio, Zertini Giuseppe, Ziniani Massima, Zuretti Maria, Zuretti Orsola.

Omaggio internazionale a Gesù Adolescente

Il nuovo Tempio a Borgo S. Paolo in Torino.

Invio la mia umile offerta di L. 25 per il nuovo Tempio di Gesù Adolescente, implorando da Gesù e da Maria Ausiliatrice speciali benedizioni sopra di me, la mia famiglia ed i miei nipotini, perchè crescano bravi e studiosi. - Giuseppina Bussi di Casalmonferrato.

Mercè l'intercessione della Vergine Ausiliatrice e del Ven.le Don Bosco, voglia l'Adolescente Gesù proteggere sempre la mia famiglia e salvarci da ogni disgrazia temporale ed eterna. - Carlo Brovia, ex-allievo, da Nizza Monferrato, L. 10.

Pieno di riconoscenza a Maria Ausiliatrice, mai invano invocata, invio l'umilissima offerta di L. 10 per il Tempio a Gesù Adolescente, perchè più copiose scendano su me le benedizioni della Madre e del Figlio di Dio. - Teresina Mariani di Aquila.

Tonio Erculei di Polonghera, pregando il Divino Adolescente a benedire la gioventù di tutto il mondo, invia un sassolino pel Tempio in costruzione a Borgo S. Paolo. - L. 5.

Invio la mia piccola offerta di L. io in omaggio al nuovo Tempio dedicato a Gesù Adolescente implorando la mia salute e la pace in famiglia. - L. F. Cegni di Casanova di Destra (Pavia).

Sono L. 1o5 per la chiesa di Gesù Adolescente affinchè il buon Gesù protegga i trecento bambini della nostra scuola in questa città. - Atlantic City, Sr. Maddalena Pezzaglia, Figlia di Maria Ausiliatrice.

I giovani del Collegio Alessandro Manzoni di Borgomanero, invocando le benedizioni di Gesù Adolescente, perchè possano crescere come Lui in età e in grazia, appresso Dio e appresso gli uomini. - L. 100.

I bambini e le bambine delle scuole di Mollere (Ceva) offrono per la chiesa erigenda a Gesù Adolescente il loro piccolo obolo di L. 6, acciocchè Gesù li aiuti a crescere buoni e laboriosi.

Invio questa piccola somma di L. 18 per la costruenda chiesa di Gesù Adolescente in Torino, raccolte tra i Seminaristi della mia camerata: è un piccolo sassolino che si porta insieme alle grosse pietre che altri più facoltosi di noi hanno recato e continuano a recare, con speranze che il buon Gesù voglia accogliere questo piccolo segno d'affetto. - Sac. Federico Vannucci di S. Maria a Colle (Lucca).

RICORDIAMO ai nostri Direttori e alle revv. Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Maestri e alle Maestre aderenti al programma della Cooperazione Salesiana, il duplice invito del nostro venerato Rettor Maggiore, di promuovere tra la gioventù loro affilata:

I) Una Colletta per i poveri bimbi della Russia, da inviarsi « DIRETTAMENTE » al SANTO PADRE Pio XI - Vaticano - ROMA.

2) Altra Colletta a favore del nuovo tempio in costruzione a Borgo S. Paolo a Torino, in omaggio a Gesù Adolescente, da inviarsi allo stesso nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32 TORINO (9).

Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco.

Nel parlar del Ven. D. Bosco, e di qualunque altro nostro Servo di Dio, intendiamo sempre di protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio dl Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Una reliquia del Venerabile guarisce, istantaneamente, da un'otite, una giovane.

Era il 20 marzo, quando la mia figlia Santina, di 19 anni, ad un tratto ebbe un forte dolore all'orecchio destro, e per nove giorni non ebbe un momento di sollievo, nè giorno nè notte. Il medico curante, non sapendo più qual rimedio applicare, mi mandò da uno specialista, il quale disse che era un'otite e necessitava subito che fosse operata. La figlia piangeva ed io con essa. Strada facendo incontro una figlia di Maria Ausiliatrice, che, saputa la cosa, mi offre una reliquia del Ven. D. Bosco, da applicare all'orecchio ammalato. Entro nell'ospedale, il professore prepara l'occorrente per l'operazione, quando a un tratto da tutti i presenti si grida: « Prodigio, più non occorre operazione; il male scoppiò da sè ». Proprio così: ritornò a casa, ed in pochi giorni fu perfettamente guarita.

Grazie, o Vergine Ausiliatrice, che, per intercessione del Ven. Don Bosco, mi hai guarita la figlia.

Riconoscente per questa ed altre grazie mando un'offerta per le Missioni.

La Vergine Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco continuino la loro protezione su me e sui miei figli.

Castellanza, 24 agosto 1923.

Vedova BIANCHI TERESA, Cooperatrice Salesiana.

Ci ha prodigiosamente guarito la mamma.

Venni chiamata per telegramma da Marina di Pisa a recarmi presso la mamma, che, colpita da paralisi alla testa, causa la rottura di un'arteria, era rimasta paralizzata anche ad un braccio ed una gamba.

Che strazio a vedere la nostra cara mamma in quello stato!... Mi riconobbe sì, ma non potè parlarmi, perchè era stata colpita anche alla lingua.

Dal 22 al 24 gennaio andò sempre aggravandosi, in modo impressionante, e le furono amministrati tutti i conforti di nostra Santa Religione.

Il medico curante dichiarò il caso gravissimo e impossibile la guarigione, data l'età avanzata di 72 anni.

Perduta ogni speranza nei mezzi umani, affidammo la causa al Ven. Don Bosco, affinchè volesse intercedere presso la nostra cara Madonna, Maria Ausiliatrice, e restituirci risanata la mamma, con promessa di far pubblicare la grazia e inviare un'offerta per la Causa della sua beatificazione. Riuniti tutti insieme i parenti, con qualche persona a noi cara, si cominciò la novena, consigliata dal nostro Ven. Padre.

