BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Settembre 1910

ANNO XXXIV N. 9.   Torino, Via Cottolengo 32.   SETTEMBRE 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il II° Successore di D. Bosco : l'elezione; l'Eletto; la voce della Stampa; le congratulazioni; il Consiglio Superiore . . . . 265 Tesoro spirituale .

+ IN MEMORIA DI D. RUA: IX) Nell'Italia Centrale - X) Nell'Italia Meridionale- XI) In Sicilia - XII) In Sardegna - XIII) All'Estero - Commemorazioni civili

Chi sono e che cosa fanno i Salesiani ? . . . . 283

Unioni Ex-Allievi: 1) Bologna   .   283 DALLE MISSIONI: Rep. Argentina: Quattro mesi di Missione nel Chubut - Uno sguardo al Chubut - In fascio   . . . .   285

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e favori   . 289

NOTE E CORRISPONDENZE: Ai cooperatori - Tra i figli del popolo - Tra gli Emigrati - Notizie varie - Necrologio    292

IL II° SUCCESSORE Dl D. BOSCO

IN un'umile casuccia sorgente con poche altre sulla piccola altura dei Becchi quasi a metà via tra Castelnuovo d'Asti e Capriglio, l'anno 1815 nasceva un pastorello, Giovanni Bosco, il quale dai nove ai dieci anni ebbe un misterioso presentimento dell'alta missione cui Dio lo chiamava: vide « una moltitudine di fanciulli » ed udì una voce che gli diceva: « Ecco il campo dove tu devi lavorare! »

Giovanni ubbidisce all'istante. Da prima ripete le prediche del cappellano della vicina borgata di Murialdo alla nonna, alla mamma, ai fratelli; poi ai compagni; quindi a grosse schiere di contadini, che nei dì festivi corrono ad ascoltarlo allettati dai trattenimenti coi quali alterna le sue istruzioni e le pratiche devote, divenuto giuocoliere per salvar delle anime! Dopo mille difficoltà, intraprende la carriera che deve condurlo al Sacerdozio; ed i nuovi compagni di Chieri, come già quelli di Moncucco e di Castelnuovo, pendono dal suo labbro sorridente, su cui è sempre un motto grazioso, un ammonimento, un consiglio. Chierico non restringe il suo apostolato fra le pareti del seminario, ma continua ad intrattenersi con i giovani amici della città che volano a lui; ed allorquando si reca in vacanza è tutta la gioventù del paese e delle vicìne borgate che gli corre incontro. Ma non appena giunge al sacerdozio, Castelnuovo e Torino vedono ancor meglio delinearsi il singolare presagio: turbe di giovani si affollano a gara attorno a lui ed egli ode sempre la voce che gli ripete: « Ecco il tuo campo! ecco dove devi lavorare

Ma come farà, da solo, con tanti monelli? poichè, nè le strettezze della sagrestia di S. Francesco d'Assisi o delle camerette ottenute per poco al Rifugio ed all'Ospedaletto, nè gli sfratti successivi da S. Pietro in Vincoli, da S. Martino, da Casa Moretta e fin anche dal prato Filippi, sono bastanti ad assottigliare e disperdere l'esercito giovanile; la schiera cresce, cresce sempre! Come farà, da solo ?

Ed un'altra volta rivede la scena contemplata a nove annì; un'altra volta una turba quasi infinita di fanciulli bisognosi di assistenza e di protezione lo circonda.... ma non è più solo, chè vari pastorelli corrono in suo aiuto, poi altri ed altri ancora.... Difatti gli aiutanti non mancano e gli stessi giovanetti beneficati non tardano a divenire i suoi primi Cooperatori.

Ed il meraviglioso spettacolo si ripete ancor altre volte e sempre con circostanze nuove : vede la tettoia-cappella e la casetta Pinardi, dove nel 1846 aveva dato stabìle sede all'opera sua, cedere il posto ad una nuova chiesa e ad un nuovo ed alto fabbricato con portici spaziosi, circondato da altri fabbricati, e nel mezzo di questi un tempio augusto, dall'alta cupola incoronata dalla statua della Vergine benedicente.... E vede pure panorami sconosciuti e paesi nuovi, e case nuove sorgere ovunque sempre in più larga sfera... ed ode i suoi figli, i poveri ragazzi dell'Oratorio di Valdocco - l' unica casa della sua Società Salesiana - ripetere ad altri fanciulli per colore, linguaggio e foggia di vestire assai diversi, ma con uguale dolcezza e con eguale intento educativo quella buona parola che egli diceva loro, quella buona parola che aveva detto ai primi che l'avevano circondato a Torino, a Chieri, a Castelnuovo, a Moncucco, a Murialdo, ai Becchi, manifestandosi così, dal confronto dell'immenso sviluppo vaticinato all'Opera sua coll'umiltà dell'origine e della realtà presente, tutta la grandezza dell'intervento della Provvidenza Divina.

Ed ecco che in men di un secolo dalla sua nascita, il prodigio si è in gran parte compiuto. Da ventidue anni egli dorme il sonno dei giusti all'ombra dei salici, ed accanto a lui riposa in pace anche il suo primo e infaticabile Successore ; ma proprio il dì anniversario del suo natalizio - la mattina del 16 agosto u. s. - quasi riaffermazione di nuovo impulso di vita e di nuove meravigliose conquiste, sorgeva d'accanto alla sua tomba il nuovo Eliseo, il suo II° Successore, al quale s' inchinavano con riverenza concorde gli inviati delle Case Salesiane d'Europa, d'Asia, d'Africa e delle Americhe ; e, felice combinazione, anche due giovanetti dell'Oriente, l'uno nel suo abito festivo indiano, l'altro nell'ampio suo costume nazareno, facendosi interpreti delle falangì giovanilì raccolte in tanti istituti salesiani, ossequiavano anch'essi il nuovo Rettore D. Paolo Albera - è questi l'eletto - condurrà l'opera di D. Bosco a nuovi trionfi, perfezionandola sempre più nello spirito del Fondatore; e noi inchinandoci riverenti a Lui insieme con tutti i nostri lettori, a Lui auguriamo tanti anni di vita da vedere - come vide D. Bosco - anche quella « quantità immensa di giovani nuovi » in « un'infinita varietà di costumi, paesi, fattezze e linguaggi» raccolti sotto la santa bandiera alzata in segnacolo di salute al cospetto del mondo animirato e commosso dall'umile pastorello di Castelnuovo

L'ELEZIONE.

L'elezione avvenne nel Seminario delle Missioni Estere a Valsalice, in un'aula prospiciente la tomba di Don Bosco e di Don Rua. Erano presenti tutti gli aventi diritto al voto, cioè i Membri del Consiglio Superiore, il Segretario Generale, il Vescovo Mons. Costamagna, gli Ispettori e i Delegati delle singole Ispettorie, il Direttore dell'Oratorio Salesiano di Torino, e, finalmente , il Pro-Procuratore generale ed i Pro-Vicari. Mancavano solo Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, l'Ispettore del Messico e degli Stati Uniti di Nord America impedito da improvvisa indisposizione, ed il Delegato del Matto Grosso. I presenti erano 73.

L'Assemblea, convocata a norma delle Costituzioni dal Prefetto generale, si raccolse la sera del 15 agosto, sacro all'Assunzione di Maria SS.ma. Alle ore 17 essa radunavasi nella chiesa di San Francesco di Sales, ove, dopo il canto del Veni Creator, Don Rinaldi, in qualità di pro-rettore, lesse gli articoli dello Statuto della Pia Società riguardanti i lavori delle Assemblee Generali, ed aggiunse brevi parole di circostanza, rievocando commosso la memoria di Don Bosco e di Don Rua e rilevando l'importanza dell'iniziato convegno. Segui la benedizione col SS. Sacramento, dopo la quale gl'intervenuti si recavano nell'aula per l'apertura delle adunanze.

Compiute varie formalità prescritte, si diè lettura di un preziosissimo Aufografo del S. Padre esortante gli elettori a dare il voto a colui che « giudicavano in Domino il più adatto per mantenere il vero spirito della Regola, per incoraggiare e dirìgere alla perfezione tutti i Membri del religioso Istituto, e per far prosperare le molteplici opere di carità e di religione » alle quali i Salesiani si sono consacrati.

All'autorevole Autografo Pontificio fe' seguito una lunga ed affettuosissima lettera dell'Eminentissimo Card. Rampolla, nostro venerato protettore, il quale paternamente auguravasi « un degno Successore di Don Bosco e di Don Rua, il quale sappia sapientemente conservare l'Opera loro, anzi accrescerla con nuovi incrementi...»

Dopo altre pratiche preliminari si chiuse la 1a seduta.

All'indomani, 16 agosto e 95° anniversario della nascita di Don Bosco, gli elettori si raccoglievano di buon mattino in chiesa per celebrare un solenne funerale in suffragio del compianto Don Rua. Ufficiò Monsignor Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Patagonia meridionale e della Terra del Fuoco, assistito dagli Ispettori Don Cogliolo e Don Manfredini.

Nel frattempo l'Ispettore D. Giulìo Barberis si recava dal Cardinale Arcivescovo per recargli l'omaggio dell'Assemblea. L'Eminentissimo Cardinal Richelmy gradì l'ossequio ed espresse egli pure i più fervidi voti perchè il Successore di Don Rua fosse degno dell'alta carica.

Alle 9.30 si aperse la seconda seduta. Per prima cosa si costituì l'ufficio di segreteria e di scrutinio: quindi per schede segrete si procedette senz'altro alla votazione. L'eletto atteso il numero dei presenti, doveva raccogliere almeno 38 voti. Alle 10,55 si iniziò lo spoglio delle schede e subito apparve evidente l'elezione del sac. Paolo Albera a primo scrutinio; difatti le schede assegnategli ben presto raggiunsero il numero accennato. Scoppiò allora un caloroso applauso e tutti sorsero in piedi a rendere il primo omaggio al secondo successore di D. Bosco, mentre il nuovo eletto scoppiava in pianto. Calmatosi l'entusiasmo, si compì lo scrutinio che in 11 minuti eleggeva Don Albera a nuovo Rettor Maggiore della nostra Pia Società, a grande maggioranza di voti. Quando D. Rinaldi, dopo di essersi inchinato pel primo in atto di omaggio al nuovo Superiore, ne fece la proclamazione, gli applausi ricominciarono intensi e prolungati; ed allora anche l'eletto, pallido e tremante, sorse in piedi proferendo a stento queste parole

- Vi ringrazio dell'attestato di fiducia e di stima che mi avete dato, ma temo che presto dovrete fare un'altra elezione!

La commozione dei presenti crebbe all'umile dichiarazione del nuovo Rettore, ma divenne lieto entusiasmo, quando Don Rinaldi, alzando una busta sigillata, disse che essa conteneva una cara memoria. E raccontò come il 22 novembre del 1877, festeggiandosi S. Carlo nell'omonimo Collegio di Borgo S. Martino presso Casal Monferrato, egli, giovane di 2o anni, sedendo a mensa col Vescovo Mons. Ferrè e con D. Bosco, circondati da pochi altri invitati, avesse udito ricordare le gravi difficoltà opposte al giovane ed al chierico Paolo Albera da parte del suo Parroco e dell'Arcivescovo Mons. Alessandro dei Conti Riccardi di Netro perchè non si facesse Salesiano; ed avendo chiesto Mons. Ferrè a D. Bosco se quel suo discepolo fosse restato vittorioso in mezzo a tali opposizioni, avesse udito D. Bosco rispondere in questi termini: - D. Albera non solo ha superate quelle difficoltà, ma ne supererà tante altre e sarà il mio secondo... - non compiva a chiara voce la frase, ma passandosi una mano sulla fronte, il Venerabile stava un istante come assorto in una visione lontana e poi conchiudeva: - Oh! sì, D. Albera ci sarà di grande aiuto.

D. Rinaldi terminò il racconto dichiarando di non aver mai dimenticato quel giorno, che anzi da quel tempo egli era rimasto costantemente convinto che D. Albera, e non altri, sarebbe stato il 2° Successore di D. Bosco. Difatti prima ancora che apparisse vicina la morte del sig. D. Rua, egli aveva redatto memoria dell'accennato colloquio, facendone consapevoli vari salesiani, tra cui il Segretario Generale D. Lemoyne, affinchè per niun evento perisse la memoria del profetico annunzio.

La notizia dell'elezione si diffuse intanto nelle nostre Case di Torino e venne immediatamente comunicata al S. Padre, al Card. Rampolla, al Card. Richelmy, al Prefetto ed al Sindaco. A mezzodi le campane del Santuario di Maria Ausiliatrice squillavano a festa, ed a Valsalice cominciavano ad affluire molti confratelli, desiderosi di ossequiare il nuovo Superiore. All'indomani vi giungevano anche, al mattino, la Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e poco dopo il mezzodì Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara.

L'ELETTO.

DON PAOLO ALBERA nacque a None presso Torino, da Giovanni Battista e Margherita Dellacqua, il 6 giugno 1845. Dopo aver percorso le scuole elementari in patria, l'8 ottobre 1858 entrò nell'Oratorio Salesiano di Valdocco, ove, d'ingegno pronto e d'indole soave, si acquistò ben presto la stima di D. Bosco e l'affetto di tutti i compagni. Tanto è vero che al pittore Bellisio, il quale in un caro disegno a matita ci lasciò una scena di quel tempo, cioè la piissima gara degli alunni e dei chierici dell'Oratorio per confessarsi da Don Bosco, parve che nessun altro giovanetto, pel modesto contegno e per l'espressione di gioconda pietà, meglio di Paolo Albera meritasse di essere ritratto vicino a Don Bosco.

Ed accanto a questo grande apostolo della gioventù, che lo amava teneramente, fece cosi rapidi progressi nella pietà e negli studi, che il 27 ottobre 1861 potè vestire l'abito chiericale e nell'ottobre del 1863 potè essere inviato al nuovo Collegio S. Carlo, apertosi a Mirabello, in qualità d' insegnante di ginnasio, mentre il 9 agosto 1865, ventenne appena, ne conseguiva legale diploma alla R. Università di Torino. A Mirabello ebbe ad alunno carissimo il giovane Luigi Lasagna, cuor grande e generoso che fu poi il 2° Vescovo Salesiano, di cui in un prezioso volume narrò diffusamente la vita e le apostoliche gesta.

Assunto al sacerdozio il 2 agosto del 1868 per mano di Mons. Pietro M. Ferrè, Vescovo di Casale, nell'ottobre di quell'anno D. Albera fu richiamato all'Oratorio di Valdocco in qualità di Prefetto esterno, nella qual carica rimase fino all'ottobre del 1871, facendo parte nell'ultimo anno anche del Consiglio Superiore della nascente Società. Ma in più vasto campo lo voleva la Divina Provvidenza.

In vero, il 21 ottobre 1871, provvisto appena del denaro necessario pel viaggio e con due soli compagni, egli partiva da Torino alla volta di Genova, ove nel sobborgo di Marassi diè principio a quell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli, che trasportato l'anno seguente a S. Pier d'Arena presso la Chiesa di S. Gaetano e da lui retto per dieci anni, ebbe il più felice sviluppo.

Eletto in seguito Ispettore delle Case Salesiane di Francia, non senza rimpianto dell'ampia schiera di esimi benefattori che aveva saputo conquistare all'opera sua, nel 1881 abbandonava l'Ospizio di S. Vincenzo e la Parrocchia di S. Gaetano di S. Pier d'Arena per recarsi in Francia, con residenza a Marsiglia; e più meraviglioso ancora fu lo sviluppo da lui dato alle varie fondazioni salesiane in quella generosa Repubblica, come anche più vive e più larghe furono le simpatie raccolte dalle sue virtù.

Per questo fin dal Capìtolo Generale tenutosi nel 1892, meritamente egli veniva eletto a far parte del' Consiglio Superiore della Pia Società come Direttore spirituale, nel quale ufficio fu concordemente riconfermato nei Capitoli Generali successivi dell'anno 1898 e del 1904.

In questi 18 anni, dispiegando sempre uno zelo vivissimo, visitò ripetutamente quasi tutta l'Europa e fu anche nell'Algeria, nella Tunisia e nella Palestina; e nell'agosto del 1900 intraprese una visita alle Case Salesiane d'America, percorrendo la Repubblica Argentina e l'Uruguay, il Paraguay e il Brasile fino al Matto Grosso, la Patagonia e le Terre Magellaniche, il Chilì e la Bolivia, il Perù e l'Equatore internandosi fino a Gualaquiza, il Venezuela e la Colombia soffermandosi pietosamente a dar missioni e a distribuir soccorsi ai lebbrosi di Agua de Dios e di Contratación, e finalmente il Messico e gli Stati Uniti del Nord America, dimostrando ovunque il tatto più squisito e tale rettitudine ed abnegazione, da cattivarsi non pur l'affetto ma anche l'ammirazione di tutti i Salesiani e dei Cooperatori.

Noi vorremmo dire ancora delle sue virtù, specialmente della sua bontà, della sua pietà., della sua profonda cultura ascetica e del suo zelo acceso per ogni nobile iniziativa; ma la modestia ha i suoi diritti e tutti devono rispettarli.

Ma poichè la stampa di ogni partito, applaudendo unanime all'elezione di D. Paolo Albera a Successore dì D. Bosco, ha detto a tutti chi egli sia, ci sia lecito aggiungere, a titolo di cronaca, qualche altro rilievo, tolto appunto dai giornali del 17 agosto.

La voce della stampa.

IL MOMENTo : - « Uomo di animo mite, ma di polso fermo, ha nello sguardo e nella voce la medesima soavità del suo predecessore. Come don Rua, anche quando di amarezza ha pieno l'animo, stenta a trovare la parola amara. Ride di rado, ma sorride sempre. E nel sorriso, e nello sguardo, e nel gesto lento, traspare la bontà grande del suo cuore. A testimonianza della sua attività inesauribile, del suo grande amore per lo studio, del suo zelo per tutte le opere buone, si ricordano di lui molte cose...

LA STAMPA: - dopo di aver detto che « l'elezione del Superiore dei Salesiani ha assunto questa volta in Torino, e non in Torino soltanto, un'importanza eccezionale » soggiunge:

« La carica di direttore spirituale aveva circondato don Albera di una speciale fisionomia mistica ; la stia opera però spiegata in Francia ed in America sono lì a dimostrare che egli saprà con eguale competenza, serenità e larghezza di vedute, guidare la grande Famiglia Salesiana sulle orme lasciate da don Bosco e da don Rua ».

