BS 1910s|1918|Bollettino Salesiano Giugno 1918

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XIII - N. 6-7   GIUGNO-LUGLIO 1918

SOMMARIO

Gloria a Maria Ausiliatrice! - Due grandi consolazioni.

La lettera dei S. Padre Benedetto XV per il Giubileo dei Santuario e la Messa d'Oro di Don Albera.

La solennità del 24 maggio.

Il pellegrinaggio della Gioventù Cattolica Piemontese - Inaugurazione del Museo del Culto di Maria Ausiliatrice.

Il Settenario solenne - Il pellegrinaggio della gioventù femminile - Esposizione di arredi e lini sacri.

Imponente omaggio dei Soldati e delle Regine d'Italia a Maria Ausiliatrice.

La cerimonia d'addio ai Missionari partenti per la Cina - Il discorso dell'Em.mo Card. Cagliero.

Il Triduo privilegiato concesso, dalla S. Congregazione dei Riti - L'omaggio augurale a Don Albera.

A Don Albera nella sua „Messa d'Oro" - Felicitazioni, auguri e voti.

Il 9 giugno - La Messa d'Oro di Don Albera - L'imposizione dell'aureo scettro a Maria Ausiliatrice - ti discorso dell'Em.mo Card. Richelmy.

Esequie pontificali per i benefattori defunti - Una messa a Valsalice - Care scene di famiglia - Coro di adesioni - La stampa - La musica - Conclusione.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Gloria a Maria Ausiliatrice!

Il 9 Giugno è trascorso in un'atmosfera di letizia e di gloria: di letizia per la triplice Famiglia Salesiana, di gloria per la Vergine Ausiliatrice: e se a noi resta il dovere d'una riconoscenza più viva, a Lei è il vanto di aver trionfato solennemente dei nostri cuori !

Lo sapevamo, e lo sentivamo ogni giorno, che l'Opera di Don Bosco fu ispirata e voluta da Maria Ausiliatrice; che è da lei maternamente assistita ad ogni istante; che quanto più pronta e piena è la nostra docilità ai, suoi cenni, tanto più visibili e copiosi in mezzo a noi sono i pegni della sua protezione celeste. Ora lo sa tutto il mondo; l'ha protestato altamente al suo altare la triplice Famiglia Salesiana. Era un sacro dovere, e l'abbiamo compiuto con intima gioia. Il segreto dei meravigliosi successi di Don Bosco è svelato; la molla propulsiva della prodigiosa espansione dell'Opera sua è luminosamente riconosciuta: l'uno e l'altra provengono da Maria Ausiliatrice

A tale dichiarazione ufficiale, più alta ci è avvampata in petto la fiamma dell'apostolato, e ci son parsi piccoli i manipoli dei fratelli e delle sorelle seguenti le orme di Don Bosco, piccola anche la vostra falange, o Cooperatori, di fronte al lavoro che urge nel campo assegnato dall'Ausiliatrice al Servo suo prediletto e ai suoi figli. Potessimo pure, da oggi a domani, raddoppiare e triplicare le nostre file, le nostre Case, i nostri Oratori, i nostri Istituti, le nostre Missioni, chi non vede che ancor infinito sarebbe il numero di fanciulli e fanciulle d'avvicinare per istradarli sulla via che sola può condurli alla felicità temporale ed eterna?

Ora l'impegno è rinnovato. Quando ci determinammo a seguire Don Bosco, o meglio quando Maria Ausiliatrice c'invitò alla sequela di Don Bosco e volenterosi accogliemmo l'invito, ben sapevamo di essere chiamati a cooperare con Dio nell'opera più grande e più santa, quale è quella della salvezza delle anime. Con la consacrazione a Maria Ausiliatrice il nostro proposito venne solennemente rinnovato; noi non dobbiamo né possiamo restare incerti sul nostro programma. L'esemplare nostro è Don Bosco! Lavoriamo com'egli ha lavorato con ardore, senza tregua, facendo subito oggi tutto il bene, che possiamo, senza rimandarlo a domani. Questo sarà il frutto delle trascorse solennità: questo il miglior modo di mostrare a Maria Ausiliatrice il nostro amore, la nostra riconoscenza e devozione filiale.

DUE GRANDI CONSOLAZIONI

Ottantamila Comunioni nel santuario. - Un prezioso Autografo del S. Padre.

Venendo al resoconto delle care solennità che si succedettero in occasione del duplice Giubileo, sentiamo forte il dovere di ringraziare Maria Ausiliatrice, che si degnò con due grandi consolazioni accrescere la nostra letizia.

La prima fu quell'intimo senso di cristiana pietà che accompagnò costantemente il lungo periodo delle commemorazioni giubilari. Dal 23 aprile al 9 giugno oltre ottantamila furono le Sante Comunioni che si distribuirono ai piedi di Maria Ausiliatrice: e chi sa quanto fosse grande il desiderio di Don Bosco di veder frequentata la Mensa Eucaristica - che è la vera sorgente della vita cristiana - può comprendere di leggeri la nostra soddisfazione filiàle.

L'altra consolazione profonda fu la cordialità dell'adesione e partecipazione vostra, o cari Cooperatori, alle nostre Feste di famiglia; alle quali, fulgido esempio di cristiana bontà, apportarono il più vivo splendore Eccellentissimi Vescovi, Eminenti Porporati, Augusti Principi e Principesse, le nostre Auguste Regine, e lo stesso Sommo Pontefice con doni preziosi ed una Lettera Autografa. Maria Ausiliatrice, con i più eletti favori alla Chiesa e alla Patria diletta, dica Essa a tutti quel grazie, che noi non sappiamo balbettare.

Per parte nostra abbiamo una parola: - Con l'aiuto di Dio ci studieremo di seguir fedelmente, e sempre, le orme del Ven. D. Bosco! Con lena infaticata lavoreremo sopratutto a favore della gioventù: per l'istruzione religiosa della gioventù venne da Dio suscitato Don Bosco e fondata l'Opera sua.

L'AUTOGRAFO DEL S. PADRE.

L'Autografo del Santo Padre e i preziosi doni con cui Sua Santità si. degnò accompagnarlo venivano comunicati al nostro Superiore, con questa lettera, dall'Em.mo Sig. Card. Pietro Gasparri, Segretario di Stato di S. S. e nostro augusto Protettore.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITA'

num. 63478

Dal Vaticano, 17 maggio 1918.

Rev.mo Signor Rettore,

Ho il piacere di significarle che in occasione delle prossime feste del Cinquantenario di Maria SS.ma Ausiliatrice e del Giubileo Sacerdotale di V. S. Ill.ma, l'Augusto Pontefice si è benignamente degnato di confermare mediante una Sua venerata Lettera Autografa, diretta alla S. V., i sentimenti di paterna benevolenza onde la Santità Sua circonda V. S. e l'intiera Congregazione Salesiana di Don Bosco.

Con ulteriore tratto poi di. Pontificia bontà il Santo Padre si è degnato di accompagnare l'Augusto documento con un duplice dono, commemorativo dell'una e dell'altra solennità; cioè una pianeta destinata alla S. V. ed una sacra pisside destinata al Santuario di Maria Ausiliatrice.

Mi compiaccio, pertanto, di rimetterle, insieme con la prelodata Lettera di Sua Santità, entrambi i Pontificii doni, ad approfitto volentieri di questa circostanza per rinnovarle i sensi di particolare stima, con cui passo a raffermarmi, della

S. V. Rev.ma,

Dev.mo nel Signore, P. Card. Gasparri

Rev.mo D. Paolo Albera Rettore Generale della Congregazione Salesiana di Don Bosco.

(con Lettera Autografa Pontificia.

DILECTO FILIO PAULO ALBERA

CONGREGATIONIS SALESIANAE MODERATORI MAXIMO

BENEDICTUS PP. XV

DILECTE FILI SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM.

Salesiani instituti quotquot sunt participes, adiutores et amici, iis omnibus dies nonus proximi mensis iunii dupliciter faustus accidet, quod abhinc annis quinquaginta et taurinensis aedes Mariae Auxiliatricis sollemni ritu dedicata est, et ipse, dilecte fili, rem divinam primitus fecisti. Etenim cum congregationi vestrae divina Mater, venerabilem Conditorem studiose fovendo, affuit nascenti, tum adolescentem opportuna semper ope prosecuta est, ex quo praesertim suae erga vos benignitatis in eo tempio tamquam principem sedem collocavit. Namque ibi optima quaeque finita sunt consilia quae ad perpetuum vestrorum operum incrementum pertinerent; ibi religiose custodiri atque ali consuevit ductus a Francisco Salesio multiplicis caritatis ardor in salutem animarum ; inde alii ex aliis lectissimi sodales profecti sunt qui vel iuventutem recte instituerent, vel christianum nomen barbaris inferrent eo denique ex fonte et capite perennis quaedam caelestium beneficiorum copia per universam salesianorum familiam defluxit. - Itaque iure dixeris omnes sodalitatis vestrae fastos Mariae Auxiliatricis religione consecrari. Feliciter vero contingit ut simul marianae huius aedis et tui sacerdotii natalis celebretur. Siquidem non parum, hoc toto spatio, et consilii et studii et operae in societatis istius bonum contulisti : quam quidem vix inchoatam ingressus, auctam nunc mirifice et ubique propagatam sollerter moderaris. Cum igitur omnes tui, commnunem Patronam venerantes, varias amoris significationes tibi undique daturi sint, huic quasi concentui gratulantium praeire admodum Nobis libet, qui praesentissimo Deiparae auxilio Nos cum tota Ecclesia maxime commendatos volumus, et salesianam sodalitatem merito habemus caram. Eaque ut multos annos te rectore salvo et incolumi utatur, vehementer optamus. Auspicem autem caelestium donorum et paternae benevolentiae Nostrae testem, tibi, dilecte fili, et omnibus qui sodalitatem vestram participant atque adiuvant, apostolicam benedictionem amantissime impertimus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XII mensis maii MCMXVIII, Pontificatus Nostri anno quarto.

BENEDICTUS PP. XV.

AL DILETTO FIGLIO SAC. PAOLO ALBERA

RETTOR MAGGIORE DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA

BENEDETTO PP. XV

DILETTO FIGLIO

SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE.

IL 9 del prossimo giugno sarà un giorno due volte avventurato per tutti quanti i membri dell'Istituto Salesiano e per i suoi Cooperatori ed amici, perchè cinquant'anni fa era solennemente aperto al divin culto il Tempio di Maria Ausiliatrice a Torino, e tu stesso, o diletto figlio, celebravi la prima messa. In vero la Madre di Dio, come assistè alla nascita della vostra congregazione, proteggendo amorevolmente il venerabile Fondatore, così le continuò ognor opportuno aiuto nel suo crescere, specialmente dal dì che pose in detto tempio quasi il seggio regale della sua bontà in vostro favore. In esso infatti venne presa ogni deliberazione più acconcia per lo stabile incremento delle vostre opere; in esso religiosamente si venne a conservare e ad alimentare secondo lo spirito di S. Francesco di Sales l'ardore di molteplice carità per la salute delle anime; da esso partirono, gli uni dopo gli altri, esemplarissimi membri, dell'Istituto sia per educare sanamente la gioventù, sia per recare il nome di Cristo ai barbari; da esso, in fine, come da principal sorgente, scaturì quasi un'onda perenne di grazie celesti per tutta la Famiglia Salesiana. Quindi si può dire con ragione che tutti gli avvenimenti - della. vostra Società sieno consecrati dal culto a Maria Ausiliatrice. E l'inizio di cotesto Santuario Mariano viene per felice coincidenza a essere celebrato insieme con quello del tuo sacerdozi-o. Tu, in vero, per tutto questo tempo, con non poco senno e zelo e lavoro cooperasti al bene di cotesta Società: alla quale, se desti il nome non appena iniziata, ora che è mirabilmente accresciuta e diffusa per ogni dove, presiedi saggiamente. E poichè tutti i tuoi, rendendo omaggio alla comune 'Patrona, si apprestano da tutte parti a dare a te varie dimostrazioni di affetto, molto a Noi piace precedere cotesto quasi coro di felicitanti, sia perchè in modo affatto speciale vogliamo raccomandati Noi stessi insieme con tutta la Chiesa all'aiuto potentissimo della Madre di Dio, sia perchè meritamente abbiamo cara la Società Salesiana. Che essa ancor per molt'anni abbia te, e in buona salute, a rettore, è ardente Nostro voto. Intanto, in auspicio dei doni celesti e in pegno della Nostra benevolenza paterna, a te, figlio diletto, e a tutti i membri della Società vostra, e ai suoi Cooperatori, impartiamo con tutto l'affetto l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 12 maggio dell'anno 1918, IV° del Nostro. Pontificato.

BENEDICTUS PP. XV.

LA SOLENNITÀ DEL 24 MAGGIO

La festa titolare, che si ripetè quest'anno per la 5oa volta nell'augusto Santuario, e il mese intero che la precedette, furono la migliore preparazione alle solennità giubilari per l'affluenza e pietà dei fedeli e l'assiduità loro alle istruzioni religiose e alla Sacra Mensa. Imponente ad es. fu lo spettacolo dell'immensa moltitudine prostrata ai piedi di Maria Ausiliatrice al momento della Benedizione Eucaristica nelle singole funzioni serali.

Il mese di preparazione.

Il mese di preparazione ebbe nei dì feriali tre funzioni distinte, le due consuete nei festivi.

Nei giorni feriali, dopo la messa delle 6, v'era un breve discorso, detto sulle Litanie Lauretane e con accento di sentita pietà dal Salesiano Teol. Don Alessandro Ogòrkiewiez, presenti gli alunni della Sezione Artigiani, che cercarono di abbellire con il canto di lodi sacre la devota funzione.

Alle 17 era la volta degli alunni studenti, ai quali si univa un largo stuolo di devoti e Cooperatori e Cooperatrici, accorrenti da ogni parte della città; e questa era la prima funzione solenne, alla quale predicò lungo il mese su temi religioso-morali e durante la novena sulle glorie del Santuario il salesiano dott. Don Lorenzo Gaggino, Cappellano Militare, con zelo di apostolo sitibondo della salvezza delle anime. I canti sacri, eseguiti dalla Schola Cantorum dei bravi alunni studenti - che fece miracoli durante l'intero periodo delle solennità giubilari - non potevano essere nè meglio scelti, nè in miglior modo eseguiti.

Alle 20 finalmente, dopo la recita del Santo Rosario, era un'onda di popolo che accorreva al Santuario stipandone ogni parte. Anche i posti, che ordinariamente sono riservati ai nostri alunni, erano gremiti. Gli stessi giovani dell'Oratorio Vestivo, con assidua ed esemplare pietà, ogni sera del mese condecorarono le funzioni col loro canto e il Piccolo Clero, e durante la novena sostennero anche la parte musicale, coadiuvati dalla Scuola di canto dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Pari a tanto entusiasmo di popolo e sprone efficace ad accrescerlo quotidianamente, fu la faconda parola, chiara e convincente, del genovese Don Giovanni Battista Zerollo, ex allievo dell'Istituto Salesiano di San Pier d'Arena. Non è punto esagerazione il dire che la funzione tra tutte più solenne fu precisamente questa, dal principio al fine del mese di Maria Ausiliatrice. Al momento della Benedizione il Santuario era stipato fin sulla piazza, e tra la folla si notavano molti uomini, militari e borghesi, che a voce alta e vibrata scandivano in affermazione solenne di fede e di vita cristiana le giaculatorie in riparazione alle bestemmie: Dio sia benedetto!... Benedetto il suo santo Nome... Benedetto il Nome di Gesù!... Benedetto il suo Sacratissimo Cuore... Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre!

La "Festa" del Papa.

Il giorno sacro alla memoria di S. Pio V, il Papa della Vittoria di Lepanto, - 5 maggio - cadendo quest'anno in domenica, venne scelto per celebrare la cosidetta Festa del Papa, di cui parlammo nel marzo u.s.

Le Sante Comunioni, tutte secondo le intenzioni del S. Padre, furono numerosissime. La messa solenne fu celebrata da Mons. Vincenzo Cumino, Presidente del Collegio dei Parroci. La Benedizione Eucaristica all'ultima funzione fu impartita dall'Em.mo Card. Arcivescovo. Gli oratori parlarono ambedue sull'eccelsa dignità del Romano Pontificato. Il discorso pronunziato da Don Zerollo parve insuperabile. Il nostro Rettor Maggiore inviò telegraficamente al Santo Padre un ragguaglio della Festa, ed ebbe questa risposta:

Rev.mo Don Albera, Rettor Generale dei Salesiani - Torino.

Augusto Pontefice, vivamente compiaciutosi solenne manifestazione di devota adesione al Papa, celebratasi nella Basilica di Maria Ausiliatrice nella festa di S. Pio V, prega copiose grazie al Clero e al Popolo e imparte a tutti di cuore implorata Apostolica benedizione. - CARD. GASPARRI.

Similmente, tutte le feste del mese di Maria Ausiliatrice, come i singoli giorni della Novena e poi del Settenario solenne, si vollero illustrati dall'intervento di cospicui personaggi del Clero Secolare 'e Regolare della Città, ad. imitazione di quanto aveva fatto il Ven. Don Bosco nelle feste della Consacrazione del Santuario, che attorno a vari Vescovi del Piemonte aveva voluto ogni giorno elette rappresentanze di tutto il Clero di Torino.

La solennità titolare.

Con i primi vespri, pontificati da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, e la Benedizione Eucaristica impartita alla prima funzione serale dallo stesso ecc.mo Vescovo, alla seconda da Mons. Natale Serafino, Vescovo tit. di Tricala, s'iniziava la serie delle sacre funzioni per commemorare il Cinquantenario della Dedicazione della Basilica.

Il concorso dei fedeli non cessò per tutta la notte per la Veglia Santa, che si avvicendò fra canti, suoni, suppliche e predicazioni, fino all'alba. All'1 ant. incominciò la celebrazione delle Sante Messe e la distribuzione della Santa Comunione: per quella non furono sufficienti dodici altari: questa continuò incessante per opera di parecchi sacerdoti fino a mezzogiorno.

Alle 6,15 sali all'altare di Maria Ausiliatrice il nostro venerando Superiore Don Albera ; alle 7,15 Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Pinardi , Ausiliare dell' Eminentissimo Card. Arcivescovo. Alle 10 l'Em.mo Card. Cagliero tenne pontificale e per delegazione del S. Padre impartì la Benedizione Papale.

Il Santuario restò gremito tutto il giorno. Per soddisfare alla pietà dei fedeli, s'imparti ripetutamente la Benedizione di Maria Ausiliatrice alla moltitudine che stipava l'augusta Basilica, previa una breve parola di esortazione alla pratica della vita cristiana per meglio implorare la benedizione di Dio sulle famiglie, sulla Patria, sulla Chiesa Cattolica, su tutta la Società Civile.

Dopo i secondi vespri, pontificati da Mons. Mons. Pinardi, Vescovo tit. di Eudossiade, il carissimo Don G. B. Zerollo disse il panegirico additando in Maria l'Ausiliatrice della Chiesa e del popolo cristiano, mercè sopratutto l'aiuto che Ella ha assicurato all'educazione cristiana delle nuove generazioni. L'Em.mo Card. Richelmy impartì l'Eucaristica Benedizione.

Il Santuario restò gremito fino alle ore 22 quando si recitò il S. Rosario per tutti i nostri soldati, vivi e defunti, cioè per l'eterno riposo di questi e l'incolume e vittorioso ritorno di quelli alle proprie famiglie.

La notte di adorazione.

Le preghiere e le sante Comunioni che si fecero nel santuario il 25 maggio, secondo il regolamento dell'Associazione dei divoti di Maria ria Ausiliatrice furono in suffragio di tutti gli ascritti e di tutti i benefattori del Santuario passati all'eternità.

Alle 7.30 saliva a celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice il Vescovo di Campo, S. E. R. Mons. Angelo Bortolomasi, che dopo messa rivolse ai giovani e ai fedeli care e infuocate parole.

Alle ore 21 il sacro tempio si affollò nuovamente. A cura dell'Associazione dell'Adorazione notturna, fiorente presso la Chiesa di S. Maria di Piazza, ufficiata dai Religiosi della Società del SS. Sacramento, cominciò la notte di adorazione, con un'ora predicata. A questa seguirono i Vespri del SS.mo Sacramento, poi un'altra ora solenne, predicata dal rev.mo Teol. D. Adolfo Barberis, segretario dell'Emmo Card. Arcivescovo. Lo stesso alle ore 0,3o disse la messa della Comunione generale. Alle ore 2 seguì la Messa di ringraziamento, celebrata dal rev.mo P. Cesarini, Superiore dei Religiosi Sacramentini ed affezionatissimo exallievo dell'Ospizio Salesiano del S. Cuore di Gesù in Roma. Così passò la notte santa, nella quale in modo particolarissimo si raccomandarono a Dio, insieme con tutte le intenzioni dei divoti di Maria Ausiliatrice, le Cause di Beatificazione del Ven. Eymard, Fondatore dei Sacramentini, di cui ricorre in quest'anno il 50° anniversario dalla santa morte, e del Ven. Giovanni Bosco, nostro indimenticabile Fondatore, ambedue apostoli del culto più tenero verso Gesù Sacramentato e della Comunione frequente e quotidiana.

Il pellegrinaggio della Gioventù Cattolica Piemontese.

Inaugurazione del Museo dei Culto di Maria Ausiliatrice.

« Il ven. Don Bosco - così il Giovane Piemonte - aveva sognato un giorno che il vastissimo tempio dell'Ausiliatrice non sarebbe stato capace a contenere la fiumana di giovani venuti a pregarla in pio pellegrinaggio. Noi crediamo che il sogno si sia avverato domenica 26 maggio, quando da tutto il Piemonte giunsero a Torino i soci degli Oratori, dei Circoli, dei Reparti Esploratori, per festeggiare il doppio Giubileo Salesiano.

» Alle 8 del mattino la Basilica di Valdocco venne sgombrata dal pubblico e i nostri giovani gremirono letteralmente presbiterio, coro, navate, tribune. Le bandiere si schierarono ai lati dell'altare. L'impressione dello spettacolo di fede rimarrà incalcellabile in tutti.

Il rev. signor don Albera celebrò la Messa d'oro, pei giovani, mentre canti e preghiere s'intrecciavano dalla massa dei fedeli in onore della Vergine. Don Albera stesso volle comunicare i numerosi presenti nel presbitero e nel coro. Gli altri - fra tutti circa quattromila giovani - rice vettero il Pane Eucaristico da altri cinque sacerdoti che compierono la dolce funzione per circa tre quarti d'ora dai diversi altari del tempio. Pur essendo così enorme la massa dei giovani, la cerimonia seguì con un ordine maraviglioso ed alle 9,15 terminava tra la gioia più schietta di tutti ».