La mamma, qualche minuto dopo, fu presa da un placido sonno: erano le 9 1/2 di sera e si svegliò verso le 6 del mattino, quando, con grande stupore del medico e nostro, potemmo constatare che era fuori da ogni pericolo.

Ora cammina e parla come noi.

Grazie, o Ven. Don Bosco, che hai saputo perorare la nostra causa presso il trono della Vergine Ausiliatrice. Riconoscentissime, adempiamo la nostra promessa, sicure che dal Cielo continuerai a sorriderci e a proteggerci.

Lammari, 2o agosto 1923.

Sorelle Suor CLEMENTINA F. di M. A., ANNUNZIATA e ANGELA LUCCHESI.

Sana da mortale consunzione la mamma di due giovani missionari.

Nell'agosto 1922 la nostra cara mamma fu all'Oratorio per dare, personalmente, il suo consenso alla partenza nostra per le Missioni d'America. La fede, che sosteneva l'ottima nostra genitrice nel fare quel sacrificio, veniva in quel giorno stesso messa a durissima prova. Di fatto, sentendosi essa da lungo tempo diminuire di forze e di peso, approfittò di quell'occasione per consultare un abile dottore di Torino, e questi la dichiarava affetta da consunzione irrimediabile.

La nostra partenza fu tuttavia effettuata, riponendo piena fiducia in Don Bosco, che non avrebbe permesso la desolazione in una famiglia tanto affezionata all'opera sua. Ma, pur troppo, le condizioni della cara mamma peggioravano e la sentenza del primo dottore veniva, a più riprese, confermata da altri, in successivi consulti.

Una lettera, penosissima, ci pervenne in dicembre, ove la rassegnazione cristiana era accompagnata ai gemiti della mamma per dover abbandonare, colla morte, i teneri nostri fratellini, bisognosi, al sommo, delle sue cure.

Allora ravvivammo maggiormente la nostra fede in Don Bosco ed esortammo tutta la famiglia ed alcuni confratelli a chiedere la grazia della guarigione della mamma per l'intercessione esclusiva di D. Bosco, e nell'occasione dell'anniversario della sua morte.

Il 31 gennaio la mamma fu accompagnata dal babbo in Torino, ove fecero la S. Comunione in cotesto Santuario e chiesero alla Vergine Ausiliatrice di glorificare, con questa grazia, il suo fedelissimo Servo Don Bosco.

Ritornata a casa, la mamma si sentì libera da quei sintomi del male, che da oltre due anni l'affliggevano, e da quel giorno andò sempre acquistando maggiormente in forze e peso, e dagli stessi medici non fu più riscontrata in lei traccia alcuna della malattia diagnosticata nei mesi anteriori. In una parola, mamma è perfettamente guarita ed attende felicemente alle faccende domestiche; Don Bosco ci ha ottenuta da Dio la grazia tanto sospirata.

Nel trasmettere questa relazione, preghiamo tutti i lettori dei Bollettino ad unire le loro preghiere a quella della nostra famiglia per rendere a Dio e al Venerabile il dovuto ringraziamento, mentre promettiamo di volerci consecrare, con sempre maggior fervore, a lavorare nella Pia Società Salesiana, mossi dalla specialissima riconoscenza che dobbiamo al Venerabile Fondatore.

New Rochelle (New-York), 28 luglio 1923. Fratelli ERNESTO e Gius. GIOVANNINI.

Trionfi eucaristici.

I recenti trionfi eucaristici, che culminarono col VII Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Genova, sono una luminosa conferma delle raccomandazioni e delle enfatiche parole del nostro Venerabile Padre, che con l'amare alla Madonna inculcò sempre l'amore e il culto di Gesù in Sacramento, e ripetè più volte in pubblico e in privato, in mille modi, uno più scultorio dell'altro, quello che il 13 febbraio 1863 scriveva al S. Padre Pio IX, di venerata memoria:

Pur troppo, o Beatissimo Padre, dobbiamo ancor fare il gran passaggio per ignem et aquam; e questo passaggio, che sembrava lontano, ora si è fatto vicino. Vostra Santità secondi il pensiero che Iddio Le ispira nel cuore, proclamando, ovunque possa, la venerazione al SS. Sacramento e la divozione alla Beata Vergine, che sono le due àncore di salute per la misera umanità ,.

Non è compito nostro il far la cronaca delle splendide affermazioni di fede: tutti i cattolici, d'Italia e dell'Estero, sentono ancor viva in cuore la commozione provata nel leggere le relazioni dell'insuperabile trionfo di Genova; ma non vogliam tacere uno dei solenni episodi che lo precedettero.

Anche a Frascati, dal 16 al 19 agosto, in preparazione al VII Congresso Eucaristico Nazionale, si svolse un Congresso Eucaristico Interdiocesano, che riuscì pieno di entusiasmo e di fervore, per la concorde partecipazione del clero secolare e regolare e del laicato. Lo presiedette l'E.mo Card. Cagliero, della nostra Pia Società, Vescovo diocesano, in qualità di Legato Pontificio, fatto segno a imponenti e ripetute manifestazioni popolari di simpatia.

La presidenza effettiva delle assemblee fu assunta dal zelantissimo Mons. Pasi, Vescovo di Macerata, circondato da altri Ecc.mi Vescovi e Arcivescovi e da autorevoli capi dell'azione cattolica.

Fin dal principio il Congresso apparve non una riunione di pochi o molto volenterosi, ma un plebiscito di amore a Gesù Eucaristico dell'intera cittadinanza tusculana. Alle funzioni mattutine e serali, che aprivano e suggellavano le adunanze di studio, la vasta Cattedrale si vide sempre angusta per ricevere quanti, attratti dalle parole di vita dei sacerdoti, accorrevano ad adorare e ricevere l'Ostia Santa.

