BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Luglio 1910

ANNO XXXIV N. 7.   Torino, Via Cottolengo 32.   LUGLIO 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Cuore di Padre e di Pastore   . 201

CARE E TRISTI NOTIZIE: - Da Mozambico: Terribile innondazione ed uragano - Dal Chubut: L'incendio della Missione di Rawson -Da Costa Rica: Il Collegio di Cartago distrutto . . . . 207

Tesoro spirituale .   .   208

+ IN MEMORIA Di D. RUA: Onoranze funebri: II) a Roma - III) A Nizza Monferrato - iv) nel Piemonte    209

DALLE MISSIONI: Terre Magellaniche: Una missione fino ad Ultima Speranza - In fascio : Macao, Viedma    218

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati . . .   223

Esercizi spirituali

NOTE E CORRISPONDENZE: A Valdocco: La festa di S. Luigi - Tra i figli del popolo - Notizie varie - Necrologio    228

Cuore di Padre e di Pastore

IL Sommo Pontefice Pio X, gloriosamente regnante, ha diramato a tutti i Vescovi del mondo cattolico in data 26 maggio u. s. una mirabile lettera Enciclica. Questa esordisce ricordando le sollecitudini della Chiesa Cattolica per conservare e ravvivare in mezzo al popolo cristiano le meravigliose figure dei Santi riconoscendo in esse « la immagine sublìme del suo Sposo celeste», e ravvisando nelle loro opere « conforto alla memoria », « luce all'imitazione » e « forte incitamento alla virtù ».

Persuaso l'Augusto Pontefice « che gli esempi illustri dei soldati di Cristo valgano assai meglìo a scuotere gli uomini e trascinarli che non le parole o le alte trattazioni », non appena assunto alla Cattedra Apostolica, dopo aver espresso il proposito di restaurare ogni cosa in Cristo, si die' premura di proporre ai fedeli esempi preclari di santità, anzitutto la Beata Vergine Maria, poi altri grandi santi, come S. Gregorio Magno, S. Giovanni Grisostomo, S. Anselmo d'Aosta; - ed ora ci propone S. Carlo Borromeo, cogliendo occasione dal 3° Centenario della sua Canonizzazione, compiuta da Papa Paolo V l'anno 161o.

Noi non riporteremo per intero il classico e magistrale documento - perchè in parte diretto specialmente al Clero - ma sentiamo il dovere di segnalarne alcuni importantissimi passi a tutti i nostri lettori.

1) L'influsso della Provvidenza Divina nel. l'opera restauratrice della Chiesa - La Riforma e S. Carlo Borromeo.

« ...Solo per un miracolo della potenza divina può succedere che tra l'innondare della corruzione e la frequente deficienza delle membra, la Chiesa, in quanto è il corpo mistico di Cristo, si mantenga indefettibile nella santità della dottrina, delle leggi, del suo fine; dalle cause stesse tragga del pari fruttuosi effetti; dalla fede e dalla giustizia di molti suoi figliuoli raccolga frutti copiosissimi di salute. Nè meno chiaro apparisce il sigillo della sua vita divina in ciò che fra tanta e così turpe colluvie di perverse opinioni, fra così grande numero di ribelli, fra il tanto multiforme variare degli errori, essa persevera immutabile e costante, quale colonna e sostegno della verità, nella professione di una stessa dottrina, nella comunione degli stessi sacramenti, nella sua divina costituzione, nel governo, nella morale. E ciò tanto più è mirabile, perchè ella non solamente resiste al male, ma vince il male col bene, e mai non resta dal benedire e agli amici e ai nemici, mentre tutta si affatica ed anela a operare la rinnovazione cristiana della società non meno che dei singoli individui. Poichè questa è la sua missione propria nel mondo, e di questa gli stessi suoi nemici sentono i benefizi.

» Un tale mirabile influsso della Provvidenza divina nell'opera ristauratrice promossa dalla Chiesa appare splendidamente in quel secolo che vide sorgere a conforto dei buoni S. Carlo Borromeo. Allora, spadroneggiando le passioni, travisata quasi del tutto e oscurata la cognizione della verità, eravi lotta continua con gli errori, e l'umana società, precipitando al peggio, sembrava correre all'abisso. Fra questi mali insorgevano uomini orgogliosi e ribelli, nemici della Croce di Cristo... uomini di sentimenti terreni, il Dio dei quali è il ventre (Philipp. III, 18, I9). Costoro, applicandosi non a correggere i costumi, ma a negare i dogmi, moltiplicavano i disordini, allarga vano a sè ed agli altri il freno della licenza, o certo sprezzando la guida autorevole della Chiesa, a seconda delle passioni dei principi o dei popoli più corrotti, con una quasi tirannide ne rovesciavano la dottrina, la costituzione, la disciplina. Indi, imitando quegli iniqui, a cui è rivolta la minaccia: Guai a voi che chiamate male il bene e bene il male (ISAI. V, 20.), quel tumulto di ribellione e quella perversione di fede e di costumi chiamarono riforma e se stessi riformatori. Ma, in verità, essi furono corrompitori sicchè, snervando con dissensioni e guerre le forze dell'Europa, prepararono le ribellioni e l'apostasia dei tempi moderni, nei quali si rinnovarono insieme in un impeto solo quei tre generi di lotta, prima disgiunti, da cui la Chiesa era uscita sempre vincitrice: le lotte cruente della prima età, indi la peste domestica delle eresie, infine, sotto nome di libertà evangelica, quella corruzione di vizi e perversione della disciplina, a cui forse non era giunta l'età medioevale.

» A questa turba di seduttori Iddio oppose veraci riformatori e uomini santi, sia per arrestare quella corrente impetuosa ed estinguere quel bollore, sia per riparare i danni già recati. Quindi l'opera loro assidua e molteplice nella riforma della disciplina fu di tanto maggiore conforto alla Chiesa, quanto più grave era la tribolazione che l'angustiava, e comprovò il detto: Fedele è Iddio, che darà con la tentazione il vantaggio (I. Cor. X. I3). In siffatte circostanze veniva ad accrescere consolazione alla Chiesa, per disposizione provvidenziale, l'operosità e la santità singolare di Carlo Borromeo.

» Senonchè il ministero di lui, così disponendo Iddio, ebbe una forza ed efficacia tutta p opria, nè solo per fiaccare l'audacia dei faziosi, ma per ammaestrare e infervorare i figliuoli della Chiesa. Di quelli, infatti, egli reprimeva i folli ardimenti e confutava le futili accuse, con l'eloquenza più potente, con l'esempio della sua vita e della sua operosità; di questi rialzava le speranze e ravvivava l'ardore. E fu certo cosa mirabile com'egli accolse in sè riunite fino dalla sua giovinezza tutte quelle doti di un verace riformatore, che in altri vediamo disperse e distinte: virtù, senno, dottrina, autorità, potenza, alacrità; e tutte le fece servire unitamente alla difesa commessagli della verità cattolica contro le invadenti eresie, com'era pure la missione propria della Chiesa, risvegliando la fede sopita in molti e quasi estinta, corroborandola con provvide leggi ed istituzioni, rialzando la scaduta disciplina e riconducendo strenuamente i costumi del clero e del popolo ad un tenore di vita cristiana... »

2) I Riformatori del secolo decimosesto (ossia i protestanti) ed i Riformatori del secolo presente (ossia i modernisti.

« ... I riformatori, a cui si oppose Carlo Borromeo presumevano riformare a loro capriccio la fede e la disciplina; nè meglio la intendono i moderni, contro cui abbiamo noi da combattere, o Venerabili Fratelli. Anche costoro sovvertono dottrina, leggi, istituzioni della Chiesa, avendo sempre su le labbra il grido di cultura e di civiltà, non perchè stia loro troppo a cuore questo punto, ma perchè con questi nomi grandiosi possono più agevolmente celare la malvagità dei loro intendimenti.

» E quali in realtà sieno le loro mire, quali le loro trame, quale la via che intendono battere, nessuno di voi lo ignora, e i loro disegni furono già da noi denunziati e condannati. Si propongono essi un'apostasia universale dalla fede e dalla disciplina della Chiesa, apostasia tanto peggiore di quella antica che mise in pericolo il secolo di Carlo, quanto più astutamente serpeggia occulta nelle vene stesse della Chiesa, quanto più sottilmente trae da principi erronei le conseguenze estreme.

» Di amendue, tuttavia, una stessa è l'origine: l'uomo nemico cioè che sempre desto a perdizione degli uomini soprasseminò la zizzania in mezzo al grano (MATTH. XIII, 25): del pari soppiatte e tenebrose le vie; simile il processo e l'esito finale. Perocchè, a quel modo che nel passato la prima apostasia voltandosi dove la fortuna secondava, veniva aizzando l'una contro all'altra o la classe dei potenti o dei popolani, per travolgere poi l'una e l'altra nella perdizione, così questa moderna apostasia esaspera l'odio vicendevole dei poveri e dei ricchi, acciocchè scontento ognuno della sua sorte tragga sempre più misera la vita e paghi il fio imposto a quelli che tutti fissi nelle cose terrene e caduche, non cercano il regno di Dio e la sua giustizia. Anzi il presente conflitto è fatto anche più grave da ciò che, dove i turbolenti novatori dei tempi andati ritenevano per lo più qualche resto del tesoro della dottrina rivelata, i moderni sembra che non vogliano darsi pace finchè non lo abbiano veduto interamente disperso. Ora, così rovesciato il fondamento della religione, si scioglie necessariamente anche il vincolo della società civile. Spettacolo triste al presente, minaccioso per l'avvenire; non perchè vi sia da temere per l'incolumità della Chiesa, di cui non permettono dubbio le promesse divine, ma per i pericoli che sovrastano alle famiglie ed alle nazioni, massimamente a quelle che o fomentano con più studio o tollerano con più indifferenza questo pestifero soffio di empietà...»

3) Pel trionfo della fede - Necessità dell'insegnamento del Catechismo ai giorni nostri.

« E anzitutto, poichè attentano alla rocca stessa che è la fede, o con l'aperta negazione, o l'ipocrita impugnazione, o col travisarne le dottrine », « è necessario opporsi con la sana dottrina al fermento dell'eretica pravità... »

« La necessità d'inculcare la verità a tutti s'impone tanto maggiormente ai giorni nostri mentre per tutte le vene dello Stato, e anche donde meno si crederebbe vediamo infiltrarsi il veleno... Perciò... sebbene non vogliamo ripetere ciò che ardendo di zelo insaziabile deplorava il Borromeo, cioè « di aver ottenuto finora troppo poco in cosa di tanta rilevanza », pure, come lui « indotti dalla grandezza del negozio e del pericolo » vorremmo anche maggiormente infiammare lo zelo di tutti, perchè prendendo Carlo a modello, concorrano, ciascuno secondo il grado e le forze, a quest'opera di ristaurazione cristiana. Ricordino i padri di famiglia e i padroni con quale fervore ad essi inculcava il santo vescovo costantemente, che ai figliuoli, ai domestici, ai servi, non solo dessero facoltà, ma imponessero l'obbligo d'imparare la dottrina cristiana. I chierici si ricordino l'aiuto che in questo insegnamento debbono prestare al parroco, e questi procuri che siffatte scuole si moltiplichino secondo il numero e la necessità dei fedeli e siano commendevoli per la probità dei maestri, ai quali siano dati per aiutatori uomini o donne di provata onestà, a quel modo che prescrive lo stesso santo arcivescovo di Milano (Conc. Provinc. V, Pars. I.).

» Di tale cristiana istituzione appare evidentemente cresciuta la necessità sia da tutto l'andamento dei tempi e dei costumi moderni, sia specialmente da quelle pubbliche scuole, prive di ogni religione dove si tiene quasi per sollazzo il deridere tutte le cose più sante, e del pari sono aperte alla bestemmia e le labbra dei maestri e le orecchie dei discepoli. Parliamo di quella scuola che si chiama per somma ingiuria neutra o laica, ma non è altro che tirannide prepotente di una setta tenebrosa. Un siffatto nuovo giuoco di ipocrita libertà voi già denunciaste ad alta voce e intrepidamente, o Venerabili Fratelli, massime in quei paesi dove più sfrontatamente furono calpestati i diritti della religione e della famiglia, anzi soffocata la voce stessa della natura che vuole rispettata la fede e il candore dell'adolescenza. A rimediare, per quanto era in Noi, a un si gran male, recato da quelli stessi che, mentre pretendono dagli altri obbedienza, la negano al Padrone supremo di tutte le cose, abbiamo raccomandato -che si istituissero per le città opportune scuole di religione. E sebbene quest'opera, mercè i vostri sforzi, abbia fatto finora assai buoni progressi, tuttavia è sommamente da desiderare che sempre più largamente si propaghi, cioè che siffatte scuole si aprano da per tutto numerose e fioriscano di maestri commendevoli per merito di dottrina e per integrità di vita ».

4) Della necessità dei sacramenti, specie della Penitenza e dell'Eucaristia.

Mentre « i riformatori falsi cercano i proprii interessi, non quelli di Gesù Cristo » e « si appoggiano solo alle forze umane » il riformatore sincero,« mette in Dio tutta la sua speranza » e « da lui, dai mezzi soprannaturali aspetta ogni forza ed ogni virtù ».

« Questi mezzi, che Cristo comunicò in larga copia, il fedele cerca nella Chiesa stessa a comune salvezza, e primi fra essi la preghiera, il sacrificio, i sacramenti, i quali divengono quasi fonte di acqua che sale alla vita eterna (JOANN. IV, I4). Ma di tutti questi, mezzi mal sofferenti coloro che per vie traverse e dimentichi di Dio si affannano intorno all'opera della riforma, mai non cessano di intorbidare quelle fonti purissime, se non del tutto disseccarle, per tenerne lontano il gregge di Cristo. Nel che certo fanno anche peggio i loro moderni seguaci, che sotto una certa maschera di più alta religiosità, hanno in niun conto quei mezzi di salute e li mettono in discredito, particolarmente i due sacramenti, coi quali o si perdonano i peccati alle anime pentite o si fortificano le anime col cibo celeste. Ogni fedele pertanto procurerà con sommo studio che i benefizi di così gran pregio siano tenuti nel massimo onore, nè soffrirà che l'affetto degli uomini illanguidisca verso queste due opere della carità divina.

» Da queste font i sgorgherà una ricca vena di grazia, e da essa trarranno vigore ed alimento anche i mezzi naturali ed umani. Nè l'azione del cristiano disprezzerà punto le cose utili e di conforto alla vita, venendo anche esse dal medesimo Iddio, autore della grazia e della natura; ma eviterà con grati diligenza che in cercare e godere le cose esterne e i beni del corpo, si riponga il fine e quasi la felicità di tutta la vita. Chi vuole pertanto usare di questi mezzi con rettitudine e temperanza, li ordinerà alla salute delle anime, ubbidendo al detto di Cristo: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date per giunta (Luc. XII, 31 - MATTH. VI, 33) ».

5) Della fortezza che deve avere ogni cattolico nella lotta che oggi si combatte contro la Chiesa.

Anche di coraggio e di fortezza S. Carlo ci dà « splendidi esempi » dai quali « ciascuno secondo la propria condizione » possiamo prendere « di che imitare e confortarci ».

» Benchè infatti, e la virtù singolare e l'operosità maravigliosa e la profusa carità lo facessero tanto ragguardevole, neppure egli, tuttavia, andò esente da questa legge: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, patiranno persecuzioni (II Tim. III, 12). Quindi per ciò stesso che egli seguiva un tenore di vita più austero, che sosteneva sempre la rettitudine e l'onestà, che sorgeva vindice incorrotto delle leggi e della giustizia, si guadagnò l'avversione di uomini potenti; si trovò esposto a raggiri di diplomatici: venne talora in diffidenza ai nobili, al clero ed al popolo, e in fine si trasse addosso l'odio mortale dei malvagi, e ne fu cercato a morte. Ma a tutto egli resistette con animo invitto, sebbene d'indole mite e soave.

» Nè solo non cedette mai a cosa che fosse esiziale alla fede ed ai costumi, ma neppure a pretensioni contrarie alla disciplina e gravose al popolo fedele, ancorchè attribuite a un monarca potentissimo e nel resto cattolico. Memore della parola di Cristo: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, come pure della voce degli Apostoli: Meglio è obbedire a Dio che agli uomini, egli si rese benemerito al sommo, non della causa della religione solamente, ma della stessa civile società, la quale, pagando il fio della sua stolta prudenza e sommersa quasi dalle tempeste delle sedizioni da sè eccitate, correva a morte certissima.

» La medesima lode e gratitudine sarà dovuta ai cattolici del nostro tempo e ai valorosi condottieri, i vescovi, mentre nè gli uni, nè gli altri verranno mai a mancare in parte alcuna ai doveri che sono propri dei cittadini, sia che trattisi di serbare fedeltà e rispetto ai dominanti anche discoli quando comandino cose giuste, sia di ripugnare ai loro comandi quando siano iniqui, tenendo lontana del pari e la procace ribellione di quelli che corrono alle sedizioni ed ai tumulti e la servile abiezione di quelli che accolgono quasi leggi sacrosante gli statuti manifestamente empii di uomini perversi, i quali col mentito nome di libertà sconvolgono ogni cosa e impongono la tirannide più dura. Ciò avviene al cospetto del mondo e alla piena luce della moderna civiltà, in qualche nazione specialmente, ove il potere delle tenebre sembra che abbia messo la sua sede principale. Sotto quella prepotente tirannide vanno calpestati miseramente i diritti tutti dei figliuoli della Chiesa, spento affatto nei governanti ogni senso di generosità, di gentilezza e di fede, onde per tanto tempo splenderono i loro padri, insigni del titolo di cristiani... I nemici infatti, sebbene discordissimi di pensieri e di volontà, ciò che è contrassegno certo dell'errore, in una cosa sola si accordano, nella oppugnazione ostinata della verità e della giustizia; e poichè dell'una e dell'altra custode e vindice è la Chiesa, contro la Chiesa sola, strette le loro file, muovono all'assalto. E benchè vadano dicendo di essere imparziali o di promuovere la causa della pace, altro in verità non fanno, con dolci parole ma non dissimulati propositi, se non tendere insidie, per aggiungere al danno lo scherno, il tradimento alla violenza. Con un nuovo metodo di lotta è ora dunque assalito il nome cristiano, e una guerra si muove di gran lunga più pericolosa che non le battaglie prima combattute, dalle quali raccolse tanta gloria il Borromeo.

» Di qui noi tutti prendendo esempio ed istruzione, ci animeremo a combattere da forti per i più grandi interessi, da cui dipende la salvezza degl'individui e della società... ».

CARE E TRISTI NOTIZIE

SENTIAMO il bisogno di esprimere pubblicamente tutta la nostra riconoscenza al Signore, il quale anche dopo la morte di D. Rua ci ha procurato non poche consolazioni ; sia quindi benedetta la sua amorevole provvidenza.

Ci fu in prima di sommo conforto il sapere come il S. Padre Pio X, la sera del 10 giugno ricevendo in particolare udienza i nostri Superiori D. Rinaldi e D. Albera, ebbe parole di alto rimpianto e di preziosissìma stima pel nostro defunto Rettor Maggiore, e insieme care e paterne espressioni d'incoraggiamento per tutta la Famiglia Salesiana.

Ci fu pure di non lieve conforto l'apprendere con quale entusiasmo furono visitate da eminenti personaggi le piccole Esposizioni parziali che si tennero da alcune nostre Scuole Professionali - come a Novara, a Milano e a Roma in preparazione alla IIIa Esposizione Internazionale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane che si sta allestendo a Valdocco, la cui inaugurazione venne fissata pei primi di questo mese. A Roma la piccola Esposizione destò vera ammirazione ed ebbe l'onore di essere visitata da S. M. la Regina Madre Margherita di Savoia, che in quella stessa circostanza aveva la bontà di assistere al collaudo del nuovo organo monumentale della Chiesa del S. Cuore.

Ci fu anche di soave conforto lo slancio con cui la sera del 24 giugno un pubblico eletto e stipato - e noi a titolo di profondissima riconoscenza ben vorremmo di tutte le nobili ed egregie famiglie intervenute pubblicare i nomi -conveniva nel teatrino dell'Oratorio Salesiano di Valdocco per udire una splendida commemorazione su D. Rua e D. Bosco detta da quel brillantissimo parlatore e finissimo scrittore che è il marchese Filippo Crispolti. La memoranda tornata, nella quale le grandi figure di D. Bosco e di D. Rua, mercè la geniale e profonda analisi dell'oratore, riapparvero quasi parlanti dinanzi allo sguardo di tutti i presenti, fu aperta dal venerando senatore Bar. Antonio Manno, e chiusa da belle ed affettuose parole di Mons. Muriana.

