BS 1910s|1914|Bollettino Salesiano Maggio 1914

ANNO XXXVIII - N. 5   PERIODICO MENSILE   I MAGGIO 1914

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La benedizione del S. Padre .   . 129 La festa di Maria Ausiliatrice: Il 24 maggio 1814 a Roma: l'inno « Saepe dum Christi »   130

Solenne Commemorazione di Domenico Savio all'Oratorio di Torino: IL Discorso DI MoNs. RADINI-TEDESCHI    134

Tesoro spirituale    143 Il Successore di Don Bosco in Sicilia . 144 DALLE MISSIONI: Rep. Argentina: I bisogni spirituali e le ricchezze materiali della Patagonia

Matto Grosso (Brasile): Consolantissima notizia . 148

IL CULTo Di MARIA SS. AUSILIATRICE: Avvisi e raccomandazioni - Due nuove chiese - Grazie e graziati   .

NOTE E CORRISPONDENZE: Un nuovo Vescovo Salesiano - VII Congresso Internazionale dei cooperatori - Il Pellegrinaggio nazionale spagnuolo a Torino- Un nuovo tempio alla S. Famiglia in Ancona - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i figli del popolo - Notizie varie

Necrologio e Cooperatori defunti    158

La Benedizione del S. Padre

La mattina del 6 aprile u. s. il rev.mo sig. Don Albera, di ritorno dalla visita alte Case Salesiane di Sicilia, aveva l'onore di essere ricevuto in privata udienza dal Santo Padre.

Il venerando Pontefice (che Iddio conservi ancor lunghi anni al bene della Chiesa Universale!) fece la più affettuosa accoglienza al nostro Rettor Maggiore. Dopo aver gradito gli omaggi filiali della Famiglia Salesiana, ebbe le più care espressioni di ammirazione e di encomio per Don Bosco, per Don Rua e per l'angelico giovane Savio Domenico, del quale espresse il desiderio di veder sollecitamente ultimata la Causa di beatificazione. „Il Signore - disse - non mancherà di glorificare presto Don Bosco.... Ma anche Don Rua fu un uomo di grande virtù !.... E sono pur contento che sia presto glorificato il vostro Domenico Savio, perchè i giovanetti abbiano un modello proprio adatto alla loro età."

Richiesto di un pensiero da raccomandare agli alunni delle nostre case: „Dite -- esclamò - che vivano sempre alla presenza di Dio!" Lo stesso pensiero che il Santo Padre Pio IX dava a Don Bosco la prima volta che questi si recò a Roma.

In fine Sua Santità imparti di gran cuore una speciale Benedizione Apostolica ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai loro alunni e a tutti i nostri benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici.

La Festa di Maria Ausiliatrice

IL Venerabile nostro padre Don Bosco, cui il Signore volle commesso il mandato di spiegare e diffondere in mezzo al popolo cristiano la divozione a Maria SS.ma Ausiliatrice, nel 1868 a meglio disporre gli animi dei suoi alunni e de' fedeli alla consacrazione del Santuario di Valdocco, pubblicava un libretto intitolato: Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. In esso dopo aver detto come Maria SS.ma sia stata nell'Antico Testamento « riconosciuta con simboli aiuto del genere umano », « dimostrata aiuto dei Cristiani dall'Arcangelo Gabriele nell'atto di annunziarla madre di Dio», ed « eletta aiuto dei Cristiani sul monte Calvario da Gesù moribondo », dopo di aver esposte le prove principali che si hanno nella Storia Ecclesiastica a sostegno di questo ufficio della Vergine, così compendia il già detto e scende a parlare dell'istituzione di un'apposita festa in onore di Maria Ausiliatrice.

Maria « nei libri santi è simboleggiata nell'arca di Noè, che salva dall'universale diluvio i seguaci del vero Dio; nella scala di Giacobbe che si solleva fino al cielo; nel roveto ardente di Mosè; nell'arca dell'alleanza; nella torre di Davide che difende da ogni assalto; nella rosa di Gerico; nella fontana sigillata; nell'orto ben coltivato e custodito di Salomone; è figurata in un acquedotto di benedizioni: nel vello di Gedeone. Altrove è chiamata stella di Giacobbe, bella come la luna, eletta come il sole, iride di pace; pupilla dell'occhio di Dio; aurora portatrice di consolazioni, Vergine e Madre e Genitrice del suo Signore. Questi simboli ed espressioni che la Chiesa applica a Maria, fanno manifesti i disegni provvidenziali di Dio che voleva farcela conoscere prima della sua nascita come la primogenita fra tutte le creature, la più eccellente protettrice, aiuto e sostegno del genere umano.

» Nel Nuovo Testamento poi cessano le figure e le espressioni simboliche; tutto è realtà ed avveramento del passato. Maria è salutata dall'Arcangelo Gabriele che la chiama piena di grazia; rimira Iddio la grande umiltà di Maria e la solleva alla dignità di Madre del Verbo Eterno... E il Verbo Eterno, fatto carne, sottomettesi in tutto all'ubbidienza dell'augusta sua Genitrice. A richiesta di lei, Gesù opera uno dei suoi miracoli in Cana di Galilea; e sul Calvario è costituita di fatto Madre comune dei Cristiani. Gli Apostoli se la fanno guida e maestra di virtù; con Lei si raccolgono a pregare nel cenacolo; con Lei attendono all'orazione e in fine ricevono lo Spirito Santo. Agli Apostoli Ella dirige le sue ultime parole e se ne vola gloriosa al cielo ».

Ed Ella « dall'altissimo suo seggio di gloria va dicendo: - Ego in altissimis habito, ut ditem diligentes me et thesauros eorum repleam Io abito il più alto trono di gloria per arricchire di benedizioni quelli che mi amano e per riempiere i loro tesori di celesti favori. - Onde dalla sua Assunzione al cielo cominciò il costante e non mai interotto concorso dei cristiani a Maria, nè mai si udì, dice S. S. Bernardo, che alcuno abbia con fiducia fatto ricorso a lei e non sia stato esaudito.

» Di qui si ha la ragione per cui ogni secolo, ogni anno, ogni giorno, e possiamo dire ogni momento è segnalato nella storia da qualche gran favore concesso a chi con fede l'ha invocata. Di qui pure si ha la ragione, per cui ogni regno, ogni città, ogni paese, ogni famiglia, ha una chiesa, una cappella un altare, un'immagine, un dipinto o qualche segno che ricorda una grazia concessa a chi fece a lei ricorso nella necessità della vita. I fatti gloriosi contro i Nestoriani e contro gli Albigesi; le parole dette da Maria a S. Domenico allora che gli raccomandava la predicazione del Rosario che la stessa Ver gine nominò magnum in Ecclesia Praesidium; la vittoria di Lepanto, di Vienna, di Buda, la confraternita di Monaco e molte altre erette in paesi della cristianità, fanno abbastanza conoscere quanto sia antica e diffusa la divozione a Maria Ausiliatrice, quanto questo titolo tornò a lei gradito e quanto vantaggio arrechi ai popoli cristiani...

» Questi fatti cotanto gloriosi alla Santa Vergine, facevano desiderare l'intervento espresso della Chiesa a dare il limite e il modo con cui Maria potesse invocarsi col titolo di aiuto dei Cristiani, e la Chiesa era già in certo modo intervenuta coll'approvazione delle Confraternite, delle preghiere, e di molte pratiche di pietà, cui sono annesse le sante indulgenze e che per tutto il mondo proclamano Maria Auxilium Christianorum.

» Una cosa mancava ancora ed era un giorno dell'anno stabilito per onorare il titolo di Maria Ausiliatrice, che è quanto dire, una festa con rito, Messa, Officio dalla Chiesa approvato, e si fissasse il giorno di tale solennità. Affinchè i Pontefici si determinassero, ci voleva qualche fatto straordinario che non tardò molto...

» Il modo maraviglioso con cui Pio VII fu liberato dalla sua prigionia è il grande avvenimento che ha dato occasione alla istituzione della festa di Maria, Aiuto dei cristiani.

» L'imperatore Napoleone I aveva già in più guise oppresso il Sommo Pontefice, spogliandolo dei suoi beni, disperdendo Cardinali, Vescovi, preti, e frati, privandoli parimenti dei loro beni. Dopo ciò Napoleone chiedeva al Papa cose che egli non poteva concedere. Al rifiuto di Pio VII l'imperatore rispose colla violenza e col sacrilegio. Il Papa venne arrestato nel proprio palazzo e col Card. Pacca, suo segretario, tradotto in viaggio forzato a Savona, e il perseguitato ma sempre glorioso Pontefice, passò oltre a cinque anni in severa prigionia. Ma siccome dove c'è il Papa, là vi è il Capo della religione e quindi il concorso di tutti i veri cattolici, così Savona divenne in certo modo un'altra Roma. Tante dimostrazioni di affetto mossero ad invidia l'Imperatore, che perciò comandò che il Sommo Pontefice fosse traslocato a Fontainebleau, che è un castello non molto distante da Parigi.

» Mentre il Capo della Chiesa gemeva prigioniero separato dai suoi consiglieri ed amici, ai cristiani più non rimaneva che imitare i fedeli della Chiesa primitiva, quando San Pietro era in prigione: pregare. Pregava il venerando Pontefice e con lui pregavano tutti i Cattolici implorando l'aiuto di Colei che è detta: Magnum in Ecclesia Praesidium : grande Presidio della Chiesa. Si crede comunemente che il Pontefice abbia promesso alla Santa Vergine di instituire una festa per onorare l'augusto titolo di Maria Aiuto dei Cristiani, qualora egli avesse potuto ritornare a Roma sul Trono Pontificio.

» Intanto tutto sorrideva al terribile conquistatore. Dopo aver fatto risuonare il temuto suo nome in tutta la terra camminando di vittoria in vittoria, aveva portate le sue armi nelle regioni più fredde della Russia, credendo trovare colà nuovi trionfi; ma la divina Provvidenza invece gli aveva preparato disastri e sconfitte. Maria, mossa a pietà dai gemiti del Vicario di Gesù Cristo e dalle preghiere dei suoi figliuoli, cangiò in un momento le sorti di Europa e di tutto il mondo ».

Napoleone fu sconfitto e « allora la giustizia potè di nuovo fare il suo corso, il Pontefice venne tosto messo in libertà; Roma l'accolse col massimo entusiasmo, e il Capo della Cristianità, fatto libero e indipendente, potè ripigliare l'amministrazione della Chiesa universale.

» Fattosi così libero, Pio VII volle tosto dare un pubblico segno di gratitudine alla Beata Vergine, dalla cui intercessione tutto il mondo riconosceva l'inaspettata sua libertà. Accompagnato da alcuni Cardinali andò a Savona, dove incoronò la prodigiosa Immagine, detta della Misericordia

» Ritornato di poi a Roma volle compiere la seconda parte della sua promessa, instituendo nella Chiesa una festa speciale che attestasse alla posterità quel grande prodigio.

» Considerando egli adunque come in ogni tempo la Santa Vergine fu sempre proclamata aiuto dei Cristiani, appoggiato a quanto S. Pio V aveva fatto dopo la vittoria di Lepanto... Pio VII, per render perpetua la memoria della prodigiosa sua liberazione, dei Cardinali, dei Vescovi e della libertà ridonata alla Chiesa, e perchè ne esistesse perpetuo monumento fra tutti i popoli Cristiani, istituì la festa di Maria, Auxilium Christianorum, da celebrarsi ogni anno al 24 maggio. Fu scelto quel giorno perchè appunto in esso l'anno 1814 egli era stato fatto libero e potè ritornare a Roma fra i più vivi applausi dei Romani ».

Il 24 maggio di quest'anno son dunque cent'anni dal ritorno di Pio VII a Roma: e quel giorno segna il principio dei Festeggiamenti Centenari per l'istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice.

Nei prossimi numeri noi diremo ancora di questa amorosissima Madre: ricorderemo soprattutto, e con filiale esultanza, le strette attinenze che passarono fra lei e il Ven. Don Bosco e spiegheremo, qual sia e quale debba essere, secondo Don Bosco, la pratica della divozione a Maria Ausiliatrice.

Questa volta ci basta rilevare la speciale importanza che riveste l'imminente festa di Maria SS. Ausiliatrice, col voto che l'eco gioconda delle solennità che si svolgeranno nel Santuario di Valdocco si diffonda largamente in tutte le nostre chiese e ovunque è un nucleo di ferventi Cooperatori.

Nelle prossime feste titolari, insieme con S. E. Rev.ma Mons. Giosuè Cattarossi, Vescovo di Albenga, e S. E. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, renderà più solenni le sacre funzioni nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino e dirà le glorie della Vergine Benedetta Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano. - (Ved. a pag. 154 il programma dei festeggiamenti).

Il 24 maggio 1814 a Roma.

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Ad illustrare la data centenaria che si compie il 24 corrente spigogliamo, dalla minuta e diligente descrizione che ne fa il MoRoNi, alcuni particolari sul trionfale ritorno di Pio VII a Roma.

IL 24 maggio 1814 sarà sempre, massime per Roma, giorno memorabile e glorioso, pel trionfale solennissimo ritorno di Pio VII, dopo cinque anni di deportazione.

L'entusiasmo dei romani giunse ad un punto non facile a descriversi. Roma si vide popolata degli abitanti de' luoghi circostanti e di altri paesi, e presento una spettacolo da non potersi immaginare da chi non lo vide.

Dal Ponte Molle alla Porta del Popolo e nelle vie interne della città che il Papa doveva percorrere, si eressero archi di trionfo, anfiteatri, colonnati, gradinate, tappezzerie, addobbi, festoni, con verzure, fiori ed ornamenti d'ogni genere. Le gradinate principiarono dal detto Ponte fino alla porta del Popolo, e da questa fino al Vaticano ed al Quirinale, estensione assai grande ma ristretta al desiderio del numero prodigioso di quelli, che ardenti e col cuore intenerito e gli occhi umidi di lacrime, concorsero a festeggiare il passaggio dell'immortale Pontefice.

Il popolo incominciò a prendere posto fin dal mattino per le strade e pei palchi; e le finestre e le loggie e persino i tetti delle abitazioni furono pieni zeppi di spettatori.

Dal punto detto di Papa Giulio III, sino alla porta della città, abbellirono la strada due lunghe ali d'archi di mortella.

La Porta del Popolo venne ornata con grandioso stemma del Pontefice ed iscrizione, e poichè tutto in quel giorno esser doveva simmetria, magnificenza e grandezza, rincontro alla Chiesa di Santa Maria del Popolo s'innalzò consimile facciata. Dai lati di queste due facciate progrediva per ambe le parti un colonnato, il quale terminava sull'imboccatura di due strade laterali che conducevano a Ripetta, ed alla Piazza di Spagna.

Le truppe civica e pontificia, la guardia svizzera, la cavalleria austriaca, la fanteria e la cavalleria napoletana nel recarsi ciascuna ai luoghi loro destinati, accrebbero lo spettacolo che tutti sorprese e sbalordì.

Inoltre, per tutto il percorso, erano state disposte numerose bande musicali, che a vicenda facevano eccheggiare i marziali strumentii ed i loro strepitosi concerti.

Monsignor Rivarola per comodo dei Sovrani, allora residenti in Roma, fece erigere manifici palchi sulla piazza del Popolo ed altri simili ne fece erigere nella chiesa di San Pietro Monsignor Varo, maggiordomo. I Sovrani furono Carlo IV, re di Spagna, la regina sua moglie e gl'infanti figli ; il re di Sardegna Carlo Emanuele IV: la regina d'Etruria, Maria Luigia coi reali figli ; e la duchessa di Chablais. Questi sovrani si recarono a fare omaggio al Santo Padre, quando prese breve riposo alla Giustiniana, a circa sette miglia fuori della Porta del Popolo, tranne il re di Sardegna che si trovò sulla porta della Basilica Vaticana, quando vi giunse il Papa, e gli baciò devotamente i piedi.

Risalito Pio VII in carrozza proseguì il suo viaggio fino al ponte Molle, e poi fermò in un villino, ove trovò il corteggio che doveva accompagnarlo nel solenne ingresso. In quel momento sulla torre del ponte Molle fu inalberato la stemma pontificio ed un colpo di cannone di Castel Saut'Angelo lo salutò. Questo segnale sparse nell'animo di tutti gioia incessante.

Apriva il corteo il Crocifero a cavallo colla croce inalberata, circondato dalla Guardia Svizzera nella sua antica uniforme.

Tutta la strada percorsa dal Santo Padre eccheggiò continuamente di plausi, di evviva, di spontanee espressioni di tenerezza, di venerazione e d'amore. Il Papa, commosso dallo spettacolo, a tutti faceva viso ilare e ripeteva affettuose benedizioni ; tutto essendo religioso entusiasmo ed allegrezza indescrivibile.

Il dottore Giacomo Bresca, della famiglia che già da Sisto V forniva di palme il Palazzo Apostolico, avendo ogni anno presentato a Pio VII, nella sua dimora a Savona, una bellissima palma lavorata a San Remo, fatta raccolta delle più belle palme si recò a Roma per offrirle al Pontefice nel suo ingresso trionfale. A ciò dispose un coro di fanciulli e fanciulle con palme in mano, cioè ventidue orfanelli vestiti di bianco con cotta e berretta, e quarantacinque verginelle, del

Conservatorio di Ripetta in parte, altre di oneste famiglie romane, tutte con panieri di verzura e freschi fiori, e li fece schierare in buon ordine sulle due ali della strada. Allorché la carrozza del Papa si approssimò , le fanciulle cominciarono a spargere fiori, e gli orfanelli circordando la carrozza offrirono a Pio VII le palale. La novità dello spettacolo destò generale commozione, ed il popolo divise alcune di quelle palme, e sull'istante ne ornò i capelli ed il petto: ed anche il Pontefice ne fece collocare due ai lati della carrozza.

Alla porta del Popolo il Senato Romano attendeva il Supremo Gerarca, cui il marchese Rinaldo dal Bufalo della Valle, come Primo Conservatore diresse un fervente saluto.

Anche tutto il Clero di Roma, colle insegne delle Basiliche, si portò sulla Piazza del Popolo ad incontrare il Sommo Pontefice, e lo precedette processionalmente innanzi alla Croce papale.

Dopo aver percorso il nobilissimo treno con pompa trionfale tutta la via del Corso, voltò a piazza Venezia, e per la strada papale giunse alla Basilica Vaticana.