Subito dopo la funzione religiosa, si distribui a cura della direzione dell'Oratorio Festivo, coadiuvata dai soci del Circolo Auxilium promotore del Convegno, la colazione a tutti gli intervenuti, provvista dal signor Don Albera. Venne pure inaugurato un banco di beneficenza nel cortile dell'Oratorio festivo e aperto il teatro per gli accorsi al XIII Congresso della Gioventù Cattolica Piemontese.

Sotto la presidenza del Comm. Avv. Pericoli, Presidente della Gioventù Cattolica Italiana, i soci effettivi dei Circoli con i loro instancabili Presidenti e Assistenti discussero dalle io alle 12 e dalle 14 alle 16.30 gl'interessi della organizzazione. Erano rappresentate le federazioni di Alessandria, Asti, Ivrea, Novara, Susa, Torino, Vercelli; i ..gioii di vigevano (Domenico Savio e « Virtus et Labor »), Cigliano, Trino (S. Cuore e B. Ogierìo), Vercelli (Veritas, Belvedere, Asci), Buronzo, Caresana, Saluggia, Diano d'Alba, Alessandria (Fede-Azione, Giosuè torsi, Don Bosco), Castelceriolo, Orti, Asti, S. Maria del Tempio, Borgo S. Martino, Casale (Don Bosco e D. Savio), Castellamonte, S. Benigno, Ivrea (Don Bosco), Casale Corte Cerro, Novara (Regaldini), Pinerolo, Susa, Grugliasco; - e di Torino: Auxilium, Crocefisso, Studenti D. Bosco, D. Savio, G. Borsi, Savonarola, Fides et Labor, XV Maggio, Martinetto, Costantino, Richelmy, Massaia, S. Felice, Ages, Salus, Coraggio Cattolico, Cottolengo, M. Magone. Erano pure presenti soci di Milano e Foligno.

Aprendo il Congresso, il sig. Piero Maggia, vice-presidentè del Consiglio regionale, annunciò con viva gioia che il S. Padre Benedetto XV, in segno d'alta approvazione per l'opera. svolta in questi anni dalla gioventù piemontese e dal suo presidente in particolare, aveva decorato della « medaglia d'oro Benemerenti » l'avv. Carlo Torriani. La cara notizia destò il più vivo entusiasmo e subissi d'applausi.

Nell'adunanza pomeridiana il salesiano prof. don Sante Garelli, direttore del drappello dei nuovi Missionari partiti per la Cina, presentava - a favore della Propaganda Missionaria - quest'ordine del giorno, che fu approvato entusiasticamente.

Il XIII Congresso della gioventù Cattolica Piemontese, considerando come le Missioni Cattoliche italiane siano un coronamento e nello stesso tempo un potente incitamento alla vita di quella fede cristiana, che fa dell'Italia l'incontrastata e suprema maestra di civiltà a tutte le genti e per la quale la Gioventù Cattolica Italiana, sposando insieme i due amori di religione e di patria, vuol recare tutto il contributo della sua giovinezza, ricordando e conformandosi alle direttive votate recentemente dal Consiglio Superiore della G. C. I., nel momento solenne in cui per opera dell'Ausiliatrice acquista con orgoglio particolarissimi vincoli di fratellanza con la nuova Missione Salesiana nella Cina, fa voti:

1°) che in ogni Circolo G. C. si istituisca « la Giornata delle Missioni » la quale, con particolari funzioni religiose e col provento di una recita o colletta sia destinata a portare a quella Missione, che ad ogni Circolo sarà più gradita, l'appoggio della propria preghiera e del proprio obolo:

2°) Che a tutti i Circoli pervengano i Bollettini delle Missioni cattoliche e il Bollettino Salesiano, ove è data relazione delle Missioni Salesiane:

3°) Che il Bollettino Salesiano rechi alla gioventù cattolica delle Missioni Salesiane il seguente saluto:

« - I Giovani Cattolici del Piemonte, raccolti intorno al sig. D. Albera sotto le vólte del Tempio di Maria Ausiliatrice nel faustissimo giorno in cui si fondono in una fede e in un amore il rito giubilare del Tempio della Madre Celeste e le nozze d'oro del Successore del Venerabile Don Bosco, che Ella diede ai suoi figli prediletti qual maestro e padre, mandano ai fratelli d'oltre mare di tutte le Missioni Salesiane il più fervido cordiale saluto, espressione di quella comunanza e solidarietà di fede e di amore, che dà ai giovani cattolici Piemontesi, in questa faustissima ricorrenza, l'onore da essi altamente apprezzato di rappresentanti di tutta la Gioventù Cattolica del mondo salesiano - ».

Alle 16.3o nel vasto cortile dell' Oratorio, dopo una serie di gare sportive, gli Esploratori Cattolici Torinesi, rinnovarono solennemente la promessa ed eseguivano un applauditissimo saggio, al quale si recò anche il sig. Don. Albera. Salutato da briosa marcia della banda, diretta dal maestro Arturo Brena, l'avvocato Torriani offriva al Superiore dei Salesiani l'obolo della Gioventù Cattolica Piemontese in occasione del duplice giubileo, raccolto mercè una sottoscrizione a favore degli orfani di guerra. Il comm. Pericoli aggiunse parole di omaggio a nome della Gioventù Cattolica d'Italia.

La magnifica giornata si chiuse con una funzione nel Santuario, lasciando in tutti incancellabile soddisfazione. Essa in vero fu una delle giornate più caratteristiche che si svolsero nella ricorrenza del duplice Giubileo.

Conferenza salesiana.

Prima che il Santuario venisse gremito dai giovani per la funzione serale, il rev.do Don Giovanni Battista Zerollo aveva tenuto la consueta conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane. La Basilica, è superfluo rilevarlo, era gremita; e la parola dell'esimio oratore, sempre eloquente e suggestiva, sempre piena di religiosa entusiasmo, avvinse la mente e commosse i cuori, che riconobbero sempre meglio in Maria Ausiliatrice la celeste Ispiratrice e Patrona di Don Bosco e della provvidenziale Opera sua. Lo spettacolo; che si vedeva in quel dì stesso nell'Oratorio, n'era una prova affascinante.

Inaugurazione dei Museo del culto di Maria Ausiliatrice.

In modo semplice, con la visita dell'Em.mo Card. Cagliero, del rev.mo sig.. Don Albera e di vari illustri ecclesiastici della città, presenti nell'Oratorio, il 30 maggio, solennità del Corpus Domini, s'inaugurò il Museo del Culto di Maria Ausiliatrice.

Non intendiamo, nè possiamo darne ai lettori una descrizione completa in poche parole. Il Museo venne collocato in ampio tratto degli alti e spaziosi sotterranei della Basilica; e, non essendo ancor giunto nulla o quasi nulla dall'Estero, è semplicemente meraviglioso il modo, semplice e vivace, con cui venne disposto il materiale che si potè avere, quasi tutto fotografico.

Non mancano d'interesse le singole sezioni: - Il culto di Maria Ausiliatrice prima del 1868; - l'Apostolo dell'Ausiliatrice; - Il primo Santuario dedicato all'Ausiliatrice; I centri di Culto all'Ausiliatrice; - l'Iconografia e il Medagliere dell'Ausiliatrice; - le Grazie concesse da Maria Ausiliatrice.

Un bel rilievo in plastica rappresenta un tratto della franzione dei Becchi di Castelnuovo d'Asti, e precisamente il cascinale dove nacque il. Ven. Don Bosco, ornato ora dall'elegantissimo tempietto, o Santuario votivo, che verrà inaugurato - si spera - nel prossimo agosto.

Ricordiamo in particolare tre altri rilievi in plastica, rappresentanti: 1) l'Oratorio Salesiano di Valdocco nel 1846, cioè al suo inizio; II) lo stesso nel 1868, cioè non appena inaugurato il Santuario di Maria Ausiliatrice; III) lo stesso nel 1918, dove, pur nella sua ampiezza, si vede quali e quanti siano ancora. i miglioramenti necessari e gli ampliamenti che restano a fare.

Nella stessa corsia - delle Grazie - domina lo sfondo un quadro del pittore G. Carpaneto, rappresentante un sogno di Don Bosco: la Vergine, cui egli è condotto dai Martiri Torinesi, circondata dall'augusto Collegio Apostolico e da schiere di beati, nell'atto che gli ordina ci fabbricare il Santuario, dicendo: Hic Domus mea! Inde gloria mea.

Altri dodici quadri, dello stesso pittore, rappresentano altrettante grazie di Maria Ausiliatrice. Non potendo, come vorremmo, offrirne ai lettori le incisioni, trascriviamo le parole che si leggono sotto ciascuno di essi.

1863. -- Una signora di Torino, guarita prodigiosamente alla promessa di un'offerta a favore della nuova chiesa in Valdocco, offre a Don Bosco lire mille per la prima quindicina agli operai.

1866. - Un nobile signore di Torino, da tre mesi a letto e spedito dai medici, guarito istantaneamente alla benedizione di Don Bosco, dona lire tre mila che il 16 novembre urgevano per i lavori del nuovo tempio in Valdocco.

1868. - A Faenza, raccomandato a Maria Ausiliatrice, torna da morte a vita l'unico figliuoletto di pia famiglia, e il padre recasi a sciogliere il voto nelle feste della consacrazione del Santuario.

1869. - A Roma, pregata dal Ven. Don Bosco ad appianare la via all'Approvazione Apostolica della Società Salesiana, Maria Ausiliatrice risana un nipote del Card. Berardi.

1869. - Nel Collegio di Lanzo, sei alunni, malati di vaiuolo, benedetti da Don Bosco e assicurati della guarigione in nome di Maria Ausiliatrice, sull'istante s'alzano perfettamente guariti.

1869. - Maria Stardero da Vinovo, cieca da un anno, benedetta in nome di Maria .Ausiliatrice, vede la medaglia che le porge Don Bosco, e ricupera perfettamente la vista.

188o. - In Marsiglia, all'appello fiducioso di Don Bosco, Maria Ausiliatrice con la guarigione d'un paralitico inizia lunga serie di strepitose meraviglie in tutta la Francia.

1883. A Parigi, Don Bosco, mentre narra la recente guarigione istantanea d'un giovinetto e della madre di lui, è interrotto dal grido del deputato Portalis: « Sì! quel marito e. quel padre fortunato sono io!».

1883. - Il 25 luglio, Enrico di Chambord, morente nel Castello di Frohsdorf, benedetto da Don Bosco in nome di Maria .Ausiliatrice, sorge nel medesimo giorno, e va a salutare dgli ospiti.

1887. - Un religioso Francescano, sorpreso da fiera burrasca, promette a Maria Ausiliatrice di tradurre la vita di Don Bosco, e diffonderla nel Perù: all'istante vede tornare la calma.

1894. - Maria Ausiliatrice, apparendo ad Oswiecim, il giorno del Corpus Domini, tra i ruderi di un antico tempio, commove il popolo a restaurarlo e apre ai Salesiani le porte della Polonia.

1913- - Nella Terra del Fuoco, la Vergine Ausiliatrice, usa a confortare visibilmente gli Indi morenti, appare a un vecchio, di nome Eliseo, e lo risana prodigiosamente.

Nelle due corsie, vicine all'accennata, sono raccolti, in alcune vetrine, alcuni cimelii della Storia della Basilica: -ad es.: varie minute del Ven. Don Bosco: per l'Avviso Sacro della

Consacrazione del Santuario, per la supplica all'Arcivescovo di Torino ad implorare l'erezione canonica dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, per l'Avviso Sacro della ia Festa Titolare in onore di Maria Ausiliatrice; - il manoscritto del discorso detto dal Vescovo di Casalmonferrato il giorno della consacrazione del nuovo tempio (9 giugno 1868); - i fascicoli pubblicati da Don Bosco intorno a Maria Ausiliatrice e la raccolta completa dei volumetti contenenti grazie e favori ottenuti dall'intercessione di lei; - i manoscritti della musica per le feste della Dedicazione; ecc. ecc.

In breve, il Museo è ancor un semplice abbozzo, un indice solo di ciò che potrà essere in avvenire. Tuttavia, anche com'è ora, non manca d'interesse; e noi, ben di cuore, come ringraziamo tutti quelli che cooperarono alla sua inaugurazione, così preghiamo quanti possono contribuire a renderlo più interessante e meno frammentario, a recargli volenterosi il proprio contributo.

IL SETTENARIO SOLENNE

Il pellegrinaggio della gioventù femminile.

ESPOSIZIONE DI ARREDI E LINI SACRI.

La domenica 2 giugno cominciò il settenario di preparazione alla data giubilare, predicato da due Ecc.mi Vescovi.

S. E. R. Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Sutri e Nepi, tenne il discorso di introduzione e nei giorni seguenti predicò regolarmente, alle ore 9,3o e 17, in forma di ritiro spirituale. La parola chiara e persuasiva, la dolce unzione ond'era vestita, e l'accento di forte convinzione con cui era pòrta, piacquero assai ai buoni Cooperatori e alle pie Cooperatrici, che accorsero in gran numero ad ascoltarlo.

Alla sera poi, dal 3 al 9, si ripetè lo spettacolo di entusiasmo e di religiosa pietà, caratteristico delle sere del mese e della novena in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Domenico Pasi, Vescovo Ausiliare di Ferrara, con la sua affascinante eloquenza trattò i più importanti temi religiosomorali, lasciando nell'uditorio, che lo seguì con la più viva attenzione, cari ricordi e profonde impronte di forti e generosi propositi.

Il pellegrinaggio della gioventù femminile.

Il 2 giugno fu la volta delle alunne degli Oratori festivi, diretti dalle figlie di Maria Ausiliatrice, che corsero ad unirsi a quelle dell'Oratorio di Piazza Maria SS, Ausiliatrice, da Torino (dalla borgata Monte Rosa e dal Lingotto) e da Chieri, Mathi, Avigliana, Trofarello, Diano d'Alba, ecc, ecc.

Il sig. Don Albera celebrò per loro alle ore 8, come aveva fatto per i giovani la domenica antecedente. Il Santuario era nuovamente gremito, tantochè, a comodità del pubblico si dovettero celebrare, come il 26 maggio, durante l'imponente cerimonia alcune messe nella vicina chiesa succursale.

La Comunione generale, ininterrottamente distribuita a tre altari, fu una solenne affermazione di fede, non meno che un fervido rendimento di grazie.

Uscite di chiesa, tutte le accorse si raccolsero nei cortili dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per la colazione; quindi, a squadre, si recarono a visitare l'Esposizione di arredi Sacri e il Museo del Culto di Maria Ausiliatrice.

Nel pomeriggio, alle 15,30, convennero nuovamente nel Santuario, insieme con numerose rappresentanze delle Pie Unioni delle Figlie di Maria della città, per un'ora di adorazione solenne. Predicò il ch.mo don Zerollo, rilevando gli esempi di adorazione, di riconoscenza, di pentimento e dolore, e di viva e fiduciosa preghiera, dati a V. S. G. Cristo dalle pie donne di. cui parlano i Vangeli e dalle più grandi eroine del cristianesimo.

Rientrate nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, furori presentate al sig. Don Albera le fiorenti squadre ginnastiche; quindi le Oratoriane di Torino offersero al buon Padre un trattenimento musico - letterario.

La Prof. M. V. Chiora,. presidente delle ExAllieve, rivolse all'amatissimo Superiore bellissime parole di circostanza, augurandogli la «Messa di diamante ». Seguirono canti, dialoghi, e un grazioso bozzetto in cui, al nome del festeggiato, bellamente s'intrecciavano quelli dell'Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco.

In fine il sig. Don Albera rivolse ai presenti commosse e sentite parole di ringraziamento con quella paterna bontà, che gli è naturale.

La bella giornata lasciò in tutte le accorse tale soavità di ricordi, che anche nelle domeniche seguenti, 9 e 16 giugno, altre numerose squadre di giovanette accorsero al Santuario dalla città e dal di fuori, guidate dalle zelanti Figlie di Maria Ausiliatrice.

l'Esposizione di arredi e lini sacri.

S'inaugurò la domenica 2 giugno e rimase aperta fino al giorno 10. Disposta in due corridoi dei nuovi fabbricati dell'Oratorio, fu la meraviglia di quanti la visitarono per il bel numero di oggetti inviati, mentre l'artistica loro esecuzione richiamò l'ammirazione di molte signore cooperatrici e di numerosissime alunne degli istituti religiosi femminili della città. Tuttavia - se dobbiamo dire il vero - le richieste inoltrate dalle varie Chiese e cappelle Salesiane d'Italia - furon tante, che non poterono essere soddisfatte se non in piccola parte.

A titolo di riconoscenza qui vorremmo far l'elenco completo di tutti i doni, dai più vistosi ai più umili. Non essendoci consentito dallo spazio, dobbiamo contentarci di rinnovare i più vivi ringraziamenti ai singoli donatori e far cenno sol dei coni inviati dal S. Padre, dalle auguste Regine e Principesse d'Italia, e da Eminentissimi Cardinali.

SUA SANTITA' PAPA BENEDETTO XV, una preziosissima pianeta di lamina d'argento cori ricami in oro, ed una ricca pisside, l'una e l'altra con lo stemma papale.

S. M. LA REGINA D'ITALIA un artistico Crocifisso d'argento per l'altare di Maria Ausiliatrice, riproduzione fedele del celebre Crocifisso detto di Carlo V.

S. M. LA REGINA MADRE un grandioso e artistico Ostensorio con la scritta: A Maria SS. Ausiliatrice Margherita di Savoia.

S. A. R. LA PRINCIPESSA LAETITIA DI SAVOIA NAPOLEONE, Duchessa di Aosta, un prezioso leggio pel messale.

S. A. R. LA PRINCIPESSA ISABELLA, DUCHESSA di Genova, un splendido servizio di carte-gloria ed un calice.

S. A. R. LA PRINCIPESSA ELENA, Duchessa di Aosta, un turibolo e navicella d'argento dorato, lavoro di ottimo cesello.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. FRANCESCO DI PAOLA CASSETTA, un ricchissimo servizio di ampolle con campanello, vero gioiello d'arte finissima.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. GRANITO DI BEL MONTE, un elegante stolone.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. ANDREA C. FERRARI, Arcivescovo di Milano, un gran Reliquiario con due preziose reliquie di S. Carlo Borromeo.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. GIUSEPPE PRISCO, Arcivescovo di Napoli, un'artistica statuetta di S. Gennaro.

S. EM. REV MA IL SIGNOR CARD. AGOSTINO RICHELMV, Arcivescovo di Torino, una ricchissima pianeta finemente ricamata in oro.

S. EM. REv.MA IL SIG. CARD. GIULIO BOSCHI, Arcivescovo di Ferrara, un gran vaso artistico di cristallo di Murano.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. PIETRO MAFFI, Arcivescovo di Pisa, la decorazione del tronetto dell'altare di Maria Ausiliatrice per l'Esposizione Eucaristica.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. ALESSANDRO LUALDI, Arcivescovo di Palermo, un calice e una pianeta,

S. Em. REV.MA IL SIGNOR CARD. PIETRO GASPARRI, Segretario di Stato di Sua Santità, un camice con merletto di gran valore.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. GIOVANNI CAGLIERO, della Pia Società Salesiana, il prezioso calice a lui offerto dalla Patagonia Cristiana, in occasione delle sue « Nozze d'oro Sacerdotali a; un bastone pastorale e un servizio completo di vassoi per i Pontificali; varie pianete, tra cui una preziosissima di superbo e paziente lavoro decennale, offerta dalle Benedettine di Einsiedeln a Leone XIII e da Pio X donata all'Eminentissimo.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. GIORGIO GusMINI, Arcivescovo di Bologna, una pianeta verde e un Ponticale Romano.

S. EM. REV.MA IL SIG. CARD. PIETRO LA FoNTAINE, Patriarca di Venezia, una medaglia-ricordo di S. S. Papa Pio X.

imponente omaggio dei Soldati e delle Regine d'Italia A MARIA AUSILIATRICE.

Il 5 giugno Maria SS. Ausiliatrice riceveva solenne omaggio dai Soldati e dalle Regine d'Italia.

Fu questa una cerimonia non compresa nel programma dei festeggiamenti indetti dalla Famiglia Salesiana pel duplice Cinquantenario della Basilica e del Sacerdozio del suo venerando Rettor Maggiore Don Paolo Albera, ma desiderata e voluta dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo u che in tutte le grandi ricorrenze religiose brama con paterno slancio comprendere l'invocazione per la salvezza dei nostri soldati e per la vittoria delle armi italiane: e per questo appunto - scrive il Momento - riuscì una grandiosa manifestazione di un popolo, che, come il piemontese, conserva tutte le tradizioni di quell'amore di Patria che regge nel sacrificio e guida lungo il sentiero della gloria, nel nome di Dio e sotto la protezione della Madonna. »

Sulla porta della basilica si leggeva la seguente epigrafe, dettata da S. Em. il Card. Richelmy.

A Maria Ausiliatrice - in questo luogo augusto - testimone della sapienza, della virtù, dello zelo - del Ven. D. Giovanni Bosco - i soldati d'Italia residenti in Torino - anelanti alla vittoria e ai trionfi della. Patria - ricordando le grazie e le benedizioni - largite in dieci lustri dall'amore materno - con cuore di figli offrono un tenue omaggio - simbolo di viva fiducia e di fervente affetto.

La Truppa e le Rappresentanze.

Fin dalle ore 15, secondo le disposizioni emanate dal Comando del Presidio, l'augusta Basilica, cominciò a popolarsi dalle balde rappresentanze della truppa del Presidio. Ogni arma, ogni corpo, ogni caserma, ogni ospedale militare era rappresentato da un plotone.

Gli allievi dell'Accademia Militare, in prima fila, schierati con le armi innanzi alla balaustrata dell'altare diaria Ausiliatrice, avevano le mansioni del picchetto d'onore.

Intanto il presbiterio e le tribune andarono popolandosi delle autorità e delle rappresentanze civili e militari:

L'assessore marchese avv. Franco Invrea per il Sindaco; il cav. avv. Berti; rappresentante il Prefetto: il comm. Lipari-Pais, l'avv. Campus, il commendatore Colonnetti per la Magistratura; S. E. il generale Sartirana, comandadante il Corpo d'Armata; il generale Rizza, comandante da Divisione; il generale Corfini, comandante il Presidio; poi i generali Griffa, Turletti, Cravosio - Anfossi e SanminiatelliZabarella: i colonnelli Vialardi, Rignon, Filippi, Cusani, Tesio; l'avv. cav. Tabusso, pel questore comm. Mori; l'economo generale comm. Ballerini; l'intendente di finanza comm. Siccardi; il cav. Barbosa, direttore delle Poste; l'assessore Molinari; i consiglieri comunali comm. Luigi Grassi, capitano cav. Piero Gribaudi e conte Carlo Olivieri di Vernier; i rappresentanti della Croce di Malta marchese Scati-Grimaldi e della Croce Rossa avv. Molinari; le dame di palazzo della Regina Elena: contessa di Trinità, marchesa Seati-Grimaldi, contessa mignon, marchesa Pallavicino-Mossi; la marchesa di Boyl; la baronessa Casana-Borromeo con una rappresentanza della Croce Rossa; la missione francese nelle persone dei signori: comm. Filippi, console generale, comandante Nolette, tenente Meillier, capitano Lelong col cappellano - Padre Pitre; , la missione inglese, con a capo il signor Becker; la missione americana, con a capo il maggior Taylor.

