BS 1910s|1918|Bollettino Salesiano Aprile 1918

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLII - N. 4-5   APRILE-MAGGIO 1918

SOMMARIO

In preparazione al „9 giugno 1918": Programma e carattere delle prossime manifestazioni religiose - Ai Revv. Parroci e Rettori di Chiese - Avviso.

L'inno della riconoscenza: - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice - Maria Ausiliatrice e gli Oratori Festivi.

Per l'VIII° Anniversario della morte di Don Rua.

Per la storia della Pia Unione: - Il Barone Antonio Manno - „P. A. B. di Boves".

Al Rev. Clero e per le adunanze mensili: - Un problema importante per il „Dopo Guerra".

Fatti e detti di Don Bosco: VIII) „Lo conobbi anch'io".

Il Papa e i prigionieri di guerra.

Lettere dei Missionari: Brasile: Tre mesi di missione nel Basso Rio Negro.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Il 23 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza ai Ven. Don Bosco e a Domenico Savio. Dalle lettere dei Cooperatori: - Il Diploma di Cooperatore a un avvocato - Dopo un anno di cooperazione. Note e Corrispondenze: Importante - Il nuovo Presidente dello Stato di Matto Grosso (Mons. De Aquino, Salesiano) - Un nuovo Vescovo Salesiano - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

In preparazione al « 9 giugno 1918 ».

Programma e carattere delle prossime manifestazioni religiose.

Il « 9 giugno » compiesi l'Anno Cinquantesimo della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice, e in quel giorno il rev.mo D. Albera, Successore di D. Bosco, celebrerà la sua Messa d'Oro.

Le manifestazioni religiose in preparazione e in commemorazione di questa data - per la Società Salesiana due volte solenne - si svolgeranno quasi in famiglia col seguente programma:

A) In preparazione

1) Nel mese d'aprile il march. Filippo Crispolti terrà una Conferenza sul duplice Cinquantenario, nel Teatrino dell'Oratorio.

2) Il mese di Maria Ausiliatrice (23 aprile-24 maggio) rivestirà un carattere di più intensa divozione. Così, la domenica 5 maggio, festa di San Pio V - il Papa della Vittoria di Lepanto - si celebrerà nella Basilica la così detta « Festa del Papa », con Comunione generale secondo l'intenzione del Santo Padre e discorso sull'eccelsa dignità del Vicario di Gesù Cristo.

3) Dal 2 all'8 giugno due zelantissimi Vescovi, Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna, e Mons. Olivares, Vescovo di Sutri, terranno, in forma di ritiro, un corso d'istruzioni religiose nel Santuario, ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Torino.

B) In commemorazione:

1) Nel mese di maggio s'inaugurerà.

a lato del Museo del Culto di Maria Ausiliatrice, la Mostra di Arredi Sacri inviati in dono alla Basilica e per le Missioni Salesiane.

2) In un giorno festivo dello stesso mese avrà luogo ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice l'addio a un drappello di Missionari destinati ad una nuova Missione Salesiana in Cina.

3) La domenica 26 maggio si raccoglieranno nel Santuario i giovani degli Istituti ed Oratori Salesiani di Torino per una speciale funzione religiosa con Comunione generale durante la Messa celebrata dal rev.mo Don Albera.

4) La domenica 2 giugno converranno - come sopra - al Santuario le alunne degli Oratori e degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

5) Nei giorni 6, 7, 8 giugno si celebrerà un Triduo privilegiato, espressamente concesso dalla S. Congregazione dei Riti per la data giubilare.

6) L'8 giugno verrà presentato al sig. Don Albera l'Obolo per la Messa d'Oro, offerto dagli allievi degli Istituti ed Oratori dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e dai benemeriti Comitati di Patronesse.

7) Il 9 giugno - 50° anniversario della Consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice - il rev.mo Don Albera celebrerà la Messa Giubilare all'altare di Maria Ausiliatrice: - seguirà la cerimonia dell'apposizione di

un aureo scettro (dono di un augusta Principessa Spagnuola) alla Sacra Immagine di Maria Ausiliatrice: - indi il Successore di D. Bosco consacrerà a Maria SS. Ausiliatrice tutte le Opere Salesiane.

8) il 10 giugno, solenne Officio funebre per i Benefattori del Santuario e i Cooperatori Salesiani defunti.

C) Il Carattere delle singole manifestazioni sarà essenzialmente di preghiera o rogatorio. Esse si svolgeranno al duplice scopo:

1) di ringraziare Maria SS. Ausiliatrice per i favori concessi nel corso dei cinquant'anni al Ven. Don Bosco e ai suoi Successori, alle singole Opere Salesiane, e ai loro Benefattori ;

2) d'implorare da così tenera Madre quelle celesti benedizioni di cui abbisognano - nell'ora presente - la Chiesa, la Patria e la Famiglia, e particolarmente la Famiglia Salesiana.

Avviso.

Ai primi di maggio p. o. uscirà un fascicolo d'occasione intitolato : « - Il 9 giugno 1918. - Giubileo della Basilica di Maria Ausiliatrice e dell'ordinazione Sacerdotale del secondo Successore di Don Bosco »; e recherà anche il programma particolareggiato delle accennate manifestazioni religiose.

Memori della benevolenza dei singoli Cooperatori per l'Opera Salesiana e della loro ardente divozione a Maria Ausiliatrice, invieremo a tutti, gratuitamente, copia dell' annunziato fascicolo, dichiarandoci soddisfatti se ciascuno, dopo averlo letto nella propria famiglia, lo farà leggere ad altri.

È nostro vivo desiderio seguire - anche in questo - le orme di Don Bosco che cercò di diffondere più largamente che gli fu possibile la divozione verso Maria SS. Ausiliatrice, celeste Ispiratrice e gloriosa Patrona delle Opere Salesiane.

Ai Revv. Parroci e Rettori di Chiese.

Il curato di Maria Ausiliatrìce, il sac. don Roberto Riccardi, ha diramato « ai cari Parrocchiani e a tutti i devoti frequentatori del Santuario » quest'appello:

« Il 9 giugno p. v. ricorrerà il Cinquantesimo anniversario della consacrazione di questo insigne Santuario, e nello stesso giorno il Rev.mo D. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, celebrerà la sua Messa d'Oro.

» Le due date, sebbene i tempi corrono gravi quant'altri mai, troveranno un'eco di plauso in tutto il mondo, perchè in ogni parte della terra si è diffusa la devozione a Maria Ausiliatrice e dappertutto è conosciuto e onorato il successore del Venerabile D. Bosco.

» Il duplice avvenimento sarà anzi celebrato, oltre che con solenni funzioni religiose, con una Mostra di arredi sacri destinati al Santuario nostro e alle chiese povere salesiane, sopratutto delle Missioni, alla quale esposizione concorreranno con doni cospicui esimi personaggi, dal S. Padre e dall'Augusta Casa di Savoia, a Cardinali, Vescovi, Deputati, Dame della più alta aristocrazia italiana e straniera. Potrebbe dunque mancare, fra tanto entusiasmo, il dono dei parrocchiani e frequentatori del Santuario, che primi fra tutti sentono la divozione a Maria Ausiliatrice, e del Tempio a lei dedicato godono i salutari benefici?

» Ecco adunque lo scopo del presente appello chiedere a voi tutti il concorso della carità vostra per l'acquisto di un dono collettivo che sia testimonianza perenne della vostra pietà e dica insieme il plauso vostro al Superiore dei Salesiani...

» Chi ha molto dia di più, chi ha poco dia meno, ma nessuno manchi in questa gara affettuosa, che dovrà attestare il vostro amore alla Madonna e all'Opera di D. Bosco. »

Questo semplice appello non potrebbe essere rivolto anche ai fedeli che frequentano tutte le altre Chiese Salesiane ? Non potrebbero i Parroci e Rettori delle medesime richiamar l'attenzione dei devoti sul duplice Cinquantenario e spronarli a prender parte collettivamente alla Mostra di arredi sacri ?

Anche ai Revv. Parroci e Rettori di Chiese non Salesiane, nelle quali Maria Ausiliatrice è pubblicamente venerata, perchè vi è eretta l'Associazione dei suoi divoti, o vi si celebra il 24 del mese o la festa del 24 maggio, noi facciamo umile invito perchè vogliano disporre i fedeli a commemorare la data solenne nel modo che crederanno più acconcio a promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime.

L'inno della riconoscenza

La notizia del Cinquantenario della Consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice ha richiamato il pensiero di molti a grazie insigni ottenute da questa tenera Madre. Sono pagine commoventi che, se lo spazio non ce lo vietasse, vorremmo far conoscere per intero ai nostri lettori.

Ecco una delle lunghe relazioni pervenuteci in questi giorni.

Le Meraviglie di Maria Ausiliatrice.

Come mi decisi a farmi suora.

Prerogativa della madre è l'intuizione. dei bisogni dei figli suoi e l'accorrere ad essi in soccorso. Ma nessuna tenera madre ha la tua intuizione, o Maria; tu sola puoi sempre precorrere le domande dei figli dolenti, e convertire i loro gemiti in cantico di ringraziamento. Anch'io ebbi da te grazie insperate e grandi, che voglio narrare a tutti a titolo di riconoscenza filiale, e a conforto e fiducia di quelli che ti pregano nel pianto.

Sono molti anni, ma resta vivo in me il ricordo d'una domenica, quando fanciulla ancora ero in chiesa per il canto dei vespri. La voce vibrata del popolo che canta i salmi ha sempre qualcosa di eloquente, di penetrante e di soave insieme, che riposa lo spirito, lo eccita, lo accarezza, lo avvicina al buon Dio! Ed io lo sentivo allora il Re di tutti i popoli ripetermi i primi soavissimi inviti alla consacrazione della mia vita a lui, ed il mio cuore s'effondeva a quelle arcane parole, ed io cantavo gloria al Padre buono, al Signore di tutte le anime. Nessun presentimento triste, nessuna nube attraversava il mio pensiero: in casa tutti sani e contenti, il mio avvenire da qualche tempo era delineato dolce, malioso, santo!... Ad un tratto mi sentii chiamare « Corri a casa, tuo babbo è morto!... » Corsi sbigottita, e lo trovai davvero immobile, muto, rigido come la morte. Un attacco d'apoplessia violenta l'aveva sorpreso, vinto, perduto. I soccorsi d'urgenza, l'arte medica erano impotenti, inutili; e la mamma, i fratelli, i parenti, esterrefatti, lo chiamavano. Io mi accostai a quell'uomo cui era legata la vita di tutti; egli il re della sua casa, la forza, il sostegno, il cuore della famiglia... ed ora, giaceva insensibile, estraneo a tutti, a' suoi figli, per cui era vissuto senza poter credere forse di doverli abbandonare, ed erano otto!

«È perduto! » fu questa l'inesorabile sentenza del medico. Perduto?!... pensai, perduto senza potersi confessare? Istintivamente l'anima mia si protese verso la Vergine Ausiliatrice, ch'io avevo conosciuto per il «Bollettino Salesiano»: « Vergine Santa, supplicai tacitamente, date a mio padre il tempo e la forza per confessarsi, e mi consacrerò a voi, sarò pronta anche per le Missioni Salesiane, disposta ad ogni sacrificio. » Questa supplicazione ardente non era ancora compiuta, che mio padre si scosse, aperse gli occhi, si guardò attorno sorpreso e sollevandosi da se, sui guanciali, domandò spiegazione di quanto vedeva attorno a lui. Comprese... e per quell'istintivo allacciamento che sentiamo alla vita, volle alzarsi, forse per afferrare l'esistenza che gli sfuggiva. Il dottore l'interrogò mentre noi lo fissavamo là, seduto sulla poltrona, tremebondi, speranzosi.

- Mi sento nel cervello un brulichio, pare un alveare! rispose.

Allora, sussurrò il dottore a mia madre, chiami pure il notaio, presto! ha pochi minuti di vita!

« Prima del notaio il sacerdote! » gridò la mamma! L'infermo stesso capì la sua situazione, si confessò, e dopo alcuni minuti, ricadde nello stato di prima, e visse ancora qualche ora, poi spirò, abbandonandoci nella costernazione con il conforto però, di saperlo confessato, quindi salvo. Nessuno seppe mai la mia promessa e quando salutai la mamma e i fratelli; alcuni piccoli ancora e orfani, sentivo lo strazio che forse aveva travagliato il cuore di mio padre nel partirsi da noi. Mi avvinsi a quel dolore paterno, lo condivisi, certa che tu, Maria, lo gradivi, perchè fosti sempre Madre e provvidenza a quella famiglia, cui salvasti il padre da una morte priva dei conforti religiosi.

Mi salvasti Tu!... per Te la mia vita.

Fui dunque religiosa tra le figlie di M, A. e la mia riconoscente, filiale devozione verso cotesta Madre Celeste fu grande sempre, sentita e profonda. Non ripeterò qui la infinita Sua tenera protezione, le grazie, i favori che mi ottenne sempre, ma non posso tacere che a Lei debbo la vita, chè m'ha salvata da morte tragica, dolorosa, sotto le rovine del terremoto, che distrusse Messina l'anno 19o8. Era il mattino del 28 dicembre, ore 5 1/2, quando un ruggito immane che parve uscire dagli abissi si tradusse improvvisamente in un rombo fragoroso, irrefrenabile, che scosse la terra, l'aperse in voragini, l'avvolse in rotazioni e sussulti; e crollarono gli edifici, e il mare convulso ebbe muggiti e ululi spaventosi. Fu un attimo tragico, infernale, cui successe un silenzio di morte, una tenebra nera che faceva fremere e sbigottire i superstiti, cui giungavano strazianti le supplicazioni e i gemiti d-i morenti sepolti fra le macerie. Al primo ruggito ebbi rapida la percezione del flagello che s'avanzava, tentai la fuga in cerca delle mie suore che mi dormivano accanto, ma mi sentii d'un tratto piegare sotto un peso enorme che mi avvolse e compresse tutta la persona ; la vòlta mi aveva ricoperta, sotterrata! Tentai scuotere le macerie, credendomi colta da uno strato di soli rottami; ma ebbi l'impressione d'essere nel seno della terra, tanta fu la pressione rigida, immobile, che sentii gravarmi sulle spalle, sul capo, stringermi da tutte le parti... Sepolta così, prona tra le rovine, avevo solo una mano libera, e non avevo respiro poichè nessuna fessura era rimasta fra quel disordine di rovine. Tutta la mia vitalità era protesa ad un solo pensiero, a supplicazione estrema: - Maria Ausiliatrice salvami! Maria Ausiliatrice, se debbo morire, accetto di cuore, e non tener conto all'invotaria ribellione della natura... no... l'anima non dispera... Sia fatta la volontà di Dio!

Il silenzio mi atterriva... Dov'ero? Passarono una, due, tre ore! Il respiro breve non era un rantolo, ma uno strido rauco, soffocato, che ad ogni rapida, dolorosa aspirazione, mi portava alla gola la polvere che ormai aveva pervase le vie della respirazione. Sapevo d'essere in agonia! Dalla sommità delle macerie mi giungevano le voci di due suore, che per tutto quel tempo mi avevano rivolte parole di dolore, di rassegnazione. Avevano gridato, chiamato aiuto, continuamente per ore. E io pure avevo gridato più volte; ma come può giungere all'aperto la voce d'una sepolta? Eppure ero tranquilla, mi pareva che la Madonna mi fosse lì accanto e mi ripetesse: Fa' cuore che ti salvo! ed ero così certa della sua presenza che movevo la mano libera in atto di afferrarla! Un intorbimento generale mi colse e credetti finito quel lento martirio. Tesa l'anima verso Maria, subivo, o meglio accettavo gli strazi del soffocamento, che mi consumava rodendomi. Quando sentii un calpestio sopra il volume che mi sovrastava: erano alcuni soldati accorsi alle grida delle povere Suore.

Mi trovarono, mi disseppellirono, e vedendomi impotente a reggermi, mi portarono a braccia in cortile, e corsero via in cerca di altre vittime per tentarne la salvezza!

Fui lasciata sola, sotto la pioggia, mezzo vestita, tremante pel freddo, ma io respirava ed era salva. Ad una ad una rividi tutte salvate le suore, tutte salvate dalla Madonna. Restammo così, senza cibo nè bevanda, fino alle 5 di sera, quando ricevemmo l'avviso che un treno avrebbe portato i superstiti a Catania, e due piroscafi a Napoli e a Palermo. Incominciammo il tragitto verso la stazione, scalze sulle rovine, da cui uscivano gemiti strazianti, sulle quali eransi seduti alcuni infelici, pazzi di stupefazione orrida e di dolore

Scomparse le vie, rari gli abitanti che quasi spettri usciti dalla terra chiamavano i morti, camminammo fra quegli orrori, scosse ogni tanto dalla terra, che fremeva e ruggiva quasi belva implacabile. Il treno ci portò a Catania fra molti altri sventurati, e sembravamo una schiera di percossi, avanzi di rovina, testimoni e vittime d'una formidabile vendetta

Ricordai a Catania che c'è fra le promesse evangeliche : « Chi lascia una casa, ne ritroverà cento, e più madri e più sorelle! » Grazie, o Maria! Mentre gli. altri superstiti, fatti miserabili dalla catastrofe, erano senza famiglia e senza tetto; noi, Tue figlie, ritornavamo in casa, in una famiglia, tutta nostra, tutta preocupata per noi.

« Mi salvasti tu, Vergine, e d'ora innanzi sarà solo per Te la mia vita. » Questa la promessa che mi uscì dal cuore, quando venni disseppellita, questa la tensione del mio spirito negli anni che seguirono quel miracolo Tuo.

" Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis".

Ricorsi ancora a Te, provvida e tenera Madre, un giorno che una Convittrice, qui a Casale, colpita da una risipola che si complicò presto con la nefrite e la meningite, era inesorabilmente spedita dal valente dottore dell'Istituto e da quelli dell'Ospedale Civile, dove fu trasportata.

Erano apparsi tutti i segni dell'agonia, e già le si preparava la bianca veste di figlia di Maria, che doveva avvolgerla nella tomba. Lo svolgersi rapido del male, fino alla prossima catastrofe, era stato sì rapido da non concedere tempo all'arrivo dei parenti, che avevo subito avvisati. Compresa da quella fede che più volte m'hai riacceso co' tuoi favori, ti pregai, Maria, ti feci pregare da tutta la comunità, e dalle alunne tutte, nella speranza di ottenere il miracolo e l'ottenni. Un giorno m'accostai all'inferma, che sfigurata, si dibatteva in un delirio quasi furioso. « Pierina! » chiamai, ma quella non capiva; era temerarietà, inconsapevolezza, quella chiamata ad una morente di meningite? Attorno a me si sorrideva, e con ragione! Ma io credevo nella Tua potenza, o Vergine, e, accostandomi all'orecchio della ragazza, insistetti. « Pierina!, se vuoi che la Madonna ti guarisca, ripeti con me: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis » A quest'invocazione si scosse la moribonda, mi fissò un po' con lo sguardo vitreo, stravolto, ma da cui tra-

sparì un lampo improvviso d'intelligenza, raccolse tutta l'energia che le restava, o meglio che le era tornata a quel ricordo soave, a quell'invocazione potente, e con un grido sìbilante che le uscì quasi selvaggio dai denti stretti, disse a frasi spezzate la dolce invocazione, che ripetè più volte meno faticosamente; e si assopì, calma, tranquilla. Il viso prese la sua espressione normale; lo spasimo convulso che la travolgeva con mosse strane, furiose, si dileguò e la fanciulla dormì qualche ora. I medici, le suore infermiere, stupirono; quelli non sapevano che dirsi, queste ripetevano : « Loro ottengono miracoli dalla loro Maria Ausiliatrice! nessun malato giunto a quel punto non s'è mai riavuto. » Sta il fatto che colei che poc'anzi si dibatteva nell'agonia, non aveva più neppure i sintomi della meningite, che sparì improvvisamente! E guarì perfettamente la nostra Pierina, e tornò dopo pochi mesi alla scuola e ottenne la dispensa da tutti gli esami, riconoscente a Maria Ausiliatrice.