Il Capitolo di questa, appena intese che le artiglierie di Castel S. Angelo annunziavano l'ingresso alla porta del Popolo del Sommo Pontefice, processionalmente partì dalla Basilica, e procedendo per la strada papale, passata la Chiesa Nuova, ebbe la consolazione d'incontrarlo, e fattigli i suoi omaggi prese luogo nella processione e con esso procedette a San Pietro.

Qui il Papa fu ricevuto dal Sacro Collegio, dalla prelatura ed altri personaggi ; e fatte le consuete orazioni nella Basilica, dopo aver ricevuto la benedizione col SS. Sacramento, per la via papale e col medesimo accompagnamento si recò al Palazzo Quirinale, ove ritrovarousi di nuovo, il Sacro Collegio, il Senato Romano ed i Ministri esteri, oltre la Prelatura, e dalla gran loggia benedisse l'immenso e festevole popolo. Intanto essendo l'ora tarda, si vide la città illuminata sfarzosamente a giorno, il che venne ripetuto per altre due sere, con ornati in differenti foglie, parature, festoni, ghirlande di fiori, pitture trasparenti, fiaccole, torcie...

L'INNO „SAEPE Dum CHRISTI"

É l'inno dei primi vespri della festa di Maria SS. Ausiliatrice. Esso celebra e commenta il trionfale ritorno di Pio VII a Roma e poichè, dopo la riferita descrizione, viene mirabilmente ad assumere una chiarezza ed un'efficacia vivissima, non sappiamo negarlo ai lettori, tradotto in lingua italiana, perchè possano meglio gustarlo in tutta la sua bellezza.

Spesse volte, allorchè il popolo cristiano era stretto dalle armi spietate di nemico terribile, pietosa venne a lui in aiuto la Vergine, scesa repente dalle serenità dei cieli.

Così dicono gli antichi monumenti dei nostri antenati; così con ricche spoglie attestano i templi; così le feste solenni, ripetute per sacra promessa ogni anno.

Ora ne sia lecito render grazie a Maria colle note festive di un cantico novello per i nuovi favori, fra il plauso eccheggiante di Roma e del mondo!

O giorno avventurato, fra i festivi memorando, in cui la Sede di Pietro, dopo cinque anni di angoscia, accolse di ritorno, per beata ventura, il Maestro della Fede !

Illibate donzelle, ingenui fanciulli, il Clero esultante e il popolo, gareggino con cuor grato nel celebrare il gran favore concesso dalla Regina del cielo !

O Vergine delle Vergini, benedetta Madre di Gesù, accresci questa grazia insigne :fa', te ne preghiamo, che il Pastore pio possa guidare il Gregge ai pascoli dell'eterna salvezza.

O Trinità, degna del sommo onore, che possiamo venerarti negli anni eterni! clic ogni mente ti renda l'ossequio della fede ed ogni lingua quello degli inni armoniosi! Amen.

Solenne Commemorazione di Domenico Savio ALL'ORATORIO DI TORINO

IL DISCORSO DI MONS. RADINI-TEDESCHi

LA porpora cardinalizia ed il manto principesco si son riuniti fra l'applauso di una folla esultante per tributare l'omaggio dell'ammirazione a Domenico Savio, l'umile allievo di Don Bosco, che nella sua breve esistenza non ebbe tempo a compiere quelle grandi imprese che abbagliano gli occhi degli uomini, ma che pure riuscì, con la perfezione dello spirito, colla rigorosa osservanza del dovere, col prodigioso intuito di ciò che è lo scopo ultimo della vita, a raggiungere quello splendore di gloria vera, imperitura, che è l'aureola dei santi.

» Così ancora una volta è stato dimostrato come dalla modesta viola emani olezzo squisito che annunzia l'esistenza del gentile fior nascosto e come la virtù d'un'anima semplice, che specchiandosi fedelmente in Dio segue senza ostentazione il suo dovere in tutti i suoi atti, basti da sola a pareggiare dinanzi agli uomini i meriti degli autori d'imprese smaglianti ed a superarli anche agli occhi di Dio.

» Il grandioso teatro dell'Oratorio, decorato con sobria eleganza a panneggiamenti biancoazzurri costellati di gigli, presentava un magnifico colpo d'occhio, animato nelle tre capaci gallerie ad anfiteatro da una moltitudine di testine irrequiete e garrule, mentre in platea affluivano le schiere degli invitati ».

Così il Momento del 17 aprile esordiva il resoconto della solennissima Commemorazione di Domenico Savio, tenutasi a Valdocco il giorno innanzi.

Sul palco avevano preso posto la banda dell'Oratorio e la Schola Cantorum dirette dal maestro cav. Dogliani. A destra del proscenio fra un cortorno di sempreverdi campeggiava la figura di Savio Domenico, dipinta dal prof. Lorenzo Kirmayer.

Alle ore 15,20, quando tutta la sala presentava già un magnifico colpo d'occhio, arrivò in automobile S. Eminenza il Card. Richelmy, e alle 15,30 le note della marcia reale annunziavano l'arrivo delle loro Altezze Reali il Duca e la Duchessa di Genova, e la Principessa Bona e il Principe Adalberto, augusti loro figli, giunti appositamente in automobile dal loro castello di Agliè.

All'ingresso del teatro tanto il Cardinale che i Principi furono ricevuti ed ossequiati dal Rettor maggiore D. Albera e dal Prefetto generale D. Rinaldi, dal barone senatore Manno, dal rev. D. Trione, dal conte Prospero Balbo, dal conte Carlo Olivieri, dai Consiglieri comunali cav. prof. Piero Gribaudi e avv. Saverio Fino, dal cav. Francesco Balbo e dal nob. Carlo Richelmy.

Nei seggi d'onore presero posto S. A. R. la Principessa Isabella, Duchessa di Genova; alla sua destra Sua Eminenza Rev.ma il Cardinal Richelmy Arcivescovo; alla sua sinistra Sua A. R. il Principe Tommaso e le LL. AA. RR. i Principi Bona e Adalberto; e a destra dell'Em.mo Arcivescovo, le LL. EE. RR.me Mons. Giacomo Maria dei Conti Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, Mons. Ressia, vescovo di Mondovì, Mons. Spandre, vescovo di Asti ; e a lato dei Principi il loro nobile seguito.

Presso il ritratto di Domenico Savio erano la sorella dell'angelico giovine, Rosa, con una cugina ed altri parenti e vari condiscepoli del Savio, tra cui ricordiamo il dott. D. Cerruti, direttore generale degli studi della nostra Pia Società, il can. Ballesio prevosto di Moncalieri, il can. Giuganino, il teol Piano curato della Gran Madre di Dio, il cav. Conti.

In posti speciali era anche la rappresentanza di Riva di Chieri, patria di Domenico, nelle persone del Parroco e di vari Assessori e Consiglieri Comunali con un gruppo di allievi dell'Oratorio festivo; la rappresentanza di Mondonio, ove il Savio morì e fu sepolto, composta dal Sindaco, dal Prevosto e di vari giovani.

Dietro poi i Principi ed i Prelati, avevano preso posto tutti i componenti il Consiglio Superiore della nostra Pia Società, le rappresentanze del rev.mo Capitolo Metropolitano di Torino e del rev.mo Capitolo della Cattedrale di Asti, il Tribunale Ecclesiastico del Processo Ordinario per la Causa del Savio, i Comitati esecutivi e promotore del monumento a Don Bosco e delle feste centenarie di Maria Ausiliatrice, le Dame Patronesse delle Opere di D. Bosco, il Consiglio direttivo della Federazione Internazionale degli ex-allievi salesiani e molte altre spiccate personalità e rappresentanze, come il Vicario generale di Casale in rappresentanza del Vescovo, mons. Cumino presidente del Collegio dei parroci di Torino, Mons. Muriana, il teol. Roberto Gallea presidente dell'Associazione del Clero di Torino, il prof. cav. Ferrua presidente dell'Unione Pro Schola libera, l'ing. Rodolfo Sella per la Federazione Agricola, il Ten. Gen. Samminiatelli, il prevosto di Somma Lombarda D. Angelo Rigoli per gli exallievi della Lombardia, i rappresentanti dei PP. Gesuiti, dei Francescani, dei Barnabiti, dei Fratelli delle Scuole Cristiane e di altri Istituti religiosi, maschili e femminili, comprese le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nelle gallerie superiori del teatro stavan pigiati, insieme con tutti gli alunni studenti ed artigiani dell'Oratorio di Valdocco, quelli delle Scuole Professionali Don Bosco del Martinetto, i Chierici del Seminario delle Missioni Estere di Valsalice, e gruppi di allievi del Seminario Arcivescovile, del Convitto della Consolata, dell'Istituto Sociale, del Collegio San Giuseppe, dell'Istituto del Comitato di difesa dei fanciulli, della Casa Benefica, dell'Istituto Prinotti, del Collegio degli Artigianelli, e dei Circoli XV Maggio, Michele Rua, Giovanni Bosco, Martinetto, Auxilium, ecc.

Non dobbiamo tacere le rappresentanze dei Superiori ed alunni di molte nostre Case ed Oratori vicini, e precisamente del Collegio di S. Giovanni Evangelista di Torino, Castelnuovo d'Asti, S. Benigno, Foglizzo, Ivrea, Fossano, Alessandria, Penango, Biella, Borgomanero, Borgo S. Martino, Casale, Castelnuovo, Chieri, Cavaglià, Cuorgnè, Lanzo, Lombriasco, Novara, Vercelli, Perosa, Oulx e Trino.

Peccato che non vi sia un momento per adunare insieme tutti questi cari giovani e presentarli collettivamente al sig. Don Albera e agli altri Superiori e ai loro compagni dell'Oratorio, bramosi di dir loro il grazie più sentito per averli così spontaneamente onorati nell'accorrere all'invocato trionfo di un loro condiscepolo !

Terminati gli applausi coi quali era stato salutato l'arrivo del Cardinale, dei Principi e dei Vescovi, accolto da un generale reverente consenso di simpatia, sale alla tribuna il venerando Successore di Don Bosco.

Don Albera, presentando l'Oratore, dice di non saperlo fare in miglior modo, che ricordando ai presenti la profonda impressione da lui provata quando, il 6 aprile u. s., trovandosi alla presenza del Santo Padre, apprendeva dalle labbra auguste di Lui in qual concetto egli tenesse il pio allievo di Don Bosco. Ha quindi una parola di riverente ossequio agli augusti Principi presenti, all'Em.mo Cardinale, agli Ecc.mi Vescovi, alle autorità e signori che accolsero il suo invito a partecipare alla intima festa della Famiglia Salesiana.

Sceso Don Albera, sale sul palco Sua Ecc. Rev.ma Mons. Radini-Tedeschi, accolto a sua volta da una entusiastica generale ovazione, ed inizia il suo smagliante discorso commemorativo tenendo per oltre un'ora affascinata l'attenzione dell'immenso uditorio. Eccolo testualmente nella sua quasi interezza, quale ci è concessa dallo spazio.

IL DISCORSO.

„ Perchè commemorare il giovanetto Domenico Savio? "

... Un semplice sguardo a questa vita di un fiore, che al mattino spunta ed a sera avvizzisce subito, a questo baleno di luce divina, che appare appena e dileguasi ratto, a questo angelo in carne, rapito subito appena apparso quaggiù, questo sguardo di un istante mi basta, per dire, per rispondere, che Domenico Savio vale ben più di un discorso, più che un libro, più che un poema, assai più che una commemorazione, per quanto solenne, magnifica, imponente davvero. Che cosa vale, dunque, Domenico Savio, o Signori?

Se mi permettete, a questa domanda risponderò o almeno tenterò di dare una risposta. Segnerò soltanto poche tracce, alcune linee larghissime di un quadro, il cui soggetto fu, al dire di Don Bosco, notoriamente maraviglioso. Sbozzerò il marmo per un monumento, che, per mia colpa sarà piccolo, ma dovrebbe riuscire grande e magnifico per il merito del Savio. A voi, Eminenza, nella vostra allocuzione; a Voi Altezze Reali, che non solo veniste a rendere omaggio al Savio, ma i Principi vostri figli conduceste qui, perchè conoscessero meglio un modello di giovinetto degno di imitazione; a voi, illustri Signori, a voi Salesiani, soprattutto, maestri nostri, il mettere in valore un modesto tentativo di quadro o di marmo, che io vorrei fossero monumento pari al merito del piccolo eroe che celebriamo, ma che riuscirà troppo lontano da quello che io vorrei, tanto fui preso dalla bella vita di quest'angelo. Dunque a noi! Domenico Savio che cosa vale?

„ Domenico Savio (dice il mondo) non è forse un fanciullo, un adolescente e nulla più?..."

Ei nacque in Riva di Chieri, anzi nella frazione piccola di S. Giovanni; visse pochi anni là, poi a Murialdo, poi a Castelnuovo d'Asti, paesi sperduti; venne sì poscia a Torino, ma fu chiuso in un Oratorio, e per tre anni soli; infine andò a spegnersi a Mondonio di Asti. Dal 1842 al 1857 sono appena tre lustri soli di vita che egli ebbe. Li trascorse fra gente rozza e piccola, in una famiglia ignorata, tra i banchi di scuole insignificanti, fra le mura di un Oratorio Salesiano. Come visse nell'oscurità, così andò parimente a morire nell'oscurità simile a quella in cui nacque. Ecco tutto!

No, o signori... Non gli anni sono quelli che facciano la gloria. Spesso bastano dei fugaci momenti; e la città di Pietro Micca e d'altri molti fatti gloriosi è qui pronta a provarlo. Non è qui il contorno, o come suol dirsi l'ambiente, che costituisce la grandezza: ma è ciò che fuori ne esce; magnifico tanto più, se contrasta anzi coll'ambiente meschino e lo supera mirabilmente.

Ci sono dei vecchi, dei ricchi, dei potenti, dei creduti geni, se volete, messi dal mondo su facile candelabro: ma, che guardati bene addentro, davvero non valgono nulla, e piuttosto meritano o il disprezzo o l'oblio. E ci sono, invece, dei piccoli, dei poveri, dei deboli, degli umili, che il mondo ignora o finge di ignorare, e che per contrario hanno un altissimo valore. Domenico Savio io non esito a dirlo, è precisamente tra questi. Volete vederlo?

Io parto da un fatto molto semplice; da un fatto che pare nulla, che può passare inosservato per chi non riflette, ma che ha per se stesso un grande, sicuro, decisivo significato. E questo il fatto; che il Savio è un fanciullo: un giovinetto, che visse per breve circolo di anni, che nulla ebbe di portentoso, di esteriormente magnifico: nulla di ciò che suole dirsi grande dal mondo.

Eppure, proprio di lui, di questo umile giovinetto, dopo quasi sessant'anni dalla sua morte, non solo si parla ancora, ma lo si commemora con tanta solennità, lo si festeggia con tanta gioia, lo si esalta con crescente trionfo...

Eccolo qua nella sua effigie ingenua, imberbe, semplice, tranquilla; altro non c'è. Eppure, se ne parla. Eppure tanta folla si muove intorno alla memoria di lui ed al suo nome. Eppure, non voi soltanto, o Signori, non solo voi, o Salesiani, ma tanti altri personaggi ragguardevoli, sacerdoti, Vescovi, Cardinali, ma il Supremo Pontefice stesso e, con loro, tutto un vero mondo si agita, ogni giorno meglio e più, intorno alla figura di un adolescente. Anzi, voi lo sapete perchè questo è il motivo principale che ci aduna quì, la divina autorità della Chiesa Romana, che non gitta sul fango l'alloro, che non fabbrica eroi d'argilla, che con estremo rigore discute la vita dei migliori, la Chiesa decreta solennemente che si introduca per apostolica autorità il processo canonico, diretto a conferire a questo giovinetto i sommi onori di beatificazione e di canonizzazione. Siamo agli inizi, è vero; ma non potrebbero certamente essere inizi più felici e gloriosi.

Signori, lo confessi il mondo, se ancora ascolta ragione; diciamolo intanto noi, senza ambagi, noi tutti che ragioniamo. No ! non un nulla vi è qui; ma un tesoro di altissimo valore

E come mai sarà così come io dico? Osservate. Dopo cinquant'anni, dopo venti, dopo dieci soli anni, molti uomini, che si tenevano ai loro tempi per illustri, o nel pensiero, o nelle opere, o nelle lettere, o nelle arti, o nelle geste a prò della patria, perchè in fatto poco valevano, ed era più o meno fittizia la fama loro, sono già dimenticati, sono presto sconosciuti al pari del famoso Carneade di Manzoni: e non basta a tenerli vivi nella memoria dei posteri, o la pietra recante il loro nome, posta sugli angoli delle vie, o il facile monumento eretto sulle piazze, o il chiasso di partiti, che creano le glorie senza base od i manuali di storia a cui si fa dire ciò che si vuole. Eppure si pretende che valgano assai perchè taluno, e forse interessato, ancora li ricorda. Ora: perchè nulla varrà questo fanciullo, che tanto si tiene a dire oscuro, che è senza nome sulle vie, senza statua nelle piazze, senza chiasso popolare intorno a sè; ma che sessant'anni dopo la morte, sopravvive in tanti, riscuote tanto consenso nobile di plauso, riceve così solenni onori, e pare vicino a ricevere gli inni della Chiesa Cattolica, e lo splendore degli altari santi del Dio vivente? Chi lo potrà credere mai? Non io, non voi, o Signori

Un'altra obbiezione: „Domenico Savio non sarà un mito?"

Oh! via, replica il mondo; finitela col fabbricarvi a modo vostro eroi. Sapete voi finalmente perchè si parla di Domenico Savio?... I Gesuiti hanno creato il Kostka, il Gonzaga, il Berckmans; recentemente i Passionisti hanno creato un Gabriele Possenti della Addolorata, altri Istituti religiosi di uomini o di donne hanno inventati i loro eroi, li hanno plasmati a loro modo con la poesia della virtù, gli hanno portati su su, fino al loro terzo cielo... e senza scrupoli, anche i Salesiani di D. Bosco hanno messo in valore la loro facile e interessata creazione.

Signori, le labbra mi scottano nel parlare così. Ma la risposta che io sto per dare giustifica me, che ho raccolto l'impudente calunnia, ed onora i Salesiani, per l'odio che loro dedicano i calunniatori.