I Cardinali e le Principesse.

Salutato dalle note della marcia reale, suonata dalla banda musicale dell'Oratorio di

Valdocco, faceva contemporaneamente il suo ingresso nella Basilica l'Era. Card. Cagliero, accompagnato dagli Ecc.mi Vescovi mons. Olivares di e Sutri Nepi, e mons. Pasi ausiliare di Ferrara.

Il venerando Porporato, con gli Ecc.mi Vescovi e con Don Albera, prendeva posto negli stalli a sinistra dell'altare, mentre le squille della marcia reale, ripetute dalla musica dell'Oratorio, annunciavano l'arrivo dell'augusta Principessa Isabella, Duchessa di Genova, che entrava nel tempio colle figlie Principesse Bona e Adelaide, col figlio Principino Eugenio,' Duca di Ancona, e prendeva posto in presb - terio, al lato destro dell'altare.

Poco dopo un terzo saluto musicale della marcia reale annunciava l'arrivo dell'Em.mo Cardinale Agostino Richelmy, che si avanzava processionalmente all'altare , preceduto dal clero della Basilica, associato dai canonici Bossi parroco della Metropolitana, comm. Giuganino penitenziere, Franco cerimoniere, dal pro-segretario teol. Musso, e da una squadra dei chierici del Seminario.

Contemporaneamente, aperta la porta principale del tempio, un'onda di fedeli si assiepava dietro le schiere dei 2500 soldati rappresentanti il presidio, mentre le improvvisate ampie tribune ai lati della crociera eransi popolate del fiore dell'alta aristocrazia.

L'offerta dei doni.

L'Em.mo Cardinale Agostino Richelmy, circondato dalla sua corte, dopo breve preghiera si assise al faldistorio, sulla predella dell'altar maggiore, e immediatamente s'iniziava la storica cerimonia della presentazione dei doni dedicati alla Vergine Ausiliatrice.

Fra i fremiti della folla, mentre gli Accademisti presentavano le armi, il Principino Eugenio, Duca di Ancona, cori gesto di squisita cortesia, come rappresentante di Casa Savoia, presentò all'Em. Principe l'offerta dei soldati del Presidio di Torino, uno splendido cuore votivo collocato entro un quadro di velluto cremisi, con la seguente iscrizione ricamata in oro: « A Maria SS. Ausiliatrice i soldati del Presidio di Torino, 5 giugno 1918 »

Indi, con nobile contraccambio di gentilezze, veniva presentato allo stesso venerando Arci-. vescovo da un rappresentante della truppa, il soldato Giuseppe Destefanis, il dono prezioso di S. M. la Regina Elena, uno splendido Crocifisso d'argento massiccio.

Fu un istante di commozione solenne. L'Eminentissimo, colle lacrime agli occhi, baciò il crocifisso e lo passò al giovane Principino Eugenio, che lo baciò a sua volta con devoto trasporto, e lo presentò all'augusta Madre e alle sorelle, che pur lo baciarono.

In questo frattempo Don Albera, con mano tremante per la commozione, regalava all'angusto Principino una medaglia d'oro di Maria Ausiliatrice.

I soldati presenziarono la cerimonia sull'attenti. Vari nella rigidezza del « presentat'arm » tradivano l'interno fremito del cuore.

La cerimonia religiosa.

E la commozione crebbe vieppiù, suscitata dalla eloquenza calda di Don Trione.

Egli rilevò il significato del cuore votivo offerto dai soldati del Presidio, simbolo di quello slancio spontaneo, nobilissimo, col, quale i soldati d'Italia amano Dio, la famiglia, la Patria; e quello non meno profondo del Crocifisso offerto dalla augusta Regina Elena, simbolo del sacrificio a cui tutti siamo chiamati per la grandezza della stessa Patria diletta.

Con opportune citazioni storiche, il pio oratore fece risaltare brillantemente tutta la somma di riconoscenza che la Vergine ebbe sempre, attraverso i secoli, dal popolo italiano sino alla sanzione del titolo Auxilium Christianorum attribuitole ufficialmente nella liturgia da Papa Pio V. Additò, con rapido cenno storico, l'opera immane compiuta prodigiosamente dal Venerabile Don Bosco sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, opera preziosa per la Chiesa Cattolica e per la Patria italiana. Conchiuse con un'ispirata invocazione alla Madonna di Don Bosco, perché benedica e sotto il suo manto materno protegga sempre tutto il popolo italiano che le fu sempre prediletto e devoto, i suoi Re, i suoi governanti, il suo forte esercito, le sue organizzazioni civili, i suoi alleati; e il Papa, l'Episcopato, il Clero tutto e le donne d'Italia, che in questi critici momenti dànno prova di tanta energia cristiana e patriottica.

Terminato il discorso, l'Em. Card. Richelmy ritornò all'altare rivestito dei sacri paramenti e seguito da, tutto il clero; e mentre sull'orchestra risuonvano, come cori angelici, le voci armoniose dei nostri piccoli cantori, impartiva, tra il silenzio devoto, alle truppe schierate sull'attenti e sul « presentat'arm » la benedizione eucaristica, maneggiando con ampio gesto il magnifico ostensorio donato dalla Regina Margherita.

La visita all'esposizione dei doni.

Compiuta la funzione religiosa, le Principesse, i Cardinali, i Vescovi, i Generali e tutte le Autorità, uscendo dalla porta laterale della basilica fra due fitte ali di popolo che gremiva il vasto cortile, vollero ossequiare Don Albera.

Quindi salirono tutti al primo piano dei nuovi edilizi, ove negli ampi corridoi erano bellamente disposti i numerosi e ricchi doni pervenuti da ogni parte d'Italia in omaggio al cinquantenario di Maria Ausiliatrice e al giubileo sacerdotale del Rettore Maggiore della Pia Società Salesiana. Le Principesse e le Autorità si soffermarono ammirate davanti ad ogni dono esprimendo al sig. Don Albera tutta la loro soddisfazione per l'ordinatissima e splendida mostra e per la solenne riuscita della grandiosa manifestazione - di fede. Quindi salutate dagli applausi degli allievi e della popolazione raccolta nei cortili lasciarono l'Oratorio.

All'uscita dal tempio, una eletta schiera di dame offerse a ciascun soldato cartoline commemorative della Basilica di Maria Ausiliatrice. Alle singole rappresentanze venne distribuito il «Don Bosco » del marchese Crispolti.

La Cerimonia di addio ai Missionari partenti per la Cina.

All'accennata funzione delle ore 17, il 6 giugno si associò la commovente cerimonia di addio al generoso drappello dei Missionari partenti per la Cina. Essi sfilarono in presbitero durante il canto del Magnificat, seguiti dagli sguardi di tutti. Mons. Olivares parlò eloquentemente delle benemerenze delle Missioni Cattoliche: quindi si avanzò all'altare l'Em.mo Card. Cagliero per la benedizione solenne.

Riposto il divin Sacramento nel Tabernacolo, l'Em.mo intonò le preghiere dei pellegrinanti, benedisse e consegnò ai singoli Missionari il Crocifisso, e rivolse loro una cara allocuzione, che rimarrà memoranda nella storia delle Missioni della Pia Società Salesiana.

Il discorso dei Card. Cagliero.

Sicut misit me Pater, et ego mitto vos... Euntes docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Come il Padre mandò me, anch'io mando voi. Andate, battezzate tutti i popoli nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. - Con queste parole Gesù mandò gli Apostoli a diffondere il Vangelo.

Questa missione divina,, sublime, feconda di civiltà cristiana, perché comandata da Cristo, predicata da ministri di Cristo e predicata in suo nona, non cessò col volgere dei secoli. Son omai 5o anni che anch'io udii queste parole sul labbro del nostro Ven. Padre Don Bosco.

Messo a capo della prima spedizione per L'America Meridionale con particolare intento di penetrare nella Patagonia, nell'ora dell'addio, versai contro l'indole mia una lacrima, ma subito l'asciugai. Non mi rincresceva lasciar Torino; mi rincresceva lasciar Don Bosco! Egli ci disse così: « Figliuoli miei, partite fiduciosi; io sarò con voi con le preghiere e le Costituzioni della nostra Pia Società. Propagate la divozione al SS. Sacramento e la divozione di Maria SS. Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli s.

Ripresi l'energia del missionario e partii cogli altri. Eravamo dieci. I dieci diventarono cento, i cento diventarono mille. Accanto ai Missionari fecero prodigi le loro sorelle, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Cercammo di praticare i consigli di Don Bosco, e vedemmo i miracoli in ogni casa, in ognuno dei 140 stabilimenti di missione, che sorsero come per incanto in ogni Nazione. Prima si popolò di Case Salesiane tutto il Sud America; poi si passò l'istmo e c'inoltrammo nel Centro America; di là si entrò negli Stati Uniti. Quanti miracoli operò Maria Ausiliatrice!

Ma Don Bosco aveva visto in sogno un altro piano sterminato e udita una voce, la voce di Maria Ausiliatrice, che gli diceva:

-.Ecco un altro campo dove devi lavorare! - Come? -tutti i miei missionari son già in Occidente! E dov'è questo campo? Ascoltate.

Sul finir del 1887 io tornava dalla Patagonia a Torino, per ricevere l'ultimo saluto e raccogliere le ultime parole del Ven. Don Bosco. Il buon Padre, quando mi vide, lacrimò di tenerezza, e, l'ultima volta che mi parlò, mi disse:

- Vieni vicino a me!

- Don Bosco, son qui!

- Ti raccomando le Missioni...

- Sì, risposi, le care Missioni d'America! E Don Bosco: - Ti raccomando l'Asia!

- Ma io son dedicato all'Occidente! Come potrei andare in Oriente?

E Don Bosco con calma: - Ti raccomando l'Asia!

Questa parola mi parve stratta e non la compresi. Ma, dopo trent'anni, essa diventa una realtà (1). Voi siete i primi Missionari che partite per le Missioni della Cina. I Salesiani erano già alle porte della Cina, ma in Colonie Portoghesi. Viene la rivoluzione. Provvidenza di Dio, che cava dal male il bene! Il Portogallo scaccia i Missionari dalle Colonie e i Missionari si ritirano nel paese vicino e chiedono se devono continuare a lavorare là o tornare a Torino. Una voce risponde:

- Restate e lavorate!

Dunque voi partite per le Missioni della Cina! Vi aspetta un gran campo da coltivare, un vasto territorio di tre milioni di anime. Andate in nomine Domini: v'accompagna la benedizione di Dio.

Io vi benedico in nome di Don Bosco, la cui raccomandazione udita trent'anni fa, risuona chiara e potente all'anima mia, come un comando avuto ieri. Ho già lavorato per voi, per la vostra Missione. Ne ho trattato nella Sacra Congregazione di Propaganda, di cui sono membro. Ne ho parlato col Santo Padre. Farò tutto quello che posso anche in avvenire, finchè il Signore mi darà vita.

Voi incontrerete dei pericoli; pericoli nei viaggi, pericoli per il clima, pericoli per l'abbandono in cui verrete talora a trovarvi. San Paolo enumera i pericoli che incontrano i Missionari: sono molti. Ogni Missione è piena di pericoli. Ma non temete: Dio sarà con voi: e Maria Ausiliatrice sarà sempre il vostro aiuto.

Tornerete ai piedi di questo altare? Senza dubbio tornerete al cielo donde siete partiti. Quindi se vi spunta una lacrima, date sfogo alla santa e naturale tenerezza fraterna e filiale: poi asciugate gli occhi: le vostre lacrime diverranno un'irrigazione feconda al campo che vi attende.

Qual campo! Avrete lavoro, più ancora che in Occidente, dove le Missioni ora sono in fiore. Vi attende molto lavoro; vi attendono milioni di anime da salvare; ma vi attendono anche i miracoli della Grazia Divina.

Noi vi accompagneremo con le nostre preghiere, e volete che vi dica tutto? Bisogna che, ve lo dica. Mi sentirei tanta forza da accompagnarvi fin là

Se non vengo con voi, v'accompagno col cuore e vi accompagno colla più ampia benedizione. Insieme con la raia benedizione, voi avete anche quella paterna di Don Albera e quella del Papa. Il Papa mi disse: - La Società Salesiana si è resa benemerita della Chiesa e della Civiltà in Occidente; ora farà del bene anche in Oriente. Io la benedico di cuore.

Con la benedizione del Vicario di Gesù Cristo andate fidenti e lavorate. Ma lavorate senza la pretesa di vedere i frutti del vostro lavoro; contentatevi di lavorare. Non è chi semina, ne chi irriga il campo, che fa germogliare il frumento. Lavorate senza la pretesa di veder i frutti, ma con la speranza, anzi con la certezza che per bontà di Maria Ausiliatrice, che vi ha eletti suoi apostoli, i manipoli che si raccoglieranno nel campo irrigato dai vostri sudori, presto o tardi saranno copiosi.

Ed a chi siete inviati? Ad anime povere di spirito! Beati i poveri di spirito. Essi riceveranno l'abbondanza della grazia; ad essi vi manda il Signore. Spiritus Domini super me, propter quod unxit me evangelizare pauperibus... Sì, lo Spirito del Signore vi manda ad evangelizzare i poveri. I superbi, i dotti, finchè seguiranno una scienza nuova che nega ogni cosa, perfin la propria esistenza, non avranno mai i doni della Grazia di Dio.

Dunque andate fidenti nell'assistenza e nell'onnipotenza di Dio: In viam pacis et prosperitatis dirigat vos omnipotens et misericors Dominus.

E quali ricordi vi darò in particolare?

Quelli che Don Bosco dava a me, e ai miei compagni, nella prima spedizione del 1875:

« Cercate anime, non denari, nè onori, nè dignità: Da mihi animas, coetera tolle! Abbiate cura speciale dei fanciulli, dei poveri, dei vecchi, degli ammalati, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini. Raccomandate e propagate costantemente la divozione a Gesù in Sacramento e a Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli. »

Com'ebbe finito di parlare, venne fatto invito all'Em.mo di recarsi in sagrestia; ma egli disse al cerimoniere: «No, no! voglio anch'io salutarli uno a uno! ». E abbracciò i partenti con effusione.

I cari Missionari ebbero quindi l'abbraccio paterno di tutti i Superiori, a cominciare dal sig. Don Albera che disse a tutti un supremo ricordo all'orecchio, mentre un canto sacro dall'orchestra e un devoto bisbiglio d'invocazioni e di preci di tutto il popolo, che aveva sempre fisso lo sguardo sul drappello dei partenti, li salutavano piamente.

I nuovi Missionari, che saranno in viaggio fino al mese d'agosto, si raccomandano vivamente alle preghiere dei buoni Cooperatori. La loro missione è l'ampio distretto di Kuanjung, nel Vicariato Apostolico di Canton.

(1) L'Eminentissimo, interrogato in proposito, rispose che Don Bosco gli fece detta raccomandazione il 28 gennaio 1888, tre giorni prima che morisse; e che essa non fu inserita nel diario dell'ultima malattia del Venerabile unicamente perchè allora parve inverosimile (N.d.R.).

Il 73° genetliaco di Don Albera.

Il 6 giugno era pure il 73° genetliaco di Don Albera, che al mattino celebrò all'altare di Maria Ausiliatrice alle 7.30.

Alla sera si accolsero intorno a lui, dopo l'addio ai Missionari della Cina, tutti gli alunni dell'Oratorio, insieme con le LL. EE. RR me Mons. Domenico Pasi, Vescovo ausiliare di Ferrara, e Mons. L. Olivares Vescovo di Nepi e Sutri, il Colonnello Vincenzo Cavalli, Direttore del Tiro a segno Nazionale col segretario avv. Virginio Caluzzi, e i nostri Superiori maggiori.

Dopo brevi parole di omaggio, dette da un alunno dell'Oratorio presentato dal Direttore, un'ottantina di allievi, artigiani e studenti, che presero parte al corso d'istruzione premilitare, eseguirono svariati esercizi che ebbero ripetuti applausi. Quindi si venne alla distribuzione delle medaglie.

Ventuno furono i premiati con le stesse medaglie vinte nella gara di tiro svoltasi nei locali del Tiro a Segno Nazionale la domenica 26 maggio u, s., ove l'Oratorio di S. Francesco di Sales riportò un diploma d'onore con medaglie di bronzo e d'argento. Il sig. direttore del tiro manifestò la sua viva soddisfazione e la sua lode sincera, rilevando (così disse) « la competenza notevole e lo slancio magnifico spiegato dai Salesiani nel preparare i giovani alla vita militare ».

L'OMAGGIO AUGURALE A DON ALBERA.

Il Triduo privilegiato concesso dalla S. Congregazione dei Riti.

Nei giorni 7, 8, 9 giugno si celebrò il Triduo privilegiato concesso dalla S. Congregazione dei Riti. Il giorno 7, sacro al Cuor di Gesù, disse la ia messa della Comunione generale Mons. Olivares; la 2a, Sua Em. Rev.ma il Card. Cagliero. Alle 10 pontificò la messa solenne S. E. Rev.ma Mons. D. Pasi. Quindi si espose il SS. Sacramento, che rimase sull'altare, all'adorazione dei fedeli, sino alla sera.

Il giorno 8, sabato, fu particolarmente dedicato a Maria SS. Ausiliatrice. Già nei giorni precedenti il numero dei forestieri venuti a a celebrare nel Santuario era stato grande: ma quel giorno, e il 9 e il 10 e l'11, divenne ancor maggiore e furono insufficienti i dodici altari eretti nella Basilica. Tutte le messe celebrate il giorno 8 furono della festa ttiolare del 24 maggio. La Messa solenne si volle cantata dal venerando Don Francesia, uno dei pochi sacerdoti superstiti che presero parte attiva alle feste della Dedicazione.

L'8 essendo già stata innalzata, in forma semplice e insieme elegante, una commoda scala per salire fino all'immagine di Maria Ausiliatrice per la solenne cerimonia del 9, moltissimi sacerdoti e suore e fedeli ebbero la fortuna di poter baciare il volto e la mano della S. Immagine; ma ad un numero ancor più grande, per misura di sicurezza e di ordine pubblico, si dovette negare un tal favore con reciproco dispiacere. Alcuni attesero inutilmente il loro turno due, tre, quattro e cinque ore! Riferiamo anche questo particolare, perchè si comprenda meglio il religioso entusiasmo di quei giorni santi.

L'Omaggio a Don Albera.

Nel pomeriggio dell'8 giugno si tenne una vera assemblea nel teatrino dell'Oratorio per la presentazione degli auguri giubilari al veneratissimo sig. Don Albera.

« La grande Famiglia salesiana - scrisse il Momento - ha celebrato la cara festa domestica nell'unione intima dei cuori filiali intorno al Padre.

» Don Paolo Albera, il serafico allievo e compagno di Don Bosco, che nella lunga missione compiuta a lato del suo Maestro e nel proseguimento dell'Opera sua dopo la dipartita di lui, tante generazioni vide passare nella Casa Madre di Valdocco, e da quella tante squadre di valorosi confratelli vide partire per andare a moltiplicare nelle contrade d'Europa gli istituti salesiani, tante schiere di eroi vide salutare il bel cielo d'Italia per varcare i mari dirette alle più remote terre del mondo, con l'entusiasmo dei santi che non teme alcun pericolo, e recare il verbo di Dio, la voce di Maria Ausiliatrice, nel nome di Don Bosco, tra le tribù sepolte nella nebbia della barbarie; Don Albera rivide ieri, come nel sonno di un'estasi, tutta l'epopea di cinquant'anni di vita e di attività salesiana. La rivide coll'occhio della mente memore, mentre lo sguardo si posava sulla folla dei confratelli e degli allievi accorsi da tutte le Case che i figli di Don Bosco han moltiplicato in Torino, nel Piemonte, in Italia, in Europa, da tutti i luoghi, donde le odierne condizioni di guerra non hanno potuto impedire la venuta dei figli alla festa del Padre. Rivide questa epopea di fatiche, di sacrifici, di sante audacie nel nome del Signore: e l'animo suo se ne compiacque: poiché la folla adunata era chiara prova, nell'imponenza del suo numero, nella qualità delle persone che la componevano, che tante fatiche, tanti sacrifici, tante audaci imprese non sono andate a vuoto, ma, han fruttato qualcosa pel bene della Patria e dell'umanità.

» V'erano infatti, commisti in un solo ideale di amore e di riconoscenza, i rappresentanti di tutte le classi sociali; dall'umile operaio, che alla scuola di Don Bosco ha imparato a ritenersi ricco, anche se il valore intellettuale non l'ha messo in grado di procurarsi le grandi fortune purchè vi sia la soddisfazione della cosciénza retta, all'intellettuale che ha raggiunto un « posto » nel mondo delle arti e delle lettere e che, ricco o non ricco, riconosce la sua fortuna morale negli insegnamenti coi quali Don Bosco e i suoi discepoli gli hanno formato il prezioso patrimonio psichico, che, nella vita, vale più di qualsiasi dovizia.... »

Le Autorità e le Rappresentanze.

Intorno al venerando Don Albera, sul palco trasformato in artistico padiglione, su cui campeggiava il gran quadro della gloria di Maria Ausiliatrice, e nelle prime file di fronte al palco, sedevano gli Ecc.mi Mons. Pasi vescovo aus. di Ferrara, Mons. Albino Pella, vescovo di Casale, Mons. Olivares, vescovo di e Sutri Nepi; i rappresentanti del Collegio dei Parroci: Mons. Cumino, Mons. Muriana, teol. coll. Pola; Padre Vallaro, Padre Serafino Tosi, teol. Corio; il can. Franco, rappresentante l'Em. Card. Richelmy; l'on. Gazelli di Rossana; i consiglieri comunali: comm. prof. Costanzo Rinaudo, avv. comm. Carlo Barberis, cav. prof. Piero Gribaudi, avv. Saverio Fino, cav. Giovanni Maschio, conte Carlo Olivieri di Vernier, comm. Luigi Grassi; tutto il Consiglio Superiore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e gli Ispettori e le Ispettrici d'Italia e di paesi neutrali; il Console della Repubblica Argentina signor Raùl P. Pineyro, col vice console prof. Lucillo Ambruzzi; il Commissario cav. avv. Odilio Tabusso rappresentante il questore cav. uff. Mori; il tenente generale conte Sanminiatelli-Zabarella, il generale conte Cravosio-Anfossi, il marchese di Rovasenda, l'avv. comm. Carlo Bianchetti, il conte di Cigliè, il conte Luigi di Collegno, il barone Cavalchini-Garofali, il comm. Giovannini, il prof. Ferrua, il conte Carlo della Chiesa, il cav. Macciotta presidente della Giunta Diocesana, il can. cav. Guido Garelli; la contessa Rebaudengo, presidente del Comitato torinese dell'Unione delle Donne Cattoliche; il teol. Milano per l'associazione del Clero e della Federazione delle Associazioni del Clero; il can. prof. Bues pel Circolo Universitario « Cesare Balbo »; il cav. Federico Arborio Mella, presidente della Giunta Diocesana di Vercelli; il can. Fantino di Vercelli; Mons. Maja di Biella, il cav. Paolo De Rege di Donato e il cav. Enrico Balbo di Vinadio per la Federazione Internazionale degli ex-allievi salesiani; le rappresentanze dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane di Milano, Verona,, Novara, Trino, Chieri, Vercelli, Savona, Nizza Monferrato, Genova, LivornoToscana, Parma, Borgo San Martino, Asti, Alessandria, Bologna, Faenza, Ancona, Roma, Messina, Catania, Vigevano, Nizza Marittima, Marsiglia, Lione, Santander, Barcellona, Siviglia, Algeri, ecc.

i discorsi.