* *

Oggi, mentre tanti si rivolgono a Te da ogni parte della terra, io sono lieta di parlare di te, di pubblicare le tue grazie, Maria, perchè ogni anima bisognosa di aiuti celesti, corra fidente a rifugiarsi sotto il tuo manto: e t'invochi con il dolce titolo che ti saluta « Ausiliatrice dei Cristiani! », il quale, nell'imminente Cinquantenario della consacrazione della Basilica, deve divenire ancor più caro e frequente sul labbro di tutti !

Casalmonferrato, 24 febbraio 1918.

Suor CLAUDINA BASERGA.

*

Maria Ausiliatrice e gli Oratori festivi.

Nel mese scorso abbiamo accennato all'atto significativo della città di Siviglia, che intitolò a Maria Ausiliatrice una delle sue vie, un tempo infestata dalle pietre d'una turba di monelli abbandonati.

Sono passati otto anni dalla santa morte di Don MICHELE RUA.

La sua immagine ognor presente in mezzo a noi, circondata di viva luce per l'imperituro ricordo di eccelse virtù, ci sprona sempre al bene e c'invita alla preghiera. E noi pregheremo anche... perché ci benedica!

Il pio tributo avrà luogo, giovedì 11 aprile, alle ore 10, nel Santuario di Maria Ausiliatrice.

In questo numero, ci piace riferire la testimonianza del compianto D. Rua al riguardo, anche perchè nell'VIII° Anniversario della morte di questo nostro indimenticabile Padre echeggi per un istante quella voce che spronava i figli e i Cooperatori a dedicarsi con ardore all'educazione de figli del popolo mercè gli Oratori festivi.

La parola di, D. Rua, che qui pubblichiamo, è tolta da una monografia stampata nel 1899 in occasione dell'inaugurazione dell'Istituto Salesiano di Bologna, dove il buon Padre si recò di ritorno da una visita alle Case Salesiane di Spagna.

« Tutto giorno vado meglio persuadendomi del gran bene che l'Istituzione degli Oratori Festivi è destinata a fare nelle città e ne ebbi esempi. Visitai un sobborgo di Barcellona, in cui, pochi anni or sono, regnava il mal costune e l'irreligione eziandio nei ragazzi, che, fatti petulanti e sfacciati dall'esempio dei maggiori, insultavano e offendevano villanamente i passeggeri, sì da provocare frequenti interventi della forza pubblica. Trovai quei popolani tranquilli e garbati, ed i ragazzi chiassòsi e allegri, ma rispettosissimi verso il Sacerdote, che salutano ed accostano con grande confidenza. I popolani attribuiscono questo meraviglioso cambiamento all'Oratorio Festivo Salesiano, che da pochi anni funziona con regolarità in mezzo a loro e benedicono quell'istituzione che, istruendo ed educando i figli, agisce così efficacemente eziandio sui parenti e su tutta la famiglia.

» In un paesello fui ricevuto da una turba di bambini e ragazzi d'ogni età e condizione, e da quella nuova scorta di onore fui accompagnato per ben tre chilometri in mezzo alle grida di gioia, ai segni di stima e affetto più schietti e sinceri.

» In un sobborgo di Siviglia ammirai uno spettacolo che mi commosse profondamente (1). I ragazzi del sobborgo erano divisi in due fazioni, tra cui si combattevano frequenti lotte a colpi di fionda, che tutti sapevano maneggiare con grande destrezza. S'interposero più volte le guardie di P. S., ma con poco o nessun esito, che anzi qualche volta i monelli eran riusciti a metterle in fuga, unendosi tutti insieme contro di loro; ed intanto continuavano le scene selvagge e non sempre incruente a funestare quel luogo. Fu allora che si sentì il bisogno di chi educasse quella gioventù abbandonata. Sorse l'Oratorio festivo, a cui corsero tutti quei ragazzi, attrattivi da giuochi e divertimenti, e dopo pochi mesi ne sentirono il benefico influsso. Quale trofeo della vittoria che l'educazione religiosa aveva riportato su quei caratteri indomiti e selvaggi, furono appese attorno attorno al simulacro di Maria, posto nella cappella dell'Oratorio, trecento fionde, di cui si disarmarono spontaneamente quei piccoli convertiti, troncando per amore della Madonna quel triste e pericoloso giuoco. E questa mi par davvero una bella pagina della storia degli Oratori Festivi! »

(1) L'accennata memoria dice: in un paese presso Siviglia: ma si doveva dire in un sobborgo di Siviglia, e precisamente in Via Arrebolera, oggi Via Maria Ausiliatrice.

PER LA STORIA DELLA PIA UNIONE

Il Barone Antonio Manno.

Chiuse serenamente la sua nobile carriera mortale la sera del 13 marzo, nella veneranda età di 84 anni.

Il suo nome resterà scolpito a caratteri d'oro nella storia della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Fin dagli ultimi anni del Ven. D. Bosco non ci fu nessuna importante manifestazione dell'Opera Salesiana in Torino, alla quale l'illustre estinto non abbia portato il contributo dell'appoggio più alacre e cordiale. Priore in solennità patronali dell'Oratorio, Presidente delle Commissioni delle nostre Esposizioni professionali, dei festeggiamenti per l'Incoronazione di Maria Ausiliatrice, delle Onoranze per la Messa d'oro del compianto don Rua, del Comitato esecutivo del Monumento a D. Bosco, egli godeva nel rendere servigi all'Opera Salesiana. Uomo di fede, la praticò in tutta la vita; e dalla vivezza della sua fede e dalla squisita bontà dell'animo, fu tratto ad amare Don Bosco. Il 6 luglio del 1882 gli scriveva: « Nello scorso anno mi trovai in una grande afflizione. Pregai la S. V. Rev.ma di raccomandarmi alla Madonna SS. Ausiliatrice. Ne sono quasi libero e posso dire miracolosamente. Dica ancora un'Ave Maria per me, acciò io possa riacquistare intera tutta quella pace di cui tanto ho bisogno per pensare all'anima mia e per pensare alla mia cara famiglia. Dica, la prego, quest'Ave Maria, ed ho ferma fiducia e fondatissima speranza che mi verrà il desiato conforto! Si, la dica! »

Questa fiducia in Don Bosco la conservò inalterata nei suoi successori; e Don Albera, memore delle alte benemerenze del nobile Barone, volle per sè il conforto di cantar messa al solenne funerale di settima, che la Pia Società Salesiana fece celebrare in suffragio dell'indimenticabile estinto nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Torneremo di proposito a lumeggiare la figura di questo illustre Cooperatore. Intanto rinnoviamo alla veneranda consorte e all'addolorata famiglia le più vive cordoglianze.

« P. A. B. di Boves ».

Un venerando religioso di Boves (Cuneo) ci scrive:

Forse pochi degli stessi abitanti di Boves e forse pochissimi o quasi nessuno degli abitanti dei paesi circonvicini sanno, qualmente il nome di Boves e d'un suo cittadino leggesi scolpito su pietra nel Santuario Basilica di Maria Ausiliatrice, fondato dal Ven. D. Bosco a Torino.

La maestosa cupola della Basilica, su cui l'imponente Simulacro della Vergine sta a benedire tutta l'augusta città, è sorretta da quattro grandi fasci di colonne e pilastri, ed è sullo zoccolo granitico di ciascuna delle due colonne che guardano l'altar maggiore che si legge scolpito il nome di Boves e d'un suo cittadino, il quale bisogna ben dire che sia stato altamente benemerito per aver questo duplice onore. Per quanto io abbia visitato attentamente il detto Santuario, non mi veline di trovare altra iscrizione di nomi di benefattori sulle pareti e colonne.

Visitatore mio divoto, se ti prendi la pena di, abbassarti alquanto a terra, tu, alla base della, colonna dal lato dell'Epistola, vedrai inciso a caratteri d'oro : Pregate per P. A. B. di Boves, ed alla base della colonna dal lato del Vangelo vedrai una seconda volta inciso a caratteri d'oro Si preghi per P. A. B. di Boves.

Che indicano le iniziali P. A. B.?... - Il nome di Pellegrino Agostino Bartolomeo.

Fu costui un onesto cittadino di Boves, il quale, diplomato in Chimica e Farmaceutica, passò la, maggior parte della sua carriera nel vicino villaggio di Peveragno, esercitando, a bene dei sofferenti, la, sua professione di farmacista, e colla parsimonia, laboriosità ed onestà, potè raggranellarsi un modesto patrimonietto, fino a che, avanzato in età, rimasto privo dell'amata consorte, si ritirò in patria a godere, coll'unico conforto della sua unica, figliuola, il guadagnato e meritato riposo.

Si fu in questo tempo, nel 1882, che lo scrivente, ebbe la fortuna di far la conoscenza personale di questo suo compatriota e della sua figlia.

Ma era registrato nei decreti divini che la figlia dovesse precedere il padre alla tomba. Assistita dal venerando suo Confessore e Direttore spirituale D. Michele Cavallo, Cappellano di S. Anna, in giovane età ella volò al paradiso prima della Forte di Don Bosco.

Poco tempo le sopravvisse il vecchio genitore. Egli, buon cristiano e istruito come era, portando impresso nel cuore e nella mente il detto del divin Maestro (Luc. XVI, 9): Facite vobis amicos de mammona iniquitatis, ut, cum defeceritis. accipiant vos in aeterna tabernacula, da buon Cooperatore Salesiano che fece ?

Legò la maggior parte del suo avere al Ven. D. Bosco, in quel tempo ancor vivente, coll'unica condizione che caldamente si pregasse per lui. Ed è per questo che vennero scolpite le anzidette parole sulle colonne prossime all'altar maggiore....

Al Rev. Clero e per le adunanze mensili.

Un problema importante per il Dopo guerra ,,,

Un problema importante per il "Dopo guerra„ sarà quello di provvedere nuove vocazioni ecclesiastiche. A questo scopo: a) preghiamo; b) cerchiamo di scoprire dei giovanetti di buona indole che abbiano vocazione ecclesiastica; c) favoriamo tali vocazioni.

Mentre ferve il fragore delle armi, giornali e riviste, studiosi e uomini di governo, portano ansiosi il loro sguardo scrutatore a ciò che, fatta la pace, sarà la civile società: quindi i numerosi problemi d'indole economica, finanziaria, commerciale, agricola, ecc. ecc.

Ed è un bene che tali problemi siano sollevati e discussi, perchè sono indice d'un popolo forte e previdente. Ma un problema di capitale importanza dobbiamo noi pure, seguendo le orme del Ven. D. Bosco, proporre e discutere co' nostri buoni cooperatori e con le nostre zelanti cooperatrici. Ed ecco il nostro problema: - Che sarà delle vocazioni ecclesiastiche? come provvedervi?

È noto che numerosi sono i giovani avviati al sacerdozio, i quali hanno dovuto interrompere i loro studi per il servizio militare. Quanti hanno versato il sangue per la patria ! e quanti non torneranno più a rivedere i loro cari e a riprendere i loro amati studi! E coloro che ritorneranno, saranno tutti in grado di consacrarsi agli studi ecclesiastici? Forse alcuni ne saranno impediti dalla mancanza dell'integrità delle membra. E quelli che avranno la fortuna di ritornare incolumi, avranno essi la fortuna di aver conservata la vocazione? È vivo quindi e inquietante il problema delle vocazioni ecclesiastiche.

Come sciogliere il problema?

Noi presentiamo tre mezzi che riteniamo pratici e di buona riuscita.

I) Pregare Dio che susciti delle vocazioni ecclesiastiche. È la raccomandazione del Divin Redentore: « La messe è veramente copiosa, ma gli operai sono pochi. PREGATE dunque il padrone delle messe, che mandi operai alla sua messe » (Matt. 9. 37. 38.). E la raccomandazione che D. Bosco fece sua, e perciò pregava e faceva pregare da' suoi allievi e da' suoi figli per le vocazioni ecclesiastiche, e per tanti anni la volle stampata sulla copertina del « Bollettino Salesiano »; è la raccomandazione dei santi, di tutti gli uomini apostolici e di tutti coloro i quali hanno a cuore la gloria di Dio, gl'interessi della Chiesa e, il bene delle anime.

Dunque per prima cosa preghiamo che Dio mandi vocazioni, che conservi in essa quelli a cui l'ha donata, che costoro siano fedeli alla chiamata di Dio e specialmente rimangano fedeli alla loro vocazione quelli che ora passano per la duplice prova del ferro e del fuoco nell'esercito, lontani da' loro istituti di formazione ecclesiastica, sacerdotale o religiosa.

I sacerdoti facciano un Memento speciale nella S. Messa, mettano un'intenzione particolare nella recita del divino ufficio, i laici l'intenzione nelle loro preghiere e nelle loro comunioni. E perchè i buoni cooperatori e le buone cooperatrici che si comunicano ogni giorno, non potrebbero in un giorno della settimana a loro scelta, secondo la loro divozione, fare una comunione speciale a questo scopo, o recitare il Santo Rosario? Non vedranno subito il frutto della preghiera fatta per così eccepente fine; forse non lo vedranno neppure in terra; ma il frutto ci sarà, perchè Gesù ha promesso di esaudire le preghiere fatte con buon fine; e qual fine più eccellente di questo raccomandato da lui stesso? Perciò riteniamo essere ben grande il merito di che prega per le vocazioni ecclesiastiche e religiose.

Non solo raccomandiamo ai sacerdoti, ai cooperatori e alle cooperatrici di pregare per le vocazioni religiose, ma ci rivolgiamo ai Direttori e alle Direttrici dei collegi, educandati, orfanotrofi, convitti operai, noviziati, ecc.; insomma a quanti presiedono all'educazione della gioventù, affinchè esortino i loro alunni e le loro alunne, e i maestri i loro scolari a pregare e fare delle sante Comunioni a questo scopo.

Chi non sa quanto sia gradita a Dio la preghiera dei fanciulli e delle fanciulle? Chi ignora quanto sia efficace sul suo divin Cuore? Gesù ha detto: « Se due di voi si accorderanno sulla terra a domandare qualsiasi cosa, sarà loro concessa dal Padre mio ch'è ne' cieli. Infatti dove sono due e tre persone congregate nel nome mio, io sono in mezzo ad esse » (Matt. 18. 19. 20). Ora quale efficacia avrà la preghiera fatta da tanti buoni fanciulli e pie fanciulle unite insieme nella divota chiesa del loro collegio o pia cappella del loro istituto?

Animo dunque ; preghiamo il Padrone della messe che mandi operai nella messe sua. Se in ogni tempo fu necessaria tale preghiera, molto più urge a' nostri giorni.

II) Sull'esempio di D. Bosco cerchiamo di scoprire dei giovanetti di buon'indole, i quali abbiano vacazione ecclesiastica. Dio, ha detto un grande scrittore, nel creare il cuore dell'uomo vi ha posto per premio il germe della bontà; e noi possiamo dire che in moltissimi vi pose insieme il germe della vocazione sacerdotale.

Ma come si conserverà, si svolgerà, e crescerà questo germe sopra ogni altro prezioso? I genitori devono esser i primi a scoprirlo e coltivarlo ne' loro figli, non a scopo di egoismo per onore del casato o per migliorare le condizioni della famiglia, ma a vantaggio della Chiesa e delle anime. Si reputino fortunatissimi quei genitori i quali vedessero che Dio per sua bontà ha posto nel cuore d'un qualche loro figlio il germe della vocazione ecclesiastica o religiosa! Lo guardino con occhio di predilezione, come lo guarda Dio, e lungi dal volerlo soffocare per interessi materiali, si reputino a gloria di coltivarlo con Dio e condurlo a maturità e perfezione! Oh quante e quante benedizioni avranno da Dio e da tutti i buoni, se avranno dato un figlio alla Chiesa, un apostolo al popolo cristiano

- A noi sembra bene che il nostro piccino abbia vocazione, ma noi siamo poveri; e come si fa?

- Come si fa? Parlatene col parroco, col maestro prete, parlatene col confessore ed essi, nel loro zelo, vi indicheranno una via.

Ma non sempre i genitori sono in grado di discernere e allora tocca a noi, o buoni cooperatori e pie cooperatrici, a scoprire la vocazione ecclesiastica nei giovanetti che vediamo o ci saltellano attorno. - Tocca - perdonate la confidenza, perchè è l'amor del bene che ci fa parlare -tocca a voi, o revv. Parroci, che i fanciulli avete ai catechismi e nelle sacrestie, a voi, Sacerdoti, che li avete nelle scuole, a voi, o zelanti Confessori che ne ascoltate i confidenti segreti, a voi, padroni di bottega, di fondaco, di fucina, ecc. che li avete al servizio: tocca a tutti quanti hanno capacità di capire e amare i fanciulli, e zelo per la religione.

Oh che bella consolazione il poter dire : Il tal fanciullo è avviato agli studi ecclesiastici perchè io ho scoperto che ne aveva l'attitudine ! Il tale è sacerdote perchè ho scoperto che aveva la vocazione! Il tale fa un gran bene alla Chiesa: ma chi è che s'avvide che era chiamato a tale stato, e gli diede buoni consigli, e l'esortò a sperare e l'aiutò a riuscire? Oh Signore! quanto vi ringrazio d'avermi scelto a strumento d'una vocazione! - E lasciamo a parte tutti i vantaggi della riconoscenza del beneficato verso il benefattore, delle preghiere che farà per lui mentre è in vita e dopo la sua morte, per non fermarci che al conforto di questo pensiero: «Ho scoperto una vocazione e l'ho favorita ! »

III) Scoperta una vocazione, bisogna favorirla. Come favorirla? Se i genitori fossero restii a lasciare al figlio la libertà di consacrarsi al Signore, coll'indurli a compiere il loro dovere, mettendo loro sott'occhio da una parte gli immensi vantaggi spirituali che ne avranno, e dall'altra i castighi con cui Dio punisce chi impedisce le vocazioni religiose.

Se poi, i genitori sono poveri e non possono sottostare alle spese degli studi affinchè il figlio segua la sua vocazione, allora coll'aiutarli materialmente, col fornire i mezzi. Nessun danaro è meglio speso che nel favorire una vocazione, nessuna elemosina meglio collocata.

E quando non si hanno mezzi? Si può sempre ricorrere a chi ne ha, e fargli presente il caso urgente e ottimo, e invitarlo a essere strumento di Dio in un'opera che è delle più eccellenti.

Forse per ottenere mezzi i buoni cooperatori e le pie cooperatrici dovranno sottoporsi a disagi, incontrare ripulse, sottostare a umiliazioni; ma si facciano coraggio col pensiero che l'opera per cui lavorano e soffrono, è ottima; che spesso ciò che non hanno ottenuto da una persona, l'otterranno da un'altra più degna di concorrere a un bene così grande: che ciò che non hanno ottenuto ieri, l'otterranno oggi e domani... che ad ogni modo Dio conterà i loro passi e terrà conto di tutti i loro sacrifici.

Talvolta una persona sola non può sopperire a tutte la spese per favorire una vocazione, ma lo possono, unendosi insieme, una, due, tre o più ancora. Ognuna metta quel tanto che le sue facoltà glielo permettono, e tra tutti si farà quello che ognuno non poteva da solo: anche qui l'unione fa la forza.

Sul principio di quest'anno alcune signorine, studenti nelle classi superiori, si presentarono al sig. D. Albera e gli dissero:

« Abbiamo conosciuto un fanciullo buono, tanto buono che ci pare proprio chiamato allo stato ecclesiastico; ma i genitori sono poveri e ci è venuto il pensiero di metter da parte quanto i genitori ci dànno per i nostri minuti piaceri. Economizzeremo quanto ci sarà possibile: tuttavia temiamo di non arrivare a tanto da poter provvedere alle spese affinchè il fanciullo sia ricoverato e possa proseguire i suoi studi. Ma noi economizzeremo ancora, e volentieri le porteremo le nostre offerte, colla speranza di trovare, forse fra le nostre stesse compagne, anche altri che si unisca a noi !...