Commoventissima, sopra tutte, la Comunione generale dei bambini, distribuita dal salesiano Mons. Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri: nè men divota quella delle associazioni diocesane maschili e femminili.

Nelle assemblee si discussero importanti temi relativi ai rapporti tra la SS. Eucarestia e il Clero, la società, la famiglia, la donna, i giovani, e si mise in rilievo l'eccellenza e frutti del Santo Sicrifizio.

Nella discussione sul tema l'Eucarestia ed il Clero, prese la parola anche il Card. Legato. Con una felicissima improvvisazione ricordò la grandezza e la sublimità del ministero sacerdotale per le attinenze sue con N. S. Gesù Cristo e per l'efficacia del suo apostolato tra il popolo: e la parola, calda e vibrata del Principe della Chiesa, suscitò l'universale consenso e fervidi applausi dell'adunanza. Molti ricordavano il Congresso Nazionale di Bergamo e l'istante memorando, allorchè il prediletto figlio di Don Bosco benedisse i fanciulli fra l'entusiasmo dei Congressisti.

L'ultima giornata fu un vero trionfo di Gesù in Sacramento. L'adorazione notturna, che la precedette, e i discorsi ardenti degli oratori avevano infiammato gli animi. La distribuzione delle SS. Comunione durò, ininterrotta, fino a tarda ora.

Imponentissima la processione di chiusura. Tutta Frascati, i paesi dei dintorni, e molti romani, vi presero parte. Indimenticabile l'istante in cui l'Ostia Sacrosanta, recata in trionfo dagli E.mi Cagliero e Laurenti, benedisse, per mano del Legato Pontificio, all'immensa turba di fedeli che, prostrata, pregava ed acclamava Gesù, Re dei secoli ed Augusto Signore dei cuori.

AZIONE SALESIANA

La Consacrazione del nuovo Tempio di Gesù Adolescente in Nazareth.

La consacrazione di questo nuovo Tempio Salesiano venne compiuta, il 6 dello scorso settembre, in forma solennissima e alla presenza di numerosi pellegrini francesi, italiani e belgi, da S. E. R. Mons. Alfredo Baudrillart, Vescovo tit. d'Imeria e Rettore dell'Università Cattolica di Parigi. Rappresentante del nostro Rettor Maggiore all'augusta cerimonia fu il rev.mo Dott. Don Dante Munerati, Procuratore Generale della nostra Pia Società in Roma. Erano pur largamente rappresentate le varie Case Salesiane della Palestina.

Di così fausto avvenimento - che per noi, consacrati all'educazione cristiana della gioventù è fonte delle più liete speranze - diremo convenientemente nel prossimo numero.

Propaganda Salesiana.

Nei mesi scorsi alcuni nostri confratelli tennero conferenze in varie città e paesi per divulgare la conoscenza delle opere di Don Bosco e i bisogni delle Missioni Salesiane.

Il prof. Don Fasulo si recò a Viù, ad Ala di Stura, a Ceres e a Balme (Torino) e parlò davanti a scelto pubblico, tra il vivo interessamento di quelle colonie villeggianti.

Il prof. Don Evasio Spriano fu a Intra, Pallanza, Miazzina, Intragna, Trobaso, Levo, Premeno, ecc., destando larghe simpatie per l'opera nostra.

Anche i nostri Don Francesco Vitale e Don Luigi Ricaldone da Caneili e da Penango si recarono in vari paesi, accolti ed ascoltati con gioia dalle buone popolazioni.

A quanti hanno favorito tutti i nostri conferenzieri del loro benevolo appoggio, i più vivi ringraziamenti.

Concorso Naz. Giovanile antiblasfemo.

Tra le varie iniziative dell'opportuna propaganda antiblasfema, che in questi ultimi tempi si è andata intensificando in tutta Italia per estirpare dal popolo il vizio della bestemmia, merita di essere segnalato il CONCORSO A PREMIO, indetto dal Comitato Nazionale Antiblasfemo di Verona, tra i fanciulli e le fanciulle d'Italia per le migliori risposte alla seguente domanda:

COME TI COMPORTERESTI DAVANTI A UNA PERSONA ADULTA, CHE IN TUA PRESENZA OSASSE BESTEMMIARE?

Le risposte, premiate, verranno pubblicate in apposito opuscolo a scopo di propaganda educativa.

Invitiamo anche i Cooperatori a stimolare i figliuoli a concorrere con entusiasmo al nobile invito. Le risposte (in lettera o cartolina postale) vanno dirette al Comitato Centrale Antiblasfemo - Verona. - Si possono inviare anche collettivamente, per risparmio di spese di affrancazione postale. Il tempo utile per l'invio scade il 31 dicembre p. v.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

* A Milano presso la nostra Chiesa di S. Agostino, fervono, sotto la direzione dell'ing. Cecilio Arpesani, i lavori dell'edifizio, che sarà la sede di nuove opere parrocchiali a vantaggio della gioventù e della popolazione. La fabbrica si delinea maestosa e si spera che già nell'anno venturo potrà essere inaugurata, con l'aiuto di Colei, che è Celeste Patrona di tutte le Opere Salesiane, e mercè il generoso concorso dei Cooperatori.

* A chiusura del Cinquantenario dell'Istituto Salesiano di S. Pier d'Arena, promossi da apposito Comitato, si svolsero solenni festeggiamenti alla metà di agosto u. S., con un Convegno generale degli ex-Allievi e l'inaugurazione di una lapide commemorativa sul piazzale della parrocchia di S. Gaetano. Una folla enorme di popolo accorse alle funzioni religiose del mattino, celebrate dal nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi, ex-allievo egli pure dell'istituto, e perciò ancor più calorosa mente festeggiato. Il convegno si svolse in due adunanze, con opportune deliberazioni.