Or ecco un fedele resoconto del solenne omaggio, spigolando dal «Momento »:

La dolce festa, che doveva essere riunione famigliare e fu assemblea di popolo per l'amore che tutto il popolo nutre verso l'Opera di Don Bosco, ebbe il suo inizio con l'esecuzione dell'inno « Si canti », composto con arte suggestiva dal maestro cav. G. Dogliani, su versi dell'avv. Carlo Bianchetti. Il coro di centinaia di voci giovanili della Scuola interna dell'Oratorio, con i cantori scelti della Metropolitana, accompagnato dalla banda musicale dell'Oratorio, sotto la direzione dello stesso egregio maestro Dogliani, ebbe virtù di elettrizzare la folla colla efficace accentuazione degli squisiti - pensieri poetici infiorati dal magistero della composizione musicale.

L'omaggio in onore del venerato secondo Successore di Don Bosco continuò tra gli applausi e le ovazioni, tra i ricordi soavi degli anni trascorsi, tra le dolci rievocazioni delle figure paterne di Don Bosco e di Don Rua, tra lacrime di gioia e di rimpianto, tra sorrisi di compiacenza, ai ricordi suscitati con le ispirate parole del sacerdote dott. Arturo Conelli del Consiglio Superiore Salesiano che recò al reverendissimo signor Don Albera l'omaggio dei confratelli sparsi su tutta la faccia della terra: e col discorso di Mons. Cumino, presidente del Collegio dei Parroci, che, con pensiero nobile, appropriato al Clero che rappresentava, salutò nel venerando festeggiato la vivente immagine di D. Cafasso, del Cottolengo, di D. Bosco e di D. Rua: mentre l'antico e illustre allievo dell'Oratorio Salesiano, consigliere comunale prof. comm. Costanzo Rinaudo, colla cura d'un rigido cultore delle discipline storiche e coll'affetto d'un fratello devoto, rapiva nell'estasi dei ricordi l'anima di lui con una fedele rivista delle vicende, delle traversie, delle fatiche, dei sacrifici, dei dolori e delle glorie, attraverso i quali l'Opera di Don Bosco e Don Albera son pervenuti all'odierno apogeo di estimazione.

Per le Dame Patronesse parlò con eloquenza gentile la contessina Maria Teresa Camerana, attiva segretaria del Comitato organizzatore.

Seguì il cav. Oreste Macciotta, presidente della Giunta Diocesana, che ben rilevò l'ospitalità e il favore sempre concesso da Don Albera alle istituzioni cattoliche e l'incremento prezioso che i suoi alunni hanno sempre dato alle medesime.

Dopo un intermezzo musicale, composto dal sacerdote Giovanni Cagliero ed eseguito per la prima volta in omaggio a Don Bosco nel 1862, ripetuto tra gli applausi della folla attentissima, Don Stefano Trione recò l'omaggio filiale delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle loro allieve; e presentò insieme le numerose adesioni pervenute come ondata di tributo d'onore da ogni parte d'Italia e del mondo per opera di autorità ecclesiastiche, politiche e civili, di personalità della scienza e dell'arte, di aristocratici e di popolani. Tra speciali applausi, prolungati tra la commozione generale, presentò, a corona delle sue parole, il ritratto con autografo, col quale l'Em.mo Card. Agostino Richelmy, volle, con graditissima improvvisata, all'ultimo momento, rendersi presente alla famigliare grandiosa riunione; e la preziosa reliquia di San Carlo Borromeo, con la quale l'Em.mo Cardinal Ferrari di Milano volle esprimere tutta l'ammirazione che nutre per la Società Salesiana.

L'ispettore sac. dottor Alessandro Luchelli recò in commoventi parole il saluto augurale dei confratelli militari delle case salesiane del Piemonte - ai quali si unirono con slancio tutti i salesiani militari d'Italia - rivelando nella sua dolce eloquenza tutto l'affetto che anche nelle trincee, nei campi trincerati, tra il turbine della guerra, dall'estrema Macedonia all'ultimo limite del fronte occidentale, i figli di Don Bosco conservano in petto per l'amato Superiore, col tesoro dei suoi consigli e de' suoi insegnamenti. Eguali affetti, ne siamo certi, traboccavano in quell'ora dal cuore di tutti i Salesiani militari.

Commovente l'omaggio degli allievi degli Istituti nostri, recato in semplici versi dall'alunno dell'Oratorio Ugo Bisi, al quale seguiva, tra lo scroscio reiterato degli applausi, il venerando Don Francesia, l'inestinguibile poeta della vena sempre fresca, sempre spirante gioventù perenne tra i ricordi di un passato grandioso di fatiche e di sacrifici compiuti con la gioia che dà la fede in Dio e nel gaudio del raggiungimento di un ideale, tanto più apprezzato quanto più reso prezioso dal faticoso lavoro compiuto.

Lacrime di commozione e sorrisi di compiacenza, fra reiterati applausi, suscitarono i bimbi orfani di guerra dell'Istituto di Grugliasco ed i fanciulli, pur orfani di guerra, dell'Istituto di Pinerolo, che, in semplici dialoghi, esposti con slancio di piccoli artisti e tenerezza di figli riconoscenti, espressero a Don Albera tutta la messe di grato affetto, che anche nei loro teneri cuori l'Opera di Don Bosco ha già saputo raccogliere.

I ringraziamenti di Don Albera.

Don Albera, commosso, intimamente tocco da tante espressioni di devozione, sereno come un patriarca dell'antica legge, che nelle manifestazioni più grandi del mondo null'altro vede che l'occasione all'incitamento per altre imprese migliori, il riverbero passeggero di quella che è la vera gloria imperitura che attende in Cielo chi ha ben operato per Dio, per la Patria, per l'umanità, con chiara visione d'idee, con limpida espressione di parola, senza dimenticare neppur uno dei rappresentanti che avevano recato a lui l'omaggio della falange dei figli e degli ammirarori, ringraziò ascrivendo umilmente tutto il merito dell'imponente manifestazione a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice.

Noi invece, perchè anche i posteri possano farsi un'idea dell'immenso tesoro di affetti che ha saputo suscitare il 2° Successore di Don Bosco, e perchè tutti i nostri Confratelli e Cooperatori possano gustare le stesse soavi emozioni che innondarono il cuore dei presenti, al solennissimo omaggio tributatogli in quest'occasione, ci siamo imposto il dovere di procurarci i brevi discorsi pronunciati e qui pubblicarli.

Don Albera nella sua "Messa d'oro"

Felicitazioni, auguri e voti.

Per i salesiani.

(Sac. Dott. ARTURO CONELLI).

Rev.mo Sig. Don Paolo Albera, nostro venerato Rettor Maggiore e Padre amatissimo,

Ho l'onore sinceramente sentito di rappresentare in questo momento l'intera famiglia salesiana, quanto essa si estende nei suoi gradi gerachici, negli svariati uffici individuali e senza limiti di luoghi: quasi, assumendo la voce di tutti, vicini e lontani, per ripeterne qui l'omaggio e il sentimento comune.

Questa vostra estesissima famiglia, dopo avere per un istante fissate le pupille, adorando, in quel segreto consiglio di Provvidenza che concede a Voi ciò che non fu dato al Venerabile Don Bosco e al venerato Don Rua, sente più viva che mai la gioia di potere alfine riversare su di Voi quella piena d'amor filiale e affettuosa venerazione, che avrebbe un giorno partito fra i due sommi. Tale gioia, per quanto contenuta e repressa dai richiami al severo raccoglimento dell'ora, è pur essa diffusa nell'animo dei figli da Colui che ha operato in Voi il prodigio; essa poi spontaneamente compendia palpiti ardenti e delicati pensieri, che, benchè molteplici nell'intimo, per l'indole varia d'ognuno, sono però tutti egualmente manifesti nel sorriso di questa gioia. E il vostro sguardo poi, e il vostro. cuore di padre, che oggi più che mai è vicino a ciascuno dei figli, tutti provvidenzialmente conosciuti nelle vostre benefiche peregrinazioni, discerne in essa l'indistinto, novera quei battiti, legge quei pensieri.

Ardore, in tutti, del più filiale affetto, e che si alimenta ai riflessi dei vincoli spirituali; - preci ferventi che per Voi s'innalzano al Signore, coll'augurio di fiorente longevità e di copiose consolazioni; - rinnovati propositi di opere egregie e coraggioso rammarico di eventuali tardive corrispondenze; - fiducia cosciente di saperci diretti a Dio e forti nel bene, seguendo la vostra voce e imitandone i virtuosi esempi; - piena consapevolezza dell'onore che ridonda sulla intera nostra famiglia dall'avere un Capo così riverito, e circonfuso dalla universale ammirazione e simpatia.

Oh, l'obolo per la vostra Messa d'oro, che ogni Ispettoria e più lontana Casa ha voluto aggiungere alle generose oblazioni dei Comitati, dei Cooperatori, ex-allievi e ammiratori, è l'esponente più modesto e meno significativo dei nostri sentimenti! Volgete invece lo sguardo a questa fioritura di nobili sensi nel giardino che la Provvidenza Vi affidava; allietatevi che al calore irradiato dalle commemorazioni giubilari una novella primavera si ridesti, la quale ricorda quella eroica, dei primi nostri albori, e promette ed assicura il frutto a Voi sommamente caro: - il fervido rinnovarsi d'ognuno nello spirito della nostra vocazione, largamente attingendo alle fonti inesauribili della grazia, sicchè l'azione collettiva si affermi nel mondo sempre e più pienamente benefica!

Lieti presagi avvalorano le ragioni della gioia, mentre affidano dei frutti.

Così, il provvidenziale coincidere delle date, per cui la Madonna di D. Bosco pare compiacersi d'intrecciare con Voi la sua corona, quasi riaffermandosi Madre ove Voi siete Padre.

Così, i riflessi luminosi di quella sacra porpora che avvolge anche il vostro Rettorato, e che l'anima salesiana parve avvicinare maggiormente alla più alta e pura sorgente d'ogni salutare attività.

Parimenti, la Messa d'oro di Voi, che foste col Venerabile Padre dalla primissima ora, ci appare una consecrazione solenne della vivente e veneranda tradizione salesiana più genuina, la qu ile per Voi s'incorona, e nei figli riannoda il sacro patto di trasmetterla intatta ai tardi nepoti.

Infine... oh, consentitene il ricordo nell'intimità di quest'ora: Un'amplissima lode, di cui può a stento idearsi la maggiore, rivolgeva non ha guari la Suprema Autorità sulla terra ad un'umile famiglia, proclamando semplicemente meraviglioso il bene da essa recato alla Chiesa con lavoro continuo e non oscura virtù: mirum quantum utilitatis attulit Ecclesiae Catholicae, constantia laborum, splendore virtutum (1).

Or bene, al ricordo dell'altissimo encomio in questa data memoranda, tutti í vostri figli sparsi ovunque pel mondo sorgono come un sol uomo, e da ogni dove, lontano e vicino, additano il Padre, acclamandolo colla parola papale per le sue incessanti fatiche e luminose virtù: constantia laborum, splendore virtutum.

Paghi i figli che l'augusta parola suoni per, essi incoraggiamento a ben meritarla, vogliono invece e sanno che al Padre, a Voi, va principalmente riferita. Sanno che se un motto può scolpire i vostri cinquant'anni di sacerdozio, se impresa può incidersi intorno alle venerande vostre sembianze, impresse nel cuore d'ogni figlio più saldamente che nel bronzo di medaglia recordativa, quel motto, quell'impresa è il « constantia laborum, splendore virtutum ».

- Pel Padre è la lode meritata, è l'esempio; pei figli è il proposito, il programma, l'omaggio.

(1) Lettera di Papa Benedetto XV al rev.mo D. Paolo Albera, in data 1 marzo 1917.

Per il Collegio dei Parroci e il Clero di Torino.

(Mons. VINCENZO CUMINO.

Mons. Vincenzo Cumino, Presidente del Collegio dei Parroci, ricordata la parabola evangelica della lucerna, che non si pone sotto il moggio, ma sul candelabro, affinchè diradi le tenebre e rischiari la casa, ravvisando nella lucerna « quei Servi di Dio fedeli e prudenti, che tolgono dalla mente degli uomini le tenebre dell'ignoranza e degli errori, e additano le vie del retto e santo operare, le vie che conducono alla vera felicità » - proseguì:

Benedetto Iddio che non privò riai il mondo di questi uomini apostolici, benedetto Iddio, che che privilegiò la nostra diletta Torino fra le città sorelle. E se in questo momento, in questo teatrino dell'Oratorio Salesiano di Valdocco è adunato il fiore della cittadinanza torinese, con venerandi Vescovi ed altri insigni personaggi del clero e del laicato, è appunto per rendere onore ad un servo di Dio fedele e prudente, ad una vivente immagine del Venerabile D. Cafasso, del Venerabile D. Bosco, del venerando D. Rua, a un uomo apostolico, il quale, dopo avere mandati sprazzi di luce nei varii periodi di sua vita, eletto e collocato sul candelabro della giovane Congregazione Salesiana risplende della luce del pieno meriggio. E questa splendida lampada, mi rincresce offenderne la modestia, è il Rettor Maggiore, il venerando Don Paolo Albera, il quale fra il plauso e gaudio dei suoi figli e ammiratori celebra il suo giubileo sacerdotale. La soave fragranza delle sue virtù, della sua carità, serenità di spirito, costanza, bontà, mansuetudine, modestia e santità, si spande sulla faccia della terra, riscalda e muove a sante operazioni; e la Pia Società Salesiana, che da suoi capi piglia la forra, sotto un tanto padre, è mirabile spettacolo al cielo ed alla terra per la sua dilatazione e fecondità di opere.

Questa festa poi, alla quale partecipano ancora in spirito innumerevoli persone, sparse sulla fascia della terra e d'ogni condizione sociale; cominciando dal Sommo Pontefice e, per gradi, sino ai più umili fedeli, non è così propria della famiglia salesiana, che non sia ancora festa dell'Archidiocesi Torinese. Il venerando Rettore Maggiore D. Paolo Albera noster est. E nostro pei suoi natali, è nostro per i suoi studi, è .nostro per opere sante qui compiute; è nostro, perchè in questa città sta il gran candelabro ove fu innalzato e risplende.

Ed oh! perchè toccò a me parlare in sì solenne circostanza, a nome del venerando Collegio dei parroci e rispettivo Clero parrocchiale, mentre altri ne avrebbe meglio interpretati i sentimenti? Ma poichè toccò a me questo onore, senz'altro, a nome mio e nella mia qualità di rappresentante, prego il rev.mo Rettor Maggiore D. Paolo Albera di gradire l'omaggio della nostra illimitata stima e venerazione, e di gradire i sentimenti profondi di gratitudine per il gran bene che opera in questa città e nelle chiese e negli oratorii e nei seminarii: di gradire i nostri fervidi voti per la preziosa sua conservazione a bene della Chiesa, della Patria, dell'umanità e della Congregazione Salesiana, la quale, sotto l'illuminata sua direzione, percorre la via ognor ascendente nel promuovere ovunque la gloria di Dio e la inseparabile civiltà. Ad plurimos annos!

Per i Condiscepoli e gli ex-Allievi.

(Comm. Prof. COSTANZO RINAUDO).

Sessant'anni di amicizia fraterna, cementata da schietta e viva ammirazione, mi procurano in questo giorno doppiamente solenne l'alto onore di rappresentare il pensiero degli antichi compagni molto ridotti di numero, e di interpretare il sentimento di centinaia di migliaia di allievi usciti dagli istituti Salesiani, omai diffusi su quasi tutta la faccia della terra, portando a nome di tutti gli auguri più fervidi a D. Paolo Albera, il Rettore Maggiore dei Salesiani, il degno successore del venerabile Don Giovanni Bosco e dell'angelico Don Michele Rua.

In Don Paolo Albera si rispecchia tutta la storia meravigliosa della pia Società Salesiana.

Egli ne vide e sperimentò l'infanzia faticosa e tormentosa dal 1858 al 1863 nel recinto antico dell'Oratorio, allora umile e ristretto, popolato appena da duecento giovinetti, quali addetti agli studi, quali ad arti e mestieri, non governati da rigidi regolamenti disciplinari nè da gerarchia di istitutori, ma fusi in un'anima sola polarizzata verso un Uomo meraviglioso, che senza valersi dei consueti mezzi umani tutti a sè attraeva e a tutto provvedeva di nulla provvisto tranne della fede profonda nella Provvidenza Divina.

Appena diciottenne Paolo Albera prese parte al primo volo fuori delle mura di Torino, sotto le ali di Don Rua, verso Mirabello Monferrato, iniziando nel quinquennio 1863-68 la vita complessa di lavoro fecondo, che più non ebbe riposo. Attendeva agli studi di teologia, preparavasi al diploma di abilitazione universitaria, mentre l'occupavano l'assistenza e l'insegnamento nelle classi ginnasiali.

Il laborioso noviziato fu coronato nel 1868 da duplice corona: la partecipazione alla solenne inaugurazione del Santuario di Maria Ausiliatrice che D. Bosco con rapidità miracolosa aveva condotto a compimento, e la sua desiderata e pia consacrazione sacerdotale.

L'anno 1868 è una delle grandi pietre miliari nel . glorioso cammino della Società Salesiana e nella vita di D. Paolo Albera.

All'infanzia lunga e penosa seguì una adolescenza breve fiorentissima ed una virilità .prodigiosa. Si compì il maggior miracolo religiososociale del secolo XIX. In meno di mezzo secolo l'Italia, la Francia, il Belgio, la Spagna si coprirono di Oratori, Ospizi, Convitti, Educandati, Scuole, Chiese, istituzioni svariatissime, dirette dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice; sorsero Case sul litorale africano e asiatico del

Mediterraneo; missionari arditi e ardenti traversarono l'Atlantico alla conquista dell'America selvaggia e civile.

In questo periodo di espansione maravigliosa, per vent'anni sotto la diretta ispirazione del Venerabile D. Bosco, e per altri 22 anni al magistero di D. Rua si svolse attiva e feconda l'opera del giovane sacerdote, elle Dio chiamava ad alti destini.

Egli fu assunto man mano ai più delicati e gravi uffici, che dovevano fornire alla mente sua già illuminata dal raggio divino l'esperienza necessaria per il governo di tutta la grande Famiglia Salesiana e la coscienza di poter adempire all'alta missione.

Dal'68 al 7o Don Bosco lo volle suo rappresentante nel delicato ufficio di accettazione dei giovani dell'Oratorio; nel decennio 1871-81 gli affidò la fondazione e la direzione dell'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli in S. Pier d'Arena, donde uscì una falange di allievi a lui devoti; nel decennio 1881-91 fu Ispettore generale delle Case Salesiane in Francia, che si moltiplicarono sotto il suo impulso, diffondendo nelle terre francesi l'ammirazione e l'entusiasmo per D. Bosco e per le sue istituzioni. Non potè vedere l'ultima ora del padre, ma accorse a Torino come in pellegrinaggio per ravvivare l'anima sua allo spirito vivificatore di D. Bosco, che ancor più potentemente facevasi sentire dopo la morte sua.

Nel 1892 il supremo Capitolo Salesiano, quasi scorgesse trasfusa nella dolce pia operosa anima di D. Albera l'essenza dello spirito di D. Bosco, affidavagli il più intimo e delicato ufficio, la direzione spirituale generale dell'Istituto.

A plasmare tutte le Case, ravvivare lo zelo e assicurare la continuità della tradizione del Fondatore, visitò tutti gli Istituti sparsi per i vari Stati d'Europa, le Case del bacino Mediterraneo di Algeria, Tunisia, Palestina, e le fiorenti istituzioni d'America, dalla Terra del Fuoco redenta da Mons. Fagnano, dalla Patagonia fatta cristiana e incivilita da S. E. il Card. Cagliero, alla Repubblica Argentina, al Paraguay, all'Uruguay, al Chili, al Perù, alla Bolivia, all'Equatore sino ai Jivaros convertiti da Mons. Costamagna, al Brasile sino ai Bororos aperti alla luce cristiana da Mons. Lasagna, al Venezuela, e alla Colombia per confortare i lebbrosi salvati dall'abnegazione di' Don Unia, all'isola di Cuba, al Messico e agli Stati Uniti, viaggiando in tutte le forme, tollerando disagi e contrasti, superando pericoli, destando dovunque coli la serenità, la prudenza, la bontà, lo zelo, vivissimo affetto, profonda ammirazione, entusiasmo per l'Opera Salesiana. In nome di Cristo ripeteva la santa parola del Vangelo « Sinite parvulos venire ad me », e tutti si inchinarono al nuovo apostolo universale delle giovani generazioni.

Fu dunque un naturale incoronamento di tanto apostolato la assunzione di Don Paolo Albera alla direzione generale dell'Istituto Salesiano; nessuno meglio di lui incarnava lo spirito di Don Bosco e di Don Rua, e poteva degnamente continuare l'azione maravigliosa a gloria di Dio, e a vantaggio civile, religioso e morale della gioventù. Ne faceva l'augurio nel 1910 con sicura fiducia la santa memoria di Pio X; ne affermò solennemente la riuscita nel 1918 Benedetto XV, glorificando in nonne della Chiesa la saggezza e lo zelo del Rettore maggiore della Società salesiana. Queste autorevoli testimonianze rendono vana qualsiasi altra attestazione e sintetizzano l'opera magnifica del suo Rettorato.

L'atroce guerra, che insanguina e flagella l'umanità, fu a lui causa di dolori inesauribili, ma non ne arrestò l'attività, anzi ne rivelò nuovi aspetti forti e pietosi. Disse a' suoi Salesiani e ai figli sparsi per tutte le province d'Italia, che accorrevano ai campi di battaglia, la parola del dovere, del sacrificio, del coraggio e della patria; raccolse i profughi dalle terre flagellate dalla guerra invase dalle orde straniere; aperse gli ospizi e i collegi agli orfani di guerra, che lo benedicono, salutandolo padre e salvatore.