L'ITALIA REALE: - « La grande famiglia salesiana è festante, non solamente perchè essa ha il nuovo padre nel Rettor Maggiore, eletto ieri mattina poco prima del mezzogiorno, nella persona del veneratissimo D. Paolo Albera; ma altresì perchè l'elezione è riuscita così spontanea e così concorde da dimostrare luminosamente che l'eletto è proprio quello predestinato dalla Divina Provvidenza ».

IL CORRIERE DELLA SERA: - « Don Paolo Albera è uno dei più antichi allievi ed è stato tra i più apprezzati da D. Bosco... È uomo di larghe e moderne vedute, alquanto mingherlino, di statura media e dal volto d'asceta ».

LA GAZZETTA DEL POPOLO: - «Don Albera, nell'ambiente in cui vive ed esplica la sua opera attivissima è giudicato conte persona d'intelligenza non comune e d'infaticabile operosità ».

L'UNIONE: -- « La grande bontà, congiunta ad una visione precisa di quanto riguarda gli spiriti e ad un tatto delicatissimo nella formazione delle anime è una delle caratteristiche principali del venerando sacerdote, il quale però ha pur dimostrato grande competenza ed abilità nel trattare difficili pratiche riguardanti lo sviluppo della Società, che gli erano state affidate da Don Rua e da Don Bosco ».

L'OssERVAToRE ROMANO: - « A detta di tutti coloro che hanno il bene di avvicinarlo, in Don Albera Don Bosco ha trasfuso tanta parte del suo spirito. Basterebbe dire che in Francia veniva designato col nome di le petit Dom Bosco! La Società Salesiana continuerà sotto la sua direzione nella vie dei trionfi per la Chiesa e per la patria ».

Le congratulazioni.

Alla voce della stampa fecero subito eco le più vive ed affettuose congratulazioni, da parte del Sommo Pontefice, di Eminentissimi Cardinali e di Eccellentissimi Ambasciatori presso la S. Sede, di molti Arcivescovi e Vescovi, nonchè d'illustri e nobili famiglie di esimi Cooperatori, di Direttori diocesani, di Società e Circoli di Ex-allievi e di moltissimi Cooperatori e zelanti Cooperatrici.

Ci limitiamo a trascrivere quelle di Sua Santità Papa Pio X, dell'Em.mo Card. Rampolla, veneratissimo Protettore della nostra Pia Società, dell'Em.mo Card. Vives y Tutò, Ponente della Causa di D. Bosco, del Comm. Paolo Pericoli, Presidente Generale della Gioventù Cattolica Italiana, e del Sindaco di None.

Rev.mo D. Paolo Albera, Rettor Maggiore Società Salesiana, Torino - Roma, 17, VIII, 191o - Santo Padre, accolta con vivo compiacimento notizia elezione Vostra Reverenza a Rettor Maggiore Pia Società Salesiana, mentre le invia per mio mezzo Sue auguste congratulazioni per sì alto e delicato ufficio, le invoca da Dio ogni grazia ed aiuto onde Ella possa degnamente corrispondere ardua amplissima missione, seguendo orme gloriose grandi Predecessori D. Bosco e D. Rua, che con ammirabile zelo e santità diedero alla benemerita Congregazione Salesiana vita ed incremento, a gloria di Dio ed a vantaggio civile, religioso, morale della gioventù. Aggiungo mie personali congratulazioni e voti sinceri - CARD. MERRy DEL VAL.

Don Paolo Albera, Rettor Maggiore Salesiani, Torino --- Roma 17, VIII, 1910

-

Plaudo di cuore sua nomina Rettor Maggiore Pia Società Salesiana lieto auspicio che sua sapiente direzione arrechi grandi vantaggi Istituto. Ringrazio Capitolo Generale filiali sentimenti espressioni. - M. CARD. RAMPOLLA.

* *

Don Albera, Rettor Maggiore Salesiani, Valsalice Torino - Roma, 17, VIII, 191o

Congratulandomi Capitolo Salesiano felice elezione V. S. e Soci, prego Gesù, Maria, S. Francesco Salesio e Venerabile Don Bosco benedire, proteggere, conservare sempre nello spirito dell'ammirabile Fondatore nuovo Superiore Generale, Consiglieri Generali, Capitolo.

Salesiani tutti. - IL CARD. VivES.

Rev.mo Prof. D. Paolo Albera, Rettor Maggiore Società Salesiana, Torino - Roma 17, VIII, 1910 - Reduce in questo momento congresso Piacenza apprendo vivissimo compiacimento sua elezione; affrettomi sicuro interprete Società Gioventù Cattolica Italiana esprimerle sentite congratulazioni meritata nomina, che tornerà certamente grande vantaggio Opera Salesiana e valevole contributo diffusione Società nostra tanto amata dal compianto Don Rua. - PERICOLI, Presidente Generale.

Paolo Albera, Rettore Maggiore Salesiani, Torino - None 17, VIII, 1910 - None, onorato vostri natali, mezzo mio plaude vostra nomina altissima carica, invia congratulazioni vivissime. - Sindaco PITTAVINO.

L'Eminentissimo Cardinal Richelmv la mattina del 19 agosto si recava a Valsalice. Ricevuto nella sala del Capitolo ed accolti gli omaggi dell'assemblea, aveva per tutti i più cordiali incoraggiamenti e dava al novello Rettore le più splendide prove di benevolenza paterna.

La sera poi del 2o agosto il sig. Don Albera scendeva all'Oratorio di Valdocco. Ricevuto con giubilo da tutta la casa al suono delle campane ed alle note armoniose della musica istrumentale, ascoltava benevolmente alcuni indirizzi d'omaggio letti da confratelli ed alunni, e con brevi parole improntate al più tenero affetto ed a squisita carità paterna, ringraziava tutti della festosa accoglienza. L'indomani mattina celebrava all'altare di Maria Santissima Ausiliatrice, usando per il primo un prezioso calice d'oro, che un illustre ed affezionato condiscepolo aveva fatto preparare per la Messa d'oro del compianto Don Rua !

Il Consiglio Superiore.

Nel pomeriggio del 17 agosto si procedette alla nomina degli altri membri del Consiglio Superiore della nostra Pia Società.

A Prefetto generale fu rieletto all'unanimità il Sac. Filippo RINALDI di Lu Monferrato, già Vicedirettore del Collegio di S. Giovanni Evangelista in Torino, Direttore delle Scuole Professionali di Sarrià-Barcellona, e 1° Ispettore delle Case Salesiane di Spagna.

A Direttore spirituale fu eletto il Teologo D. Giulio BARBERIs di Mathi Torinese, ispettore, da D. Bosco preposto fin dal 1874. alla formazione del personale, autore di varie opere scolastiche e ascetiche, membro della Società Geografica Italiana.

Ad Economo, il dott. D. GIUSEPPE BERTELLO di Castagnole Piemonte, già direttore degli studi all'Oratorio, poi Direttore del Collegio di Borgo S. Martino, Ispettore in Sicilia, e da 12 anni Consigliere professìonale della Pia Società.

A Direttore degli studi fu riconfermato il dott. D. FRANCESCO CERRUTI di Saluggia, 1° direttore del Collegio di Alassio ed Ispettore delle Case Salesiane di Liguria, autore di varie opere letterarie, che dal 1885 tiene la direzione generale delle scuole della Pia Società.

A Direttore delle Scuole professionali fu eletto Don GIUSEPPE VESPIGNANI di Lugo, il quale, resosi salesiano nel 1876 già sacerdote, nel 1877 partiva per le missioni di America, ove dal 1895 occupava la carica di Ispettore delle numerose fondazioni della Repubblica Argentina, alle quali impresse un efficace indirizzo di assistenza agli emigrati.

Finalmente, a Consigliere generale, venne rieletto il dott. D. LUIGI PISCETTA di Comignago Novarese, autore di varie opere teologiche, già direttore del Seminario delle Missioni in Valsalice, decano dei professori della Facoltà Teologica e Legale annessa al Seminario Metropolitano di Torino.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Saremo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

Dai 10 settembre al 10 ottobre:

1) l'11 settembre, festa del SS. Nome di Maria; 2) il 14 settembre, l'esaltazione della S. Croce; 3) il 18 settembre, festa della B. V. Addolorata ; 4) il 29 settembre, dedicazione di S. Michele Arc.; 5) il 2 ottobre, Solennità del SS. Rosario; 6) il 9 ottobre, Maternità di Maria Vergine.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

IN MEMORIA DI D. RUA

ONORANZE FUNEBRI (1) IX) - NELL'ITALIA CENTRALE.

FIRENZE. - Il 7 maggio, nella Chiesa Abbaziale di Santa Trínita, sotto gli auspici delle Dame del Comitato « Ars et Charitas ». - Cantò la messa S. E. Rev.ma Mons. Gabriele Vettori, Vescovo eletto di Tivoli, con assistenza di Mons. A. Ciolli, Vicario Generale, in rappresentanza dell'ecc.mo Arcivescovo di Firenze. La Cappella di S. Trínita, sotto la direzione del prof. B. Landini, eseguì con delicata interpretazione la Messa di Requiem del M.° Perosi a tre voci. Terminata la messa, salì sul pulpito il rev. prof. D. Galbiati, il quale colla sua infuocata parola tenne attento per circa un'ora il numeroso uditorio dipingendo coi più vivi colori le virtù di Don Rua, lo svolgimento dell'Opera Salesiana sotto la sua saggia direzione, il bene da lui compiuto coll'istruzione, specialmente della classe operaia, animando tutti a cooperare validamente l'Opera Salesiana, per porre un'argine all'empietà ed agli errori del tempo.

Belle iscrizioni del dottissimo P. Manni compendiavano in sintesi meravigliosa la vita e le opere del defunto. Sulla porta maggiore:

A Michele Rua - Torinese - con fama di senno e virtù grandi - succeduto al venerabile Fondatore - nel governo della Società Salesiana - e per ventidue anni -a reggerla a propagarla a difenderla - come Lui avvalorato - dalla mente presaga - e dai colloqui con Dio - all'educatore buono de' tuoi figliuoli - sin tra gli ultimi barbari apostolo dell'idea cristiana e del nome italico - prega, o popolo, l'eterna pace.

Ai lati del tumulo:

I) - Nato umile - volentieri visse con gli umili - ma all'altezza dell'animo - e della sapienza sua - i Principi s'inchinarono.

II) - Accennando un'officina di Nazareth - addolcì - agli operai la fatica - compose i dissidi - tra i contendenti fratelli Padre.

III) - Migrati a patire sotto altro cielo - stette consolatore invocato - abbracciò i lebbrosi di Agua de Dios - pronto nel caritatevole amplesso a morire.

IV) - Fu cattedra il suo letto di morte - fu trono il feretro - trionfo i funerali - aurora d'un sole eterno.

LIVORNO. - L'11 giugno, a S. Maria del Soccorso, per la munificenza di una nobile famiglia. - Il vastissimo tempio rigurgitava di popolo di ogni classe e condizione, riverente e commosso. Erano presenti tutte le Autorità civili e militari, il Corpo Consolare residente in Livorno al completo, il rev.mo Capitolo della cattedrale, quasi tutto il Clero dela città e diocesi, il Seminario, le rappresentanze delle Arciconfraternite, Confraternite, Congregazioni, Circoli e Società cattoliche della Diocesi, tutte con i loro gonfaloni e bandiere, i vari Oratori Salesiani della città e molti Sacerdoti accorsi di fuori. Il Collegio dei Salesiani di Colle Salvetti vi era ai completo con tatti i superiori. Vi erano anche larghe rappresentanze dell'Oratorio festivo di Collesalvetti, e dei Collegi Salesiani di Pisa, Firenze e Spezia, e gli istituti maschili e femminili della città. Anche gli Ordini religiosi, Francescani, Domenicani, Gesuiti, Barnabiti, mandarono i loro rappresentanti.

Sotto l'ampia cupola, donde scendeva un grandioso padiglione con quattro bendoni neri con galloni e frange d'argento, era posto un magnifico tumulo portante le insegne sacerdotali, circondato da palme, ceri e candelabri; e sulla porta principale pavesata a lutto si leggeva:

A Dio Ottimo Massimo - per l'anima grande e benedetta - di Don Michele Rua - primo successore del Ven. Don Giovanni Bosco - nel Governo generale della Congregazione Salesiana - Apostolo della gioventù e benemerito della umana Società in ogni parte del mondo - Livorno - memore e grata - come le città sorelle e le altre nazioni tutte - innalza supplicazioni solenni - e preci pie di suffragio - XI giugno MCMX.

La messa pontificale fu celebrata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco della Pia Società Salesiana, Vescovo di Massa Carrara, assistito dai Canonici della Cattedrale. Prestavano servizio gli alunni del Seminario.

Sua Eminenza il Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, lesse l'elogio funebre. Dopo lo splendido discorso che tenne sospeso in estasi l'affollatissimo uditorio, l'Em.mo Principe di S.

Chiesa impartì pontificalmente l'assoluzione al tumulo.

La parte musicale fu sostenuta dalla schola cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino, con soddisfazione generale.

I bravi giovanetti - ci sia permessa una digressione - accompagnati dal Direttore Don Marchisio e dal Maestro cav. Dogliani, tanto a Livorno quanto nel viaggio furono oggetto delle più delicate attenzioni. Essi non dimenticheranno mai nè la munificenza cordiale ed affettuosa dei nobili Coniugi Pate, nè le paterna bontà di Sua Ecc. Mons. Sabatino Giani, che andò loro incontro alla stazione e li volle colmar di nuove gentilezze nel suo Palazzo Vescovile; nè la carità dei Superiori del Seminario, della Superiora dell'Asilo S. Spirito, e dei nostri confratelli di Livorno, di Pisa e di S. Pier d'Arena; nè il gentile invito avuto nel ritorno a Genova dalla «Navigazione Generale » che dopo aver messo a loro disposizione un rimorchiatore per visitare il porto, li convitò tutti a bordo dell'America ad una colazione.

Tornando all'argomento, aggiungiamo coll'Osservatore Romano: - « Davvero che Livorno non si è dimostrata seconda ad altre città nelle onoranze tributate dal mondo all'apostolo della civiltà! »

Il Fides, il foglio bissettimanale cattolico, uscì in un numero straordinario di sei pagine, tutte consacrate alla memoria di Don Rua; e a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice venne pare pubblicata una monografia sull'opera compiuta dal 1° Successore di D. Bosco.

LORETO - Il 6 maggio, nella Basilica della S. Casa. - Grazie alle disposizioni date dal R. Amministratore e all'opera intelligente ed amorosa del personale addetto alla Basilica, la cerimonia riuscì assai imponente. La porta maggiore del Santuario era listata a nero e sormontata da questa epigrafe:

Riposi nella pace eterna - viva nella gloria dei giusti - Don Michele Rua del Ven. D. Giovanni Bosco - degno discepolo e successore - che al fuoco dell'amor di Dio temprò l'eroica carità di prossimo.

Pontificò Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ranuzzi Vescovo Diocesano con assistenza del rev.mo Capitolo; ed erano presenti il Sindaco Cav. Santori, il M.° Cav. Roberto Amadei, gli Ordini religiosi e gli istituti educativi della città, le rappresentanze dei Canonici di Castelfidardo e del clero di S. Elpidio a Mare, alcuni Parroci dei dintorni e moltissime signore, componenti la parte più eletta della città, tra cui la signora Lodrini, degna consorte dell'Amministratore, colla figlia; la marchesa e marchesina Solari, la signora Tebaldini ecc. ecc. La Cappella della Basilica colla solita perfezione tecnica, sotto la direzione del M.° Comm. Tebaldini, eseguì scelta musica liturgica. Il rev.mo P. Ferdinando da Pesaro con affascinante e scultoria eloquenza disse l'elogio funebre.

« Quantunque sia vero - egli diceva - che ci vogliono anni ed anni per ben conoscere un uomo, bastava vedere una sol volta D. Michele Rua per leggergli l'anima. Il suo sorriso dolce e attraente, il suo sguardo buono, il suo atteggiamento umile, il suo parlare semplice, ma pieno di soavità e di saggezza facevano vedere, come a traverso un limpido cristallo, l'anima sua bella e pura, il suo cuore tenero e grande sì, bastava vederlo, accostarlo un istante per comprendere subito chi fosse D. Michele Rua. »

MACERATA. - Il 10 giugno nella Chiesa Cattedrale. - Sulla porta leggevasi l'iscrizione:

Ascolta, Pietoso Iddio - le preci dei figli di D. Bosco - e dei cooperatori salesiani di Macerata - in suffragio del padre comune - D. Michele Rua; - accogli quell'anima eletta - nel regno dei tuoi beati.

Nell'interno, presso il tumulo maestoso, avevano già preso posto le più spiccate autorità . cittadine e molte signore e signori che circondano di grande affetto l'Opera Salesiana, quando accompagnato dal rev.mo Capitolo, dai Parroci, e dal Clero secolare e regolare, entrò S. E. Monsignor Vescovo Sarnari che poco dopo incominciava la messa pontificale. La funzione si svolse solenne e devota, con musica prettamente liturgica, eseguita dalla cappella del Duomo e dalla schola cantorum salesiana, sotto l'abile direzione del Maestro Oreste Liviabella.

Il can. Crocetti di Fabriano disse un eloquente discorso, additando in D. Rua « l'amico più caro, il continuatore e l'interprete più fedele del pensiero e del cuore di D. Bosco ».

MASSA. - Il 20 aprile, nella Chiesa Cattedrale, per iniziativa di S. E. Mons. Marenco, che vi assistè in cappa magna. Eran presenti parecchi Parroci dei dintorni e della diocesi, gli alunni del Seminario, i PP. Cappuccini ed i Fratelli delle Scuole Cristiane, le Figlie di Maria, le Dame di Carità, e le rappresentanze dell'Istituto Battolla-Lombardo e del Collegio Vescovile Cybo-Malaspina. Prima che Sua Eccellenza desse l'assoluzione al tumulo, lesse l'orazione funebre il rev.mo Can. prof. D. Luigi Mussi, il quale salutò in D. Rua « un seminatore prodigioso del grano evangelico » il quale mentre « « era pronto a dare se stesso per quella fede che è vittrice del mondo » « amò fortemente l'Itatalia ». « La vita di D. Rua - conchiuse - è la documentazione più preziosa dell'eroismo cristiano. »

PISA. - Il 23 aprile, a S. Eufrasia. - Sul frontone della chiesa parata a lutto si leggeva l'iscrizione:

Suffragi ed onoranze funebri - all'indimenticabile - D. Michele Rua - erede dello spirito - continuatore dell'opera - del grande Don Bosco - Pisa 23-IV-1o.