All'inaugurazione della lapide, dopo un breve discorso del Cav. Alpino, prese la parola il Presidente Nazionale degli ex-Allievi, avv. Cav. Masera, che rievocò le umili origini dell'opera di Don Bosco e il prodigioso suo affermarsi nel campo religioso e civile. Il sig. D. Rinaldi ringraziò vivamente gli ex-Allievi e la cittadinanza per l'imponente dimostrazione d'affetto ai Salesiani, protestando che essi avrebbero continuato a lavorare con ardore per il bene della civile società. L a festa si protrasse sino a tarda sera, perchè la folla invase il cortile e le sale dell'istituto per visitar l'esposizione didattico-professionale, inaugurata in quel giorno. I lavori esposti furono molto elogiati per finezza tecnica e bontà di esecuzione.

* Tutta la popolazione di Rivalta Torinese, con fervore crescente, celebrava anche quest'anno, nell'agosto scorso, la festa di Maria Ausiliatrice. La memoranda giornata fu resa più solenne dalla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Angelo Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo, di numerosi fedeli accorsi dai paesi limitrofi, e dei circoli giovanili della zona, convenuti a festeggiare l'inaugurazione del nuovo vessillo del locale fiorente circolo Auxilium. Nello stesso giorno s'inaugurarono, mercè lo zelo del rev.mo Arciprete, nuove opere parrocchiali. Mons. Bartolomasi, ascoltatissimo, disse il panegirico di Maria Ausiliatrice: quindi, imponente, si svolse la processione, fra le devote preghiere e i cantici sacri dei giovani e di tutta la popolazione.

* A Rimini, il 29 luglio u. S., venne inaugurato un nuovo edifizio, sorto in brevissimo tempo, a fianco dell'Istituto Salesiano sulla via litoranea a Marina, per opera altamente e santamente benefica della signora Annetta Maccolini, sorella del compianto Mons. Ugo, allo scopo d'invitare le Figlie di Maria Ausiliatrice ad aprire una loro casa a vantaggio della gioventù femminile.

Per la circostanza si tenne una solenne commemorazione di quell'insigne nostro cooperatore, che fu Mons. Ugo Maccolini, presenti tutte le autorità e il fior fiore della cittadinanza e della colonia bagnante. Primo a prender la parola fu Mons. Sancini, Vescovo di Fano, non appena ebbe impartita la benedizione dell'edifizio. L'esimio Prelato disse che il compianto Monsignore fu « il sacerdote dei tempi antichi, che seppe adattarsi con chiaroveggenza ai tempi moderni ». L'avv. Cosimo Pugliesi lo dimostrò cittadino insigne e illuminato benefattore e apostolo, che comprese come l'avvenire della società « sta nell'educazione morale della gioventù ». Anche l'on. Fulvio Milani ebbe commosse ed ispirate parole. Ultimo, il direttore dell'istituto salesiano, lesse numerose adesioni e annunziò il prossimo arrivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali assicureranno alle figlie del popolo un ritrovo sano e dilettevole, con adatta educazione religiosa, morale e culturale.

* L'Opera di Don Bosco a Livorno, nel luglio u. s., ebbe la gradita visita di 24 insegnanti delle scuole primarie della città, che frequentano il corso di pedagogia catechistica, diretto dal prof. D. Fortunato Canigiani. Visitarono tutti i reparti dell'istituto: lo studio, ove uno degli alunni lesse loro un indirizzo di omaggio; la sala di musica, i vari dormitori, e la nuova chiesa in costruzione. In fine, a ciascuno venne offerto il « Don Bosco » del nostro Don Caviglia, e partirono lieti di aver pienamente compreso qual sia in pratica il sistema educativo di Don Bosco.

* Da quasi un ventennio i figli di Don Bosco dirigono ad Iseo (Brescia) un Oratorio festivo; e si è reso necessario l'ampliamento degli ambienti.

L'iniziativa ebbe in forte impulso dal rev. Arciprete D. Raffaele Schivalocchi, e trovò larghi consensi nella popolazione.

L'ing. Archetti, ex-allievo, disegnò il progetto, e il 22 luglio u. s. ebbe luogo la benedizione e la posa della prima pietra. La sacra cerimonia, che rivestì per il paese il carattere di un vero avvenimento, fu compiuta da S. E. Mons, Giacinto Gaggia, Vescovo di Brescia, accolto trionfalmente dagli oratoriani e da tutto il popolo. Funsero da padrini la sig.na Caterina Plevani e il sig. Carlo Bonardi, tanto benemeriti dell'Opera Salesiana ad Iseo. Gli ex-allievi indissero per la circostanza il loro annuale convegno, recando così maggior lustro e significato alla festa, che ha lasciato un vivissimo desiderio di veder presto condotta a termine l'opera iniziata.

All'estero.

* L'Istituto Salesiano di Monaco di Baviera, sorto nei difficili tempi del dopo guerra, è già popolato da 86 alunni, aspiranti allo stato ecclesiastico, tra cui regna un vivo senso di pietà e di devozione, e la più esemplare frequenza ai SS. Sacramenti. L'opera è sostenuta dalla carità dei buoni, nonostante l'angustia delle condizioni economiche; e la Divina Provvidenza, che è sempre stata la madre benigna dei figli di Don Bosco, rinnova non rare volte colà quelle scene commoventi di bontà e di favore che caratterizzarono i tempi eroici dell'Oratorio di Valdocco.

* A Buenos Aires, il 19 luglio, si inaugurò un'esposizione di lavori, eseguiti nelle nostre scuole professionali ed agricole, aperte in Patagonia. Presenti alla cerimonia erano i rappresentanti delle autorità e molta folla, che applaudì con entusiasmo il discorso d'apertura detto dal direttore Don Pagliere. L'attenzione dei visitatori si posò specialmente su alcuni lavori di ebanisteria, sartoria, calzoleria, tipografia e legatoria delle scuole di La Piedad di Bahia Blanca, sui prodotti delle colonie agricole di S. Isidoro e di Viedma, e sui graziosi lavori degli indii in lana, tessuta e cardata, come fazzoletti, scialli, ecc., dimostranti il rapido progresso compiuto dai figli del deserto all'ombra della Croce.