Ma con le rose piacque al Signore di regalarci alcune spine. E spine pungenti furono per l'animo nostro le tristi notizie che diamo qui appresso, riportando nella loro integrità le lettere che ci vennero comunicate.

In fine vogliam annunziare come alla metà di agosto si aduneranno . in Valsalice gli Ispettori e i Delegati delle singole Ispettorie della nostra Pia Società, per procedere all'elezione del Successore di D. Rua. Non dubitiamo dell'assistenza del cielo ad un convegno di tanta importanza per le Opere Salesiane, ma ci pare che debbano averne antecedente notizia i nostri buoni Cooperatori e le nostre zelanti Cooperatrici, perchè si uniscano a noi nell'implorare su di esso l'abbondanza delle grazie celesti.

Tristi notizie Un terribile uragano a Mozambico. L'INCENDIO DELLA MISSIONE DI RAWSON NEL CHUBUT.

il Collegio di Cartago distrutto dal terremoto I.

DA MOZAMBICO Terribile innondazione ed uragano.

(Lettera del sac. Martino Recalcati).

Moscellia (Mozambico), 5 aprile 1910. REV.MO SIG. D. RUA,

SIAMO nell'anno suo giubilare, tanto sospirato da' suoi figli e dagi amatissimi Cooperatori, anno in cui noi lontani vorremmo esserle vicini per manifestarle la nostra riconoscenza ed il nostro affetto, o almeno inviarle notizie piene di conforto e di consolazione. Ma pur troppo, questa volta, son costretto a darle notizie che arrecheranno al suo cuor paterno non poco dolore. I giorni di Pasqua, che son sempre apportatori delle più dolci emozioni di allegria e di pace, furono per noi giorni di prova e di desolazione.

Mi trovavo nella nostra casa di Mozambico a predicare un triduo affine di preparare quei cari giovanetti a celebrare sempre meglio la festa di S. Giuseppe loro patrono, poiché, come sa, sono tutti artigianelli. Passata allegramente la festa coi cari confratelli e alunni, mi decisi di partire alla volta della nuova missione noleggiai una barca e via pel continente accarezzato da una brezza non tanto facile a sentirsi in questi mari tropicali. E già stavo per approdare, ed era già a cavalcioni delle spalle nerborute del negro barcaiolo (era bassa marea), quando un grido formidabile venne a percuotermi l'orecchio

- Padre, padre, non si può, è necessario ritornar indietro!

Guardai e vidi il nostro coadiutore Machado, il mio compagno di fatiche, scalzo, col suo indivisibile fucile, e dietro di lui i due negri, che finora abitano vicino a noi. Che cos' era successo? Il Monapo, il terribile torrentaccio, che passa presso la nostra missione, era straripato! Fu per me uno schianto al cuore, e dovetti ritornare all'isola! I ragazzi furon contenti nel rivedermi, ma non io, pensando alle nostre piantagioni, alla capanna, al piccolo altare... All'indomani per tempo partii nuovamente, e, dopo più di sei ore di lunga traversata, giunsi a Mocellia, dove venni accolto e rifocillato amorevolmente come sempre dall'egregio Comandante del Forte.

Il Monapo era ancor gonfio e sempre minaccioso; ed io lo passai sopra una barchetta, che spinta da cinque soldati, impiegò una buona mezz'ora a toccare l'altra riva, mentre in tempo normale l'avrebbe fatto in tre minuti; tanta era ancora la forza della corrente ! Di là continuai a piedi per due ore colla veste e colle scarpe in ispalla, stante l'enorme quantità d'acqua che in certi punti mi giungeva all'altezza del collo, e trovai la capanna, piena di sole, sorridente tra le palme, come un'oasi nel deserto; ma tutte le nostre piantagioni perdute!

Era la notte di Pasqua. Dopo quattro giorni di sole tropicale, che aveva ridotti i sentieri un po' praticabili, mandai un negro a Moscellia per alcune provviste, e non potè tornare... Si scatenò un uragano cosi terribile, che mi incusse spavento nella possibilità che un fulmine incendiasse la nostra povera casetta di bambù, o che un colpo di vento la spazzasse via come una piuma. Il temporale durò tutta la notte, ma finalmente passò e all'indomani ricomparve il sole a rischiarare le rovine e la desolazione lasciata dall'uragano. A Moscellia capanne atterrate, il forte danneggiato, buoi, vacche massacrate; a Mozambico case atterrate, barche cariche di frumento fracassate o colate a fondo,.... e caduta l'ala nuova, che si sta costruendo nella nostra casa per raccogliere un maggior numero di alunni (1) !

Amatissimo Padre, mentre le rinnoviamo gli auguri più fervidi pel suo Giubileo, la preghiamo di benedire a tutti questi suoi figli e specialmente al

suo aff.mo

D. MARTINO RECALCATI.

(1) Una lettera del direttore D. Barilari, in data 16 maggio ci conferma la triste notizia. Era un'ala lunga 35 metri ed alta due piani.

II.

DAL CHUBUT (Rep. Argentina)

L'incendio della Missione di Rawson (Lettera del sac. Bernardo Vacchina).

Buenos Aires, Almagro, 12 maggio 1910. REV.MO SIG. D. RINALDI,

Dopo lo schianto per la morte dell'indimenticabile nostro padre D. Rua, un altro dolore è venuto a tormentare il nostro cuore.

Mentre mi trovavo in viaggio verso Buenos Aires, appena due giorni dopo la mia partenza , un vorace incendio distruggeva la bella chiesa della missione e la miglior parte del nostro collegio, essendo stati inutili tutti gli sforzi dei nostri e della popolazione per soffocarlo. Il danno s'approssima alle cento mila lire!

Così il Territorio del Chubut ove si contano varie cappelle protestanti, ha perduto il miglior tempio cattolico; e i nostri poveri orfani devono vivere agglomerati in catapecchie, chi sa con quante privazioni! Dio ci aveva dato tutto: Dio ce l'ha tolto; benedetto il suo santo nome!

Bisognerà dunque incominciare un'altra volta e sarà la terza, perchè nell'anno 1899, appena finito l'edificio, venne l'inondazione che distrusse ogni cosa.

Attualmente mi trovo in Buenos Aires, dove trovai fraterna e caritatevolissima accoglienza tra i nostri confratelli di Almagro. Sono tutto impegnato nel sistemare col Governo le nostre piccole proprietà nel Chubut e nel cercare soccorsi. Ma sarà difficile che riesca perchè Governo e privati sono tutti intenti ai preparativi delle feste centenarie di questa grande Repubblica, le quali promettono di essere veramente grandiose e imponenti.

Voglia il buon Dio tra la gioia universale asciugare anche le nostre lagrime, elevandosi una nuova casa in quel lontano Territorio e ridonando un asilo ai nostri fanciulli ricoverati, figli anch'essi di questa Patria, quantunque poveri e derelitti.

Mi dimenticavo di dirle che l'incendio fu fortuito e che si potè salvare l' archivio della Missione. La S. V. non lasci di raccomandarci a Dio perchè ci doni pazienza e rassegnazione, e voglia comunicare la nostra disgrazia ai benefattori e cooperatori.

Nella speranza di poterla presto rivedere mi dico della S. V. Rev.ma

Aff.mo in Corde Jesu

Sac. BERNARDO VACCHINA.

III.

DA COSTA RICA

Il Collegio di Cartago distrutto.

(Lettere di D. Felice Guerra).

I.

San José, 10 maggio 1910.

M. R. SIG. D. ALBERA, i giornali avranno già dato la notizia che Cartago è stata distrutta da un terribile terremoto. Il 4 maggio alle 6.50, una scossa di tre secondi bastò per far crollare la simpatica e bella città, culla di Costa Rica e sede del primo Collegio Salesiano in questa Repubblica, della Corte di Giustizia Centroamericana, e di molte famiglie che da Panamà e da altri punti solevano recarvisi a passare l'estate.

Il nostro Collegio cadde quasi tutto, mentre la comunità, i superiori e 142 alunni si trovavano in cappella. Di questa non crollò che una parte. In un attimo i più balzarono fuori di chiesa, ma rimasero sotto le macerie due Salesiani, Gioacchino Vega e Francesco Stanga, il sagrestano Emanuele Solano e due giovani. Alla mezzanotte, estratto dalle macerie e circondato dai compagni mori in mezzo alla via un altro giovane, e il giorno dopo un altro. Quattro adunque sono gli alunni periti ed un quinto è all'ospedale, gravemente ferito.

Gli abitanti di Cartago erano stati messi sull'avviso da una forte scossa che si fe' udire il 13 aprile alle 2 antimeridiane e da molte altre di minor, forza, per cui molti dormivano fuori di casa, ed i più vi entravano appena durante il giorno alla sfuggita. E per questo che non vi furon molte vittime, tuttavia si son già estratti dalle macerie circa 6oo cadaveri ! A ciò si aggiunga la forma speciale di costruzione delle case, piccole e leggerissime, le quali, sebbene abbian fatto molti feriti, pure risparmiarono molte vittime. Guai se la terribile scossa avesse investito una città europea! Senza dubbio essa deve aver avuto molto maggìor intensità di quella di Messina, perchè bastarono due o tre secondi per gettare alla distanza di alcuni metri campanili enormi che risalivano ai tempi coloniali!

Subito mi trasportai a Cartago, ove a gran fatica si estrassero le salme dei confratelli. Gran parte dei giovani furono inviati alle proprie famiglie e gli orfani, insieme coi Superiori, si trovano qui nel palazzo della Delegazione Apostolica , convertito in collegio.

Il Vescovo ed il Governo non vogliono che i Salesiani se ne vadano e forse si ricovereranno temporaneamente nella città di Heredia.

Fra poco sarà qui l'Ispettore D. Misieri.

Come le dissi, il 13 aprile u. s. si fe' udire la prima scossa, e in seguito più o meno sensibili ne abbiamo avuto alcune dozzine ogni giorno.

Il 1° maggio aveva cominciato la predicazione del mese mariano nella chiesa del Carmen in San José. Erano due minuti che parlava, quando si sentì una terribile scossa, certo non così forte come quella di Cartago, ma tale tuttavia che distrusse varie case.

Gridai subito: Salgan ! (escano!) e siccome le porte erano tutte aperte, in pochi secondi tutti furono fuori. Da buon capitano io era rimasto sul pulpito a dirigere l'uscita, e mi dava già per morto, poichè il tetto produceva un rumore simile a quello che fa il treno sotto una galleria. Grazie a Dio la chiesa resistè, e non ebbe che qualche screpolatura nella facciata. Fra i miei uditori non vi furono nè feriti nè contusi, ed i giornali encomiarono il sangue freddo del predicatore. Avrei potuto fare altrimenti?

Qui nessuno dorme in casa. Anch'io mi corico sotto una baracca improvvisata. Il Bollettino scientifico ieri ha segnalato centocinque scosse in 24 ore! e purtroppo si è tutti nell'incertezza, temendo qualche nuova catastrofe.

Di Monsignore, che è nel Salvador, non ho notizie molto buone: dopo la morte del signor Don Rua non istà bene come prima.

Voglia, signor Don Albera, presentare i miei ossequi agli altri membri del Consiglio Superiore, e credermi

Suo dev.mo in Corde Jesu Sac. FELICE GUERRA.

II.

San José, 18 maggio 1910.

M. R. SIG. D. ALBERA,

CARTAGO fu interamente distrutta, e già centinaia di uomini la spianano, in modo che non ne rimarrà in piedi una casa, nè una chiesa, nè un edificio pubblico. Anche il vecchio e tradizionale Santuario di N. S. de los Angeles sarà buttato giù. Il nostro collegio, di bella costruzione, cadde in parte ed in parte è pericolosamente lesionato: anch'esso aspetta il piccone e la dinamite. Risorgerà?.... Il nuovo Presidente D. Riccardo Jimenez Oreamuno, oriundo di Cartago, dice:

- Los Salesianos, pioneers geniales y audaces volveran a Cartago (torneranno a Cartago). Haran un Colegio a prueba de temblores y seguiran educando a nuestros niños en el amor al trabajo y a la virtud (innalzeranno un collegio che possa resistere ai terremoti e continueranno ad educare i nostri figli nell'amore al lavoro ed alla virtù).

Don Misieri che giungerà qui verso la fine del mese deciderà. Intanto i nostri confratelli, insieme con una ventina di orfani, si son recati in Heredia, in una casa offerta da Mons. Vescovo.

Le vittime del disastro sommano a migliaia. In un giorno si seppellirono più di 300 cadaveri e si dovettero raccogliere centinaia di cadaveri e di scheletri che il terremoto fece balzare dalle loro tombe. I confratelli Gioachino Vega e Francesco Stanga furono tumulati in una medesima fossa

Mons. Cagliero è stato alquanto indisposto; ma ora si prepara ad andare a Guatemala, il che avverrà il 4 giugno. Si prevede un altro trionfo per la causa della Chiesa e della S. Sede nel Centro America, come avvenne in tutte le altre repubbliche. I giornali di ogni colore han parlato testè delle feste straordinarie con cui fu accolto il Rappresentante del S. Padre nel Salvador, ed anche da quelle relazioni si potè comprendere quanto risveglio di fede abbia prodotto in ogni luogo, ed anzi in tutta la Repubblica, la visita di Monsignore.

Le bacio la mane. Mi creda

Suo obbl mo

Sac. FELICE GUERRA.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in -comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria: ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

Dai 10 luglio al 10 agosto

1) il 16 luglio festa della B. Vergine del Monte Carmelo ;

2) il 6 agosto, la Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno S Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e- Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IM MEMORIA DI D. RUA

NEL vivo desiderio che sentiamo in fondo all'anima dell'amatissimo nostro Superiore, dev'essere a tutti di dolce conforto il conoscere la grandezza del rimpianto destato dalla sua perdita. Per questo ci siam proposti di dare un breve ragguaglio di tutte le funebri onoranze a lui tributate, il che faremo - con venia dei cortesi che ci favorirono le corrispondenze - poco alla volta ; se facessimo altrimenti, dovremmo per più numeri trascurare ogni altra notizia.

Ne diremo adunque ordinatamente, dando la precedenza a quelle celebratesi a Roma e nella casa-centrale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

ONORANZE FUNEBRI

II) - A ROMA. Il 9 giugno al Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio.

Sulla porta maggiore un'iscrizione diceva Solenni funerali - in suffragio dell'anima di - D. Michele Rua - Primo successore del Ven. D. Bosco - nel governo generale - della Pia Società Salesiana - e i funerali ebbero, al dire del Corriere d'Italia « quella solennità che ben meritava l'aureola di pietà e di grandezza che circonda il ricordo del venerando sacerdote erede e continuatore dell'Opera di Don Bosco ».

Tra i numerosissimi intervenuti vi furono sette Principi di S. Chiesa, gli Em.mi Cardinali Vincenzo Vannutelli, Agliardi, Respighi, Vives y Tuto, Rinaldini, Gennari e Gasparri, i quali assistettero alla funzione dai coretti. L'Em.mo Card. Rampolla si fece rappresentare dal segretario Mons. Rocchi.

Nei primi posti poi notavansi Mons. Passerini, patriarca d'Antiochia, Mons. Marinangeli, patriarca di Alessandria, e gli Arcivescovi e Vescovi Mons. Rubian, Mons. Symon, Mons. Taccone-Gallucci, Mons. Sabatucci, Mons. Scaccia, Mons. Nardi, Mons. Miroff: i rappresentanti di Mons. Arcivescovo di Perugia e del Vescovo di Macerata., ecc. ecc.

Erano presenti anche molti prelati della Curia Romana, tra i quali Mons. Riggi, Mons. Santovetti, Mons. Straniero, Mons. Tiberghien, Mons. Galimberti, Mons. Cani, Mons. Bagarini rettore del Seminario Romano, Mons. Galli, Mons. Biznecher, Mons. Minio rettore del Seminario Vaticano, Mons. Vanneufville, Mons. Nardone, Mons. Bonelli, Mons. Fossa; l'abate Strozzi generale dei Canonici Regolari Lateranensi, l'abate Pierani dei Vallombrosani, il P. Piccardo dei Figli di Maria Immacolata, e i rappresentanti e procuratori generali di tutti gli ordini e congregazioni religiose; nonchè molti Parroci ed altri distintissimi membri dell'uno e dell'altro clero.

Tra le personalità laiche d'ogni partito, vedevansi il Comm. Pericoli presidente generale della Gioventù Cattolica Italiana e della direzione diocesana di Roma, con altri membri di varie organizzazioni cattoliche, il principe Antici-Mattei, il principe e la principessa Barberini, il principe Massimo, gli onorevoli Montresor e Longinotti, il comm. Angelini console del Messico, il comm. Marsico consigliere della Cassazione di Roma, il cav. Caimi, l'avv. Amici, il conte Aloisi-Masella, l'ammiraglio e l'ingegnere Rolla, il comm. Rossi de Gasperis, il colonnello Pfyffer, il conte Spada, il conte de Foresta e figlie, il comm. Arceri, l'avv. Cappello di Torino del Comitato per le onoranze a D. Rua, il comm. Galata, il colonnello Ferrero, il marchese Guglielmi delle Rocchette, il conte Antonelli, il conte Mengini e famiglia, il prof. Fornari, il comm. Floridi, Mario Cingolani, il prof. Sabatini, l'ing. Cucco, il dott. Festa, il comm. Chialvo e famiglia, il prof. Guidi, il comm. Grazioli., ecc., ecc..

Dagli istituti religiosi e degli educandati femminili ricordiamo le Nobili Oblate di Tor de' Specchi, le Figlie di Maria Ausiliatrice, le Suore di Carità, le Suore Dorotee, le Suore Domenicane della Presentazione, le Suore del Protettorato di S. Giuseppe, le Suore di San Norberto, accompagnate da numerosi gruppi di giovinette educande.

Presso il catafalco assistevano in rappresentanza della Pia Società Salesiana il sac. D. Filippo Rinaldi, prefetto generale, D. Paolo Albera, direttore spirituale, D. Munerati, pro procuratore, l'Ispettore del Portogallo, l'Ispettore del Matto Grosso, il direttore del Collegio di Frascati con un gruppo di alunni, il direttore del Collegio di Caserta con alunni, e il direttore della Casa salesiana di Messico.

Una corona po' dai vivaci colori formavano attorno al tumulo le bandiere dei Circoli giovanili e clubs sportivi cattolici, tra cui spiccava il labaro federale della Gioventù Cattolica Italiana ombreggiato di nero crespo, e attorno ad esso abbrunate e cariche di medaglie le piccole bandiere delle società sportive Laurentina, Splendor, Monti-Esquilino, Fulgor, Flores, Ignis Ardens, Spes, Robur in Fide, Vis, Excelsior, Esquilia e quelle del Circolo S. Giovanni Bechrmans, della Piccola Milizia di Gesù, del Circolo del Sacro Cuore, del Comitato parr. e Circolo S. Maria Liberatrice, del Circolo S. Gioachino ai Prati, del Circolo Immacolata Concezione, del Circolo San Giorgio, del Circolo S. Lorenzo fuori le Mura; nonchè le rappresentanze delle Casse mutue e dell'Unione professionale Tranvieri, della Difesa della Religione e Patria, della Giovane Trastevere.

Il pontificale.

Gli alunni dell'Ospizio del Sacro Cuore fanno servizio all'altare, in vesti talari rosse.

La messa pontificata da S. E. Rev.ma Mons. Lazzareschi, arcivescovo titolare d'Iconio, incomincia poco dopo le dieci, sotto la direzione del cerimoniere pontificio Mons. Carlo Respighi. Il rito si svolge solenne e maestoso nel raccoglimento fervido di tutti i presenti, accompagnato da musica del M° D. Antolisei, eseguita egregiamente dalla schola dell'annesso Ospizio, coadiuvata dai migliori cantori delle cappelle romane.

Terminata la messa l'aspettazione si fa viva ed intensa. L'Em.mo Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, sale il pulpito.

L'elogio funebre.