Ed io fra. tanti dolori, che angosciano l'animo, mi ritengo felice di potere dopo sessant'anni salutarti, nelle nozze d'oro della tua consacrazione sacerdotale, fratello ed amico, in tanta gloria; e sono grato alla benevolenza degli amici, che mi procurò l'altissimo onore di portarti in nome di centinaia di migliaia di antichi allievi degli Istituti, Oratori, Ospizi salesiani, in questo giorno di' sì pie memorie, gli auguri riconoscenti. Domani migliaia di voci, onorando Maria Ausiliatrice, pregheranno Dio, perchè lungamente ti conservi nella vigoria delle tue forze all'affetto e all'ammirazione della grande Famiglia Salesiana, all'onore della Chiesa, e alla salvezza delle giovani generazioni.

Per il Comitato "Dame Patronesse Opere Ven. D. Bosco„.

(Cont.na MARIA TERESA CAMERANA).

Eccellenze,

Veneratissimo Sig. Don Albera, Signore, Signori.

È a nome delle Patronesse del Comitato Torinese Opere Ven.le Don Bosco che mi rivolgo oggi a Lei, rev.mo Sig. Don Albera, per offrirle tutti i voti più fervidi che forala oggi il cuor nostro, alla vigilia del giorno santo sospirato della sua « Messa d'oro».

E questo devoto e riverente omaggio d'auguri e di ossequi, non si limita alla piccola cerchia del nostro Comitato, ma oggi noi siamo altamente fiere di rappresentare tutti i Comitati di Patronesse e Cooperatrici Salesiane, non solo della nostra Italia, ma dell'Europa e delle Americhe.

Poichè quasi ovunque sorge un centro d'attività salesiana si è formato un gruppo di persone devotamente entusiaste dell'Opera del Ven. Don Bosco, che si sono unite a noi per cercare di rendere più bello più solenne questo giorno santo per Lei, ven.mo Padre; giorno che soavemente viene a congiungersi col cinquantenario della Consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice.

E noi sotto la protezione e nel nome dell'Ausiliatrice sin dallo scorso autunno abbiano lanciato un appello, onde con noi si cooperasse a lavorare per queste carissime solennità. E, il nostro appello non riuscì vano e oggi, rev.mo sig. Don Albera, noi Le offriamo a nome di tutte le Patronesse dei diversi Comitati, questo lavoro di cooperazione agli arredi sacri riuniti nell'Esposizione ad onore di Maria Ausiliatrice e la cooperazione all'obolo per la « Messa d'oro » di Lei, veneratissimo Padre.

E qui ci è pur dolce ricordare che una pia gentildonna torinese, degna erede dell'ammirazione degli illustri suoi avi per le opere, del Ven. Don Bosco, volle con piissimo pensiero raccogliere gemme e ori per ornare più riccamente il tabernacolo dell'Altare di Maria Ausiliatrice. Gli oggetti destinati al sacro culto li avremmo voluti più numerosi assai, e lo sarebbero stati, se le difficoltà presenti non lo avessero impedito, ma noi sappiamo che uguale manifestazione filiale si svolge all'Estero, sopratutto in Spagna e nei principali centri dell'America, ove si è lavorato con tanto zelo, invidiando certo noi, che all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice abbiamo la gioia di poterli noi stesse offrire.

L'obolo per la sua «Messa d'oro » a favore delle opere di assistenza per gli orfani di guerra e le tante altre opere salesiane, che vorremmo da tutti comprese nella grandezza dei loro santi ideali Religiosi e Patriottici, l'offriamo fidenti nella Provvidenza, che tanto si svela in queste opere, perchè ad esse ha mai lasciato mancare il suo aiuto. E come al primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana, Maria disse: «Fate tutto ciò che Egli vi dirà », così i figli del Ven. Don Bosco, sotto l'impulso dell'Ausiliatrice, s'avanzano nel lavoro inumane per la gloria di Dio e la salute delle anime in un modo che noi possiamo chiamare un miracolo continuato. E tutto ciò si compie con una praticità di mezzi, un'altezza di fine e una pietà sì gioviale esplicando così il detto dei salmi « Servite Domino in letitia », che attrae, avvince, entusiasma.

Nella stessa grave ora che attraversa l'Italia e il mondo intero, sotto la protezione di Maria e nel nome del loro Fondatore, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice aprono le loro case a tutte le sventure che si presentano; e gli istituti degli orfani di guerra e il loro lavoro, pieno d'abnegazione e di zelo, nelle trincee e negli ospedali, ne è un'ammirabile prova.

Il Ven. Don Bosco negli inizi della grande opera sua ebbe l'approvazione e l'appoggio dei Principi di Casa Savoia, ed i loro successori ne seguirono l'esempio; così oggi le Patronesse del Comitato di Torino sono liete di presentare a Lei, rev.mo sig. Don Albera, a nome delle LL. Maestà le Auguste nostre Regine Elena e Margherita, e di S. A. I.R. la Duchessa Laetitia, nostra Presidente Onoraria, delle LL. Altezze R.R. la Duchessa Elena d'Aosta e la Duchessa Isabella di Genova, doni preziosi, che destinati all'altare dell'Ausiliatrice saranno un perenne ricordo delle Loro ammirazione e benevolenza per le Opere Salesiane e della loro pietà per la Regina del Cielo! Sì, a Maria l'Augusta Casa Sabauda fu sempre particolarmente devota. Nei secoli andati due suoi Principi,

Vittorio ed Eugenio, alla Vergine SS.ma innalzarono un tempio in testimonianza della loro gratitudine per il trionfo dei loro Eserciti; e in questi giorni ancora, in cui tutti i cuori affrettano. con la preghiera l'ora d'un'altra vittoria, un giovane principe, Eugenio di Savoia, Duca d'Ancona, prostrato all'altare di Maria Ausiliatrice offriva il cuore dorato dei soldati del nostro Presidio piamente raccolti nel Santuario, mentre un d'essi presentava l'argentea Croce donata dall'Augusta nostra Regina alla Madonna delle Vittorie Italiane. E poco più di 53 anni fa era un principe, della Casa Sabauda, che potremmo chiamare Amedeo il buono, S. A. il Duca d'Aosta, che poneva la prima pietra fondamentale del tempio che oggi s'innalza grande e maestoso a cantare le glorie dell'Ausiliatrice dei Cristiani: e più tardi, reduce dalla Spagna, veniva a dire alla Vergine che il peso d'uno scettro non sentivasi di tenerlo e preferiva la vita tranquilla della città natale, per intessere .la sua esistenza di opere buone e di regale cortesia.

Oggi invece è una pia Principessa di Spagna, Ella pure Cooperatrice Salesiana, che invia un aureo scettro gemmato, affinché domani un Principe della Chiesa, una gloria grande d'Apostolato salesiano, lo ponga nelle mani dell'Ausiliatrice, quale atto d'omaggio e riconoscenza, perchè se l'Opera del Ven. Don Bosco è oggidì mondiale, lo si deve a Maria Ausiliatrice e a Maria Ausiliatrice essa nuovamente e solennemente a Lei si consacra.

Veneratissimo sig. Don Albera, prima di por termine a queste mie povere parole, che però Le son rivolte con tutto il riverente ossequio e affetto del cuore, permetta che a nome di tutte le Patronesse le rivolga un'umile preghiera:

- Voglia domani nella Sua Messa d'oro, al momento solenne nel quale l'Agnello Divino scenderà fra le sue mani ricche di tanti meriti, feconde di tanto bene, rivolgere a Maria Ausiliatrice che le sorriderà dalla sua Immagine miracolosa, un ricordo per noi, che saremo supplicanti attorno a Lei, e per le lontane nostre sorelle nella carità di Cristo. Poichè unica è forse al mondo l'Unione dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, che il Ven. Don Bosco appunto volle unire alla sua Pia Società, perchè con saldezza di fine e concordia di lavoro si potesse realizzare il grandioso programma cristiano contenuto nel suo motto: « Da mihi animas, coetera tolle! » E poi lasci, nella infinita bontà del suo cuore di padre, che noi Le facciamo oggi una promessa, la promessa cioè che il nostro Comitato non rallenterà nel suo lavoro, ma continuerà efficacemente per la sua via di cooperazione alle Opere Salesiane.

Noi intanto ci rivolgiamo sospirando al giorno nel quale Maria Ausiliatrice si degnerà abbassare il suo scettro geminato, quale risposta alle nostre preghiere, e dirci che il Vicario di Cristo ascrisse al numero dei Beati il Ven. Don Bosco.

In quel giorno sì grande, dopo la gloria che si svolgerà a Roma, la prima gloria di Don Bosco, il grande apostolo dell'Ausiliatrice e della gioventù, splenderà a Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Allora dal nostro forte vecchio Piemonte, che ebbe la fortuna di dargli i natali e di avere in Torino il centro della mondiale Opera sua, noi lanceremo un altro appello più ardente e più forte, onde il faro che si partirà dal Santuario dell'Ausiliatrice ritorni al suo altare, presso la gloria del novello Beato, in un'immensa apoteosi di luce, di fede e di amore !

Per l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e l'Unione dei Cooperatori Salesiani.

(Sac. Prof. STEFANO TRIONE).

Il Sac. Stefano Trione presentò gli omaggi dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Le cinquemila Suore Salesiane del ven. D. Bosco coi loro 350 istituti e col numero immenso delle loro allieve ed ex allieve, non vollero essere ad altri seconde nel manifestare la loro riconoscenza verso il Successore del comun Ven. Fondatore Don Bosco.

Coi loro preziosi e opportunissimi doni occuparono larghissima parte dell'Esposizione generale di arredi sacri di Torino e di tutte le altre analoghe Esposizioni parziali all'Estero, specialmente nelle Americhe. Altrettanto fecero nel collettare l'obolo della a Messa d'oro, a vantaggio dei giovanetti orfani e profughi di guerra, e nell'organizzare corone di Comunioni e specialissime preghiere pel veneratissimo Don Albera.

L'oratore fece insieme rilevare le proporzioni amplissime e sempre crescenti della mirabile Istituzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice e del cumulo di opere e dell'ampio e molteplice programma d'azione, cui esse, ovunque intraprendenti e attivissime, attendono con mirabili frutti: dall'asilo d'infanzia alla scuola normale, dal convitto delle operaie a quello delle studentesse d'università, dell'oratorio festivo nelle più grandi capitali alle missioni tra i selvaggi.

Questa mirabile Istituzione presentava un altro omaggio al veneratissimo Superiore D. Albera, cioè la protesta di conservare sempre fedelmente e fervorosamente lo spirito del Ven. Fondatore D. Bosco sotto le illuminate direttive del degnissimo di lui Successore, gareggiando con la Pia Società di S. Francesco di Sales e con la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani nel fare il maggior bene possibile a gloria di Dio e a salvezza delle anime.

L'oratore presentava pure all'amatissimo Superiore gli auguri e gli omaggi di tutta la Pia Unione dei benemeriti Cooperatori Salesiani, che compie tanto bene in vantaggio della religione e della civile società in tutte le parti del mondo.

Concludeva coll'accennare alle numerosissime lettere, telegrammi e doni di omaggio, inviati da Cooperatori sparsi in ogni grado sociale, tra cui non pochi personaggi altamente benevoli verso le Opere del ven. D. Bosco e l'attuale loro Superiore.

Per la Giunta Diocesana.

(Cav. ORESTE MACCIOTTA) Reverendissimo Sig. Don Paolo Albera,

Le Associazioni Cattoliche della Archidiocesi Torinese - che in questo momento ho l'onore di rappresentare - memori di quel molto di cui si sentono debitrici verso la stimata e benemerita Congregazione Salesiana per gli aiuti d'ogni maniera loro prodigati con somma benevolenza, a mezzo dei quali s'infusero e s'infondono anima e vita nella loro azione; in modo speciale i membri tutti delle nostre società torinesi, compresi di viva riconoscenza per la fonte inesauribile di grazie celesti, quale è il maggior tempio di Maria Ausiliatrice, ed esultanti per l'avventurata vostra « Messa d'oro », sentono l'imperioso dovere di deporre ai vostri piedi, con somma riverenza e ammirazione, i loro omaggi, i loro voti.

A supplire alla mia deficienza, a rafforzare la povertà del mio pensiero, rievoco l'eco dei fremiti dell'azione cattolica manifestatisi soventi volte in questa sala stessa, asilo tranquillo per le pacifiche e feconde assili delle organizazioni torinesi non solo, ma del Piemonte e d'Italia nostra.

Rievoco il plauso delle cento e cento adunanze e convegni e congressi qui ospitati, dai quali sorse ravvalorata l'azione e degli operai e degli agricoltori; dove ebbero impulso e l'azione religiosa e l'azione sociale; dove s'accese la scintilla dell'azione rinnovellatrice, voluta dal S. Padre, l'Unione popolare.

E mi gode l'animo ricordare l'omaggio speciale dei nostri giovani, pupilla dei Vostri occhi e per noi valido aiuto d'oggi e care speranze di domani. Nelle Case Salesiane, pur tenendo ferma la base della formazione cristiana dell'alunno, si procede in modo abile, sicuro, alla formazione civile della gioventù ; così ne escono ottimi caratteri, temprati nella devozione alla Chiesa ed alla Patria.

Ed ancora, a compendio del nostro omaggio, ricordo che molti dei nostri amici che più emergono, sono ottimi nelle nostre organizzazioni, apprezzati nei pubblici consessi e valorosi, oggi, sul canapo di battaglia, perchè crebbero sotto lo sguardo espressivo, sotto il soave sorriso dei Successori di quel grande Apostolo dell'azione cattolica mondiale, che fu il Venerabile DON GIoVANNI BOSCO!

Per i Salesiani militari.

(Dott. D. ALESSANDRO LUCHELLI).

Amatissimo Padre,

una voce possente si è resa felice interprete di ciò che sente per Te, in quest'ora solenne, la grande Famiglia Salesiana, a cui è campo di lavoro il mondo tutto: era un cuore che nel suo palpito assommava i palpiti di mille e mille cuori.

Ma nella folta schiera dei Figli di Don Bosco alcuni vi sono che, per le eccezionali circostanze in cui si trovano, sentono imperioso, irrepremibile il bisogno di far giungere a Te, in particolare, la loro voce, di cui la mia, ora, vorrebbe essere un'eco meno indegna.

Sono i Confratelli militari che il sacro, austero dovere di difendere la Patria, tiene, omai da anni, lontani da Te, disseminati sopra un immenso territorio, che dalla Macedonia e dall'Albania si estende fino ai confini occidentali della Francia.

E che cosa ti vogliono dire questi tuoi figli, che più volte chiamasti la pupilla degli occhi tuoi ?

Ti vogliono dire che divisi da Te di persona si sono sempre sentiti ed ora più che mai si sentono uni con te di cuore: ti vogliono dire che se cosa li angustia in questa loro materiale lontananza è l'acuta brama nostalgica del caro nido salesiano che hanno dovuto abbandonare: ti vogliono dire che non passa giorno che a Te non rivolgano il memore pensiero, rievocando alla mente commossa la tua dolce immagine paterna, il tuo sguardo luminoso di bontà, il tuo sorriso incantevole di tenerezza, la tua parola soavemente ammonitrice: ti vogliono dire che ciò che li rende più forti negli ardui d'ogni fatta cimenti con cui sono alle prese, ciò che forma il fulcro più saldo alla loro virtù, mai come ora terribilmente provata, è il pensiero di non far cosa che sia indegna del nome salesiano e sia discara a Te: ti vogliono dire che dalle caserme, dagli ospedali, dagli uffici, dai treni attrezzati, dalle trincee, dai canapi di battaglia, dai mille luoghi insomma, dove ognuno compie nobilmente e fortemente il proprio dovere, sale a Dio la loro preghiera, perchè ti benedica, ti prosperi, ti conforti, ti sorregga, ti riservi come a nuove fatiche così a nuovi trionfi: ti vogliono dire infine che loro tarda il momento di far ritorno a Te per consacrare di nuovo all'apostolato salesiano le energie che in quest'ora, con cosciente dovere di cittadini, hanno votato alla Patria.

Tanto, o Padre amatissimo, ti vogliono dir qui, ad alta voce, i Confratelli militari, dopo averlo le cento volte affermato in lettere che nel loro insieme formano un magnifico commovente poema d'amore e di devozione al Padre, al Maestro, al Rettore supremo della Pia Società Salesiana, al degno Successore di D. Bosco e di D. Rua.

Ma essi, i figli tuoi da Te così lontani, non si sono limitati ad effondere in lettere la pietra dei loro affetti; imponendosi sacrifizi e privazioni, di cui solo la più ardente pietà filiale poteva essere capace: hanno voluto raccogliere una somma che formasse parte dell'obolo per la tua Messa d'oro: e le quote a me inviate via via si moltiplicarono: e la somma come per incanto crebbe, crebbe a segno che l'artistico Calice, che fa mostra di sè nell'Esposizione dei doni a Te offerti, non ne rappresenta che una minima parte.

Era negli offerenti un vivo intensissimo desiderio; ma sembrava loro così alto, così audace che si facevano un rimprovero di pur accarezzarlo nella mente: il desiderio che il loro Calice sortisse l'onore della scelta nella celebrazione della tua Messa d'oro.

Perdonali, o Padre! essi non conoscevano quali tesori di bontà delicata si racchiudono nel tuo cuore. Ma Tu l'hai compresa l'inespressa brama: l'hai compresa, e l'hai esaudita. Sarà nel calice offerto dai nostri Soldati che spumeggerà il Sangue del Divino Agnello nell'augusto Sacrificio che in un serafico rapimento celebrerai nell'auspicatissima ricorrenza della tua Messa d'oro...

Generosità di figli, amorosità di Padre! Propiziante l'Ausiliatrice, che trionfa nel Cinquantenario del Tempio a Lei sacro, sorrida il Cielo a questa gara di sentimenti che si accendono al fuoco d'una carità divina, e conceda al Padre, ai figli quella grazia che con concorde umile prece invocano, che con ansia trepida, solo da Dio attendono, perchè Dio solo può dare.

Per gli alunni degli Istituti salesiani.

(Sac. Prof. G. B. FRANCESIA).

O mio caro fanciullo (1) a grado accetto Di venire a cantar dopo di te ; Tu non lo sai, tutto l'amor ci metto, Chè fermo è il cor, se vacillante il piè... Qui venni giovinetto, e son molt'anni, Lieto al riparo di futuri danni.   -

Allora germogliavan quivi i fiori Campestri e di profumi imbalsamati: L'ape toglieva i più soavi umori

Fra i giardini volando e in mezzo ai prati: E nella notte tacita e incolora S'udiva scorrer la sonante Dora.

V'era Colui che il vostro labbro dice Ma l'occhio non potè quaggiù vedere! Trascorreva l'età bella, felice, Con il desir di solo a Lui piacere; E come si suol far sull'altalena, Si va si viene, come amor ci mena.

(1) Don Francesia era invitato a parlare da un alunno dell'Oratorio con queste rime.

Caro signor don Albera - e pubblico gentile, scusar vi prego, in grazia - la mia presenza umile.

Parlar sol per i giovani - che crescono alla scola di- Don GIOVANNI Bosco - in questa prima aiuola, sarebbe già difficile, - chè son quasi duemila coloro che compongono - la prima densa fila.

E di quegli altri innumeri - che alla stessa bandiera si serrano con giubilo - e nell'Italia intera e in tante parti all'Estero, - anche in estranii liti, un tempo ignoti e barbari - ed oggi inciviliti, come ritrarre gli animi, - come ridire i sensi che in voti si risolvono - e preci ed inni intensi? è un cantico pindarico - d'incontrastata altezza, è un dolce e forte effluvio - di sovrumana ebbrezza, è un compito difficile-- tal che non ha l'eguale, per umili discepoli - del corso ginnasiale."

Mentre così lagnavami - soletto fra me stesso, odo tura voce amabile: - «Fa' cuore, e se concesso il vanto a te non reputi - d'esser il degno araldo che snòccioli a don Albera, - in stile piano e caldo, tutto il gioir dei giovani - che lo chiamano Padre, tutto il festoso fremere - delle lor dense squadre, tutto il desio di correre - ai piedi suoi a Torino, tu non temer... chè vigile -- a te sarò vicino...»

- Ed ella prenderebbe, - se occorre, la parola?

- E perchè no? non crebbi - forse alla stessa scola?-

Caro signor don Albera - e pubblico gentile,

poichè egli vien... si eclissa - la mia presenza umile:..

Giovinetto qui vissi! E tanti e tanti Vidi amici passar baldi, contenti!

A barra si correva, e s'era ansanti A Cingolo giocar con gli assistenti!... Non c'era ancora a fracassarti il piede Il foot-ball anglo, che in Italia riede.

Qui vedevi scherzar anche il buon Padre ! Ma placido, tranquillo ne' suoi modi, Non avevamo le volanti squadre Che dal Presidio Militare han lodi, Nè i battaglioni folti ed istruiti A raccogliete i morti ed i feriti.

Eran lo studio e la pietà battaglia, Nostro campo d'onore nostra vita ! Qualcun si guadagnava la medaglia L'orto a guastar di mamma Margherita Ma come poi narrò bravo scrittore C'era molta virtù, molto valoreí,

Qui Don Bosco operava con costanza

Il cor, esercitando ed il sapere!

Quali grati profumi, qual fragranza Ad ogni avvicendar di primavere!

Qui Domenico Savio, nostro orgoglio, Di sue virtù pose il primier germoglio.

Quale cresce in giardin chiuso la rosa

E sparge sue dolcezze intorno intorno, La famiglia aumentava e rumorosa Sentì ristretto quest'umil soggiorno: E qui vidi formarsi quel drappello Che fu il primo a partir, per Mirabello!

Quanti fiorelli vide il vecchio vate, Che qui sbocciar di caritade al foco! E rose e gelsomin ad ogni etate, D'ogni paese onor e d'ogni loco! Ne giubilava il Padre di famiglia, In lor volgendo le amorose ciglia.

Dall'Africa e dall'Asia ora venire

Vedi i fior, dall'America lontana ;

Ce n'è dei mucchi che ti fan stordire,

D'ogni colore, d'ogni forma strana;

E tutti parlan un linguaggio solo, Come cresciuti in questo sacro suolo !

O potenza d'amor d'un nome grande!

È DoN BosCO che parte, Egli che viene, Egli che vita in ogni loco spande; Fra le lontane e più deserte arene; Anche il Cacico dai costumi fiero Bacia la Croce al Cardinal Cagliero.

Ora portano fior dalle trincere

I figli di Don Bosco sparsi al mondo! Per fortezza di cor e di volere

Son tutti pari ed è nessun secondo... Questa terra lasciar, cinsero il brando, Per la patria, pel ciel lieti pugnando.