La cerimonia riuscì imponentissima. Sua Eminenza, il sig. Card. Pietro Maffi, circondato dal rev.mo Capitolo della Primaziale e dalla Congregazione dei Parrochi, vi assistè pontificalmente. Celebrante fu il rev.mo Arciprete del Duomo Mons. Marcacci. V'intervennero anche il Sindaco Comm. G. Gambini, il cav. Narcisio Serafini rappresentante il Prefetto Comm. Musi, il prof. Toniolo, il prof. Fedeli, il prof. Ceci, il marchese Bottini, il cav. Tommaso Marconi, pres. del piccolo Credito Toscano, il conte Giuli, il cav. Donato Scorzi, Mons. cav. Romeo Galli, e le rappresentanze dei Carmelitani, degli Agostiniani, dei Cappuccini, degli Abbati di S. Maria, delle Suore di S. Anna, del Collegio e del Seminario Arcivescovile, del Circolo Universitario, dell'Istituto della Carità, della Società di S. Vincenzo, e dei Circoli D. Bosco e S. Luigi con bandiera. La schola cantorum del Seminario, sotto la direzione del P. Atanasio dei Carmelitani, eseguì con rara abilità la messa in gregoriano ed il Libera del maestro Moschi. Disse l'elogio funebre, con ornate parole, il rev.do P. Iacopi dei Minori.

CIVITAVECCHIA. - Il 13 aprile, nella chiesa dei Domenicani, o Parrocchia Matrice di S. Maria. - Al mattino alla messa del parroco P. Giuseppe Sfefanucci molti fedeli si accostarono alla S. Comunione, con a capo le Figlie di Maria e le giovanette del laboratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Alle 10 il Priore P. Pio Roggeri, assistito dai Parroci di S. Maria e di S. Barbara, cantò messa solenne accompagnata da scelta musica. Numeroso popolo commosso assisteva alla solenne commemorazione. L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice era presente al completo, e v'intervennero pure le Suore della Congregazione del Preziosissimo Sangue con le orfanelle e Figlie di Maria; le Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli degli ospedali maschile e femminile, e molte distinte famiglie civitavecchiesi.

COLLE SALVETTI. - Il 14 aprile, nella Chiesa Parrocchiale. - V'intervenne con molto popolo, tutto il Collegio S. Quirico, la cui schola cantorum accompagnò egregiamente la sacra liturgia. Prima delle esequie il rev. D. Alfredo Barrè lesse il discorso, nel quale accennò anche alle particolari benemerenze dell'Estinto per quel paese.

GENZANO DI ROMA - L'8 aprile, nella cappella dell'Istituto di S. Giovanni Evangelista. - Alla cerimonia che nella sua semplicità riuscì commoventissima, presero parte tutte le autorità civili ed ecclesiastiche, le comunità religiose de' dintorni e molti benefattori, amici ed ammiratori dell'opera Salesiana. Il canto gregoriano fu eseguito con gusto veramente fine dai chierici dell'Istituto.

GENAZZANO. - Il 14 aprile, nella Basilica della « Madre del Buon Consiglio » per iniziativa dei revv. Parroci del paese. - Attorno il tumulo si schierarono tutte le giovanette e fanciulle del popolo educate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, le alunne colle rispettive Insegnanti, le ex-allieve, e le Figlie di Maria che nella mattinata avevano preso parte alla comunione generale di suffragio. In posti distinti notavansi le rappresentanze del Municipio, della R. Pretura, degli Insegnanti Elementari e della Cassa Rurale e le più distinte famiglie del paese. Dopo il 1° notturno e le lodi dell'uffizio dei Morti, la Cappella del Santuario intonò la messa, celebrata dal rev. D. Serafino De Bellis, assistito dai revv. Parroci D. Enrico Rossi e D. Andrea Mergè; e lo stesso rev.mo Priore e Parroco del Santuario, P. Giovanni Eramo, disse l'elogio funebre.

MARINA DI MASSA CARRARA - Nella Chiesa del Bondano della Marina di Massa Carrara, non appena giunse la notizia della morte del Successore di D. Bosco,, a cura dei nobili Conti Ceccopieri si celebrò una modesta ma affettuosa funzione, con intervento di tutti i contadini del vicinato. Si recitò il S. Rosario, si cantò il Miserere, poi il De profundis, e in fine s'impartì la benedizione col SS. Sacramento.

X) - ITALIA MERIDIONALE.

BOVA MARINA. - Quivi la notizia della morte di D. Rua produsse vivissima impressione. Tutti rammentavano l'ultima visita che nel maggio del 19o8 il venerando Successore di D. Bosco fece a quel Seminario, lasciando soavemente scolpito nei cuori la sua mite figura. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pugliatti ordinò pertanto solenni esequie nella Cattedrale.

Esequie più modeste, ma non meno affettuose, si fecero nella Cappella del Seminario.

Il 6 maggio poi ebbe luogo il funerale solenne di trigesima nella Chiesa Parrocchiale. V'intervennero tutti i Superiori e gli alunni del Seminario, le autorità religiose e civili, i cooperatori e le cooperatrici, nonchè un popolo numeroso e devoto. La messa fu cantata dal rev.mo D. Francesco Malavenda Arciprete e Vicario Foraneo di Melito Porto Salvo, e prima dell'assoluzione lesse l'orazione funebre il Sac. Giuseppe Antelitano, antico allievo dei Sale siani, che seppe illustrare con maestria e con affetto la complessa personalità del Successore di D. Bosco.

CASERTA. - Il 7 maggio, nella Chiesa Salesiana. - La funzione, presenziata dai Canonici, dalle Autorità e da numeroso Clero, dagli alunni del Seminario e da un numeroso pubblico eletto di signore e signori, fu compiuta dal Vicario Generale Mons. Michitto, con l'assistenza pontificale di S. E. Mons. Cosenza, mentre i cantori e l'orchestra della città, coadiuvati da distinti colleghi di Napoli, interpretavano con maestria scelte armonie. Quindi saliva il pergamo il reverendo canonico dott. Giacomo Minozzi, rettore del Seminario, che con arte di esperto oratore tratteggiò per grandi linee la figura dell'estinto, rilevando in lui i meriti di degno successore del venerabile Bosco, di cui continuò ed ampliò l'opera in modo prodigioso, e di non meno benemerito educatore di innumerevoli schiere di giovani in Italia e all'estero ove tanta luce di civiltà ha irraggiato coi missionari formati alla sua scuola.

NAPOLI. - Il 9 aprile, al Vomero. - Intervennero alla mesta cerimonia, insieme coi nostri giovanetti, molti cooperatori e cooperatrici, mossi da sentito affetto. L'affluenza alla S. Comunione fu numerosissima.

**

BORGIA. - Il 4 maggio nella Cappella dell'Istituto Salesiano. - Circondavano il tumulo il Clero del paese, il sindaco signor notaio Sgromo, la Giunta Municipale al completo, le altre autorità e, con bandiera, le rappresentanze delle varie società locali di mutuo soccorso. Celebrò, ad un altare su cui aveva celebrato lo stesso D. Rua, il rev.mo Arciprete e Vicario foraneo, Don Giuseppe Zaccone, il quale con parola sgorgante dal cuore ricordò le benemerenze di D. Rua verso la Chiesa e la società in generale e verso Borgia in particolare, rilevando quanta simpatia e ammirazione egli avesse suscitato tra quegli ottimi popolani nelle sue visite. La banda cittadina, prima e dopo la funzione, volle far gustare al popolo accorso alcune marce funebri del Vessella e di Chopin.

ORTONA A MARE. - Il 12 aprile, nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. - Memori di una visita avuta da D. Rua alcuni anni or sono, anche quei buoni Cooperatori intervennero numerosi all'affettuoso tributo indetto dallo zelante- decurione Can. prof. Tommaso de Virgiliis, e numerosi si accostarono alla sacra mensa.

**

Solenni funerali si celebrarono anche ad Alvito, la mattina del 13 aprile, nella Chiesa di S. Nicolò, previo il canto di un Notturno colle lodi e infine breve elogio funebre - a Castellamare di Stabia - a Gioia dei Marsi, con intervento del Vicario Generale della Diocesi ; - a Portici nel giorno della Trigesima. - nonché a Sansevero, la domenica 11 aprile nella Cappella dell'Oratorio.

XI) - IN SICILIA.

ACIREALE. - Il 9 maggio, nella Chiesa Cattedrale. - Alla porta maggiore si leggeva l'epigrafe:

Al lutto concorde della Chiesa e dell'Italia - sulla venerata salma di - D. Michele Rua - Superiore Generale dei Salesiani - nel trigesimo della morte - i Cooperatori Acesi - uniscono espiatorie preci.

Dopo il lugubre scampanio delle principali Chiese della città, cantò messa Mons. Prevosto della Cattedrale con assistenza di quasi tutto il rev.mo Capitolo e del Seminario. Eran presenti: i revererendi PP. Filippini al completo, i PP. Domenicani, i Francescani, i Gesuiti, i Fratelli delle Scuole Cristiane, una larga rappresentanza del Collegio S. Michele, il Collegio Santonoceto, il Collegio Angelo Raffaele, il Collegio Santa Rosalia, le Suore dell'Ospedale, l'Orfanotrofio del Buon Pastore, una rappresentanza del reclusorio delle Vergini, il Terz'Ordine Carmelitano, l'Oratorio festivo S. Luigi, l'Oratorio festivo S. Benedetto Labre, nonchè un buon numero di Cooperatori, Cooperatrici e di fedeli. Prima dell'assoluzione al tumulo il Sac. Angelo Scalia, nostro Cooperatore, salì il pergamo e con una commovente orazione funebre lumeggiò la veneranda figura dell'estinto «resosi grande perl'incremento meraviglioso dato alle Opere Salesiane ».

CALTANISETTA. - Il 18 aprile, nella Chiesa di San Francesco d'Assisi. - Celebrò Mons. Vicario Generale, presente il Capitolo, il Clero e distinte persone della città; lesse l'elogio funebre il Can. prof. D. Francesco Pulci, zelantissimo Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori.

CATANIA. - Il 9 maggio, nella Chiesa Metropolitana. - Sulla porta principale si leggeva l'iscrizione:

Animae pientissimae - Michaëlis Rua sacerdotis - apud Sodales a sancto Francisco Salesio supremi per orbem moderatoris - Pontifex Catanensium - cum Collegio infulatorum Civitate universa volente - piaculari et incruenta vittima facit - pietatis gratique animi ergo.

Sul fondo della navata centrale sorgeva un maestoso catafalco sormontato da una grande croce slanciantesi in alto. L'adornavano numerose bandiere abbrunate dei diversi Istituti Salesiani, intrecciate a trofeo sulla base, e ricche palme piegate fra gli alti candelabri fino alla bara su cui spiccava lo stemma salesiano. Ai fianchi leggevansi queste altre iscrizioni, dovute, come la prima, al Can. Millunzi di Monreale.

I) Augustae Taurinorum - natus est a. d. V. Id. junias - an. M.DCCC XXXVII -ibique in pace. Christi quievit - a. d. VIII. Id. Apriles an. M.CM.X - summo totius orbis desiderio! - Tenero ab ungue - religioni et patriae totum se vovit - ephoebeis magisteriisque auctis - rectam puerorum institutionem -per Italiam propagavit - Italicae gentis eloquium mores instituta - dissitis rudibusque mundi plagis - laboribus maximis exantlatis - intulit probavit - opus quod joannes Bosco incoepit-feliciter provexit per fecit.

II) Omnibus omnia factus - se suaque spernens cantati unice vacans - barbaris nullo cultu degentibus - italis Americae regiones adjetentibus - praesidio et solatio fuit - pueros parentibus orbatos a parentibus derelictos - sancte excepit fovit eduxit - Messana terraemotu eversa - palantibus dispersisque Messanensium filiis - lubens aedes salesianas patefecit - nutrimenta pietatis et litterarum suffecturus.

Nella crociera e nella navata centrale erano disposti i membri del Clero Secolare e Regolare, i Cooperatori Salesiani e le Cooperatrici, gli Istituti maschili e femminili e numerose rappresentanze. Ricordiamo i rev.mi Capitoli della Metropolitana e della Collegiata al completo, i Padri Carmelitani, i Minori Conventuali, i Minori Osservanti, i Domenicani, i Gesuiti, i Cappuccini, i Vicenzini, i Salesiani, il Seminario Arcivescovile, il Seminario Salesiano di S. Gregorio, l'Oratorio S. Filippo di via Teatro Greco, l'Istituto S. Cuore alla Barriera, le Suore di Maria Ausiliatrice colle convittrici e le normaliste; il Collegio Pio IX, il Collegio comunale del Buon pastore, le alunne della Badiella al Borgo, della S. Casa della Grazia, del Reclusorio M. SS. del Lume, del S. Bambino, delle Verginelle; le rappresentanze delle Società Sportive: Ardor, Vigor, Virtus, della Conferenza di S. Vincenzo dei Paoli, della Federazione Democratica Cristiana, della Cassa S. Agata.

Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Francica Nava assistè pontificalmente alla messa celebrata dal can. Marcenò. La schola cantorum dei Salesiani, coadiuvata dai cantori della Metropolitana, eseguì la messa a tre voci del M.° Perosi. Le parti variabili del M.° Bottigliero, furono sostenute a voci bianche dai giovani alunni dell'Istituto S. Francesco di Sales. L'esecuzione fu accurata e di effetto grandioso.

L'orazione funebre, recitata da Mons. Mario Mineo Janny, in degna del valoroso oratore e riuscì un inno a Don Rua « ideale del santo moderno, attivo e mistico » « degno successore di D. Bosco » ed « alla meravigliosa opera da lui compita a pro' della civiltà in genere e della patria italiana in ispecie ».

Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo chiuse la solenne cerimonia dando l'assoluzione al tumulo.

MESSINA. - Il 7 maggio nella Chiesa Parrocchiale di S. Giuliano, affidata ai Salesiani. - Non ostante l'inclemenza del tempo, i buoni Messinesi accorsero in gran numero a suffragare l'anima del Successore di D. Bosco, e primo fra tutti l'Ecc.mo Mons. Letterio D'Arrigo Remondini Arcivescovo ed Archimandrita, che volle assistere alla cerimonia circondato dal Vicario generale Mons. Luigi Orione, dal segretario Mons. Mangraviti, dal rev.mo sig. Can. Paolo Albera e da altri Canonici, Sacerdoti e Parroci della città. La messa fu cantata dal rev.mo P. Rubino, ed accompagnata dalla schola cantorum del Seminario; in fine il rev.mo Mons. Giuseppe Scarcella, direttore Diocesano dei Cooperatori, disse l'elogio funebre.

Presenziarono la mesta funzione una rappresentanza dei Superiori ed alunni del Collegio Pio X e del Circolo D. Bosco, il Padre Guardiano dei Minori Osservanti, il Maresciallo di Cavalleria della Divisione militare di Messina, ed il Cav. Freni Antonino tanto benemerito delle opere di filantropia cristiana risorte in quella città.

NOTO (Siracusa). - L'11 maggio, nella Chiesa Cattedrale, a cura del rev.mo Capitolo. - Un artistico catafalco sorgeva nel mezzo del tempio e fuori, sulla porta maggiore, era un ritratto del pio sacerdote con una iscrizione invitante i fedeli a pregar pace all'anima sua benedetta.

La messa solenne, cantata dal tesoriere Don Lorenzo Bevilacqua, fu assistita dall'Eccellentissimo Mons. Vescovo Giovanni Blandini. La schola cantorum dei Seminaristi, sotto la valente direzione dei PP. Vincenzini, eseguì scelta musica sacra.

L'elogio ammiratissimo per l'austerità della forma ed elevatezza di concetto, fu recitato dal Ciantro Giuseppe Sorrentino, il quale presentò la figura di Don Rua sotto il duplice aspetto di « Apostolo di carità » e di « vero e grande italiano ».

PALERMO. - Il 7 maggio, nella monumentale Chiesa del Salvatore, dove D. Rua più volte rivolse la sua parola ai Cooperatori Salesiani. -Vi presero parte Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Alessandro Lualdi che vi assistè pontificalmente, circondato da tre Ecc.mi Ve scovi: Mons. Zuccaro, Mons. Bova e Mons. Schirò di rito greco, presenti i Prelati della Corte Pontificia con Mons. Di Marzo, Ciantro della R. Cappella Palatina, il cav. Giglio Tramonte Presid. Regionale delle Società Cattoliche, e nobili, magistrati e religiosi, tra cui i Liguorini, gli Agostiniani, i Bocconisti e i PP. Cappuccini.

In apposita tribuna vedevasi il Collegio Don Bosco col suo Circolo sportivo Panormus in divisa. In posti riservati stavano i Cooperatori Salesiani in gran numero, ed i giovanetti esterni delle Scuole D. Bosco con le loro distinte famiglie. Notavansi pure l'orfanotrofio maschile del Boccone del Povero, ed una rappresentanza del Circolo sportivo Fervor.

Accanto le Cooperatrici Salesiane, vestite a bruno, vedevansi molte signore e signorine dell'aristocrazia, le Figlie di Maria Ausiliatrice di Arenella con la benemerita loro benefattrice sig.na Calcara Agostina ed una rappresentanza delle Educande, Figlie di Maria e giovanette delle Scuole dello stesso Istituto e del Laboratorio ed Oratorio festivo, le Figlie di Maria Ausiliatrice di Parco colla rappresentanza delle loro alunne interne ed esterne, le Figlie di S. Anna colla rappresentanza dell'Infanzia abbandonata e quelle della Casa Brolo e delle Artigianelle, le Bocconiste, le Missionarie Francescane di Egitto con le loro educande, ed una, rappresentanza della Casa Lavoro e Preghiera.

Ufficiò all'altare il rev.mo P. Cappuccino Lorenzo da Montemarciano, superiore dell'Istituto Apostolico di Oriente, assistito dai suoi Confratelli, P. Isidoro Tailor, Superiore delle Missioni dell'Asia Minore; e P. Gabriele M. d'Aleppo; e la schola cantorum di S. Cecilia e dei PP. Cappuccini eseguì la messa funebre del Perosi. Dopo l'elogio funebre detto dal salesiano Don Fasulo, Sua Eminenza impartì pontificalmente l'assoluzione al tumulo.