L'Eminentissimo così esordiva

Allorchè, sono due anni, invito e insistenza dolce di fratelli m'imposero una parola per D. Bosco che saliva in più bella aurora, dal divin Libro mutuai l'imagine, di che poi l'arte gli abbellì la tomba, e ripetei: Ut palma florebit - come palma fiorirà. Condotto ora a dire di D. Rua, io non ho che da continuare il salmo e cantare per Lui le parole che compiono il verso: sicut cedrus Libani multiplicabitur - come cedro del Libano moltiplicherà! - Comune è il giudizio che, con sintesi generale, mirabile e scultoria, disse D. Rua la continuazione naturale e perfetta di D. Bosco; e, recitando il Breviario, parve a me non sottigliezza nè artificio, ma spontaneo ossequio alla verità sentire, nell'ordine del salino, anticipato e riconfermato quanto tra D. Bosco e D. Rua aveano veduto le pupille ed espresso il labbro nostro: - così negli uomini come nelle parole, dalla palma al cedro, da Don Bosco in D. Rua il salmo continua; continuano, svolgendosi come in nova imagine così in nove forme e misure, la grazia, i disegni, l'opera di Dio! - E mi conceda il buon Dio di esporre, come vivamente lo sento, questo concetto, e sarà allora pur nostro il proposito di non negarci noi pure a continuare, nella misura che vorrà la Provvidenza, quella salmodia di opere e di voci, per la quale dalla Chiesa sale perenne la gloria a Dio!

Non più il deserto dalle sabbie sterili e roventi, dove una prima palma a stenti s'apre alla vita e sorge ad iniziare un'oasi - ed invece la catena gemina del Libano, in terre elette di predilezione, varia di forme, di rocce, d'altezza, di vita, colla sua valle a mezzodì precipite ai laghi e, lontano, al Mar Morto, - e sul dorso, in El-Erz, sulla regione delle valanghe e delle bufere, il cedro. Pianta nobile e maestosa che vince i secoli - sicchè tuttora il Libano ne porta, che risentirono la mestizia delle tenebre alla morte del Salvatore: - ritta slanciasi a grandi altezze nell'atmosfera, fin dalla prima terra però protendendo orizzontali, ricchi, maestosi, sempre verdi i rami in protezione e rifugio: pulcher ramis, et frondibus nemorosus, excelsusque altitudine... in ramos eius fecerunt nidos omnia volatilia coeli (Ezech. XXXI, 3-6 etc.); ricercato, quasi incorruttibile il suo legno; amati i suoi frutti, preziose le sue essenze, valido contro i dolori e delizioso il suo aroma.

E con minutissima analisi storica l'Em.mo Porporato illustra la fanciullezza di D. Rua, le sue prime relazioni con D. Bosco, la sua giovinezza operosa, e tutto l'incanto della sua vita sacerdotale, e continua:

Non dimentichiamo però che questo spettacolo, che con tanta compiacenza D. Bosco ci propone non può che sorgere da basi grandi e ben salde: se si espandono e verdeggiano e s'infiorano i rami, quanto potenti le radici! Del grande cedro lo insinua Ezechiele: aquae nutrierunt illum (XXXI. 4). Ammalato, morente. volle e s'impose un orario per mantenersi fedele alla meditazione: come a questa, che è tutrice sovrana e nutrimento dell'anima, alle altre pratiche ancora si tenne fedele; e la S. Messa anche nei viaggi, e il S. Rosario e il Breviario lo ebbero devoto anche in mezzo agli affari più numerosi e stringenti, per i quali se al sonno e al riposo soventi, non mai tolse un istante alla pietà. Non dirò della sua modestia, del raccoglimento, delle astinenze, della mortificazione. In vapore con lui alcune ore nel pomeriggio del 13 novembre del 19o8, lo ammirai composto a sè e a Dio come nella cella o in chiesa... ammalato giace in una stanza ove tutto è modesto, e modestissimo il povero letticciuolo; morente, non un lamento, e domandato se dolori, risponde no o ben poco ; e dimentico di sè, è del prossimo, dei fratelli, del medico che l'assistono, che si cura, per esternare ad essi la sua riconoscenza e pregare ricompense eterne alla loro carità. Non era questo il sentimento, che inspirava la sua figura, anche esternamente così ascetica e soave? Scarno, pallido, raccolto, colle braccia facilmente conserte, cortese e misurato di tratto, di sguardo, di parola, a tutti diceva l'abitudine ai pensieri santi: eratque pulcherrimus in magnitudine sua et in dilatatione arbustorum suorum. Intendiamo delle virtù di lui ciò che il profeta dice del cedro, e il profeta dirà ancora la ragione intima e segreta di una tanta bontà: erat enim radix illius juxta aquas multas (Ezech. XXXI. 7)...

Chi ebbe ventura di trattare con lui di opere e di persone, di certo lo ricorda nella perspicacia delle istruzioni, nella larghezza e superiorità delle vedute e dei giudizi, nella generosità senza limiti ad ogni speranza ed opera di bene, e, per i suoi figli e fratelli, nella felicissima memoria per la quale tutto gli era presente d'ogni casa e di ogni persona, di tutti seguendo con materna trepidazione e compiacenza le fatiche, le ansie, le spighe mietute

E, passate in rassegna le singole parti del suo meraviglioso programma di apostolo, dice delle sue lettere, dei suoi viaggi, delle sue visite, dei Congressi Salesiani, dello sviluppo dato alle singole Opere e Missioni di D. Bosco, dell'assistenza concessa ai lebbrosi; e poi:

E pensando e provvedendo ai lontani e agli stranieri, avrà D. Rua trascurato i vicini e maggiormente suoi? Nell'amor di patria il credente a nessuno è secondo, e primo è sempre nelle opere che ben più e meglio delle parole attestano verace amore. Quale opera buona sia per l'Italia la Salesiana co' suoi istituti, dove studio e lavoro crescono con sapienza e virtù, lo dice l'unanime consenso e il plauso dell'intera nazione: ma su questo passando, che è però pure il bene maggiore, dica l'Italia quando mai la colpì sventura che D. Rua non si sentisse e dividesse come sua?

Nel 1854 infierisce il cholera a Torino, e, chierico ancora, D. Rua con generosità, con abnegazione si profuse in ammirata assistenza: primo raggio di quella carità, che divamperà a soccorso in ogni pubblica calamità; - che a 10o orfani aprirà gratuito albergo nel terremoto calabro del 19o5, e sull'esempio di una munificenza di Pontefice, imitata non emulata, nell'immane catastrofe del 1908, in mezzo a danni patiti, a morti lagrimate, a quanti giovani sulle coste calabro-sicule invano cercheranno una stanza, offrì una casa e con paterna mano porse il pane e ancora la vita!

E per gli italiani che talento o fortuna, troppe volte miseria, spinge lontani, per essi non avrà opere anche D. Rua? Non pochi per vero quelli che agli emigranti prestano assistenza e carità a tutti, che fede e patria fanno pietosi, il tributo della riconoscenza. E tra questi quanto D. Rua! Seguire minutamente l'espansione, la moltiplicazione delle opere salesiane in conforto e protezione degli emigranti nostri è quì impossibile, nè esatti e sufficienti all'uopo sarebbero gli stessi numeri delle statistiche, se tarde sempre, di troppo in ritardo dietro un esercito che è immenso e istancabile in una corsa sì rapida e vertiginosa. Chiese e missioni, e giornali e segretariati e circoli e istituti ha dunque l'italica gente per i Salesiani in ogni nazione d'Europa, e poi a Tunisi, in Alessandria, al Capo, a Smirne, a Gerusalemme, vorrei dire ovunque; - e sopratutto degna di plauso e di ogni riconoscenza la finezza di carità, che D. Rua volle ai nostri usare, di impedire od almeno di lenir loro quello, che anche l'antichità sentì sommo dolore, e che non è il dolore di bagnare di sudore zolle straniere o di rodere un pane duro non maturato al nostro bel sole - quello invece di Giuseppe, tradito, venduto, schiavo, e che in Egitto (è la frase incisiva del Salmo) linguam quam non noverat audivit (Ps. LXXX. 5). Ad altri il disputare della religione per gli italiani all'estero: la religione intanto agli italiani arriva con quanto di più caro ha l'italiano, la bella e dolce sua lingua! E sono di D. Rua le circolari del 1896 e del 1904, colle quali ai confratelli i fratelli raccomanda, e rallegrandosi di ricevere dagli scolari dell'estero lettere in correttissimo italiano, esorta e insiste perchè colla fede - bene supremo, e primo intento e scopo d'ogni nostra missione e fatica, e origine e ragione d'ogni nostra gloria - si curi, si coltivi la lingua della patria terra! Scuole d'italiano e in italiano hanno dunque così, e numerose, anche per opera di D. Rua gli emigranti nostri; diplomi, onorificenze, sussidi ancora, attestano quanto l'opera apprezzata e benedetta - e fu in scuole condotte da Salesiani (non dico in quelle sole) che gli equipaggi della nostra marina più volte si sentirono commossi, e quasi alle lagrime, quando, dopo oceani sconfinati, ebbero il salato e intesero la preghiera nelle voci, che da bambini aveano imparate e ridette sulle ginocchia della madre!

Nè l'italiano solo emigra, ma i figli pure delle altre nazioni si agitano e si muovono sulla terra, e ad essi ancora non può negarsi e giunge con vivo amore D. Rua. Si vedano le circolari del 19o2 e quella sopratutto del 19o8: quanto commovente nella sua semplicità la preghiera che ai Salesiani d'altre nazioni fa perchè assistano i connazionali, esortando che, come a Londra per i Polacchi, ad Oakland in California per i Portoghesi, a Buenos Ayres per tutti gli Europei, altrove pure l'opera caritatevole si compia, perchè nessuno sulla terra, in nessun angolo della terra, si trovi straniero e solo. Conte non sentirsi rapiti davanti a tanta universalità di carità, che ammanta la terra?

Figli di D. Bosco, e quanti sono italiani degni del nome, e quanti hanno cuore umano, guardate: a tutta la terra, a tutti della terra si è moltiplicata l'anima di D. Rua: cantate, cantate, n'avete donde: sicut cedrus multiplicabiturl

Nè basta a D. Rua « essersi moltiplicato a tutte le nazioni in tutta la terra, ma tutte le forme nuove, tutte le vie di bene, che i tempi esigono o consigliano o presentano » come il, ritorno ai campi, la scienza del lavoro, e l'impulso a tutte le arti, « egli accetta per moltiplicarsi alla carità ».

Inoltre « curando i fratelli » non dimentica « il primo suo Padre (D. Bosco), la Madre (la Vergine Ausiliatrice), il Padre Comune (il Papa) »:

E quanto geloso dello spirito, delle dottrine della Chiesa, dell'obbedienza sincera e piena ai Pastori, sopratutto al Papa! Non dirò delle pubblicazioni frequenti, per mantenere nei fedeli e nel clero quella disciplina e quell'amore al Vicario di di Gesù Cristo, che sono nostra gloria e nostra forza; non delle feste, non degli omaggi tributati alla S. Sede, non delle benedizioni invocate sempre e con fiducia su ogni nova iniziativa; e dirò invece cosa insignificante, che a me intervenne e che, meditata, a tutti sarà edificazione ed esempio. - Sui primi del gennaio del 19o8 io riceveva da Torino alcuni dei volumi, che della grande vita di D. Bosco sta compilando con diligenza affettuosa il valentissimo D. Lemoyne; aprii e vidi ravvolti i libri nei fogli di una messa musicata da Mons. Cagliero. A Torino ne domandai e seppi, che ordinata la riforma del canto sacro, tutte erano state tolte le musiche di prima e rifiutate! Ed erano di famiglia, e tanto care! - Episodio piccolo? Non mi pare, ed è eloquentissimo. Innamorato delle tradizioni e delle glorie della Chiesa, per Don Rua era festa una esecuzione gregoriana: si pensi però alla immolazione che con Mons. Cagliero (e quanti altri!) egli ha fatto di canti, che gli ricordavano le epoche grandi dell'Oratorio e della sua vita, e si comprenderà l'esempio e il monito che, anche con questo atto, dà a chi nell'obbedienza al Papa ed alla Chiesa pone limiti e dilazioni, e pretende, come Rachele, nascondersi e serbarsi qualche idolo ancora (Gen. XXXI, 34)! Obbedite! È l'ultimo comando di D. Rua, il segreto dei Santi e delle opere dei Santi.

E vorrei che meditassero questa parola e la confrontassero colla condotta di D. Rua quelli, che la Chiesa offendono perchè loro non consente malsane novità. Morente, D. Rua richiama l'ammonimento di S. Paolo e ripete: Evitate le novità! - Ma d'altra parte chi. più nuovo di lui? chi più di lui cercò di conoscere, di provvedere ai bisogni, ai desideri, alle esigenze dei nuovi tempi e delle nuove condizioni della società? A D. Rinaldi, due giorni prima di morire, ancora ripeteva: Ti raccomando di continuare tutte le nostre opere sociali...! - Oh l'intendiamo. Non è la novità delle opere, non è la novità delle forme del bene e della carità, è la novità della ribellione e della superbia che la Chiesa rifiuta e respinge. Quanta novità nelle estrinsecazioni cristiane iniziate, compiute da D. Rua: ma in tanta varietà e novità una cosa è e rimane costante - lo spirito che le avviva! Cresce il cedro e ogni anno sulla cima prepara e matura una gemma che si svolgerà in fusto e foglioline salienti a più grandi altezze: cresce il cedro, e ogni anno prepara e aratura gemme laterali e terminali sui ranni e sul tronco, elle si svolgeranno in novi rami; spuntino, crescano, si dilatino, si moltiplichino e gemme e rami e foglie e fiori e frutti, ma tutti le prepari e nutra un medesimo umore, un'unica linfa - ma dal cedro tutti, e rami e fiori, tutti abbiano l'essenza, l'aroma, la fibra, e nessuno traligni, nessuno rompa in ibridismi o malaugurati innesti, che sarebbero sterilità e mostruosità: spuntino novi rami e dieno ricetto e di loro bacche nutrano i novi uccelli: in novità di rami, di vigoria, di grandezza, non di natura, il cedro salga e vivrà! Così cresce la Chiesa, che sale continuamente nei secoli e in ogni secolo, come il cedro ad ogni nova altezza si svolge in rami e in opere nuove: ad ogni secolo le sue opere, ad ogni altezza i suoi rami perchè sempre l'uccello e la farfalla vi trovino alimento e ricetto - ma uno e costante lo spirito e l'anima - lo spirito, la fede, la grazia di Gesù che si effonde e manifesta ne' suoi Santi - e voi, figli di D. Bosco, che un insegnamento sì prezioso di fede e di opere, ai superbi ed ai pigri ancora, vedete sorgere e moltiplicarsi da D. Rua, esultate e cantate, continuate il salmo: Sicut cedrus multiplicabitur!

E scendendo a parlare delle dure prove sofferte

Nè da dimenticare che sul Libano i cedri stanno alla regione delle valanghe e delle fufere, e che valanghe e bufere caddero pure e s'addensarono sopra D. Rua. Proscrizioni e soppressioni al di là delle Alpi colle ironie della libertà, e altrove e quì (e v'è da coprirsene il volto per somma vergogna) quali persecuzioni, quali assalti e con quali armi di turpitudini, di calunnie, di slealtà, di violenza, di incendi, che carità di patria vorrebbe nascondere pietosamente e per sempre obliare !

Ma v'ha cedro e cedro: il cedro dalla vita gagliarda e dalle radici solide e profonde, e il cedro, che del cedro mentisce la corteccia, non ha però la fibra e le radici; la bufera li distinse e rivelò. L'empio per un istante si esaltò e parve cedro, che Varazze a tacer d'altro tentò e coprì d'un'ombra nera. Risponde però il Salmo: Vidi impium exaltatum et elevatum sicut cedros Libani; et transivi et ecce non erat; et quaesivi eum, et non est inventus locus ejus (Ps. XXXVI, 35-36). Come Assur, come tutti gli empi, conce tutti i calunniatori, cadde et in cunctis convallibus corruunt rami ejus (Ezech. XXXI, 12) - e il tronco e i rami in fondo alle valli andarono dispersi. Un altra volta Amasia, idolatra e superbo, credette gareggiare con Israele e paragonarsi a Gioas, e un'altra volta Gioas fece la risposta: Carduus Libani misit ad cedrum, quae in Libano est, dicens : Da filiam tuam filio meo uxorem - dateci le vostre case, le vostre scuole, le vostre istituzioni : transieruntque bestiae saltus, quae sunt in Libano, et conculcaverunt carduum (IV, Reg. XIV, 9). Dove i calunniatori? dove i tristi? gli sciagurati, come il cardo pungenti ed insidiosi? Transierunt bestiae saltus... et conculcarunt : neppure dove sieno si sa, traccia non è - non est inventus locus ejus ; - e del cedro vero non cadde foglia, non piegò cima, ed anzi lo ringagliardì la prova: cedrus Libani multiplicabitur.

E fu maestosa e sublime in quei torbidi la figura di D. Rua. Padre, col cuore sanguinante, i figli si strinse al petto e resse all'impeto della tempesta: sacerdote, distese lo sguardo sui persecutori e per essi sentì perdono e da Dio pregò pietà: superiore, disse difesa e, da chi dovrebbe, gridò giustizia alla virtù - e vivo di fede, anche alle procelle comandò di benedire il Signore. - Sul piroscafo in ritorno dalla Palestina nel 1908, Don Rua ebbe un giorno una tempesta: una medaglia di Maria Ausiliatrice benedì e diede al mare, e subito tacque l'onda, s'aprì il cielo e rise il sole. Narrando il fatto in Milano, D. Rua concludeva con semplicità di fede e tanta pietà : Quanto è buona, quanto potente Maria! - Così s'allietano, così sfidano, così vincono le tempeste i Santi. Nei rami robusti del cedro sicuro è musica bella anche il sibilare del vento e le anime intente vi pregustano l'inno del trionfo e le vittorie e la gloria del Signore: si moltiplica così e in forma inattesa l'opera e il bene che la Provvidenza trae da' suoi; figli di Don Bosco, ripetete il salmo: Multiplicabitur!

Finalmente, dopo aver detto delle singolari testimonianze di riverente affetto, tributate a D, Rua in vita e in morte, soavemente conchiude

Ma benedicendo il Signore ed esaltandolo nel Servo fedele, col quale ha visitato il suo popolo, noi chiniamo la fronte, adoriamo e preghiamo.

Forse di qualche neo è mesta quell'anima? Anche d'intorno ai cocchi dei re la polvere si leva e se ne offuscano le gemme e l'oro! Adoriamo e preghiamo: l'incenso intorno a questo feretro e l'acqua. lustrale dicano le nostre preghiere ed esprimano i nostri gemiti e voti, e l'Ausiliatrice, sempre pietosa, accolga e doni al Cuore di Gesù!

O giorno verrà - che il labbro non dice, che il cuore sospira - d'un altro dilatarsi del cedro a più sublime maestà, in luce più bella, sul Libano della Chiesa, in esempio fulgido e continuata e cresciuta protezione ai popoli? Alla Chiesa il dire: noi, figli devoti ed obbedienti, rinnoviamo l'abbandono in lei, e quì ed ora adoriamo e preghiamo.

Ma questo intanto è dovere nostro, e che nella mestizia solenne di questo giorno dobbiamo riconoscere e giurare: Figli di D. Bosco, e quanti siamo figli della Chiesa, e quanti sono figli di Dio, tutti florete, flores, quasi lilium et date odorem et frondete in gratiam.... et benedicite Dominum (Eccli. XXXIX, 19) - fiorite, o fiori, come gigli, e date fragranza e graziose frondi.... lodate il Signore! Allora in altro modo e secondo la preghiera di D. Bosco e il sospiro e il testamento di D. Rua si moltiplicherà il cedro, e nelle opere e nella santità nostra continuerà il salmo: Sicut cedrus Libani multiplicabitur. Lo compia Iddio!

Terminato il discorso, l'Eminentissimo Cardinal Vicario procede all'ultima parte della funzione, dando la rituale assoluzione al tumulo. Al passaggio del Cardinale pontificante tutti si levano in piedi ed assistono raccolti al canto del Libera me Domine dell'Antolisei. La funzione termina ad un'ora dopo mezzogiorno.

Nel tempio di S. Maria Liberatrice.

Promossa dal Circolo Maria Liberatrice, fin dalla domenica 10 aprile fu celebrata nella nuova bella Chiesa Parrocchiale del Testaccio una funzione di suffragio per l'anima benedetta di D. Rua.