A quei forti, nel nascer del mattino Ed al mesto calar del sole a sera, Bella si pinge nel pensier Torino

E questo caro ostel della preghiera; Dalle Alpi, dal Grappa e presso il Piave, Al Padre loro mandan lieti un'Ave.

Quanti fiori lassù sotto le nevi Cresciuti ed al soffiar degli aquiloni! Ma lor fatiche son leggere e brevi Tra le folti mitraglie ed i cannoni ; E mille fiori belli ed odorosi

Ti mandano dal campo i valorosi.

Se tacesse il canna, se pace bella Ritornasse a fiorir con la sua gloria! Se fulgida splendesse in ciel la stella Nunzia felice d'immortal vittoria, Vedresti i figli tuoi metterti al piede De' loro cor l'immacolata fede.

Ho detto ben?... Manca una cosa sola, Ch'ognuno pensa, ma che dir non osa! Che Tu pure crescesti a questa scola,

E palma vi portasti gloriosa

Or di quelli e di questi e dei futuri Ti faccio un sacco di felici auguri.

LA MESSA D'ORO Di DON ALBERA.

L'imposizione dell'aureo scettro a Maria Ausiliatrice.

E spuntò il dì giubilare, atteso con i più fervidi voti e le più liete speranze. Cinquant'anni precisi dalla consacrazione dell'augustissimo Tempio ! cinquant'anni di sacerdozio dell'amatissimo Superiore! cinquant'anni di grazie e benedizioni senza, numero.

Sulla porta della Basilica è quest'iscrizione:

All'altare dell'Ausiliatrice --- al quale or sono cinquant'anni - consacrato appena questo

Santuario - Don Bosco celebrava con lacrime di gioia - offrite, o fedeli, inni e preghiere -

perchè tutta la viva commozione del Padre Venerabile -- giocondi la Messa d'Oro - di Don Paolo

Albera - Rettor Maggiore dei Salesiani.

Nel duplice pio Giubileo - allietino le anime nostre - le più elette grazie divine - sorrida la giusta Pace dei forti. -

Fin dalle prime ore il Santuario è gremito le Messe si succedono a tutti gli altari; la distribuzione delle S. Comunioni è ininterrotta. All'altare di Maria Ausiliatrice celebrano per gli alunni artigiani e studenti le LL. EE. RR. Mons. Pella, Vescovo di Casale, e Mons. Gamba, Vescovo di Novara.

In attesa della solenne cerimonia.

Alle 10,30 precise, quando il tempio è tutto in un mare di luce e interamente stipato dalla

folla e dalle rappresentanze, Don Albera entra nel presbiterio, assistito dal Prefetto gen. della Società Salesiana Don Filippo Rinaldi e dal Direttore spirituale Teol. Giulio Barberis. Lo accompagnano gli altri membri del Consiglio Superiore della Pia Società, che, insieme col Procuratore Generale Sac. Dott. Dante Munerati, prendono posto dietro i Sacri Ministri.

Contemporaneamente gli squilli della Marcia Reale, suonata nei cortili, annunciano l'arrivo di S. A. R. la Principessa Isabella, Duchessa di Genova, con la figlia Principessa Bona; e pochi minuti dopo quello di S. A. I. R. la Principessa Laetitia di Savoia Napoleone, Duchessa d'Aosta.

La Duchessa di Genova, che proveniva in automobile dal suo castello di Agliè Canavese, recava un altro splendido dono, un calice che volle offrire personalmente a Don Albera.

Le Principesse coi loro seguiti prendono posto in appositi inginocchiatoi e seggioloni dorati presso la balaustrata del presbiterio, attorniate dalla Presidenza del Comitato « Patronesse » tra cui si notano: la vice presidente contessa Gromis-Di Sambuy, la contessa Rebaudengo, la contessa Di Groppello e le attivissime segretarie contessina Maria Teresa Camerana e signorina Cantù.

Intanto dalla porta centrale, preceduto dalla scorta d'onore de' carabinieri, dai giovani Esploratori Cattolici, dal piccolo Clero, dai Parroci, dai Canonici, e ntra processionalmente nella Basilica e procede all'altare il corteo di tredici Ecc.mi Vescovi : Mons. Castrale vicario generale di Torino, Mons. Pinardi ausiliare dell'Em.mo Cardinale Arcivescovo, Mons. Natale Serafino vescovo titolare di Tricala, Mons. Olivares vescovo di Sutri e Nepi, Mons. Pasi vescovo ausil. di Ferrara, Mons. Albino Pella vescovo di Casale Monferrato, Mons. Oberti vescovo di Saluzzo, Mons. Tasso vescovo d'Aosta, Mens. Spandre vescovo di Asti, Mons. Gamba vescovo di Novara, Mons. Moriondo vescovo di Cuneo, Mons. Filippello, vescovo di Ivrea, Mons. Gamberoni arcivescovo di Vercelli. Viene in fine, nella maestà della Porpora Romana, l'Em.mo Card. Giovanni Cagliero.

Mentre il « prediletto Figlio di Don Bosco » sale sulla cattedra e, assistito dai canonici Busca e Beirone, indossa i sacri paramenti, i Vescovi si recano in coro per assumere anch'essi gli abiti pontificali, quindi si schierano attorno all'altare coi loro seguiti; e dietro a loro i venti rappresentanti del Collegio dei Parroci, i Canonici della Collegiata della Trinità e del Corpus Domini; e, presso la balaustrata, Mons. Antonini di Envie, Mons. Bolzoni di Borgo San Donnino, Mons. Orsenigo di Vercelli, l'abate

Ottini parroco di Verrès dei Can. Reg. Lateranesi; i Religiosi di San Camillo, gli Oblati di Vigevano, i Padri della Compagnia di Gesù, i Padri Domenicani, i Padri Rosminiani, i Servi di Maria, i Frati Minori di San Francesco,, gli Ispettori delle Case Salesiane d'Italia, alcuni rappresentanti delle Case Spagnuole con un gruppo di Cooperatori Salesiani di varie nazioni: quindi i Consoli della Repubblica Argentina, sign. Radi Pineyro con la signora ed il vice console, prof. Lucillo Ambruzzi: del Brasile, avv. Giovanni Borgna, col segretario signor Vittorio valletti: della Colombia, coram. Bonifacio Failace, con la signora: altre rappresentanze consolari; il chierico di Tanjore, Paolo Mariaselvan, salesiano, rappresentante le Missioni dell'India; il cav. O. Macciotta, Presidente della Gìunta Diocesana; e i rappresentanti di tutte le sezioni dell'Unione Cattolica Operaia, con a capo il Presidente Generale cav. Ramello. Gli Orfani di guerra dell'Istituto Don Bosco di Pinerolo, essendo la Basilica gremita in ogni parte, fin nelle tribune e nei coretti, assistono esemplarmente alla cerimonia in piedi, in mezzo alle rappresentanze.

La "Messa d'oro,,.

Sul tronetto dell'altare spicca la preziosissima croce d'argento donata dalla Regina Elena; la base della mensa eucaristica è ornata dal cuore votivo dei soldati del Presidia, mentre sulla mensa stessa brillano le splendide cartegloria, offerte dalla Principessa Isabella, Duchessa di Genova. .

Don Albera, che indossa la meravigliosa pianeta inviatagli dal Santo Padre Benedetto XV, assistito pontificalmente dall'Eminentissimo Cardinal Cagliero, inizia la celebrazione della sua « Messa d'oro, » mentre dall'affollata orchestra, sotto la direzione del maestro cav. Dogliani, la Schola Cantorum dell'Oratorio, accompagnata all'organo dal maestro Pagella, scioglie le prime note.

« Parve in quell'istante - così il Momento - che una scintilla elettrica percorresse i muscoli della folla radunata nel vasto tempio; nel silenzio profondo, in cui tutti gli spiriti si raccoglievano, pareva udire il palpito di migliaia di cuori inneggianti a Dio con Don Albera. E Don Albera aveva assunto l'aspetto di un'anima assorta nella contemplazione di una visione celeste. Era quella, per lui, la Messa delle ricordanze. Cinquant'anni sono, allo stesso altare, nella medesima ora, Don Bosco celebrava la messa inaugurale della Basilica!... Tutta la persona di Don Albera pareva agitata da un tremito; sembrava un'ombra in procinto di cader sotto il peso della commozione, o di sollevarsi nell'estasi di un rapimento paradisiaco. La luce a riflessi d'oro, sprigionantesi dall'altare intorno a lui, pareva un riflesso della gloria di Maria Ausiliatrice, un sorriso di Don Bosco e di Don Rua, scendente come benedizione sul loro Successore. La voce di Don Albera risuonava come il sospiro di un'anima che pregusta le dolcezze del Paradiso; il suo gesto, lo sguardo, avevano un'espressione speciale, quando egli si volgeva per pronunciare il cristiano saluto: « Dominus vobiscum! ». Quello sguardo e quel gesto abbracciavano tutta la folla adunata nel Santuario e parevano fissare e stringere ciascuno in particolare coma una benedizione, come una promessa di salvezza in nome di Dio, di Maria Ausiliatrice, di Don Bosco.

E l'anima della folla che la profondità di quello sguardo, l'espressione di quel gesto capiva: l'anima di quella folla che nel Santuario di Maria Ausiliatrice aveva recato tanto cumulo di dolori invocanti conforto a madri orbate de' figli, a spose vedovate, a figli resi orfani dalla guerra: l'anima della folla palpitava all'unisono con quella di lui, confondendosi nella sua estasi, nello stesso sentimento soave, innalzando al Cielo la stessa preghiera: « O Maria Ausiliatrice, conservaci ancora a lungo Don Albera!... Esaudisci la sua preghiera, ottieni Presto la vittoria alla Patria, la pace al mondo! ».

Con Don Albera e col popolo tripudiava di santa gioia il cuore del Cardinal Cagliero. La sua commozione apparve manifesta al termine della Messa, quando egli, con ampio paterno gesto e voce tremante per gli interni affetti, impartì la benedizione papale, recata ai torinesi per speciale mandato del Santo Padre Benedetto XV,

L'imposizione dell'aureo scettro.

Ed eccoci alla cerimonia della benedizione dell'aureo scettro, offerto dalla Principessa Isabella y Camposagrado-Czartoriski, recato da due paggetti, in caratteristici costumi, Andrea Garelli e Sergio Morgante, alunni dell'Oratorio.

L'Eminentissimo, seguito da Don Albera, sale sull'alto castello costrutto dinanzi alla sacra immagine, e procede all'imposizione del preziosissimo gioiello nelle mani della Vergine, pronunciando a voce altissima l'antifona, che il Ven. Don Bosco, a mezzo di Don Giovanni Bonetti, avevagli inviato à Marsiglia nel 188 mentr'era sulle mosse di partire per la Patagonia dopo la sua consacrazione episcopale, con la promessa che a suo tempo si sarebbe ripetuta sotto le vòlte del Santuario di Maria Ausiliatrice.

Sceso nuovamente all'altare, l'Eminentissimo

Cardinal Cagliero, con la sua viva eloquenza a scatti, che rivela l'uomo energico, dalle decisioni forti, dall'animo impavido, dalla fede profonda, parlò alla folla, con robustissimo accento, rievocando cari ricordi personali.

Ricordò la profezia udita dalle labbra di Don Bosco sul Santuario, le feste della Consacrazione, la grande antifona « Sancta Maria, succurre miseris » da lui allora musicata, le glorie del culto di Maria Ausiliatrice nel vecchio e nel nuovo Continente; e finì con un vibrato commento delle singole frasi dell'antifona suaccennata.

La consacrazione a Maria Ausiliatrice.

La solenne funzione ebbe degno epilogo alle ore 13 con la Consacrazione dell'Opera di Don Bosco a Maria Ausiliatrice. Il venerando Don Albera circondato da tutti i membri del Consiglio Superiore della Pia Società s'inginocchiò sulla predella dell'altare di Maria Ausiliatrice e lesse un'apposita formola.

Gli Ecc.mi Prelati e le Auguste Principesse recitarono anch'essi la stessa preghiera; la quale venne ripetuta a bassa voce anche da tutti gli Ispettori Salesiani, nonchè dal Consiglio Superiore e dalle Ispettrici dell'Istituto delle Figlie di. Maria Ausiliatrice. Migliore rappresentanza non poteva desiderare per un atto così solenne nessuna delle tre grandi famiglie suscitate da Don Bosco.

Un applauso spontaneo di tutto il popolo coronò le parole della Consacrazione, mentre i Vescovi e il Clero intonavano il Salmo « Laudate Dominum, omnes gentes », quasi per dire a tutti i figli e tutti gli ammiratori di Don Bosco: « Fate festa, o fratelli, e lodate il Signore; il grande atto è compiuto. Esso, lo speriamo fermamente, ci attirerà le benedizioni del Cielo, come nei 5o anni decorsi, ora, sempre, in eterno ».

Il saggio degli Orfani di Pinerolo.

I vasti cortili adiacenti alla Basilica si ripopolarono nel pomeriggio della folla dei fedeli che assistette, applaudendo con entusiasmo, al saggio ginnastico «col quale - scrive il Momento - gli Orfani di guerra di Pinerolo diedero chiara dimostrazione della genialità con la quale gli ottimi educatori salesiani guidano le giovani schiere in tutti i rami dell'istruzione e dell'impegno col quale i poveri fanciulli corrispondono al gran bene dell'educazione loro impartita con tanto affetto dai figli di D. Bosco ». In vero quei fanciulli nella loro divisa di alpini, con la più squisita correttezza di mosse e precisione individuale e collettiva, vincendo difficoltà a prima vista insuperabili, diedero un saggio il più elegante in modo impeccabile, da strappar applausi, sorrisi e lagrime, ai Vescovi e all'imponente pubblico presente.

Il discorso dei Card. Richelmy.

Intanto il Santuario era sempre stipato di fedeli. Parlarono ad essi delle meraviglie della Vergine, prima il venerando prof. D. Giovanni Battista Francesia, poi il Sac. Stefano Trione. Alle 17 cominciarono i vespri, pontificati da Mons. Olivares. Quindi l'Em.mo sig. Cardinale Agostino Richelmy, in omaggio a Maria Ausiliatrice e all'Opera di Don Bosco, saliva sul pergamo e tesseva uno di quei. discorsi che sgorgano dal suo cuore di Padre quando lo spettacolo d'una grande folla in orazione gli desta palpiti di commozione soave. Il venerando Arcivescovo con chiarezza di idee fissò il suo, pensiero su tre punti, la potenza misericordiosa di Maria Ausiliatrice, la prodigiosità dell'Opera di Don Bosco, la fèdeltà di discepolo e di compagno superstite, colla quale Don Paolo Albera conserva il culto di Maria e la fede operosa di Don Bosco. Ecco un pallido riassunto dell'eloquente e affettuoso discorso.

ECCELLENZE,

Carissimo Don Albera, Figliuoli amatissimi,

È celebre nell'agiografia cristiana la visione che ebbe San Vincenzo de' Paoli in morte di S. Giovanna Francesca di Chantal. Nella delicatezza della sua coscienza temeva Vincenzo non forse avesse troppo aderito la Santa all'anima del padre suo spirituale S. Francesco di Sales ; ed era dubbioso se dovesse o meno intraprendere alcun suffragio per lei. Il Signore con una visione gli tolse ogni ansietà. Gli mostrò un globo di fuoco purissimo, così sereno e raggiante, che era una dolcezza a rimirare. Dopo alcuni istanti glie ne fece vedere un secondo, più luminoso e più bello del primo; e il primo andò a congiungersi al nuovo, si fuse con esso e scomparve. Ed ecco, più in alto, apparire un terzo globo, molto più grande e luminoso degli altri due, e il secondo salire ad esso ed esserne assorbito interamente. E il Signore fece comprendere a Vincenzo che il primo globo raffigurava l'anima santa di Francesca Fremiot di Chantal, il secondo quella di S. Francesco di Sales, il terzo la Bontà o l'Amore infinito di Dio.

Venerati Fratelli e Figliuoli carissimi, m'è piaciuto ricordare questa visione di San Vincenzo de' Paoli, perchè, con semplice e facile applicazione, m'introduce a parlarvi della triplice festa che celebriamo oggi. Anche alla nostra mente il Signore fa brillare tre globi splendenti, nei quali a me piace ravvisare il Giubileo dell'Ordinazione sacerdotale del Rettor Maggiore dei Salesiani don Paolo Albera ; il Giubileo della Società Salesiana ; il Giubileo della dedicazione del Santuario di Maria Ausiliatrice.

Che cosa vuol dire la parola Giubileo? Voce ebraica, significa remissione e riposo; chè tra gli Ebrei ogni cinquant'anni si lasciava in riposo la terra, gli schiavi riacquistavano la libertà, e coloro che avevano in qualche modo alienato i beni ne rientravano in possesso. Nella Chiesa dicesi propriamente Giubileo un'indulgenza plenaria cui sono annessi speciali privilegi e concessioni ; ma comunemente chiamasi pur Giubileo qualunque memoranda data cinquantenaria. Ora vien naturale il pensare, che siccome alla celebrazione di qualsiasi giubileo ben pochi sopravvivano di coloro che furon presenti al fatto che si commemora, così ben pochi di noi saranno in vita di qui a cinquant'anni, quando si celebrerà il prossimo Giubileo. I più saremo passati all'eternità : vivranno appena (e neppur tutti !) quelli che ora ne circondano fanciulli e giovinetti.

E fanciullo, anzi bambino di cinque in sei anni era Paolo Albera, di cui oggi festeggiamo il Giubileo Sacerdotale, quando i suoi sguardi dovettero incontrarsi per la prima volta in colui che vi parla, allorchè bamboletto egli pure trascorse un anno nel pio e ridente paese di None. Ma il piccolo Paolo certo non pensò che in seguito noi ci saremmo incontrati molte volte, come oggi, dopo 67 anni, per assistere insieme a questa giocondissima festa.

Pochi anni di poi egli entrava nell'Oratorio Salesiano. Domenico Savio era già volato al cielo, ove lo seguiva un altro santo giovanetto, Michele Magone; e, Paolo prese a rinnovar i loro virtuosi esempi così da parere un altro Domenico Savio. Le liete speranze andarono sempre crescendo. Studente di ginnasio e chierico qui nell'Oratorio, poi insegnante nel Collegio di Mirabello, al Ven. Don Bosco e al venerato Don Rua ei fu sempre carissimo. Dell'ingegno suo e della sua, attività era splendido pegno il diploma di professore di belle lettere che, ventenne appena eintento ad altre mansioni, conseguiva nella R. Università di Torino; come della sua pietà era chiaro indizio il fervore con cui a ventitre anni si preparò al Sacerdozio. Non appena ebbe celebrata la prima messa, lo richiamò Don Bosco all'Oratorio, affinchè sotto gli occhi suoi meglio si addestrasse a percorrere la lunga ed alta carriera che la Divina Provvidenza gli riserbava. Ed eccolo nel 1871, a soli 26 anni, fondatore e direttore di un nuovo Istituto presso Genova, e dieci anni dopo Ispettore delle Case Salesiane in Francia, dove ha la ventura di accogliere ogni anno il Ven. Don Bosco, che non manca d'invitarlo frequentemente a sè, allorquando gli acciacchi gli vietano di uscir da Torino. E a Torino, ben presto dopo la morte di Don Bosco, tornava stabilmente Don Albera, chiamato dalla fiducia di tutti i confratelli alla carica di Direttore Spirituale Generale, finchè, morto Don Rua, a lui, com'aveva predetto Don Bosco, viene affidato il governo supremo della Società. Salesiana, che tiene così saggiamente.

Questi è il Sacerdote, che ha celebrato oggi la sua « Messa d'oro ». Il bene da lui compiuto e le molte e rare virtù ond'è adorno, gli hanno procacciato auguri e rallegramenti cordiali da ogni ceto di persone; cosicchè il suo Giubileo, qual globo luminoso, manda vivi raggi di luce in ogni parte. Ma poiché il fastigio al quale è giunto Don Albera ripete il suo fondamento e il suo sviluppo dall'essersi egli aggregato alla Società Salesiana, - come Samuele era debitore dell'eccelsa sua vocazione all'essersi ascritto al Nazarenato, - pare a me che il Giubileo di Don Albera venga a fondersi con un altro globo più splendente, il Giubileo della Pia Società Salesiana.

Chi, anche per poco, si faccia a considerare la diffusione della Congregazione fondata dal Ven. Don Bosco, la moltiplicità delle opere cui essa attende e il bene che procura alla Chiesa ed alla civile società, resta meravigliato, e cresce il suo stupore allorchè rifletta che sono appena cinquant'anni dacchè la Congregazione Salesiana venne approvata dalla S. Sede. Come non scorgere in ciò la protezione di Dio? Non mancarono infatti all'Opera di Don Bosco le contraddizioni più gravi, non tanto per malignità degli uomini, quanto per quell'economia che segue ordinariamente la Divina Provvidenza quando vuol far risplendere nelle opere sue il suggello divino. Però, neppur tra le difficoltà che le vennero da chi avrebbe dovuto favorirla di più, mancò giammai alla Congregazione Salesiana il favore dei Sommi Pontefici. Fu Pio IX che, l'approvò definitivamente; fu Leone XIII che l'arricchì di privilegi ; fu Pio X che nutrì la più alta deferenza e venerazione per il 1° Successore di Don Bosco, il compianto Don Rua ; ed anche il nostro Santo Padre Benedetto XV esaltò, e più volte, con i più grandi elogi il Salesiano Istituto. Il suo sorgere quindi e il suo fiorire nella Chiesa è opera di Dio, è grazia insigne di Maria Ausiliatrice. Così il Giubileo della Pia Società Salesiana vien a fondersi con un terzo globo, assai più luminoso e splendente, il Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice.

Con la dedicazione, in vero, del Santuario di Valdocco comincia l'espansione dell'Opera Salesiana. Maria Ausiliatrice prepara ai Salesiani la via, tanto nei paesi civili, come in mezzo a popoli ancor sedenti nelle tenebre di morte. Fanno bene quindi i figli e i cooperatori di Don Bosco a diffondere la più tenera divozione a Maria Ausiliatrice, incoraggiati e benedetti anche in ciò dai Sommi Pontefici. E Pio IX che arricchisce di favori spirituali l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice; è Leone XIII, il quale vuole che la venerata Immagine di Maria Ausiliatrice venga fregiata di auree corone; e toccò a me la grande ventura di compiere l'augusta volontà del Pontefice. E Pio X che eleva questo Santuario alla dignità di Basilica Pontificia. E, come tutti sapete, è il nostro Santo Padre Benedetto XV che ha voluto partecipare Egli pure con nuovi favori e ricchi doni al presente Giubileo.

Se di tante benedizioni del cielo noi siamo debitori a Maria SS. Ausiliatrice nel breve giro di cinquant'anni, ringraziamola dall'intimo del cuore, come è dovere di figli devoti; e insieme con la santa promessa di propagare con più fervido zelo il suo culto, umiliamo a Lei, in questo dì solenne, la preghiera che si degni accordare una benedizione speciale al Romano Pontefice e a tutta quanta la Chiesa, alla Patria diletta, a questa nostra Archidiocesi, e particolarmente a Don Albera e alla triplice Famiglia Salesiana.