Intanto vedete ciò che suole fare il mondo. Al proporgli il nome celebrato di Domenico Savio esso risponde: Ma questo giovinetto non vale nulla! Al mostrargli poi che un mondo non può tutto commoversi per un nulla, esso ri sponde: É una creazione superstiziosa, è una pura invenzione! E quando avremo provato che la creazione è di Dio, che il Savio è un fedele servo di Dio, esso ancora accuserà, esso dirà: La Santità non è grandezza! Sempre così, o Signori, accuse sempre, ed a ogni costo. E voi, o figli di D. Bosco, o nepoti, a così dire, di S. Francesco di Sales, voi lo sapete che il perfido mondo settario non ha per voi se non le sue inique e false accuse

Però fate animo; la giustizia deve compiersi...

No: Domenico Savio non è una creazione, non è un'ipocrita invenzione vostra. Esso è una creazione di Dio mirabile nei suoi Santi: esso è una splendida realtà. Un insigne principe della Chiesa, il Card. Parocchi, protettore della Salesiana Famiglia, da Albano Laziale, il 4 ottobre 1895 scriveva a proposito del Savio queste magnifiche parole: « Parmi segno di predestinazione agli Ordini religiosi l'acquisto di giovani maturi pel cielo ». E, numeratine vari, il Cardinale aggiungeva ch'essi offrivano: « lo spettacolo di un'ammirabile santità entro la cerchia di un'età breve ». Venendo egli, infine, a dire del nostro giovanetto, lo dipinse scultoriamente con queste altre brevi parole, che valgono veramente un volume: « Tutto del Signore e sapiente in Lui, il caro fanciullo, a quattro anni, come a 15, sempre eguale a sè, olezzò come giglio, tutto pietà e candore... spiegò una virtù sì virile e diede prove di sè tanto straordinarie da dover dire, riguardandolo: che saranno gli atleti, se i piccoli sono già tanto grandi! imparino i giovani dal Savio come santificarsi di mezzo ai pericoli, come annodare l'austerità all'allegria, l'innocenza del costume all'espansione dell'anima affettuosa, la franchezza al riserbo, la dignità alla modestia, la vita interiore altissima fino all'unione intima col Signore, agli esercizi assidui, molteplici, faticosi della vita esteriore: apprendano da lui come essere diletti a Dio ed agli uomini, e lasciare di sè benedetta memoria ai venturi ».

Un elogio cosiffatto, da un Cardinale di mente così elevata e di animo così retto, non si può rifiutare che da insensati; e dà del nostro Savio un ritratto sublime.

Non dissimili elogi, però, ce ne lasciarono scrittori di vaglia: Vescovi, come il Riccardi, il Manacorda, il Rossi, il Farfàn, il Soler, il Cagliero, il Filippello; Cardinali, come insieme con Voi, Eminenza, il Capecelatro, lo Svampa, il Richard, il Francica Nava, il Mauri, il Bacilieri. È tutta una galleria di quadri veramente bellissima. E vorrei spiegarla al vostro sguardo tutta. Ma io non credo di far torto ad alcuno, per quanto sia insigne ed eloquente per più titoli, se fermo il mio sguardo di preferenza sopra un opuscolo, che vale un volume, diceva il Parocchi; sopra una vita del Savio, breve, semplice, direi quasi ingenua e specchio d'anima, ma scritta con tanto affetto, con tanta unzione, con tanto Paterno compiacimento dal Piissimo, ed or Venerabile, Fondatore dei Salesiani, che più non può dirsi.. Vita ed opuscolo nel quale, non solo è espressa al vero la immagine di quell'innocente, ma in cui limpida si rispecchia e fedele la fisonomia di Don Bosco

Qui mi appoggio, o Signori, e dando un rapido sguardo ad una vita brevissima ma che, se non superò, certamente uguagliò il corso di anni non pochi in altri; cogliendo quasi a volo questo spirito celestiale, che sfolgora come astro magnifico nel tempo e nello spazio, e fugacissimo, purtroppo, scompare, ho prova copiosa, sovrabbondante, ch'egli non è ombra vana, fuorchè nell'aspetto (Dante, Purg. II-79); ma, lo ripeto. è un'anima che vale, che immensamente vale per ognuno che abbia mente per intendere, e coscienza onesta ed onorata per apprezzare.

Uno sguardo alla alta dell'angelico giovanetto.

Al primo fiorire della primavera, nell'anno 1842, in Riva di Chieri, ed in frazione S. Giovanni di Riva, come ho detto, spuntò questo giglio nel giardino incantevole della Chiesa. Ebbe genitori avventurati, che furono causa di loro ventura, perchè modelli di vita cristiana; ma erano di condizione modesta; non avevano notevoli tradizioni storiche di famiglia; non la nobiltà di un nome, o del censo, o d'altro, non insomma quel che si dice una storia. Tuttavia, ciò che più importa, erano veramente ricchi di fede e di virtù, avendo la vera nobiltà di Cristo. Al sacro fonte ebbe questo fanciullo un nome che, con quello del casato, fu quasi una profezia. Ei si chiamò Domenico Savio ; e saggio veramente doveva essere e fu, e tutto doveva appartenere ed appartenne solo al Signore. La mamma sua buona, pia, amorevolissima, e attenta in educare bene; e che, tra i figliuoli sopravvenuti, l'ebbe sempre quale dono speciale e più prezioso di Dio, quando se lo teneva teneramente al seno o sulle ginocchia, lo fissava con un'intima gioia, e pareva che per divino istinto presentisse la gloria avvenire. Il padre anch'esso esempio ai genitori, uomo di tempra forte e cristiana davvero, negli ingenui tratti, nella dolcezza, nel candore di quel piccolo volto intravvide forse, quasi sentì quale era già il suo Domenico, e pareva divinasse quale sarebbe stata la fulgida bellezza di quell'anima altissima e cara. Gli amici, i conoscenti, i parenti, contemplandolo quasi già riverenti, rimanevano vinti dalla sua grazia, si sentivano inteneriti e innamorati dinanzi alla simpatica e purissima figura di quel tenue fanciullo. Si ripetevano tutti quasi: Quale sarà mai un dì questo fanciullo? Quis putas puer iste erit?

Signori miei, lo so: intorno alla culla di un bambino danzano sempre mille pensieri giocondi, mille sogni dorati, mille sorrisi presenti e mille poesie dell'avvenire; poichè il fanciullo è un angelo, nel quale si sposano, dopo l'onda battesimale, l'innocenza e la grazia, la verginità e l'amore. Ma in questo bambino innocenza e grazia si erano date più intimo ed insieme più manifesto convegno. Egli era un angelo più bello. Attraverso le fattezze diafane del viso, traspariva la luce magnifica di ben alta e divina predestinazione. « Se l'avessi conosciuto, ebbe a scrivere di lui Mons. Soler, l'eloquente Arcivescovo di Montevideo che io ben conobbi e stimai, gli avrei fatto tanti baci, quanti ne farei ad un angelo, che mi si mostrasse visibilmente ». È così bello e così vero, o signori, per il nostro innocente Domenico!

L'illustre Presule americano, dalla mente elevata, dal cuore tenerissimo, aveva nel suo bacio, nei mille suoi baci al Savio, doppiamente ragione; e perchè vero angelo d'innocenza e d'amore era il Savio, e perchè non si può dire di angelo elogio che si convenga da labbro umano, come non s'indaga la vita del seme nell'ombra feconda della terra, come non si apre il bottone di un fiore quando matura, negli intimi silenzi, colori e profumi; ma su di lui come sul volto di un angelo, come sul turgido fiore che sboccerà più tardi, non c'è che imprimere il bacio della meraviglia, della venerazione e dell'amore; ammirare, tacere e gustare la fragranza di ineffabili profumi. Intanto, o Signori, io vado e mi sto ansioso colà, in sulla soglia dell'umile casetta; non più a Riva, ma a Murialdo, dove si erano trasferiti i genitori di Domenico; ed aspetto che il seme prezioso spunti e lo stelo si mostri, e si apra al tocco della rugiada di grazia celeste; e che vaghissimo il fiore sbocci, e palesi la delicatezza delle tinte e la fragranza dell'odor santo di Cristo.

A cinque anni.

Eccolo, eccolo, o Signori, egli si mostra come visione dall'alto; egli è là coi suoi cinque anni soli. Sono pochi, eppur per lui sono tanti! A cinque anni quel piccolo appare maturo quanto per mille altri si richiedono anni non brevi. Per altri, quella è l'età inconscia, leggera, vaga, che si trastulla in cose piccolissime, che vive di impressioni esterne e non di idee e di coscienza, ignara sì ancora di colpa, però vuota ancora di proprie virtù. Per Domenico è. ben altra cosa. Cinque anni sono per lui l'età del senno, il principio d'una precoce maturità. Come mai, Signori?

Voi mi chiedete: come mai? Vi rispondo subito con la parola ispirata. Iddio lo aveva prevenuto con le benedizioni della sua dolcezza. Il Diletto dei Cantici era sceso a pascersi tra i gigli e nel piccolo calice d'oro del suo spirito aveva lasciato stillare la rugiada divina.

Vi dirò ciò che è più mirabile, ciò che è un mistero, ma che spiega tutto. Lo sposo che sta nei santi tabernacoli, gli aveva già fatto sentire arcanamente e gli faceva gustare le sue attrattive divine, che sarebbero cresciute poi in alte e palesi meraviglie

A guardarlo, nonchè tra le mura domestiche, sopra tutto nella Chiesa, era un amore. Ei vi correva, vi volava a festa di frequente, vi rimaneva a lungo, come estatico, questo angelo del SS. Sacramento. E quando la porta della piccola chiesetta di Murialdo, la chiesetta che vide piccolo e udì le prime preci di D. Bosco, era chiusa ancora, e il mattino ancora tardo a venire, egli, malgrado il freddo dell'inverno e la neve che fioccava, era là in attesa che si aprisse la porta. Era là a ginocchi, ora accoccolato sulla soglia, sempre tutto in dolce preghiera, intento a mattinare lo Sposo del suo cuore. Oh! io penso, o Signori, che gli angeli dell'Eucaristia dovettero darsi là delizioso convegno; ed, attoniti e lieti, volteggiando come colombe su quell'innocente capo, dovettero intrecciare le loro melodie celesti col cantico così puro e fervido, che usciva da que piccolo cuore, serafico già al pari di quegli spiriti beati, e tutto preso nell'amore intenso e tenerissimo alla SS. Eucaristia, al Pane veramente degli angeli.

Era somma delizia di Domenico assistere ai sacri misteri dell'altare, gustarne le gioie intime, partecipare alla solennità dei riti santi, servire anzi ogni dì la S. Messa a 5 soli anni, quando appena arrivava al leggio del messale levandosi in punta di piedi, ed aveva appena l'uso spedito della natia favella. Preparavasi Egli così, con desiderii accesi, immensi, ineffabili, a ricevere anzi tempo, almeno allora, quel pane santissimo, che sarebbe stato il sigillo della grazia pei suo ardente e purissimo cuore e tante volte lo avrebbe fatto uscire di sè, quasi a preludio delle vicine gioie del cielo. Così crebbe; e gli suonarono i suoi sette anni in cuore

A sette anni è ammesso alla Prima Comunione.

Le madri lo additavano ai figliuoli come modello; i maestri dicevano non aver avuto mai un discepolo come quel discepolo; i compagni gli correvano dappresso e lo tenevano per primo tra loro e quasi capo e guida e consigliere ed ottimo tra gli amici; il Sacerdote ne conosceva dentro l'anima, e ne sapeva la mondezza da ogni minima colpa, e gli aneliti, e i sospiri fervidissimi: tutto dunque, con fatto nuovo in quei tempi, fece decidere che egli, settenne, avrebbe ricevuto Gesù.

Quando glielo dissero, non sapeva più contenersi in sè per il gaudio. Corse davanti l'immagine di Maria; volò appiè del Santo Tabernacolo; s'inginocchiò davanti al Confessore; formulò mirabili propositi e gittatosi tra le braccia del padre e della madre, a chiedere scusa dei falli che non aveva commesso mai, pianse e fece piangere tutti per commozione.

Spuntò l'aurora felice. In un nimbo di luce, in una fragranza di cielo, in un'armonia e in una gloria d'angeli, Gesù e Domenico s'incontrarono, si strinsero, si fusero nell'anima: conglutinata est anima eius animae Jesu... Signori, io taccio!... Che cosa sia avvenuto in quel dì beato della prima Comunione, quale trasformazione, quale elevazione di quell'anima, in quel momento di paradiso, io non so. O meglio; !o so in qualche modo, perchè è all'infuori di ogni umano modo: ma è impossibile ch'io lo dica: non licet homini loqui arcana Dei, ripeterò con Caterina di Siena.

Fu un secreto, un sacramento di Dio, che ci è forza nascondere: ma fu nel tempo stesso un'opera magnifica che vorrei rivelare, per innamorare tutti, i giovani specialmente, della SS. Eucaristia, della Comunione frequente tanto bella, utile, santa, e tanto praticata poi dal Savio.

E come lo farò io? Dirò che di quando in quando ne usciva uno sprazzo di luce, e se ne spandeva un profumo di cielo all'intorno? Dirò che il fuoco divino che s'era appreso a quel vergine cuore, divampava per gli occhi, per il volto, per il labbro, per la persona tutta; sicchè egli saliva su in alto e restava lunghe ore assorto in estasi soavissima, adorando, contemplando, amando, come un Serafino? Dirò che egli traeva dietro a sè ammirati i compagni, che faceva stupire i superiori, che con sua confusione lo sorprendevano nelle estasi sue, e che era soggetto di santa, d'immensa invidia e di indomito amore? Signori, sì; dirò tutto questo; dirò finchè vorrete; ma quando tanto avrò detto, quando avrò detto fin dove mi è possibile, non avrò che l'ombra di ciò che era in realtà. E vero, ciò dipende dalla pochezza mia; ma, credetelo, chiunque, a mille tanti migliore di me, non dirà mai ciò che non valse a ritrarre neppure Don Bosco.

Intanto l'angelo nostro spiegava l'ali sue crescenti, ai voli delle più elette virtù, che in adulto mirabili, in fanciullo aveano del prodigio singolarissimo davvero.

Compite in tre anni, o poco più, le classi elementari, e mostratosi ogni dì maggiormente lo specchio d'ogni virtù e la delizia di tutti, prese a fare i primi passi nello studio del latino in ginnasio; perchè il giovinetto sentivasi e dicevasi chiamato ad uscire dal tetto paterno, a prendere posto nel mondo, quel posto che per lui avrebbe fissato Colui, che fissa agli astri come ai granelli di polvere il loro; quel posto, che pareva a Domenico dovesse essere tra i sacerdoti, per la gloria di Dio e per guadagnargli se fosse possibile tutte le anime, come egli disse di ardentemente bramare, riponendo in questa speranza cara tutta la sua felicità. Fu allora che Iddio fece incontrare tra loro due anime che per istinto soprannaturale si conobbero tosto e si attrassero a vicenda. Io dico, e voi già lo comprendeste, il Ven. Don Bosco, l'apostolo maraviglioso di Torino e del mondo nel secolo XIX, ed il nostro ornai dodicenne giovinetto....

Suo incontro con Don Bosco.

Commovente è l'episodio di quell'incontro primo, e ce lo narra D. Bosco stesso. Nulla di più semplice di tale narrazione, o Signori, e nulla di più sublime. Conobbe D. Bosco in quel giovane, così egli scrisse, un animo tutto secondo lo spirito del Signore, e ne rimase stupito, e lo chiamò una buona stoffa. E conobbe il Savio in quel degno sacerdote, quegli che egli con popolare ingenuità chiamò, replicando argutamente, il sarto che dell'anima di lui doveva fare un bell'abito da regalare al Signore. Ne provò Don Bosco l'abilità della mente, ne misurò la profondità del cuore, ed a questo bastò un momento. Corrispose candidamente il Savio all'improvvisa prova e non occorsero che otto soli minuti, quanti bastarono a mandare a mente una pagina delle Letture Cattoliche. Così si conchiuse il patto e tosto furono aperte a Domenico Savio le porte dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, che egli doveva tanto onorare, di questo Oratorio benedetto, dove a larghe braccia fu accolto quel fiore vezzoso, olezzante per la fragranza delle più singolari virtù, e delle speranze più belle.

Da quel punto, l'anima di Domenico tutta si abbandonò in quella di D. Bosco, che lo tenne per il suo novello S. Luigi Gonzaga. Oh! come è bello leggere che l'adolescente, pieno d'immenso desiderio, compendiava il suo programma di vita col dire all'Apostolo della gioventù del secolo XIX: « Mi aiuti a farmi santo, voglio essere tutto di Dio ». E leggere ciò che Don Bosco gli rispose: « Fin d'ora sei annoverato fra i miei cari figliuoli: comincia anche tu fin d'ora a pregare Iddio, affinchè aiuti te e me a fare la sua santa volontà. » Quest'uomo che abbracciava col suo gran cuore tutto il mondo, e lo voleva, con santa violenza ed entusiasmo indicibile, portare a Dio, si strinse al cuore, si conglutinò, Davide novello, all'anima di questo Gionata prediletto; e lo amò come un padre tenerissimo predilige il più degno, il più amabile, il più caro dei suoi figli.

La sua vita all'Oratorio.

Nulla di straordinario apparve in Domenico nella sua vita novella all'Oratorio. Se non anzi, questo di straordinario vi fu: e ben lo notò Don Bosco in lui; che cioè il tenore di sua vita fu tutto ordinario, perfetto nell'ordinario. E voleva dire, e disse cosa non facile, ch'era cioè esatto a puntino, sempre, nell'osservanza delle regole anche più minute; che si applicò con ardore allo studio, con grande impegno a tutti i suoi doveri, con delizia a tutte le prediche, con esemplarità nel progredire di virtù in virtù; così che più oltre difficilmente si può andare e forse non è dato immaginare. Voleva essere ammaestrato, diretto, aiutato, corretto, portato alla perfezione e lo chiedeva a quanti lo potevano e specialmente al suo Don Bosco. Studio, mortificazione, pietà, umiltà, obbedienza, castità verginale, fede, mansuetudine, amore intenso alla Chiesa, al Papa, a Maria SS. tutte le più belle virtù, in una parola, ogni dì più praticava egli, sostenuto dalle dovizie dalla grazia divina, copiosissima, manifesta, attinta specialmente alla SS. Eucaristia, ricevuta la quale, spesso era rapito in estasi dolcissima, nella quale Iddio si svelava a Lui, gli faceva conoscere cose straordinarie ch'egli confidava poi a Don Bosco, e ch'erano nodi indissolubili di celesti sponsalizie col suo Dio.