Vi intervennero moltissime Associazioni cattoliche giovanili di Roma con bandiere e varie spiccate personalità. Dopo la funzione che riuscì imponentissima, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Letterio Arrigo, Arcivescovo di Messina, rievocò con nobili parole la figura del defunto, commovendo profondamente tutti i presenti.

Nella Cappella delle Figlie di M. Ausiliatrice.

Il 7 maggio nella cappella delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, in via Appia Nuova, fuori Porta S. Giovanni, ebbe luogo una solenne funzione di trigesima. Celebrò Mons. Alessandro Vidau, Curato perpetuo di S. Giovanni in Laterano ; ed alcuni cantori dell'Arcibasilica Lateranense, con squisita valentia e con ammirabile fusione di voci eseguirono la Messa di Requiem, ed alcuni mottetti. Assistevano in gruppo le Rev. Suore con la Ispettrice Rev.ma Suor Chiarina Giustiniani ; le Madri Cristiane e le Figlie di Maria. Notevole il concorso del popolo, tra il quale spiccavano molte distinte signore del luogo ed anche insigni cooperatrici.

« In questo quartiere - scriveva l'Osservatore Romano - è viva e benedetta la memoria di D. Rua. Quando nessuna opera religiosa ivi esisteva, Egli venne, e, commosso sui bisogni morali di questo popolo, vi chiamò di sua iniziativa le rev. Suore, ad incominciare opera di ristorazione cristiana; più volte poi vi tornò, ed ancora poco prima di morire. Tutti ricordano la sua presenza, ed ancor oggi su quella folla raccolta e commossa pareva sorvolasse coll'aureola dei Santi, la soave figura di Don Rua, primo apostolo di via Appia Nuova! »

III) - A NIZZA MONFERRATO.

Il 21 aprile, nella Chiesa della Madonna delle Grazie. - Sulla porta maggiore, addobbata a lutto, si leggeva l'epigrafe:

« A D. Michele Rua - Successore del Venerabile Don Bosco - erede della mente e del cuore del Fondatore e Padre - che le tre istituzioni lasciategli in retaggio - Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori-animoso promosse, instancabile diffuse, sapiente governò - esempio luminoso a tutto il mondo - a qual sublime altezza arrivi la fede avvivata dall'amore di G. C. fortificala dall'operosità - questo supremo tributo di riconoscenza figliale imperitura con pietosa gara di dolo ,e e di affetto.

Amatissimo Padre, veglia dal Cielo su di noi - che in quest'ora solenne rinnoviamo il fermo proposito - di esser fedeli fino alla morte a' tuoi santi insegnamenti.

Celebrò il Prefetto generale della Pia Società Salesiana, D. Filippo Rinaldi, che dopo la S. Messa diede l'assoluzione al tumulo circondato dai rev.mi Sacerdoti delle tre Parrocchie di Nizza intervenuti alla mesta cerimonia. Dirimpetto al tumulo a destra assistevano le Autorità cittadine con in corpo la Giunta Comunale, il Pretore Avv. Ambrogiani, il Vice-Pretore Cav. Avv. Lovisolo, i Segretari Comunali con a capo l'avv. Torelli, il Direttore didattico con quasi tutti i Maestri e le Maestre delle Scuole Comunali, il Notaio dott. Merlo che rammentava commosso di esser stato condiscepolo del venerato estinto, il sig. Ameglio in rappresentanza dell'avv. Rebuffo, il prof. Migliardi, il cav. Scrimaglio, il dott. Barberis, il sig. Poggio geometra catastale, il sig. Ivaldi farmacista, i sigg. Sampietro, Torello, Cordier, Rapetti, Morino, ecc., ecc., quindi i Cooperatori, le Cooperatrici e distinte signore nicesi e pie persone, e le rappresentanze delle alunne esterne della Scuola Normale e dell'Oratorio del Sacro Cuore. Di fronte, dalla parte sinistra, dietro le rev.me Superiore del Capitolo Maggiore dell'Istituto, stavano le Suore della Neve e di S. Anna, quindi le rappresentanze delle Case di Asti, Intra, Fontanile e S. Marzano, il Consiglio dell'Associazione « Antiche Alunne - Sezione Nizza » e le Antiche Alunne stesse assai numerose, insieme con la rappresentanza delle Convittrici della Scuola Normale e del R. Orfanotrofio di Asti.

La Missa tertia del M° Pagella interpretata con senso alto e squisitissimo dalle Convittrici dell'Istituto aggiunse solennità alla devota funzione che lasciò in tutti un soave senso di pace e si chiuse coll'innocente preghiera recitata attorno il tumulo dai bambini del Giardino d'Infanzia, i quali, bianco vestiti, con sciarpa ornata a lutto e gigli in roano, avevano anch'essi devotamente assistito alla solennissima cerimonia.

IV) NEL PIEMONTE.

ACQUI. -Il 7 maggio il Santuario della Madonnina era gremito di Cooperatrici e di fedeli accorsi a rendere un tributo di preghiere e di affetto al Successore di Don Bosco. Notate le rappresentanze del « Circolo Giovanile Cattolico » con bandiera e dell'Oratorio festivo, i Padri Cappuccini del Santuario e quelli della Madonnalta e varii Sacerdoti e Professori del Seminario. Nel mezzo ergevasi sontuoso il tumulo. La messa venne cantata da Mons. Negroni, Can. Prevosto e Vicario Generale, antico allievo dei Salesiani e direttore dei Cooperatori acquesi. Prima delle esequie sali il pergamo il rev. Don Giovanni Cinzano, Professore di Retorica nel Seminario, allievo anch'egli dei Salesiani, il quale, affettuosamente descrisse la vita di D. Rua nella fanciullezza, nella gioventù, da chierico e da sacerdote, rilevando quanto fosse amato da D. Bosco.

ALESSANDRIA. - Il 1 maggio nella cappella del Convitto maschile di S. Giuseppe - scrive l'Ordine - presenti pure le reverende Suore e le alunne del convitto femminile Maria Ausiliatrice, celebrò un solenne suffragio di trigesima il Reverendissimo Canonico Arciprete Mons. Giuseppe Villa, Vicario generale della Diocesi e decurione dei cooperatori salesiani di Alessandria.

» Dopo le esequie al tumulo, Monsignore tratteggiò con parole commosse di affetto e di ammirazione la figura del grande Estinto, mostrando la gravità della perdita fatta in lui, e le ragioni del nostro conforto nell'omaggio resogli dal mondo intero e nell'affermazione che partiva dalla convinzione di tutti: £ morto un santo! ».

BIELLA. - L'11 maggio nella Chiesa di San Cassiano. - Vi partecipò un bel numero di cooperatrici con molti fedeli. Eran anche presenti parecchi sacerdoti biellesi, ex-allievi dei Salesiani. Celebrò il rev.mo Can. Botta Giuseppe, arciprete del Duomo, con assistenza pontificale di Sua Ecc. Rev ma Mons. Gio. Andrea Masera, vescovo diocesano. Prima delle esequie il rev.mo Can. Dott. Mala Eliseo pronunciò l'elogio del defunto, rilevandone le spiccate virtù di uomo di preghiera, di umiltà, di energia e di lavoro.

Diede la benedizione al tumulo Mons. Vescovo assistito da rev.mi Canonici. La chiesa era s'ata parata a lutto: sulla porta spiccava il ritratto dell'estinto.

CASALMONFERRATO. - Il 6 maggio nella Cattedrale per iniziativa del rev.mo Capitolo. - Vi assistè pontificalmente S. E. Rev.ma Mons. Lodovico dei Marchesi Gavotti, con molta folla di popolo ed « in luoghi distinti -scrive il Corriere di Casale - avevano preso posto le rappresentanze della Direzione Diocesana, della Società Cattolica, del Circolo Pio X, della Direzione parrocchiale del Duomo con relative bandiere. Assistevano pure i rappresentanti dei diversi Ordini religiosi di Casale. Prima delle esequie il rev.mo Mons. Calcagno, Vicario generale, lesse un elevato e commovente discorso, nel quale rievocò efficacemente la dolce figura del santo prete, illustrò l'opera sua e della sua congregazione, e le virtù che lo renderanno degno, come il suo antecessore, degli onori della Chiesa. Così anche Casale ha pagato il suo doveroso tributo a chi tanto l'aveva amata e beneficata colle Opere Salesiane ».

- Il 14 aprile all'Oratorio del Valentino e il 16 aprile all'Istituto femminile S. Cuore avevano avuto luogo altre solenni funzioni di suffragio con largo concorso di Cooperatori e Cooperatrici e numerose Comunioni.

FOSSANO. - Il 14 aprile nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio. - Dopo la messa assistita dagli alunni del Convitto Civico e da quelli del Collegio D. Bosco coi loro rispettivi Superiori e da numerosi cittadini, prese la parola il prof. D. G. Rossi, che disse dell'opera di D. Rua, rivolta al servizio di Dio ed al bene della gioventù e di tutta l'umanità.

IVREA. - L'11 maggio nella Chiesa di San Maurizio. - Vi assistè pontificalmente l'Ecc mo Vescovo Mons. Matteo Filippello, e con larghe rappresentanze di varii istituti della città v'intervennero anche molti parroci dei paesi circonvicini. L'imponente messa corale del locale istituto salesiano accompagnò la commovente cerisi oni'. Disse l'elogio il prof. Don Francesia. Eran presenti anche il sindaco cav. De Jordanis, il conte D'Arcourt, i giudici, parecchi avvocati del foro, ecc. ecc. Della grandiosa dimostrazione va data gran lode al rev.mo Don Bellono.

NOVARA. - Il 16 aprile nella Chiesa Cattedrale. -In mezzo al vasto tempio, elegantemente parato a lutto, sorgeva un ricco catafalco circondato da molte bandiere e da numerosi cerei. Sopra la porta principale leggevasi l'epigrafe:

A Don Michele Rua - primo successore di D. Bosco-del gran Padre copia fedele - pio modesto zelante - che pei figli del popolo - spese lunga operosa vita - i salesiani e cooperatori novaresi - invocano da Dio - il premio dei giusti.

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba assistè pontificalmente, circondato dal rev.mo Capitolo della Cattedrale e da tutti i chierici del Seminario. La cappella musicale eseguì la messa del M° Perosi accompagnata dal M° Cecilio Manfredi. Prima dell'assoluzione impartita da Mons. Vescovo salì il pulpito il teol. Cupia che commemorò magistralmente il defunto

Oltre l'Istituto Salesiano presente in corpo con bandiera, notavansi fra le rappresentanze il teol. Giulio Barberis pel Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana, il Capitolo di San Gaudenzio, la Congregazione dei Parroci, gli Oblati, l'Istituto dell'Immacolata, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, la Direzione Diocesana, la Società Cattolica maschile di M. S., le Associazioni Cattoliche di S. Martino, le Rosine, la Società Sportiva Voluntas, la Conferenza di S. Vincenzo, l'Opera per la protezione della giovane, la Congregazione Francescana e molti sacerdoti.

VIGEVANO. - Il 16 aprile nell'Oratorio del Pio Istituto Negrone, con solenne pontificale di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Berruti, Vescovo diocesano, assistito dal rev.mo Mons. Vincenzo Biroli, Pro-Vicario Generale, e dai Canonici Teol. Marchini, Angelo Bina e Pietro Castellanza. Tra i numerosi intervenuti alla mesta funzione notavansi una larga rappresentanza del Clero cittadino e di Cooperatori e Cooperatrici salesiane, molte signore, il P. Guardiano del Convento dei Cappuccini, il cav. Oldani il dott. Biffignandi, il rag. Achille Ferrari Trecate, il sig. Giovanni Boglietti, ecc. I giovanetti del Pio Istituto eseguirono scelta musica con mirabile delicatezza ed espressione.

ARIGNANO. - Il 13 aprile, nella chiesa parrocchiale. - Celebrò il Prevosto e quella popolazione, rispondendo all'invito delle Figlie di Maria Ausiliatrice addette all'Asilo Infantile, trasse numerosa a suffragare l'anima del Successore di D. Bosco con preghiere e sante Comunioni.

BORGOMASINO. - Il 13 aprile nella chiesa parrocchiale, parata a lutto. - Celebrò lo zelantissimo Arciprete D. Pietro Cerutti; e la locale Schola Cantorum, diretta dal M° Porta prestò gratuitamente servizio. Assistevano alla cerimonia i bimbi dell'asilo, le alunne della scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le Figlie di Maria e molto popolo.

La domenica seguente le Figlie di Maria fecero una Comunione generale in suffragio.

BORGO S. MARTINO. - Il 18 aprile nella chiesa parrocchiale. - V'intervennero l'on. Consiglio Comunale quasi al completo, le notabilità del paese, i pii Sodalizi con i loro stendardi, le Suore di Maria Ausiliatrice, i Superiori e gli alunni del Collegio S. Carlo e numeroso popolo. Celebrò il Direttore del Collegio, che tenne un affettuoso discorso commemorativo. Le numerosissime Comunioni, tributo di filiale omaggio degli alunni del Collegio, degli Oratori festivi, dell'Associazione antiche allieve, della Scuola femminile di Religione e di molte altre persone, diedero alla cerimonia l'impressione di una festa religiosa, piuttostochè di una funzione funebre.

BORGO SESIA. - Il 18 aprile nella chiesa parrocchiale con gran numero di Comunioni. La ditta Panizzardi fu così cortese da permettere un'ora e mezzo di assenza dal lavoro alle convittrici, affinché avessero agio di assistere alla funzione, e ciò senza toglier loro nulla della paga.

BUTTIGLIERA D'ASTI. - Nella chiesa parrocchiale, per iniziativa del Circolo Cattolico S. Giuseppe. - Celebrò il prevosto teol. Perotti, e vi assistettero il Sindaco, la Giunta comunale, numerosi consiglieri, il segretario comunale, le associazioni cattoliche e gli istituti locali.

CALUSO. - Il 14 aprile nella cappella dell'Oratorio festivo di S. Andrea. - Cantò messa l'Arciprete Teol. D. Germano Ravetti, il quale disse pure l'elogio funebre. « Perchè, si chiese l'oratore, la morte di un semplice. prete, com'era D. Rua, privo di ricchezze e senza titoli onorifici, ha destato ovunque un cordoglio sì grande, non solo fra il popolo, ma altresì tra i ricchi ed i grandi del secolo? Perchè

D. Rua fu un degno successore del Ven. D. Bosco ». Assistevano i ragazzi dell'Oratorio, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, e tutte le Autorità cittadine, con a capo il Sindaco. Scelti cantori dello studentato teologico di Foglizzo, eseguirono il Requiem, il Sanctus e l'Agnus Dei a tre voci del M° Pagella, e le altre parti della messa in canto gregoriano.

CASTELNUOVO D'ASTI. - Il 28 aprile nella chiesa parrocchiale, per iniziativa del Municipio, che v'intervenne in corpo, insieme con tutte le altre Autorità, per dare un attestato di riverente affetto al Concittadino onorario. La Schola Cantorum dell'Istituto Paterno eseguì scelta musica, e disse l'elogio il rev. D. Anzini.

CAVAGLIA. - Il 6 maggio nella chiesa parrocchiale. - Fu un attestato di sentito affetto, cordiale, grandioso e solenne. Altro funerale si celebrò il 14 aprile nella cappella delle Scuole Decaroli coli intervento delle principali famiglie del paese.

- La domenica 1° maggio il Conte Olivieri di Vernier, consigliere comunale, commemorò affettuosamente D. Rua in Municipio.

CAVAGLIO D'AGOGNA. - Il 25 aprile nella chiesa parrocchiale, con intervento del Sindaco, di vari consiglieri comunali, delle Figlie di Maria, dell'Asilo Infantile e delle alunne ed ex-alunne dell'Oratorio. Cantò messa il rev. D. Tacca e dopo le esequie il rev. Arciprete disse l'elogio funebre.

CAVOUR. - Il 16 aprile nella chiesa parrocchiale per iniziativa del Vicario Mons. Bernardo Arato, Cameriere Segreto di S. Santità ed antico allievo dell'Oratorio nostro di Torino. - Vi intervennero le rappresentanze degli istituti locali, delle società religiose e della Società operaia femminile, gl'insegnanti, con molto popolo che gremiva la chiesa. Dopo la messa il teol. Giovanni Crosa, vice-curato, lesse il discorso commemorativo, nel quale parlò dello sviluppo dato da D. Rua all'Opera di Don Bosco, ed invitò i presenti ad imitare i suoi virtuosi esempi.

CHIERI. - Il 18 aprile nella chiesa di S. Teresa.

- Messa cantata, con comunione generale dell'annessa comunità, della Pia Unione delle Figlie di Maria, e delle Alunne dell'Oratorio di S. Teresa.

COASSOLO S. PIETRO. - Il 14 aprile, in parrocchia, per iniziativa del teol. Sebastiano Bosio, antico allievo dell'Oratorio nostro di Torino. Tutta la popolazione, al mesto e prolungato suono delle campane vi accorse come alle maggiori solennità. Erano in appositi posti gli alunni e le alunne delle scuole, le varie compagnie maschili e femminili, ed attorno il maestoso catafalco i più vecchi del paese, i padri di famiglia, per onorare « il padre della grande Famiglia Salesiana ».

CRUSINALLO. - Il 15 aprile nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Durante tutto il mese di marzo alla benedizione del SS. Sacramento quel rev. Arciprete fece pregare pubblicamente per la salute di D. Rua, ed il giorno seguente la notizia del suo decesso fe' celebrare una messa di suffragio nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice; dove con intervento della popolazione si celebrò poi il solenne funerale, perchè detta cappella fu benedetta dal venerando estinto.

CÓSOLA DI CABELLA. - Il 18 aprile nella chiesa parrocchiale, per iniziativa del parroco Don Paolo Callegari, nostro buon cooperatore. La messa fu preceduta dal canto solenne dell'ufficio dei defunti, con intervento dei Cooperatori locali e di tutto il popolo.

CUORGNÈ CANAVESE. - Il 7 maggio nella chiesa parrocchiale, presenti le autorità, le rappresentanze di diversi sodalizi, delle scuole comunali, il Collegio Morgando e gran numero di signore e signori. Celebrò il parroco di Pont circondato dai parroci di Cuorgnè, Valperga, S. Colombano, Favria, Rivarolo, Castellamonte, Salto e Sparone e da molti altri ecclesiastici. Eseguì scelta musica la scuola di canto del Collegio Giusto Morgando. Disse l'elogio funebre il sac. Stefano Trione.

DIANO D'ALBA. - Il 23 maggio nella chiesa parrocchiale. -Era presente una rappresentanza del Consiglio Comunale col segretario Farinetti Luigi, dell'Amministrazione dell'Asilo, della Fabbriceria parrocchiale e dell'Ospedale. La locale Schola Cantorum, diretta dal M.° D. Sarotti, eseguì egregiamente la messa funebre e le esequie del Perosi. Celebrò quel zelantissimo arciprete Teol. D. Giuseppe Faletti, che nutriva pel venerando D. Rua un affetto veramente filiale. L'elogio fu detto dal salesiano D. Roccia.

FOGLIZZO. - Il 28 aprile nella chiesa parrocchiale. - Ogni anno il compianto D. Rua era solito recarsi a Foglizzo l'8 maggio per celebrare la festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo nella chiesa annessa a quell'Istituto Salesiano, fra la gioia dei buoni Foglizzesi; i quali, memori di tanto affetto, accorsero in massa alla mesta cerimonia, con a capo il Sindaco e la Giunta Comunale, tutte le autorità locali, le scuole comunali coi relativi insegnanti e le rappresentanze con bandiera di tutte le associazioni del paese, nonchè una forte rappresentanza dell'asilo e scuole del vicino paese di S. Giusto sotto la guida delle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice.

Cantò la messa il venerando D. Pietro Panetti e disse un'affettuosa commemorazione il zelantissimo Prevosto D. Stanislao Malvisi.