L'esposizione era completata da artistiche e preziose fotografie del nostro D. Alberto De Agostini, rivelanti le tipiche bellezze della Patagonia Andina, nelle sue foreste vergini e nei suoi laghi e ghiacciai.

* Gli alunni del Collegio Salesiano di La Plata, il 9 luglio, si recavano a Buenos Aires per visitare la prima esposizione internazionale campionaria tenutasi nella capitale argentina. Una delegazione di studenti ed artigiani andò a far atto di omaggio al Governatore Dott. Cantilo, che si mostrò lietissimo della gentile cortesia, ed ebbe lusinghiere affermazioni per l'opera di Don Bosco, ricordando come sopra i 18 mila giovani ch'essa educa in Argentina, 11 mila sono alunni delle scuole d'arti e mestieri e d'agricoltura.

* In tutti i collegi salesiani dell'Uruguay si è celebrata, anche quest'anno, la festa del Papa. Particolarmente solenne riuscì nello Studentato Colonia agricola del Manga e nel Collegio Pio di Villa Colón, culla dell'opera salesiana in quella repubblica. Le comunioni generali, le funzioni religiose e speciali preghiere, unite a quadri allegorici, a conferenze e a trattenimenti letterari, illustranti le glorie del Papato, accrebbero nell'animo dei giovani un senso vivissimo di amore verso il Romano Pontefice. Per la circostanza il periodico « L'amico della Gioventù » che vede la luce nelle scuole professionali Don Bosco, pubblicò un numero speciale, dedicato esclusivamente al Papa, che riscosse il plauso di tutti.

* Tutta la città di Linares (Cile) mosse incontro all'Ecc.mo Nunzio Apostolico, Mons. Benedetto Aloisi Masella, quando vi si recò a presiedere le feste inaugurali di una parte del nuovo tempio dedicato a Maria a SS.ma Ausiliatrice. Il Rappresentante del Papa ebbe le più devote accoglienze dagli alunni del nostro collegio, dove celebrò la Messa della comunione generale e distribuì il Pane degli Angeli anche ai numerosi giovani, che, per iniziativa dell'Associazione Nazionale Studenti Cattolici, compivano colà l'annuale ritiro spirituale.

Sua Eccellenza prese parte all'imponente processione eucaristica che si svolse in quei giorni, e visitò pure l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, rallegrandosi per la copiosa messe di bene che raccoglie tra le figlie del popolo.

* Nella città di S. Anna (Repubblica del Salvador, Centro America) veniva conferita una medaglia d'oro al salesiano Don Giuseppe Miglio per la benefica azione culturale e sociale, spiegata durante sette anni. La cerimonia, svoltasi nel teatro del collegio S. Giuseppe, riuscì una dimostrazione di profonda simpatia a Don Bosco e a tutta l'opera salesiana.

* Alla Camera dei Deputati di Panamà il sottosegretario del Ministero dell'Agricoltura ha presentato un progetto di legge per sovvenire l'Ospizio di Maria Ausiliatrice. Accennati i benefici effetti, che reca alla gioventù del paese l'Ospizio Salesiano maschile, il zelante Cooperatore rileva la necessità che si provveda anche per le fanciulle, un locale appropriato, dove venga loro impartita, insieme con l'istruzione primaria, una conveniente educazione.

* L'entusiasmo dei nostri connazionali di San Francisco di California per l'erezione della nuova chiesa de' SS. Pietro e Paolo va crescendo in modo mirabile. La sottoscrizione, aperta per coprire le spese, trova numerosi oblatori, i cui nomi saranno incisi in artistiche lapidi, nell'atrio della chiesa, col titolo, a seconda dell'entità dell'offerta, di Grandi fondatori, Fondatori, o Bene fattori. A tutti è rilasciato un apposito diploma, e tutti godono del frutto di una Messa settimanale, celebrata secondo le loro intenzioni.

* La solennità di Pasqua del 1923 segnava una data memoranda per la parrocchia della Trasfigurazione, retta dai Salesiani a New York. Da Mons. Coppo, Vicario Apostolico del Kimberley (Australia), fu benedetta la pietra angolare delle nuove scuole parrocchiali, dinanzi a una gran folla di popolo, che, dopo la cerimonia, intonò a gran voce gli inni nazionali e di Don Bosco. Tra le au torità presenti, si notavano il rappresentante del Sindaco, l'Ispettore delle scuole cattoliche e vari senatori dello Stato. L'Arcivescovo di New York, che ricevette in quella chiesa il Santo Battesimo, non potendo intervenire, inviò un'affettuosa adesione. Tra gli altri oratori, Mons. Coppo spiegò il significato della cerimonia, rilevando il valore dell'erezione di scuole cattoliche in un paese prevalentemente protestante.

* Il 31 agosto u. s. S. E. Mons. Ernesto Coppo, Vicario Apostolico del Kimberley, salpava dal porto di S. Francesco di California alla volta dell'Australia. La sua dimora negli Stati Uniti, dove aveva trascorso più di 2o anni di ministero sacerdotale, fu assiduamente spesa nel tener conferenze a prò della sua Missione; e il Signore ha benedetto il suo zelo, suscitando molti cuori generosi che gli misero in mano copiose elemosine, con le quali potrà iniziare le opere più ingenti nel Vicariato, dove la nostra Pia Società non ha alcuna residenza e dove è tutto da cominciare. Anche noi lo raccomandiamo vivamente al buon cuore dei Cooperatori.