Domenico Savio faceva bene, assai bene, ogni cosa, anche le più piccole, anche quelle che più facilmente si trascurano, anche quelle che sono meno facili a praticarsi. Di giorno in giorno egli diveniva meno di sè, tutto di Dio. Con la penitenza, per fare la quale lottava santamente, con la frequenza della Confessione e della santa Comunione, con l'ardore della preghiera, col sacrificio continuo della propria volontà, col distacco completo dalle cose tutte della terra: ei diveniva qual voleva essere sempre più, tutto ed unicamente del suo Dio, vero Savio e vero Domenico: propietà sapiente del Signore.

E perchè era tutto di Dio, con nobile, con divina passione, era altresì tutto per il prossimo. Chi aveva insegnato a lui, domanda Mons. Soler, a bramare e a dire: « Se io potessi guadagnare a Dio tutti i miei compagni, quanto sarei felice! » Fu Colui, o Signori, che lo fece fiorire della più santa letizia, della più cara ingenuità, del più tenero cuore. Colui, che lo rese insensibile al suo personale interesse, vuoto di ogni terreno affetto o desiderio, ardente nelle sole speranze immortali del cielo. Colui, che lo rese affabile e corretto nel tratto, soave sempre.nella parola e nell'anima, un tesoro di grazia e di santità.

Quindi, il suo pregare, il suo conversare, lo studiare, il giuocare stesso, tutto era in lui un esempio, una predicazione, una scuola, un divino apostolato. Tutte le vie cercava: consiglio, avvisi, correzione, preghiera, patimenti, fortezza, tenerezza, adoprava per trarre dal male, per avviare al bene i suoi compagni, per conquistare anime di peccatori, e così rendere contenti i suoi superiori, e far piacere a Dio. E poichè la divozione alla Vergine Immacolata, in quei gìorni definita tale, nel suo primo Concepimento, per bocca dell'angelico Pio IX°, poichè tale cara divozione egli l'aveva sentita e trovata, quale è nel fatto, mezzo potente e caro a propria santificazione ed alla santificazione altrui, le si consacrò con tutto il suo cuore. Egli ne stabilì coi suoi superiori , e con alcuni compagni tra i migliori, la Compagnia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ne moltiplicò i membri, ne zelò l'incremento, colla parola, coll'esempio, con l'opera solerte instancabile di piccolo apostolo, di vero cacciatore di anime, come solevano chiamarlo.

Due eroismi caratteristici.

Signori, io rinunzio a narrare tutti i particolari di questa vita, bella tutta, ma che ha episodi di una bellezza indicibile. Io la riassumo in due eroismi caratteristici, che ne segnano l'apogeo, e che io mi accontento di annunciare. Uno fu il suo proponimento a cui fu sempre fedele: La morte ma non peccati. L'altro è la brama di offrire la vita assistendo i colerosi. Ho detto il fastigio della virtù, o Signori, poichè sono due sacrifici, interno l'uno, esterno l'altro, codesti, nei quali si vede che egli in breve ha consumato tempi non pochi: explevit tempora multa.

Sua morte preziosa.

Ma tanto frutto della grazia di Dio, non poteva più rimanere sulla terra: esso era maturo per il cielo. Quando infatti tutto faceva concepire le migliori speranze, che ad aurora sì bella, avrebbe seguito magnifico il giorno, quando Don Bosco vedea coi suoi crescere robusta la pianta eletta, quando pareva rapidamente maturarsi l'apostolo salesiano, Domenico era presso al tramonto della vita terrena, ed all'alba d'oro della vita celeste.

Rimanevano pochi tocchi a lavorare completamente e finamente l'angelo per il cielo. Essi non mancarono al Savio, e vi posero mano la terra ed il cielo. Furono essi tesori di grazia che Iddio gli largì. Furono finezze materne di cui gli fu larga l'Immacolata. Furono santi insegnamenti che gli dette D. Bosco. Furono preghiere, penitenze, infermità, distacchi, sante Comunioni, atti di ogni sublime virtù, che velocemente in sul finire del suo corso mortale andò accumulando Domenico: motus in fine volocior.

Quindicenne appena, gracile di complessione, precoce nel conoscere, stando sempre in tensione continua dello spirito, infiammato e struggentesi nei desideri del paradiso, ammalò gravemente Domenico e fu costretto a lasciare il suo caro Oratorio, tra le lagrime di tutti.

Conobbe che prossima era la sua fine, e pareva la presentissero tutti, tant'era viva la luce di cielo in lui. Egli la previde con gioia, la annunciò con sicurezza, la accolse con giubilo. E quando l'ora suonò a' 9 marzo del 1857 nel seno della famiglia sua, in Mondonio d'Asti, dove mi recai ieri l'altro a baciare la sua tomba, confortato dai SS. Sacramenti, in vista prodigiosa del cielo, che gli si apriva davanti, qual Pura colomba dal desio chiamata, quell'anima d'angelo, illibata quale uscì dall'onda del battesimo, volò Per l'aer dal voler portata incontro alla morte. Libera dalle catene del tenue corpo, essa battè l'ali in un estremo slancio d'amore a Dio, spiccò l'ultimo suo volo; e tra la festa dei celesti, andò a posarsi eternamente nel seno del suo Dio, là dove il gioir s'insempra.

Signori, io vi ho messo davanti la sintesi di una vita; e di una vita in brevi anni lunghissima. Ve l'ho messa davanti quasi a volo d'uccello, ma quale realmente essa fu. Tale l'attestano coloro che la videro. Tale la suggellarono favori e grazie insigni di Dio. Tale la conferma tuttora la sua tomba gloriosa, dalla quale parlano col loro divino linguaggio, che spetta alla Chiesa interpretare, non pochi prodigi. Tale ci autorizza già a ritenerla con la sua autorità la Chiesa, benchè non abbia ancora pronunciata la sua infallibile parola. È la vita di un fanciullo, di un adolescente, ma quale adolescente, quale fanciullo e quale ammirabile vita!

Io faccio sosta qui.

« Che cosa vale Domenico Savio? »

Ed è ormai venuta l'ora che io domandi: Domenico Savio è egli una invenzione salesiana, una creazione della superstizione cattolica?!

Se i fatti non si distruggono, se immortali ed incancellabili sono le pagine della storia; se a verità non si voglia mentire, una sola risposta è possibile, ed è questa:

« Domenico Savio vale, immensamente vale ». Esso vale come opera di Colui che nei suoi santi è mirabile, esso vale come un grande che in ogni virtù volle essere insigne, senza punto parerlo. Esso vale come una gloria vera e purissima della gioventù cristiana, della Famiglia Salesiana, della Chiesa Cattolica. O vale il Savio o Signori, o bisogna distruggere la storia.

Forse io vi ho stancati, Signori, eppure se mi consentite ho ancora qualche cosa da dire. Però non vi prenda spavento, giacché il più l'ho detto. Corre oggi una età, nella quale alla Chiesa come alla gioventù si fa guerra accanita. Guerra dolorosa per quella, ma inutile; mentre è fatale invece e purtroppo per questa. Di fronte a tale guerra e sotto l'aspetto di essa io mi credo in dovere di chiedere ancora una volta, per trarre frutto pratico della parola mia: « Che cosa vale Domenico Savio? » E subito vi rispondo: Esso vale un grande monito alla gioventù, esso vale una novella e magnifica gloria alla Chiesa. Siate pazienti di ascoltarmi per poco.

Un grande monito alla gioventù.

Gioventù e santità sembrano, oggi specialmente, due poli opposti, ed è nel fatto così ardua la virtù, e così inchinevole al male la gioventù, da essere costretti, nostro malgrado, a rilegare la santità agli anni più maturi, od anche da doverla riservare ai tardi anni della fredda e stanca vecchiaia, quando i fiori sono avvizziti, scomparsi i profumi, la vita in sullo spegnersi. Così non fosse, ma è. Ed è brutto, è fatale, o Signori; poichè il vizio scolora e macchia i più bei fiori, quelli di giovinezza, e intanto in gioventù si prepara una triste vecchiezza, ed a Dio si riserbano i mesti avanzi di una vita che è fuggita, che è inutile ormai, che non è smagliante più per le bellezze alle quali ha pur diritto Iddio, e che in vecchiaia sono penoso ricordo soltanto, un'ombra, un fumo, una nebbia svanita cogli anni.

Ora ditemi voi, o Signori. Non è magnifico trovare nel Savio, non un Caino, ma un innocente Abele che a Dio offre il meglio ed il più? Trovare sposata sì bene in lui la gioventù e la santità? Non grida egli monito solenne ai giovani, più con le opere che non colle sole parole: « Seguitemi? »

Così è veramente; non io solo ve lo dico, ma alla mia parola dà forza e sicurezza lo stesso Don Bosco che in Domenico Savio, lui vivo, e più ancora lui morto, mostrò costantemente ai giovani suoi il modello da imitare.

Io non dirò quanto lo facesse quel Venerabile, allorchè possedeva tale tesoro in Torino, e quanto gli sia costato il sacrificio della sua dipartita chiestogli dal Signore. Quante volte il gran Servo di Dio, testimone della efficacia degli esempi del Savio, lieto dell'efficace apostolato che tra i giovani dell'Oratorio e fuori esercitava, imbalsamato dal candore di quell'anima che Dio aveva posto a suo conforto ed a sua speranza così vicino alla sua, tra il vestibolo e l'altare avrà chiesto gemendo davanti a Dio che non gli rapisse tanta tesoro! Ma quando il decreto della Provvidenza si compì, chinato il capo al colpo datogli al cuore, consolandosi nell'angelo che aveva acquistato in cielo, subito divisò di farlo quasi rivivere tra i suoi, di metterlo davanti alla gioventù perchè lo imitasse...

Prese la penna, dettò una piccola biografia che è deliziosa, la pubblicò per la stampa; la diffuse in molte copie di esemplari, perchè ad ogni capitolo ed in ogni pagina suonasse quel monito grande: Inspice et fac secundum esemplar: Guarda, o giovane, ed imita....

O gioventù, ti scuoti, scrolla il giogo di servitù che le passioni ed il mondo ti aggravano sulle spalle, spezza la vile catena, guadagna la dignità e la libertà di Cristo. Se tu seguirai le orme di Savio Domenico, avrai un giorno l'alloro dei vincitori, avrai nel cuore l'immensa felicità, avrai dato alla Chiesa ed alla patria il sospirato e verace risorgimento....

Domenico Savio vale una novella e magnifica gloria alla Chiesa Cattolica.

Dice lo Spirito Santo nei proverbi che i parenti sono la gloria dei figli; ma dice ancora che sono onorati i genitori nella virtù dei figli e che esulta nella pienezza del gaudio il padre che generò un figlio sapiente e giusto.

Io potrei qui, secondo il bisogno grande dei tempi, ai genitori come ai figli contentarmi di ripetere: Rammentate la gran parola del Signore e sia essa la regola della vita vostra. Ma vado oltre un solo istante e dico: Ecco in che è riposta la gloria magnifica che Domenico Savio vale per la Cattolica Chiesa!... Chi ha tolto lui fanciullo dalla nativa oscurità, e gli ha dato nobiltà divina, grazia squisita, bellezza senza pari?...

No: non fu Carlo Savio o Rosa Gajato, genitori soltanto secondo la carne, strumenti nelle mani di Dio, ed appena per poco cooperatori materiali nella genesi dello spirito di lui; ma fu la Chiesa, madre vera dei redenti, la Chiesa madre dei Santi, immagine della città superna, come cantò così bene Manzoni. Fu la Chiesa che lo rigenerò col battesimo, che lo illuminò colle sue dottrine, che lo guidò colle sue sante leggi, che lo istruì coi suoi sacerdoti, che lo aiutò coi suoi santi, che lo corroborò colla sua grazia, che lo alimentò col Pane degli angeli e con gli altri Sacramenti, che lo innamorò colle promesse del paradiso e con l'ardore del Cuore Santissimo di Gesù. Fu la Chiesa che lo preparò alla felicità ed alla gloria di Dio, e di lui bensì; ma ben anche lo preparò alla propria gloria, madre divina come Essa è.

Ed egli il Savio le ricambiò, colla corrispondenza delle grandi virtù alle cure materne di lei, quelle glorie che dalla Chiesa aveva mutuate. La sua mirabile, sapienza nell'aprile della mente soltanto e della vita, fu un riflesso di quella che la Chiesa gli largì. La sua virtù perfetta nel cuore così tenero d'anni, fu una riprova che la Chiesa con la grazia sa generare i forti, anche dove natura non ha che debolezza. La sua santità, per dire tutto in una parola, in così breve tempo salita così alto, non è che una immagine stampata dalla Chiesa nell'anima di Lui, che si avvicinò tanto alla perfezione di Cristo, che si rivestì come dice S. Paolo della vita di Cristo, che apparve, come dev'essere ogni cristiano a detta di Tertulliano, un altro Cristo: Christianus alter Christus. E questa è gloria vera, è gloria somma. E questa gloria ridonda tutta quanta nella Chiesa, che fu madre di Savio.

...Nessuna storia può presentarmi grandezza maggiore di quella dei Santi. Nessuna patria umana è capace di dare e di ricevere onori di grandezza divina come la Chiesa. Quelle dominano la materia, lo spazio, il tempo; e questa domina gli spiriti, l'infinito, l'eternità. Quelle sanno il trionfo dell'uomo sugli altri esseri e sui simili; questa il trionfo dello spirito su se stesso, ed il trionfo più completo e divino. Quelle garreggiano in forza colle creature, sia pure nobili e potenti; questa gareggia col Creatore, con Dio stesso, le cui opere fa. Quelle sono atte a dare la grandezza umana dell'eroe; questa a dare la grandezza divina del santo, la infinita grandezza di Dio.

Ecco, Signori, perchè ho detto e ripetuto che Savio Domenico vale tana gloria veramente magnifica per la chiesa. Ho detto io male adunque? No, assolutamente no. Ed io ne esalto, e mi esalto con voi perchè siamo tutti di questa schiatta divina, della quale è capostipite la Chiesa e Dio, Genus Dei cum simus, come già un tempo proclamò davanti ai grandi della terra il gloriosissimo apostolo San Paolo. Oh! non è vero che la Chiesa, nostra madre, abbia fatto il suo tempo. Non è vero ch'essa sia divenuta sterile oggimai di anime grandi. Non è vero che i santi suoi siano soltanto un vecchio mito di età lontane, perdentesi nella oscurità di secoli barbari e superstiziosi. Non è vero. A ben altri sono riserbate le ombre, le vanità, gli inventati errori che non alla Chiesa. Nel secolo XX° ella splende ancora di luce sempre nuova; ella vive oggi la sua eterna giovinezza; ella conta tuttodì a centinaia, a migliaia, gli eroi usciti dal suo seno inesauribile, fecondo come il seno di Dio

Domenica Savio è un giovanetto mirabile, un modello magnifico da imitare.

E qui io tengo per finito il mio compito. Io vi ho voluto dimostrare che Domenico Savio da voi meritamente commemorato oggi con tanta solennità ha un vero ed altissimo valore

Altri e molti diranno, come hanno detto già, di Domenico Savio, più ch'io non abbia fatto, meglio ch'io non sappia fare. Ma vi confesso, o Signori, che io mi sono innamorato del mio soggetto, ch'io l'ho amato assai, benchè ne abbia detto ben poco per l'angustia del tempo, e solamente quanto che mi è parso più degno di nota.

Come da principio ho dichiarato e promesso, io non sono riuscito certamente ad altro, fuorchè a segnare qualche larga linea sopra una tela, sulla quale merita il soggetto di essere ritratto da mano maestra. Io ho sbozzato un marmo, che è prezioso, e dal quale dovrebbe uscire una figura migliore assai e senza pari dell'Angelo di Canova, o del Mosè di Michelangelo. Ora a voi, o Signori, a voi quanti siete maestri dell'arte del dire e dello scrivere, porre la mano saggia sull'informe materia, o col pennello o lo scalpello divino, e cavarne la figura perfetta di un giovane santo: una vita che colpisca i più indifferenti, che faccia breccia nei cuori più duri, che vinca le anime restie. A voi, o Salesiani, seguire l'esempio felice del vostro Fondatore e Padre. Dall'uno e dall'altro confine del mondo cantate le lodi del giovanetto eroe! Don Bosco vostro di Domenico Savio diede nei suoi lineamenti puri, ingenui, angelici, la candida figura. Egli ne dettò una vita, della bellezza e della efficacia della quale molte anime si innamorarono e fecero testimonianza. Ebbene fate voi altrettanto. O se più vi piace, date anche a questo piccolo lavoro mio l'ultimo tocco, il tocco maestro, e poi lanciatelo pure nel mondo dei giovani perchè dica loro, a tutti loro:

Eccovi un giovinetto mirabile, un modello magnifico da imitare. Imitatelo e vivrete felici! »

*

La magnifica commemorazione, interrotta da frequenti applausi, fu coronata da una triplice ovazione, mentre le LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Genova e l'Em.mo Cardinale si congratulavano coll'esimio Oratore.

Dopo una deliziosa polifonia palestriniana e un affettuoso complimento detto da un giovane studente, il venerando Don Francesia, l'antico maestro che in tutte le liete ricorrenze salesiane fa risuonare la stia cetra di poeta sempre giovane, non poteva mancare in questa circostanza singolarmente cara al suo cuore. Egli che ebbe nel

1854 Domenico Savio alunno di prima ginnasiale volle ricordarne inversi spontanei, colle fattezze ingenue, l'animo pio e soavissimo. I ricordi personali, resi più simpatici dalla sua « verve » caratteristica, portarono nell'assemblea quella serena, festosa giocondità che scaturisce quasi naturalmente da tutto ciò che emana dallo spirito di Don Bosco.

La grandiosa manifestazione fu chiusa degnamente dalla parola augusta e paterna dell'Em.mo Cardinale Agostino Richelmy. Sua Eminenza che, di fronte allo splendore della commemorazione, cui diede alto prestigio la presenza degli Augusti Principi, degli Ecc.mi Vescovi e dei Rappresentanti di ogni ordine ecclesiastico e civile, dopo lo smagliante discorso di Mons. Radini Tedeschi sentiva il bisogno di manifestare la profonda commozione da lui provata nell'assistere alla splendida commemorazione del pio giovinetto.