GATTINARA. - Il 17 aprile nella chiesa parrocchiale. - Il Vicario Foraneo Dott. D. Camillo Andreoletti, antico allievo dell'Oratorio nostro di Torino, che aveva tanto pregato insieme coi suoi parrocchiani durante la malattia di D. Rua, fin dalla domenica precedente, 11 aprile, con accento di commozione tutta propria di un figlio confortato di speciale benedizione dal padre morente, presso la cui salma passava poi l'intera notte, aveva rievocato la memoria dell'estinto, ottenendo dal numeroso popolo raccolto per le sacre funzioni un primo suffragio colla recita del S. Rosario. Non pago di ciò, ne di aver celebrato il funerale di settima nella cappella privata delle Figlie di Maria Ausiliatrice, volle anche che la domenica 17 tutta la popolazione prendesse parte ad una particolare funzione di suffragio per l'anima dell'amato Superiore. L'affettuoso invito non poteva essere meglio accolto. Durante la messa si recitò ad alta voce il Santo Rosario, interrotto solo dopo l'elevazione per il canto di un commovente Requiem aeternam eseguito da un gruppo di bambini dell'Asilo Infantile; e più di ottocento furono le sante Comunioni distribuite, avendo preso parte alla commovente cerimonia gli Oratori festivi maschile e femminile, le Figlie di Maria, le cooperatrici, le ex-allieve, le Figlie di S. Cecilia, insieme con molte altre pie persone ammiratrici del Successore di D. Bosco.

GRAVELLONA-TOCE. - Il 13 aprile si celebrò un solenne funerale di settima. La domenica precedente, in luogo della spiegazione del Vangelo, il Prevosto commemorò affettuosamente D. Rua. La ditta Guidotti e Pariani concesse alle operaie convittrici di protrarre di un'ora l'entrata nello stabilimento, aflnchè potessero assistere alla funebre cerimonia.

INTRA. - Il 9 maggio nella Chiesa Collegiata. - Presenziavano parecchi Assessori e Consiglieri Comunali, con l'avv. cav. uff. De-Lorenzi in rappresentanza del Sindaco, assente dalla città, il presidente dell'Asilo, una rappresentanza dell'Amministrazione delle Opere Pie, delle Scuole Comunali, Professori ed Insegnanti, Istituti diversi, l'Asilo Infantile e quello Salesiano, oltre molti distinti cittadini ed un eletto stuolo di signore. Parteciparono pure alla pia funzione molti Sacerdoti dei dintorni e diede ad essa un carattere oltremodo solenne il canto gregoriano mirabilmente eseguito dagli alunni del Collegio S. Luigi.

LANZO TORINESE. - Il 12 maggio nella chiesa parrocchiale. - Celebrò Mons. Tresso antico allievo dell'Oratorio nostro di Torino e disse l'elogio Don Trione, presenti il sindaco, alcuni assessori, i parroci di Mathi, Balangero, Germagnano, Coassolo S. Pietro, il rappresentante del Vicario di Viù, ima rappresentanza delle scuole elementari e dell'istituto Albert e molte notabilità cittadine. La Schola Cantorum del Collegio S. Filippo eseguì musica di Haller e Pagella.

LENTA. - Il 7 maggio nella chiesa parrocchiale, con grande concorso di popolo, tutti gli alunni e le alunne delle scuole comunali con i propri insegnanti ed una rappresentanza dell'Amministrazione dell'Asilo i cui bambini cantarono con angelica devozione il De profundis.

LOMBRIASCO. - Il 12 aprile nella chiesa parrocchiale, parata a lutto, per iniziativa del prevosto D. Biagio Gorgerino, che volle cantar egli stesso la messa, accompagnata in gregoriano dagli alunni dell'Istituto S. Gioachino e dalla popolazione. Il bel catafalco era attorniato dai Salesiani e dalla Giunta Municipale, con a capo il Sindaco sig. Sebastiano Bonelli.

(Continua).

DALLE MISSIONI

TERRE MAGELLANICHE

Una Missione fino ad Ultima Speranza.

Gli indii Alacalufes.

(Relazione del Sac. Pietro Renzi).

Punta Arenas, 22 marzo 191o. REV.MO ED AMATO SIG. D. RUA.

ANCHE quest'anno il mio caro superiore Mons. Fagnano mi ha mandato in missione, e non come l'anno scorso per l'estesa e monotona Patagonia, ma pel pittoresco Territorio di Magellano, affinchè facessi un po' di bene ai molti coloni francesi, spagnuoli, inglesi e chileni sparsi in quelle terre, ricche di ubertosi pascoli, dove s'incontrano innumerevoli greggi di pecore, vacche e cavalli, ed in parte coperte da folte ed inesplorate boscaglie.

Partenza da Punta Arenas - Gioia dei Coloni nel vedere il missionario - Tre giorni di peripezie per un battesimo.

Il 25 gennaio dopo mezzogiorno, congedatomi dai cari superiori e confratelli, io e l'eccellente giovane Carlo Aros P., ex-alunno nostro, che doveva servirmi da sagrestano, insieme con una guida, partivamo da Punta Arenas, spinti da un venticello piuttosto forte verso Oriente, dove appunto dirigevamo il nostro viaggio, quasi che anche il vento volesse accelerare i nostri passi. Fin dalle prime fattorie che incontrammo, ci trattarono con squisitissima gentilezza o meglio con carità cristiana; e difficile mi sarebbe il dire l'allegrezza dì quei buoni coloni nel vedere finalmente un missionario cattolico, essendo già più di quattro anni che nessuno di noi aveva potuto visitare quelle fattorie. Colmandoci di attenzioni ci invitavano a passar con loro qualche giorno, e vari mandarono messi alle fattorie vicine affinchè anche i coloni dei dintorni venissero la mattina seguente ad ascoltare la santa Messa.

Sul cader della sera del secondo giorno di viaggio, essendo stati colti da una pioggia dirotta che ci accompagnò per più di tre ore, arrivammo bagnati fino alla pelle, ad una fattoria. Quella buona gente pareva non sapesse darsi pace nel vederci in quello stato. Non solo accorse subito ad accendere la stufa e ci apprestò cibi caldi e liquori confortanti, ma ci offerse anche biancheria nuova per cambiarci; ed era proprio un affacendarsi, un correre di qua e di là, un chiederci continuamente: desidera questo, desidera quello? e un ricolmarci di finezze che io non aveva parole per ringraziarli come si meritavano. E così dappertutto; non solo nelle fattorie dei Cattolici, ma anche in quelle dei protestanti che sono molti e quasi tutti inglesi. Iddio ne doni a tutti la ricompensa.

Arrivati ad una regione chiamata Laguna Bianca, venimmo a conoscere che, ai piedi di un monte chiamato Pinto, c'era un bambino da battezzare. Bisognava rifare un buon tratto di cammino e poi metterci per un sentiero che neppur la guida conosceva. Molti mi dicevano:

- Non vada, padre, se sapesse che cammino c'è! È necessario alle volte passar col cavallo nel mare, e guadare fiumi, valicar monti, attraversar boschi quasi impenetrabili e molto fangosi. Come farà se la stessa guida non conosce i guadi ed i sentieri?

Ciò era vero; ma pensavo:

- Gesù non avrà forse percorso strade ancor più disagevoli in cerca di anime? Non si è immolato per esse sul Calvario? Dovrò dunque indietreggiare e perdermi di coraggio? Avanti, dissi alla guida, ed il Signore provvederà. - E così fu.

Arrivati dopo un giorno di cammino alla fattoria d'un ottimo francese, il sig. Mariscal, questo buon cattolico non solo ci accolse con somma cortesia, ma si offerse di condurci il giorno seguente fino alla casa dove era il bambino dicendosi pronto a fargli da padrino nell'amministrazione del Sacramento.

Difatti il dì appresso, balzati in sella, ci mettemmo in viaggio. Ma che viaggio! non lo dimenticherò facilmente. I panorami si succedevano gli uni agli altri sempre più vari e pittoreschi ; alla destra monti, ora scoscesi e rocciosi, ora coperti di lussureggiante vegetazione, echeggianti dalle garrule grida dei verdi pappagalli che svolazzavano a stormi e dei muggiti degli armenti che sbucavano da ogni punto; alla sinistra il mare che lambiva i piedi delle nostre cavalcature, calmo, solcato in tutte guise da stormi di anitre e cigni dal collo e dalla testa nera; e in là, alla distanza di circa due o tre chilometri, isole ed isolotti e più in là ancora alti monti coperti di ghiaccio che riflettevano i raggi del sole; di fronte poi in fondo ad una baia il maestoso Monte Pinto circondato da nevi perpetue e coronato di nubi.

Ma ecco che dopo pochi minuti la scena cambia: la spiaggia si fa scoscesa e bisogna entrar, nel folto del bosco, passar sotto la penombra delle grandi quercie, saltar tronchi e colle mani aprirsi il passo fra gli arbusti e intanto guardarsi bene di non battere la testa in qualche ramo od albero cadente, ed osservare dove il cavallo pone i piedi per non sprofondare insieme con lui nel fango. Dopo cinque o dieci minuti, ecco una nuova scena: un ruscelletto largo solo due o tre metri, ma così pantanoso che è d'uopo scendere alla spiaggia e mettersi nel mare fino a duecento metri lontano dalla costa per evitare il fango e passar sulla sabbia. Quindi un'altra rupe lunga un 300 metri, che dà a picco sul mare, ove è d'uopo passare benchè l'acqua sia verdecupa per la suoi profondità e il fondo sia seminato di pietre movibili che fanno sdrucciolare ad ogni momento i cavalli, e le onde giungano con impeto ad infrangersi nella rocca. I cavalli s'approfondano o vanno avanti a stento mentre l'acqua s'innalza e s'innalza, talchè ci è d'uopo inginocchiarci sulla sella per non bagnarci.

Giunti al fiume Pinto, il pericolo si fe' più serio. Il fiume era molto ingrossato, torbido e rapidissimo, cosi che sostammo un buon pezzo pensando se dovessimo arrischiarci a guadarlo.

Alla fine, toltami la talare e fatto il segno di croce, insieme con la guida mi cacciai nel fiume e toccammo l'altra sponda. Aspettati gli altri, arrivammo finalmente alle falde del Monte Pinto, dove, pensi lei, amatissimo Padre, con quanta consolazione amministrai quel Battesimo!

Finita la cerimonia ritornammo in fretta sui nostri passi temendo che il fiume ingrossasse ancor più, ma invece lo trovammo calato di più d'un piede ; cosicché a notte, dopo più di tredici ore di viaggio eravamo di nuovo nella fattoria del sig. Mariscal, dal quale congedatici il dì seguente, verso le sette pomeridiane stavamo di nuovo alla Laguna Bianca, donde eravamo partiti tre giorni prima.

Il seno di « Ultima Speranza » - Una missione agli operai - Giudizio di un protestante intorno il Sacerdozio Cattolico.

Sull'imbrunire della sera del sabato 12 febbraio dopo esser passato nei dì precedenti ora fra boschi intricati ed ora per valli irrigate da riga gnoli che improvvisamente sparivano fra le erbe, e di aver visitato varie fattorie sparse a venti o trenta chilometri di distanza l'una dall'altra, amministrato il S. Battesimo ad alcuni bambini e regolarizzato qualche matrimonio, arrivavamo al seno della « Ultima Speranza », che partendo dall'Oceano Pacifico all'oriente delle innumerevoli isole dell'Arcipelago della Regina Adelaide, s'interna fra le cordigliere del continente facendo mille zig-zag e, protendendosi ora a destra ed ora a sinistra, lascia bellissime baie, rocciosi promontori, graziose penisolette e svariati e moltiformi isolotti. È proprio un panorama incantevole. Le vette rocciose dei monti coperte da nevi perpetue si riflettono nelle limpide e sempre placide acque che distando tanto dal mare son poco salate cosicchè le numerose gregge di pecore e le truppe di cavalli che brucano l'erba cresciuta fra i cespugli delle rive corrono colà a dissetarsi. Quercie annose protendono i loro rami fin sopra le onde che scavano il terreno sotto le loro radici, mentre fra i vani spiccano eleganti cespugli di fucsie selvatiche coi fiori rosso-azzurri, od i roveti del biancospino o del così detto« calafatte» carichi di nere bacche cercate avidamente da varie famiglie di uccelli.

Seppi che il nome dì Ultima Speranza risale ad alcuni marinai inglesi, che discesi dal loro vascello esplorando in una barchetta questo labirinto di canali e stretti, arrivati al braccio più inoltrato nel continente, credendo di trovare una via d'uscita per arrivare al punto di partenza senza rifare il cammino, esclamavano : His is the last hope! « Qua è l'ultima speranza! » cioè: se qui non troviamo uscita, più in là non ce n'è; e non trovandola dovettero ritornar sui loro passi.

Queste estesissime regioni appartengono quasi tutte ad una ricchissima Compagnia anonima che le ha popolate di migliaia e migliaia di pecore, fabbricando qua e colà case per gli amministratori e per gli operai, le quali case in due punti dànno l'idea di due villaggi abbastanza eleganti. Nel primo, chiamato Porto Bories, trovai più di una cinquantina di operai cattolici occupati in varie fabbriche. Il sig. Amministratore W. L. Harries ed il suo aiutante sig. Chas L. Donaldson, quantunque protestanti, mi trattarono così bene e furono così gentili, che meritano proprio che dia loro pubblicamente le più sentite grazie, giacchè se potei fare un po' di bene a quei lavoratori lo devo ad essi in gran parte.

Giunto di buon mattino, la domenica 13 febbraio alla dimora del sig. Harries, coll'intenzione di chiedergli permesso di radunare in qualche ca setta della società i lavoratori per celebrare il Santo Sacrificio e fattogli presentare la mia supplica per mezzo del cameriere, egli volle subito alzarsi per ricevermi ed appena mi vide:

- Oh Padre, mi disse, quanto piacere ho in vederla. Ha fatto molto bene a farci questa visita. Non solamente io le permetto di celebrare la Messa per gli operai, ma sarei ben lieto che restasse qui qualche giorno a predicare o a far ad essi qualche conferenza morale. E s'intende che fin che resta qui sarà mio ospite, e in casa mia faccia conto di esser padrone.

E tosto m'accompagnò a vedere il locale che gli pareva migliore per farne una cappella ed ordinò che si suonasse una campana per radunare tutti gli operai per invitarli alla S. Messa, alla quale assistette egli pure affine di evitare qualunque disordine. Annunziai pertanto che quella stessa sera avrei incominciato una missione che sarebbe durata tutta la settimana, nella quale avrei alternato le conferenze colle prediche sui novissimi ed il mio maggior conforto fu che molti di quegli operai quantunque non si fossero confessati da anni ed anni e qualcuno mai, alla domenica seguente senza rispetto umano fecero tutti la loro Santa Pasqua. Non occorre dire che durante quei giorni dovendo recarmi qua e colà nelle vicine fattorie, il sig. Harries ed in sua assenza il suo aiutante mi provvidero scelti cavalli affinchè riposassero i nostri e posero a mia disposizione persino un vaporino, affinchè potessi amministrare due battesimi in una famiglia internata fra i canali.

Nè minori cortesie mi usarono nelle settimane seguenti il dott. F. Haegert in Porto Prat ed il sig. G. Cameron in Cerro Castillo, altre fattorie della medesima Società. Il dott. F. Haegert m'invitò subito a visitare un povero chileno ammalato al quale si doveva fare all'indomani una difficilissima operazione.

- Vada, Padre, mi disse, e cerchi di incoraggiarlo perchè davvero non so come riuscirà l'operazione. Se lo mandassimo a Punta Arenas morrebbe nel viaggio, e morrebbe egualmente se aspettassimo qualche giorno di più. Io so che voi, sacerdoti cattolici, possedete la parola che incoraggia gli ammalati. Non può immaginarsi, Padre, qual concetto io nutra pel Sacerdozio cattolico. Veda: quand'io stavo in Londra visitavo molte volte l'Ospedale delle malattie infettive; e crede lei che là dentro penetrassero i nostri pastori? Appena uno ne vedevo, mentre molti sacerdoti cattolici accorrevano da un letto all'altro confortando questo e quello, senza alcun timore.

- Sa lei, gli dissi io, a qual cosa sopratutto si deve ascrivere questo? Noi non abbiamo legami ed obblighi di famiglia e perciò possiamo agire con tutta libertà, riputandoci fortunati se veniamo ad incontrar la morte nel disimpegno del nostro dovere.

- Ha ragione, mi rispose, in questo avvantaggiate di molto i nostri pastori.

Fui dunque a visitare l'infermo, che volle ricevere i santi Sacramenti e dal suo letticciuolo assistette alla Santa Messa che celebrai nella sua stanza, e in fine mi chiese che durante l'operazione rimanessi al suo fianco. Fui ben lieto di poterlo accontentare.

Col rosario e col mio Crocifisso fra le mani si lasciò operare senza dar un gemito; subendo senza essere iodoformato, per essere troppo debole, la lunga e dolorosa operazione dell'estrazione d'un grosso tumore sortogli fra il fegato e gli intestini. Compitatasi felicemente l'operazione, mi prese le mani fra le sue e baciandomele mi diceva:

- Grazie, grazie a Dio, alla Madonna ed a lei, Padre, che mi ha consolato e m'ha fatto coraggio. Alcuni compagni m'avevano detto che non mi lasciassi toccare perchè il dottore mi avrebbe fatto morire.

Adesso il brav'uomo è guarito e continua il suo mestiere. E uno dei pochi di quel centro, se non l'unico, che si recano ogni anno a Punta Arenas per compiere il precetto pasquale ed il Signore dispose che arrivassimo a tempo per confortarlo in quella dolorosa circostanza.

Intanto mi attendevano a Cerro Castillo per alcuni battesimi e non vedendomi giungere il giorno annunziato, telefonicamente si proffersero a venirmi a prendere, ma proprio quel giorno m'ero già posto in viaggio a quella volta. Ivi pure diedi una missione agli operai e dispensai parecchie comunioni.

Gli indi Alacalufes . Loro crudeltà.

Fra questo laberinto di canali e di isole, vive in numero già assai ridotto la razza degli Alacalufes. Con mio grande rammarico non ne vidi che due e, da lontano scorsi due canotti di indi che fuggivano; ma le notizie che posso dar di loro le ho raccolte dalla bocca di questi coloni che qualche volta vedono arrivare improvvisamente qualche canotto, approdare, rubar qualche pecora e fuggirsene a più non posso.

Di carnagione bruna e di statura regolare si avvolgono generalmente in pelli di guanaco che possono gettar via a qualunque istante ed allora restano in costume adamitico : i ragazzi poi di ambo i sessi non portano neppur queste pelli. Vivono qua e colà fra le isole sotto capanne fatte con rami di quercia, capanne molto primitive e mal costrutte. Talvolta s'avvicinano ai vapori chiedendo limosina o barattando pelli con altre mercanzie.

Dicono che son molto traditori. Mi mostrarono in un'isola una casetta dove viveva un colono con alcune pecore. Un giorno arrivò colà una famiglia di questi indi. Il colono li trattò meglio che potè dando loro viveri e qualche vestito: essi si mostrarono soddisfatti e partirono od almeno finsero di partire, ma appena videro che il colono si era allontanato dalla capanna ,per attendere al suo gregge, gli rubarono proprio tutto quello che aveva, perfino il battello col quale il pover'uomo soleva tragittare, quando ne aveva bisogno, al continente. Ritornato più tardi il colono, per approdare a terra ferma dovette schiodare le tavole della sua casa con un coltello che per fortuna aveva addosso, e fabbricarsi conesse una zatteza e su quella mettersi in balia delle onde fino alla fattoria più vicina.

In un altro luogo viveva un altro colono visitato molte volte dagli stessi indi che eran con lui in buona armonia, perchè li aveva sempre trattati bene e ricolmati di favori; ma passato qualche tempo quelli delle fattorie vicine notarono che quel colono non andava più a visitarli. Entrati in sospetto che gli fosse accaduta qualche disgrazia si diressero verso la sua capanna e qual non fu il loro stupore nel trovarla del tutto vuota e smantellata! Cercarono, chiesero informazioni, ma inutilmente il colono era sparito. Qualche giorno dopo arrivava colà un vaporino per fare nuove indagini, e i perlustratori in una mattinata molto calma e serena scorsero un corpo bianco in fondo al mare; guardando meglio videro che era un cadavere umano. Estrattolo con cautela, riconobbero in lui il disgraziato colono, coperto di alcune gravi ferite di scure e con appesa al collo una grossa pietra. Chi poteva aver commesso quel delitto? Quest'incognita non si sarebbe così facilmente risolta, se non si fossero visti gli indi coi vestiti, colle armi e col battello stesso del defunto.

E mi narrarono altri fatti congeneri.

Ma anche gli Alacalufes son destinati a sparire; forse non arrivano più a duecento, sparsi in varie isole. Con quanto piacere mi sarei avventurato a cercarli, penetrando fra loro almeno per battezzare i loro bambini, se avessi potuto avere un battello a mia disposizione. Invece con sommo rammarico non potei far nulla per essi (1).