Com'ebbe finito di parlare l'Em.mo Card. Arcivescovo, s'avanzò all'altare l'Em.mo Card. Cagliero, il quale, dopo il canto del Te Deum e del Tantum Ergo impartì la trina eucaristica benedizione.

L'imposizione dell'aureo scettro alla statua di Maria Ausiliatrice.

Seguì subito la grandiosa cerimonia all'aperto. Dalla porta centrale del tempio cominciarono ad uscire le numerose Associazioni cattoliche con le rispettive bandiere: l'Unione del Coraggio Cattolico: i Circoli Fede e Lavoro, Unione di San Secondo, Michele Rua, Auxilium, Antichi allievi dell'Oratorio Don Bosco, Unione operaia Cattolica; i Circoli SS. Pietro e Paolo, San Felice, Don Rua di Valdocco; l'Unione SS. Nome di Gesù; l'Unione Santissimo Crocifisso; le Società Operaie Cattoliche (Sezioni Parrocchiali della Crocetta, di Santa Giulia, del Carmine, della Madonna della Salute, di San Dalmazzo, dei SS. Pietro e Paolo, del S. Cuore di Gesù, dei SS. Angeli Custodi); la Compagnia del SS. Rosario; gli Oratori San Francesco di Sales, Valsalice, San Luigi, San Felice, S. Agostino; il 1° Oratorio Salesiano di Valdocco; il gìardinetto di Maria SS.ma Ausiliatrice; la Compagnia di S. Giuseppe: la compagnia delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il Collegio-Convitto di S. Giovanni Ev., il Circolo studentesco dell'Immacolata; numerosi allievi e allieve di altri Istituti di educazione: il clero della parrocchia con a capo il curato Don Riccardi: i dodici Vescovi già presenti nella mattinata, ai quali s'era aggiunto l'Ecc.mo Mons. Giosuè Signori, vescovo di Fossano, e l'Arcivescovo di Vercelli, in fine l'Em. Cardinale Arcivescovo di Torino.

La imponente sfilata fece capo al, grande Cortile Don Bosco, ove; facendosi largo tra una folla accalcata in 'ogni angolo, giunse dinanzi all'artistica statua di Maria Ausiliatrice solita a recarsi in processione nella festa titolare, eretta su di un trono, sotto un arco di arazzi e di fiori, campeggiante sullo sfondo di un'amplissima gradinata, in cui, colla banda musicale del maestro cav. Dogliani, hanno preso posto centinaia di giovani dell'Oratorio festivo e, in bell'ordine, tutte le rappresentanze con bandiera.

Il momento è suggestivo e solenne : s'ode un bisbiglio di preghiere che salgono al cielo da tutti i presenti. Macchine cinematografiche fotografano il movimento della folla, per poter dare ai posteri e ai salesiani residenti all'Estero un'idea della memoranda cerimonia.

Ed ecco che l'Em.mo Cardinale Richelmy, tra i sacri cantici innalzati dalle falangi giovanili, procede alla benedizione di un altro scettro, tutto di oro purissimo, che egli stesso impone alla destra della Vergine Ausiliatrice, in mezzo a scroscianti ovazioni.

La splendidissima cerimonia, cui parteciparono diecine di migliaia di persone agglomerate nel vasto cortile e accalcate su tutti i ballatoi ed i terrazzi, venne conchiusa con altra benedizione eucaristica, impartita dallo stesso Card. Richelmy.

A notte, nel cortile, dinanzi alla statua della Vergine Ausiliatrice, che poche ore prima era stata dall'Em.mo Richelmy insignita dell'aureo scettro, tutti i giovanetti dell'Oratorio, insieme con i superiori e alcuni Eccellentissimi Vescovi, si raccolsero per recitare le preghiere della sera e ricevere in fine il saluto paterno del Rettor Maggiore.

LA FORMOLA usata per la consacrazione dell'Opera di Don Bosco a Maria Ausiliatrice (1),

O Maria, Ausiliatrice potente del popolo cristiano, porgete benigno ascolto alle fervide preci che a Voi s'innalzano in quest'ora solenne.

Maternamente sollecita dei bisogni morali e religiosi delle generazioni crescenti nei tempi nuovi, Voi ispiraste al Ven. Don Bosco di consacrarsi alla loro istruzione ed educazione; e quel fedelissimo vostro Servo, non appena vide iniziata l'opera a lui affidata, volle erigere questo tempio a Vostro onore (*), perchè nella pienezza della futura espansione del suo apostolato tutti chiaramente ravvivassero l'aiuto vostro e la materna vostra protezione. Se oggi egli vivesse, solito com'era a proclamarsi di tutto debitore a Voi, qual inno scioglierebbe in vostra lode!

Voi però, insieme col suo Successore, vedete fiduciosamente prostrata al Vostro altare la triplice Famiglia, sorta per ispirazione e volontà Vostra; perchè oggi (**), tutti d'un cuore, i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici, riboccanti di letizia nel contemplare la Vostra destra scintillante dell'aureo scettro che Vi hanno donato, anelano di acclamarvi loro Augusta Regina.

(1) AVVERTENZA. - Questa formola, usata nella Basilica di Maria Ausiliatrice, si può ripetere nelle singole Case Salesiane e in qualunque adunanza di Cooperatori e Cooperatrici con le seguenti varianti:

(*) Invece di questo Tempio a Vostro onore si dica: "l'augusto vostro Santuario di Torino".

(**) La parola oggi si ometta.

O Maria Ausiliatrice, l'Opera di Don Bosco è vostra, interamente Vostra: Vi appartiene per diritto: ma noi, nella vivissima brama di mostrarvi la nostra filiale riconoscenza, vogliamo che sia Vostra anche per unanime, assoluta, irrevocabile consacrazione. Vogliamo a Voi consacrata la mente, consacrato il cuore, consacrate le forze e le facoltà tutte dell'anima nostra, consacrato ogni istante della vita, perchè se siamo figli di Don Bosco e figli vostri, è grazia Vostra. A Voi quindi, o Madre tenerissima, collettivamente e individualmente oggi ci consacriamo, col fermo proposito d'essere sempre, col Vostro aiuto, più operosi apostoli di carità in ogni parte della terra.

Con le più liete speranze consacriamo a Voi anche le Opere nostre, in modo specialissimo le schiere giovanili che sono raccolte o si raccoglieranno in avvenire ai piedi dei Vostri altari, sotto la bandiera di Don Bosco. Crescetele Voi, Madre e Maestra divina, e conservatele Vostre sempre, anche tra i pericoli e le insidie del mondo, di guisa che il Vicario di Gesù Cristo abbia ad allietarsi vedendo estendersi per ogni dove, anche per mezzo loro, il regno di Dio.

O Madre di Gesù e Madre nostra amabilissima, accogliete con l'usata bontà questa offerta, devota ed affettuosa. Il Vostro scettro regale s'alzi ognora a protezione e a difesa sulle Case e Missioni della Pia Società Salesiana e delle vostre Figlie, tracci la via del paradiso alle anime in esse raccolte, protegga e difenda le famiglie e le opere dei Cooperatori e delle Cooperatrici: vegga e sappia il mondo intero che i figli, gli ammiratori e gli amici del Venerabile Don Bosco, sono e vogliono esser Vostri, oggi, sempre, in eterno. Così sia.

La medaglia commemorativa.

Quanto prima sarà allestita una medaglia commemorativa del Giubileo d'Oro del Santuario di Maria Ausiliatrice; affidata al noto stabilimento Iohnson di Milano.

Sul retto recherà l'Immagine di Maria Ausiliatrice con la scritta: UNIVERSO MUNDO AUXILIATRICEM MANUM TUAM PORRIGE. MCMXVIII. Porgi la tua destra Ausiliatrice a tutto quanto il mondo. - 1918 - Sono parole di S. Germano, che si leggono nell'Omelia dell'ufficio dell'Immacolata l'8 dicembre.

Sul rovescio recherà il prospetto della Basilica con la scritta: A TEMPLO DEDICATO ANNO

QUINQUAGESIMO. - Nel Giubileo della Consacrazione della Basilica.

Era un vivo desiderio del sig. Don Albera di poter far omaggio di questa medaglia a tutti gli Ecc.mi Vescovi e agli altri eminenti personaggi che si degnarono di prender parte alla duplice nostra solennità. Sarà sua dolce premura l'inviarne a tutti un esemplare, non appena il Comitato dei Festeggiamenti avrà il piacere di rimettere nelle sue mani l'attesa ordinazione.

ESEQUIE PONTIFICALI PER I BENEFATTORI DEFUNTI.

UNA MESSA A VALSALICE - CARE SCENE DI FAMIGLIA

CORO DI ADESIONI - LA STAMPA - LA MUSICA.

La mattina del 10 giugno, S. E. Mons. Olivares pontificò la messa e le esequie solenni per tutti i defunti benefattori del Santuario. La Schola Cantorum eseguì scelte melodie gregoriane. Presso il drappo funebre, ai cui lati ardevano su alti candelabri grossi cerei, presero posto, in speciali bancate, da una parte il sig. Don Albera con tutti i Superiori Maggiori, il Procuratore Generale e gl'Ispettori intervenuti alle solennità giubilari; dall'altra parte, la Superiora generale e il Consiglio Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice e tutte le Ispettrici Italiane. Di fronte erano molti cooperatori e cooperatrici. Una moltitudine di fedeli occupava il restante della Basilica. La cerimonia non poteva riuscire più solenne. Rinnoviamo dall'intimo del cuore la preghiera della pace e del premio eterno a tutti i Benefattori defunti!

Una messa a Valsalice.

Il 13 giugno il rev.mo Don Albera si recò a celebrare la S. Messa presso la tomba del Ven. D. Bosco, dove trovò raccolta un'eletta schiera di antichi allievi del nobile Collegio Valsalice, i quali, dopo aver preso parte alle feste dei due cinquantenari, vollero colà radunarsi allo scopo di suffragare le anime dei loro compagni defunti. Promotore della delicata idea fu il Cav. Avv. Francesco Brazioli di Bologna. Erano presenti alla pia funzione il venerando Direttore sac. prof. D. G. B. Francesia e il rev. Sac. Michele Vota, insieme con il Padre Emanuele di Donato di S. Raffaele della C. di G., il cav. Paolo di Donato di S. Raffaele, il conte Ottone di Groppello, il cav. Vittorio di Groppello, il cav. Enrico Balbo di Vinadio, il comm. Vittorio Andreis, il conte Alessandro Arborio Mella, l'avv. Francesco Margotti, il cav. avv. Ignazio Vassallo di Castiglion Tinella, l'avv. Emanuele Massimo ed altri. Inviarono la loro cordiale adesione molti altri, da varie parti, dolenti di non poter partecipare alla simpatica riunione.

Dopo la Santa Messa, invitati dagli antichi Superiori, presero una modesta refezione, sul fine della quale l'avv. Brazioli manifestò al sig. D. Albera la profonda soddisfazione di trovarsi novellamente riuniti dopo tanto tempo nell'antico collegio che ridesta in loro soavi e care ricordanze, di veder sempre vegeto e in florida salute il loro antico Direttore D. Francesia e il caro Don Vota; ringraziò il sig. Don Albera di aver accettato di celebrare la semplice funzione religiosa, e soggiunse che nelle preghiere che fecero e che avrebbero fatte si prefiggevano lo scopo di ottenere dalla validissima protezione di Maria Ausiliatrice anche la sospirata e vittoriosa pace, con la promessa di riunirsi allora un'altra volta per cantare il Te Deum di ringraziamento.

Dopo le nobili parole dell'avv. Brazioli, ,il signor D. Albera disse che ben volentieri egli aveva accettato l'invito di celebrare la S. Messa presso la tomba di D. Bosco in suffragio delle anime dei defunti ex allievi del nobile Collegio Valsalice, e che durante il S. Sacrificio aveva pure ricordati gli ex-allievi viventi e le loro famiglie: manifestò la sua soddisfazione nel sapere che tutti . conducono vita veramente cristiana, secondo lo spirito comune a tutti quanti gli allievi di D. Bosco: e li assicurò che avrebbe pregato fervidamente Maria Ausiliatrice, affinchè realizzasse il desiderio e il voto dell'avv. Brazioli.

L'adunanza si sciolse manifestandosi reciprocamente l'intima soddisfazione delle brevi ore passate, così santamente ed allegramente, nell'antico collegio.

Care scene di famiglia.

Noi vorremmo segnalare a uno a uno tutti gli atti e le scene gentili e cortesi che si svolsero nei giorni decorsi. Non essendo in grado di farlo, ne chiediamo venia a quanti circondarono di affettuosissima benevolenza l'amato Superiore, assicurando a tutti, come di dovere, la più devota gratitudine.

Il 30 maggio convennero attorno il sig. Don Albera i parenti, desiderosi anch'essi di presentargli i loro auguri per la data giubilare. L'amatissimo Superiore li accolse nella cappelletta annessa alle Camerette del Ven. Don Bosco, (erano una trentina), celebrò per essi, e distribuì loro la S. Comunione. La dolce scena di famiglia continuò a mezzodì con tale delicatezza d'affetto, che commosse quanti ebbero la fortuna di contemplarla. A ricordo del giorno solenne essi umiliarono in dono al sig. Don Albera un quadro ad olio, rappresentante San Paolo, in ricca cornice dorata d'elegantissimo intarsio.

Il 6 giugno, 73° genetliaco dell'amato Superiore, convennero attorno a lui molti dei suoi antichi condiscepoli, laici e sacerdoti. Erano con loro anche il Priore e il Sindaco di None, patria del festeggiato. Al primo di questi il sig. Don Albera notificò che il S. Padre, su commendatizia dell'Em.mo Card. Arcivescovo, l'aveva nominato suo Cameriere segreto: e si rallegrò col secondo che Sua Maestà il Re, per i servigi resi al paese, l'aveva creato Cavaliere della Corona d'Italia.

Nello stesso giorno S. E. l'On. Paolo Boselli, accompagnato dal figlio avvocato, volle recare al sig. Don Albera i suoi omaggi e i suoi auguri; e ciò, come egli diceva, sia personalmente come ammiratore delle opere salesiane e riverente alle virtù di Don Albera, e sia come da tanti anni rappresentante di None al Consiglio Provinciale. Il venerando uomo, accolto al suo ingresso dal prof. Don Arturo Conelli, direttore generale degli studi e della stampa salesiana, si recò poi, insieme con lui e col sig. Don Albera, ad ossequiare l'Em.mo Card. Cagliero.

Il 7 giugno, tutto l'Oratorio posò innanzi alla macchina fotografica attorno al sig. D. Albera e al Card. Cagliero, in un gruppo-ricordo.

Coro imponente di auguri e congratulazioni.

Vorremmo anche riferire i cento e cento telegrammi e le innumerevoli lettere, contenenti auguri e congratulazioni, che pervennero a Don Albera, non solo da ogni parte d'Italia, ma anche dall'Estero. È una densa schiera di eminenti personaggi del Clero e del Laicato, concordi nella nostra esultanza e nella più alta ammirazione per l'Opera Salesiana: Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, Senatori e Deputati, Autorità Civili e Militari, Commendatori e professionisti insigni, Parroci e Direttori d'Istituti, Cooperatori ed ex-allievi. Ci limitiamo a un minimo saggio: a qualche lettera e all'affettuoso saluto di un piissimo vescovo, che Don Albera accolse fanciullo nell'Ospizio Salesiano di San Pier d'Arena.

L'Em.mo Card. Giuseppe De Lai

SEGRETARIO DELLA CONCISTORIALE.

In una lettera a Don Albera, in data 1 giugno 1918, S. E. scrive:

« ... Colgo l'occasione per felicitarla del fausto suo Giubileo e prego il Signore che La conservi e Le moltiplichi le sue grazie e i suoi aiuti per continuare a dirigere il grande lavoro che nel campo della gloria di Dio e del bene delle anime va facendo con tanto frutto la benemerita Congregazione Salesiana ed il suo degno Superiore Generale...

L'Em.mo Card. Francica Nava

ARCIVESCOVO DI CATANIA.

Reverendissimo Don Albera,

La Divina Provvidenza con altissimo fine ha voluto far coincidere il 50° anniversario della erezione della prima Chiesa dedicata dal Ven. Don Bosco alla celeste Regina, Aiuto dei Cristiani, con quello della prima Messa celebrata dalla S. V. Rev.ma degno Successore di Lui, che diede all'Italia e al mondo tutto la nuova Congregazione Religiosa, educatrice della gioventù, civilizzatrice di popoli selvaggi, e restauratrice di nazioni già incamminate nella barbarie. L'associazione delle due feste conferma sempre più quello che non cessava di ripetere il santo Fondatore, che da Maria, cioè, ha ricevuto l'impulso, il sostegno, e il meraviglioso sviluppo, la immortale Opera, da Lui lasciata ed ora continuata dalla S. V. Rev.ma, che con la suprema direzione ne ha ereditati lo spirito e lo zelo apostolico.

Meritamente perciò tutti i suoi figli, cooperatori e ammiratori, festeggiano con singolare letizia e santo entusiasmo i due Giubilei, e mi è sommamente grato di poter anch'io, non ultimo devoto al Ven. D. Bosco e alla S. V., unirmi alle preghiere ed agli auguri ardentissimi che partono, può dirsi, da ogni angolo della terra per la felice longevità della S. V. e per la sempre maggiore prosperità di tutte le Opere Salesiane, guidate dalla mano potente della Ausiliatrice dei Cristiani.

Con tali sinceri voti ed auguri Le presento gli ossequi più affettuosi ed ho il bene di rassegnarmi,

Della S. V. R.ma

Catania, 29 maggio 1918

G. Card. NAVA, Arcivescovo.

L'Em.mo Card. Pietro Maffi

ARCIVESCOVO DI PISA.

Rev.mo e veneratissimo D. Albera,

Cinquant'anni di messa, ad un altare circonfuso da cinquant'anni di grazie e di glorie, in un trionfo d'un nuovo e più fulgido scettro all'Ausiliatrice! Quale commozione! Quante memorie! Quante speranze! Collo spirito, coi voti, colla preghiera anch'io vi sarò e confido che l'E.mo Confratello e Lei ed i carissimi Salesiani, nella loro carità, mi sentiranno vicino per un'Ave anche per me.

Con auguri riverenti ed affettuosi,

Pisa, 4 giugno 1918.

Suo dev.mo

P. Card. MAFFI.

S. E. R. Mons. Natale Serafino

GIA' VESCOVO DI BIELLA, ORA TIT. DI TRICALA.

Ricordando...

Sia a me pure perplessa la parola, la facile parola dei ricordi. Veggo lungi, sulla spiaggia del mare di Sampierdarena, di mezzo ai sonanti magli delle officine Ansaldo un povero operaio uscire e con a mano un fanciullo presentarsi alla porta del nascente Ospizio Salesiano, e il figlioletto suo raccomandare al Direttore (angelica figura di sacerdote) perchè voglia accoglierlo.

Passano molti anni, e il buon padre sorride dall'eterno regno dei giusti, al figlio e a quell'angelo di direttore sopravviventi; e siamo non più sul ligure lido, ma a piè delle Prealpi, una domenica di Quaresima del 1915. Biella riceve esultante la visita del II° Successore di Don Bosco e al Vescovo è serbato l'onore di dare il benvenuto. Quel Vescovo (il poveretto che parla) è l'antico, piccolo aspirante di Sampierdarena; eil secondo Successore di Don Bosco è Don Albera, l'antico (primo) direttore di quell'Ospizio. Che commoventissimo incontro! Ricordo... Ricordo il salone dell'Oratorio di San Cassiano, tutto scintillante di giovinetti occhi intenti alla. paterna canizie. Ricordo la Chiesa di S. Filippo, gremita di fedeli rapiti alla parola del dolce Apostolo E ricordo anche le parole mie, rievocanti come ora, il primo palpito del mio cuore verso Don Albera. L'antico vincolo si rinsaldava in tanta disparità di tempi, di luoghi, di circostanze; Don Bosco per mano di Don Albera benediceva, come già alle mie aspirazioni al Santuario, così alla nuova mia missione. Ne fui incoraggiato e commosso, e lo slancio di riconoscenza crebbe in me, e mi adoperai del mio meglio perchè la venerata visita raccogliesse fiori e frutti.

Da Biella ad Oropa, l'anno di poi. La porpora romana si era appena posata sull'apostolico petto di un grande salesiano, sul Cardinal Cagliero, che con tanta gioia qui veneriamo presente. Italia e America applaudivano, e più di tutti il Piemonte che si gloria ili aver dato a Sua Eminenza i natali. Oropa, massimo Santuario, doveva avere l'onore di una sua visita.

L'Eminentissimo volle benignamente gradire l'invito e accompagnato dal reverendissimo Rettor Maggiore Don Albera, sali al Santuario nell'agosto del 1916. Don Bosco tornava a benedirmi, a benedire il pensiero più caro che io mi avessi: la maggior gloria della Madonna di Oropa! Furono giorni solenni e di famigliare intimità. I buoni Biellesi, uniti al loro Vescovo e con la partecipazione di tutte le autorità, nulla omisero per rendere degno omaggio all'illustre Porporato, e, in Lui e in Don Albera, alla grandezza Salesiana. Quale grandezza invero! Tutto il mondo conosce il Nome e le Opere di Don Bosco, poichè la giovine Instituzione ha avuto in breve tempo tiri incremento meraviglioso.

Immenso è il bene che fa; tempio di progresso e di provvidenza sono le sue Case; saggi antesignani, di popoli, i suoi allievi; e le sue Missioni, aurora di civiltà. Epilogo di tutto è il nome di Don Albera, secondo successore di Don Bosco; sintesi la Romana Porpora del Cardinale; suggello (lasciatemelo dire) la festa di Oropa dell'agosto 1916.

Sì, quella festa era l'abbraccio della Madre al figlio, fatto adulto e circondato dell'aureola della gloria. Giacchè l'Oratorio di Don Bosco si può considerare nato dal cuore della Vergine Bruna, essendo che il Venerabile, come si legge nella Vita lume e consiglio trasse pellegrino al venerato Sacello. Ora ad un figlio, suprema corona di gloria è il sorriso, il bacio della Madre. Perciò in quella festa di Oropa amo ravvisare un sacro sigillo, e l'esserne stato spettatore, e in qualche parte autore, reputo mia grande ventura.

Alla quale va congiunta l'altra, di aver potuto anch'io cogliere nella stessa diletta Diocesi di Biella, qualche fiore del magnifico sviluppo delle Opere Salesiane.