Ed ebbe parole di grande ammirazione per gli Augusti Duchi di Genova; si disse grato alla memoria di Don Bosco, che coltivò nella sua Torino lo splendido fiore di virtù da proporsi modello ai giovani: grato a tutti i Salesiani e particolarmente al venerando don Albera, cui augura che lo spirito di Don Bosco, sempre vivo nei suoi figli spirituali, germogli altri splendidi fiori di Paradiso. Ha un plauso all'infaticabile Don Trione, e conchiude rivolgendo caldissime, affettuose parole alla massa imponente di giovanetti che dalle tre gallerie dell'ampio teatro ascoltano la parola del venerando Porporato, augurante che essi possano, insieme con quello del Padre, assistere all'auspicato trionfo della glorificazione liturgica di Domenico Savio.

L'indimenticabile commemorazione si chiuse tra le ovazioni più entusiastiche, intercalate dalle note della marcia reale, salutanti i Reali Principi, Sua Eminenza ed i Prelati.

A sera ricordando come Don Bosco, quando venne introdotta la Causa di beatificazione del Venerabile Cottolengo, fece illuminare tutto l'Oratorio, si accesero, per rallegrare i giovani interni, splendidi fuochi artificiali, perchè meglio restasse scolpito nell'animo di tutti il ricordo di quel giorno faustissimo.

TESORO SPIRITUALE

Indulgenza plenaria dal 10 maggio al 10 giugno:

1) il 21 maggio, solennità dell'Ascensione ;

2) il 24 maggio, solennità di Maria Ausiliatrice (visitando però, ove esiste, una chiesa salesiana;

3) il 31 maggio, solennità di Pentecoste; 4) il 7 giugno, festa della SS. Trinità.

Il Successore di Don Bosco in Sicilia (1)

A Messina e ad Alì.

Catania, 18 febbraio.

Partiti il 10 da Palermo, alle 19,3o eravamo a Messina. Alla stazione si ebbe la più cordiale accoglienza da una larga schiera di Cooperatori, con a capo il direttore diocesano Mons. Scarcella, e parecchi Canonici del Duomo e Professori del Seminario Arcivescovile con i giovani dell'Istituto S. Luigi e le rappresentanze degli Antichi Allievi, del Circolo D. Bosco e di altre Associazioni giovanili della città.

Il di seguente (11 febbraio) Don Albera si recò a far visita all'arcivescovo Mons. D'Arrigo, che l'accolse con molta bontà, trattenendolo a lungo in cordiale colloquio.

Nel pomerigio, nel padiglione dell'Istituto di S. Luigi, vi fu un trattenimento solenne. La sala era affollata di tutte le rappresentanze del Clero e delle Comunità religiose della città, delle più distinte famiglie e di molti ex-Allievi.

Terminati gli applausi, il Direttore dell'Istituto porse all'amato Superiore un cordiale saluto; quindi parlarono entusiasticamente l'Avvocato Lucifero a nome degli antichi allievi, e il sig. Brancatelli Giuseppe a nome del Circolo D. Bosco. Il signor D. Albera chiuse il trattenimento rallegrandosi del gran bene che i Salesiani fanno a Messina con l'aiuto dei Benefattori e fra le simpatie del Clero secolare e regolare, malgrado le tristi condizioni create dal terremoto.

Seguì un saggio musico-drammatico, dopo il quale tutti vollero sfilare davanti il sig. Don Albera per baciargli la mano.

Da Messina passammo ad Ali, ove si ebbero le più festose accoglienze da parte delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che colà hanno un fiorente Educandato. Nell'ampio salone diedero un breve trattenimento, cui assistette la loro Superiora Generale e l'Ispettrice della Sicilia, che si trovavano casualmente ad Alì, e il signor D. Albera celebrò la Messa della Comunità e rivolse una parola paterna alle convittrici.

Partiti da Alì alla volta di Catania, non mancarono neppure lungo il viaggio segni di venerazione e di affetto alla persona del nostro Superiore. Alla stazione di Giardini-Taormima, il Rev.mo sig. Arciprete, il Direttore del locale Oratorio Salesiano ed altri vollero ossequiare D. Albera. Anche ad Acireale trovammo pure in stazione gli ottimi PP. Filippini, e vari Sacerdoti e Cooperatori, che gli porsero i loro omaggi e ne implorarono la benedizione.

(1) Ved. Boll. di aprile u. s.

A Catania.

Giungemmo a Catania alle 12 del 13 febbraio, e ci attendevano tutte le rappresentanze del Clero e le più spiccate personalità del laicato cattolico, con a capo S. E. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais, Vescovo Ausiliare e il Rev. Mons. Sebastiano Nicotra. Non appena scese, il signor D. Albera fu fatto segno ad ovazioni di stima da tutto quel numeroso stuolo di ammiratori.

Cordiale e oltremodo fraterno fu l'incontro con Monsignor Ferrais, insieme col quale e col Can. Jatrini prese posto nel landeau di S. Em. il Card. Nava, e seguito da una lunga fila di carrozzelle gremite dei varii rappresentanti, si recò all'Istituto in via Cibali, 3.

Nel cortile, ornato di bandiere e di iscrizioni, trovò schierati in doppia fila i duecentocinquanta allievi dell'Istituto e quelli delle scuole dell'Oratorio di S. Filippo. Tutti al suo apparire proruppero in entusiastici applausi mentre la banda attaccava una marcia di saluto. Poi fattosi silenzio, due giovinetti, a nome delle due Case, gli dettero il benvenuto. Nel resto della giornata seguirono le visite delle più distinte personalità tra i Cooperatori ed amici.

Il sabato, alle ore 16, vi fu ricevimento nell'ampio teatro dell'Istituto. Insieme cogli alunni e i Superiori delle due case eran presenti Sua Ecc. Mons. Ferrais, le Rappresentanze di tutti gli Ordini religiosi, parecchi direttori delle Case Salesiane di Sicilia e Calabria, e quanto di più eletto vanta la città di Catania nel Clero e nel Laicato. Ricorderò la principessa Emmanuel, la Baronessa Artesinella e i Prof. Marturi, Galvagno, Zangrì dell'Ateneo cittadino, nonchè uno stuolo numerosissimo di Antichi Allievi col Consiglio direttivo al completo.

Presero la parola il dott. D. Ercolini in nome dei Superiori, il Can. Salvatore Puglisi per i Cooperatori, l'Avv. Domenico S. Croce per gli ex-allievi, vari giovanetti, e per ultimo S. Ecc. Mons. Ferrais, che recò a D. Albera il saluto di S. Em. il Card. Nava ed ebbe parole d'encomio per l'opera che i Salesiani compiono in Catania e in Sicilia.

Il sig. D. Albera non potè far a meno che ripetere a tutti la sua riconoscenza per la stima affettuosa, di cui sono circondate le Opere di Don Bosco nella città e diocesi di Catania.

La domenica 15 si festeggiò la solennità di San Francesco di Sales. Mons Ferrais celebrò il pontificale, il nostro Don Lovisolo disse uno splendido panegirico del Santo, e a sera si tenne un imponente trattenimento musico-drammatico.

Il lunedì 16 nel tempio di Maria SS. Immacolata vi fu la Conferenza annuale sulle Opere Salesiane, presenti S. Ecc. Mons. Ferrais ed il sig. D. Albera, tutti i direttori delle Case Salesiane di Sicilia, le rappresentanze di vari ordini religiosi, un numeroso stuolo di distinti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. L'oratore, P. Gerardo dei Conventuali, tenne una di quelle conferenze, che di rado si può avere il godimento di gustare e che non si dimenticano più. La pia assemblea si sciolse dopo la benedizione col SS.mo impartita dal nostro venerato Rettor Maggiore.

Dopo la conferenza il signor D. Albera si recò in Episcopio per ossequiare S. Em. il Card. Nava: e il veneratissimo Pastore l'accolse con la cordialità d'un amico, si disse dolente di dover partire in quel giorno stesso per Roma, ma lieto nella speranza di rivederlo al suo ritorno.

Ieri (17 febbraio), il giorno trascorse tutto nell'intimità famigliare in colloqui e conferenze coi confratelli. Oggi si parte per San Gregorio.

A S. Gregorio di Catania.

S. Gregorio di Catania, 21 febbraio 1914.

S. Gregorio e le sue accoglienze al sig. Don Albera non cadranno mai più dalla mia memoria. I Salesiani hanno qui un fiorente Istituto per le Missioni Estere, la cura della parrocchia, attendono all'insegnamento religioso con cura d'anime in altri due paesetti vicini mancanti di Sacerdoti, ed hanno in attività ben sei oratori festivi. Non è quindi a meravigliarsi se tutte le vie erano infiorate e imbandierate, e , se si vide la banda del paese con tutti gli abitanti, anche dei dintorni, muovere incontro al sig. D. Albera.

Questi, giunto alla chiesa parrocchiale al suono festoso di tutte le campane e sotto una continua pioggia di fiori, impartì la benedizione col SS. Sacramento; quindi mosse verso l'Istituto.

Era già notte, ma la piazza e la via eran proprio un mare di luce. Dai balconi pavesati a festoni e palloncini multicolori, fiaccole di bengala diffondono una vera fantasmagoria abbagliante, che insieme colle note allegre della banda e lo sparo incessante di mortaretti eccitano vampe di entusiasmo ed esplosioni di evviva. Tutte le teste si scoprono, tutte le mani si stendono nello sventolio festoso dei fazzoletti; le mamme s'inginocchiano reverenti al passaggio del signor D. Albera offrendo i loro bimbi per una benedizione: le signore dai balconi continuano a mandare una pioggia di fiori.

Al nostro Istituto si ripete più che un ricevimento ufficiale la sfilata di tutto il popolo che vuole ancora una volta avvicinare il sig. D. Al bera e baciargli la mano. La scena commovente si protrae sin verso le ore 20, lasciando l'impressione più gradita nel cuore di questo popolo sempre effusivo in tutte le manifestazioni di fede.

Siamo qui a S. Gregorio da tre giorni e passarono in un baleno. Il 19 scorse nell'intimità di famiglia; il 20 si celebrò un solenne funerale in suffragio dell'anima del compianto Cav. Raimando di Bella, nostro insigne benefattore ; ed oggi si è festeggiato S. Francesco di Sales coll'intervento dei Cooperatori. Questi bravi chierici non han mai lasciato un momento il signor D. Albera, ed ora son mesti e dolenti per la sua partenza.

A Pedara.

Pedara, 23 febbraio 1914.

Da S. Gregorio siamo venuti a Pedana. Qui alle falde dell'Etna, tutto pare che avvampi di un fuoco interno, misterioso : la natura ha zone di una meravigliosa fertilità e gli abitanti hanno entusiasmo e una spontaneità che commuove.

I Salesiani hanno a Pedara un fiorente collegio, i cui alunni, nella nuova elegante divisa, insieme con tutto il Clero e il popolo dell'amena cittadina accolsero a festa l'amato Superiore.

In corteo, fra un continuato getto di fiori, si giunse alla Chiesa Matrice, ove il sig. D. Albera impartì la benedizioue col Divinissimo; poscia si ristabilì il corteo e alla luce di numerose fiaccole, si proseguì fino al collegio.

Cordialissime furono le feste che quei bravi giovani fecero al Rettor Maggiore. Ieri diedero in suo onore un trattenimento poetico-musicale, seguito da un bozzetto drammatico.

Stamane il sig. D. Albera celebrò nella Chiesa di S. Antonio, gremita di fedeli, dei quali moltissimi si accostarono alla S. Comunione. Il buon padre, intenerito, rivolse parole d'affetto ai presenti, e non potè non rievocare la memoria di quel pio sacerdote di Pedara, che fu il Padre D. Alfio Barbagallo.

A Bronte.

Catania, 28 febbraio 1914,

Alle ore 14 del giorno 23 giungemmo alla stazione di Santa Maria di Licodia provenienti da Pedara. Là erano ad aspettarci due sacerdoti Salesiani del Real Collegio Capizzi di Bronte, con alcuni allievi di questo Collegio e parecchi Cooperatori Salesiani. Alla stazione di Biancavilla si presentò una deputazione del Clero e dei Cooperatori del luogo, con le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice che dirigono colà un Orfanotrofio. Alla stazione di Adernò, altri ammiratori porsero i loro omaggi al Successore di Don Bosco.

All'arrivo a Bronte, la pioggia impedì che si potesse fare un ricevimento quale avrebbero desiderato. Si trovarono tuttavia alla stazione il Direttore dei Salesiani con vari alunni e parecchi membri del Clero e degli Ordini religiosi del paese. Il sig. D. Albera fu condotto in carrozza sino al Real Collegio Capizzi, dove, nell'ampio salone della Biblioteca del Collegio, presenti l'Arciprete e i RR. PP. Minori Osservanti e Cappuccini con molti Sacerdoti e Cooperatori ebbero luogo le presentazioni. Un'ora più tardi, seguì nel teatrino un breve e semplice ma cordiale trattenimento musico -letterario.

Il giorno dopo, ultimo di carnevale, l'allegria che suol regnare nei nostri Collegi, divenne una gioia la più cordiale per la presenza dell'amato Superiore. Don Albera passò quel giorno e il io di quaresima nel visitare la casa, nell'ascoltare quanti desideravano parlargli, nel ricevere le numerose visite chieste da distinte persone. La mattina delle Ceneri si recò a vedere il Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove celebrò la Santa Messa, assistita da oltre seicento Antiche Allieve.

La mattina della partenza il tempo era sereno, e si recarono alla stazione tutti i superiori e alunni del Real Collegio Capizzi, con i reverendi Padri sullodati e numerosi Cooperatori Brontesi.

La ferrovia della Circumetnea non è forse la più comoda della Sicilia, ma in compenso corre tra le bellezze naturali che esercitano un fascino tale sul viaggiatore da non lasciargli tempo di lagnarsi degli sballottamenti e delle scosse. Ad ogni curva è un panorama nuovo, un nuovo aspetto che il mostruoso Vulcano presenta all'occhio colle sue pendici, ora rivestite di superba vegetazione, ora di campi di arida lava, ancor contorta nello spasimo delle immani convulsioni che devastarono quelle zone alcuni secoli fa.

Si giunse a Catania alle 12, e di quel giorno il sig. D. Albera fu al fiorente Istituto di Maria Ausiliatrice, che in suo onore tennero nel teatrino un cordiale trattenimento.

Ad Acireale.

Ieri, venerdì 27, partimmo di buon'ora per Acireale, graziosa cittadina che dista da Catania un 20 minuti di diretto. Colà le Opere di Don Bosco contano ammiratori e benefattori in buon numero. Parecchi di loro avevano ossequiato D. Albera nel suo primo passaggio in venire in Catania, altri, fra cui S. E. Mons. Arista e Mons. Pasqualino Pennisi e il Rettore del Collegio S. Michele, erano venuti espressamente a Catania per salutare il nostro Superiore. Era quindi un dovere il rendere una visita di cortesia a tante esimie persone.

All'arrivo in stazione trovammo Mons. Pennisi, Direttore Diocesano dei Cooperatori, il quale per tutta la giornata mise la sua elegante automobile a disposizione del nostro Superiore. La prima visita fu a S. E. Mons. Arista, che accolse D. Albera con grande affetto e lo volle ospite graditissimo pur permettendogli di fare le altre visite. Difatti, accompagnati da vari sacerdoti del Clero Acese, si visitarono l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e il loro Oratorio Festivo di Sant'Agnese, l'Oratorio maschile di

San Luigi, opera di Mons. Pennisi che tanto bene ha fatto alla gioventù e tanto più ne farà in avvenire con l'impianto delle Scuole Professionali sotto la solerte direzione dei Fratelli della Dottrina Cristiana, il Seminario Diocesano dove il sig. D. Albera parlò paternamente ai giovani chierici, e il Dopo Scuola Pennisi.

Il Collegio San Michele, i cui superiori ed alunni in molte circostanze hanno dato prova di grande affetto ai Collegi Salesiani di Sicilia, aveva pur desiderato di ricevere una visita dal sig. D. Albera, che vi fu trattato come in famiglia. Fu accolto solennemente nell'elegante teatrino, salutato da applausi ; il Padre Rettore sciolse un inno all'Opera Salesiana e alla missione che essa compie nel mondo, e presentò il Successore di D. Bosco e di D. Rua ai convittori, alcuni dei quali a nome dei loro compagni lessero un affettuoso saluto e offrirono mazzi di fiori. Ritornammo quindi in Episcopio, dove anche Mons. Arista ebbe parole di viva ammirazione e di sincero affetto per le Opere nostre e per il bene che fanno con l'aiuto di Dio. Si fecero poi altre visite, come al Collegio Pennisi, così stimato in tutta la Sicilia.

A Taormina.

Catania, 5 marzo 1914.

Il 23 febbraio si andò a Taormina, che è uno dei luoghi più incantevoli che io abbia veduto. Accolto festosamente dai giovani dell'Oratorio e dai soci della Squadra sportiva « Tauromenium », Don Albera la sera dello stesso giorno venne ossequiato dalle giovanette del fiorente laboratorio « Gesù Redentore » diretto dalle benemerite Francescane Missionarie di Maria, qual omaggio di gratitudine pel bene che i Salesiani fanno ai loro fratelli nell'Oratorio San Giorgio.

La domenica 1 marzo, ebbe la consolazione di trovarsi in mezzo ad una moltitudine di giovanetti, che devotamente assistettero alla sua Messa, e si accostarono alla S. Comunione.

Nel pomeriggio quell'esercito giovanile si raccolse nuovamente e alla presenza di numeroso e scelto pubblico, tra cui spiccavano i membri del Consiglio Direttivo della « Tauromenium » con a capo il distintissimo síg. E. C. Oppenhein, la dist.ma Famiglia Hill, il Vice Console Britannico, la Squadra « Tauromenium », in elegante uniforme, diede nel cortile dell'Oratorio, un inappuntabile saggio ginnastico.