(1) A questa razza appartenevano quei tre indii che il 9 settembre 1889 sotto pretesto di offrire una pelle di lontra al direttore della nostra Missione di Dawson, D. Bartolomeo Pistone, che in quel giorno era là con un solo confratello, proditoriamente cercarono d'ammazzarlo, mentre nello stesso istante altri tre di loro assalivano il confratello coprendolo di ferite, che poi gli furon causa di morte.

Di ritorno verso Punta Arenas - Un giorno d'avventure - Riassunto del bene compiuto.

Eravamo ai primi di marzo e secondo l'itinerario prestabilitomi da Monsignore dovevo essere di ritorno a Punta Arenas pel 10. Non c'era dunque tempo da perdere, sopratutto perchè dovevo passare per alcune fattorie molto distanti le une dalle altre. Quante volte messici in marcia di buon mattino appena celebrata la S. Messa ci fu d'uopo viaggiare fino a notte inoltrata prima di ritrovare la fattoria che cervavamo! Ma il giorno più faticoso fu senza dubbio il 3 marzo.

Partito al piattino verso le 8 solamente col giovane sacrestano, giacchè avevamo licenziato la guida quindici giorni prima, ci mettemmo per un sentiero in direzione di una capanna dove credeva di poter benedire un matrimonio. Cavalcavamo lieti da più di due ore, ora fra boschi quasi impenetrabili, ora fra guazzi e pantani, e su e giù per colline o attraverso vallicelle coperte di erbe molto alte, quand'ecco il mio cavallo spicca un salto e giù nel fango quasi fino alle orecchie. Non avendo nessuna voglia di cullartisi in quella melma ne di uscire di là simile ad un condannato delle bolgie dantesche, appena vidi che ci mancava il suolo sotto i piedi, più presto che uno scoiattolo saltai sopra un tronco d'albero; e di là a forza di tirare e di affaticare riuscimmo ad estrarre anche il povero cavallo che non si sapeva più di che color fosse. Che era avvenuto? Era passato sopra un ruscelletto, che scorreva nascosto sotto terra lasciando sopra una crosta molto fragile.

C'interniamo di nuovo fra monti ; ed ecco repentinamente un odor acre di bruciato ed alcune nubi di fumo. Proseguendo con cautela vediamo, alla sinistra del sentiero, alte fiamme le quali, crepitando, s'innalzano abbruciando la corteccia ed i rami di piante secolari.

- Indietro, indietro! gridai, ma era inutile: il fuoco che si distendeva con celerità sorprendente ci sbarrava il sentiero. Che fare? Voglia di abbrustolirci non ne avevamo... non v'era altro rimedio che correre contro il vento, e i cavalli non si fecero spronare, perchè anch'essi prevedevano il pericolo. A briglia sciolta, saltando tronchi e lasciando brandelli della veste talare pendenti a qualche ramo, dopo dieci minuti, grazie a Dio, eravamo fuor di pericolo.

Finalmente, verso le 13, arrivammo alla capanna. Ma che disillusione! avevamo fatto quel viaggio inutilmente, perchè non ci fu possibile aggiustare quel matrimonio. Preso quindi un boccone balzammo subito in sella e via colla speranza di arrivare prima di notte ad un'altra fattoria, dove ci aspettavano. Ma come dirigerci in quel labirinto di sentieri tracciati in tutte le direzioni dalle pecore e dalle vacche?

Dopo un'ora infatti ci accorgemmo che avevamo smarrito il sentiero; cerca di qua, cerca di là, fu inutile, colla bussola potevamo dirigerci verso oriente, dove sapevamo trovarsi il cammino che conduceva all' Ultima Speranza... ma a quale distanza? Arriveremo prima di notte? troveremo qualche capanna o qualche fattoria?

I cavalli stanchi ed assetati non volevano a nessun costo galoppare, dunque bisognava procedere lentamente. Nondimeno alle 8.3o della sera, quando già salivano in cielo le stelle, un sentiero ci condusse davanti un' aperta ed abbandonata capanna. Ma dovevamo passar lì la notte dormendo sul duro pavimento con un freddo che ci gelava, avendo indosso le vesti inzuppate di sudore? Stavamo già per rassegnarci, quando il Signore ci mandò un soccorso inaspettato.

Il galoppo di alcuni cavalli ci annunziò che qualcuno si avvicinava ed ecco infatti passar davanti a noi l'ombra d'un cavaliere con due altre cavalcature ai lati. Chiamandolo venne a noi e fu così cortese che ci offerse i suoi cavalli per giungere quella stessa notte alla fattoria che cercavamo, dove anch'egli si dirigeva.

Anche nei giorni seguenti le marcie furono lunghe e fino a notte inoltrata, attraversando ora le vastissime pianure del Territorio Argentino ed ora gli ameni boschi del Chileno, finchè sul mezzodì del giorno 10 m'era dato di ribaciare in Punta Arenas la mano al caro Mons. G. Fagnano e stringere quelle degli altri confratelli.

I bambini che trovai da battezzare, e cercai di non lasciarne indietro nemmanco uno, furono ventidue, i matrimonii convalidati tre, e le Comunioni pasquali dispensate una quarantina.

Eccole, amato Padre, il resoconto della mia missione. Raccomandandomi alle sue preghiere, le bacio affettuosamente la mano e mi professo

Suo dev.mo figlio in Corde Jesu Sac. PIETRO RENZI, Missionario Salesiano.

In fascio.

MACAO (Cina). - Dall'Orfanotrofio nostro di Macao abbiamo ricevuto varie fotografie illustranti la vita di quei piccoli cinesi. Ne pubblichiamo una - a titolo di ricordo - poichè ci rappresenta un pellegrinaggio piamente compiuto da quei buoni alunni sulla tomba di S. Francesco Saverio, per implorare le più elette benedizioni del Cielo sul compianto D. Rua nell'anno del suo Giubileo Sacerdotale!

VIEDMA (Territorio del Rio Negro). Una conferma dei progresso dei sentimento religioso nelle popolazioni di Viedma e Patagones si ebbe nella festa sociale celebrata collettivamente dai circoli cattolici di quei due centri, cui sorride un lieto avvenire, il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe. Parteciparono alla splendida festa, insieme col Governatore del Territorio, tuttte le autorità; e numerose furono le Comunioni, e bella e commovente la processione composta di soli uomini.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale

Supplicare Maria SS. Ausiliatrice a tener lontani da ogni pericolo corporale e spirituale durante il periodo delle vacanze, i giovanetti dei nostri Istituti.

GRAZIE E FAVORI

La medaglia al collo di una moribonda (*).

Dalla Patagonia riceviamo la seguente relazione:

L'8 settembre u. s. venni inviata a visitare una giovane sui diciott'anni, che essendo agli estremi non voleva ricevere i SS. Sacramenti. La mamma e le sorelle dicevano che l'inferma era innocente e quindi non aveva bisogno di confessarsi. Io, senza sgomentarmi, le misi al collo una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice, dicendole all'orecchio di chiedere alla mamma di ricevere i santi Sacramenti. Pensava di ricevere un « Sì! » invece oh ! dolore, mi rispose fredda come il ghiaccio: « lo? no! no,giammai! »

La mamma, accortasi, andò sulle furie, e, non badando che scandalizzava i figliuoli che l'attorniavano, prese a vomitare mille improperi contro la Confessione. Mi provai a ridurla a migliori sentimenti, ed essa, solo perchè me n'andassi, finì per dirmi che se l'ammalata avrebbe chiesto i Sacramenti non si sarebbe opposta. Partii col cuore straziato.

Giunta a casa mi recai in cappella a supplicare Maria Ausiliatrice di prendersi cura di quella figliuola e di non lasciarla morire senza i conforti di nostra Santa Religione ; io avrei manifestato al mondo intero la sua bontà col pubblicare la grazia.

Oh! prodigio! passarono appena due giorni, e l'inferma, come svegliandosi d'un profondo sonno, chiede alla mamma con molta istanza un Sacerdote perchè vuol ricevere la Santa Comunione. La mamma insisteva che aspettasse, ma essa si mise a piangere convulsa. Allora per paura che si aggravasse il male, venne chiamato il sacerdote e la poveretta si confessò ed il mattino seguente ricevette con fede e con giubilo la S. Comunione. Visse ancora tre giorni, parlando sempre della bontà di Maria SS.ma; e quindi con viso allegro e tranquillo si addormentò nel bacio del Signore.

Nè la grazia fini lì; poichè una sorella della defunta, che insieme con la madre si era opposta perchè la morente ricevesse i SS. Sacramenti, anch'essa ascoltò la voce della grazia, e l'8 dicembre u. s. con grande edificazione di tutti, si accostò per la prima volta alla Santa Comunione. Il fervore, nel quale persevera, ci è un pegno certo della bontà del Signore e della misericordia della benedetta sua e nostra Madre, alla quale noi siamo riconoscenti per queste e per altre due segnalatissime grazie.

... 3 febbraio 191o.

Suor C. M. Figlia di Maria Ausiliatrice.

Grazie, o Maria !

Circa dodici anni fa fui preso da un forte mal di nervi il quale avendomi dato anche alla testa, rendeva la mia vita pericolante ed apportava continua trepidazione ai miei. Invano si ricorse a parecchi medici e specialisti poichè il mio male cresceva sempre più ed in simil tristezza fu allora consigliato alla defunta mia moglie di inviare un'offerta alla Vergine Ausiliatrice per ottenere da essa, vera salute degli infermi, la mia guarigione. Difatti, dopo poco tempo, guarii completamente e confesso di aver mancato nel non fare pubblica la grazia ricevuta. Con tutto ciò fin da quel giorno mai venne meno la nostra divozione per la Madonna di D. Bosco e lo scorso giugno, anche dietro consiglio di mio genero Giuseppe Tuzi, già allievo del collegio salesiano di Macerata, le abbiamo dedicato la cappella del nostro villino adornandola della sua bella statua. Ogni sera insieme ai coloni vi si recitava il Santo Rosario, ogni domenica vi si celebrava la Santa Messa ed ogni mese pubblicamente vi si leggevano le grazie registrate nel Bollettino Salesiano.

Trascorsa la buona stagione, ritornammo in città e, quantunque una lunga malattia che mi tiene inchiodato a letto per più mesi dell'anno apportasse mestizia nella mia casa, pure senza altro dispiacere si era giunti alla settimana santa, quando il martedì, mio genero incominciò ad accusare forti dolori all'intestino ed il dì seguente dovette rimanere a letto trattandosi di principio di appendicite ; e, dopo pochi giorni l'unico suo figliuoletto di 18 mesi fu assalito da bronchite e polmonite. Indescrivibile l'angoscia di noi tutti, tanto più che il piccino non voleva prendere nessuna medicina! Dopo aver esperimentato invano i suggerimenti dell'arte, ci rivolgemmo alla Gran Madre Maria Ausiliatrice, inviando una piccola offerta per la celebrazione di una messa col voto che, ottenuta la grazia, l'avremmo pubblicata.

Dopo circa 15 giorni mio genero ed il nipotino, che credevamo perduto, cominciarono a migliorare sensibilmente ed al presente sono del tutto guariti.

Siano rese mille grazie alla Gran Madre di Dio che volle esaudirmi e che, ne son certo, presto vorrà far guarire anche me che da tanto tempo soffro e prego. Grazie, grazie, o Maria !

Osimo, 30 aprile 1910.

PAOLETTI LUIGI.

Broni. - Mia madre, da parecchie settimane soffriva atrocissimi dolori reumatici in una gamba , che andavano crescendo ogni di più. Senza trascurare i rimedi umani, mi rivolsi fiduciosa alla SS. Vergine Ausiliatrice, promettendo che ottenuta la grazia tanto desiderata avrei fatto celebrare due sante messe al suo altare e pubblicato il favore sul Bollettino.. Nel medesimo giorno cominciò a migliorare, ed ora, in perfetta salute, si unisce a me per ringraziare infinitamente la SS. Vergine della grazia concessa.

21 gennaio 191o.

MARIA CERUTTI.

Acqui. - Il mio unico e caro figlioletto cadde improvvisamente ammalato. Fatto visitare dal dottore, gli venne constatata una seria polmonite. Lo sa Dio in che stato mi trovavo, piangendo, disperando che la scienza potesse salvarmi l'unico mio tesoro. Un'amica mi consigliò di rivolgermi a Maria SS.ma Ausiliatrice, che tante grazie concede giornalmente ai suoi devoti; e con viva fede a Lei mi rivolsi, promettendo una piccola somma con la pubblicazione della grazia. Quasi per incanto il mio bambino migliorò ed ora mentre scrivo ride e mi saltella attorno. Riconoscente adempio al mio obbligo, pregando Maria Ausiliatrice affinchè voglia sempre accordarmi la sua protezione.

15 marzo 191o.

TEODORA D'ADDA.

Boschetto di Chivasso. - Il nostro Carlino di appena 4 anni, colpito da tifo intestinale e broncopolmonite, in breve fu ridotto agli estremi. In quel supremo sconforto, una pia persona ci consigliò a far ricorso a Maria Ausiliatrice ; e noi subito incominciammo una novena promettendo di far celebrare una messa al Suo altare in Torino e di portare il bimbo stesso a' suoi piedi, se ci avesse ottenuta la sospirata guarigione. Oh! bontà di Maria! l'ultimo giorno della novena il caro bambino incominciò a migliorare; ed ora è perfettamente guarito.

15 aprile 191o.

Coniugi SAVINO.

Cornigliano Ligure. - Non potrò mai ringraziare abbastanza Maria SS. Ausiliatrice del favore che mi ha concesso. La mia salute era minata: il dottore cominciava a dubitare sulla mia guarigione, ed io oh ! quanto mi sentivo triste! Non riuscivo a trovare più in cosa alcuna un po' di consolazione. Mi risovvenni allora delle grazie che Maria si compiace elargire a chi ricorre a Lei con fiducia, e La pregai di tutto cuore a togliermi da quello stato tanto penoso promettendo di pubblicare la grazia. Questa non tardò, perchè in breve riacquistai perfettamente salute e gioia! Coll'animo pieno di riconoscenza adempio alla promessa.

26 aprile 191o.

ANNA SALVI.

Barcellona Pozzo di Gotto. - In ogni tempo abbiamo riposte le nostre speranze nella Vergine Ausiliatrice e non siamo mai state deluse! Un carissimo congiunto era in pericolo di perdere l'anima e il corpo, abbiam fatto ricorso alla cara Madonna e ce lo salvò. Rendiamo pubblica la grazia per gratitudine alla Vergine, inviando un'offerta.

4 aprile 1910.

C. G.

Desenzano sul Garda. - Non cesserò mai di esaltare la bontà di Maria Ausiliatrice. Vicina ad essere madre, venni colta da fiero malore, che mise in pericolo la mia esistenza. I medici avevano detto che ero spedita! Quale strazio per la mia famiglia! Ricorremmo con fiducia alla potente Regina di Valdocco e il prodigio si compì: contro ogni umana speranza io sono guarita. Che la Vergine benedetta mi conceda un'altra segnalatissima grazia !

22 maggio 191o.

ALMERINA TOMELLERI GIRARDI.

S. Salvatore Monferrato. -. Nello scorso aprile il nostro caro Giuseppe, affetto da forte febbre per grave ferita, anche a giudizio del medico curante, parca dovesse soccombere. In tanto dolore, dietro consiglio di pie persone, intraprendemmo una novena a Maria Ausiliatrice promettendo l'offerta per la celebrazione d'una santa Messa e una visita al suo Santuario a Torino. Pieni di riconoscenza, adempiamo oggi alla promessa, promettendo alla Vergine Taumaturga perenne riconoscenza.

Maggio 1910.

I coniugi AMISANO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdoceo per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.

A*) - Acerra: Can. Antonio Inverno, 5 - Acireale: N. Nicolosi N., 5 - Agliano d'Asti: Succio Teresa, 5 a nome di pie persone - Agliè: M. Caterina, 2.50 - Agno: Annetta Bernasconi - Alassio: Caterina e Lucrezia Treglia, 20 - Alba: Molo Domenica - Albino: Giuseppina Carrara, 5.10 a mezzo del sac. Cristoforo Rossi -Alcamo: D. Vito Pagliesi a nome di Stefanio d'Angelo fu Francesco - id.: Salvatore Pipitone, 2,90 - Alessandria: Pengini Egidia, 5 - id.: Dante Benzi, 2 - Alice Castello: Vineis Maria - Alice Belcolle: Bocchio Battista, 5 - Almese: Giuseppa Virendone - Aosta: Sabina Sucianaz, 5 - id.. Cari. Stefano Due, 4 - Ardesio (Bergamo): Anna Maria Fornari, 5 - Armo: P. Luigi Andreoli, 30 - Arona: Can. Angelo Sacco, 5 - id.: M. A., io - Assisi: L'Abbadessa del Monastero di S. Chiara, 5 - Avigliana: Olimpia Borello - id.. Castagno Leonilde, 5 - Avise: Parroco Principe Perrod, 5 - Avola: Carlotta Modica nata Modica, 5 - Ayas: Maria Merlot, 2.

B) - Balzola : R. C. P. - Barge : Cav. Luigi Ronco, 5 - Barazzetlo : Mattiussi Matilde, 5 - Bassano: Giannina D'Olivo, 2 - Barzio: Rizzi D. Fortunato, parroco, 20 - Bassano: Bordignon Giosuè, 2.50 - id.: Tre persone, 7 - Belforte Mon,errato: Alloisio Annetta, 5 - Bergamasco: Testa Pietro di G. B., 25 - Benevagienna: Monastero D. Bartolomeo, 4 - Bereguardo: Morosini Maria 10 - Berra Ferrarese: Gabriella Stefanati, 5o - id.: Emma Baruffa, 7 - Bergamo : Guerrini Erminia - Bernezzo: Giuseppe A., 5 - -Bianzè: Spezia Giovanni - id.: Costanzo Giovanni, io - Biella: Autoniotti Caterina, 5 - Bienne: Giocondo Sacchi di Girolamo, 5 - Bologna: Lucia Galassi Caltani, 3 - id.: Can. Pio Venturi, 10 - Borgonzanero: Boromelli Maria, 2 - Borgosesia: Ottone Maria, i - Borgotaro: Armani Emilio, 2 - Pioli Livio, 2, Rodi Margherita, i - Borgo Ticino di Pavia: Villa D. Giovanni, 1.5o - Rosa: Teresina Bocci Solinas, 5 - Bosconero Canavese: Moretto Caterina, 0.50, Vittoria Aprato, 2, Bartolomeo Maria di Dom. i, Gardetto Antonia n. Trocolo, 2, Forneris Maria fu Domenico, 0.70, Pagliassotti Teresa, i, Gardetto Teresa, 0.50 - Bava Marina: Zoppio Teresa, 5 - Boves: Annetta Cavallo Roasenda, 5 - Rra: Vittorio Alessandria, 2 - id.: Maddalena Burdese - Bracchio di Mergozzo: Dott. Giuseppe Mortarotti, 12 - Breganze: Maria e Giovanni-Lovenda, 10 - Brescia: Angela Gottardi Dusi, 10 - id.: L. Ferlinghelli, 15- Brignano Corone: Fadini Maria, 7 - Bronte: Rosario Dibella ved. Amato, 4 - Bufons : Adele Steccati Rovere, 2 - Pesca Merlo Maria-id.: Martino Cristoforo - id.: Elisa Bernardi - Buttigliera: Rissone Margherita - Buttigliera d'Asti: Arato Pietro, 2.