NECROLOGIO

In questi ultimi mesi, insieme coll'E.mo Card. Richelmy, volavano al cielo altre anime care, a noi particolarmente affezionate, alle quali saremo perpetuamente avvinti dai più stretti vincoli di riconoscenza.

Avv. Stefano Scala.

Il 10 agosto, poche ore dopo la morte del nostro Card. Arcivescovo, si spegneva serenamente in Torino l'avv. Stefano Scala, decano dei giornalisti cattolici italiani. Scrittore sobrio e robusto, sempre guidato dai dettarmi più sicuri della Fede, di cui veramente visse e per cui combattè in tutta la vita, fondò e diresse l'Emporio, poi il Corriere Nazionale, e più tardi l'Italia Reale-Corriere Nazionale, facendo della stampa una missione.

Negli ultimi anni ebbe a provare molte amarezze, non ultima tra le quali le angustie della povertà, tanto che egli, già fornito di censo cospicuo, dopo aver tutto dato per la causa di Dio e nulla domandato, dovette, nell'aprile dell'anno scorso, cercare un rifugio alla cadente età nella Piccola Casa di Carità della Madonna di Campagna, ospite gradito e venerato dei PP. Cappuccini, dove chiuse con la morte del giusto la lunga vita, spesa nel combattere le battaglie del Signore.

Non dimenticheremo mai le sue benemerenze verso la nostra Pia Società. Amico e devoto di Don Bosco, dì Don Rua e di Don Albera, zelò sempre l'incremento delle opere nostre; non mancava mai alle nostre feste e alle cerimonie di addio ai nostri nuovi Missionari; fu promotore indefesso dell'erezione della chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice e, contemporaneamente, del monumento a Don Bosco in Castelnuovo d'Asti, nel primo decennio della sua morte; non lasciò mai alcun'occasione per dimostrarci il suo affetto, profondo ed operoso. Il suo nome vivrà quindi negli annali della nostra Pia Società, tra quelli dei più cari benefattori.

Can. Michele Sorasio.

Altra perdita, per noi gravissima, fu quella del venerando Canonico Don Michele Sorasio, Arcidiacono della Metropolitana di Torino, avvenuta il 28 agosto u. s.

Nulla noi diremo della sua vita pia, attiva e luminosamente esemplare, nè di quella squisita e illuminata bontà, per cui rese alla Curia ed alla Chiesa Torinese molti e segnalati servizi. Era il ministro di Dio, che vive, di continuo, una vita di fede e di carità, senz'ombra di vanto o di mercede terrena, unite, umile, retto, saggio, operoso e costante nell'adempimento del proprio dovere fino al sacrifizio.

Si spense, serenamente, pochi giorni dopo che aveva dato l'annunzio della morte del Cardinale Arcivescovo, fuori di Torino, e, precisamente, in Caramagna, sua patria, ove si era recato per qualche giorno di quiete, richiesta dai suoi 86 anni. Prima di partire, fu ancor una volta all'Oratorio, unicamente per aver notizie della Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco, che gli stava tanto a cuore. Oh! noi siam certi, che, ora beato ai piedi del trono di Dio, il pio e santo Can. Sorasio, tra le altre preghiere che innalzerà incessantemente a Sua Divina Maestà, vi sarà anche quella di veder presto elevati all'onore degli altari il Ven. Don Bosco e Don Rua e Domenico Savio, della cui fama di santità fu zelatore e promotore entusiasta e costante.

Preghi anche per noi, nella gloria dei Santi!

Mons. Francesco Rainoni.

Nello stesso mese di agosto si spegneva anche quest'altro ministro del Signore, nella veneranda età di 79 anni, in Treviglio, sua patria, fra il rimpianto di tutta la cittadinanza che lo venerava come un padre, e che da oltre 4o anni profondeva tra i concittadini i tesori delle sue virtù sacerdotali. Zelantissimo della gloria di Dio e del bene delle anime, eletto Rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, qui fece maggiormente rifulgere l'opera sua, dando allo storico e veneratissimo tempio artistici ampliamenti e nuovo splendore, superando difficoltà d'ogni specie. Non è ancor spenta l'eco delle memorabili feste centenarie, celebratesi con l'intervento dell'E.mo Card. Laurenti, qual rappresentante del Papa.

Anima di tutte le pie unioni ed associazioni cattoliche locali, pronto a dare a ogni buona iniziativa il suo appoggio e i tesori della sua esperienza e della sua cooperazione generosa, Mons. Rainoni fu, di fatto, il fondatore anche del nostro Collegio di Treviglio, non avendo risparmiato nulla, prima per ottenere dal venerato Don Rua i Salesiani, poi per aiutarli e sostenerli in ogni modo, fimo a prestar se stesso, senza alcun compenso, per l'insegnamento nel ginnasio.

Iddio lo premi largamente di tanto bene sinceramente compiuto, come noi serberemo profondamente scolpita in cuore la sua cara e venerata immagine.

Conte Paolo Gazelli di Ceresole.

Un'altra perdita dolorosissima. Il conte Paolino Gazelli spirò dopo lunghe e indicibili sofferenze, sopportate con fortezza cristiana, a quattro mesi dalla morte dell'armata consorte, il io luglio u. s., in Torino.

Gentiluomo di corte di S. M. la Regina Madre, egli pure ansò cordialmente e beneficò largamente l'opera nostra. Era uomo di profondi sentimenti cristiani. Prima di assoggettarsi alla grave operazione chirurgica per un improvviso malore, che poi lo trasse alla tomba, il 24 aprile u. s. così scriveva ad un nostro confratello:

« Lei può immaginare il mio stato d'animo. I miei poveri nervi, scossi da un pezzo, non reggono che molto male a questo malanno, giuntomi inaspettato. Sia fatta la volontà di Dio! Ma certo debbo fari grande violenza!... Ho, quindi, gran bisogno degli aiuti spirituali delle anime buone che io posso conoscere, e che hanno la bontà di interessarsi di me. E per questo che mi rivolgo a a Lei, come già spesso ho fatto nelle vicissitudini della mia vita, per raccomandartisi alle loro fervide preghiere, onde Maria Ausiliatrice interceda presso il suo Figliuolo Divino, affinchè il Signore voglia conservarmi ancora in vita, e mi renda migliore e più preparato a fare una buona morte.