Riversatosi il pubblico nel teatro, seguì un'accademia musico-letteraria. Dopo un pezzo orchestrato, il sig. Arc. Marziani porse al sig. Don Albera ed all'Ecc.mo Mons. Walsh, Vescovo di Portland, che gli sedeva a fianco, il saluto riverente della cittadinanza taorminese ; e al zelante sacerdote teunero dietro le più affettuose declamazioni e i più bei canti eseguiti da quei bravi giovanetti. Il trattenimento fu invero riuscitissimo e si chiuse coll'affettuosa parola di Don Albera e la benedizione di Mons. Walsh.

(Continua).

DALLE MISSIONI

REP. ARGENTINA

I bisogni spirituali e le ricchezze materiali della Patagonia. (Lettere dell'Ispettore D. Luigi Pedemonte).

I.

A bordo del Vapore „ Camarones " 16 febbraio 1914.

REVMO. SIG. D. PAOLO ALBERA,

IERI sera mi congedai dai nostri amati confratelli di Rawson e Trelew e sono in viaggio verso Comodoro Rivadavia. Le due case difettano di personale : sono due Collegi con chiesa e servizio parrocchiale ed un ospedale, il più importante del luogo. L'influenza dei protestanti vi è molto sentita e vi si forma un ambiente difficile pel cattolicismo se non si lavora assai ed indefessamente. Le nostre due cappelle e le due case delle Figlie di Maria Ausiliatrice sono attorniate da undici cappelle od oratori protestanti evangelici. Intanto veggono appena il prete cattolico, paesi come Gaiman ove si va le domeniche e non si ha chiesa, e Madryn, il porto più importante della costa Patagonica.

L'anno 1883 il Venerabile nostro Padre Don Bosco diceva dopo l'esposizione d'uno dei suoi sogni profetici: gli Operai europei si riverseranno nell'America del Sud e specialmente nell'Argentina. Ed ecco che la Patagonia da quattr'anni in qua riceve costantemente emigrati europei: spagnuoli, italiani, portoghesi, russi, inglesi e polacchi. Ma la fede degli uni prevarica, mentre la miscredenza che seminano il contatto di eretici con cattolici e la propaganda della scuola atea si dilata in maniera spaventevole. Sarà sempre che i figli delle tenebre superino i figli della luce?

Questa regione, un tempo chiamata terra maledetta dal Darwin, produce pascoli abbondanti, mantiene milioni di capi di bestiame utili all'uomo, esporta migliaia e migliaia di tonnellate di lana e aspetta braccia generose che la rimuovano per darci grano della miglior qualità, come ce lo assicurano le abbondanti mostre che vediamo ìmbarcare sullo stesso nostro piroscafo. Visitando la prima fabbrica di Conserve di pesci, qui stabilita e diretta dal bravo cattolico, il signor Domenico Depolo, dalmata di origine, il viaggiatore si convince dell'avvenire che avrebbe qui una colonia di pescatori.

Il Golfo Nuovo, tra i 42° e 43° di latitudine sud è un prezioso seno che forma l'Oceano atlantico sulla costa del Chubut riparato dagli sconvolgimenti dell'Oceano, sicchè esso è il rifugio dei pesci minori perseguitati a morte dai maggiori ed assicura l'esito alle pescherie.

Nello stabilimento, iniziato dal signor Depolo, nel 1913 si lavorarono 30.000 chilogrammi di pesci, apparecchiati in 16.ooo recipienti di varie qualità. L'articolo base di battaglia, come suol dirsi dai commercianti, è il pejerrey in olio e lo segue la anchoa salalo ('acciuga salata). Collo svolgimento di quest'industria si potranno preparare eccellenti calamares nella loro tinta naturale. Trovasi abbondante lo squisito saborí, che è giudicato eguale se non superiore al ma~ queró, spagnuolo e francese. Il merluzzo, il baccalà ed altre specie consimili abbondano in maniera promettente buoni affari. Abbondano assai i leoni di mare e ciò dice in favore dell'abbondanza di pesca: i pescatori di queste regioni ne conoscono degli esemplari del peso di oltre mille chilogrammi i quali mangiano giornalmente tra i cinquanta e gli ottanta chilogrammi di pesci utili all'uomo.

Il benemerito signor Depolo e le altre famiglie di pescatori trovano valido appoggio nel nostro Cooperatore ed amico di ogni progresso pel suo paese, l'egregio signor Enrico Zwank, di nascita argentino.

Ebbene, amato sig. D. Albera, un porto destinato a tanto avvenire materiale, che ha circa duemila anime, e fa capo ad una linea ferroviaria, che ha un percorso di cento venti chilometri attraverso la vallata del Chubut, non ha chiesa e non vede il prete che una volta al mese!... E proprio così.

Voglia, amato Padre, benedire questo suo

Dev.mo Figlio in C. J. SaC. LUIGI PEDEMONTE.

II.

A bordo del Vapore , Asturiano" 1 marzo 1914. REV.MO SIG. D. ALBERA,

IERI salpammo dal porto di Comodoro Rivadavia ed approfittando di qualche ora buona che mi dà l'inusitata tranquillità di questo mare, raccolgo alcune impressioni per comunicarle al nostro buon Padre, sempre ansioso delle nostre novelle. A Comodoro trovansi tre dei nostri bravi Confratelli già da quattro mesi : e provano tutte le strettezze delle case incipienti ed hanno a soffrire assai. Il loro sacrifizio offerto volentieri e continuamente al Signore sarà preghiera per la conversione di tante povere anime di eretici, di cattivi cristiani e dei poveri paysanos, che, nelle campagne da Rivadavia dipendenti, son poco onoratamente sfruttati da uomini inciviliti divorati dall'auri sacra fames. Quivi non abbiamo casa e se ne affitta una di legno e zinco pagando mensilmente settanta pesos. Ciò, aggiunto alle spese di sostentamento e alla minima corrispondenza degli abitatori del paese, fa che diventi gravosa questa nuova missione, d'altra parte assolutamente necessaria, se si vuole rispondere e provvedere ai spirituali bisogni di quest'omai importantissima regione.

Comodoro Rivadavia fa capo ad un'estesa regione montuosa e con valli atte alla pastorizia. Dal porto di Comodoro si esportarono l'anno scorso 5 milioni di chilogrammi di lana, che ora si paga sul posto dai sette e mezzo agli otto e mezzo pesos i dieci chili.

Però ciò che diede fama mondiale a Comodoro Rivadavia e gli assicura un avvenire più che splendido, si è la giacenza di petrolio, scoperta cinque anni fa, mentre si faceva la perforazione in cerca di acqua potabile. Proprio in una vallata, o cavadón, rimpetto alla sponda dell'Oceano, si veggono in piena attività ben dodici sorgenti petrolifere che sono l'inizio di un negozio che avrà del meraviglioso e per la Patagonia e per l'Argentina.

Osservando il movimento di commercio che si sta svolgendo, e vedendo le grandi locomotrici della ferrovia già mosse dal petrolio della regione, ed i lavori che si stanno facendo per preparare i grandi tanques o lacune di petrolio atto all'esportazione, io sentii,. Padre amato, un senso tale di allegrezza e di amore verso l'indimenticabile e gigante nostro Padre Don Bosco che mi lagrimavano le ciglia. Io mi ricordai allora di ciò che udii raccontarmi dagli amati miei maestri e superiori, allorquando bambino di dieci anni leggevo stampato nel bollettino della Repubblica sull'intero lembo patagonico dal Rio Colorado al Sud: Desierto inesplorado.

Allora ci si diceva che un Padre ancor vivente e molto amante dei fanciulli argentini, Don Bosco, annunziava un grande avvenire per quelle regioni inesplorate; che grandi linee ferroviarie le avrebbero attraversate, cariche di merci di molto valore: che si sarebbero scoperte miniere di carbon fossile e giacenze petrolifere quali non si sarebbero mai immaginate; che gl'indigeni Patagoni si sarebbero facilmente inciviliti, sebbene a costo di stenti, di sudori e sangue sparso per la loro rigenerazione, e tra i figli stessi della Patagonia sarebbero sorti bravi missionari ed apostoli.... Sempre che mi vengono alla mente le cose suddette, che ora veggo meravigliosamente adempirsi, ringrazio il Signore che ebbe con me tanta bontà di farmi figlio di Don Bosco.

Padre, ci benedica colla benedizione feconda di Abramo e Giacobbe, perchè moltiplicando il nostro spirito ed il nostro numero possiamo radicare anche in queste zone il pacifico e santo regno di N. S. Gesù Cristo.

Suo Dev.mo figlio in G. e M. Sac. LUIGI PEDEMONTE.

III.

A bordo del Vapore „ Mendoza" 22 marzo 1914. REV.MO SIG. D. ALBERA,

STETTI quindici giorni a Puerto Deseado ove diedi una breve missione perchè da assai tempo se ne sentiva il bisogno. non ostante i vivi desideri dell'infaticabile apostolo di questa parte del Sud della Patagonia, il carissimo Mons. Giuseppe Fagnano, Puerto Deseado manca ancora di missionario. Eppure è uno di quei paesi che in Patagonia sorgono quasi per incanto da un anno all'altro, pieni di vita e con febbre di progresso ; fa capo ad una linea ferroviaria governativa, che si iniziò or sono cinque anni ed ha oggi un tratto compiuto di duecento ottantatre chilometri. A capo dei lavori è l'Ingegnere ex-allievo nostro, sig. Giovanni Briano, che con altri exallievi suoi dipendenti è un valido appoggio per la Missione. Come reclamano la presenza d'un sacerdote !

Ed eccoci di nuovo cogli avveramenti delle predizioni del nostro Ven. Padre. Come Ella sa, D. Bosco diceva a' suoi figliuoli che la Patagonia, allora quasi sconosciuta, persino agli Argentini, sarebbe stata attraversata da grandi linee ferroviarie, e specialmente ne descriveva una lunghissima, che scorrendo ai piedi delle Ande sarebbe giunta da Mendoza (ove egli vide un gran traforo, ora esistente e inaugurato l'anno 191o) sino a Puntarenas. Attraverso poi alle vallate e sui colli si sarebbero scoperte grandi miniere di metalli, di petrolio e carbon fossile.

Orbene, il progetto di ferrovia cui fa capo Puerto Deseado si deve estendere appunto parallelo alle Precordigliere fino al gran lago NahuelHuapi così pittoresco e ricco, che coi suoi dintorni forma la Svizzera Argentina.

Su questo stesso vapore viaggiano parecchi minatori che si dispongono ad esplorare giacimenti metallici di alto valore e miniere di petrolio che avvalorano in molto. Sentendomi dir delle predizioni di Don Bosco, sbigottiscono e stentano a credermi. Gl'immensi e spopolati deserti sono ora coperti da migliaia di capi di bestiame e Puerto Deseado oggi esporrà due milioni di chilogrammi di lana al prezzo significantissimo di otto Pesos e settanta centesimi, vale a dire i bei diciannove franchi i dieci chili.

Il piroscafo, dal quale Le scrivo, trasporta duecento passeggeri e a tre giorni di distanza gli fa seguito un altro che raccoglie l'eccesso di carica e i passeggeri che il « Mendoza » non può ricevere. Ebbene quasi la metà di questa gente non è cattolica e professa il protestantesimo. I figli loro, oltre che alla Fede dei loro padri, si tengono fermi al proprio idioma, in maniera che si fa quasi impossibile l'affiattamento con essi. Son guardinghi e sfuggono dal Missionario, cui guardano, non so come dire, se con compassione o con disprezzo.

Per fortuna tra i passeggeri vi sono dei sinceri cristiani e con loro e i loro figli siamo giunti ad impadronirci della situazione in maniera consolante. Si dice messa, si fa catechismo, si cantano lodi e si fanno festicciuole che interessano tutti; si può dire che l'Oratorio festivo di Don Bosco ci aprì le porte per fare un po' di bene anche a dispetto di qualcuno.

Durante questo viaggio che sta per finire, mi convinsi del bisogno che avrà il missionario di queste regioni di conoscere non solo la lingua del paese e l'italiano, ma anche alcune lingue straniere, quale l'inglese, il tedesco ed il francese. Queste lingue saranno tante porte d'entrata per avvicinarci ad una gran porzione di gente colonizzante queste terre.

Amato Padre, noi facciamo di tutto, come inculcava D. Bosco ai primi missionarii, per aver delle vocazioni e le cerchiamo insistentemente: però non si dimentichino i cari giovani europei che si sentono chiamati all'apostolato che il buon Dio dà il cento per uno a chi per lui e per estendere il suo regno fa qualche grande sacrifizio. Trovai tanti giovanotti che si scostarono dal lato dei loro cari per venire in Patagonia a far quattrini.... e si avrà a dire che l'amor dell'oro è più efficace e potente che l'amore per le anime? Oh! quanto ci rallegra il pensiero che presto giungeranno nuovi giovani coraggiosi a continuare l'opera d'incivilimento cristiano valorosamente iniziata dai nostri primi missionari.

Voglia benedirmi e credermi sempre suo

Figlio aff.mo in G. e M.

Sac. LUIGI G. PEDEMONTE.

MATTO GROSSO (Brasile)

Una consolantissima notizia.

Ricevemmo dalla Colonie indigene del Matto Grosso questa consolantissima notizia, che non potemmo dare ai lettori lo scorso numero.

« Una grande consolazione che la Vergine Immacolata volle farci provare in mezzo a tante pene, è quanto accadde nella Colonia del Sacro Cuore di Gesù. Il fatto è che il giorno sette, vigilia della grande festa dell'Immacolata, tutti gli Indii cristiani della Colonia, spontaneamente, per far cosa grata al Sacro Cuore di Gesù ed a Maria SS., decisero di gettar a terra il Bahyto (il capannone che sorge nel centro di ogni aldea e serve per tutte le riunioni e cerimonie diaboliche) gettarlo a terra e bruciarlo ! E così fecero in mezzo all'entusiasmo loro e al giubilo dei nostri cari confratelli. Il giorno della festa poi innalzarono una gran Croce nel medesimo luogo, promettendo di non far più nessun bacururú (nessuna baldoria superstiziosa). Fu un vero trionfo per la nostra Santa Religione, che nessun di noi poteva immaginare si potesse conseguire così presto ». Così il nostro caro Don Balzola.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

SANTA MARIA, soccorri agli infelici, aiuta i pusillanimi, ridona florida salute agli infermi, prega pel popolo cristiano ed interponi le tue preghiere pei Vescovi e pei Sacerdoti. Sorridi e benedici, o Vergine, al Vicario del tuo Divin Figlio e conservalo all'amor della Chiesa. Intercedi, o Piissima, pel sesso devoto; e fa', che quelli che invocano il tuo forte, santo, pietoso aiuto, abbian tutti a provare le ineffabili tenerezze del cuor tuo di Madre!

Avvisi e raccomandazioni.

Ai sigg. Decurioni, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandiamo la seconda Conferenza annuale, prescritta dal Regolamento, per la solennità di Maria Ausiliatrice e la colletta per i restauri del Santuario di Valdocco.

All'uopo invitino qualche zelante conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo a voler destinare un discorso alle glorie di Maria Ausiliatrice.

A tutti i Cooperatori raccomandiamo di ascriversi o di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. Agli ascritti si propongono due cose: « Promuovere la gloria della Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte; e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato ».

A tutti gli ascritti all'Associazione dei divoti raccomandiamo il loro apposito manuale di pietà « Il divoto di Maria Ausiliatrice » con numerosissime preghiere indulgenziate, riflessioni settimanali, speciali ossequi per ogni sabato, ed un Corso di letture pel Mese Mariano, tratte dalle opere del Ven. Don Bosco, illustranti direttamente i loro particolari doveri come membri dell'Associazione suddetta.

Due nuove Chiese dedicate a Maria Ausiliatrice.

Ad Alicante, nella Spagna, si è inaugurata una nuova Casa Salesiana, con una splendida Chiesa annessa, dedicata a Maria SS. Ausiliatrice. L'opera grandiosa si è compiuta in 3 anni. Chi ha fatto il prodigio?... Maria SS. Ausiliatrice! Ella ispirò al compianto Marchese del Bosch di regalare il terreno; Ella formò un Comitato di Signore, che sotto la presidenza di quel zelantissimo Abate condussero a termine l'Opera e l'affidarono ai Figli di Don Bosco, che ne han già preso possesso, anzi han raccolto nel nuovo istituto 300 fanciulli! Molti Cooperatori presenti all'inaugurazione piangevano di santa allegrezza, esclamando apertamente : Come si è potuto far tanto!... È Maria Ausiliatrice, è Maria Ausiliatrice che ha fatto il prodigio.

La cerimonia inaugurale si compì il 14 febbraio u. s.

L'altra chiesa dedicata a Maria SS. Ausiliatrice è la cripta del Tempio in costruzione a Przemysl in Galizia. L'inaugurazione si compì il 25 marzo u. s. con intervento di numerosissimo popolo e di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Carlo Fischer, Ausiliare del Vescovo di Przemysl.

GRAZIE E FAVORI

Viva Maria Ausiliatrice! (1)

Agatina Soldano Oliva è una vaga e tenera creaturina, che forma la gioia e la delizia dei suoi congiunti. Non aveva ancor due anni, quando sulla fine di gennaio 1914 fu colpita da un inesorabile morbo: difterite, infezione allo stomaco, e bronco polmonite. Furono adoperate tutte le cure della scienza, ma qual tenero fiore sbattuto dalla bufera stava per soccombere il 31 gennaio!... Le labbra livide, la lingua nera, il viso cereo annunziavano che la morte stava per troncare inesorabilmente quella delicata esistenza. I congiunti, in preda al più straziante dolore, aspettavano da un momento all'altro la catastrofe.

Chi mai pensava ridonare la vita alla vezzosa Agatina? Maria Ausiliatrice! La sua immagine fu posta nella stanza della iuferma, e i congiunti si rivolsero con fiducia all'augusta Regina de' cieli. « O Maria, pregavano, non siete voi la salute degli infermi, la consolatrice degli afflitti ? Deh! per quel Bambinetto che stringete nelle braccia, date la salute a questa figlia ».

Maria non si lasciò lungamente pregare, e le rose della salute rifiorirono sulle gote di Agatina. I genitori, grati e riconoscenti per la grazia ricevuta, pregano di pubblicarla sul Bollettino Salesiano, affinchè tutti conoscano che Maria Ausiliatrice, qual madre amorosa soccorre sempre i suoi figli, che a Lei si rivolgono nei dolori.

Aci Catena, 25 marzo 1914.

Sac. Lucio OLIVA.