SIRACUSA. - Il 14 aprile, nella Chiesa Metropolitana. - Un invito a stampa diramato dal compianto Direttore Diocesano, Can. D. Ferdinando Maria Lantieri, e i mesti rintocchi delle campane delle principali chiese della città richiamarono innanzi all'altare molti fedeli, insieme col rev.mo Capitolo, i Professori e i Chierici del Seminario, il Clero cittadino e i cooperatori.

Nella mattinata furori celebrate varie messe basse da sacerdoti cooperatori. La messa solenne fu cantata dallo stesso can. Lantieri che lesse uno splendido elogio, in cui presentò le molteplici opere di D. Bosco continuate ed accresciate da D. Rua. Fu efficacissimo nel ritrarre alcuni episodi personali e nel ricordare le grandi virtù dell'Estinto.

BRONTE. - Il 19 aprile, nella Chiesa Matrice, con intervento del Clero Secolare e Regolare, gli alunni del Real Collegio Capizzi, le alunne del Collegio Maria Ausiliatrice e varie notabilità cittadine. La messa fu celebrata dal rev. Arciprete, la musica fu eseguita dagli alunni del Collegio Capizzi, sotto la direzione dell'ispettore Dott. Bartolomeo Fascie. Dopo la mesta funzione, il rev. P. Felice M. Caruso lesse una breve orazione.

CAMMARATA. - Il 10 maggio, nella Matrice per iniziativa del sac. La Corte, zelante decurione dei Cooperatori, presenti tutte le Autorità, il Pretore, il Sindaco, la Giunta, il Segretario, il Giudice Conciliatore, l'Esattore, il Presidente del Comitato Parrocchiale e della Cassa Rurale S. Vito, l'Istituto delle Figlie della Misericordia, gli alunni delle scuole cogli insegnanti, e tutto il Clero di Cammarata e della vicina S. Giovanni Gemini, con a capo l'arciprete Gueli, numerose rappresentanze di vani enti ed associazioni dei due paesi, e tutti i Cooperatori. Cantò messa il rev. La Corte ; disse l'elogio il sac. Nunzio Marzi. Le sante comunioni, fatte in quel giorno nei due paesi a suffragio dell'anima di D. Rua, sommarono a parecchie migliaia.

CASTRONOVO. - Il 14 aprile, nella Chiesa dì S. Francesco. -- Celebrò il condirettore diocesano D. Giuseppe Troina, il quale disse pure l'elogio funebre. Vi presero parte il Clero, i Cooperatori e le Cooperatrici, il Circolo Giovanile cattolico, la Società Operaia, il Circolo dei civili, la Lega di miglioramento, il corpo insegnante, e i PP. Cappuccini.

CESARO (Catania). - L'8 aprile. -La notizia della morte di Don Rua venne appresa con sommo dispiacere da tutta la cittadinanza, che nutre molta simpatia per l'Opera Salesiana Il Clero ordinò che le campane delle chiese suonassero a lutto, e spontaneamente, in segno di riverenza e di gratitudine, l'8 aprile celebrò un imponente funerale. Assistevano le Suore di Maria Ausiliatrice e il Circolo Cattolico S. Giuseppe, listato a lutto con l'iscrizione a Don Rua, e molti fedeli.

LICATA (Girgenti). - Il 9 maggio nella Chiesa Matrice, con intervento del Capitolo della Collegiata, dei Cooperatori e di numerosi fedeli. Cantò messa il Prevosto dott. D. Raimondo Incorvaja.

MARSALA (Trapani). - Il 22 e il 23 aprile nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, presente un eletto stuolo di cooperatori e le famiglie patrizie della città. La sera del 22 vi fu solenne ufficiatura e la mattina del 23 messa di requiem. La chiesa, addobbata a lutto, presentava un aspetto imponente. Sul catafalco si ergeva un angelo bellissimo, e nello sfondo, a caratteri dorati, spiccava un'iscrizione compilata dal Can. prof. Biagio Bonomo, che vergò pure le altre, poste alle navate ad all'entrata della Chiesa. Il discorso, venne pronunziato dal prof. Don Giuseppe Laviano.

PEDARA. - Il 14 aprile, nella Chiesa Matrice. - Alla messa cantata dal Direttore dell'Istituto San Giuseppe, parteciparono i Cooperatori, le Cooperatrici, il Clero, gli alunni del detto Istituto, e, fra un gran numero di fedeli, anche il Collegio dell'Immacolata della vicina Trecastagni.

PIAZZA ARMERINA. - Il 27 aprile, nella chiesa di S. Lorenzo, presenti molti sacerdoti e cooperatori e numerose rappresentanze cittadine si cantò una messa solenne; e alla sera Mons. Gibilisco, Prevosto della Cattedrale, lesse una splendida commemorazione.

- Un altro funerale venne celebrato nella chiesa di S. Agata, a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

RANDAZZO. - Il 16 aprile, nella chiesa di San Basilio. - Celebrò Mons. Francesco Fisauli, a cui D. Rua, qualche settimana prima della morte aveva indirizzato un'affettuosa lettera congratulandosi con lui per le nozze d'oro sacerdotali felicemente compiute. La messa, con accompagnamento di orchestra fu eseguita dai Salesiani coadiuvati da distinti signori della città, ex-allievi del Collegio Municipale di S. Basilio. Presero parte alla funzione: il rev.do Clero, i PP. Cappuccini, il Consiglio Comunale rappresentato dalla Giunta, i Cooperatori, le Cooperatrici, gli Istituti, e le famiglie più cospicue. Prima dell'assoluzione disse l'elogio il rev. D. Fasulo.

RIESI (Caltanisetta). - Il 7 maggio, nella Chiesa Collegiata. - Bello -il catafalco adorno d'iscrizioni, ceri e ghirlande. Alla messa solenne intervenne tutto il rev.mo Capitolo, e lesse un'applauditissima orazione funebre il Parroco Can. Giuseppe Scebba.

S. CATALDO. - Il 7 maggio, nella Matrice, affollata di numeroso popolo, presenti i Cooperatori e le Cooperatrici, il rev. Clero, le Congregazioni religiose, e le rappresentanze dei Circoli cittadini; disse l'orazione funebre il can. D. Salvatore Giunta.

S. GREGORIO DI CATANIA. - Il 16 aprile nella Chiesa del S. Cuore di Gesù. - Officiarono parecchi Direttori di istituti salesiani appositamente intervenuti. Assistevano le più cospicue personalità del paese, la rappresentanza del Municipio nella persona del Sindaco, quelle del Clero e di varie Società D. C. dei paesi circonvicini, le scolaresche al completo con i rispettivi insegnanti e tutti i giovani dell'istituto. Bella l'orazione funebre recitata dal dott. D. Ercolini. Due fitte ale di popolo formato d'ogni ceto di persone, preganti per l'anima di Colui che ebbero la fortuna di conoscere ed apprezzarne la bontà ed il cuore, facevano degna corona al tumulo ardente.

*

Solenni funerali si celebrarono anche ad Acitrezza, per iniziativa dei Cooperatori - ad Alì Marina e a Balestrate - ad Adernò nella Chiesa di S. Chiara, dov'è in grande venerazione una statua di Maria Ausiliatrice, benedetta dall'amato estinto - a Barcellona nella Parrocchiale di S. Sebastiano a Biancavilla - a Lercara ove mercè lo zelo di quel decurione can. D. Giuseppe Favarò si univa ai suffragi un'offerta per le Opere Salesiane - a Modica, a Palagonia, a Parco, e a Nunziata di Mascali negli Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice - a Partanna, a Petralia Soprana e a Reitano con ufficiatura e messa solenne, e comunione generale- a S. Caterina Villarmosa, Sciacca, Sciava, Spadafora S. Martino, Trecastagni, Valguarnera e Villarosa, per iniziativa del rev. Clero, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e di quei buoni Cooperatori.

XII) - IN SARDEGNA.

CAGLIARI. - Il 10 maggio, nella Chiesa di S. Antonio, per iniziativa del direttore diocesano Teol. D. Mario Piu. Alla mesta cerimonia accorsero in bel numero quei Cooperatori salesiani, che nutrono tanto affetto all'Opera di D. Bosco, e ad essi si associarono molte distinte famiglie e molto popolo devoto, compreso di venerazione per l'estinto. Ne disse l'elogio funebre il rev.mo Mons. Miglior, Vicario Generale.

LANUSEI. - Il 7 maggio, nella Chiesa parrocchiale, presente il Convitto Salesiano e molti fedeli. L'orazione fu detta dal torinese sig. Giacinto Latini, Prete della Missione. « Le grandezze cui possono innalzarsi gli uomini, egli disse, sono di due specie: l'una è propria di chi, staccandosi da tutto, fisso lo sguardo in Dio, a lui s'innalza, quasi divinizzato nell'umanità sua; l'altra la raggiunge chi, bene usando dei doni d'intelligenza e di cuore avuti da Dio, diffonde tesori di bontà e di verità sugli uomini sofferenti, che han tanto bisogno di amore e di luce. D. Rua fu il tipo ideale che concentrò in sè le due grandezze, fu il mistico ed il benefattore dell'umanità ».

La mesta cerimonia, terminata coll'assoluzione al tumulo, sopratutto il discorso che fece rivivere la mite e forte figura di D. Rua, lasciò nei presenti un dolce ricordo ed un'impressione vivissima.

*

SANLURI. - Il 6 maggio, nella Chiesa Parrocchiale, con intervento del Clero secolare e regolare, dei Cooperatori, delle Cooperatrici e di tutte le alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Consolante, il numero delle S. Comunioni. L'orazione, bella e commovente, fu detta dal Vicario Teol. Barra.

Pietosi suffragi si celebrarono a Santulussurgiu con discorso del predetto Teol. Barra, e a Villacidro con discorso del parroco dott. Giuseppe Ortu.

XIII) - ALL'ESTERO.

Il plebiscito di rimpianto per la morte del 1° Successore di D. Bosco fu così ampio anche fuori d'Italia, che non ci è in niun modo possibile elencare le singole dimostrazioni di affetto date alla sua memoria, e molto meno occuparcene partitamente. Ci limitiamo perciò ad un brevissimo saggio, rilevando unicamente quelle che interessano più da vicino i nostri lettori o che si commendano per l'importanza dei luoghi in cui si compirono.

LUGANO (Svizzera). - Il 14 aprile, in San Antonio, per iniziativa della Commissione dell'Oratorio festivo. - Celebrò l'Arciprete della Cattedrale Mons. Pisoni e S. E. Mons. Peri-Morosini si degnò di assistere e dare l'assoluzione al tumulo.

Eseguiva scelta musica la schola cantorum dei PP. Cappuccini; prestava servizio all'altare il il ven. Seminario di S. Carlo, e disse l'elogio il rev. D. Angiolo Pometta, lumeggiando l'umiltà dell'estinto. Alla mesta funzione presero parte il rev.mo Capitolo della Cattedrale e le rappresentanze delle scuole e d'Istituti cittadini e del Collegio D. Bosco di Maroggia.

SCUTARI D'ALBANIA. - Il 20 aprile, nella Cappella dell'Orfanotrofio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, presenti l'Amministratore dell'istituto, parecchi signori e signore della colonia italiana, il parroco Don Busciati, i PP. Gesuiti, le orfanelle e moltissime giovinette dell'Oratorio. Celebrò la messa Don Plani, direttore spirituale dell'Istituto; numerose furono le sante comunioni. Mons. Arcivescovo dette l'assoluzione al tumulo.

ALESSANDRIA D'EGITTO. - Il 19 aprile nella Chiesa di S. Caterina. - S. E. Rev.ma Mons. Briante, Delegato apostolico, volle rendere più decorosa la mesta funzione assistendovi pontificalmente. Oltre i superiori e gli alunni dell'Istituto D. Bosco, ed una rappresentanza dell'Oratorio festivo, molti furono quelli che intervennero a rendere omaggio alla memoria di Don Rua, con a capo le rappresentanze di tutte le Comunità religiose della città, il regio console d'Italia cav. Camicia, il signor Beneducci bey, in assenza di S. E. il Governatore, il comm. Degiardè e consorte, il sig. Ragheb bey Galy, l'avv. Vella e molte altre notabilità.

Al termine della messa il rev. Angelo da Cervesina rievocò con affetto e sentimento la bella figura del pio discepolo, imitatore e successore di Don Bosco. La mesta cerimonia ebbe termine con l'assoluzione al tumulo, impartita dal prelodato Mons. Arcivescovo.

SMIRNE. - Il 7 maggio, nella chiesa italiana del S. Rosario alla Punta, tenuta dai RR. PP. Domenicani e addobbata per la circostanza. La schola cantorum dei Salesiani eseguì bella musica del M.° Pagella, con qualche pezzo in gregoriano. Il venerando arcivescovo, Mons. Giannantonio Zucchetti, vicario Apostolico dell'Asia Minore, amico e ammiratore dell'illustre estinto, volle rendere più solenne la mesta cerimonia assistendo pontificalmente alla messa, celebrata dal P. Ilario Monti, superiore e parroco dei Domenicani. Insieme con i superiori ed alunni delle RR. Scuole Italiane maschili e femminili, v'intervenne tutto il Clero secolare, con i Superiori di tutti gli ordini e istituti religiosi, maschili e femminili, il Vicario patriarcale dei Greci cattolici, ecc.

Il console generale d'Italia, cav. O. Toscani, vi prese parte in forma ufficiale, accompagnato dalla sua signora, dal primo Dragomanno del Consolato, comm. Saman, dal Direttore delle RR. Poste italiane, cav. Fossati, ecc. ecc. Assistevano anche la Presidenza dell'Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari, il Comitato delle Dame Patronesse e un gran numero di signori e signore, amici e ammiratori dei Salesiani.

Finita la messa, mons. Arcivescovo volle tessere egli stesso l'elogio del caro estinto, e rievocò l'amabile figura di Don Rua « modello di sacerdote e di cittadino, continuatore e sviluppatore dell'idea dell'immortale Don Bosco ». Commosse quando, nel conchiudere, ricordò con felice pensiero che, pochi giorni prima che D. Rua morisse, trovandosi egli di passaggio a Torino, per ben due volte si recò al letto dell'illustre infermo che lo accolse coi segni della più viva riconoscenza.

E noi possiamo attestare che le feste fatte da D. Rua al venerando Arcivescovo di Smirne furono veramente cordiali : - Farà sapere, gli diceva, ai miei figli di Smirne, che le notizie Più care che mi potranno far avere saranno quelle di Vostra Eccellenza!

COSTANTINOPOLI. - Il 22 aprile, con intervento delle comunità religiose e di laici distintissimi. Il Delegato Apostolico Mons. Nardi assistè pontificalmente al funebre ufficio. In posti distinti vi presero parte anche S. E. Major des Planches, nuovo ambasciatore d'Italia, colla baronessa sua consorte; il cav. Ciapelli console generale, il barone Menzinger, console giudice; il tenente di vascello cav. Vetori comandante lo stazionario italiano, il cap. cav. Barbero, ispettore generale della Navigazione G. I.; i dottori De Coscio e conte de Moise, e molte altre notabilità. Nè mancò « la mamma buona e cara » come la chiamano i giovanetti dell'Istituto, la gentilissima e benefica signora Metilde ved. Giustiniani, circondata da una bella schiera di eleganti signore, ammiratrici dell'opera di D. Bosco. I giovanetti dell'Istituto erano serrati intorno al catafalco, in contegno pio e devoto; erano i figli che commossi e riconoscenti pregavano pel loro padre e benefattore.

BETLEMME. - Il 7 maggio nella Chiesa del S. Cuore. - Celebrò il rev. D. Pietro Cardano, ispettore delle case salesiane della Palestina. S. E. Mons. Luigi Marelli, vescovo di Bobbio, trovandosi col Pellegrinaggio Italiano in Gerusalemme, ebbe la bontà di recarvisi a compiere assistenza pontificale e dare l'assoluzione al grandioso ed artistico tumulo.

Anche il R. Consolato Italiano di Gerusalemme era rappresentato ufficialmente alla mesta e solenne cerimonia; alla quale assistevano, con un'eletta schiera di notabili del paese, i capi di tutte le Comunità religiose, specialmente dei PP. Francescani.

GERUSALEMME. - Il 13 aprile nella Chiesa del Patriarcato Latino. - Cantò messa l'Ispettore sullodato con assistenza pontificale di S. E. il Patriarca, assistito dal Vescovo Coadiutore Mons. Piccardo e da tutti i Canonici del Patriarcato. Il canto, per desiderio del Patriarca, fu eseguito dai Seminaristi. Alla mesta funzione intervennero il Console italiano conte Carlo Senni e il Cancelliere, il rappresentante del reverendissimo Padre Custode di Terra Santa, il Dott. Mancini console del Belgio, il Direttore e gl'impiegati della Posta italiana, il prof. Ernesto Schiapparelli, i Vicari degli Armeni, Greci e Siriani cattolici, il Vicario dei Maroniti, tutti i rappresentanti delle Comunità religiose, il Direttore del Credito Lionese, il Direttore del Banco Prussiano, le Suore di Maria Ausiliatrice e del Rosario con le alunne, una rappresentanza degli orfani di Betlemme e tutta la Scuola italiana. « Il funerale - scrisse quel Direttore - fu anche qui un vero prebiscito d'affetto al nostro venerato Rettor Maggiore: c'era da piangere e da consolarci nel medesimo tempo ».

LONDRA. - Il r8 aprile, nella Chiesa del S. Cuore. - Il tempio era gremito di amici ed ammiratori dell'estinto, tra cui dal trono assistevano in presbiterio le LL. EE. Rev.me Mons. Bourne arcivescovo di Westminster, e Mons. Amico, vescovo di Southwark; ed in posti distinti notavansi i più distinti ecclesiastici di Londra, e le rappresentanze di tutte le case salesiane di Inghilterra. La messa, cantata dal sac. Francesco Scaloni, ispettore delle case del Belgio e dell'Inghilterra, fu accompagnata da scelta musica. Al termine Mons. Bourne tenne un affettuosissimo discorso nel quale tracciò la figura di D. Rua lavoratore indefesso, ricordandone le virtù intime e sublimi, le relazioni avute con lui, e protestando a nome di Londra e dell'Inghilterra la più viva riconoscenza e l'attaccamento inalterabile ai salesiani ed all'opera di D. Bosco. Ricordò in quali misere condizioni i salesiani iniziarono l'opera loro in Londra, e il grande sviluppo che essa prese da diffondersi in tutta l'Inghilterra e nelle Colonie.