C) - Caccamo: D. Giovanni Galbo Damiani - Caltanisetta: Gorrubba Paolino, i - id.: Maestro N. R., 5 - Cornalò : Ermenegildo Signori - Gamandona: Una divota, 5 - id.: B. M., 5 - Camogli: Famiglia M. - Campagna di Maniago: D. Giacomo Brovedani - Campodogno: Luigi Ziggiotti - Cànale d'Alba: Rosina Vergnano - Candide: Filomeno Costan D'Avara, 5 - (anegrate: Fedeli Maria, 5 - Cantalupo: Luigi Fracchia, Maestro, io - Cantalupo Sabina: Virgili Eugenia, 2 - Coi rnagnola: Glierardi Anna, 1.50 - id.: Ferrero Teresa, 4 - Carpasio: Balestra Maria, 4 - Carnia: Valent Riccardo Ciotul, 19.45 a nome dei compaesani per essere preservati dalla grandine - Canale: Beretta Rachele, 20 - Corate Brianza: Maria Beutez ved. Mazza, 5 - Carrè: Apolloni Caterina di Bortolo, 5 - Casa Castalda : Genesio Bonzi, 2 - Casalmonferrato Avv. A. B., 5 - id.: Rota Amalia, 2 - id.: Sorelle Preda, 5 - Casale Vecchio: Lissoni Rosa - Casamicciola: Morgera Giosafatte, io - Casina: Ercole Franchini, 5 - Cassine: Gamalero Marcellino, 5 Castagnole Piemonte: Q. L. - id.: Valla Giorgio, 2 - Costeggio: N. N., 2 - Casteluriale: Caterina Novelli, 5 - Castellarano: Bertalani Alfonso - Castellinaldo d'Alba : Sibona D. Luigi, 34 - Castelnuovo d'Asti: D. G. Guala, 2 a nome di una pia persona di Mondonio - Castelnuovo di Verona: D. Giuseppe Piazzi, arciprete, 15 a nome di Giovanna Girelli - Castelramondo: Il Pievano, 3 - Casto: Paolo Garatti, 2 -- Castro: Maria Tovini Saugalli - Catania: Sturzo Caterina, 4- Cavaglià: N. C. a mezzo del Sac. Broggini, 30 - id.: Delfina Apostolo, 5 - Cavaglio d'Agogna : Rinaldi Carlo - id.: Suor Mortara Luigina - Cavallasca: Gemma Butti, 20 - Cavallo: Angela Maria, 3 - Cedegolo: Bazzano Pietro, 5 - Castellamonte Monferrato: Arditi Sautina, 5 - Cento: Eleonora F. Gallerani, I5o - Cervarolo: D. Brandina Giovanni, Parroco, 2 - Cesarò: S. Varvello a nome di una pia persona, 5 - Cesena : Lucia Marioni in Pavirani, 6 - Clianzbave: B. Martino, 5 - Cherasco: Maestra Galateni Ermenegilda, 2 - Chiavenna: Virginia Geronimi, 20 - Chieri : Ceppi Oreni - Clzioggia : Lucia Belladore, 5 - id.: Antonietta Nardio Poli, 5 - id.: Pagan Natale 5, Voltolina Elvira 5, Coniugi Giovanni e Luigia Pagan 5, siguora Ponzo i - Chiusa di Pesio: Pelutiero Caterina, io - Cigliano: D. Giorgio Balocco a nome di Clara Balocco di Caresana, 5, di Caterina Balocco, io - id.: Teresa Voscellona - Cislago: Giuseppina Pighetti Geronini Restelli, 5,o - Cisterna d'Asti: Palma Maria-Cittadella di Padova: Lago Giovanni Battista, 7 - id.: N. N. per grazia ricevuta, io - Civaie: Angiolina Biffi - Civitavecchia: Scotti Jole, 2 - Clusone: Pezzoli Maria, 12 - Cogne: Abram Candida fu Giovanni Giuseppe moglie di Gerard Elia, Io0- Como: Aureggi Alessandro, 5 - id.: Pedrolio Maddalena - id.: Camillo Gario, 3 - Conegliano Veneto: N. N., 20 - id.: Lot Massimino, 5 - Conesa-Sur: Mezzo Giovanni - Corzzano: Scagliotti Maria, 2 - Copertine: Alberto Pistoia, 10 - Cordenons: Romania Angelo 20 - Cordoba: D. V. O., 19.75 - Cornedo: Suor Curti Maddalena a nome di Rosa Zamperetti, io - Corneliano d'Alba: Frea Maria, 10 - Corsaglia: Revetti Giovanni, 10 - Cortazzone d'Asti: Vanara Margherita, 4 - Cortemilia : Porro Maria, 2 - Cremona: G. C., 10 - Crescentino: Bonvicino Vincenzo - Crusinallo: Amalia Calderoni, io - Cugnasco: Il prevosto De-Vincenti a nome di un parrocchiano - Cumiana: Grosso Michele, io - Cuorgnè: N. N., 5 - id.: G, M. - Cuneo: Rosso Caterina - id.; Cornelio V. Bernardi, 1.50 - id.; Franco Giacomo, 10 - Cunevo : Job. Francesco Bertol, 4.

D) - Deiva: Teresa Stagnar0, 25 - id.: N. N., 5 - Demonte: Balbo Caterina, i - Dervio: Panizzi Angela, 2.50 - Desio: Brambilla Don Giovanni, 5 - Diano d'Alba: Arciprete D. G. Falletti --Domodossola: Tersilla Saulo, 10 - Dogliani: Fusina Ferrero Eugenia, 5 Drugolo: Viviani Martino, 5.

E) - Enego: Anna Fontana, maestra - Esine; C. Barindelli.

F) - Faenza: Caterina Papiri, io - Figline: Sacchi Anna inviò stoffa da vestire 12 giovanetti - Fezzano: Aurora Gallotti, 2 - Fompeso: Cerrato Giuseppe - Fonteno; Fedele Berardelli, i - Francenigo : Raimondo Cao - Franchini Monferrato: Macario Ernesta - Frinco d'Asti: Ravizza Teresa, 5 - Frossasco : Un padre di famiglia - Fubine: Coniugi Saglio.

G) - Galbiate Brianza: Angela Fagnani, 2 - id.: Riva Caterina, 5 - Gallarate ; Uslenghi Ubaldo, 3 - id.: Famiglia Sapini, 5 - id.: 13. F. S., 2 - id.: R. R. 2 - Gaio : Maria Donato - Gattinara: Patriarca Agata, io - id.: Rosa Guercioli - Gavardo: Carlo Sormani, 7 - id., Anzani Luigia, 3 -- Genova: B. C., 2 - id.: N. N., 2 - id.: Giulia L. P., 5 - id.: Suor Marianna, 7 - Girgenti: Antonino Gandolfo, i - Gordola: Ferini Pietro, io - Granarolo di Faenza Angelina Fenati, 5 - Guspini: Efisia Pernio, 3.

J) - jaguary (Brasile) : Sebastiano Zolin, 67.18.

L) - La Loggia : Bechis Angela, 5 - Langhirano: Ida Soncinis - Latisana: Mozzoni M., 5 - Lemmi: Casale Virginia e Mollo Emmanuele, 4 - Lodi: Mariconti Carolina, 20 - Lodi Vecchio: Giuseppina Virtuani Segagni, 5 -Loreto di Bergamo: Teresa Bonardi P. - Lu Monferrato: A. C., 5 - Lusiana: Sealabrin Anuetta, 2 - Luzzara: Soragna Ancilla, 5.

M) - Magnonevolo: N. N., 5 - Malo: P. A., 5 - Malla: Giulia Nuzzo, 12.50 - Mansuè: Casorsi Elisa, io - Mxrcallo: D. Giovanni Peluzzi, Parroco, io - Marostica: Scalabrin Annetta, 6 - Magenta: Meizer Caterina, 7 - Magno: Scuri Giovanni, 35 - Marangana: Massara Teresa - Marsala : Vito Basile, 5 - Martina Franca: Sac. Caramia Martino, 4 - Mazzarino: Dinatale Giacinto, 3 - Meda: G. R., 5 - Melazzo: Tardito Sebastiano, 2.50 - Menzonio: Beniamino Soldati, 5 - Mezzano: Giuseppe Graziani, 5 - Milano: Clotilde Casazza Mapelli, 2o per vari segnalati favori - id.: Antonietta Pozzi, io - id.: Chiara Gagliardi Ballanti, io - id.: M. C., 25 - id.: Luigi Collina, 30 - id.: Giuseppina Riganti, 3 -id.: E. D. D. A., 25 - id.: Albina Mantegazza, 5 - id.: Bazzoni Francesco, 3 - Mineo: Fortunato Alberti 3.25 - Modena: Galloni Riccardo, 5 - Moena: Margherita Sommarilla nata Zamona - Mombaruzzo: F. S. - Mombello: C. Giovanni - Monastir: Nob. Dedoni Giuseppina, 5 - Moncalieri (Torino): A. N., 10 - Moncalvo Cassone Maria, 2 - Moncrivello : Ferraris Teresa per tre grazie - Mondacce; Bolemi Lucia, - Mondonio d'Asti ; Bertello Francesco - Mondovì : V. V. F., io - Mondovì-Breo: Giovanni Mattone, 10 - Mondovì-Carassoni: Pansa Antonio, io - Moneglia: Teresa Valerio, 25 - Monforte d'Alba: Anselmo D. Giuseppe, 5 - Mongrando: N. N., 2 - Montaldo Bormida: Somaglia Polotto Maria, 6 - 1tlontanaro : Frola Domenico, 3 -J- Montafia: Giachino Eugenia, 2 - Muntecchio: Lanzani Bezzi, io - Morgex : Chàtel Zaccaria, i 1 - id.: Beatrice Frassy, 7 - Molla di Livenza: Guido Boreani, 5 - Marazzano: Pasquale Montino, Arciprete.

N) - Novara: Obbona Ferdinando, 5 - Novaglie : Danzi Angelo, 6 - Navi Ligure : Antonio nassola, 2 - Nizza Monferrato: Zaccone Pietro, 5 - Nunziata: Sac. Gaetano Battiato, 5 - Nurallao: Francesco Medda, 3.

O) - Omegna : Consoli Pietro, 5 - Orbassano: Massa Giovanni, 5 per varie grazie - Orfano Brianza: Teresa Garoglio - Orsara Bormida: Ragazzo Giovanni di Giacomo, 3 - id.: N. N., ioid.: Robino Giacomo - id.: Pasquale Rizzo, io - Ottiglio Monferrato: Coniugi A. S. C. T., 24.80 a mezzo dell'arc. D. Bobba - Ossona: P. Nardi, 5.

P) ` Padova: W. M., i - Pagno: Costa Giovanni, 4 - Palermo: Suor M. N., Cicclutti del Monastero di S. Caterina, 5 - Palazzolo Veronese: Francesco Frorini - Palmanova : Maria Deossi, 2 - Pavia : Costa Emilia, 5 - Paterson : Luciano Zaparana - Panello Lodigiano: Aguesi Maria, 2 - Peccia: Maestra Carolina Mattei, 7 - Peccioli: Cardi Maria, 1.50 - Pellesirina : Antonia Gioda, i - Perosa Argentina : N. N., i - Pescantina: Givanni Filomena, 70 - Piacenza : Ing. Cesare Turchi, 5 - id.: Francesco Corvi, 4 - id.: G. A. - Piani di Borghetto: Traverso Carlotta, 20 Pianoro: Venturi Giuseppe, 5 - Piazza: L. T. - Piazza al Serchio: Lia Grisanti, 5 - Piazza Arrnerina: Ciancio Carolina e Maria Teresa, 7 - Pietra Ligure: Eleonora Ciampelli, 5 - Pieve di Teco: Carlo Boiolo, 5 - id.: Can. Lino Rolando, 36 - Pieve di Torrebelvicino: Canduro Ermenegildo, 5 - Pinerolo: Gerbaldo Domenico, io - id.: Gerbaldo Giovanni, io - Piobbesi: Grella Margherita - Pollone: La Famiglia De-Agostini, tre splendidiì camici - Pontecasale; Bettino Turri, 5o - Ponte Stura: Colombano Pasqualina, 5 - Ponzone: Sac. Re Carlo, io - Portobuffole : Sac. C. Zanella, Parroco, 5 a nome di Antonio Santnz - Proda: Rossi Beniamino, 5 - Primolo-Chiesa: Caccia Sac. Gaetano per segnalatissima grazia, 3.

R) - Ragusa Inferiore: Tumino Giovanni, i - Reazzino: Famiglia Pometta, 5 - id., Sciarini Caterina, 5 - id.: Barlogia Maria, 2 - id.: Bacciarini Rosina, 3 - Renale: Maria e Francesco Coniugi Molteni, 5 - Riccione: Anna Brunelli ved. Kòlbel, 5-Rivarolo Canavese: Giuseppina ved. Le-Maire, 3 - Rivarolo Ligure: Eugenia Mascardi, 3 - Rivergaro: Rosina Agnelli io-Roana: Azzolini Maria e Antonia, 8 - id.: Luigi Galata, 5 - Rocca Canavese: Maria Ferrando Gorin ved. Gaudenzio, 5 - Roana : E. C. Valeri, i - Roncone : Erminia Ghezzi - Rovereto : Luigia Bracchetti, 5 - Rossiglione: N. N., io -íd. Pizzorni Vincenzo fu Giovanni Battista, 5 - Rovergno: Foppiani G. B., 5.

S) - Salcedo: Medon Giovanni, 5 - Salicelo: Sagrada Placida - Saltara: Turina Pietro fu Guglielmo, 3 - Salussola: Formagnana Giovanni, io - Saluzzo: M. A. - id.: Sac. D. Guglielmo Richard, 2 - id.: M. L. - Sampeire: Maria Trucco - S. Benedetto Belbo: G. B. Pesce, 5 - S. Benigno Canavese: S. M. - S. Damiano d'Asti: Antonio Pavarino, io -- id.: N. N. - S. Daniele: Angela ved. fogna, io - -S. Desiderio : Accomazzo Luigia - S. Germano Vercellese : Cesano Ved. Turra, 4.50 - S. Giorgio Canavese: Giuseppe Serra - S. Giorgio Lomellina : Pierina Noè, 15 - id., Avico Eu genia, 5 - S. Giovanni di Casarza: D. Domenico Bidinost, 5 - S. IIlainete: V. Avenosa, io - S. Martino al Tagliamento: Anna Fantini, 9 - S. Martino Canavese: Toscano Martino, io - S. Mauro: M. F. - S. Pier d'Arena: Sac. Bussi Luigi a nome di una pia persona, 5 - id.: Ulderico e Maria Adamoli - S. Pietro Incariano.• Carlotta Righetti, 5 - Sannazzaro de' Burgundi: Ernesta Macchi - S. Rocco-Bernezzo: Arnaud Giuseppe, 5 - S. Salvatore, IfIonferrato: Spriano Guido, 5 - id.: Torti Rosa, 5 - id.: Ramassotti Gina, 4 - Santa Cristina di Borgomanero: Antonietta Valsesia - Santa Domenica Vittoria : Marietta Sparta, 5 - Santa Margherita: Civera Giorgio - Santa Vittoria d'Alba: Fornarese Vincenzo, io - id.: Dabbene Carlo, 2 - Sant'Elpidio a Mare: Silvia Patrignani - Sanl'Eufemia: Francesca Maria Cutre, 2 - Santulussurgiu: M. M. - S. Vito al Tagliametno : Boscariol Angelo, 5 - Sassello : Daniele Giovanni Battista, 5 - Sasso: Gattone Clementina - Savona: Tenaglia Rosa, 15 - id.: Maria Viola Caretto, 5 - id.: Luigia e Vincenzo Anfossi, 20- Scaldasole: Facchini Costante - id.: Veneroni Giovanni, 2 - id.: Luchelli Battista, 2 - Schio : Sella Giovanni, io - Selino: Annunziata Bachetti, 3 - Seregno: Barera Sac. Dott. Attilio, 4 - Serramanna: Fenu Luigina, 2, Fenu Michelina, 2, Luigi Deidda, 2 - Sestola: Sac. Giuseppe Rocchi - Soave: Busello Bettolo Carolina, 5 - Soazza: Gattoni Aurelia, io Soci: Agnolozzi Giuseppina, 3 - Solimbergo: Virginia C. 6 - Sottovalle: Colombara Natale - Spresiano: Famiglia Sanda, 3 - Strambino: Enrico Antonia, 5 - Stroppiana : Gorgo Cristina, 4.50 - Solzano: Sac. Francesco Gallizioli, io - Suzzara: Bigliardi O.

T) - Taranto: Domenica Rossi ved. Candolini, 2 - Terno d'Isola : Gambarasio Afra, 5 - Tonengo Canavese: Bruno Felicita, 6 - Torino: Rosa Giuseppina - id.: Villa Leonilde - id.: Ch. Paschetta, 5 - id.: Alessandrina Folghera Trissoglio, 20 - id.: Bonetti Angelo - id.: Emma Pogolotti, 3 - id.: Francesca Tadini Verzaldi, io - id.: Marchino Margherita, i - id.: Rocco Giuseppe - id.: Teresa Reviglio - id.: Pietro e Giuseppina coniugi Falcione - id.: D. N. - id.: Colmo Anna e Luigi - id.: Caterina Buffa, 5 - id.: Ravetti Margherita, 3 - id.: E. G. F. - id.: Pontiglio Angela Meaglie, 5 - id.: Dabbene Vittoria, 5 - id.: - Grazioli Giuditta - id.: Gai Maria -id.: De Antonis Adelina ved. Bellosio - id.: Celestina Bersceno - id.: A. S. M. profondamente commosso, raccomandandosi alle altrui preghiere - id.: Rosa Milanesio - id.: Albina Bellora, maestra - id. Numide Rosa nata Gho, i - id.: un ex-educanda delle Figlie di Maria Ausiliatrice - id.: Teresa Garino - id.: Agasso Francesca ved. Brunero - id.: Testa Maria, 20 - id., Ch. Stefano Padese per la guarigione del nonno - id.: Gambetta Angiolina - id.: Agagliati Caterina e consorte Giacomo - id.: Luigia Gabiola, 3 - id.: T. S. -id.: Onorina - id. G. M. - id.: Menso Teresa - id. Pollone Barbara, io - id.: N. N. - id.: O. Pd. - id.: Caligaris Albina -id.: Aliberti Domenica - id.: Ballerino Giov. Battista - id.: Botto Giovanni - id.: Famiglia Lagna - id.: Cassetta Pierina - id.: Luigia Alberganti - id.: Una divota - id.: N. N. - id.: I. B., 10 - id.: Morando Antonio - id.: Boccalatte Palmira - id.: Coniugi Colombini - id.: Rossi Clara - id.: C. F. B., 7 - id.: Domenico Piovano - id.: Ferrari Carolina, 2 - id.: Anna Rey, 15 - id.: Rossi Severina - id.: Maria Grossi, 5 - Torre Mondovì : Piovano Giov. Battista - Tortona: Malvina Vistarini, 2 - Trento: L. N. - id.: G. Pellegrini, 10 - Trinità: Viglietti Biagio - id.: Audisio Margherita - Trino: Camilla Guazzotti di Cantavenna Monferrato, 8 - id.: Caramellino Onorina di Cantavenna Monferrato, 5 - Trissino: Antonia Peruffo, 10 - Troia, Una divota - Tronzano Vercellese: B. C., io Tncquegnieux: Conti Maddalena.

U) - Udine: Zilli Boiatti Teresa, 5.

V) - Veglio: Morosoli Eugenio, 20- Valdagno: Beni Margherita, 5 - Valfenera d'Asti: Novarese Caterina Girando, 5 - id.: Marocco Pigtra e Giovanna - Valgrisanche: Boson Carlo - Valguarnera: Francesco Federico, 4 - Valle Mosso: Picco Giovannina, i - Vanguluse: N. N. - Varzi: Sac. C. Don Mario, Parroco, 5 - Venezia: Tessari Giov. Battista, 5 - id.: N. F., 2 - id.: L. L., 8- Ventimiglia: Muratore Teresa, 5 - Verona : Girardi Almerina ed Ester Ferrari, io - Vestignè: Faletto Domenica - Vezza d'Alba : Battaglino Anna - Viarigi: Gadò Perucci Francesca - id.: N. N. - Vicenza: Vittoria Francescato, 4 - id., Alda Marsiglietti, 5 - id.: Ch. Angelo Gazzetta, io - 1'iroli: Maria Nanni, 7.75 - Vignale Monferrato Ravizza Leonilde, io - Villadeati : Francesca e Vittoria Garoglio - Villafranca Piemonte: Un cooperatore salesiano - Villa Lagarina: Marcellina Lorandi, 8.30 per sé e per la nipote Giuseppina Pifier di Cimone - Villanova d'Asti: B. S., i6 - Villanova di S. Daniele: Cova Marianna, 2 - Villanovaforru: Ibba Francesca i, Cillocco Giulia i, Pistis Beniamino e Caterina Florio, i.5o - id.: Costi Efisia, 2.80 - Vinchio d'Asti: Benilde Rampone, 2 - Vinovo.: G. F. - id. : Ferrero Maria - id.: Sibona Paolo - Vinzaglio: Pescorol Ambrogio, 5.50 - Virginia Nova: Bertello Giuseppe 14, C. M. 50 - Virle Piemonte: Moletto Carlo io Voceinola: Paolina Ansaldi - Vogarno: D. V. Ottoboni 4,79 - Voghera: Gorrini Rosa 20.