- Sì! la Provvidenza farà il resto ! - disse D. Albera, il quale accettò commosso l'offerta delle brave studenti, e promise di accogliere il fanciullo nell'Oratorio.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

VIII. « Lo conobbi anch'io! ».

In un crocchio di confratelli si commentavano i detti ed i fatti del Venerabile riferiti nel numero del « Bollettino » di febbraio 1918. Uno dei presenti prese a dire con cara vivacità:

Lo conobbi anch'io Don Bosco, gli parlai, anzi ricevetti da lui una bella grazia.

- Davvero? e non ce ne ha mai parlato? Ella deve raccontarci tutto, perchè torna a gloria del Venerabile e servirà d'eccitamento a ricorrere con fiducia alla sua valida protezione.

Sollecitato dalle nostre insistenze, vincendo quella natural ritrosia che gli è propria quando deve parlar di sè, il bravo confratello così prese a narrare:

- Sanno anche loro che Don Bosco era tanto amico del dotto e piissimo nostro Vescovo, Mons. Giuseppe De Gaudenzi, di f. m., e quanti han letto i Cinque lustri del Bonetti ricordano l'episodio del filosofo Rosmini e del Canonico De Gaudenzi improvvisatì catechisti da D. Bosco nei primi tempi dell'Oratorio (1). Si comprende quindi come il santo sacerdote torinese, pregato anche dal Vescovo, non lasciasse sfuggire occasione per diffondere in questa nostra Diocesi di Vigevano la benefica influenza dell'opera sua prodigiosa. Tra noi egli contava cooperatori ed ammiratori in buon numero, e non era alieno, anzi studiava il modo di trapiantare la sua benefica istituzione.

Mons. De Gaudenzi il 3 ottobre del 1875 tenne Sacre Ordinazioni nella Parrocchiale di Sannazzaro dei Burgondi. Era Economo Spirituale il degnissimo Teol. D. Pietro Portaluppi. Alla solenne cerimonia si trovò presente anche Don Bosco, che forse vi accompagnò qualcuno dei suoi a ricevere l'ordinazione sacerdotale e così averlo pronto alla prima partenza de' suoi Missionari in America, che avvenne il mese seguente (2).

Il Venerabile, da Mons. Vescovo, dall'Economa e da tutta la numerosa popolazione dell'insigne borgo, fu circondato delle più affettuose attenzioni. Il suo tratto affabile, il suo sguardo penetrante, il suo sorriso dolce e attraente, rivelavano a tutti il candore dell'anima sua squisitamente buona, e lo zelo ardente del suo gran cuore sacerdotale. Quanti l'avvicinarono e l'udirono, ne riportarono l'impressione che egli era un prete santo, pieno di amor di Dio, e tutto dedito al bene delle anime con tutta naturalezza e semplicità.

Fui presentato a Don Bosco da mio zio, l'Economo. Avevo sette anni; ma restai talmente colpito dalle fattezze, dalla amabilità, dalla espressiva cordialità di quel prete che tutti riverivano e cui tutti volevano baciare la mano, che ancor ne ricordo con somma gioia i particolari, ed oggi, dopo quarantatre anni, vivo e rigusto quegli istanti soavissimi. Oh Don Bosco mi faccia la grazia di rivederlo nei celesti tabernacoli! Chissà quanta gloria deve incoronarlo! Chissà quale splendore irraggerà la sua fronte, se tanta dolcezza spirava ancor mortale, specie sui volti infantili che erano, come di Gesù, anche le sue delizie!

Mio zio, che mi voleva tanto bene, e mi teneva con sè perchè sotto alla sua sorveglianza frequentassi le scuole (allora facevo la prima elementare) era alquanto impensierito perla mia debole salute. Io ero gracile, anemico e per di più soggetto a periodi di capogiro o ballo di San Vito, che, quando mi prendeva, mi atterriva e quasi mi alienava dai sensi, sicchè non poteva reggermi, e dinanzi agli occhi tutto il mondo mi pareva che girasse vorticosamente mentre mi assalivano forti vomiti, sicchè per due o tre giorni ero obbligato al letto e poi per più giorni ancora rimanevo indisposto.

Mio zio adunque approfittò della fortunata occasione e disse a Don Bosco:

- Me lo benedice questo caro nipotino?

- Sì, sì, ben volentieri.

E il Venerabile mi attirò a sè, e, fattomi inginocchiare, mi impartì la benedizione della Madonna Ausiliatrice e mi diede una medaglia.

Dico il vero, da allora non ebbi piu quei così violenti assalti di capogiro. Il male accennò a ancora a riprendermi qualche rarissima volta, ma in modo leggero leggero e senza alcuna conseguenza. lo restai guarito. Anche adesso sto benissimo, e l'attribuisco unicamente alla benedizione di Don Bosco.

Così il caro amico, che è il Curato di Casoni S. Albino di Mortara, rev. D. Alessio Portaluppi, al quale dimostrammo tutta la nostra compiacenza per il racconto fattoci, e che non tralasciammo di complimentare vivamente per la sua bella fortuna.

Il medesimo ci narrò che in quello stesso giorno si presentò a Don Bosco in Sannazzaro una povera mamma addoloratissima, con un bambino colpito da paralisi generale, incapace di muovere membro alcuno. Il Venerabile ebbe la bontà di prender quel bambino tra le braccia, lo accarezzò un momento, indi poggiandolo a terra:

- Su, su, gli disse festevolmente: cammina!

E quel bambino fece quel che prima mai aveva fatto, diede cioè i primi passi, restandone tutti meravigliati e scoppiando la madre in lacrime di consolazione per la grazia ottenuta.

Oh! sia benedetto il Signore, che volle anche tra noi manifestar le sue meraviglie per mezzo del grande Apostolo della gioventú, il Ven.Don Bosco ! Lo ricordano tutti i bravi abitanti della Lomellina, ma specialmente le nuove generazioni, sulle quali invoco costante la protezione del Venerabile.

1 Marzo 1918.

TEOL. PIETRO MARTINETTI

Parroco di Garbana.

NOTA. -Ecco il grazioso aneddoto accennato in principio di questa relazione: « Nel pomeriggio di un giorno festivo, Don Bosco ebbe la visita di due rinomatissimi sacerdoti forestieri. Trovandosi in Torino e tratti dalla fama, eglino si presentarono all'Oratorio, per fare conoscenza con D. Bosco e sapere da lui l'origine, lo scopo e l'andamento dell'Opera sua. Erano circa le ore due. I giovani stavano disponendosi pel catechismo, e Don Bosco, vedendosi mancare vari catechisti, si martellava il capo per improvvisarne e disporre le classi, quando i due ecclesiastici, accostatisi a lui, mostrarono vaghezza di parlargli. Senza domandare chi fossero: - Dio li ha mandati, D. Bosco rispose tosto; abbiano la bontà di aiutarmi a fare il catechismo, e dopo parleremo a nostro bell'agio.... Ella, soggiunse ad uno di essi, farà il catechismo in coro ai più grandicelli, e Lei, disse all'altro, avrà in prebistero la classe dei più dissipati - E quei due religiosi aderirono all'invito colla miglior voglia del mondo. Don Bosco essendosi accorto che facevano il catechismo a meraviglia, prese animo, e pregò l'uno a fare un sermoncino, e l'altro a voler impartire la benedizione col Venerabile; ed ambedue accettarono senza difficoltà. Terminate le sacre funzioni, egli era impaziente di abboccarsi con loro per sapere chi fossero; e restò altamente sorpreso quando udì che l'uno era l'abate Antonio Rosmini, fondatore dell'Istituto della Carità, personaggio di alto grido, e l'altro il canonico arciprete Don Giuseppe De Gaudenzi di Vercelli, uomo insigne per carità e zelo, e poscia Vescovo di Vigevano e splendido luminare dell'Episcopato Cattolico. Essi s'intrattennero a discorrere lungamente con D. Bosco, e fin d'allora divennero due ammiratori della sua Casa ».

(Cfr. BONETTI, Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano, capo XXVIII, pag. 306).

(1) Vedi la Nota in fine del racconto.

(2) Uno dei primi missionari Salesiani partiti per l'Argentina nel 1875, il sac. Valentino Cassini, tuttor vivente, fu ordinato sacerdote da Mons. De Gaudenzi precisamente in detta occasione a Sannazzaro dei Burgondi (N.d.R.).

Il Papa e i prigionieri di guerra.

Riferiamo da un opuscolo protestante:

« Gli sforzi del Papa sono stati fatti sia a favore dei prigionieri in generale, sia anche a favore di singoli individui.

» Una proposta per lo scambio generale dei prigionieri inabili al servizio militare fu fatta da Sua Santità ai Sovrani Capi di stati belligeranti il 31 dicembre 1914. Tutti i Governi accettarono, ma in pratica si trovò possibile soltanto di eseguire lo scambio tra Francia, Belgio, Inghilterra e Russia da una parte e la Germania dall'altra. Un accordo fu in seguito concluso tra Italia e Austria Ungheria, ed è in vigore da parecchio tempo.

» Il Papa prese più a cuore la questione dei prigionieri invalidi feriti, e nel maggio 1915 iniziò negoziati cogli Stati belligeranti per far internare tali prigionieri in paesi neutri. Le trattative coi Governi francese, svizzero e tedesco riuscirono ; e parecchie migliaia di questi prigionieri sono stati internati e ricoverati in Svizzera.

» Nel 1915 il Papa fece un appello ai Governi degli stati belligeranti perchè consentissero la stretta osservanza del riposo domenicale ai prigionieri di guerra. Tutti i Governi aderirono a questa proposta.

» Nell'aprile 1916 il Papa presentò la proposta di internare in paese neutrale, dopo diciotto mesi di prigionia, i padri di almeno tre figli. Il Vaticano fece le più calde premure, ma i negoziati subirono ritardi per difficoltà pratiche. Tuttavia si potè allogare in Svizzera un certo numero di questi prigionieri in via di esperimento e si spera che accordi su scala più vasta verranno presi prima che passi lungo tempo.

» Un Ufficio a favore dei prigionieri di guerra fu istituito nel dicembre 1914 come un ramo della Segreteria di Stato di Sua Santità. Questo Ufficio, a beneficio dei prigionieri di ogni nazionalità indistintamente, fa ricerche dei soldati mancanti e investigazioni di ogni genere riguardo alle loro condizioni.

Quando furono minaciate rappresaglie contro i prigionieri, il Papa intervenne chiedendo ai vari Governi di astenersi da misure di tal genere.

» In materia spirituale il Papa ha raccomandato ai Vescovi di sorvegliare i campi di prigionieri nelle loro diocesi e ha mandato suoi delegati a visitarli e ha accordato speciali facoltà ai Cappellani.

» Assistenza materiale è stata data in forma di provviste ai prigionieri francesi, di dono natalizio agli italiani, di dono di Pasqua agli Austriaci e di regali distribuiti dal Delegato Apostolico a Costantinopoli ai prigionieri francesi e inglesi in Turchia.

» Inoltre il Papa è spesso intervenuto a favore di singoli prigionieri per la loro liberazione o per migliorare le loro condizioni, specialmente in riguardo alla salute: ha stabilito corsi tecnici e librerie per studenti, e ha promosso lo scambio illimitato dei sacerdoti ».

LETTERE DEI MISSIONARI

BRASILE

Tre mesi di missione sul Basso Rio Negro.

(Lettera del Missionario D. Giovanni Balzola) (1).

A S. Isabel. - Manca l'agricoltura. - Villa Pecil. - Matrimoni e battesimi.

Mi accomiatai dalla famiglia del sig. Raimondo che m'accompagnò col suo vaporino a visitare alcune famiglie in S. Giuseppe e Umanacà, ma essendo il più delle persone fuori alla campagna, dissi che mi sarei fermato al ritorno, e proseguimmo per S. Isabel. Grazie a Dio, il mattino alle sei arrivammo in casa del mio vecchio amico, Armando Lopes Britto portoghese, il quale con infinito contento si mise a mia disposizione e potei celebrare, poi amministrare un battesimo, e ripartire e arrivare a S. Isabel, per prendere il vapore che arriva da Manaos. Il vapore doveva arrivare da un momento all'altro, e invece fu in ritardo di quattro giorni, perchè in Manaos mancavano i generi di prima necessità e si attese l'arrivo del vapore da Rio Janeiro. Guai a noi se ci lasciassero un mese senza portarci il necessario alla vita! Qui vi è poco o nulla di agricoltura, nè si cerca d'introdurla. Tutti lavorano nell'estrazione della gomma, sicuri d'aver un guadagno più certo e abbondante, perchè piove quasi semqre, e quando non piove vi è un sole così cocente che brucia ogni piantagione. Eppure l'agricoltura ci vorrebbe, ma è un problema come introdurla e conservarla ; spesso se ne sente la privazione, si soffre e.... si tira avanti.

Approfittai del ritardo per fare un po' di bene a quella gente ed ebbi il conforto di amministrare venti battesimi e benedire un matrimonio; quattro dei battezzati erano di una famiglia civilissima, la quale in tanti anni non aveva mai potuto incontrarsi in un sacerdote! In questa permanenza appresi un'usanza curiosa. Nelle case in cui c'è qualcuno non battezzato si tiene tutta la notte il lume acceso. - Perché? domandai. - Per paura mi risposero, dell'angelo delle tenebre che sta nel non battezzato. - Va bene, dissi io, ma l'angelo delle tenebre è in tutti coloro che sono in peccato; e non è il lume che lo spaventi e lo faccia fuggire, ma il pentimento e l'amor di Dio... - Ad ogni modo anche quella famiglia, ora che ha tutti i figli battezzati, può tranquillamente dormire all'oscuro, e Dio sia con loro.

Il 10 arrivò il vapore «S. Francesco di Sales » da Manaos ed io intendevo imbarcarmi e andare fino a Barcellos e poi ritornare in canoa a visitare le varie famiglie sull'una e sull'altra spiaggia del fiume. Ma cambiai parere e ritenni esser meglio visitarle nell'andata. Perciò licenziatomi da quell'ottima famiglia, che m'aveva trattato con tanti riguardi, presi un vaporino e in due ore fui a una delle migliori case del Rio Negro, detta Villa Pecil, dal nome del suo fondatore, turco di nazionalità, ma cristiano di religione, il quale è largo con tutti di ospitalità e di soccorsi. Ora però la villa è di proprietà del sig. Giuseppe Lices, turco anche lui, ma cristiano, ché è consocio dell'azienda del signor Pecil. Arrivai che era notte; e il sig. Lices, appena seppe dell'arrivo del Missionario, mi venne incontro come a vecchio amico.

Il giorno seguente, dopo la santa Messa, passai sull'altra sponda a visitare il sig. Pecil, che sta fabbricando una piccola casa che vuoi consegnare ad alcuni suoi parenti per ritirarsi a Manaos con la sua buona e pia moglie a godersi il restante della vita. Ivi amministrai alcuni battesimi e cresime e la sera ritornai dal sig. Lices. Il giorno dopo battezzai quindici persone, e, questa volta, fecero da padrini gli stessi indi che erano ritornati dalle loro maloche del fiume Teia. La sera ripassai il fiume per tre battesimi in casa del sig. Antonio Mammede de Lima e presi ospitalità dal sig. Pecil, ove il giorno dopo benedissi due matrimoni e amministrai otto battesimi.

A Temedauhy e all'isola di Nazaret. - A Dumury e a S. Gioachino. - L'arrivo di un grande amico e l'incontro di due exallievi di Pernambuco. - Come si celebrano le feste.

Siamo al 15 maggio ed io il dopo pranzo parto per Temedauhy, ove alla distanza di mezz'ora il sig. Ciriaco ha una bella villeggiatura per il tempo delle pioggie. Disgraziatamente egli era fuori con tutto il personale. La moglie e il cognato mi ricevettero gentilmente e mi dissero che la mia visita era grandemente desiderata da tutti e che avrei avuto fra loro molto lavoro e molte consolazioni, e perciò passassi al ritorno. Lo promisi, e in mezz'ora di vaporino fui all'altra sponda nella bella casa del sig. Antonio de Silva, e con mio rincrescimento seppi che era andato a Manaos. Allora dissi: - Dirigiamoci a S. Tommaso, dal sig. Colonnello Aguiar, antico nostro benefattore - e partimmo. Nel percorso feci una breve sosta nell'isola di Nazaret ove è una piccola casa di un Turco Siro, il quale considerò il mio arrivo come una provvidenza, perchè gli battezzai un figlio malato. Ciò fatto, in compagnia del padrino Alfredo Gius. Alves, che aveva pure un figlio da battezzare, andai a Dumury in casa dei fratelli Emanuele e Francesco Cardoso do Reis, portoghesi, e di lì rimandai il vaporino al sig.

Lices. Dopo pranzo amministrai un battesimo e salii in canoa per andare a S. Tommaso, ma saputo ehe il sig. Colonnello non era ancora arrivato andai alla casa del sig. Giuseppe Pereira Lima, ove fui ottimamente accolto e ospitato. Il giorno dopo il sig. Giuseppe, dopo avermi servito la messa, mi condusse dal Colonnello Aguiar; ma visto il traffico per l'arrivo del personale, stabilii di rimandare la missione al ritorno e approfittai del vaporino del sig. Amaro e dopo sei ore di navigazione arrivammo a S. Gioachino.

Il giorno, 17, anniversario dell'incoronazione di Maria Ausiliatrice, arrivò il sig. Giuseppe Teofilo Junior, il quale mi doveva tanto aiutare nella mia missione. Egli era stato a far visita al sig. Colonello Aguiar; colà aveva sentito mie notizie ed era venuto a vedermi, mettendo il suo vaporino a mia disposizione. Combinai subito il viaggio per Barcellos, e mentre parlavamo, ecco presentarsi due giovanotti, Edmondo Tixeira Rodrigues e suo fratello Emanuele, che mi dicono di essere ex-allievi del nostro collegio di Pernambuco. Figurarsi la mia gioia! E proprio vero che ornai, dovunque si vada, s'incontrano ex-allievi dei salesiani, e l'incontrarli è sempre una festa, come se si incontrassero stretti é cari parenti. Qui ci fermammo tutta la giornata e il giorno 18, dopo la S. Messa, amministrai nove battesimi. Dopo aver ringraziato quella buona famiglia, che era stata così squisitamente caritatevole con me, scesi nel vaporino e in vien di mezz'ora arrivai a S. Giovanni in casa del sig. Teofilo, ove ebbi le più liete e festose accoglienze da lui e da tutto il personale. Dopo pranzo, in un'ora di viaggio fui a Tomar, un tempo centro importantissimo e molto popolato ed ora ridotto a poche famiglie. Mi presentai al sig. Emmanuele Atanasio dos Santos, buon cattolico, il quale con la sua pia signora Giulia mi accolse molto amichevolmente, e convenni col sig. Teofilo che io mi sarei fermato, egli continuasse il suo viaggio e il giorno 20 venisse a riprendermi. Arrivai, mentre si stava per dar principio alla noveva di Pentecoste secondo il costume del luogo; e sa com'è il costume per novene e feste di santi? Questo: si prende il quadro o la statua del santo, si colloca su una specie di altare, si recita qualche preghiera, si scioglie qualche canto e poi si passa tutta la notte nella danza e nella baldoria! C'è da ridere e da piangere insieme; ma che vuole? Non c'è alcun sacerdote, non lo possono avere, e l'anima, naturalmente cristiana, sfoga nel canto e e nella preghiera la sua divozione: ma poi il demonio aizza le passioni, e con l'ignoranza e la mancanza dei sacramenti che dànno la forza a reprimerle, c'è da stupire che facciano quel che fanno? Sono da compiangersi e bisogna pregare Dio che mandi operai nel suo campo, chè la messe, specialmente qui, è abbondantissima.