Faenza. - L'anno scorso mia madre da vari anni debole e sofferente, fu colpita da una grave e dolorosissima malattia, che mise in pericolo la sua esistenza. Desolata, mi rivolsi con una novena alla Madonna Ausiliatrice, promettendole un'offerta e la pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano. La B. Vergine esaudì le tuie preghiere facendo guarire mia madre dalla malattia incòltale, e faceudole altresì migliorare le precedenti condizioni di salute.

Febbraio 1914.

BARBERINA GRILLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Abbiategrasso: B. B., 2 - Accadia. Genco B. - Acireale: N. N. - Acitrezza: Maria Fichera, 2 - Acqui: N. N. - Adernò: L. B. - Adria: C. R., 3 — Agliano d'Asti: Margherita Gianoglio, i - Agnone: H. G. - Alba: A. A. - Albano Laziale: N. N. - Albenga O. S. - Alcamo: H. M. - Alessandria: Angela Pane, i - id.: V. Z. - Aosta : Aurelia Va De Giorgis, 5, 15 - id.. Can. Micheletto, 25 - Atina: N. N., 8 - Azeglio: Francesco Prevosto, io.

B) - Baceno : A. M. - Bacucco : F. M. - Badalucco: T. C. - Badia: N. N., 3 - Badia Calavena : O. S., i - Badia Polesine : N. N., 5 - Badia Tedalda: N. N., i - Badolato: N. A., 5 - Bagaggera: O. P. - Ragnara Calabra: B. M., 2 - Basge: Maria Soardi Va Guerra, 5 - id.: Marchioni Rosa vedova Spimpolo, 2C - Bergamo: N. N. - Biella: N. N., 5 - id.. Annetta Antonello, 2 - Bogliasco: Carmelo Gardella, 5 - Bolano: Anna Grossi, 2,20 - Bolog-na: Giuseppina Ruvinelli, io - Borgomanero : Maddalena Mosa, 5 - id.: Rosina Erbea, 5 - id.: Maria Santi Gattoni, 5 -- id.: Marianna Romanini ved. Pelizzari - Brescia: Nob. Paolina Soncini, 5 - id.: Nob. Giuseppina Smancini Cadolino, IS - Brianze: Maria Cerioli, 45 - Brienza : Giuseppina Perrelli, 5 - Busca Margherita Rovera.

C) - Cabella Ligure: N. M., 2 - Cabiaglio: Z. 0., 5 - Cabrasi L. P. - Caccavero: P. N. - Cagliari: G. M., 5 - id.: Adele Marcialis, 2 - Cagnano Amiterno : N. N . , 5 - Cairano A. O. - Calice Ligure: O. L. - Calino: N. N., 2 - Caloveto: N. R., i - Caluso: Emilia Merlo - Camerata Cornelio : Maria Belotti di Giovanni, 5 - Campiglia Marittima: N. N. - Canelli: Luigi Rissola, 3 - Canicatti: N. N., I,5o - Caramagna: Giovanni Capello, io - id.: Fratelli Osello, io - id.: S. A., 5 - Carmagnola: N. N. - Carri: Pio Dal Zotto, 5 - Casal Cermelli : Manin Bodratti Va Cermelli, 3 - Caselle Torinese : Stefano Costa, 5o - Cassano Magnago: Angela Mazzucchelli in Pozzi, 5 - Castel Madama: N. N., 2 - Castelluccio dei Sauri: 0. R., - Castell'Umberto : N. N. - Castello Valsolda: M. G. - Catania: Caterina Struzzo in Grassi, 15 - Cento: D. L. G., 4 - Cernusco Lombardone : Giulia Jonali, 5 - Cig liano d'Asti: B. E., 4 - Civate.- Angiolina Invernizzi, 2 - Civitavecchia : Una povera orfana - Clivio (Ticino) : N. N. -Col S. Giovanni A. D., 6 - Comerio: Maria Buzzi, i - Corsico: Angela Pozzi, 5 - Cossano Belbo: B. V. Al. - Costa di Merzate: Gina Bagattini Passerini.

D) - Dagnente : R. M., 6 - Desaux Vercellese: Maddalena Degrandi, 5 - Diamante. O. B. - Diano Arentino : P. A., 8 - Dorio: N. N., 2,70.

E) - Eboli: R. E., i - Elice: M. A. - Emarese: Innocente Treves, i - id.: Giuseppina Dondeynas, 1,40 - id.: Francesco Cretier, z - id.: Giovanni Battista Dagnes, 2 - id.: Catterina Peaquin, i - id.: Maria Grivon, 1,50 - id.: N. N., 2,10 - Erba: Dott. Carlo Radaelli, 5o - Esanatolia : N. N., 3 - Esino Superiore: I. M., i -- Esterzili: A. C. - Etroubles: N. N., 5.

F) - Fabbrica Curone: N. N., io - Falerone: R. S., 2 - Fallascoso : A. Z. , 9 - Favale di Malvaro: N. N. - Fermignano: C. D., 4 - Feroleto Antico: N. N., 4 - Firenze: Domenico Ferrua, 25 - Flumini Maggiore: Ruggero Murgia, i - Frossasco: Teresa Dellavalle, 2.

G) - Gambolò: G. G., 2 - Gambugliano V. A., 4 - Gandino: A. D., io - Gandosso: A. S., 3 - Garabiolo : N. N . , i - Garbagna Novarese: P. O., 5 - Gergei: Rita Anna, i,5o Giarre: La Rosa Lucia.

I) - Idro: N. N., 2 - Iglesias: O. A. - Imberido : L. A., 5 - Imbersago : A. M. - Iseo: N. N., 12 - Isola Dovarese: N. N. - Issogne: Catterina Tolis, 5 - Ivrea: Antonio Garda, 2 --- id.: Rosina Quagliotti, i - id: Carlotta Bianco, i.

L) -- Labico: B. O. - La Cassa: N. N., 2 - Laganadi: S. A., 5 - Lapedona: A. V., 5 - Lapio : N. N. - Lenno : Margherita Longoni, 4,90 - Lequio Bercia : Giuseppe Airale - Lequio Tanaro: Margherita Bealessio - Lusiana : Augusto Ceccari, 2.

M) - Mantova: Maria Colognesi, 2,50 - Mazzarino: Maria Delizia Callerano, 2 - Mezzanabigli: Giuseppina Della Torre - Milano: N. N. - id.: P. G. 0., 5 - id.: N. N., 5 - Mineo:

A. C. B. - Moggio Udinese: Domenica Franzin Tren - Molteno: N. N. - Mombarcaro (Cuneo) : D. Gius. Abbene, arciprete, 5o a nome del coop. Prospero Cora, guarito da pericolosissima polmonite - Mondonio: Catterina Agugliate - Moneglia : M. F., 5 - Monteleone Calabro: G. S. M., 5 -Monza: C. Q., 3 - Moretta: N. N., 45 - Mortaso (Austria) : Saverio Compostella, 15.

N) - Napoli: A. M., io - Neive: N. N. - Aizza Monferrato: N. A., io - Nizza Marittima : Teresa Negri, 5 - Nocera Umbra: N. N., 5. - Nota: O. S., 3 - Nonantola: N. N., 4 - Novi Ligure : Q. M., 14 - Nunziata di Mascali: N. N., 5 - Nuoro: N. B., 5 - Nus: Gaspare Daufin, io - id.: N. N., io.

O) - Ogliastro Cilento : B. M., io - Orbassano: Anna Battagliotti, 5 - id.: Clara Masso.

5 - Orsara Bormida: N. N. - Ortignano Raggiolo : R. A., 3 - Orzi Nuovi : E. I. , i - Osogno: Annetta Daldini, 5 - Otranto: B. O., 5 - id.: B. M. - Oulx: N. N. - Ozzano Monferrato: G. R., io.

P) - Pagnacco : Luigia Dorigo, 5 - Palmira: N. N. - Pancarana: Luisa Sachi, i - id.: D. B., 2 - Pannarano: A. S. T., 3 - Pantasina: N. N., - Pieve del Cairo: G. Pennacchi, 2 - Piobesi Torinese: N. P. - Portola: Giuseppe Barberis, 5 - Pralormo: Lucia Givogre, 2,50 - id.: Maria Mavina, 2 - id.: Anna Gariglio, i.

Q) - Quadrelle: N. N. - Quaglietta: G. P., i - Quagliuzzo : A. N., 2 - Quaranti: V. B., 5 - Quinto Vicentino: O. R., io.

R) - Racconigi: M. B., i - Radicondoli N. N. - Reggio Emilia: Teresa Baiocchi - Rescaldina: P. T., 3 - Retorbido: A. R. - Rimini: N. N. - Rivoli: Giovanni Bertola, 30 - Roggiano Valtravaglia: N. N. - Ronza: Ida Magni, 5 - id.: N. N. - id.: A. Cif. - Romagnano Sesia: O. B. L., io - Romallo (Austria) : A. R., 5 - Rovegno : Gio. Batt. Foppiani fu Giuseppe, 5.

S) - Samatzai: Gilla Cantoni, i - S. Ambrogio Torinese : O. N., 5 - S. Demetrio nei Vestivi: D. Bernardino Santucci, 5 - id.: Giuseppina Santucci, i - Sandrigo: N. N. - id.: Maria Stefani, 5 - S. Giorio di Susa: N. N. - S. Giusto Canavese: A. S. O. - S. Michele d'Asti: Giuseppina Mosso - Sasso Morelli: A. M., 20 - Sauze d' Oulx: N. N. - Savigliano N. N., io - Savona: Attilio Acquarone-Scaldasole : N. N., 15 - Settimo Rottaro : Prevosto Francesco - Siena : N. N. - Soave : Elisa Gaspari, 2 - Sondrio: R. M., io - Sonico: N. N., 5 - Stresa : N. N. - Stupinigi : Margherita Nasi - Susa : N. O.

T) - Thures: N. N. - Tirano : R. O. , 1 - Tivoli : A. A., 5 - Torino : N. N., 5 - id.: G. Della Cicogna, 5 - id.: Giovanni Rastello, io - id.: Teresa Lanfranchinì ved. Mazzolaid.: Marcellina Rollandin, 30 - id.: Maria Santandrea, 3 - id.: Teresa Cattalano, 5 - id: Eugenia Baruzzo - id.: Rosa Caravario - id. C. G. - id.: Dr. Troia e Consorte, 50 - id. Famiglia B., 4 - id.: Apollonia Monferrino, io - id.: T. C. A. - id.: Margherita Faule, 5 - id.: N. N. - id.: Maria Viglietti, per segnalatissima guarigione ascritta all'intercessione di Maria Aus. e del Ven. D. Bosco - Trana O. B. N., i - Trecate: N. N. - Treviglio: O. A. - Treviolo: Alessandro Lodetti, 4 -.id.: Alessandro Leidi, 6 - Trieste: Sorelle PiccoliDe Vestre, 5.

U) - Uggiate: N. N. - Usurate: A. S., 2.

V) - Valletta (Malta) : Antonio Zamut, 5 -Varazze: Famiglia Scotto, 25 - Vercelli: D. S., io - Vigliano d'Asti: N. N. - Villalvernia: Maria Milanese in Ferretti, 12 - Villarbasse : C. R., 5 - Villarfocchiardo : F. R., 2 - Vinzaglio : Bartolomeo Pezzana, 3 - Volpiano Anna Amateis- Volvera : Clotilde Martinengo, 5.

Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi direttamente al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 maggio al 10 giugno.

10 maggio - Continua il Mese di Maria SS. Ausiliatrice: Giorni feriali : Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30 seconda Messa della comunità - Alle ore 19,30 lode, predica, benedizione.

Giorni festivi: Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messa Solenne -- Ore 15 e 16,30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore : matt.: Sac. Angelo Amadei salesiano.

»   sera : il rev.mo Can. Augusto Ghisi, della primaziale di Pisa.

15 maggio - Comincia la Novena solenne.

17 maggio - Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice: orario festivo.

21 maggio -- Ascensione di N. S. O. C.: orario festivo.

23 maggio - Vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice-Ore 5,30: Messa, Predica, Benedizione solenne - Ore 7,15: Messa celebrata da S. E. Reverendissima Mons. COSTANZO CASTRALE, Vescovo tit. di Gaza - Ore 16: Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, seguita dal canto delle Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 18,30: Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione solenne - Illuminazione dell'esterno del Santuario, concerto e canti corali.

24 maggio - Solennità di Maria SS. Ausiliatrice e primo giorno della Corte di Maria - Indulgenza plenaria -- Messe dall'aurora alle 13 - Ore 5,30: Messa celebrata dal rev.mo sig. D. ALBERA, Rettor Maggiore dei Salesiani - Ore 7,15: Messa celebrata da Sua Eminenza Rev.ma il signor Cardinale ANDREA CARLO FERRARI, Arcivescovo di Milano - Ore 10: Messa Pontificale di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giosuè CATTAROSSI, Vescovo di Albenga - Panegirico, detto dall'Em.mo Card. Arcivescovo di Milano - Alle ore 16: (per comodità dei pellegrini): Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 18: Vespri Pontificali, Processione, Trina Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo - Illuminazione e concerto.

25 maggio - Secondo giorno della Corte di Maria - Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice, e di tutti i benefattori defunti del Santuario.

26 maggio - Terzo giorno della Corte di Maria.

31 maggio - Solennità di Pentecoste e chiusura delle feste titolari - Ore 5,30 e 7,30: Messe della Comunità - Ore 9,30: Messa cantata - Ore 16,30: Vespri, Discorso, Te Deum e Benedizione solenne.

5 giugno - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

Note e CORRISPONDENZE

Un nuovo Vescovo Salesiano.

Il Santo Padre si è degnato di nominare Vescovo tit. di Prussiade ed Ausiliare dell'Arcivescovo di Cuyabà, il rev.mo dott. Francesco de Aquino Corrèa, salesiano.

Il nuovo Prelato è forse il Vescovo più giovane del mondo, avendo compiuto 29 anni il 2 aprile u. S. La sua carriera è delle più brillanti.

Percorsi gli studi ginnasiali in patria, si ascrisse alla nostra Pia Società e conseguì la laurea di filosofia e di teologia all'Università Gregoriana in Roma, dove fu ordinato sacerdote il 17 gennaio 19o9 da Mons. Ceppetelli Vice-Gerente: e poco dopo tornò a Cuyabà, dove presentemente aveva la direzione del nostro Collegio di San Gonzalo. Al carissimo Confratello, chiamato a compiere una più larga missione di bene nella sua patria diletta, mandiamo dall'intimo del cuore i più cordiali e santi auguri.

VII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.

Nel prossimo autunno a S. Paolo del Prasile si adunerà il VII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani. L'idea lanciata da un operoso Comitato di quella città ha destato le più larghe simpatie in tutta la Repubblica Brasiliana e raccoglierà, ne siam certi, le più entusiastiche adesioni da tutto il mondo. L'Em.mo Card. Arcoverde de Albuquerque, Arciv. di Rio de Janeiro, ha inviato la sua benedizione e approvazione incondizionata. Anche il Nunzio Apostloico Mons. Aversa ha aderito con una stupenda lettera, che speriam di pubblicare. La 1° adunanza del Comitato Promotore si è tenuta il 26 gennaio, sotto la presidenza dell'Arcivescovo di S. Paulo Mons. Duarte Leopoldo e Selva. Il Congresso è indetto in preparazione alle Feste Centenarie di Don Bosco e di Maria SS. Ausiliatrice.

Il Pellegrinaggio Nazionale Spagnuolo a Torino.

Il Pellegrinaggio Nazionale Spagnuolo, reduce dalla visita a Roma e ai più celebri Santuari d'Italia, sarà a Torino subito dopo la solennità di Maria SS. Ausiliatrice per visitare - conforme l'annunziato programma - il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, la Tomba del Ven. Don Bosco e la Casa Madre della Pia Società Salesiana.

Ai generosi figli della Cattolica Spagna, che hanno voluto comprendere nelle loro visite i luoghi a noi più cari, diamo fin d'ora il nostro caldo saluto, nella fiducia di mostrar loro in persona - meglio che ci sarà possibile - la nostra riconoscenza.

UN NUOVO TEMPIO alla Sacra Famiglia in Ancona.

L'OPERA Salesiana in Ancona, che dal 19o1 presta assistenza a centinaia di giovanetti in un Oratorio Festivo e tiene un Istituto-Pensionato per giovani studenti delle Scuole Tecniche, ha finalmente allargato il suo campo di azione coll'apertura di un nuovo Tempio dedicato alla S. Famiglia, reclamato dai bisogni religiosi di circa ventimila anime che in pochi anni son venute addensandosi nei molteplici e grandiosi abitati del viale Carlo Alberto e dei Piani S. Lazzaro.

Il nuovo tempio, di stile basilicale romano e su disegno dell'architetto cav. Mario Ceradini di Torino, sorge quasi a metà del viale Carlo Alberto, maestoso nella severità delle sue linee architettoniche, armonico nella bellezza del suo insieme, nuovo per la felice combinazione della torre campanaria nel centro della facciata; misura 42 metri di lunghezza, 2o di larghezza e 18 di altezza, diviso in tre navate con dieci arcate, che poggiano sopra otto colonne di granito. Il graziosissimo gruppo della Sacra Famiglia che è posto sull'altar maggiore è del valente prof. Morelli di Ancona.

Le feste inaugurali si svolsero nei giorni 19, 20, 21, 22 marzo e riuscirono veramente solenni ; furono giorni di aperta e schietta manifestazione di fede, il cui ricordo si manterrà vivo, incancellabile nel cuore di tutti quelli che ebbero la sorte di prendervi parte.

La mattina del 19 marzo, consacrato alla com memorazione solenne del Patrono universale, il suono festoso del concerto campanario aveva richiamato una folla che si pigiava impaziente fuori delle tre porte, in attesa che si aprissero, mentre veniva compiuto il rito della benedizione, per delegazione di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Ricci Arcivescovo, dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Rodolfo Ragnini, infaticabile patrocinatore di quest'opera.

Non appena si apersero le porte, un'onda di popolo si precipitò nel vasto tempio che fu incapace di contenerlo tutto. Celebrò subito la S. Messa lo stesso Monsignore, e intanto la Schola Cantorum dell'Oratorio eseguiva classici mottetti e al Vangelo il rev.mo Don Renato dei Conti Piccini, Parroco di Sirolo, rievocando con alata parola l'antica fede degli anconetani, scioglieva un inno entusiastico di lode a quanti avevano contribuito ad erigere un nuovo tempio così grandioso.