X) - Lina Bianca.

Z) - Zinasco Nuovo: Francesco Ferri e consorte Cuzzoni Giuseppina, 2 - Zoppola: Coniugi Luigi ed Annetta Mozzo 3.49 - id.: Colosso Angela, 4.

Santuarìo di Marìa Ausìliatrìce TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tatti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all' Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

ESERCIZI SPIRITUALI.

Dal 17 al 24 del prossimo agosto, in Nizza Monferrato, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice si detterà da Sacerdoti Salesiani un corso di spirituali Esercizi ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è di L, 18 a meno che si richiedano speciali riguardi pel vitto e per la camera.

Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale Suor Caterina Daghero, non più tardi del 15 agosto.

NOTE e CORRISPONDENZE

A Valdocco.

La festa di S. Luigi. - Piena di fede e di giovanile entusiasmo si celebrò la domenica 26 giugno, e vi parteciparono circa duemila giovani, cioè tutti gli alunni interni ed esterni. Le messe della comunione si celebrarono separatamente nel Santuario di Maria Ausiliatrice e nella Chiesa di S. Francesco, ove seguì il rito della benedizione del nuovo stendardo della Compagnia di S. Luigi. Alle io convennero tutti alla messa solenne nel Santuario; ed anche la sera, dopo di avere ascoltato separatamente le lodi del Santo, insieme recavano in trionfo la statua dell'Angelico Patrono con una divotissima processione, che fu coronata dalla benedizione col SS. Sacramento.

Tra i figli del popolo.

FERRARA. - La bandiera di un nuovo circolo. - La seconda domenica di maggio nello splendido salone dell'Oratorio salesiano, tutto imbandierato ed addobbato per la circostanza, ebbe luogo l'inaugurazione del vessillo del nuovo Circolo Ars et Labor.

Erano rappresentate tutte le Autorità civili, militari ed ecclesiastiche, circondate da un pubblico sceltissimo, e numerose rappresentanze con bandiera. La cerimonia fu compiuta da Mons. Luigi Ferretti prelato domestico di S. S. il quale tenne un discorso di circostanza. Funsero da madrina la signorina Edmea Petroncini di Ravenna e da padrino il signor prof. Teodoro De La Rive della Svizzera. Quindi l'oratore ufficiale della festa, l'egregio avv. Bertini di Prato, con quella facilità di parola che gli è naturale, spiegò il significato della bandiera ed invitò i giovani a mantenersi saldi nei buoni principii. Il Presidente dell'Ars et Labor ringraziò tutti i presenti.

Mentre si svolgeva la cerimonia dell'inaugurazione preceduta dalla Banda dell'Orfanotrofio Umberto I giungeva una numerosissima squadra della Palestra Pro Juventute che diede un saggio riuscitissimo, sotto la direzione del M. ° Marchiandi.

CASALMONFERRATO. - Inaugurazione dei Circolo Sportivo « Cor ». - In realtà l'inaugurazione del simpatico Circolo, sorto come per incanto nel fiorente Oratorio del Valentino, risale al settembre scorso, quando nel Concorso ginnastico nazionale indetto dalla Federazione Lombarda a Milano, riportò i primi premi tanto nelle gare collettive come nelle individuali.

Glorioso di questa prima vittoria, la domenica 22 maggio u. s. si presentò ufficialmente -nel suo ampio cortile imbandierato a festa - alla cittadinanza casalese. Assistevano Mons. Vescovo, il Sindaco, il Sotto Prefetto ed altre Autorità militari e civili. Dopo brevi parole di ringraziamento del Direttore, la balda squadra comparve preceduta dalla sua nuova fanfara, e per circa due ore intrattenne il numerosissimo pubblico strappando gli applausi più cordiali per la maestria, l'eleganza e l'arditezza onde eseguì i più difficili e svariati esercizi.

Seguì la proclamazione dei premi riportati a Milano, e con belle parole di ringraziamento dette dal giovane Biestri ebbe termine l'indimenticabile festa che varrà, ne sian certi, ad aumentare le simpatie di quei Cooperatori verso un'opera che è di tanto vantaggio alla gioventù.

TORINO. - La festa sociale dell' « Auxilium >. - Un concerto mandolinistico per le famiglie, una affettuosa dimostrazione per l'onomastico di Don Rinaldi, la benedizione della bandiera, l'inaugurazione del nuovo ampio salone delle conferenze, il convegno per una discussione economico-sociale e le consuete funzioni religiose furono altrettanti numeri di un programma che - bene ideato, abilmente preparato e splendidamente riuscito - mostrarono il serio indirizzo di questo Circolo, mercè l'attività del suo presidente Luigi Pisani e dell'instancabile assistente ecclesiastico Don Vosti, e la paterna sovraintendenza del Direttore Don Pavia.

L'orchestrina della sezione mandolinistica nella precedente serata offerta alle famiglie dei giovani dell'Oratorio, svolgendo un programma tratto dai migliori maestri, fecesi vivamente applaudire per il perfetto affiatamento e lo slancio dell'esecuzione. Il M.° Cerretti si rivelò non solo abile insegnante e concertatore, ma pure geniale compositore.

Il mattino del Corpus Domini nel Santuario di Maria Ausiliatrice ebbe luogo la benedizione della nuova bandiera, ammirata per la semplicità. ed eleganza del disegno e l'artistica esecuzione. Erano padrini il chiarissimo signor barone e la gentile signora baronessa Jocteau. Celebrò la messa il rev.mo D. Rinaldi, che rivolse una cara allocuzione ai giovani, i quali schierati avanti al presbiterio, avevano dato bell'esempio della raccomandata fortezza di carattere e bontà di cuore nella Comunione generale.

Avevano inviato una rappresentanza con bandiera tutte le varie sezioni dell'Oratorio medesimo, più il circolo Fides et Robur, quelli del R. Parco, dei SS. Angeli e di S. Filippo, il Circolo Giovanni Bosco, il Circolo Michele Rua, la Scuola di Propaganda, il Circolo Cardinal Massaia, la Neride, i Circoli Santa Giulia, Pio X, Fortior in dies, ecc. che intervennero anche al convegno serale. Terminata la funzione, i giovani si recarono in corteo all'inaugurazione del nuovo salone delle conferenze. Parlò l'avv. Marconcini sulla funzione educatrice dei circoli suscitando entusiasmo ed applausi: e nello stesso salone venne quindi servita una colazione agli intervenuti che fraternizzarono, scambiandosi le prime idee per il convegno serale, che ebbe principio alle 20,30 nel teatrino.

Oltre trecento furono i giovani che v'intervennero. Al posto d'onore sedevano il rev.mo Don Rinaldi, il can. Garelli, il prof. Don Bertello, il cav. Faà Carlo, il prof. Bettazzi, gli avv. Prospero e Vincenzo Battù, ed altri distinti sacerdoti e signori.

L'avv. Italo Rosa di Padova con parola semplice e incisiva parlò del risparmio e della previdenza. Incominciò ricordando come il compianto D. Rua, due giorni avanti di volare al cielo, raccomandava all'attuale Prefetto generale Don Rinaldi le opere sociali, iniziate a incremento degli Oratori, tra cui son anche le istituzioni di risparmio e di previdenza. Difese il risparmio contro le accuse di coloro che vedono in esso un mezzo per disporre gli animi giovanili alla grettezza, all'avarizia, all'egoismo; e mostrò che invece è una virtù morale, spiegandone il concetto, come spiegò il principio economico e sociale della previdenza. Conchiuse applauditissimo, augurandosi che le opere di previdenza penetrino nelle istituzioni economiche fatte a favore del popolo, perchè da tale unione nasca quel benessere e quella prosperità, che deriva dalla virtù individuale, principio e fondamento d'una sincera armonica duratura elevazione materiale e morale delle classi meno abbienti e più bisognose.

Seguì la discussione sul modo pratico, più remunerativo e più sicuro per provvedere ai bisogni presenti e a quelli eventuali della vita propria e dei proprii parenti. La serietà ed importanza dell'argomento interessò grandemente i giovani, cui riuscirono di grande utilità le preziose osservazioni fatte dai vari oratori che parteciparono alla discussione, la quale, stante l'ora tarda, si dovette troncare, ma fu brillantemente riassunta dall'avv. Rosa.

Mentre veniva dai soci del Circolo servito un rinfresco ai presenti, la scuola mandolinistica esegui vari delicatissimi pezzi di musica.

In fine vennero comunicati i primi risultati dell'Ufficio sotto-agenzia per gli interessi giovanili economico-sociali, istituito da poco nell'Oratorio, sotto gli auspici dell'Auxilium, e coll'aiuto di alcuni addetti all'Oratorio. Da gennaio ad oggi si ha un totale di L. 898,65 di depositi, risultanti da piccolissime somme che con un'amministrazione semplice vengono poi, secondo il desiderio dei depositanti, adibiti a formare i premi delle varie assicurazioni e specialmente della Cassa nazionale di previdenza, o altrettanti libretti di risparmio vin colato o semplice, ecc. L'Ufficio di collocamento dei giovani apprendisti ebbe 35 domande dai padroni e ne soddisfece 26. Crediamo che l'esperimento dell'Oratorio Salesiano di Valdocco meriti di esser preso in considerazione da quanti s'interessano della gioventù.

La bella serata venne chiusa con brevi parole di D. Rinaldi esortanti i giovani a perseverare nello studio delle grandi quistioni moderne, a rinnovare i ritrovi fraterni per conoscersi ed affiatarsi, e sopratutto alla professione franca e sincera della Fede.

FIRENZE. - Il giorno del Corpus Domini, nell'Oratorio della S. Famiglia in via Aretina si benedisse lo stendardo della Compagnia del SS. Sacramento, da poco istituita fra i giovani che frequentano l'Oratorio. Alla messa della Comunione generale, insieme con un gran numero di giovani della novella istituzione e molte altre persone, si accostarono alla S. Comunione per la prima volta 30 fortunati fanciulli, ai quali diresse un toccante fervorino il rev. D. Alfredo Vitartali, priore di San Gervasio.

Dopo messa il prelodato sacerdote impartì la benedizione allo stendardo, pronunziando uno splendido discorso di circostanza. Fungevano da padrino il conte Ugo Marchetti e da madrina la contessa Virginia Arrivabene Valenti-Gonzaga.

Alla messa solenne eseguivano scelta musica i giovani dell'Oratorio; quindi fu offerto un ricevimento al Padrino, alla Madrina e alle benefattrici dello stendardo, coronato da un vermouth d'onore.

Nel pomeriggio la nuova Compagnia intervenne col suo stendardo alla processione del SS. Sacramento nell'Ospizio delle Piccole Suore dei Vecchi a S. Salvi; e si chiuse la indimenticabile giornata colla recita del S. Rosario e colla benedizione solenne nella Chiesina dell'Oratorio.

- Il 29 maggio, celebrandosi la festa di Maria SS. Ausiliatrice, si diè uno splendido trattenimento di proiezioni, illustranti S. Tarcisio, il primo martire della SS. Eucaristia.

Notizie varie.

Italia.

CALTAGIRONE. - I Salesiani dell'Istituto Gerbino, i quali dirigono anche le scuole catechistiche della parrocchia ed hanno stabilito un Oratorio e Ricreatorio festivo frequentatissimo, hanno organizzato tre belle istituzioni, l'una per i fanciulli operai col titolo di « Compagnia S. Luigi », l'altra per i fanciulli delle campagne col titolo di « Compagnia San Giuseppe », la terza per i giovani studenti con una Biblioteca Circolante.

L'inaugurazione di queste opere si compì il giorno 26 maggio nell'Istituto Gerbino alla presenza dell'ecc.mo Vescovo Mons. De Bene e degli eredi, Gerbino, Canonici Caristia e d'Antona. Dopo alcune parole d'introduzione del direttore dell'Istituto, Mons. Mineo tenne un elaborato ed applaudito discorso sull'Opera Salesiana a pro' della gioventù. Seguì un discorsetto del socio studente Cavallo, e qualche poesia recitata dai ragazzi. Chiuse la bella festa un'affettuosa allocuzione di Mons. Vescovo.

NOVARA. - Nobile gara di carità cristiana. - I giorni 5 ed 8 maggio nel portico principale dell'Istituto di S. Lorenzo Prete e Martire, a vantaggio degli orfanelli raccolti nel medesimo si svolse uno splendido banco di beneficenza. Quattromila furono i doni raccolti, fra i quali ve n'erano non pochi degni di particolar menzione. S. M. il Re con nobilissima lettera, nella quale esprimeva il suo alto compiacimento per l'opera benefica spesa dai Salesiani a pro' della gioventù, accompagnava una bellissima riproduzione, su porcellana della Manifattura Ginori, di una stupenda Madonna del pittore Domenico Morelli, alta concezione d'arte e di sentimento resa con smagliante vivacità di colorito. Anche S. M. la Regina volle dare un manifesto segno del suo interessamento inviando una ricca e massiccia zuccheriera in argento racchiusa in un elegante astuccio. Così pure S. A. R. la Principessa Laetitia inviò una stupenda statuetta di bronzo. E splendidi doni inviarono parimenti Mons. Vescovo diocesano, il comm. Adolfo Ferrari, Prefetto della Provincia, il sig. ing. Carnevali, sindaco della città, la signora Luisa Carnevale, il nob. senatore Raffaello Faraggiana, la nobil donna Catherine Faraggiana, la sig. Contessa Olimpia di Pamparato, l'oli. Rizzetti deputato di Varallo e molti altri egregi signori e signore. Una lode tutta speciale va tributata alle singole signore componenti l'apposito Convitato, alcune delle quali si mostrarono instancabili, e prima fra esse la presidente effettiva signora Marcella Cambieri ved. Selletti. La spontaneità ed il buon volere con cui i Novaresi risposero al loro appello ed intervennero numerosi alla festa della carità, ha mostrato col fatto di apprezzare grandemente l'opera di quell'istituto a vantaggio dei poveri giovanetti: ad essi i più sentiti ringraziamenti.

PARMA. - Nella Scuola Superiore di Religione, il giorno 9 u. s. alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo-Vescovo Guido Conforti e di un pubblico elettissimo, ebbe luogo l'annuale premiazione degli alunni

« Molti fra i migliori giovani di parte nostra - scrive l'Avvenire d'Italia - e non solo della Provincia di Parma, ma di Piacenza, Brescia, Reggio, Mantova e Cremona, si sono formati in questa scuola, ove son trattatele più importanti questioni della vita in rapporto alla Religione; e il sistema costantemente tenuto, permettendo la più ampia cordialità, fa delle adunanze bisettimanali, che si tengono dal novembre al maggio, un circolo elettissimo di gioventù universitaria e degli altri corsi superiori, Liceo, Conservatorio Musicale, Scuola di commercio, ecc.

» Il compianto direttore dei Salesiani sac. dott. Carlo M. Baratta che la iniziò, e per quindici anni la tenne, seppe, trasfondendovi le energie migliori della mente e del cuore, come era per tempo così per importanza farne la prima d'Italia. Mons. Conforti la tiene come la pupilla delle opere cattoliche diocesane e questa sua predilezione la dimostra in mille modi interessandosi tra l'altro che la premiazione riesca sempre più vistosa e importante per la quantità dei premi che, com'è noto, sono in denaro, fino ad arrivare in quest'anno a superare le seicento lire. Il primo premio a pari merito fu diviso tra i giovani Franco Giraldi del quarto anno di legge e Pedretti Ottorino del terz'anno di Liceo. Vennero dopo i signori Guiranza Francesco, Landini Agostino, Raschi Guido e Enrico, Speltini Giovanni, Cocconi Aldo, ecc. La graduatoria è basata sui risultati di un concorso su un tema assegnato dal direttore della Scuola che viene corretto e classificato da una terna di ecclesiastici, membri dell'Almo Collegio Teologico della città.

» La premiazione è sempre rallegrata da discorsi degli alunni maggiori che hanno spesso il valore di dichiarazione di principii, fatti conte sono davanti al fiore della cittadinanza senza distinzione di partiti. Mons. Conforti esulta nel poter così paternamente avvicinare tanta eletta sua gioventù e questo sentimento esprime ogni anno con brevi discorsi, riboccanti d'affetto e che meriterebbero d'esser raccolti in volume. Quest'anno per es. è stato superiore a se stesso conquistandosi uria volta di più l'affetto entusiastico degli alunni grementi la vasta sala, il salone maggiore dell'Episcopio.

» Il simpatico dott. Giandomenico Pini commesso viaggiatore dell'Azione Universitaria Italiana cattolica pronunziò la lezione di chiusura trattando della bellezza e della dignità d'una vita giovanile qual egli la sogna per tutta la gioventù cattolica d'Italia, lieta, nobile, utile, senza sprechi disastrosi d'energie intellettuali, senza dolorosi impantanamenti morali, vera rinascenza e fioritura della patria nell'accordo di tutti gli ideali e di tutti i doveri. Quanti conoscono Mons. Pini sanno il fascino dolce e simpatico della sua eloquenza e non si stupiscono se fu fragorosamente e triplicemente applaudito.

» Così di passaggio notiamo che egli ha visitato e animato il neo circolo cattolico giovanile che si vuole intitolato alla cara memoria di Don Baratta.

» Il direttore della Scuola prof. Lingueglia fece il resoconto dell'anno scolastico, i cui risultati sono, come lo ha mostrato la festa d'oggi, veramente consolanti ».

ROMA. - Al Circolo S. Cuore, la domenica 15 maggio si radunarono tutte le rappresentanze delle associazioni cattoliche di Roma affine di commemorare solennemente l'enciclica Rerum novarum. Dopo di aver ascoltata la messa celebrata dall'ispettore salesiano D. Conelli, i 20o e più giovani intervenuti si radunarono nell'ampio teatrino dove il dott. Cingolani tenne il discorso commemorativo in cui, tratteggiata la grande figura di Leone XIII, parlò dell'importanza del documento pontificio che fe' risuonare in tutto il inondo la voce potente della' restaurazione sociale in Cristo e per la sua Chiesa.

L'adunanza era presieduta anche dal dott. Borromeo, dal dott. Chiri e dal dott. Ricci della Direzione Diocesana. Dopo il Cingolani prese la parola il dott. Chiri e disse cose di pratica attualità. Il dott. Ricci infine invitava con calda parola tutti gli intervenuti a recarsi, come in pellegrinaggio, a San Giovanni in Laterano per deporre ai piedi del monumentò eretto dalla gratitudine degli operai a Leone XIII, l'omaggio della propria riconoscenza.

Lungo la via furono distribuiti, a più centinaia di copie, dei foglietti stampati a cura del Circolo in cui venne popolarizzata la mirabile Enciclica; e ai piedi del monumento - un robusto operaio, il quale appoggiato ai ferri del suo mestiere, guarda fiero la croce che stringe ed innalza colla sua destra parlarono ancora il Cingolani, il Chiri ed un giovanotto, il quale nella semplicità del suo animo e nell'ardore della sua fede sincera seppe trovar modo d'innalzare il suo inno di gloria al Pontefice degli operai, e di invitar tutti ad affrontare coli franchezza i problemi economico-sociali.

NECROLOGIO

D. OrestePariani.

Volò al cielo il 3 giugno u. S., mentre si apprestava a celebrare le sue nozze d'oro sacerdotali. Di ardente e sincera pietà, di cuore aperto ad ogni opera buona e di umiltà profondissima, sebbene di malferma saltate esercitò un mirabile apostolato colle parole, colle opere e cogli esempi, compiendo un gran bene. Conobbe D. Bosco fin dal 187o e si tenne con lui in affettuosa corrispondenza. Col compianto D. Rua fu stretto da intima amicizia. Alle opere nostre, specie alle Missioni, non negò mai il suo appoggio e la sua benevolenza.

Noi non abbiam mancato e non mancheremo di fare pel riposo dell'anima sua benefica i più ferventi suffragi; vogliano affettuosamente raccomandarla al Signore anche i nostri Cooperatori.

Mons. Jacopo Scotton.

Nelle prime ore del giorno 17 maggio, a Venezia dove erasi recato per cura, spirava Mons. Jacopo Scotton, direttore della Riscossa di Breganze. Zelante cooperatore al pari degli egregi suoi fratelli, fu amico personale di D. Bosco e di D. Rua, e nutrì una cordiale benevolenza per le Opere Salesiane.

Al sacerdote valoroso, che, militò sin dagli inizi dell'organizzazione nell'Opera dei Congressi, vada anche una prece dei nostri lettori.