Questa volta arrivai in tempo per impedire quella parodia di novena, recitai il S. Rosario, cantai le Litanie, il Magnificat, tenni un discorso e suggerii degli ossequi da praticarsi. Avesse visto con che attenzione mi ascoltavano! Ah! perchè non c'è qui qualche sacerdote? Il giorno seguente, dopo Messa tenni un altro discorso, suggerii altre pratiche di pietà, e la sera dopo la funzione amministrai parecchi battesimi. Il 2o arrivò il sig. Teofilo ed io mi licenziai da quell'ottima popolazione.

Arrivo a Barcellos. - Un battesimo solenne. - La fede di un bambino induce i genitori a benedire il loro matrimonio. - Caro fanciullo!

Il mio intento era d'arrivare, almeno il giorno dopo a Barcellos; e infatti dopo quattro ore di fermata, dalle 11 alle 3 pom. presso la popolazione di Piloto, vi arrivavo alle quattro di sera con mio grande contento. Il sig. Teofilo mi presentò alle autorità e proseguì il suo viaggio per Manaos.

Il segretario comunale, sig. Antonio Godeglia; mi diè una bella sala per abitazione e la sua casa per le refezioni. Di tutto sia largamente ricompensato dal Signore. Barcellos è l'antica capitale delle Amazzoni. Un tempo era centro importantissimo di un gran movimento commerciale e religioso. I Carmelitani vi avevano casa e collegio e vi facevano un gran bene; ma poi tutto andò in decadenza e cadde persino la chiesa, cosicchè le immagini dei santi furono trasportate e si conservano nelle case particolari. Ora è sorta una commissione, che ha preparato una cappella provvisoria, e ha intenzione di erigere una vera chiesa. Le autorità locali sono ben disposte, anzi molto animate, specialmente il sindaco, sig. Giuseppe Felice Ferreira Netto, uomo di molta attività e d'idee larghe e buone.

In Barcellos, amatissimo Padre, dovremmo fondare quanto prima una residenza; ma quando?

Il 25 fui condotto in vaporino alla popolazione di Piloto per l'amministrazione dei sacramenti. Il 26 benedissi due matrimonii; e in vaporino andai dal sig. Ercolano da Silva Rosa, delegato di polizia, a battezzare un neonato e fare altri battesimi; di là passai all'abitazione del sig. Aprigio Emidio do Amaral ove amministrai nove battesimi e cresime. Essendo la vigilia di Pentecoste, il concorso fu straordinario e nella giornata ho amministrato ben trenta battesimi. Di tutto sia ringraziato il Signore!

Il 27, festa di Pentecoste, amministrai solennemente il battesimo con le cerimonie degli adulti a un maomettano, giovane di 27 anni. Fin dal primo giorno che arrivai a Barcellos, mi disse:

- Padre, sia il ben arrivato : ella mi farà cristiano.

- Non lo sei ancora?

- No, sono maomettano, nato a Beiruth, nella Siria.

- Ma sei istruito nella religione cristiana?

- Sì, un poco, Padre; perchè a Beiruth vi sono molti cristiani.

Gli feci molte interrogazioni e vidi che realmente era abbastanza istruito sulla nostra santa religione e gli dissi che si tenesse preparato per la festa di Pentecoste. Fu contentissimo, e tutti i giorni che rimasi a Barcellos mi fece sempre da sagrestano nelle funzioni religiose. E il giorno solenne di Pentecoste dopo la S. Messa, alla presenza di numerosissimo popolo, lo battezzai e gli amministrai la S. Cresima; e il giorno dopo, non essendosi potuto prima, gli diedi la Prima Comunione. Le pie funzioni commossero tutti gli astanti.

Il 28 mi licenziai da quella buona popolazione. Il signor Feliziano Nicolao dos Santos, presidente municipale, mi offrì il suo vaporino, disposto ad accompagnarmi con la sua famiglia fino a Buon Successo, ove egli e la moglie avrebbero tenuto a battesimo i battezzandi. Accettai riconoscente e dopo tre ore di navigazione arrivammo alla bellissima casa di coltura agricola del sig. Corrado d'Aquino Garçia, nostro buon amico. Egli però non c'era, perche viaggia sempre a bordo, quale rappresentante della grande casa commerciale Rosas, proprietà di un altro nostro benefattore, il Commendatore Gioachino Gonsalves d'Araujo. Ci accolse cortesemente il suo rappresentante, sig. Alifredo de Moroes, il quale mandò subito alcuni con canoe ad avvisare tutte quante le famiglie non troppo lontane che il Missionario Salesiano era arrivato, e perciò accorressero il mattino seguente, molto per tempo. E vennero infatti. Io celebrai la S. Messa, tenni un breve discorsino poi presi a catechizzare tre coppie di sposi per prepararli a ricevere il Santo Matrimonio e infine amministrai parecchi Battesimi e Cresime.

Il sig. Alfredo non aveva ancora benedetto il Matrimonio e avrebbe dovuto e anche voluto essere lui il primo per dare il buon esempio; ma egli voleva che subito dopo il sacro rito gli battezzassi un figlio e aveva invitato a padrino il sig. Netto, sindaco di Barcellos, il quale non era arrivato; perciò mi pregava di rimandare la benedizione del matrimonio a un'altra volta. Ma ciò che non potei ottenere io, l'ottenne la grazia del Signore. La sera feci un discorso, secondo il mio costume, e parlai anche dell'inferno. Era presente un altro figlio del sig. Alfredo, chiamato Raimondo, bambino di cinque anni che mi ascolta attentamente e poi va a casa e racconta per filo e per segno alla mamma quanto il Missionario aveva detto. In ultimo facendosi serio serio le domanda: « Papà andrà all'inferno? » A tale inaspettata domanda la mamma prova una terribile scossa e chinandosi verso il bambino: - No, no, gli dice, papà è buono, si regola bene e andrà in Paradiso.

- In Paradiso? Allora va bene. -- E andò a letto tranquillo.

Al mattino, molto per tempo, che è? che non è? ecco il sig. Alfredo presentarsi da me con la sua sposa, affinchè benedicessi il loro matrimonio; e, naturalmente, li compiacqui con mia e loro soddisfazione.

Il piccolo Raimondo cerca egli pure di me, mi trova e par non se ne possa allontanare; e tutto ascolta e osserva mentre sto preparando l'altare. A un certo punto mi domanda:

- Padre, chi è quel Bambino, che tiene in braccio la Madonna ?

- E il Bambino Gesù, il figliuolo di Dio che si fece uomo per noi.

- E quello in croce chi è?

- È il medesimo Gesù che, cresciuto in età, patì e morì per salvarci.

- E chi lo mise in croce?

- I Giudei

- Oh! gente malvagia, gente malvagia... - ed era tutto commosso e faceva atti di compassione e insieme di sdegno che mi richiamarono alla mente il detto di Clodoveo: « Perchè non ero là io coi miei Franchi? »

La sera andai al camposanto e naturalmente il piccolo Raimondo lui accompagnò e mi faceva anche da Cicerone. A un punto si ferma, incrocia le piccole braccia sul petto, e con aspetto tragico e voce di sdegno mi dice:

- Guarda, Padre, guarda!

- Che c'è?

- Non vedi? L'erba sulla sepoltura. Io non posso tollerare questo... ma la colpa è di Sabino! Papà gli dice sempre di fare attenzione, di tener pulito il cimitero e lui lascia crescere l'erba!.... Io sono proprio sdegnato.

Gli dissi qualche buona parola; ma pareva non mi udisse. A un tratto, sospirando, mi dice

- Padre, io desidero morire.

- Perchè, bambino mio?

- Per andare in Paradiso!

Io provai una così forte impressione che quasi quasi non sapevo che dirgli, e gli diedi la medaglia di Maria Ausiliatrice e un'immagine di Savio Domenico, affinchè lo proteggano sempre, lo conservino innocente e lo salvino!

Frutto della missione a Buon Successo. - Un bel modo di. suscitar vocazioni ! - A Cabory. - Provvidenziale ritardo.

A Buon Successo benedissi cinque matrimoni, amministrai 14 battesimi, e 20 cresime. Il frutto apostolico mi parve che rispondesse al nome del luogo ed io, licenziatomi dalla famiglia del sig. Alfredo non senza commozione, mi diressi a Cabory. In men di tre ore di viaggio arrivai a Guajarà, casa del sig. Anastasio Rodriguez e fratelli. Vi era lui con la madre, vecchia e vedova. Amministrai un battesimo e nel licenziarmi la vecchia mi disse:

- Dammi una bottiglia d'acqua benedetta.

- Volentieri.

- Io me ne servo per benedire la casa e per farla bere a chi ammala.

- Va bene

- Ho altri due figli, di cui uno voglio che si faccia prete.

- Bisogna vedere se ne ha voglia lui.

- E se non ha voglia, mi rispose con voce grossa e piena d'energia, gli si dànno delle bastonate.

Ecco.... un nuovo mezzo per suscitar delle vocazioni! Risi di cuore e mezz'ora dopo ero a Cabory, ove fui gentilmente accolto dal sig. Demetrio Gonsalves Pigneiro. Egli è un nativo del luogo, molto intelligente e inclinato alla pittura, tanto che il governo di Manaos lo mandò a studiare a Milano, dove passò tre anni. Peccato che dovette ritornare e abbandonare gli studi per darsi al commercio della gomma!

Se fossi arrivato qualche giorno prima, avrei incontrato molta gente, accorsa per la festa dello Spirito Santo, ma essa, non avvisata del mio arrivo, era ritornata alle sue case con molti bambini da battezzare. Tuttavia la mia fermata di due giorni non fu inutile ed ho potuto amministrare parecchi battesimi e cresime.

Stavo per ripartire, quando un improvviso ac cidente produsse un ritardo di alcune ore. Mentre attendevo, ecco arrivare una canoa affollata, con due promessi sposi, affinchè li unissi in matrimonio. Erano due giorni che i poverini mi seguivano. Erano già stati a cercarmi sino a Barcellos, e vi erano arrivati quando io ero partito! Allora il giovane, coraggioso, aveva detto: - Non si bada alla distanza; la corrente del fiume ci aiuterà a raggiungere il Missionario! -E via con la canoa, e mi raggiunsero mentre dovevo già essere partito, se la Provvidenza che regola bene ogni cosa, non avesse fatto nascere un impedimento alla mia partenza.

A Carvoeiro. - Festa della SS. Trinità. - La festa patronale senza sacerdote.

Domando al sig. Demetrio: - Chi mi conduce a Carvoeiro? - Ed egli: - La condurrei volentieri, ma ho tutto il personale alla pesca delle tartarughe. - E come si fa?... Divina Provvidenza! Ecco Luigi Anastasio Rodriguez col suo vaporino pronto per un viaggio al Rio Preto. Sentendo il mio bisogno, è pronto a differire il suo viaggio e a condurmi. Accetto; partiamo all'una e mezzo dopo mezzanotte - 1 giugno - e alle quattro e mezzo arriviamo a Messena, ove dovevo trovare una canoa per proseguire il mio viaggio. Invece tutti erano andati alla festa di Carvoeiro, ed io, celebrata la S. Messa in casa del sig. Emmanuele de Moraes, zio del Raimondo, e amministrato un battesimo, proseguii col medesimo vaporino. Dopo tre ore eccoci a Carvoeiro. Il sig. Leonidio Calda dos Neves, principale commerciante del luogo e presidente della commissione per la vigilanza della chiesa, ci accolse cortesemente. Appena si sparse la notizia dell'arrivo del Missionario, tutta la gente venne a farci festa.

Carvoeiro, come ho detto altre volte è vicino al Rio Bianco, confine della nostra Prefettura apostolica. Ha una bella chiesa, dedicata a S. Alberto, Carmelitano, ed è, si può dire la chiesa principale del Rio Negro. La popolazione è divotissima del Santo, e al mio arrivo trovai una moltitudine stragrande di gente arrivata anche da lontano per celebrarvi la festa della SS. Trinità.

Io mi fermai fino al 4 giugno, e il bene operato con la grazia di Dio mercè la predicazione, i catechismi e l'amministrazione dei sacramenti, non fu poco.

- Verrà, Padre, per la festa patronale del 7 agosto? - mi si domandava da ogni parte.

- E impossibile!

- E noi celebreremo la nostra festa senza un prete?....

Le loro domande e i loro lamenti mi facevano compassione; ma non potei promettere cosa che sapevo di non poter mantenere; bisogna pregare il Signore che mandi altri operai chè la messe è tanta

In viaggio verso Moceira. - Importanza del luogo. - Avventura d'un uomo smarrito nella foresta.

Il giorno 4 giugno, all'una dopo mezzanotte arrivò il vapore Inca, che ogni mese fa il suo viaggio a S. Isabel. M'imbarcai subito con intenzione di andare a Moceira, dove non mi ero fermato nella discesa. A bordo trovai con gran piacere il sig. Teofilo di ritorno da Manaos, e potei anche amministrare vari battesimi e varie cresime. Alle tre e mezzo del mattino, eravamo a Barcellos, scesi per celebrare, amministrare Battesimi e alle 8 circa arrivavo a Moceira. Il sig. Teofilo mi presentò al sig. Ferdinando Monteiro di Lima, presso il quale rimasi tre giorni.

Moceira è un bel luogo, ma, come in generale tutti i luoghi del Rio Negro, in decadenza, quantunque il sig. Ferdinando faccia grandi sforzi per farlo progredire. Ha una bella chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine, ove la popolazione si raduna per le preghiere e le feste. Il sig. Ferdinando ha un fratello di nome Giuseppe Augusto, un giovane pieno di vita, ma che da quattro anni soffre attacchi epilettici cerebrali : in tali dolorosi momenti dimentica tutto e sembra un pazzo. Il 14 p.p. maggio ebbe un attacco fortissimo per cui gli pareva di essere perseguitato a morte e fuggì alla foresta non avendo in dosso che i calzoni. Quando il sig. Ferdinando si accorse della scomparsa del fratello, radunò tutta la gente che era accorsa per una festa, e fatta breve preghiera in chiesa si avviarono alla foresta in cerca del fuggitivo, ma non lo trovarono. Continuarono a pregare, e dopo tre giorni, ecco presentarsi il fuggiasco. Tutti gli sono attorno ed egli racconta, come fece a me, la sua avventura:

- Mi parve, mi diceva, di essere perseguitato e fuggo alla foresta verso la parte più oscura e densa, e mi spingo nell'interno non so per quanto tempo, aprendomi non so come il passaggio. La pioggia cade continua, insistente, il giorno e la notte; e facilmente lei può figurarsi come mi trovassi io coi soli calzoni, ormai tutti a brandelli. Piove ed io continuo a lottare come un forsennato per spingermi sempre più avanti e scappare da' miei persecutori immaginari. Alla fine il male mi passa!... Mi avvedo che sono nella foresta, e per quanto cerchi di orizzontarmi in qual punto sia, non ci riesco. Lei, Padre, sa che se si perde la direzione nella foresta, si va incontro alla morte. Lo spavento mi prende e mi metto a gridare e a piangere come un disperato. Non sento nessun rumore, nessun suono: io perdo la testa e temo d'impazzire davvero. A un buon punto ecco che mi ricordo di Dio e della Madonna e mi torna quella fede che dieci anni fa avevo perduto a Lisbona, frequentando cattive compagnie. Mi rivolgo di cuore a Dio e alla Madonna, e li prego di aiutarmi. Poi, sempre invocando Dio e la Madonna, cerco di aprirmi un passaggio e tiro avanti... La pioggia continua a cadere ed io non so, in realtà, se vado verso casa o se m'interno sempre più nella foresta. Terribile condizione! Continuo ad invocare Dio e la Madonna; e nasce in me una certa fiducia di arrivare in salvamento. La fame si fa sentire: non ho niente da mangiare e continuo, sotto la pioggia, così molesta, a lottare per ispingermi avanti, e non avendo nè coltello nè accetta per tagliare i rami e aprirmi il passaggio, prendo un pezzo di legno, un gran palo, e batto da disperato avanti a me, e il cammino si apre per chiudersi di nuovo alle mie spalle. Dopo tre giorni eccomi arrivato a casa, grazie a Dio e alla Madonna!

La popolazione tiene come miracoloso il ritorno del povero Giuseppe; e veramente non saprei qualificarlo in altro modo.

- Adesso mi diceva, sto meglio di salute, ma voglio andare all'ospedale e farmi fare una buona cura; ho riacquistato la fede e spero di non perderla mai più.

Piccole disdette nel viaggio e bene che si fa egualmente.

Io volevo rimettermi in viaggio e il sig. Ferdinando, sempre gentile, diede gli ordini opportuni per accompagnarmi col suo vaporino. Ma ecco, nel medesimo momento, arrivare il sig. Anastasio col suo, diretto a S. Gioachino. Ne approfittai per risparmiare un viaggio al sig. Ferdinando e dopo tre ore arrivavo alla prima casa di Arirahá, proprietà del sig. Franclin da Roca Lima; ma tanto lui che il figlio erano fuori e non potei fermarmi. Chiusa era anche la casa del sig. Machado, anch'egli in viaggio, e perciò andai dal sig. Igino Cordeiro. Ma neppure a farlo apposta! egli era sulla canoa, in procinto di partire pel Rio Demeni. Ciò mi sconcertò alquanto, tanto più che sapevo con certezza come alcuni mi attendevano per battezzare i loro figli. Feci una breve sosta, e intanto arrivarono più persone e potei amministrare otto battesimi, tra i quali uno ad un giovane di ventotto anni, un altro a un di diciotto e il terzo a uno di dodici. Molto più ci avrebbe stato da fare, ma sarà per un'altra volta. Il sig. Igino col suo compagno Antero dos Santos mi invitò al Rio Demeni, donde potrò anche visitare i selvaggi Aiacás. Glielo promisi, e Dio voglia che sia presto!

Il sig. Anastasio, sempre buono con me, attese, che avessi finito il mio servizio per riprendermi sul vaporino ed il giorno nove, alle cinque del mattino, arrivammo a Tomar, ove celebrai e feci la conoscenza col sig. Giuseppe Silverio da Cuna, abitante del Rio Ereré, che erasi là recato, come costuma ogni mese, per il passaggio del vapore che viene da Manaos. Quindi proseguii il mio cammino e dopo un'ora e mezzo arrivavo alla casa del signor Teofilo. Al sig. Anastasio che mi accompagnò in tanti luoghi, i miei più cordiali ringraziamenti.

A S. Gioachino per la festa di Sant'Antonio. - Cinque litanie in un giorno e un matrimonio regolarizzato.

Il sig. Teofilo ha al suo servizio indii di diversi punti dell'Uaupés e d'Apapury, alla frontiera della Colombia, e tutti vennero alla S. Messa e ascoltarono la parola del Missionario. Qui posi la mia residenza, avendo intenzione di fermarmi circa un mese per visitare i luoghi vicini e per benedire in luglio il matrimonio del sig. Teofilo, vedovo da un anno.

Il 12 andai a S. Gioachino per la festa di S. Antonio. Non c'è chiesa e mi servì da cappella la casa del sig. Emmanuele da Luz, secondo la promessa fatta da lui e dalla sua moglie l'anno innanzi, mentre erano gravemente infermi. A notte si radunò molta gente ed io colsi l'occasione, come sempre, per istruirli e farli pregare. Il giorno 13, dopo la S. Messa, la moglie del sig. Emmanuele mi dice:

- Ho fatto promessa di cinque litanie e quindi si deve invitare la gente per altre quattro sere.

- Non occorre, le rispondo, ciò sarebbe troppo incomodo e vi dispenso.

Non c'era verso di farle capire la ragione ; perciò le dissi:

- Bene, faremo così: radunate la gente per le tre pomeridiane, e allora diremo il Rosario e reciterò le litanie una volta e un'altra le canterò; la stessa cosa faremo verso le sei, e così con le litanie cantate ieri sera saranno cinque e la promessa è sciolta. - Così si fece, perchè con questa gente ci vuol pazienza. Ma ecco che la sera, dopo il canto, esce fuori un'altra donna a dirmi che anch'essa aveva fatto promessa di far cantare una volta le litanie e la compiacessi. Le risposi che l'avrei fatto dopo cena e così feci. Ambedue mi domandarono:

- Quanto vi dobbiamo?