MADRID (Spagna). - Il 16 aprile, nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. - Togliamo da El Univérso : « Celebrò Mons. Solari, Auditori della Nunziatura Apostolica, assistito dai sacerdoti D. G. Porta e D. J. Camargo, e dal piccolo clero del Collegio. Finita la messa il Clero e i ministri si avviarono verso il severo e maestoso tumulo su cui si vedevano le insegne sacerdotali e lo stemma della Pia Società, e si cantò solennemente il responsorio. Presiedevano Mons. Salvador y Barrera Vescovo di Madrid-Alcalà, l'Ambasciatore d'Italia On. Silvestrelli, l'Ispettore e il Direttore dei Salesiani, ed erano pur presenti le rappresentanze di tutti gli Ordini religiosi, dei Parroci e del Clero diocesano, delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli col Presidente Generale Marchese di Casa-Arnao, e del Circolo della Difesa Sociale, nonchè un numero grande di cooperatori e cooperatrici. La schola cantorum del Collegio eseguì con perfezione musica polifonica e gregoriana ».

LISBONA (Portogallo). - L'11 maggio nell'Istituto Salesiano, con intervento di S. E. Rev.ma Mons. Sebastiano de Vasconcellos, Vescovo di Beja. Il degno Prelato disse della vita esemplare del sacerdote apostolo del secolo XIX e del secolo XX, delle relazioni che ebbe con lui per la fondazione della casa di Porto, e della fiducia di vederlo presto glorificato dal Signore. Assisteva un pubblico eletto di ecclesiastici e laici, tra cui molti signori e signore della più alta aristocrazia.

BARIA (Brasile). - Il 9 maggio, nella Chiesa di S. Francesco, con messa pontificale di S. E. Rev.ma Mons. Manuel Lopes, Vescovo di Tabes, presenti i rappresentanti del Governatore dello Stato, dell'Intendente e del Comandante del Distretto, il generale dott. Giuseppe Leonzio Medeiros, capo del Servizio Medicò Militare, il Segretario dello Stato, il Presidente ed il Vicepresidente del Tribunale, il Console Italiano, il Console Generale del Portogallo, i Comandanti del Presidio, e numerosi Prelati, Sacerdoti e Signori.

S. PAOLO. - Il 4 maggio nel Santuario del S. Cuore, con assistenza pontificale di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo Duarte Silva. Fu una cerimonia imponente. Celebrò il rev.mo Can. Pedrosa, ex-allievo del Lyceu del S. Cuore ed oggi parroco di S. Cecilia, sotto la cui giurisdizione è il Santuario.

- Anche in Rio Janeiro nella Chiesa Matrice di S. Giuseppe e per iniziativa del Can. Jeromyno de Carvalho -- a Cuyabà con assistenza pontificale dell'Arcivescovo - a Campinas con messa pontificale di Mons. Nery - a Batataes con assistenza del Vescovo Diocesano Mons. Gonçalves - nella Cattedrale di Nictheroy, con pontificale di S. E. Rev.ma Mons. Agostino Benassi - ebbero luogo imponenti suffragi.

BUENOS-AIRES. - Il 14 aprile, Cripta di S. Carlos. - Celebrò solenne pontificale l'Arcivescovo Mons. Mariano A. Espinosa, alla presenza di S. E. R. Mons. Achille Locatelli Internunzio Apostolico, circondato da Mons. Orzali, Mons. Perazo, Mons. Villanova Sanz, e da altri esimi ecclesiastici, comprese le rappresentanze di tutti gli ordini religiosi. Anche S. E. il dott. Manuel M. de Iriondo, Ministro delle Finanze, il Dott. Manuel j. Güiraldes, Intendente Municipale, ed un'infinità di signori di ogni ufficio e professione e di insigni e benemerite signore, presero parte alla maestosa cerimonia.

L'Ispettore D. Giuseppe Vespignani, prendendo le mosse dalle parole scritturali defunctus adhuc loquitur, lesse la preziosissima lettera inviata da D. Rua ai Salesiani di Buenos Aires, nell'aprile del 1888, non appena cioè aveva raccolta l'eredità di D. Bosco.

- Solenni funerali si celebrarono anche nei centri principali delle Missioni della Patagonia a Viedma, a Rawson e a Puntarenas, con intervento delle autorità locali, degli alunni delle scuole e numerosi fedeli.

SANTIAGO (Chilì). - Il 14 aprile, nel tempio della « Gratitud Nacional ». - Pontificò S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Ignazio Gonzàlez. Il canto fu eseguito da tre scholae cantorum salesiane, coadiuvate da una quarta dei PP. Carmelitani. Assistevano S. E. R.ma Mons. Claro, Vescovo di Legione, Mons. Vagni in rappresentanza di S. E. Rev.ma Mons. Enrico Sibilia, Internunzio, ed altre autorità, comunità religiose e numeroso popolo. L'elogio fu detto dal rev. D. Amatore del Campo.

SUCRE (Bolivia). - Il 15 aprile, nel tempio di S. Agostino, severamente e sontuosamente parato a lutto. Pontificò S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, fra una moltitudine di autorità e di cooperatori, mossi da sincero rimpianto pel grande estinto.

LIMA (Perù). - Il 15 aprile, nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. - Celebrò il rev.mo Monsignor Quattrocchi, Incaricato d'Affari dalla S. Sede, con assistenza di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Naranjo, di S. E. Mons. Ballon, del sig. Bolognesi, Incaricato d'affari del Regno d'Italia, del Ministro di Bolivia, del Presidente dell'Unione Cattolica, dei rappresentanti del Clero secolare e regolare, di numerosi cooperatori, cooperatrici e fedeli. Disse l'orazione l'ispettore D. Reyneri.

LA PAZ (Bolivia). - Nel tempio della Compagnia di Gesù, severamente parato a lutto.

Cantò messa Mons. Giuseppe Bavia, Vicario Capitolare, essendo vacante la Sede Vescovile; ed attorno al tumulo sorgente maestoso nella nave centrale presero posto da un lato S. Ecc. il dott. Eliodoro Villazón, Presidente della Repubblica, circondato dal 1° Vice-presidente e dai Ministri di Stato, in uniforme di gala, e da altri alti pubblici funzionari; e dall'altra parte tutto il Corpo diplomatico, le rappresentanze delle Comunità religiose, i Cooperatori, la Colonia Italiana, molti signori. Le navi laterali erano gremite di Collegi ed Istituti di ambo i sessi, di Cooperatori e di altre distinte signore. L'affluenza enorme impedì l'ingresso nel tempio ad un battaglione di scorta d'onore, offerto dal Presidente della Repubblica. Disse l'orazione funebre il rev.mo P. Prospero N. Malzieu, Superiore del Collegio dei PP. Gesuiti.

QUITO (Equatore). - Il 6 maggio, nella Chiesa Metropolitana. - Pontificò Sua Ecc. Rev.ma Mons. Fr. Giovanni M. Riera, Vescovo di Portoviejo, assistito dall'intero Capitola Metropolitano e da tutte le rappresentanze del Clero secolare e regolare. Un tumulo, imponente, sormontato da una gran croce illuminata a luce elettrica, sorgeva nel mezzo del tempio. Il rev.mo P. Manuel Proaño della C. d. G. rilevò nell'elogio le strette attinenze fra la vita e lo spirito di D. Bosco e di D. Rua.

BOGOTA (Colombia). - Il 6 maggio nella Chiesa del Carmine. - Pontificò S. E. Mons. Higuera Mosè, vescovo di Massimopoli, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà e e Primate di Colombia, al quale facevano corona varii canonici, molti sacerdoti e le rappresentanze delle più eminenti comunità religiose della capitale. Intervennero pure alla cerimonia S. E. il Generale Raimondo Gonzàlez Valencia, Presidente della Repubblica, S. E. il dott. Michele Abadía Mendez, Ministro degli Interni, S. E. il dott. Manuele Davila Flórez, Ministro della Pubblica Istruzione, il Governatore del Dipartimento dì . Cundinamarca, il Sindaco di Bogotà ed il Segretario generale della Presidenza, e moltissimi altri personaggi della città; i cooperatori e le cooperatrici, gli antichi alunni del Collegio, le Associazioni di Maria Ausiliatrice ecc. ecc. La schola cantorum dell'Istituto Salesiano, coadiuvata dai migliori professori della città, eseguì con precisione la messa del Perosi.

- Commoventissimi riuscirono i funerali celebratisi il 14 aprile nella Chiesa di Agua de Dios. V'intervennero le Comunità religiose femminili, gli alunni dell'Asilo D. Unia, le Confraternite e molta popolazione.

CARACAS (Venezuela). - L'8 maggio nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, con intervento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Aversa, Delegato Apostolico che celebrò messa di requiem nel mattino, S. E. Rev.ma Mons. dott. Silva, Vescovo di Merida, che pontificò alla messa solenne, S. E. Rev.ma Mons. dott. Castro, Arcivescovo di Caracas, che impartì l'assoluzione. Membri eminenti nel Clero e del Laicato e rappresentanti di tutte le Comunità Religiose, insieme col Comitato costituitosi pei festeggiamenti delle Nozze d'Oro sacerdotali dell'Estinto, presenziarono la cerimonia, la quale fu accompagnata da scelta musica liturgica. Il rev.mo dott. D. Riccardo Arteaga disse con tenero affetto e con verace eloquenza l'orazione funebre.

S. TECLA (Salvador), - Il 13 aprile, nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. - Pontificò il Vescovo Diocesano Mons. Adolfo Pérez, con assistenza di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Delegato Apostolico. Vi accorse tutta la cittadinanza, che andò pure a gara per presentare all'illustre compagno e condiscepolo di D. Rua le più affettuose condoglianze.

MESSICO. - Il 13 aprile, nella Chiesa di S. Agnese, con assistenza pontificale dell'Arcivescovo Mons. Giuseppe Ridolfi, Delegato Apostolico, che in fine diè l'assoluzione al tumulo.

Celebrò il rev.mo Can. Arguelles, e disse l'elogio il rev. D. Fulcheri, Rettore del Seminario. Fra le autorità presenti, notavasi anche il sig. Conte Annibale Raybaudi Massiglia, Ministro Plenipotenziario del Regno d'Italia.

NEW-YORK. - L'11 aprile nella Parrocchia della Trasfigurazione. - Alla solenne cerimonia presieduta da Mons. Giovanni Edwards intervennero molti ecclesiastici e numerose rappresentanze di associazioni cattoliche. Il tempio era gremito d'Italiani.

Commemorazioni civili.

FOLIGNO. - Il 15 maggio, nella sede del C. G. C. « Prima Iuventus », il prof. Giov. Battista Orzi di Spello, dinanzi ai giovani dell'Oratorio San Carlo con una bella e commovente conferenza commemorò D. Rua. La parola calda, erudita del ch. Professore, che enumerò le opere del successore di Don Bosco illustrandone con vivi colori la vita santa e la preziosa morte, vera corona della sua operosa esistenza, tenne desta l'attenzione dei giovanetti che lo applaudirono con entusiasmo.

ROMA. - Il 13 luglio, nella Parrocchia del S. Cuore. - Nei giorni 11, 12, 13, nella Parrocchia del S. Cuore si chiuse solennemente l'opportunissimo corso di conferenze per soli uomini con un ciclo di altre tre conferenze molto riuscite per opportunità di soggetti e per il solito grande concorso di uomini nell'adatto locale del teatrino dell'annesso istituto; e l'ultimo giorno si commemorò D. Rua.

« Il vasto salone - scrive il Corriere d'Italia - era adornato con sobria eleganza da ricchi damascati e da palme intrecciartisi a trionfo. La figura dell'apostolo e asceta campeggiava sorridendo nel mezzo fra le bandiere luccicanti di onorificenze del Circolo S. Cuore, di S. Maria Liberatrice, dell'Ignis, dell'Ardens e dell'Excelsior, tutte istituzioni fiorenti dei Salesiani di Roma ».

Alle 21 precise arrivava il cardinale Cassetta accolto dal suono di una marcia ed accompagnato da vari ecc.mi Prelati.

Presentato all'affollatissimo uditorio, fra cui notavansi molti egregi signori, e salutato da uno scrosciante applauso sali il palco il comm. Persichetti. Questi disse eloquentemente dell'opera di D. Bosco e del suo primo e degno successore D. Rua, dimostrandola adatta ai nostri tempi, nei quali è necessario attendere alla elevazione degli umili, avendo in mira innanzi tutto, senza trascurare punto il lato economico, il loro miglioramento religioso e morale.

La commemorazione, ascoltata colla più viva attenzione ed interrotta nei punti più salienti da unanimi applausi, fu coronata da una lunga ovazione.

Chi sono e che cosa fanno i Salesiani?

A CHI ci conosce e a chi non ci conosce, ai benefattori ed a quelli che ci aiuterebbero se conoscessero bene l'Opera nostra, dedichiamo queste parole, dette da Don Bosco il 24 giugno 1883 (1).

« L'Oratorio (cioè l'Opera di D. Bosco), ha fatto finora delle grandi cose; ed io vi aggiungo che coll'aiuto di Dio e colla protezione di Maria Ausiliatrice ne compirà delle altre, più grandi ancora.

» Oltre l'aiuto del cielo, quello che ci facilitò e ci faciliterà di fare del bene, è la stessa natura dell'opera nostra. Lo scopo al quale noi miriamo torna beneviso a tutti gli uomini, non esclusi quei medesimi, che in fatto di religione non la sentono con noi. Se vi ha qualcuno che ci osteggia, bisogna dire, o che non ci conosce, oppure che non sa quello che si faccia. La civile istruzione, la morale educazione della gioventù o abbandonata o pericolante, per sottrarla all'ozio, al mal fare, al disonore, e fors'anco alla prigione, ecco a che mira l'opera nostra. Or qual uomo assennato, quale autorità civile potrebbe impedircela?...»

E recava un esempio.

« Ultimamente, come sapete, io fui a Parigi, e tenni discorso in varie Chiese per perorare la causa delle opere nostre, e, diciamo francamente, per ricavare quattrini, onde provvedere pane e minestra ai nostri giovani, i quali non perdono mai l'appetito. Or bene, tra gli uditori ve n'erano di quelli, che vi si recavano unicamente per conoscere le idee politiche di D. Bosco; imperocchè taluni supponevano che io fossi andato a Parigi per suscitare la rivoluzione; altri per cercare aderenti ad un partito, e via dicendo; onde vi furono delle benevole persone, che temevano davvero che mi succedesse qualche brutto scherzo. Ma fin dalle prime parole cessarono tutte le illusioni, diedero giù tutti i timori, e D. Bosco fu lasciato libero di scorrere da un campo all'altro della Francia.

» No! davvero, coll'opera nostra noi non facciamo della politica; noi rispettiamo le autorità costituite, osserviamo le leggi da osservarsi, paghiamo le imposte e tiriamo avanti, domandando solo che ci lascino fare del bene alla povera gioventù e salvare delle anime. Se vuolsi, noi facciamo anche della politica, ma in modo affatto innocuo, anzi vantaggioso ad ogni Governo. La politica si definisce la scienza e l'arte di ben governare lo Stato. Ora l'opera dell'Oratorio in Italia, in Francia, nella Spagna, nell'America, in tutti i paesi, dove già si è stabilita, esercitandosi specialmente a sollievo della gioventù più bisognose, tende a diminuire i discoli e i vagabondi; tende a scemare il numero de' piccoli malfattori e dei ladroncelli ; tende a vuotare le prigioni ; tende in una parola a formare dei buoni cittadini, che lungi dal recare fastidii alle pubbliche Autorità saranno loro di appoggio, per mantenere nella società l'ordine, la tranquillità e la pace.

» Questa è la politica nostra; di questa solo ci siamo occupati finora, di questa ci occuperemo in avvenire. Ed è appunto questo metodo, che ha permesso a D. Bosco di fare del bene a tanti giovani di ogni età e paese.»

Ed insisteva

» E poi a che pro' entrare in politica? Con tutti i nostri sforzi che cosa potremmo noi ottenere? Nient'altro che il renderci forse impossibile di proseguire l'opera nostra di carità. Le cose politiche di oggidì possono riguardarsi come una macchina a vapore, che corre veloce sulla via ferrata, trascinandosi dietro un convoglio, fors'anche al precipizio ed alla rovina. Volete voi mettervi in mezzo ai binarii per fermarla? Ne sareste schiacciati. Volete gridare per atterrirla? Ma non sente, e vi squarcereste inutilmente la gola. Che fare adunque? Schierarsi di qua e di là, lasciarla passare, finchè, o si fermi di per se stessa, o la fermi Iddio colla sua mano onnipotente. Certamente nel mondo vi devono pur essere di quelli i quali s'interessino delle cose politiche, ora per dare consigli, ora per segnalare pericoli e simili, ma questo còmpito non è per noi poveretti. A noi la religione e la prudenza dicono invece « Vivete da buoni cristiani, occupatevi della morale educazione della vostra figliuolanza, istruite bene nel catechismo i fanciulli dei vostri collegi e delle vostre parrocchie, ecco tutto! »

(1) Cfr. Bollettino Salesiano, anno 1883, pag. 127.

Unioni Ex-allievi.

Ci son giunte parecchie domande che, a facilitare il compito di chi si accinge a raccogliere in circoli od associazioni gli Ex-allievi degli Istituti Salesiani, pubblicassimo qualche statuto delle associazioni già esistenti. Trattandosi di cominciare, ci sembra conveniente di dar la preferenza a quei regolamenti che, per essere men complessi, sono anche di più facile imitazione.

I. Associazione degli Ex=Allievi del Ven. D. Bosco. (Bologna 19o9).

1) Sotto la protezione di Maria SS. Ausiliatrice è costituita a Bologna l'Associazione degli Antichi Allievi del venerabile D. Gio. Bosco nell'Istituto della B. V. di San Luca, aderente all'Unione Generale degli Antichi Allievi in Torino, ed in corrispondenza fraterna colle altre Associazioni Antichi Allievi dei Salesiani sparse per tutto il mondo.