Infatti, insieme (la terza volta) col rev.mo Don Albera, mi fu dato d'inaugurare sul poggio amenisimo di Roppolo Castello, la casa di cura e riposo delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A un drappello di questi angeli che veniva ad aprire sulle montagne di Trivero un grande Asilo-Scuola, degno delle più superbe metropoli, fui lieto di donare la mia benedizione.

Sopratutto ringraziai la Divina Provvidenza che mi concesse di poter costituire nella città di Biella, la nuova Parrocchia Salesiana S. Cassiano. Quanta soddisfazione dell'animo! Don Bosco, Padre degli operai, non può non amare la Manchester d'Italia; Don Bosco, divoto della Madonna d'Oropa, non può non volgere pio lo sguardo a Biella, custode della Vergine Bruna. E a Biella tocca onorare con ogni generosità il Venerabile, anche perchè tra i primi beneficati dal Santo Apostolo della gioventù furono ragazzi biellesi - che la Celeste Madre d'Oropa, nel benedire le sue aspirazioni, certamente volle serbati come primizia, quali figli del popolo suo.

Erigere pertanto la novella Parrocchia era un aprire porte paterne a cuori filiali; si porgea qual felice occasione di testimoniare ad un tempo la mia riconoscenza verso il Venerabile e il mio affetto all'operosa città. Cosicchè quel decreto Vescovile, emesso nel dì sacro al Patrono degli Operai S. Giuseppe, l'anno 1917, e che. porta il il mio povero nome, fu degli atti del mio Episcopato tra i più cari.

Ma ora... l'eco di simili ricordanze si perde nel coro grandioso di questo giorno dedicato alla glorificazione della Regina delle Opere Salesiane, Maria S. S. Ausiliatrice, e alle faustissime «Nozze d'oro Sacerdotali » del rev.mo Rettor Maggiore Don Albera,

E un duplice omaggio universale, che, benedetto dal Vicario di Cristo e all'ombra della Porpora Salesiana, parte dalle ferventi schiere dei Confratelli e Cooperatori, e raccoglie l'evviva di innumerevoli turbe di fanciulli e famiglie e reca l'armonia di cento favelle e il tributo di cento popoli, taluni in bellica lotta tra loro, ma oggi con unanime squillo che vince il rombo del cannone tutti felicemente concordi nel salutare lo spirito aleggiante di questa festa, Don Bosco col suo amato Successore. Mi è di lieto presagio tale squillo d'amore, ai fanciulli e al loro Padre Don Bosco! Esso mi suona come la prima nota dell'inno dei popoli in patto di fratellanza nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo. Un sì armonioso concerta di evviva che fa capo a « Valdocco » non poteva non giungere al « Cottolengo ». Le due meravigliose Opere a il placido Asilo di ogni dolore » e e la vivace Palestra di ogni virtù » sono buone vicine non solo, ma sublimi sorelle. Le crebbe lo stesso divino sole di Carità, le anima la stessa delicatezza d'amore verso Gesù Cristo; questa è pei fanciulli, pupille del Nazareno; quella per gli infermi, cuore del suo cuore. Onde bene si addice che le gioie dell'una si ripercuotano nelle intime fibre dell'altra. Perciò oggi la « Laus perennis » della Piccola Casa s'eleva cordiale e armoniosa a Dio per i festeggiamenti che allietano la famiglia di Don Bosco. E a me la felice sorte d'esserne l'eco e l'interprete e d'affidare ad un linguaggio d'Angeli l'espressione dei sentimenti che al « Cottolengo » suscita nell'animo, non dirò questa duplice festa, ma il semplice nome di Don Albera.

O amabile Provvidenza Divina, quanto sei meco benigna! Pellegrino dal natio lido alle Alpi, in sulla sera, non pure m'hai accolto qual tenera Madre all'ombra della tua Casa benedetta, ma quivi il Padre m'hai fatto ritrovare, il Padre nel quinto Successore del Beato Cottolengo, ed a brevi passi, anche l'antico Direttore e prima guida degli anni miei più giovani.

Dolcissimo Don Albera, poche mura chiudere non possono la domestica comunione dell'anima... E così la pia mano che la prima fiamma avvivò, si riunisce ad altra paterna mano e torna a vegliare amorosa il povero lucignolo.

Don Albera... mio secondo Angelo del Cielo all'aurora e mio secondo Angelo al tramonto! Quale onda di dolcezza al mio cuore! Quale ogni giorno! Quale in questa fausta data! in cui non mi ci volle pago, oggi, della diletta letizia nascosta della Piccola Casa, nè io seppi dubitare un istante di accogliere come un favore segnalatissimo l'invito del venerando Consiglio Salesiano di prendere parte a quest'intima festa di Famiglia. Il Venerabile Don Bosco si degna ancora una volta benedirmi...

Ma quale particolare omaggio recare? Non di parole, se non quelle poche ora balbettate. L'atto d'intrecciare la corona alla Ausiliatrice e a Don Bosco non è da me. L'omaggio mio è semplice, il mio stesso cuore sacerdotale. Don Albera, che ne sentì i primi palpiti, ne sente ora gli ultimi. Oso dire di avere amato quello che Egli ama, di non aver disseccata la buona semente da lui gettata nel mio cuore colla provvida mano di Don Bosco e coll'apostolico e dolce sguardo del Salesio. I giovani, in mezzo ai quali passai gli anni miei migliori, furono sempre il mio affetto; le anime il mio pensiero. Si tratta di due vecchi tronchi che non dànno più che pochi fiori. Li gradisca oggi Don Albera. Sono come cosa sua. È il miglior omaggio mio, l'omaggio che solo posso donare al Successore di Don Bosco, e per mezzo suo a Maria Ausiliatrice. Non badi Don Albera alla pochezza del dono, ma al cuore che lo dona... e all'umido ciglio che in lui si fisa... Angelico Padre! Maria SS. Ausiliatrice vi rimeriti con ogni ragione di beni terreni e celesti per molti e molti anni ancora, in mezzo al profetico fiorite della Vostra e nostra grande Salesiana Famiglia: « Ad multos annos, ad multos labores, ad multar coronas! »

Il Procuratore del Re in Torino.

TRIBUNALE DI TORINO

Torino, 8 giugno 1918.

Il Procuratore del Re

Reverendissimo,

Troppo tardi mi fu recapitato l'invito a partecipare di persona agli auguri per la Messa d'oro di V. S. Rev.ma e mi dispiace di essere stato assente dalla grandiosa e veramente sincera manifestazione.

Gli auguri che feci a voce a V. S. Rev.ma nelle precedenti funzioni, quelli che avrei voluto fare oggi di persona, affido a questo scritto che porterà i miei più sentiti voti di longevità e di prosperità per V. S. Rev.ma, di sempre maggior grandezza pel benemerito Istituto dei Salesiani che, inspirato dal grandissimo amore di Cristo per i fanciulli, ne indirizza al bene il cuore e le menti.

Sebbene indegnamente, mi trovo a dirigere un ufficio, nel quale ebbi tante volte ad apprezzare la paterna e santa opera del degno Successore dei beatissimi Don Bosco e Don Rua, e sono lieto di presentarne a V. S. Rev.ma, in questa solenne circostanza, i vivi ringraziamenti.

Di V. S. Rev.ma,

Con ossequio e devozione

EUGENIO COLONNETTI.

Rev.mo Don Paolo Albera Rettor Maggiore dei Salesiani Torino.

La Stampa.

Abbiamo seguito, con viva soddisfazione, la parte che la Stampa Italiana prese, nel modo più deferente, alle nostre solennità giubilari. Giornali, riviste, periodici, bollettini religiosi e parrochiali, se ne sono così benevolmente e largamente occupati, che sarebbe uno splendido inno a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco, a Don Albera e all'Opera Salesiana, il riunire tutte le loro parole, che saranno affettuosamente custodite nei nostri archivii. Qui, mentre ci permettiamo di riportare, come semplice saggio della bontà e deferenza universale, ciò che scrissero due giornali di Roma, compiamo il gradito dovere d'esprimere alle singole Direzioni e Redazioni i più vivi ringraziamenti.

L'Osservatore Romano del 10 - 11 giugno:

« Due cinquantenari: la consacrazione di un Tempio e la prima Messa di un sacerdote, due date, due avvenimenti che si direbbe non dovessero avere altra eco che entro la ristretta cerchia di una città, entro il piccolo ambito degli amici. Invece tutto il mondo cristiano, pur nelle più lontane ed inospitali terre dove solo da pochi anni la luce della fede è arrivata a dissipare le tenebre dell'idolatria, oggi esulta per questa festa celebrata in Torino. Vorremmo quasi dire che la stessa violenza della guerra ne è vinta, poichè anche uomini di paesi fra loro nemici oggi tendono con uguale pensiero di riconoscenza e di amore verso l'insigne tempio di Maria Ausiliatrice, si stringono con uguale impeto di tenerezza attorno alla mite, serafica figura di colui che perpetua il pensiero e l'opera di Don Bosco. E dal Sommo Pontefice al più umile fra i devoti di Maria, dai Regnanti agli uomini politici più eminenti, è tutta una corona di cuori che si inchinano alla Vergine invocata col dolcissimo e confortatore nome di Maria Ausiliatrice, e rendono omaggio a chi simboleggia tutta la grandezza di quei prodigi di carità, di ,fede e di apostolato ché l'amore di Dio, ravvivato nella devozione alla Vergine, ha saputo compiere. Ed infatti chi abbia occasione di visitare il museo Salesiano di Valdocco (embrionale struttura di quello che sarà, a guerra finita, il grandiose Museo internazionale dell'Opera Salesiana) trae, pur dalla piccola e parziale raffigurazione di ciò che è la vita, l'essenza dell'organismo salesiano, l'impressione di qualche cosa di prodigioso che ha sorpassato i limiti della capacità umana, per assurgere all'altissimo significato di solenne testimonianza della infinita potenza di Dio. In cinquant'anni la parola gettata da D. Bosco ha fruttificato così copiosamente che i pochi volenterosi raccoltisi dapprima attorno a lui oggi sono divenuti migliaia e migliaia; la piccola casa nella quale egli gettò il primo germe degli Oratori salesiani è divenuta un grandioso complesso di edifici facenti corona al magnifico tempio ed ai quali corrispondono in ogni parte del globo altre case, altri templi, altri istituti, diversi di stile, di importanza, di mezzi, ma tutti affermanti un proposito, tutti suscitati dalla stessa fiamma, tutti dovuti allo stesso zelo, alla stessa fede. Il grandioso istituto di Przemysl e la piccola chiesetta della missione sperduta nelle terre dell'Africa o dell'America, non hanno diversità se non nel giudizio del profano che si ferma alla apparenza esteriore: l'una e l'altra sono monumenti del pari eloquenti per chi sa comprendere l'anima di coloro che li hanno eretti: il missionario che oggi eroicamente affronta tutti i pericoli nella completa rinuncia di sè stesso per aprire un'anima alla fede, domani portato nel più grandioso istituto di una metropoli saprà adempire con pari efficacia al suo mandato, perchè, là come qui, egli non si propone che di bandire la parola di Cristo e, là come qui, non confida che nella bontà di Dio e nell'appoggio dell'Ausiliatrice; là come qui, non si preoccupa che di seguire fedelmente i consigli ed i ricordi di quel Venerabile Don Bosco che egli considera suo secondo padre.

» Così avviene che questi due cinquantenari, che si fondono in una sola festa, in una stessa data - quasi che l'uno non fosse che una parte dell'altro - trovano così unanime consenso di partecipazione, così pronto e generale fervore di sentimenti in ogni parte del mondo. Vorremmo dire che questa è la festa della gratitudine: gratitudine a Maria che ha voluto essere la patrona di questa grande opera di redenzione della gioventù; gratitudine a D. Bosco che rivive nel suo successore, il quale altro non cerca che di perpetuare l'opera da lui iniziata; gratitudine verso la Società Salesiana che nel suo Rettore Maggiore è tutta simboleggiata, perchè attorno a lui tutti i Salesiani si uniscono in una così completa fusione di pensiero, di volontà, di abnegazione, che l'omaggio reso a lui allieta ognuno di essi come proprio trionfo.

» Il Santo Padre ha voluto essere il primo nella pubblica attestazione di affetto ai Salesiani e di omaggio a Maria Ausiliatrice... »

L'Idea Nazionale del 12 giugno.

Una celebrazione di patriottismo e di fede.

Le feste che si celebrano in questo mese a Torino e che culminano nella celebrazione di due cinquantenari non hanno solo un altissimo significato di celebrazione civile di un'Opera che è squisitamente italiana e che deve essere cara ad ogni cuore serenamente, ma ardentemente preoccupato del bene della Patria. Il cinquantenario della consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco e le nozze d'oro di Don Paolo Albera, rettor maggiore della Pia Società Salesiana; non possono infatti essere disgiunti dal ricordo della grande figura di D. Bosco che del Santuario fu l'ideatore, l'artefice„ il benefattore, e che della Pia Società Salesiana fu il fondatore così come oggi ne è il vivificatore, per il rifiorire del suo spirito in quello dei suoi successori, di tutti coloro che amano chiamarsi suoi figli, che la sua opera conducono a quella florida vitalità che le permette di stendere le braccia in tutte le parti del mondo. Maria Ausiliatrice: nome strettamente legato a dolcissime e indimenticabili pagine della storia italiana; Maria, invocata con fede ardente, con fiducia senza restrizione, con slancio di cuori generosi, è la Celeste Patrona elle lega il suo nome alla memoria delle più gloriose vittorie, riportate dai cristiani. E d'altra parte nel nome di Maria Ausiliatrice i Salesiani hanno portato ovunque il nome italiano, araldi magnifici di una italianità ben sentita che li rese degni di ammirazione da parte di uomini illustri, tra i quali va ricordato prima di ogni altro Paolo Boselli, e diede tali garanzie della vivida opera loro di penetrazione all'estero, che proprio in questi giorni una nuova colonna di missionari salesiani parte per il centro della Cina dietro speciale richiesta del Governo italiano.

» ...Dappertutto, dove una casa accoglie un gruppo di figli di D. Bosco, ivi vibra un sacro fuoco di amore per questa nostra Italia che ha tanto bisogno di essere conosciuta, apprezzata ed amata, e che i Salesiani appunto rendono cara agli stranieri diffondendo tutti. i tesori di quella carità che il loro padre ha ad essi affidata come una fondamentale norma di vita, altresì portando ovunque la magnifica eloquenza del sapere e della virtù che essi sanno accoppiare così armonicamente, che Sovrani e uomini politici, diplomatici e finanziari, conoscendo quei prodigi di pedagogia e di istruzione che sono i collegi e gli oratori salesiani, si onorano dell'amicizia di ognuno che abbia dato il suo nome alla grande famiglia di Don Bosco.

» Ed infine come non ricordare tutti quegli eroi che la famiglia Salesiana ha dato alla Patria? Chi dimenticherà che dai collegi e dagli oratori dei Salesiani sono usciti a schiere i giovani che hanno dato così glorioso esempio di amor patrio, così magnifica prova di abnegazione? Quanti eroi temprati alla gloria, - nella costante devozione all'Ausiliatrice, quante anime aperte alla visione di un dovere concepito sino alla grandezza del sacrificio! Ed ancora: basta pensare che la festa di Maria Ausiliatrice e le nozze d'oro di Don Albera hanno richiamato milioni di cuori fedeli ad un pensiero di gratitudine e di amore per questa nostra Patria che Don Bosco tanto amava: in paesi amici come nei nemici, il nome, la gloria, il ricordo, l'esempio di D. Bosco sono eternati nei templi che la pietà ha eretti a Colei che egli volle protettrice della sua grande opera rinnovatrice della società; ma quei templi sono l'affermazione più grandiosa del patrimonio di idealità che, italianamente grande, il mite sacerdote piemontese ha saputo diffondere quasi prodigiosamente nel mondo. E ben si comprende quindi come la Regina Elena e la Regina Madre 'e le 'Principesse di Casa Savoia abbiano voluto partecipare a queste feste in una forma tangibile, manifesta, che precisasse non equivocamente l'alto valore che esse ripongono in questo rifiorire di fede verso l'Ausiliatrice....»

La musica.

Spigoliamo dall'articolo di G. Lizia, pubblicato nel Momento del 12 giugno: La musica alla Messa Giubilare, queste care reminiscenze e il benevolo giudizio sulla musica eseguita il 9 giugno - la stessa che erasi eseguita alla festa titolare del 24 maggio nel caro Santuario di Maria Ausiliatrice:

« ... Sua Eminenza il cardinale Cagliero, assistente più anziano dei prelati e fors'anche dei fedeli presenti, era, come tutti sanno, il braccio destro del Venerabile Don Bosco.

« Egli, artista nato, doveva dedicare alla musica il tempo che gli rimaneva dopo lo studio delle materie ecclesiastiche, ed educare nel canto i ragazzi che accorrevano all'Oratorio; doveva pensare alla musica senza comprarla, doveva quindi non solo dirigere, ma comporre. Così voleva Don Bosco. Ce lo disse il Cardinale nella sua giovanile vibrante allcuzione rievocando tempi nei quali al posto della Basilica era un prato verdeggiante.

» Don Bosco mi diceva: - Scrivi! e la Madonna detterà ».

» E non aveva bisogno di dirci ciò che forma ricordo indimenticabile di gioventù per chi, come lo scrivente, nel primo decennio dell'erezione della Basilica assisteva alle funzioni di Maria Ausiliatrice, nelle quali colle già numerose voci di cui disponeva l'Oratorio, accresciute dai migliori artisti di canto della città, si eseguiva musica composta e diretta da Don Cagliero, allora così popolare per la sua vena facile e spontanea.

» Chi non ricorda come egli avesse formato tutto un repertorio per la Chiesa, per le accademie, per il teatrino? Egli scriveva per far cantare i suoi ragazzi, i suoi tenori, i suoi bassi, scriveva coll'irresistibile e naturale vena della sua anima, senza pretesa di fare la cosidetta opera d'arte. E bisogna riconoscere che il suo genere appunto, perchè facile, spontaneo, senza artifici e quasi senza risorse tecniche, ha servito mirabilmente allo scopo di quel tempo, è stato anzi un importante e provvidenziale coefficiente della popolarità, della simpatia che si è formata attorno alla famiglia di Don Bosco e che doveva diventare, come divenne, una vera attrazione ed ammirazione mondiale.

» L'espansione delle Opere Salesiane all'Estero e specialmente nelle Americhe reclamava l'opera del Cagliero. Nessuno avrebbe potuto meglio di lui rappresentare Don Bosco nelle Missioni. Temperamento equilibrato, vivace ingegno, vigoria fisica eccezionale, vocazione apostolica, fecondarono la sua meravigliosa attività nel dare impulso alle opere salesiane, tenendolo lontano per tanti anni dalla Casa Madre, alla quale è ritornato col meritato prestigio della cartiera ecclesiastica brillantemente giunta alla porpora cardinalizia.

» Non ho deviato volendo parlare della musica che il valoroso quanto modesto direttore della Cappella Salesiana, già allievo del Cagliero, ha preparato e fatto eseguire.

» È troppo nota la valentia colla quale il maestro cav. Dogliani attraverso la radicale trasformazione evolutiva subìta dall'arte musicale tanto profana, specialmente nel melodramma, quanto nel genere sacro, ha tenuto la bacchetta lasciatagli dal Cagliero.

» La Cappella Salesiana è stata la prima ad, uniformarsi alle prescrizioni della riforma e lo, ha fatto con intuito e coscienza d'arte, auspice lo stesso Cagliero. Di qui il pensiero obiettivo della storia inerente alla funzione e il sentimento di intima compiacenza e di un ben dovuto omaggio all'illustre Prelato, fondatore della Cappella salesiana: due concetti che hanno suggerito la ricomposizione della messa olim Sancta Cecilia del Cagliero, con osservata, rigorosa forma moderna.

»... L'antifona Sancta Maria, succurre miseris è una vecchia conoscenza dei non giovani frequentatori del tempio di Maria Ausiliatrice. Sua Eminenza ne ha raccontato la genesi ispiratrice con quella modestia che gli è propria. - Ho sentito a Roma in S. Pietro, egli ha detto, un'altra antifona ed ho copiato. - In realtà egli ha riprodotto l'impressione suggestiva dello spunto melodico che più lo ha colpito e sviluppandolo con individuale genialità ha scritto un bozzetto che è un grido dell'anima implorante soccorso da Maria Ausiliatrice.

» È un lavoro di getto, di sentimento, che rimarrà.... Egli, quando la compose, non s'immaginava certamente che mezzo secolo dopo la sua ispirata concezione sarebbe riuscita nell'ora grave che attraversiamo, una invocazione così fortemente conclamata da tutto un popolo, da tutta la Patria, da tutta la Cristianità!

» La funzione è stata di una importanza regiosa ed artistica, quale non è possibile descrivere per la imponenza suggestiva dell'ambiente, per per la dignità dei prelati, per la folla dei fedeli, per il paradisiaco canto insuperabilmente diretto ed eseguito, sostenuto dal grandioso, classico organo, al quale degnamente sedeva un altro ben noto e distinto artista salesiano, il maestro D. Pagella, autore del pregevole Sacerdos et Pontifex eseguito all'ingresso, del Clero. »

Per parte nostra aggiungiamo i più vivi rallegramenti ai giovani cantori che con la loro voce hanno così volenterosamente ed efficacemente contribuito alla miglior riuscita delle solennità giubilari, e a ciascuno di essi facciamo l'augurio che dall'anima sua, s'alzi in tutta la vita il grido della prece quotidiana alla Vergine, finchè non sia chiamato a cantar le sue lodi in cielo

Conclusione.

Poniamo termine a quest'umile relazione delle care solennità con un pensiero che ci è rimasto profondamente scolpito nell'animo.

Dalle porte spalancate del Santuario, gremito di popolo, vedevasi una maestosa figura sulla piazza, con le spalle volte al tempio e alquanto inchinate, tutt'avvolta in una rozza tela, come in atto di nascondimento. Era la maestosa figura del Don Bosco del Cellini, che per essere scoperta alla luce del sole aspetta giorni sereni.

Non altrimenti - pensavamo - il Ven. Don Bosco si diportò sempre nelle più strepitose vicende della vita: - Date gloria a Maria Ausiliatrice! andava continuamente ripetendo: Don Bosco è nulla! Senza l'aiuto della Madonna egli sarebbe l'ultimo cappellano di montagna.

Però, anche nascosta, la sua immagine era nello sguardo e nel cuore di tutti, essendo noto quanto Egli lavorò per dilatare la divozione a Maria Ausiliatrice!

Così il suo ricordo quotidianamente si associ nel pio tributo di amore alla Vergine! Ogni giorno, onorando Maria Ausiliatrice, preghiamola a darci una scintilla dello zelo che ardeva nel cuore di Don Bosco, e insieme supplichiamola ad affrettare la sacra apoteosi dell'Apostolo suo prediletto, perchè essa richiamerà più numerose schiere di gioventù e di popolo a quella pratica di vita veramente cristiana, che fu l'unico sospiro della sua vita.