Nei giorni del triduo solenne questo fu sempre gremito da ogni ceto di persone attirate dalla solennità delle sacre funzioni, dalla buona esecuzione di musica sacra e dalla predicazione dell'esimio P. Balducci della Congregazione del Preziosissimo Sangue.

La domenica 22, ultimo giorno delle feste, fu un trionfo di fede. Celebrò la Messa della comunità S. E. Mons. Giovanni Battista Ricci Arcivescovo di Ancona e Conte di Numana, che assistito dal rev.mo Mons. Conte Rodolfo Bagnini e dal rev. Parroco Don Romanelli distribuì un centinaio di prime Comunioni a buone fanciulle e a cari fanciulli che trepidi e raggianti, sotto l'influsso delle paterne e affettuose parole del loro Pastore, trovarono l'ultimo fervido slancio per unirsi al loro Dio. Tutto il giorno fu un continuo pellegrinaggio alla nuova chiesa, ma quando all'Ave Maria, dopo la recita del S. Rosario e la predica, S. E. Mons. Arcivescovo, vestito pontificalmente, si avviò all'altare accompagnato da tutto il Seminario, da parecchi Canonici e da uno stuolo di nobili signori anconetani, tra cui il conte Cesare Mengoni, l'Ing. Ferretti, il conte Raimondo Bosdari, il conte Antonio Milesi Ferretti, l'Avv. Felice Simeoni, l'Avv. Salucci, che con torcia accesa aprivano il sacro corteo, la folla a stento potè aprire a questo un passaggio.

A chiusa delle solenni funzioni il lunedì 23 fu celebrato un ufficio funebre in suffragio dei benefattori defunti, specialmente del conte Luigi Rocchi Camerata.

Il S. Padre, che nella sua generosità aveva già inviato in dono al nuovo tempio un magnifico ostensorio, un calice ed una pisside di argento, a mezzo dell'Em.mo Card. Segretario di Stato così rispose all'omaggio di filiale ossequio tributatogli il giorno dell'inaugurazione: - Santo Padre, graditi devoti riconoscenti auguri espressi Comunità Salesiana Ospizio S. Luigi e fedeli, inaugurandosi tempio S. Famiglia accorda ben volentieri a tutti implorata Benedizione Apostolica.

Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice

ROMA. - Nell'Istituto Sacra Famiglia, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Via Appia Nuova, il 22, 23 e 24 marzo ebbe luogo un solennissimo triduo in onore delle S. Reliquie di S. Aurelia, Vergine e Martire, composte in simulacro, dono prezioso che l'Em.mo Cardinale Basilio Pompilj, Vicario di Sua Santità, faceva all'Istituto.

Collocato il simulacro in bellissima urna la mattina del 22, questa fu processionalmente recata da quattro sacerdoti nella cappella, ove rimaneva esposta per tre giorni. Presiedeva la sacra funzione Sua Em. Rev.ma il Card. Vicario, che celebrò la S. Messa, alla quale numerose furono le comunioni, mentre venivano eseguiti parecchi mottetti in gregoriano, accompagnati dal M° Ciocci, Direttore della Cappella Lateranense.

L'Emin.mo Principe di S. Chiesa si mostrò assai lieto del numeroso stuolo di giovanette che si accostarono alla Sacra Mensa ed ebbe parole di encomio per le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nel pomeriggio poi il rev.mo sig. Teol. D. Luigi Barlassina dell'Arcibasilica di San Giovanni in Laterano, tessendo il panegirico della vita e del martirio della Santa, animò efficacemente le giovanette ad imitarne le virtù.

Il secondo giorno celebrò Sua Em. Rev.ma il Card. Francesco di Paola Cassetta, Vescovo titolare di Frascati, nostro insigne benefattore.

Il terzo giorno Mons. Giuseppe Pescini, Cappellano Segreto di Sua Santità, celebro la Santa Messa e fece un sermoncino di circostanza, esortando le giovanette a mostrarsi riconoscenti alle loro educatrici con la frequenza ai SS. Sacramenti, all'Oratorio e la pratica delle più sode virtù. Nel pomeriggio presiedette la funzione di chiusura Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Faberi, Assessore del Vicariato. L'urna sacra venne nuovamente portata in processione per i vasti cortili da quattro sacerdoti al canto del Jesu, corona Virginum e del Magnificat; prendendovi parte le Figlie di Maria, le alunne delle Scuole e del Laboratorio Pontificio, le Oratoriane, le Madri Cristiane e numeroso popolo; e Sua Eccellenza tenne un mirabile discorso sull'amore della Santa Verginella per Gesù Cristo e sulla sua fortezza nella Fede.

Si volle pur festeggiata l'ottava e in quel giorno Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vittorio Amedeo Del Bianchi Ranuzzi, Maggiordomo di Sua Santità celebrò la S. Messa, durante la quale vi fu nuovamente la Comunione generale delle Figlie di Maria e delle Oratoriane.

Che le sante emozioni destate in tante anime giovanili da queste feste in onore di una vergine martire non si cancellino più!

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Tra i figli del popolo.

FIGLINE VALDARNO. - All'Oratorio Salesiano il 10 marzo u. s. ha avuto luogo una simpatica festa. Oltre 2oo giovani ricevettero dalle mani di benemerite persone il premio della loro assiduità all'Oratorio e dell'impegno nello studio del catechismo.

Furono distribuiti 95 primi premi consistenti ciascuno in un taglio di stoffa per abito completo, 78 secondi premi in un taglio di stoffa per giubba; 39 terzi premi, in taglio di stoffa per calzoni, libri, e giocattoli. Nel teatrino letteralmente gremito di giovani e di egregie persone, spiccava sotto un ricco padiglione di damasco, tra palme e fiori, la soave figura del Ven. Don Bosco. Parlò il direttore dell'Oratorio e furono eseguiti inni, recitati dialoghi e poesie. Il festoso trattenimento venne chiuso da appropriate parole del rev.mo sig. proposto dottor Mazzucchelli.

Notizie varie.

MILANO. - Il Cardinale Arcivescovo dai Salesiani. - Togliamo dall'Italia: - Una graditissima improvvisata faceva l'Em.mo Cardinale ai Salesiani al 1° di aprile. Verso le 16,15 arrivava colà in automobile e scendeva alla chiesa di S. Agostino. Tosto superiori ed alunni si affrettavano ad incontrarlo.

» Dopo breve orazione, volle assistere alla lezione di Catechismo delle fanciulle che si preparano per la prima Comunione... S'intrattenne poi in famigliare colloquio cogli alunni dell'Istituto esortandoli all'amore della pietà, dello studio e del dovere cristiano.

» Passò quindi sul campo dei lavori che alacremente si stanno facendo per il compimento della stessa chiesa di S. Agostino. Ammirò la vastità della parte in costruzione, la solidità del basamento armato e delle quattro massiccie colonne che debbono sostenere la grandiosa cupola, come pure la finezza e proprietà delle linee dei rosseggianti muri delle icone, che già s'innalzano sopra il basamento. Il lavoro compiuto nel silenzio della fredda stagione è già rilevante ; ed ora continua febbrilmente all'aperto con un numero sempre crescente di muratori.

» Sua Eminenza si è mostrata ben lieta di questi grandiosi lavori, e facendo le sue vive congratulazioni coi Salesiani, augurava loro che all'attività degli operai corrisponda il concorso dei buoni per far fronte alle ingenti spese che si vanno incontrando.

» Entrò in seguito nell'Istituto, accoltovi dai melodiosi concenti della banda musicale e da fragorosi battimani degli alunni, felice di potergli baciare l'anello.

» Alle 17,30 se ne ripartiva lasciando quel nugolo di giovanetti ripieni di soavi emozioni ».

TRIESTE. - La banda dell'Oratorio Salesiano ad un ricevimento imperiale. - Il giorno 25 marzo in città si diffuse la voce che Sua Maestà Guglielmo II, Imperatore di Germania, prima di raggiungere Corfù, avrebbe fatto una visita a S. A. I. il Principe Ereditario Arciduca Francesco Ferdinando, che da qualche tempo villeggia nel suo castello di Miramare. E difatti la mattina seguente giungevano da Pola due divisioni della flotta austriaca, e s'allinearono dinnanzi al castello. La colonia germanica, volendo festeggiare il suo Imperatore, noleggiato il vapore d'alto mare Seraievo, invitò per l'occasione la banda del nostro Oratorio. Il giorno seguente, 27, alle 9,45, il vapore, pavesato a festa, dalla punta del molo Sanità salpava alla volta di Miramare fra le note festose della banda salesiana, con a bordo una numerosissima ed eletta rappresentanza della Colonia Germanica. All'orizzonte spuntava il Yacht Hohenzollern, scortato da due corazzate germaniche e da una torpediniera e da un Yacht austriaci. La mattinata era splendida, primaverile. Si passò in testa alle corazzate suonando marce festose e poi virando dinnanzi al castello s'andò al largo incontro al Yacht imperiale. Intanto la banda taceva ed il Seraievo giuntogli vicino seguì per un tratto la sua rotta : poi s'arrestò, l'Hohenzollern passava di fronte alle navi della squadra e queste tuonavano contemporaneamente le salve d'artiglieria. Il Seraievo si accostò lentamente al Yacht e quando questo si fermò dinnanzi al castello il nostro vapore gli era di fianco a breve distanza. Le salve erano terminate e tra il fumo che lentamente saliva nell'aria tersa e limpida s'udì il triplice urrà gridato entusiasticamente da tutti gli equipaggi e dal ponte del Seraievo. Allora la nostra banda intonò l'inno imperiale austriaco e subito le due corazzate di scorta all'Hohenzollern risposero con ventun colpo di cannone. Poi suonò l'inno imperiale germanico e rispose a salve una corazzata austriaca. Intanto dalla darsena del castello usciva una lancia a vapore con a bordo l'Arciduca Francesco Ferdinando, accompagnato dal suo aiutante di campo e da alcuni ufficiali di corte. L'incontro avvenne a bordo dell'Hohenzollern. I nostri giovani sul Seraievo erano a pochi metri di distanza. L'Imperatore e l'Arciduca, discesi sopra una lancia germanica s'avviarono al castello, ed il Seraievo passando nuovamente fra la doppia fila delle navi della squadra se ne ritornò a Trieste fra le liete note della banda che fu festeggiatissima ed applaudita da tutti gli equipaggi. Anche l'Imperatore e l'Arciduca ebbero per essa elogi lusinghieri.

NECROLOGIO

DON RUA!

Nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrò con gran concorso di fedeli il IV anniversario della sua morte il 22 aprile u. s. che era precisamente il mercoledì dopo la domenica in albis come quando morì. La sua memoria è proprio viva in ogni cuore. Nobili signori ed umili popolani, pie religiose e zelanti sacerdoti gremivano il tempio, parato interamente a lutto; celebrò il rev.mo sig. D. Albera e i bravi giovani cantori interpretarono squisitamente la messa del Maestro I. Mitterer.

Anche la sua tomba in Valsalice raccoglie, al pari di quella di Don Bosco, l'omaggio di frequenti visitatori. Evidentemente è Dio che esalta l'umiltà del suo servo!

Martina Gasparoli ved. Gennari.

Donna di squisiti sensi e di eminente affettuosità domestica, visse tutta per il Signore e per la famiglia. Divotissima del Cuore di Gesù e di Maria SS.ma da tempo chiedeva la grazia di morire in giorno sacro al Dìvin Cuore e il Signore la invitò al possesso del premio celeste la notte dal primo venerdì al primo sabato di aprile. Ai congiunti le più sentite condoglianze ; dai lettori una prece per quell'anima forte, modello delle madri cristiane.

Contessa Clelia Monticelli di Casalrosso nata Baronessa Gandolfo.

Il 24 genn. spirava santamente in Torino, nella grave età di 89 anni. Fu donna di soda pietà, divotissima della SS. Eucarestia. Il Pane degli Angeli che quotidianamente riceveva da oltre cinquant'anni le fu supremo conforto nell'ora della morte che l'incolse quasi improvvisamente, ma la trovò pronta e rassegnata al divino volere. Raccomandiamo la nobile cooperatrice alle preghiere di tutti.

Contessa Faustina Magnaguti=Zauli.

Donna di grande fortezza e d'uno squisito sentimento di carità, la sua scomparsa costituì quasi un lutto per Faenza. Giovanissima, perdette lo sposo ed ella assunse con animo tranquillo le redini dell'amministrazione famigliare e quelle più gravi dell'educazione dei sei piccoli figli. Caritatevole al sommo, si accaparrò le più larghe simpatie dell'anima popolare e fu alla testa del Comitato delle Dame di Maria SS. Ausiliatrice a vantaggio dell'Opera nostra. Noi non dimenticheremo mai una sì cospicua benefattrice, come prendiamo viva parte al lutto della sua nobile famiglia.

Altri defunti dal 1° gennaio al 1° marzo.

Anfossi Cav. Uff. Giuseppe - Torino.

D. Aliberti Cesare - Ravenna. Antonieletti Antonia n. Falletti - Anzino. Arboit D. Giacomo - Selvazzano. Agnesi Paolo fu Andrea - Oneglia. Amalberti Can. Prof. Callisto - Ventimiglia.

Avogadro di Vegliano n. Lago Cont. Luisa - Torino. Bolzani Marietta - Bellinzona. Borgia Can. D. Luigi Oreste - Roma. Bertinelli Cav. Cesario - Grebbio. Bottero Giov. Battista - Ovada. Bonacchi Pietro - Canapale (Pistoia). Besozzi Irene V. Sperati - Pavia. Bosio Marianna - Mombaruzzo. Bozzi Maria - Vanzone.

Bertamini Giovanni - Vignole (Trento). Briganti Lattini Cont. Luisa - Roma. Buranello Paola V. Rosada - Malamocco. Boni Amalia - Vigo Lomaso. Bruno Giuseppe - Pessinetto Tor. Bosetti Conte Luigi - Parma. Gronda Amalia Bermi - Valenza. Bono Can. D. Francesco - Torino. Bogo Angelo - Indoyal (Brasile) Bianchi Centamini Giulia - Venezia. Bertone Annetta - Chivasso.

Bianco Cav. Uff. Carlo - Caluso.

Braga Amabile - Fornace.

Bertoni Francesco - Pieve di Coriano. Bobba Prof. Felice - Torino. Catterina Antonio - Alvito. Castaldi Emerenziana - Guggiano. Cagnacci Erminia Signani - Lugo. Capra Giuseppe - Montaldo Scarampi. Convoli Padre Eugenio - Biella. Costanzo Luigi - Popoli (Casale).

Cornio Angiolina V. Boetti - Casale Monf. Chiesa Giuseppe - Caldonazzo.

Campo Francesco fu Michele - Caltavuturo. Cerutti Pietro - Roppolo Castello. Camusso D. Giuseppe. - Cirié. Cararristi Sofia - Sacco (Trentino). Corti Maria - Trezzano sul Naviglio. Capra Giuseppe - Montaldo Ligure. Camoirano Luigia - Voltri. Duci Maria Ved. - Bondo di Colzate. Degli Abbondi Luigia - Riva di Trento. De Boni Marianna V. Negri - Parma. Daniele Giuseppe - Belforte Monf. De Martin Antonio di Paolo - Padola. Dellachà Teresa - Pozzolo Formigaro.

Dalle Valle di Panaro n. Ghislieri March. Enrichetta - Torino. De Nordis Carli Eleonora - Bassano. Danesi Emerenziana -- Chiavari. Delù Antonietta - Lecco.

Formilli Felice - Roma.

Fossati Giuseppina - Moncaldo. Formia D. Antonio - Mazzè. Fogliano Delfina - Torino.

Favero Virginia - Casoni di Mussolente. Fissore Caterina - Carmagnola. Franchini D. Gerolamo - Valeggio. Ferruanini Giuseppe - Stienta.

Ferruglio D. Giov. Batt. - Feletto Umberto. Ferreri Giuseppe fu Luigi - Garessio. Frigerio Sac. G. B. - Rovagnate (Brianza). Franchi Antonio - Tasogno. Gelati Tommaso- Capitone. Garda Eusebio - Moncrivello. Giachino Teresa - Livorno Vercellese. Griffa Michele - La Loggia. Ghiraudi Francesca - Carmagnola. Guglielminetti Caterina - Feisoglio. Gobbato D. Luigi - Borgoforte. Grella Enrico - Osasio. Guerra Pietro - Cordenons. Grilli Elisabetta - Castorano. Galli Francesco - Esine.

Guidelli dei Conti Guidi Cont. Laura - Torino. Loretti Caterina - Borgomanero. Longhi Teresa V. Alcalà - Napoli.

Lucchese Nob. Folco Zambelli V. Boschetti. - Schio. Marcionni Viganoni Virginia - Milano. Mazzucchi Cav. Michele - Torino. Martinotti Carlo - Conzano. Manciforte Serafini March. Carlo - Ancona. Miroglio Maria - Acqui.

Marmi Carlo - Cannio di Castro. Micelloni Irene Raboni - Torino. Morano Giuseppe - Lu Monferrato. Mussaglia Giovanni - Torino. Monfrino Giacomo - Druent. Milani Andrea - Vicenza.

Mondo Angela nata Bongiovanni - Casalborgone. Marini Costantino - Gubbio. Mazzoleni D. Pietro - Costa di Vall'Imagna. Marcora Umberto - Inveruno. Novi Antonietta Goltara - Pincara. Nardi Can. Edoardo - Tolentino. Nota Margherita - Riva (Pinerolo).

Olevano Confalonieri Berretta March. Candida -Santulussurgiu Poli Sperandio - Bondo di Colzate. Pasquino Rosa Carrera - Confienza. Pellerino Marcellino - Villa S. Secondo. Piola Can. Teol. Federico - Acqui. Poma Rocco - Mendrisio.

Ponzetti Elvira V. Chiodi - Jesi. Penosa D. Cesare - Castiglione d'Asti. Procuranti Michele - Fivizzano. Raffa Maria - Chiavari. Rosti Giovanni - Torino. Righetti D. Antonio - Lonato. Rapalino Giuseppe - Diano d'Alba. Romano Oreste - Torino. Rossi Violantina - Acqui. Rosaz Cav. Can. Emiliano - Torino. Ruggi Carolira - Bebbio.