- Niente ; dovete star buone e pregare il Signore per me!

- Come?! Niente dopo che ha cantato le litanie?

- Niente: se volete fare un'offerta per la missione, l'accetto; se no, nulla.

Mi fecero un'offerta e io le ringraziai. Il Signore premiò la buona signora che con le sue promesse aveva dato occasione a tanti di pregare in quei due giorni, perchè, poco tempo dopo, il marito finalmente si risolvette di regolarizzare il suo matrimonio in faccia alla Chiesa; e fu una bella grazia che tanti non hanno ancor avuto. Il 14, dopo la S. Messa, ritornai a S. Gioachino e per via amministrai due battesimi in casa del sig. Antonio Cavalcante Lacerda, presso Dary. Alcuni battesimi amministrai pure il giorno 15 e il giorno seguente celebrai la S. Messa per la defunta moglie del sig. Teofilo. Quella circostanza fece accorrere molta gente e così, dopo la S. Messa e il discorso morale, potei amministrare battesimi e cresime. Approfittando di alcune ore di libertà, stabilii di andare a S. Tommaso per visitare il nostro buon amico, sig. Gioachino d'Aguiar, ed evangelizzare quelle famiglie.

In viaggio al Baraccone del signor Diego. - Guasto nel motorino. - Cattivo tempo. - A Vista Allegra. - A S. Tommaso. - La « catarreira ». - La morte di un indio.

Il 20 giugno fu e sarà sempre una giornata memoranda per me. Partii da casa per andare a predicare la parola divina al Baraccone del sig. Diego. Qui chiamano baraccone la casa che i proprietarii hanno sul luogo dove fanno l'estrazione della gomma, e, generalmente, è una casa molto grande e anche bella. Celebrai per via dal sig. Lacerda e continuai.

Erano le nove ed ecco il cielo oscurarsi e cadere una pioggia fitta fitta con minaccia di un gran temporale. Nel Rio Negro i temporali sono pericolosissimi e bisogna sottrarsi in fretta. Noi facevamo quanto stava da noi; ma venne mezzogiorno e il tempo peggiorò e il baraccone era ancora molto lontano, quando sento che il motorino non vuoi più funzionare. E quasi non bastasse, ecco in me i sintomi di forte costipazione. Raccomando di far in modo di andare più in fretta che si può e il vaporino si ferma a un'isoletta. Ci volle un'ora e mezzo per le convenienti riparazioni. Intanto il mio male si faceva sempre più forte. Finalmente partimmo e alle due e mezzo arrivammo al baraccone circondato d'acqua, come un isolotto in mezzo al fiume. Vennero, sì, con una canoa per prendermi; ma mi dissero che il padrone era assente. Che fare ? Discendendo mi sarei trovato in peggiori condizioni. Risolvetti di continuare il mio cammino e alle quattro arrivai a Vista Allegre, al baraccone del sig. Aguiar, dove trovai i due figli, che tosto risolvettero d'imbarcarsi con me per condurmi a S. Tommaso, dove vive la famiglia in tempo delle acque.

A S. Tommaso fui ricevuto molto bene. Il 21 giugno venne molta gente e potei celebrare. Alla fine della Messa, al veder tanta gente avrei voluto parlare e tutti l'aspettavano, ma con mio cordoglio non mi fu possibile e dovetti tornare a letto. Era realmente preso dalla catarreira, grande costipazione accompagnata da tosse e febbre che alle volte dura dei mesi. Il sig. Aguiar n'era preso anche lui e molto fortemente, come pure altri del personale; anzi alcuni erano in grave pericolo. La sig. Maria correva dall'uno all'altro come una suora infermiera. Io per lo più ero servito dal sig. Giuseppe Ferreira, il quale, avendo una figlia robustissima ma caduta ammalata, l'aveva condotta colà per meglio curarla.. Seppi più tardi che la povera giovane passò all'eternità!

Passai, battendo la febbre, la notte dal 21 al 22; ma, grazie a Dio, con un po' di sforzo potei di nuovo celebrare. Soffrivo assai fisicamente, ma molto più moralmente, per non poter parlare a quella buona gente accorsa e per il pensiero di dover interrompere il mio itinerario con danno di tante anime che in diversi luoghi mi aspettavano.

Anche la mattina del 23 celebrai, benchè con molto stento. La sera vennero a prendermi per condurmi in una vicina isola, a Umanità, per battezzare due bambini in casa dei fratelli Porfirio. Stavo male, e, appena fatti i battesimi, ritornai a San Tommaso.

Era la vigilia di S. Giov. Battista, pel quale, in tutto il Brasile, si fa una gran festa e si preparano grandi fuochi. A S. Tommaso tutto era in movimento per la festa; e la sig. Maria era in continuo moto per l'assistenza dei malati e per dirigere i preparativi della festa che porta tanta gioia ai poveri indigeni. Io osservava tutto quel trambusto con molta malinconia, pensando che il mattino ci sarebbe stata gran gente ed io, per causa della febbre e della tosse, non avrei potuto fare del bene. Mi raccomandai a S. Giovanni Battista e al nostro Venerabile Padre, e nonostante la debolezza volli recitare pubblicamente il S. Rosario, cantare le Litanie e celebrare la funzione di tutte le sere. Il tempo continuava piovoso e tutti si mostravano tristi, perchè non si potevano accendere i fuochi: Ma, alle dieci, ecco rasserenarsi il cielo ed entrare in tutti i cuori la gioia che esplode in grida e canti. Si accendono i fuochi, si fa salire un pallone aerostatico, e comincia la baldoria.

Io vo a letto, e grazie a Dio e alle cure affettuose de' miei benefattori, passo bene la notte. Al mattino, appena svegliato, mi dicono che uno degli ammalati sta per morire. Corro subito e trovo un indigeno, sulla trentina, con attorno tutta la gente che aveva passata la notte danzando. Il povero uomo era stato colto da un grande attacco e stava molto male; ma non c'era verso di farmi capire. Dopo alcun poco rinvenne e, sembrandomi che migliorasse, andai a celebrare la S. Messa; tenni discorso, e mi posi ad amministrare i sacramenti. A un punto si viene a dirmi:

- Presto, Padre, che l'indio muorel

Corro con l'Olio Santo, e non potedomi far capire gli do sotto condizione l'assoluzione, poi l'estrema unzione e recito qualche preghiera. L'indio morì all'una pomeridiana e spero che il Signore l'avrà accolto in cielo. Egli ebbe le esequie fatte dal sacerdote, caso più unico che raro in questi paesi.

Amministrazione di Sacramenti. - Al Rio Xibarú. - Un caso pietoso. - A San Gioachino.

S. Giovanni Battista e Don Bosco avevano ascoltato la mia preghiera : stavo meglio e potevo lavorare. Il 25 benedissi tre matrimonii, distribuii la S. Comunione a sei persone, preparate dalle figliuole del sig. Aguiar, educate in Portogallo, e per la prima volta si comunicò anche la loro mamma con indicibile contento suo e di tutti. Alle dieci facemmo la sepoltura dell'indio.

Questi due giorni furono giornate di grande lavoro; ebbi occasione di amministrare quasi tutti i sacramenti; ma Dio mi benediceva e continuavo a migliorare.

Il 26, dopo la S. Messa, combinai per il mio ritorno a S. Gioachino. Mi rincresceva lasciare il sig. Aguiar ancora indisposto; anch'io non era del tutto ristabilito, ma il lavoro, che altrove mi aspettava, vinse e dopo pranzo m'imbarcai. Tutta la famiglia del sig. Aguiar e molta altra gente vollero accompagnarmi per un buon tratto. Passammo al cimitero e benedissi la nuova croce. Fui anche a vedere una nuova casa con un'alta torre che il sig. Aguiar sta costruendo. Poi le famiglie ritornarono indietro sulle loro canoe ed io, accompagnato dai due figli del sig. Aguiar, Raffaele e Muzio, educati in Portogallo, proseguii sul loro vaporino e alle sei di sera era di nuovo in casa del sig. Teofilo.

Il 27 amministrai diversi battesimi, e il 28 il sig. Teofilo mi condusse col suo vaporino al Rio Xibarú, alla casa di una vedova venezuelana, certa signora Lorenza, molto religiosa, dove benedissi un matrimonio e amministrai diversi battesimi. La signora voleva che ci fermassimo e quasi quasi mi sarei fermato, perchè il mio incomodo di salute si faceva sempre sentire; ma avendo saputo che il giorno dopo passava a S. Gioachino il sig. Netto, sindaco di Barcellos, col quale non mi era ancora incontrato, benchè desiderassi tanto di parlargli, troncai ogni indugio e partii, promettendo di ritornare per la S. Messa il giorno 30. E fu bene, perchè potei parlare col sig. Netto, e combinare più cose per la cappella di Barcellos.

Il giorno 3o andai realmente a celebrare a Hi barú, come aveva promesso, e mi vi fermai anche il giorno dopo, io luglio, Festa del Preziosissmo sangue. Dopo la S. Messa ricordai a tutti la preziosità del Sangue di Gesù. Si presentò un vecchietto pregandomi di benedire il suo matrimonio; poi un altro che mi diceva di amministrargli la S. Cresima. Gli risposi:

- Non ho portato con me il necessario ; vieni domani a S. Gioachino e ti soddisferò. - Me lo promise e difatti venne.

Mentre parlavo ancora con questi due, la signora Lorenza mi dice:

- C'è qui una donna che vuol confessarsi.

- E perche non venne prima di Messa per far anche la S. Comunione?

E sento che, lontana dal marito, coabitava con chi non doveva.... e voleva che la dichiarassi separata dal primo e' la unissi col secondo!.... Impossibile a me e al Papa!... Usai tutti gli argomenti, non riuscii a nulla!

Due ore dopo per mezzo d'una canoa io arrivava a S. Gioachino, e il giorno tre benedissi il matrimonio d'un uomo venuto dal Rio Padauiry, affluente a sinistra del Rio Negro, dove il sacerdote non ha ancor potuto andare. È mio vivissimo desiderio di andarvi nel prossimo gennaio.

Col vaporino del sig. Giuseppe Rodriguez Bento del Rio Preto, fui a Thomar per alcuni battesimi e ritornai alla sera. Il giorno 4 amministrai molti battesimi e cresime e il 5 benedissi il matrimonio del sig. Teofilo, il quale nella stessa ora fece anche la cerimonia civile, caso più unico che raro in queste regioni.

Il giorno 6 fu una giornata di molto lavoro. Al mattino benedissi un matrimonio e amministrai più battesimi; la sera benedissi il matrimonio del signor Emmanuele da Luz Ferreira, portoghese, il quale era da più anni sposato civilmente. Il suo buon esempio fece impressione a un suo amico, che risolvette anche lui di mettersi in buona coscienza.

In questo giorno ho cantato cinque volte le Litanie della Madonna, e, da quanto le ho esposto, amatissimo Padre, vede che non furono senza frutto. Alla Vergine SS. ogni onore e gloria!

La giornata del Missionario.

Il giorno 7 arrivò il vapore da Manaos ed io mi sbrigai ad imministrare battesimi e cresime a chi non li aveva ancor ricevuti e vi era preparato; poi m'imbarcai per S. Isabel, ove arrivai alle nove del dì seguente. Avrei voluto visitare altre famiglie, ma non mi fu possibile ; e nei giorni seguenti fui a Uananacá, à S. Gabriel del Liveramento, a S. Giuseppe e a Vista Alegre, dove il Sig. Raimondo Lopes Gonsalves ha una bella tenuta: e deppertutto amministrai battesimi.

Ero a Vista Alegre e nella notte si venne a dirmi: - Domani 14, verranno due già cristiani, con due donne per il matrimonio.

- Benissimo; ma vengano presto, non vorrei ritardare troppo a celebrare la S. Messa, perchè Oscar, il figlio del sig. Raimondo, di otto anni, deve fare la Prima Comunione.

Il giorno dopo mi alzo per tempo, preparo ogni cosa, ma nessuno arriva. Il tempo si fa brutto e quindi sono indeciso se debba aspettare o celebrare senz'altro la S. Messa. Finalmente con tutta calma arriva uno degli sposi e mi dice:

Padre, questa notte è arrivato un mio amico che vorrebbe sposarsi anche lui; ed io gli ho detto « Va' a prenderti la moglie, che ti aspetto» e andiamo insieme dal Missionario e ci sposerà. - Vedendo che non arriva mai, son venuto a dirtelo, ma verrà !

Allora aspettiamo un poco.

Aspetta che ti aspetta, finalmente arriva con molti altri, e i matrimoni invece di due saranno quattro. Ma prima devo confessare tutti gli sposi, e qui incomincia la difficoltà. Essi non sanno che qualche parola di portoghese, io ancor comprendo poco la loro lingua, e in fatto di religione essi sono di una ignoranza fenomenale. Faccio loro intendere che prima di sposarli, devono confessarsi; quindi viene uno, e, più coi gesti che colle parole, gli faccio capire che deve inginocchiarsi e non sedersi accanto al confessore o per terra; ma è quasi un perditempo e lascio, che se ne stia seduto sulle calcagna. Gli dico di fare il segno della croce, e bisogna che gli prenda la mano, affinchè lo faccia con la destra e non con la sinistra, e devo accompagnarlo nei vari movimenti. Quindi gli domando

- Quanto tempo è che vi siete confessato? - ed egli ripete: -Quanto tempo è che vi siete confessato? - e non aggiunge altro. Gli dico - Quali peccati avete commesso ? - ed egli pronto, domanda a me: - Quali peccati avete commesso? - Così con tutti! Son anni ed anni che non hanno visto un prete, son vissuti come son vissuti, e sono cristiani. Sì, la fede l'hanno, e con tutta pazienza e carità si arriva fin dove si può, contentandosi, ben inteso, dell'integrità morale. Alla fine, quando si tratta di dare e di far fare la penitenza, il povero missionario trova meglio di farla con loro, recitando e facendo ripetere parola per parola un Pater e un'Ave. Così col primo penitente, così col secondo, così con tutti; notando che quando si è finito di confessar uno, bisogna andare a cercare l'altro, e così di seguito. Alla fine li ho confessati tutti e mi alzo per vestirmi e celebrare. Ed ecco presentarsi un altro

- Anch'io mi voglio accasare! - E faccio con lui e con la sposa come coi primi, e quando credo d'aver finito, ecco che viene ancora un altro! Pazienza! Facciamo tutto e mettiamoci il tempo che ci vuole.

E il povero Oscar, digiuno, che aspetta la prima comunione?

Oh! ci siamo! ma ecco presentarsi due altri e mi dicono che vogliono accasarsi. Li interrogo e vengo a sapere che non sono ancor battezzati, quindi dico loro: - Ora celebro la S. Messa, poi parlerò con voi.- Sto davvero per vestirmi; quando, chi lo crederebbe? esce fuori un vecchio e mi dice che aveva già dato i nonni di due figli, ma che egli non era sposato davanti al sacerdote. Insomma ci vuol proprio nna grande pazienza ! Il Signore però mi aiuta, dispongo ogni cosa, benedico i matrimoni, e tutti gli sposi assistono alla Santa Messa; e nessuno è in grado di fare la S. Comunione per la loro grande ignoranza. Solo il piccolo Oscar ha tanta fortuna!

Dopo la S. Messa predico, amministro battesimi e cresime, e benedico, altri tre matrimoni. Ero stanchissimo, ma contento. Erano quasi le due quando feci un po' di pranzo, e mentre pensavo come potevo ritornare a casa, ecco arrivare il sig. Fontes col vaporino, venuto a bella posta per prendermi.

Passammo sull'altra sponda del fiume a prendere il sig. Fernandes d'Abreu che voleva venire a Umarituba per battezzare un figlio e in tre ore arrivammo a casa. La giornata del missionario era finita!

Negli ultimi giorni del viaggio. - La festa della Madonna del Carmine. - L'ultimo battesimo. - I frutti della Missione.

Quando il missionario ha finito la sua giornata, il giorno dopo ne comincia un'altra, ma la Provvidenza è con lui. Trascorsi a Umarituba tre giorni e amministrai 58 battesimi, ascoltai molte confessioni e impartii varie cresime. Le scene si ripetono e non le descrivo. Noto appena che il primo giorno, il 15, si presentò a me uno sposato da 18 anni, solo civilmente, per mettersi in pace colla coscienza. Il suo esempio animò tutti gli altri. Il giorno 16, festa della Madonna del Carmine, ebbi la consolazione di distribuire cinque prime comunioni; v'erano due sorelle gemelle e un loro fratello di nove anni, ottimamente preparati dalla sorella maggiore e vestiti di bianco come nei paesi civili, il che fece grande impressione negli indigeni. Tra gli sposi vi era pure un'india di 24 anni non ancor battezzata; e all'ultimo si presentò pure un vecchio, che mi disse:

- Queste due sono mie figlie: una ha solo 14 anni e l'altra 24 e non sono ancor state battezzare. Io, sì, fui battezzato al tempo della missione francescana nell'Ipanorè, ma sono sposato solo civilmente: siamo nelle tue mani. - Battezzerai le figlie, confessai il padre e la madre, e benedissi il loro matrimonio.

La mia missione volgeva al termine ed ecco la Provvidenza mandarmi il sig. Fontes col suo vaporino. Egli era incaricato di condurre soldati e provviste al forte di Cucuhy al confine della Venezuela, e poteva condurmi fino a S. Gabriel. Perciò mi affrettai a far solo le visite strettamente necessarie alle popolazioni preavvisate del giorno in cui dovevano radunarsi. Fui a Buon Fin dal caro amico Giulio Macedo, e sebbene sentissi risvegliarsi il mio incomodo di salute, potei celebrare, predicare, benedire tre matrimoni e amministrare alcuni battesimi.

Il 2o fui dal sig. Pimenta e quindi a Jucabí, bellissima possessione della famiglia Cardoso, ove mi fermai anche il giorno seguente. Il mio stato di salute peggiorava ed io temevo di non poter esercitare il sacro ministero. Invece la Provvidenza venne in mio aiuto e il giorno 21, dopo la Messa e l'istruzione, benedissi due matrimoni e amministrai 28 battesimi. Alle tre avevo finito e m'imbarcai per Camanaos. Il mattino 22, celebrai ed amministrai un battesimo: fu l'ultimo di questo viaggio, perchè poco dopo salivo sul vaporino del sig. Fontes e in tre ore arrivavo felicemente a S. Gabriel, ove fui accolto con la più grande allegrezza dall'amatissimo Prefetto Apostolico, D. Lorenzo Giordano, e dai confratelli.

A conclusione di questa mia povera relazione eccole, sig. Don Albera, in un breve specchietto, quanto con l'aiuto di Dio ho potuto fare

Battesimi 395.

Matrimoni 55.

Cresime 139.

Confessioni circa 350.

Comunioni 25.

Poche le SS. Comunioni, più per grande ignoranza che per mancanza di buona volontà: e l'ignoranza è anche causata dal fatto che manca chi possa impartire l'istruzione.

A me non resta che ringraziare infinitamente Dio, Maria Ausiliatrice e D. Bosco per avermi protetto e aiutato in una sì lunga missione. Mi trovo debole di forze e mezzo ammalato, ma spero rimettermi, e in dicembre o gennaio ripartire per una missione al Rio Padauiry, ove tanta e tanta gente aspetta, la visita del Missionario. Il campo del lavoro è immenso e dà anche frutti consolanti, ma ci abbisognano aiuti materiali e spirituali. Noi ci raccomandiamo al suo cuore di Padre e al buon cuore de' nostri benefattori. Ah! se vedessero coi loro occhi quanto vediamo noi, forse alcuni sarebbero più generosi....