2) L'Associazione ha doppio scopo:

a) Promuovere fra i soci la conservazione dei principi d'educazione religiosa, morale e civile appresa in collegio;

b) dare l'aiuto fraterno, morale e possibilmente anche materiale al Socio, in qualunque luogo ed impiego questi si trovi.

3) Ogni socio, in qualunque città di sua stabile o temporanea permanenza, procurerà di mettersi in relazione coi Salesiani, coi loro Antichi Allievi e con quegli autorevoli ammiratori ed amici del Ven. D. Bosco.

4) Ogni socio, all'atto dell'iscrizione, sarà fornito di una tessera di riconoscimento.

5) Ogni anno nel mese di maggio ed in giorno da determinarsi dal Consiglio sarà celebrata la festa sociale ed oltre l'adunanza generale di cui l'art. 8, vi saranno speciali funzioni religiose alle quali seguirà un'agape fraterna.

Nel giorno stesso sarà pure preso il gruppo fotografico dei soci intervenuti.

6) L'associazione è rappresentata da un consiglio direttivo, composto di un Presidente, di un Vice Presidente, di un Segretario, di un Vice Segretario, di un Cassiere, e di quattro Consiglieri.

7) Le cariche si rinnovano ogni quadriennio e quante volte il Consiglio lo ritenga opportuno, sempre poi quando si rendano mancanti metà dei membri costituenti il Consiglio.

8) L'adunanza generale dell'Associazione si terrà una volta all'anno e possibilmente il giorno della Festa sociale. Possono tuttavia essere convocate altre sedute generali, su proposta del consiglio ed anche su domanda dei soci, sempre che il motivo della convocazione venga ratificato da deliberato del Consiglio.

9) Ogni bimestre il Consiglio terrà un'adunanza e potrà essere convocato tutte le volte che il Presidente lo ravvisi opportuno.

10) Una rappresentanza dell'Associazione prenderà parte all'Accademia, che annualmente si suol tenere per l'onomastico del Superiore della Casa, ed invierà pure l'omaggio di riconoscente affetto al Successore di D. Bosco per la commemorazione del 24 Giugno.

11) Ogni socio è invitato a concorrere con una quota annua di almeno L. 2 a fine di costituire il peculio necessario pei bisogni dell'Associazione.

Sono dispensati dal contributo i soci appartenenti a corporazioni religiose.

Le modalità pel versamento e per l'esazione della quota sociale saranno dettate dal Consiglio dell'Associazione.

12) Ciascun socio, a seconda delle proprie forze e delle individuali influenze zelerà lo sviluppo delle Opere Salesiane e specialmente di quelle locali, ed avrà poi particolarissima cura, quante volte propizia gli si presenti l'occasione, di indirizzare alle case salesiane quei giovanetti che aspirassero ad entrare in Collegio.

Contemporaneamente alla propria iscrizione nel novero dei soci, si ascriverà eziandio fra i Cooperatori Salesiani.

13) Ogni socio si propone di tenere una condotta tale che torni a decoro dell'Associazione e sia degna dell'ambito titolo di alunno di D. Bosco.

14) Per essere ammesso fra i soci, l'Antico Allievo deve farne domanda al Consiglio, dichiarando in quali anni ed in quali collegi fu educato e fornendo quante notizie si ravvisassero opportune.

Dell'ammissione o non dei soci, è arbitro inappellabile il Consiglio.

15) Quando Iddio chiami a miglior vita alcuno dei soci, si cercherà di darne l'avviso colla maggior diffusione possibile, affinchè da tutti si abbia suffragi di comunioni e preghiere.

Nella Chiesa poi dell'Istituto sarà celebrata una Messa a sollievo dell'anima del defunto, e l'elemosina verrà prelevata dal fondo di cui l'Articolo 11.

16) La notizia, di cui al precedente articolo, verrà sempre data nell'apposito necrologio del Bollettino Salesiano, curando che al nome e cognome del defunto sia aggiunta la qualifica « antico allievo del collegio di....».

17) Il Consiglio si propone ricorrere, via via, a tutti quei mezzi che valgano a dare una vita rigogliosa e feconda alla nuova Associazione e si riserba di promuovere ed appoggiare tutte quelle iniziative, che ravviserà utili a raggiungere le finalità che l'Associazione si propone, precipue quelle che mirino a cementare i vincoli di fraterna amicizia fra tutti gli ascritti.

18) Per quanto non fosse contemplato nel presente Statuto, s'intende richiamato qui, come parte integrante, lo Statuto della « Federazione fra le Società, Unioni e Circoli degli ex-allievi di Torino », dalla quale l'Associazione di Bologna promana ed alla quale incondizionatamente aderisce (1).

(1) Ad iniziativa dell'Unione Antichi Allievi e del Circolo Giovanni Bosco di Torino fin dall'anno scorso venne discusso lo statuto della « Federazione fra le Società, Unioni e Circoli degli Ex-Allievi dei Salesiani di D. Bosco ». Lo pubblicheremo non appena la Federazione sarà definitivamente in azione.

DALLE MISSIONI

CHUBUT (Rep. Argentina)

Quattro mesi di missione nel Chubut. (Lettera del Sac. Francesco Vidal).

Rawson, 6 maggio 191o.

REV.MO SIG. D. RINALDI,

CoN fiducia di farle cosa gradita, scrivo a a V. S. per darle conto di 4 mesi di missione nell'estesissimo Territorio del del Chubut.

Partimmo da Rawson il 15 novembre il confratello José Puig ed io. La prima tappa la facemmo in Puerto Piramides, paese della costa dell'Atlantico a 25o km. da Rawson. Ricevuti con ogni cortesia dalle famiglie spagnuole Betelu e Fernandez ed eretto il nostro altare in una sala, incominciammo le funzioni religiose, le quali colla benedizione di Dio diedero un consolante risultato di battesimi, cresime, oratrimonii e confessioni.

Credeva che le nostre quattro cavalcature ci potessero servire almeno fino a metà dell'escursione; ma da sette mesi non cade una goccia di acqua e tutte le praterie sono riarse, cosicchè le nostre povere bestie, stremate di forze, non ne potevano più e noi ci vedemmo obbligati a comperare tre altri cavalli per continuare il viaggio.

Il secondo punto fissato per centro di missione distava da Puerto Piramides 26o km., e li percorremmo in 15 giorni non senza smarrirci qualche volta e sopportare assai spesso le sofferenze della fame e della sete e dormire a cielo aperto, per poi raccogliere anche scarsi risultati.

L'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione, ci prendemmo un poco di riposo. Il pensiero volava alle nostre case, dove la Madre Celeste è festeggiata con pompa solennissima ed è festa su tutti i volti e giubilo in tutti i cuori; mentre noi eravamo appena riparati dai raggi del sole e dall'impeto del vento che qui quasi sempre soffia fortissimo, in una misera capanna, in compagnia (l'unico conforto!) di una famiglia indigena, buona ma poverissima. Ma la Santa Vergine non volle lasciarci senza carezze, e potei rigenerare a Cristo col Santo Battesimo una donna colla sua figlia, che insieme con noi offersero i loro cuori alla comune Madre e Regina.

Il giorno 10 arrivammo al posto prefissoci, ed una famiglia di indi, che da tempo ci aspettava, ci rallegrò colle più affettuose accoglienze. Benedissi molti matrimoni, feci parecchi battesimi, e, quello che dà maggior conforto nelle missioni, potei riconciliare con Dio parecchie persone che fecero anche la S. Comunione.

Presi due giorni di riposo, ed ottenuti in prestito generoso due altri cavalli perché i nostri erano sfiniti; ci rimettemmo in cammino. Questo tratto di Territorio è tutto popolato da indi e noi rimanemmo con loro una ventina di giorni, correndo da un toldo ad un altro, da una capanna ad un'altra, spinti sempre dalla fretta e dalle esigenze di famiglie ancor più lontane ed abbandonate.

Gli indi di questa regione non hanno più nulla di selvaggio e si adattano facilmente agli usi della civiltà. La gran maggioranza è battezzata, ma non avendo istruzione religiosa che molto raramente, ricadono facilmente nelle loro superstizioni. Eppure non sono refrattarii alla vera civiltà, anzi tengono come grande onore il ricevere il battesimo e il praticare le nostre usanze. Con qual frutto potrebbe lavorare un missionario convivendo permanentemente fra loro!... Sia pertanto benedetto il Signore elle volle confortarci con la conversione di due numerosissime famiglie, tra cui erano un vecchio di 100 anni ed una vecchia di 97; e vada un tributo di riconoscenza anche a queste famiglie per la cordiale ospitalità che ci offersero, insieme con una lode sincera pel loro amore sviscerato verso la figliuolanza.

Sul finir di gennaio eravamo di nuovo tra le famiglie civilizzate nel dipartimento di Telsen diretti a Zacanana. Alla metà del tragitto fummo raggiunti da alcuni messi, i quali ci fecero deviare dalla nostra méta per visitare un gruppo di gente che da parecchi anni non aveva visto la faccia del missionario. Ricevuto con grandissima cordialità, ebbi da quella buona popolazione molte consolazioni spirituali, e tutte le gentilezze possibili nel deserto.

Mentre mi disponeva nuovamente per la partenza, arrivò un altro messo che mi scongiurò a recarmi fino al suo toldo. Come rifiutarmi? Inforcato il mio cavallo lo seguii per una lunga distesa di pianure e poi, infilato un sentiero, incominciammo la salita di una scabrosa montagna, dove poco mancò che cavallo e cavaliere non perdessero la vita. Rimasi 8 giorni intieri in quel punto chiamato Chacay, largamente popolato da indi, e per quanto feci, non riuscii a soddisfarli tutti quanti, perchè troppo lontani gli uni dagli altri, e situati tra gole e dirupi, sconosciuti alle stesse mie guide. Anche questi indi da parecchi anni non avevano avuto il conforto del Missionario!

Finalmente, il 22 febbraio giungemmo a Zacananua ove, preso alloggio presso il commerciante italiano sig. Cannito, che ci usò tutti i riguardi, trovai l'ordine d'interrompere l'escursione e di tornare a Rawson, perchè il superiore D. Vacchina, tormentato da reumatismi, era nell'impossibilità di disimpegnare la maggior parte dei suoi doveri. Tuttavia visitai ancora nei dintorni sette centri; cioè Blanpinquin, Ruculuan, Cañadon-Caliente, Gastre, Taquitren, Coloache, e Clerelache, assai popolati da civilizzati e da indigeni ove raccolsi lusinghieri frutti evangelici, i quali sarebbero stati più abbondanti, se fossimo stati almeno in due.

Il 28 febbraio rientravamo in Rawson.

Riassumendo, le dirò, che col mio bravo compagno José Puig abbiamo percorso circa 2000 km. amministrando 400 battesimi, di cui più della metà ad indigeni; 450 cresime; 30 matrimoni ed alcune Comunioni. A tutti lasciammo una medaglia od un Crocifisso, ed a quelli che sapevano leggere anche un breve catechismo.

In questo viaggio non abbiamo percorso che una minima parte del Territorio e bisognava udire le dolci ed amare rimostranze mosse al missionario per l'abbandono in cui si trovano. Ed hanno ragione, poveretti! perchè io stesso dovetti dolorosamente constatare che da quattro anni in certi posti non avevano avuto una nostra visita ed in certi altri dicevano di non aver mai avuto la fortuna di vedere un Missionario. Che fare? Insegnammo ad alcuni il modo di battezzare, raccomandai a tutti la preghiera, ed a quelli che sanno leggere la lettura del Catechismo.

Il cuore però si spezza dal dolore pensando che quella gente cresce senza istruzione religiosa e che gli indi minacciano di tornare alle loro barbare superstizioni. Per questo io presento, a Lei, amato Padre, i gemiti e le speranze del mio cuore e prego Iddio e la SS. Vergine a rendere . efficaci le mie preghiere e la volontà dei Superiori. Essi devono provvedere a molte altre Missioni, è vero; ma il Chubut fa parte di quella missione della Patagonia, tanto prediletta da Don Bosco!

Mi perdoni questo sfogo del cuore e mi creda

Suo aff.mo come figlio Sac. FRANCESCO VIDAL.

Uno sguardo al Chubut. (Appunti del Sac. D. Bernardo Vacchina).

Le tre zone del Territorio - Popolazione ed immigrazione - I centri principali - Viabilità - Gli indi - Condizioni religiose - Due cose indispensabili.

IL Territorio del Chubut si, può dividere in tre zone. - 1) La costa orientale per un tratto di 350 km. sull'Oceano è una pianura dominata dal vento australe gelido, dal settentrionale soffocante e dal Pampero, vento del sud-ovest, tutti secchi ed impetuosi che sollevano bufere di terra e durano ordinariamente per un periodo successivo di tre giorni lasciando le campagne riarse per molto tempo, poichè piove rarissimamente.

2) Due catene di monti, brulli e pietrosi che si vanno parallelamente estendendo da Est ad Ovest, formano importantissime vallate entro cui va serpeggiando il Chubut; quivi il clima è più mite, vi soffia meno il vento, e la pastorizia è potentemente aiutata dalle acque del fiume colle sue diramazioni più o meno grandi; mentre le montagne sono ricche di minerali, di schisti, di graniti biancastri, grigi e rossi, che però non offrono presentemente nessun vantaggio per mancanza di lavoratori e di facili vie di trasporto.

3) In fine le valli, le gole, i pendii e gli altipiani della regione delle Ande formano una vera Svizzera Argentina; qui le terre son fertili e il clima sano e temperato.

Ma con più di 250.000 kmq. di superficie, nel 1892 quando noi cominciammo di proposito ad occuparcene, il Chubut contava circa 2500 immigrati dal Galles, 500 italiani, e circa 9oo indi od aborigeni. Oggi però gli immigrati, provenienti da ogni parte, oscillano dai 25.000 ai 30.000. Ogni mese siamo visitati dai vapori di due differenti compagnie e tutti portano un contingente rilevante di nuova gente che arriva, ora specialmente spagnuola.

Nella parte occidentale, verso le Cordigliere, s'incontrano numerosissimi Chileni, ma non sono stazionari, dedicati alla pastorizia ed in piccola scala anche all'agricoltura. Gli indigeni poi si calcolano a circa 4.000; il loro aumento è dovuto ai vari governi locali, serii ed umani, ed al governo centrale che facilmente concede terre per la pastorizia, a cui si dedicano con non infelici risultati.

Tutta questa popolazione forma centri più o meno importanti, e si trova anche disseminata per le pampas sterminate, secondo l'esigenza dell'industria pastorizia che è importantissima, contando il Territorio circa tre milioni di capi di bestiame, specialmente pecore, vacche, e cavalli.

I principali centri sono:

a) sulla costa dell'Atlantico: Puerto Lobos, Puerto Piramides, Puerto Madryn, Rawson, Camarones, Rivadavia, ecc.

b) sulle sponde del fiume Chubut: Rawson, Trelew, Gaiman, Valle Superior e Colonia Agricola Gallese, che ottenne il 2° premio pel grano ed il 1° per la semente di erba medica in una esposizione di Parigi, e provvede il foraggio ai territorii limitrofi.

I Gallesi (mi sia lecita una parentesi) fanno ogni anno un'esposizione di agricoltura sempre bella e ben fornita, ma potrebbero ottenere risultati assai più efficaci, se nei loro metodi di coltivazione fossero più razionali e moderni.

c) Nella regione delle Andes: 16 de Octubre (nome preso dal giorno della fondazione) Esquel, Cholila, Bolsón, Colonia S. Martin, ecc. tutti ben popolati (Bolsón ha circa 40oo abitanti) in territorio fertilissimo che si presta mirabilmente per l'agricoltura e per la pastorizia, irrigato da abbondanti torrenti e fiumi non ancor indicati nella maggior parte delle carte geografiche.

Tutti questi centri sono del più lusinghiero avvenire, sia per le comunicazioni di mare come per le due linee ferroviarie, che il Governo attualmente sta costruendo. Son più di 1.5oo operai, la maggior parte italiani, che vi lavorano sotto la direzione generale del valente ingegnere italiano sig. Iacobacci, alla dipendenza degli ordini immediati del giovane ed attivissimo ingegnere sig. Briano, alunno del nostro collegio Pio IX di Buenos Aires.

Il Governo poi ha già decretato e delineato altre zone per la formazione di nuovi paesi nelle valli solcate dal Chubut, cioè in Las Plumas, Martires, Altares, Ruinas, Paso de Indios ecc. e qui pure non tarderanno a sorgere nuovi paeselli, non appena la Compagnia inglese abbia prolungato la ferrovia che partendo da Puerto Madryn arriva già a Gaiman.

Difficili però sono ancora le vie di comunicazione, non avendo le derrate altra uscita che per via di mare, ed il bestiame vivo per un collo delle Cordigliere non sempre praticabile durante la stagione nevosa. I viaggi nell'interno del Territorio si fanno a dorso di cavalli e muli e per il trasporto delle derrate, carissimo, s'usano grandi carri trascinati da coppie di buoi.

Gl'Indi vivono in gruppi frammisti a civilizzati, al sud sul Rio Mayo, donde comunicano con le colonie Sarmiento e Boers, di recente fondazione e ben avviate, l'ultima specialmente.

Il calcolare le distanze tra uno e l'altro di questi centri non è troppo facile; in media si potrebbe dire che non è minore di 20o km. Similmente non si può precisare il numero della popolazione di ogni centro, ma esso dev'essere superiore ai 500, non accordandosi la schola governativa se non ai centri la cui popolazione superi il mezzo migliaio di abitanti; ed ognuno di questi conta una scuola governativa laica, più o meno neutra, a seconda dei direttori.

E poi doloroso il constatare, che di tanti centri appena quattro hanno regolare assistenza religiosa, e che un solo missionario debba dividersi annualmente per tutto il restante della popolazione; mentre i protestanti hanno una ventina di coloni con ministri o presidi secondo la setta. Nè loro nè noi abbiamo stipendio fisso, ma gli aderenti ai differenti culti dissidenti sostengono le proprie chiese; solo lo zelo dei ministri della chiesa officiale inglese è pagato a misura del numero dei proprii fedeli dal Governo Inglese stesso.