» Se poi il Signore volesse altrimenti, mi raccomando toto corde a Lei, che ho avuto il bene di conoscere un po' più intimamente nella famiglia salesiana, perchè io e mia moglie non siamo mai dimenticati nelle loro preghiere e nei loro suffragi.

» Voglia rendersi interprete di questi miei desideri presso il rev. sig. D. Rinaldi, ringraziandolo, a nome ratio, per quanto sarà fatto in prò della mia guarigione o della tuia anima; grazie di cuore ».

Caratteri, così intimamente cristiani, partendo da questa vita, trovano la via diritta al Paradiso. Noi, nondimeno, abbiam pregato e continueremo sempre a pregare per lui. Vive condoglianze alla nobile famiglia.

Ing. SEVERO SEVERI. - Uomo integerrimo e cristiano esemplare, perchè cattolico non solo di nome, ma di fatto, in gioventù fu valoroso zuavo pontificio, poi ottimo campione dell'azione cattolica. A Cadiroggio (Emilia), sua patria, fondò un asilo d'infanzia con una scuola di lavoro, sempre generoso nel soccorrere ogni opera di beneficenza e di carità. Il Signore gli doni la meritata mercede.

Don SANTE FERRARI. - Arciprete di Sorbara (Emilia), zelò il decoro della casa di Dio, che forni di nuove e ricche suppellettili sacre, amantissimo dell'esattezza liturgica delle funzioni religiose. Ricco d'ingegno, si diede con ardore anche alla sacra predicazione, e fu oratore gradito ed efficace per profondità di pensiero e chiarezza di eloquio. Pace al Cooperatore zelante.

MARIO ROCCHI. - Ex-allievo del Collegio Salesiano di Frascati e valoroso mutilato di guerra, serbò intatta l'elevatezza di mente, la bontà del cuore e la purezza d'animo, felice di soffrire per meritare per gli altri.

Affezionatissimo all'antico collegio, sognava di recarsi all'estero come insegnante, per diffondere quei sentimenti di fede e di cattolicità, che nutriva nel cuore. La malattia, contratta durante il servizio militare, troncò il suo sogno ardente; ima prima di morire pregò la mamma ad inviare una cospicua offerta per cooperare all'acquisto della nuova statua di Maria Ausiliatrice, che fu benedetta e solennemente incoronata dal Card. Cagliero nel Collegio di Frascati e lire mille per le Missioni Salesiane della Cina.

Gli ultimi suoi giorni furono un dolce e commovente ritiro spirituale: « L'avesse visto - scrisse la mamma al Direttore - ogni mattina, fino all'ultimo giorno, consacrare la sua giornata a Dio e, seduto sul letto, col capo chino, leggere le sue preghiere per non distrarsi. Negli ultimi giorni si lamentava di non poter più recitare la corona con me... Volle che io facessi un triduo al S. Cuore, pensando che il 24 giugno Lo si sarebbe festeggiato a Villa Sora, e si prefisse anche di comunicarsi di nuovo la domenica stessa... ».

Ma il 24 giugno si spegneva dolcemente a Bellaria (Forlì), invocando Maria Ausiliatrice!

Arciprete VINCENZO ROMANO. - Morì santamente, com'era vissuto, in Modica, sua patria, il 31 agosto 1923, nella tarda età di 77 anni. Sacerdote pio, dotto e zelante, e insieme umile e modesto, caldeggiò per due lustri l'andata dei Salesiani a Modica, e fornì loro anche i mezzi per la fondazione dell'attuale Oratorio « Ven. Don Bosco », per il quale il buon Ministro di Dio ebbe sempre un particolare interessamento per tutta la vita. Finchè l'infermità non glielo impedì, egli amò recarvisi sovente, godendo immensamente dell'ingenua allegria e della disinvolta pietà dei giovanetti, che lo veneravano come un padre.

TERESA CAMPORA DE MONTALDO. - Nata a Genova ed emigrata con lo sposo in America nel 187o, fu una delle prime e più zelanti Cooperatrici nostre del nuovo Continente, cioè non appena i primi missionari salesiani giunsero a Nicolas de los Arroyos. Ricca di fede e di carità, largheggiò sempre in soccorsi, insieme cori la sua famiglia, verso le opere nostre, e fu felicissima di dare due figli alla nostra Pia Società, che salirono al sacerdozio, e una loro sorella all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Doverosamente quindi, insieme con tutto il Collegio di S. Nicolas, prese parte ai suoi funerali anche l'ispettore Don Valen tino Bonetti, che disse, pubblicamente, quanta gratitudine serberanno sempre i figli di Don Bosco per la piissima estinta, che ha fatto meravigliare l'America, collo splendore della fede e della bontà delle donne cattoliche italiane.

Preghiamo anche per:

ACTIS Domenica, † Chivasso (Torino). ALTAN Enrico, † Bagnarola (Udine). BALDO Lucia, † Brescia.

BARINELLi Lorenzo, † S. Giovanni Bellagio (Como). BELLUZZO Teresa, † Altissimo (Vicenza). BENDOTTi Battista fu Bernardo, † Vilmaggiore. BERNOTTI Eligio, † Candia Lomellina (Pavia). BERTELLA Carlo, † Caluso (Torino). BoccHI Erminia, † Cremona. BODINI Zemira, † Mariana (Mantova). BONACINA Giuseppe, † Palazzago (Bergamo). BORGOMANERO Mons. Giovanni, † Vercelli. BORRA Giacomo, † Coccaglio (Brescia). CAETTA Vincenzo, † Carini (Palermo). CAGLIERO Eugenio, † Castelnuovo d'Asti. CAMANA Teresa, † Nova Padova (Brasile). CAMBIASO Marchese M., † Prà, (Genova). CAPRA D. Giovanni, + Verolengo (Torino). CASINI Vittoria, † Firenze.