Ella ci doni la sua paterna benedizione e ricordi sempre al Signore il suo

Aff.mo figlio in G. C.

SAC. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.

PS. - Il giorno 18 dicembre p. v. si compiranno 25 anni da che celebrai la mia Messa nell'Istituto di Faenza; e, come le ho detto, le mie nozze d'argento spero di celebrarle viaggiando in canoa o in qualche capanna di poveri Indii. Dio è dappertutto! Preghi e faccia pregare per me; questo lo desidero tanto !

TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:

dal 10 aprile al 10 giugno:

1) il 17 aprile, solennità di S. Giuseppe;

2) l'8 maggio, Apparizione di S. Michele; 3) il 9 maggio, Ascensione; 4) il 19 maggio, Pentecoste;

5) il 24 maggio, Solennità di Maria Ausiliatrice

(visitando, ove esiste, una chiesa salesiana); 6) il 26 maggio, SS.ma Trinità; 7) il 30 maggio, Corpus Domini.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE 

NEL SANTUARIO Il 23 corr. aprile incomincia per noi e per i nostri buoni Cooperatori e per le pie Cooperatrici salesiane il mese più caro, più bello e poetico dell'anno, il mese di Maria Ausiliatrice. Per un mese intero, qui in Torino nel Santuario che Ella volle per far risplendere le sue grandezze e le sue misericordie, sacri Oratori diranno ogni giorno, mattino e sera, le sue lodi e inviteranno i pii e numerosi uditori a onorarla, a invocarla, a rendere grazie e implorare favori.

In tutte le chiese e cappelle degli Istituti dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice si faranno pie pratiche in onore della nostra Madre Celeste; e siamo certi che anche tutti i nostri Cooperatori in pubblico e in privato, si uniranno a noi nel l'onorare la nostra Patrona, e che da ogni parte un coro possente di lodi e di preghiere salirà al suo trono di grazia e di misericordia.

Questo è quanto si è sempre fatto negli altri anni; ma quest'anno la nostra devozione dev'essere più viva, la nostra pietà più fervente, i nostri ossequii più affettuosi e ferventi. Perchè quest'anno il Mese di Maria Ausiliatrice non serve solo a prepararci alla festa Titolare, ma al GIUBILEo della CONSACRAZIONE del suo Santuario e al GIUBILEO DELLA MESSA D'ORO del secondo successore del Ven. Giovanni Bosco, il rev.mo D. Albera.

Aggiungiamo pertanto alcuni semplici suggerimenti che potranno con frutto essere seguiti, e anche migliorati dai nostri cari Cooperatori.

1. Chi può, prenda parte alle pubbliche funzioni che si tengono in onore di Maria Ausiliatrice; qui in Torino, possibilmente, nel suo Santuario; altrove nelle chiese o cappelle a Lei dedicate, o nella chiesa parrocchiale.

2. Chi non può prendere parte alle pubbliche funzioni, non tralasci di fare in privato qualche speciale atto di ossequio in onore di Maria Ausiliatrice. Ognuno segua la sua devozione e le sue inclinazioni, ma in questo mese niuno manchi di rendere qualche omaggio a Maria Ausiliatrice; se non fosse altro col ripetere con maggior frequenza la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

3. Molti in questo mese, anche nelle loro case, pongono in luogo di onore la statuetta o il quadro

di Maria Ausiliatrice, e davanti a lei depongono ogni giorno dei fiori. Ottimamente; ma se insieme con mazzi e ghirlande di fiori vi ponessero anche corone di Comunioni? E se ognuno si conunicasse ogni giorno del mese per onorare Maria Ausiliatrice, e i genitori esortassero tutti i loro figli a fare altrettanto?

4. In ultimo zeliamo la diffusione del culto di Maria Ausiliatrice procurando, con prudenza e opportunità, che altri si unisca a noi nell'onorarla sotto questo Titolo, così bello ed espressivo!

GRAZIE E FAVORI (*)

Grazie, o Maria!

Il soldato Cossetta Carlo, della classe del '98, pochi giorni fa scriveva alla sua mamma che se è ancora in vita, lo deve a Maria Ausiliatrice. Ecco il perchè: il giorno 10 del corr. mese alle 3 del mattino, doveva per una strada mulattiera portar il caffè ai soldati della sua compagnia che si trovavano in trincea, quando perl'infuriare di vento e neve, in quel buio pesto smarrì la strada. Nel colmo dello sconforto e scoraggiamento, temendo la morte sicura, piangendo si mise a chiamare: Mamma! Mamma! ma nessuno gli rispose! Allora si ricordò che era inscritto ai devoti di Maria Ausiliatrice, e le disse tutto quanto il suo cuore gli dettava. Mentre andava ripetendo « Oh!, cara Madonna di Don Bosco, salvatemi! abbiate di me pietà! » « ecco, così seri e, che tutto in un momento, dal buio pesto in cui mi trovavo, mi vidi tutto illuminato, e a pochi passi da me scorsi un soldato che mi disse: - Fa' coraggio, va' di là, passa di là e ti troverai sulla buona via! - Non so di che reggimento e di qual compagnia fosse quel soldato; solo dico, se son salvo è un miracolo di Maria Ausiliatrice. » - La mamma di questo soldato, che è Cossetta Pierina n. Ferraris per mezzo della propria mamma che abita a Torino e che mandò a celebrare una messa ed accendere una candela a Maria SS. Ausiliatrice, desidera che detta grazia venga publicata sul Bollettino, promettendo un'offerta per gli orfanelli di Don Bosco.

Vignale Monferrato, 21 gennaio 1918.

VITTORIA RUSCHENA.

LANZO TORINESE. - II-1918. - Vorrei che tutti sapessero quanto è grande la bontà di Maria Ausiliatrice!

Sono ormai due anni che mia cugina cadde gravemente ammalata di un'artrite generale, che l'aveva tenuta tra la vita e la morte alcuni anni prima. I medici, data la grande debolezza del cuore la davano spedita, e noi, addoloratissimi, incominciammo una novena a Maria Ausiliatrice, promettendo di far pubblicare la grazia, qualora fossimo stati esauditi. Ebbene, la novena non era ancor finita, e mia cugina, con stupore di tutti gli stessi medici, incominciava ad alzarsi. Da allora è sempre stata bene.

Quattro mesi fa, qui in paese, un ragazzo quattordicenne, essendo montato sopra un castagno, cadde dall'altezza di dieci metri. Portato a casa quasi senza vita, fu visitato da un medico valente che credette ormai inutile ogni cura e disse che «solo un miracolo lo poteva salvare »

Il dolore, per un destino così crudele, era generale. Memori della bontà di Maria, consigliammo alla povera madre una novena che avremmo fatta anche noi, la promessa d'una piccola offerta e una visita dl ringraziamento a Maria Ausiliatrice nel suo Santuario di Torino, col figlio, appena fosse guarito. Nel tempo stesso mia figlia metteva al collo del povero moribondo una medaglia benedetta della gran Vergine, Aiuto dei Cristiani. Oh! miracolo! L'indomani il fanciullo incomincia a conoscere le persone e a parlare, e prima della fine della novena, con stupore indicibile di tutti, si alzava quasi perfettamente guarito.

Ora hanno adempiuto il voto e noi, prostrati ai piedi di Maria, sciogliamo a Lei un inno di lode e di riconoscenza, supplicandola a continuarci la sua celeste protezione.

Lanzo, febbraio 1918.

G. D.

DALLA ZONA DI GUERRA. - Soldati! ricorrete tutti alla gran Vergine Ausiliatrice e sarete sempre da lei protetti!

Dal 22 luglio 1916 al 23 maggio del 1917 sono sempre stato in zona di guerra ed immediato contatto col nemico, e se ancor mi trovo qua, sano e salvo, lo devo alla Vergine Ausiliatrice, alla quale non ricorsi mai invano.

Era il 26 luglio 1916 e da due giorni appena aveva avuto il così detto battesimo del fuoco, ed io mi trovava coi. miei commilitoni di rincalzo ad una compagnia di fanteria che doveva dar l'assalto a una posizione nemica, quando vidi avvicinarsi al tenente del mio plotone un tenente dei bombardieri, il quale gli chiedeva sei o sette uomini per costruire due piazzole per bombarde; e siccome dette piazzole dovevano essere fatte in luogo scoperto, distante appena un duecento metri dal nemico, il mio tenente stava esitando un po'. Considerando il male che poteva succedere non facendo quel lavoro (come disse lo stesso tenente dei bombardieri) dopo aver recitato qualche Ave alla Vergine SS. e la giaculatoria Maria, Auxilium Cristianorum, ora pro nobis, mi feci innanzi invitando cinque o sei dei miei compagni, i quali non tardarono di aderire al mio invito e in breve ora il lavoro fu fatto con nessuna perdita e con ammirazione di tutti, tanto che fummo proposti, io per la medaglia al valore, e i miei commilitoni per l'encomio solenne.

Nel mese di agosto e settembre dello stesso anno andai pure quattro volte, colla squadra, a portare tubi di gelatina esplosiva per rompere reticolati, e fui ognora protetto della gran Madre, alla quale mi rivolgo sempre prima di espormi a tali pericoli. Anche il 9 ottobre di quell'anno coll'aiuto della mia protettrice, trovandomi alla seconda cima del... per lavori, venne un contrattacco nemico; e già i poveri bersaglieri che difendevano la posizione, temevano di doverla perdere per mancanza di bombe a mano, unico mezzo di difesa in quel punto, e perciò chiedevano bombe a tutta forza; ma siccome si doveva passare in un difficile tratto scoperto, nessuno dei soldati di servizio osava passarvi per il primo. Decisi di dar io l'esempio, e dopo aver fatto uno, due e tre viaggi da solo, incominciarono a seguirmi anche degli altri, e così si potè far fronte; e anche in questo caso fui proposto per una medaglia dal Comandante dei bersaglieri.

Fu pure una vera grazia concessami da Colei cui sempre ricorro, se tutto mi andò bene per il lavoro della mina del dentino del....ove potei passarmela con una ferita al braccio destro, e se potei portare a termine il compito affidatomi, a un sol metro di roccia tra la nostra galleria di mina e quella del nemico.

Dal giorno 23 maggio 1917 fino al 6 ottobre u. s. non ebbi più continuo contatto col nemico, ma giornalmente fui esposto a molti pericoli, dovendo passare e percorrere punti pieni d'insidia: eppure fui sempre incolume!

Nei mesi di ottobre e di novembre u. s. trascorsi dei giorni tristi; ma sempre colla fiducia in Colei che mi ha sempre aiutato, superai felicemente l'arduo compito di interrompere strade e di far saltar ponti durante l'improvvisa ritirata. E sempre incolume!

Non devo esser riconoscente a Maria Ausiliatrice? Son ancora in zona di guerra, ma tranquillo, perchè conto sempre sull'aiuto della Madonna.

24 gennaio 1918.

E. USLENGHI.

BIELLA. - 2o-II-1918 - Mia figlia è guarita da un terribile mal d'occhi, per grazia di Maria Ausiliatrice ad intercessione del Ven. D. Bosco a cui mi era raccomandata. Invio tenue offerta per le Opere Salesiane, con preghiera di pubblicare la grazia sul Bollettino.

U. T.

RIVAROLO CANAVESE. - I-VIII-I9I7. - Una

mia nipote, colpita da malattia nervosa, resistente ad ogni cura medica, rendevami pensierosa ed op-

pressa, e temendo un peggioramento, ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice supplicandola che pei meriti del Servo di Dio Don Giovanni Bosco, mi ottenesse la grazia della guarigione, promettendo di farne la pubblicazione nel Bollettino. Maria SS. Aiuto dei Cristiani, esaudì le mie preci e quelle del Venerabile. Mia nipote guarì completamente, ed io in riconoscenza offro lire dieci e prego di farne pubblicazione.

CRISTINA PERONETTI ved. BoNINO.

ROMA. - 24-II-1918 - Il 28 settembre 1917 una mia bambina cadde gravemente malata, perdendo la favella, l'udito e la vista. Le condizioni erano disperate, onde io mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, che esaudì le mie preghiere e mi ridette la cara bambina sana e libera. In ringraziamento alla B. V. invio la tenue offerta di L. 3o a a beneficio delle Opere di D. Bosco, con preghiera che venga pubblicata la grazia affinchè si estenda maggiormente il culto alla Beatissima Vergine sotto questo titolo.

ANNA MARINI.

***... - 2o-II-I9I8. - Ora e sempre Maria SS.ma ha dimostrato la sua alta protezione verso la mia famiglia. Per quante volte il dolore abbia battuto alla porta della mia casa, tante volte la mano pietosa della Madre Celeste l'ha allontanato sapientemente e amorevolmente. Ricordo d'aver ottenuto dalla protezione di Maria Ausiliatrice l'impiego che ora occupo e da me desiderato perchè vicino alla famiglia, l'aiuto morale per sopportare la vita, il ristabilimento della salute mia e dei miei cari, e tante altre grazie. Riconoscente a Maria ne invoco la protezione potente su tutti i miei cari e su me.

E. G.

SAN DAMIANO D'ASTI. - 7-II-I9I8 - Allorquando il mio unico figlio partì 27 mesi fa pel servizio militare, io lo misi sotto la protezione di Maria Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco, cui lo raccomandai ogni giorno. E la Vergine e il Servo di Dio sempre lo protessero, e sui campi di battaglia lo assistettero tanto da fargli dire, che una mano invisibile pareva lo salvasse nei momenti più tragici.

Riconoscentissima mando tenue offerta pel tempio dei Becchi.

ERNESTA MONTICONE.

CHERASCO. -II-I9I8. - Con animo pieno di riconoscenza e con un'offerta attesto la mia gratitudine a Maria Ausiliatrice e al Veri. Don Bosco per essermi rimesso benissimo un anno fa, dopo fatto a Loro ricorso, da un violento attacco di gastricismo, e proprio quando, venendo io trascinato ogni giorno al peggio, già ero rassegnato alla soluzione estrema.

PROF. GIov. PODIO.

TORINO - 15-III-1918. - Con cuore profondamente riconoscente ringrazio, in unione della mia famiglia, la Vergine Ausiliatrice.

Provata duramente dalla morte e rimasta sola colla mia innocente Elsa in paese straniero, ero nell'impossibilità di ritornare in patria e riabbracciare i miei cari. In tale straziante situazione ricorsi colla mia bambina alla bontà dell'Ausiliatrice, la quale, vincendo difficoltà credute insuperabili, mi concesse la grazia desiderata.

Giunta felicemente in patria ricorsi ad essa per un nuovo favore, mettendo come intercessore il Ven. Don Bosco e l'ottenni in modo rapido e insperato.

Di tutto ringrazio la nostra cara Madre e mando un'offerta pel suo Santuario.

TERESA BALDI VED. BAHUER.

MONTESCUDO (Forlì). - 8-VIII-I9I7. - La signora Giuli Adele in Pignata, mia parrocchiana, cadde gravemente inferma di cardo-polmonite, nel maggio u. S. La sera del 24, festa di Maria Ausiliatrice, fu ridotta quasi in fin di vita. Il 25, alle ore 2, del mattino, venne chiamato d'urgenza il sacerdote. Terminata appena la confessione sacramentale, l'inferma perdette i sensi, sicchè non potè ricevere il santo Viatico, e le fu somministrata, solo l'estrema unzione, perchè si riteneva imminente la catastrofe. Sul far del giorno però riacquistò i sensi ed alle ore 12 potè ricevere il Viatico, perdurando sempre gravissimo il suo stato, senza speranza di guarigione, a detta del medico curante. Per felice ispirazione, le porsi un'immagine di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, esortandola ad incominciare una novena in loro onore, con promessa, che ottenuta la guarigione, avrebbe offerto il suo anello nuziale (non potendo altro per la povertà in cui versa) e resa pubblica la grazia.. Compiuta la sua pratica devota, ottenne la guarigione completa. Il 24 giugno, onomastico del Ven. Don Bosco, fece un chilometro di strada a piedi per venire alla chiesa parrocchiale e si accostò ai SS. Sacramenti in ringraziamento dell'insigne favore. A compimento del voto, manda il dono promesso, anche in attesa di altre grazie non meno importanti pei suoi quattro figli, di cui uno, il maggiore, è prigioniero in Austria.

SAC. PASQUALE M. PAOLIZZI Parroco e Coop. Sales.

S. DANIELE DEL FRIULI. - 17-VII-19I7. - Lo scorso maggio una mia figlia, per una gravissima. lesione al capo in seguito a caduta accidentale, fu per parecchi giorni in serio pericolo di vita. Fin dal primo momento, noi rivolgemmo le nostre suppliche a Maria Ausiliatrice ed a Don Bosco, inviammo un'offerta ed accompagnammo con viva fede una novena che si fece nel tempio di Torino per la nostra cara ammalata. Ripetemmo sempre le nostre preghere, promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia. La guarigione non si fece attendere a lungo: mia figlia andò gradatamente migliorando ed ora può dirsi perfettamente guarita. Adempiamo il nostro voto, rendendo vive grazie alla Vergine Ausiliatrice. Sia ella benedetta anche per altra insigne grazia ricevuta. Fin dal suo primo ingresso sotto le armi affidai la causa di mio figlio alla B. Vergine Ausiliatrice ed al Venerabile Fondatore e le nostre speranze furono appagate. Ora che il suo destino ci accora, confidiamo nuovamente che le nostre preci, unite a quelle dei suoi fanciulli, dissipino i nostri timori e ci portino la sicurezza e il conforto.

LUIGIA Nob. BONIN-NARDUCCI.

LONDRA. - 24-V111-1917. - Durante i bombarmenti che furono fatti sopra Londra, in diverse occasioni, ho invocato Maria SS. Ausiliatrice e fui miracolosamente esaudita. Persone proprio vicine a noi furono colpite ed uccise, le case diroccate, e noi completamente salvi. Siamo veramente grate alla Madonna di Don Bosco per questa sua speciale protezione. Avevamo da poco ricevuto un bel quadro, copia di quello che si venera a Torino, e l'avevamo collocato al luogo d'onore nella casa nostra, appunto perchè ci proteggesse e ci ha protetti. Le bombe cadevano proprio vicino, e noi eravamo calmi e sicuri.

In riconoscenza mando un'offerta a Maria SS. per le Opere Salesiane, supplicando la Madonna a continuarci la sua protezione e a difenderci da tutti i pericoli dell'anima e del corpo.

Una Cooperatrice Salesiana.

TORINO. - 24-Ix-1917. - Rendo pubbliche grazie alla Vergine Benedetta Ausiliatrice, per la materna cura con cui, in questi mesi di servizio militare, volle assistermi, proteggendomi dai pericoli fra i quali uno abbastanza grave che corsi ultimamente. Oh Maria! chi in te confida non sarà mai deluso!

L. E. B. Salesiano.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) A. A. di Torino, A. B. id., A. D. di Milano, A. G. di Chivasso, Abbati E., Acerbis L., Actis M.. Aberti V., Alberto M., Aliverti C., Allegra D. in Nicolis, Angeli P., Annino prof. G., Antonelli F,, Ardizzone M., Arditi C. in Courtois, Armanni Z., Arsene L. in Fonti, Arzentane B., Atzeni N.

B) B. L. di Desana, B. M. di Cortemiglia, Babini L., Balocco T., Barale T., Barberis M., Barbero A., Bardezzi G., Baroli E., Barozzi C., Baudino C., Batzella F., Bazzoni P., Bellisio M., Benso C., Bernabei A., Berra M., Bertacchi F., Bertelegni E., Bertellini O., Bertola F., Bertollo M., Bettone M., Biondoletto N. Bonatti M., Bonetto G., Boni G., Borgna C., Borionetti S., Bormida V., Borrè A., Bosso C., Botta E., Bravi B., Bretto Carolina, Brovelli L. in Giordana, ,3runetti G., Brunetti N., Bucchini C. V., Bugini d. L., Bussi L., Buttigliengo L.