Per buona sorte tutti questi ministri protestanti non cercano di fare proselitismo, solo quest'anno un ministro evangelico incominciò a predicare contro la nostra S. Religione. Tuttavia dove non c'è o non arriva frequentemente il sacerdote cattolico, è tutt'altro che raro il caso di ragazzi e giovanotti che frequentano la chiesa protestante. Vi si recano condotti dai compagni di scuola, perchè ignoranti in fatto di religione, o perchè spinti dal loro cuore naturalmente bisognoso di sentimenti e manifestazioni religiose. I genitori lottano fino ad un certo punto e poi s'arrendono, perchè dicono, e con ragione, che senza religione non si può vivere; e non avendo comodità di praticare il culto cattolico aderiscono pur troppo ad un altro. Molti inoltre, se non tutti, cadono nel più profondo indifferentismo.

Urge quindi provvedere queste immense zone di un numero sufficientè di missionari abili e zelanti, i quali impediscano la rovina totale di ogni sentimento religioso; e siccome la distanza dei luoghi e l'altezza dei prezzi per la mano d'opera, pei materiali di costruzione e per altri generi è esorbitante, per questo sono indispensabili i soccorsi pecuniarii non troppo inferiori a quelli somministrati di tanto in tanto ai dissidenti dalle Società bibliche.

Ciò si impone specialmente in queste circostanze per il vorace incendio che distrusse la chiesa e casa principale della missione in Rawson, donde partiva tutto il movimento evangelico, e che era il rifugio degli orfani, degli indigeni, e il ricovero degli ammalati poveri ed abbandonati di tutto il Chubut. Nell'ultima mia ho calcolato a 1oo ooo lire il danno dell'incendio, ma da lettere private e dai periodici mi è risultato che assai più considerevole è la perdita; giacche il fuoco divorò la biblioteca, il deposito dei libri e degli oggetti di scuola, gli arredi sacri, la biancheria, e liquefece persino le campane; cose che erano state provviste con ingenti sacrifici.

È perciò indispensabile:

1) il riparare al più Presto al disastro, perchè anche quella popolazione non perda l'uso delle pratiche religiose, e non cadano in malattie mortali i ricoverati nella missione, costretti a vivere agglomerati in ambienti ristretti, poco o niente igienici, specialmente durante la cruda stagione;

2) il provvedere di cappelle, scuole e missionari, almeno vari dei centri più importanti che ne sono sprovvisti.

Ma sebbene ci sia indispensabile l'obolo pecuniario, noi imploriamo con più vivo ardore la carità di molte preghiere dai nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, augurandoci che molti di loro imitino l'eroico esempio di una piissima Carmelitana di Francia, che si è offerta al S. Cuore di Gesù in olocausto d'amore e di espiazione per la salvezza di questa cara Missione, dico del nostro povero Chubut.

Agosto, 191o.

Sac. BERNARDO VACCHINA,

Pro-vicario.

In fascio.

SANTA CRUZ (Rep. Argentina). - Il Sac. Giuseppe Beauvoir, uno dei primi e più benemeriti missionari della Patagonia, attualmente direttore della Casa di Santa Cruz, ci ha inviato alcune fotografie. Tra esse scegliamo, per offrirla ai lettori, quella degli alunni ciel piccolo Collegio, sorgente a fianco della nuova e bella Chiesa Parrocchiale.

« I cari giovanetti - ci scrive il Missionario - si erano fatti fotografare per presentarsi in qualche modo al compianto Don Rua il giorno della sua

Messa d'oro, ora essi vengono per essere pronti a rendere il primo omaggio al suo Successore! »

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale

Implorare l'abbondanza delle divine benedizioni sul nuovo Successore di D. Bosco.

GRAZIE E FAVORI

Grazie, o Maria, tu l'hai salvato! (*)

Verso la fine dello scorso aprile un mìo carissimo amico, studente alla Regia Scuola di Commercio di Milano, veniva colto da forti febbri che lo costringevano a lasciare la Scuola ed a porsi a letto gravemente ammalato. Chiamato il medico di casa, un distinto professionista, disse che si avevano fenomeni così oscuri che era impossibile dare un giudizio sicuro sulla diagnosi della malattia. Intanto le febbri erano cresciute a dismisura ed avevano ridotto l'infermo quasi in fin di vita.

Per strappare alla morte quella giovane esistenza si tennero parecchi consulti medici e finalmente si veniva a scoprire che quella malattia non era altro che una gravissima infezione. Il caso era pericolosissimo ; oramai non v'era che il Cielo che potesse risparmiare una immane sciagura a quell'addolorata famiglia

Era il primo giorno della novena di Maria SS. Ausiliatrice, e i parenti dell'ammalato, il sottoscritto ed altre pie persone conoscenti decisero di fare quella novena con preghiere speciali allo scopo di ottenere la guarigione di quel povero giovane ; si promise anche una tenue offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice e la pubblicazione della grazia sul Bollettino, se Maria ci avesse esauditi. Ed oh! meraviglia! l'Ausiliatrice non veniva meno alla fiducia riposta in Lei. Il giorno 24 maggio , sacro ai trionfi di Maria Aiuto dei Cristiani , una lettera urgentissima della buona mamma dell'ammalato m'infornava piena di giubilo che la Madonna aveva compito un vero miracolo , e che il figlio si era trovato improvvisamente libero della malattia. Ed infatti dopo pochi giorni lasciava il letto perfettamente guarito, con somma gioia dei genitori, parenti ed amici che coll'intercessione di Maria Ausiliatrice avevano visto quella cara esistenza tornata dall'orlo della tomba agli incanti della vita giovanile.

Grazie vivissime a Te, o Maria , a nome del beneficato, della sua famiglia e di tutti noi che fummo spettatori di questo tuo prodigio. Sarà perenne la nostra gratitudine verso di Te; a tutti narreremo le tue misericordie; Tu continua su tutti noi il profumo delle tue benedizioni anche per l'avvenire

Milano, agosto 191o.

D. A. T.

Acqui. - A te ricorremmo, o Aiuto potente dei Cristiani, e tu accogliesti i nostri voti.

Da lungo tempo un male lento distruggeva la mia debole complessione e mi avvertiva che, ahi troppo presto, sarebbe giunto il termine della mia giovine vita. Nel luglio u. S. esso prese tal forza che in vien di tre giorni, tornate vane le cure più sollecite ed affettuose della famiglia, spedita dal medico curante, si tenne consulto e la decisione fu che non vi era più rimedio. Munita dei conforti religiosi, io stava infatti per mandare l'ultimo respiro.

Ma tu, o Salute degli infermi, ti movesti a pietà delle lagrime della madre, dello sposo e dei figli, e facendomi ripercuotere il tuo nome invocato con supremo dolore della madre mia, mi richiamasti a vita. In quell'istante incominciai a migliorare sensibilmente, finchè riacquistai perfetta salute.

Nell'ottobre poi, u. S., sorpresa da un altro male crudele, il medico mi consigliò l'operazione da me già sostenuta altre volte a rischio dalla vita. Rassegnata alla mia sorte andai a Torino in compagnia di una carissima sorella, e prostrati innanzi alla tua cara Effigie in Valdocco sfogammo in lagrime e preghiere l'amarezza del cuore. E Tu, tergendo il nostro pianto, ti mostrasti nuovamente salute degli infermi. Col cuore pieno di fiducia in Te ci recammo dai medici; e il professore, visitandomi, con grande nostra sorpresa trovò non essere necessaria l'operazione chirurgica. Tu, o Maria, mi avevi guarita.

16 giugno 1910.

ANNETTA CERESITO.

Ovada. - Per debito di gratitudine verso Maria SS. Ausiliatrice e perchè altri ricorrano con fiducia a questa Madre celeste, sento il dovere di manifestare una grazia da essa ottenuta recentemente. Il mio unico figlio da due anni era travagliato da una gastrica ribelle ad ogni cura. Non si tralasciarono di sperimentare tutti i suggerimenti di distinti sanitari senza alcun felice esito. Trepidante per la vita del caro figliuolo, ripetei per tre volte la Novena a Maria SS. Ausiliatrice. Durante la terza che si compiva precisamente colla festa del 24 Maggio, contro le unione speranze, esso si sentì tanto migliorato, che cominciò a nutrirsi cogli altri di casa, ed ora gode grazie a Dio e all'intercessione di Maria SS. invidiabile salute.

Agosto 1910.

B. B. M.

Poirino. - Quanto è buono Iddio ! Come è potente l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e del Venerabile D. Bosco. Bisognosa da lungo tempo di una grande grazia, quasi dubitavo di ottenerla, ma animata dal veneratissimo e compianto D. Rua ad avere viva fede in Maria SS. Ausiliatrice e nella protezione del Venerabile D. Bosco, che sempre aiuta i suoi cooperatori, feci ripetute novene e preghiere che vennero da Dio più facilmente accette, perchè avvalorate da quelle preziosissime del compianto sig. D. Rua che con grande bontà sempre si associava alla mie; ed oggi con vivissima riconoscenza ringrazio Iddio della grande grazia concessami, e prego la S. Vergine Benedetta ad accordarmi sempre la sua speciale protezione.

12 giugno 1910.

ANGIOLA COLLINO CAMERANA.

Buscate. - Sofferente da parecchi anni di nevrastenia ipocoudriaca, sperimentai varie cure, consultai molti medici, usa con poco o nessun giovamento. Il male persisteva e all'avvicinarsi di ogni primavera si accentuava sempre più. Ricorsi a Maria Ausiliatrice, pregai e feci pregare, ma pareva inutilmente. Non mi perdetti d'animo, e sempre fiducioso in Colei che è l'Aiuto del popolo cristiano, il 24 maggio dell'anno scorso pellegrinai al suo Santuario, riunovando la promessa di pubblicare la grazia sul Bolletlino qualora fossi esaudito. Incominciai a star meglio. Venne la primavera, in cui il male doveva farsi più forte, e quest'anno mi lasciò tranquillo. Ed ora sto proprio bene: adempio quindi la promessa rendendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice e inviando un'offerta per le opere Salesiane, mentre prego sì buona Madre ad essermi sempre propizia in ogni bisogno spirituale e corporale.

25 maggio 1910.

BERTANI GIACOMO.

Buscate. - Con viva riconoscenza rendo infinite grazie a Maria Ausiliatrice per avermi ottenuto tale miglioramento alla uria malferma salute da poter lasciare il letto e attendere ai principali doveri del sacro ministero. Sì, grazie di cuore, o Vergine Santissima.

25 maggio 1910.

Sac. STEFANO BALLARATI.

Baldissero d'Alba. - Colpita da terribile meningite, in breve tempo fui quasi ridotta in fin di vita. Ogni speranza era perduta, il dottore curantemi aveva dichiarato che la mia perdita era imminente. Le mie figlie pensarono di rivolgersi a Maria Ausiliatrice, cominciarono una novena ed oh ! prodigio, la novena non era ancora al termine ed io stava tanto meglio da potermi già sedere da me sul letto ; e in poco tempo ritornai alla primiera salute. Quanto è buona Maria Ausiliatrice!

26 giugno 1910.

CASETTA GIOVANNA.

Buenos Aires. - Alcuni mesi fa una signora cooperatrice doveva far fare una operazione dolorosa e pericolosissima ad un suo figliuolo di circa anni 18, studente al Colegio Nacional. I medici dubitavano della riuscita e la signora era in somma trepidazione. Veline a parlarmi, come devota di Maria Ausiliatrice, ed io le indicai la novella consigliata da D. Bosco. Contro l'opinione di tutti, il giovane subì felicemente l'operazione, ed ha ripreso i suoi studi prediletti. Tutta la famiglia assistè con devozione alla S. Messa, che oggi io stesso cantai in ringraziamento, ed ora desidera si pubblichi la grazia a comune edificazione.

24 maggio 1910.

Sac. BARTOLMEO MOLINARI.

Vicenza. - Il nostro figlio Angelo, quindicenne, venne nel mese di ottobre colpito da forti febbri tifoidee che lo tennero a letto per circa 70 giorni. Alla metà della malattia, quando ci dava speranza di miglioramento, fu ripreso dalle stesse febbri ancor più gravemente con complicazione di tetano reumatico; e fu allora che i quattro medici che lo curavano assiduamente lo rassegnarono nelle mani della Divina Provvidenza. Perduta ogni speranza nell'arte medica, ricorremmo fiduciosi a Maria Ausiliatrice ed al Ven. D. Bosco promettendo, se ci ottenevano la completa guarigione del figlio, di pubblicare la grazia. Il nostro voto fu tosto gradito, perché, appena terminata la prima novena, i dolori acuti che tormentavano il figlio cominciarono a scemare: ed ora è completamente guarito ed attende con meraviglia di tutti alle occupazioni famigliari.

30 giugno 1910

I coniugi B. P. e L. M.

Covalo di Lusiana (Vicenza). - Bonaguro Attilio di Antonio, d'anni due, colpito da meningite cerebro-spinale secondaria, era ormai dichiarato incurabile e all'occhio di tutti fra poche ore perduto. Era il bambino venuto cieco e sordo tanto che la mamma promise a Maria Ausiliatrice di pubblicarne la guarigione nel Bollettino, se fosse tornato a salute. Il bambino guarì e la famiglia riconoscente fa nota la grazia.

D. ANTONio BRESOLIN, parroco.

Torino. - Il giorno I° maggio del corrente anno andai a rischio d'essere ferita gravemente e anche di perdere la vita, a cagione d'una pesantissima vasca che improvvisamente si staccò dai muro al quale era appesa, cadendo al suolo. Riconoscendo come sia dovuta ad una grazia speciale della Vergine la mia salvezza, rendo riconoscente pubblica la grazia.

28 maggio 1910.

AUGUSTA MASSASSO.

Verrayes. - Alla fine di dicembre venni presa da forte pleuro-polmonite, ed in pochi giorni fui ridotta sull'orlo della tomba. Tutti disperavano della mia guarigione, ed io non aveva più altra speranza che il Paradiso. Mi rivolsi di cuore alla Vergine tanto invocata da D. Bosco ed ottenni la grazia. Ora vado migliorando ed in segno di gratitudine invio una tenue offerta. Grazie, o Regina potentissima.

31 maggio 1910.

ANNA CHANOUX.

Arignano. - A Te, Vergine bella, l'affetto figliale di un cuore riconoscente e devoto. La mia famiglia in varie e difficili circostanze aveva sperimentata la tua materna protezione, quando una nuova pena venne ad affliggerla. Io caddi ammalata e non ostante le cure ed i rimedi non si vedeva miglioramento di sorta ; anzi il sabato, 30 aprile, si credeva da tutti fosse l'ultimo per me. lo non so dire che avvenisse in quel giorno; solo mi accorsi, dopo lunghe ore di dolore, che ero circondata dal Sacerdote, dai medici curanti e vidi le faccie dei poveri genitori, disfatte in lagrime, smunte e impallidite. Fu in quel frangente che con più ardore si ricorse al Tuo patrocinio; e con meraviglia mia e di tutti, dopo due soli giorni mi potei alzare , ricuperando di giorno in giorno la primiera salute. - Grazie adunque, o Ausiliatrice, grazie infinite.

Maggio 1910.

CARPINELLO VIRGINIA.

Mestre. - Una doppia polmonite aveva ridotto in fin di vita il mio povero papà. Le cure della famiglia e le premure del medico curante non valevano a ridonargli la vita; vana era ogni speranza: il medico stesso mi consigliava a metterlo nelle mani di Dio. Non mi scoraggiai, ed avendo ottenuto altre grazie da Colei che tutto può (come la salute della mamma che ha 73 anni ed era inferma da due anni) fiduciosa ricorsi a Lei. Era la festa dell'Immacolata ; promisi un'offerta e di pubblicare la grazia. O Maria ! quanto sei potente. Il povero papà, che era già entrato in agonia, passò la notte tranquillo, e la mattina, non ostante i suoi 76 anni, fu dichiarato fuori pericolo. Quanto ti sono debitrice, o Vergine benedetta!

MANENTE ROSA di ANTONIO.

Bronte. - Grazie infinite vi rendo , o Vergine Ausiliatrice! Quasi moribonda , dopo sei lunghi mesi di forti febbri infettive, accompagnate da acutissimi dolori nevralgici per tutte le membra, che mi facevano parer la morte quasi come una liberazione anzichè continuare in quelle sofferenze che l'arte medica non sapeva come lenire, col sospiro dell'anima, gemendo notte e giorno, invocai il vostro Aiuto. Feci anche pregare da altri e finalmene fummo esauditi. Voi, Madre dolcissima, avete apportato la gioia alla mia famiglia, e noi non cesseremo di lodarvi e di ricorrere sempre a voi in ogni bisogno.

23 maggio 1910.

Maestra FRANCESCA ROMERO.

Golino (Canton Ticino). - Essendo stato un mio figlio colpito, alcuni mesi or sono, da grave infermità, pregai la cara Madonna Ausiliatrice di rendergli la salute promettendo, qualora fossi stata esaudita, di rendere pubblica sul Bollettino la grazia. Essendo, contro ogni aspettativa, sopravvenuta in breve tempo la guarigione del mio diletto figliuolo, piena di riconoscenza verso la cara Madonna Ausiliatrice adempio la mia promessa.

ANNA MARIA ANGELONI.

Santuarìo di Maria Ausiliatrice * TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 -- Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.3o speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 settembre al 10 ottobre.

18 settembre. - Festa di Maria SS. Addolorata - Ore 6 messa della comunione generale; alle ore 10 messa solenne; alle 5.30 vespro, discorso e benedizione.

24 settembre. - Solenne Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice - La devota funzione si compie alle ore 6 ed alle 19.30.

I ottobre. - Nei giorni feriali, a partir da oggi fino al 1° di marzo, la Benedizione col SS. Sacramento si dà alle ore 17.

- 2 ottobre. - Solennità del SS. Rosario - Come il giorno 18 settembre.

7 ottobre. - Primo venerdì del mese, ad onore del SS. Cuore di Gesù: Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle 6 del mattino alle 5 pom.).

NOTE e CORRISPONDENZE

Ai Cooperatori.

É questo il tempo in cui moltì sogliono pensare alla scclta di un collegio per l'educazione dei propri figliuoli ; sia quindi impegno dei buoni Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici il proporre, nei casi in cui paia conveniente, qualche collegio salesiano.

Grazie a Dio, anche nel decorso anno scolastico l'esito degli esami dei nostri alunni fu generalmente consolante e da molte parti ci giunsero in proposito le più lusinghiere notizie. Sia anche questo uno stimolo di più per preferire gl'Istituti ed i Collegi dei figli di D. Bosco.

Tra i figli del popolo.