CIRESA Giacomo, † Passirano (Brescia.

COLETTI Innocenzo, † Passirano (Brescia). COLETTI Anna, † Este (Padova). COLONNETTI FuSELLA Prudenza, † Torino. CoSINOTTI Innocenzo, t Passirano (Brescia). CoRTIvo Teresa, † Altissimo (Vicenza). COSTENARO Valentino, † Molvena (Vicenza). CRIVELLI GARINO Elisabetta, + Caluso (Torino). CROTTI Contessa Paola, † Torino.

DALBON VERO_NESO Luigia, † Darè (Trentino). DAMOLI Maria Bussola, † Negrar (Verona). DELLA COLLETTA CASORZI Elisa, † Mansuè (Treviso) DELLANOCE PESSINA Valentina, † Ponderano. DOTTO Marco, † Benna (Novara).

FAsoLI Carolina, † Marano di Valpolicella (Verona). FAzio D. Stefano, † Varazze (Genova). FECIT Felicita, † Cremona.

FERRARI Prof. D. Sante, † Sorbara (Modena). FERRIA Vincenza, † Torino.

FLEBUS D. Luiggi, † Cividale del Triuli (Udine). Fusco Mons. Angelo, † Napoli. GARATTINI Teresina, † Bergamo. GASPARINI Tommaso, † Bassano (Vicenza). GASTALDI Luigia, † Perinaldo (Porto Maurizio). GIRAUDO Maria Benedetta, † Sampeyre (Cuneo). GIULIANI MINI Emma, † Poschiavo (Svizzera). GROSSO Lucia n. Franco, † Bra (Cuneo). GROSSO Maria, † Trinità (Cuneo). LoMPEzzI Gocci Pia, + Firenze. MADURERI Cirillo, † Pastorello (Parma). MAGGI Carolina, † Cremona. MAGGI Elena, † Levigliani (Lucca). MAGNI ARRIGONI Irene, † Introbio (Como). MAGNI Vittore, † Galbiate (Cremona). MAISTRELLO Angelo, † Lonigo (Vicenza).

MALvEZZI CAMPEGGI Rosa, † Varignana (Bologna): MANCUSI Angelo, † Avigliano (Potenza). MARINI Card. Nicolò, † Roma. MATHIS Dott. Antonio, † Bra (Cuneo). MATHIS Margherita, † Bra (Cuneo). MAULE Mons. Paolo, † Vicenza. MAZZINI D. Secondo, † Cingia de' Botti (Cremona). MELESI Genesia, † Cortabbio (Como). MELESI Teresa, † Cortabbio (Como). MELZI BRAMBILLA Contessa Bianca, † Morbegno.. MENEGOLLA Giovanni, † Nova Padova (Brasile). MENZACHI Radegonda, † Villadosia (Milano). MORIGA Ferdinnado, † Nova Padova (Brasile). Musso Avv. Cap. Francesco, † Castelnuovo d'Asti.. MUTTONI Angela, † Cortabbio (Como). NARDI DEI Mons. Silvio, † Chiusi (Siena). NEIRA Carmelina, † Bosconero (Torino). NICOLOSI Mons. Dionisio, Vescovo, † Scio (Grecia) OccELLi Angelina, fu Carlo, † Lesegno (Cuneo). OLIVI Antonio, † S. Martino (Treviso). PAGGI Alberto, † Cameri (Novara). PAOLUZzI Cristina, † Sante Marie (Aquila). PARODI D. Giuseppe, † S. Giulia (Genova). PARON Valentino, † Arzene (Udine). PASINI Giuseppe, † Desenzano sul Lago (Brescia). PEDRETTI Giovanni fu Batt., † Branzi (Bergamo). PERONI BASSO Orsola, † Colzè (Vicenza). PEROTTI D. Giovanni, † Moncrivello (Novara). PEZZOLI Isabella, † Gandino (Bergamo). PRATO Sebastiano, † Torino (Torino). RATTAZZI GIROLDINI Lucia, † Suna (Novara). RICCA SISSOLDO Antonio, † S. Martino Canav. RICEDUTI Maria, † Branzi (Bergamo). ROBBIANO Cristo foro, † Silvano d'Orba (Alessandria) ROBERT Carolina Ved. Cotella, † Torino. ROBERT Carolina Ved. Cotella, .+ Torino. SALES Anna, † Subiaco (Roma). SCAVARDA Francesca, † Torino. ScUDELLARI Carlotta, † S. Bonifacio (Verona). SCURI Maria, † Branzi (Bergamo). SEPPI Pietro, † S. Paolo, (Brasile). SONDA Laura n. Vido, † Asollo (Treviso). TAETTI Angelo, † Calcinato (Brescia). TENTO D. Francesco, † Lu Monf. (Alessandria). TRINCHIERINI Teresa, † Intra (Novara). TURCO Benedettina Ved. + Castelnuovo d'Asti. TURCONI Maria Ved. Castiglioni, † Lesa (Novara). VAJ Baldassare, † Milano. VALLARINO Nicoletta, + Cogoleto (Genova). VALSECCHI Pasquale, † Vivate (Como). VAUDAGNOTTO Maria Ved. Levis, † Saluzzo. ZANIBONI Annetta, † Cremona. ZANOTTI Can. D. Giuseppe, † Proalungo (Nivara). ZUCCATO Prosdocimo fu Andrea, † Bannia (Udine). Zucco Andrea, † Fonzaso (Belluno).

Chi fa bene in vita, trova bene in morte: qualis vita, finis ita.

Sac. GIOVANNI Bosco.