C) C. C. di Torino, C. C. di Tregnago, Cabiddu G., Cafferata d. G., Calvo C. in Ulla, Canariella V., Candosso I., Cantele M., Capeiletto M. G., Cappello F., Capuana C., Carrero A., Caruselli M., Caruso B., Casalegno M., Casazza A., Casollni A., Castagnola R. in Pezzati, Castagnotti F., Castiglioni E., Catastruzzo F., Catrastellero G., Cattaneo G., Candino E., Cerrato C., Cerutti M., Cerutti V., Ceschi G., Chattel Z., Chicco A., Chiroli F., Ciardello A., Cipolla C., Cola R., Colbel M. in Basigli, Colombani R., Commod R., Comparini M , Coniugi Bongiovanni, Conti S., Cooperatrice Salesiana di Savona, Coppani P., Coppola U., Corbellini I. v. Viola, Costantini L., Costantini avv. P., Cravero A., Cravero M., Cretier P. C.

D) D. B. di Bellinzago Novarese, Dagna R., De Cao M., Dell'Antonio M., Della Cicogna, Demarchis L., De Simone T., De Vico G., Di Mambro V., Di Naro A., Divota di Maria Ausiliatrice di Africo, Doglioli G., Donati S., Due buone Madri di None Torinese, Due pie persone di Borgo S. Martino.

E) E. B. S. di Biella, E. G. di... Eula E.,

Y) F. A. di Vignale Monferrato, F. B. di Torino, Fabbri Can. G., Facca E., Facciuccone G., Facendini A., Falcetti M., Falconet E., Famiglie: Defilippi, Pastore, Pollini, Rampanelli, Robbiano e Trisoglio, Fanara M , Ferrari S., Ferreri C., Ferrero C., Fessia G., Fontana L., Franceschi M., Frecerri C., Fresco F., Fresta M., Frizzandi M., Fumagalli C., Furlani M., Fusi C.

G) G di Novara, G. B. F. di Jovenceaux, G. B. di Limone, G. D. dì Lanzo Torinese, G. G. di Firenze, G. R. di Casa Bianca, Gagnone C., Galanti L., Galleano A., Galliani O., Gallino A., Gallo E., Gallone O., Gamberone M., Gandino M., Garatti D., Garlanda C., Gaschino E., Gasparini F., Gasparoli contessa C., Gatta E. in Dezzani, Gatti G., Gaudino sr. A., Ghisolini G., Giacchero L., Gianotti A., Gianfelice M., Giannetti D., Giannoni G., Gilardoni M., Ginella A., Giorgetti T., Gondolieri C., Grassi I., Grandesso M. in Bertagnoni, Grosolini A., Grossetti B., Grossi O., Grosso F., Guaraldi M., Guarnaglia L.

I) lemmolo G. in Blandihi, Imanza G., Inaudi E., Invernizzi A., Invernizzi S., Isolini D., Isorella C.

L) Lago G. B., Lana L., Lana S., Legiardi P., Longo A., Longarelli P., Lucini A., Lugari P., Lugastrini V., Lupano T., Lusardi F.

M) M. F. di Sale Monferrato, M. G. di... M. G. di Rapallo, M. G. G. di Castelnuovo d'Asti, M. M. di Sarmato, M. S. M. di Torino, Macaio A., Madri Cristiane di Torino, Magi A. in Narini, Magister B., Magnani I., Malugan M. in Rigamonti, Mambelli A. in Zoli, Manfredi C., Manfrini I.., Mangili B., Mantovani E. In Corradi, Marcuzzi A., Marino M., Martinelli E., Martinengo C., Marzana prof. A., Massa E., Massa T., Mautino D. Mele L., Meloni V., Menegolo A., Miglia M., Miroglio F., Molenghi E., Monticone E., Montemartini A. in Patri, Morandi d. L., Morici d. C., Mura C. in Orrù, Murazzano M. C. A. Murgia G. Murgia N., Musso M.

N) Naggi M., Nervo S., Nespoletti A., Nordi E. in Locatelli, Novelli M.

O) Olivo L., Opezzo (Famiglia), Orlandi E., Ostani D., Ottobon E.

P) P. F. di Ferrara, P. G. di Torino, P. I. di Sarmato, P. M. di Santulussurgiu, Pallavicino Q., Parravicini M., Pasero E., Pasqualini O., Pasquini (coniugi), Patella G., Patrucco R., Pecoraro d. G., Peduzzi A., Pelassero M., Pellegrini A., Petorru M., Pezzi E. in Croari, Picarello U., Picottino A., Pie persone di Bellinzona Novarese, Bologna, Borgomanero, Brindisi, Costanzana, Gallarate, Manduria, Milano, Ostuni, Pavullo Lodigiano, Polinago, Rivalta Torinese, Varese Lnmbardo, Zevio, Pilloni T., Pintus M. ved. Piras, Pirola A., Pirolla G., Piva R. in Masoni, Pizzi E., Pizzini A., Podio proi. G., Prataini D., Prato G., Preti T., Pronello S., Pronello T., Prono (famiglia), Pronzato M., Pronzenis M., Pulciani D.

Q) Quirico M.

R) R. D. di Brusasco, Raimondo T., Rambelli d. G., Raspoui S., Rattoni L., Reboulaz A., Recchia E , Renzi B., Repetti M., Revelli G., Revelli N., Reviglio A., Riboni A., Riccardini M., Roba T., Roffino E., Roggero C., Rolando D., Rogo A., Roma A. in Marzon, Romano C., Roncaglio R., Ronco R., Rosolini D., Rostagno A., Rotolo M., Rubasti P., Rubino G., Rudinoni P., Ruffiero R., Ruggiadelli A., Russo R.

S) S. B. L. di Verona, S. G. B. di Desana, S. S. di Sarmato, Sacchi M , Saita G., Santaniello E, Santi L., Saturnino B., Savinelli L., Sbarbaro M., Scaccianoce C., Scanarini F., Scapin A., Scarpellini C., Secaini M., Segliè G., Segni M., Selva G., Senis F., Serra P., Sormani A., Sorelle Bollati, Fabri A., Sorelle Orletti, Soprana A., Spada L., Splendore d. G , Surdi V.,

T) Tabboni G., Targhetta M., Taurmons F., Tavella R., Ticconl M. L., Tomatis M in Chioros, Torchio L., Torta L., Tortarolo C., Tropea M. in Moesano, Tusa S.

U) U. T. di Biella.

V) V. F. di Baldissero Torinese, V. G. di Casabianca, Vacca A. in Soru, Vallini D., Vandoni F., Vecchia A., Velardita ch. G., Vendemmia F., Venezia F. M., Vergnano A., Vignarello C.

Z) Zaccheri O., Zandalazini E.. Zanetti V., Zanola D., Zanolotti A., Zoller M.. Zovetto d. C., Z. A. di Ferrara.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlare del Ven. D. Bosco, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Il sottoscritto da qualche tempo soffriva gravi incomodi per cui era incapace di compiere il suo lavoro assai pesante. Un giorno, non potendone più dai dolori, presa l'immagine di Don Bosco tra le mani, la baciò dicendo: - Bisogna proprio che mitighiate i miei dolori, non ne posso più. - Ciò detto, mise l'immagine sul petto con piena fiducia che sarebbe stato esaudito, e così fu. Subito dopo se ne andò al lavoro e potè resistere per molte ore, nè più ebbe a soffrire.

Come aveva promesso, si recò con la sua consorte a fare le sue divozionii alla chiesa di Maria Ausiliatrice, portando l'offerta di L. 10.

Egli spera ancora, per intercessione di Don Bosco, altre grazie di cui ha bisogno la sua famiglia, essendo già stato varie volte favorito di altri speciali favori.

Marello, 24 luglio 1917.

GUGLIELMO CRAVERO.

Nel novembre 1914 s'ammalò gravemente suor Adelina Bravo con forti dolori intestinali e vomito continuo, che la privava assolutamente di qualunque rimedio e non le dava riposo nè giorno, nè notte. Si chiamò un buon medico, ma dopo otto giorni non poteva ancor definire la malattia, che seguiva ribelle ai provati rimedi e manifestò la probabilità di dover procedere a una dolorosa operazione. Il medico curante dichiarò che non si sentiva di assumersi da solo tanta responsabilità e volle un consulto.

Mio voto fervidissimo era scongiurare il pericolo chirurgico, sempre incerto nell'esito, specialmente in questi climi freddi. Mi rivolsi con fede al Ven. nostro Padre D. Bosco, acciò ottenesse che la suora guarisse senza necessità di nessuna operazione.

Si era nel mese di Maria Immacolata, che si faceva fervorosamente colle ragazze nelle nostre due case di Punta Arenas. Animata da una confidenza che mi dava certezza, diedi ordine che nelle due case si facesse in comune e colle ragazze una novena pregando il nostro Ven. Padre, a cui affidavo la grazia della guarigione promettendo di pubblicarla, qualora l'avessimo ottenuta senza intervento della chirurgia.

È da notarsi. che prima del consulto medico feci applicare all'ammalata una reliquia del Ven. D. Bosco.

La nostra fede non andò delusa. Nel medesimo istante che la veneranda reliquia toccò la parte inferma, la suora si sentì meglio, tanto che i medici radunati in consulto, dichiararono non esservi necessità alcuna di operazione e assicurarono che la malattia non avrebbe durato a lungo. A misura che volgeva al suo termine la novena, l'ammalata migliorava, tanto che il 24 novembre, penultimo giorno della novena, cessato completamente il vomito, potè ricevere la S. Comunione, ed associarsi, dal suo letto, alla Comunità per rendere grazie al nostro Ven. Padre, che l'aveva guarita.

La grazia fu più che completa, perchè la suora dopo diciotto giorni di letto, potè rimettersi in una settimana, ed ora sta bene, gratissima a D. Bosco, dal quale riconosce il favore ricevuto. Ed io compio di cuore la promessa fatta, coll'animo pieno di riconoscenza verso il nostro Ven. Padre, la cui efficace intercessione ci fu notevolmente palese.

Valga questa relazione a propagare sempre più la divozione verso Don Bosco, che per mezzo di Maria Ausiliatrice, opera anche oggi, come in vita, nuove e grandi cose.

Punta Arenas, 24 agosto 1917.

SR. GEMMA MUTTIS

Figlia di Maria Ausiliatrice.

Una mia bambina, di anni 3, si ammalò di bronchite polmonare sìcchè temetti di perderla. Nei brevi momenti di sollievo il suo pensiero si rivolgeva al Ven. Don Bosco. Il medico, dopo di una accuratissima visita, dichiarò la cosa molto grave. Quel giorno stesso, verso sera, la bambina prese sonno, e poco dopo si svegliò dicendo: - Sono guarita! sono guarita!... Don Bosco mi ha data una caramella, ed ora sono guarita! - E realmente, da quell'istante, continuò sempre a migliorare e in breve fu pienamente ristabilita.

Anch'io nel 1914 caddi ammalata da dolore acuto e il caso fu così grave, che lo stesso medico curante disperava della mia guarigione. Incominciai una novena a Maria Ausiliatrice, mettendovi tutta la mia fede e il fervore. Ed oh bontà grande della Vergine! Terminata appena la novena, mi trovai fuori di pericolo, in breve ripresi le forze e mi ristabilii completamente.

Non ho parole per ringraziare Maria Ausiliatrice e il Venerabile Don Bosco. L'anno scorso fu una serie ininterrotta di grazie e favori che ebbi dalla Madonna e da Don Bosco: momenti angosciosi tormentavano la mia famiglia, e l'unica speranza fu sempre in Don Bosco e in Maria Ausiliatrice, che coi miei bambini invocava con fede. Così avemmo aiuto, e guarirono anche i miei altri due bambìni che si trovavano in dolorose condizioni di salute.

Offro 5 lire per il vicino Santuario dei Becchi, con preghiera che siano pubblicate sul Bollettino le grazie suaccennate.

Riva di Chieri, 12 febbraio 1917.

FISSORE LUCIA, Ex allieva dell'Oratorio Femminile.

Da molto tempo eravamo angustiati, e trambasciati per affari finanziari. - Si soffriva fisicamente e moralmente. Ci rivolgemmo con viva fede e ferma speranza alla Vergine SS.ma Ausiliatrice ed al nostro caro avvocato protettore Venerabile Don Bosco, affinchè colla sua intercessione ci acquistasse la liberazione e la soluzione di conforto e di pace. Facemmo con tutta l'anima la novena da lui suggerita ed ecco che siamo stati pienamente esauditi. Promettemmo una piccola offerta, ma sopratutto di pubblicare la grazia nel Bollettino.

18 agosto 1917.

Una famiglia esaudita.

Abbisognavo di una grazia specialissima che per delicatezza della cosa non posso spiegare. Passai giorni di angoscia e di dolore. Raccomandandomi al Venerabile Don Bosco che salvasse la mia famiglia, feci una piccola offerta per le Missioni, e fui esaudita. Bisognosa ancora di un altro favore rendo vivissime grazie al nostro Venerabile, affrettando il giorno in cui sarà innalzato agli onori dell'altare.

Torino, 4 agosto 1917.

P. M. L.

Un mio caro congiunto trionfò della morte, mediante l'intercessione di Don Bosco. Quando mi avvidi del caso disperato, mi rivolsi a Don Bosco con la sua Novena; aggiungendo un Pater, Ave e Gloria per Lui, dicendo con tutta la fiducia: e D. Bosco, fatemi la grazia che vi domando, fate vedere che siete in Cielo, che potete molto presso Gesù e Maria; aggiungete questa gloria al vostro nome, pubblicherò la grazia, manderò un piccolo obolo in segno della mia riconoscenza; fatelo in carità; voglio da voi questa grazia ».

E la grazia fu fatta subito; il male che minacciava la morte al mio caro congiunto scomparve senza bisogno di cure. Siano rese grazie infinite al caro Don Bosco, cui prego continui a proteggerlo dal Cielo, che tanto ne ha bisogno.

Manciano, 15 dicembre 1917.

Una Cooperatrice.

Verso la fine dello scorso agosto il giovanetto Rosetta Giuseppe fu colto da grave malore, che in pochi giorni lo ridusse in condizioni tali di salute, che i suoi di casa temevano di perderlo.

Andai a trovarlo e gli consegnai una reliquia del Ven. don Bosco, consigliandolo di rivolgersi a Lui per ottenere, a sua intercessione, la grazia di guarire, e facendogli promettere nello stesso tempo di far pubblicare la grazia, se l'avesse ottenuta, e di mandare un'offerta per le opere di Don Bosco.

L'ammalato, contento, prese la cara reliquia, la baciò e la mise sotto il guanciale e nello stesso giorno una sorella cominciò la novena ad onore del Venerabile.

Oh! bontà di don Bosco! Egli ottenne dal buon Dio quanto si domandava per mezzo suo. Infatti, prima che la novena finisse, il giovanetto cominciò a migliorare; e dopo pochi giorni potè mangiare e lasciare il letto. Ora sta benissimo, ed ha già ripreso le sue occupazioni.

Riconoscentissimo per la grazia ricevuta, adempie alle promesse fatte, pubblicando la grazia sul Bollettino, e invia L. 2 di offerta.

Villata, 8 ottobre 1917

A. G.

Riconoscenza a Domenico Savio.

Una religiosa ci scrive:

Eravi nel paese di S.... una grande siccità. Noi ne provavamo i terribili effetti. Il pozzo era vuoto e dovevamo recarci lungi da casa in cerca dell'acqua che ci abbisognava. Quanta faticai L'unione fa la forza. Mi faccio aiutare nel pregare Savio Domenico dalla numerosa mia scolaresca, per mettere riparo a tanta siccità. E venne infatti la benefica pioggia, e ci riempì il pozzo e a noi non mancò mai più l'acqua non ostante che, pochi anni dopo, nel paese la pagavano un tanto al recipiente. Noi continuammo a rivolgerci al pio giovinetto ed abbiamo sempre ottenuto l'efficacia della sua protezione. L'acqua non ci mancò più!... Siano rese grazie a Domenico Savio!

Da parecchi giorni io ero fortemente oppressa da un grave ed acutissimo dolore all'apice del polmone sinistro che m'impediva di compiere bene i miei doveri d'insegnante. Vivevo in ansie, temendo di dover lasciare la scuola comunale. Che fare senza dottore? Mi rivolsi unitamente ai miei allievi a Domenico Savio, promettendo di pubblicare la grazia, se mi faceva guarire.

Il caro giovane ascoltò la preghiera, facendomi scomparire il terribile dolore, e potei così con nuova lena soddisfare ai miei doveri! Oh! sia benedetto il celeste consolatore! Possano tutti conoscere l'efficacia di sua potenza e ricorrere a lui nei più difficili momenti della vita!

Un'altra pia persona ci scrive:

Grazie, grazie, o Domenico, Savio dell'insigne favore!

Colpita da terribile male pel quale versava in gravi condizioni, ricorsi a Te, fidente, abbandonandomi al Tuo aiuto. Temendo un'operazione, posi l'immaginetta tua sotto il mio guanciale... la baciavo sovente, ed oh immensa tua bontà! Non solo migliorai in pochi giorni, ma mi trovo ora completamente guarita. Ti siano rese grazie infinite, o caro angelo della gioventù! In attestazione della mia riconoscenza, pubblico la grazia, come feci promessa, se fossi guarita!

Dalle Lettere dei Cooperatori

Il diploma di cooperatore a un avvocato.

(Prov. di Brescia) 18 dicembre 1917.

Rev.mo Rettor Maggiore

della Pia Società Salesiana - Torino

Non trovo parole per ringraziare la S. V. R. per la grande attestazione di stima fornitami coll'iscrivermi cooperatore della benemerita Opera di Don Bosco.

Vorrei ch'Ella vedesse nel mio cuore, in tumulto pel continuo succedersi e cozzarsi di pensieri e belli e amari, di dolci ricordi, di speranze sublimi, di dubbi, di rassicurazioni, di amarezze e di gioie, per comprendere quanto mi fu gradita la comunicazione. della iscrizione a Cooperatore.

Grazie, vivissime grazie; mi sforzerò di fare del mio meglio nelle difficoltà della mia posizione sociale ed economica, per non rendermi immeritevole degli immensi vantaggi morali che mi prodigherà la iscrizione e delle preghiere di tante anime buone.

E mi sentirò così anche più sicuro nella lotta quotidiana che devo sostenere, unito ai cari figli di Don Bosco, pei quali serbo e serberò sempre eterna vivissima riconoscenza per l'immenso bene fattomi coll'impartirmi una sana educazione   

O cari e santi ricordi di collegio ! Oh buoni e santi maestri, che insieme all'amore santo della Patria mi sapeste inspirare il gusto della virtù, l'entusiasmo del bello, lo splendore del vero, voi che riguardaste l'insegnamento non come messe che dovevate raccogliere, ma come seme per l'avvenire; voi, che a differenza di molti demagoghi, consideravate la vostra come una nobilissima missione e non come mezzo per con-, seguire un salario ! Compito sublime, spesso ingrato, che compivate sotto gli occhi di Dio!

E bisognava proprio ch'io entrassi in questa carriera, a contatto continuo con tutte le innumerevoli miserie umane, per comprendere l'immensità della mia fortuna per essere stato educato in una Casa di Don Bosco, ora che constato quanto sia formidabile, impetuosa la corrente che l'onesto deve sostenere in mezzo a tanta perversità, in mezzo al dilagare incessante, vertiginoso del male; in questa società ove l'onestà è calpestata, la virtù è derisa, la giustizia vilipesa; ove la moralità è considerata bigottismo reazionario, la religione un assurdo oscurantista od un gingillo per i gonzi ; ove la piazza ed il demagogismo .,diventano ogni giorno più invadenti; ove la pornografia è confusa coll'arte, l'oscenità è pavoneggiata, il materialismo deizzato; ove dalla scuola al teatro, dal commercio all'industria, dall'arte alla letteratura, dall'officina alla famiglia, è tutto un lubrificante verso l'immoralità!...