TRIESTE. - II secondo Oratorio Salesiano. - Fin dalla metà di marzo - grazie allo zelo del compianto D. Rua, che se ne interessò personalmente durante la sua ultima malattia - i Salesiani presero possesso di un secondo Oratorio festivo in Trieste, già diretto dal Clero diocesano. Il Ricreatorio viene sostenuto dall'illuminata carità delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, che efficacemente concorrono anche in tal nodo alla soluzione della questione sociale, dando non solo pane ai poveri, ma anche educazione ai loro figliuoli.

-- Anche quest'anno, sotto gli auspicii del benemerito Comitato femminile, svolgevasi nel mese di maggio la Festa delle rose. La sera del 12 venne inaugurata da un'eletta schiera di visitatori, non troppi pel numero, atteso il tempo cattivo, ma distinti per posizione sociale e per censo. Chi non potè vederli di persona, li intravvide nelle superbe pariglie che battevano l'ugna sulla via dell'Istria, in faccia all'Oratorio. Rasserenatosi il cielo, la mostra potè essere estesa anche sull'ampio canapo dei giuochi; ove, disposti in circolo, furono innalzati i chioschi, una diecina, fantasticamente illuminati a luce elettrica. Ad ogni banco stavano signore e signorine, la cui vita è profumo di elette virtù e la cui missione è studiar nuovi modi per aver quattrini dai ricchi e darli ai poveri. Madre di tutte è sempre la nobile Baronessa de Seppi.

-- Come pubblicammo, il Comitato per il Giubileo Imperiale costituitosi nel giugno del 19o8, delle 255.876,39 Cor. raccolte, ne devolveva ben 1o.ooo all'Oratorio Salesiano, coll'intenzione, comune alle altre elargizioni, che venissero adoperate « a scopi edili e provveduto ad un durevole ricordo dell'opera ». L'Oratorio con quella somma costruì la palestra, che attualmente serve anche da sala per le proiezioni cinematografiche, e perchè restasse duraturo ricordo di questa fondazione, la domenica 3 luglio la Direzione dell'Oratorio, alla presenza di S. A. il Principe Hohenlohe e la sua consorte, nonchè di molte dame dell'Associazione, dopo la messa solenne, fece lo scoprimento di una lapide marmorea, su cui si legge

2 Dicembre 1908 - A perenne ricordo - del Giubileo Imperiale - il Benemerito Comitato Pro Infantia - con alti sensi religiosi e civili - fece erigere questa Palestra - scuola di fortezza fisica e morale - ai giovani Triestini.

All'augusta Principessa un fanciullo presentò un superbo mazzo di fiori. Il parroco di San Giacomo dott. D. Vattovaz disse il discorso d'occasione.

- A Lubiana si tenne negli scorsi mesi un Congresso per la gioventù abbandonata, ed uno dei relatori, il barone Rinaldini, parlò anche dell'Opera dei Salesiani di Trieste. Traduciamo dallo Slovenec in proposito:

L'educazione forzata è sempre forzata e sebbene nelle odierne condizioni sociali sia necessaria, tuttavia non può conseguire quell'elevatezza di educazione che si lieta nei giornalieri oratori, istituzioni che svolsero in modo veramente classico i Salesiani, ai quali la moderna società va debitrice di una delle istituzioni sociali più fruttuose. Se qualcuno rinnoverà p. e. Trieste, questi sono veramente i Salesiani.

» Raccolgono ragazzi, per così dire, dalla via, offrono loro nell'oratorio divertimenti nel vero spirito popolare, e la loro educazione è interamente individuale. Chi si è prima occupato della gioventù abbandonata a Trieste? Oggi invece ai diverti menti preparati dai Salesiani si vedevo volontari di un anno, giovani impiegati, dottori.... uomini che con gratitudine si ricordano come la mano amorevole dei Salesiani a suo tempo li trasse dalla perdizione ed accese loro in cuore il fuoco dell'amore cristiano. I Salesiani hanno educato a Trieste tutto tiri esercito di buoni elementi d'ordine, elementi cristiani, utili alla società, ciò che nessuno prima in questo senso riuscì a fare. ».

E il relatore proponeva alla radunanza di dichiarare che, sotto il riguardo della protezione della gioventù, gli Oratori quotidiani stanno in prima linea.

SLIEMA-MALTA. - L'Oratorio Salesiano di Sliema in poco meno di due anni si è nobilmente afferma o e in questi ultimi mesi con splendide feste e solennità ha dato segno di sempre nuovo incremento. Non avendo potuto informare prima i nostri lettori, diamo ora alcune notizie compendiose sul bene che esso fa alla gioventù di Malta.

Imponente fu la visita ai Sepolcri che i giovanetti, in numero di oltre zoo, compirono il Giovedì Santo in lungo corteo, con in capo la croce, recitando preghiere ed eseguendo per le vie cantici devoti, dando così sublime esempio di pietà e di coraggio cristiano fra l'ammirazione del popolo che seguiva i giovani pellegrini.

Nè minore edificazione diedero nel corso dei SS. Esercizi predicati loro con vero profitto, in preparazione al Precetto Pasquale ed alle Prime Comunioni, dal rev.mo Teol. D. Antonio Vella. La lunga sfilata di giovani che si recavano all'altare per ricevere l'Ostia Santa e i cari fanciulli (più di 80) che si comunicavano per la prima volta fra canti soavissimi e divote preghiere, furono bella corona di quei giorni dedicati al compimento dei doveri cristiani.

La morte del venerando D. Rua, che molti giovani di Malta avean conosciuto e di cui si preparavano a festeggiare il Giubileo, diede luogo ad una cara dimostrazione di affetto. Non paghi di aver partecipato ai funerali in die tertia celebrati nell'Istituto S. Patrizio, vollero anche nell'Oratorio festeggiare un modesto funerale con canto dell'ufficio dei defunti, orazione funebre e messa solenne, con assoluzione, in die septima. Intervennero pure ai grandi funerali di trigesima tenuti in Valletta a cura dei Cooperatori Salesiani, partecipandovi numerosi, debitamente muniti dalle Autorità scolastiche del permesso di assentarsi per quella mattina dalla scuola.

A ricordare poi il venerando Successore di Don Bosco, il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe, non potendo solennizzare la festa con pompa esteriore a causa del lutto che avea colpito i Salesiani, dopo le funzioni religiose inauguravano in forma privata la nuova sala di ricreazione, che in onore del grande estinto fu chiamata « Sala Don Rua >. Ivi ogni sera si raccolgono i giovani più grandicelii dell'Oratorio, trovandovi comodità di trattenersi nella lettura di libri e giornali, e in giuochi da sala, come bigliardo, scacchi, ecc. Dal gran quadro la soave immagine di D. Rua, fra un trofeo di bandiere, par sorridere ai giuochi innocenti e lieti dei giovani maltesi.

Quello inoltre che dimostrò la pietà di questi buoni giovanetti fu il mese di Maria Ausiliatrice: un vero trionfo di affetto filiale. Fra le varie Associazioni dell'Oratorio (Circolo S. Tarcisio o Piccolo Clero, Compagnia di S. Luigi, Circolo Filodrammatico S. Genesio, Compagnia S. Giuseppe e Boys Brigade) si effettuò la gara dei fiori, essendosi assegnata una settimana a ciascun Circolo con l'incarico di provvedere i fiori e l'occorrente per adornare l'altare di Maria, che in tal modo apparve tutto il mese come un fragrante giardino.

Anche la chiusura del mese di giugno riuscì solenne e devota per l'adorazione continua che tutto il giorno i giovani e le loro famiglie fecero a turno fino a sera e per l'imponente processione del Santissimo Sacramento nei dintorni e nel cortile dell'Oratorio.

Un'altra festa ebbe luogo il 10 luglio per la cresima amministrata da S. E. Mons. Arcivescovo Pietro Pace a più di 6o giovanetti e la benedizione delle ricche bandiere dei Circoli S. Tarcisio, S. Genesio e S. Luigi, di cui furono Madrine la distinta signora Teresa Pace e le gentili signorine Giuseppina Cavarra e Mary Galea.

A sera in onore dei giovani cresimati e a festeggiare la benedizione delle bandiere fu dato innanzi a una vera folla di popolo e di giovani un trattenimento teatrale.

BIRCHIRCARA. - Una notizia consolante: si è inaugurato un secondo Oratorio Salesiano in Malta e propriamente a Birchircara con cappella, teatro, gran cortile, il tutto per munificenza del notaio Michele Casolani, generoso Cooperatore Salesiano, il quale non badando a spese ha già fatto costruire splendidi locali per dotare quella popolosa cittadina di un'istituzione tutta intesa a salvare la gioventù. Vada un plauso all'insigne benefattore con l'augurio che il suo esempio trovi imitatori.

ROMA. - Ai piedi del S. Padre. - La mattina del 10 luglio sessanta soci del Circolo giovanile di S. Maria Liberatrice al Testaccio col Presidente Ciriaci e l'Assistente Ecclesiastico erano ricevuti in udienza dal S. Padre nella sala del Trono. Presentò i giovani il comm. Pericoli ricordando il loro coraggioso contegno e Sua Santità ripose congratulandosi vivamente ed incoraggiandoli a manifestare sempre più le loro convinzioni religiose, con franchezza cristiana. Quindi si avvicinò a tutti i giovani offrendo a ciascuno la destra a baciare, e scambiando qualche parola con l'Assistente ecclesiastico, col presidente e con altri soci; infine impartì a tutti la Benedizione Apostolica dopo aver fatto distribuire ai singoli una medaglia.

Tra gli Emigrati.

NEW YORK. - Nella parrocchia della Trasfigurazione. - Benefici frutti del Segretariato. - I Salesiani hanno in New York due parrocchie collocate in due grandi, imi centri di emigrati italiani. L'una è dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, l'altra alla Trasfigurazione di N. S. G. C.

La Chiesa della Trasfigurazione ha una storia di non lieve importanza negli Stati Uniti. Fu fabbricata nel secolo XVIII dai protestanti luterani, in segui o passò agli episcopali, e nel secolo scorso fu acquistata dai cattolici irlandesi, i quali appunto la chiamarono della Trasfigurazione. Ben presto essa divenne il centro di un mirabile movimento religioso; varie migliaia di fedeli vi accorrevano ogni domenica alla S. Messa ed all'istruzione religiosa e moltissimi vi si accostavano ai SS. Sacramenti, le scuole annesse ebbero fino a mille cinquecento alunni, e i suo sodalizi centinaia di membri zelanti.

Ma circa trent'anni fa cominciarono a prender posto nei limiti di quella parrocchia molti Cinesi e non pochi Italiani. A questi si aggiunsero ben presto molti Russi ed Ebrei, e molti di altre nazionalità. Al sopraggiungere di questi forestieri, i cattolici Irlandesi ed Americani si portarono più verso il nord in posti più aristocratici, sicchè in breve la chiesa della Trasfigurazione divenne meno frequentata, mentre altre chiese venivano erette nei distretti che si popolavano di quelli che prima la frequentavano. Il rettore rev. T. Mac Laughlin, vistosi nell'imposbilità di sostenere quelle scuole che avevano dato frutti sì copiosi in altri tempi, verso il 19oo le chiuse, e temeva di dover presto chiudere anche la chiesa, perchè sulla medesima pesava tuttora un debito di circa cinquantamila dollari ed i fedeli che la frequentavano e che unici la sostenevano erano ormai ridotti a meno di trecento. Fu allora che l'Arcivescovo di New York l'affidò ai Salesiani, perchè ne facessero un centro d'azione a beneficio degli emigrati italiani.

Era il 1° maggio del 1902 quando i primi Salesiani vi posero il piede, e già per grazia di Dio sono migliaia e migliaia gli italiani che vi accorrono ogni domenica per assistervi alla S. Messa ed ascoltarvi la parola di Dio. I 15oo ragazzi che la frequentavano nei tempi floridi degli irlandesi, si cambiarono in altrettanti figli d'italiani, ed è uno spettacolo davvero commovente quando ogni domenica, alle 9, si vede quella moltitudine di fanciulli assistere alla messa che si celebra per loro ed alla predichina che si fa unicamente per loro. Le Società Cattoliche americane, estinte per la partenza dei loro membri, furono sostituite da Sodalizi cattolici italiani e da società e circoli pei loro figli. Le scuole riaperte contano già circa 6oo alunni; la conferenza di S Vincenzo de' Paoli, ricostituita nel 19o6, ha già potuto distribuire più migliaia di lire in sussidio alle famiglie indigenti, senza contare le centinaia di visite fatte ai poveri carcerati, agli infermai ricoverati negli ospedali, ecc.

A misura che l'opera dei missionari veniva conosciuta, crebbero le domande per sussidi, per consigli e raccomandazioni. A meglio sovvenire a tanti bisogni, nel 19o7 si costituì anche un Segretariato del popolo.

- Il Segretariato del popolo ordinariamente presta al popolo tutti quei servizi che un segretario usa prestare in un ufficio qualsiasi. Il nostro fa qualche cosa di più: dirige al lavoro quelli che ne vanno in cerca, e con raccomanazioni e molti sacrifizi è riuscito a trovare lavoro onorato e rimunerativo a molte centinaia di poveri emigrati italiani - colloca in orfanotrofi od asili quegli orfani che altrimenti resterebbero abbandonati; - difende per mezzo di abili avvocati quei poveretti che ingiustamente accusati correrebbero rischio di venir condannati senza colpa; - compie finalmente tutti quegli atti che nei limiti del suo potere possono tornare utili ai poveri lavoratori.

Sul principio del mese di maggio u. s. si presentarono al Segretariato cinque italiani venditori di frutta e di verdura.

- Che cosa desiderate?

- Che il capitano di Polizia tolga la proibizione di vendere per le vie come abbiamo fatto fino a due settimane fa. Quest'ordine, se è mantenuto, porterà la rovina e la fame in molte famiglie.

- Sapete perchè il capitano ha emanato un tale ordine?

- Ci si dice che egli non fa che seguire un ordine del mayor (sindaco); ma intanto da due settimane noi e circa duecento altri non guadagniamo il becco d'un quattrino e le nostre famiglie ben presto soffriranno la fame.

Il Missionario andò dal capitano di polizia: gli espose i bisogni dei poveretti e chiese se sarebbe stato possibile aggiustare la cosa. Il capitano si disse dolentissimo di aver dovuto ricorrere a quel mezzo per far osservare la legge, e che sarebbe stato ben lieto di revocar l'ordine, se il missionario fosse riuscito ad ottenere che quei venditori ambulanti non avessero più impedito il passaggio per le vie, stando ad una certa distanza gli uni dagli altri.

Gli promisi - ci narrava Don Coppo - che avrei fatto del mio meglio e me ne andai.

» All'ora convenuta tornarono i messaggeri ed io dissi loro che era necessario convocare ad un'adunanza generale tutti i venditori che avevano avuto lo sfratto ; la chiesa imprestava all'uopo il suo salone capace di 8oo persone. E con mia sorpresa dopo poche ore vidi raccolti in quel luogo circa duecento di quei poveretti. Spiegai loro quanto il capitano mi aveva detto, e li consigliai ad organizzarsi in modo di aver sempre chi facesse osservare quanto veniva stabilito allo scopo di evitare un nuovo divieto che poteva esser definitivo. Accettarono le mie proposte: si formò una società cui diedero il nonne di Unione carrettieri: decisero di pagare L. 2,5o al mese per le spese necessarie e pei casi di necessario mutuo soccorso: stabilirono un regolamento; insomma tutto procedette a meraviglia. E il capitano revocò l'ordine di sfratto ed i nostri bravi commercianti poterono continuare indisturbati a guadagnarsi un pane onorato ».

Notizie varie.

ESTE. - Saggio Ginnastico. - La domenica 19 giugno, alla presenza di moltissimi cittadini e delle autorità civili ed ecclesiastiche, nell'ampio cortile del Collegio Civico ebbe luogo un saggio di ginnastica e declamazione. Ai giovani convittori si unì una squadra della società ginnastica del Patronato SS. Redentore e le singole parti del programma sotto la direzione del maestro Mappelli di Rovigo, furono svolte con precisione ed eleganza.

Negli intermezzi i cori del collegio e la banda del Patronato eseguirono pezzi di musica scelta.

Terminato il saggio il Sindaco rivolse ai giovani affettuose parole vivamente congratulandosi per l'abilità dimostrata ed incoraggiandoli a sempre progredire per dare al corpo e all'anima una fortetempra. Seguì la distribuzione delle medaglie guadagnate a Padova nel concorso ginnastico indetto dalla Provincia per la coltura fisica, ove il Collegioo fu premiato con una medaglia grande d'argento e il sullodato maestro Mappelli, per scienza ed abilità pedagogica, con due medaglie d'argento.

LANUSEI (Sardegna) Collegio-Convitto S. Eusebio. - È un fiorente istituto. che il compianto Successore di D. Bosco volle con gravissimi sacrifici regalare all'Isola per antichi sensi patriottici così simpatica al Piemonte. L'edificio fu costrutto di pianta in regione amena e saluberrima, con immenso panorama stendentesi fin sulla marina orientale, e, come l'esperienza dimostra, vi si rifanno anche i giovani che provengono da climii malarici. I Sardi, che vogliono pei figli un'educazione sana di principii cristiani e soda per buoni studi, non possono uon chiamarsene contenti e soddisfatti. Lo raccomandiamo ai buoni Cooperatori dell'Isola.

NECROLOGIO

Mons. Francesco Panciera di Schio.

Quasi improvvisamente, quantunque munito dei conforti religiosi, il 3 agosto u. s. passava a miglior vita anche questo esimio Cooperatore.

Pio, umile e zelante, Mons. Panciera non sarà mai dimenticato dai Salesiani e dai giovanetti dell'Oratorio Salesiano di Schio, sorto principalmente per la sua generosità. Vogliano anche tutti i lettori suffragarne con noi l'anima benedetta.

Contessa Carolina Ceccopieri.

Volò al cielo dalla città di Massa Carrara. Nell'anima elettissima, aperta ad ogni opera buona, nutrì un tenero affetto per le Opere Salesiane, ed ebbe una venerazione speciale pel compianto D. Rua. Non sia discaro ai lettori l'innalzare una prece per la nobile estinta.

Can. Ferdinando Lantieri.

Volò al cielo ai primi di giugno da Siracusa. Era un sacerdote pio, colto, esemplare, ed un caro cooperatore salesiano. Memori della sua benevolenza per le Opere di D. Bosco, gli imploriamo affettuosamente il premio celeste.