Mi voglia perdonare lo sfogo del cuore, il quale sente prepotente il bisogno di purificarsi, di sostenersi, di sempre più corroborarsi. Vicino in ispirito ai miei cari maestri, sorretto dalle preghiere di tanti buoni, io mi sentirò più forte per lottare e resistere sulla breccia del dovere, pel bene della Patria, pel bene dell'umanità!

Mi voglia la S. V. R. benedire insieme alla mia cara famigliuola e parenti combattenti, mentre baciando « la man che il core mi accarezza », coi più distinti ossequi e vivi auguri mi professo

dev.mo ed umil.mo Avvocato G. G.

Dopo un anno di cooperazione.

Compie un anno dacchè avemmo il bene di essere ascritte fra le Cooperatrici Salesiane. Da quel giorno fortunato, furori molteplici e grandi i favori d'ogni specie che ottenemmo mediante l'intercessione di Maria Ausiliatrice; e il Venerabile Don Bosco fu pronto sempre con generosità ad ogni nostro ricorso, per noi, per la famiglia, per la scuola.

Nell'esprimere a Dio la più viva gratitudine in questa prima ricorrenza anniversaria, a noi tanto cara, ripetiamo con slancio il proposito di voler dedicare tutta l'opera nostra sopratutto alla maggior Sua gloria ed al bene delle anime. Aiutate dal Venerabile nostro Protettore, che desideriamo e speriamo d'invocar presto Beato, sopporteremo con gioia le fatiche scolastiche d'ogni giorno, ameremo di tutto cuore gli alunni, specialmente quelli più bisognosi di cure e d'affetto, inducendoli al bene con una vigilanza dolce, costante, paziente. In tal modo, più a fatti che a parole, potremo far conoscere maggiormente il sistema preventivo di Don Bosco, già lodato ed ammirato da grandi scrittori e pedagogisti, e tanto necessario in questi tempi!

Ai sentimenti di riconoscenza ed alle rinnovate promesse uniamo una fervida preghiera al Signore, perchè molte nostre buone colleghe s'iscrivano esse pure fra le Cooperatrici, rendendo così centuplicato il frutto delle loro fatiche. Esse participeranno a tutte le opere di carità che tanti Operai evangelici compiono, in nome di Dio, in lontane regioni, verso tanti fanciulli.

Ci permettiamo poi di porgere i nostri sensi di umile devozione al rev.mo Sig. Rettor Generale, con i voti più fervidi per Lui, affinchè, in quest'anno di caro e duplice cinquantenario, Egli veda appagati i desideri del grande e paterno Suo cuore!

In fine invochiamo le benedizioni di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco sui nostri anni futuri di cooperazione Salesiana, che vogliamo rendere sempre più intensa, a bene delle nostre anime e di quelle a noi affidate.

Torino, 24 marzo 1918.

Tre Insegnanti municipali.

NOTE E CORRISPONDENZE

IMPORTANTE.

Questo numero, anzichè in 24, esce in 32 pagine, ed è bimestrale; comprende i mesi di aprile e maggio.

Richiamiamo l'attenzione dei lettori sull'avviso pubblicato a pag. 64.

Il nuovo Presidente del Matto Grosso Mons. DE AQUINO, Salesiano.

Come abbiamo già annunziato, il Salesiano Mons. Francesco De Aquino Correa, Vescovo Ausiliare dell'Arcivescovo di Cuyabà, e Amministratore Apostolico della diocesi di Corumbà in Brasile, per iniziativa del Capo Supremo della Repubblica Brasiliana, fu eletto Presidente dello Stato del Matto Grosso. Il proporre un giovine Vescovo pel governo civile di uno Stato aveva qualche cosa di nuovo e di straordinario per i tempi che corrono; ed era naturale che ne rimanesse non poco sgomentato colui sul quale cadeva la scelta. Infatti il nostro carissimo Monsignor De Aquino rispose dapprima con un energico rifiuto della carica spinosissima, per quanto onorifica, a cui si voleva innalzarlo; e si arrese alle pressanti insistenze solo quando dovette convincersi che il suo sacrificio era l'unico mezzo di conciliazione fra i vari partiti, e quando si vide spinto ad accettare da chi solo poteva pronunziare l'ultima parola per troncare ogni sua esitazione.

Il giovine Presidente narrò, in un eloquente discorso, la lotta che ebbe luogo tra la coscienza della sua inettezza all'altissima carica, e il sentimento del dovere che gli imponeva di sacrificarsi per il bene dell'amata sua patria. Gli parve che un Vescovo non potesse decorosamente negare al paese nativo l'opera sua, se questa poteva ricondurvi la pace con tutti quei vantaggi che sogliono andarle congiunti. Guardando la croce episcopale che gli pende sul petto, e ricordando la missione che è propria d'un pastore d'anime, Mons. De Aquino esclamava

-- Ad un Vescovo certo non venite a domandare la soluzione dei problemi di ordine amministrativo, economico, finanziario, industriale, o che so io. Ma il problema della pace, sì che può benissimo esser compreso nelle sfere della missione apostolica dei ministri di Colui che venne a dire agli uomini: La Pace sui con voi!

E la speranza della pace, felice conseguenza della conciliazione, gli fece vincere ogni riluttanza e lo animò ad assumersi la responsabilità dell'alta carica, a cui si volle innalzarlo. Che le sue speranze, anche per le preghiere dei nostri Cooperatori, si avverino pienamente.

Il Signore assista il giovane Prelato, e gli doni il conforto di vedere pel bene della sua Patria diletta, coronate di preziosi frutti le sue fatiche.

Un nuovo Vescovo Salesiano.

Il S. Padre, in data 15 febbraio u. s., ha eletto Vescovo di Corumbà il nostro carissimo confratello Don Elvezio Gomes d'Oliveira. Corumbà è diocesi suffraganea di Cuyabà, metropolitana dello Stato di Matto Grosso in Brasile.

Mons. d'Oliveira è brasiliano e conta 42 anni. Fece i suoi primi studi nel Collegio Salesiano di Nictheroy. Ascrittosi alla nostra Pia Società, quel profondo conoscitore dei cuori che era Mons. Lasagna, lo mandò in Italia, perchè vi compisse gli studi e s'imbevesse meglio nello spirito di Don Bosco.

D'indole mite e intraprendente, il nuovo Vescovo farà un gran bene nel campo assegnatogli dalla Provvidenza. Noi ve lo accompagniamo, con i voti più cari e con ferventi preghiere !

Conferenze di propaganda.

A Torino si tennero varie conferenze di propaganda salesiana con proiezioni.

La prima, promossa dal gruppo « Visitatrici degli Ospedali militari di Torino » ebbe luogo il 7 marzo. L'onorò di sua presenza S. A. R. la Duchessa Isabella di Genova colle LL. AA. RR. la Principessa Adelaide e il Principe Eugenio, Duca di Bergamo, suoi augusti figliuoli.

Tra i presenti si notavansi Consoli dell'Argentina, del Brasile, del Chilì, della Colombia, del Venezuela, i Generali Rostagno, comandante il Presidio di Torino, Bellagarde, Carmagnola; - il Ten. Col. Nota ed altri ufficiali; - l'On. Daneo, ex-ministro della Pubblica Istruzione; - il Marchese Ottavio di Revel; - i Conti Pio e Leonzio Balbo di Vinadio, Asquini, D'Agliano, Meana, Ottavio di Groppello, Rossignani; - il Barone Angiulli ; - la Marchesa Pignone del Carretto e la Contessa Margherita Incisa, Dame della Du chessa Isabella; - le Contesse Malingri di Bagnolo, Elena D'Agliano, Belgrano Spinola, Belli di Carpenea, Antonelli, Elena, Maria e Noritta Govone, Maria Luisa Sanminiatelli, Di Monasterolo, Adele Villanova, Teresa di Cossato; - le Baronesse Angiulli, Daviso, Maria Roberti; - le Signore Bondi-Bettazzi, Vivalda, Morino, Coveglia, Occella, Sicco, Zorgniotti, ecc.

Il conferenziere, sacerdote salesiano D. Fasulo, presentato con deferenti parole dal prof. Bettazzi, fece sfilare davanti agli occhi attenti del pubblico, le forme principali dell'attività religiosa e civile spiegata dai Salesiani nelle Americhe : Oratori, Collegi, Scuole professionali, Colonie agricole, Osservatori meteorologici.

La seconda parte della conferenza riguardò l'assistenza agli emigranti. Il conferenziere conchiuse con opportune osservazioni di indole religiosa, e il rev.mo don Albera aggiunse belle e care parole.

La seconda conferenza si tenne nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice la domenica 10 marzo, presenti tutte le alunne dell'Oratorio e molte cooperatrici sul tema la « Madonna di Don Bosco».

La terza ebbe luogo il 21 marzo nel teatrino dell'Oratorio Salesiano, per iniziativa del nobile Comitato delle Dame Patronesse delle opere del Ven. Don Bosco in Torino, sotto l'alto Patronato di S. A. I. R. la Principessa Laetitia di Savoia-Napoleone, Duchessa d'Aosta. Il tema: Le Chiese Salesiane dedicate a Maria Ausiliatrice, fece sfilare dinanzi agli occhi dell'eletto pubblico, in belle proiezioni, tutto lo sviluppo preso dalla divozione a Maria Ausiliatrice.

Le chiese salesiane sono più di 15o, di cui 64 parrocchie; alcune di queste contano circa 100 mila anime. Degni di nota i nuovi Santuari di Buenos Ayres, di San Paolo e Nictheroy nel Brasile, di Montevideo, di Santiago, di Lima, di Caracas, di Messico.

Ottima idea questa di tenere, in preparazione al 9 giugno, opportune conferenze.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

GENOVA. - IL COMITATO DI ORGANIZZAZIONE CIVILE - di cui è Presidente l'ill.mo comm. Broccardi - e che largamente provvede ai bisogni del Convitto Popolare Balilla - sezione maschile - in Via Bottini - e alla sua Succursale; in Via Chiappeto - ha testè stabilito di dare a quest'ultima, anzichè lo scopo di raccogliere bambini malati o affetti da mali contagiosi, quello di educare i bimbi inferiori al settimo anno di età.

Così questi teneri piccini, affidati alle figlie di Maria Ausiliatrice, chiamate dal comm. Acquarone, avranno, in un più adattato orario, in un regime più confacente, in una relazione più famigliare con le buone e zelanti educatrici, tutti quegli elementi di vita materiale e morale, che meglio si convengono alla loro tenera età.

Noi applaudiamo di cuore alla santa iniziativa, certi che. essa, come verrà a raccogliere le simpatie di tutta la cittadinanza, così non mancherà di educare nei teneri cuori dei ricoverati quei primi preziosi germi di virtù che daranno frutti copiosi negli anni futuri. Se prevenire il male tra i giovani è proprio dello spirito di D. Bosco, il prevenire per tempo con amorevoli cure che esso dia loro terribili assalti negli anni venturi, è andare alle sorgenti del sistema educativo del Venerabile, sistema mai bastantemente inculcato.

Vivissimi rallegramenti a chi caldeggiò e traduce in opera la splendida idea. Una nuova schiera di angeli canterà inni a Maria Ausiliatrice nel suo Cinquantenario, e la Madonna largheggerà di grazie con i loro benefattori.

Ci piacerebbe, a comune istruzione, segnalare qualche piccola vittoria ottenuta dal sistema educativo di Don Bosco sui caratteri di cotesti piccini. Vogliano tener conto del desiderio nostro le pie educatrici.

NOTIZIE VARIE

ALESSADRIA EGITTO. - IL GOVERNATORE ALL'ISTITUTO DoN Bosco. - Riferiamo dal « Messaggero Egiziano » del 14 marzo:

Martedì (12 marzo) S. E. Ahmed Midhat Yeghen pascià, governatore di Alessandria, si recava a visitare l'Istituto Don Bosco. Erano a riceverlo il nostro R. Console Generale comm. F. Maissa, il Direttore dell'Istituto, prof. Simonetti, i signori dott. cav. uff. Colloridi bey, comm. dott. Breccia, avv. M. Vella, comm. Degiardé, ing. Hassabo bey, R. Maumary, dott. A. Pace e i professori del Collegio.

Al suo entrare S. E. fu salutata con l'Inno Sultaniale, seguito della Marcia Reale, suonati dalla Banda dell'Istituto. Poi un allievo lesse con bel garbo un breve saluto in italiano, ricordando i favori del Governo egiziano verso l'Istituto, e la simpatia dell'antico Governatore, Ziwer pascià; e pregava Sua Eccellenza di presentare a S. A. il Sultano gli omaggi e i voti di tutti. Un altro allievo lesse quindi una vibrante poesia in arabo, composta per la circostanza da un professore del Collegio.

Il Governatore rispose in lingua francese, scusandosi di non poterlo fare nella « bella lingua italiana ». Si disse felice di trovarsi in mezzo ai giovani che saranno « gli uomini di domani, sui quali riposano le speranze di tutti ». Ringraziò per la cordiale e solenne accoglienza e rivolse un commosso saluto all'Italia, che uscirà dalla prova più gloriosa e più forte.

Aggiunse infine che non avrebbe mancato di presentare al suo amato Sovrano i voti degli allievi dell'Istituto Don Bosco. Lunghi e fragorosi applausi. accompagnarono il Governatore che si recò immediatamente a visitare le scuole di arti e mestieri. Percorrendo successivamente i laboratori dei fa legnami-ebanisti, dei fabbri-meccanici, dei tipografi e legatori, sarti e calzolai, Sua Eccellenza manifestò la sua sorpresa e la sua ammirazione osservando i mobili belli ed eleganti, e si fermò a lungo innanzi all'esposizione dei lavori d'aggiustaggio e di meccanica, degnandosi felicitare vari degli allievi. Ammirò inoltre la nitidezza ed eleganza dei lavori tipografici e di rilegatura, esprimendo a più riprese la sua soddisfazione. Quindi il Governatore si recò nel corpo principale dell'Istituto visitando le singole classi e i vasti dormitori, interessandosi minutamente di tutto. Nel lasciare l'Istituto Sua Eccellenza espresse con gentili parole la sua piena soddisfazione al signor Console Generale e al Direttore del Collegio per l'accoglienza ricevuta e per l'organizzazione dell'Istituto. Particolarmente trovò praticissima la distribuzione dell'orario e del programma degli studi. Si congratulò anche del bel contegno e della disciplina degli allievi, aggiungendo che avrebbe conservato della sua prima visita una impressione graditissima.

BRASILE. - IL NUNZIO APOSTOLICO E LA MISSIONE DEL Rio NEGRO. - Avendo il Prefetto Apostolico don Lorenzo Giordano inviato la relazione, da noi pubblicata nei mesi scorsi, al Nunzio Apostolico del Brasile, Mons. Angelo G. Scapardini, ne ebbe questa risposta.

Ill.mo e Rev.mo Signore,

Ho letto con soavissimo interesse la lettera del 18 giugno scorso nella quale V. S. Ill.ma e Rev.ma mi dà alcuni consolanti ragguagli sulla Missione alla sua cura affidata.

Nulla è più caro caro al cuore del S. Padre quanto l'opera evangelica che la Santa Sede ha specialmente promossa ed incoraggiata in celeste regioni fra gli indigeni abbandonati, o vittime delle sevizie di inumani trafficanti.

Sarà perciò oggetto speciale del mio ministero in questa Republica favorire con tutti i mezzi possibili il progressivo sviluppo della Prefettura Apostolica di Rio Negro iniziata con sì felici auspici.

Intanto con i migliori voti di ogni prosperità benedico di tutto cuore V. S. e i suoi benemeriti cooperatori, e mi raffermo colla maggior stima,

di V. S. Ill.ma e Rev.ma

dev.mo Servo in G. C. ANGELO G. SCAPARDINI Arc. di D. Nunzio.

NECROLOGIO

L'Em.mo Card. Serafini.

Una prece per l'Em.mo Card. Serafini, morto santamente il 6 marzo u. s.. Cooperatore Salesiano, amò di cordiale affetto le Opere di Don Bosco. Era Prefetto della S. Congregazione di Propaganda.

All'intera Congregazione Benedettina Cassinese della Primitiva Osservanza, cui apparteneva l'illustre Porporato, l'espressione di fraterno rimpianto per la gravissima perdita.

Cav. Uff. Giuseppe Pittatore.

Oriundo di Possano e nato a Casalmonferrato nel 1853, morì a Genova, dove fu per lunghi anni, prima giudice di Tribunale, poi Consigliere d'Appello.

Da giovanetto, per volere espresso della mamma, avvicinò molte volte il Ven. Don Bosco, che l'educò alla professione franca e convinta della Religione. Di una rara bontà d'animo, trovò le più care soddisfazioni nel far del bene agli umili e ai bisognosi. Còlto giurista e magistrato integerrimo, godeva la stima generale. Era decorato della croce di S. Gregorio Magno, e fu cavaliere di Cappa e Spada dei Sommi Pontefici Pio IX e Leone XIII.

Spirò improvvisamente la notte del 16 marzo. Alla desolata famiglia, che andrà sempre gloriosa della sua memoria, le più vive condoglianze e la promessa di affettuosi suffragi.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Almerici Mario Lodovico - Cesena.

Amerio Pietro di Luigi - Costigliole d'Asti. Ardissone Andrea - Torino.

Beigrano C. Lodovico di Famolasco - Torino. Bellocchio Maria - Bobbio.

Bianchi Belforti Maria -- Lugagnano Val d'Arda. Bonzano Maria - Martinengo.

Brezza D. Antonino, Pievano S. Gregorio - Cherasco. Brusegnini Caterina V. Dioli - Caspoggio. Calò Carducci Maria V. Guarnieri - Napoli. Capitani Cav. Alcibiade - Roma. Cerino Zegna Ritt. Roncati Emma - Torino. Cervini Amedeo - S. Bartolomeo Valmara.

Corbari D. Alessandro, Parroco di Buzzoletto - Viadana. Corti Erminia - Carugo.

Cosi Giovanni di Antonio - Bagolino. Costella Costante - Bardi. Della Valle Giuseppe - Breganze.

Del Molino Antonio di Pietro - Villa di Chiavenna. Donati Bacchialoni Anna Maria - Barolo. Ferraro Giov. Evang. - Asti.

Fornara D. Francesco, Prevosto - S. Raffaele a Cimena. Fratti D. Alessandro, Arcip. Roncadello d'Adda - Dovera. Fumagalli Tranquilla - Pedrengo. Gangemi Avv. Filippo - Naso. Garbagni Dott. Emanuele - Torino. Gentile Costante - Bagno di Romagna. Giordani Antonino Caterina - Druogno. Ghersi Adele V. Formica - Torino. Gnavi D. Francesco - Caluso.

Granero C. D. Gioffredo, Parroco della Cattedrale,- Pinerolo. Gralo GIovanna - Breganze.

Lazzareschi S. E. Mons. Luigi, Arciv. Tit. di Iconio - Roma. Maffei D. Virginio, Prevosto - Cerrione. Maineri Paolo, Geometra - Ovada. Mandelli D. Cesare - Milano.

Martinolo Carolina - Torino. Monasterolo Erminia - Virle Piemonte. Monteverde Sen. Comm. Prof. Giulio - Roma. Pallanca Reparata - Bordighera. Plebani Francesco - Adro. Pomponi Angelo - Civita Lavinia. Pratofiorito Elena - Troina Ragazzoni Maria - Casale Monferrato. Raimondo Samuele - Busto Garolfo. Righini Cav. Carlo - Torino. Riva Isaia. - Seregno. Romano D. Celestino Prevosto - Montanaro. Roncati Stefani Flora - Torino. Rossi Zita - Tonno.

Scaglietta Francesca - Alessandria. Prof Comm. Scalabrini - Roma.

Talice Reggio Franceschina - Ricaldone.

Tedeschini d'Annibale Dott. Cav. Severino - Roma. Uggetti Santina - Cremona.